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  • MATERIALI POLIMERICIG. Carotenuto

    Istituto per la Tecnologia dei Materiali Compositi. Consiglio Nazionale delle Ricerche. Piazzale

    Tecchio, 80 - 80125 - NAPOLI

    1. DEFINIZIONI FONDAMENTALI DELLA CHIMICA MACROMOLECOLARE

    Le macromolecole o polimeri sono composti organici di sintesi caratterizzati dal possedere un

    elevata massa molecolare, per la quale vengono, pi appropriatamente, denominati alti polimeri;

    esse si presentano costituzionalmente realizzate dalla ripetizione periodica di una unit strutturale,

    di varia complessit, ordinariamente definita unit ripetente. Il termine polimero deriva dalle

    parole greche: poli=molto e mera=parte in modo da indicare appunto una sostanza

    strutturalmente composta da molte unit fondamentali ripetute identicamente nella molecola. Va

    osservato che la parola polimero viene tuttavia frequentemente utilizzata in chimica, non soltanto

    per indicare i materiali plastici, ma anche in riferimento a composti inorganici oligomerici,

    molecole organiche naturali (polisaccaridi, silani, polisolfuri), sostanze di origine biologica

    (polinucleotidi, polipeptidi), ed altro. La molecola a partire dalla quale il polimero viene preparato

    e da cui l'unit ripetente risulta derivata, viene chiamata monomero o unit monomerica, mentre

    polimerizzazione la reazione chimica che porta alla sua costituzione. E' di solito necessario,

    come regola pratica, avere approssimativamente la ripetizione di almeno un migliaio di unit

    prima di poter ottenere un polimero con le caratteristiche propriet plastiche di una resina

    sintetica. Un caso estremo rappresentato dal polimero dell'etilene a cui necessita raggiungere un

    peso molecolare di almeno un milione prima di poter cominciare a mostrare le propriet fisiche

    che noi gli conosciamo, quando lo utilizziamo in forma di bottiglie, contenitori ed altro; all'altro

    estremo c', invece, il nylon, un prodotto tessile di largo utilizzo, le cui caratteristiche propriet

    fisiche si evidenziano gi con un peso molecolare di appena 50.000 u.m.a.. Ci dovuto

    ovviamente all'entit delle interazioni di non legame che si istaurano tra le macromolecole, che, nel

    primo caso, risultano molto deboli, poich consistenti esclusivamente in labili forze di van der

    Waals, mentre nel secondo caso sono di notevole intensit in quanto legami a ponte d'idrogeno.

    Una molecola organica per poter portare alla formazione di un polimero deve possedere almeno

    due siti reattivi, il suo numero ne definisce la funzionalit; gli amminoacidi, gli idrossiacidi edanche i monomeri vinilici, che, per rottura del legame , sono in grado di costituire due legami ,sono, ad esempio, monomeri bifunzionali, ma sono altrettanto utilizzate unit monomeriche

    polifunzionali. Quando la polimerizzazione non avviene con eliminazione di molecole piccole

    l'unit monomerica si identifica esattamente con l'unit ripetente, altrimenti le loro formule

    differiscono per soli pochi atomi. Il numero di unit ripetenti per macromolecola viene indicato

    come grado di polimerizzazione. La massa molecolare del polimero ottenibile dal prodotto

  • del peso dell'unit ripetente per il grado di polimerizzazione. Le reazioni per la sintesi dei

    polimeri non consentono in genere di ottenere macromolecole identiche, cio aventi tutte il

    medesimo grado di polimerizzazione, ma risultano recuperabili a fine sintesi solo miscele di

    molecole variamente dimensionate. Il materiale polimerico cos costituito detto polidisperso,

    mentre la porzione di macromolecole con simili dimensioni ricavabile da un campione

    polidisperso, a mezzo di opportune tecniche di frazionamento, definita polimero omodisperso.

    A seconda del tipo di polimerizzazione le macromolecole prodotte possono risultare lineari se il

    loro sviluppo avviene in una unica direzione o reticolate se risultano strutturalmente

    tridimensionali, tale reticolo tridimensionale noto come network mentre crosslink vengono detti

    i legami trasversali in esso intercorrenti. Un polimero lineare se opportunamente funzionalizzato

    lungo la catena pu, mediante reazioni chimiche, essere convertito in un network tridimensionale.

    Ne un esempio, di rilevante importanza, il processo di vulcanizzazione della gomma in cui

    coinvolta la formazione di legami incrociati fra catene polimeriche insature per addizione

    radicalica di zolfo elementare ai doppi legami carbonio-carbonio. La natura delle unit strutturali

    disposte all'estremit della catena polimerica differisce significativamente da quella dell'unit

    ripetente in quanto esse o contengono funzionali irreagiti o sono derivanti da unit

    monofunzionali occasionalmente presenti o volutamente aggiunte durante la reazione e vengono

    pertanto chiamati terminali di catena. Le macromolecole costituite da unit strutturali tutte

    uguali sono indicate come omopolimeri, esse sono generalmente ottenute per polimerizzazione

    di un unico monomero. Quando invece due o pi unit strutturali differenti sono presenti nella

    macromolecole per incorporamento di diversi monomeri si ricorre ai termini copolimero,

    terpolimero, ecc.; mentre copolimerizzazione, terpolimerizzazione, ecc. sono le rispettive reazioni

    di sintesi. Illustriamo le diverse possibili situazioni strutturali che risultano praticamente

    realizzabili, nel caso semplice dei copolimeri cio, i prodotti della contemporanea

    polimerizzazione di due soli monomeri differenti. Quando i due monomeri entrano in catena in

    maniera pi o meno casuale si parla di copolimero statistico, se invece le due unit

    monomeriche si alternano regolarmente lungo la catena polimerica si ottiene un copolimero

    alternato, se poi lunghe sequenze di uno dei due monomeri (dette blocchi) sono unite a quelle

    dell'altro monomero ci che ne risulta un copolimero a blocchi e infine se su una catena

    principale formata da una determinata unit ripetitiva si innestano catene laterali (ramificazioni)

    costituite dal solo altro monomero, si ottiene un copolimero ad innesto o aggraffato. I

    copolimeri spesso presentano propriet intermedie tra quelle dei polimeri delle singole unit

    monomeriche utilizzate. Le percentuali dei due monomeri nella catena del copolimero possono

    dipendere da parecchi fattori; le concentrazioni iniziali dei due monomeri, la capacit reattiva di un

    monomero rispetto all'altro, la temperatura e la natura del mezzo solvente, costituiscono i

    parametri pi determinanti.

  • Potendo la struttura dei polimeri risultare sia lineare che tridimensionalmente reticolata le

    macromolecole presenteranno differenti caratteristiche chimico-fisiche ; i primi vengono indicati

    con il nome di termoplastici in quanto per azione del calore o di plastificanti o, anche, di

    solventi possibile allontanare tra loro le singole catene lineari disgiunte fino a farle

    rispettivamente fondere, rammollire o disciogliere; i polimeri reticolati formano invece le resine

    termoindurenti cos chiamate in quanto una volta assunta la configurazione tridimensionale non

    sono pi plastificabili dal calore e non possono pi essere portate in soluzione mediante liquidi

    solventi o plastificanti. In altre parole un materiale termoplastico pu essere rifuso molte volte

    senza modificazione alcuna della sua natura, mentre un materiale termoindurente o termostabile

    sottost ad una modificazione permanente (cio una trasformazione chimica) se viene portato a

    fusione e quindi, solidificando, porta ad un rigido e fragile reticolo tridimensionale che non pu

    pi tornare a fondere. L'ampissima variet di reazioni disponibili per la preparazione degli alti

    polimeri possono essere ricondotte a due classi principali: la policondensazione e la

    poliaddizione.

    I polimeri di addizione sono quelle macromolecole nelle quali la formula chimica dell'unit

    ripetente identica a quella del monomero utilizzato, ad esempio: il polipropilene (C3H6)n,

    materiale di ampio impiego, un polimero di addizione ottenuto a partire dal propilene, olefina di

    formula C3H6. I polimeri di condensazione sono composti in cui la formula chimica dell'unit

    ripetente contiene un numero di atomi inferiore a quello del monomero, o dei monomeri di

    partenza. La classificazione dei prodotti di polimerizzazione in polimeri di poliaddizione e

    polimeri di policondensazione fu proposta da Carothers nel 1926. Una classificazione pi recente

    fondata invece sul meccanismo di crescita delle macromolecole e distingue i processi di

    polimerizzazione in polimerizzazione a catena ed in polimerizzazione a stadi. Le

    polimerizzazioni a catena si svolgono con un meccanismo del tutto simile alle reazioni a catena

    tipiche delle sostanze a basso peso molecolare, con l'unica peculiarit che la catena cinetica in

    questo caso costituita dalla molecola del polimero che si sta formando. Si tratta in genere di

    reazioni veloci che procedono attraverso la formazione di un centro attivo su cui avvengono le

    successive addizioni ripetute di monomero nel corso della fase di propagazione della catena. Le

    polimerizzazioni a stadi sono invece processi nei quali sono coinvolti in genere monomeri

    opportunamente funzionalizzati che reagiscono dando luogo a prodotti di peso molecolare

    crescente, che possedendo i medesimi gruppi funzionali presenti sulle molecole di monomero di

    partenza, nel decorso della reazione possono determinare con uguale probabilit sia interazioni

    monomero-monomero che interazioni monomero-polimero. Questa classificazione consente di

    raggruppare opportunamente tutte le reazioni di polimerizzazione conosciute e di meglio

    classificarne i rispettivi prodotti.

    Le caratteristiche fisiche del materiale ottenuto da una reazione di polimerizzazione sono

    strettamente correlate al tipo di interazione chimica di non legame che si istaura tra le singole

  • macromolecole. Questa, a parte dalla specifica natura dell'interazione, dipende strettamente dal

    grado di regolarit configurazionale e conformazionale delle catene polimeriche. Ci in quanto

    soltanto una elevata regolarit di struttura consente l'inpacchettamento compatto delle catene

    polimeriche interagenti con la possibilit d'instaurare forti interazioni di non legame. I polimeri di

    sintesi possono essere dalla struttura o totalmente irregolare o in buona parte regolare.

    I polimeri strutturalmente irregolari non hanno la possibilit di cristallizzare e pertanto

    rimangono allo stato amorfo anche portandoli alle basse temperature. La mobilit delle catene

    polimeriche pu tuttavia variare significativamente con la temperatura. In tali polimeri si osserva la

    presenza di una temperatura caratteristica nota come temperatura di transizione vetrosa edindicata con il simbolo Tg . Questa assimilabile ad una transizione del secondo ordine

    accompagnata tuttavia non da una variazione del volume specifico ma solo da una variazione della

    derivata del volume specifico rispetto alla temperatura ovvero dalla variazione della pendenza della

    curva volume specifico v.s. temperatura. Sopra tale temperatura possibile lo scorrimento delle

    macromolecole e pertanto il polimero si presenta morbido e flessibile e mostra il fenomeno della

    risposta elastica ritardata, nota come viscoelasticit, sotto invece il polimero si presenta duro,

    rigido ed estremamente fragile. Pi la temperatura viene elevata al di sopra della Tg pi lo

    scorrimento che ne risulta facilitato fino al punto di avere un materiale praticamente liquido.

    Se il polimero presenta regolarit nella struttura, abbassando la temperatura dal fuso i

    movimenti delle macromolecole, che sono, nel fuso, particolarmente ampi per la loro elevata

    energia cinetica, divengono sempre pi limitati, finch, al di sotto di una certa temperatura si pu

    verificare la cristallizzazione. La cristallizzazione dei polimeri un fenomeno complesso ed il

    materiale non diviene mai completamente cristallino come si verifica invece con i solidi ordinari.

    La parte cristallina costituita da domini discontinui di differenti dimensioni e grado di purezza

    dette cristalliti. Per la differente energia libera delle cristalliti che deriva dalla diversa estensione

    superficiale (e quindi energia libera superficiale) il passaggio dallo stato cristallino allo stato fuso

    non avviene mai ad una temperatura netta, ma piuttosto in un intervallo pi o meno ampio di

    temperature. Sotto la temperatura di fusione un polimero anche soltanto parzialmente cristallino si

    presenta duro, rigido e molto fragile. Lo sviluppo di un particolare metodo di polimerizzazione: la

    poliinserzione, ha consentito la preparazione per sintesi di macromolecole con un elevato grado

    di regolarit strutturale che consente loro di cristallizzare abbondantemente in modo da ottenere

    materiali plastici altamente cristallini e quindi dalle propriet meccaniche particolarmente

    interessanti.

  • 2. POLICONDENSAZIONE

    Per la realizzazione di alti polimeri evidentemente necessario legare insieme, mediante

    apposite reazioni chimiche, in grado di determinare la formazione di stabili legami covalenti, un

    gran numero di molecole organiche ed affinch ci risulti possibile occorre che le molecole che

    partecipano alla reazione siano munite di almeno due posizioni reattive. Se facciamo difatti

    reagire l'alcool metilico con l'acido acetico (entrambe molecole con una unica posizione reattiva),

    o anche l'alcool metilico (una funzione reattiva) con l'acido adipico (due funzioni reattive), in

    presenza di un catalizzatore acido, otteniamo dei prodotti di condensazione (noti come esteri)

    semplici ed incapaci di reagire ulteriormente tra loro; la reazione di equilibrio ed nota come

    esterificazione di Fischer:

    CH3-OH + CH3COOH

    CH3COOCH3 + H2O (2.1)

    2 CH3-OH + HOOC-CH2 4-COOH

    CH3OOC- CH2 4-COOCH3 + 2 H2O (2.2)

    Se per anche l'alcool contiene due funzioni reattive (si tratta cio di un glicole) possibile

    ottenere la costituzione di un polimero lineare in quanto l'estere, una volta prodotto, ancora in

    grado di reagire con un altra molecola di acido e poi, di nuovo, con altro glicole e cos via di

    seguito, in modo da realizzare oligomeri di dimensioni via via crescenti, secondo lo schema

    seguente:

    A +G

    GA +G

    GAG +A

    GAGA (2.3)

    (ove si indicato con G il glicole e con A l'acido dicarbossilico) e ci si ripete un grandissimo

    numero di volte, venendosi cos via via a costituire un alto polimero, e, in questo particolare caso,

    un poliestere lineare.

    ....... GAGAGAGAGAGA ...... (2.4)

    Quindi ogni qual volta che un monomero bifunzionale reagisce chimicamente con un altro

    altrettanto funzionalizzato sar possibile generare una serie infinita di reazioni elementari che

    danno luogo ad oligomeri con massa molecolare crescente, contenenti ancora le funzionalit

    necessarie per il proseguimento della reazione, purch venga rigorosamente rispettato il rapporto

    stechiometrico tra i funzionali dei due reagenti .

  • Se si pensa all'elevato numero di reazioni organiche che, permettendo la formazione di stabili

    legami covalenti, ben si prestano alla preparazione di macromolecole ed alla variet di composti

    chimici che, per ciascuno degli schemi sintetici utilizzabili, possono essere fatte reagire, si pu

    capire di quale ampiezza sia la gamma delle materie plastiche sintetiche ottenibili per lo meno in

    laboratorio.

    Se il monomero contiene entrambi i tipi di gruppi funzionali reattivi, le macromolecole

    risultanti conterranno una sola unit strutturale. Ad esempio la condensazione intermolecolare

    dell'acido lattico generer una catena polimerica lineare, in cui la sola unit strutturale esterea a

    ripetersi periodicamente lungo la macromolecola. Analoga situazione si avr nella

    policondensazione di un amminoacido.

    Nella tabella seguente vengono riportati solo alcuni dei principali tipi di polimeri ottenibili per

    polimerizzazione a stadi, con indicazione del tipo di monomero polimerizzabile e dell'unit

    ripetente che ne consegue.

    POLIMERO UNITA' RIPETENTE MONOMERO

    Poliammidi -NH-R-NH-CO-R'-CO- NH2-R-NH2, ClOC-R'-COCl

    Policarbonati -Ar-O-CO-O- HO-Ar-OH, COCl2Poliesteri -R-O-CO-R'-CO-O- HO-R-OH, HOOC-R'-COOH

    Polieteri -Ar-O- Ar-OH

    Polisilossani -O-SiR2- HO-SiR2-OH

    Polisolfoni -Ar-SO2-Ar- Cl-Ar-Cl, K+-O-SO2-O-K+

    Polisolfuri -Ar-S- Br-C6H4-SH

    Poliuree -NH-R'-NH-CO-NH-R-NH-CO- O=C=N-R-N=C=O, NH2-R'-NH2Poliuretani -O-R'-O-CO-NH-R-NH-CO- O=C=N-R-N=C=O, HO-R'-OH

    Fenolo-Formaldeide -Ar-CH2- C6H5-OH, H-CHO

    Urea-Formaldeide -NH-CO-NH-CH2- H-CHO, NH2-CO-NH2

    Tab.2.1 Unit strutturale e monomero dei principali polimeri di condensazione.

    Le reazioni di polimerizzazione possono venire raggruppate in tre classi:

    - Reazioni concernenti il gruppo carbonilico, da cui si originano: i poliesteri, le poliammidi, i

    poliuretani, le poliuree, la resina fenolo-formaldeide, ecc.

    - Reazioni di sostituzione nucleofila, da cui si originano: i polieteri, i polisolfuri, i polisolfoni,

    ecc.

    - Reazioni di sostituzione elettrofila, da cui si originano: i polibenzili, le resine fenolo-

    formaldeide, ecc.

  • La condensazione intermolecolare di monomeri bifunzionali porta alla formazione di polimeri

    lineari; la bifunzionalit costituisce pertanto un requisito indispensabile e la presenza occasionale

    di impurezze monofunzionali (per lo pi sottoprodotti della sintesi del monomero) pu

    determinare molto presto l'arresto della crescita delle catene polimeriche. Purtroppo la presenza di

    impurezze monofunzionali non costituisce l'unico inconveniente della reazione di

    polimerizzazione a stadi in quanto un problema ulteriore rappresentato dalla formazione di

    composti ciclici che consegue alla condensazione intramolecolare dei funzionali reattivi. Infatti,

    nel caso di un monomero contenente nella stessa molecola entrambe le funzionalit reattive, si

    pu verificare una reazione intramolecolare che genera composti ciclici non suscettibili di ulteriori

    reazioni di accrescimento della catena. Analoghe ciclizzazioni possono avvenire

    intermolecolarmente, tra molecole di monomeri bifunzionali per generare strutture cicliche di

    maggiori dimensioni. In pratica le due reazioni competitive si verificano sempre nel corso di un

    processo di polimerizzazione a stadi, tuttavia la scelta delle condizioni sperimentali, dei monomeri

    di partenza, di eventuali catalizzatori selettivi e la stereochimica della struttura risultante, possono

    indirizzare prevalentemente la reazione in un senso o nell'altro.

  • 3. POLIADDIZIONE

    La seconda classe di macromolecole costituita dai polimeri d'addizione che vengono di solito

    preparati a partire da derivati vinilici o comunque monomeri olefinici; cio molecole contenenti

    uno o pi insaturazioni. Tali reazioni di polimerizzazione possono realizzarsi con un meccanismo

    anionico, cationico, radicalico o mediante poliinserzione in un legame organo-metallico covalente.

    La polimerizzazione di un alchene o di un suo derivato viene definita vinilica e pu essere

    riassunta mediante il seguente schema sintetico:

    C C C CX Y

    n

    X-Y +

    (3.1)

    Il reagente X-Y una specie chimica in grado di promuovere, secondo maniere diverse, la

    combinazione di un elevato numero di unit monomeriche fino a portare alla formazione dell'alto

    polimero. Esso pu funzionare da vero e proprio catalizzatore ed allora si rigenera continuamente

    al termine del processo di crescita di ciascuna delle catene polimeriche, oppure pu restare

    incorporato all'inizio ed alla fine della macromolecola, come nello schema sopra riportato, per

    quindi consumarsi gradualmente nel corso della reazione. La polimerizzazione degli alcheni

    costituisce una tipica reazione di poliaddizione. In essa si verifica la somma di una specie

    iniziatrice di catena (precursore del centro attivo) ad una molecola di alchene, in maniera tale da

    generare un intermedio altamente reattivo, ma stabilizzato per risonanza, che, nel corso della sua

    vita, porta poi ad una successiva rapida addizione di numerose altre molecole di monomero

    (stadio detto di propagazione). Lo stadio di propagazione e quindi la polimerizzazione ha termine

    con l'arresto della crescita della catena polimerica (terminazione) cosa che avviene o quando una

    specie reattiva si attacca alla parte terminale in sviluppo della catena, o quando questa espelle una

    specie di piccole dimensioni (reazione detta di -eliminazione). L'esatto meccanismo in gioconella polimerizzazione vinilica e la natura chimica del centro attivo portatore della catena cinetica

    dipendono dal particolare tipo di catalizzatore che viene utilizzato per iniziare la reazione.

    Vengono qui di seguito descritte, analizzandole in alcuni dettagli, i quattro principali meccanismi

    di polimerizzazione a catena ed i rispettivi metodi utilizzati per la loro realizzazione pratica.

  • 3.1. Polimerizzazione radicalica

    La polimerizzazione radicalica risulta attualmente la tecnica di maggiore uso per la

    preparazione su scala industriale di polimeri vinilici.

    La reazione si svolge secondo un meccanismo a catena in cui i centri attivi, cio i portatori della

    catena cinetica, sono radicali liberi al carbonio. Un radicale libero un frammento molecolare che

    si pu considerare originato per scissione omolitica di un legame covalente, ed in cui l'elettrone

    spaiato, che ne risulta, non prende parte ad alcun tipo di interazione chimica; nei radicali al

    carbonio l'elettrone spaiato risiede nell'orbitale 2pz ortogonale al piano dei tre orbitali ibridi 2sp2.

    Perquanto stabilizzati, altrimenti ne risulterebbe estremamente sfavorita la formazione, la presenza

    dell'elettrone spaiato f si che tali radicali risultino comunque specie altamente reattive e quindi, in

    grado di addizionarsi con estrema facilt ai legami multipli di molecole insature. Il processo di

    polimerizzazione per via radicalica appunto fondato su tale tipo di reazione.

    Il meccanismo della reazione di polimerizzazione prevede i seguenti stadi cinetici fondamentali:

    inizio della catena, stadio in cui si verifica prima la formazione di radicali liberi primari, che

    risultando per questo altamente reattivi, sommano istantaneamente una molecola insatura di

    monomero originando radicali di maggiore stabilit: i centri attivi della reazione di

    polimerizzazione; propagazione o crescita della catena, consistente nell'addizione successiva

    di singole unit monomeriche al centro attivo, tramite il susseguirsi di rapide reazioni elementari;

    terminazione della catena, consistente nella formazione di un polimero inattivo per la

    scomparsa del radicale libero ed infine trasferimento del centro attivo, in cui la macromolecola

    cessa di crescrere in quanto il proprio elettrone spaiato passa o su un'altra macromolecola o su

    una molecola di monomero. L'intero meccanismo di reazione risulta pertanto cos

    schematizzabile:

    Inizio:

    I stadio: I 2 R .

    II stadio: R. + M P1

    .

    Propagazione:

    P1. + M P2

    .

    P2. + M P

    3.

    .

    ...

    .

    ...

    .

    .

    Pi. + M P

    i+1.

    Terminazione:

  • Pn. + Pm

    . P(n+m)

    Trasferimento:

    trasferimento:

    Pn. + A-B PnA + B

    .

    ri-inizio:

    B. + M P1.

    Dove I la molecola organica di iniziatore, R. il radicale primario originatosi per

    decomposizione dell'iniziatore, M l'unit monomerica, Pi. la catena polimerica ed A-B la molecola

    del trasferitore di catena.

    Analizziamo ora in maggiore dettaglio i singoli stadi del processo di polimerizzazione. Lo

    stadio d'inizio consiste in due distinti processi elementari: nel primo si ha la produzione di

    radicali primari, nel secondo, vero e proprio stadio d'inizio, si verifica, per interazione di tali

    radicali con una molecola di monomero, la formazione del centro attivo della catena cinetica. I

    radicali primari possono essere originati in molti modi diversi; quella a cui pi frequentemente si

    ricorre la dissociazione termica o fotochimica (tramite radiazione UV) di legami relativamente

    deboli, appartenenti a sostanze, chiamate iniziatori, che vengono appositamente aggiunte al

    sistema e che consistono generalmente in perossidi (organici o inorganici), idroperossidi, azo e

    diazocomposti, disolfuri, ecc.. L'inizio termico di gran lunga quello pi utilizzato tuttavia la

    polimerizzazione fotoiniziata pu spesso risultare di grande utilit in quanto consente di eseguire

    polimerizzazioni anche a basse temperature.

    Lo stesso monomero, quando include sostituendi in grado di stabilizzare l'elettrone spaiato sul

    carbonio (stirene, metilmetacrilato, ecc.), pu per via termica, a temperature elevate, originare

    radicali liberi o, come accade per i monomeri dienici, sufficiente la presenza di solo ossigeno

    gassoso, il quale sommandosi alle insaturazioni produce organoperossidi che poi,

    decomponendosi, sono in grado di iniziare la polimerizzazione. Radiazioni ionizzanti (raggi X,

    radiazioni ) e fasci di particelle (elettroni e neutroni) pure possono essere convenientementeutilizzate a tale scopo. Va infine evidenziata la possibilit di generare radicali liberi per via

    elettrolitica, operando generalmente in soluzione acquosa. Per l'ottenimento di una apprezzabile

    quantit di radicali liberi primari la reazione deve essere accompagnata dalla formazione di specie

    volatili in grado di sottrarsi dall'equilibrio favorendo l'ulteriore svolgimento della reazione, come

    ad esempio nel caso del benzoilperossido (BP):

    C6H

    5CO OO COC

    6H

    5 2 C

    6H

    5-COO

    . 2 C

    6H

    5. + 2 CO

    2 (3.1.1)

  • Il radicale primario, una volta formatosi, mediante uno qualunque dei meccanismi sopra citati,

    in grado di reagire con un gran numero di monomeri insaturi attaccando il legame per formarepoi un nuovo radicale a cui resta covalentemente legato.

    C6H

    5. + CH

    2=CH-C

    6H

    5 C

    6H

    5-CH

    2-CH-C

    6H

    5 (3.1.2)

    Questa reazione si svolge tanto pi facilmente, e cio con una energia di attivazione tanto

    inferiore, quanto pi il radicale che viene a formarsi risulta stabilizzato per effetto della risonanza

    rispetto al radicale primario.

    Nel corso della propagazione che segue viene a verificarsi una rapida addizione di molecole di

    monomero sul radicale stabilizzato, costituitosi nello stadio d'inizio; la catena polimerica subir in

    pochi istanti numerosi accrescimenti con successivi spostamenti del centro attivo radicalico

    all'estremit della stessa.

    Per motivi di stabilizzazione per risonanza risulter essere privilegiata, ad ogni stadio della

    catena cinetica, la formazione di un certo tipo di radicale, quello di maggiore stabilit

    termodinamica e pertanto l'unit ripetente tender a perpetuarsi identica lungo la catena polimerica

    ed il concatenamento che ne consegue risulter regolare e del tipo testa-coda (regioregolarit).

    Si possono presentare occasionalmente lungo la catena polimerica difetti di concatenamento

    che ricorrono tanto pi frequentemente quanto pi scarsa la stabilizzazione per risonanza del

    centro attivo. Fattori sterici, dipendenti dalla natura dell'intorno stereochimico del radicale, pure

    risultano in grado di influire significativamente sul grado di regioregolarit delle macromolecole

    che si vanno costituendo.

    Nella maggior parte dei polimeri derivati da monomeri vinilici esiste un atomo di carbonio

    asimmetrico (che ammette cio una immagine speculare non sovrapponibile) per ciascuna delle

    unit ripetenti, pertanto nel corso della crescita testa-coda della catena, l'addizione di una ulteriore

    unit monomerica pu avvenire in modo che il nuovo atomo di carbonio asimmetrico acquisti una

    configurazione d o l. Una successione di uguali configurazioni (tutte d o tutte l) per gli atomi di

    carbonio asimmetrici della catena porta ad una molecola isotattica, mentre una catena

    sindiotattica quella che deriver da una regolare alternanza delle due configurazioni; se

    l'alternarsi di queste puramente casuale la catena che ne risulta verr detta atattica. I polimeri

    isotattici e sindiotattici sono detti stereoregolari e la polimerizzazione che li ha prodotti viene

    chiamata di conseguenza stereospecifica. I polimeri stereoregolari presentano propriet chimico-

    fisiche e meccaniche superiori a quelle degli analoghi atattici. Ci in quanto, per l'elevata

    regolarit sterica delle macromolecole, possibile, per tratti di macromolecole diverse, il potersi

    affiancare strettamente, stabilendo cos forti interazioni di non legame, in modo da costituire una

    estesa distribuzione di regioni cristalline disperse nella massa di polimero amorfo. Le propriet

  • caratteristiche del materiale che ne risulta dipendono dall'ammontare di materiale cristallino

    contenutovi e la sua frazione ponderale, nota come grado di cristallinit, cresce proprio con la

    stereoregolarit delle macromolecole sintetizzate.

    Ordinariamente la polimerizzazione radicalica non consente di ottenere polimeri stereoregolari,

    ma soltanto polimeri atattici, in quanto i fattori che nel corso della crescita delle macromolecole

    risultano in grado di favorire la formazione di un centro chirale, rispetto all'altro, non sono tali da

    portare alla formazione di sequenze stereoregolari sufficientemente lunghe da poter

    cocristallizzare. Le cristalliti inglobano inoltre difetti di catena, sia di tipo costituzionale (di

    concatenamento), che conformazionale e gruppi terminali (ramificazioni corte e lunghe) che

    andranno ad occupare posizioni interstiziali o sostituzionali nel cristallo. Tali imperfezioni e

    l'accomodamento nel cristallo, che ne consegue, determiner una ulteriore riduzione del grado di

    cristallinit del polimero risultante.

    Indicando con il simbolo l'unit ripetente, la struttura che risulta lungo il polimero lineare

    isotattico sar cosi rappresentabile:

    mentre un polimero sindiotattico:

    Le macromolecole atattiche ottenibili per via radicalica presentano, invece, una struttura sterica

    del tipo:

    come si vede le macromolecole presentano regolarit nel concatenamento (regioregolarit), ma

    non nella sequenza stereochimica (stereoregolarit).

  • Il processo di terminazione della catena pu avvenire in diversi modi: quello che ricorre pi

    frequentemente nel corso della polimerizzazione la terminazione per reazione bimolecolare tra

    radicali polimerici in accrescimento. Tuttavia anche la terminazione per disproporzionamento,

    dovuto generalmente a estrazione di idrogeno, un processo che ricorre con una certa frequenza

    nel corso della polimerizzazione:

    Pi-CH2-CH-X + Pj-CH2-CH-X Pi-CH=CH-X + PjCH2-CH2-X (3.1.3)

    I radicali polimerici in accrescimento possono reagire anche con i radicali primari e accanto a

    questa vanno pure considerate le reazioni di terminazione per incontro dei radicali primari o d'altri

    microradicali (terminazione primaria), originando in tal modo non alti polimeri ma soltanto corti

    oligomeri.

    Pn. + R

    . Pn-R (3.1.4)

    R. + R

    . R-R (3.1.5)

    I radicali polimerici in accrescimento, oltre a reagire con il monomero, come avviene nel corso

    della propagazione, possono anche reagire con altre molecole a cui trasferiscono il centro attivo

    costituendo una macromolecola "morta", cio non pi in grado di accrescersi ulteriormente ed un

    nuovo radicale. Se quest'ultimo non risulta troppo stabile pu a sua volta reagire con il

    monomero per iniziare una nuova catena. La reazione di trasferimento porta ad una riduzione

    della vita media dei radicali polimerici e quindi ad un abbassamento del peso molecolare del

    polimero.

    Agente di trasferimento pu essere qualunque molecola presente nel sistema (solvente,

    iniziatore, impurezze varie, ecc.) oppure pu trattarsi di sostanze che vengono aggiunte

    appositamente in quantit ridotte quali regolatori del peso molecolare. Il trasferimento con il

    monomero si verifica in tutte le polimerizzazioni e pu avvenire sia per estrazione di idrogeno da

    parte del monomero sul radicale polimerico che viceversa. Quindi per un polimero vinilico:

    -CH2-CHX + CH

    2=CHX -CH=CHX + CH

    3-CHX (3.1.6)

    e-CH

    2-CHX + CH

    2=CHX -CH

    2-CH

    2X + CH

    2=CX (3.1.7)

  • Il trasferimento con il polimero in linea di principio sempre possibile ed avviene di norma per

    estrazione di idrogeno; si origina una catena in accrescimento con il sito radicalico non pi

    all'estremit, ma interno alla macromolecola:

    Pn. + -CH2-CHX- PnH + -CH2-CX- (3.1.8)

    I successivi stadi di propagazione porteranno alla formazione di macromolecole con lunghe

    ramificazioni o al limite reticolate. Il fenomeno del trasferimento intramolecolare un processo

    monomolecolare per cui il centro attivo si trasferisce dall'estremit all'interno di una stessa catena

    polimerica originando, anche in questo caso, macromolecole ramificate, tuttavia il tipo di

    ramificazione, che ne deriva, risulta essere a catene laterali corte, in quanto il trasferimento

    intramolecolare coinvolge preferenzialmente l'atomo di carbonio distante sei legami dal centro

    attivo, risultando la chiusura di un anello esagonale al contempo assai probabile e stericamente

    non impedito.

    3.2. Polimerizzazione cationica

    La polimerizzazione cationica in un processo in cui le specie propagandi la catena cinetica,

    vale a dire i centri attivi della reazione di polimerizzazione, hanno natura elettrofila (acidi di

    Lewis), essi consistono o in veri e propri carbocationi o solo in specie pseudo carbocationiche.

    Il carbocatione uno ione al carbonio positivo costituito da un atomo di carbonio ibridizzato

    2sp2 in cui l'orbitale atomico pz, non ibrido (normale al piano degli ibridi), risulta vacante. La

    reattivit e di conseguenza la vita dello ione dipendono dalla natura e dal numero dei sostituenti

    presenti su di esso. Gruppi in grado di donare densit elettronica all'atomo di carbonio (effetto

    induttivo di specie elettron donatrici) o sostituenti in grado di rimuovere per risonanza parte della

    carica positiva presente su di esso delocalizzandola su di una area pi estesa (effetto mesomero o

    iperconiugativo e risonanza) riescono a stabilizzare tale ione allungandone la vita e, quindi,

    rendendolo idoneo portatore di una catena cinetica che giunga fino alla formazione dell'alto

    polimero.

    L'inizio del processo di polimerizzazione cationica comprende due distinte reazioni successive:

    la prima relativa alla formazione di specie ioniche altamente instabili e la seconda consta

    nell'addizione di tali cationi al monomero con formazione di nuovi ioni di maggiore stabilit, che

    costituiscono le specie propagandi la reazione di polimerizzazione, specie cio che mantenendo

    inalterata la propria struttura risultino in grado di dare luogo alla propagazione attraverso una

    serie di stadi successivi tutti identici.

    I centri attivi della reazione di polimerizzazione vengono generalmente prodotti per addizione di

    un catione, quale un protone o anche un altro carbocatione, prodotto dalla prima reazione del

  • processo, al monomero olefinico; in modo da originare carbocationi di maggiore stabilit (cio

    secondari o terziari).

    Gli acidi di Lewis sono tra i composti pi largamente impiegati come iniziatori della reazione di

    polimerizzazione cationica ed il pi importante dei processi industriali in cui si ricorre a questo

    metodo di polimerizzazione, quello per la preparazione del poliisobutilene, ha visto utilizzare

    inizialmente BF3 ed attualmente AlCl3. Per alcuni acidi di Lewis, tra cui la specie AlBr3 il

    meccanismo proposto prevede prima l'equilibrio di autodissociazione dell'alogenuro, che in

    condizioni apolari, come nel mezzo di reazione, esiste in forma oligomerica, e poi la sua

    successiva addizione al doppio legame olefinico.

    BF3 2

    2 BF3 (3.2.1)

    BF3 + CH

    2=CH-C

    6H

    5 F

    3B--CH

    2-CH+-C

    6H

    5 (3.2.2)

    In alcuni casi stato osservato che i soli acidi di Lewis, quando messi in contatto con il

    monomero, non danno luogo, apprezzabilmente, a reazioni d'inizio. Solo l'aggiunta di una terza

    sostanza rende, praticamente, possibile il verificarsi della reazione, a questa stato poi dato il

    nome di cocatalizzatore. Esistono due differenti classi di sostanze che insieme agli acidi di

    Lewis possono dare luogo a sistemi catalitici realmente efficienti: la prima costituita da quelle

    sostanze che hanno la possibilit di addizionare un protone al doppio legame, queste sono

    generalmente acidi di Bronsted, acqua e acidi organici deboli, per i quali l'acido di Lewis ha la

    sola funzione d'incrementarne la proticit; la seconda invece costituita da alogenuri alchilici o

    arilici che in presenza dell'acido di Lewis possono subire scissione eterolitica del legame

    carbonio-alogeno, con formazione di specie carbocationiche idonee al processo di inizio.

    Gli acidi protici risultano tra le specie in grado di iniziare la reazione di polimerizzazione quelli

    pi adatti ad un inizio semplice e privo d'indesiderati processi secondari. Quando l'acido protico

    viene posto in contatto con un monomero suscettibile di polimerizzazione per via cationica, cio

    una molecola insatura per uno a due legami , la polimerizzazione potr avere luogo solo se lavita media dell'intermedio risultante lunga abbastanza da permettere la crescita della catena. Se

    invece i due controioni si uniscono velocemente, il processo equivale ad una reazione di

    terminazione che si compie con una velocit competitiva con la propagazione. Pertanto tutti quei

    fattori che sono in grado di stabilizzare gli intermedi carbocationici quali: nucleofilicit del

    monomero, polarit del solvente, acidit dell'iniziatore, ecc. allungheranno la durata dello stadio di

    propagazione.

    La polimerizzazione cationica pu essere iniziata, oltre che con metodi chimici, anche con

    metodi di tipo fisico. Alcuni monomeri si prestano ad essere polimerizzati per via cationica

    mediante inizio fotochimico, il processo in genere consiste nell'estrazione di un elettrone da una

  • molecola di monomero con conseguente formazione del radicale catione, centro attivo della

    reazione di polimerizzazione.

    La propagazione consiste in una serie di addizioni ripetute di molecole di monomero alla

    catena in crescita. Queste avvengono per sovrapposizione di orbitali molecolari pieni dimonomeri insaturi, con l'orbitale atomico 2pz vacante del centro attivo.

    L'interruzione temporanea della crescita della catena cinetica, stadio noto come trasferimento

    di catena, pu avvenire o per trasferimento del centro attivo ad un altra catena in crescita, o per

    trasferimento dello stesso ad una molecola di monomero, o, infine, per trasferimento a molecole

    di solvente (purch questo sia dotato di coppie ioniche solitarie).

    Anche per la reazione di polimerizzazione cationica reazioni di trasferimento di catena

    occorrono di frequente nel corso della polimerizzazione, in questo caso pi frequentemente si

    verifica il trasferimento del centro attivo dalla catena polimerica in crescita ad una molecola di

    monomero, originando una catena polimerica morta ed un neocentro attivo.

    Le possibili reazioni di terminazione sono di due tipi diversi: il primo detto di

    neutralizzazione degli ioni accoppiati, comporta l'interazione tra il catione propagante ed il

    controione con formazione di un nuovo composto elettricamente neutro, questo pu decorrere o

    secondo lo schema seguente:

    Pn+ + A- PnA (3.2.3)

    oppure con formazione di due diverse specie chimiche neutre:

    Pn+ + A- Pn + A (3.2.4)

    E' tuttavia prevedibile che il secondo processo, per essere l'esatto opposto di una reazione

    d'inizio, non deve poter ricorrere con notevole frequenza.

    Il secondo tipo di terminazione quella in cui si ha la distruzione del catione propagante e

    contemporaneamente, la formazione di un catione di notevole stabilit, tale da non poter dare

    ulteriormente propagazione.

    Pn+ + R Pn + R+

    (3.2.5)

    3.3 Polimerizzazione anionica

  • Le polimerizzazioni anioniche rientrano nella classe delle poliaddizioni con meccanismo a

    catena e sono caratterizzate dall'avere come centro attivo un atomo di carbonio con una carica

    negativa parziale o totale, associata ad un controione.

    CH3CH

    2CH

    2- CH

    2 n-CH

    2--Li

    + , CH

    3CH

    2CH

    2- CH

    2 n-CH

    2- -Na+ (3.3.1)

    Il requisito fondamentale che un monomero deve poter soddisfare per poter essere

    polimerizzato per via anionica quello di risultare in grado di generare una specie carbanionica

    sufficientemente stabilizzata attraverso effetti induttivi e mesomeri. I monomeri vinilici e dienici

    sono le specie che vengono, ordinariamente, polimerizzate con questo tipo di tecnica.

    Per originare, a partire dal monomero, carbanioni in grado di propagare, vengono applicati due

    differenti metodi: il primo consiste nell'addizione di uno ione carbonio negativo al doppio legame

    dell'unit monomerica, con formazione di un legame covalente ad una estremit ed un carbanione

    all'altra; il secondo implica, invece, il trasferimento di un elettrone al monomero da parte di un

    specie chimica donatrice d'elettroni.

    I reagenti di maggior impiego per iniziare la polimerizzazione per attacco nucleofilo al doppio

    legame carbonio-carbonio sono i litio alchili. Per l'elevata differenza di elettronegativit, esistente

    tra il carbonio ed il metallo alcalino, il legame covalente che ne risulta cos fortemente

    polarizzato da poter considerare la specie come pseudo carbanionica.

    In linea di principio un gran numero di composti organo-metallici di metalli di altra natura

    potrebbero essere ugualmente impiegati come iniziatori, tuttavia, per l'elevata solubilit dei

    litioalchili in solventi idrocarburici ed eterei, che sono quelli ordinariamente impiegati per la

    polimerizzazione, cosa conseguente al loro elevato grado di associazione in soluzione, per la

    formazione di micelle in cui gli atomi di litio sono disposti all'interno della struttura ed i residui

    carboniosi verso l'esterno, i litio alchili risultano, di gran lunga, quelli preferibilmente utilizzati.

    Lo stadio di inizio pu in questo caso essere cos rappresentato:

    R-Li + CH2=CH-R' RCH2-C-HR' (3.3.2)

    La reattivit di un composto litio organico pu variare significativamente a seconda della

    diversa basicit dello ione negativo, della concentrazione di litio alchile libero (essendo irreattivo

    quello aggregato in micelle) e della natura (costante dielettrica) del particolare solvente utilizzato.

    I litio alchili presentano inoltre una singolare caratteristica: sono in grado di promuovere in

    solventi idrocarburici, secondo un meccanismo in parte ancora inchiarito, la polimerizzazione

    altamente stereospecifica di dieni coniugati, con formazione di alti polimeri elastomerici a

    concatenamento 1,4-cis delle unit monomeriche.

  • La reazione di inizio pu essere promossa anche da metalli alcalini. In tal caso la formazione

    della specie iniziante avviene per trasferimento di un elettrone dal metallo al monomero con

    formazione di una coppia ionica consistente in un radicale-anione con adiacente il controione

    metallico.

    Me + RCH=CH2 Me+RCH--CH2 (3.3.3)

    Mentre le reazioni iniziate con i litio alchili risultano in fase omogenea, quest'ultime sono

    sempre in fase eterogenea a causa della scarsa solubilit del metallo in solventi idrocarburici.

    Anche i complessi tra idrocarburi aromatici e metalli alcalini rientrano nel secondo metodo di

    inizio. Questi vengono prodotti generalmente per reazione tra sodio elementare e idrocarburi

    aromatici policiclici, tipicamente la naftalina. Il radicale anione prodotto pu trasferire

    rapidamente il proprio elettrone spaiato ad un idrocarburo aromatico avente affinit elettronica

    simile o superiore.

    C6H6 + Na C6H6 -Na+ (3.3.4)

    C6H6-Na+ + CH2=CH-Ph C6H6 + CH2-C-HPh Na+ (3.3.5)

    2 CH2-C-HPh Na+ Na+ PhHC--CH2-CH2-C-HPh Na+ (3.3.6)

    Durante il processo di propagazione i centri attivi sono, in diversa misura, aggregati tra loro

    con accoppiati i relativi controioni. Il grado di associazione dipende fortemente dalla costante

    dielettrica del solvente e dalla natura del controione.

    Se l'ambiente di reazione esente da qualunque tipo di impurezza elettrofila molte delle

    polimerizzazioni ioniche mancano dello stadio di terminazione e pertanto i centri attivi restano

    "viventi", cio potenzialmente in grado di crescere anche a fine reazione per semplice aggiunta di

    ulteriore monomero. Quanto alle reazioni di trasferimento di catena v ricordato che, essendo i

    carbanioni basi eccezionalmente forti, reazioni di trasferimento di un protone sono possibili da

    parte di una qualunque sostanza di natura acida, anche debolissima, attraverso la neutralizzazione

    seguente:

    R-Me+ + HA RH + Me+A- (3.3.7)

    I trasferimenti di catena, che pi frequentemente avvengono, sono quelli che si compiono per

    reazione del centro attivo con il solvente, il monomero od il polimero. Se il sistema

  • rigorosamente esente da qualunque traccia di impurezza di natura elettrofila, la polimerizzazione

    che ne risulta sicuramente vivente.

    Pertanto, al termine della reazione di polimerizzazione, i centri attivi carbanionici devono essere

    distrutti deliberatamente, per aggiunta di specie protiche (metanolo o acido acetico). La possibilit

    di avere nel sistema macromolecole viventi risulta di notevole interesse poich consente di

    preparare per addizione successiva di monomeri di diversa natura copolimeri a blocchi o a stella

    (per aggiunta di unit accoppianti polifunzionali), macromolecole dai terminali di catena

    variamente funzionalizzati, polimeri aggraffati e materiali sintetici dalla struttura e dalla

    composizione controllata.

    3.4. Polimerizzazione mediante catalizzatori Ziegler-Natta

    I catalizzatori Ziegler-Natta sono dei particolari sistemi catalitici (sia omogenei che eterogenei)

    in grado di promuovere la polimerizzazione, altamente regio e stereo specifica, di olefine e derivati

    vinilici. Il sistema catalitico, quando eterogeneo, costituito da due componenti chiamati

    catalizzatore e cocatalizzatore. Il primo un sale, tipicamente un alogenuro, di un metallo di

    transizione (generalmente: Ti, Zr, V, Nb, Cr), il secondo invece un derivato organometallico diun metallo di non transizione (ordinariamente un alluminio alchile come AlMe3, AlEt3, AlEt2Cl,

    etc.). La reazione viene condotta in mezzo idrocarburico (n-eptano) in atmosfera inerte e con

    reagenti e solventi accuratamente anidrificati, a causa della nucleofilicit del centro attivo.

    Risultando il catalizzatore insolubile (catalisi eterogenea) il sistema deve necessariamente essere

    mantenuto in agitazione nel corso della polimerizzazione. Il sistema catalitico pi largamente

    utilizzato, soprattutto per la produzione del polipropilene isotattico e dell'etilene ad alta densit ilsistema TiCl3 (in una delle modificazionio a strati) AlEt3. Il centro attivo della reazione di

    polimerizzazione costituito da un legame covalente fortemente eteropolare che risultando

    instabile in quanto altamente reattivo deve venire originato in situ mediante una reazione di

    scambio dei leganti tra l'alogenuro ed il cocatalizzatore. Se si tiene in conto che la

    polimerizzazione pu avvenire anche in assenza di metallo alchili purch nel sistema si possano

    creare le condizioni per la formazione di derivati alchilici del metallo di transizione, si pu capire

    come la specie attiva sia escusivamente il derivato organo metallico del metallo di transizione.

    TiCl3 + AlEt

    3 TiCl

    2-Et + AlEt

    2Cl (3.4.1)

    Nei sistemi eterogenei a base di sali di titanio la polimerizzazione si compie su alcune delle

    facce dei cristalli e precisamente l dove potuta avvenire la reazione di alchilazione per scambio

    con il cocatalizzatore. Gli atomi di titanio che risiedono sulle superfici laterali delle modificazioni

    a strati del TiCl3 si trovano in una situazione diversa dagli altri. Difatti mentre questi ultimi sono

    coordinativamente saturi, risultano cio circondati da 6 atomi di alogeno (coordinazione

  • ottaedrica) condivisi con altri ioni metallici, gli atomi di titanio superficiali posseggono nel loro

    intorno di coordinazione atomi di alogeno non a ponte con altri atomi di Titanio ed inoltre, per il

    principio della elettroneutralit, vi devono essere, su dette superfici, pure atomi di titanio con siti

    di coordinazione liberi. Durante l'alchilazione si verifica una reazione di scambio di un atomo di

    cloro superficiale, non a ponte, con un gruppo alchilico del cocatalizzatore, originando in questo

    modo il centro attivo della reazione di polimerizzazione. Ricordando poi che le olefine possono

    formare complessi con i metalli di transizione, con conseguente destabilizzazione dei legami metallo-carbonio eventualmente presenti, l'intero processo di polimerizzazione risulter

    schematizzabile come riportato in fig.3.4.1.

    Ti

    Cl

    Cl

    Cl

    Cl

    Cl

    Ti

    Cl

    Cl

    Cl

    Cl

    CH3

    Al(Me)3+C2H4

    AlCl(Me)2+

    Ti

    Cl

    Cl

    Cl

    Cl

    CH3

    CH2CH2

    =

    Ti

    Cl

    Cl

    Cl

    Cl

    CH3

    CH2CH2

    Ti

    Cl

    Cl

    Cl

    Cl

    CH2CH2CH3

    Fig. 3.4.1 - Meccanismo di poliinserzione del propilene.

    Per semplicit, nello schema presentato viene illustrato il solo meccanismo monometallico in

    cui l'atomo di titanio che porta il sito vacante lo stesso atomo su cui si verifica la crescita della

    catena, meccanismi di maggiore complessit sono pure stati proposti. La polimerizzazione

    vinilica, se condotta mediante catalizzatori Zegler-Natta, porta all'ottenimento di un polimero

    polidisperso altamente regio e stereoregolare che di conseguenza risulter con un elevato grado di

    cristallinit e quindi dalle propriet meccaniche particolarmente interessanti. Quanto al tipo di

    controllo sterico operante nel sito catalitico, questo pu essere attribuito alla struttura

    intrinsecamente asimmetrica dell'atomo di titanio coordinativamente insaturo che risiede sulla

    superficie cataliticamente attiva. L'asimmetria intrinseca delle due possibilit di coordinazione

    della molecola di monomero al sito catalitico non risultano energeticamente equivalenti e di

    conseguenza la formazione di una delle due risulter favorita rispetto all'altra motivo per cui

    l'unit monomerica tender ad entrare sempre alla stessa maniera nella catena polimerica, in modo

    da determinare la formazione di macromolecole di elevata regolarit.

  • 4. METODI DI POLIMERIZZAZIONE

    Le reazioni di polimerizzazione (sia di poliaddizione che di policondensazione) possono essere

    effettuate ricorrendo a quattro differenti metodologie sperimentali:

    - polimerizzazione in massa;

    - polimerizzazione in soluzione;

    - polimerizzazione interfacciale;

    - polimerizzazione in emulsione.

    In base alla particolare natura del monomero, alla specifica reazione chimica coinvolta, al costo

    dell'intero processo, al grado di purezza disponibile per i reagenti richiesti, ecc. ricorrere ad un

    metodo pu risultare di maggiore vantaggio rispetto ad altri.

    La polimerizzazione in massa stato il primo metodo a cui si ricorso per la preparazione

    industriale delle macromolecole e, sia per la semplicit della tecnologia, che per il ridotto numero

    di reagenti richiesti (monomero ed eventuale iniziatore sono di fatto gli unici componenti

    necessari), risulta attualmente la tecnica di polimerizzazione meno dispendiosa di cui si pu fare

    uso.

    Il monomero o entrambi i monomeri devono essere allo stato fuso nel corso della reazione e

    pertanto la temperatura del reattore viene regolata su di un valore scelto di conseguenza

    (generalmente tra i 150 e i 300C). Una temperatura moderatamente elevata si rende anche

    necessaria per poter adeguatamente aumentare la velocit di reazione, che risulterebbe altrimenti

    eccessivamente ridotta.

    Consistendo il processo in successive reazioni d'equilibrio, solo la presenza di sottoprodotti

    volatili, cio molecole leggere come acqua, alcoli, eteri, ecc., che allontanandosi continuamente

    dall'ambiente di reazione si sottraggono dall'equilibrio, in grado di assicurare il raggiungimento

    di quei pesi molecolari caratteristici degli alti polimeri. Per questo motivo il reattore viene

    generalmente mantenuto in vuoto, cosa, tra l'altro, conveniente per limitare gli eventuali fenomeni

    d'ossidazione che alle elevate temperature di polimerizzazione e con atmosfere non inerti

    verrebbero di sicuro a verificarsi.

    Il polimero prodotto risulta generalmente solubile nel monomero, pertanto non si separa

    dall'ambiente di reazione nel corso della polimerizzazione, e di conseguenza la viscosit del

    sistema aumenta proggressivamente al crescere della conversione. La viscosit elevata riduce la

    conducibilit termica, ostacolando la rimozione del calore e pertanto il reattore v necessariamente

    munito di potenti agitatori a pale. Per la notevole quantit di calore svolto, anche

    l'autoaccellerazione, che ne consegue, risulta di particolare svantaggio in quanto rende la reazione

    difficile da controllare.

  • La completa conversione del monomero ad alto polimero difficile da realizzarsi per il

    ridottissimo valore della velocit di diffusione che caratterizza la fase finale del processo e, per lo

    stesso motivo, anche l'eliminazione finale delle tracce di monomero irreagito, dal corpo del

    polimero, presenta notevoli complicazioni.

    La tecnica di polimerizzazione in soluzione un metodo largamente impiegato sia per condurre

    reazioni di poliaddizione che per reazioni di policondensazione.

    In questa entrambi i reagenti vengono solubilizzati in un adatto solvente che risulti irreattivo sia

    nei confronti dei reagenti che del polimero via via prodotto. Il solvente assicura una perfetta

    omogenizzazione dell'ambiente di reazione, rende meno critica l'agitazione e facilita la rimozione

    del calore. La soluzione dei due monomeri deve essere mantenuta sotto energica agitazione, in

    quanto il polimero che si forma difficilmente rimane disciolto nel solvente una volta raggiunto un

    elevato peso molecolare; l'agitazione consente invece il progredire della reazione di

    polimerizzazione anche dopo che le macromolecole si sono separate. Il solvente assolve inoltre la

    funzione di assorbire l'eventuale calore di reazione prodotto durante la polimerizzazione, sia

    favorendo lo scambio termico con l'esterno, che sottraendo calore quanto distillando vi si

    allontana.

    I solventi pi utilizzati sono composti alifatici o aromatici alogenati ed eventualmente loro

    miscele, la scelta in genere condizionata dalla capacit di solubilizzare il pi possibile sia i

    monomeri che il polimero prodotto. Pi risulta elevata la solubilit del polimero nel solvente pi

    sar alto il peso molecolare raggiungibile a fine polimerizzazione.

    La reazione procede con velocit controllabile, sia agendo sulla temperatura, che variando la

    concentrazione dei reagenti; tuttavia l'aumento indiscriminato della concentrazione porta a valori

    di viscosit tali da rendere difficoltosa l'agitazione del sistema e di conseguenza impossibile la

    termostatazione. Tuttavia, l'utilizzo di soluzioni troppo diluite richiede costose operazioni di

    riciclaggio del solvente, nonch l'introduzione proggressiva di ingenti quantit di impurezze

    nell'ambiente di reazione.

    I sottoprodotti della polimerizzazione vanno rimossi dall'ambiente di reazione per poter

    raggiungere un elevato peso molecolare, ad esempio, introducendo nel sistema opportune

    molecole di specie accettrici. Quando gli idracidi sono i prodotti della reazione di eliminazione

    l'introduzione di una molecola di ammina secondaria o terziaria stericamente impedita costituisce

    la soluzione di maggiore efficacia.

    Nella polimerizzazione interfacciale vengono utilizzati due solventi tra loro immiscibili in

    quanto uno polare e l'altro apolare, come ad esempio acqua e dicloroetano. In acqua viene

    disciolto il monomero idrofilo (diammina, glicole, ditiolo, ecc.) e notevoli quantit di una sostanza

    alcalina in grado di neutralizzare l'acido, che gradualmente viene prodotto dalla reazione di

    polimerizzazione. La fase organica ha invece il compito solubilizzare il monomero idrofobo ed il

  • polimero che si forma. La reazione di polimerizzazione avviene all'interfaccia tra le due fasi e la

    cinetica governata dalla diffusione dei monomeri da una fase all'altra.

    La reazione, a differenza delle due precedenti, non richiede che i reagenti siano immessi in

    rapporto rigorosamente stechiometrico, ma variazioni abbastanza ampie rispetto alla situazione

    equimolecolare divengono abbastanza tollerabili. L'intera polimerizzazione v a completezza in

    pochi minuti a differenza delle ore necessarie invece per la medesima reazione se condotta in

    massa. Non essendo richiesto il raggiungimento della temperatura di fusione il metodo offre,

    inoltre, il grosso vantaggio di poter preparare anche polimeri termolabili o di condurre

    polimerizzazioni di monomeri termicamente instabili o in grado di isomerizzare gi a temperature

    moderatamente elevate. Questo metodo consente inoltre di produrre polimeri altamente reticolati

    che sono si infusibili, ma non altrettanto insolubili.

    Il processo pu essere condotto operando sia in assenza di agitazione meccanica, che con

    sistemi vigorosamente agitati.

    Con il metodo senza agitazione si utilizza un solvente organico in cui il polimero insolubile,

    in modo che il materiale macromolecole prodotto rimanga all'interfase per poter poi essere

    agevolmente rimosso in forma di sottile pellicola. Il processo che avviene all'interfase si svolge

    rapidissimo e pertanto la velocit di reazione risulta controllata esclusivamente dalla rapidit con

    cui i due monomeri diffondono verso l'interfase.

    Il grado di polimerizzazione finale dipende dalla velocit con cui il film polimerico viene

    rimosso dall'interfase, inoltre si richiede che il processo porti alla formazione di film coerenti e

    facilmente rimovibili dalla fase organica. Alla fase acquosa vengono generalmente aggiunti dei

    sali che reagendo con gli idracidi prodotti evitano il verificarsi di processi di depolimerizzazione

    per idrolisi.

    In sistemi con agitazione viene sfruttato il medesimo principio e le reazioni utilizzate in assenza

    di agitazione. L'unica differenza e di natura tecnologica consistente cio nella vigorosa agitazione

    meccanica utilizzata.

    La polimerizzazione radicalica di diversi monomeri vinilici, tipicamente dieni coniugati, pu

    essere convenientemente condotta ricorrendo al metodo in emulsione.

    La polimerizzazione in emulsione si distingue da quella in sospensione fondamentalmente nei

    seguenti tre punti:

    a) le goccioline di liquido in emulsione hanno un diametro inferiore a quello delle goccioline

    liquide in sospensione (0.05-5 m contro i 10-1000m);b) l'iniziatore generalmente idrosolubile mentre nella polimerizzazione in sospensione lo ,

    ordinariamente, nel monomero;

    c) il prodotto finale di reazione non una sospensione polimerica filtrabile, ma generalmente

    un lattice costituito da una emulsione stabile di polimero in acqua, coagulabile con le medesime

    tecnologie ed apparati gi utilizzati per la gomma naturale.

  • I componenti fondamentali di una polimerizzazione in emulsione sono: il monomero, un

    tensioattivo, l'iniziatore e l'acqua. Il tensioattivo inizialmente in acqua in forma di micelle

    sferiche consistenti in aggregati contenenti da 50 a 100 molecole disposte con le loro estremit

    polari (parte idrofila) verso l'esterno della micella e le catene idrofobe unite all'interno. Quando il

    monomero idrofobo viene addizionato al sistema, sotto agitazione, una buona parte di esso

    rimane in forma di grosse goccioline, ma, essendo comunque moderatamente solubile in acqua,

    una certa parte di esso passa all'interno delle micelle. Quando i radicali liberi vengono prodotti

    per decomposizione delle molecole disciolte in soluzione acquosa, un certo numero ne penetra

    all'interno delle micelle iniziando cos il processo di polimerizzazione. Nel corso della

    polimerizzazione le macromolecole in crescita rimangono all'interno delle micelle finch le loro

    dimensioni sono tali da permetterlo, cos che alla fine del processo il sistema risulter costituito

    da particelle di polimero finemente disperse nella fase acquosa. Le successive operazioni per il

    recupero del polimero sono analoghe a quelle messe a punto per la preparazione della gomma

    naturale.

  • 5. CLASSI PRINCIPALI DI MATERIALI POLIMERICI

    Viene qui di seguito riportata una rapida rassegna dei materiali polimerici pi rappresentativi e

    che risultano attualmente di maggiore diffusione sul mercato. Per ciascun materiale vengono

    brevemente riassunte le propriet caratteristiche principali e il loro particolare campo di utilizzo.

    5.1. Materiali poliammidici

    Vengono preparati a partire da diammine alifatiche ed aromatiche e da acidi dicarbossilici a

    catena lineare; queste sostanze, in opportune condizioni, polimerizzano per condensazione,

    eliminando molecole di H2O e legandosi fra loro per formazione di legami peptidici fino alla

    realizzazione di lunghe catene polimeriche. I materiali poliammidici possono essere sintetizzati

    anche per polimerizzazione di amminoacidi.

    Il Nylon (nailon) un materiale poliammidico, sintetizzato per la prima volta da W.H.

    Carrothers nel 1935, e viene contraddistinto da due cifre che indicano il numero degli atomi di

    carbonio contenuti, rispettivamente, nella diammina e nell'acido dicarbossilico: ad es. per

    polimerizzazione di acido adipico con esametilendiammina (a loro volta preparati per sintesi) si

    ottiene il nailon 6-6:

    N-(CH2)6-N

    H

    H H

    H

    n C-(CH2)4-C

    OO

    OH

    +

    H2N(CH2)6NH CO(CH2)4CONH(CH2)6NH n-2 CO(CH2)4COOH

    - n H2On

    (esametilendiammina) (acido adipico)

    mentre, per polimerizzazione di esametilendiammina con acido sebacico (HOOC-(CH2 )8 -

    COOH) si ottiene il nailon 6-10.

    I nailon possono prepararsi anche per polimerizzazione di molecole di un amminoacido, e in tal

    caso la parola nailon seguita da una sola cifra, che indica il numero di atomi carbonio presenti

    nella catena dell'amminoacido: l'amminoacido pi usato l'acido amminocaproico

    (H2 N(CH2 )5 COOH) da cui ottenuto il nailon 6.

    Le polimerizzazioni che portano alla fabbricazione dei nailon vengono controllate mediante

    aggiunte di opportune quantit di acidi e di basi che bloccano i gruppi terminali (basici ed acidi)

  • della catena e arrestano, al momento voluto, la polimerizzazione; in tal modo si ottengono catene

    della lunghezza e quindi delle propriet desiderate.

    La presenza di legami a ponte d'idrogeno presenti fra le catene polimeriche, dovuti

    all'interazione tra l'ossigeno carbonilico e l'idrogeno sull'azoto ammidico (C=O e NH) presenti

    in ciascuna unit ripetente, incrementa la resistenza del materiale agli sforzi tensili ed impartisce

    ad esso un elevato grado di cristallinit.

    I tipi di nailon pi utilizzati hanno pesi molecolari compresi fra 10.000 e 20.000 e fondono a

    circa 250C; il loro impiego soprattutto in campo tessile e per la fabbricazione di cordami; la

    produzione mondiale pu essere stimata fra i 4 ed i 5 milioni di tonn/anno.

    5.2. Materiali poliesteri

    Vengono ottenuti per condensazione, con eliminazione di acqua, del glicol etilenico con acido

    tereftalico (o con tereftalato di metile); la loro diffusione commerciale data dalla met degli anni

    '50. Il polimero polietilentereftalico (temperatura di fusione 250C; peso molecolare attorno alle

    15000 u.m.a.)

    C

    O

    C OHC OH

    H

    H

    C +

    C

    O

    CC

    H

    H

    C OO C

    H

    H

    C OO ......................

    utilizzato nella fabbricazione di bottiglie, di tessuti, frequentemente misto con fibre naturali

    (lana, cotone), di cordami e di tele per pneumatici: la sua particolare insensibilit all'umidit lo

    rende assai adatto per speciali imballaggi, e gli impartisce la propriet caratteristica di fornire

    tessuti antipiega; in commercio indicato con i nomi di Terilene, Dacron, Terital ed altri.

  • 5.3 Materiali poliacrilici

    Sono materiali che vengono ottenuti mediante polimerizzazione per addizione di derivati

    acrilici: ad esempio dal nitrile acrilico (vinilcianuro) si ottiene il poliacrilonitrile:

    2n (H2C=CH-CN) (-CH2-CH-CH2-CH-)n

    CN CN

    (nitrile acrilico) (poliacrilonitrile)

    materiale ben noto, per il suo uso nella fabbricazione di tessuti, con i nomi Acrilan, Orlon,

    Dralon, Leacril, etc. Dalla polimerizzazione del metacrilato di metile s ottengono (circa 4 106

    tonn/anno) materiali trasparenti, incolori, duri, con indice di rifrazione paragonabile a quello del

    vetro ben lavorabili meccanicamente, noti con i nomi di Perspex, Plexiglas, Lucite, largamente

    impiegati nella fabbricazione di tubi, lastre, contenitori, lenti, protesi, etc.

    H2C=C

    COOCH3

    CH3CH3

    COOCH3

    -H2C-C-n

    n

    (metacrilato di metile) (polimero)

    5.4. PolietileneE' il polimero di addizione dell'etilene (H2 C=CH2 ), che ottenibile in grandi quantit dai

    processi di cracking degli idrocarburi; il polietilene (con masse molecolari dell'ordine di 10.000

    u.m.a.) un materiale bianco, translucido e parzialmente cristallino le cui propriet variano

    significativamente con il grado di cristallinit: cristallino al 50% ha densit pari a 0,92 g/cc e

    rammollisce a circa 135 C; cristallino al 90% ha densit pari a 0,95 g/cc e fonde a 150C. La

    produzione mondiale di polietilene si aggira intorno ai 25 milioni di tonn/anno e viene utilizzato

    nella fabbricazione di pezzi stampati, di tubazioni, di contenitori e sacchi da imballaggio, di

    tappeti, come isolante nei conduttori elettrici, etc. E' attualmente in commercio con i nomi di

    Politene, Dylan, Brea ed altri.

  • 5.5. Polipropilene

    E' analogo al polietilene nell'aspetto e negli usi ed ottenuto mediante polimerizzazione per

    addizione del propilene, prodotto anche questo, come l'etilene, in grosse quantit nei processi di

    cracking degli idrocarburi; presenta masse molecolari da 150.000 a 500.000 u.m.a.. Questo

    polimero pu essere atattico, isotattico e sindiotattico, e quando il grado di cristallinit del 90%

    fonde a 160C. Con l'aumentare della cristallinit si passa da materiali morbidi e flessibili, usati

    soprattutto nell'industria tessile, a materiali sempre pi duri e rigidi, impiegati nella fabbricazione

    dei pi svariati pezzi (stampati o lavorati alle macchine utensili) e nelle costruzioni elettriche per le

    ottime propriet isolanti. Se ne producono circa 20 106 tonn/anno, ed in commercio con i nomi

    di Meraklon (prodotti filati), Moplen I (prodotti stampati), Seilon, PRO, ed altri. Il polipropilene

    il miglior isolante termico fra tutte le fibre naturali ed artificiali fin ora conosciute.

    5.6. Polistirene

    Si prepara, analogamente al polipropilene, mediante polimerizzazione catalitica dello stirene;

    questo viene prodotto (circa 107 tonn/anno) a partire da etilene e benzene secondo lo schema:

    H2C=CH2(catalizz.)

    C6H6+

    H2C-CH3

    (etilbenzene)

    (catalizz.)H2+

    CH=CH2

    (stirene)

    La quasi totalit dello stirene prodotto viene impiegato nella fabbricazione delle gomme SBR e

    del polistirene:

    CH=CH2 (-CH-CH2-)n

    n

    Questo una resina dura, trasparente, simile al vetro, termoplastica. Ha ottime propriet isolanti,

    un elevato indice di rifrazione e una elevata resistenza all'acqua; si presta ottimamente ad ogni tipo

    di lavorazione, anche ottica. Come resina espansa largamente impiegata negli imballaggi e meno

    frequentemente come isolante termoacustico. E' attualmente in commercio con i nomi Polistirolo,

    Dylene, ed altri.

  • Opportune aggiunte di divinilbenzene (H2 C=CH-C6 H4 -CH=CH2 ; dallo 0,002 allo 0,0004%)

    eliminano la termoplasticit del polistirene (polistirene reticolato); l'azione del divinilbenzene sul

    polistirene analoga a quella dello zolfo nella vulcanizzazione del caucci, ed il divinilbenzene,

    che pu legarsi con due gruppi vinilici, unisce fra loro, lateralmente, le catene polimeriche.

    5.7. Cloruro di polivinileIl cloruro di vinile (H2 C=CHCI) un monomero gassoso di elevata tossicit che viene

    prodotto per addizione elettrofila di acido cloridrico ad acetilene: C2 H2 + HCI -> H2 C=CHCI

    (circa 150-200 C; in presenza di catalizzatori). Nella polimerizzazione per addizione del cloruro

    di vinile si apre il doppio legame e si formano catene del tipo (CH2 CHCI)n; a seconda

    del metodo di polimerizzazione utilizzato il materiale presenta cristallinit e propriet fisiche assai

    differenti. Pu essere addizionato di plastificanti ed in questo caso forma un materiale morbido,

    dall'aspetto gommoso, tossico poich in grado di rilasciare il plastificante. E' usato per la

    fabbricazione di tubi, pompe, recipienti; come isolante di conduttori elettrici; nella fabbricazione di

    dischi grammofonici; della finta pelle; ecc. E' in commercio con i nomi di Vipla, PVC, ed

    prodotto in quantit valutabile attorno ai 20 milioni di tonn/anno.

    5.8. Teflon

    E' ottenuto mediante polimerizzazione per addizione dal tetrafluoroetilene (gassoso), ed ha

    struttura (CF2 )n analoga al politene (CH2 )n; la polimerizzazione avviene facilmente (ad es.

    60C e 10 atm). Il Teflon perci un politetrafluoroetilene, e viene spesso indicato con la sigla

    PTFE. Ha cristallinit elevata (circa 95%), d(20C) = 2,3 g/cc, fonde intorno ai 330 C e fino alla

    temperatura di 250 C conserva inalterate le sue propriet chimico-fisiche. E' insolubile in tutti i

    solventi conosciuti e ci ne rende difficoltosa la lavorazione, che spesso effettuata per

    sinterizzazione della polvere del polimero; di elevatissima inerzia chimica (viene attaccato

    soltanto dai metalli alcalini o dal fluoro, a caldo). Ha vasti impieghi in elettronica ed in

    elettrotecnica come isolante; nell'industria chimica viene usato per la costruzione di pompe,

    valvole, cuscinetti, guarnizioni, tubazioni, contenitori per sostanze fortemente corrosive; trova poi

    impiego in moltissimi altri campi, sempre per le sue elevatissime propriet isolanti e di stabilit

    chimica tra i materiali polimerici pi costosi, ed destinato esclusivamente ad impieghi di

    qualit; se ne producono circa 70.000 tonn/anno. L'elevatissima inerzia chimica del PTFE

    dovuta al fatto che gli atomi di F, per le loro dimensioni (raggio=0,71A) e per la loro elevata

    densit elettronica, costituiscono una efficace schermatura protettiva attorno alla catena degli

    atomi di carbonio, a questo proposito si consideri che il polietilene ha la stessa struttura

    molecolare del politetrafluoroetilene, ma essendo gli atomi di F sostituiti dai pi piccoli atomi di

  • H (raggio=0,37 A), ha stabilit chimica assai minore, poich la schermatura della catena di atomi

    C da parte degli atomi H che ne risulta meno efficace.

  • 6. DEFINIZIONI DI PESO MOLECOLARE E SUA DISTIBUZIONE NELLE

    REAZIONI DI POLICONDENSAZIONE.

    A differenza di quanto accade per le molecole piccole, non risulta possibile assegnare ad un

    campione polimerico un valore di massa molecolare esatto e caratteristico, ci inquanto mentre

    per le sostanze a basso peso molecolare la massa una caratteristica specifica, unica per il

    composto tale da poterne consentire addirittura l'identificazione, non altrettanto si verifica nel caso

    delle macromolecole, con la sola eccezione di alcuni biopolimeri. E' inevitabile che nel corso del

    processo di polimerizzazione, sia esso a stadi che a catena, si formino molecole di diversa

    lunghezza a causa degli eventi che in parte casualmente ed in parte volutamente occorrono nel

    corso della reazione; il prodotto polimerico che ne risulta sar pertanto costituito da

    macromolecole contenenti un differente numero di unit strutturali (grado di polimerizzazione) ed

    aventi quindi differenti dimensioni e pesi molecolari. La massa molecolare dei polimeri deve

    pertanto essere indicata necessariamente ricorrendo a valori medi per poter tenere in conto tali

    diversit. Esistono diverse definizioni di peso molecolare medio. Il peso molecolare medio

    numerale difinito come il rapporto tra il peso di una certa quantit di polimero ed il numero di

    macromolecole in esso presenti:

    Mn =

    peso polimeronumero macromolecole

    =

    niM

    ii

    nii

    = NiM

    ii

    (6.1)

    dove ni il numero delle macromolecole con peso molecolare Mi, Ni indica invece la frazione

    molare di tali molecole e la sommatoria deve essere estesa a tutte le specie molecolari presenti. Il

    grado di polimerizzazione medio numerale dato quindi da:

    Xn = M

    n

    Mo(6.2)

    dove Mo il peso molecolare dell'unit ripetente caratteristica della macromolecola. Un

    secondo valore medio molto usato quello indicato come peso molecolare medio ponderale, che

    dato dalla sommatoria, estesa a tutte le specie molecolari presenti, del prodotto delle frazioni

    ponderali per i rispettivi pesi molecolari:

    Mw = Wi Mii

    =

    w ii

    Mi

    wii

    =

    n i Mi2

    i

    n i Mii

    (6.3)

  • PESO MOLECOLAREF

    RA

    ZIO

    NE

    IN

    PE

    SOMwMn

    Fig. 6.1. - Distribuzione delle masse molecolari.

    Altre definizioni di peso molecolare medio pure vengono utilizzate, sono queste di tipo

    operativo, in quanto il peso molecolare risulta determinabile in molti modi diversi, che vengono

    variamente indicati a seconda della particolare metodologia utilizzata.

    L'approccio statistico pu essere convenientemente utilizzato per determinare la distribuzione

    dei pesi molecolari delle macromolecole prodotte mediante una reazione di policondensazione. Si

    rendono necessarie due sole ipotesi semplificatrici: la prima riguarda la reattivit dei gruppi

    funzionali, che da assumersi necessariamente invariante col crescere delle dimensioni

    dell'oligomero che le porta; con la seconda si assume invece la completa assenza di condensazioni

    intramolecolari.

    Per semplicit prendiamo in considerazione la polimerizzazione di un unico monomero

    bifunzionale A-B, i risultati ottenibili rimangono comunque validi anche per la policondensazione

    di due differenti monomeri (A-A e B-B).

    Indichiamo con p la frazione dei gruppi funzionali iniziali che hanno reagito al tempo t, per il

    loro elevato numero questa risulter coincidere esattamente con la probabilit per un gruppo

    funzionale di aver reagito all'istante t.

    1-p sar invece la probabilit di trovare al tempo t un gruppo funzionale ancora irreagito.

    Calcoliamo ora la probabilit di trovare nel sistema, all'istante generico t, una intera

    macromolecola con grado di polimerizzazione x. Degli x gruppi funzionali di un certo tipo,

    contenuti nella macromolecola, x-1 avranno reagito e uno solo risulter, in quanto terminale dicatena, irreagito. La probabilit (Px) d'esistenza di una unit x-mera sar pertanto fornita dalla

    espressione:

    Px = p(x-1) 1-p (6.4)

    Tale probabilit coincide con la frazione di molecole x-mere:

  • Px =

    NxN (6.5)

    dove Nx il numero di molecole x-mere e N il numero complessivo di molecole presenti nel

    sistema all'istante t, pertanto:

    Nx = N p (x-1) 1-p (6.6)

    detto No il numero delle molecole iniziali ed osservato che le molecole presenti nel sistema

    all'istante t coincide con il numero di funzionali irreagiti, si ha:

    N = No 1-p (6.7)

    da cui:

    Nx = No 1-p

    2 p x-1 (6.8)

    la frazione molare di molecole x-mere, che indichiamo con nx risulter data da:

    nx =

    Nx

    N =

    Nx

    No

    1-p = 1-p p x-1 (6.9)

    Invece la frazione in peso di molecole x-mere risulter data da:

    wx = Wx

    Wx =

    x Nx Mo

    No M

    o = x NxN

    o (6.10)

    in cui con Wx si indicato il peso delle specie x-mere e con Mo il peso molecolare dell'unit

    monomerica (si ritengono trascurabili eventuali variazioni di massa dovute alla perdita di molecole

    piccole durante la condensazione). Si ricava cos la funzione di distribuzione ponderale:

    wx = x 1-p 2 p x-1 (6.11)

    Dalle funzioni di distribuzione cos ricavate e poi possibile determinare i valori del grado di

    polimerizzazione medio numerico e medio ponderale. Essendo per definizione:

  • Xn =

    Nx xx=1

    Nx

    x=1

    =

    Nx xx=1

    N = n

    x x

    x=1

    (6.12)

    da cui:

    Xn = 1-p

    x=1

    p x-1 x = 11-p

    (6.13)

    analogamente dalla definizione di grado di polimerizzazione medio ponderale:

    Xw =

    Wx x

    x=1

    Wx

    x=1

    = w

    x x

    x=1

    (6.14)

    da cui:

    Xw = 1-p 2 x2

    x=1

    p x-1 = 1+p1-p

    (6.15)

    7. GRADO DI POLIMERIZZAZIONE MEDIO NUMERICO NELLE REAZIONI DI

    POLIADDIZIONE.

    I processi elementari che hanno luogo nel corso di una reazione di polimerizzazione a catena,

    come ad esempio una poliaddizione di tipo radicalica, risultano essere in numero decisamente

    elevato. E' tuttavia possibile costruire un modello cinetico di sufficiente correttezza teorica ma di

    altrettanta seplicit che consenta di valutare il grado di polimerizzazione raggiunto a fine reazione,

    trascurando tutti quei processi elementari meno importanti poich ricorrenti con frequenza

    inferiore nel corso del processo di polimerizzazione. Ad esempio, reazioni come il trasferimento

    di catena, la depropagazione e rare forme di terminazione possono con buona approssimazione

    non essere prese in considerazione per un tale tipo di modello cinetico semplificato. Una ulteriore

    ipotesi semplificatrice, sicuramente accettabile, risulta inoltre necessaria per il suo sviluppo:

    questa ipotesi sostiene che la reattivit dei radicali polimerici risulti indipendentemente dalle

  • dimensioni della catena polimerica in crescita su cui sono collocati. Questa assunzione pi che

    giustificata se si pensa che la reattivit del centro attivo determinata, unicamente, dalla struttura

    molecolare presente nelle sue immediate vicinanze. Le costanti cinetiche delle reazioni elementari

    che coinvolgono i radicali in accrescimento sono quindi indipendenti dalla lunghezza della catena

    e, con buona approssimazione, a basse conversioni anche dal grado di avanzamento della

    reazione. Lo schema cinetico fondamentale che ne risulta ad esempio per una reazione radicalica

    diviene pertanto:

    Inizio:I nR

    R + M k i P1

    Propagazione:P

    1 + M

    k p P

    2

    P2 + M

    k

    p P3

    ...................

    ...................

    Pn + M

    kp P

    (n+1)

    Terminazione:Pn + Pm P (n+m)

    Pn + Pm Pn + Pm

    dove con M indicato il monomero, con R i radicali primari, con P1, P2, ... Pn i radicali in

    accrescimento, costituiti rispettivamente da 1, 2, ...n unit monomeriche e, infine, con Pn, Pm

    molecole di polimero "morte" costituite da n ed m unit monomeriche.

    La velocit di polimerizzazione data dalla rapidit con cui scompare il monomero

    dall'ambiente di reazione e quindi dalla somma algebrica della velocit di inizio e della velocit di

    propagazione:

    - d M

    dt = v i + vp = ki R M + kp P M (7.1)

    dove P = Pnn

    la concentrazione totale dei radicali polimerici in accrescimento,

    prescindendo dalle loro singole dimensioni.

    Affinch la reazione di polimerizzazione possa portare alla costituzione di alti polimeri

    necessario che la propagazione avvenga con notevole frequenza e dovr pertanto aversi che la

  • reazione di propagazione si svolge pi rapidamente di quella di inizio. La relazione precedente si

    riduce quindi a:

    - d M

    dt v

    p = k

    p P M (7.2)

    Si possono poi scrivere i seguenti bilanci di materia per i radicali:

    d Rdt

    = vR - v

    i = v

    R - k

    i R M (7.3)

    d Pdt

    = vi - v

    t = k

    i R M - k

    t P

    2(7.4)

    dove con vR stata indicata la velocit di produzione dei radicali primari, con vt quella di

    terminazione e con kt la costante globale di terminazione ( kt = kt

    ' + kt" ).

    Queste equazioni definiscono un sistema di equazioni differenziali che pu essere risolto

    agevolmente mediante l'approssimazione dello stato pseudo stazionario di largo uso in cinetica

    chimica. Fisicamente esso consiste nell'assumere che la velocit con cui scompaiono i radicali,

    inizialmente nulla, vada rapidamente crescendo fino a coincidere con quella con cui si formano.

    Quando si verifica ci la concentrazione di R rimane costante nel tempo e quindi d Rdt

    = 0 . Lo

    stato stazionario risulta ovviamente assumibile per tutte le specie radicaliche presenti nel sistema e

    pertanto anche per i radicali polimerici in accrescimento.

    Essendo quindi:

    d Rdt

    = d Pdt

    = 0 (7.5)

    si ha:

    0 = vR - k

    i R M (7.6)

    0 = ki R M - kt P2

    (7.7)

    da cui:

    R = v

    R

    ki M

    (7.8)

  • P2 =

    ki R M

    kt(7.9)

    P2 =

    ki M

    kt

    vR

    ki M(7.10)

    P = v

    R

    12

    kt12

    (7.11)

    e quindi:

    vp = - d M

    dt = kp P M =

    kp v

    R

    12

    kt12

    M (7.12)

    con l'impiego di iniziatori si pu anche scrivere:

    vR = 2kd I (7.13)

    e la relazione precedente diviene:

    vp = 2k

    d

    kt

    12 kP I

    12 M (7.14)

    Il grado di polimerizzazione medio numerico, cio il numero di unit monomeriche contenute

    in media in una molecola di polimero deve essere coincidente con il rapporto tra il numero di

    molecole di monomero polimerizzate ed il numero di molecole di polimero formate. Il grado di

    polimerizzazione medio raggiunto nell'istante t pu quindi scriversi come:

    Xn =

    velocit istantanea di propagazionevelocit istantanea di formazione di polimero morto

    (7.15)

    Xn =

    vPv

    t

    = - d M

    dtkt P

    2 (7.16)

    il grado di polimerizzazione medio che ne risulta invece dopo un tempo t dato dalla

    espressione seguente:

  • Xn =

    - d M

    dt dt

    0

    t

    Vt

    0

    t

    dt

    (7.17)

    sostituendovi l'espressioni sopra ricavate si ottiene:

    Xn =

    kP vR12

    kt

    12

    M dt

    0

    t

    kt P

    2

    0

    t

    dt

    =

    kP

    kt

    12

    vR

    12 M dt

    0

    t

    kt

    vR

    12

    kt12

    2

    0

    t

    dt

    = k

    P

    kt12

    vR

    12

    0

    t

    M dt

    vR dt

    0

    t(7.18)

    da cui, tenendo conto che:

    vR = 2kd I (7.19)

    si ottiene in definitiva:

    Xn =

    kP

    kt

    12

    2kd

    12 I

    12 M dt

    0

    t

    2kd I0

    t

    dt

    = k

    P

    2kdk

    t

    I12 M dt

    0

    t

    I0

    t

    dt

    (7.20)

    a basse conversioni possibile assumere gli integrandi indipendenti dal tempo per ottenere:

    Xn = k

    P

    2kdk t

    M

    I12

    (7.21)

    mediante la quale risulta possibile valutare il grado di polimerizzazione medio numerico

    quando sono conosciuti i valori delle costanti cinetiche dello stadio di propagazione e dello stadio

    di terminazione e le concentrazioni iniziali del monomero e dell'iniziatore.

  • 8. METODI SPERIMENTALI PER IL FRAZIONAMENTO E LA

    DETERMINAZIONE DEI PESI MOLECOLARI

    8.1. Frazionamento delle macromolecole

    Siccome la solubilit delle macromolecole, in un dato solvente, dipende (a parte dal grado di

    stereoregolarit) dalla massa molecolare e precisamente decresce col crescere di essa, convenienti

    metodi di frazionamento di campioni omodispersi risultano essere sia l'estrazione frazionata

    con solventi bollenti, di diversa polarit e punto di ebollizione, che la cristallizzazione

    frazionata eseguita sommando proggressivamente ad una soluzione polimerica diluita volumi

    crescenti di un liquido non solvente e separando di volta in volta, dopo ricristallizzazione, la

    frazione polimerica precipitata (coacervato). Le singole frazioni possono poi essere ulteriormente

    frazionate solubilizzandole nuovamente e poi riprecipitandole agendo sia sulla temperatura, che

    con nuovi rapporti solvente-non solvente. Entrambe le procedure risultano tuttavia lunghe e

    laboriose.

    La metodologia che attualmente di pi largo utilizzo per il frazionamento dei polimeri

    polidispersi e la contemporanea determinazione della curva di distribuzione dei pesi molecolari

    basata sul metodo cromatografico. La particolare tecnica utilizzata prende il nome di

    cromatografia di filtrazione e di permeazione su geli (gel permeation chromatography, GPC).

    La tecnica di filtrazione su geli propriamente la denominazione che fu data da Flodin e

    collaboratori ad un metodo di separazione da loro ideato, in cui un polimero idrosolubile veniva

    eluito su una colonna impaccata con un polimero idrofilo reticolato, opportunamente rigonfiato

    dal liquido eluente. La seconda terminol