Massimo Cacciari SELA L UCE IVENTA - Corriere della Sera · Massimo Cacciari DI PIERLUIGI PANZA...

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Massimo Cacciari DI PIERLUIGI PANZA Sant’Agostino L a luce è ciò che rende visibili tutti gli enti, e quindi anche noi stessi e il mondo. Per questo motivo, la luce è all’origine di molte spiegazioni religiose e scienti- fiche sulla nascita dell’universo. Per questo il mondo cerca di restare sempre acceso e per questo rischia di danneggiare le proprie risorse energetiche. Se Aristotele scriveva nel «De Anima» che «la luce rende i colori che sono in potenza in atto», il filoso- fo-sindaco Massimo Cacciari, architetto honoris cau- sa dall’università di Genova, accende la luce sul tema su un’età antecedente quella del filosofo greco. «Il tema della luce domina la cultura filosofica e le tra- dizioni religiose, non solo europee, sin dall’inizio. Basti pensare al ruolo simbolico che la luce svolge nella Gene- si, nella filosofia greca e nel platonismo, dove aspetti re- ligiosi e filosofici si fondono. In questi contesti emerge in un duplice aspetto. Una dimensione è quella per cui la luce è condizione generale dell’apparire, e quindi un Inizio sovraessenziale dove non è l’elemento dell’appa- rire bensì la condizione dell’apparire stesso. In secondo luogo, la luce emerge anche come ciò che noi vediamo, tanto che Euripide diceva "dolce è vedere la luce"». È sia potenza che atto, insomma? «Diciamo che la luce è così articolata: la lux è il sovra- essenziale (il Sole del sole); il sole è il lumen che si molti- plica nei raggi. Quando la luce è oggetto della visione, parliamo di lumen . Lux , lumen , radium e splendor sono le articolazioni della luce». Dunque la luce, nella sua articolazione in «raggi», è anche elemento di congiunzione tra Oriente e Occi- dente, almeno attraverso il più celebre trattato di Al Kindi, il «De Radiis». E in entrambe le tradizioni è se- gno di potere, basti pensare al ruolo che assume la luce nel «Paradiso» di Dante... «La luce rappresenta il potere divino perché è scritto nel "Vangelo" di Giovanni, che riprende il tema biblico di Dio come luce. Dio è lux , il figlio è lumen . L’analogia tra padre e figlio dominante nell’iconologia cristiana fa riferimento alla luce. La lux , creando, diventa lumen ei raggi sono le creature, i raggi sono la molteplicità. Que- sto è l’universo teofanico ed è anche la descrizione della luce come sistema di potere e diffusione». Poi la luce, nella tradizione occidentale, diventa ele- mento di progresso, sino ad arrivare all’uso dell’ener- gia e alla prima abitazione privata illuminata nel 1880. «La storia della luce si accompagna a quella della sco- perta scientifica fin da subito, già dalla ricerca coperni- cana e poi con l’Illuminismo, che vuol dire appunto ri- schiaramento». Questa descrizione è valida ancora oggi? Paul Viri- lio parla di luce come simbolo di potere per le città... «Certamente. La luce è in tutta la tradizione un simbo- lo di onnipotenza. È l’Uno da cui tutte le differenze pro- vengono e in cui tutte le differenze tendono a risolversi. C’è una forte carica identitaria nella luce! L’ossessione della città illuminata — quasi una Gerusalemme celeste in terra — è una ossessione di omnivisibilità dominate oggi. Ed è una interpretazione unilaterale, perché i raggi sono, invece, differenza e molteplicità. E questo lo dice bene Hegel in un passaggio della "Fenomenologia dello Spirito" quando critica la luce come sostanzialità priva di forma. Hegel è contro l’idea di un tutto illuminato. Dice no all’omnidominanza della luce. La luce deve de- comporsi nei raggi se vuole la vita, la luce deve sacrifi- carsi per far apparire il molteplice della vita». Anche oggi l’uso della luce per illuminare i monu- menti di una città o di un paese rappresenta un consu- mo identitario? «Sì. L’ossessione della luce è sintomo di un’ansia, di uno stress da sradicamento. Si pensa di superare questa situazione di sradicamento esistenziale e di perdita identitaria in modo semplice e unilaterale: accendendo la luce in città, come si fa in casa. Poiché non so chi io sia, e chi sia l’altro, anziché accettare il gioco del chiaro- scuro, dei raggi, si pensa che basti accendere la luce. E così i cittadini chiedono ai sindaci di far luce in città an- che di notte, e non una luce plurale, modulata, metafori- camente e di fatto. Basta che sia luce». Anche l’architettura del Novecento, specie con Le Corbusier, diventa un'arte in costante rapporto con la luce... «Adolf Loos resta, secondo me, uno degli ultimi archi- tetti del chiaroscuro, del collegamento tra interno/ester- no, luminoso/segreto. L’interno non deve trasparire fuo- ri, per Loos. Poi, certe utopie alla Bruno Taut, o la cosid- detta architettura di cristallo, hanno piegato l’esperien- za architettonica verso la ricerca della pura luce. Da qui il trionfo dell’architettura di vetro nel Novecento. L’ar- chitettura di vetro è più rassicurante, ma è l’architettura dell’utopia». Ed è anche quella dei consumi, il grande tema di oggi. Guardando il mondo dal satellite lo si vede tutto illuminato. Il settore dell’illuminazione domestica non è il settore che più incide sui consumi di elettrici- tà, ma ha la sua importanza: in Italia, la quota annua di energia elettrica destinata a tale uso è superiore ai 7 miliardi di kilowattora. Così tanto che chi gestisce la rete di trasmissione elettrica ha attivato il meccani- smo dei clienti interrompibili. «L’architettura della luminosità è stata anche quella di colossali sprechi energetici. Per la realizzazione del regno della luce si sono moltiplicati i lumina della città e creati grandi edifici con dispersioni di calore ed ener- gia. Si è abbandonata la logica vitruviana della firmitas , utilitas e venustas ». È un problema da risolvere in sede legislativa? «Io spero che sempre più si affermino norme che co- stringano a una considerazione attenta alla economici- tà nella costruzione di edifici e di oggetti e norme gestio- nali che diventino più cogenti. E ciò vale per tutte le poli- tiche energetiche. Nel Sud Italia, ad esempio, qualsiasi nuovo edificio dovrebbe essere dotato di attrezzature per autosufficienza energetica come i pannelli solari». E la sua Venezia, che nella pittura del Settecento era la città della luce, ora è accesa o spenta? «Più che della luce, era la città del colore che delira oltre ogni segno. Quella di Venezia è sempre stata luce incarnata; non regno della luce! Anche qui, oggi, in ogni calle vorrebbero più luce; è la psicologia della gente che vuole ciò. Le persone sono inquiete e spaventate, perciò cercano rassicurazione. Tutti noi cerchiamo disperata- mente di vederci chiaro. E pensiamo che basti un po’ di luce per vederci meglio». S E LA L UCE D IVENTA O SSESSIONE Vista dal satellite Il sindaco-filosofo e l’ansia da illuminazione globale: «È lo specchio della crisi di identità delle metropoli» La Terra illuminata di notte (Ap) e il filosofo Massimo Cacciari (Imagoeconomica) Adolf Loos Aristotele Massimo Cacciari è nato a Venezia nel 1944, città della quale è sindaco (eletto nel 2005, è al suo secondo mandato). Laureato in Filosofia, ha insegnato Estetica a Venezia ed è stato poi preside dell’Università San Raffaele di Milano. Parlamentare dal ’76 all’83, nel ’99 è diventato deputato europeo. Tra le sue opere, «Krisis» (1976), «Dell’Inizio» (’90), «Della cosa ultima» (2004) Martin Heidegger Secondo Loos (1870-1933) l’architettura deve essere pratica e non può essere arte: di qui il bisogno morale di eliminare ogni decorazione inutile. Tra i fondatori del razionalismo europeo, l’autore di «Ornamento e Delitto» è un architetto del chiaroscuro, convinto che l’interno non debba trasparire all’esterno TRA P ENSIERO, P OESIA E A RCHITETTURA Dante CHI È Secondo l’autore delle «Confessioni» (354-430), l’illuminazione divina è la condizione necessaria di ogni conoscenza vera: le idee, che sono situate nella mente di Dio di cui sono i pensieri, possono essere colte dall’uomo solo perché Dio stesso lo rende capace attraverso un intervento sul suo intelletto Il filosofo tedesco (1889-1976) definisce l’esperienza della verità come «Lichtung». È sia un riferimento diretto alla luce, sia al bosco, alla radura: quando gli alberi si diradano si apre uno spazio in cui filtra la luce. Per Heidegger è più di una metafora, è il movimento di svelamento-nascondimento in cui la verità si offre all’uomo Siamo di fronte a colossali sprechi energetici: è ora di puntare su edifici autosufficienti LA R IFLESSIONE Il filosofo greco (384-322 a.C.) scrive nel «De Anima» che «la luce rende i colori che sono in potenza in atto». Analogo della luce è poi l’intelletto produttivo, ovvero ciò che permette alle nozioni intellegibili di essere conosciute in atto. Aristotele costruisce l’impianto teorico che in età cristiana verrà definito «illuminazione divina» Il viaggio in Paradiso è scandito da una serie di illuminazioni: il poeta (1265-1321) capisce di essere salito in un cielo più alto dall’intensificarsi della luce. Alla fine giunge alla pura luce intellettuale dell’Empireo, dove risiede Dio circondato dagli angeli e dalla candida rosa, l’assemblea dei beati Nel concetto di lux si fondono aspetti filosofici e religiosi: è l’Inizio di tutto, ciò che sta al di sopra del sole 5 Mode e Modi Mercoledì 18 Aprile 2007 Corriere della Sera

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Massimo Cacciari

D I P I E R L U I G I P A N Z A

Sant’Agostino

L a luce è ciò che rende visibili tutti gli enti, e quindianche noi stessi e il mondo. Per questo motivo, la

luce è all’origine di molte spiegazioni religiose e scienti-fiche sulla nascita dell’universo. Per questo il mondocerca di restare sempre acceso e per questo rischia didanneggiare le proprie risorse energetiche.

Se Aristotele scriveva nel «De Anima» che «la lucerende i colori che sono in potenza in atto», il filoso-fo-sindaco Massimo Cacciari, architetto honoris cau-sa dall’università di Genova, accende la luce sul temasu un’età antecedente quella del filosofo greco.

«Il tema della luce domina la cultura filosofica e le tra-dizioni religiose, non solo europee, sin dall’inizio. Bastipensare al ruolo simbolico che la luce svolge nella Gene-si, nella filosofia greca e nel platonismo, dove aspetti re-ligiosi e filosofici si fondono. In questi contesti emergein un duplice aspetto. Una dimensione è quella per cuila luce è condizione generale dell’apparire, e quindi unInizio sovraessenziale dove non è l’elemento dell’appa-rire bensì la condizione dell’apparire stesso. In secondoluogo, la luce emerge anche come ciò che noi vediamo,tanto che Euripide diceva "dolce è vedere la luce"».

È sia potenza che atto, insomma?«Diciamo che la luce è così articolata: la lux è il sovra-

essenziale (il Sole del sole); il sole è il lumen che si molti-plica nei raggi. Quando la luce è oggetto della visione,parliamo di lumen . Lux , lumen , radium e splendor sonole articolazioni della luce».

Dunque la luce, nella sua articolazione in «raggi», èanche elemento di congiunzione tra Oriente e Occi-dente, almeno attraverso il più celebre trattato di AlKindi, il «De Radiis». E in entrambe le tradizioni è se-gno di potere, basti pensare al ruolo che assume laluce nel «Paradiso» di Dante...

«La luce rappresenta il potere divino perché è scrittonel "Vangelo" di Giovanni, che riprende il tema biblicodi Dio come luce. Dio è lux , il figlio è lumen . L’analogiatra padre e figlio dominante nell’iconologia cristiana fariferimento alla luce. La lux , creando, diventa lumen e iraggi sono le creature, i raggi sono la molteplicità. Que-sto è l’universo teofanico ed è anche la descrizione dellaluce come sistema di potere e diffusione».

Poi la luce, nella tradizione occidentale, diventa ele-mento di progresso, sino ad arrivare all’uso dell’ener-gia e alla prima abitazione privata illuminata nel1880.

«La storia della luce si accompagna a quella della sco-perta scientifica fin da subito, già dalla ricerca coperni-cana e poi con l’Illuminismo, che vuol dire appunto ri-schiaramento».

Questa descrizione è valida ancora oggi? Paul Viri-lio parla di luce come simbolo di potere per le città...

«Certamente. La luce è in tutta la tradizione un simbo-lo di onnipotenza. È l’Uno da cui tutte le differenze pro-vengono e in cui tutte le differenze tendono a risolversi.C’è una forte carica identitaria nella luce! L’ossessionedella città illuminata — quasi una Gerusalemme celeste

in terra — è una ossessione di omnivisibilità dominateoggi. Ed è una interpretazione unilaterale, perché i raggisono, invece, differenza e molteplicità. E questo lo dicebene Hegel in un passaggio della "Fenomenologia delloSpirito" quando critica la luce come sostanzialità privadi forma. Hegel è contro l’idea di un tutto illuminato.Dice no all’omnidominanza della luce. La luce deve de-comporsi nei raggi se vuole la vita, la luce deve sacrifi-carsi per far apparire il molteplice della vita».

Anche oggi l’uso della luce per illuminare i monu-menti di una città o di un paese rappresenta un consu-mo identitario?

«Sì. L’ossessione della luce è sintomo di un’ansia, diuno stress da sradicamento. Si pensa di superare questasituazione di sradicamento esistenziale e di perditaidentitaria in modo semplice e unilaterale: accendendola luce in città, come si fa in casa. Poiché non so chi iosia, e chi sia l’altro, anziché accettare il gioco del chiaro-scuro, dei raggi, si pensa che basti accendere la luce. Ecosì i cittadini chiedono ai sindaci di far luce in città an-che di notte, e non una luce plurale, modulata, metafori-camente e di fatto. Basta che sia luce».

Anche l’architettura del Novecento, specie con LeCorbusier, diventa un'arte in costante rapporto conla luce...

«Adolf Loos resta, secondo me, uno degli ultimi archi-tetti del chiaroscuro, del collegamento tra interno/ester-no, luminoso/segreto. L’interno non deve trasparire fuo-ri, per Loos. Poi, certe utopie alla Bruno Taut, o la cosid-detta architettura di cristallo, hanno piegato l’esperien-za architettonica verso la ricerca della pura luce. Da quiil trionfo dell’architettura di vetro nel Novecento. L’ar-chitettura di vetro è più rassicurante, ma è l’architetturadell’utopia».

Ed è anche quella dei consumi, il grande tema dioggi. Guardando il mondo dal satellite lo si vede tuttoilluminato. Il settore dell’illuminazione domesticanon è il settore che più incide sui consumi di elettrici-tà, ma ha la sua importanza: in Italia, la quota annuadi energia elettrica destinata a tale uso è superiore ai7 miliardi di kilowattora. Così tanto che chi gestiscela rete di trasmissione elettrica ha attivato il meccani-smo dei clienti interrompibili.

«L’architettura della luminosità è stata anche quelladi colossali sprechi energetici. Per la realizzazione delregno della luce si sono moltiplicati i lumina della cittàe creati grandi edifici con dispersioni di calore ed ener-gia. Si è abbandonata la logica vitruviana della firmitas ,utilitas e venustas ».

È un problema da risolvere in sede legislativa?«Io spero che sempre più si affermino norme che co-

stringano a una considerazione attenta alla economici-tà nella costruzione di edifici e di oggetti e norme gestio-nali che diventino più cogenti. E ciò vale per tutte le poli-tiche energetiche. Nel Sud Italia, ad esempio, qualsiasinuovo edificio dovrebbe essere dotato di attrezzatureper autosufficienza energetica come i pannelli solari».

E la sua Venezia, che nella pittura del Settecentoera la città della luce, ora è accesa o spenta?

«Più che della luce, era la città del colore che deliraoltre ogni segno. Quella di Venezia è sempre stata luceincarnata; non regno della luce! Anche qui, oggi, in ognicalle vorrebbero più luce; è la psicologia della gente chevuole ciò. Le persone sono inquiete e spaventate, perciòcercano rassicurazione. Tutti noi cerchiamo disperata-mente di vederci chiaro. E pensiamo che basti un po’ diluce per vederci meglio».

SE LA LUCEDIVENTAOSSESSIONE

Vista dal satellite

Il sindaco-filosofo e l’ansia da illuminazione globale:«È lo specchio della crisi di identità delle metropoli»

La Terra illuminata di notte(Ap) e il filosofo MassimoCacciari (Imagoeconomica)

Adolf LoosAristotele

Massimo Cacciariè nato a Venezia nel1944, città della qualeè sindaco (eletto nel2005, è al suosecondo mandato).Laureato in Filosofia,ha insegnato Esteticaa Venezia edè stato poi presidedell’Università SanRaffaele di Milano.Parlamentaredal ’76 all’83, nel ’99 èdiventato deputatoeuropeo. Tra le sueopere, «Krisis»(1976), «Dell’Inizio»(’90), «Della cosaultima» (2004)

Martin HeideggerSecondo Loos (1870-1933)l’architettura deve esserepratica e non può essere arte:di qui il bisogno moraledi eliminare ogni decorazioneinutile. Tra i fondatori delrazionalismo europeo, l’autoredi «Ornamento e Delitto» èun architetto del chiaroscuro,convinto che l’interno nondebba trasparire all’esterno

T R A P E N S I E R O , P O E S I A E A R C H I T E T T U R A

Dante

CHI È

Secondo l’autore delle«Confessioni» (354-430),l’illuminazione divina è lacondizione necessaria di ogniconoscenza vera: le idee, chesono situate nella mente di Diodi cui sono i pensieri, possonoessere colte dall’uomosolo perché Dio stessolo rende capace attraversoun intervento sul suo intelletto

Il filosofo tedesco (1889-1976)definisce l’esperienza dellaverità come «Lichtung». È siaun riferimento diretto alla luce,sia al bosco, alla radura:quando gli alberi si diradanosi apre uno spazio in cui filtrala luce. Per Heidegger è più diuna metafora, è il movimentodi svelamento-nascondimentoin cui la verità si offre all’uomo

Siamo di fronte

a colossali

sprechi

energetici: è

ora di puntare

su edifici

autosufficienti

L A R I F L E S S I O N E

Il filosofo greco (384-322 a.C.)scrive nel «De Anima» che «laluce rende i colori che sono inpotenza in atto». Analogo dellaluce è poi l’intelletto produttivo,ovvero ciò che permette allenozioni intellegibili di essereconosciute in atto. Aristotelecostruisce l’impianto teoricoche in età cristiana verràdefinito «illuminazione divina»

Il viaggio in Paradisoè scandito da una seriedi illuminazioni: il poeta(1265-1321) capisce diessere salito in un cielo piùalto dall’intensificarsi dellaluce. Alla fine giunge alla puraluce intellettuale dell’Empireo,dove risiede Dio circondatodagli angeli e dalla candidarosa, l’assemblea dei beati

Nel concetto di

lux si fondono

aspetti filosofici

e religiosi: è

l’Inizio di tutto,

ciò che sta al di

sopra del sole

5Mode e Modi Mercoledì 18 Aprile 2007 Corriere della Sera