SEDE PRESIDENZA UFFICI VISITA IL NOSTRO NUOVO SITO · -“FRAGILITÀ” di A. Debora Turchetto ......

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Periodico trimestrale - Anno 2010 - N. 1 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2044 n° 46) art. 1 comma 1 dcb Venezia 30125 Venezia, S. Polo 135 - 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382 Realizzazione: CompuService, Venezia - info@compuservicevenezia.it SEDE PRESIDENZA UFFICI Canaletto, San Giacomo di Rialto, 1725-30, Gemäldegalerie, Dresden VISITA IL NOSTRO NUOVO SITO: www.misericordiavenezia.org e-mail: info@misericordiavenezia.org TROVERAI NOTIZIE AGGIORNATE Il Messaggio 1-2010:Il Messaggio n3luglio06 12-01-2010 18:43 Pagina 1

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Periodico trimestrale - Anno 2010 - N. 1 - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2044 n° 46) art. 1 comma 1 dcb Venezia30125 Venezia, S. Polo 135 - � 041 5224745 - C/C post. 18513309 - Reg. Trib. Venezia 26-5-1965 n. 382

Realizzazione: CompuService, Venezia - [email protected]

SSEEDDEE PPRREESSIIDDEENNZZAA UUFFFFIICCII

Canaletto, San Giacomo di Rialto,1725-30, Gemäldegalerie, Dresden

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venerdì 15-16.30martedì 15-16.30PER I MESI DI OTTOBRE E NOVEMBRE SOLO MAR-

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sommario

NEWS SODALIZIO- Sabato 31 ottobre: Festeggiati i volontari delle Sezioni interne della

Misericordia- Mercoledì 18 novembre: Consegna premio “Leone di S. Marco” dal Comune di

Venezia per le attività svolte dalla Misericordia

- Domenica 13 dicembre: Conferita “Targa Solidarietà” alla Misericordia - Martedì 15 dicembre: Cerimonia per la consegna degli attestati di frequenza al 5°

Corso di Primo Soccorso organizzato dalla Misericordia

NEWS SEZIONI- Consuntivi IV Trimestre 2009 sezioni interne “Filo d’Argento”, “Arcobaleno” e“Ambulatorio”- Le volontarie dell’Arcobaleno con Babbo Natale in Carcere Femminile della Giudeccaper la consegna di dolciumi e giocattoli ai bimbi- Fondazione “MIDGET” in Pediatria dell’Ospedale Civile di Venezia

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IN QUESTO NUMERO:- VIGILIA DI NATALE IN LIBANO. REPORTAGE di Francesco Bergamo- DA 40 ANNI CIRCA LA “BARCA DEI MORTI” NON ESISTE PIÙ. E’ GIUN-TO IL MOMENTO DI RICOSTRUIRLA !!! di Giuseppe Mazzariol

- “LA CROCE E LA CORTE EUROPEA PER I DIRITTI DELL’UOMO”, diMaurizio Del Maschio

- “ FRANZ JOSEPH HAYD NEL 200° ANNIVERSARIO DELLA MORTE” diAngiolo Zoni

- PARLIAMONE SOTTOVOCE. SETTEMBRE 2009 di Giampaolo Bastianello- “ANDAR PAR OMBRE…” di M. Chiara Klinger Mazzarino- “FRAGILITÀ” di A. Debora Turchetto- MEDICI A VENEZIA diGiampaolo Contemori- UNA VITA TRA I CENTENARI di Giancarlo Bottecchia- CURIOSITÀ VENEZIANE- LE RICETTE DI NONNA SILVANA

Direttore Responsabile: GIUSEPPE MAZZARIOLCollaborazione: M.TERESA BET, FALCIER ROBERTA, MUSACCO MARINAConsultazione creativa: RAFFAELLA GONELLADirezione e redazione: Venezia – S. Polo, 135 – Tel. e fax 041.5224745

e-mail: [email protected] internet: [email protected]

Gli articoli firmati riflettono soltanto l’opinione degli autori.

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IL MESSAGGIO 5

NEWS sodalizio

4 IL MESSAGGIO

SABATO 31 OTTOBRE 2009FESTEGGIATI I VOLONTARI DELLE SEZIONI INTERNE“FILO D’ARGENTO”, “ARCOBALENO” , “AMBULATO-RIO”.

Sabato 31 ottobre 2009, dopo una solenne liturgia di ringraziamento presiedutadal Delegato Patriarcale per le Opere Caritative, Mons. Dino Pistolato, sono staticonsegnati attestati di benemerenza e medaglie d’argento ai volontari delle tresezioni interne che avevano maturato 5-10-15 anni di attività.

Maria Mis – Volontaria nella sezione, “FILO D’ARGENTO”

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IL MESSAGGIO 54 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

Perini Gianna - Volontaria nella sezione “FILO D’ARGENTO”

Dr. Mario Bechi – Volontario della sezione - “ARCOBALENO”

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IL MESSAGGIO 76 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

Dr. Bruno Romanelli – Volontario nella sezione “ARCOBALENO”

Sandra Campelli – Volontaria nella sezione “AMBULATORIO”

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IL MESSAGGIO 7

NEWS sodalizio

6 IL MESSAGGIO

Mariuccia Dussin – Volontaria nella sezione “AMBULATORIO”

Maurizio Novello – Informatore Dell’Ambulatorio e Volontario nella sezione“ARCOBALENO”.

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IL MESSAGGIO 98 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

MERCOLEDI’ 18 NOVEMBRE 2009 CONSEGNATO ALLAMISERICORDIA IL PREMIO “LEONE DI S. MARCO”

Mercoledì 18 novembre 2009, alla Scuola Grande di S. Rocco, è stato consegnato dallemani del Sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, a quelle del Presidente dellaMisericordia Giuseppe Mazzariol, il premio “Leone di S. Marco”, una targa ed una per-gamena quale particolare riconoscimento per l’impegno sociale e civile a sostegno dellepersone che soffrono nella nostra città. Dunque alla presenza del Sindaco, del VescovoAusiliare, Mons. B. Pizziol e dell’Avv. Augusto Salvatori, Assessore al decoro e alle tradi-zioni della città, la Misericordia ancora una volta ha avuto un valido riconoscimento.

Consegna al Presidente Mazzariol Giuseppe del premio “Leone di S. Marco”

“TARGA SOLIDARIETA’ 2009”CONFERITA ALLA MISERICORDIA DI VENEZIADALLA ASSOCIAZIONE “I RAGAZZI DI DON BEPI”

Domenica 13 dicembre, nella chiesa di S. Luca, dopo una solenne liturgia eucari-stica, nel corso della quale è stato ricordato, da un ventennio della scomparsa,l’ex parroco Mons. Giuseppe Spanio (“don Bepi”), è stata consegnata nelle manidel presidente della Misericordia Giuseppe Mazzariol la “TARGA SOLIDA-RIETA’ 2009” per le attività assistenziali prestate da questo sodalizio alla popo-lazione veneziana.

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IL MESSAGGIO 9

NEWS sodalizio

8 IL MESSAGGIO

CERIMONIA PER LA CONSEGNADEGLI ATTESTATI DI FREQUENZA AL CORSODI PRIMO SOCCORSO – QUINTA EDIZIONE

Martedì 15 dicembre 2009, nella Sala S. Giovanni, della Scuola Grande di S. GiovanniEvangelista, alla presenza di autorità civili e militari, ha avuto luogo la consegna degli atte-stati di frequenza al CORSO DI PRIMO SOCCORSO, ormai giunto alla quinta edizio-ne. La Misericordia infatti da cinque anni, organizza un corso della durata di tre mesi circacon una frequenza di due giorni settimanali per coloro che desiderano apprendere lenozioni basilari sul primo soccorso e una volta la settimana, sempre per tre mesi, per colo-ro che avendo frequentato il corso dell’anno precedente, desiderano apportare un aggior-namento a ciò che hanno già imparato. Dunque grande successo di iscritti quest’anno chehanno raggiunto la meta dell’attestato: una sessantina ed una trentina per l’aggiorna-mento. La Regione Veneto ha concesso inoltre crediti formativi nel campo dell’educazio-ne medica continua, previsti dal Ministero, sia per i docenti che per i discenti che operanonei settori della sanità e per gli studenti. I due corsi sono stati diretti dal Dr. LodovicoPietrosanti, Responsabile SUEM OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA e organizzati dalDr. Olmo Tarantino. Ancora una volta è stata ribadita la necessità che in ogni momentodella vita quotidiana ci può essere l’urgenza di intervenire con competenza in casi diemergenza. Il Presidente della Misericordia, Giuseppe Mazzariol, soddisfatto del succes-so dell’iniziativa, ha reso noto che, anche nel 2010, verrà effettuato un altro corso che ini-zierà a fine settembre.

Chi desiderasse, tra coloro che hanno effettuato il corso, far parte di una squadra dipronto intervento volontario già costituita, per manifestazioni annuali quali Vogalonga,Su e zò per i ponti, Redentore e Cerimonia di Fine Anno, può prendere contatti con laSegreteria della Misericordia ed eventualmente fornire il suo nominativo.

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IL MESSAGGIO 1110 IL MESSAGGIO

NEWS sodalizio

A TUTTI GLI ISCRITTIFUNERALI A CURA DELLA MISERICORDIA

L’Arciconfraternita si occupa, per tutti gli iscritti, previo contattratto sottoscrit-to negli uffici amministrativi della sede di Rialto, 135, dei funerali una volta cheviene a mancare un confratello. Da anni ormai, appoggiata ad un’impresa dipompe funebri cittadine, si prende cura dell’accompagnamento funebre, delfunerale nella chiesa parrocchiale o a S. Michele, della cassa, dei fiori e a secon-da della scelta se a terra o in manufatti, viene fatta poi la croce e la pietra tom-bale o le iscrizioni sul cinerario, ossario o nicchia.Il contratto viene sottoscritto in vita e l’importo non subirà modificazioni fino aquando verrà a mancare il confratello/a. Per informazioni invitiamo i nostriiscritti, ma soprattutto chi è solo o non desidera dare incombenze ai parentidopo il decesso, a contattare gli uffici dal lunedì al sabato dalle 9.00 alle 12.00.

PER CHI VOLESSE SOSTENERE CON UN’OFFERTA LE NOSTREMOLTEPLICI ATTIVITÀ DI VOLONTARIATO PUÒ FARLO ANCHE AMEZZO BONIFICO BANCARIO INTESTANDOLO A:ARCICONFRATERNITA DI S. CRISTOFORO E DELLA MISERICOR-DIAS. POLO 135 - 30125 VENEZIAAPPOGGIANDOLO PRESSO LE SEGUENTI BANCHE:

VENETO BANCACODICE IBAN: IT46C0541802001084570176956

BANCO SAN MARCOCODICE IBAN: IT09W0518802070000000039153

BANCA DEL VENEZIANOCODICE IBAN: IT38N0840702003060000082938

O A MEZZO VERSAMENTO IN C/C POSTALE N. 18513309

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IL MESSAGGIO 11

NEWS sodalizio

10 IL MESSAGGIO

CONSORELLE NUOVE ISCRITTE(dal 1° ottobre 2009 al 31 dicembre 2009)DE BIASIO GALLIMBERTI Carla – COLOMBINI Enrica – GRELLA Chiara – ANNOE’Giovanna – CAMALI Giordana – BIFANI Patrizia

CONFRATELLI NUOVI ISCRITTI(dal 1° ottobre 2009 al 31 dicembre 2009)DELLA PUPPA Giancarlo – BOCCASSINI Gianfranco – FUSARO Luca – SFRISO Paolo

NON SONO PIU’ CON NOI MA VIVONO NEL NOSTRO RICORDO:

CONSORELLE DECEDUTE(dal 1° ottobre 2009 al 31 dicembre 2009)CHIANDETTI Lina – REGAZZO Nelly – GUADAGNINI Loredana – FRANZOI Roberta –COSTANTINI Maria Luigia – ZAMBON Annetta – BRIDDA Antonietta – CAMOZZO Jole – VIOMaria – VIANELLO Graziella

CONFRATELLI DECEDUTI(dal 1° ottobre 2009 al 31 dicembre 2009)BARBINI Paolo – MASO Amedeo – BEVILACQUA Nicolò – GIRARDI Giovanni – BERGAMOGiovanni – MARELLA Giovanni – VIANELLO Arrigo – MARTIRE Sergio

CONFRATELLI E CONSORELLE ISCRITTE IN MORTE(dal 1° ottobre 2009 al 31 dicembre 2009)DAMO Antonio

OFFERTE ALL’ARCICONFRATERNITA(dal 1° ottobre 2009 al 31 dicembre 2009)Giancarlo AZIN in memoria della Famiglia BUSANEL – DELL’ANDREA Angela – Famiglia CRO-VATO – Famiglie LAZARI-FOLETTO in memoria di Paolo BARBINI – BASTIANELLOWilgeforte – DUSSIN BARBINI Mariuccia in memoria del marito Paolo BARBINI – BLENGINICristina in memoria di Paolo BARBINI – SANTI Anselmo in memoria di GUADAGNINI SANTILoredana – ABBO Germana – Famiglia MASO in memoria di Amedeo MASO – DE PIEROAnnamaria – FIDO Maria in memoria di REGAZZO Nelly – DE VANNA Maria – GRELLA Chiara– FANTIN Marina – Condominio Palazzo LEZZE in memoria di A. ZAMBON – BOFFELLIRenato – LAMON Aldo – CALABRIA Rita – RADONI Giuseppina – CAPPELLI Bianca pro sez.“Filo d’Argento” – PRO BARCA DEI MORTI: Resmini Maria Rosalba

(a/m c/c postale o bancario da ottobre a novembre 2009)dal 1° ottobre 2009 al 30 novembre 2009)MORA Francesco e Annamaria – DELLA PUPPA Giancarlo – COSTANTINO Pietro e GRECONicola in memoria di Paolo BARBINI – GRADELLA Achille in memoria di Paolo BARBINI –MORO Annamaria in memoria di Myrta SECCO BELLATI – PAPA Gianni-Antonio-Alvise ePICCO Marta – N.N. in memoria dei defunti Famiglia LAZZARINI -

LA QUOTA ASSOCIATIVA PER L’ANNO 2010 RESTA INVARIATA IN € 20,00 (VENTI).

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IL MESSAGGIO 1312 IL MESSAGGIO

Arciconfraternita di S. Cristoforo e della MisericordiaVenezia - S. Giacometto di Rialto - S. Polo, 135tel. e fax uffici: 041 5224745 - e-mail: [email protected]

Volontariato a favore degli anziani diVenezia.IL SERVIZIO È GRATUITO.È una proposta di solidarietà, una mano tesa aglianziani che si sentono soli, un sostegno per quel-li che non hanno famiglia.

Volontariato a favore dei bambini in partico-lari stati di difficoltà e necessità.IL SERVIZIO È GRATUITO.È una mano tesa a quei bambini che hannobisogno anche di un sorriso.

Volontariato a favore di persone diseredate,extracomunitari ed altri privi di ogni forma diassistenza sanitaria.MEDICI ED INFERMIERI PROFESSIO-NALI VOLONTARI SONO GRATUITA-MENTE AL SERVIZIO DEGLI ULTIMI

SEZIONE

“FILO D’ARGENTO”Tel. 041 5201760da Lunedì a Venerdì ore 10-12 e 16-18segret. telefonica in funzione

SEZIONE

“ARCOBALENO”Tel. 041 2777362

AMBULATORIOTel. 041 2410347Aperto per visite mediche gratuite:Martedì ore 15-16.30Venerdì ore 15-16.30

SE DESIDERI ANCHE TU AIUTARE ATTIVAMENTEANZIANI, BAMBINI ED ALTRE PERSONE BISOGNOSE

DONA 2 ORE AL MESE DEL TUO TEMPO LIBERO!!!

(PER L’AMBULATORIO ABBIAMO BISOGNO DI INFERMIERI)

L’IMPORTANZA DI UN TESTAMENTO O LASCITOA FAVORE DELLA MISERICORDIA

Fare un testamento o predisporre un lascito è sempre un atto di grande responsabilità edumanità. Non è incompatibile con la tutela degli eredi legittimi: ognuno di noi può lascia-re una cifra modesta, un locale, un magazzino, un alloggio, che, “passando a miglior vita”non verrebbe utilizzato da nessuno e andrebbe magari all’asta!Per la Misericordia, potrebbe essere utile e determinante per la realizzazione di un pro-getto sociale (alloggi per persone non abbienti o senza fissa dimora, mense per disereda-ti, ecc.). Lasciti e donazioni dunque, anche se modesti, possono contribuire a portare a ter-mine dei progetti e far progredire le iniziative sociali in atto.

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IL MESSAGGIO 1312 IL MESSAGGIO

NEWS sezioni interne

Sezione “ARCOBALENO”Consuntivo 4° trimestre 2009

A -DIVISIONE PEDIATRICAOSPEDALE CIVILE DI VENEZIA

Assistenza ai bambiniin day hospital ore 130Assistenza ai bambini in sostituzione dei familiari ore -Servizio di ludoteca “ 90Colloquio con personalemedico e paramedico “ 5

B -CASA CIRCONDARIALEFEMMINILE - GIUDECCA

Intrattenimento con i bambinidelle detenute ore 56Assistenza in ospedale “ -

C - ISTITUTO PROVINCIALE S. MARIA DELLA PIETÁ

Assistenza ai bambini (Comunità Melograno) ore -Assistenza a mamma e bambino(Comunità Primavera) ore -

Sezione “FILO D’ARGENTO”Consuntivo 4° trimestre 2009

ATTIVITÀ SEDEGiorni 63 per un totale di ore 250Visite ricevute per informazioni,richiesta aiuto e compagnia 15Telefonate ricevute:- per informazioni e richiesteintervento 206- per servizio 73Telefonate effettuate:- per compagnia, assistenza,chiarimenti 98- per servizio 399

INTERVENTI EFFETTUATIReparto Geriatria Ospedale Civile 289Altri Reparti Ospedale Civile 111Hospice Fatebenefratelli 71R.S.A Fatebenefratelli 113Assist. e comp. Case di Riposo 37Animazione in Casa di Riposo -S. Lorenzo -Assist. e comp. a domicilio 8Spesa a domicilio 89Accompagnamento a visite mediche 2Espletamento pratiche amministrative 26

Ambulatorio Consuntivo 4° trimestre 2009

- Visite ambulatoriali generiche 45- Richieste visite specialistiche 22- Richiesta esami lab. 5- Richiesta esami radiologici 2- Richiesta interventi -- Richiesta esami strum. 4

Servizio di consulenza psicologica

Su appuntamento pressol’AMBULATORIOtelefonando al mattino al n. 041-2410347

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IL MESSAGGIO 15

NEWS sezioni interne

LE VOLONTARIE DELLA SEZIONE “ARCOBALENO”” CONBABBO NATALE IN CARCERE FEMMINILE DELLA GIUDECCA

Anche quest’anno BABBO NATALE si è fatto accompagnare da un gruppetto di volontariedella Sezione “ARCOBALENO” per portare qualche regalino e molti dolciumi ai bimbi chesi trovano nel CARCERE FEMMINILE della Giudecca con le loro madri carcerate.Esperienza colma di affetto, emozione e…tanta gioia !!!

14 IL MESSAGGIO

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IL MESSAGGIO 1514 IL MESSAGGIO

NEWS sezioni interne

FONDAZIONE “MIDGET” ONLUSIN PEDIATRIA DELL’OSPEDALE CIVILE DI VENEZIA

Martedì 15 dicembre 2009 il Primario della U.O. di Pediatria, Dr. Lucio Santoro, ha riuni-to i componenti il Consiglio di Amministrazione della Fondazione “Midget” per presen-tare alla stampa una nuova attrezzatura. Trattasi di una strumentazione elettromedicaleda utilizzarsi per la stabilizzazione del neonato critico, in particolare nei primi minuti dopola nascita. Era presente per “IL GAZZETTINO” il Direttore Dr. Roberto Papetti e il cro-nista Davide Calimani. La Fondazione è sorta nel 2007 ed ha come scopo principale di rendere meno traumaticala degenza dei bambini ricoverati presso la Pediatria dell’Ospedale Civile di Venezia,mediante l’acquisto di materiale ludico e sanitario di cui dotare il reparto. Essa è statacostituita in memoria dell’arbitro internazionale di vela Giorgio Lauro, detto “Midget”(moscerino) che ha lasciato una iniziale donazione da devolvere per i bimbi dellaPediatria di Venezia. Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione “midget” è così costituito: Presidente, ilPrimario pro tempore-Dr. Lucio Santoro; Consiglieri: il Presidente pro temporedell’Arciconfraternita di S. Cristoforo e della Misericordia - Giuseppe Mazzariol, il sig.Adolfo Villani, in rappresentanza della famiglia Lauro e la signora Marta Nardi Tullio.Questo macchinario è all’avanguardia negli ospedali pediatrici e costituisce un vanto peril nostro nosocomio cittadino. Il suo costo è di circa Euro 30.000,00.

Da sx a dx: La sig.ra Marta Nardi Tullio, il Primario dr. Lucio Santoro, il signor AdolfoVillani e il sig. Mazzariol Giuseppe.

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EMERGENZE

Carabinieri 112Polizia 113Vigili Urbani 041 2747070Vigili del Fuoco 115Enel guasti 800 900 800

041 965885-6-7

DISTRETTI SANITARI

- Venezia 041 5294016- Murano 041 739461- Lido e Malamocco 041 5295203- Mestre e Zelarino 041 2608100

GUARDIA MEDICA

Da lunedì al venerdì (ore 20-8) e da saba-to (dalle 10) a lunedì (fino alle 8)- Venezia-Giudecca 041 5294060- Murano-S. Erasmo 041 5274078- Lido 041 5267743- Mestre-Marghera 041 951332

GUARDIA MEDICAPEDIATRICA

Da lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle20.00.Nei prefestivi e festivi a Venezia: dalle8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00.A Mestre: dalle 8.00 alle 12.30 e dalle15.00 alle 20.00Tel. unico: 041 5295800

OSPEDALI

UFFICI RELAZIONE CON IL PUB-BLICO:- Venezia 041 5294588

Venezia- Osp. Civile SS. Giovanni e Paolo:

041 5294111- S. Camillo 041 2207111- Fatebenefratelli 041 783111

Mestre- Osp. Dell’Angelo 041 9657111- Policlino S. Marco 041 5071611- Villa Salus 041 2906411

Prenotazioni Ulss 800 501 060

DENTISTI ANDI

Capoluogo e provincia: urgenzesabato dalle 15.00 alle 18.00domenica dalle 9.00 alle 12.00 edalle 15.00 alle 20.00

336262418

VETERINARI

Dal lunedì al sabatodalle 7.30 alle 13.30

041 2608350-1041 2607123

Disponibilità dalle ore 19.00alle ore 7.00 solo per animalirandagi, in difficoltà o vaganti

NEWS sodalizio

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VIGILIA DI NATALE IN LIBANOUna giornata passatacon i militari italiani di Francesco Bergamo

LIBANO. Tibnin, 24 dicembre 2009- Il cieloè limpido e la cittadina di Tibnin, nel Sud delLibano, è già in pieno fermento. Inizia così lamia vigilia di Natale al seguito delle pattu-glie Unifil sotto il comando italiano. Laprima cosa che faccio è una buona colazionenella sala mensa della base e poi ascolto unpo' le chiacchiere dei soldati. È tutta genteper bene, i cui pensieri sono quasi semprerivolti alle famiglie lontane. Poi mi trasferi-sco con gli altri giornalisti al punto d'incon-tro: il monumento nel piazzale della base.Sono da poco passate le 7,50 e alle 8,00 par-tiremo dalla base Ficuciello verso la baseUN2-3 di Shama. Un'ora circa di percorso.Lì ci sarà la visita del Capo di StatoMaggiore della Difesa. Poi, invece, andremoa Tiro.Il cancello che separa la sicurezza della basedall'incognita della strada è ancora chiusodavanti a me. I soldati della Missione Unifil-Sector West HQ- che mi stanno scortandosono sereni e lavorano con serietà e compe-tenza. Sono tutti giovani, alcuni di loro sonosposati. Ma tutti sono lontani da casa ed è lavigilia di Natale. È un Natale diverso, perchéfesteggiato in terra straniera e correndogrossi pericoli. Il contingente italiano con-trolla il settore Ovest del Sud del Libano:funge da cuscinetto e da guardia alla BlueLine, la linea armistiziale, di colore blu emarcata da 198 pilastri, che separa Israeledal Libano. È un confine provvisorio trac-ciato dall'Onu. Nessuno si può avvicinare, inquanto è territorio di sicurezza e controlla-to dalle truppe Unifil, i caschi blu (sono 13mila). Il Libano è una nazione complessacon tre religioni che si contendono il territo-rio (sciiti, sunniti e critiano-maroniti) oltre

agli Hezbollah(40 mila mili-ziani). I confi-ni sono sem-pre in movi-mento, masoprattutto tresono i toponi-mi al centrodel contenzio-so con Israele: l'abitato di Ghagar, le quat-tordici fattorie di Shebaa e le colline di KfarShouba.Tutto è pronto, siamo tutti seduti all'internodei mezzi del convoglio, i VM90 da 10 pas-seggeri. Il capitano dà il segnale, il cancello siapre e usciamo. Siamo nella strada. Mi trovoa seguire la pattuglia in ricognizione. Lasituazione è apparentemente tranquilla, mabasta poco perché tutto scappi di mano. Lapopolazione locale sta lavorando. I libanesilavorano sempre, sono degli stakanovisti.Vedo molte officine meccaniche, spessocomposte solo da una stanza con pochiattrezzi, che sono meta di curiosità dei ragaz-zini. I meccanici lavorano attorno a macchi-ne che sono la somma di vari modelli mon-tati assieme. Le donne guardano le pochevetrine che espongono mercanzia. Alcuniuomini sono seduti in quello che pomposa-mente viene definito bar: alcune seggiole eun bambino che serve alcuni bicchieri dalcolore indefinito. Sporco dappertutto e mol-tissime case portano ancora i segni dell'inva-sione del 2006 da parte dei soldati israeliani.Passo a fianco di una piantagione di banane.Tutto è strano in questa terra: le bananesono piccole, stanno nel palmo di una mano.Sono buonissime. Un bambino saluta il con-

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voglio con un ampio sorriso, ma è un sorrisotriste, di chi ha la vita dura. Sembra di esserein un film dei maestri del neorealismo italia-no.Shama. La base UN 2-3 si materializza soprauna collina. È grande e gode di una panora-mica invidiabile: il Libano è bello, la costa èbellissima, sembra di essere in Sardegna. Cifanno entrare. I soldati di guardia ci salutanocon festosità tutta italiana. Una volta scesodal mezzo mi dirigo verso il bar, dicono chefacciano il più buon caffè italiano tra tutte lebasi. Ne ordino uno e lo bevo. Quanto mi seimancato! È incredibile come un caffè possacolmare la lontananza da casa. Qui, a 2.393km di distanza, un caffè fa la differenza.Eppure è solo da pochi giorni che sono lon-tano da Venezia. Non voglio nemmeno pen-sare a quanto possano soffrire di nostalgia inostri soldati.Il piazzale d'armi è pronto. Tutti sono schie-rati con le belle divise in ordine. Sono fieri,sono felici: sta arrivando il generaleCamporini, Capo di Stato Maggiore dellaDifesa. La massima autorità militare. Segue

il discorso di ringraziamento all'impegno deisoldati e gli auguri di Natale. Un ottimobrunch (buffet rinforzato in piedi) concludela permanenza alla base.Ho la fortuna di assistere ad una esercitazio-ne di routine di sminamento. Una bellaragazza di 24 anni di Latina sta armeggian-do sul terreno alla ricerca di una mina. Ètutta vestita con una pesantissima tuta anti-frammenti. È inginocchiata per terra e il suosguardo è concentratissimo. Il minimo erro-re ed è la fine. Tanti ragazzi e ragazze dellasua età sono frivoli e capricciosi, lei starischiando la vita per permettere ai bambini,che sono quelli che più subiscono le conse-guenze di questa tragedia, di giocare in unbel prato senza timore di morire o di rima-nere mutilati. Mi si è contratto lo stomaco alsolo pensiero che mia figlia potesse saltaresopra un simile ordigno. È ora di ripartire,sono le 14,30. Il convoglio va verso Tiro. Una grossa cittàun po' più a Nord. Ci aspetta un professoreuniversitario che ci spiegherà la storia anticalocale. È una maniera per entrare in sintonia

Francesco Bergamo insieme al Cappellano militare tenente don Antonino

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con la cultura del posto. Dopo un'ora emezza di percorrenza in strade asfaltate mapiene di buche e prive di ogni regola di cir-colazione, arriviamo a destinazione. È l'anti-ca necropoli di Tiro che mi aiuta a capire il

passato di questo popolo. I marmi sono bel-lissimi, la vecchia strada costruita dai roma-ni è ancora intatta, le tombe meno, visto chesono state saccheggiate aprendo i grandi sar-cofaghi con la dinamite. Da queste parti le

Monumento all’Operazione Leonte. Ogni simbolo ricorda il reggimento che ha pre-stato servizio nella base di Tibnin

Parata militare alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Difesa Gen. Camporini

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armi non sono un problema né per trovarlené per usarle. Mentre sto guardando l'anticoippodromo, il terzo più grande del vecchiomondo, sento una litania che arriva dai con-domini vicini. Sono gli altoparlanti chediffondono la musica e le preghiere dellaAshura, l'importante funzione religiosa scii-ta che commemora i caduti. È quella funzio-ne in cui i partecipanti si infliggono penecorporali sino a ricoprirsi di sangue.C'è il crepuscolo e c'è una strana atmosfera.La musica fa il resto. Registro tutto quelloche posso con la mia macchina fotograficadigitale, prima che sia troppo buio. Ma trespari mi riportano immediatamente con ipiedi a terra. Sono di un fucile mitragliatoreKalashnikov, un'arma micidiale che può col-pire il suo obiettivo anche a più di 700 metridi distanza. Io e tutto il gruppo, composto daotto giornalisti, scorta a parte, siamo forte-mente esposti e ci guardiamo preoccupati:siamo al centro dell'ippodromo. Per alcunidi noi è il battesimo del fuoco. Il capitano siattiva immediatamente e contatta l'altraparte della scorta rimasta di guardia ai VN90nel parcheggio. Nessun problema per loro e

nemmeno per noi. Insomma, qualcuno stafesteggiando qualcosa sparando in aria, ma icolpi sono vicinissimi. Apprendo all'istantedall'ufficiale che il proiettile sparato in aria èletale anche quando ritorna in caduta libera.Non lo sapevo proprio. Nel frattempo deiragazzini che giravano bighellonando neiparaggi iniziano a seguirci e poi comincianoa lanciare alcuni sassi contro di noi. L'unicamaniera per evitare conseguenze è quella difar finta di fotografarli e loro che non voglio-no essere ripresi si allontanano un po'. Perprudenza abbandoniamo la necropoli diTiro con una certa velocità e ritorniamo allabase di Tibnin.

È notte già iniziata e il convoglio sta passan-do uno dopo l'altro gli innumerevoli posti diblocco della Fal (Forza Armata Libanese). Isoldati libanesi ci guardano senza nessunaespressione, sembrano degli automi. Dopoun paio d'ore siamo alla base Ficuciello diTibnin. Il corpo di guardia controlla tutto epoi finalmente siamo dentro.Si conclude così la giornata. È andata bene,ma qui tutto è ancora in equilibrio precario.

Francesco Bergamo con la sua scorta armata

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IL MESSAGGIO 2120 IL MESSAGGIO

La missione Unifil lavora molto per miglio-rare lo status quo, ma ci vorrà ancora tempo.Scendo dal mezzo, saluto la scorta e mi avvioverso l'alloggio. L'aria è pungente e profu-

mata, tra poco ci sarà la cena e poi la SantaMessa celebrata dal cappellano militare:don Antonino, tenente, 28 anni. BuonNatale ragazzi, ve lo meritate davvero.

Antico ippodromo di Tiro, pochi secondi prima della raffica di kalashnikov

Una ragazza militare sta svolgendo il sondaggio del terreno: operazione di smi-namento

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IL MESSAGGIO 2322 IL MESSAGGIO

APERTA UFFICIALMENTE LA CAMPAGNA PER LA RICOSTRUZIONEE LA RACCOLTA DI FONDI PER IL RELATIVO FINANZIAMENTO

Su sollecitazione di numerose associazioni veneziane e di privati cittadini che amanoancora seriamente la propria città, desiderosi che le antiche tradizioni non venganodisperse, questa Arciconfraternita ha recentemente promosso l’avvio di una campa-gna di sensibilizzazione e di raccolta di fondi per ripristinare il servizio di trasportofunebre in laguna con l’antica ed elegante imbarcazione tradizionale, condotta daquattro rematori, in uso a Venezia sino agli anni settanta del secolo scorso. Questabarca funebre trasportava i veneziani nel loro ultimo viaggio verso il cimitero di S.Michele in isola. Era un viaggio silenzioso, fatto con la sola propulsione dei remi,rispettoso del momento luttuoso e della tradizione lagunare veneziana. Come anzidetto, l’ultima “barca dei morti” è stata dismessa nei primi anni settanta del secoloscorso. Da allora, solo sporadicamente, i veneziani hanno potuto essere sepolti “daveneziani”. Questa Arciconfraternita, con l’aiuto e il sostegno di molte altre associa-zioni e di numerosissimi cittadini, vuole ridare alla cittadinanza questa possibilità,ricostruendo questa tradizionale imbarcazione, per metterla a disposizione di TUTTI! In data 30 ottobre 2009, alle ore 11.45, presso la sede dell’Arciconfraternita a S.Giacometto di Rialto, ha avuto luogo una conferenza stampa, presenti per il Comunedi Venezia, l’Assessore Pierantonio Belcaro e la dirigente ai Servizi di PoliziaMortuaria dr.ssa Barbara Carrera; per la Società VERITAS S.p.A., che gestisce icimiteri comunali, il direttore ai Servizi Pubblici Locali, dr. ing. Adriano Marchini;per “IL GAZZETTINO”, il dr. Paolo Navarro Dina; per “LA NUOVA di Venezia eMestre”, il dr. Sebastiano Giorni; per IL CORRIERE DEL VENETO”, la dr.ssaPaolaVescovi. Erano inoltre presenti, per l’Associazione “ARZANA’” ilConservatore, sig. Giovanni Caniato, assiduo fautore e sostenitore di questa iniziati-va; il Presidente della Compagnia Marineria Tradizionale “IL NUOVO TRIONFO”,sig. Alfredo Zambon; il Presidente dell’Associazione “El Felze”, sig. Saverio Pastor;il Presidente dell’Archeoclub-Lazzaretto Nuovo, dr. Girolamo Fazzini; il titolare delCantiere Nautico di Burano AMADI snc, sig. Agostino Amadi; (in detto cantieredovrebbe essere ricostruita la barca dei morti). Per le Imprese di Onoranze Funebriera presente il sig. Massimo Donaggio, rappresentante della Cooperativa DanieleManin. La conferenza stampa ha riscontrato un esito più che positivo e soddisfacen-te poiché soprattutto i rappresentanti delle due amministrazioni, Comune di Veneziae VERITAS, si sono espressi positivamente verso questa iniziativa assicurando laloro disponibilità con entusiasmo e rispondendo alle incalzanti domande dei giorna-listi presenti. Pertanto il primo “ostacolo” è stato superato senza alcun condiziona-mento e all’unanimità da tutti i presenti.

Da 40 anni circa la “barca dei morti”non esiste piu’E’ giunto il momentodi ricostruirla !!! di Giuseppe Mazzariol *

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LA BARCA DEI MORTI S’HA DA FARE !!!La mattina di sabato 5 dicembre 2009 è stato allestito un gazebo davanti alla pesche-ria di Rialto, con dispensa di volantini che illustravano ogni cosa circa questa propo-sta rivolta alla cittadinanza e con raccolta di firme per confermare l’assenso al ripri-stino di questo servizio dismesso circa quaranta anni fa. Alle 12,30 il gazebo si è tra-sferito in campo Bella Vienna per l’ora dell’ombra con cicchetto ove si è continuatala raccolta di firme mentre il Presidente dell’Arciconfraternita si recava insieme alconsigliere rag. Ghezzo a S. Stae presso la “Scoleta dei Battioro” per un breve inter-vento sull’argomento, presente la Console del Touring Club per Venezia, dr.ssaDonatella Chiari. In una mattinata sono state raccolte più di 1000 firme. Pertanto,con questa massiccia conferma è stato dato il via alla raccolta di fondi, mediante ver-samenti da fare nel

conto corrente postale N. 18513309 intestato all’Arciconfraternita di S. Cristoforo e della Misericordia

S. Polo, 135 – 30125 VENEZIAcon la seguente CAUSALE: contributo BARCA DEI MORTI

Dai preventivi di spesa pervenuti questa imbarcazione dovrebbe venire a costarecirca € 65.000,00= (sessantacinquemila) così distinti:- circa € 33.000,00 per la costruzione della barca in legno presso il Cantiere

Nautico di Burano AMADI snc;- circa € 28.000,00 per sculture, intagli artistici e decorazioni effettuate dalla

ditta Marzio De Min;- circa € 2,000,00 per fornitura remi e forcole da Saverio Pastor – “Remer in

quel di S. Gregorio”;- circa € 2.000,00 per tappezzerie barca e divise per i rematori.La Regione Veneto, a seguito bando di concorso indetto a favore di cantieri checostruivano imbarcazioni, potrà venirci incontro con un contributo da erogare alCantiere AMADI fino al 30% delle spese. Pertanto, la sottoscrizione pubblica,aperta il 5 dicembre 2009, dovrà far fronte a quanto resterà per raggiungere laspesa preventivata. E’ stato anche predisposto un criterio per quanto concerne gliimporti dei versamenti da parte dei sottoscrittori:Soci ordinari: fino al versamento di € 100,00=;Soci sostenitori:da € 100,00= a € 500,00=;Soci benemeriti: da € 500,00= in su;Soci Collettivi: (devono intendersi gli Istituti bancari, le Società, gli Enti

vari, le Fondazioni, le Scuole Grandi di Venezia) i loroversamenti dovranno essere da € 1000,00 (mille) in sù.

La sottoscrizione si chiuderà il 25 APRILE 2010, Festa di SAN MARCO e delresoconto verrà data pubblicazione nei quotidiani cittadini.Qualora la sottoscrizione non avesse raggiunto l’obiettivo prefissato, si potrà even-tualmente riaprire i termini; in caso contrario le quote versate verranno restituiteai legittimi soci sottoscrittori, salvo volontà specifica degli stessi di devolvere gliimporti all’Arciconfraternita medesima per le sue attività socio-assistenziali in

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IL MESSAGGIO 2524 IL MESSAGGIO

La croce e la corte europeaper i diritti dell'uomo:Fanatico agnosticismoo ignoranza? di Maurizio Del Maschio

Il recente pronunciamento della Corte euro-pea per i Diritti dell'Uomo riguardo all'e-sposizione del crocifisso nelle aule scolasti-che italiane induce a riflettere sull'assurditàdi una simile sentenza che, anche se confer-mata dalla Grande Camera europea per iDiritti dell'Uomo, è destinata comunque arimanere inefficace, in quanto contrastantecon il vigente ordinamento normativo italia-no. La sentenza, così come è stata motivata,mostra una totale mancanza di conoscenzadella complessità di un simbolo, come quellodella croce, che ha una valenza universale da

tempo immemo-rabile e travalica ilsignificato cristia-no.La croce è unsegno antichissi-mo: lo si trova già3.500 anni primadi Cristo in India nella forma uncinata,denominata in lingua sanscrita “Svastika”che significa “apportatore di salvezza”. Essa,in tempi moderni associata alla sciagura del-l'ideologia nazista, era anticamente conside-

Venezia. Dal momento in cui è stata avviata la propaganda di questa iniziativa ilregista veneziano della KUBLAI FILM, dr. Nicolò Scibilia, ha seguito con la suatroupe le varie fasi e tappe, ripromettendosi di fornire alla cittadinanza un prezio-so e quanto mai singolare cortometraggio.

*presidente Arciconfraternita Misericordia di Venezia

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IL MESSAGGIO 2524 IL MESSAGGIO

rata un simbolo solare, di vittoria e di reden-zione universale. La sua forma quadrata(con i bracci uguali) faceva ritenere a sanGregorio di Nissa, padre della Chiesad'Oriente vissuto nel IV secolo, che tutta lacreazione è sostenuta dalla potenza divina.Anche san Girolamo, padre della Chiesad'Occidente, a lui contemporaneo, rammen-tava l’antichissima tradizione della crocecosmica. Per gli antichi il quattro era, infatti,il numero del cosmo. Per i Maya l’universo era formato da duepiramidi contrapposte che poggiavano sullaterra, ai cui estremi quattro giganti reggeva-no il cielo. Per gli antichi pellerossa la croceera il simbolo della caverna primordiale dacui uscivano i quattro venti.Gli antichi egizi rappresentavano la vita(Ankh) con il simbolo della croce sormonta-ta da un occhiello. L’Ankh, nell'alfabetogeroglifico, rappresenta pure l’acqua, simbo-lo di vita. Quel segno era diffuso anche inSiria, Fenicia e Asia Minore. Anche l’asciabipenne era un simbolo di croce noto edusato pure dalle popolazioni dell'Europacentrale e nordica che la associavano al dioThor. Essa, nella tradizione religiosa greca,accompagnava anche le immagini del dioErmes che guidava le anime nell’oltretom-ba. Per i mistici pitagorici la croce era loschema fondamentale impresso dal Lògos alcosmo. Infatti, i due grandi cerchi del cielo,l’equatore e l’eclittica, si intersecano forman-do una “X”, una croce cosmica. Gli antichisapevano benissimo che la terra ha formasferica: Aristarco di Samo, già nel III secoloa.C., ne aveva misurato il raggio. Ma il sim-bolo travalica e trasfigura la realtà. Nella Bibbia, l’”albero della vita”, che erapiantato nel cuore dell’Eden (Gn 2,9), eraorigine dei quattro fiumi che, dipartendosiverso i quattro punti cardinali, formano unacroce. Mosè, per vincere gli Amaleciti, dove-va pregare a braccia aperte: gliele sorregge-vano perché, quando le teneva alzate, gliebrei vincevano e quando le abbassava per

la stanchezza, perdevano. Giosuè(Yehoshùa, nome che in ebraico significa“Dio salva” e imposto pure a Gesù), che gui-dava gli ebrei in quella battaglia, vinse graziealla preghiera di Mosè formulata con lebraccia alzate in forma di croce (Es 17,8-16).Il filosofo pagano Celso scherniva i cristianiperché adoravano un patibolo, ma Origene,nel suo trattato “Contra Celsum”, loammonì di non fingere di ignorare il signifi-cato di quel simbolo universalmente noto. Durante i lavori di demolizione del tempiodi Serapide ad Alessandria, avvenuta nel391, l’Ankh emerse effigiato su varie pietreche fregiavano il tempio. I cristiani lo inter-pretarono unanimi come “la vita che devevenire”. Molti pagani si convertirono con-cordando sull'interpretazione cristiana diquel simbolo, mentre i cristiani cominciaro-no a usare l’Ankh come simbolo della nuovareligione. Tutto questo da molti, oggi, è igno-rato, ma per gli antichi i simboli e i fatti sim-bolici a essi legati erano estremamenteimportanti. Diceva lo scrittore e giornalistainglese Gilbert Keith Chesterton, morto nel1936: “La croce è il solo segno che possaestendere le sue braccia senza limiti e senzaper questo cambiare forma”. Lo sapevanobene gli antichi, per i quali quattro era ilnumero dell’uomo e del creato; esso indicala totalità del cosmo, le stagioni, i punti car-dinali, i venti, gli elementi. Nelle visioni cele-sti, quattro sono gli esseri viventi che stannoalla base del trono divino e quattro sono gliautori dei vangeli canonici, fondamentodelle Scritture cristiane. Dunque, la croce,con la sua complessa valenza simbolica, eraconosciutissima nell’antichità come simbolopositivo e totalizzante e fu adoperata dai cri-stiani molto prima che fosse adottata dal-l'imperatore romano Costantino I il Grande.Vera o leggendaria che sia la sua visione, allavigilia dello scontro risolutivo conMassenzio, avvenuto al Ponte Milvio diRoma nel 312, Costantino - non si sa bene sesu suggerimento di Osio di Cordova o di

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IL MESSAGGIO 2726 IL MESSAGGIO

Eusebio di Cesarea - fece apporre sui labari,sugli elmi e sugli scudi dei suoi soldati la let-tera greca Χ (“chi”) sovrapposta alla letteraΡ (“rho”), probabilmente privata del riccio.Esse sono le iniziali della parola Κριστός(Kristòs) formanti il monogramma di Cristo.Molti dei suoi legionari erano seguaci delculto di Mitra e del culto di Amon-Rha, il dioSole e non ebbero difficoltà ad accettarequello che era riconosciuto, nel mondo paga-no, come un simbolo di universalità e di lucesolare. La croce, come patibolo, era di origi-ne persiana. Essi appendevano i giustiziatiaffinché non toccassero la terra, sacra al dioAura Mazda, profanandola. Alessandro ilGrande adottò il supplizio della croce che, inGrecia, fu usata solo per gli schiavi. I greci latrasmisero ai cartaginesi e questi ai romani.Ma il simbolo era molto più antico e univer-sale, portatore di consolante speranza. Sentenze come quella emessa dalla CorteEuropea sull'esposizione del crocifissominano alla radice la credibilità della Cortee della stessa Unione, contrastano con gliintenti dei suoi Padri Fondatori e non vinco-lano in alcun modo alla loro osservanza i cit-tadini, i quali finiscono per farsi beffe di unacosì clamorosa ridicolaggine. La laicità èriconoscimento della separazione dell'ambi-to temporale da quello spirituale che coesi-stono l'uno indipendente dall'altro e nelreciproco rispetto. Essa è frutto di un trava-glio plurisecolare, una conquista che è vantodelle democrazie occidentali ed è costatalacrime e sangue. Non va confusa con il laici-smo dilagante che sradica principi fonda-mentali in nome di una malintesa tolleranzae favorisce chi, come gli integralisti islamici,lentamente ma inesorabilmente, ritiene didover riempire il vuoto così creato con valo-ri estranei alla nostra identità. Il mancatoriconoscimento che la storia dell'Europa si èdipanata sotto il segno della croce è da igno-ranti o da stupidi: tertium non datur. Basti

pensare agli innumerevoli segni cristiani chesi riscontrano in tutti i centri abitatidell'Unione, dai più grandi e blasonati ai piùpiccoli e modesti, tutti cristiani, siano essi cat-tolici, ortodossi, anglicani o protestanti. Pernon parlare delle opere d'arte conservate neimusei di tutta Europa. La Corte vorrebbeeliminarli tutti? Occorrerà pure far cambia-re bandiera a quegli stati membri che inal-berano la croce sui loro vessilli nazionali? Innome di che cosa? Il crocifisso è considerato ormai anche dalaici e da autorevoli esponenti delle altreconfessioni religiose, un simbolo ricco disignificati anche per chi è diversamente cre-dente e per chi non crede affatto. Esso èemblema della sofferenza umana che chiededi essere riscattata. Dinnanzi al giudizioesplicito e perentorio espresso dalla CorteEuropea, incombe l'obbligo di ribadire ciòche la Costituzione italiana stabilisce negliarticoli 7, 8, 19 e 20. Essa assicura la libertàreligiosa a tutte le singole confessioni, manon l'uguaglianza di trattamento. La nostrastoria, infatti, ha radici cristiano-cattolicheantiche che non possono essere cancellate,pena il ripudio della nostra memoria storicasulla quale si sono formate intere generazio-ni. La croce, anche per il laico, è oggi un sim-bolo identitario di interi popoli, pronti al dia-logo e al confronto costruttivo per salva-guardare la dignità umana e per accrescerela propria maturità. Per il credente, invece,essa è segno del dolore dell’uomo che rina-sce a vita nuova. Imporre la sua eliminazio-ne in nome di una malintesa tutela delleminoranze configura un atto di violenza neiconfronti dei sentimenti della maggioranzadi una collettività. Togliere il crocifisso signi-fica, pertanto, tentare di sradicare un princi-pio fondamentale stabile di cui esso è sim-bolo e favorire la creazione di una società incui predominano il relativismo e l’assenza disolidi valori identitari a cui ispirarsi.

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IL MESSAGGIO 2726 IL MESSAGGIO

Figlio di un modesto artigiano di Rohrau,nella bassa Austria quasi al confine conl’Ungheria, Franz Joseph è uno dei seisopravvissuti di dodici figli. Tre di questi sidedicano alla musica e cioè JohannEvangelist detto Haensel, il più giovane,diventerà un mediocre cantante, JohannMichael si imporrà come un buon composi-tore mentre il più anziano Franz Joseph, natoil 31 marzo 1732, verrà considerato in vita ilmaggior musicista europeo, comunque unodei più grandi maestri nella storia della musi-ca. Un lontano parente insegna al piccoloFranz le prime nozioni musicali, educandolonel canto, nel clavicembalo e nel violino. Nel1740 il maestro di cappella del duomo di S.Stefano di Vienna Georg von Reutter,apprezzata la bella voce infantile del giovi-netto, conduce Franz alla capitale comeputto cantore della cattedrale. A sedici anni,con il cambio della voce (che da bianca, perla cosiddetta “muta”, da soprano o contraltodiventa virile) viene sostituito dal fratelloMichael e lui si trova subito ad affrontare leasprezze della vita. Per vivere suona inorchestrine da ballo immergendosi nellamusica popolare, che rimane tra le caratteri-stiche del suo stile. Compone messe e quar-tetti per archi continuando a suonare, a can-tare e ad improvvisare in una Vienna dove sifa tanta musica in serenate, feste, teatri. Inquesta sua precaria vita di musicante FranzJoseph incontra Joseph Felix Kurz, attorecomico più noto come “Bernardon” perchéinterpreta un personaggio buffonesco cheaveva questo nome. Il detto Kurz propone alnostro autore di musicargli un libretto comi-co, tratto da “Le diable boiteux” (il diavolozoppo) romanzo famoso di Alain-RenéLesage unendo al diavoletto Asmodeo l’im-mancabile Bernardon e spostando la vicen-

da in Italia (conmaschere italiane)e poi in Americacon naufragio diBernardon contanto di “musicadescrittiva” per lacatastrofe oceani-ca. Pur non avendo mai visto il mare, FranzJoseph accetta e l’opera buffa in due atti “Ildiavolo zoppo” con una pantomima“Arlecchino in America” va in scena con suc-cesso al Teatro importante di Porta Carinzia.La soffitta dove il nostro Autore ha il suomisero alloggio è in un palazzo dove al primopiano abita la principessa Esterhàzy, alsecondo Pietro Trapassi, il Metastasio “poetacesareo” (di nomina imperiale), trasferitosi aVienna dal 1730. Il poeta, persona moltoinfluente, aveva già fornito 27 “drammi permusica”, 45 “azioni a feste teatrali”, 8 “azionisacre e oratori”, musicate da vari maestri. Unesempio per tutti: “l’Antaserse” venne musi-cato 107 volte ! Tramite il Metastasio e attra-verso lezioni di cembalo ad un’allieva diNicolò Porpora, Franz Joseph riesce a diven-tare oltre che discepolo del Porpora ancheassistente e servitore. Signori e popolo vivo-no a contatto non solo nei palazzi, ma anchea teatro: nei palchi i nobili, i poveri in loggio-ne. Questi contatti partono dal 1637 con l’a-pertura a Venezia del primo (nel mondo)teatro d’opera pubblico a pagamento.Prendendo lezioni dal Porpora, Franz Josephha la possibilità di avvicinare nobili e musici-sti di fama, quali Gluck, amico del conteDurazzo, direttore degli spettacoli di corte,Wagenseil ottimo cembalista e compositoree maestro dell’imperatrice Maria Teresa, ilcompositore Giuseppe Bonno con il suoallievo Karl Ditters von Dittersdorf. Da

Franz Joseph Haydn nel 200°anniversario della morte di Angiolo Zoni

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notare che Bonno, Wagenseil e Dittersdorfcostituiscono la fase preclassica che si salda aquella classica. Nel 1755, su invito del baronevon Furnberg, Franz Joseph scrive il suoprimo quartetto e nel 1759, quando i quar-tetti composti sono già 18, il suddetto baronegli procura una posizione stabile come diret-tore nella cappella privata del conte Morzina Lukavec nei pressi di Pilsen in Boemia. Perla piccola orchestra (15 elementi) Haydncompone la sua prima sinfonia in re maggio-re. Nel frattempo il nostro Autore conosce ledue figlie di un fabbricante di parrucche e,come Mozart, pur preferendo una, sposa l’al-tra, Maria Anna Keller, dal carattere pessi-mo. Per più di quarant’annni sopporta lebizze della novella Santippe, sostenuto dalsuo carattere allegro e ottimista. Sciolta l’or-chestra del conte Morzin, caduto in guaifinanziari, Franz Joseph accetta, nel 1761,l’offerta del principe Paul Anton Esterhàzydi Galantha, appartenente ad una delle fami-glie più potenti dell’impero austro-ungarico,proprietaria di più di venti castelli e quattro-cento villaggi, oltre a casali e fattorie con unpiccolo esercito di ussari. Nel contratto diassunzione contenente i doveri della servitù(orari, livrea, condotta morale rigorosa), c’èuna clausola che proibisce la cessione ad altridi future composizioni di Haydn scritte perordine del principe. Morto Paul nel 1762, glisuccede il fratello Nicola detto il“Magnifico”, che ha in mente due modelli: lacorte dei Medici a Firenze e la reggia diVersailles. Con questi obiettivi Nicola facostruire una vera reggia in un terreno palu-doso, denominandola “Esterhaza”. Aumentalo stipendio ad Haydn nominandolo viceKappelmeister, porta l’orchestra da 14 ele-menti a venticinque e fa venire strumentistidi grande valore come Luigi Tommasini, vio-linista pesarese. Haydn scrive un concertoper violino e orchestra in do maggiore con lascritta “fatto per il Luigi”. Libero da qualsia-si preoccupazione finanziaria, Franz Josephpuò dedicarsi interamente alla composizione

in particolare modo nel campo strumentale(sinfonia e quartetto) toccando pure l’opera.Tra le oltre venti opere teatrali composte, daricordare quelle su libretto di Goldoni (Lospeziale, Le peccatrici, Il mondo della luna) e“l’Isola disabitata” con testo di Metastasio.Tornando alla musica strumentale Haydnviene considerato il padre della sinfonia. Nelcatalogo curato da Hoboken, compaionoben 108 sinfonie che l’Autore scrive seguen-do, come lui stesso rivela, una specie di cano-vaccio narrativo che ha la funzione, per lui, distimolo alla fantasia. Abbiamo, tra le altre, laSinfonia della regina, sinfonia dell’orologio,sinfonia militare, più le dodici sinfonie com-poste in Inghilterra tra il 1792 e il 1795. Daricordare pure la sinfonia N. 45 detta“Sinfonia degli addii o del congedo” del 1772dove tutti gli orchestrali, a gruppi, esconodalla sala. Ciò per ricordare al principe dimandare in vacanza i suoi musici. Anchequesto uno dei segni del buon umore delcompositore. Esterhàzy suggerisce ad Haydndi comporre musiche anche per il baryton,suonato dal principe. Lo strumento era unaviola da gamba con sette corde che, strofina-te dall’arco, facevano vibrare per simpatiaaltre corde come nella viola d’amore. Altrocampo toccato è quello del quartetto perarchi dove, partendo dalla suonata a quattrocol predominio del primo violino sugli altritre che fanno gli accompagnatori, Haydnarriva a dare, con i sei “Quartetti del sole” op.20, vera autonomia a tutti i quattro archi. I seiquartetti op. 33 colpiscono Mozart che, com-ponendo i sei quartetti dal K387 al K465, lidedica ad Haydn, “padre” di quei suoi “figli”.Nel catalogo figurano ben 89 quartetti finoall’op. 103 con l’incompiuto quartetto in sibem. magg. Un breve cenno al QuartettoImperatore (op. 76 n. 3) il “Kaiser-Quartett”dove compare una delle più famose melodiedi Haydn “Gott erhalte”, tuttora inno nazio-nale della Germania. Per brevità elenco sola-mente altre musiche come le 14 “Messe”, letrentasei “cantate solistiche”, le 16

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Alla fine di ogni anno, è consuetudine tirarele somme e ripensare al bilancio di ciò che èavvenuto e giudicare l'annata trascorsa,augurandosi sempre che la prossima possaessere migliore di quella appena finita.Se il nostro pensiero corre ai tempi passati,per quanto ci è dato ricordare, possiamo direche “anni orribili” si sono succeduti ad altripiù accettabili, malgrado possa accadere chequalcuno se ne ricorda da citare come gioio-so. Poiché sarebbe più facile dimenticare ciòche avviene di doloroso, non amando ricor-dare o non voler ricordare quanto di negati-vo è successo, può valere la pena di scriveredi alcuni episodi che hanno segnato l'ultimastagione. Questo, appena trascorso, è statoun anno piuttosto pesante per molti versi, enon sono pochi gli eventi negativi chedovremmo ricordare; parleremo quindi solodi un paio di quelli più salienti, testimoni deitanti altri. Sono stati dodici mesi durante iquali il mondo è stato in presa della crisi eco-nomica e la crisi si è sparsa a macchia d'olio

dagli Stati Uniti,all'Europa e fino allenazioni del medio elontano Oriente.Sembra che il peggiosia ormai passato eche, anche se con tempi diversi e vari modi difar fronte alle necessità di riprender la pro-duzione dei valori del PIL, si possa lenta-mente recuperare la positiva curva dell'an-damento. Abbiamo risentito la perdita dioccupazione, legata all'incapacità di mante-nere la produzione. Dovremo patire la man-canza di domanda e la conseguente difficoltàdi esportare le merci nei mercati mondiali,soggetti all'impoverimento delle richiesteestere; ma quello che ridurrà maggiormenteil potere d'acquisto ed il depauperamentodel valore della moneta in circolazione, ren-derà meno capaci i ceti più deboli a fronteg-giare gli aumenti delle tariffe e del rincarodelle materie prime che dobbiamo importa-re. L'Abruzzo è stata colpito dal terremoto,

Parliamone!… sottovoce di Giampaolo Bastianello

“Ouvertures”, le 30 Danze, i 13“Divertimenti per clavicembalo” e le 52“Suonate per pianoforte, i 48 “Lieder” pervoce e pianoforte seguite da 46 “Canoni”. Lavita tranquilla e molto produttiva continueràfino al 28 settembre 1790 con la morte delprincipe Nicola, profondamente colpito daldecreto dell’imperatore Giuseppe II cheaboliva la servitù. Il fratello Anton sciogliel’orchestra dando una congrua pensione alnostro Franz Joseph che viene subito ingag-giato dall’impresario Salomon che lo porta aLondra. Nuovi trionfi con l’intento degliInglesi di “anglicizzare” Haydn, come avve-nuto per Haendel. L’Università di Oxford lonomina dottore “honoris causa”, vivista l’a-stronomo William Herschel, scopritore del

pianeta Urano, che gli fa vedere il firmamen-to con il suo telescopio. La visita entusiasmaHaydn al punto da ispirargli l’ouverturedella “Creazione”, grande oratorio profano,che con l’altro capolavoro “Le stagioni” del1801 costituiscono il sigillo finale della prodi-giosa produzione di un autentico genio. AVienna, occupata da Napoleone, Haydn sispegne serenamente, com’era vissuto, il 31maggio 1809. Napoleone, che lo aveva nomi-nato Accademico di Francia, non potendointervenire al funerale, manda a rappresen-tarlo il generale Davoust e il MarescialloMarmont. Mentre riecheggiano le note delRequiem di Mozart, la Guardia imperialerende gli onori militari ad un umile e gran-dissimo genio della Musica.

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con epicentro a L'Aquila: come sempre, tuttii danni hanno segnato il crinale degli appen-nini. Si è cercato di assicurare il miglior aiutoai colpiti dall'evento, ed in un tempo assaiveloce furono realizzate case per aiutare glisfrattati costretti a vivere al di fuori delle loroabitazioni e lontani dalla rovina dei centristorici. La ripresa di queste zone storiche nonsarà certo veloce e non avrà tempi brevinemmeno il restauro e la ricostruzione delleantiche mure rovinate. Ricordo lo scoppio aViareggio dei vagoni sulla linea ferroviariaed il fiume di fuoco che investì la zona dellamassicciata su cui transitarono i vagoni merci

ed in una notte le case furono avvolte dal-l'inferno. Altri disastri si sono ripetuti nume-rosi, per sciatteria e mancanza di restaurodella manutenzione del terreno: smottamen-ti ed inondazioni non sono certo mancati.Anche a Venezia si sono registrate numero-se alte maree, assai più ripetute del solito edecisamente oltre il normale.Un 2009, dunque, che si vorrebbe dimentica-re, con tutte le ombre che hanno segnatotutto l'anno: sia invece, per tutti, più radiosoil 2010!

…e le stelle stanno a guardare!

ANDARPAR OMBRE di Maria Chiara Klinger Mazzarino

Andar par ombre – o meglio ANDAR AOMBRE – è un rito tipico della nostra città:celebra un incontro casuale e gradito, unappuntamento, un congedo. L’ombra è laforma semplificata del pranzo in comune – itipici ‘cicheti’ sono una goduria per la vista edil palato!!! – i ‘ bacari’ e le vecchie osteriesono i luoghi privilegiati del pettegolezzocomplice, dello scambio di battute, di proget-ti d’affari, di viaggi, di ulteriori incontri:: d’inverno si entra fregandosi le mani e subito cisi perde nell’atmosfera ovattata, guardandoal di là dei vetri il “garbin” o la nebbia che faalzare i baveri; d’estate l’ ambiente è fresco –magari alcuni hanno corte o giardinetto dovesostare a sorseggiare in pace. In ‘bacaro’ siattua un’osmosi sociale, uno spontaneoabbattimento di barriere tra ceti, generazionie sessi: si è tutti insieme, in comunità libera espontanea, quasi sulla scena come veri attori,ciascuno con la propria parte da recitare asoggetto, alle prese con il ‘goto’, impegnatinel torneo di madrasso o in una discussioneintorno ai tavoli sui quali, come graffiti inde-lebili, sono definiti i piccoli cerchi dei calici. Edietro i banchi in legno, sotto le mensole dove

sono appoggiati iboccali in coccio,alla mezzalucedello scintilliodelle pentole dirame appese alsoffitto, ci sono iprotagonisti della‘comedia’, gli ostiche sanno intratte-nere i clienti edallestire i banchi, che amano il mestiere esanno usare di fantasia sugli odori e sulle ‘cia-cole’. Qui il rito prende vita, qui il gruppo siapre ad un numero indefinibile di parteci-panti; può durare qualche istante o moltotempo; il congedo è sempre imminente madilazionato se il gruppo è gradito e la conver-sazione interessante … Il rito diventa giro, e ilgiro si allunga per visitare diverse osterie, rag-giunte a passo lento con lunghe soste duran-te le quali la voce si abbassa per confidenze epettegolezzi più audaci.Fuori dagli itinerari più turistici i venezianiritrovano la propria città, quella che semprepiù si vuol far assomigliare al ‘resto del mon-

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do’ – ci sono luoghi dove, una volta entrati,non si sa più se si è a New York, a Parigi, aTokio o a Venezia – perdendone la meravi-gliosa e preziosa peculiarità e fragilità; se ogni‘bacaro’, ogni osteria venissero sostituite dapaninoteche o boutiques si renderebbe soloomaggio alla monocultura turistica ottenen-do solo un ennesimo depauperamento deivalori tradizionali della città. E dove c’è unatradizione che reca i segni del passaggio del-l’uomo e delle sue età, essa va seguita e custo-dita e tramandata per quello che è, manife-stazione di cultura e civiltà: questo si addice

alla gente veneta e alla sua millenaria esapiente accettazione dell’esistenza che, oggipiù che mai, abbiamo bisogno di recuperareintatta e ricca di significato.Allora, continuiamo a ANDAR A OMBRE– non vuole essere una esaltazione dellaciviltà del bere smodato, s’ intenda – mante-niamo una caratteristica culturale dellanostra Venezia, del suo vivere intenso, salvia-moci dall’ insana febbre dell’anonimo, riap-propriamoci del gusto e soprattutto del sensodella vita … a patto, ovviamente che il vinosia buono!!!

Fragilità di Antonella Debora Turchetto

Ci sono differenze nel modo in cui maschie femmine affrontano i limiti della vita?Vivono in maniera diversa la fragilita’ del-l’essere e dell’esistere?Che cosa succede di diverso di fronte adun grande dolore, ad un lutto importante?Di recente , nell’occasione di un dibattitodopo la proiezione di un film “ Turista percaso”, c’è stata una riflessione su questetematiche.Sembrerebbe che la donna avesse unamaggiore dimestichezza con le stanze oscu-re della psiche e del dolore Sembrerebbe essere condivisa l’esperienzacomune di donne che sanno prendersicura, donne che sanno stare presso le portedella vita e della morte senza essere presedal panico e fuggire .E’ forse una capacita’ insita nella biologiafemminile (parto!) ma anche nell’antropo-logia (la preparazione e veglia dei defunti).In particolare nel film si coglieva unaimportante differenza di comportamentotra due coniugi ugualmente devastati dallamorte improvvisa del loro unico figliododicenne.

La mamma si tuffa-va “senza se e senzama” nella totalita’del suo dolore,mentre il maritocercava di struttu-rare una parvenzadi normalita’ e diroutine quotidianae lavorativa.Colpivano le sue strategie , perfettamenteinutili alla fine, messe in atto per tener lon-tano il dolore, per fare “come se” si potessecontinuare a vivere come prima del lutto. Ilfilm, in qualche modo, è a lieto fine poiché,grazie però ad un'altra donna, il protagoni-sta evolve e giunge a confidare, e quindi avivere completamente, il suo smarrimentoe il suo dolore.Nella vita delle persone, maschi o femmineche siano, la lontananza e la negazione deipropri sentimenti costituisce una terribilefragilita’ della struttura della personali-ta’,che rischia di andare in pezzi al primocolpo battuto sul bordo del calice di vetrosoffiato.

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Avete mai letto gli articoli dellaGraziottin sul Gazzettino?

Appaiono ogni tanto, con sottotitolo “passioni e solitudini”. Psicosessuologia.Mi piacciono. Ha un modo di pensare comune, dice cosetalora ovvie, ma ha il coraggio di dirle, e didirle bene, in un mondo in cui il comune ,il pacato, la vita di tutti i giorni paionoobsoleti, in un mondo in cui si compionoadulteri, come sempre è successo, ma coni transessuali, in cui le mogli picchiano imariti, come talora è successo, ma gli por-tano l’amante in casa, un mondo in cui inonni spacciano droga usando i nipotinicome pusher.Lei ci riporta ai drammi degli anziani soli,delle coppie comuni in crisi di sentimenti,dei giovani che cercano disperatamenteaffetto in famiglie disgregate, di uomini edonne senza lavoro e senza possibilità,che scaricano nella loro sessualità tutte leloro angosce.Lei ci riporta al banale, al nostro quoti-diano.Un giorno, non ricordo quando, ha tiratouna bella frecciatina a noi suoi colleghi,rimproverandoci di insensibilità.Prendeva spunto da un colloquio con unagiovane signora che attraversava unperiodo di depressione per la morte di uncongiunto dopo una lunga malattia. La signora aveva seguito passo passo,abbandonando attività , amici, anche lafamiglia, con ansia sempre più crescente,quel lungo travaglio, ma la depressioneera dovuta alla sensazione , alla fine dellesofferenze del congiunto, credo lamamma, ripeto,una sensazione di libera-zione, come se tutto il suo amore fosse

giunto ad un puntodi esaurimento,come se non avessepiù nulla da dare.Era un sensodi liberazionedal dolore ,dal-l’ansia masoprattutto dalla solitu-dine in cui aveva vissuto negli ulti-mi mesi sia per responsabilità sua, cheaveva sacrificato la sua socialità, maanche dei medici che avevano seguito iltravaglio della madre.Erano diventati loro , per un lungo perio-do, il suo punto di riferimento, la suanuova ipotetica famiglia, era a loro che,quasi quotidianamente, nelle corsie deinumerosi ospedali che aveva frequentato,alla ricerca di un farmaco miracoloso,della cura salvavita, si era rivolta, per par-lare, per sentirsi confortata, ma, parados-salmente, man mano che le condizionipeggioravano, che i farmaci non facevanoeffetto, anche i colloqui si diradavano, leparole di conforto diventavano di rito,talora aveva l’impressione di venire evita-ta. Solo i medici più giovani si mostrava-no più sensibili , ancora disponibili, e allo-ra via, in un altro ospedale, alla disperataricerca di illusioni, di parole di conforto.Bene faceva la psicologa, alla fine, a tirar-ci le orecchie. Il desiderio di carriera, diriconoscimenti, anche di guadagno, ci fadimenticare l’aspetto emotivo del nostrolavoro, ci dimentichiamo la sofferenza, ilconforto, l’empatia. Ci fa dimenticare l’u-manità .Il dottor C mi ascoltava nella mia tiriteraautofustigante. Si era aggrottato. Poicominciò ( così parlò Zaratustra).

Medici a Venezia di Giampaolo Contemori

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IL MESSAGGIO 3332 IL MESSAGGIO

La Graziottin è una buona psicologa macredo, disse, che di corsie di ospedale neabbia frequentato poche. La sua è unaragione parziale , come parziale è il puntodi vista della sua paziente, che ha vissutola sua storia così tragicamente. LaGraziottin è un confessore, e, come intutti i confessionali, ascolta solo una voce,quella di chi chiede l’assoluzione, e perdargliela devi entrare in simpatia con lui escaricare anche ad altri le responsabilità.L’altro aspetto che non considera è che ilsentimento, l’empatia, talora contrastacon la razionalità, può indurre a scelteemotive, d’impeto, e nulla è peggiore,nella professione medica di farsi guidaredal cuore. Il paziente,i parenti devonoessere ascoltati, incoraggiati, ma devivivere il meno possibile i loro drammi.Potrai essere un medico comprensivo , maquesto non fa di te un buon medico.Ricordava soprattutto un episodio, anco-ra tanti anni fa. Il reparto di Urologia erain comune con la Nefrologia e la dialisi: ipazienti dializzati entravano tutti i giornialle sette del mattino, venivano “attacca-ti” alla macchina, e ne venivano “staccati”alla sera ,questo per tutta la settimanatranne la domenica , giorno del Signore,in cui era risparmiato loro il supplizio apatto che non bevessero e mangiasserosolo pappette scarse di aminoacidi.Chi commetteva il peccato di bere un bic-chiere di vino o di mangiare due spaghet-ti al sugo rientrava la notte, gonfio diliquidi e veniva riattaccato subito allamacchina Non esistevano i trapianti e la duratadella vita, (era vita?) cinque anni!I pazienti lo sapevano e si contavano i

mesi conoscendo benissimo chi era intesta alla lista. La morte era la quotidia-nità .L’episodio riguardava una collega nefro-loga che lo aveva chiamato un pomerig-gio. Era morto il solito primo della lista,ma era un giovane , i suoi genitori stava-no arrivando in ospedale e lei non avevail coraggio di parlar loro, che lo facesseLui, lo aveva pregato. Il dottor C avevapreso il coraggio a due mani, era andatoa vedere il ragazzo morto, ed aveva aspet-tato i genitori sulla porta. Quando entra-rono gli venne un groppo in gola e si misea piangere con loro senza parole.Che figura! Ripensa adesso.Ma in quel momento comprese, che, perla professione che aveva scelto , per man-tenere la lucidità nelle sue decisioni, lacoerenza nel suo agire, doveva sacrificareun bel po’ della sua sensibilità, sennò nonsarebbe sopravvissuto. Doveva acquisireun po’ di sano cinismo. La dottoressanefrologa non ce l’aveva fatta e, dopopoco si allontanò dall’ospedale, organizzòun bello studio privato da specialista indietologia e, credo ancora adesso , sioccupa di chiappe prosperose e di fianchiabbondanti, più abbondanti sono i fian-chi, più sostanzioso è il suo reddito.Il dottor C . è rimasto in ospedale, è rima-sto cinico quanto basta per non portare acasa e nei suoi sogni i drammi che vivequotidianamente. Non sempre gli riesce etalvolta gli viene un groppo in gola.Saranno le sigarette, borbotta tra se e se.Anni fa propose all’amministrazioneun’indennità per i danni psicologici cheaveva subito. Non venne ascoltato.Ha preso appuntamento dalla Graziottin

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Ho terminato l’articolo precedente, dedi-cato interamente all’unico centenario disesso maschile che ho festeggiato, ripro-mettendomi di dedicare questa puntataalle numerose centenarie che, nell’ultimoventennio del secolo scorso, hanno ralle-grato la vita della Casa di Riposo S.S.Giovanni e Paolo, da me diretta. Vi chie-derete perché ho usato il verbo rallegrareriferendomi ad un ambiente ritenuto fontedi depressione. Ma la depressione è figliadella solitudine. I vecchi si deprimonoquando si sentono abbandonati a se stessi.Ricorderò sempre la tragedia di un uomoricoverato in discrete condizioni fisichepochi giorni prima di compiere i cent’anni:i parenti non gli stettero accanto ed eglinon fece a tempo ad inserirsi nel nuovoambiente dove, comunque era stato siste-mato in una camera singola. Il giornoprima di tagliare il traguardo mi disse chenon lo avrebbe raggiunto: ebbene, NovelloDorando Petri, si spense nel sonno duran-te la notte. E’ un episodio che mi haprofondamente colpito, lasciando il segno,perché le condizioni che hanno decretatola fine di quell’uomo possono e devonovenire evitate. Fondamentale è l’ubicazio-ne degli istituti di ricovero, che deve trovarspazio al centro del tessuto urbano cittadi-no e facilmente raggiungibile anche con imezzi pubblici come avviene, per esempio,per il Pio Albergo Trivulzio, la leggendaria“Baggina” situata al centro di Milano (allaquale la nostra casa di riposo è stata assi-milata nella relazione della “Commissioneparlamentare di inchiesta sulla dignità econdizione sociale dell’anziano”, pubbli-cata a cura del Senato della Repubblica,nel 1989, che costituisce il non plus ultra inItalia nel quadro dell’assistenza ai vecchi

malati non autosuffi-cienti perché vanta unapresenza sanitaria poli-specialistica di primaqualità. La Baggina èraggiungibile in tempinormali di percorso cit-tadino per cui gli ospiti possono venir visi-tati anche quotidianamente perché nonesistono limitazioni di orario per le visite. Imalati, inoltre, vengono curati, nella mag-gior parte dei casi, nell’Istituto che divie-ne veramente il loro domicilio. Tutte que-ste condizioni erano presenti nella Casa diriposo S.S. Giovanni e Paolo ed erano ilpresupposto per creare dei nuclei di fami-liarità basati sulla convivenza e sulla soli-darietà dei vecchietti. Da qui la serenitàche portava alla voglia di vivere e di aiuta-re gli altri a vivere meglio. Ed a questopunto, per inciso, mi si riapre una dolorosaferita che si è aperta dieci anni orsonoquando ho salutato, per il pensionamento,l’istituto dove per quarant’anni avevoseminato serenità e senso di sicurezza neivecchi e nei loro parenti, ferita che si èallargata per anni, fino all’assopimentorassegnato, visto l’inesorabile processo dismantellamento avviato alla totale elimi-nazione della casa di riposo, sostituita dastrutture più piccole e meno aderenti allecaratteristiche necessarie allo scopo istitu-zionale, fondamentalmente teso ad assicu-rare le migliori condizioni di vita possibilianche ai vecchi malati non autosufficienti,senza sradicarli dal territorio in cui hannovissuto. Si è così contribuito allo spopola-mento di Venezia, essendo stati trasferiti120 vecchi a Mestre, ed avendone esiliatialtrettanti in periferia alla Giudecca. Silegge inoltre ne “Il Gazzettino”

Una vita tra i centenari di Giancarlo Bottecchia

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IL MESSAGGIO 3534 IL MESSAGGIO

dell’11.12.2009 che il Comune ha approva-to la costruzione di una casa di riposo per140 non autosufficienti a Marocco, ritenu-ta necessaria perché 400 cittadini venezia-ni, malati non autosufficienti, sono in atte-sa di un posto letto. Tornando alle cente-narie, va ricordato che nella nostra casa diriposo la loro presenza era numerosa ecostante nonché sottolineata, ad ogni com-pleanno dal cento in su, da una cerimoniaal centro della quale era la festeggiata contorta, candeline, spumante, parenti e dami-gelle d’onore. Vi partecipava la stampa cit-tadina che sempre dava ampia risonanza,anche con immagini fotografiche, agliavvenimenti con ripercussioni favorevolisul giudizio della città relativo all’efficien-za dell’Istituto. La frequenza di tali ceri-monie e la loro risonanza in città non pote-va non influire sulle condizioni di vita deisingoli ospiti dell’Istituto, i quali si sentiva-no protagonisti ed erano incitati a vivereattivamente nella fiduciosa attesa di rag-giungere e superare il traguardo del seco-lo di vita. Notevole anche l’attenzione concui l’opinione pubblica nazionale, alla finedegli anni ’80, cominciò a seguire il feno-meno, risultato in aumento con Veneziaall’avanguardia. Una ricerca demograficaevidenziò che, nel 1987, nel Comune diVenezia, erano presenti 36 ultracentenari,dei quali 7 erano ospiti della casa di ripo-so. Dopo un anno (non calcolando i nuoviarrivi) i viventi erano 20, dei quali 6 in casadi riposo. Il che significava che nella popo-lazione protetta dalla organizzazione dellastruttura socio-sanitaria era deceduta unasola persona (15%), mentre nella popola-zione non protetta la mortalità avevasuperato il 50% (15 decessi).Nel 1988 ladecana delle centenarie presenti aVenezia, era la signorina (come volevaessere qualificata) Giuseppina Nicolini,nata il 5 gennaio 1883 da genitori longevi:il padre è deceduto a 95 anni, la madre a100. E’ stata la prima delle ospiti a rag-

giungere i 105 anni (due in precedenzaavevano raggiunto i 104) ed era destinataa diventare la più anziana del Veneto nel1991: 108 anni e due mesi. Ma già i 105anni sollevarono grande interesse in tuttaItalia. La vigilia di Natale del 1987, diecigiorni prima di compiere gli anni, forse perscaramanzia, accettò di essere intervistatain diretta dalla RAI, rispondendo conprontezza e voce sicura a tutte le domandee snocciolando senza esitazioni e congarbo una poesia che un paio di anniprima aveva amorevolmente composto, leiveneziana di Castello, per la sua città:“Venezia cara mia/non ti vorrei mai lascia-re/ma se un dì dovrò andar via/ non potròmai dimenticare/le tue tante belle chiese/ilrifatto campanile/la tua gente pia e corte-se…”(Conservo la registrazione della tra-smissione). Ed il giorno del compleanno,dopo aver soffiato sulle candele (un can-delotto e 5 candeline), per la gioia dei pre-senti ha nuovamente recitato la sua poe-sia, esclamando poi: “ecco qua la bestiarara !”, rivolgendosi con arguzia a tutticoloro che andavano a complimentarsi perla sua veneranda età, sentendosi trattatacome un fenomeno da mettere in mostra.E non sapeva di esserlo, come inverodimostra la storia della sua vita. Quando ècaduto il campanile di S. Marco, avevavent’anni. Non si è mai allontanata daVenezia, tranne che per un breve periodotrascorso in campagna durante la primaguerra mondiale. Ha sempre vissuto infamiglia e, dopo che quattro fra sorelle efratelli si erano sposati, ha accudito al fra-tellino Benedetto di 8 anni più giovane,rimasto scapolo. Al traguardo dei centoanni lei ed ultranovantenne lui, sono statiricoverati nella nostra casa di riposo per-ché Giuseppina (che aveva una gamba piùcorta dell’altra (a causa di un vecchio inci-dente), dopo una breve malattia che l’ave-va costretta a letto, aveva perso le forze,per cui non riusciva più a reggersi in piedi

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e, di conseguenza, non era più in grado diaccudire alla casa ed al fratellinoBenedetto. Il medico di famiglia, eviden-temente digiuno di cultura geriatrica,aveva consigliato a nipoti e pronipoti dilasciarla a letto e di affidarla alla divinaprovvidenza. Ma non sapeva con chiaveva a che fare. Parlando con la zia cen-tenaria, che si trovava nel pieno delle suefacoltà mentali, si convinsero a tentare unrecupero e la affidarono alle nostre cure,accompagnata ovviamente dal fratelloBenedetto. Noi avevamo una culturadecisamente orientata alla rieducazionemotoria e non ci arrendevamo mai,affrontando regolarmente le situazionicreate dalla poca attenzione posta dallamedicina di base alle conseguenze dellalunga permanenza a letto dei vecchi. Nelcaso della nostra Giuseppina, la situazio-ne era favorevole perché lei era lucidissi-ma di mente e decisa a rimettersi in piedicollaborando con i terapisti. L’abbiamovestita con tuta da ginnastica ed inviatanella nostra palestra dove i fisiokinesite-rapisti, capitanati dal dottor Bevilacqua,la rimise in grado di deambulare autono-mamente nel giro di due mesi. Era torna-ta a vivere quasi normalmente anche se le

mancava il lavoro e cioé la gestione dellacasa. Ma, pur accusando una diminuzionedella vista e dell’udito, continuava a colti-vare il suo interesse per la vita. Ogni mat-tina si faceva leggere “L’Avvenire”, ilquotidiano che l’ha accompagnata pertutta l’esistenza. Prima si faceva leggere ititoli, poi sceglieva gli argomenti che piùla interessavano: niente cronaca né spet-tacoli, preferiva la politica. Ogni mattinapercorreva un lungo corridoio con le suegambe, senza bastone, spingendo la car-rozzella sulla quale trascorreva il restodella giornata. Non ha mai fumato ed hasempre mangiato di tutto, ma con mode-razione. Unico peccato di gola i cioccola-tini che non mancavano mai nelle suetasche, ma ne gustava uno ogni tanto, conparsimonia. In definitiva è vissuta fino adoltre i 108 anni serenamente, senza porsiproblemi esistenziali. Ho dedicato unintero articolo alla “signorina”Giuseppina perché è stato l’esempio piùconfortante di come la vita sia degna diessere vissuta e che possa essere ancheutile agli altri fino a tempo indeterminato.E 108 anni sono un bel traguardo. Nelprossimo articolo ricorderò le altre cente-narie.

“IL GUFO” di Asolo, ha gentilmente donato alla Sezione “Arcobaleno” di que-sta Misericordia, alcuni capi di vestiario per bambini da portare nel CARCEREfemminile della Giudecca - Sezione NIDO.Ringraziamenti vivissimi!!!

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IL MESSAGGIO 3736 IL MESSAGGIO

ANTICHI MESTIERI SCOMPARSINEI SECOLI CON IL PROGRESSOSino ai primi del 1700 Venezia, di notte,cadeva nel buio più profondo, come delresto moltissime altre città. Pertanto, cam-minare di notte per Venezia era diventatoun rischio sempre più pericoloso soprattut-to per il moltiplicarsi dei malviventi. Dinotte, nelle innumerevoli calli e callette,strette e buie, oltre che incontrare malfatto-ri che rapinavano, era diventato una modaimbattersi con burloni che, per scherzo, nel-l’oscurità, tagliavano gli abiti addosso aimalcapitati. Si pensò quindi di inventarequalcosa che ponesse fine a questi graviinconvenienti. Dapprima si provvide ad illu-minare alcune delle principali calli dellacittà con dei lumini ad olio, chiamati “cesen-deli” (dal barb. cicendulum, corrotto dallatino “cicindela” che significa “lucciolavolante”), ma ciò non bastò. Ecco allora chesorse una nuova professione: “I CODE-GA” (forse dal greco “ODEGOS” chesignifica “GUIDA”). Queste persone, muni-te di lampade, accompagnavano, a paga-mento, chi di notte doveva spostarsi in città.

Purtroppo nel 1732, in anticipo su moltealtre città, Venezia venne illuminata da 835FERAI (fanali, dal greco PHANOS: lam-pada) ed ecco allora che i “codega” scom-parvero e questo nuovo impianto diedeperò vita ad un nuovo mestiere. Esso peròesigeva che gli addetti a questo servizioavessero statura di non meno di m. 1,80 (aquel tempo la media delle stature era moltopiù bassa di adesso). Inoltre i preposti circo-lavano per la città, all’imbrunire, dotati diun’asta per aiutarsi ad accendere questelampade stradali. Essi venivano chiamati“impissa-ferai” (accendi fanali). Con l’in-stallazione dei “ferai”, come anzi detto, ilmestiere dei “codega” sparì, ma non dopoaver sabotato questo nuovo sistema di illu-minazione cittadina, a suon di lampaderotte. Si dice che nel 1796 i “ferai” a Veneziafossero 1954. L’illuminazione elettricaarrivò a Venezia nel 1887 e venne applicatasubito ai “ferai” che tutt’ora illuminano lacittà di notte. E con l’avvento della luce elet-trica gli “impissa-ferai” dovettero cambiarmestiere. Se succedesse ora… ci sarebbe la“cassa integrazione”….

Curiosità veneziane

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Le ricette di nonna Silvana

RISOTTO ALLA “VALENCIANA”(ricetta per 6-8 persone)

Ingredienti:GR. 300 RISO“ 200 CARNE DI POLLO“ 600 COZZE“ 400 SCAMPI“ 200 SEPPIE“ 200 PISELLI SGRANATI“ 80 SALAME PICCANTE (DELLACAMPANIA)“ 50 BURRON. 3 FONDI DI CARCIOFON. 1 CIPOLLA (DI TROPEA)N. 4 POMODORIN. 1 PEPERONEN. 2 BUSTINE DI ZAFFERANON. 4-5 CUCCHIAI OLIO OLIVAEXTRAVERGINEN 2 SPICCHI D’AGLIO¾ LT. BRODO (DI CARNE)SALE E PEPE

- Saltare le cozze con olio e aglio, staccarledalle conchiglie e raccogliere il sugo di cot-tura; filtrarlo e tenerlo da parte.

- Pulire le verdure, gli ortaggi, i crostacei, imolluschi e la carne e tagliare tutto a pez-zetti.

- In una casseruola capace, rosolare la cipol-la e gli spicchi d’aglio tritati con olio eburro, a calore moderato per 3 -4 minuti.

- Unire il pollo, le seppie, i fondi di carciofo,il peperone e i pomodori.

- Far rosolare a calore moderato, mescolan-do con un cucchiaio di legno, senza inter-ruzioni, per 10 minuti.

- Unire il riso, i piselli e il salame a pezzetti emescolare per 4 -5 minuti.

- Versare nella casseruola il brodo e l’acquadi cottura delle cozze, unire lo zafferano e

cuocere per 15 minuti a calore moderato,mescolando senza interruzione.

- Regolare il sale e cospargere abbondantepepe appena macinato.

- Aggiungere per ultimi gli scampi e le cozzee far cuocere per 5 minuti.

- Trasferire il risotto nei piatti e servirecaldo.

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La pubblicazione di questo trimestrale avviene anche grazie al contributo erogato dalla “Banca del Veneziano”

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