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www.servidimaria.org 1 www.servidimaria.org Marzo - Aprile 2010 COSMO 3-4 RESURREXIT 2009 1. Fra Paolo M. Erthler [PRG] Prot. 642/2009 2. Fra Raffaele M. (Bruno Paolo) Bo- rotto [VEN] Prot. 349/2009 3. Fra Valerio M. (Bruno) Maccagnan [MEX/VEN] Prot 179/2009 4. Fra Fedele M. (Ferdinando) Ciarcià [ANN] Prot 137/2009 5. Fra John Kennedy M. Anthony- samy [IND/VEN] Prot 627/2009 6. Fra Giuliano M. (Davide) Geppetti [ANN] Prot 199/2009 7. Fra Ivo M. Paoloni [PRG] Prot 641/2009 8. Fra Aloysius M. (John) Peoples [ISL] Prot 539/2009 9. Fra Roberto M. Braida [SMA] Prot 37/2010 10. Fra Agostino M. (Giovambattista) Sommese [ANN] Prot 46/2010 11. Fra Luigi M. Zonta [VEN] Prot 420/2009 12. Fra Costanzo M. Roncato [VEN] Prot 538/2009 13. Fra Giovanni M. Lupatin [VEN] Prot 539/2009 14. Fra Antonio M. Sánchez Iglesias [ESP] Prot 196/2010 15. Fra Raffaele M. (Severino) Crivello [VEN] Prot 558/2009 16. Fra Venancio M. (Angelo) Petrac- co Orlando [SMA] Prot 38/2010 17. Fra Lorenzo M. (Nicola) Pochetti- no [PRG] Prot 197/2010 18. Fra Felice M. (Carlo Augusto) Sa- vio [PRG] Prot 625/2009 19. Fra Lino M. Dalle Lucche [PRG] Prot 690/2009 20. Fra Giovanni M. (Mario) Marini [ANN] Prot 44/2010 21. Fra Roberto M. Fagioli [ANN] Prot 45/2010 1. FRA PAOLO M. ERTHLER [PRG] Il 2 gennaio 2009 fra Paolo M. Erthler, dopo lunga sofferenza, termina la sua esi- stenza terrena nel Policlinico Gemelli di Ro- ma Fra Paolo nasce l’11 marzo1941 a Monte- compatri (Roma) da una famiglia profonda- mente cristiana. Fin da ragazzo si sente chiamato alla vita religiosa ed entra nel no- stro seminario di Bologna per compiere gli studi ginnasiali. Viene descritto come gracile di costituzione, buono di temperamento, mite con i confratelli, diligente nei suoi dove- ri di studio e di preghiera. Nel 1957 inizia il noviziato e l’anno seguente, il 29 settembre, emette la prima professione. Compie gli stu- di di filosofia a Firenze e a Roma dove allo studio della teologia alterna alcune espe- rienze pastorali in Svizzera e in Francia. Qui a Roma è ordinato sacerdote il 27 marzo 1967. Già nel 1971 si riscontrano problemi di salute mentre è a Reggio Emilia in qualità di responsabile dei giovani. Dall’ ospedale di Parma scrive al suo Provinciale: “Ancora non so nulla dei risultati. Non so fino a quan- do mi terranno qui. Spero non molto, perché sai che il mio pensiero è sempre a Reggio, ai ragazzi. E aggiunge: “Chiedo al Signore che ti illumini sempre, in questi tempi duri, in cui c’è bisogno di fermezza, di saggezza e di un cuore sconfinato”. Gli viene riscontrata una ipercolosterolimia familiare ed è biso- gnoso di tranquillità, in quanto “la tensione influenza negativamente sia gli indici umora- li che le eventuali complicanze vascolari”. Sarà costretto a malincuore a dimissionare da questo primo impegno formativo. Da questo momento la vita di fra Paolo sarà segnata dalla malattia, ma anche dalla obbedienza e dal senso del dovere che lo porta a rispondere ogni volta che vi sarà bisogno di lui, ma senza scendere a com- promessi con la propria coscienza. Così nel 1973 è assegnato alla comunità di Pesaro. Questo santuario mariano sarà un luogo che rimarrà sempre caro nella sua vita. Porterà nel cuore l’amore per quella venerata imma- gine di Maria; diventerà un profondo cono- scitore della storia del santuario e della pre- senza dei Servi in quella città; stringerà rap- porti di profonda amicizia con il clero di quel-

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Marzo - Aprile 2010 COSMO 3-4

RESURREXIT 2009

1. Fra Paolo M. Erthler [PRG] Prot.

642/2009 2. Fra Raffaele M. (Bruno Paolo) Bo-

rotto [VEN] Prot. 349/2009 3. Fra Valerio M. (Bruno) Maccagnan

[MEX/VEN] Prot 179/2009 4. Fra Fedele M. (Ferdinando) Ciarcià

[ANN] Prot 137/2009 5. Fra John Kennedy M. Anthony-

samy [IND/VEN] Prot 627/2009 6. Fra Giuliano M. (Davide) Geppetti

[ANN] Prot 199/2009 7. Fra Ivo M. Paoloni [PRG] Prot

641/2009 8. Fra Aloysius M. (John) Peoples

[ISL] Prot 539/2009 9. Fra Roberto M. Braida [SMA] Prot

37/2010 10. Fra Agostino M. (Giovambattista)

Sommese [ANN] Prot 46/2010 11. Fra Luigi M. Zonta [VEN] Prot

420/2009 12. Fra Costanzo M. Roncato [VEN]

Prot 538/2009 13. Fra Giovanni M. Lupatin [VEN] Prot

539/2009 14. Fra Antonio M. Sánchez Iglesias

[ESP] Prot 196/2010 15. Fra Raffaele M. (Severino) Crivello

[VEN] Prot 558/2009 16. Fra Venancio M. (Angelo) Petrac-

co Orlando [SMA] Prot 38/2010 17. Fra Lorenzo M. (Nicola) Pochetti-

no [PRG] Prot 197/2010 18. Fra Felice M. (Carlo Augusto) Sa-

vio [PRG] Prot 625/2009 19. Fra Lino M. Dalle Lucche [PRG]

Prot 690/2009 20. Fra Giovanni M. (Mario) Marini

[ANN] Prot 44/2010 21. Fra Roberto M. Fagioli [ANN] Prot

45/2010

1. FRA PAOLO M. ERTHLER [PRG]

Il 2 gennaio 2009 fra Paolo M. Erthler, dopo lunga sofferenza, termina la sua esi-stenza terrena nel Policlinico Gemelli di Ro-ma

Fra Paolo nasce l’11 marzo1941 a Monte-compatri (Roma) da una famiglia profonda-mente cristiana. Fin da ragazzo si sente chiamato alla vita religiosa ed entra nel no-stro seminario di Bologna per compiere gli studi ginnasiali. Viene descritto come gracile di costituzione, buono di temperamento, mite con i confratelli, diligente nei suoi dove-ri di studio e di preghiera. Nel 1957 inizia il noviziato e l’anno seguente, il 29 settembre, emette la prima professione. Compie gli stu-di di filosofia a Firenze e a Roma dove allo studio della teologia alterna alcune espe-rienze pastorali in Svizzera e in Francia. Qui a Roma è ordinato sacerdote il 27 marzo 1967.

Già nel 1971 si riscontrano problemi di salute mentre è a Reggio Emilia in qualità di responsabile dei giovani. Dall’ ospedale di Parma scrive al suo Provinciale: “Ancora non so nulla dei risultati. Non so fino a quan-do mi terranno qui. Spero non molto, perché sai che il mio pensiero è sempre a Reggio, ai ragazzi. E aggiunge: “Chiedo al Signore che ti illumini sempre, in questi tempi duri, in cui c’è bisogno di fermezza, di saggezza e di un cuore sconfinato”. Gli viene riscontrata una ipercolosterolimia familiare ed è biso-gnoso di tranquillità, in quanto “la tensione influenza negativamente sia gli indici umora-li che le eventuali complicanze vascolari”. Sarà costretto a malincuore a dimissionare da questo primo impegno formativo.

Da questo momento la vita di fra Paolo sarà segnata dalla malattia, ma anche dalla obbedienza e dal senso del dovere che lo porta a rispondere ogni volta che vi sarà bisogno di lui, ma senza scendere a com-promessi con la propria coscienza. Così nel 1973 è assegnato alla comunità di Pesaro. Questo santuario mariano sarà un luogo che rimarrà sempre caro nella sua vita. Porterà nel cuore l’amore per quella venerata imma-gine di Maria; diventerà un profondo cono-scitore della storia del santuario e della pre-senza dei Servi in quella città; stringerà rap-porti di profonda amicizia con il clero di quel-

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COSMO 3-4 Marzo - Aprile 2010 la diocesi e con tante persone che lo hanno amato e stimato.

Nel 1976 gli viene chiesto di occuparsi di nuovo della formazione dei giovani nella comunità di Ronzano. Questo impegno della formazione lo svolgerà anche a livello dell’ Ordine allorché nel 1994 è chiamato come maestro del Collegio Sant’Alessio qui in Ro-ma.

Fra Paolo ha amato l’Ordine. Ha avuto una parte importante nella storia della nostra Provincia religiosa con la sua azione infati-cabile. Ha avuto uffici di grande responsabi-lità come consigliere, Socio provinciale ed anche come Priore provinciale negli anni 1991-1994. Ha chiesto molto, forse troppo alla sua salute fragile, ma ha dato una gran-de contributo di mente e di cuore. Ha volte ci è sembrato rigido, ma ci ha abituato a fare le cose con grande serietà. Non va dimenti-cato il suo contributo alla vita dell’Ordine come Coordinatore della Conferenza delle Province d’Italia, Spagna e Austria e il suo servizio in Ungheria. Anche in questo perio-do ricopriva l’incarico di Socio provinciale. Il Signore gli ha dato la grazia di concludere la sua intensa missione nella parrocchia-santuario di Santa Maria in Via. Per lui è stato questo un tempo di grande consolazio-ne spirituale ed è questo che rende ancor più difficile il distacco.

In tutta la sua vita, ma particolarmente in questi ultimi tempi il Signore ha reso fra Pa-olo, come lui, “esperto nel patire”, lo ha as-sociato alla sua Croce, lo ha purificato come oro nel crogiolo perché potesse giungere pronto al suo cospetto. Lo ha associato alle sue sofferenze prima di renderlo partecipe della gloria che riserva ai suoi eletti.

La liturgia di commiato alla quale hanno partecipato numerosi confratelli e parroc-chiani è stata presieduta dal Vescovo di Set-tore mons. Ernesto Mandara il 5 gennaio.

2. FRA RAFFAELE M. (BRUNO

PAOLO) BOROTTO [VEN] Di primo mattino giovedì 8 gennaio 2009,

nella solitudine della propria cella nel con-vento Istituto Missioni a Monte Berico (Vicenza), colpito da imprevisto ictus cere-brale, all’età di 82 anni compiuti da pochi mesi moriva fra Raffaele M. (Bruno Paolo)

Borotto, frate presbitero di voti solenni, fi-glio della Provincia Veneta, di famiglia nel menzionato convento.

Il fratello era nato il 16 settembre 1926 a Saline, frazione del comune di Noventa, pro-vincia e diocesi di Vicenza, situato tra i Colli Berici ed i Colli Euganei. Al fonte della par-rocchia era stato battezzato il 3 ottobre suc-cessivo con i nomi di Bruno Paolo che i ge-nitori Stefano e Lidovina Polato gli avevano dato. Nel paese natale frequentò le scuole primarie. Entrò nell’Ordine a 12 anni inizian-do gli studi con le scuole medie nel semina-rio minore San Giuseppe a Follina negli anni 1938-1943. Frequentò i corsi di filosofia nel convento di Sant’Elena a Venezia nel trien-nio 1944-1947. Per il quadrienio di teologia 1947-1951 fu dapprima nel convento della Provincia Tirolese dei Servi a Innsbruck (dove ricevette gli ordini sacri del suddiaco-nato il 5 febbbraio 1950 e il 12 successivo il diaconato) poi a Monte Berico (Vicenza). Nel santuario mariano di Monte Berico rice-vette il sacramento del presbiterato il 10 marzo 1950. Novello sacerdote, fra Raffaele M. Borotto venne assegnato in Argentina, fondazione che la Provincia Veneta aveva assunto nel 1938 con la figura giuridica di “commissariato provinciale”, la quale nell’anno 2007 venne a costituire, assieme alle fondazioni di Uruguay, Cile, Bolivia, Pe-rù la Provincia di Santa María de los Andes: il fratello fu presente ai primi passi di quella auspicata integrazione.

A parte il quinquennio 1961-1966 trascor-so come priore e parroco nelle comunità di Coyhaique e Puerto Aysén nel Vicariato a-postolico di Aysén in Cile, tutti gli altri anni vennero dedicati alla “missione” in Argenti-na, nelle comunità con prevalente impegno nella pastorale in parrocchia e nei collegi. Il primo anno (1951-1952) fu a Las Toscas nel convento dell’Assunzione di Maria. Quattro anni (1952-1956) fu cappellano nel conven-to Madonna della Mercede ad Avellaneda. Il successivo quinquennio (1956-1961) fu prio-re e parroco nel convento di Sant’Antonio a La Plata. Tornato dal Cile, lungo un altro quinquennio (1966-1971) fu priore e parroco nel convento di Buenos Aires ubicato nella un poco periferica Villa Devoto. Dal 1971 al 1985 – tranne l’“anno sabatico” in Italia nel 1980 – restò in attività ad Avellaneda e du-rante quegli anni fu priore, parroco, consi-

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gliere ed economo nel Vicariato provinciale Rioplatense (fondazione di Argentina e Uru-guay), responsabile del settore “pastorale dei collegi”. Dopo il breve ritorno come priore e parroco a La Plata nel 1985-1986 (il convento venne soppresso in gennaio del 1987), rima-se a Buenos Aires sino al 1993. Tornò ad Avellaneda per l’ulteriore quinquennio 1993-1998. Durante quel periodo, precisamente l’anno 1997, venne eletto Vicario provinciale. L’ultimo triennio di permanenza in Argentina, tra il 1998 e il 2002, risiedette a Buenos Aires e Avellaneda.

Nel servizio in “missione” fra Raffaele Maria “ha sempre donato con generosità non solo cose ma soprattutto valori evangelici, dando fiducia a tutti, immettendo nella comunità conventuale e parrocchiale tutte le sue ener-gie, possibilità e carismi, senza mai dire ‘basta’”, ha riconosciuto il Priore provinciale, fra Ferdinando M. Perri, nell’omelia funebre. Ed ha proseguito: “Il suo apostolato era carat-terizzato dalla povertà e dalla libertà perché il Vangelo era la sua forza. Andava incontro ai fratelli disarmato, per comunicare il dono del-la pace e guarire i malati con il suo amore, generosità e compassione”. Nell’intervista per Le Missioni dei Servi di Maria confidava il seguente bilancio sulla propria vita e sul ser-vizio in Argentina, costellati da travagli per situazioni sociali e politiche molto dure, da difficoltà nella fase della ristrutturazione delle comunità, e anche da gioie nel vedere fruttifi-care le fatiche pastorali: “Una vita sostanzial-mente tranquilla, senza soste, difficoltà ordi-narie e nessuna drammatica: mi sono trovato bene in Argentina. Tutto ho lasciato in Argen-tina, adesso: cose, amici, il mio passato … Compagna la malattia, mi sento quasi inutile, evangelicamente. Solo pregare mi resta”. Gravato da incipienti malanni di salute, l’anno 2002 ritornò in Italia, assegnato in comunità a Monte Berico (2003-2008) e infine all’Istituto Missioni dove lo colse la morte.

L’eucaristia di suffragio, sabato 10 gennaio nel santuario di Monte Berico, presieduta dal Priore provinciale, raccolse intorno all’altare circa 35 concelebranti. Numerosi erano i con-venuti per l’ultimo saluto e la preghiera, tra i quali parenti e amici. Il Priore provinciale, nell’omelia, lesse gli ultimi anni del fratello alla luce della parola del libro Siracide letta nel rito: “Per chi teme il Signore andrà bene alla fine, sarà benedetto nel giorno della sua

morte” (Sir 1, 11). “Egli in questi ultimi anni di vita ha sofferto fisicamente, ma non ha mai dato fastidio a nessuno: ha vissuto come un eremita nel silenzio e nella preghiera. Era contento quando riceveva visite dai parenti ed amici ed anche quando riceveva qualche telefonata da persone amiche dell’Argentina. Ogni volta che andavo a visitarlo mi accoglie-va con il suo sorriso e mi diceva “come stai?” prima che glielo potessi chiedere io, e subito aggiungeva: “io sono contento, prego per te e per le vocazioni; non preoccuparti di me per-ché la Vergine Maria mi fa compagnia, mi conforta e mi protegge”. La spoglia mortale di fra Raffaele M. Borotto riposa nel cimitero del convento a Monte Berico.

FR. VALERIO M. MACCAGNÁN

GIANELLO (MEX) In piedi e con la stola sistemata… Il giorno lunedì 12 di gennaio, Fr. Valerio

M. Maccagnán Gianello, OSM aspettava come sempre l'ora della celebrazione eucari-stica, vestito con alba e stola nella sacrestia della cappella del convento di Nostra Signora dell'Assunzione in Zapopan (Guadalajara), Jalisco. Recitava una parte della Liturgia del-le Ore mentre gli altri frati ed i giovani preno-vizi arrivavano in sacrestia. Vicino a lui si tro-vava il priore della comunità, fr. Michelangelo M. Magra Medina che si stava vestendo dei paramenti sacerdotali. Improvvisamente si udì un rumore come di qualcosa che cade sul pavimento… e quelli che accorsero videro fr. Valerio steso al suolo, incosciente, e con una ferita alla testa che incominciava a sanguina-re. Lo portarono di emergenza all'ospedale, dove fu internato per cura ed osservazione…

Poco dopo la mezzanotte del giorno 13 dello stesso mese di gennaio, si propagò la notizia che era morto… dopo le formalità di legge, i frati ed alcuni persone vicine alla co-munità portarono il corpo nella cappella del convento, dove fu vegliato per varie ore. La funzione funebre ebbe luogo mercoledì 14, a mezzogiorno, alla presenza di vari frati della Provincia Messicana, dei giovani delle comu-nità di formazione e di un gran numero di per-sone. Nell'omelia, il priore Provinciale fr. An-gelo M. Vargas sottolineò le grandi doti di fr. Valerio, specialmente il suo grande attacca-mento alla Provincia dei Servi di María in

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Messico, il suo affetto verso i giovani, il suo lavoro instancabile, fin dagli inizi, a favore del Centro Mariano Servitano. Evidenziò anche il suo spirito gioviale ed entusiasta in ogni oc-casione, ridotto solo per le malattie che a po-co a poco lo condussero alla morte. Conclusa la Messa di esequie, il corpo fu trasportato nella tomba dei Servi di Maria del convento di La Soledad, in Aguascalientes, dove riposano altri fratelli che ci hanno preceduti nel servizio a Nostra Signora.

La Provincia Messicana dell'Ordine dei Servi di Maria ha perso così uno dei suoi più distinti figli. Morì come era da aspettarsi: ve-stito per continuare il servizio pastorale, con alba e stola e col libro di preghiere in mano… senza tempo per lamenti e senza far ritorno al suolo natale… La sua fine fu quella di un autentico missionario che non ha lasciato la terra dove fu destinato nemmeno nella vec-chiaia già prossima alla morte.

Riposi in pace, come bene lo meritava, l'indimenticabile P. Valerio. Che in paradiso possa continuare a scambiare allegre note musicali con gli angeli, conversare di teologia coi Dottori e rendere un convinto omaggio di studio, preghiera e lode alla gran Signora, Patrona celeste dei suoi Servi.

Nota Biografica Fr. Valerio M. Maccagnán Gianello nac-

que nel paese di San Gregorio di Veronella, vicinissimo alla città di Verona, Italia, il 31 agosto di 1927. I sui genitori furono Leone ed Emma. Da bambino entrò nella casa di for-mazione dell'Ordine dei Servi di Maria. Entrò in noviziato il 15 luglio 1944, facendo la sua prima professione il 16 luglio 1945. La sua professione perpetua fu il 10 ottobre 1948. Ricevette l'Ordine del Diaconato il 23 dicem-bre 1951 e fu ordinato sacerdote il 12 aprile di 1952 a Roma, dove finì i suoi studi teologi-ci nella Pontificia Facoltà Teologica "Marianum". Nel 1978 ricevette la Laurea in Teologia con specializzazione in Mariologia. Nel 1979 terminò i suoi studi col Dottorato nella stessa materia. La missione

Ancora giovanissimo, appena ordinato sa-cerdote, fr. Valerio fu inviato nella missione di Aysén, nel sud del Cile, dove i frati Servi di Maria avevano aperto una presenza di lavoro apostolico specialmente tra le famiglie di pe-scatori e commercianti di legname in quella

regione fredda e molto poco abitata. Per arri-vare ai paesi principali bisognava percorrere grandi distanze in barca, partendo dalla capi-tale del paese (Santiago) o delle città inter-medie (Porto Montt) ed altre, fino a sbarcare nel luogo di arrivo che era Porto Aysén. Fin dagli inizi della missione, i frati cercarono di dare impulso non solo alla vita cristiana, ben-sì al lavoro, alla cultura e allo sviluppo nei diversi villaggi della regione.

Fr Valerio si impegnò per vari anni a dare lezioni ai bambini della scuola primaria che la parrocchia di San Filippo Benizi aveva aperto in Coyhaique, un villaggio in espansione all'interno del territorio. Ma il freddo, la man-canza di attenzione ed altre difficoltà proprie dell'ambiente gli impedirono di continuare questo lavoro. Nel 1961 fu destinato al Vica-riato Messicano, dove arrivò portando il suo gran coraggio, la sua abilità per la musica, il suo desiderio di continuare ad offrire alla Ver-gine il suo migliore servizio. La parrocchia

Per molti anni si occupò del lavoro parroc-chiale, nelle parrocchie del Carmen (Ciudad Juárez, Chih.), Santa Cruz Acalpixca (Xochimilco, D.F.), San Ignacio del Valle (Praxedis G. Guerrero, Chih.) e Divina Provi-dencia (México, D.F.). In questi posti promos-se sempre i cori parrocchiali, con notevole successo e con lodevole talento musicale.

In 1976 cominciò a vedere realizzato un antico sogno: completare la sua specializza-zione negli studi teologici nel campo mariolo-gico. Rientrato a Roma, ottenne innanzitutto la laurea e poi il dottorato, al "Marianum", la sua vecchia scuola di teologia. Ritornato in Messico, alla fine del 1979, non cessò di in-segnare in distinti centri di studio teologico, cogliendo ogni occasione per dare conferen-ze o corsi sulla Vergine, nostra Signora. Scrisse per vari anni nella rivista "Maria ed i suoi Servi" che egli stesso diresse. Il Centro Mariano

Nell'estate 1991, aprendosi la sede princi-pale del Centro Mariano, nella chiesa di San Juan di Dio (Messico) D.F., si trasferì con gioia nel luogo dove poteva esercitare il suo lavoro di docente. Nel 1995, per motivi di sa-lute, si trasferì nella comunità dei Servi di Ma-ría a Guadalajara, Jal. (Santa María de la Asunción) dove diede impulso alla nascita di una filiale del Centro Mariano. Il suo lavoro e

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la sua instancabile insistenza fecero che que-sta nuova espressione del Centro Mariano crescesse e si fortificasse. Solo le malattie e l'avanzamento degli anni gli impedirono di potere continuare in questo suo lavoro prefe-rito. Al termine della sua presenza in questo mondo, aveva scritto alcuni libri, specialmen-te per sostenere l'insegnamento della Mario-logia. Altri li aveva solo iniziati…

Possa l'esempio di fr. Valerio essere se-guito da molti giovani entusiasti che vedano nel servizio alla Vergine un modo di vivere la propria vocazione nella vita cristiana con gio-ia e decoro.

4. FRA FEDELE M. (FERDINANDO)

CIARCIÀ [ANN] Il giorno 14 gennaio 2009, alle ore 13,00 nel

convento di s. Anna di Saviano (NA), dove era di famiglia, per insufficienza cardio-respiratoria, è tornato alla Casa del Padre munito del conforto dei sacramenti, fra Fede-le (Ferdinando) M. Ciarcià, frate presbitero di voti solenni, figlio della Provincia SS. An-nunziata. Senior Ordinis.

Nato a Palazzolo Acreide (SR), l’11 aprile del 1912, figlio di Antonio e di Marianna Leo-ne, entrò all’età di 12 anni nel Collegio dei Servi di Maria “Gesù Adolescente” a Palma Campania (NA) per compiere gli studi medi-ginnasiali.

Il 18 settembre del 1927 iniziò l’anno di no-viziato nel convento di s. Tolomeo in Nepi, emise la Professione semplice dei voti nelle mani del socio provinciale Girolamo Russo, il 21 settembre del 1928. Dal 1928 al 1931 fra Fedele Maria rimase nel professato di Nepi per gli studi liceali e filosofici. Fu poi trasferito nel professato fiorentino della SS. Annunziata dove compì gli studi teologici e dove emise la Professione solenne il 21 novembre del 1933 nelle mani del Priore provinciale toscano, fra Paolo M. Giannelli, durante i festeggiamenti per il settimo anniversario dell’Ordine nostro. A Firenze nel 1934, fra Fedele Maria ricevette gli ordini del suddiaconato e del diaconato e fu ordinato sacerdote il 1° maggio del 1935 nella Basilica-santuario della SS. Annunziata in Firenze dal mons. Gioacchino Bonardi, vescovo ausiliare.

Rientrato nella Rettorato Napoletano, venne assegnato di famiglia nel collegio-alunnato

“Gesù Adolescente” in Palma Campania. Poi passò di comunità a Siracusa nel convento della B.V. Addolorata e nel 1937 fu trasferito nuovamente a Palma Campania dove vi rima-se fino al 1946. Va ricordato che nel 1943, in piena seconda Guerra Mondiale con tutti i disagi ad essa inerenti, i professi filosofi da Prata Sannita dovettero riparare a Palma Campania e fra Fedele Maria, priore conven-tuale dal maggio 1943, si accollò anche il ser-vizio di maestro dei professi.

Con la nascita della Provincia dell’Italia Me-ridionale nel marzo del 1946 e con il primo Capitolo provinciale elettivo, fra Fedele Maria fu assegnato di comunità al convento della B. V. Addolorata in Siracusa. Nel 1948 fu eletto Vicario del priore a Palma Campania, dove era priore e maestro degli alunni fra Girolamo M. Russo, ma per motivi di salute non accet-tò. Il Consiglio provinciale del 24 luglio 1948, elesse fra Fedele Maria, quarto consigliere provinciale e confermato dal priore generale fra Alfonso M. Benetti il 26 luglio, in sostitu-zione di fra Paolo M. Simonelli, che nel frat-tempo si era trasferito nella comunità di s. Marcello in Urbe per motivi di studio. Con il Capitolo provinciale del 1949 fu assegnato nella comunità del s. Cuore in Trapani, in qualità di Priore e responsabile spirituale del-la fraternità locale dell’OSSM. Qui vi rimase fino al 1955. Dal 1955 fino al 1961 fu priore della comunità della B. V. Addolorata in Sira-cusa e assistente spirituale della fraternità OSSM. Fra Fedele restò a Siracusa fino al 1964.

Nel Capitolo provinciale del 1958 si costituì il Commissariato provinciale siciliano e il p. Ciarcià divenne il primo consigliere del Com-missario provinciale. Dal 1964 al 1977 fu as-segnato di famiglia alla comunità del s. Cuore a Trapani. Qui ricoprì la carica di Priore con-ventuale alternandosi in questo servizio col fra Enrico M. Gibilisco; fu anche assistente spirituale OSSM. In questo periodo la comu-nità, affrontando non pochi sacrifici, portò avanti la costruzione della nuova chiesa.

A seguito del Capitolo provinciale del 1977 fra Fedele Maria fu assegnato di comunità a s. Nicolò all’Albergheria in Palermo. Un quar-tiere, questo, molto malfamato e povero con un forte degrado morale. S. Nicolò era una parrocchia molto impegnativa che richiedeva una capillare azione di evangelizzazione e di robusta preparazione ai sacramenti. Nel 1985

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lasciò Palermo far ritorno a Trapani, essendo il convento di s. Nicolò in fase di chiusura che avvenne giuridicamente il 16 novembre 1986.

Ironia della sorte fra Fedele M. rimase a Trapani fino alla chiusura anche del convento del s. Cuore che ebbe luogo nel 1995. In quell’anno l’allora priore provinciale fra Gio-vanni M. Colello, lo assegnò di comunità nel convento di s. Anna di Alberolungo in Savia-no dove vi rimase per il resto della sua vita.

Fra Fedele M. Ciarcià il 13 gennaio del 2009 fu colto da malore per ictus celebrale e spirò per le complicanze suddette il 14 gen-naio alle ore 13,00.

I funerali furono celebrati nella nostra chiesa conventuale di s. Anna il 15 gennaio 2009 alle ore 15,30. Presiedette il rito funebre il Vicario provinciale, fra Sergio M. Ziliani, es-sendo il Priore provinciale in Brasile per par-tecipare al Capitolo provinciale della Provin-cia Brasiliana. Erano presenti alla cerimonia i frati di Napoli Mergellina, un frate dei Santi Sette Fondatori di Roma e il parroco di Sirico. La salma di fra Fedele venne poi tumulata nella nostra cappella nel cimitero di Palma Campania, dove riposano molti suoi confra-telli, estimatori, amici e compagni di studio.

La persona, il frate Fra Fedele M. Ciarcià fu un vero Servo di

Maria; ha amato l’Ordine di un amore viscera-le e in modo particolare l’Ordine nella sua Sicilia. In una sua lettera del 24 marzo del 1977 al Priore provinciale, così esprime il suo attaccamento all’Ordine nostro: “... La suppli-co di avere per noi siciliani una particolare attenzione ed interesse che nessuna delle tre case o conventi debbano chiudersi. Quando si pensa che in sette secoli i Servi di Maria si tennero distanti dal varcare lo Stretto di Mes-sina, quando si pensa all’ostinazione e all’audacia dei nostri fratelli p. Vincenzo Sa-pio e di p. Girolamo Russo a che la Sicilia avesse, finalmente, i Servi di Maria; davvero sarebbe una grande sventura se per la nostra povertà vocazionale si decidesse a cuor leg-gero la nostra fine in Sicilia.”

Fra Fedele Maria è stato un frate di ampia cultura con una ferrea e spiccata memoria per la storia. Uomo dalla brillante intelligenza e ovunque andava portava con modi signorili un umanesimo aristocratico; aveva un lin-guaggio ricco, con proprietà di vocabolario e

con una facilità di parola che incantava l’uditorio.

La sua presenza nell’Istituto per anziani a Saviano, ha lasciato un tangibile segno di sacerdote e di frate Servo di Maria, impegna-to, zelante, delicato e premuroso e quando si andava a visitarlo era un piacere ascoltarlo e sentire, con lucidità straordinaria, fatti ed a-neddoti della nostra storia attuale e della vita della Provincia. La sua preparazione culturale e spirituale ovunque ha lasciato il buon profu-mo della sua santità di vita. Egli era di salute cagionevole, ma la sua fibra sicula ha fatto sì che superasse con successo diverse opera-zioni chirurgiche e anche delle complicazioni ad esse annesse ed arrivasse alla veneranda età di 97 anni, che avrebbe compiuto il pros-simo 12 aprile. Come abbiamo già detto, do-po la chiusura del convento del s. Cuore a Trapani nel 1995, fra Fedele Maria visse gli ultimi anni della sua vita nel convento di Sa-viano, il quale essendo legato all’Istituto per anziani “P. Girolamo Russo”, ha fatto sì che quegli ricevesse un’appropriata e squisita assistenza medica da parte degli infermieri e medici del nosocomio.

Fino alla fine della sua giornata terrena, fra Fedele M. rimase lucidissimo di mente e le sue giornate le trascorreva in continua pre-ghiera, seguendo Radio Maria. Ha amato l’Ordine con “viscere materne”, pregava conti-nuamente per le vocazioni e, a chi l’andava a trovare, ne parlava con quella passione che caratterizza la gente del sud. Fra Fedele M. Ciarcià è stato un fine siciliano, innamorato sino alla fine della sua terra e dell’Ordine dei Servi di Maria in Sicilia.

Come prescrivono le nostre Costituzioni (Cap. III, art. 32): “verso il fratello defunto ma-nifestiamo il nostro amore implorandogli la misericordia del Signore”.

5. FRA JOHN KENNEDY M.

ANTHONYSAMY [IND/VEN] Fr. A. John Kennedy M. Antonysamy,

novizio del nostro Ordine, figlio della Provin-cia Veneta (Vicariato Indiano Aikiya Annai), e membro della Casa di Formazione Annai di Perumaleri Mahabalipuram, Kanjipuram Dt. (India), è morto lunedì 2 Marzo 2009, alle ore 14, presso l’Ospedale Isabel, Mylapore (Chennai), all’età di 22 anni e dopo 9 mesi di

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noviziato nel nostro Ordine. Domenica 22 febbraio 2009 John Kennedy è caduto da un albero di noci di cocco ed è subito stato tra-sportato all’ospedale.

Fr. A. John Kennedy era nato il 26 giugno 1986 nella parrocchia di Madurampet, di-stretto di Thiruvanamalai, diocesi di Vellore, figlio di Mr. Antonysamy (defunto) e di Mrs. Savariammal. Era il quarto figlio e il più giova-ne della famiglia. Aveva un fratello più anzia-no e due sorelle che sono sposate e ben si-stemate nella vita. Il padre era morto nel 2000.

Aveva iniziato il Noviziato il 31 maggio 2008 nella Casa di Formazione Annai, Perumaleri (Mamallapuram). La sua morte fu accidenta-le. È avvenuta il 22 febbraio 2009: quel po-meriggio stavamo raccogliendo della paglia dal campo di riso quando egli si offerse di arrampicarsi su un albero di noci di cocco per raccogliere alcuni frutti freschi per dissetarci. Raggiunta la cima dell’albero è scivolato mentre cercava di tenersi stetto ad un ramo ed è precipitato al suolo. Immediatamente fu portato con urgenza all’ospedale Isabel di Chennai. Qui una volta osservata e diagnosti-cata la gravità delle ferite interne, fu sottopo-sto ad intervento chirurgico e confinato per dieci giorni nel reparto di cura intensiva. Ini-zialmente ci era stata data la speranza che con intensa preghiera egli potesse rimanere vivo in mezzo a noi, per grazia di Dio. Ma sfortunatamente il 2 marzo 2009 morì.

Su richiesta della madre e degli altri mem-bri della famiglia il suo corpo è stato portato nel suo villaggio natale a Madurampet. Il gior-no seguente, il 3 marzo 2009, nel pomeriggio hanno avuto luogo presso la sua parrocchia i riti del funerale. Erano presenti i frati e gli stu-denti di tutti i livelli di formazione. Il Vicario provinciale dell’India, fr. Susaimani M. Arokia-samy, ha presieduto l’Eucaristia concelebrate dai nostril frati e da altri sacerdoti. Fr. Ste-phen M. Arocquiadoss ha condiviso una ri-flessione sulla liturgia della Parola. Tutti i pre-senti alle celebrazioni esequiali nella parroc-chia furono presi da forte emozione e hanno dato l’addio al nostro fratello con le lacrime agli occhi. Più tardi il suo corpo fu deposto nel sepolcro dove suo padre già da otto anni riposava.

Fr. A. John Kennedy M. Antonysamy è stato un raro dono per il nostro Ordine, parti-colarmente per il Vicariato indiano, che con

dolore lo ha perso all’alba del suo impegno religioso. La sua vita terrena fu adornata di molte virtù, quali l’umiltà, l’apertura di mente, l’umanità, la fedeltà, la fede in Dio e la devo-zione a nostra Signora. Il suo genuino desi-derio di condurre una vita di qualità, non di quantità, ha significato una grande differenza nella sua vita personale. Il suo zelo a fare cose grandi lo portarono ad usare tutti i suoi talenti. Il suo spirito energico ed entusiasta ha dato alla sua comunità un apporto di creativi-tà unica. Spesso ha cercato di raggiungere i più alti ideali della vita religiosa. La sua natu-ra di essere di utile è spesso stata esempio per tutti coloro che venivano in contatto con lui. Per questo era amato da tutti. In più, ha dimostraro grande maturità nel guidare i membri della famiglia. “Era una forza unifica-trice” nella famiglia, diceva la madre, al punto di portare tutti a pregare insieme e ad altre cose. La preghiera era la sua forza spirituale. Fino all’ultimo respiro, incessantemente invo-cava il nome di Dio. Il suo delicato sussurro specialmente durante la Vigilia Mariana rivela quanto la sua solitudine fosse dedicata ad un tenero amore verso la Vergine. Certamente, Dio riverserà su di luila sua eterna benedizio-ne. Fu una persona piena d’amore e zelo per il dono della vita e della vocazione. Era anche molto sincero nel riconoscere i suoi limiti e i suoi pregi. Aveva il coraggio di chiedere aiuto per crescere nella fede attraverso la vita di preghiera. Talvolta dovette anche far fronte a situazioni difficili per accettare ed amare colo-ro che si dimostravano negativi nell’incontro con lui o con altri in formazione.

Come dicono le nostre Costituzioni all’art. 32 una S. Messa è stata offerta in ogni comu-nità del Vicariato, e, nella comunità del Novi-ziato a cui apparteneva, sono state offerte speciali preghiere per un periodo dei nove giorni per implorare da Dio misericordia e riposo eterno.

6. FRA GIULIANO M. (DAVIDE)

GEPPETTI [ANN] Sabato 21 marzo 2009 alle ore 23,15 con-

fortato dai sacramenti e accompagnato dalla tanta preghiera dei confratelli, lasciava la ter-ra per il Cielo, a causa ripetuti interventi chi-rurgici e a complicanze in seguito di un infarto intestinale, fra Giuliano (David) M. Geppetti,

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frate presbitero, figlio della provincia SS. An-nunziata e di famiglia nell’Archicenobio fio-rentino della SS.ma Annunziata.

Figlio di Elia Geppetti e di Annunziata Cin-quini, nacque a Stia, provincia di Arezzo (Italia) il 6 febbraio 1926. Nel settembre 1937, all’età di 11 anni, entrò nel Collegino dell’allora Provincia Toscana a La Poggerina nei pressi di Figline Valdarno (FI) per gli studi medi-ginnasiali e vi restò fino al 1940. Com-pletò il ginnasio nel Sacro Convento di Monte Senario nell’anno scolastico 1940-1941. A Monte Senario iniziò l’anno di noviziato il 15 luglio 1941, sotto la guida del maestro di for-mazione fra Stanislao M. Mannelli, frate signi-ficativo e di santa vita. Emise la professione temporanea dei voti nelle mani del Priore Provinciale fra Zenobi M. Manfriani il 16 luglio 1942, memoria liturgica di Nostra Signora del Monte Carmelo.

Per gli studi superiori del liceo classico da Monte Senario passò al convento fiorentino dei Sette Santi Fondatori per frequentare il primo liceo classico nell’anno scolastico 1942-1943.

In quegli anni l’Italia era in guerra ed erano tempi difficilissimi per il mantenimento delle vocazioni ed anche per l’incolumità fisica dei giovani e dal momento che il fronte si avvici-nava pericolosamente alla Toscana e, soprat-tutto dopo l’8 settembre, quando il centro nord Italia venne invasa dai tedeschi, i quali si opponevano con ferocia all’avanzata degli eserciti alleati e alle azioni di guerriglia parti-giana, anche Firenze diventò un luogo insicu-ro, per cui il Professato fu spostato a Figline Valdarno e lì fra Giuliano Maria poté compie-re il secondo liceo nell’anno scolastico 1943-1944.

Nonostante la liberazione di Firenze, il fron-te si bloccò sulle montagne. L’ultimo baluardo tedesco, la famosa “Linea Gotica”, contro gli Alleati stava dando i suoi frutti, mentre le po-polazioni della zona subivano gli effetti deva-stanti del conflitto. In questo frangente anche La Poggerina (Figline Valdarno) diventò un luogo molto pericoloso e il Professato ritornò a Firenze, ma stavolta presso l’Archicenobio della SS.ma Annunziata. Qui fra Giuliano Ma-ria poté terminare gli studi ginnasiali nell’anno 1944-1945. Negli anni 1945-1949 fu inviato a Roma, presso il Collegio Internazionale s. Alessio Falconieri e qui compì gli studi di Teologia. A Roma il 12 febbraio 1947, in quel

tempo solennità dei Sette Santi Fondatori, emise nelle mani del priore generale fra Al-fonso M. Benetti, la Professione solenne dei voti e rispettivamente nell’ottobre e dicembre 1948 ricevette gli Ordini del Suddiaconato e del Diaconato. Il 16 aprile 1949 fu ordinato sacerdote nella Basilica di s. Giovanni in La-terano. Con lettera del 29 giugno 1949 il Prio-re generale, fra Alfonso M. Benetti, assegnò fra Giuliano Maria di famiglia nel convento di s. Marcello, per proseguire gli studi nel Ponti-ficio Istituto di Archeologia Cristiana, presso il quale si laureò nel 1952.

Dal 1952 al 1968 per nomina dell’allora Congregazione degli Studi e Seminari fu as-segnato alla iniziata Pontificia Facoltà Teolo-gica “Marianum” quale professore di archeo-logia e liturgia. Nel 1957 ci fu un tentativo di farlo rientrare in Provincia Toscana come vice maestro di formazione al Collegino de La Poggerina (Figline Valdarno), ma fra Giuliano M. per svariati motivi non accettò e d’accordo con il Priore generale di allora, il p. Montà, restò a Roma. Dal 1968 fino al 2007 fu di nuovo assegnato di famiglia nella comunità generalizia di s. Marcello prestandosi agli incarichi comunitari e al servizio della Santa Sede nella Congregazione per la Dottrina della Fede, prima al Protocollo e poi dal di-cembre 1996 come Commissario incaricato a trattare le cause di annullamento del matri-monio “in favore fidei”. Quasi contemporane-amente fu nominato anche membro della Commissione speciale per la trattazione di cause di dispensa dagli obblighi sacerdotali, istituita presso la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Passando gli anni ed essendo cagionevole di salute, fra Giuliano Maria si trovò a non essere più autosufficiente, il priore generale Angel M. Ruiz Garnica, in data 30 settembre 2007, lo riassegnò di famiglia alla Provincia SS. Annunziata (dove nel 2000 confluì la Pro-vincia Toscana).

Dopo un breve periodo nell’Infermeria pro-vinciale della SS.ma Annunziata di Firenze, fu trasferito di comunità nel convento di s. Andrea in Viareggio, ritenendo questa località per il suo clima e la sua realtà più confacente alla salute fisica e spirituale di fra Giuliano M. ed infatti fu così per diverso tempo. Ma so-praggiunti alcuni disturbi che gli procurarono alcuni attacchi ischemici, egli fu nuovamente trasferito a Firenze nell’Infermeria provinciale

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della SS.ma Annunziata. Qui vi rimase alcuni mesi fino a quando, dopo non poche soffe-renze fisiche per ripetuti interventi chirurgici, sorella morte corporale lo colse alle ore 23,15 del 21 marzo 2009, memoria del beato transi-to di s. Benedetto, padre del monachesimo europeo.

I funerali vennero celebrati lunedì 23 marzo a Firenze nella Basilica della SS.ma Annun-ziata e sono stati una dimostrazione di affetto e di stima nei suoi confronti. Li ha presieduti il Priore provinciale, fra Giuseppe M. Galassi, era presente un numeroso gruppo di confra-telli provenienti da Roma, in modo particolare da s. Marcello dove fra Giuliano Maria visse per tanti anni, da s. Maria in Via e dai Santi Sette Fondatori, c’erano anche altri frati pro-venienti da Pistoia, Nepi, Todi, Napoli, Siena, Viareggio e dalle due comunità fiorentine. Era presente anche la famiglia della nipote di fra Giuliano M.. Terminata la messa funebre la salma venne traslata a Monte Senario dove riposa nel cimitero dei frati di S. Martino.

Come prescrivono le nostre Costituzioni (Cap. III, art 32): “verso il nostro fratello de-funto manifestiamo il nostro amore imploran-dogli la misericordia del Signore.

La persona, il frate Il 21 marzo 2009 si chiudeva così la storia

di salvezza personale di fra Giuliano Maria Geppetti, uomo mite, silenzioso, schivo ad ogni movimento di notorietà, nonostante le sue conoscenze altolocate.

Già il suo maestro di noviziato fra Stanislao M. Mannelli nella relazione per l’ammissione alla Professione temporanea lo qualificava con queste note “di buona condotta morale-religiosa, è stato sempre osservante delle regole, sottomesso ed obbediente, è poi mol-to dedito alle pratiche di pietà. Di natura assai timido.”

Il fenomeno della timidezza l’ha fatto soffrire per tutta la vita. Nel 1977 il priore provinciale di allora lo richiamò fraternamente su questo aspetto della sua personalità e gli scrisse tra l’altro: “nel clima di fraternità vorrei sollecitarti a prendere e a superare quelle difficoltà di ambiente che hai. Vorrei dirti proprio in vista del tuo bene di superare quella ritrosia, quella timidezza che ti estranea dagli altri. Sarai tan-to più sereno se con un po’ di sforzo ti adat-terai, per cui Giuliano, vedi di non chiuderti

ma cerca di partecipare a quel minimo di vita comune che ti è consentito”.

La morte ha reso feconda tutta la sua vita e l’ha reso libero dalla salute, dalla sofferenza, dall’azione umana, dai lacci di dipendenza, dalla gioia naturale di vivere, dai legami della terra e dal corpo, che riprenderà glorioso nel-la risurrezione dei morti.

7. FRA IVO M. PAOLONI [PRG]

Fr. Ivo M. Paoloni nasce ad Apiro il 4 no-

vembre 1930. È accolto nell’Ordine da fra Giovanni M. Rossi nell’ottobre 1942. Inizia il noviziato a Montefano il 10 ottobre 1946 ed emette la professione semplice il 12 ottobre 1947. Compie gli studi di liceo e filosofia a Bologna (1948 – 1951) e la teologia al Colle-gio Sant’Alessio di Roma (1951-1955). Emet-te la professione solenne a Bologna il 7 di-cembre 1952 ed è ordinato presbitero il 9 a-prile 1955.

Trascorre i primi anni di ministero in mezzo ai ragazzi a Cattolica e a Montale (PT). Nel 1958 è trasferito a Budrio dove rimane fino al 1960, anno in cui è eletto maestro dei giovani a Montefano e vi rimane fino al 1966. Poi è stato inviato a Dinazzano (RE).

Ritorna a Budrio negli anni 1966-1969: sono gli anni della contestazione e fra Ivo che por-ta dentro di sé la preferenza per gli ultimi co-me dimostra il suo impegno nei confronti de-gli ospiti dell’Istituto Donnini, si lancia nel mo-vimento di contestazione del ‘68. Nel 1969 entra a far parte del Centro missionario e concretizza il proposito di andare in Brasile. Trascorre un periodo di tre mesi in Acre. Poi nel 1974 realizza il suo progetto di lavorare nella periferia di San Paolo del Brasile dove rimane fino al dicembre 1992. Qui sperimenta in modo ancora più stridente l’oppressione dei poveri e ne prende le difese con molte e ardite iniziative. Nel 1980 scrive: “Qui tutto bene, lavoro, animo, salute e tanta, molta voglia di lottare con lo scopo di dare un poco di conforto, sorriso, una speranza umana e cristiana a questo popolo di Dio”.

In questa esperienza la sua tenuta psicolo-gica ha dei cedimenti. Si ammala a più ripre-se con periodi di crisi e di ripresa. In una let-tera dell’ottobre 92 scrive: “Già mi sono recu-perato al 70%, ma il trattamento continua fino alla metà di novembre. In queste ultime do-

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meniche sono tornato al Carambé e al Dama-sceno. Tutto è andato bene. Solo al Dama-sceno non sono riuscito a controllare le mie emozioni; ho cominciato a piangere, sono entrato in sacrestia per sfogarmi e poi, a for-za di volontà sono rientrato e sono riuscito a terminare la messa”. Il 15 settembre 1992 lascia il Brasile e chiede di venire a Ronzano a cui si sente particolarmente legato.

Il primo tempo della sua permanenza qui a Ronzano lo trascorre sereno nel lavoro e nel dialogo fraterno, dovendo fare i conti con la sua salute sempre precaria.

Nell’ultimo periodo, lui che era così pieno di vita, ha sperimentato la sofferenza e l’impotenza ma anche sperimentato l’amore dei fratelli, frati della comunità e degli amici. Ci ha lasciati la sera del mercoledì santo mentre era a cena con i suoi confratelli.

Il rito di commiato, tenuto conto del triduo pasquale, è stato celebrato nella Chiesa di Ronzano il mattino del Venerdì Santo. L’Eucarisia, che ha visto riuniti i confratelli della Provincia si è tenuta nel trigesimo della morte.

8. FRA ALOYSIUS M. (JOHN)

PEOPLES [ISL] Il pomeriggio di domenica 24 maggio 2009,

Fra John Aloysius M. Peoples è morto all'improvviso nel convento dei Servi di Ben-burb, Co. Tyrone, Irlanda del Nord, propria-mente nel giorno dell’ Ascensione celebrata quella domenica in Irlanda. Era frate/sacerdote della Provincia delle Isole, e mem-bro della Comunità di Benburb.

John Joseph Peoples nacque a Glasgow, Scozia, il 10 febbraio 1931 da John e Susan (McKenna) Peoples. Fu battezzato nella Chiesa di St Margaret, Kinning Park, Gla-sgow il 15 febbraio 1931. Aveva una sorella, Helen.

Ricevuto un’ istruzione cattolica in Gla-sgow, entrò nell’Ordine dei Servi a Begbroke il 18 maggio 1950, avendo prima sperimenta-to la sua vocazione presso i Padri di Mill Hill. La sua decisione di entrare nella vita religiosa fu basata sul suo desiderio “di lavorare per il nostro Dio e salvare le anime". Fu accettato nel Noviziato di Begbroke il 5 giugno 1951. Ha fatto la Professione di voti temporanei il

21 settembre 1952. Dopo gli studi di Filosofia a Begbroke, proseguì l’ apprendimento della Teologia al Collegio S. Alessio, Roma. Fece la Professione Solenne il 3 ottobre 1955. Fu ordinato sacerdote il 7 aprile 1958 a San Mar-cello, Roma.

Ritornato nella sua vecchia Provincia in-glese, esercitò il suo ministero sacerdotale nel nuovo convento di Newbury. Poi prestò servizio nella Parrocchia di S. Vincenzo, Dun-dee, prima di ritornare ad insegnare a Be-gbroke, Oxford.

Ma nel marzo 1963, si sentì spinto a ri-spondere ad una chiamata profonda del suo cuore e così si offrì volontario per andare a servire nella nostra Missione in Swaziland, Africa del Sud. Così incominciò un 'innamoramento' con l'Africa, dove avrebbe speso la maggior parte della sua vita religiosa e sacerdotale.

Come giovane prete, energico e pieno di talenti, si adattò alla cultura e lingua nuova. Si impegnò ad imparare la lingua Swazi dive-nendone presto fluente. Presto fu apprezzato come persona capace di comunicare. Era capace di predicare il Vangelo, conversare ed insegnare alle persone, battezzare i bambini e celebrare i sacramenti dell’ Eucaristia, Ri-conciliazione, Matrimonio ed Unzione. L’impegno nel ministero pastorale lo portò vicino alle persone del luogo e lo coinvolse in schemi sociali per migliorare le condizioni e la qualità di vita delle persone di Swazi. Lavorò accanitamente per 40 anni a promuovere la giustizia, l’istruzione, e il servizio sanitario a favore delle persone locali.

Prestò servzio nella Chiesa Cattedrale di Manzini. Più tardi offrì il suo ministero di sa-cerdote a Mbabane, Mafutseni, Hluti, Hlatchi-khulu, Tshaneni, e Piggs Peak. A Sidvoko-dvo disegnò e costruì una Chiesa a forma di nave che sarebbe diventata famosa sul po-sto. Forse i cantieri navali di Glasgow aveva-no influenzato la sua scelta del disegno! Nu-trì la vita delle persone con il messaggio e-vangelico e lavorò per il miglioramento dell'or-dine sociale. Non aveva paura di parlare chiaro e proclamare una parola profetica, quando era necessario. In alcuni assegna-menti in Swaziland servì sia come parroco che priore della comunità.

Informato della sua morte, mons. Louis Ncamiso M. Ndlovu vescovo di Manzini scris-

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se di lui un bel commento: "Il contributo di fr. Peoples alla crescita della Chiesa in Swazi-land è davvero molto significativo e lodevole. Ci ha aiutato molto anche con la sua abilità architettonica e le sue eccellenti capacità di scrittore. Noi tutti sapevamo che amava lo Swaziland e che aveva sempre desiderato di godere qui gli ultimi giorni della sua vita. Questo non è avvenuto … A nome di tutta la Diocesi di Manzini, desidero estendere le no-stre condoglianze sincere a Lei e tutti i Frati della Provincia delle Isole, così come alla fa-miglia e agli amici di fr. Peoples."

Le fatiche della vita missionaria alla fine imposero il loro prezzo ed Aloysius nel 1982 ritornò nella sua Provincia per osservazioni a problemi di salute. Fu assistente nella Par-rocchia a Fulham Road fino al 1985 quando ritornò in Swaziland. Il suo ultimo compito in Swaziland fu nel 2003 nella Good Shepherd Mission, Siteki.

Sfortunatamente il suo diabete aveva peg-giorato, e questo lo costrinse a ritornare a Paisley in Scozia dove nel 2005 avrebbe do-vuto subire l'amputazione chirurgica di en-trambe le gambe. Questo fu un colpo duro per uno che era stato così attivo. Rappresen-tava un cambio totale di mente e modo di vivere e gli ci volle del tempo per accettare questo enorme sacrificio. Per affrontare que-sta prova ebbe una affabile cura e sostegno dalla sorella Helen e suo marito Robert. Con la buona cura medica e l'aiuto di arti artificiali, imparò a camminare di nuovo. Al momento giusto nel 2006 fu assegnato alla Comunità di Benburb, dove avrebbe passato i suoi ultimi anni. Durante questo periodo di transizione nutrì nel cuore la speranza di ritornare in Swaziland. Trovò la stabile e ben strutturata vita comunitaria di Benburb molto utile. L'Eu-caristia quotidiana della comunità lo sostenne richiamando alla mente le parole di Gesù: "Come io ricevo la vita dal Padre, così chiun-que mangia di me riceverà da me la vita". [Jn 6:51-58]. Partecipò al ministero dei Ritiri con la celebrazione dei Sacramenti e predicazio-ne e prese pienamente parte alla vita fraterna della Comunità. Avendo recuperato un buon equilibrio tra lettura, preghiera e ministero all'improvviso ci ha lasciati il giorno dell’Ascensione. Siamo grati per quello che abbiamo vissuto e condiviso con Aloysius.

L’ accoglienza del corpo fu celebrata du-rante la preghiera serale nella cappella di Benburb e fu presieduta dal priore della Co-munità fr Chris O'Brien OSM, mercoledì 27 maggio 2009. Il Priore provinciale, Fr Patrick Ryall OSM, presiedette alla concelebrazione della Messa di Requiem giovedì 28 maggio 2009 nella cappella del convento di Benburb. C'è stata una buona partecipazione di frati dei Servi, la presenza della sorella, Helen, e suo marito, Robert, dei nipoti e parenti di famiglia che avevano viaggiato dalla Scozia con Fr Charles Cavanagh. Erano anche presenti alcuni parrocchiani del luogo ed amici. Dopo un’orante e gioiosa liturgia, il corpo di Alo-ysius fu seppellito nel cimitero del convento di Benburb in attesa della resurrezione. Possa riposare nella pace di Dio.

9. FRA ROBERTO M. BRAIDA [SMA]

Verso le 2 dell'alba dell’ 8 giugno 2009, le

tre campane, insieme, comunicavano ai par-rocchiani di Las Toscas (Argentina) che fr. Roberto M. Braida era ritornato alla Casa del Padre. La Vergine, della quale fu servo fedele, lo era venuto a cercare.

Roberto, uomo tranquillo, energico, equili-brato, di buon umore, amante della pesca, appassionato per il River, la sua squadra di calcio, amico di tutti, proviene da una famiglia rurale. Nacque in Avellaneda, provincia di santa Fe (Argentina) il 6 maggio 1940. Fu uno dei nove figli nati dal matrimonio di Fran-cisco Braida e Carmen Pividori.

Chiamato alla vocazione religiosa, realizzò i suoi primi studi in Argentina. Iniziò il suo anno di noviziato il 12 dicembre 1965. Continuò gli studi in Italia e finalmente li completò nel se-minario metropolitano di Buenos Aires. Fu ordinato sacerdote dall'Arcivescovo di Cor-rientes, Mons. Francisco Vicentin, il 28 feb-braio 1970, nella chiesa di Avellaneda.

A metà marzo 1971 arrivò a Las Toscas, per rimanere in questa parrocchia, sostituen-do il padre Germán Lino Godalli. Durante la sua permanenza in Las Toscas fu parroco in due occasioni. La prima volta fu dal 1° giugno 1974 fino al 21 marzo 1981. Fu poi destinato alla comunità di Quilmes (Buenos Aires). Fu fondatore della comunità di inserzione in E-zpeleta (Quilmes), designata come casa di formazione dei giovani postulanti, dove per 8

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anni fu formatore. Nello stesso tempo, per un po', fu Vicario provinciale del Vicariato Rio Platense.

Nell'anno 2000 fu assegnato alla comunità di Las Tosacas fino al giorno del suo deces-so.

Angosciato per il morbo di parkinson e, poco a poco, per l'alzheimer, continuò a de-teriorarsi. Vedeva bambini, giovani, cani nella sua stanza. Una notte uscì di casa e andò dalla polizia, perché, secondo lui, c'era gente in casa… Il giorno 4 dicembre 2008 cadde e si fratturò il femore. Quello fu il prin-cipio del calvario finale. Operazione, sedia a rotelle, assistenza diurna e notturna… vi erano momenti in cui confessava nel suo inconscio ed assolveva presunti penitenti. Non si lamentava mai dei suoi mali. Il suo unico lamento, nei momenti di lucidità, era con la comunità, perché non lo prendeva in considerazione nelle attività pastorali.

Dopo il suo 69º compleanno si prevedeva una sua conclusione rapida, quello che poi successe all'alba dell’8 giugno, confortato dai sacramenti. L'Eucaristia del suo funerale è stata presieduta da Mons. Ramón Dus, Vescovo di Reconquista, e concelebrata da vari religiosi OSM ed alcuni sacerdoti dioce-sani. La chiesa era strapiena di fedeli. I suoi resti mortali riposano ora nel cimitero dei Servi in Avellaneda.

10. FRA AGOSTINO M.

(GIOVAMBATTISTA) SOMMESE [ANN] Alle ore 16 dell’8 giugno 2009, nel suo

convento, è deceduto fra Agostino Maria (Giovambattista) Sommese, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia Santissima Annunziata, di famiglia nella co-munità di Santa Maria del Parto a Mergelli-na, Napoli.

Padre Agostino di Gregorio e Filomena Tufano, era nato il 2 gennaio 1914 a Savia-no. Entrato come candidato all'Ordine nel 1924 nel convento di Saviano-Villa Carrella, compì gli studi ginnasiali. Nel 1930 fu man-dato a Nepi, nel convento di San Tolomeo ove fece l'anno di noviziato ed emise, nello stesso convento, la prima professione il 18 ottobre 1931. Dopo aver concluso gli studi liceali, nel 1933 fu inviato nel Collegio Inter-

nazionale “Sant'Alessio Falconieri” per gli studi teologici, ove emise, il 6 gennaio 1935 la Professione Solenne nelle mani di fra Raffaele M. Baldini, Priore generale. Il 27 marzo 1937 venne ordinato sacerdote nella Basilica di San Giovanni in Laterano a Ro-ma. Rientrato in Provincia assunse l'incarico di Vice-maestro degli alunni a Palma Cam-pania, esercitandolo dal maggio 1937 all'ot-tobre 1937, quando fu nominato Vice-maestro dei Professi a San Pietro a Maiella a Napoli. Nel 1938 venne nominato Maestro dei professi, ufficio che tenne fino al 1941, quando venne trasferito a Prata Sannita con l'incarico di Priore e Maestro dei professi di filosofia. Nel 1944 ritornò a Napoli con l'uffi-cio di Priore, Maestro dei Professi e Lettore dei casi di Coscienza. Nel I˚ Capitolo provin-ciale, fu eletto Definitore della rinata provin-cia dell'Italia Meridionale, Reggente degli Studi, e fu confermato Priore conventuale a San Pietro a Maiella. Nel 1948 rinuncia a tutti gli incarichi in Provincia e chiede di es-ser trasferito nella comunità di San Marcello a Roma, per poter continuare gli studi di Diritto Canonico presso il Pontificio Ateneo Lateranense. Nel 1950 conseguì la licenza in Diritto “Utroque Jure”, e nel 1952 durante il Capitolo venne eletto Definitore Generale, e nominato Parroco e Priore di San Cipriano Picentino (Salerno), ove rimase fino al luglio del 1953, quando venne richiamato a San Pietro a Maiella quale Maestro dei Professi. Nel Capitolo provinciale del 1955 venne e-letto Definitore Provinciale, e Delegato Pro-vinciale per le Missioni e Vocazioni, succes-sivamente, nel 1958 esercitò l'ufficio di So-cio Provinciale, di priore a Palma Campania e confermato Reggente degli Studi. Nel 1960, con l'apertura della nuova comunità di San Modesto a Benevento, venne inviato quale Priore e Parroco, uffici che ricoprì fino al 1964, quando rinunciò all'ufficio di Parro-co per assumere quello di Rettore della Chiesa dell'Addolorata sempre a Benevento. Nel 1961 venne riconfermato Socio Provin-ciale. Nel Capitolo Generale tenutosi a Fi-renze nel 1965, venne eletto Consigliere generale perciò si trasferì a Roma nel con-vento di San Marcello. Rientrò in Provincia nel 1971 con l'ufficio di priore di Santa Maria del Parto a Napoli, ufficio che svolse fino al 1973, quando venne eletto Priore provincia-le. Nel 1976 venne designato quale Consi-

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gliere Provinciale, incarico che svolse fino al 1985. Nel 1988 venne nominato Consigliere dell'Amministrazione provinciale. In tutto que-sto periodo rimase di comunità a Mergellina, ove esercitò l'ufficio di Priore negli anni 1971-19973, 1978-1979, 191991-2000, entrando nel Regno dei Cieli il giorno 8 giugno 2009, a causa di problemi respiratori. Insegnò religio-ne in varie scuole statali a Benevento, Roma e Napoli, cogliendo l'occasione di avvicinare i giovani.

Le esequie sono state celebrate il giorno 10 giugno 2009, presiedute da fra Giuseppe M. Galassi, Priore Provinciale, alla presenza del Vicario Foraneo del Card. Sepe, di numerosi frati delle comunità vicine, sacerdoti della dio-cesi, parenti e amici. Durante l'omelia è stato ricordato il suo spessore umano, la sua gran-de cultura, la sua profonda fede, il suo impe-gno per il bene dell'Ordine, della Provincia e delle comunità in cui era stato di famiglia, e il suo “essere innamorato” di Maria Addolorata. La sua salma ora riposa nel cimitero comuna-le di Saviano.

11. FRA LUIGI M. ZONTA [VEN]

Sabato 27 giugno, giorno dedicato a santa

Maria e memoria del beato Tommaso da Or-vieto fratello dei Servi, all’ora dei vesperi, nel-la ‘Casa Perez’ a Negrar (Verona), nonostan-te intervento di terapia intensiva, l’arresto car-diaco fermava il percorso nella vita terrena di fra Luigi Maria Zonta, fratello di voti solenni, figlio della Provincia Veneta, di famiglia nel convento Istituto Missioni (Monte Berico, Vi-cenza), con 87 anni di età e 70 di vita religio-sa.

Luigi Zonta era nato il 12 maggio 1922 a Tezze sul Brenta (Vicenza), terra fertile un tempo di vocazioni all’Ordine dei Servi di Ma-ria e appena due giorni dopo veniva battezza-to al fonte parrocchiale. A 17 anni, il 16 mar-zo 1939, iniziava il noviziato a Udine con il nome di fra Giorgio Maria. Nella medesima comunità emise la professione semplice il 19 marzo 1940 e la professione solenne sette anni dopo. Rimase nella comunità friulana sino al 1952.

Due anni fu a Venezia/Sant’Elena (1952-1954) e tre a Milano/San Carlo (1954-57). Negli anni 1957-1960 fu ad Asiago (Vicenza) nella comunità sperimentale di formazione

aggregata a Monte Berico. Dopo il triennio di Verona (1960-67), tornò a Venezia ma nel convento Sacro Cuore, nel quale si prodigò per alleviare la povertà della comunità que-stuando pressoché quotidianamente viveri tra i banchi dei mercati rionali e attivando la pro-pria creatività quale cuoco per allietare la mensa frugale; nel ruolo di sacrestano aveva cura della chiesa, la quale nelle stagioni dell’acqua alta in laguna richiedeva sempre un di più di prestazioni.

Chiusa quella comunità, venne inviato in Argentina, dove passò nei conventi di Quil-mes (1970-75), La Plata (1975-87), Buenos Aires (1987-98: tornò in Italia per cure medi-che alcuni mesi tra il 1994 e il 1995). Anche nelle comunità d’oltreoceano espletò il pro-prio servizio soprattutto come sacrestano, perfino intransigente nella cura e nel decoro della chiesa. Umanità e semplicità facilitava-no le relazioni con la gente, con la quale sa-peva condividere cose e parole e pensieri. Il priore provinciale fra Ferdinando M. Perri nel messaggio in memoria di fra Luigi scrive tra l’altro. “Delle diverse mansioni, svolte con impegno e responsabilità durante la sua esi-stenza terrena, desidero ricordare solo una: un umile servizio, ma tanto carico di umanità, che egli ha offerto ai molti giovani studenti che frequentavano il nostro collegio a Buenos Aires. Nella pausa di ricreazione egli arrivava con il suo carrettino ricolmo di vari cibi e be-vande. Questa attività era per lui l’occasione di comunicare con i giovani e di regalare ai più bisognosi un sorriso e un pezzo di pane”.

Tornato in Italia, è assegnato alla comunità di Rovato. Il verbale del capitolo conventuale l’8 gennaio 1999 registra la sua presenza con le righe seguenti: “la comunità inizia questo nuovo tratto di vita crescendo di numero: è con noi fra Luigi M. Zonta ... [il quale] è mera-vigliato della grandezza del convento e chie-de un po’ di tempo per ambientarsi e prende-re confidenza con il luogo”. Nel convento sul Monte Orfano resta ininterrottamente sino al’11 giugno 2009, allorché, scemando gra-dualmente la salute, viene accompagnato nella infermeria provinciale all’Istituto Missio-ni. Prima di lasciare Rovato, da una finestra del ‘Centro clinico don Gnocchi’, dove era degente per riabilitazione post-operatoria do-po la nuova frattura al femore destro, saluta con il suo largo sorriso il convento, nel quale diceva di esserti trovato bene, nonostante la

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fatica via via crescente del salire e scendere le scale e valicare altre piccole barriere archi-tettoniche zoppicando e aiutato da una stam-pella.

A Vicenza rimase solo tredici giorni: neces-sitando di cure cliniche intense nella speran-za di un buon recupero, il 24 giugno venne trasferito a Negrar (era stato ricoverato due volte in anni precedenti e curato efficacemen-te) dove accolse la morte. Gli annunci di mor-te e l’informazione sul rito funebre recavano due frasi ad illuminare la personalità del fra-tello Luigi: dal libro dei Proverbi 3,34 “il Si-gnore agli umili concede la sua benevolenza” e dal vangelo secondo Giovanni 12,26 le pa-role di Gesù “dove sono io, là sarà anche il mio servo”.

Fra Luigi era da tutti benvoluto proprio come fratello umile e servizievole. Una delle poche frasi lasciate scritte qua e là attesta: “soltanto dove è amore c’è vita nella sua vera forma”. Molti lo ricordano come Gigino, per dire la piccolezza della statura e la tenerezza degli atteggiamenti. Il forte senso di autonomia lo portava a preferire di non farsi servire, a te-mere di ingombrare. In un altro foglietto scris-se: “prendi tu il timone della tua vita, non la-sciarlo in mano d’altri”. Non si lamentava mai, nemmeno nelle giornate in cui ultimamente le sofferenze si attardavano, tanto che quando gli si domandava ‘come stai’? rispondeva ras-segnato ma non triste “qua siamo”. E ringra-ziava molto. Pregava tanto. Un’altra riga testi-monia la propria convinzione: “pregare è camminare uniti verso Dio”.

La comunità di Rovato, riunita in capitolo aperto, ha condiviso la memoria della perso-nalità del fratello defunto. Partecipava volen-tieri, anche se talvolta affaticato ultimamente, alla liturgia comunitaria e al capitolo conven-tuale; recitava il rosario da solo o con qualche orante in chiesa; esprimeva la devozione a santa Maria venerando e ornando di fiori im-magini e simulacri dislocati qua e là in con-vento o che teneva nella propria cella. Non si assentava dalla lectio divina settimanale, che sembrava non gli recasse fatica nonostante l’età e l’ora tarda della celebrazione comuni-taria. Non gli mancavano interessi verso l’attualità che cercava di seguire mediante le cronache quotidiane. E nemmeno gli manca-vano bonarie astuzie per organizzare ritmi delle giornate e coltivare gusti in proprio. Pro-pendeva per la mitezza, anche se talvolta

robusta era qualche reazione nella dialettica del vivere in comune. Possedeva la sapienza della vita semplice, la saggezza della manua-lità operosa, freschezza interiore.

Il rito funebre, martedì 30 giugno, è stato presieduto nella basilica di Monte Berico da fra Renzo M. Marcon, priore nella comunità di Rovato, attorniato da una ventina di concele-branti, familiari, amici, pellegrini. Nell’omelia egli ha applicato a fra Luigi le parole della lettura liturgica di Isaia 25,6.7-9 “questi è il Signore in cui abbiamo sperato: rallegriamoci, esultiamo per la salvezza”, ricordando che il fratello defunto gli aveva confidato: “davanti alla morte non si è mai pronti, ma la cosa più importante è sperare nella misericordia di Dio Padre che è infinita”. E le parole di Gesù dal vangelo secondo Matteo 11,5-30 “venite a me e io vi ristorerò” perché, “questo appello rivolto a tutti i deboli e i poveri attraversava la giornata di fra Luigi, che affidandosi al Signo-re non manifestava segni di depressione, di insofferenza, di disagio”.

Il priore provinciale ha scritto anche: “l’obbedienza della fede è stata una nota ca-ratteristica della vita di fra Luigi; l’obbedienza al volere del Signore era cibo essenziale per lui: insieme al suo sorriso, segno di un’accoglienza sempre gioiosa, è questa l’eredità spirituale che il nostro fratello ci la-scia”. La spoglia mortale di fra Luigi (Giorgio) Maria Zonta riposa nel cimitero di Monte Beri-co.

12. FRA COSTANZO M. RONCATO

[VEN] Fra Costanzo Maria Roncato, servitore

generoso, avrebbe compiuto 90 anni il 18 agosto 2009: incontrò la morte il 29 luglio pre-cedente a Follina (Treviso; diocesi di Ceneda-Vittorio Veneto). L’annuncio del transito ven-ne diffuso con queste parole. “La comunità parrocchiale rende omaggio al suo concittadi-no follinese padre Costanzo Roncato che l’ha visto nascere e, dopo lunga e feconda testi-monianza come religioso e sacerdote in di-verse parti del mondo, Dio lo ha chiamato alla gloria eterna riservata per il suo servo buono e fedele. Dall’alto padre Costanzo ricordati di tutti noi”.

A Follina era nato il 18 agosto 1919 e cin-que giorni dopo veniva battezzato nella due-

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centesca abbazia cistercense, dove i Servi di Maria erano approdati nel 1915. A Follina frequentò le scuole primarie (1930-1933); le secondarie nel seminario minore dei Servi di Maria all’Istituto Missioni Monte Berico a Vicenza (1933-1935).

Fra Costanzo aveva iniziato il noviziato tra i Servi di Maria a Isola Vicentina a 16 anni il 4 agosto 1935. L’anno successivo aveva emesso la professione semplice (temporanea) e il 16 novembre 1940 la pro-fessione solenne. Per gli studi di filosofia fu a Udine (1935-1938) e per quelli di teologia a Roma (1938-1942), dove conseguì la li-cenza presso la facoltà teologica Angelicum (1944). A Roma era stato ordinato sacerdo-te il 4 aprile 1944.

Visse e servi in non pochi conventi: Roma/San Marcello (1942-1944), Montefano (Macerata: 1944-1945), Madonna di Tirano (diocesi di Como: 1945-1946), Isola Vicenti-na vicemaestro dei novizi (1946), Istituto Missioni di Monte Berico (1947), Trieste (1947-1948). Dal 1948 al 1963 fu in America Latina: in Argentina a Quilmes (1948-1952) e La Plata (1952-1956), in Cile a Santiago (Santa Bernardita: 1956-1962), in Uruguay a Montevideo (1963). Tornato in Italia, via via passa a Rovato (1963-1964), a Roma (parrocchia di Villa Gordiani: 1964-1965), nuovamente a Madonna di Tirano itinerante in Valtellina (1964-1967). Durante quattro anni (1967-1971) è ‘missionario’ per gli emi-granti di lingua spagnola e italiana in Svizze-ra (cantoni di Berna, Aargau, Friburgo). Collabora a Roma nuovamente nella par-rocchia di Villa Gordiani (1971-1975) e Or-vieto (1975-1976). Rientrato nella Provincia Veneta, si trova a Milano/San Carlo (1976-1977), a Follina ultimo priore nel collegio San Giuseppe prima della chiusura (1977-1979), a Verona (1979-1980), ancora all’Istituto missioni Monte Berico (1980-1982), a Follina in servizio itinerante (1982-1985) e in Valtellina (Madonna di Tirano: 1985-1986) in servizio parrocchiale a Prada (Val di Poschiavo, Svizzera: 1986-1994). Dopo nove anni a Udine (1994-2003), torna a Follina, dove la morte lo coglie ospite nella Residenza Sanitaria Assistita ‘San Giuseppe’. Il priore della comunità, fra Cle-mente M. Nadalet, lo ha assistito con perse-

veranza e pregando lo ha accompagnato anche nelle ultime ore di vita.

Molto intensa fu l’attività culturale di padre Costanzo. Era poliglotta (oltre l’italiano, par-lava lo spagnolo, il francese, il tedesco). Ampia è la produzione pittorica, soggetti assai colorati sempre, trascrizione di intui-zioni, ricordi, impressioni positive. Intermit-tente è stata la ricerca storica, soprattutto in tema ‘Follina’, cui dedicò tempo e viaggi sino agli archivi in Vaticano, a Treviso e Vit-torio Veneto. Fu insegnante versatile: dal disegno alla letteratura, dalla religione alla filosofia, in scuole d’Italia, Argentina, Cile, Uruguay.

Il fratello dava l’impressione di essere una persona irrequieta e lo era in realtà. Ma quella irrequietezza nasceva dalla sana in-quietudine di chi non si sente mai a posto, mai arrivato: l’inquietudine del pellegrino in cammino verso la montagna della trasfigura-zione. Nell’arco della vita tre volte ha cam-biato il proprio nome: alla prima professione aveva assunto il nome di fra Ubaldo, più tardi quello di fra Riccardo, infine in età a-dulta riprese il nome di battesimo Costanzo ed erano cambiamenti associati a fasi parti-colari della vita, nonché a momenti diversi del suo intenso itinerario spirituale

Le esequie furono celebrate nella basilica di Follina, presiedute dal priore provinciale fra Ferdinando M. Perri assieme a concele-branti frati Servi di Maria e sacerdoti locali. Nell’omelia, commentando le letture di Ro-mani 6,2-7 e Giovanni 17,23-26, egli affer-mava: “padre Costanzo oggi attraverso la morte è nato a nuova vita e ora celebra in Cristo la sua pasqua”. Ricordò anche che egli “è stato un uomo di fede grande, il quale ha costruito la sua casa sulla roccia che è Gesù Cristo; un frate orante e accogliente; un sacerdote misericordioso e un apostolo di pace.”

Il settimanale diocesano L’Azione (9 ago-sto 2009) scrisse il saluto a padre Costanzo con queste parole. “Cristo glorioso e la ma-dre sua [santa Maria] accolgano nella felicità eterna questo sacerdote fedele che ha con-sacrato la vita alla ricerca di Dio e al servizio della Vergine”.

La spoglia mortale riposa nel cimitero del paese natale.

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13. FRA GIOVANNI M. LUPATIN [VEN]

Fra Giovanni Maria Lupatin, semplice e orante, il giorno 19 settembre 2009 avrebbe raggiunto i 91 anni di età: è morto nel lumi-noso solare pomeriggio di martedì 18 ago-sto 2009, intorno alle 16,30, a Negrar dove era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva nel tentativo di recuperare lo scompenso cardiaco che lo aveva assalito la notte precedente. Il Giornale di Vicenza ne dette l’annuncio con queste parole, tra altre: padre Giovanni Lupati “è entrato nella casa del Padre chiamato da Cristo risor-to” (20 agosto p. 55).

Il fratello era nato a Maddalena, in periferia di Vicenza e nella chiesa parrocchiale era stato battezzato il 29 settembre 1918. A 16 anni, iniziando il noviziato il 4 agosto 1935, era entrato nell’Ordine dei Servi di Maria nel convento di Isola Vicentina, dove emise la professione semplice il 9 agosto 1936. La professione solenne emise il 19 maggio 1940 a Monte Berico, dove stava frequen-tando i corsi di filosofia (1936-1938) e di teologia (1938-1942). Nella cattedrale di Vicenza ricevette gli ordini sacri: suddiaco-nato (11 maggio 1941), diaconato (20 di-cembre stesso anno), presbiterato (28 giu-gno 1942).

Trascorse i primi cinque anni di servizio pastorale a Udine (1942-1947). 37 anni spe-se nella ‘missione’ in America Latina. Visse e servì nei conventi di Oruro in Bolivia, nel santuario mariano del Socavon, per venti anni (1947-1967). Gli anni successivi migrò nei conventi cileni di Peñaflor (1967-1971), poi nel vicariato apostolico di Aysén dappri-ma a Coyhaique incaricato del servizio pa-storale nella lontana parrocchia di Cochrane che raggiungeva con mezzi di trasporto lenti e scomodi e non raramente di fortuna (1971-1974), poi a Puerto Aysén nella casa del vescovo fra Bernardo M. Cazzaro (1975-1977, salvo la sosta di alcuni mesi nuova-mente a Oruro), nonché nel convento locale dei frati (fino al 1980).

Tornato in Italia, aveva servito e vissuto nelle comunità di Arco (1980-1985), di Tra-pani (1985-1991) e Siracusa in Sicilia (1991-1994), di Ploaghe in Sardegna (1994-1998). Dopo l sosta di pochi mesi a Rovato, otten-ne il trasferimento a Pietralba, in servizio

presso quel frequentato santuario dolomitico (1999-2008).

Dopo una breve sosta all’Istituto Missioni, il 3 ottobre del 2008 venne ricoverato nell’infermeria ‘Casa Perez’ a Negrar. E fu la sua ultima dimora terrena: gli ultimi mesi di sofferenza e pazienza. La situazione clinica era grave giovedì 18 agosto, anche il pome-riggio quando aveva pregato, lucidissimo sebbene affannato e contornato da apparec-chiature di sostegno, insieme ad un confra-tello che aveva potuto visitarlo e lo aveva lasciato appena una quindicina di minuti avanti, perché non era previsto imminente il sopravvento della morte, che pur era sulla soglia.

L’esistenza di fra Giovanni ha sgranato anni di fedeltà e di lotte, di gioia e di soffe-renza, di fatica e di consolazioni. L’arco del-la vita lo ha portato itinerante per le strade del mondo, seminando piccoli frammenti di luce e di pace con la sua semplicità e umiltà. Nei santuari dove visse, specie al Socavon e a Pietralba, era ricercato come confessore ed era pure un apprezzato predi-catore: una parola chiara, semplice, effica-ce, legata alla bibbia e sempre aderente alla realtà quotidiana.

La minuta statura era icona di semplicità. Il parlare flebile aveva il senso della pacatez-za. Il passo lento richiamava l’umiltà. Il fra-tello Giovanni pregava molto il Signore e la Madonna: anche negli ultimi lucidissimi mi-nuti della vita insieme al confratello che ave-va potuto visitarlo. intorno alle 16,35 in un luminoso solare pomeriggio.

Il rito funebre venne celebrato nella basili-ca di Monte Berico, presieduto dal priore provinciale fra Ferdinando M. Perri insieme a una ventina di celebranti, presenti familiari e pellegrini. La liturgia della parola ha inteso rilevare luminosità della personalità del fra-tello defunto: Romani 8,31-39 e Matteo 11,25-30. Il priore provinciale ne ha interpre-tato alcuni rivolti. “È il semplicissimo mes-saggio lasciatoci da padre Giovanni. Consa-pevole delle parole del Signore: ‘imparate da me che sono mite e umile di cuore’ (Mt 11, 29), ha camminato sulla via della piccolezza vivendo e praticando con tenacia e perseve-ranza la semplicità e l’umiltà e quando era amareggiato dalle difficoltà della vita e dalle inevitabili tensioni e incomprensioni saliva il

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Marzo - Aprile 2010 COSMO 3-4 monte della preghiera e lì assaporava le pa-role di Gesù: ‘voi tutti che siete affaticati e oppressi venite a me e io vi ristorerò’. Gio-vanni ci lascia questa eredità: diventare semplici e ingenui come i bambini, nutrire una fede forte e robusta in ogni circostanza della vita”

Frate Servo di Maria, davvero “santa Maria è stata per lui maestra e madre e gli ha in-segnato ad essere semplice e ingenuo e a fidarsi sempre del Signore nei momenti bui e tristi e a lodarlo e a ringraziarlo per tutte le meraviglie che operava in lui”.

La spoglia mortale di fra Giovanni Maria Lupatin riposa nel sepolcro conventuale a Monte Berico.

14. Fr. Antonio M. Sánchez Iglesias

[ESP] Nell'Ospedale p. Jofré di Valencia, il matti-

no del 30 agosto 2009, dopo avere passato gli ultimi anni della sua vita affetto dal male di Parkinson, finì i suoi giorni terreni all'età di 69 anni, dei quali 52 di vita religiosa, fr. An-tonio Mª Sánchez Iglesias, figlio della Pro-vincia Spagnola, di famiglia nella comunità di sacra Teresa di Gesù di Valencia.

Nato in Bejar (provincia di Salamanca), figlio di Policarpo ed Ana María, fr. Antonio iniziò il suo cammino nell'Ordine dei Servi di Maria il 14 settembre 1957, con l'anno di noviziato nel convento di Santo Domingo (Plasencia), che concluse nello stesso con-vento il 21 settembre 1958, con la prima professione dei consigli evangelici.

Trascorse il successivo periodo di forma-zione (1958-63), nel convento di Saluzzo (Italia), dove emise la sua professione so-lenne il 6 gennaio 1963. Continuò un breve periodo di due anni in questa comunità, fino al 1965, dove ricevette i diversi ministeri fino alla sua ordinazione sacerdotale in Saluzzo, il 21 febbraio di 1965. Appena ordinato sa-cerdote fu destinato alla comunità di Santo Domingo, tra 1965-1966, lì ebbe l'incarico di vice maestro nella formazione.

Tra 1966-1967 fu inviato nella comunità di santa Teresa de Valencia, dove fu economo della comunità.

Un anno dopo andò nella comunità di Tuy (1967-1968), e di nuovo fu destinato per un altro anno alla comunità di Santa Maria di

Denia (1968-1969). Dal 1969 al 1972 farà parte della comunità di Santa Maria del Puerto di Plasencia, dove eserciterà le fun-zioni di economo e depositario in varie occa-sioni. Ritornò nella comunità di Denia nel 1972 e vi rimase fino al 1974. In quello tem-po fu professore presso un istituto pubblico della città e priore della comunità. Da 1974 al 1978 fu inviato a Roma (Marianum) e lì completò i suoi studi di psicologia all'univer-sità dei PP. Salesiani.

Ritornato in Spagna fu nominato priore della comunità di formazione dei professi della Provincia a san Sebastián de los Re-yes (Madrid). Rimase in quella comunità dal 1978 al 1982.

Dal 1982 a 1997 fece parte della comunità di S. Maria di Denia, dove gli fu assegnato il servizio di parroco della parrocchia di S. Antonio di Padova per 7 anni, in periodi al-terni; negli altri anni fu coadiutore della me-desima parrocchia. Terminato il suo periodo a Denia, nel 1997passò alla comunità di S. Teresa dove rimase fino a pochi giorni dal suo decesso, lavorando come cappellano dell'Ospedale Dr. Peset, del nuovo ospedale P. Jofré. Questo ultimo periodo fu interrotto da un breve soggiorno di tre anni, 2003-2006, nella comunità di S. María del Puerto di Plasencia, dove fu rettore del santuario. Qui incominciarono i primi sintomi della ma-lattia di Parkinson.

Incaricato per l’ecumenismo nella diocesi di Valencia, cappellano dei differenti mona-steri delle Serve di Maria, coadiutore della parrocchia di S. Teresa, rettore, formatore, in differenti tappe, della Provincia, è da tutti ricordato per la sua costanza, vicinanza alla gente e popolarità.

Stimato in molti ambiti laicali (squadre di calcio di cui egli era socio), fallas valenzane, confraternite, la sua presenza fu sempre accolta con gratitudine, sapendo avere una parola di pace per tutti. Uomo di grandi vi-suali, e con una gran memoria che ha sem-pre esercitato fino al fine, era capace di ri-cordare onomastici e date lontane, di fare sentire ciascuno importante e speciale pres-so i suoi conoscenti.

Partecipò all'ultimo capitolo provinciale di Denia nel giugno del 2009. Una inaspettata caduta in comunità fu la causa che provocò

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l’accelerazione della sua malattia, portando a meno di un mese l'incontro con il Padre.

Le esequie di fr. Antonio furono celebrate nella Chiesa di S. Teresa di Gesù di Valen-cia nel mattino del 30 agosto 2009. La cele-brazione eucaristica fu presieduta dall’ Arci-vescovo di Valencia D. Carlos Osoro, cele-brata dai frati delle differenti comunità della Provincia e da oltre di 15 presbiteri della diocesi di Valencia che vollero dargli l’ultimo saluto alla presenza dei suoi parenti. Il cor-po fu sepolto lo stesso giorno nel cimitero della città di Valencia.

15. Fra Raffaele M. (Severino)

Crivello [VEN] Mercoledì 2 settembre 2009 verso le ore 8

del mattino, ricoverato per complicazioni postoperatorie in reparto di rianimazione presso l’ospedale San Camillo a Roma, all’età di 86 anni da poco compiuti moriva Raffaele Maria Crivello, frate dei Servi di Maria, presbitero, benedicente e consolato-re. La morte di padre Raffaele Maria Crivello i frati di Roma hanno annunciato a tutte le comunità dell’Ordine con queste parole del vangelo: “Venite benedicti Patris mei, possi-dete paratum vobis regnum. I frati di Monte Berico annunciato la celebrazione di suffra-gio con le seguenti parole della liturgia fune-bre: subvenite sancti Dei, occurrite angeli Domini suscipientes animam eius, offeren-tes eam in conspectu Altissimi.

Fra Raffaele era nato a Poiana di Grisi-gnano (Vicenza) il 30 agosto 1923 e tre gior-ni dopo venne battezzato al fonte parroc-chiale a Poiana di Granfion (Vicenza) con il nome di Severino. Era primo tra 14 fratelli e sorelle. Dodicenne entrò nell’Ordine, fre-quentando la scuola media nel seminario minore San Giuseppe a Foillina. Il 6 agosto 1940 iniziò il noviziato a Isola Vicentina, dove emetteva la professione semplice l’11 agosto dell’anno successivo; a Monte Berico emetteva la professione solenne il giorno di natale 1944. Tra Venezia/Sant’Elena e Isti-tuto Missioni completava gli studi di filosofia (1941-1944) e di teologia (1944-1948). Nella chiesa cattedrale di Vicenza veniva ordinato sacerdote il 13 marzo 1948.

Era stato assegnato di famiglia dapprima nei conventi di Milano/San Carlo (1948) e

Isola Vicentina (1948-1951) dove teneva lezioni di cultura generale ai ‘probandi’. Quattro anni (1952-1956) fu degente nella clinica pneumoterapica ‘Selva dei Pini’ (Modena). Due anni (1956-1958) fu a Ronzano (Bologna) impegnato come inse-gnante dei ‘probandi’ della Provincia Roma-gnola. Lungo 32 anni stette a Roma/San Marcello (1958-1990), dove per quasi vent’anni servi tra l’altro come rettore della chiesa e fu consultore diocesano per il ‘movimento apostolico ciechi’.

L’ultimo decennio, assegnato giuridica-mente alle comunità di Verona (1990-1992), Trieste (1992-1999), Istituto Missioni Monte Berico (dal 1999), rimase fuori convento per motivi di salute e ministero, il quale si confi-gurava con accentuazione di personalissima spiritualità e attivazione d’un volontariato della sofferenza partecipato da molto nume-rosi devoti.

Frate Servo di Maria, coltivò e diffuse de-vozione mariana e studio di mariologia se-gnatamente intorno alla pietà popolare. Ac-compagnò numerosi pellegrinaggi a santuari mariani e prevalentemente a Lourdes. Al-trettanto numerosi furono quelli da lui guidati in Palestina.

I giorni della morte furono densi di oranti memorie. Giovedì 3 pomeriggio, durante le due ore (16,00-18,00) della ‘camera ardente’ presso il menzionato ospedale, un continuo afflusso di persone passò a prega-re e salutare fra Raffaele.

Venerdì mattino alle ore 9,00 venne cele-brata una messa di suffragio nella chiesa di San Marcello a Roma, presieduta da fra Tito M. Sartori, presenti una quindicina di sacer-doti e molte oranti convenuti appositamente. Nell’omelia, quasi interloquendo, vennero messi in luce atteggiamenti di servizievole amore da parte del fratello defunto. “Essi furono talvolta parola di consolazione, talal-tra momenti di vicinanza nel dolore, altre volte ancora condivisione di angosce… Tu l’hai fatto nel confessionale, lungo le corsie degli ospedali, nei sanatori, nelle varie occa-sioni in cui fu richiesto l’esercizio del tuo ministero sacerdotale, compreso l’aiuto ge-nerosamente dato alla povera gente che si rivolgeva a te”. E rimarcava che “pur nelle incertezze del cammino, sempre rimase lim-pida la tua volontà di essere di Dio”.

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Marzo - Aprile 2010 COSMO 3-4

Sul far della sera, alle ore 18,00, altra messa di suffragio ebbe luogo nel santuario di Monte Berico, presieduta dal fratello fra Alberto Maria, concelebrata da 27 sacerdoti, presenti parenti, conoscenti, pellegrini. Il priore provinciale, fra Ferdinando M. Perri, in fine della celebrazione, ha pure lui lumeg-giato uno stile di amore servizievole di fra Raffaele. “Oggi vogliamo ringraziare il Si-gnore per averci dato padre Raffaele come fratello, come amico, come guida spirituale e come confessore. Egli è stato per tutti noi un segno della bontà di Dio. Molte per-sone che si erano allontanate dal Signore per mezzo di lui hanno riscoperto il dono della fede, la gioia di sperare e l’audacia di amare senza riserve… Egli ci ha insegnato a contemplare ed amare la santissima Trini-tà: a ringraziare il Padre per il dono della vita e della creazione, a servire Gesù, croci-fisso ancora in molti fratelli, a invocare lo Spirito Santo nei momenti tristi e lieti della vita e a affidarci come bambini alla Vergine Madre. Fra Raffaele con la sua parola ci ha insegnato a vivere la nostra esistenza con serenità e serietà, a rendere gloria al Signo-re con la preghiera incessante, a praticare il grande valore evangelico dell’amore gratuito e disinteressato e a nutrirci ogni giorno con il pane della Parola, con il pane eucaristico e con il pane del perdono”.

Le spoglie di fra Raffaele Maria Crivello riposa nel cimitero conventuale a Monte Be-rico.

16. Fra Venancio M. (Angelo) Pe-

tracco Orlando [SMA] Alle ore 3 della mattina di mercoledì 16

settembre 2009, nel suo convento di Santa Bernardita a Santiago del Cile, è deceduto fr. Venancio María (Angelo) Petracco Orlan-do, frate di voti solenni, figlio della Provincia Santa María de los Andes.

Il fratello Venancio nella sua lunga vita realizzò passo a passo la sua vocazione di Servo di María in differenti posti ed epoche. Si distinse per una vita austera di obbedien-za a Dio, di molta preghiera e di dedizione agli altri specialmente nel campo dell'educa-zione e della formazione dei giovani alla vita religiosa e sacerdotale.

Nato l’11 agosto 1916 nella regione del Friuli e battezzato col nome di Angelo (Anzulut), all'età di 24 anni entrò nell'Ordine dei Servi di Maria, nella comunità Santa Ma-ria delle Grazie a Udine, ove fece il suo no-viziato e la sua professione religiosa.

All’ età di 30 anni fu destinato alle missio-ni, facendo parte, nel 1946, al termine della seconda guerra mondiale, della prima spedi-zione di religiosi alla prefettura apostolica di Aysén. Per sei anni, come testimonia mons. Antonio Michelato nel suo diario, si dedicò come insegnante nella nostra scuola parroc-chiale.

Nel 1953 fu inviato a Santiago per curarsi gli occhi; lì continuò ad insegnare nella scuola dei Servi di Maria nella parrocchia di Santa Bernardita, fino al 1957, anno in cui fu trasferito a Peñaflor in qualità di formatore e docente nel nostro Seminario Apostolico dei "Sette Santi Fondatori". I nove anni trascorsi in Peñaflor furono fecondi e vantaggiosi per la formazione dei candidati all'Ordine, tra i quali uscirono i primi servi da María cileni della provincia Santa María delle Ande.

Nel 1965, essendo rimasto cieco, fu invia-to in Italia nella speranza di potere guarire. Si trovò a vivere nella provincia veneta negli anni che seguirono immediatamente il Con-cilio Vaticano II; furono anni difficili per i cambiamenti di riforma nell'Ordine. Egli si distinse per le sue convinzioni circa l'obbe-dienza a Dio ed i superiori in tutto il suo rigo-re, considerando che la secolarizzazione avrebbe provocato una strage nella vita reli-giosa.

Tenuto sotto osservazione ed operato da un medico famoso di Milano potè recupera-re la vista dell'occhio sinistro, che era rima-sto atrofizzato fin dalla sua infanzia.

In 1971 ritornò in Cile per continuare il suo servizio come educatore nelle scuole della nostra parrocchia di Santa Teresita fino a 1978, anno in cui fu richiesto dal vicario a-postolico di Aysén mons. Bernardo Cazzaro di fare parte della sua famiglia episcopale. In Coyhaique, negli anni 80, diede inizio al preseminario del Vicariato Apostolico, dal quale uscirono due sacerdoti diocesani.

Gli ultimi 20 anni della sua lunga vita fr. Venancio li trascorse nel nostro convento di Santa Bernardita, prestando il suo servizio come sagrestano e come esperto falegna-

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COSMO 3-4 Marzo - Aprile 2010 me, sempre assiduo alla preghiera della comunità e della parrocchia. Diede inizio e sostenne per vari anni la preghiera del santo rosario, prima della celebrazione della mes-sa quotidiana.

Già anziano di 93 anni e colpito da varie malattie si spense nel suo convento il 16 settembre 2009 ed è stato seppellito nella tomba dell'Ordine.

17. FRA LORENZO M. (NICOLA)

POCHETTINO [PRG/ESP]

Nell'Ospedale p. Jofré di Valencia, nella mattinata del 25 settembre 2009, dopo un breve ricovero nell'ospedale ed avere pas-sato gli ultimi mesi della sua vita affetto da diverse infezioni, finì i suoi giorni terreni all'età di 83 anni, dei quali 64 di vita religio-sa, fr. Lorenzo M. Pochettino, figlio della Provincia di Piemonte e Romagna, di fami-glia nella comunità di S.Teresa di Gesù di Valencia.

Nato a Pancalieri (provincia di Torino), figlio di José e Maddalena, fr. Lorenzo iniziò il suo cammino nell'Ordine dei Servi di Maria il 6 agosto 1944 con l'anno di noviziato nel convento di Saluzzo (Italia) che concluse nello stesso convento il 12 di agosto di 1945, con la prima professione dei consigli evangelici.

Trascorse il successivo periodo di forma-zione (1945-1951), nel medesimo convento di Saluzzo, dove emise la sua professione solenne il 17 ottobre 1948. Proseguì per tre anni il suo cammino formativo sempre a Sa-luzzo, fino a 1951, ricevendo i diversi mini-steri fino alla sua ordinazione sacerdotale il 10 marzo 1951.

Appena ordinato sacerdote fu destinato al Commissariato spagnolo, oggi provincia spagnola, dove rimase fino alla fine di suoi giorni.

Tra 1951-1954 fu inviato nella comunità di S. Teresa di Valencia.

Un anno dopo andò nella comunità di Denia (1954-1955), e di lì fu di nuovo desti-nato alla comunità di Santo Domingo de Plasencia (1956-1961).

Dal 1961 al 1967 fece di nuovo parte del-la comunità di S. Teresa di Valencia dove esercitò le funzioni di priore della comunità.

Ritornato nella comunità di Denia nel 1967 vi rimase fino agli inizi del 1976.

Da 1976 al 1979 per motivi personali venne in Italia, passando per varie comunità della Provincia Piemontese, e sottoponen-dosi due operazioni chirurgiche di una certa importanza, a Torino.

Agli inizi del 1980 ritornò in Spagna e fu destinato nella comunità di Orense (Galizia). Lì rimarrà due anni fino alla chiusura della stessa comunità il 16 novembre 1982. Di lì fu destinato alla comunità di Santo Domingo de Plasencia, dove fu rettore ed economo conventuale. Lì rimase fino al 1988, anno nel quale la Provincia spagnola lasciò defini-tivamente il convento.

Nel settembre del 1988 fu destinato nella comunità di S. Teresa di Valencia dove la-vorò fino a pochi giorni prima del suo deces-so, con funzioni di cappellano dell'Ospedale Dr. Peset e del novo ospedale P. Jofré.

Fedele al preghiera e agli atti comunitari, preciso nei tempi e ritmi fissati dalla comuni-tà, gran lavoratore, si adoperò con passione e dedizione al servizio dei malati dell'Ospe-dale Dr. Peset, di cui è responsabile la co-munità di S. Teresa da più di 50 anni. Scris-se nella sua breve autobiografia: "E qui pro-seguo fino a che Dio voglia e l'obbedienza comandi."

Partecipò all'ultimo capitolo provinciale di Denia nel giugno del 2009.

Le esequie di fr. Lorenzo furono celebra-te nella Chiesa di S. Teresa di Gesù di Va-lencia nella mattinata del 25 settembre 2009. La celebrazione eucaristica fu presie-duta dal Priore Provinciale, fr. Francisco Javier M. Badillo, dai frati delle differenti co-munità della Provincia e da più di 10 presbi-teri della diocesi di Valencia che vollero dar-gli l’ultimo saluto, alla presenza di un nume-roso gruppo di parenti provenienti dall'Italia.

Il corpo fu sepolto, lo stesso giorno, nel cimitero della città di Valencia.

18. FRA FELICE M. (CARLO

AUGUSTO) SAVIO [PRG] Al mattino di mercoledì, 14 ottobre 2009,

all’Ospedale di Saluzzo è deceduto fra Feli-ce Maria (Carlo Augusto) Savio, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia

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COSMO 3-4 Marzo - Aprile 2010 di Piemonte e Romagna, di famiglia nella comunità di Superga, Torino.

Carlo Augusto Savio nacque il 15 settem-bre 1926 a Saluzzo (Cuneo), Italia, nipote del canonico Savio, in una famiglia profon-damente cristiana. Suo padre faceva parte del Terz’Ordine dei Servi di Maria. Carlo Augusto entrò nell’Ordine iniziando il novi-ziato il 24 agosto 1942 a Monte Senario e, con la professione semplice il 24 agosto 1943, ricevette il nome di Felice. Fece gli studi filosofici al Convento San Giovanni di Saluzzo negli anni 1943-1945 e gli studi teo-logici al Collegio Internazionale Sant’Alessio Falconieri in Roma negli anni 1945-1949, anni in cui egli fece la professione solenne (11 ottobre 1947) e fu ordinato presbitero (16 aprile 1948). Negli anni 1950-1954 a Roma si specializzò nel diritto canonico fre-quentando la Facoltà di diritto canonico all’Angelicum ove conseguì il dottorato nel 1957.

Fu assegnato al Convento San Giovanni di Saluzzo (allora professato) ove negli anni 1955-1958 e 1959-1961 insegnò il diritto canonico ai giovani professi. Per un anno (1958-1959) ebbe cura della cappella prov-visoria dei Servi di Maria a Genova. Negli anni 1961-1967 fu assegnato al Convento San Carlo di Torino, ove, pur continuando ad insegnare al professato di Saluzzo, fu correttore provinciale del Terz’Ordine, Vice-parroco (1964-1967) e Definitore provinciale (1964-1967). Dei suoi anni di insegnamento tutti lo ricordano per il suo condito latino in-tercalato da motti caratteristici e già da allo-ra si delineava il suo profilo: “O homo felix!”, vissuto nella serenità e nella gioia. Era Feli-ce “di nome e di fatto”, gioia della famiglia, della vocazione, dell’apostolato, del contatto con i giovani, del poter essere di aiuto a tut-ti.

Gli anni più belli furono da lui trascorsi co-me Parroco a Genova dal 1967 al 1982 do-ve spese le sue migliori energie in quella parrocchia Santa Maria dei Servi che stava formandosi come comunità ecclesiale in una Chiesa nuova, non ancora terminata di co-struire. Sempre affezionato a quell’ambiente, egli ripeteva: “In illo angulo Paradisi”. Dal 1982 al 1994 fu assegnato come Parroco a San Carlo in Torino ed an-che qui ebbe modo di esercitare il suo servi-zio apostolico con grande dedizione e ripe-

teva “Anime, anime” quando lo chiamavano o per confessioni o per colloqui. Ed a San Carlo fu anche, per alcuni anni (1988-1991), Priore della comunità.

Nei vari avvicendamenti fu poi inviato nel 1994 alla Comunità San Giacomo in Ales-sandria, ma per poco tempo poiché fu chiu-sa tale comunità. Quando gli fu chiesto di recarsi a Siena per accompagnare i giovani in formazione verso la vita religiosa o sacer-dotale egli rispose prontamente SÌ interca-lando lavoro formativo con l’apostolato delle confessioni che settimanalmente lo portava alla Santissima Annunziata di Firenze dove molte persone trovarono in lui, oltre alla gra-zia del sacramento, il pastore buono e atten-to.

Ai funerali celebrati nel duomo di Saluzzo, presieduti dal Priore provinciale, fra Cesare M. Antonelli, erano presenti frati, familiari ed amici. Nella presentazione della figura del defunto, fra Venanzio M. Ramasso citò la testimonianza del Priore provinciale della Provincia SS.ma Annunziata: Voglio ricorda-re in questo momento tre aspetti particolar-mente significativi degli anni belli condivisi a Siena con p. Felice: l’amore per l’Ordine nella formazione dei giovani; la vera devo-zione alla Vergine Maria; e il suo desiderio di far gustare a tutti coloro che si avvicinava-no a lui la forza della misericordia e del per-dono che Dio offre all’uomo. Lo voglio ricor-dare con il sorriso che diveniva segno di accoglienza, di scherzo/sorriso alle volte ironico, sorriso di colui che comprendeva ogni fratello e ogni realtà che lo circondava.

Grazie Felice per il bene che hai saputo vivere con ognuno che ti incontrava; grazie per l’amicizia che ci hai donato, grazie per quel “non so che” di relazione umana e fra-terna che ci ha permesso di vivere all’unisono ogni realtà che abbiamo condivi-so.

Grazie Felice! Che il Signore Gesù ti doni il premio che ti sei conquistato qui sulla terra con una fede forte, una speranza viva e con la carità fattiva.

19. FRA LINO M. DALLE LUCCHE

[PRG] Giovedì, 5 novembre 2009, nel suo con-

vento di Marina di Massa è deceduto fra

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COSMO 3-4 Marzo - Aprile 2010 Lino M. Dalle Lucche, frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia di Piemonte e Romagna, di famiglia nella stessa comuni-tà.

Fra Lino M. era nato a Marina di Massa il 5 agosto 1913. Era entrato in noviziato il 18 ottobre 1929, aveva fatto la professione semplice il 20 ottobre 1930, e la professione solenne, il 14 ottobre 1934. Era stato infine ordinato sacerdote il 10 maggio 1936.

Ricordare tutti i passi della sua vita sacer-dotale e servitana non è facile (80 anni vis-suti come servo di Maria in vari incarichi o nella semplicità di un servizio umile e nasco-sto). Dopo gli studi teologici compiuti a Ro-ma – e si gloriava di avere avuto come inse-gnante anche l’illustre fisico Enrico Fermi (uno dei primi ricercatori per l’atomica) –, egli fu assegnato nelle comunità di forma-zione, prima a Saluzzo, e poi a Rivoli dove, oltre all’insegnamento, ebbe cura dei pro-bandi o “fratini”. In seguito prestò il suo ser-vizio in varie comunità della provincia San Carlo in Torino, Saluzzo e B.V. Addolorata del Pilonetto, ricoprendo diversi incarichi: fu priore di diverse comunità per alcuni trienni e Consigliere provinciale per un sessennio. Per circa due anni fu nel santuario della Santissima Trinità di Ghiffa sul lago Maggio-re ai confini con la Svizzera dove la Provin-cia di Piemonte cercava un nuovo sbocco apostolico e furono gli anni più intensi e più entusiasti della sua vita. Quando la scelta della Provincia fu di lasciare quel luogo in ricerca di altre aperture egli venne inviato a Superga per dare inizio a quella comunità assieme a fra Alfonso M. Montà, ex-Priore generale, ed ivi rimase per una decina di anni prestando il suo servizio per la basilica e per l’accoglienza dei fedeli o dei visitatori al monumento di Savoia. Inviato poi a Mari-na di Massa ivi è rimasto per oltre 25 anni con la sua presenza attenta e discreta, sem-pre disponibile, con la sua caratteristica cal-ma e con una disponibilità umile di servizio alla comunità e alla parrocchia.

Nei vari servizi a lui richiesti è stato cono-sciuto ed apprezzato come padre veneran-do per il suo acume, per la sua semplicità e con il suo modo di incedere tranquillo e se-reno; molti hanno ricevuto da lui consigli saggi ed evangelici; tutti lo ricordiamo come uomo e religioso del quotidiano: la fedeltà a Dio, alla vocazione, all’amore per il prossi-

mo e con un grande amore per la famiglia alla quale apparteneva e alla sua vocazione di servo della beata Vergine Maria. Amante della bibbia e della Parola di Dio ha cercato di trasmettere lo stesso interesse ai suoi ragazzi abituandoli già dalla prima media a rileggere ogni sera un brano dell’Antico e Nuovo Testamento. Ha mantenuto uno spiri-to giovanile e sportivo sino alla fine dei suoi giorni sapendo partecipare attivamente ad ogni atto comunitario e, senza grandi discor-si, capace di essere vicino ad ogni persona che avvicinava sia in comunità e sia nel ser-vizio pastorale. Ha incarnato i valori servita-ni: servizio, fraternità, dedicazione a santa Maria.

Le esequie, celebrate nella nostra parroc-chia della B.V. della Consolazione in Marina di Massa sono state partecipate dal Priore provinciale, da alcuni frati, da parroci del clero diocesano e presiedute dal vescovo diocesano. La salma è stata inumata nel cimitero di Massa accanto ai suoi cari nella tomba di famiglia.

20. FRA GIOVANNI M. (MARIO)

MARINI [ANN] La sera di mercoledì 18 novembre 2009,

presso la Casa di Cura Assunzione di Maria Santissima, è deceduto fra Giovanni Maria (Mario) Marini, O.S.M. frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia Santissima Annunziata, di famiglia nella comunità dei Sette Santi Fondatori a Roma.

Fra Giovanni M. (Mario) Marini, figlio di Luigi e Ada D'Antonio, è nato a Nepi (Viterbo), diocesi di Civita Castellana, il 17 novembre 1922. Entrò come candidato nell'Ordine nel 1935 presso il convento San Filippo Benizi in Todi, dopo alcuni giorni fu trasferito nel convento di San Tolomeo in Nepi per compiere gli studi ginnasiali. Il 19 giugno 1940 inizio, sempre a Nepi l'anno di noviziato ed emise la prima professione il 22 luglio 1941, nelle mani di fra Lorenzo M. Lucatelli, priore provinciale. Frequentò gli studi liceali durante gli anni 1941-1944 pres-so lo studentato di Nepi e gli studi teologici negli anni 1944-1948 nel professato di Nepi. Emise la Professione solenne il 19 giugno 1945, nelle mani di fra Luigi M. Coluzzi. Fu

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COSMO 3-4 Marzo - Aprile 2010 ordinato sacerdote presso la nostra chiesa San Tolomeo in Nepi il 22 maggio 1945.

Fu assegnato di famiglia nella comunità di Santa Liberata, Francavilla al Mare (CH) l'11 luglio 1948, con l'incarico di vice maestro degli alunni. Nel 1949 fu trasferito a Todi, ma vi rimase per pochi mesi, nello stesso anno fu di famiglia a Orvieto. Nel 1952 fu trasferito a Chieti, nel 1953 a Todi e nel 1955 a Palombaro (CH).

Nel 1956 ritornò a Todi, dove fu nominato Priore conventuale dal 1958 al 1967, anno in cui venne trasferito a Foligno, ove rimase fino al 1970. Dopo pochi mesi di permanen-za a Roma, nel convento B.V. Addolorata, fu eletto priore conventuale e parroco di Or-vieto, carica che ricoprì dal 1970 al 1974. Dal 1974 al 1976 fu priore conventuale di Chieti Scalo, ritornò a Orvieto nel 1976 e rivestì l'ufficio di priore conventuale fino al 1979, anno in cui fu assegnato di comunità a Todi.

Nel 1980 fu trasferito a Chieti Scalo con la nomina di priore conventuale, fino al 1985 e nello stesso periodo fu nominato parroco. Nel 1985 fu per pochi mesi a Francavilla Al Mare, successivamente a Orvieto fino al 1989, in seguito andò nella sua Nepi, ove fu nominato parroco di San Pietro. Dal 1991 al 1994 fu parroco a Foligno, e a causa della chiusura della comunità, dimorò temporane-amente nelle comunità di Francavilla Al Ma-re, di San Marino e di Livorno. Nel 1995 ri-tornò nella sua Nepi, ove rimase fino al 2001, quando fu assegnato alla comunità dei Santi Sette Fondatori in Roma fino al 2003. Dal 2003 al 2006 fu di comunità a Ne-pi, successivamente nuovamente ai Santi Sette Fondatori in Roma, fino al giorno del suo ingresso nel Regno dei Cieli avvenuto il 18 novembre 2009, presso la Clinica Assun-zione di Maria Santissima in Roma, dove è stato trasportato d’urgenza a seguito di una crisi cardiaca. Significativo il suo gesto com-piuto prima del pranzo del 18 novembre, ha accolto calorosamente tutti i confratelli pre-senti nel refettorio, salutandoli singolarmen-te, quasi come se sentisse la sua prossima dipartita. I suoi numerosi trasferimenti, spes-so di breve durata, testimoniano come fosse disponibile a recarsi ove ci fosse bisogno, per il bene della dell'Ordine, della Provincia, e della comunità interessata.

Le esequie sono state celebrate il giorno 20 novembre 2009 nella nostra chiesa dei Santi Sette Fondatori in Roma, presiedute dal Priore Provinciale, fra Sergio M. Ziliani, alla presenza frati delle comunità vicine, parenti e amici. Durante l'omelia, il Provin-ciale ha ricordato la figura di fra Giovanni, uomo e religioso semplice, capace di gesti d'amicizia e affetto sorprendenti, profonda-mente devoto alla Vergine Addolorata, e custode di uno spirito battagliero, ma allo stesso tempo, capace di rinunciarvi in nome dell'armonia con i fratelli.

La salma di fra Giovanni riposa ora nel cimitero di San Martino a Monte Senario.

21. FRA ROBERTO M. FAGIOLI [ANN]

Alle ore 23 di venerdì 20 novembre 2009, presso l’ospedale di Civita Castellana è de-ceduto fra Roberto Maria (Ercole) Fagioli, O.S.M. frate di voti solenni, presbitero, figlio della Provincia Santissima Annunziata, di famiglia nella comunità di San Tolomeo a Nepi (Viterbo).

Fra Roberto M. (Ercole) Fagioli di Roberto e Anna Maria Giovenale, era nato il 10 luglio 1918 a Nepi. Entrò come candidato all'Ordi-ne nel 1929 nel convento di San Tolomeo in Nepi, ove fece l'anno di noviziato ed emise la prima professione il 15 agosto 1935 nelle mani di fra Angelo M. Flamini, priore provin-ciale. Compì gli studi del ginnasio nel 1929-1934 e quelli liceali negli anni 1935-1937 presso lo studentato del convento di San Tolomeo in Nepi. Compì gli studi teologici nel Collegio internazionale “Sant'Alessio Falconieri” in Roma negli anni 1937-1941. Emise la professione solenne il 14 ottobre 1939 nelle mani di fra Alfonso M. Benetti, priore generale, presso la cappella del colle-gio. Fu ordinato sacerdote il 12 aprile 1941 nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Conclusi gli studi, rientrò in provincia e fu assegnato alla comunità di San Tolomeo, ove investì l'incarico di vice-maestro degli alunni. Nel maggio del 1943 fu nominato parroco di Santo Stefano in Orvieto Scalo, ove rimase fino al 1945, con un breve perio-do nel convento di San Filippo in Todi. Desi-gnato quale maestro degli alunni, ritornò a Nepi nell'ottobre del 1945, e ivi rimase fino al giugno 1946, quando fu eletto parroco di

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COSMO 3-4 Marzo - Aprile 2010 Sant'Anna, in Orvieto Scalo, ove si distinse nell'opera di ricostruzione sia materiale, sia spirituale, dopo i bombardamenti. In questo periodo strinse amicizia con vescovo di Or-vieto, mons. Pieri, ed insieme si prodigarono per assistere le persone più colpite dalla guerra.

Dal 1950 al 1952 fu priore conventuale di Todi, e dal giugno 1942 al novembre 1954 maestro dei novizi nel convento di Orvieto, per poi trasferirsi a Firenze, nello studentato dei Sette Santi Fondatori ove fu maestro dei professi. Esaurito l'incarico affidatogli, nel 1958 ritornò ad Orvieto, ove rimase fino al 1985, eccettuata una breve parentesi a Nepi nel 1965. In questo periodo svolse il compito di priore conventuale (1966-1976) e parroco di Sant'Andrea (1970-1985). Accettò la no-mina di priore conventuale a Todi dal 1985 al 1994. ritornò a Orvieto il 1994 e vi rimase fino al giungo 2008, quando fu chiuso il con-vento. In quest'ultimo periodo si prestò al servizio di priore conventuale (1994-2008), vicario parrocchiale di San Martino (1994-1996), amministratore parrocchiale della medesima parrocchia (1996-2003), fu inoltre cappellano dell'Istituto San Giorgio. Svolse l'ufficio di archivista provinciale dal 1994 al 2008. Nel giugno 2008 ritornò a Nepi, luogo che lo aveva visto nascere e crescere. Morì il 20 novembre 2009, dopo una lunga de-genza nell'ospedale di Civita Castellana.

Le esequie sono state celebrate il giorno 23 novembre 2009, nella nostra chiesa di San Tolomeo a Nepi, presiedute da mons. Romano Rossi, vescovo di Civita Castella-na, alla presenza di mons. Giovanni Scana-vino, vescovo di Orvieto-Todi, di numerosi frati delle comunità vicine, e di amici e pa-renti, provenienti dalle varie località in cui p. Roberto aveva vissuto. Al termine dell'Euca-ristia è stato letto un messaggio del Priore Provinciale, assente per impegni improroga-bili, ove si ricordava l'amore del p. Roberto all'Ordine, manifestato nelle sue ricerche storiche, il suo sorriso che poteva apparire ironico, ma che in realtà era segno della gioia nell'incontrare l'altro. Ha legato in mo-do indissolubile il suo nome alla storia orvie-tana di questi ultimi 60 anni, il suo essere Servo di Maria e sacerdote, possono essere riassunti in queste semplice frasi persone che lo conobbero “Era sempre presente negli eventi della nostra famiglia, sia in quelli

gioiosi, sia in quelli tristi,”ed “quando andavo a confessarmi da lui, incontravo la Miseri-cordia di Dio. Custode di tanti ricordi, più volte messi per iscritto nei suoi numerosi scritti, amava dire che era animato da una “sana curiosità”, e cercava di divertire nel far conoscere la storia dell'Ordine. La salma di padre Roberto riposa ora nel cimitero comu-nale di Nepi.