Marzo 2014 - files.meetup.comfiles.meetup.com/8629932/Giornalino N. 1.pdfsua condanna per danno...

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“Lo doveva far parlare” dice qualcuno, eppure sono mesi che parla in TV, senza contraddittorio, davanti (non sempre ma quasi) a giornalisti conniventi che mostrano gli occhi a cuoricino, che storcono il naso se Beppe gli ricorda a che livello siamo arrivati nella libertà di stampa ma che si guardano bene da chiedere a Renzi i motivi della sua condanna per danno erariale ai tempi della Presidenza della provincia di Firenze. Si guardano bene da chiedergli perché il 17 ottobre del 2003, pochi giorni prima dell'annuncio da parte dell'Ulivo della sua candidatura alla provincia Renzi cede il 40% delle quote della Chil srl (azienda di famiglia) e si fa assumere come dirigente (da quel giorno prima la provincia, poi il comune e molto probabilmente la presidenza del consiglio dei ministri verseranno ai familiari di Renzi la somma pari ai suoi contributi). Si guardano bene da chiedergli quanto Verdini abbia influito sulla sua carriera politica o il perché non abbia ostacolato il regalo alle banche effettuato con il decreto IMU- Bankitalia (e le banche che hanno ricevuto i favori – Unicredit, MPS e Intesa – sono, guarda caso, le stesse alle quali oggi De Benedetti chiede aiuto per superare la crisi finanziaria di Sorgenia). Per la prima volta qualcuno gli ha detto in faccia la verità, ok non avrà sfoggiato il bon-ton istituzionale ma oggi Beppe era vero, congruente e le sue parole corrispondevano perfettamente alle sue emozioni. Io sono fiero che in Italia ci siano persone come lui. Lui ha rischiato del suo, era un artista strapagato che sapeva che sarebbe finito male se avesse attaccato il PSI nell'86' ma lo ha fatto lo stesso. Io cammino con le mie gambe adesso, non ho bisogno di Beppe ed ogni qual volta ho votato alla Camera l'ho fatto sulla base di quello che studio, sui miei ideali e sul lavoro dell'intera commissione affari esteri. Credeteci o meno ma è la verità. Ma non mi dimentico che è stata la rabbia sana di Beppe che mi ha permesso di entrare in Parlamento, mi ha permesso di combattere per il bene collettivo da una posizione difficile ma privilegiata rispetto a molti cittadini. Io so di valere come persona, ho mille difetti ma so di avere molte qualità, e queste qualità le ho sempre avute, anche prima di diventare un deputato della Repubblica ma è stato grazie al M5S e a Beppe che ho potuto esprimerle al meglio e ho potuto diffondere alcuni miei valori (che sono sempre gli stessi) a molti cittadini italiani. Questo paese ha un tremendo bisogno di legalità, di onestà, di informazione ma soprattutto di coraggio. Molti di noi sono così abituati alla sudditanza da provare un certo imbarazzo di fronte a un cittadino che suddito non è e che ha il coraggio di spiattellare in faccia ad un uomo delle banche, di De Benedetti e di Berlusconi le parole che vorrebbero dire milioni di cittadini italiani che non hanno più l'anello al naso e sanno che una cosa sono gli slogan e un'altra i voti in Parlamento. Io per questo ringrazio Beppe, non certo per piaggeria e me ne fotto se qualcuno mi da del ruffiano. Io non starò in Parlamento per l'eternità, chi mi conosce, i miei amici veri sanno che ho altri progetti per la mia vita. Lo ringrazio perché in un paese abituato alla sottomissione ci insegna (magari a volte anche senza l'aplom british che sfoggiano coloro che hanno distrutto l'Italia) che alzare la testa ti fa sentire vivo. A riveder le stelle! Marzo 2014 Alessandro Di Battista

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“Lo doveva far parlare” dice qualcuno, eppure sono mesi che parla in TV, senza contraddittorio, davanti (non sempre ma quasi) a giornalisti conniventi che mostrano gli occhi a cuoricino, che storcono il naso se Beppe gli ricorda a che livello siamo arrivati nella libertà di stampa ma che si guardano bene da chiedere a Renzi i motivi della sua condanna per danno erariale ai tempi della Presidenza della provincia di Firenze. Si guardano bene da chiedergli perché il 17 ottobre del 2003, pochi giorni prima dell'annuncio da parte dell'Ulivo della sua candidatura alla provincia Renzi cede il 40% delle quote della Chil srl (azienda di famiglia) e si fa assumere come dirigente (da quel giorno prima la provincia, poi il comune e molto probabilmente la presidenza del consiglio dei ministri verseranno ai familiari di Renzi la somma pari ai suoi contributi). Si guardano bene da chiedergli quanto Verdini abbia influito sulla sua carriera politica o il perché non abbia ostacolato il regalo alle banche effettuato con il decreto IMU-Bankitalia (e le banche che hanno ricevuto i favori – Unicredit, MPS e Intesa – sono, guarda caso, le stesse alle quali oggi De Benedetti chiede aiuto per superare la crisi finanziaria di Sorgenia). Per la prima volta qualcuno gli ha detto in faccia la verità, ok non avrà sfoggiato il bon-ton istituzionale ma oggi Beppe era vero, congruente e le sue parole corrispondevano perfettamente alle sue emozioni. Io sono fiero che in Italia ci siano persone come lui. Lui ha rischiato del suo, era un artista strapagato che sapeva che sarebbe finito male se avesse attaccato il PSI nell'86' ma lo ha fatto lo stesso. Io cammino con le mie gambe adesso, non ho bisogno di Beppe ed ogni qual volta ho votato alla Camera l'ho fatto sulla base di quello che studio, sui miei ideali e sul lavoro dell'intera commissione affari esteri. Credeteci o meno ma è la verità. Ma non mi dimentico che è stata la rabbia sana di Beppe che mi ha permesso di entrare in Parlamento, mi ha permesso di combattere per il bene collettivo da una posizione difficile ma privilegiata rispetto a molti cittadini.

Io so di valere come persona, ho mille difetti ma so di avere molte qualità, e queste qualità le ho sempre avute, anche prima di diventare un deputato della Repubblica ma è stato grazie al M5S e a Beppe che ho potuto esprimerle al meglio e ho potuto diffondere alcuni miei valori (che sono sempre gli stessi) a molti cittadini italiani. Questo paese ha un tremendo bisogno di legalità, di onestà, di informazione ma soprattutto di coraggio. Molti di noi sono così abituati alla sudditanza da provare un certo imbarazzo di fronte a un cittadino che suddito non è e che ha il coraggio di spiattellare in faccia ad un uomo delle banche, di De Benedetti e di Berlusconi le parole che vorrebbero dire milioni di cittadini italiani che non hanno più l'anello al naso e sanno che una cosa sono gli slogan e un'altra i voti in Parlamento.

Io per questo ringrazio Beppe, non certo per piaggeria e me ne fotto se qualcuno mi da del ruffiano. Io non starò in Parlamento per l'eternità, chi mi conosce, i miei amici veri sanno che ho altri progetti per la mia vita. Lo ringrazio perché in un paese abituato alla sottomissione ci insegna (magari a volte anche senza l'aplom british che sfoggiano coloro che hanno distrutto l'Italia) che alzare la testa ti fa sentire vivo. A riveder le stelle!

Marzo 2014

Alessandro Di Battista

CHI E'' FABRIZIO BARCA?Fabrizio Barca è un economista e politico italiano. Presidente del Comitato per le politiche territoriali dell'OCSE dal 1999 al 2006, ha ricoperto la carica di ministro per la coesione territoriale del governo Monti, dal 16 novembre 201 1 al 28 aprile 2013.APPARTENENZA?L'11 aprile 2013 annuncia la sua adesione al Partito Democratico. Rende pubblico un documento nel quale sostiene che senza una nuova forma di partito l'Italia non possa essere ben governata.Il 27 ottobre 2013 viene eletto nel direttivo del circolo romano del Partito Democratico.IL FATTO?“La zanzara”, il programma di Giuseppe Cruciani e David Parenzo su Radio 24. Il loro solito imitatore, stavolta nella voce di un finto Nichi Vendola, ha telefonato a un vero Fabrizio Barca, incazzato e inquieto, facendolo cantare contro Renzi e contro De Benedetti. Apriamo e chiudiamo una parentesi che è tabù per tutti aprire: ancora una volta Cruciani e Parenzo – campioni del pre-grillismo cinico-goliardico più amorale che si possa concepire – usano un imitatore per simulare una telefonata e per far dire a qualche ingenuo, un po’ vanesio, cose che al telefono sarebbe comunque meglio non dire.LA TELEFONATA?Queste, presso chè testuali, le parole con cui Fabrizio Barca si è sfogato al telefono con l’interlocutore che credeva fosse Nichi Vendola ed era in realtà un imitatore di Radio 24, la radio della Confindustria:“Io sono sotto una pressione, Nichi, crescente, io non ci penso proprio (di andare a fare il ministro, ndr) ma proprio proprio, però come capirai è tosta. Pensavo 48 ore fa di averla stoppata con Graziano (presumibilmente Del Rio), parlandogli molto precisamente. Penso che per quello che hanno combinato è tale che, paradossalmente, se fallisce anche questa, è un disastro.Ma non possono pretendere che delle persone facciano violenza ai propri metodi, alle proprie idee, e gli ho detto che avrei dato il massimo contributo nel mestiere che faccio. Evitiamo che adesso nasca una cosa in cui vengo forzato. Poi è iniziata la sarabanda del patron di Repubblica che continua, fino a questa cosa che m’hanno trasferito i miei, lui non si rende conto che io più vedo un imprenditore dietro un’operazione politica più ho conferma di tutte le mie preoccupazioni, un imprenditore che si fa …sentire essendo questa una cosa che è priva ….non c’è un’idea, c’è un livello di avventurismo …. non essendoci un’idea siamo agli slogan, salvare la patria, cambiare la patria, solo che questo mi rattrista, sto male. Ho dovuto mandare un sms: per la mia persona, per il contributo che posso dare a qualunque governo e per i rapporti con il Presidente (Napolitano, ndr) cui molto tengo,vi prego di non farmi arrivare nessuna telefonata. No, Renzi non m’ha chiamato, e in tutto questo, non capendo neanche le persone, dico io: mi chiami, ci vediamo mezz’ora, ti do anche qualche consiglio, lo riterrei mio dovere due volte. . .no, tutto questo attraverso terzo, quarti, quinti, un imprenditore …. in tutta questa vicenda c’è anche un elemento disumanizzante. . tutto questo è avvenuto con un’irresponsabilità e dei modi, con un passaggio all’io, un livello di personalismo che ha assunto misure, in questavicenda, che sovraccarica di aspettative. Il problema è un altro: che tra trenta giorni quando si capisce che non c’è niente, ilPaese va di testa …. ”. E al finto Vendola che insiste per farsi ripetere se fosse De Benedetti l’imprenditore della “sarabanda”, Barca ribadisce: “Sì, il padrone della Repubblica, continuamente, e non una volta chiedendomi: ma se lo fai (il ministro, ndr) cosa fai? Perché se gli avessi detto che farei una patrimoniale da 400 miliardi di euro, perché secondo me va fatta… Che mi rispondi? Va bene? Capisci la follia?”

VUOI ASCOLTARE LA TELEFONATA INTEGRALE?http: //www.youtube.com/watch?v=Oyf7qQ67ciA

Denuncia del Movimento 5 Stelle Deruta.Nel nostro Comune, famoso nel mondo per la sua arte, regnano indisturbati famigerati cultori di arti arcane e leggendarie. Filosofi del "nero sacchetto", amanti del rifiuto plastico e medaglie d'oro di pratiche sportive d'altri tempi:-Lancio al volo della spazzatura dal finestrino-Questa è la realtà, tra di noi cari concittadini si annidano lesti e truffaldini, coloro che in barba alla natura compiono lo scempio.Purtroppo c'è chi al giorno d'oggi fa ancora questi gesti scellerati.Al ponte di ferro di Castelleone, anche tu fermati e guarda in basso.

LE NOSTRE IDEE

CORSO DI PC GRATUITOA cura dei volontari del M5S Deruta

NEWS M5S

IL LANCIO AL VOLO

Eddy era uno di noi .Era un commerciante di Pomigliano d'Arco che si è suicidato qualche giorno fa per una multa di 2000 euro, fattagli dall'ispettorato del lavoro: la moglie lo stava aiutando nel panificio che gestiva (si è beccato per questo 2000 euro da pagare entro 12 ore + altri 9000 euro). Una tragedia. Eddy si è tolto la vita lasciando la moglie e tre bambini. Lo avevo conosciuto qualche anno fa. Venne a proporre al Movimento 5 Stelle del mio comune un progetto sul latte e pane a "km 0". Mi disse: "lanciatelo voi, io lavoro come un somaro". Davanti all'umiliazione di quella multa non ha retto e si è tolto la vita. La sua famiglia ha lanciato un IBAN (attraverso l'associazione di commercianti di cui Eddy era socio). Devono pagare le multe e le spese. Il panificio di Eddy deve andare avanti. E' l'unico sostentamento della sua splendida famiglia. EDDY ERA UNO DI NOI. E NOI siamo una COMUNITÀ.

Se avessero avuto un pizzico di dignità, i senatori Battista, Bocchino, Campanella e Orellana, anziché sparare ogni giorno dalle tv e dai giornali contro il Movimento e gli elettori che li hanno paracadutati in Senato, in nome di una linea politica rispettabilissima ma incompatibile con quella che si erano impegnati a seguire, si sarebbero dimessi e iscritti al gruppo misto.Oppure, se ne avessero avuti i numeri (come pare avranno tra breve a Palazzo Madama), formare un gruppo autonomo. Non ti piace (più) il tuo partito? Ti fanno schifo i tuoi compagni? Scopri con notevole ritardo che il tuo leader è la reincarnazione di Hitler? Vattene, senza aspettare che ti caccino. Altrimenti non sei un Solgenitsin, o un Sacharov: sei soltanto uno Scilipoti. E, già che ci siamo, sarebbe il caso di risolvere una volta per tutte il dilemma: perché un berlusconiano o un grillino che vuole allearsi col Pd è un figliuol prodigo redento alla democrazia e mosso da nobili slanci da accogliere con il vitello grasso, mentre se uno fa il percorso inverso è un bieco voltagabbana? Paradossalmente, i 5 Stelle scontano un sistema di selezione delle candidature molto più “democratico” di quelli praticati dai partiti: i vertici Pdl, Pd, Udc, Lega, Scelta civica, Sel ecc. conoscevano tutti i candidati che han portato in Parlamento grazie al Porcellum: perché se li sono scelti e nominati uno per uno (ne sa qualcosa Renzi, che si ritrova i gruppi parlamentari targati Bersani). Per questo, nei partiti, non muove mai foglia che i leader non vogliano, nemmeno quando compiono scelte contro natura come le larghe intese con B. e poi con Alfano (due volte), nate all’insaputa anzi nel tradimento degli elettori. Ci sono, è vero, le riserve indiane tipo i civatiani: ma, giunti al dunque, si allineano sempre: altrimenti verrebbero espulsi anche loro, democraticamente si capisce.Da oggi assisteremo alla solita sceneggiata dei partiti più antidemocratici d’Europa che danno lezioni di democrazia. Ma sarà soltanto un espediente ipocrita e propagandistico per rinviare la discussione su un problema che riguarda tutti: davvero la democrazia è chiamare ogni tanto i cittadini alle urne, incassarne i voti su un certo programma e usarli per fare esattamente l’opposto?

Da Il Fatto Quotidiano, 27 Febbraio 2014Marco Travaglio

Espulsioni M5S, peccatori e verginelle

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Luigi Di Maio