Marco Balduzzi : Ritratto di un Artista della Bicicletta - Pez Cycling News - Marco Balduzzi... ·...

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Marco Balduzzi : Ritratto di un Artista della Bicicletta Martedì 8 febbraio 2011 di Corey Sar Fox Il mondo del ciclismo ospita molti personaggi affascinanti: la nostra comunità è uno degli aspetti più interessanti del nostro sport. Prendete, ad esempio, Marco Balduzzi. Seppure il suo genio sia noto solo a pochi, egli merita un posto tra i grandi. In un precedente articolo, Marco ha condiviso con PEZ alcuni suggerimenti sull’arte di costruire una ruota. Questa volta, diamo uno sguardo più riflessivo allo splendore delle sue biciclette. Marco Balduzzi CICLISTI SILENZIOSI Pedalando nei dintorni di Bolzano, nel nord Italia, non si sente il rumore di una bici che sia passata per le mani di Marco Balduzzi. Infatti, le sue biciclette sono silenziose: nessuna ruota sbilanciata, nessun pedale che cigola o tacchetto che “cinguetta” (a proposito, un suggerimento: un pezzo di carta vetrata tra il tacchetto e la scarpa ed una goccia di silicone in ciascun foro delle viti). Nessun ronzio di catena, stridio di serie sterzo, o qualsivoglia rumore derivante da una regolazione meccanica approssimativa. E ciò non solamente sulle biciclette nuove, o utilizzate poco, ma anche, ad esempio, sulle De Rosa in acciaio di 30 anni fa, che i corridori cavalcano così volentieri sulle strade delle Dolomiti. Bo Felix Johansen ha comprato la sua De Rosa Giro d'Italia oltre vent’anni fa, e conferma che "quando Marco regola una bicicletta, questa funziona perfettamente. Non una sola vite ha più bisogno di essere serrata. Nulla!"

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Marco Balduzzi : Ritratto di un Artista della Bicicletta

Martedì 8 febbraio 2011

di Corey Sar Fox

Il mondo del ciclismo ospita molti personaggi affascinanti: la nostra comunità è uno degli aspetti più

interessanti del nostro sport.

Prendete, ad esempio, Marco Balduzzi.

Seppure il suo genio sia noto solo a pochi, egli merita un posto tra i grandi.

In un precedente articolo, Marco ha condiviso con PEZ alcuni suggerimenti sull’arte di costruire una ruota.

Questa volta, diamo uno sguardo più riflessivo allo splendore delle sue biciclette.

Marco Balduzzi

CICLISTI SILENZIOSI

Pedalando nei dintorni di Bolzano, nel nord Italia, non si sente il rumore di una bici che sia passata per le

mani di Marco Balduzzi.

Infatti, le sue biciclette sono silenziose: nessuna ruota sbilanciata, nessun pedale che cigola o tacchetto che

“cinguetta” (a proposito, un suggerimento: un pezzo di carta vetrata tra il tacchetto e la scarpa ed una

goccia di silicone in ciascun foro delle viti). Nessun ronzio di catena, stridio di serie sterzo, o qualsivoglia

rumore derivante da una regolazione meccanica approssimativa.

E ciò non solamente sulle biciclette nuove, o utilizzate poco, ma anche, ad esempio, sulle De Rosa in acciaio

di 30 anni fa, che i corridori cavalcano così volentieri sulle strade delle Dolomiti.

Bo Felix Johansen ha comprato la sua De Rosa Giro d'Italia oltre vent’anni fa, e conferma che "quando

Marco regola una bicicletta, questa funziona perfettamente. Non una sola vite ha più bisogno di essere

serrata. Nulla!"

Bo Felix Johansen con la sua De Rosa montata da Marco Balduzzi, recentemente aggiornata con comandi

del cambio Ergo.

FARE LA DIFFERENZA

"Marco è la persona più “pignola” in tutto il mondo", dice un cliente.

Questo è un eufemismo.

Quando entrai nel suo negozio, un giorno, Marco era felice di essere riuscito a far sì che lo sterzo della

bicicletta di un cliente fosse finalmente proprio come lui pensava avrebbe dovuto essere - dopo 15 anni!!!

Il telaio, nudo, era avvolto nella plastica per proteggerlo da eventuali danni che avrebbe potuto procurargli

l’accidentale caduta di qualche attrezzo, nonostante le abbondanti “cicatrici di battaglia”, e solo forcella,

serie sterzo e sterzo erano montati.

Anche se lo sterzo aveva lavorato bene per quindici anni, non era perfetto.

Questa sottilissima linea tra semplice eccellenza e

perfezione, visibile solo a pochi, aveva

ossessionato Marco dal momento che aveva

venduto quella bicicletta blu, e di nuovo ogni anno

lo turbava, quando la bici gli veniva riportata in

officina per la manutenzione.

Quel giorno, quindici anni dopo, ha finalmente

deciso di smontare tutto e ripartire da zero,

testando diverse calotte e cuscinetti.

Ma il proprietario avrebbe mai saputo di tale

fantastico servizio, per il quale nulla ha pagato.

Marco ha “semplicemente” testato e “regolato” lo

sterzo, per ammirarne la perfezione.

Una vetrina senza insegne, in via San Quirino a Bolzano, dov’è la sede di un meraviglioso negozio di

biciclette

DISORDINE FINANZIARIO

Andare al di là di ciò che il cliente richiede, per soddisfare un proprio bisogno di perfezione, non è una

buona ricetta per la ricchezza, e Marco si è chiesto spesso, nel corso degli ultimi trent’anni, come potesse

permettersi di rimanere in attività.

La redditività è un argomento dolente, soprattutto adesso, con il proliferare di Internet e dei “mega-

dettaglianti”.

La speranza è che i ciclisti approdino da Balduzzi perché apprezzano un servizio superiore e siano disposti a

pagare, e aspettare, per avere tale servizio.

"Le persone sono abituate a venire qui per chiedere e imparare ,anche se oggi tutti sanno quello che

vogliono", dice Marco, e la realtà è che per i piccoli negozi è assai difficile andare avanti.

Recentemente , un cliente ha insistito affinché un telaio gli fosse venduto ad un prezzo molto competitivo,

a condizione di poter installare tutti i

componenti a casa di persona, nonostante i

migliori sforzi di Marco per dissuaderlo.

Questo cliente è subito tornato sui suoi

passi, scoraggiato dalla difficoltà di

effettuare il taglio e la foratura necessari

per il montaggio di un reggisella integrato.

Così Marco ha assemblato la bici, ma ci ha

rimesso un bel margine da vendita.

Racconta queste e altre storie avvilenti,

come anche di persone che vengono da lui

per prendere le quote e poi acquistano la

bicicletta o altri componenti online.

Ecco un altro strumento fatto in casa da Marco: una maschera per il taglio e foratura del reggisella De

Rosa.

Questo è il prezzo del perfezionismo, che incontra standard che pochi possono permettersi.

Molti negozianti, per quanto concerne le biciclette che arrivano preassemblate dalla fabbrica, si limitano

semplicemente a montare il manubri.

Ciò non vale assolutamente per Marco.

Lui cambia i componenti che non si adattano perfettamente come, ad esempio, i cavi dei freni troppo corti,

oppure sostituisce il grasso che non gli piace. Insiste anche sul fatto che le fabbriche lascino i tubi delle

forcelle non tagliati.

Per mettere a punto una bicicletta entry-level, Marco impiega lo stesso giorno e mezzo che dedica a quelle

di fascia alta.

E questo è precisamente il motivo per cui tutte le sue moto sono così silenziose.

Come si può impiegare un giorno e mezzo per assemblare una bici ?

Marco ha speso più di 20 minuti per cercare e questo bullone che si adattasse perfettamente alla sede nella

forcella.

Balduzzi -ism No.356: a Marco piacciono molto i distanziatori, e raramente una bici esce dal suo negozio

con meno di 1,5 centimetri di spaziatori sotto l’attacco manubrio (e 3 millimetri e sopra).

Da queste parti è’ ben noto che, se si vuole che una bicicletta lavori come un orologio svizzero, è Balduzzi

che la deve regolare: e così va a finire che Marco deve sistemare molte bici vendute e assemblate da altri

negozi.

Vorrebbe dire, a chi gli porta queste biciclette, di farle sistemare dove le hanno comprate o per lo meno

che, la prossima volta, comprino la bici da lui. Questo diventa sempre un problema più importante, a causa

delle vendite on-line.

Invece Marco si tiene tutto dentro, non dice nulla e fa il lavoro, sempre sperando che questa sua buona

volontà possa venire, un giorno, ripagata.

Balduzzi -ism No.287: quando possibile, è bene far passare i cavi in modo ordinato e lineare, come in questo

SLX degli anni ’90.

Una sbirciatina sotto il movimento centrale ci mostra come è fatto il passaggio cavi

TROPPA CURA!

Ci sono molti esempi che si possono raccontare, che illustrano lo standard elevatissimo raggiunto dal

lavoro di Marco, ed il suo orgoglio nel lavorare in tale modo.

Di recente, un organizzatore di “bike show” ed un fotografo hanno preso una bicicletta da un noto telaista,

decidendo però che una sella ed un nastro manubrio di colore diverso avrebbero permesso una migliore

resa.

I due sono stati mandati da Marco, il quale decisamente aveva “la marcia giusta” per un lavoro fatto a

regola d’arte.

Balduzzi ha detto loro di andare a prendere un caffè, mentre lui eseguiva il lavoro.

"Era evidente che quella bicicletta era stata assemblata in fretta e non c’era grasso per una scorrevolezza

corretta dei componenti. Però era stata preparata per una “pre-release” per il gruppo Campagnaolo Super

Record del 2011, che però non mi avevano detto di regolare."

Così, ovviamente(!), Marco ha regolato il gruppo.

Balduzzi -ism No.732 : mettere una fascetta sul cavo del freno e, dopo averla tagliata, utilizzare un

accendino per sciogliere i bordi taglienti.

"Mi sono reso conto che il deragliatore è regolato davvero male e gratta, così ho dovuto anzitutto risolvere

quel problema molto delicato. Poi, provando la precisione dei rapporti, ho sentito che il cambio aveva

troppo gioco."

E tutto questo per una bicicletta che avrebbe dovuto solo rimanere ferma, in esposizione.

Dice ancora Marco, timidamente: "lo so, lo so. Comunque, prima che avessi potuto regolare perfettamente

il cambio, la coppia tornò dal bar e si riprese la bici. Mi guardavano con sospetto.

Credo che avessero bevuto."

Marco ha almeno 3 serie di ogni strumento (anche i costosi Campagnolo), ed i migliori vengono utilizzati

per le biciclette migliori.

“BICI-MARTIRIO” - PARTE I

La semplice conclusione è che Marco Balduzzi è un artista e, mentre alcuni artisti sono imprenditori

esperti, la maggior parte di essi sono idealisti accecati da appassionata convinzione.

Nel caso di Marco, vi è una visione personale e senza compromessi di come dovrebbero essere le biciclette

da corsa.

Se il cliente condivide tale visione, le cose vanno bene.

Apprezzare l'abilità senza pari di Marco significa anche assecondare la sua eccentricità, gli sbalzi d'umore, i

sermoni, i silenzi, e così via.

Però, può essere anche molto allegro, soprattutto con le donne ed i bambini.

Tuttavia, ciclisti con prospettive differenti (ed inclinazioni politiche di sinistra) troveranno le loro idee

sgradite presso “Cicli Balduzzi “.

Il De Rosa Endurace , una meravigliosa creazione dalla fine degli anni ‘90

Recentemente ho acquistato una meravigliosa De Rosa, riconoscendo subito che è stata assemblata da

Marco.

Il cliente originale aveva pagato una bella cifra: 5.000.000 di lire, nel 1999, e la ha utilizzata raramente.

Per lui questa De Rosa era una specie di trofeo, più che uno strumento da utilizzare.

Completamente verniciata rosso Ferrari, dai porta borraccia ai pedali al nastro manubrio: purtroppo, ciò

era dovuto anche alla ricerca di una corrispondenza con l’abbigliamento.

Questo tipo di cliente esibizionista sta sui nervi a Marco. Il genere di persona che pretende di sapere

sempre "cosa è meglio" e che insiste per fare upgrade di qualsiasi cosa: insomma, un soggetto che pensa

che una grande bicicletta debba pedalare da sola.

Ora, l'ex proprietario della De Rosa cavalca tranquillamente una bici in carbonio asiatico, rimarchiata da un

grande negozio sportivo locale, e ci dice allegramente che compra una bicicletta nuova ogni tre anni.

Davvero un bel Pegoretti dalla metà degli anni '90, con un gruppo Shimano 105, ovviamente regolato da

Marco Balduzzi

Marco “ama” Pegoretti, ed è stato uno dei primi rivenditori di queste fantastiche biciclette.

Recentemente ha montato un Gruppo a dieci rapporti Veloce/Centaur, per ottenere una Pegoretti nel

range di prezzo rientrante nelle richieste di un cliente.

Quello che non ha detto a questo cliente è che tale Gruppo, finemente regolato, funziona molto meglio

rispetto ai costosi gruppi da undici rapporti.

Dopo che gli amici del cliente hanno deriso il suo "gruppo da supermercato", il cliente ha riportato in

negozio la bicicletta, deluso dal fatto che Marco gli avesse venduto un “compromesso così economico”.

Balduzzi -ism No.404 : utilizzare i nipples, come terminali dei cavi

“BICI-MARTIRIO” - PARTE II

Il controsenso più ironico (anche se logico) del “Bici-martirio”, è che i clienti preferiti di Marco sono anche i

meno redditizi.

Sono quelli che hanno comprato un telaio in acciaio di De Rosa venti anni fa, e fedelmente portano la bici

per la manutenzione annuale.

Bo Felix spiega: "ho totale fiducia in Marco. Ho fiducia che manterrà la mia bicicletta perfettamente

funzionante, per sempre. Ma mi sento a disagio perché non ho comprato nulla da molto tempo."

Per questo motivo Cicli Balduzzi è un anacronismo, fuori sincrono con il consumismo “a breve termine” di

oggi.

Il negozio risale a quello stesso tempo in cui la gente

spendeva seri per avere, ad esempio, scarpe di pelle fatte

a mano su misura, risuolate e mai più cambiate, mentre

oggi le scarpe sono confezionate in modo tale da non

essere riparabili, ed i calzolai sono quasi estinti.

Resta da vedere quanti dei telai in fibra di carbonio di oggi

saranno ancora in uso tra vent’anni, o se si troveranno

parti di ricambio per la miriade di nuove serie sterzo e

movimenti centrali “standard”.

Un negozio di bici seri offre ai suoi clienti borracce serie

Anche se eccezionale , la “strada di Balduzzi” pare obsoleta in un mercato - in una cultura - che ci spinge ad

acquistare una bicicletta nuova ogni pochi anni.

Qui in Italia, gli anziani spesso criticano le nuove generazioni, dicendo che "conoscono il prezzo di tutto ma

il valore di niente."

Un mio caro amico ha, recentemente, aggiunto: "il crollo economico di questo periodo avrebbe dovuto

purificarci dalle cattive abitudini. Invece, anche se ci ha fatto spendere meno, non ha davvero cambiato la

mentalità sottostante. In realtà , siamo incoraggiati a tornare alle nostre vecchie abitudini di spesa per

salvare l'economia. Forse la crisi non è durata abbastanza a lungo."

Balduzzi -ism No.36: un manubrio perfettamente fasciato è il tocco finale. Marco mette due pezzi di nastro

sagomati a "D" dietro le leve.

GLI AFFARI DI UN NEGOZIO DI BICICLETTE LOCALE ITALIANO

Mentre i grandi commercianti di bici americani lavorano a credito, i piccoli negozi italiani comprano tutto a

titolo definitivo.

Ogni telaio, scarpe e maglia di Cicli Balduzzi sono stati interamente pagati.

E al giorno d'oggi molti distributori si aspettano di essere pagati al momento della consegna, in contanti – il

che rapprenenta uno degli effetti più evidenti della

recessione.

Se una bicicletta non viene venduta nel primo anno, le

possibilità di collocazione diminuiscono

drasticamente: questo è l’effetto di un ciclo troppo

rapido, dettato dalle regole della moda e dell’hype.

Così, Marco ha fatto errori costosi, come scegliere

telai in colorazioni non apprezzate, o materiali fuori

moda o, ancora, certi modelli di biciclette subito prima

che venissero immessi nel mercato quelli nuovi o bici

di due famose aziende, prima della cessazione della

loro attività.

Tuttavia, Marco non è un ingenuo.

"Se potessi vendere solo bici in acciaio, lo farei. Ma adesso solo gli americani vogliono l’acciaio. Questo [la

vendita di tutti i prodotti più recenti] devo farlo semplicemente per sopravvivere", dice Marco.

Spiega che, nel 1996, dopo aver rifiutato la trecentesima richiesta di clienti che avevano chiesto una bici in

alluminio, è stato costretto a scegliere tra vendere ciò che il cliente desidera, o cessare l’attività.

E’ stato un duro colpo.

La concessione fatta a se stesso è stata quella di cercare di offrire il prodotto disponibile più affidabile.

Considerando che la maggior parte delle persone diventa cinica o pigra, un amico di Marco dice: "Sono

davvero molto invidioso di lui, poiché ha ancora il cuore in tempesta di un bambino."

Balduzzi -ism No.89 : molto prima che Gore avesse inguinato i cavi , Marco lo faceva da solo (e ancora lo fa)

“PROVOCATEUR IN THE WILD”

La maggior parte degli artisti sono provocatori.

Vedendo Marco fuori dal negozio, su una bicicletta, sembra di capire il suo modo di “andare contro tutto”.

Una Batavus bianca e ingiallita degli anni '60, uno strascicato TVT di carbonio e alluminio ed un vecchio

Klein con un brutto caso di cattiva cura, sono le sue cavalcature.

"Non mi piace molto cavalcare le biciclette che vendo", dice, mostrando un totale disprezzo per le

pubbliche relazioni.

Una delle biciclette è sempre da riparare, così da incentivare la tenuta delle altre due in buono stato per

poter essere utilizzate.

Le forcelle sono recuperate da un’aggiornamento che aveva fatto qualcuno. I gruppi sono dei cocktail

“Shimagnolo” sapientemente messi insieme, mixando cambi da 7, 8 e 9 rapporti. Manubri, selle, ruote ed

altri componenti sono uno scontro multicolore di totale assenza di stile.

Però, ragazzi!... tutte queste biciclette paiono volare silenziosamente lungo la strada - rapidamente spinte

dalla rabbia di Marco.

Sotto quei piedi ci sono trent’anni di pavimentazione usurata

Consapevole di come sia il mondo del ciclismo, il suo abbigliamento serve anche come modo per

fott**sene dello stile che oggi viene imposto.

Le maglie sono degli anni ‘80, quelle sintetiche dai colori fosforescenti di squadre estinte, come la Carrera,

con numeri stampati in tonalità kitsch fucsia, malva, o verdino-vomito.

Una fascetta intorno alle stanghette dei suoi vecchi occhiali Birko fa sì che questi non gli cadano

continuamente giù dal naso.

Infine, un casco pieno di strisce arcobaleno (merce invenduta) completa l'abbigliamento satirico di “Marco

Balduzzi in the wild”.

A volte può essere visto con suo figlio di 16 anni, Davide, ma la maggior parte delle volte esce da solo.

E’ da rilevare che il raffinato Pegoretti di Davide Balduzzi di un grigio sobrio ed il suo abituale corredo

bianco e argento, sono, stilisticamente parlando, agli opposti dei gusti del suo vecchio.

E ciò è un’ulteriore prova che su di noi veglia un Dio in bicicletta con un grande senso dell'umorismo.

[…]Marco rimane una forte corridore a 55 anni.

In negozio, nascosto dietro un mucchio di biciclette, c’è un certificato che attesta la sua scalata dello

Stelvio in poco più di un'ora, come corridore dilettante (che è un tempo solitamente pro).

Marco è una doccia fredda per gran parte della stupidità del ciclismo, dove le bici costano di più rispetto

alle auto, dove la mentalità del (plotone) rende le opinioni altrui più importante delle proprie.

Dove più leggera e più rigida è uguale al migliore.

Dove è più importante apparire alla moda che pedalare bene.

Mi sento abbastanza sicuro che Marco, tra sé e sé, sta ridendo di noi e di tutte le nostre spese.

E l'ironia è che le sue finanze dipendono proprio da queste nostre spese assurde, e ciò lo rende ancora più

poetico - e non è questo forse il dilemma morale comune che tormenta la maggior parte degli artisti? Oh,

si che lo è!

Un amico e cliente ha disegnato una vignetta su Marco, una copia della quale è pubblicata su

www.ciclibalduzzi.it

DISTORSIONI NELLE ASPIRAZIONI GIORNALISTICHE

In tutti i ritratti la verità viene semplificata, forse anche manipolata, per soddisfare le esigenze dell'autore.

Con la presente, confesso la mia colpa: questo ritratto è pieno di grossolane semplificazioni.

Mi ricorda una gomma da masticare all’anguria: l’anguria vera ha un sapore umido e complesso che, nella

gomma artificialmente aromatizzata, diventa solo una prepotente monotona idea di ciò che è l’anguria.

E questo articolo è solo l'idea di Marco Balduzzi: pertanto gli devo delle scuse.

Marco mi ha avvertito un paio di volte: "devo stare attento a quello che ti dico, perché vedo che prendi

appunti da giornalista, nella tua mente.”

Era vero.

In mia difesa: tutti gli artisti desiderano esporre le loro opere o pubblicare i loro romanzi o registrare la loro

musica ed avere un riconoscimento per tali opere.

Un amico scultore una volta disse: "noi artisti non abbiamo scelta: dobbiamo rivelare le nostre ferite."

Anche se il nostro Marco è conosciuto e apprezzato solo da pochi eletti in Italia a Bolzano, i suoi sforzi, le

sue ferite, il suo orgoglio che non soccomberà mai alla mediocrità meritano un maggiore riconoscimento.

E se ho semplificato ciò che è complesso per rendere l’idea, ciò è stato fatto per una nobile causa.

Vorrei ringraziare Marco , Ornella e Davide Balduzzi.

Inoltre un grazie Pez Literary Editore, e Leslie Reissner per aver permesso a tutto ciò di entrare in un

articolo.