Manuale a schemi 61pag

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OPsonline.it – la principale web community italiana per studenti e professionisti della Psicologia Appunti d’esame, tesi di laurea, articoli, forum di discussione, eventi, annunci di lavoro, esame di stato, ecc… E-mail: [email protected] – Web: http://www.opsonline.it Gestito da Obiettivo Psicologia srl, via Castel Colonna 34, 00179, Roma - p.iva: 07584501006 1) LE RADICI DELLA PSICOLOGIA RELAZIONALE 1) LE ORIGINI DELLE TEORIE SISTEMICHE Antropologia e sociologia sono la base conoscitiva dei contesti socio-culturali nei quali l’individuo vive e delle influenze che le relazioni e le organizzazioni familiari sembrano avere nello sviluppo della personalità. Con la teoria dei sistemi emerge la tendenza del ricercatore a spostare la sua attenzione sulle problematiche interpersonali e sui contesti in cui esse hanno luogo. La teoria generale dei sistemi viene elaborata negli anni 30 dal biologo Von Bertalanffy, il quale si basa sui concetti di sistema, organizzazione, autoregolazione, causalità circolare ed equifinalità, nel tentativo di valutare ogni fenomeno nella prospettiva dell’intero analizzabile in termini di causa-effetto. La concezione di Von Bertalanffy viene definita, proprio per questo, concezione “organistica”. Il concetto di sistema evidenzia l’importanza del tutto integrato le cui proprietà non possono essere ridotte a quelle delle sue parti. SCHEMA: SISTEMA Tutto integrato le cui proprietà non possono essere ridotte a quelle delle sue parti VON BERTALANFFY Anni ’30 Teoria generale dei sistemi Valutare ogni fenomeno in base

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1) LE RADICI DELLA PSICOLOGIA RELAZIONALE

1) LE ORIGINI DELLE TEORIE SISTEMICHE Antropologia e sociologia sono la base conoscitiva dei contesti socio-culturali nei quali l’individuo vive e delle influenze che le relazioni e le organizzazioni familiari sembrano avere nello sviluppo della personalità.

Con la teoria dei sistemi emerge la tendenza del ricercatore a spostare la sua attenzione sulle problematiche interpersonali e sui contesti in cui esse hanno luogo. La teoria generale dei sistemi viene elaborata negli anni 30 dal biologo Von Bertalanffy, il quale si basa sui concetti di sistema, organizzazione, autoregolazione, causalità circolare ed equifinalità, nel tentativo di valutare ogni fenomeno nella prospettiva dell’intero analizzabile in termini di causa-effetto. La concezione di Von Bertalanffy viene definita, proprio per questo, concezione “organistica”. Il concetto di sistema evidenzia l’importanza del tutto integrato le cui proprietà non possono essere ridotte a quelle delle sue parti. SCHEMA: SISTEMA

Tutto integrato le cui proprietà non possono essere ridotte

a quelle delle sue parti

VON BERTALANFFY

Anni ’30

Teoria generale dei sistemi

Valutare ogni fenomeno in base

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alla concezione ORGANISMICA, basandosi quindi su concetti come:

sistema, organizzazione, autoregolazione, causalità circolare ed equifinalità.

2) RELAZIONI INTERPERSONALI E TEORIE SISTEMICHE Gli studiosi delle relazioni interpersonali evidenziano che anche l’interazione umana si “organizza” secondo i criteri e le modalità di un “sistema”.

Questa nuova prospettiva si deve al gruppo di Palo Alto, i cui componenti vedono come causa diretta dell’”omeostasi” familiare, il disagio psichico individuale in termini di distorsione del comportamento comunicativo. Il modello proposto incentra il focus sulle interazioni e quindi sui comportamenti comunicativi osservabili. Il gruppo di Palo Alto infatti, si basa sul concetto batesoniano di “doppio legame”, ovvero la comunicazione disfunzionale tipica delle relazioni diadiche. Tuttavia il gruppo non coglie la complessità del pensiero di Bateson, rimanendo intrappolato in una prospettiva meccanicistica di causalità lineare. Quindi nello studio del sistema familiare, l’idea guida rimane l’ottica eziopatogenetica; se nel sistema familiare esiste una comunicazione disturbata subentra inevitabilmente una patologia.

Grazie ad Haley, si inizia a considerare l’interazione come comunicazione, non più solo diadica, ma triadica. Inoltre, la famiglia non viene più osservata nel qui ed ora, ma viene studiata come un gruppo con una storia, concretizzato dal dipanarsi, nel tempo, di legami affettivi. I sintomi appaiono adesso, come un segnale del disagio relazionale dell’intera famiglia che tenta di comunicare un conflitto tra continuità e cambiamento. La “psicologia relazionale” si basa su alcune idee condivise:

• La famiglia viene considerata come se fosse un sistema; • Ogni comportamento viene letto come funzione della relazione (fenomeno calato nel suo

contesto). Il contesto diventa importante proprio perché viene considerato come l’aspetto della relazione che qualifica la comunicazione verbale e che definisce il livello di contenuto. I contenuti stessi acquisiscono dignità relazionale perché modificano il contesto e diventano “marche” di contesto. SCHEMA:

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RELAZIONI INTERPERSONALI

Interazioni umane organizzate secondo

i criteri e le modalità di un sistema

PALO ALTO

I sintomi all’interno di una famiglia

dipendono dal disagio psichico individuale determinato da

una distorsione del comportamento comunicativo nella diade madre-bambino

si basa su una prospettiva meccanicistica

di causalità lineare

HALEY

L’interazione viene considerata come comunicazione triadica

La famiglia come gruppo con una storia,

plasmato dai legami affettivi che si sono dipanati nel tempo

i sintomi come segnale di un disagio relazionale

dell’intera famiglia che vive un conflitto

PSICOLOGIA RELAZIONALE

3) LE DUE ANIME DEL MOVIMENTO FAMILIARE

Lo studio delle relazioni familiari viene intrapreso da due correnti di pensiero.

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La prima è rappresentata dal gruppo di Palo Alto il quale nega attraverso lo studio dell’individuo nel presente, l’esistenza di un mondo interiore e quindi la veridicità di una prospettiva psicoanalitica. La seconda è rappresentata da tutti coloro che cercano di integrare la tradizione psicoanalitica e la prospettiva sistemico-relazionale allargando lo studio alla famiglia come contesto nel quale l’individuo si relaziona e si costituisce nel tempo. Quest’ultimi cercano di volgere l’attenzione agli aspetti soggettivi e storici della famiglia: “il tempo viene reintrodotto nella famiglia”. SCHEMA:

PROSPETTIVA SISTEMICO-RELAZIONALE

Due correnti di pensiero: PALO ALTO TEORICI RELAZIONALI Negazione della tradizione Integrazione della prospettiva psicoanalitica e affermazione psicoanalitica e della prospettiva dello studio dell’individuo sistemico relazionale nel presente privo il tempo viene reintrodotto nella di un mondo interiore sistema familiare

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4) I CONCETTI DI INTERAZIONE E DI RELAZIONE Ora l’attenzione tende a focalizzarsi sui concetti di interazione e relazione: • Per interazione si intende la parte del comportamento che è osservabile nel qui ed

ora; • Per relazione, invece, si intende l’aspetto profondo che sottostà all’interazione che

non è sempre osservabile, a cui l’individuo partecipa con le sue emozioni, aspettative, motivazioni, con tutto ciò che attiene alla sua soggettività.

Sulla base di questi due concetti troviamo due filoni teorici.

Il primo, Palo Alto, si basa sull’interazione e ne fa l’oggetto di studio, ponendosi in una posizione di distanza da tutto ciò che ci può essere di introspettivo ed emotivo. Il secondo è rappresentato da quegli studiosi che usano la propria personalità come strumento per la valutazione e l’intervento nelle relazioni familiari; essi partecipano alla costruzione di uno spazio condiviso con la famiglia nel quale quest’ultima possa crescere considerando la conoscenza che ogni componente ha di sé. SCHEMA:

INTERAZIONE E RELAZIONE

Due concetti basilari nella prospettiva sistemico-relazionale

INTERAZIONE RELAZIONE Parte del comportamento Aspetto profondo del osservabile nel qui ed ora comportamento, non sempre osservabile a cui l’individuo

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partecipa con emozioni, aspettative e motivazioni PALO ALTO TEORICI RELAZIONALI Si basa sull’INTERAZIONE e Si basano sulla RELAZIONE ne fa l’oggetto di studio usando la propria personalità distaccandosi dalla sfera introspettiva come strumento attraverso il quale creare uno spazio condiviso con la famiglia nel quale questa ultima possa crescere e progredire MODELLO SISTEMICO

5) SULL’INTERSOGGETTIVITA’ DELL’OSSERVAZIONE Con la prima cibernetica e Palo Alto l’osservazione viene vista come un’azione a senso unico, esterna e naturale, unico mezzo per raggiungere una conoscenza obbiettiva della realtà fondata sulla separazione tra osservatore ed osservato.

Solo con la seconda cibernetica e l’introduzione di fenomeni quali la soggettività individuale si giunge alla concezione di un’osservazione come attività di scambio e produzione di informazioni tra soggetti “attivi”. L’osservatore entra a far parte del sistema osservato portando con se anche l’immaginazione creativa, prima rappresentante della soggettività. Si mette in rilievo quindi, l’importanza della relazione osservatore-osservato.

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L’osservazione in questo modo diventa autoreferente, ovvero, l’osservatore si confronta con le esperienze passate che hanno contribuito alla formazione del proprio sé, utilizza se stesso come mezzo di conoscenza. L’oggettività è illusoria perché è l’osservatore che decide cosa osservare e a quale metodo e teoria far riferimento. La qualità delle informazioni che vengono raccolte, dipende soprattutto dalla natura del rapporto che si va stabilendo tra lui e chi viene osservato. Scegliere la relazione come oggetto e luogo dell’osservazione comporta delle implicazioni:

• Compito dello psicologo relazionale è quello di osservare in che modo i singoli componenti della famiglia percepiscono, spiegano, interpretano e attribuiscono significato ed intenzionalità ai rapporti interpersonali in cui sono coinvolti;

• È importante osservare l’interdipendenza degli stati mentali di ciascun membro e le premesse comuni a tutto il nucleo familiare;

• Psicologo relazionale e cliente partecipano entrambi alla co-creazione di una nuova realtà di significati e pattern comportamentali che permette alla famiglia di riorganizzarsi secondo modalità più funzionali.

La Psicologia relazionale si configura come la disciplina più adeguata a cogliere i

processi di crescita di una persona all’interno dei suoi contesti relazionali.

SCHEMA:

OSSERVAZIONE

Attività di scambio e produzione Di informazioni tra soggetti attivi

RELAZIONE OSSERVATORE-OSSERVATO

La relazione si pone come oggetto e luogo della Osservazione e la qualità delle informazioni Raccolte dipende dalla natura del rapporto Psicologo-paziente che si viene a creare

Per garantire tale tipo di osservazione Bisogna:

osservare come i membri attribuiscono significato ed intenzionalità

ai rapporti interpersonali in cui sono

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coinvolti; osservare l’interdipendenza degli stati

mentali di ciascun membro e le premesse comuni;

determinare una co-creazione di una nuova realtà nella quale

la famiglia possa riorganizzarsi.

2) CICLO VITALE E PROCESSI EVOLUTIVI DELLA FAMIGLIA

1) IL TEMPO FAMILIARE Ogni sistema familiare possiede una propria architettura temporale, ovvero, un tempo che si organizza su due diverse linee, quella di un passato antico e quella di un futuro basato sulle speranze e le aspettative delle generazioni più anziane. Il passato della nuova coppia è formato dall’intreccio delle storie delle due famiglie d’origine; il nuovo nucleo ne rappresenta il punto d’incontro. Da qui, si arriva al “concetto di vita familiare” che implica l’adozione di una visione processuale della famiglia. Bisogna considerare la correlazione tra fattori di cambiamento come evoluzione dei singoli individui e fattori legati ai compiti del gruppo familiare come sistema. Il “processo evolutivo” della famiglia consiste in spostamenti in avanti, verso nuovi stadi di sviluppo e in spostamenti all’indietro, per integrare il “vecchio” con il “nuovo”. SCHEMA:

TEMPO FAMILIARE

Tempo che si basa su due linee Un passato antico ed

Un futuro fatto di speranze e Aspettative

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VISIONE PROCESSUALE

Bisogna considerare le correlazioni Fra evoluzione individuale all’interno Del sistema ed evoluzione dei fattori Legati ai compiti del gruppo familiare

PROCESSO EVOLUTIVO

La famiglia effettua spostamenti in avanti Per raggiungere nuovi stadi di sviluppo

Spostamenti all’indietro Per riorganizzarsi e integrare vecchio con nuovo

2) IL CICLO DI VITA: LA FAMIGLIA COME SISTEMA CHE SI MODIFICA NEL TEMPO. La famiglia è un sistema vivente che si sviluppa seguendo un processo per stadi inseriti in una dimensione temporale. Passa attraverso una serie di epoche definite:

• Plateau, ovvero periodi di stabilità strutturale; • Transizione, ovvero periodi caratterizzati da profonde trasformazioni psicologiche e

strutturali. Nello sviluppo del sistema familiare ci sono, quindi, periodi di equilibrio nei quali vige una profonda padronanza di funzioni e capacità e periodi di squilibrio grazie ai quali il sistema, si dirige verso un nuovo stadio più complesso.

Quindi la famiglia è un sistema complesso predisposto ad una stabilità dinamica in grado di perseguire una evoluzione attraverso un processo di perdita dell’equilibrio e di riorganizzazione verso un nuovo ordine di equilibrio instabile. Sono di due tipi gli eventi che spingono al passaggio in una nuova fase:

• Eventi normativi, ovvero quegli eventi che sono noti e prevedibili e che innescano periodiche trasformazioni della struttura;

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• Eventi paranormativi, ovvero quegli eventi che non sono prevedibili e che moltiplicano le modificazioni della struttura relazionale del sistema familiare.

Queste situazioni critiche mettono a dura prova il sistema relazionale e richiedono un cospicuo utilizzo di energie per poterle superare e per poter riorganizzare tutta la struttura familiare. L’entità dell’evento critico comunque è determinata dal significato che viene attribuito loro dalla famiglia e dal momento in cui si verifica. Il superamento dei momenti critici dipende dal grado di minaccia attribuitogli e dalle risorse a disposizione della famiglia stessa. Quando la famiglia si blocca e non attua un cambiamento, possono sorgere problemi e disturbi. Il modello del ciclo vitale consiste proprio nel poter osservare il cambiamento e la riorganizzazione nel passaggio da una fase all’altra. Inoltre lo stress legato alle trasformazione costituisce un potenziale di sviluppo. Tale stress è generato dall’opposizione di due diverse tendenze nel periodo di transizione tra il cambiamento e la riorganizzazione:

• Il desiderio di tornare indietro a situazioni note e familiari; • L’aspettativa della conquista di nuove possibilità che si prospettano cariche di potenziali

positivi. La visione temporale della famiglia ha conferito al termine “crisi” un significato positivo. La crisi è solo il momento iniziale, ovvero la scintilla che apre le porte di un nuovo stadio tutto da conoscere. Questa comporta la ripresa della crescita verso livelli di differenziazione più elevati. Il superamento di tali momenti dipende dalle risorse interne della famiglia. Infine, ogni fase del ciclo vitale riguarda almeno tre diverse generazioni, questo perché ogni evento critico ha un impatto diverso sulle persone che vivono ruoli diversi. SCHEMA:

PROCESSO PER STADI

Tra uno stadio e l’altro troviamo: MOMENTI DI PLATEAU MOMENTI DI TRANSIZIONE

DUE EVENTI CHE SPINGONO AD UNA NUOVA FASE

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Normativi Paranormativi Eventi attesi e prevedibili eventi non prevedibili che Che innescano periodiche moltiplicano le modificazioni Trasformazioni della struttura della struttura familiare

SITUAZIONI CRITICHE

Il loro superamento dipende Dal grado di minaccia attribuitogli dalla

Famiglia e dalle risorse possedute Da quest’ultima

RISORSE

Determinate della stress Legato alla situazione di crisi

STRESS

Determinato dall’opposizione di Due diverse tendenze nel

Momento di transizione tra Il vecchio e il nuovo stadio

Il desiderio di tornare indietro l’aspettativa di conquista di nuove A fasi di sviluppo conosciute e possibilità cariche di potenziale Meno spaventose positivo

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3) DIMENSIONE PLURIGENERAZIONALE DEL CICLO DI VITA FAMILIARE La storia di ogni sistema familiare è caratterizzata “dall’intreccio di storie individuali, legami intergenerazionali ed esperienze condivise”, che si susseguono in un tempo che trova forma nel “perpetuarsi delle generazioni”.

Anche se la famiglia è suddivisa in diversi nuclei, essa rimane legata attraverso “fili invisibili” che ricollegano tutte le generazioni ad un unico tempo familiare. Ogni individuo, che nasce in una famiglia, è chiamato a rispettare aspettative e ruoli e a sottostare a norme, valori e comportamenti prestabiliti. L’osservazione trigenerazionale di una famiglia, ci permette di studiare il riproporsi ciclicamente dei cosiddetti nodi da sciogliere ovvero, le modalità con cui vengono affrontati i momenti di crisi di una famiglia. L’individuo deve interiorizzare le regole del sistema relazionale in cui è inserito e sviluppare una serie di lealtà nei suoi confronti. Viene a crearsi così, un sistema di crediti e debiti da saldare tra genitori e figli. Questi ultimi una volta cresciuti dovranno trovare il modo per saldare il debito accumulato durante la permanenza a casa dei genitore anche dopo lo svincolo dalla famiglia. Difficile inoltre è trovare un equilibrio tra lealtà orizzontali quali quelle con il coniuge e lealtà verticali quali quelle con le generazioni precedenti. Di solito, il mettere al mondo una nuova generazione è visto come la “restituzione” alla generazione precedente di ciò che si è ricevuto. SCHEMA:

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DIMENSIONE PLURIGENERAZIONALE

Intreccio di storie individuali, legami Intergenerazionali e esperienze condivise

In un unico tempo familiare

INDIVIDUO COME MEMBRO DELLA FAMIGLIA

Interiorizzare regole e sviluppare lealtà

Deve rispettare aspettative e ruoli stabiliti

FIGLI DEBITORI NUOVA COPPIA

Restituiscono ciò che hanno ricevuto l’individuo sviluppa delle lealtà Attraverso la creazione di una con il rispettivo partner Nuova generazione

LEALTA’ VERTICALI LEALTA’ ORIZZONTALI

4) I MITI FAMILIARI COME ESPRESSIONE E VEICOLO DELLA CULTURA FAMILIARE

L’identità culturale di una famiglia è caratterizzata da un sistema di valori ideo-affettivi modellato nel tempo da più generazioni che riguarda comportamenti e aspettative caratterizzanti l’esercizio dei ruoli e il modo di affrontare gli eventi significativi. Il modello normale della famiglia può essere costruito sulla base di una condivisione di un’immagine idealizzata ovvero il mito. Attraverso il mito, vengono trasmesse alle nuove generazioni, modalità di comportamento relazionale, valori, ruoli e funzioni. Il mito può essere considerato un modello interpretativo necessario per interpretare la realtà familiare.

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Importante per lo psicologo relazionale è lo studio della funzione del mito, che è quella di trasmettere significati attraverso un materiale “significante” condiviso. Il mito nasce grazie all’esaltazione nel tempo, di aspetti significativi di un oggetto in cui spiccano elementi “organizzatori” capaci di tracciare un tema o una trama. Essendo un prodotto di un pensiero collettivo, conduce alla cristallizzazione di alcune idee che non riguardano l’oggetto mitico in sé, ma l’insieme dei soggetti che contribuiscono a mantenere il mito in vita. Il mito possiede un significato interpersonale molto importante dato dalla cooperazione di più soggetti e dall’unione di una rete di rapporti dispiegata nel tempo. Il tempo è un elemento fondamentale: più passa il tempo più il mito si rafforza. Caratteristiche principali del mito sono:

• Ridondanza, ovvero riproposizione nel tempo del mito; • Astoricità, ovvero il mito fa parte del patrimonio storico di più di una generazione; • Uso del concreto, ovvero il mito utilizza personaggi, eventi, cose reali; • Rappresentatività, ovvero il mito è capace di rappresentare la visione condivisa della realtà

sulla quale è costituita l’identità dei singoli. SCHEMA:

MITO

Condivisione di una Immagine idealizzata;

rappresentate di modalità di comportamento relazionale

valori, ruoli e funzioni

PRODOTTO DEL PENSIERO COLLETTIVO

Porta alla cristallizzazione Di idee che riguardano i

Soggetti che mantengono In vita il mito stesso

CARATTERISTICHE

RIDONDANZA ASTORICITA’ USO DEL RAPPRESENTATIVITA’

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CONCRETO I VALORI MITICI: OSTACOLO O RISORSA NEL PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE Il mito viene vissuto dall’individuo come una “nicchia protettiva” e dalla famiglia come la propria “identità culturale” alla quale tutti possano attingere.

I miti familiari proprio per la loro onnipresenza possono essere una risorsa o un ostacolo nel processo di individualizzazione dei singoli membri del nucleo familiare. Tale processo vede lo sviluppo della personalità dell’individuo inserito in un duplice processo di continuità e crescita, che porta al congiungersi di sentimenti di appartenenza e desiderio di separazione. Se il mito viene assimilato, diventerà una grande risorsa per la persona che ha scelto di seguirlo. Se, invece, prevalgono gli aspetti di vincolo, lo squilibrio tra vicinanza e separazione si evidenzia portando l’individuo ad inglobare il mito come un insieme di conoscenze a lui estranee e distaccate. Elaborare il mito familiare significa accettarlo e farlo proprio come base del processo di separazione. Credere nel mito significa sentirsi meno soli, non abbandonati a se stessi, ma rassicurati dalla presenza costante della famiglia. È all’interno di questa fitta rete di relazioni “trigenerazionali” che nasce e si sviluppa l’identità del singolo individuo; è da qui che si avvia il processo di differenziazione del sé. SCHEMA:

MITO

Identità Culturale Nicchia Protettiva

Famiglia Individuo

PROCESSO DI INDIVIDUAZIONE

Il mito può essere una RISORSA o un OSTACOLO

RISORSA OSTACOLO

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Prevale un senso di il mito viene vissuto Appartenenza al sistema come insieme di elementi familiare e quindi una estranei alla propria individualità Accettazione del mito quindi di intralcio al processo Come proprio di differenziazione del sé

5) DIFFERENZIAZIONE DEL SE’ Differenziazione sta ad indicare il processo di svincolo dell’individuo attraverso il lavoro continuo di autodefinizione e di individualizzazione.

Tale processo è influenzato da diversi fattori tra i quali il principale è rappresentato dalla reazione del sistema emotivo della famiglia nucleare a sua volta influenzato dal clima della famiglia d’origine.

Colui che si interessò principalmente al concetto di differenziazione è Bowen il quale coniò il concetto di “massa indifferenziata dell’Io familiare” e il concetto di “ritorno a casa sistematico”.

Secondo Bowen, le forze transgenerazionali sono alla base delle relazioni attuali, ovvero le difficoltà presenti nel rapporto di coppia attuale, rappresentano una sorta di riparazione o cancellazione degli antichi paradigmi relazionali, sentiti come disturbanti.

Bowen rappresenta questo processo come parte di un continuum che va dalla fusione estrema alla totale differenziazione del sé. L’ultimo stadio di questa scala rappresenta la perfezione ovvero una maturità emotiva completa che è quasi impossibile riscontrare

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nella realtà. La cosa più importante è raggiungere un giusto equilibrio tra appartenenza e separazione.

SCHEMA:

DIFFERENZIAZIONE DEL SE’

Processo di svincolo dell’individuo

Attraverso individualizzazione e autodefinizione

È influenzato della reazione del sistema

Emotivo della famiglia nucleare

BOWEN

1° CONCETTO 2° CONCETTO

“Massa indifferenziata dell’Io familiare” “ritorno a casa sistematico”

Forze transgenerazionali

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Influenzano le relazioni attuali

Della nuova coppia che

Le percepisce come disturbanti

CONTINUUM

Fusione completa Totale differenziazione del sé

6) TAGLIO EMOTIVO Il taglio emotivo subentra dopo una separazione prematura dell’individuo dal nucleo familiare, attraverso la quale si cerca di evitare il confronto e la risoluzione dei problemi insorti durante il processo di separazione-individuazione.

Ne conseguirà la nascita di un sistema relazionale difettoso nel rapporto di coppia formatosi dopo la improvvisa separazione dell’individuo. Quest’ultimo cercherà di trovare nella nuova relazione la chiave per risolvere i problemi. Questa sorta di sradicamento parziale o totale, porta il soggetto a vivere in una condizione di inquietudine esistenziale che si ripercuote su tutti i rapporti da quest’ultimo condivisi. Secondo Bowen l’unico modo per poter superare il taglio emotivo è quello di far riconnettere l’individuo al momento in cui il taglio è avvenuto cercando di intraprendere una ricostruzione attiva dei legami emotivi intergenerazionali ed una elaborazione attiva delle perdite che non devono essere negate, ma comprese e fatte proprie. SCHEMA:

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TAGLIO EMOTIVO

Separazione prematura dell’individuo Dal nucleo familiare

Conseguenze sul rapporto di coppia E creazione di uno stato di Inquietudine esistenziale

BOWEN

Ricostruzione attiva dei legami Intergenerazionali

Elaborazione del lutto

7) FIGLIO CRONICO

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Condizione che si manifesta nell’adulto incapace di superare la fase precedente quella della maturità. Comporta meccanismi di negazione che giustificano la dipendenza dai propri genitori come dovuta; una sorta di lealtà che sarà la causa di disfunzioni sociali, coniugali e familiari.

Il rapporto coniugale soprattutto, tende al deterioramento per via della permanente intrusione della famiglia d’origine dell’uno o dell’altro coniuge. Tale intrusione non potrà essere evitata fino a quando non avverrà una vera e propria separazione dell’individuo dal nucleo familiare d’origine. SCHEMA:

FIGLIO CRONICO

Mancata separazione dal Nucleo genitoriale d’origine E conseguente intrusione Della famiglia d’origine nel

Rapporto coniugale

DETERIORAMENTO DELLA COPPIA

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3) EVOLUZIONE DEL SISTEMA FAMIGLIA: CONSOLIDAMENTO DI NUOVE FORME FAMILIARI

1) PREMESSA Famiglia e società sono in stretta correlazione: al mutare della società cambiano anche tutte le strutture e le funzioni familiari.

Ma questa correlazione non è a senso unico, infatti la famiglia rappresenta un elemento attivo responsabile del mutamento sociale, è uno degli attori principali che contribuiscono a definirne i modi e i sensi. Negli ultimi cinquant’anni è iniziato un processo di trasformazione della famiglia lasciandola comunque, il primo sistema di reti di solidarietà sul quale “le persone continuano ad investire e costruire il proprio senso di identità ed appartenenza”. SCHEMA:

FAMIGLIA E SOCIETA’

Stretta correlazione Al variare dell’una Varia anche l’altra

FAMIGLIA

Si sta modificando

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Pur rimanendo Il primo sistema

Di solidarietà dove L’individuo può formare

La propria identità e Senso di appartenenza

2) CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI E NUOVE FORME DI FAMIGLIA Le trasformazioni della struttura familiare dipendono anche, dal cambiamento di alcuni fenomeni demografici.

Il primo è il rinvio della nascita del primogenito con il continuo calo della fecondità nei primi anni di matrimonio; questo porta all’innalzamento dell’età media delle madri alla nascita del primogenito e caduta delle nascite di ordine superiore a due. Un altro fattore demografico è la crisi della nuzialità rappresentata dal calo del numero di matrimoni e dalla fragilità dell’unione coniugale. Queste trasformazioni demografiche hanno portato ad una pluralità di forme familiari. SCHEMA:

FENOMENI DEMOGRAFICI

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Rinvio della nascita del Calo della fecondità nei Innalzamento dell’età Crisi della nunzialità Primogenito primi anni di matrimonio delle madri al 1°f PLURALITA’ DI FORME FAMILIARI

3) FAMIGLIE MONOGENITORIALI

La prima forma di famiglia è quella monogenitoriale, ovvero la famiglia avente un solo genitore ed almeno un figlio.

Tale famiglia è tra le più rinomate per via delle difficoltà che incontra a livello sia relazionale che sociopolitico.

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Derivano, comunque, da scelte individuali volontarie e si rispecchiano nella fragilità coniugale che sta diventando sempre più comune. Un elemento ricorrente in questo tipo di famiglia è la femminilizzazione del nucleo familiare perché nell’80% dei casi l’unico genitore è di sesso femminile. Importante inoltre, è considerare le problematiche derivanti dal divorzio che vede principalmente l’affidamento dei figli alla madre anche e soprattutto a livello consensuale; così il divorzio oltre ad essere un evento critico a livello sociale ed economico, lo diventa anche sul piano psicologico. I figli devono superare difficoltà sotto molti punti di vista soprattutto se fra i genitori vige una forte conflittualità. Anche la qualità delle relazioni genitore-figlio viene toccata, infatti si rischia di produrre relazioni o di eccessiva dipendenza o di troppa disinvolta emancipazione che porta il figlio ad assumersi un ruolo che non gli compete, quello di compagno sostitutivo accanto al genitore rimasto solo. Inoltre, molte madri con figlio ritornano a casa dai genitori dopo il divorzio creando una sorta di dispersione dei confini: madre e figlio si trovano sullo stesso piano generazionale, si perdono i ruoli originari dando inizio al rinvio delle responsabilità materne che vengono sostituite dalla famiglia estesa. SCHEMA:

FAMIGLIE MONOGENITORIALI

Famiglie formate da un unico Genitore, principalmente di Sesso femminile ed almeno

Un figlio

Deriva da una scelta Individuale volontaria

Porta problematiche di tipo Sociale ed economico Oltre che psicologico

Si perdono i ruoli Originari e vi è confusione Dei confini generazionali

Madre e figlio si

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Ritrovano sullo stesso Piano generazionale

RITORNO ALLA FAMIGLIA DI ORIGINE

4) FAMIGLIE RICOSTITUITE La famiglia ricostituita è formata da due persone provenienti entrambe o solo una di esse da un precedente matrimonio che vivono insieme ai figli nati da questo precedente matrimonio e molte volte ai figli nati dalla più recente unione.

Le problematiche scaturite da questo tipo di famiglia sono principalmente tre ovvero, incertezza nei confini, nei termini da utilizzare e nei ruoli assunti. La famiglia ricostituita può essere vista come una risorsa sia a livello affettivo che relazionale, perché i figli possono rapportarsi con una famiglia più estesa rispetto ad una famiglia tradizionale e può crearsi una fitta rete di solidarietà familiare. Tuttavia la nascita di queste nuove relazioni può causare svariati problemi. Primo fra tutti è la difficoltà di stabilire il ruolo del genitore acquisito; gli adulti dovranno sforzarsi di trovare un sistema equilibrato che non vada ad infierire in maniera traumatica sui figli che si troveranno confusi in presenza di una persona che all’apparenza cerca di prendere il posto del proprio genitore biologico. Un altro problema molto sentito è la funzione educativa del genitore non biologico; quest’ultimo non ha un ruolo stabile, ma flessibile e non sovrapponibile a quello del genitore biologico. Mancano norme sociali e giuridiche alle quali tali famiglie possano far riferimento e che regolino in modo organico la loro vita. SCHEMA:

FAMIGLIE RICOSTITUITE

Due persone provenienti entrambe O solo una da un precedente Matrimonio con figli nati da

Quest’ultimo e dalla nuova unione

RISORSA RELAZIONALE

I figli godono di una

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Fitta rete di relazioni familiare Per via dell’estensione

Dei membri della famiglia Dopo la seconda unione

PROBLEMATICHE

RUOLO: il nuovo genitore Non potrà mai sovrapporsi al

Genitore biologico; verrà visto come un intruso

inizialmente

EDUCAZIONE: il genitore acquisito Avendo un ruolo flessibile

Non potrà essere visto come Una figura educativa inizialmente

MANCANZA DI NORME SOCIALI E GIURIDICHE

5) FAMIGLIE UNIPERSONALI

Tali famiglie sono composte da un solo membro che vive solo. Si distinguono in base all’età: i giovani tendono a rimanere celibi o nubili per via del rinvio provvisorio nell’assunzione di responsabilità adulte; gli adulti dopo una separazione o un divorzio non si sentono pronti ad affrontare una nuova relazione; gli anziani vivono soli per via della perdita del loro coniuge. I giovani vivono così una sorta di condizione che funge da intermezzo tra più esperienze di vita di coppia con caratteristiche di instabilità e breve durata. Per Louis Roussel è una “modalità di realizzazione personale provvisoria” in attesa di un nuovo rapporto. SCHEMA:

FAMIGLIE UNIPERSONALI

Sono quelle famiglie formate

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Da una sola persona

GIOVANI: rinvio delle responsabilità Di una persona adulta

Utilizzano questa forma familiare Come una modalità di realizzazione

Personale provvisoria

ADULTI: rimasti soli dopo Un divorzio o una separazione

Non hanno il coraggio o la voglia Di ricostruirsi una vita di coppia

ANZIANI: per lo più vedove/i Che hanno perso il proprio coniuge

6) FAMIGLIE DI FATTO

Le famiglie di fatto scaturiscono dalla crisi della nuzialità e sono rappresentate da quelle coppie che scelgono di non istituzionalizzare la loro unione nel timore di un fallimento. La minore presenza di figli è un’altra caratteristica di queste famiglie rispetto alle coppie coniugate. Questo perché le famiglie di fatto basano il loro rapporto sulla vita di coppia e sull’autorealizzazione personale non sulla procreazione.

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Nel nostro paese questa nuova forma familiare sta prendendo piede anche se in maniera impercettibile. Rappresentano un tasso molto basso e questo per svariati motivi. La non completa accettazione sociale di questo tipo di vita di coppia; la tendenza dei giovani di permanere a casa anche dopo il raggiungimento dell’età adulta e la tendenza di vivere quindi rapporti di coppia sotto tetti diversi. Anche dopo la fine un precedente matrimonio vi è la propensione a formare un nucleo familiare senza vincoli matrimoniali e senza una stabile convivenza per timore di incappare in un ulteriore fallimento. A risentirne, di questa nuova situazione sono i figli i quali saranno circondati principalmente da figure femminili stabili e figure maschili mobili.

SCHEMA:

FAMIGLIE DI FATTO

(convivenza)

coppie che non scelgono di istituzionalizzare

la loro unione e che convivono sotto

lo stesso tetto

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CARATTERISTICHE

Minore presenza di figli

Maggiore propensione alla Autorealizzazione personale

E alla vita di coppia

7) FAMIGLIE ADOTTIVE

Ogni singola esperienza adottiva rappresenta una storia unica ed irripetibile.

Ogni coppia che accoglie un bambino rappresenta un microcosmo che dovrà abituarsi alla presenza di un nuovo membro nel nucleo familiare. Per effetto dell’adozione il sistema famiglia si modifica e non si ferma a questa prima tappa. L’adozione è solo l’inizio di una serie di cambiamenti nella ricerca di una dimensione nella quale venga salvaguardato il senso di appartenenza. La qualità della relazione nell’esperienza adottiva dipende dai vissuti precedenti la scelta dell’adozione. La coppia deve scegliere se affrontare il problema della sterilità ed elaborarlo, oppure negarlo arrivando così alla creazione di un ambiente sfavorevole e poco accogliente per il bambino adottato. Quest’ultimo porta con sé un bagaglio, un’esperienza delle volte traumatica che va dal ricordo della perdita della precedente famiglia a l’aver vissuto situazioni particolari prima di essere adottato. I genitori adottivi dovranno avere la forza di gettare un ponte tra la storia passata del bambino e l’esperienza adottiva per far sì che il bambino possa esprimersi liberamente, possa esprimere liberamente le proprie emozioni. Importante per la famiglia adottiva è il supporto della propria famiglia allargata e per quanto riguarda il nuovo arrivato è importante anche il supporto fraterno qualora fossero presenti figli naturali. SCHEMA:

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FAMIGLIE ADOTTIVE

Rappresentate da quelle Coppie che per problemi

Di qualsiasi natura Non possono avere figli

Naturali e per questo decidono Di adottare un bambino

Nato da un altro rapporto

La coppia per forza di cose Dovrà modificare il proprio

Stile di vita per far sì Che il bambino possa integrarsi

Più facilmente

I cambiamenti continuano Fino a quando non si arriva Ad una dimensione in cui

Possa essere salvaguardato Il senso di identità ed appartenenza

IL BAMBINO

Porta con se una storia

Delle volte anche difficile

Si deve costruire un ponte tra Passato e presente così che il bambino possa sentirsi

Libero di esprimere se stesso. 8) MATRIMONI MISTI

Per matrimonio misto si intende l’unione di un individuo autoctono e di un individuo straniero in un “contesto migratorio”.

Determina l’incontro di due culture diverse e quindi rappresenta la spia di un mutamento evidente dell’istituzione famiglia. È possibile identificare alcune tematiche di rilievo che la coppia mista dovrà continuamente affrontare diversamente dalle altre tipologie di coppia. Prima di tutto la diversità che può contribuire a far nascere l’attrazione tra de persone. Successivamente però, tale scelta di condividere la propria vita insieme ad una persona

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diversa dal proprio gruppo può rappresentare un problema in quanto può essere vista dalla famiglia d’origine come una sorta di tradimento o rifiuto delle proprie radici. La nascita dei figli può essere l’elemento necessario per un riavvicinamento alle proprie famiglie d’origine, ma può essere anche la fonte di ulteriori tensioni all’interno della coppia mista. Tali tensioni scaturiscono principalmente in rapporto al tipo di educazione che si dovrà attuare con i figli, se quella della madre o del padre. Principalmente il problema nasce se vi è, nella coppia, differenza di religione. Si potrebbe arrivare addirittura all’estromissione di una delle due culture. In caso di divorzio i problemi aumentano ed i figli che dovrebbero trarre maggiori risorse da questo tipo di unione, si trovano contesi fra due fuochi ed in attesa di continui trasferimenti. Se la coppia comprende che ciò che c’è di diverso sono solo i punti di vista può solo che trarre beneficio dalle diversità usandole come punti di forza e non di scontro. SCHEMA:

MATRIMONI MISTI

Coppia formata da un individuo Autoctono ed un individuo straniero

Diversità, educazione, nascita di figli, divorzio Sono le principali tematiche affrontate

Da questo tipo di sistema familiare

Tali tematiche potrebbero tramutarsi In problematiche allorquando la

Coppia non riesca a comprendere Che ciò che c’è di diverso sono

Solo i punti di vista

I figli dovrebbero uscirne avvantaggiati In quanto vivere conoscendo due

Diverse culture può portare All’ampliamento delle risorse

Relazionali e affettive

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9) FAMIGLIE IMMIGRATE

La famiglia migrante si situa tra la società d’origine e la società che l’accoglie e questo tende ad incidere sulle normali fasi del ciclo di vita familiare. Il passato vissuto nella terra natia determinerà il futuro e il tipo di aspettative di questa forma familiare. Per questo il migrante ha il dovere di non dimenticare le tradizione della propria famiglia e del proprio paese d’origine pur cercando di vivere in modo completo e soddisfacente la nuova realtà che lo circonda. Vi sono diversi modelli adattivi per la famiglia immigrata:

• Inclusivo, ovvero caratterizzato dal tentativo di instaurare rapporti molto stretti ed esclusivi con persone provenienti dallo stesso Paese d’origine;

• Espansivo, ovvero caratterizzato da un’apertura nei confronti dell’ambiente circostante. Chi subisce maggiori conseguenze determinate dalla migrazione è la prima generazione, la quale deve affrontare la mediazione tra l’impatto con l’esterno, la gestione della relazione con i figli e la ridefinizione dei rapporti con la famiglia d’origine. Un altro problema importante è quello dell’educazione dei figli, spia del modello adattivo scelto dalla famiglia immigrata.

La seconda generazione è a rischio, perché dipende completamente dalle scelte dei genitori e contraddire queste scelte comporterebbe la difficoltà a riconoscersi pienamente appartenenti alla cultura d’origine o a quella ospitante. Contraddire la prima generazione sembrerebbe quasi tradire la lealtà dovuta alla famiglia. Sarà compito della terza generazione trovare i giusti collegamenti tra passato e futuro e tra esigenze della cultura familiare di appartenenza e esigenze del nuovo ambiente sociale. SCHEMA:

FAMIGLIE IMMIGRATE

Famiglie che si trovano in sospeso Tra la società d’origine e la

Società che accoglie

MODELLI ADATTIVI

Inclusivo: esclusione dell’ambiente ospitante preferenza persone stesso paese d’origine

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Espansivo: apertura al nuovo ambiente sociale

PROBLEMATICHE:

• Impatto con l’esterno • Gestione della relazione con i figli • Ridefinizione dei rapporti con la famiglia d’origine • Educazione dei figli come spia del modello adattivo

10) COPPIE OMOSESSUALI

L’omosessualità oggi è vista come una condizione esistenziale caratterizzata da affettività, progettualità e relazione.

Le coppie omosessuali si pongono come una sfida al tradizionale modo di concepire la relazione intima duale. Comunque la maggioranza degli eterosessuali riserva ancora oggi un trattamento discriminatorio alle coppie gay; esiste ancora una sorta di rifiuto che costringe queste persone a vivere la propria vita sentimentale ed affettiva in un contesto di marginalità sociale. Questo deriva da un’errata lettura patologica dell’omosessualità che ha portato a considerare come cause della “malattia omosessuale” le relazioni disfunzionali della famiglia d’origine. Per la coppia omosessuale la confessione ai genitori della propria omosessualità è la fase più dura da affrontare. Tale confessione è in grado di provocare forti mutamenti nel sistema familiare a livello sia individuale che interpersonale. Diciamo che la dichiarazione d’essere omosessuali è strettamente correlata con il desiderio dell’individuo omosessuale di differenziarsi e di stabilire nuovi rapporti emotivamente significativi. Il non riuscire a confessare la propria omosessualità è indice di stallo evolutivo nel processi di separazione-individuazione. SCHEMA:

COPPIE OMOSESSUALI

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Si pongono come sfida al tradizionale Modo di concepire la relazione

Affettiva duale

Ancora oggi viene vista come Coppia malata a causa di Disfunzioni nelle relazioni

Vissute con la famiglia d’origine

CONFESSIONE

Mezzo per raggiungere la differenziazione E la costruzione di nuovi rapporti

Emotivamente significativi

NON CONFESSIONE

Evidenzia una situazione di stallo Evolutivo nel processo

Di separazione-individuazione

4) MODALITA’ DI OSSERVAZIONE DELLA FAMIGLIA

1) PREMESSA Per conoscere un individuo, anche in un contesto individualista come il nostro, bisogna conoscere la sua storia familiare.

Punto di osservazione privilegiato di uno psicologo relazionale è il mondo interpersonale e il contesto in cui tali relazioni vengono a svilupparsi.

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Secondo gli studiosi e gli psicologi relazionali basare la propria osservazione sul modello diadico equivarrebbe a dividere in piccole parti un intero sistema perdendo il senso totale delle relazioni. SCHEMA:

INDIVIDUO

Per conoscerlo bisogna Osservare e conoscere la

Sua storia familiare

Costruisce la propria individualità Sulla base di un contesto

Relazionale emotivamente significativo

PSICOLOGO RELAZIONALE

Studia il mondo interpersonale E il contesto relazionale

Per arrivare a conoscere l’individuo

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2) IL TRIANGOLO COME UNITA’ MINIMA DI OSSERVAZIONE Utilizzare il triangolo come unità minima di osservazione permette di studiare il sistema familiare nei suoi processi normali prima e patologici poi. Questo permette di guardare all’individuo nella sua dimensione trigenerazionale portando ad una rilettura delle relazioni attuali in modo più efficace e complesso. L’individuo appare come un’entità più ricca e completa, libero di spaziare nel tempo. Quindi l’unità di osservazione da considerare non è più il singolo, ma l’insieme dei rapporti in cui la persona è coinvolta costantemente. SCHEMA:

TRIANGOLO

Unità minima di osservazione In grado far guardare all’individuo

Nella sua dimensione trigenerazionale Capace di dare il giusto significato alle

Relazioni attualmente vissute dal soggetto

UNITA’ DI OSSERVAZIONE

L’insieme dei rapporti che Coinvolgono l’individuo

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3) IL GENOGRAMMA E LA SCULTURA FAMILIARE

Compito dello psicologo relazionale è quello di partecipare attivamente all’osservazione del sistema familiare arrivando insieme ad esso, alla creazione di una nuova trama narrativa e di una nuova realtà di significati.

Questa rivisitazione della storia evolutiva famigliare e consecutiva creazione di una nuova trama arricchita da nuovi significati, viene rappresentata attraverso la costruzione del genogramma, ovvero, un supporto grafico che stimoli la narrazione e la comunicazione verbale dei membri del sistema familiare. Diverse modalità di rappresentazione sono:

• scultura familiare • role-playing • gioco psicodrammatico

sono modalità che consentono la “ricostruzione familiare”, ovvero il ripercorre tappe importanti della storia familiare partendo da ricordi specifici di avvenimenti accaduti in epoche precise. Queste diverse forme di rappresentazione sono considerate analogiche, in grado di suscitare emozioni e di far riscoprire nuovi significati. SCHEMA:

GENOGRAMMA

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Mezzo di rappresentazione grafica Che funge da supporto nella

Narrazione della propria storia Familiare

MODALITA’ ANALOGICHE

→Scultura familiare

→Role-playing

→Gioco psicodrammatico

Sono modalità che permettono non Solo di rappresentare la storia Familiare, ma anche di provare

Sensazioni, emozioni e di far riscoprire Nuovi significati da attribuire

4) DALL’ALBERO GENEALOGICO AL GENOGRAMMA

Il genogramma può essere definito anche “albero psicologico” che si differenzia dall’albero genealogico per la presenza di eventi significativi e altri particolari importanti. Attraverso il genogramma l’individuo può descrivere lo sviluppo storico della propria famiglia, essendo una rappresentazione grafica dei rapporti trigenerazionali. Questo strumento permette una rilettura della propria storia famigliare che possa svelare blocchi emotivi, segreti, miti ed alleanze in modo tale da poterli rielaborare per strutturare, insieme con lo psicologo relazionale, un nuovo e più adatto progetto di vita. Diciamo che il genogramma è un mezzo per scoprire quanto si vive la propria storia e quanto quella che altri hanno deciso per noi.

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Riesce a rendere l’individuo cosciente del fatto che è un membro di un complesso sistema, il quale lo influenza nelle scelte e nel modo di vivere la propria vita. È uno strumento che permette allo psicologo relazionale di individuare nuove configurazioni tra i triangoli, ovvero può osservare ogni membro come elemento di diversi triangoli contemporaneamente. Varianti del genogramma classico sono: il genogramma sessuale, il genogramma vivente, il genogramma fotografico. Tale strumento può essere utilizzato anche nelle terapie di gruppo, ma in realtà è di ottimo utilizzo principalmente nelle terapie di coppia. SCHEMA:

GENOGRAMMA

Strumento di rappresentazione Grafico dei rapporti trigenerazionali

Esistenti nella famiglia di un soggetto

Permette di visualizzare il processo Evolutivo di una famiglia e di Evidenziare eventi significativi

Che se riletti danno la possibilità al soggetto Di costruire un nuovo progetto di vita

STRUMENTO TRIGENERAZIONALE

Tiene in considerazione almeno tre Generazioni di una stessa famiglia

Così che l’individuo possa visualizzarsi All’interno di un contesto molto più

Ampio e dettagliato

VARIANTI

Genogramma sessuale

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Genogramma vivente

Genogramma fotografico

5) LA SCULTURA FAMILIARE La scultura famigliare fu introdotta da Virginia Satir negli anni ’70 ed è uno strumento in grado di rappresentare in modo visivo e spaziale l’immagine della coppia attraverso la disposizione dei corpi nello spazio, il tipo di postura e il gioco delle vicinanze e distanze. È quindi una rappresentazione analogica dei normali comportamenti all’interno del contesto familiare, accompagnata spesso dal commento dei singoli membri che costituiscono il sistema familiare stesso.

Attraverso questo strumento di osservazione si da la possibilità di unire al resoconto verbale l’emergere di emozioni vere suscitate da questa nuova modalità di rapportarsi. Riesce ad introdurre nuove informazioni che saranno la base sulla quale poter lavorare e creare un nuovo progetto di vita. Mette in luce le immagini internalizzate della famiglia, i vuoti che si sono creati. Grazie alla scultura familiare i membri della famiglia si trovano coinvolti in un’area transizionale, nella quale l’esperienza vissuta è vissuta “come se” fosse reale. Alla Satir si deve l’introduzione della scultura famigliare trigenerazionale nella quale si può osservare anche la partecipazione della famiglia d’origine. A Onnis si deve il tentativo di reintrodurre il tempo in un sistema familiare che sembra averlo perso, attraverso un metodo definito “le sculture del tempo”. Il soggetto deve rappresentare la sua visione del sistema familiare nel passato, presente e futuro. Questo muovere dal concreto all’astratto e viceversa è la chiave necessari per poter attuare dei cambiamenti. Attraverso questo spostamento si introduce nella famiglia un senso di incertezza e probabilità che sta alla base del cambiamento. SCHEMA:

SCULTURA FAMILIARE

Altro modo di rappresentazione Che precede il resoconto verbale; rappresentazione analogica dei

comportamenti all’interno del contesto familiare attraverso un gioco di posture, posizioni nello spazio,

vicinanze e distanze

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CARATTERISTICHE

Fa emergere EMOZIONI

Introduce nuove INFORMAZIONI

Mette in luce i VUOTI e le IMMAGINI INTERNALIZZATE

AREA TRANSIZIONALE

La famiglia vive questa

Nuova esperienza “come se” Fosse reale

Si introduce incertezza e probabilità

Che stanno alla base del cambiamento

ONNIS

Reintroduce il tempo Nel sistema familiare

6) IL ROLE-PLAYING Il role-playing è una tecnica relazionale attiva che si distingue dalla scultura familiare per il suo aspetto pragmatico.

È una sorta di rappresentazione recitata, una simulazione di azioni attraverso l’interazione verbale e comportamentale tra due o più ruoli ricoperti da persone diverse. Il suo scopo è quello di far comprendere al soggetto il suo modo di porsi nelle situazioni relazionali. Il role-playing viene considerato una tecnica di rappresentazione “ludica” che ha insita in se la presenza di un elemento di finzione che permette, però, ai partecipanti di vivere emozioni vere e a volte anche dolorose da poter associare ad eventi vissuti nella vita reale per poterli superare. Attraverso la messa in scena di una determinata azione collettiva si può osservare l’esplosione di sensazioni, emozioni e comportamenti reali. SCHEMA:

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ROLE-PLAYING

Rappresentazione recitata Di azioni collettive

Che permette l’osservazione Di comportamenti e modi

Si porsi dei membri di una famiglia

ELEMENTO DI FINZIONE

È presente un elemento di finzione Che fa sentire liberi di esprimersi

Senza doversi preoccupare e Senza temere di non assecondare Le aspettative dello psicologo o

Della famiglia

5) LA DIAGNOSI RELAZIONALE

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1) VERSO UNA DIAGNOSI DINAMICO-EVOLUTIVA L’osservazione relazionale cerca di evidenziare l’impalcatura che ogni famiglia presenta, scandita da un tempo familiare che le appartiene e che dà origine ad una più complessa architettura. La coppia, secondo Whitaker, è la risultante dello sforzo di unire insieme due diverse culture; questo perché ogni famiglia d’origine ha le proprie storie, i propri miti, le proprie tradizioni che nell’unione della coppia tendono a scontrarsi. Lo psicologo relazionale dovrà muoversi lungo tre generazioni se vorrà capire le origini dei problemi riguardanti una famiglia. Dovrà eseguire dei veri e propri “salti temporali” per arrivare alla formulazione di una giusta diagnosi. Dovrà essere in grado di cogliere assetti affettivi presenti, ricondurli nel passato e riportarli nel presente carichi di nuovi significati. SCHEMA:

DIAGNOSI RELAZIONALE

È determinata dall’osservazione Dell’impalcatura familiare

E del modo in cui viene gestita La variabile tempo

LA COPPIA

Osservare una coppia significa Osservare l’unione di due

Culture diverse

Vi è lo scontro tra tradizioni Miti e storie di due

Famiglie completamente diverse

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TRE GENERAZIONI

Lo psicologo per cogliere I veri problemi deve

Eseguire dei salti temporali Che gli permettano di comprendere

L’origine di determinati comportamenti

2) LA COSTRUZIONE DELLA RELAZIONE DI COPPIA

La coppia coniugale è formata da due partner che non possono essere considerati solo come tali, vanno considerati anche come figli e genitori.

La struttura è osservabile lungo due assi, quello orizzontale in cui si collocano i legami di pari livello gerarchico e quello verticale in cui vengono collocati legami di natura trigenerazionale quindi tra diversi livelli gerarchici. In base ad un “criterio dinamico di posizioni bilanciate o sbilanciate” vengono a costituirsi tre tipi di coppie coniugali:

• ARMONICA; • CONFLITTUALE; • INSTABILE.

La coppia armonica è composta da quegli individui che pur rimanendo radicati nei propri sistemi di appartenenza, sono in grado di guardare a quest’ultimi con occhio critico e di attuare proprie scelte indipendentemente. In pratica sono quelle coppie che hanno raggiunto un sufficiente “equilibrio” tra appartenenza e separazione. La coppia conflittuale è composta da quegli individui che non sono stati in grado di risolvere i problemi nati durante la loro permanenza nella rispettiva famiglia d’origine. Da un lato si osserva un individuo che ha subito un taglio emotivo precoce e dall’altro un individuo che vive in uno stato di dipendenza affettiva completa. La coppia quindi rischia di essere “adottata” dalla famiglia d’origine di quest’ultimo in quanto incapace di proteggere la loro individualità dell’intrusione delle rispettive famiglie. La coppia instabile è caratterizzata dalla presenza di due “orfani psicosociali”, i quali non sono realmente autonomi a livello affettivo e scaricano questa carenza sul rapporto di coppia. Viene a crearsi una sorta di “matrimonio di interesse” dove l’intimità ne paga le conseguenze. L’equilibrio di una coppia parte dalle fondamenta; senza una solida base non si può pensare in termini di differenziazione ed individualità.

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SCHEMA:

COSTRUZIONE DELLA COPPIA

Due assi: orizzontale, ovvero i legami tra uguali generazioni verticale, ovvero i legami tra generazioni diverse

COPPIE CONIUGALI

Coppia armonica, coppia radicata nei sistemi di appartenenza Che guarda a questi con occhi critico

Coppia conflittuale, coppia con un partner che ha subito un taglio emotivo

Ed un partner che non è indipendente a livello affettivo: “adozione” Da parte di quest’ultima famiglia.

Coppia instabile, coppia formata da due “orfani psicosociali” con

Carenze a livello affettivo che vanno ad intaccare il Rapporto di coppia: “matrimonio d’interesse”

EQUILIBRIO = DIFFERENZIAZIONE E INDIVIDUALITA’

3) IL PASSAGGIO DAL RAPPORTO DI COPPIA ALLE RELAZIONI FAMILIARI

Esiste un equilibrio tra coniugalità e genitorialità che deve essere portato avanti di pari passo. All’irrigidirsi dell’una anche l’altra tende a subire conseguenze negative.

Questo perché il divenire genitori comporta, oltre che l’entrata in scena di nuove regole, anche il richiamare in causa le famiglie d’origine e se la coppia non ha stabilito dei confini solidi rischia di paragonare il nascituro ad un nuovo fratellino piuttosto che ad un figlio. Una famiglia armonica sarà in grado di creare una famiglia dove gli affetti possono circolare liberamente da un piano generazionale all’altro. In una famiglia sia conflittuale che instabile invece si assisterà alla creazione di un nucleo familiare nel quale i confini sono indeterminati e il primo figlio rischia di ricoprire due ruoli quello di figlio bisognoso di cure e quello di “figlio-genitore” dispensatore delle stesse. Si può arrivare anche alla cristallizzazione di questa modalità relazionale dove il figlio è continuamente messo al centro dei contrasti esistenti nella coppia.

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SCHEMA:

COPPIA COME GENITORI

Diventare genitori vuol dire Ridefinire il rapporto di coppia

E richiamare in causa le Famiglie d’origine

CONFINI CONIUGALI STABILI

Famiglie armoniche dove Gli affetti circolano liberamente

Da un piano generazionale All’altro

CONFINI CONIUGALI INDEFINITI

Famiglia d’origine invischiata Nel rapporto di coppia e

Il figlio ricopre due ruoli generazionali Quello di figlio bisognoso di cure

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Quello di figlio-genitore dispensatore delle stesse

4) LA RELAZIONE TRA FRATELLI

Il tipo di relazione esistente tra fratelli è indice del tipo di famiglia in cui questi sono cresciuti. Il rapporto tra fratelli è molto importante ed è caratterizzato da una certo grado di autonomia rispetto ai rapporti inerenti il sistema parentale.

Le funzioni svolte da ogni fratello o sorella dipendono in modo decisivo dal ruolo che quest’ultimi hanno consolidato. Tale ruolo deriva da due fattori condizionanti: le aspettative di genitori e famiglia estesa prima della nascita del figlio e l’anticipazione da parte sempre del genitore di come sarà l’identità e il ruolo svolto dal figlio nelle dinamiche familiari. Nelle famiglie “normali” questi ruoli sono assegnati e modificati in modo flessibile tanto da garantire una crescita equilibrata per tutti i membri della famiglia; nel caso in cui non esista tale flessibilità si va incontro alla nascita di un sintomo, dettato dalla tendenza della famiglia all’“omeostasi”. La lealtà tra fratelli può essere reciproca o a senso unico e in questo caso ci troveremo di fronte ad un fratello genitoriale che dispensa cure e attenzioni senza chiedere nulla in cambio e in modo freddo e rigido. Se infine, alcune o tutte le responsabilità genitoriali vengono assunte dal figlio-fratello, allora si assisterà ad un “ipercoinvolgimento” fra fratelli. SCHEMA:

RELAZIONI FRATERNE

Indici del tipo di famiglia, autonome dai rapporti inerenti

il sistema parentale

Dipendono dal ruolo e l’identità Consolidata, derivanti dalle

Aspettative e anticipazioni

genitoriali prima della nascita del figlio

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FAMIGLIE NORMALI

Flessibilità nei ruoli nelle Dinamiche familiari

FAMIGLIA SINTOMATICA

Rigidità nei ruoli A causa della tendenza all’omeostasi

Della famiglia

CARENZA DI CURE GENITORIALI:

fratello genitoriale o ipercoinvolgimento tra fratelli

5) LA FAMIGLIA E IL SISTEMA SOCIALE

La famiglia non va considerata come un sistema astorico, anzi è importantissimo relazionarla con la società esterna. Le problematiche familiari non il risultato solo di una storia privata, ma di un’evoluzione che tocca gran parte del sistema economico e culturale.

Cercare di cogliere le differenze fra vari tipi di comunicazione che vanno da quello utilizzato dagli anziani, quello utilizzato dagli adulti ed infine, quello utilizzato dai minori significa cercare di cogliere al meglio informazioni inerenti lo sviluppo di questa istituzione. Oggi la causa dell’aumento della depressione e il progressivo allontanamento della felicità è rappresentata dalla società, nella quale ogni famiglia viene a trovarsi.

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SCHEMA:

FAMIGLIA E SISTEMA SOCIALE

La storia familiare è legata All’evoluzione della società

Le problematiche famigliari dipendono

Anche dall’evoluzione del sistema

Economico e culturale

La famiglia NON è un sistema ASTORICO.

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7) I LINGUAGGI DELL’INCONTRO CON LA FAMIGLIA

1) PREMESSA Tutti gli individui comunicano anche quando non è la parola ad essere usata come mezzo. Prerogativa per la comprensione della comunicazione è la condivisione di uno stesso linguaggio. E forse è proprio questo il problema che spinge molte famiglie ad entrare in terapia, la mancanza di comprensione tra i membri che la compongono.

Compito dello psicologo relazionale è quello di portare tutti membri allo stesso livello, ovvero tradurre i vari linguaggi così che ogni soggetto anziano, adulto o bambino che sia, riesca a capire il senso della comunicazione. Lo psicologo non deve assolutamente imporre i propri criteri di interpretazione ne tanto meno utilizzare un solo linguaggio comunicativo troppo tecnico per gli adulti e troppo adulto per i bambini. Inoltre, deve imparare a discriminare tra regole di relazione “universali” e prerogative di una sola cultura. Lo psicologo relazionale quindi, dovrà imparare ad ascoltare i linguaggi di altre culture senza perdere i connotati della propria.

SCHEMA:

COMUNICAZIONE

FAMILIARE

Capire una messaggio comunicativo È importante soprattutto All’interno di una famiglia

Ogni membro può parlare Linguaggi diversi a seconda

Dell’età

COMPITO DELLO

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PSICOLOGO

Rendere accessibili questi diversi linguaggi attraverso

Una sorta di traduzione così che Vi possa essere comprensione

E risoluzione dei problemi

2) IL COLLOQUIO

Esistono diverse definizioni di colloquio elaborate da diversi personaggi di rilievo.

Secondo Devoto-Oli per colloquio si intende “l’incontro fissato tra due persone” così che l’una possa sottoporre all’esame dell’altra questioni di tipo generale di un certo interesse. Si cerca di avere, attraverso il colloquio, un contatto interpersonale con l’altra persona in modo da poter venire a conoscenza di eventi passati che caratterizzano la stessa e per interpretarne più facilmente determinati comportamenti. Secondo Scilligo il colloquio è una sorta di “conversazione guidata” capace di portare allo scambio di idee, sentimenti, informazioni per arrivare al raggiungimento di obiettivi prestabiliti. Un’altra interpretazione di colloquio è stata eseguita da Trentini, che definisce il colloquio psicologico come una “interrogazione” volta alla conoscenza di eventi rilevanti della vita di un soggetto per poterne trarre un’ interpretazione dei comportamenti nonché un contatto diretto come potrebbe essere quello di un rapporto interpersonale. Importante per Trentini è l’aspetto diagnostico, il trattamento, ma soprattutto l’instaurarsi di una vicinanza affettiva e percettiva tra i due partecipanti. Infine, Sullivan definisce il “colloquio clinico” come una situazione di comunicazione tra due persone in un rapporto esperto-cliente, così che quest’ultimo possa trarre beneficio dal suo esporre e comprendere, attraverso le chiarificazioni dell’altro, il suo modo di vivere. Per Sullivan si può conoscere il problema di una persona solo dopo aver conosciuto la persona stessa immersa nelle sue relazioni interpersonali; il paziente potrà digerire il problema solo nel momento in cui si renderà conto che quest’ultimo ha origine dalle sue esperienze passate e influenza le sue relazioni attuali. SCHEMA:

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COLLOQUIO

• Secondo DEVOTO-OLI il colloquio è

L’incontro fissato tra due persone dove La prima sottopone alla seconda questioni Ritenute rilevanti e di tipo generale.

• Secondo SCILLIGO il colloquio è una “Conversazione guidata” volta allo scambio di idee, sentimenti, informazioni per raggiun- gere uno scopo predeterminato.

• Secondo TRENTINI il colloquio è una “Interrogazione” indispensabile per arrivare alla conoscenza di eventi passati della vita di un soggetto così che si possano interpretare determinati comportamenti e problematiche.

• Secondo SULLIVAN il colloquio clinico è una situazione di comunicazione tra due persone in un rapporto “esperto-pazinte” generata per chiarire e far comprendere modi di vita e comportamenti a colui che sottopone, all’attenzione del medico, un problema. Secondo Sullivan, il paziente potrà capire come risolvere il proprio problema, nel momento in cui accetterà l’idea che quest’ultimo è influenzato dalle sue esperienze passate e che influenza le sue relazioni attuali.

3) PRESUPPOSTI DELL’INTERVISTA RELAZIONALE: L’IPOTIZZAZIONE Punto di partenza dell’intervista relazionale è la “formulazione di ipotesi”. Quindi a partire dalla telefonata del cliente per prendere il primo appuntamento, lo psicologo relazionale formula le prime ipotesi che durante il corso della terapia potranno essere verificate o smentite. Tale ipotesi preliminare, prevalentemente sul tipo di funzionamento familiare, funge da cornice nella quale verranno inseriti tutti i dati che emergeranno a poco a poco.

L’ipotesi dovrà essere vicina alla realtà familiare e relativamente insolita per essere accettata dai membri della famiglia. Insolita perché solo così può permettere una rilettura del problema presentato in terapia.

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Tutte le ipotesi hanno il vantaggio di essere sistemiche, in quanto includono tutti i membri della famiglia per poter fornire una supposizione di funzionamento globale. Formulare ipotesi significa fornire uno schema esplicativo del problema non una sorta di idealizzazione sentita dai soggetti in cura, come pregiudizievole. Prima di arrivare alla formulazione di un’ipotesi sistemica, il terapeuta deve elaborare ipotesi e verificarle senza renderne partecipi i membri della famiglia. SCHEMA:

IPOTIZZAZIONE

Formulare ipotesi equivale a dare uno schema esplicativo del problema che si avvicini alla realtà familiare, ma allo stesso tempo risulti insolito al punto da permettere una rilettura del problema stesso

IPOTESI SISTEMICA

Ipotesi che consideri Tutti i membri della famiglia

E che quindi fornisca La supposizione di un

Funzionamento globale

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4) ANALISI DELLA DOMANDA E DEL SISTEMA DI INVIO

Importante per lo psicologo relazionale è l’analisi del sistema di invio e delle domande. Per sistema di invio si intende la persona che ha contattato lo psicologo la prima volta. Questa persona potrebbe richiedere un colloquio per se stessa oppure per terzi. In quest’ultimo caso se fosse un parente verrebbe definita “inviante motivato” in quanto rappresenterebbe un familiare ipercoinvolto, se fosse una persona al di fuori dell’ambiente familiare verrebbe definita “inviante generico”.

Analizzare la richiesta d’aiuto del cliente significa indagare sulle sue motivazioni e aspettative riposte nell’intervento psicologico. Inoltre ciò che può apparire inizialmente come disfunzionale agli occhi dello psicologo relazionale, durante il corso del trattamento può tramutarsi in potenziale di sviluppo. Non è facile rispondere alle domande esposte soprattutto quando non è il soggetto bisognoso a porle. Tali domande prefigurano la modalità di rapporto con lo psicologo. Il più delle volte si rischia di stabilire un accordo implicito tra committente ed operatore per via della complessa dinamica con cui si articolano. Lo psicologo relazionale deve evitare di dare risposte troppo precipitose e deve scoprire prima di tutto chi è l’utente ultimo dell’intervento per poter poi approfondire le reali motivazioni. SCHEMA:

SISTEMA DI INVIO

La persona che effettua la richiesta D’aiuto allo psicologo

SOGGETTO STESSO GENITORE TERZE PERSONE

O FAMILIARE Viene definito “inviante motivato” viene definito “inviante generico”

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RICHIESTA D’AIUTO

Analizzare la richiesta Significa indagare sulle

Motivazioni e aspettative del Soggetto

DOMANDE

Sono richieste articolate Che se risposte in maniera

Precipitosa portano a conclusioni Avventate e non reali

Prefigurano la modalità Di rapporto con lo psicologo

5) SELEZIONE, RACCOLTA, TRASFORMAZIONE DELLE INFORMAZIONI

Dopo l’analisi della domanda e la formulazione delle ipotesi, lo psicologo relazionale deve passare alla raccolta delle informazioni. Per poter raggiungere questo obiettivo, egli dovrà assumere una “posizione meta” che gli permetta di cogliere percezioni interne, affetti ed emozioni senza però finirne ipercoinvolto. Importante è saper effettuare una selezione qualitativa delle ipotesi così da non perdersi in una inutile raccolta di dati senza alcuna utilità. Lo psicologo deve essere in grado di rompere le certezze del cliente, il quale espone gli eventi in maniera rigida e stereotipata, quasi non ci potesse essere spazio per alcun dubbio. Solo in questo modo il paziente potrà collegare in modo diverso avvenimenti e persone. Questo processo è reso possibile solo attraverso domande mirate che pongono agli occhi del soggetto tutta una serie di alternative, in una visione circolare dove le cause non possono essere distinte dagli effetti.

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SCHEMA:

RACCOLTA DELLE INFORMAIZONI

Selezione qualitativa delle informazioni Insite nei resoconti del cliente

POSIZIONE META

Lo psicologo deve cogliere Gli aspetti percettivi, affettivi Ed emotivi senza rimanerne Eccessivamente coinvolto

Solo così potrà introdurre Nuovi nessi in grado di

Distruggere le certezze del Cliente che lo rendo “cieco”

E incapace di cogliere collegamenti Diversi tra persone e avvenimenti

DOMANDE RELAZIONALI

Necessarie per evidenziare Nuove alternative e per

Proporre al cliente una visione Circolare nella quale causa ed Effetto non possono essere

distinte

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6) RIDEFINIZIONE

Per rendere partecipe tutta la famiglia, lo psicologo relazionale deve effettuare una ridefinizione del problema. Egli dovrà ascoltare attentamente quello che il cliente racconta, cercare di sintonizzarsi emotivamente con il racconto ed infine ridefinirne il significato affettivo. In questo modo lo psicologo fornisce al cliente una nuova visione della situazione diversamente strutturata. Il cambiamento vero e proprio è la famiglia a renderlo possibile; lo psicologo veste solo i panni di un allenatore che indirizza la “squadra” verso tattiche di “gioco” più appropriate.

SCHEMA:

RIDEFINIZIONE

Processo mediante il quale Lo psicologo ristruttura la

Situazione, sotto il profilo affettivo, raccontata dal cliente.

Processo indispensabile Per rendere partecipe tutta la

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Famiglia

SISTEMA FAMILIARE

Detiene il potere di cambiamento

Lo psicologo funge da supervisore E da supporto qualora la famiglia Non fosse in grado di cogliere i

Giusti significati

7) DOMANDE RELAZIONALI

Le domande relazionali sono quelle domande in grado di far esplorare le modalità di relazione proprie di un sistema per arrivare a comprenderne il funzionamento. Qualsiasi domanda che indaghi su le relazioni tra il nostro interlocutore e una o più persone rappresenta una domanda relazionale, una domanda che non si limita a dare informazioni solo sui vissuti personali di chi è interrogato.

Domande relazionali possono essere considerate anche le domande definite intergenerazionali, ovvero domande che esplorano le relazioni tra persone appartenenti a piani generazionali diversi. Oppure le domande “come se”, domande che chiedono qualcosa che sta al posto di qualcos’altro, cioè quelle domande che rendono presenti, in seduta, anche persone che non sono presenti veramente. Sono domande, quest’ultime, che vivono di immaginazione e di capacità di cogliere il punto di vista dell’altro. Altre domande relazionali sono le domande metaforiche nelle quali si utilizza un’immagine concreta per significare qualcos’altro. Un’altra tipologia di domande è rappresentata da quelle “più o meno” e “prima e dopo”; sono domande che prendono in esame rispettivamente la quantità e il tempo. Tali domande rappresentano il pensiero

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di Bateson, il quale riteneva di notevole importanza la possibilità di poter attuare dei confronti tra oggetti e situazioni diverse; le differenze permettono una maggiore conoscenza degli eventi. In presenza di due soggetti possono essere introdotte le domande dirette ed indirette; nel primo caso si chiede direttamente alla persona cosa pensa di un altro soggetto; nel secondo caso si chiede ad una persona cosa un altro possa pensare su di un lei. Le domande indirette sono molto utili in caso di carenza di dialogo tra due o più membri di una famiglia. Il riflettere sul punto di vista altrui aiuta ad immedesimarsi negli altri e a sentire ciò che provano. Infine, vi sono le domande che “assumono rischi”, ovvero domande definite intrusive ed invadenti che obbligano la persona ad essere autentica nelle risposte. Caratteristiche fondamentali delle domande relazionali sono la circolarità e la significatività:

• Circolarità in quanto, lo psicologo può effettuare domande per gradi, quindi progressivamente;

• Significatività in quanto, lo psicologo ha la possibilità di avvicinarsi a ciò che ritiene rilevante per l’interlocutore.

SCHEMA:

DOMANDE RELAZIONALI

Sono quelle che non indagano

Solo sui vissuti personali dell’interrogato Ma soprattutto sulle sue relazioni

All’interno e all’esterno Del suo sistema familiare

DOMANDE

INTERG COME SE METAFORICHE PIU O MENO DIRETTE ASSUMONO PRIMA E DOPO INDIRETTE DEI RISCHI Considerano chiedono attraverso le quali domande qualitative servono a fare domande che la relazione qualcosa che si utilizza un’imma e temporali che pongono riflettere sul punto obbligano tra persone sta al posto di gine concreta per al centro dell’attenzione di vista altrui per l’interrogato che si trovano qualcos’altro significare altro il confronto di situazioni creare un dialogo ad essere

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su piani gene diverse ma comuni assente o quasi sincero, in razionali quanto intrusive diversi e invadenti

CIRCOLARITA’ E SIGNIFICATIVITA’ 8) INTERAZIONE E RELAZIONE

L’interazione è un “gioco complesso di attese reciproche in cui la realtà sociale si costituisce nell’intercomprensione”. Importante perché ci sia interazione è la presenza di reciprocità che viene determinata dall’utilizzo di uno stesso sistema simbolico-inferenziale: la lingua.

Relazione e interazione si influenzano reciprocamente e l’una rafforza l’altra. Ciò che le distingue è il fatto che la relazione può essere mantenuta a distanza, mentre l’interazione per esistere necessita della presenza fisica di tutti i soggetti coinvolti. La relazione fa da sfondo all’interazione ed essa dipende dal suo contenuto e dal tipo di qualità. Ogni relazione si sviluppa nel tempo e quindi tende ad evolversi continuamente. Per questo anche lo psicologo cerca di dar vita ad una relazione con il paziente che con il suo progredire porterà quest’ultimo ad instaurare un tipo di interazione più sincero e attendibile. Questa relazione rappresenta un processo basato sul tempo, sulla flessibilità e attendibilità dei partecipanti e su delle sequenze comunicative, i cui contenuti rappresentano il significato della relazione stessa. SCHEMA:

INTERAZIONE

Insieme delle attese Reciproche basato

Sull’intercomprensione

Per esserci comprensione Deve esserci anche reciprocità

Basata sull’utilizzo Di una stessa lingua O sistema simbolico

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RELAZIONE

Per relazione si intende Ciò che fa da sfondo All’interazione e che

Si evolve continuamente

Relazione ed interazione Sono coinvolte in una Circolarità costante

In quanto si influenzano E rafforzano a vicenda

IN SEDUTA

Lo psicologo cerca Di generare una relazione

Con il paziente che evolvendo Porterà quest’ultimo

A sentirsi libero di comunicare Con sincerità ed attendibilità

RELAZIONE COME PROCESSO

8) IL LINGUAGGIO DEL CORPO E IL COLLOQUIO RELAZIONALE

1) PREMESSA