MAGI REYES MAGOS - parnasodelsoneto.files.wordpress.com fileGli stupidi siamo noi che ci bruciano o...

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1 DALLA SVASTICA AI RE MAGI In un incontro con la sua nipotina, nel quale la ragazza mostrò di non essere l’ultima della classe, il nonno esclamai: - Ma chi ti ha insegnato tante cose! - Nessuno. Io che sono svelta. Così erano i romani: Sapevano leggere e scrivere senza che nessuno glielo avesse insegnato. Peccato che non fos- sero così dolci! Per questo la Storia incominciò proprio nel momento in cui loro iniziarono a mostrare al mondo “i suoi documenti”. E non sarebbe prima qualche documento scritto? Beh, il nonno non era così sciocco da credere alla lettera tutto quello che diceva la sua nipotina, la quale fece sparire dalla storia la sua insegnante. Gli stupidi siamo noi che ci bruciano o ci fanno sparire gli scritti e non facciamo attenzione. Ebbene, caro lettore, quello che successe con i Romani quasi si è ripetuto alla metà del secolo scorso, se non è a punto di ripetersi ogni giorno in qualche luogo del mondo. E il fatto è che, alla fine, si ripete. Entriamo in materia con due racconti complementari, uno sulla svastica e un altro sui Re Magi: Il 10 gennaio, 2016, dopo la Santa Messa serale, il cui canto accompagnato all'armonium, due giovani uomini si avvicinarono a me un po’ allarmati. Avevano scoperto una svastica nella cripta della Basilica e si chiedevano se fosse cosa dell'occupazione nazista di Roma. Io li ringraziai per l'informazione e chiese loro di accompagnarmi al luogo, perché anch’io volevo sapere dove era la solita croce. Mentre andavamo li parlai che questa croce non ha nulla nazista, tranne il discredito caduto su di essa a causa dell’ideologia razzista che informai la risaputa setta. In realtà si tratta di un segno quasi così antico come l'umanità. DE LA ESVÁSTICA A LOS REYES MAGOS En un encuentro con su nietecita, en el que ésta mostró no ser la última de la clase, el abuelo exclamó: - ¡Pero quién te enseña tantas cosas! - Nadie. Yo que soy muy lista. Así eran los romanos: Sabían leer y escribir sin que nadie se lo hubiera enseñado. ¡Lástima que no fueran tan dulces! Por eso empezó la Historia justo en el momento en que ellos iniciaron a mostrar al mundo “sus documentos”. ¿Y no habría algún documento escrito anteriormente? Bueno, el abuelo no era tan tonto como para creer al pie de la letra a su nietecita, la cual hizo desaparecer a su profesora de la historia. Los tontos somos nosotros que nos queman o escamotean los escritos y ni nos enteramos. Pues, amigo lector, lo sucedido con los romanos estuvo a punto de repetirse a mediados del siglo pasado, si es que no está a punto de repetirse cada día en algún lugar del globo. Y el caso es que, al final, se repite. Entremos en materia con dos relatos que se complementan, uno sobre la esvástica y otro sobre los Reyes Magos: El 10 de enero del 2016, tras la misa de la tarde, cuyo canto acompaño al armonio, se me acercaron dos jóvenes un tanto alarmados. Habían descubierto una cruz gamada en la cripta de la Basílica y se preguntaban si era cosa de la ocupación nazi de Roma. Les agradecí la información y les pedí que me acompañaran al lugar, pues a mí también me interesaba saber dónde estaba la cruz de marras. Mientras íbamos les comenté que dicha cruz no tiene nada de nazi, salvo el desprestigio que le cayó encima por culpa de la ideología racista que informó a la consabida secta. En realidad se trata de un signo casi tan viejo como la humanidad.

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1

DALLA SVASTICA AI RE

MAGI

In un incontro con la sua

nipotina, nel quale la ragazza mostrò

di non essere l’ultima della classe, il

nonno esclamai:

- Ma chi ti ha insegnato tante

cose!

- Nessuno. Io che sono svelta.

Così erano i romani: Sapevano

leggere e scrivere senza che nessuno

glielo avesse insegnato. Peccato che non fos-

sero così dolci! Per questo la Storia incominciò

proprio nel momento in cui loro iniziarono a

mostrare al mondo “i suoi documenti”.

E non sarebbe prima qualche documento

scritto?

Beh, il nonno non era così sciocco da

credere alla lettera tutto quello che diceva la

sua nipotina, la quale fece sparire dalla storia la

sua insegnante. Gli stupidi siamo noi che ci

bruciano o ci fanno sparire gli scritti e non

facciamo attenzione.

Ebbene, caro lettore, quello che successe

con i Romani quasi si è ripetuto alla metà del

secolo scorso, se non è a punto di ripetersi ogni

giorno in qualche luogo del mondo. E il fatto è

che, alla fine, si ripete.

Entriamo in materia con due

racconti complementari, uno sulla

svastica e un altro sui Re Magi:

Il 10 gennaio, 2016, dopo la

Santa Messa serale, il cui canto

accompagnato all'armonium, due giovani

uomini si avvicinarono a me un po’ allarmati.

Avevano scoperto una svastica nella cripta della

Basilica e si chiedevano se fosse cosa

dell'occupazione nazista di Roma.

Io li ringraziai per l'informazione e chiese

loro di accompagnarmi al luogo, perché anch’io

volevo sapere dove era la solita croce. Mentre

andavamo li parlai che questa croce non ha

nulla nazista, tranne il discredito caduto su di

essa a causa dell’ideologia razzista che informai

la risaputa setta. In realtà si tratta di un segno

quasi così antico come l'umanità.

DE LA ESVÁSTICA A LOS

REYES MAGOS

En un encuentro con su

nietecita, en el que ésta mostró no

ser la última de la clase, el abuelo

exclamó:

- ¡Pero quién te enseña tantas

cosas!

- Nadie. Yo que soy muy lista.

Así eran los romanos: Sabían

leer y escribir sin que nadie se lo

hubiera enseñado. ¡Lástima que no fueran tan

dulces! Por eso empezó la Historia justo en el

momento en que ellos iniciaron a mostrar al

mundo “sus documentos”.

¿Y no habría algún documento escrito

anteriormente?

Bueno, el abuelo no era tan tonto como

para creer al pie de la letra a su nietecita, la

cual hizo desaparecer a su profesora de la

historia. Los tontos somos nosotros que nos

queman o escamotean los escritos y ni nos

enteramos.

Pues, amigo lector, lo sucedido con los

romanos estuvo a punto de repetirse a

mediados del siglo pasado, si es que no está a

punto de repetirse cada día en algún lugar del

globo. Y el caso es que, al final, se repite.

Entremos en materia con dos relatos

que se complementan, uno sobre la esvástica

y otro sobre los Reyes Magos:

El 10 de enero del 2016, tras la misa de

la tarde, cuyo canto acompaño al armonio, se

me acercaron dos jóvenes un tanto alarmados.

Habían descubierto una cruz gamada en la

cripta de la Basílica y se preguntaban si era

cosa de la ocupación nazi de Roma.

Les agradecí la información y les pedí

que me acompañaran al lugar, pues a mí

también me interesaba saber dónde estaba la

cruz de marras. Mientras íbamos les comenté

que dicha cruz no tiene nada de nazi, salvo el

desprestigio que le cayó encima por culpa de la

ideología racista que informó a la consabida

secta. En realidad se trata de un signo casi tan

viejo como la humanidad.

2

Naturalmente, io

illustrai loro -come ho

fatto in qualche

racconto anteriore- sul

suo antico simbolismo

solare che, dalla

Spagna, glielo portarono

per tutto il mondo: Celti,

greci, romani, indù,

giapponesi, amerindi,

giudei… tutti certificano con essa la sua origine

ispanica, benché lo abbiano dimenticato.

- E questo? -domandò uno

dei giovani con la bocca aperta-.

Io sintetizzai:

- Per cominciare, nel suo

stesso nome, "svastica" porta con

sé il "made in Sapain". Perché è

una parola dalla stessa radice che

Spagna o Ezpania che, a sua

volta, è un derivato di Stella.

La croce gammata è la

Stella solare che fa il percorso

dall’Oriente verso l’Occidente.

A imitazione della Stella

solare, per decine di migliaia di anni venivano le

genti da tutte le parti dell'Eurasia in Spagna,

allo scopo di morire, quello che ogni giorno fa il

Sole, con la speranza di rinascere, perché era

tradizione che in essa c’era il luogo dove era

nata la vita.

L’attuale “Camino de Santiago” è una

replica o riedizione -convenevolmente

"battezzata"- dell'antico "Camino della Stella"

che portava gente da tutto il mondo conosciuto.

Per tutto questo la croce gammata è un

simbolo della Spagna prima

che dei buddisti -come mi

reclamava alcuni giorni fa un

frate coreano- o di qualcun

altro popolo o cultura.

Questa Stella sarebbe

stata poi identificata con

quella che guidò i “Magi” fino

al luogo dove San Matteo

colloca il presepio che accolse

il bambino Gesù, colui che ci

ha portato la "nuova vita".

Por supuesto, les

ilustré -como tengo hecho

en algún relato anterior-

sobre su antiquísimo

simbolismo solar que,

desde España, se lo

llevaron por todo el

mundo: Celtas, griegos,

romanos, hindúes,

japoneses, amerindios,

judíos… todos certifican con ella su origen

hispano, aunque lo tengan olvidado.

- ¿Y eso? -preguntó,

boquiabierto, uno de los jóvenes-.

Yo sinteticé:

- Pues, para empezar, en su

mismo nombre, “esvástica”, lleva

el “made in Sapain”. Porque es

una palabra de la misma raíz que

España o Ezpania que, a su vez,

es un derivado de Estrella.

La cruz gamada es la Estrella

Solar que hace el recorrido de

Oriente a Occidente.

A imitación de la Estrella

Solar, desde hace decenas de miles de años

venía gente de todas las partes de Eurasia a

España, con el objetivo de morir, lo mismo que

cada día hace el Sol, con la esperanza de

renacer, porque era tradición que en ella estaba

el lugar donde había nacido la vida.

El actual Camino de Santiago es una

réplica o reedición -convenientemente

“bautizada”- del antiquísimo “Camino de la

Estrella” que traía gente de todo el mundo

conocido. Por todo esto la cruz gamada es un

símbolo de España antes que

de los budistas -como me

reclamaba un fraile coreano

hace unos días- o de cualquier

otro pueblo o cultura.

Esta Estrella se

identificaría más tarde con la

que guio a los “Magos” hasta

el lugar donde San Mateo

colocó la escena del

nacimiento de Jesús, el que

nos trajo la “nueva vida”.

3

Incuriositi dall’importanza o il significato

del Sole, glielo presentai come quello che in

realtà era in quei tempi: La divinità primigenia

dell'umanità, qualcosa che noi attribuiamo

all’ignoranza dei nostri antenati; ma la verità è

che gli ignoranti siamo noi, per avere

dimenticato lo sfondo della mitologia e persino

la stessa mitologia.

Così, si dice dagli antichi che erano

idolatri perché adoravano creature, come ad

esempio il Sole, o un simbolo di ciò, come può

essere la svastica; ma lo stesso si potrebbe dire

di noi quando preghiamo davanti una

immagine, un ostensorio o un pezzo di pane

rotondo. Se noi siamo così intelligenti che

sappiamo distinguere il simbolo di quello

simbolizzato, non dobbiamo pensare che i

nostri antenati erano proprio stupidi, e anche se

fossero stati, li dobbiamo rispetto e

considerazione.

E veda il

lettore che, nel

caso del pane, non

lo consideriamo un

simbolo, ma lo

identifichiamo con

la divinità, con lo

quale, e per la

stessa logica con

cui giudichiamo gli

antichi, più ancora

noi dovremmo considerarci idolatri.

Sull’aspetto di rispettare le tradizioni,

consuetudini, segni, immagini antiche,

commentai ai giovani che la

Santa Madre Chiesa dovrà

incominciare qualche giorno a

domandare perdono poiché, per

attiva o per passiva, piuttosto di

rispettare, perseguitò quanto le

sembrava “pagano”. Così,

mentre predicava la carità, si

faceva complice, come

istituzione, dell’omicidio della

"Madre” che su tante cose

l’aveva ispirato. In altre parole:

fraintese, silenziò o ignorò la

più antica Tradizione

dell’umanità.

Intrigados por la importancia o el

significado del Sol, se le presenté como lo que

en realidad era: La divinidad primigenia de la

humanidad, algo que nosotros atribuimos a la

ignorancia de nuestros antepasados; pero la

verdad es que los ignorantes somos nosotros,

por haber olvidado el trasfondo de su mitología

e incluso la misma mitología.

Así, se dice de los antiguos que eran

idólatras porque adoraban a criaturas, como

por ejemplo el Sol, o a un símbolo del mismo,

como puede ser la esvástica; pero eso mismo

se podría decir de nosotros cuando rezamos

ante una imagen, una custodia o un trozo de

pan redondo. Si nosotros somos tan listos que

sabemos distinguir el símbolo de lo simbolizado,

no tenemos por qué suponer que nuestros

ancestros fueran precisamente tontos, y

aunque lo hubieran sido, les debemos un

respeto y consideración.

Y vea el

lector que, en el

caso del “pan

eucarístico”, no lo

consideramos un

símbolo, sino que

lo identificamos

con la divinidad,

con lo que, con la

misma lógica con

que juzgamos a

los antiguos, más nos tendríamos que

considerar idólatras a nosotros mismos.

En cuanto al respeto a las tradiciones,

costumbres, signos, imágenes

antiguas, comenté a los jóvenes

que la Santa Madre Iglesia

algún día deberá pedir perdón

porque, por activa o por pasiva,

más que respetar, persiguió

cuanto le sonaba a “pagano”.

Así, mientras predicaba la

caridad, era cómplice, como

institución, del asesinato de la

“Madre” que sobre tantas cosas

la inspiró. En otras palabras:

tergiversó, silenció o ignoró la

Tradición más antigua de la

humanidad.

4

In relazione al termine “svastica”, annoto

-sempre da parte di Jorge- che le lingua

baltiche designano alle stelle con una parola

molto simile a “Spagna”, poiché le chiamano

ZBAIGNE, termine così vicino allo SPAIN in-

glese, a all’EZPAIN basco che significa estremo,

finale, che tale era la Spagna come paese del

Tramonto o l’Occidente. Un altro dei nomi

della Stella è stata Real o Royal; per questo

si chiamano royal le mele di volto rosso,

come la barba di Gaspare. E anche la Spagna

è stata, da sempre, un paese identificato con

la Regalità, che non per niente Asturias (=

Astro = Stella), è la sede del “Principato de

Asturias” per la Spagna e, in altri tempi, lo fu

per l’Europa e per tutto il mondo conosciuto.

Anche disi loro che il Sole

era stato chiamato "Cristo", un

epiteto spagnolo piuttosto di

greco, che significa "Signore",

"Dio", "Eterno", "Spirito"… e che

è legato al colore rosso, in

riferimento al Sole quando arriva

al tramonto, con lo quale possiamo immaginare

che il tale "Signore” lo era “del Mare o Oceano",

vale a dire, il "Padre della vita". Ed è

interessante sapere che in spagnolo esiste

parola "cresta" -come il femminile di Cristo-,

quella "stella solare" che portano i galli sulla

testa. Che bel simbolo! Per la

stessa ragione diciamo "parlami in

cristiano" quando vogliamo che ci

parlino in spagnolo, che non in

greco, e meno latino, come qualche

frate vuole interpretare ogni volta

che uso questa espressione.

E di nuovo faccio notare per il lettore, che

può essere che ai cristiani incominciassero a

chiamarli con questo nome ad Antiochia, come

dicono gli Atti degli Apostoli (11, 26), ma tanto

"Cristo", come i suoi derivati erano d’importa-

zione. Così tutti i cristiani portano la “marca

ispanica”, anche se nessuno glielo abbia detto

finora. E a coloro che si meravigliano che una

volta si chiamasse Cristo al Sole, li consiglierei

si meraviglino anche che si chiami Sole a Cristo.

“Il Sole che nasce dall’alto”, secondo S. Sime-

one. Sta bene che a Simeone gli facciano misti-

co, ma non tanto che ad altri li facciano pazzi.

Relacionado con el término “esvástica”,

anoto -siempre de parte de Jorge- que las

lenguas bálticas designan a las estrellas con

una palabra muy parecida a “España”, pues las

llaman ZBAIGNE, término tan cercano al SPAIN

inglés, y al EZPAIN vasco que significa extremo,

final, que tal era España como país del

Ocaso u Occidente. Otro de los nombres

de la Estrella ha sido Real o Royal; por

eso llamamos royal a las manzanas de

cara roja, como la barba de Gaspar. Y

también España ha sido, desde siempre,

un país identificado con la Realeza, que

no por nada Asturias (= Astro = Estrella), es la

sede del “Principado de Asturias” para España

y, en otros tiempos, lo fue para Europa y para

todo mundo conocido.

También les dije que el Sol había

recibido el nombre de “Cristo”, un

epíteto español antes que griego, el

cual significa “Señor”, “Dios”, “Eterno”,

“Espíritu”… y que está relacionado con

el color rojo, por referirse al Sol cuando

llega a su ocaso, con lo que podemos intuir que

el tal “Señor” lo era “del Mar uOcéano”, o sea,

el “Padre de la vida”. Y es interesante saber

que español existe la palabra

“cresta” -como el femenino de

Cristo-, esa “estrella solar” que

lucen los gallos sobre su

cabeza. ¡Todo un símbolo! Por

lo mismo decimos “háblame en

cristiano” cuando queremos que nos hablen

en español, que no en griego, y menos en

latín como algún fraile me quiere interpretar

cada vez que yo empleo esta expresión.

Y vuelvo a anotar para el lector, que

puede que a los cristianos les empezaran a

llamar así en Antioquía, como dicen los Hechos

de los Apóstoles (11, 26), pero tanto “Cristo”

como sus derivados eran de importación. Así

pues todos los cristianos llevan la marca

hispana, aunque nadie se lo haya dicho hasta

ahora. Y, a quienes se extrañan de que antaño

en España se llamara Cristo al Sol, les

extráñense también de que se llame Sol a

Cristo. “El Sol que nace de lo alto”, según S.

Simeón. Bien está que a Simeón le hagan

místico, pero no que a otros les hagan locos.

5

I due giovani mi avevano ascoltato

attentissimi e, già eravamo di ritorno in Basilica

quando, uno saltò:

- Lei è un saggio.

- Grazie per la tua gentilezza, ma queste

cose che vi ho raccontato non sono io chi le ha

scoperte…

E qui ebbe l’occasione di parlarli di Jorge

e del suo lavoro investigatore.

Per certo, amico

lettore, che il mio Generale

mi diceva in altri tempi -

poiché abbiamo rotto

relazioni diplomatiche- che

sono “un genio”, soltanto

che lui mostrava un umore

un po’ diverso a quel dei

miei ascoltatori. Ebbene: A

disparte sia saggio o

genio, quello certo è che,

in questi assunti, io soltanto sono l’ombra di

Jorge, poiché da lui ho incominciato a imparare

quello che so; se per questo sono un saggio, un

motivo di più per ringraziarlo, che niente mi

chiede per esso. E un’altra cosa:

Jorge certamente potrebbe essere

rappresentato nell’ispirata frase della “acuta

nipotina”, perché nessuno gli ha insegnato

queste cose, sennonché è stato lui chi le ha

scoperte e dimostrato. Peccato che ci siano

così pochi i suoi discepoli, tra altro perché

non abbondano quelli che hanno abbastanza

umiltà per riconoscere la sua ignoranza, o la

necessaria libertà per dichiararla. Seguo:

In un altro momento, non so se lo

stesso o l’altro mi domandò:

- Lei crede che la Chiesa seguirà

avanti?

E questa certamente mi sembrò una

domanda degna di un saggio, di qualcuno che

capiva o intuiva le cose. Io risposi:

- Ebbene, io non sono profeta

ma, se la Chiesa fa come lo struzzo,

che preferisce ignorare certe evidenze,

presto tutto il mondo saprà queste cose

e la deriderà. A Dio non piace orgoglio

ne autosufficienza.

Los dos jóvenes me habían escuchado

atentísimos y, ya estábamos de vuelta en la

basílica cuando, de pronto uno saltó:

- Ud. es un sabio.

- Gracias por tu gentileza, pero estas

cosas que os he contado no soy yo quien las ha

descubierto….

Y aquí tuve ocasión de hablarles de Jorge

y de su labor investigadora.

Por cierto, amigo lector, que mi

General me decía en otros tiempos -

pues hemos roto relaciones

diplomáticas- que soy “un genio”, solo

que él exhibía un temple algo distinto al

de mis dos oyentes. Pues bien: Aparte

sea sabio o genio, lo cierto es que, en

estos asuntos, yo sólo soy la sombra de

Jorge, que de él voy aprendiendo lo

que sé y, si por eso soy sabio, un

motivo más para darle las gracias, que

nada me cobra por ello. Y otra cosa:

Jorge sí podría estar representado en la

inspirada frase de la “aguda nietecita”, porque

nadie le ha enseñado estas cosas, sino que ha

sido él quien las ha descubierto y demostrado.

La pena es que tenga tan pocos discípulos,

entre otras cosas porque no abundan los que

tienen suficiente humildad para reconocer su

ignorancia, o la

necesaria libertad

para declararla. Sigo:

En otro

momento, no sé si el

mismo o el otro me

preguntó:

- ¿Ud. cree que

la iglesia seguirá

adelante?

Y ésta sí que me pareció una pregunta

digna de un sabio, de alguien que entendía o

intuía las cosas. Yo respondí:

- Pues mira, yo no soy profeta,

pero si la Iglesia hace como el avestruz,

que prefiere ignorar ciertas evidencias,

pronto todo el mundo sabrá estas cosas

y se reiré de ella. A Dios le sobran el

orgullo y la autosuficiencia.

6

Un po’ dopo ci salutiamo con un reciproco

ringraziamento, loro per avere ascoltato me ed

io per la sua attenzione.

Nella cripta già avevamo

lasciato la “svastica”, dalla quale

mostro delle fotografie fatte

nella penombra del luogo, la

cappella a destra dov’è

intronizzata la “Virgen de los

Treinta y Tres”, un’Immacolata

spagnola di fattura guaranì. Là

c’è un insieme di quattro lapide

su una delle quali appare questa

“croce del diabolo”, accanto

un’iscrizione per niente diabolica:

"SPIRITUS TUUS INTER SANCTOS"

Che in italiano significa:

"IL TUO SPIRITU TRA I SANTI"

Queste lapide, anche

con quelle dalla cappella a

sinistra, sono imitazione di

altre più antiche, come si

legge in una insegna sopra

di esse, una cosa che

certificano pure i testi e i simboli paleocristiani

in esse incisi, dai quali mostro un elenco nelle

pagine seguenti.

Per certo che, saputo che in spagnolo non

esiste il suono "V" e che questa lettera si

pronuncia come la "B", qualcuno ha avvertito in

queste iscrizioni, tutte latine, delle tracce di un

autore spagnolo, per quanto ci sono parole che

si scrivono con "V" e sono scritte con "B". Ad

esempio, quel SEVERINE, "BIBAS" IN

DOMINO…, con

un “BIBAS” che

dovrebbe

essere “VIVAS”,

con due vi.

Poco después me despedía de ellos con

un recíproco agradecimiento, ellos por haberme

oído y yo por su atención.

En la cripta ya habíamos

dejado la “esvástica”, de la que

voy mostrando fotos hechas en

la penumbra del lugar, la capilla

a la derecha de donde está

entronizada la “Virgen de los

Treinta y Tres”, una Inmaculada

española de factura guaraní. Allí

hay un conjunto de cuatro

lápidas en una de las cuales

aparece esta “cruz del diablo”, al

lado de una inscripción para nada diabólica:

"SPIRITUS TUUS INTER SANCTOS"

Que “en cristiano” significa:

“TU ESPÍRITU ENTRE LOS SANTOS”.

Estas lápidas, junto las

que hay en la capilla de la

izquierda, son imitación de

otras más antiguas, según

reza un letrero sobre ellas,

algo que también certifican

los textos y los símbolos paleocristianos en ellas

grabados, de los que muestro un elenco en las

páginas siguientes.

Por cierto que, sabido que en español no

existe el sonido “V” y que esta letra se

pronuncia igual que la “B”, alguien ha advertido

en estas inscripciones, todas latinas, rastros de

un autor español, porque hay palabras que se

escriben con “V” y están escritas con “B”. Ahí

está, por ejemplo, ese SEVERINE, “BIBAS” IN

DOMINO…, con

un “BIBAS” que

debería ser

“VIVAS”, con

dos uves.

7

E stiamo parlando dal I

al IV secolo della nostra era,

quando teoricamente non era

nata la lingua spagnola.

Dunque, gli errori

grammaticali di queste lapidi

latine provano che la lingua

di Cervantes è più vecchia di

quella di Cicerone.

Anche se analizziamo i simboli, potremmo

distinguere il faro del "Fine del Mondo", con

una nave accanto (vedere l’immagine nº 7),

benché non punteremo

così lontano, perché fari

ci sono stati in tutto il

mondo fin dai tempi

antichi, il più famoso di

loro, se non il più

grande, quel

d’Alessandria.

Detto questo, ed

esposto quello già

esposto, quattro note:

1. Nonostante la

sua ostinazione in farlo

tutto “latino”, mi

piacerebbe dire agli italiani

che la cosa è piuttosto al

rovescio: Anche loro sono

spagnoli!

"Qui fu Troia!", dirà

qualcuno.

Ma, se l’invito venire in cripta dei Ss. XII

Apostoli?

Perché, salvo che vogliano attribuirla a

qualche spagnolo che, passando per Roma, lo

avrebbero fatto martire, la "svastica" della

quale abbiamo parlato, ben li potrebbe aprire

gli occhi... e la porta all’ispanità.

Allora, a tutti coloro che volessero

trapassarle, "Benvenuti a casa, figli della

Spagna".

2. Ai Tedeschi, che difficilmente

potranno cancellare l’offesa che sulla

svastica e su di se stessi gettarono, a

causa di una ideologia nefasta, mi

piacerebbe invitarli a studiare sia l'origine

della solita croce come proprio il suo.

Y estamos hablando de

los siglos I al IV de nuestra

era, cuando teóricamente no

había nacido el español. Pues

bien, los fallos gramaticales de

estas lápidas latinas acreditan

que la lengua de Cervantes es

más antigua que la de Cicerón.

También, si analizamos

los símbolos podríamos

distinguir el faro del “Final del Mundo” con una

nave al lado (ver imagen nº 7), aunque no

apuntaremos tan lejos

porque faros ha habido

desde muy anti-guo por

todo el mundo, el más

famoso de ellos, que no

sé si el más grande, el

de Alejandría.

Dicho lo dicho, y

expuesto lo expuesto,

cuatro cosillas:

1. Que pese a su

emperramiento en

hacerlo todo “latino”,

me gustaría decir a los

italianos que la cosa

es al revés: ¡También

ellos son españoles!

“¡Aquí fue

Troya!”, dirá alguno.

Pero, ¿y si les

invito a venir a la cripta de Ss. XII Apostoli?

Porque, salvo que se la quieran atribuir a

algún español que, de paso por Roma, le

hubieran hecho mártir, la “esvástica” de la que

damos cuenta, bien les puede abrir los ojos… y

las puertas a la hispanidad.

Pues a cuantos quisieran traspasarlas,

“bienvenidos a casa, hijos de España”.

2. A los alemanes, que

difícilmente podrán borrar el

baldón que sobre la esvástica y

sobre sí mismos echaron, por

culpa de una ideología nefanda,

me gustaría invitarles a estudiar

tanto el origen de la cruz de

marras como el suyo propio.

8

Sicuramente non li costerebbe tanto

riconoscere che loro non sono più belli degli

altri e che di tutto ci sarà tra di loro

perché, dopo tutto, tutti siamo figli di

quella croce, tutti veniamo dall'India.

Soltanto ci manca riconoscere che

l’India originale, come alcuni

incominciamo ad imparare, c’era in

Spagna. Quindi, a quanti arrivassero a

riconoscere il singolare utero che a

tutti ci ha generato, "Benvenuti a casa"

ugualmente. E che non fugga Max, lo svizzero,

perché con sé porterà sempre la svastica, come

anche gli svedesi della Svezia. Meglio che

incominci preparare “un altro sermone”.

3. A chi da qualsiasi parte del mondo

venga alla cripta dei Ss. XII Apostoli e si trovi

con la svastica della nostra fiaba, dirgli di non

farsi prendere dal panico. Meglio ascoltare

attento per alcuni secondi, perché non si tarda

tanto in sentire, soave, una bella canzone che

io ho già ascoltato e imparato. Dice così:

Da Spagna vengo, sono Spagnola,

le mie braccia son raggi, luce del cielo,

sono il Sol d’Occidente sopra le onde.

Da Spagna vengo, sono Spagnola,

i miei tratti, girando, dicono al vento:

"Sono nata in Spagna", dove io vengo.

Da parte mia, neanche mi

meraviglierò se, all’entrare o

uscire in basilica, un giorno trovo

qualche turista o visitatore che

anche canta:

È il Sol spagnol che mi porta fin qui

è il sol spagnol.

Allora, siate tutti “benvenuti

alla Casa del Padre”. O diciamo

meglio “alla Casa della Madre”…

“E vi… va Spagna” …La gente canta qui e là:

“E vi… va Spagna”. La vita ha un altro color, e Spagna e la meglior.

Seguramente no les costaría tanto

reconocer que no son más guapos que los

demás y que de todo habrá entre ellos

porque, a fin de cuentas, todos somos

hijos de tal cruz, todos venimos de la

India. Tan sólo nos falta reconocer que la

India original, como vamos aprendiendo,

estaba en España. Así pues, a cuantos

llegaran a reconocer el singular útero que

a todos nos gestó, “bienvenidos a casa”,

igualmente. Y que no huya Max, el suizo,

que consigo llevará siempre la esvástica, lo

mismo que los suecos de Svezia = Suecia.

Mejor que empiece a preparar “otro sermón”.

3. A quien desde cualquier parte del

mundo venga a la cripta de los Ss. XII

apóstoles y se tope con la esvástica de nuestro

cuento, decirle que no se asuste. Mejor que

escuche atento por unos segundos, porque no

se tarda tanto en oír, suavecita, una hermosa

canción que yo ya me tengo escuchada y

aprendida. Dice así:

De España vengo, soy española

y mis brazos son rayos, luz de su cielo,

soy el Sol de Occidente sobre las olas.

De España vengo, soy española

y mis trazos, girando, lo van diciendo:

“He nacido en España”, a donde voy.

Por mi parte, tampoco me

extrañaré si, al entrar o salir de

la basílica, un día me topo con

algún turista o visitante que vaya

cantando:

Es el Sol español quien me trajo hasta aquí

es el sol español.

Pues bienvenidos todos “a

la Casa del Padre”. O digamos

mejor “a la casa de la Madre”…

“¡Y vi… va España!” …La gente canta por doquier:

“¡Y vi… va España!” La vida tiene otro sabor,

y España es la mejor.

9

10

4. E a quanti sparsi per il

mondo, senza lasciare i loro lari

avessero la possibilità di iniziare

riconoscersi come figli della stessa

madre, invitarli ad ascoltare la voce

di un anziano, che segnalando alla

stessa croce, o prendendola in mano,

invita ugualmente al canto:

"Lodate Dio tutte le nazioni: Egli vi ha dispersi per tutto il Pianeta

per annunciare al mondo la sua altezza. Esaltatelo davanti tutti i viventi, egli è il nostro Dio e Signore,

nostro Dio e Padre per sempre".

(Cfr Tob. 13: 2-10).

E passiamo a un'altra storia, in questo

caso quella dei genuini Re Magi, che già li è

arrivato il loro turno:

Pare di essere la tradizione che il presepio

dei Ss. XII Apostoli lo facciano dei frati

spagnoli. Così, come anche il mio predecessore,

fr. Tomás Gálvez, da quando sono arrivato a

Roma, mi è stata assegnata questa

responsabilità, che ho portato a termine al 50%

con Sergio, il cuoco. E devo riconoscere che

ambedue ci complementiamo abbastanza bene:

Sergio è l'ingegnere in grado di amministrare

materiali e pianificare spazi, ed io l’aiuto con le

mie mani e dei suggerimenti occasionali che lui

accetta gradevole. Quest'anno l’abbiamo fatto

nel portico della Basilica.

Ebbene: Al

momento in cui, da

buon mattino, vado dare

un po’ di cibo ai

pesciolini della

“cascata”, trovai un

giorno una monaca che

guardava e ammirava. Io cantavo:

"Guarda come i pesci bevono

nel fiume..."

Lei mi guardò con

curiosità e, dopo aver salutato,

gli dissi:

- Qui il bambino non ha

bisogno di latte, ma per i pesci

non va male un po’ di cibo.

4. Y a cuantos dispersos por

el mundo, sin salir de sus lares

tuvieran la ocasión de empezar a

reconocerse como hijos de la misma

madre, invitarles a escuchar la voz

de un anciano que, señalando la

misma cruz, o tomándola en su

mano, igualmente invita al canto:

“Alabad a Dios todas las gentes: Él os dispersó por el Planeta

para proclamar al mundo su grandeza. Ensalzadlo ante todo viviente,

que él es nuestro Dios y Señor, nuestro Dios y Padre para siempre”.

(Cfr. Tob. 13, 2-10):

Y pasamos a otro cuento, en este caso el

de los auténticos Reyes Magos, que ya les llegó

el turno:

Parece ser tradición que el belén de Ss.

XII Apostoli lo monten frailes españoles. Así, lo

mismo que mi predecesor, fr. Tomás Gálvez,

desde que llegué a Roma, yo cargué con tal

responsabilidad, que he llevado a cabo al 50%

junto con Sergio, el cocinero. Y debo reconocer

que ambos nos complementamos bastante

bien: Sergio es el ingeniero, capaz de

administrar materiales y planificar espacios, y

yo le secundo con mis manos y alguna que otra

sugerencia ocasional que él acepta de mil

amores. Este año le hemos montado en el

pórtico de la Basílica.

Pues bien: Al

momento en que,

temprano voy a dar

de comer a los

pececillos de “la

cascada”, encontré

un día a una monja

que miraba y admiraba. Yo canturreé:

“Pero mira como beben los

peces en el río…”

Ella me miró curiosa y,

tras saludarla, le dije:

- Ahí el niño no

necesita leche, pero a los

peces no les vienen mal un

poco de comida.

11

- E non sentiranno il freddo?

Io intuì che la suora

parlava più con il suo cuore di

madre che con la testa.

- Oh, no. Questi sono di

sangue freddo. Non come noi

che abbiamo bisogno di coprici.

Il sembiante della suora

era orientale. Gli chiesi da dove

era:

- Dalla Cina, rispose.

- Ecco, di là venivano i Re Magi.

- Dalla Cina?

- Più o meno. Ma andare, andavano verso

il mio paese.

Allora mi presentai come spa-

gnolo e mi raffermai in quello detto:

- È certo: I Re Magi

camminavano verso la Spagna.

- Davvero?

- Senza nessun dubbio. Addirittura i suoi

nomi sono spagnoli e significano proprio

“Spagna”.

Meravigliata dalla novità, non lasciava di

sorridere, che non sempre ridere è un modo di

esprimere scetticismo. In questo caso lasciava

trasparire un’invincibile curiosità per sapere in

che finirebbe il mio discorso.

Rapidamente spiegai

che "Melchior" è il nome dato

nell’antichità all’Oceano, al

Nord della Spagna (Amaliach

in concreto, o Amallakia),

che, per la sua schiuma è

bianco come il latte; per

questo la barba di questo re è

bianca, come il “milk” inglese

Lei guardò il primo dei re e vide che la

sua barba non era di questo colore. Io mi

anticipai:

- Beh, è bianca in Spagna, qui, in Italia la

dipingono di qualsiasi colore. Ma, in breve: Il re

Melchior è figura del Sole, della Stella Solare.

E lei:

- Addirittura?

- ¿Y no pasarán frío?

Intuí que la monja hablaba

más con su corazón de madre que

con la cabeza.

- Ah, no. Éstos son de sangre

fría. No son como nosotros que

necesitamos abrigarnos.

Los rasgos de la monja eran

orientales y le pregunté que de

donde era:

- De la China, respondió.

- Hombre. De allí venían los Reyes Magos.

- ¿De la China?

- Bueno, poco más o menos. Pero de lo

que no hay duda es que iban, a mi país.

Entonces me presenté como

español y me reafirmé en lo dicho:

- Sí, sí: Los Reyes Magos iban a

España.

- ¿De verdad?

- Sin ninguna duda. Además, sus nombres

son españoles y significan exactamente

“España”.

Sorprendida por la novedad, no dejaba de

reír, que no siempre la risa es una manera de

mostrar escepticismo. En este caso traslucía

una invencible curiosidad por saber en que

acabaría mi discurso.

Rápidamente explique que

“Melchor” es el nombre que

antiguamente recibió el Océano,

al norte de España (Amaliach en

concreto, o Amallakia), que, por

su espuma, es blanco como la

leche; por eso la barba del este

rey es blanca, como el “milk”

inglés.

Ella miró al primero de los reyes y vio que

su barba no era te tal color. Yo me adelanté:

- Bueno es blanca en España, que en

Italia la pintan de cualquier color. Pero, en

definitiva: El rey Melchor es figura del Sol, de la

Estrella Solar.

Y ella:

- ¿También del Sol?

12

- Certo, perché dalla Stella Solare,

secondo la mitologia spagnola, veniva l’acqua, o

il latte, che riempì l’Oceano, dove sorgerebbe la

vita. E pure Spagna significa Stella.

La monaca ascoltava con la bocca

aperta. Io seguì:

- Anche il re Gaspare è un

simbolo del Sole al momento del

tramonto, per questo la sua barba è

rossa; addirittura il suo nome significa,

letteralmente, "Spagna", perché derivato da

"Gasperia" o "Hesperia", che significa Spagna;

di qua il "Giardino delle Esperidi".

La suora non sapeva che cosa fosse il

"Giardino delle Esperidi", lo quale non mi

sorprese, poiché era cinese. Io sintetizzai:

- Ebbene: Così chiamavano i

greci il "Giardino delle Spagne", che

è lo stesso "Paradiso Terracqueo” o

"Giardino dell'Eden", il luogo dove

la vita è emersa.

- Davvero?

- Senza dubbio. E il “Belen”

o Presepio che contempli è una

ricreazione del Paradiso Terracqueo, poiché è il

marco scenico dove l’evangelista San Matteo fa

nascere Gesù, chi ci porta la “Vita Nuova”.

- Com’è bello!

- E il re Baltasar è anche lo stesso Sole,

ma quando si è già tramontato; per questo è

nero. Infatti, in molte lingue il colore nero si

esprime in parole dalla stessa radice di Baltasar

come il “black" inglese.

- Quindi i Re Magi sono il Sole.

- Esattamente. Sono la Trinidad solare.

- E anche la Spagna?

- Certo. Perché il Sole è la

Stella per eccellenza e, come ho

detto, Spagna significa Stella:

Gasperira> Asteria > Stella.

- Lei è Insegnante?

- Sono stato Insegnante ma,

adesso, il mio insegnamento è

eterodosso. Se io insegnasse queste cose sarei

dichiarato eretico.

La monaca rise.

- Sí, porque de la Estrella Solar, según la

mitología española, venía el agua, o la leche,

que llenó el Océano, donde surgiría la vida.

Además, España, significa Estrella.

La monja escuchaba boquiabierta.

Yo seguí:

- También el rey Gaspar es un

símbolo del Sol en el momento del

ocaso, por eso su barba es roja;

además, su nombre significa, textualmente

“España”, porque es un derivado de “Gasperia”

o “Hesperia”, que significa España; de ahí el

“Jardín de las Hespérides”.

La monja no tenía ni idea del “Jardín de

las Hespérides”, cosa que no me sorprendió,

máxime que era china. Sinteticé:

- Pues así llamaban los griegos al “Jardín

de las Españas”, que es lo mismo

que el “Paraíso Terrenal o Edén”,

el lugar donde surgió la vida.

- ¿De verdad?

- Sin ninguna duda. Y el

Belén que contemplas es una

recreación del Paraíso Terrenal,

porque es el marco escénico donde el

evangelista San Mateo coloca el nacimiento de

Jesús, que nos trae la “Vida Nueva”.

- ¡Qué bonito!

- Y el rey Baltasar también es el mismo

Sol, pero cuando ya se ha puesto; por eso es

negro. De hecho, en muchos idiomas el color

negro se expresa con palabras de la misma raíz

que Baltasar, como el “black” inglés.

- Entonces los Reyes Magos son el Sol.

- Exactamente. Son la Trinidad solar.

- ¿Y también España?

- Pues claro: El Sol es la

Estrella por antonomasia y,

como te he dicho, España

significa Estrella: Gasperira >

Asteria > Estrella

- ¿Ud. es Maestro?

- He sido Maestro. Pero ahora mi

enseñanza es heterodoxa. Si enseñara estas

cosas me declararían hereje.

La monja rio.

13

- Ma questo non

significa che non sia vero ciò

che ti ho detto. Copernico nel

suo tempo era eterodosso,

ma questo non significa che

non fosse la terra quella che

girava intorno al sole, che

questo è quello che lui scoprì.

In questo caso, lo scoprimen-

to è che il Centro Solare è la Spagna, anche se

ci sono soltanto due o tre quelli che lo

conosciamo. Beh, adesso tre o quattro.

E lei rideva.

- Da quale parte

della Spagna è Lei?

- Da Castiglia.

E approfittai

l’occasione per dire che

Castiglia e la Cina sono

termini sinonimi, perché i

due provengono, come il

lettore già sa, dal

"Cachucho", cosa docu-

mentata dalla cartografia,

come questa mappa

accanto dal 1570. Osservare che Cina risponde

al rilevante nome di “CACHUCHINA”, calco di

CACHUCHO. Continuai:

- E non ti dico più cose, perché

incominceresti a pensare che sono un pazzo...

proprio quello che pensano i miei fratelli

quando cerco di raccontare queste cose.

"Pazzo…, certo, ma non tanto".

- Oh, la Messa!

- Vai, vai. E benvenuta alla casa del

Padre... Dico della Madre, cioè, alla Spagna.

E la suora entrò i Basilica che non poteva

contener le risa.

Ecco la prova che i cinesi sono anche

sapiens! Sanno ridere... ergo sono spagnoli.

Speriamo che non si lascino ingannare come

altri che permettono di essere insultati dai

pinocchi che tutto vogliono farlo "latino”, quei

che non vogliono sapere che i pianeti non

girano intorno a Roma, ma intorno al Sole, al

Sole che è la Spagna, come qualunque lo può

scoprire. E nessuno lo può rimediare!

- Pero eso no quiere decir que no sea

cierto lo que te he dicho. Copérnico en su

momento era heterodoxo, pero eso no

quiere decir que no fuera la tierra la que

giraba en torno al Sol, que eso era lo que él

descubrió. En este caso es descubrimiento

es que el Centro solar es España, aunque

sólo seamos dos o tres los que lo sabemos.

Bueno, ahora tres o cuatro.

Y ella reía.

- ¿De qué parte de España es Ud.?

- De Catilla.

Y aproveché la

ocasión para decir que

Castilla y China son

términos sinónimos,

porque ambos proceden

del “Cachucho”, como ya

sabe el lector, algo

documentado por la

cartografía, como el

mapa de al lado, de

1570. Observar que

China responde al

revelador nombre de “CACHUCHINA”, calco de

CACHUCHO. Seguí:

- Y no te digo más cosas porque

empezarías a pensar que estoy loco… que eso

es lo que piensan mis hermanos cuando trato

de decirles estas cosas. La verdad es que “loco

sí, pero no tanto”.

- ¡Ay, la misa!

- Sí, sí. Vete a misa. Y bienvenida a la

casa del Padre… Bueno, de la Madre, o sea, a

España.

Y la monja entró desternillada de risa en

la basílica.

¡He ahí la prueba de que los chinos

también son sapiens! Saben reír… ergo son

españoles. Esperemos que no se dejen

embaucar como otros que permiten ser

insultados por los pinochos que todo lo quieren

convertir en “latino”, esos que non quieren

enterarse de que los planetas no giran entorno

a Roma, sino en torno al Sol, al Sol que es

España, como cualquiera lo puede ir

descubriendo. ¡Y nadie lo puede remediar!

14

E poiché sei arrivato fino qui,

paziente lettore, t’invito a prendere in

considerazione la svastica, proprio

come il segno che i Magi potrebbero

portare sulla mantellina o la cappa, così

come San Giacomo porta la croce di

Sant'Andrea e la conchiglia, ambedue

segni, anche "made in Spain".

Ci sarà qualche croce che

non porti marca e nome spagnoli?

Se il diabolo avesse una

croce, anche essa sarebbe

spagnola. Ma, attenzione, questa

non è la svastica.

Potremmo perdonare ai nazi

che con le sue “crocifissioni”

adulterassero il significativo nome

di questa Croce? Perché svastica

porta il nome della Spagna, è

l’originale nome di Dio: “Stella

Solare”.

Alla fine, sempre ci vuole dire: “Perdona

poiché non sanno quello che fanno”. E non

diciamo “sono stupidi”, perché allora può essere

che nemmeno li perdonassimo.

La svastica era proprio la Stella

che veniva -e continua a venire-

dall’Oriente, che non per niente si

dice “dall’Oriente viene la salvezza”, il

dono che gli autentici Re Magi

regalano ogni giorno al mondo e a

tutti gli uomini senza distinzione. La

svastica è il Sole che, come un

Gerione tricefalo è rappresentato dai

tre Magi, Melchior, Gaspare e

Baldassare.

Dopo s’incominciò a

parlare di “Padre, Figlio e

Spirito Santo”, benché

nessuno sappia proprio

perché. Certo, non parlo dei

grandi teologi, che questi…,

sicuramente neanche, perché

se lo sapessero, com’è che

non sono capaci di spiegarlo

in modo semplice perché

tutti possano capirlo? Ecco

perché.

Y, ya que has

llegado hasta aquí,

lector paciente, te

invito a que consideres

la esvástica justo como

el signo que podrían

llevar los Magos sobre

la esclavina o la capa,

lo mismo que Santiago lleva la

cruz en aspa y la vieira, signos,

ambos, también “made in Spain”.

¿Habrá alguna cruz que no

lleve marca y nombre españoles?

Si el diablo tuviera una

cruz, también ésta sería

española. Pero, ojo, que ésta no

es la esvástica.

¿Podremos perdonar a los

nazis que con sus “crucifixiones”

adulteraran el significativo

nombre de esta cruz? Porque la

esvástica lleva el nombre de España, es el

original nombre de Dios: “Estrella Solar”.

Al final, siempre hay que decir:

“Perdónales porque no saben lo que hacen”. Y

no digamos “son tontos”, porque

entonces puede que ni los perdonemos.

La esvástica era precisamente la

Estrella que venía -y sigue viniendo- de

Oriente, que por algo dicen que “de

Oriente viene la salvación”, el don que

los auténticos Reyes Magos regalan

cada día al mundo y a todos los

hombres sin distinción. La esvástica es

el Sol que, como un Gerión tricéfalo es

representado por los tres Magos,

Melchor, Gaspar y Baltasar.

Luego dio por hablar de

“Padre, Hijo y Espíritu Santo”,

aunque nadie sepa exactamente

por qué. Bueno, no hablo de los

grandes teólogos, que éstos…,

seguramente tampoco lo saben,

porque si lo supieran, ¿cómo es

que no son capaces de

explicarlo de manera sencilla

para que todos lo entiendan?

Pues eso.

15

In ogni modo, è chiaro che la Trinità non

è un invento della Chiesa. La Trinità è stata

inventata dagli spagnoli, e abbiamo avuto

qualcuno più significativo che

il solito trifoglio di San

Patricio: L’originale Gerión

Tricéfalo che, come i nazi alla

esvástica, no mancarono quelli

che gettarono su di lui l’ombra

del discredito. Là c’è pero,

come immagine ricuperata

delle tre Persone diverse e un

solo Sole vero, il Dio che ogni

giorno viene dall’Oriente, non

già per generare la vita nel

primo e originale “Belén”, in Spagna, com’è

d’obbligo, ma per salutarla, e conservarla, e

generarla, che tutto è creazione.

Di questo primo “Belén” Occidentale, o

Spagnolo, danno fede “l’albero di Natale”, e gli

alberi del Paradiso, e l’albero della Croce, che

non c’è albero ne croce -non dimenticarlo,

lettore- che non siano spagnoli. E ancora si

conserva in Spagna, a dispetto le opposizioni

attive o passive della Chiesa, la “pagana” festa

de “las Marzas”, e “los Mayos” e “el Mayo”, il

cui centro di gravità è la nascita -o rinascita-

della vita, e l’albero come primordiale anello

della stessa.

“Ma com’era svelto Cristo”, diceva certo

frate come preambolo alle scene evangeliche

delle sue catechesi. E vediamo che la Chiesa

celebra la “Domenica delle palme”. Nessuno

però pensi che sia essa “la svelta”, perche

niente capisce; è che la dirige lo Spirito Santo

che, naturalmente, anche è spagnolo, benché

nessuno lo sappia. E menomale, perché se tutto

in essa fosse romano, poveretti di noi.

De cualquier modo, está claro que la

Trinidad no la inventó la Iglesia. La Trinidad la

inventamos los españoles, y

tuvimos a alguien más

significativo que el recurrido

trébol de San Patricio: El original

Gerión Tricéfalo que, como los

nazis a la esvástica, no faltaron

los que lanzaron sobre él la

sombra del desprestigio. Pero ahí

está como imagen recuperada

de las tres Personas distintas y

un solo Sol verdadero, el Dios

que cada día viene de Oriente,

no ya para generar la vida en el

primer Belén, en España, como es de rigor, sino

para saludarla, y conservarla, y regenerarla,

que todo es creación.

De este primer Belén Occidental, o

español, dan fe “el árbol de Navidad”, y los

árboles del Paraíso, y el árbol de la Cruz, que

no hay árbol ni cruz -no lo olvides, lector- que

no sean españoles. Y aún se conserva en

España, a pesar de oposiciones activas y

pasivas de la Iglesia, la “pagana” fiesta de las

Marzas, y los Mayos y el Mayo, cuyo centro de

gravedad es el nacimiento -o renacimiento- de

la vida, y el árbol como primordial eslabón de la

misma.

“Pero qué listo que era Cristo”, decía un

fraile como preámbulo a las escenas

evangélicas de sus catequesis. Y vemos que la

Iglesia celebra el “Domingo de Ramos”. Pero

nadie piense que sea ella “la lista”, que ni se

entera; es que la dirige el Espíritu Santo que,

por supuesto, también es español, aunque

nadie lo sepa. Y menos mal, porque, si todo en

ella fuera romano, “apañadítos estábamos”.

16

Abbondando nell'albero:

Impregnati del darwinismo come

siamo, ci sono, grazie a Dio, quelli che lo

deridono dicendo come può un uomo

discendere dalla scimmia. Semmai

dall'albero, che anche da lui discendono

le scimmie. E così quasi lo avevo creduto

io, salvo che anche per le scimmie, la

prima cosa che è stata piantata

nell’Eden, o giardino originale, è stato

“l'albero della vita", ma non per discen-

dere da lui, ma che potrebbero salire.

Dal resto, i nostri antenati, che non erano

più stupidi delle scimmie, sapevano alla

perfezione che prima di apparire loro sulla

terra, avevano bisogno degli alberi per

raccogliere i beni più elementali alla sua

sussistenza: ¡L’albero della vita!

Quel della “Scienza del bene e del male”,

io immagino che era -ed è-, un albero di ombra.

Perché, immagini, lettore, un altro Hitler, così

audace che invece di accogliersi all'ombra di

quest’albero, decidesse di mangiare da lui e

saltasse dicendo che 2 x 2 sono 14? "Poveretti

di noi".

Questi alberi del Paradiso,

o "Giardino delle Esperidi",

anche sono stati rappresentati

dalle "Colonne d'Ercole". Si

tratta dunque di denominazioni

sinonime che danno ragione

dell'originale “Belén”.

E notare che non soltanto

San Matteo si ricordò di tale

“Belén”, nel suo singolare

racconto, perché anche i greci

conservavano nella sua

mitologia la storia di Venere

nata all'interno di una conchiglia

nelle acque dell’Oceano,

“Amaliach o amallaki”, frutto della "schiuma

delle onde", dello sperma o latte solare.

L'aspetto negativo di San Matteo -che non so se

possiamo perdonargli- è che dimenticò di

segnalare la Spagna, o almeno l'Oceano, come

il luogo dove è nata la vita, come fecero i greci.

Così, alla fine, colui dal quale più ci affidavamo

fu chi tutti ingannò.

Abundando en el árbol:

Imbuidos como estamos de

darwinismo, no faltan a Dios gracias, los

que lo ridiculizan diciendo que cómo

puede el hombre descender del mono. Si

acaso del árbol, que también de él

descienden los simios. Y así casi me lo

llego a creer yo, salvo que, también para

los monos, lo primero que se plantó en

el Edén, o jardín original, fue el “árbol

de la vida”, pero no para bajarse de él,

sino para que pudieran subir.

Por lo demás, nuestros ancestros, que no

eran más tontos que los simios, bien sabían

que antes de aparecer ellos sobre la tierra,

necesitaban árboles de los que recoger lo más

elemental para la subsistencia: ¡El árbol de la

vida!

El de la “Ciencia del bien y del mal”,

imagino yo que más bien era -es- un árbol de

sombra. Porque, ¿te imaginas, lector, a otro

Hitler, tan osado que en vez de acogerse a la

sombra de este árbol, decidiera comer de él y

saltara diciendo que 2 x 2 son 14? “Apañaditos

estábamos”.

Estos árboles del Paraíso,

o “Jardín de las Hespérides”,

también han estado

representados por las

“Columnas de Hércules”. Se

trata pues de denominaciones

sinónimos que dan razón del

Belén original.

Y nótese que no sólo San

Mateo se recordó de tal Belén,

en su singular relato, porque

también los griegos guardaban

en su mitología la historia de

Venus nacida dentro de una

concha, en las aguas del Océano

“Amaliach o Amallaki”, fruto de la “espuma de

las olas”, del esperma solar o de la leche. Lo

malo de San Mateo -y no sé si se lo podremos

perdonar- es que olvidó señalar a España, o al

menos al Océano, como el lugar donde nació la

vida, tal cual hicieron los griegos. O sea, que al

final, aquel de quien más nos fiábamos fue

quien más nos engañó.

17

Della stessa “Belén”, come

abbiamo detto in precedenti racconti,

continua a dare notizia “El Camino de

Santiago”, che piuttosto di risalire al XII

s., trasmette la tradizione millenaria -se

non milionaria- del più antico

pellegrinaggio dell'umanità verso il

luogo delle loro origini, da dove

sapevano che erano i suoi nonni più

lontani, al luogo dove è stato il Paradiso

Terracqueo, il Giardino dell’Eden o dell’Esperidi,

in Spagna, con la speranza e il desiderio

d’integrarsi nel "Cielo" o "Paradiso Celeste".

Tale Cammino non era altro se non quel del

Sole dall’Oriente verso l’Occidente, quel dei tre

Re Magi, così “consustanziali” tra di loro.

E qui ricordo il mio amico Max cercando di

spiegare nella sua omelia del giorno della

"Befana" -in Spagna il "Giorno dei Re Magi"-,

che cosa potrebbe essere quella stella che

videro tre "astrologi" e che li fece sellare i loro

“cammelli” e seguirla. Per certo, in Spagna,

quello tradizionale sono i cavalli.

Arrivato in Curia di recente, Roberto, un

frate polacco che mi conosce da Madrid, per

discolpare le mie “estravaganze” di fronte agli

altri dice, pietoso, che sono molto creativo. Oh,

amico mio, per creativo, Max! Che cosa fosse

esattamente la stella, e da dove uscì, e perché

in quel momento, e che cosa videro in essa, e

bla, bla, bla... e, alla fine…, Il Mistero!

E perché ogni anno Max continui a essere

più creativo eviterò dirgli che l’unico che ha

fatto San Matteo è stato plagiare la mitologia

spagnola nella sua finzione sui "Magi d'Oriente”

che videro e seguirono una supposta stella che

apparve al improvviso e li guidava verso non

sapevano dove.

Del mismo Belén, como

tenemos dicho en relatos anteriores,

sigue dando razón El Camino de

Santiago, que más que datar del s.

XII, nos transmite la tradición

milenaria -si no millonaria- de la más

antigua peregrinación de la humanidad

hacia el lugar de sus orígenes, de

donde sabían que eran sus abuelos

más lejanos, al lugar donde estuvo el

Paraíso Terrenal, el Jardín del Edén o de las

Hespérides, en España, con la esperanza y el

deseo de integrarse en el “Cielo” o al “Paraíso

celestial”. Tal Camino no era sino el del Sol del

Oriente hacia el Occidente, el de los tres Reyes

Magos tan “consustanciales” entre sí.

Y aquí recuerdo a mi amigo Max tratando

de explicar en su homilía del día de la “Epifanía”

-en España “Día de Los Reyes Magos”- qué

pudo ser aquella estrella que vieron tres

“astrólogos” y que les hizo levantarse y ensillar

sus “camellos” para seguirla. Por cierto, el

España, lo tradicional son los caballos.

Recién llegado a la Curia, Roberto, un

fraile polaco que me conoce de Madrid, para

disculpar mis “extravagancias” ante los demás,

dice, piadoso, que soy muy creativo. ¡Pues

anda que Max…!” Y que qué era exactamente

la estrella, y que de dónde salió, y por qué en

aquel momento, y que qué verían en ella, y bla,

bla, bla… y, al fin, ¡Misterio!

Y para que Max siga siendo cada año más

creativo evitaré decirle que lo único que hizo

San Mateo fue plagiar la mitología española en

su ficción sobre los “Magos de Oriente” que

vieron y siguieron una supuesta estrella que de

pronto apareció y que los guiaba hacia no

sabían dónde.

18

Poi la Santa Madre Chiesa consacrò il tale

racconto, ma -e questo è il suo grande peccato-

cancellò il nome dell'autore originale in cui la

fiaba è stata ispirata e si rubò la paternità.

Bene possiamo dire che, se a Cristo lo

crocifissero tra gli ebrei e i Romani, nel nostro

caso la crocefissa, con l'adesione della Chiesa,

fu la Spagna. Ma non c'è nulla di nascosto che

non sarà svelato. Inoltre, "il terzo giorno

risusciterà". Se per Dio mille

anni sono come un giorno,

fare il calcolo, perché siamo

già nel terzo millennio. Inizino

dunque i complici della tale

crocifissione a pagare chi

devano certificare che sempre

è stata un cadavere.

Caro lettore, questo avrebbe potuto

essere la fine della mia storia, che sembrava

così luminosa come hai potuto costatare ma,

pur essendo troppo penoso per il Natale, devo

raccontare un altro aneddoto. Eccolo:

Mentre i due aspettavano per un incontro

posteriore, ho voluto esporre a un frate

Soriano, professore di Bibbia presso la nostra

"Pontificia Facoltà Teologica di San

Bonaventura, il Seraphicum" -appunta, lettore,

questo nome-qualche idea sui suoi antenati gli

Arevaci in relazione con le antiche Americhe.

Non avevo quasi cominciato a parlare

quando mi lanciò:

- E come furono là, a nuoto.

- Sicuramente sapevano

nuotare -rispose-, ma io credo che

anche sapevano navigare.

Comunque, devo ammettere che

era "più facile" raggiungere

l'America a piedi attraverso un

blocco di ghiaccio per migliaia di km., con

temperature di 60 o 80 gradi sotto zero, che

questo era il Nord dell’Europa unito alla Siberia

fino non tanto tempo fa. Anche avrebbero

potuto essere gli americani chi venissero da lì

per colonizzare la Siberia. Chi lo sa? Ma tu,

prima di rispondere così, potresti, informarti un

po'; io stesso potrei darti a leggere qualcosa.

Luego la Santa Madre Iglesia consagró tal

relato, pero -y éste es su gran pecado- borró el

nombre del autor original en el que inspiró el

cuento y se apropió la autoría.

Bien podemos decir que, si a Cristo lo

crucificaron entre judíos y romanos, en nuestro

caso la crucificada, con la adhesión de la

Iglesia, fue España. Pero nada hay escondido

que no haya de descubrirse. Además, “al tercer

día resucitará”. Si para Dios

mil años son como un día,

hágase el cálculo, que ya

estamos en el tercer milenio.

Empiecen pues los cómplices

de tal crucifixión a pagar a

quienes deban certificar que

siempre fue un cadáver.

Amigo lector, éste podría haber sido el fin

de mi relato, que se las prometía tan luminoso

como has podido constatar pero, pese a ser

demasiado lastimosa para las Navidades, tengo

que contar otra anécdota. Hela aquí:

Mientras los dos esperábamos para un

posterior encuentro, quise exponer a un fraile

soriano, profesor de Biblia en nuestra “Pontificia

Facultad Teológica de San Buenaventura, el

Seraphicum” -apunta, lector, este nombre-,

alguna idea sobre sus antepasados los arévacos

en relación con las antiguas Américas.

No había casi empezado a hablar cuando

me lanzó:

- Y como fueron allí, a nado.

- Pues, hombre, seguramente

sabrían nadar -respondí-, pero yo

creo que también sabrían navegar.

Bueno, tengo que reconocer que

era “más fácil” llegar a América

caminando a través de un bloque de hielo

de miles de km., con temperaturas de 60 u 80º

bajo cero, que tal era el norte de Europa unido

a la Siberia hasta no hace tanto. También

podrían haber sido los americanos quienes

hubieran venido desde allí a colonizar la Siberia,

que quién sabe… Pero tú, antes de responder

así, podías escuchar, informarte un poco; yo

mismo te podría dar a leer algo.

19

- Io mai perderò il tempo a leggere teorie

“stravaganti".

E qui finisse il nostro duale

incontro: Io me ne andai in una

direzione e lui in un’altra.

Come per raccontare a

quest’Insegnante di Bibbia nella

nostra "Pontificia Facoltà

Teologica di San Bonaventura, il

Seraphicum" -non dimenticare,

lettore, questo nome- quello che

raccontai alla suora cinese.

Perdonatemi gli Arevaci, ma io credo che

qui ci sia uno che avrebbe deluso le vostre

aspettative. Un signor che ha mostrato di

essere un asino diplomato. Perché anche se

non fosse vero quello che stavo dicendo,

almeno avrebbe meritato il beneficio di una

minima attenzione. E benché in questi discorsi

tutto fosse bugia, un accademico dovrebbe

interessarsi in essi, almeno per garantire

l'ortodossia della scienza che presumibilmente

insegna in una così segnalata facoltà.

"Com’è bello", saltai la monaca cinese in

un momento della mia esposizione, e

qui c’è la prova che ci vuole un cuore

pulito per "vedere Dio". Perché gli

accademici, piuttosto di pulito,

tendono ad averlo abbastanza

fornito di pregiudizi, i sufficienti per

prescindere di tutto il resto prima

che oscille minimamente la sedia

sulla quale sono seduti… Come

somari!

Confrontare anche l'atteggiamento del

Soriano con i due giovani che mi

domandarono per la svastica.

Sai, lettore? C’è chi

sussurra per la mia penna il

premio Nobel di letteratura.

Com’è tagliente! Ma non ci

vogliono i premi per segnalare

con essa ai "Neanderthal".

E ora mi ricordo, che lo stesso Soriano,

già mi aveva guardato un tanto scontroso in un

altro momento in cui io difendevo “L’Ispanità

d’Ispanoamerica”, cosa dalla quale già lasciai

notizia nella pag. 200 dello scritto omonimo.

- Yo nunca perderé el tiempo en leer

teorías “extravagantes”.

Y aquí terminó nuestro dual

encuentro: Yo salí en una

dirección y él en otra.

Como para contar a este

Profesor de Biblia en nuestra

“Pontificia Facultad Teológica de

San Buenaventura, el

Seraphicum” -no olvides, lector,

apuntar este nombre-, lo que le

conté a la monja china.

Pues que me perdonen sus antepasados

los arévacos, pero yo creo que aquí hay uno

que les salió rana. Un señor que mostró que es

un asno diplomado. Porque aunque no fuera

cierto lo que yo le estaba diciendo, al menos

debería haber merecido el beneficio de una

mínima atención. Y, aunque en estos discursos

todo fuera mentira, un académico debería

interesarse por ellos, al menos para velar por la

ortodoxia de la ciencia que presumiblemente

enseña en tan destacada facultad.

“Qué bonito”, saltó la monja china en un

momento de mi exposición, y aquí está

la prueba de que es necesario un

corazón limpio para “ver a Dios”.

Porque los académicos, más que limpio,

suelen tenerlo amueblado con

suficientes prejuicios como para

prescindir de todo lo demás antes de

que se tambalee la cátedra en la que

están instalados… ¡Como asnos!

Comparar también la actitud del soriano

con la de los jóvenes que me preguntaron por

la esvástica.

¿Sabes, lector? Hay

quien susurra para mi pluma

el Premio Nobel de literatura.

¡Qué agudo! Pero no hacen

falta premios para señalar

con ella a los

“neandertales”.

Y ahora recuerdo que, el mismo soriano,

ya me había mirado displicente en otra ocasión

en la que yo defendía “La Hispanidad de

Hispanoamérica”, algo de lo que di noticia en la

pág. 200 del escrito homónimo.

20

Svegliati dunque, nazioni, e pensate a chi

date i vostri figli perché siano educati. Poiché

questo non è il caso che lui sia da Soria ed io

da Burgos. Se io fossi venuto a Roma all'età del

Soriano, invece di quasi con sessanta anni, e

non proprio per andare in università, oggi sarei

una copia lui.

Dai bambini rapiti ai cristiani facevano i

musulmani la sua forza d'élite, quella dei

giannizzeri, i nemici più diabolici proprio di

coloro che li avevano generato. Oggi non sono

più rapiti i bambini, né si fanno martiri per

potere dopo alzarli monumenti e appropriarsi di

loro per l'eternità. Ma c'è ancora

una città che non si vergogna di

portare per emblema una lupa

che alimenta, alle sue mammelle,

ai figli di una madre alla quale

certamente ha prima assassi-

nato. E, benché sia di lupa,

com’è dolce il latte per gli affamati! Ma alla lupa

ogni tanto anche gliele vede la gamba.

A chi dica che esagero, prima dovrebbe

spiegarmi la reazione del Soriano. E potrei

mettere altri esempi. Ma è meglio che sia uno

stravagante che mandare tutti al manicomio. E

menomale che uno è astemio.

Tutti sappiamo che l’attuale Papa

non lascia di chiedere delle preghiere per

lui. Allora, a me piacerebbe sapere la

ragione profonda di questa sua

insistenza, che può essere che nemmeno

lui la sappia.

- Il nome degli indigeni colombiani è

“Arawacos”. Grazie per la fiducia di condividere

le tue scoperte accademiche".

Ecco quello che mi disse John Jairo, un

frate colombiano venuto a Roma per alcuni

giorni, a chi parlai degli antichi “arevaci” spa-

gnoli, che non tutti sono come "il Soriano". Cer-

tamente riconobbe il suo complimento, ma gli

fecce sapere che "le mie scoperte" non sono

mie e, soprattutto, neanche sono accademico.

"Quello mio –gli dissi- è tutto paraacademico".

Peccato che uno passi per Roma e,

incluso senza ricevere berretto né capello, così

presto lo innalzino o lo guardino come a un

santo, se non come a un extraterrestre. Finisco:

Pues espabilad, naciones, y pensad a

quien dais vuestros hijos para que os les

eduquen. Porque no es el caso de que él sea de

Soria y yo sea de Burgos. Si yo hubiera venido

a Roma a la edad del soriano, en vez de con

casi sesenta años, y no precisamente para ir a

la universidad, hoy sería un calco del mismo.

De los hijos secuestrados a los cristianos

hacían los mahometanos su fuerza de élite, la

de los jenízaros, los más endiablados enemigos

justo de quienes los habían generado. Hoy ya

no se secuestran niños, ni se hacen mártires

para poder después levantarles monumentos y

apropiarse de ellos por la

eternidad. Pero aún hay una

ciudad que no se avergüenza de

tener por emblema una loba que

alimenta a sus ubres a los hijos

de una madre a la que sin duda

asesinó. Y, aunque sea de loba,

dulce es la leche para el hambriento. Pero, a

veces, a la lobita también se le ve la patita.

A quien diga que exagero, que me

explique antes la reacción del soriano. Y podría

poner otros ejemplos. Pero es mejor que sea

uno el extravagante que no mandar a todos al

manicomio. Y menos mal que uno es abstemio.

Todos sabemos que el actual

Papa no deja de pedir que se rece por

él. Pues a mí me gustaría saber la razón

profunda de tanta insistencia, que puede

que ni siquiera él la sepa.

- “El nombre de los indígenas

colombianos es “Arawacos”. Gracias por

la confianza de compartir tus descubrimientos

académicos.”

Es lo que me dijo John Jairo, un fraile

colombiano venido por unos días a Roma a

quien hablé de los antiguos “arévacos”

españoles. No todos son como “el soriano”. Por

supuesto, reconocí su cumplido, pero le hice

saber que “mis descubrimientos” no son míos

ni, por supuesto, son académicos. “Lo mío -le

dije- es todo paraacadémico”.

Lástima que uno pase por Roma y, aun

sin recibir birrete ni capelo, tan pronto le

encumbren o le miren como a un santo, si no

como a un extraterrestre. Termino:

21

Il 19, giorno di San Mario, che non si sa

se abbia esistito, un frate disse: "Più

leggendario è un santo, più è popolare".

Perché sarà così?

La mia risposta non sarebbe

così ortodossa, ma legati

all’affermazione del frate e alla mia

insinuazione, ecco due regali se per

caso tu, lettore, intuisci quale sia il

mio scopo che, ti anticipo, in

ambedue casi fanno riferimento alla

Spagna. Anche tu potresti decidere di

rispondere da te stesso. Qui ci sono i regali:

1. La lapide.

Nella Basilica dei Ss. XII Apostoli c’è una

lapide in caratteri gotici che “certifica” che in

essa è stata un giorno, come una reliquia, il

"Colobium", che non è altro che il mantello

rosso di San Tommaso.

Rosso! Il colore del Sole al tramonto, quel

della barba di Gaspare. Lo stesso colore che

impiega la pittura nell'iconografia di due santi

popolari in Spagna: San Cristobal e San

Girolamo. A quest'ultimo è anche associato il

leone Ercole.

Ecco la foto della lapide.

El 19, día de San Mario, que no se sabe

si existió, cierto fraile declaró: “Cuanto más

legendario, más popular es el santo”.

¿Por qué será así?

Mi respuesta no sería tan

ortodoxa, pero relacionados con la

afirmación del fraile y con mi

insinuación, vayan dos regalos por si

tú, lector, intuyeras por dónde irían

los tiros que, te anticipo, en ambos

casos hay referencias a España.

También podrías decidirte a responder

por ti mismo. He aquí los regalos:

1. La lápida.

En la Basílica de los Ss. XII Apóstoles hay

una lápida en escritura gótica que “certifica”

que en ella se encontró un día, como reliquia,

el “Colóbium”, que no es otra cosa que el

manto rojo de Santo Tomás.

¡Rojo! El color del Sol del ocaso, el de la

barba de Gaspar. El mismo color que derrocha

la iconografía al pintar a dos populares santos

en España: San Cristóbal y San Jerónimo. A

este último también se le asocia el león de

Hércules.

He aquí la foto de la lápida.

22

2. Il toro!

Animale bravo da risonanze mitiche

universali, è rappresentato nella stessa basilica

per due pitture, le cui foto mostro accanto.

È interessante notare che

entrambi i tori rappresentano

l'Arcangelo Michele, a chi anche

presentiamo in un modo più

convenzionale.

Circa il contenuto del

primo regalo -la lapide- parlavo

io con un giovane frate francese

e mi congedò con un educato

"Buona sera".

Non dubito, ma anche

senza dare Jorge segni di così

sottile educazione, certamente

intuirà il valore dei miei regali e

saprà cosa fare di loro, e anche

qualcun altro lettore.

Grazie.

P.S.: Finisco di correggere questo

racconto con data 22 gennaio 2016, giorno di

San Vicenzo Martire, il Santo del mio nonno

paterno. Anche San Vincenzo risponde principio

"Più leggendario è un santo, più è popolare".

2. ¡El toro!

Animal bravo de resonancias míticas

universales, está representado en la misma

basílica por dos pinturas cuyas fotos muestro.

Curiosamente, ambos

toros representan al Arcángel

San Miguel, a quien también

presentamos de un modo más

convencional.

Sobre el contenido del

primer regalo -la placa-

hablaba yo con un joven fraile

francés y él me despidió con un

educado “Buenas tardes”.

No lo dudo, pero aun sin

dar Jorge tan sutiles muestras

de educación, bien que intuirá

el valor de mis regalos y sabrá

ponerlos a buen recaudo, y

también algún otro lector.

Gracias.

P.S.: Termino de corregir este relato con

fecha 22 de enero del 2016, día de San Vicente

Mártir, el Santo de mi abuelo paterno. También

San Vicente responde al principio “Cuanto más

legendario, más popular es el santo”.