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Elogio della lettura lentaElogio della lettura lentaElogio della lettura lentaElogio della lettura lenta
Tablet, smartfone, I-Pad, I –Phone: stru-
menti ricercati dai ragazzi ed apprezzati
ormai da tutto il mondo. Strumenti che con-
sentono l’accesso a dei dati infiniti; stru-
menti che collegano gli estranei, abolendo i
confini e le distanze. Quali difetti nascondo-
no ? Che insidie?
Maryanne Wolf è una neuroscienziata co-
gnitiva che lavora alla Tuft University e si
occupa di web da molti anni: la sua preoc-
cupazione è anche di chi insegna ai ragazzi
nelle scuole. Il sistema di comunicare entro
e non oltre 140 caratteri (che è il sistema
dei tweet) sta cambiando non solo il nostro
modo di leggere, ma anche i circuiti mentali
umani. Il pericolo è grande ed incombente,
perché la nostra specie non possiede geni,
corredi cromosomici adattabili per trasmet-
tere ai propri discendenti il sistema corretto
per apprendere. Basta pertanto anche un
solo passo falso di una generazione
“scollegata” per perdere i vantaggi incalco-
labili di quattromila anni di cultura, cata-
strofe ancor più irrecuperabile perché av-
verrebbe contemporaneamente in ogni
luogo del mondo e in un solo secolo. Nes-
suna civiltà si salverebbe e nessuna cultura
riuscirebbe a evitare il contagio devastante
di un’incapacità sempre più grande di rea-
lizzare o leggere dei testi con pensieri com-
plessi e “frasi lunghe”, di cui si nutre da
sempre la cultura. Analizzato il problema,
dal 2011 il professor David Mikics, docente
dell’ University of Houston e dal suo gruppo
ha dato il via ad un progetto battezzato
“SLOW READING” (insegnamento lento),
che si rifà al meno recente e famoso
progetto “Slow food” sorto contro l’indu-
strializzazione selvaggia del settore agro-
alimentare e della ristorazione, come
reazione all’eccessiva velocizzazione dei
processi di apprendimento. Lo “slow rea-
ding” fa risalire l’ inizio del problema dell’
alterazione dei comportamenti cognitivi
allo sviluppo delle telecomunicazioni,
sotto forma di dipendenze psicologiche
dalla televisione e dal telecomando
(“zapping”) seguito dall’uso compulsivo di
Internet, slot machine/scommesse “on
line” (“ludopatia” ). Nel saggio di Nicho-
las Carr pubblicato da “The Atlantic”
“Google ci rende stupidi?”si anticipava
quanto ora docenti di tutto il mondo espli-
citamente denunciano: la tendenza degli
studenti a rifiutare o a mostrare incapa-
cità di comprensione o interazione con
testi complessi. I geni deputati al control-
lo, coordinazione del linguaggio e
della vista non sono in grado di tra-
smettere ereditariamente la capaci-
tà di lettura, che è una capacità
acquisita, ovvero plastica, ma fenoti-
pica, da rinnovare ineluttabilmente
ad ogni generazione.
E D I T O R I A L E
di Paola Petrillo, docente
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SommarioSommarioSommarioSommario
Il latte materno è il miglior nutrimento Il latte materno è il miglior nutrimento Il latte materno è il miglior nutrimento Il latte materno è il miglior nutrimento
per il neonato. Inoltre porta benefici per il neonato. Inoltre porta benefici per il neonato. Inoltre porta benefici per il neonato. Inoltre porta benefici
anche alla madre, sviluppa il rapporto anche alla madre, sviluppa il rapporto anche alla madre, sviluppa il rapporto anche alla madre, sviluppa il rapporto
affettivo ed è gratuitoaffettivo ed è gratuitoaffettivo ed è gratuitoaffettivo ed è gratuito
L’allattamento al seno rappresenta la
via più tradizionale e naturale di alimen-
tazione del neonato, uno di quei casi in
cui le condizioni che la natura ha predi-
sposto si rivelano essere quelle ottimali
per la salute degli organismi. Il latte
materno, oltre ad essere una fonte di
macro e micro nutrienti altamente spe-
cifica per le richieste e le necessità del
neonato, presenta numerosi principi
“non nutritivi” fondamentali per lo svi-
luppo e la crescita ideali del bambino.
Tra questi i più significativi sono gli anti-
corpi; nel latte materno, infatti, se ne
trovano diversi che, nel complesso,
proteggono il neonato da un vasto spet-
tro di infezioni virali, batteriche e proto-
zoarie. Nonostante nel latte materno
siano presenti tutte le cinque classi di
immunoglobuline, quelle più abbondanti
sono le Ig A, in particolare le Ig A secre-
torie. Queste ultime proteggono le mole-
cole degli anticorpi dal pericolo di venire
digerite dagli acidi gastrici e dagli enzi-
mi digestivi dello stomaco e dell'intesti-
no: esse rappresentano dunque un
mezzo efficace contro gli agenti patoge-
ni ingeriti. Le Ig A secretorie sono assen-
ti nei neonati per settimane, in alcuni
casi per mesi, dopo la nascita. I bambini
allattati artificialmente sono perciò più
vulnerabili all’insorgenza di patologie
del tratto gastro-intestinale.
Un aspetto non trascurabile, nelle pri-
me fasi di vita dell’individuo, è il legame
affettivo che si crea con la madre; l’al-
lattamento al seno è senza dubbio la
forma di contatto fisico e psicologico tra
madre e figlio più efficace per la crea-
zione del coinvolgimento affettivo che
ha un peso preponderante nel corretto
sviluppo psicofisico del neonato.
I benefici dell’allattamento al seno non
sono esclusivamente appannaggio del
neonato: coinvolgono anche la salute
della madre e la possibilità di ridurre i
costi di mantenimento del figlio da
parte della famiglia. Per individuare
alcuni dei benefici per la madre si può
fare riferimento al rilascio di ossitocina
(OCT) stimolato dalla suzione: questo
ormone aiuta l’utero materno a ripren-
dere le dimensioni normali grazie all’in-
duzione di lievi contrazioni. Studi atten-
dibili dimostrano, inoltre, come allatta-
re al seno nella fase post-partum ridu-
ca il rischio di sviluppare forme tumora-
li della mammella.
Per quanto riguarda invece l’aspetto
economico, è intuitivo comprendere
come il latte materno rappresenti la via
meno costosa per alimentare il neona-
to fino allo svezzamento. I tipi di latte
artificiale presenti in commercio sono
derivati adattati del latte vaccino; sono
prodotti nella maggior parte dei casi
piuttosto costosi e lontani dalla ricchez-
za nutritiva e dalla specificità del latte
materno.
Risulta chiaro dunque come l’allatta-mento del neonato al seno sia il meto-do più vantaggioso di alimentazione sia , per la salute che per il portafoglio. Tuttavia, accade non di rado che si presentino situazioni in cui allattare al seno pone di fronte a sé degli ostacoli. In alcuni casi le difficoltà sono causate da malformazioni nel neonato della zona orale, come accade ad esempio
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nei bambini affetti da labiopalatoschi-si. Con maggior frequenza i problemi nell’allattamento al seno sono corre-lati alla madre. Esclusi i casi di pato-logie trasmissibili con l’allattamento (brucellosi, tubercolosi…), i problemi più frequenti sono rappresentati dal-l’insorgenza di ragadi, accompagnata da dolore acuto e cronico, e ipogalat-tia. Nell’ultimo caso è necessario fare delle considerazioni: l’ormone respon-sabile della lattazione (produzione di latte) è la prolattina (PRL) la cui se-crezione, da parte dell’ipofisi, è stimo-lata dalla suzione. Risulta chiaro dun-que come sia necessario insistere, per quanto possibile, nell’allattare nelle prime fasi dopo il parto poiché soltanto lo stimolo della suzione è in grado di indurre la secrezione di pro-lattina nell’organismo materno. Esi-stono casi in cui l’allattamento al seno viene soppresso a causa del rifiuto di tale processo da parte della madre: si tratta delle situazioni di depressione post-partum, causata per lo più dallo sconvolgimento ormo-nale e dalle difficoltà di gestire il neo-nato. In qualche caso si ritiene che l’allattamento provochi danni estetici nel fisico della madre.
Arianna Salbego Colletti
V B - Liceo Scientifico Biologico Salu-te e Ambiente " Lavinia Mondin" - Verona
B U O N A P O P P A T A
li della mammella.
B U O N A P P E T I T O , N E U R O N I !
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Ci sono cellule dell’ipotalamo particolar-Ci sono cellule dell’ipotalamo particolar-Ci sono cellule dell’ipotalamo particolar-Ci sono cellule dell’ipotalamo particolar-mente “voraci”, programmate per control-mente “voraci”, programmate per control-mente “voraci”, programmate per control-mente “voraci”, programmate per control-lare la nostra fame e tenere in equilibrio il lare la nostra fame e tenere in equilibrio il lare la nostra fame e tenere in equilibrio il lare la nostra fame e tenere in equilibrio il metabolismo. Conoscerne il meccanismo metabolismo. Conoscerne il meccanismo metabolismo. Conoscerne il meccanismo metabolismo. Conoscerne il meccanismo è un’arma contro l’obesitàè un’arma contro l’obesitàè un’arma contro l’obesitàè un’arma contro l’obesità
Sempre più persone soffrono di obesità,
definita come “eccesso di tessuto adiposo
in grado di indurre un aumento significati-
vo di rischi per la salute”.
Tra i metodi per curarla il più moderno si
basa su una stretta interazione con le
neuroscienze.
La ricerca è partita dall'America: i biologi
dello statunitense Howard Hughes Medi-
cal Institute hanno scoperto che dei parti-
colari neuroni, detti anche AGRP per il tipo
di proteina che producono, situati nel
nucleo arcuato dell’ipotalamo (una parte
del cervello), sono direttamente responsa-
bili dello stimolo della fame: se infatti si
verifica un’elevata attività elettrica in que-
sta area del cervello il soggetto è colto da
una fame vorace. Si è scoperto inoltre che
questi neuroni sono strettamente collegati
ad altri neuroni di diverso tipo, situati
sempre nell’ipotalamo, addetti alla produ-
zione di ossitocina, un ormone in grado di
inibire la sensazione di fame: questi due
tipi di neuroni sono quindi deputati all’effi-
cienza energetica dell’organismo. Un terzo
tipo di neuroni che influisce fortemente
sull’insorgere dell’obesità sono i neuroni
pro-opiomelanocortina (POMC), che con-
trastano la sensazione di fame non imme-
diatamente, come il secondo gruppo di
neuroni sopra citati, ma 'a lungo termine'
e sono anche in grado di recepire la lepti-
na, un ormone prodotto dalle masse adi-
pose che serve a inibire lo stimolo a man-
giare. I neuroni AGRP, POMC e quelli pro-
duttori di ossitocina si trovano tutti nell’i-
potalamo ed è stato dimostrato che sono
strettamente collegati fra loro, infatti l’uno
è in grado di inibire l’altro e di contrastar-
ne gli effetti.
Un altro tipo di cellula che influisce sull’ali-
mentazione è la cellula del sangue, detta
emopoietica: alla Shiga University of Medi-
cal Science di Otsu, Giappone, si è scoper-
to che, quando un essere vivente (nel
caso, un topo) prova appetito o fame,
alcune delle cellule emopoietiche si spo-
stano nell’ipotalamo e cominciano a sinte-
tizzare una particolare proteina detta
BDNF, deputata a controllare l’equilibrio
energetico dell’organismo, che fa diminui-
re la sensazione di appetito per evitare
un'eccessiva assunzione di nutrienti.
Gli studi dell'Albert Einstein College of
Medicine, Philadelphia, sostengono che
l'ipotalamo possiede cellule uniche nel
loro genere in quanto sono particolarmen-
te portate al processo di autofagia in caso
di mancanza di sostanze nutrienti, quindi
per esempio quando si ha fame. Ma se
questo processo, che consiste nel fatto
che la cellula divora parte di se stessa, è
normale in tutto il resto delle cellule del
corpo, visto che serve a rinnovarne la
struttura e a fornire energia quando even-
tualmente ce ne fosse bisogno, nei neuro-
ni ipotalamici è molto più sviluppato: infat-
ti questi neuroni, oltre ad essere molto più
'voraci', tendendo quindi a mangiare pro-
prie parti che però sono utili, producono
anche acidi grassi liberi, che incrementa-
no il livello della proteina AGRP, che con-
tribuisce ulteriormente allo stimolo della
fame.
È quindi chiaro che l’ipotalamo è forte-
mente legato al metabolismo: alimentarsi
nella maniera corretta diventa
dunque un imperativo anche per
non danneggiare il nostro cervel-
lo. Quindi attenzione al circolo
vizioso composto da neuroni,
pigrizia e junk food!
Irene Silvestri
2^Bsc Liceo Scientifico Statale “Quadri”- Vicenza
Grasso, addio!
Metodi per contrastare l'obesità:
diete, che consistono nell'alte-rare il proprio regime ali-mentare in favore di uno più sano
farmaci con la funzione di ridur-re la sensazione di appeti-to
interventi chirurgici, che agisco-no direttamente sul fisico della persona, sia interna-mente, operando lo stoma-co in diversi modi, che esternamente, asportando la massa grassa in ecces-so
prevenire con un'adeguata alimentazione e regolare esercizio fisico
L A S A G G E Z Z A N E L C A R R E L L O
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landa con 579 kg; il paese invece che spreca meno è la Grecia 44 kg.
Slow Food Italia ha stimato che il 42% degli sprechi alimentari europei avviene nell’ambiente domestico.
L’Italia, con 146 kg di cibo sprecato an-nualmente per persona, si trova a metà nella classifica degli stati europei.
B) Come evitare gli sprechi.B) Come evitare gli sprechi.B) Come evitare gli sprechi.B) Come evitare gli sprechi.
Certamente importante è osservare come la crisi economica abbia ridotto lo spreco di cibo del 51%; infatti, per risparmiare, gli italiani hanno iniziato a organizzare me-glio le proprie spese e i propri consumi, riducendo le quantità comperate, riutiliz-zando gli avanzi e dando maggior attenzio-ne alle scadenze. Anche la disposizione degli alimenti in frigorifero è importante: mettere più in vista i cibi a breve scaden-za può evitarci di buttare nella spazzatura soprattutto yogurt, insaccati e carne.
10 consigli utili per non sprecare:
1) La lista della spesa funziona sempre 1) La lista della spesa funziona sempre 1) La lista della spesa funziona sempre 1) La lista della spesa funziona sempre Prima di lanciarsi tra le corsie del super-mercato spingendo il carrello a mo’ di ariete medievale, assicurarsi di aver porta-to a termine un’accurata ricognizione di ciò che è già custodito nel vostro frigorife-ro. Bisogna ricordarsi che la spesa si fa per mangiare, non per accumulare bollini.
2) Il troppo stroppia anche al supermerca-2) Il troppo stroppia anche al supermerca-2) Il troppo stroppia anche al supermerca-2) Il troppo stroppia anche al supermerca-to. to. to. to. Evitare di comprare più del necessario: supermercato, fruttivendolo e macellaio di fiducia non hanno alcuna intenzione di chiudere, e non si è tenuti ad accumulare provviste. Acquistare le quantità di cibo che si conta di poter consumare in breve tempo.
3) Check3) Check3) Check3) Check----up completo al frigo. up completo al frigo. up completo al frigo. up completo al frigo. Preoccu-parsi del funzionamento del proprio elet-trodomestico, controllandone guarnizioni ed efficienza. La temperatura interna deve sempre rimanere tra 1 e 5 gradi, soltanto così gli alimenti potranno essere conser-vati a dovere.
4) Nella dispensa, ordine e disciplina.4) Nella dispensa, ordine e disciplina.4) Nella dispensa, ordine e disciplina.4) Nella dispensa, ordine e disciplina. Le confezioni, una volta aperte, devono esse-
Anche le abitudini quotidiane servono Anche le abitudini quotidiane servono Anche le abitudini quotidiane servono Anche le abitudini quotidiane servono per non sprecare il cibo. Basta un po’ di per non sprecare il cibo. Basta un po’ di per non sprecare il cibo. Basta un po’ di per non sprecare il cibo. Basta un po’ di organizzazione: negli acquisti, nella ge-organizzazione: negli acquisti, nella ge-organizzazione: negli acquisti, nella ge-organizzazione: negli acquisti, nella ge-stione del frigo, nella pianificazione dei stione del frigo, nella pianificazione dei stione del frigo, nella pianificazione dei stione del frigo, nella pianificazione dei pastipastipastipasti
Lo spreco alimentare è un fe-nomeno molto complesso che rappre-senta una delle maggiori contraddizioni negli stati avanzati come, per esempio, il nostro Paese. Questo tema è al centro del dibattito nel processo di sensibilizza-zione per promuovere una vita maggior-mente sostenibile e rispettosa tanto del pianeta quanto della povertà. Un argo-mento che riguarda sia il comportamen-to delle istituzioni e delle grandi aziende, sia le abitudini quotidiane delle singole famiglie. Quanto siamo consapevoli di questo problema? E in che modo possia-mo cercare di risolverlo?
A)A)A)A) Tipologie di sprecoTipologie di sprecoTipologie di sprecoTipologie di spreco Innanzitutto bisogna distinguere due tipologie di spreco di cibo: Food losses: ossia le perdite che si de-terminano nella fase di produzione degli alimenti (semina, coltivazione, raccolta, trattamento, conservazione). Food waste: ossia gli sprechi che avven-gono durante la lavorazione industriale, la distribuzione e il consumo finale.
Un rapporto del gennaio 2013 dell’Insti-tution of Mechanical Engineers, associa-zione degli ingegneri meccanici britanni-ci, ha fatto emergere che la metà del cibo che viene prodotto nel mondo, circa 1,3 miliardi di tonnellate, finisce nella spazzatura, benché sia in gran parte commestibile.
Fra le cause di questo spreco di massa ci sono le cattive abitudini di milioni di persone, che non conservano i prodotti in modo adeguato. Ma anche le date di scadenza troppo rigide apposte sugli alimenti, le promozioni che spingono i consumatori a comprare più cibo del necessario, i numerosi passaggi dal pro-duttore al consumatore nelle catene di montaggio dei cibi industriali contribui-scono a ciò.
A fronte dei miliardi di tonnellate di cibo gettato nella spazzatura, c’è un miliardo di persone al mondo che non ha accesso a sufficienti risorse alimentari.
In Europa, la quantità ammonta a 89 milioni di tonnellate, ovvero a una media di 180 kg pro capite. Lo spreco domesti-co maggiore pro-capite si registra in O-
re accuratamente richiuse e dovreb-bero essere conservate in luoghi a-sciutti. Nel frigorifero, è consigliabile riservare il piano più alto ai latticini, quello intermedio ai cibi già cotti e ai salumi. In basso, largo a carne, pesce e cibi crudi, sempre ben distanziati. Usare i cassetti per frutta e verdure; le mensole laterali per le uova.
5) Rotazione5) Rotazione5) Rotazione5) Rotazione. Proprio come nei super-mercati, cercare di disporre gli ali-menti sui ripiani secondo la propria data di scadenza, lasciando davanti quelli che devono essere consumati prima.
6) “Preferibilmente”.6) “Preferibilmente”.6) “Preferibilmente”.6) “Preferibilmente”. Prestare bene attenzione alle parole, perché la dici-tura “da consumarsi preferibilmente entro” non significa che al soprag-giungere del giorno indicato si debba cestinare tutto: quell’alimento inco-mincerà a perdere progressivamente le proprietà organolettiche (gusto, profumo, etc.)
7) Un biglietto per il freezer. 7) Un biglietto per il freezer. 7) Un biglietto per il freezer. 7) Un biglietto per il freezer. Elencare il contenuto di ciò che è conservato nel freezer.
8) Avanzare nelle pentole. 8) Avanzare nelle pentole. 8) Avanzare nelle pentole. 8) Avanzare nelle pentole. Meglio che la pietanza avanzi in teglia o in pento-la che nel piatto: sarà più facile (e igienico) riscaldarla in un secondo momento.
9) Creatività, ricettari e app. 9) Creatività, ricettari e app. 9) Creatività, ricettari e app. 9) Creatività, ricettari e app. Possono essere utili app come Ricette al Con-trario e Big Oven.
10) DONARE alle associazioni. 10) DONARE alle associazioni. 10) DONARE alle associazioni. 10) DONARE alle associazioni. Gli enti caritatevoli che gestiscono le mense per i poveri hanno sempre bisogno di un aiuto e di cibo da servire.
Sophie Girard e Umberto Buffatti
2 I - Liceo Scientifico “Messedaglia” Verona
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Ridurre del 50% lo spreco alimentare entro il 2020: è quan-Ridurre del 50% lo spreco alimentare entro il 2020: è quan-Ridurre del 50% lo spreco alimentare entro il 2020: è quan-Ridurre del 50% lo spreco alimentare entro il 2020: è quan-
to si prefigge l’Italia, intervenendo su tutta la filiera, dal to si prefigge l’Italia, intervenendo su tutta la filiera, dal to si prefigge l’Italia, intervenendo su tutta la filiera, dal to si prefigge l’Italia, intervenendo su tutta la filiera, dal
campo al frigorifero di casa. Ogni anno viene buttato cibo campo al frigorifero di casa. Ogni anno viene buttato cibo campo al frigorifero di casa. Ogni anno viene buttato cibo campo al frigorifero di casa. Ogni anno viene buttato cibo
per 9 miliardi di europer 9 miliardi di europer 9 miliardi di europer 9 miliardi di euro
Ogni anno in Italia vengono gettati circa 9 miliardi di euro in sprechi alimentari, una spesa che corrisponde allo 0,5% del PIL del paese. Negli ultimi tempi, però, si è riscon-trato un impegno sempre maggiore da parte del nostro Stato riguardo questa tematica: un esempio è costituito dal Proto-collo di Milano del novembre 2013. Esso si pone come o-biettivo la riduzione del 50% del cibo sciupato nel mondo entro il 2020 attraverso campagne finalizzate all’accresci-mento della consapevolezza del fenomeno e il coinvolgimen-to di tutta la catena alimentare.
Innanzitutto per spreco si intende non solo il cibo acquistato e poi gettato ma anche qualsiasi sostanza sana e commesti-bile che viene sperperata o degradata durante l’intera filiera agroalimentare.
Partendo dalla prima fase, che comprende attività legate alla produzione agricola, gli sprechi sono principal-mente dovuti a eventi climatici e infestazioni. In un secondo momento lo sperpero di cibo è dovuto alle tecniche di tratta-mento, immagazzinamento e trasporto. La dispersione dello stadio seguente, invece, è legata alla manipolazione a livello industriale e dovuta ai limiti delle tecniche e tecnologie uti-lizzate e dei processi di trasformazione. La penultima fase è collegata alla distribuzione dei prodotti lavorati: in essa gran parte degli sprechi è costituita dal cibo che rimane invendu-to a causa del rispetto di normative e standard qualitativi ed estetici, delle strategie di marketing e di aspetti logistici. Basti pensare che in Italia, ogni anno, si perde una quantità di cibo che potrebbe soddisfare i fabbisogni alimentari per l’intero anno di tre quarti della popolazione italiana. L’ultima parte della catena coincide con il consumo finale che gene-ralmente avviene nei luoghi di ristorazione e nelle abitazioni domestiche: gli sperperi che si registrano sono dovuti princi-palmente all’eccedenza delle quantità di cibo preparate e alla sovrabbondanza degli alimenti acquistati. A questo ri-guardo è interessante il dato secondo il quale i decessi do-vuti all’obesità e quelli causati dalla malnutrizione sfiorano cifre quasi uguali.
Sarebbe importante accrescere la consapevolezza del fenomeno per ridurre gli sprechi alimentari sia nell’ottica dell’impatto ambientale sia dal punto di vista economico. A conferma di ciò è stata condotta l’indagine che proviene dal Rapporto 2013 sullo spreco domestico realizzato da Kno-wledge for EXPO per verificare la sensibilità degli italiani nei confronti di questo tema: è emerso che per il 90% dei nostri
concittadini lo sperpero di cibo è considerato molto o abba-stanza grave e ben l’89% vorrebbe ricevere maggiori informa-zioni sulle conseguenze dello spreco e sui sistemi utili a ridur-lo.
A risentire di tutto questo processo, quindi, non sono solo le nostre tasche ma soprattutto l’ambiente che ci circon-da e che spesso sovrautilizziamo rischiando di rovinarlo per sempre e di privare così le future generazioni dei suoi benefici. Per queste ragioni è necessario promuovere tutte quelle cam-pagne già esistenti e idearne di nuove per coinvolgere ciascu-no di noi affinché l’impegno di tutti sia la base di un futuro senza sprechi alimentari nel mondo!
Eugenio Fella e Marta Piazzola
2° I - Liceo Scientifico “Messedaglia” Verona
O B I E T T I V O P A T T U M I E R E V U O T E
Il cibo biologico non conosce crisi, anzi il settore è cresciuto Il cibo biologico non conosce crisi, anzi il settore è cresciuto Il cibo biologico non conosce crisi, anzi il settore è cresciuto Il cibo biologico non conosce crisi, anzi il settore è cresciuto
dell’8,8% nel 2013, a fronte di un calo complessivo dei con-dell’8,8% nel 2013, a fronte di un calo complessivo dei con-dell’8,8% nel 2013, a fronte di un calo complessivo dei con-dell’8,8% nel 2013, a fronte di un calo complessivo dei con-
sumi alimentari. Si accetta dunque di pagare di più per avere sumi alimentari. Si accetta dunque di pagare di più per avere sumi alimentari. Si accetta dunque di pagare di più per avere sumi alimentari. Si accetta dunque di pagare di più per avere
alimenti sicuri, sani e rispettosi dell’ambientealimenti sicuri, sani e rispettosi dell’ambientealimenti sicuri, sani e rispettosi dell’ambientealimenti sicuri, sani e rispettosi dell’ambiente
Gli alimenti biologici sono stati per migliaia di anni
il cibo che ha dato l’energia essenziale per vivere all’intera
umanità, ma dal secolo scorso, con l’introduzione degli Ogm
e l’utilizzo massiccio di pesticidi chimici, il loro consumo si è
ridotto in modo così drastico che oggi viene prodotto solo da
una piccola percentuale di agricoltori! Tuttavia negli ultimi
anni, nel nostro paese le persone che scelgono di nutrirsi
con prodotti genuini sono in notevole aumento, nonostante
la crisi: lo dimostra l’incremento esponenziale che ha carat-
terizzato il settore dei prodotti biologici. Questo trend positivo
sembra inarrestabile se si considera che secondo una ricer-
ca di Nomisma per Bolognafiere il giro d’affari si aggira intor-
no a 1.720 milioni di euro, con una variazione positiva nel
periodo 2009-2011 pari al +15%; il comparto dunque non
conosce crisi , tanto che nel primo trimestre del 2013, men-
tre le vendite alimentari totali risultavano in calo, i consumi
domestici di prodotti biologici segnavano un considerevole
+8,8% rispetto al 2012. Nel complesso il 32,4% dei consu-
matori acquista ogni giorno o quasi prodotti bio.
Ciò che muove il consumatore a richiedere prodotti biologici
oggi è soprattutto il desiderio di sicurezza e la percezione
che il biologico non inquina, mentre il 25% delle persone
compra bio perché ritiene che sia più buono. Comprare cibo
biologico tuttavia non è semplice per tutti infatti i costi sono
maggiori rispetto ad alimenti comuni, ma ciò non spaventa i
consumatori che scelgono ugualmente di mangiare bio e di
nutrire bio i loro figli per motivi etici, anche facendo sacrifici
considerevoli: chi mangia biologico è disposto a spendere di
più pur di avere prodotti sicuri nel piatto, rinunciando magari
a qualcos’altro, ma non alla sicurezza alimentare!
I due grafici mostrano l’aumento di aziende e di consumo di
prodotti Bio fino al 2011
M A N G I A R E B I O : L A M O D A C H E F A B E N E !
Pagina 6 P R O J E C T
I cibi bio sono più ricchi di nutrienti e contengono una
maggiore quantità di vitamina C e di antiossidanti rispet-
to al cibo tradizionale, inoltre sono privi di neurotossine
dannose per le cellule cerebrali e favoriscono la crescita
del corpo e del cervello dei bambini. Quelli bio sono cibi
che non contengono additivi, mentre il 18% di tutti i se-
mi geneticamente modificati è progettato per produrre i
suoi pesticidi e questi semi potrebbero continuare a pro-
durre pesticidi dentro al nostro corpo una volta ingeriti. I
pesticidi inoltre inquinano le falde acquifere primarie di
metà della popolazione, per questo l’agricoltura biologica
è la migliore soluzione: il cibo bio sostiene la terra, non
la sfrutta, sostiene gli habitat naturali e supporta una più
ampia biodiversità. La scelta di alimenti bio coltivati in
aziende biologiche di piccole dimensioni aiuta anche a
garantire il sostentamento delle famiglie di agricoltori
indipendenti oltre a contribuire alla sicurezza dei lavora-
tori: una ricerca condotta ad Harvard nel 2013 ha trovato
un aumento del 70% della malattia di Parkinson tra colo-
ro che sono esposti ai pesticidi! I vantaggi per la salute
legati al consumo di prodotti bio ci sono anche per i con-
sumatori: mangiare biologico può ridurre il rischio di can-
cro (l’EPA considera il 60% dei diserbanti, il 90% dei fun-
gicidi ed il 30% degli insetticidi potenzialmente cancero-
geni), i cibi bio non sono esposti a maturazione con gas e
le carni biologiche non contengono ormoni sintetici e
farmaci che dagli animali passano all’uomo. Non stupi-
sce quindi che l’aumento del consumo di prodotti bio
negli ultimi 8 anni sia raddoppiato e che secondo gli e-
sperti continuerà ad aumentare, ma bisogna stare atten-
ti, perché un mercato in aumento attira i furbi: c’è un
falso bio, certificato come vero. Secondo Carnemolla di
Federbio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e
Biodinamica), i controlli non avverranno più nei campi
perché ci vuole troppo tempo, ma solamente sulla carta:
ciò darà via libera a falsificazioni di ogni tipo provenienti
spesso dall’Europa dell’est, come è già successo. Biso-
gna quindi cercare di stare attenti anche quando si fa la
spesa per non rischiare di acquistare prodotti non certifi-
cati e a caro prezzo!
Alberto Campana 4 CSA Liceo Scientifico Statale “Quadri”- Vicenza
Pagina 7 M A G G I O 2 0 1 4 A N N O V I I I , N U M E R O 1
Il fenomeno della contraffazione alimentare non conosce Il fenomeno della contraffazione alimentare non conosce Il fenomeno della contraffazione alimentare non conosce Il fenomeno della contraffazione alimentare non conosce confini e il cibo “made in Italy” è il più copiato all’estero. Ma confini e il cibo “made in Italy” è il più copiato all’estero. Ma confini e il cibo “made in Italy” è il più copiato all’estero. Ma confini e il cibo “made in Italy” è il più copiato all’estero. Ma anche entro i confini nazionali le frodi aumentano ogni anno, anche entro i confini nazionali le frodi aumentano ogni anno, anche entro i confini nazionali le frodi aumentano ogni anno, anche entro i confini nazionali le frodi aumentano ogni anno, con fatturati enormicon fatturati enormicon fatturati enormicon fatturati enormi
"Italian sounding", è questo il nome comune con cui viene
chiamato il fenomeno della contraffazione alimentare: tecni-
camente indica tutti quei prodotti il cui nome richiama vaga-
mente l'idea di un D.O.C. italiano, anche se di italiano c'è mol-
to poco. Ne sono un esempio il "parmesao", la "buffala moza-
rella”, il formaggio “cambozola”, il “regianito”, il “Parma ham”,
il “Daniele prosciutto e company”…
Il mondo delle contraffazioni alimentari annovera 4 tipi di
plagio alimentare: la sofisticazione, l'adulterazione, l'alterazio-
ne e la contraffazione.
La contraffazionecontraffazionecontraffazionecontraffazione consiste nel formare "ex novo" un alimento con l'apparenza della genuinità con l’uso di sostanze di-verse da quelle che (quantitativamente o qualitativamente) normalmente lo com-pongono.
La sofisticazionesofisticazionesofisticazionesofisticazione è quel procedimento che prevede l'aggiunta di sostanze estranee al-l'alimento in modo tale da alterarne l'essen-za corrompendo o viziando la composizione naturale e simulandone la genuinità con lo scopo di migliorarne l'apparenza o coprirne difetti.
L'adulterazioneadulterazioneadulterazioneadulterazione è l'insieme di tutte le opera-zioni che alterano la struttura di un alimento mediante sostituzione di elementi propri dell'alimento con altri estranei, ovvero con la sottrazione di elementi propri o ancora con l'aumento della quantità proporzionale di uno o più dei suoi componenti. Questo processo può avere gravi effetti sulla salute pubblica. Alcuni elementi adulteranti sono la caseina, l'alcol e metilico o metanolo, e l'invertasi.
Una sostanza alimentare si dice in stato di alterazionealterazionealterazionealterazione quando la sua composizione originaria si modifica a causa di fenomeni degenerativi spon-tanei, determinati da errate modalità di conservazione o eccessivo prolunga-mento dei tempi di conservazione.
Negli ultimi anni il fenomeno della contraffazione nel mondo
ha avuto un incremento del 950% con un aumento del 650%
di sequestri.
Quasi due prodotti contraffatti su tre (circa il 65%) in arrivo
nel mercato europeo provengono dalla Cina che si conferma
essere la centrale mondiale della falsificazione. Questo dato
emerge dall'analisi della Coldiretti sulla base della relazione
della Commissione Europea sulle azioni delle dogane che
hanno sequestrato quasi 40 milioni di prodotti per un valore
di circa un miliardo di euro. Con la crisi in Italia sono in cresci-
ta le contraffazioni alimentari con un aumento del 170% del
valore dei cibi e delle bevande sequestrate dai carabinieri dei
Nas nei primi nove mesi del 2013 rispetto al 2007. I prodotti
nel mirino dei contraffattori sono: carne (24% del totale), pa-
ne e pasta (16%), latte e derivati (9%), vino ed alcolici (8%).
In Europa il settore alimentare è il primo per fatturato e per
occupazione. La frode, che evidentemente elude controlli e
blocchi, avviene principalmente per due vie: il circuito com-
merciale normale e il clandestino. Il circuito clandestino è
quello che riguarda i mercati locali, la corrispondenza e il
mondo di internet. La globalizzazione ha coinvolto sia i paesi
ricchi sia i paesi poveri con la proposta dei medesimi prodotti
contraffatti. La frode commerciale che avviene attraverso i
circuiti commerciali normali dei prodotti originali, nel quale
vengono diffusi prodotti contraffatti accanto ai prodotti origi-
nali. Il consumatore invogliato dal prezzo ridotto dei prodotti
farlocchi, li acquista senza nemmeno preoccuparsi della qua-
lità perché? Perché l'etichetta lo rassicura sulla provenienza
delle materie prime. Peccato che quell'etichetta sia taroccata
quanto il prodotto.
Perché tutto questo continua ad avvenire? Forse perché le
pene per i contraffattori sono troppo leggere e questo merca-
to troppo lucroso. Il risultato? I contraffattori sono invogliati a
investire in questo mercato. Le conseguenze si registrano
sulla salute dei cittadini.
Gloria Bertoldo
4 CSA—Liceo Scientifico Statale “Quadri”- Vicenza
G L I I T A L I A N I L O F A N N O M E G L I O
Pagina 8 P R O J E C T
N O V E M I L I O N I D I P I A T T I V U O T I
Sono quelli di chi ha sofferto la fame in Italia nel 2010Sono quelli di chi ha sofferto la fame in Italia nel 2010Sono quelli di chi ha sofferto la fame in Italia nel 2010Sono quelli di chi ha sofferto la fame in Italia nel 2010----2012, 2012, 2012, 2012, secondo i dati FAO. A 65 anni dalla Dichiarazione universale secondo i dati FAO. A 65 anni dalla Dichiarazione universale secondo i dati FAO. A 65 anni dalla Dichiarazione universale secondo i dati FAO. A 65 anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, a tavola le disparità tra ricchi e poveri dei diritti dell’uomo, a tavola le disparità tra ricchi e poveri dei diritti dell’uomo, a tavola le disparità tra ricchi e poveri dei diritti dell’uomo, a tavola le disparità tra ricchi e poveri sono drammatichesono drammatichesono drammatichesono drammatiche
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, (Art.1) “senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” (Art.2). È questo l’obiettivo che l’assemblea Generale delle Nazioni Unite si propone di raggiungere a seguito della proclamazione nel 1948 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo....
Eppure, a distanza di 65 anni, nel mondo persiste una forte disparità fra paesi industrializzati e del Terzo Mondo, soprattutto se si parla di alimentazione: da un lato abbonda l’ipernutrizione, dall’altro la denutrizione.
Secondo i dati della FAO nel periodo 2010-2012 quasi 870 milioni di persone hanno sofferto la fame (79 milioni in europa di cui circa 9,5 milioni in italia), nonostante la produzione agricola mondiale sia in grado di soddisfare l’intero fabbisogno universale. Il dato è allarmante specialmente in rapporto all’aumento incessante di forme di spreco
Si stima che ogni anno circa il 50% del cibo invenduto, ma ancora commestibile, nei supermercati, ristoranti, bar, macchinette di distribuzione nelle scuole, ecc… venga gettato via a causa di alcune norme legate all’igiene. Invece, basterebbe fornirsi di contenitori adatti per la conservazione e di furgoni refrigerati per il trasporto e riutilizzando e non sprecando cibo ancora sano, aiutare le persone colpite dalla crisi.
Un altro paradosso nella nostra burocrazia riguarda le normative sulla sovrapproduzione. Spesso si verifica, per esempio per il latte, che il surplus venga gettato via per poi immetterne sul mercato uno di diversa qualità importato da altri paesi, non solo procurando un enorme spreco, ma danneggiando anche l’economia interna.
Si potrebbe citare un evento famoso e storico, ovvero la “battaglia delle arance” del carnevale di Ivrea, che alcuni tradizionalisti legati da uno spirito di festa e alla tradizione, ancora difendono, nonostante tonnellate e tonnellate di arance ogni anno vengano prodotte e sperperate in poche ore, provocando tra l’altro numerosi feriti.
L’anno 2013, appena concluso, è stato l’anno contro lo spreco alimentare volto a rieducare e dare maggiore consapevolezza all’intera popolazione sulla situazione mondiale attuale, volto ad eliminare credenze radicate e sbagliate come quelle sugli OGM, che non sono la vera soluzione al problema e che, al contrario, minacciano l’intera biodiversità.
È necessario che gli stati rivedano le proprie leggi e che le persone nel loro piccolo cambino il proprio stile di vita, probabilmente si migliorerebbero le condizioni di vita di milioni di persone.
Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia si propone di presentare all’Expo 2015 un protocollo sull’alimentazione e la nutrizione elaborato dalla Barilla center for food & nutrition, chiedendo un impegno sul fronte dell’agricoltura sostenibile, della lotta allo spreco di alimenti e della promozione di stili di vita sani.
Elisabetta Nale
4 CSA Liceo Scientifico Statale “Quadri”- Vicenza
870
799,5
500
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
MILIONI DI
PERSONE
MONDO EUROPA ITALIA AFRICA
PAESI
DISTRIBUZIONE DELLA POVERTà NEL MONDO
30
21
12 13
21
0
5
10
15
20
25
30
VALORE IN
P ERCENTUAL
E
1 2 3 4 5
FAS I DELLA CATENA ALIMENTARE
VALORI DELLO SPRECO IN OGNI FASE DELLA
CATENA ALIMENTARE
IL PARADOSSO GLOBALE:IL PARADOSSO GLOBALE:IL PARADOSSO GLOBALE:IL PARADOSSO GLOBALE:
“Oggi nel modo coesistono più di un miliardo di persone che soffrono la fame e un numero equivalente di perso-ne che soffre le conseguenze di un eccesso di nutrizio-ne, nella forma di gravi malattie metaboliche come, per esempio, il diabete. Eppure, già oggi, il sistema alimen-tare globale è in grado di garantire un adeguato apporto nutrizionale a tutti gli esseri umani presenti sul pianeta. Le cause di questa situazione non sono facili da indivi-duare e rimuovere. Questo deve fungere da sprone a individuare e proporre soluzioni urgenti e efficaci.”
Pagina 9 P R O J E C T
Il Movimento Italia Unita per la Scienza
e l’ Associazione Nazionale Biotecnologi
Italiani dal 19 al 26 Maggio hanno
tenuto in tutto il Paese convegni, incon-
tri, persino flash mob per segnalare un
fenomeno grave e assai diffuso, presen-
te nella Rete in tutto il mondo. Approfit-
tando dell’ ascendente mistico di
Internet e di uno scarso livello generale
di cultura scientifica reale, girano per i
siti informazioni, inchieste, annunci,
scoop, che annunciano scoperte inesi-
stenti, divulgazioni allarmanti, eventi
astrusi.
La fantascienza non ha nessuna colpa.
Isaac Asimov riusciva ottimamente a
tenere distinte e separate le sue due
qualità per cui è famoso: la vena di scrit-
tore di science finction ed una lunga,
seria produzione di argomenti scientifici
spiegati ad un pubblico vasto e non
esperto. La trentennale produzione RAI
di “Quark” e “Superquark” di Piero An-
gela ribadisce il concetto anche in Ita-
lia, dimostrando come sia possibile trat-
tare di argomenti vasti e vari, di natura
scientifica e umanistica, senza cedere
mai al pressappochismo. La pseudo-
scienza è invece un’ altra cosa: non
avverte il lettore della finta, non si pre-
senta come provocazione, ma, lancian-
do notizie clamorose, gioca sull’equili-
brio scivoloso di quella ambiguità che
Orson Welles usò la sera del 30 ottobre
del ’38 , quando, con una finta radiocro-
naca di uno sbarco di alieni cattivissimi,
trascinò mezza America nel panico.
Quell’ evento mediatico al contrario
segnò la storia della sociologia, marcan-
do in negativo l’influenza che i mass
media stavano conquistando sui cervel-
li. La pseudo fantascienza usa anche
altre tecniche: bruciata dall’ exploit di
Orson Welles, depotenziata dai troppi
falsi allarmi, punta sulla fraintesa co-
gnizione che l’enorme bagaglio dello
scibile, dopo il relativismo di Albert
Einstein ed il rigetto dell’ ipse dixit acriti-
co, sia aperto alle scoperte più fantasti-
che anche se non filtrate da controlli da
parte di coloro che più sanno, dipinti
come Soloni chiusi e autarchici.
La disinformazione ha molti padri, tanti
interessi e grande malafede: crea più di
un sospetto il fatto che gli argomenti
non tocchino solo temi innocui, come la
falsa individuazione di una specie fasul-
la come l’ Archeoraptor, ma anche que-
stioni di grande interesse pubblico e
rilevanza sociale. Divulgare su Internet,
come accadde, che il vaccino anti mor-
billo fosse connesso con il temuto auti-
smo, non è soltanto falso, crea dei
danni; chi sostiene che la dieta dei Ve-
gani elimini ogni rischio di aver cancri
promuove delle diete scompensate
creando aspettative inesistenti. La di-
sinformazione scientifica su Internet
lancia perciò notizie a ruota libera nella
speranza che proprio i mass media
facciano da referente bibliografico, ta-
cendo sul peccato originale di un inizio
inventato e senza prove, come sul fatto
che la rete di Internet non ha un nucleo
senziente e intellettuale, ma è solo un
mezzo privo di coscienza. Se tutti parla-
no di cose fantasiose, le cose non di-
vengono più reali soltanto perché tutti
oggi ne parlano; perché se è vero che
per Galilei non esistono verità inconfu-
tabili, è anche giusto che ogni confuta-
zione vada a sua volta davvero dimo-
strata.
Un aforisma attribuito a Abramo Lincoln
si attaglia bene al falso scoop scientifi-
co: “si possono ingannare poche per-
sone per molto tempo, o molte perso-
ne per poco tempo, ma non molte
persone per molto tempo”…
Amleto è un personaggio a me assai
caro, che pone a tutti domande interes-
santi, ma non permetterei mai a quel
vago principe, né a tutti gli indecisi che
lo seguono, di vendermi dei dubbi per
certezze perché nel mondo tutti leggo-
no “Amleto”.
Dottor Luigi Damasco
L A S C I E N Z A D I A M L E T O 2 . 0 PER APPROFONDIRE...
PER APPROFONDIRE...
PER APPROFONDIRE...
PER APPROFONDIRE...
N O N S I B U T T I V I A N I E N T E !
Pagina 10 M A G G I O 2 0 1 4 A N N O V I I I , N U M E R O 1
Troppo cibo viene sprecato, dalla coltiva-Troppo cibo viene sprecato, dalla coltiva-Troppo cibo viene sprecato, dalla coltiva-Troppo cibo viene sprecato, dalla coltiva-
zione al consumo finale. Con un impatto zione al consumo finale. Con un impatto zione al consumo finale. Con un impatto zione al consumo finale. Con un impatto
notevole economico, sociale ed ambien-notevole economico, sociale ed ambien-notevole economico, sociale ed ambien-notevole economico, sociale ed ambien-
tale. La sfida è invertire la tendenzatale. La sfida è invertire la tendenzatale. La sfida è invertire la tendenzatale. La sfida è invertire la tendenza
Lo spreco alimentare viene
definito comunemente come “cibo acqui-
stato e non consumato che finisce nella
spazzatura”. La commissione europea
per l’agricoltura e lo sviluppo rurale defi-
nisce più correttamente il termine
“l’insieme di prodotti scartati dalla cate-
na agroalimentare, che – per ragioni
economiche, estetiche o per la prossimi-
tà della scadenza di consumo, seppur
ancora commestibili e quindi potenzial-
mente destinabili al consumo umano - in
assenza di un possibile uso alternativo,
sono destinati ad essere eliminati e
smaltiti, producendo effetti negativi dal
punto di vista ambientale, costi economi-
ci e mancati guadagni per le imprese”.
Quattro sono i momenti in cui si possono
verificare differenti tipi di perdite:
-coltivazione e raccolto
-trasformazione
-distribuzione e vendita
-consumo
COLTIVAZIONE E RACCOLTOCOLTIVAZIONE E RACCOLTOCOLTIVAZIONE E RACCOLTOCOLTIVAZIONE E RACCOLTO
Le perdite alimentari che si verificano in
questa fase sono riconducibili in prima
analisi a fattori climatici e ambientali,
alla diffusione di malattie e alla presenza
di parassiti. Notevoli sono le differenze
tra le diverse tecniche di preparazione
del terreno, semina e coltivazione nei
Paesi sviluppati e in via di sviluppo che
provocano ulteriori dispersioni di cibo.
Per esempio, nei Paesi in via di sviluppo,
lo spreco degli alimenti è soprattutto
causato da raccolti prematuri, dovuti alla
necessità urgente di cibo, come anche
un’agricoltura praticata con tecniche inef-
ficienti e arretrate, producendo pertanto
uno scarso raccolto. Diversamente, nei
Paesi sviluppati lo spreco è provocato
maggiormente dallo scontento da parte
della clientela riguardo ai canoni estetici
dei prodotti.
PRIMA TRASFORMAZIONE AGRICOLA E PRIMA TRASFORMAZIONE AGRICOLA E PRIMA TRASFORMAZIONE AGRICOLA E PRIMA TRASFORMAZIONE AGRICOLA E TRASFORMAZIONE INDUSTRIALETRASFORMAZIONE INDUSTRIALETRASFORMAZIONE INDUSTRIALETRASFORMAZIONE INDUSTRIALE
Nella prima fase di trasformazione agrico-
la, le cause che determinano gli sprechi
sono individuabili principalmente in mal-
funzionamenti tecnici e inefficienze nei
processi produttivi, che riducono la quanti-
tà del prodotto e lo danneggiano, provo-
cando così lo scarto di alcuni alimenti.
Durante la trasformazione industriale,
invece, si riscontrano errori che causano
difetti in termini di peso, forma o confezio-
namento del prodotto. Nonostante questi
difetti non influiscano sulla sicurezza o sul
valore nutrizionale dei prodotti, questi
ultimi vengono scartati.
DISTRIBUZIONE E VENDITADISTRIBUZIONE E VENDITADISTRIBUZIONE E VENDITADISTRIBUZIONE E VENDITA
In questa parte della filiera gli sprechi
sono soprattutto la conseguenza di ordi-
nazioni inappropriate e previsioni errate
della domanda di prodotti alimentari. Pos-
sono essere definite come cause aggiunti-
ve i limiti della tecnologia impiegata per la
conservazione dei prodotti, come anche
gli accordi contrattuali tra fornitori e distri-
butori, ad esempio i sistemi che prevedo-
no la restituzione dei prodotti non venduti
(solitamente il 75%) da parte dei distribu-
tori ai propri fornitori.
CONSUMO DOMESTICO E RISTORAZIONECONSUMO DOMESTICO E RISTORAZIONECONSUMO DOMESTICO E RISTORAZIONECONSUMO DOMESTICO E RISTORAZIONE
Lo spreco nell’ultimo stadio della filiera
agroalimentare nei Paesi in via di sviluppo
è più contenuto. La scarsa disponibilità di
reddito delle famiglie rende, infatti, inac-
cettabile lo spreco di cibo. Mentre la situa-
zione nei Paesi industrializzati è diversa:
lo spreco è ingente sia in casa che nell’-
ambito della ristorazione. Le cause dello
spreco domestico sono dovute alla scor-
retta interpretazione di quanto scritto
sull’etichetta oppure all’errata pianifica-
zione degli acquisti, come anche all’ina-
deguato confezionamento e impiego del
cibo, precedentemente aperto. I fattori
che determinano la variabilità nel quanti-
tativo di spreco generato a livello dome-
stico possono essere molteplici: la di-
mensione e la composizione di una fami-
glia (gli adulti sprecano più dei bambini e
le famiglie più numerose sprecano mino-
ri quantità rispetto a quelle più piccole),
la stagionalità dei prodotti (in estate si
spreca di più) e il sesso (le donne spre-
cano in media di più degli uomini). Per
quanto riguarda gli sprechi che si gene-
rano nel settore della ristorazione (come
hotel, ristoranti e mense), le cause dello
spreco sono più o meno le stesse, ma
hanno effetti ancora più rilevanti, per
esempio l’eccessiva dimensione delle
porzioni di cibo servito che in parte viene
lasciata nel piatto, ma anche la scarsa
diffusione delle pratiche che consentono
ai clienti di portare a casa gli “avanzi”
del proprio pasto.
Pagina 11 M A G G I O 2 0 1 4 A N N O V I I I , N U M E R O 1
Le conseguenze dello spreco alimentare
riguardano:
- l’ambiente
- l’economia
- la società
IMPATTO AMBIENTALEIMPATTO AMBIENTALEIMPATTO AMBIENTALEIMPATTO AMBIENTALE Per produrre cibo che non verrà consuma-
to vengono inutilmente utilizzate risorse
naturali e generate emissioni e rifiuti nell’-
atmosfera. Per stimare l’impatto ambien-
tale di un alimento è necessario conside-
rare il suo intero “ciclo di vita”. Gli indica-
tori che possono essere considerati sono
tre:
- carbon footprint: l’impronta del carbonio
è un indicatore usato per stimare le emis-
sioni di gas effetto serra;
- ecological footprint: l’impronta ecologica
è un indicatore usato per stimare l’impatto
dei consumi di una data popolazione sull’-
ambiente, cioè attraverso l’ettaro globale,
che rappresenta il valore medio di produt-
tività, in termini biologici, per ogni ettaro di
superficie del pianeta. L’ecological foo-
tprint calcola le diverse modalità di utilizzo
delle risorse ambientali ;
-water footprint: l’impronta idrica è un
indicatore specifico dell’utilizzo di acqua
dolce ed è costruito in modo tale da espri-
mere sia i quantitativi di risorsa idrica
effettivamente utilizzati, sia il procedimen-
to in cui l’acqua viene impiegata.
IMPATTO ECONOMICOIMPATTO ECONOMICOIMPATTO ECONOMICOIMPATTO ECONOMICO Ci sono due metodi di valorizzazione
dell’impatto economico:
- il costo di produzione (il valore di un
bene è proporzionato alle risorse ne-
cessarie a produrlo): l’impatto econo-
mico potrebbe essere stimato come
“valore che si perde con lo spreco”;
- il prezzo di mercato dei beni: il valore
di un bene non dipende dal costo di
produzione, ma dall’utilità, rappresen-
tata dal prezzo che si forma sul merca-
to.
IMPATTO SOCIALEIMPATTO SOCIALEIMPATTO SOCIALEIMPATTO SOCIALE Quest’altra tipologia d’impatto, può
essere affrontata ricorrendo ai concetti
di:
- sicurezza alimentare: “situazione in
cui tutte le persone, in ogni momento,
hanno accesso fisico, economico e
sociale ad alimenti sufficienti, sicuri e
nutrienti che soddisfino le loro neces-
sità e preferenze alimentari per con-
durre una vita attiva e sana” (World
Food Summit, 1996). Viene comune-
mente definita, però, come la dispo-
nibilità di alimenti a livello nazionale,
in quantità tale da soddisfare i requi-
siti energetici della popolazione di
riferimento;
- accesso al cibo: facilità con cui una popolazione può procurarsi alimenti per vivere. Maria Giulia Brunelli, Camilla Mazzi
2I—Liceo Scientifico “Messedaglia”
Verona
PROJECT PROJECT PROJECT PROJECT ---- Rivista di divulgazione scientifica Rivista di divulgazione scientifica Rivista di divulgazione scientifica Rivista di divulgazione scientifica
Reg. Trib. di Verona n° 1789 del 20/02/2008
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Editore: Editore: Editore: Editore: Istituto Sorelle della Misericordia - Verona
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Per questo numero sono stati consultati siti internet, autori, testi e riviste tra cui:
www.lescienze.it , www.associazioneitalianaobesità.it , www.lastampa.it , www.salute.gov.it; www.agricoltura biologica.eu (grafici), www.almaverdebio.it, www.fao.org/news/, www.slowfood.it, Mara Monti - Luca Ponzi, "Cibo criminale"; - www.salute.gov.it/ministero/ Polizia_Sanitaria_aprile_2011/le.frodi alimentari; Barilla center fo Food and Nutrition “Lo spreco alimentare: cause, impatti e proposte” 2012 - World Food Summit, 1996; www.trentinowine; www.ictbusiness.it; www.piuchepuoi.it; www.hostingtalk.it/
Elaborazioni statistiche da: BCFN da FAO (2011) , Kummu et al.(2012), Segrè e Vittuari (2013) ; Articoli de “I giornale di Vicenza” di luglio-agosto 2013; 1- http://www.barillacfn.com; corriere della sera 25/4/2014 pag 45 “Visti da lontano” di M Gaggi “ corsi di slow reading per salvare la cultura”
www.5minutiperlambiente.wordpress.com/; “La legge che fa marcire il cibo che potremmo donare” di Tamaro Susanna, 13 Maggio 2013, Corriere della Sera ; corriere della sera 25/4/2014 “Visti da lontano” di M Gaggi “ corsi di slow reading per salvare la cultura”; “Corriere della Sera, sabato “ 24/05/2014; “Il 2013 sarà l’anno europeo contro lo spreco alimentare” di Giovanni Lucci e Davide Mae-ceddu, 14 Novembre 2011, Redazione Il Fatto Quotidiano; “Il cibo è una forza dell’Italia, l’Expo una occasione da non perdere” di Fram-cesca Basso, 7 Febbraio 2014, Corriere della Sera; www.repubblica.it; www.FAO.org; www.italiaxlascienza.it.
Nel prossimo numero:
2014: Anno Internazionale dell’A-2014: Anno Internazionale dell’A-2014: Anno Internazionale dell’A-2014: Anno Internazionale dell’A-
gricoltura Familiaregricoltura Familiaregricoltura Familiaregricoltura Familiare
L’ONU riconosce il ruolo dell’agricoltura fami-
liare nella lotta alla fame e per uno sviluppo
sostenibile