Maggio 2010

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n. 5 - maggio 2010 anno XVI Anno Paolino Diocesano SEGNI DEI TEMPI www.segnideitempi.it Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001 Strano, questo mese di maggio. Senza le lunghe processioni di bambini in veste bianca, cro- ce generalmente di legno al collo, le bimbe rigorosamente con la ghirlandina di fiori tra i capelli acconciati come solo ad un matrimonio… E (non dimentichiamoli, per carità: nonostante tutto, sono loro i protagonisti della festa) senza il codazzo fuori le chiese di non- ni, nonne, zii e zie, cuginetti e amichetti/e del cuore, che salu- tano e mandano baci cercando di farsi notare nella calca. Ed ancora, senza fotografi che in- vadono i presbiterî, presi dalla frenesia come solo i paparaz- zi quando vedono sfilare sul tappeto rosso una star di Hol- lywood, o l’emozione sincera e talora commovente di bimbi che sono presi da un evento che sentono più grande di loro, o infine l’attesa di poter mostrare a tutti il regalo alla moda fatto dal padrino o dalla madrina (ai miei tempi, era rigorosamente un orologio d’oro: il mio era un Omega, ma oggi vanno per la maggiore gli iPod)… Un maggio, insomma, senza tutto quell’apparato così folcloristico e lieve, tenero e bizzarro, che va sotto il nome di “Prima Comu- nione”. Con due precisazioni immediate: tutto ciò vale anche per giugno, ovvio; e poi, questo non è vero dovunque (in alcuni rari casi, autorizzati dal Vescovo per motivi molto particolari, le “Prime Comunioni” verranno comunque celebrate). (continua a pag. 7) Pino Natale Centinaia di persone in poche ore alla visita guidata della Nemea e del Centro diocesano per la pastorale della cultura SULLA “TERRA” DI SAN PAOLO Parte l’Anno Paolino con l’auspicio della riapertura del Duomo. Il vescovo ha invitato il Papa A Fuorigrotta… ci sta una piazzetta Le Grotte dell’Acqua Il vino? Si fa a scuola Nel Fusaro una fonte termale dimenticata. E come quelle di Ischia, ma non è valorizzata, anzi va salvaguardata dalle minacce: ad esempio gli scarichi fognari Pag. 13 Singolare esperimento agli isti- tuti unificati “Falcone” e “Sil- vestri” di Licola: imbottigliato con le uve flegree e dedicato al magistrato ucciso dalla mafia Pag. 15 Splendori e miserie di largo Veniero tra interventi di bo- nifica e degrado: un luogo di incontro da preservare Pag. 3 Dalla rivolta di via dell’Avve- nire al mercato delle braccia, il punto sulla presenza stra- niera nel quartiere Pag. 4-5 I migrantes di Pianura L’oblio due anni dopo Lo strano maggio senza prime comunioni Tre anni di preparazione, dal Sinodo scelta pastorale per far crescere i bambini T ra il 10 e l’11 aprile oltre mille persone hanno visitato la cat- tedrale sul Rione Terra. L’obiettivo della manifestazione, organizza- ta dall’Associazione Nemea e dal Centro diocesano per la pastorale della cultura, è stato quello di le- gare la memoria dei 40 anni dallo sgombero della rocca al presente. La diocesi, infatti, si appresta a vivere da maggio 2010 a maggio 2011 l’Anno Paolino, per ricorda- re i 1.950 anni dall’approdo di San Paolo a Pozzuoli. Ebbene, a volte la burocrazia rallenta un po’ i tempi, ma io spero che potremo celebra- re nella cattedrale. Soprattutto, sarebbe bello recuperare il percor- so archeologico, perché san Paolo quando è venuto, avrà sicuramente visto il tempio dal mare e sarà pas- sato per questo percorso. Il video che abbiamo visto durante l’evento finiva con la scritta «proseguiamo il viaggio con voi»: tutti insieme dobbiamo tenere desta l’attenzione sul Rione Terra, su tutto il Rione Terra, ma in particolare sulla cat- tedrale. Sperando quanto prima di poter usufruire di questi luoghi che sono stati per tanti secoli il cuore pulsante della nostra città. (continua a pag. 11) † Gennaro, vescovo

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Segni dei Tempi, testata di attualità sociale, culturale e religiosa

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n. 5 - maggio 2010anno XVIAnno Paolino DiocesanoSEGNI DEI TEMPI

www.segnideitempi.it

Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001

Strano, questo mese di maggio. Senza le lunghe processioni di bambini in veste bianca, cro-ce generalmente di legno al collo, le bimbe rigorosamente con la ghirlandina di fiori tra i capelli acconciati come solo ad un matrimonio… E (non dimentichiamoli, per carità: nonostante tutto, sono loro i protagonisti della festa) senza il codazzo fuori le chiese di non-ni, nonne, zii e zie, cuginetti e amichetti/e del cuore, che salu-tano e mandano baci cercando di farsi notare nella calca. Ed ancora, senza fotografi che in-vadono i presbiterî, presi dalla frenesia come solo i paparaz-zi quando vedono sfilare sul

tappeto rosso una star di Hol-lywood, o l’emozione sincera e talora commovente di bimbi che sono presi da un evento che sentono più grande di loro, o infine l’attesa di poter mostrare a tutti il regalo alla moda fatto dal padrino o dalla madrina (ai miei tempi, era rigorosamente un orologio d’oro: il mio era un Omega, ma oggi vanno per la maggiore gli iPod)… Un maggio, insomma, senza tutto quell’apparato così folcloristico e lieve, tenero e bizzarro, che va sotto il nome di “Prima Comu-nione”. Con due precisazioni immediate: tutto ciò vale anche per giugno, ovvio; e poi, questo non è vero dovunque (in alcuni

rari casi, autorizzati dal Vescovo per motivi molto particolari, le “Prime Comunioni” verranno comunque celebrate). (continua a pag. 7)

Pino Natale

Centinaia di persone in poche ore alla visita guidata della Nemea e del Centro diocesano per la pastorale della cultura

SULLA “TERRA” DI SAN PAOLOParte l’Anno Paolino con l’auspicio della riapertura del Duomo. Il vescovo ha invitato il Papa

A Fuorigrotta…ci sta una piazzetta

Le Grotte dell’Acqua Il vino? Si fa a scuolaNel Fusaro una fonte termale dimenticata. E come quelle di Ischia, ma non è valorizzata, anzi va salvaguardata dalle minacce: ad esempio gli scarichi fognari

Pag. 13

Singolare esperimento agli isti-tuti unificati “Falcone” e “Sil-vestri” di Licola: imbottigliato con le uve flegree e dedicato al magistrato ucciso dalla mafia

Pag. 15

Splendori e miserie di largo Veniero tra interventi di bo-nifica e degrado: un luogo di incontro da preservare

Pag. 3

Dalla rivolta di via dell’Avve-nire al mercato delle braccia, il punto sulla presenza stra-niera nel quartiere

Pag. 4-5

I migrantes di PianuraL’oblio due anni dopo

Lo strano maggio senza prime comunioniTre anni di preparazione, dal Sinodo scelta pastorale per far crescere i bambini

Tra il 10 e l’11 aprile oltre mille persone hanno visitato la cat-

tedrale sul Rione Terra. L’obiettivo della manifestazione, organizza-ta dall’Associazione Nemea e dal Centro diocesano per la pastorale della cultura, è stato quello di le-gare la memoria dei 40 anni dallo sgombero della rocca al presente. La diocesi, infatti, si appresta a vivere da maggio 2010 a maggio 2011 l’Anno Paolino, per ricorda-re i 1.950 anni dall’approdo di San Paolo a Pozzuoli. Ebbene, a volte la burocrazia rallenta un po’ i tempi, ma io spero che potremo celebra-re nella cattedrale. Soprattutto, sarebbe bello recuperare il percor-so archeologico, perché san Paolo quando è venuto, avrà sicuramente visto il tempio dal mare e sarà pas-sato per questo percorso. Il video che abbiamo visto durante l’evento finiva con la scritta «proseguiamo il viaggio con voi»: tutti insieme dobbiamo tenere desta l’attenzione sul Rione Terra, su tutto il Rione Terra, ma in particolare sulla cat-tedrale. Sperando quanto prima di poter usufruire di questi luoghi che sono stati per tanti secoli il cuore pulsante della nostra città. (continua a pag. 11)

† Gennaro, vescovo

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Quarant’anni dopo l’esodo del Rione Terra iniziativa della Nemea per riaprire il Duomo: in centinaia insieme al vescovo Pascarella

Pozzuoli riparte dalla sua cattedraleGrande emozione in una visita suggestiva e dall’alto valore simbolico per la comunità flegrea

PRIMO PIANOSEGNI FLEGREI

2maggio 2010

Direttore Responsabile: Salvatore MannaDirettore Editoriale: Carlo LettieriRedazione: Paolo Auricchio, Pino Natale, Ciro Biondi, Armando PatiernoCollaborano: Maddalena Annigliato, Ida Artiaco,Vincenzo Boccardi, Valentina Cavaliere, Fabio Cutolo, Eugenio d'Accardi, Gaetano Lombardi, Nello Mazzone, Maria Rosaria Merone, Giovanni Moio, Alessan-dro Napolitano, Gianni Palmers, Raffaela Pingi, Angelo VolpeSegni dei Tempi on-line: Riccardo Lettieri - Francesco Schiano di Cola (portale)Grafica e impaginazione: Ciro Biondi, Luca Scognamiglio (ZendoADV.com)Fotografie: Redazione Segni dei Tempi Stampa delle 4.000 copie: STIEM S.p.A.Pubblicità e amministrazione: coop. Ifocs

Mensile della Diocesi di Pozzuoli, realizzato presso il Centro Studi per il Volontariato - Caritas diocesana, grazie alle collaborazioni gratuite ed all’utilizzo dei contributi giunti da: “otto per mille” e privati.Registrazione del Tribunale di Napoli n° 5185 del 26 gennaio 2001

Redazione c/o Centro Studi per il Volontariato Via N. Fasano, 9 - 80078 Pozzuoli (NA) telefax 081.853.06.26 - 393.586.19.41 - e-mail: [email protected]

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anno XVI - n. 5 - maggio 2010

Associato all’USPI

Federazione Italiana Settimanali Cattolici Unione Stampa Periodica Italiana

Associato alla Fisc

SEGNI DEI TEMPI

(segue dalla prima pagina)

L’evento realizzato il 10 aprile costitu-isce un po’ la prova di come apparirà la cattedrale quando ci sarà una cele-brazione.Sapete che ho invitato il Papa Bene-detto XVI: non ho avuto ancora una risposta, ma se viene non possiamo non fargli vedere questo “unicum”. Un incontro con lui lo faremo sicura-mente nella cattedrale.Nei vari interventi aleggiava la presen-za di don Angelo D’Ambrosio. Tanti di noi l’abbiamo conosciuto. Vi rac-conto solo un episodio per dimostrare la sua capacità anche di smorzare si-tuazioni difficili: stavamo facendo un incontro alla Regione e parlavamo del campanile (nel quale speriamo che potremo mettere questi “campanoni” bellissimi), c’era molta tensione, ecco don Angelo comincia a fare il suono delle campane, prima della campana più grande e poi di quelle più picco-le. Da quel momento si creò un rap-porto molto più sereno tra i presenti

e riuscimmo a prendere decisioni che avrebbero richiesto molto più tempo.Io sono arrivato a Pozzuoli nel 2004 ed è stato lui che mi ha introdotto nella memoria storica della diocesi, ma più che soffermarci sui libri, sono venuto varie volte con lui nella cat-tedrale e così mi ha fatto “gustare” la storia. Per questo non posso non ri-cordare don Angelo.

† Gennaro, vescovo

Il ricordo di don Angelo

Un giorno storico l’11 aprile 2010, a 40 anni e poco più di un mese dall’esodo del Rione Terra. Domenica 11 aprile: per un giorno, la cattedrale di Pozzuoli è stata restituita ai fedeli per permetterne la visita. Tantissimi i puteolani e i napoletani, tanti i turi-sti che si sono accostati alla rocca incuriositi dalla folla e che hanno potuto ammirare il duomo, nel quale ancora si stanno ultimando i lavori pri-ma che venga definitivamente riconsegnato al vescovo. Ol-tre settecento persone nella sola giornata di domenica, a dimostrazione del forte desi-derio di volersi riappropriare degli spazi religiosi e cultu-rali della città. Altre trecento erano venute il giorno prima, per partecipare all’incontro di presentazione dell’iniziativa, nel palazzo Migliaresi, orga-nizzato appunto per ricordare i 40 anni dallo sgombero del Rione Terra. Gli eventi sono stati curati dall’Associazio-ne Nemea, in sinergia con il Centro diocesano per la pa-

storale della cultura e con il patrocinio del Comune di Pozzuoli. Particolarmente si-gnificativa la disponibilità e la collaborazione della Soprin-tendenza ai beni archeologi-ci di Napoli e del Consorzio Rione Terra Pozzuoli. Un ul-teriore sostegno organizzativo è stato offerto dal Masci Poz-zuoli 2 e dalla Pastorale gio-vanile diocesana. Nelle due giornate è stata allestita anche una mostra con foto, articoli di giornale e la proiezione di un servizio sul 2 marzo 1970 realizzato anni fa dalla sede Rai di Napoli. Un evento, quindi, per cercare di recupe-rare emozioni e suggestioni di quel triste momento nella vita della comunità flegrea, con te-stimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle l’esodo dal Rione e la riproduzione di un suggestivo video realizzato dalla Red Horn Communi-cation di Francesco Lemma, per ripercorrere la storia de-gli ultimi quarant’anni della rocca, dall’abbandono alla ri-costruzione. Dopo i saluti del

sindaco di Pozzuoli, Pasquale Giacobbe, sono risultati parti-colarmente toccanti gli inter-venti della signora Maria Al-borino e dell’avvocato Stefano Rizzo, con i loro ricordi della vita familiare che caratteriz-zava il Rione. Commovente, poi, la descrizione dell’esodo ricostruita da Walter Bisogni. Coinvolgente la visita alla cattedrale curata dalla dot-toressa Costanza Gialanella e dall’architetto Alessandro Castagnaro, che si è conclusa con i saluti dell’assessore alla cultura di Pozzuoli, Maria Laura D’Amore, e del vesco-

vo, monsignor Gennaro Pa-scarella. Le speranze riposte nell’evento sono state riassun-te nelle parole del moderatore dell’incontro di sabato matti-na, don Gaetano Iaia: «L’an-tica Puteoli dorme ancora tra le braccia di questo Rione, che ne racconta le molteplici vite. E’ una terra promessa, una preziosa testimonianza di civiltà. Penso di interpretare i sentimenti di tutti, auguran-do a tutti noi di poter vedere quanto prima restituiti questi autentici tesori, anzitutto ai puteolani, e, nessuno me ne voglia, solo in un secondo

momento ai turisti. Perché il Rione Terra è innanzitutto dei puteolani».

Carlo Lettieri

L’Associazione Nemea e il Centro diocesano per la pastorale della cultura, riproporranno nei prossimi mesi la visita alla cattedrale e si stanno organizzando altri eventi sul Rione Terra. Per info e contatti: tel. 081.8530626 – e-mail: [email protected]

La visita nella cattedrale (foto di Enzo Buono)

Il vescovo, monsignor Gennaro Pascarella,il sindaco di Pozzuoli, Pasquale Giacobbe,l'assessore alla cultura, Maria Laura D'Amore(foto di Enzo Buono)

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Reportage da largo Veniero, un luogo di incontro che per mesi si era trasformato in un incubo per bambini, giovani e anziani

Fuorigrotta, la piazzetta dimenticataAbbandonato al degrado, il luogo è stato di nuovo ripulito dal Comune. Ma ora tocca ai cittadini

È stato ristrutturato da pochi anni, eppure Largo Sebastiano Venie-

ro, conosciuto comunemente come “piazzetta Maradona”, per mesi si è trovato in condizioni deplorevoli. Le foto (prima e dopo) testimoniano la presenza di tanti rifiuti in uno spiazzo che funge spesso da punto di ritrovo per giovani, bambini e anziani. Un

luogo assai frequentato, che diventa, in alcune occasioni, anche teatro di importanti manifestazioni religiose, non solo cattoliche ma anche evan-geliche. Sembra ieri quando i lavori di ristrutturazione di questo modesto largo, al confine tra via Sebastiano Veniero e viale Augusto, terminaro-no tra l’esultanza degli abitanti della zona che finalmente ritrovavano sot-

to casa uno spiazzo dove trascorrere un po’ di tempo libero all’aperto. La gioia dei residenti era però accompa-gnata dal timore dell’inciviltà dei so-liti ignoti che col tempo hanno infatti trasformato un luogo accogliente in una discarica. Non a caso la presen-za dei cassonetti della spazzatura, nei pressi di uno degli ingressi del largo,

già offre il “biglietto da visita” per chi è di passaggio in questa piazzetta. Ma non è finita. Partiamo dai graffiti incisi sulle colonne e sul pavimento che non sono di sicuro un bel vede-re per un turista che transiti in zona, magari diretto alla stazione del metrò, per non parlare delle incisioni sugli alberi, tra l’altro circondati spesso da valanghe di cartoni e di escrementi di

cane. I cestini dei rifiuti sono pieni fino all’orlo poiché in questi non c’è più spazio; anzi di tutto viene buttato attorno agli stessi contenitori. È im-possibile sedersi sulle panchine della piazza in quanto sono impregnate di graffiti, gomme, escrementi di co-lombi e urine di cane. Le ringhiere sono spesso utilizzate da alcuni eser-

cizi commerciali, come una specie di “stenditoi” per asciugare zerbini e teloni. Agli angoli della piazza, la spazzatura viene versata anche attor-no agli alberi, utilizzati anche come “gabinetti” per cani. Ora finalmente gli spazi sono stati restituiti al loro splendore, grazie all’intervento del Comune. Ma non può certo bastare.«Un luogo del genere – ci racconta

una signora che porta spesso i nipoti-ni a giocare in piazza – dovrebbe esse-re e rimanere sempre pulito, visto che è frequentato da bambini. Ma a volte risulta persino impossibile far giocare i ragazzi, non solo per la spazzatura e le schegge di vetro che gli incivili buttano sul selciato, ma anche perché diverse persone lasciano i propri cani

liberi, senza tenerli a guinzaglio». Tutti d’accordo: «ci vorrebbe più sor-veglianza», non solo per mantenere pulita la piazzetta ma anche per tu-telare i residenti. Ma non basta l’in-tervento delle istituzioni. Ed occorre anche maggior senso civico da parte dei cittadini: ognuno deve fare la sua parte.

Ciro Di Bello

Nelle foto il largo Veniero nelle ultime settimane, tra abbandono e tentativi di ripristino dei luoghi

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Il mercato degli schiavi alla rotonda di via PadulaLa Caritas e la condizione dei migrantes a PianuraChi sono gli stranieri che

vivono a Pianura e soprat-tutto quali sono le reali condi-zioni di vita al di là dei soliti discorsi di povertà ed emargi-nazione?La maggior parte dei migran-ti del quartiere flegreo vive in case in affitto, sono poche le situazione di disagio abitativo come in via dell’Avvenire dove le condizioni igienico sanitarie sono davvero precarie. I ragazzi - che abitano in questa che è la strada più antica del quartiere - sono rintanati spesso in 5/6 in stanze di pochi metri, sono single e lavorano a nero nei cantieri edili, ingaggiati giorno per giorno da caporali che ogni mattina selezionano manodo-pera alla rotonda di via Padula, sotto la statua di don Giustino Russolillo. E’ ormai il nuovo mercato degli schiavi. Parlare con uno di questi è molto dif-ficile; i più sono restii a raccon-tare la propria storia e le attuali condizioni di lavoro, forse per timore di ritorsioni interne tra le varie etnie d’appartenenza o per paura di essere riconosciuti

dalle autorità di polizia e per-seguiti. La maggior parte, in-fatti, non possiede un regolare permesso di soggiorno; alcuni sono richiedenti asilo, altri si arrangiano alla meglio costret-ti ad aspettare i pachidermici tempi della legge italiana per ottenere finalmente tutti i do-cumenti. Secondo i dati forniti dalla Caritas della parrocchia di San Giorgio Martire, attualmente i registrati all’organizzazione sono 256 divisi tra 110 del Burkina Faso, 20 della Costa D’Avorio, 15 del Capo Ver-de, 8 Marocco e ancora, 8 dal Mali, solo uno da Somalia, Costa Rica, Nuova Guinea e Ghana. Ma si contano anche immigrati dell’Est; 3 dalla Polonia, 2 dalla Bielorussia, 5 dalla Bulgaria, 18 dall’Ucraina e 60 dalla Romania. Non man-ca anche l’Asia, con un cittadi-no dello Sri Lanka. Le uniche iniziative di aiuto umanitario le ha promosse la locale Ca-ritas con un sostegno mensile alimentare e un corso di alfa-betizzazione negli spazi della

chiesa di San Giorgio. Gli stes-si locali ospitano, su iniziativa del parroco, i medici volontari per visite gratuite ai ragazzi stranieri che non godono di alcuna assistenza sanitaria. La Caritas pianurese provvede, inoltre, alla fornitura di coper-te e vestiti e ulteriore cibo, se necessario, con beni procurati al banco alimentare. Ma tutto ciò ha un costo. Pesche di be-neficenza, appelli e feste forni-scono quelle somme necessarie per procurarsi materiali e tra-sporto. Ma non sempre è faci-

le. Dai racconti delle volonta-rie si scopre che anche questa rete di sussistenza, unica nel quartiere, è lasciata al suo de-stino e alla forza degli attivisti che con dedizione si prendo-no cura degli immigrati della zona. Talvolta anche l’aiuto della stessa parrocchia di San Giorgio non basta a far fron-te alla esigenze. Attualmente, il lavoro dei volontari è reso ancora più difficile dall’arrivo a Pianura di molti immigra-ti provenienti da Rosarno, la cittadina calabrese tristemente

nota per la cacciata dei neri dai campi di aranceti. L’auspicio resta, dunque, quello di sem-pre. Che le istituzioni locali e nazionali prendano finalmen-te provvedimenti duraturi per garantire la pacifica conviven-za tra residenti e immigrati e, cosa ancora più importante, ricerchino sistemazioni più di-gnitose per tutti i ragazzi di via dell’Avvenire.

Pagine 4 e 5 a cura diValentina CavaliereFoto di Paola Visone !

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SEGNI FLEGREI

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Circa due anni fa gli incidenti di Pianura tra ragazzi italiani e immigrati africani: mistero sulle cause dell’incendio al “T1”

La strada dove il futuro non avanza A via dell’Avvenire resta il degrado: promesse disattese e timore di presunte tensioni razziali

Il CONTRATTO DI QUARTIERE di Pianura è – come riportato nel sito del Comune con il consueto linguaggio burocratico - «un progetto per la riqualificazione delle aree periferiche degradate attraverso un insieme di opere finalizzate alla realizzazione, alla manutenzione ed all'ammodernamento delle urbanizzazioni primarie, tramite l'inserimento di elementi di arredo urbano, con particolare attenzione ai problemi di accessibilità degli impianti». In altre parole, si tratta di cambiare il volto al quartiere. Ma a parte l’abbattimento e la ricostruzione di alcuni palazzine di edilizia residenziale pubblica, del Contratto non c’è traccia. Si attende la costruzione di un Centro della Cultura e Centro per la legalità; la sistemazione esterna dei fabbricati di edilizia residenziale pubblica, la riqualificazione della viabilità e delle piazze del centro storico.

Parlando con i protagonisti di quel-le vicende, con le volontarie Caritas ma soprattutto con i ragazzi africa-ni, si comprende con sollievo che la questione non è in alcun modo il razzismo, come i media nazionali e internazionali ci hanno fatto credere. Pianura, infatti, è sempre stata tolle-rante forse perché fin troppo consa-pevole, con tante famiglie locali sulla soglia di povertà, che la miseria non ha né colore né religione. Oggi la con-vivenza resiste, e non senza problemi. Le condizioni di vita precarie indu-cono talvolta molti di questi ragazzi all’abuso di alcol. Schiamazzi notturni e atti d’irriverenza sono spesso motivo di tensione. Vi è, dunque, una sorta di calma forzata e tutti sono tornati a far finta di niente preferendo non vedere

ciò che per pochi giorni era emerso nella sua drammaticità. Basta passare ogni mattina, da circa 15 anni, per le rotatorie di Pianura dove si assiepano decine e decine di neri in cerca di un lavoro senza alcuna garanzia. Molti di loro affollano i vagoni della Circu-mflegrea per cercare lavoro o a Licola (utilizzando anche la mensa dei poveri offerta dalla parrocchia San Massimo) oppure procedendo verso la zona ca-sertana che, soprattutto nel periodo estivo, offre misere opportunità di la-voro nelle campagne. Gli sforzi delle diverse associazioni, purtroppo, non riescono a contenere un fenomeno troppo diffuso che necessita di seri in-vestimenti ma soprattutto di una chia-ra volontà da parte di chi è deputato a gestire questa emergenza sociale.

La povertà che unisce

Pianura è un’area residenziale di periferia considerata da molti di

serie B, una sorta di zona di confine dove molte storie si intrecciano e si confondono sullo sfondo di povertà e precarietà. Appena due anni fa, il 27 luglio del 2008, un incendio scop-piato in un edificio di via Trencia, il “T1,” al cui interno vivevano 16 fa-miglie italiane e 30 immigrati, diede vita a una serie di scontri e rivolte tra residenti del quartiere e stranieri. Le immagini delle scene di isterismo di alcune donne, assieme a quelle della clamorosa occupazione del Duomo di Napoli da parte degli immigrati, che chiedevano dignitose sistemazioni e maggiore rispetto, fecero il giro del mondo, portando alla ribalta Pianura su giornali e tv. Ma quelli che molti organi di infor-mazione definirono atti di intolleranza furono in realtà scontri sapientemente manovrati? Si voleva l’allontanamen-to degli immigrati per interessi spe-

culativi? Stranezze… Così, a gettare ulteriormente benzina sul fuoco sulle mura di Pianura, spuntarono manife-sti e scritte xenofobe e razziste. Duran-te i cortei vennero lanciate bottiglie molotov, sassi mentre i ragazzi africa-ni, assieme ad alcuni giornalisti pre-senti, vennero minacciati e percossi. Ad inasprire ulteriormente gli animi, la notte prima della manifestazione a via dell’Avvenire ci fu la manomissio-ne delle tubazioni dell'acqua e dei cavi elettrici delle abitazioni dei migranti. In quei giorni concitati, politici e isti-tuzioni cavalcarono l’onda emotiva as-sicurando piani di riqualificazione di strutture e servizi nonché di progetti per la piena integrazione tra pianuresi e stranieri. A due anni da quei giorni di tensione che chiamarono in causa prefetto, sindaco e IX Municipalità, cosa è stato fatto? Dove sono finiti gli sfollati del fatiscente T1? Oggi alcuni degli immigrati lasciati all’addiaccio la notte dell’incendio al palazzo di via

Trencia risiedono ancora all’Hotel Ver-gilius, scelto come alloggio momenta-neo per la famiglie straniere ancora senza sistemazione (e finito ad aprile nello scandalo degli alberghi che ospi-terebbero sfollati fantasma intascando illecitamente i puntuali rimborsi del Comune). Facendo un rapido giro per le strade di via dell’Avvenire, invece, si può con-statare che qui non è cambiato asso-lutamente nulla. Così come allora, si

ritrovano gli stessi palazzi decadenti, gli stessi depositi di rottami, casupo-le arroccate adibite alla meglio come alloggi per numerosi extracomunitari. Tutte le promesse sono state amara-mente disattese. Il timore è che quel-le stesse scintille di allora, che misero contro una trentina di italiani (non tutti residenti a Pianura) e ragazzi stranieri, possano riaccendersi da un momento all’altro favorendo tensioni e odio reciproco.

tel 081 229 67 53 fax 081 372 04 [email protected]

Settimana Sociale a Pianura - Dal 16 al 22 maggio

Vocazionario Deus Charitas - Padri Vocazionisti

"Il disagio a Pianura: strategie d'intervento e soluzioni possibili"

(programma su www.segniflegrei.it)

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6maggio 2010

Anche quest’anno per destinare l’Otto per mille alla Chiesa cattolica si può usare:uil modello 730-1 allegato al modello 730 da presentare entro il 31 maggio 2010 perchi si rivolge ad un CAF o ad un professionista abilitato;uil modello Unico da consegnare entro il 30 settembre 2010 direttamente via inter-net oppure ad intermediario fiscale. Chi invece non è obbligato all’invio telematico può ef-fettuare la consegna dal 3 maggio al 30 giugno presso qualsiasi ufficio postale;ula scheda Otto per mille allegata al modello CUD. Chi non è più obbligato a pre-sentare la dichiarazione dei redditi, come i pensionati e i lavoratori dipendenti senza altriredditi né oneri deducibili, può comunque destinare l’Otto per mille alla Chiesa Cattolicaattraverso la schedaallegata al CUD. Questa può essere consegnata gratuitamente entro

il 31 luglio 2010 in busta chiusa presso tutti gli uffici postali oppure ad un intermediario fiscale (CAF) che puòchiedere un corrispettivo per il servizio. Per maggiori informazioni sulle modalità da seguire per partecipare allascelta dell’Otto per mille con il proprio modello CUD si può telefonare al numero verde 800 348 348 (i giorniferiali dalle 9.00 alle 20.00, il sabato dalle 9.00 alle 17.30).Il cinque per mille si affianca anche quest’anno all’Otto per mille. Il contribuente può firmare per l’Ottoper mille e per il cinque per mille in quanto uno non esclude l’altro, ed entrambi non costano nulla in più.

Una firma motivata per non abbassare la guardiaOlbia, Scampia, San Benedetto delTronto, Gioia Tauro, Bergamo, Uganda,Perù. L’8xmille destinato da circa 15 mi-lioni di contribuenti alla Chiesa catto-lica è arrivato anche in questi luoghi. Ein tutta Italia. E nei Paesi del terzomondo. E ai 38 mila sacerdoti diocesa-ni (di cui 3 mila anziani e malati e 600fidei donum). È servito per avviare oconservare migliaia di opere e attività,da quelle relative alla carità a quelle diculto e pastorale. Ha provveduto ad aiu-tare adulti, anziani, malati, giovani ebambini. Ma attenzione: nulla si puòdare per scontato. Per ora va tutto bene.Però non bisogna abbassare la guardia.Il passare degli anni può logorare l’en-tusiasmo dei primi tempi, attenuare leinclinazioni spontanee tuttavia scarsa-mente motivate, favorire, in altri termini,l’assuefazione e rendere più difficile l’at-tuale alta percentuale di partecipazio-ne alla firma. Gli effetti, più che nega-tivi, si possono immaginare; e a “pa-garne” le conseguenze sarebbe l’interasocietà che avrebbe meno carità, menochiese, meno oratori, meno di tutto.L’8xmille non è un sistema “automati-co”. Richiederà sempre una firma. Ungesto volontario, ma consapevole, daparte del contribuente. Un modo ancheper continuare ad esprimere la propriafiducia nei confronti della Chiesa cat-tolica che ha scelto, con questo sistema,la strada del consenso dei cittadini darinnovare annualmente. E l’appello è ri-volto anche ai contribuenti titolari delCUD. Nessun cattolico, dunque, facciamancare la propria firma: segno con-creto di unità solidale con la propriaChiesa.

MARIA GRAZIA BAMBINO

IN ITALIA

1|Ad Olbia DonRaffatellu è mo-

tore e centro dellacomunità “Arcobale-no” dove, insieme adalcuni operatori, ac-coglie tossicodipen-ti. Attraverso un lun-go ma necessariopercorso di riabilita-zione gli ospiti dellacasa riescono a ri-trovare se stessi e adavere un riscatto nel-la società.

2|A Scampia, nelquartiere della

periferia napoleta-na, don Siciliani conaltri sacerdoti, èpunto di riferimentodegli abitanti. No-nostante le difficol-tà, le parrocchie riescono a portare avanti pro-getti di pastorale rivolti ai giovani, agli anzianie malati, ai bambini, e agli immigrati. E cerca-no di offrire conforto alle famiglie vittime del-le organizzazioni malavitose.

3|A San Benedetto del Tronto, nel Centro po-lifunzionale della Caritas diocesana, aper-

to sette giorni su sette, vengono offerti molte-plici servizi per i più bisognosi: una mensa da50 posti, docce, lavanderia e stireria, distribu-zione vestiario e visite mediche specialistiche.Inoltre i molti volontari della Caritas affronta-no con tenacia le nuove povertà effetto dell’at-tuale crisi economica.

4|Nella piana di Gioia Tauro, in Calabria, ungruppo di giovani, attraverso il progetto pa-

storale di Policoro, è sfuggito alla disoccupazionee alla mafia. Grazie alla figura di don Pino DeMasi, sacerdote in prima linea, e agli animato-

ri, è stata aperta unacooperativa agricolache garantisce loroun lavoro dignitosoe fuori dalla illegali-tà. Sono un esem-pio per tutto il sudd’Italia.

5|Alla periferia diBergamo grazie

alla nuova chiesa diSan MassimilianoKolbe la lunga attesadi don Mario Perac-chi e della sua co-munità è finalmentefinita. La nuovastruttura ha sosti-tuito l’auditoriumdove si riunivanoper le celebrazionie il centro polifun-zionale è diventato illuogo di principale

di aggregazione del quartiere.…E ALL’ESTERO.

6|In Uganda da moltissimi anni il personalemedico dell’ospedale St. Mary di Lacor

presta assistenza sanitaria alla popolazione,con prevenzione, cure mediche e formazione dioperatori. Nonostante la terribile guerra dura-ta più di vent’anni, le tante epidemie, tra cuiquella del virus Ebola, l’ospedale è sempre sta-to aperto, diventando punto di riferimento delnord Uganda.

7|In Perù dopo il terribile terremoto del2007 il Vis, gruppo salesiano missionario,

ha realizzato un progetto per famiglie disagia-te e bisognose che, a causa del sisma, hannoperso la casa. L’8xmille sostiene, nei progetti diricostruzione, anche le popolazione vittime ditante altre emergenze come quelle che hannocolpito l’Abruzzo, Haiti e il Cile.

8XMILLE ALLA CHIESA CATTOLICA

Anche quest’anno l’importante è firmare.Ecco le 7 storie, rappresentative delle destinazioni 8xmille, che vedremonegli spot in onda in questi mesi.

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DENTRO LA DIOCESI

7 maggio 2010

Il catecumenato passa da due a tre anni: il cammino di formazione dei giovanissimi per il sacramento della prima comunione

Cristiani non si nasce, ma si diventaScelta coraggiosa della diocesi: quest’anno maggio e giugno senza il tradizionale appuntamento

Stop alle prime comunioni 2010? Eppure in alcune parrocchie, anche quest’anno, si vedranno bambine e bambini vestiti di bianco accostarsi al sacramento. No, non si tratta di raccomandati, ma di bambine e bambini che hanno vissuto l’esperienza dei tre anni di catechismo in comunità parrocchiali che hanno avviato già da tempo questa modalità, in via sperimentale. Una di queste è la parrocchia S. Giuseppe Calasanzio a Fuorigrotta. Qui hanno iniziato addirittura nel 2004, molto prima del Sinodo diocesano, rifacendosi ad esperienze positive vissute in altre realtà, come in una parrocchia siciliana che già da dieci anni utilizza un triennio di prepara-zione alla comunione. Nella fase iniziale molti genitori preferirono portare i loro figli in altre parrocchie, dove il “percorso di preparazione” era più breve, ma subito dopo pare sia stato compreso il senso di questa trasformazione, che è stata poi estesa a tutte le parrocchie della diocesi di Pozzuoli dall’anno pastorale 2008/2009. C’è chi trova “pesante” un percorso di tre anni, ma si tratta in prevalenza di persone che considerano la comunione solo come una delle tante occasioni per organizzare una grande festa. Invece sono tanti i commenti positivi. Spiega il parroco di S. Giuseppe Calasanzio, padre Antonio Fusco: «Ora andrà rivista la proposta della catechesi, in generale, per rimodularla alla luce della sperimentazione effettuata. Ma sicura-mente questa è la strada giusta, tracciata dal Sinodo, sulla quale bisogna insistere. In tutti i casi, un’attenzione particolare deve essere data alla famiglia. Tre anni di preparazione consentono anche di mantenere contatti più stretti con le famiglie, ma sono evidenti i problemi incontrati dai genitori che non rendono facile la loro par-tecipazione assidua: la precarietà, entrambi i genitori che lavorano, la mancanza totale di attenzione alla famiglia da parte della politica, aumento delle separazioni. Cosa fare? Sicuramente andrà rivista anche la formazione al Battesimo, da uti-lizzare come occasione di primo annuncio e sulla quale strutturare un progetto di formazione che duri negli anni successivi, perché ci sia maggiore attenzione ai valori della famiglia». c.l.

L’eccezione Calasanzio

(segue dalla prima pagina)

Cos’è accaduto? Come mai? In realtà, tutto questo è frutto

di alcune di quelle scelte pastorali ed ecclesiali “coraggiose”, che ab-biamo chiesto di poter operare nel Sinodo: il punto è che non tutti hanno partecipato al Sinodo, e dunque non sono bene informati. Ed allora, cerchiamo di chiarire almeno brevemente i motivi di questa situazione. Il cammino di formazione dei fanciulli - quello che di solito viene chiamato “il catechismo” – ha un obiettivo ben preciso: educare a vivere da cristiani, il che vuol dire “vedere la storia come Gesù, giudicare la vita come Lui, scegliere e amare come Lui, sperare come insegna Lui, vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo”. Non si conclude dunque con la celebrazione dei sacramenti, ma solo quando la persona vive in modo veramente cristiano: ten-denzialmente, è perciò l’impegno di una vita intera (chi può dire di amare come Gesù, o di perdona-

re i propri nemici come Lui sul-la croce, e così via? C’è sempre da migliorare!). E non bastano le “lezioncine”, ci vuole un mix, un insieme di insegnamenti, di educazione alla liturgia, di prime esperienze di solidarietà e di vita cristiana. Ci vuole un tempo di

“allenamento”, che deve inizia-re da bambini, e proseguire ne-gli anni. Questo metodo (che va sotto il nome di “catecumenato”) è stato scelto dal Sinodo, e per un periodo un po’ più lungo, tre anni invece di due (ma è chiaro che si tratta solo di un minimo). Solo che, passando dai due ai tre anni, si è creato questo “buco”, che dunque si giustifica solo per-ché come Chiesa vogliamo che i

fanciulli inizino ad essere il più possibile autentici discepoli di Cristo. In conclusione: anche se è vero che questa scelta provoca alcuni problemi (ad esempio, agli operatori commerciali che vivono anche dell’indotto delle “Prime Comunioni”), essa è giustificata dalla natura e dalla missione del-la Chiesa, che è quella di formare cristiani. Quante volte abbiamo detto, con i Padri della Chiesa,

che “cristiani non si nasce, ma si diventa”? Ecco, questo è quel-lo che si sta cercando di fare in modo più efficace.

Pino NataleRiprendo da questo numero la mia collaborazione con SdT. Grazie a tutti coloro che in questi difficili mesi mi sono stati vicini in tanti modi, e che più volte hanno solle-citato la ripresa di questa collabo-razione.

Dalle tenebre alla Luce

I ragazzi del Rinnovamento nello Spirito della Diocesi di Pozzuoli

hanno messo in scena uno spettacolo di evangelizzazione intitolato

"Dalle tenebre alla Luce". La manifestazione si è svolta l'11 aprile scorso

al Palazzetto "Piccolo" di Cercola in occasione del "Ritiro regionale dei

Giovani del Rinnovamento".

Nella foto di Paola Visone un momento dello spettacolo.

Page 8: Maggio 2010

Agenda diocesana

Maggio

Ufficio pastorale carceraria- Incontro biblico con le detenute Casa circonda riale femminile Venerdì 7, 14, 21 e 28- Pellegrinaggio al santua rio di Pompei con alcune detenute Sabato 29

Centro Vocazioni- Giornata del Seminario Testimonianze seminari sti nelle parrocchie Domenica 9 - Incontro diocesano orientamento vocaziona le Seminario Maggiore Sabato 15, ore 16

U.S.M.I.- Incontro formativo per le religiose Sala Laurentiana Domenica 9, ore 16

Ufficio Diaconatopermanente e Ministeri- Incontro formativo Sala Laurentiana Martedì 11 e 25, ore 19.30

Settore A.C.R.- Festa degli incontri Parco Robinson Fuorigrotta Domenica 16, ore 9

M.I.E.A.C.- Incontro diocesano Parrocchia Immacolata Domenica 23, ore 9.30

DENTRO LA DIOCESI

8maggio 2010

Nel Sinodo il segno di Luigi SacconeRicordato il direttore di ProculusL’Ufficio diocesano per

la pastorale della cultura ha organizzato una serata in ricordo di monsignor Lui-gi Saccone, che si è tenuta nell’auditorium Newton di Città della Scienza il 18 mar-zo, in occasione del suo ge-netliaco. Un evento intenso, commo-vente, partecipato, nel quale sono state proiettate immagi-ni per ripercorrere la vita di don Luigi, come tutti affet-tuosamente avevano l’abitu-dine di chiamarlo. Guidati da don Luigi Longobardo, vicario episcopale per la pa-storale della cultura, Luciano Nozzolillo, actor coach della Rai, insieme a Simona Cutre-

ra hanno letto alcuni brani da scritti di don Luigi, pubblica-ti sulla rivista “Proculus”. Si è partiti dal ricordo del vesco-vo Salvatore Sorrentino del 2006, per poi riprendere una lettera inviata ai seminaristi nel 1994, quando don Sac-cone fu nominato rettore del Seminario Maggiore puteola-no. Intensi gli articoli “Gio-vanni Paolo II a Pozzuoli. Per una lettura ecclesiologi-ca dell’avvenimento”, scritto nel 1990, e “Sentirsi Chiesa, oggi, a Pozzuoli”, pubblicato nel 2003 in occasione del Si-nodo diocesano.Particolare attenzione è stata data alla pastorale familiare, che da sempre è stata al cen-tro dell’interesse di don Lui-gi, come testimonia il Centro per la vita “Rossotto” a Poz-zuoli. Significative anche le testimonianze di una coppia di sposi, Roberto e Rosaria Fiadini, impegnati da diver-si anni nell’ufficio diocesano per la famiglia, e del direttore della Rai di Napoli, France-sco Pinto (nella foto a destra),

che ha ricordato l’impegno come cappellano di don Sacco-ne nella sede di Via Marconi. Durante l’incontro, l’ensemble strumentale Collegium Phi-larmonicum ha eseguito brani musicali di Bach e Vivaldi. Il montaggio dei video è stato curato da Alessandra Cauli.La serata è stata conclusa dal

vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, che ha sottolineato l’importanza di don Luigi per la vita pastorale della diocesi, in particolare per la buona riuscita del Sinodo diocesano e per l’elaborazione dei docu-menti finali di questo evento che ha segnato la storia della Chiesa di Pozzuoli.

Vorrei rubare al martire di Memphis, Martin Luther King, le sue parole e ripetere: I have a dream, nella certez-za di interpretare ed esprimere i vostri sentimenti e le vostre speranze.- Sogno una Chiesa nella quale il pri-mato della Parola venga non solo pro-clamato, ma sperimentato nell’orga-nizzare l’esistenza dei singoli e delle comunità.- Sogno una Chiesa nella quale ogni suo figlio venga accolto e riconosciuto per quello che è e non per quello che ha.- Sogno una Chiesa che appaia imme-diatamente come famiglia dove l’esse-re padre e l’essere figli dipenda dalla relazione che, nello Spirito, si ha con il Padre e colui che Egli ha mandato, Gesù Cristo.- Sogno una Chiesa nella quale i suoi pastori siano veri anziani nella fede e maestri autentici di umanità.- Sogno una Chiesa nella quale venga riconosciuto il primato del mistero: la realtà più vera che Dio ha consegnato alla fragilità dell’uomo.

- Sogno una Chiesa nella quale i cal-coli umani e le strategie opportunisti-che cedano il passo alla fede in un Dio fedele che, nonostante gli uomini, re-alizzerà le promesse che ha fatto.- Sogno una Chiesa nella quale la pre-ghiera liturgica sia sempre immersione nel divino per assumere e contagiare le realtà terrene.Voglio sognare, so di poterlo fare, perché Gesù ha detto: ‘cieli e la ter-ra passeranno, ma le mie parole non passeranno’.(tratto da “Proculus”, anno LXXVIII, nuova serie, n. 3, 2003)

Ecco il sogno di don Luigi

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DENTRO LA DIOCESI

9 maggio 2010

A Pozzuoli un convegno-dibattito sul libro-testamento della fondatrice di Focolarini: “Unità nella diversità: l'arte di amare”

Incontrare la “Luce” di Chiara LubichUn segreto per la felicità è donarsi completamente agli altri, l'affare più redditizio della vita

Il movimento dei focolari si è riunito domenica 21

marzo nella sala del Cinema Sofia di Pozzuoli, dove si è tenuta la presentazione del li-bro di Chiara Lubich, Unità nella diversità: l'arte di ama-re. Alla presenza del vescovo, monsignor Gennaro Pascarel-la, si sono confrontati Paola Loriga, capo redattore della rivista Città Nuova, Gennaro Iorio, docente di Sociologia dell'Università di Salerno e la giornalista Sara Fornaro. L’in-contro è stato moderato dalla dottoressa Mira. A distanza di due anni dalla morte del-

la fondatrice del movimento, numerose sono le iniziative promosse sia in Italia che nel mondo, per ricordare la sua fi-gura e per continuare a vivere la sua eredità. Il convegno rea-lizzato a Pozzuoli, organizzato dal movimento dei focolari e dal gruppo editoriale Città Nuova, ha inteso promuove-re l’ultimo lavoro editoriale di Chiara, che costituisce una raccolta di pensieri, scritti e brani tratti da conferenze te-nute nell'arco di tutta la sua vita. «È un condensato del-la "luce" che ha caratterizza-to la sua esistenza», come ha affermato Loriga, ricordando le parole di Chiara: “l'amore non è solo un moto del cuore ma anche un gesto che impe-gna; un'opportunità per co-struire un mondo migliore”. «Leggere un libro - ha sottoli-neato la giornalista - è sempre un'occasione per incontrare l'autore. E incontrare Chia-ra Lubich attraverso l'Arte di amare, è un'esperienza unica, folgorante». Infine, cita un ricordo del giornalista Sergio

Zavoli che ha curato l'intro-duzione al testo, il quale ha dichiarato che "dopo un in-contro con Chiara, non si esce mai indenni", a sottolineare il carattere rivoluzionario dei suoi insegnamenti e delle sue parole: "Se c'è un segreto per la felicità, è donarsi comple-tamente agli altri; rappresen-ta l'affare più redditizio della vita”. «Il libro – conclude Loriga – va dunque "maneg-giato" con cura, perché, per le rivelazioni in esso contenute, potrebbe "esplodere" tra le vostre mani».Durante la mattinata è stato anche proiettato il cortome-traggio di Michel Pochet, La montagna dei sette colori, e il maestro di mandolino, Pierangelo Feola, ha intratte-nuto la platea con una com-posizione "preludio per viola profonda" dedicata a Chiara. Nell’ultimo intervento, il so-ciologo Iorio ha definito il libro "scandaloso" (in senso positivo) sotto certi aspetti, poiché contrario alla società attuale. È "folle" rispetto ai

più diffusi principi moderni. Commentando la biografia della fondatrice del movimen-to dei focolari, quindi, descri-ve Lubich come una donna "scandalosa" per i suoi tempi; precursore di eventi sociali sfociati poi nel '68, che hanno cambiato la nostra vita quo-tidiana. Le conclusioni sono state affidate al vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella, il quale ha ricorda-to la sua personale esperienza circa il carisma della fondatri-

ce del movimento. «Ho sem-pre presente questo requisito dell'amore, immedesimarsi nell'altro, perché non c'è altra via per amare. Ho avuto l'op-portunità di ascoltare Chiara in alcuni incontri comunitari. Ricordo la gioia trasmessa, il fuoco dell'amore che brucian-do dentro di lei donava in tut-te le sue dimensioni. La gioia era il suo carattere distintivo» (articolo completo su sdt on line).

Antonio Cangiano

Nella parrocchia S. Maria degli Angeli e S. Chiara d’Assisi a Monterusciello, domenica 14 marzo, è stata rappresentata l’opera “Passio Christi 2010”, prepara-ta e messa in atto da compositori, maestri e studenti del conservatorio di musica “Domenico Cimarosa” di Avellino. La serata è stata organizzata un po’ per caso, nata dall’invito fatto dal direttore artistico dell’opera, Pietro Pisano, al maestro Giacomo Vitale, il quale ha accolto la proposta e ha coinvolto altri maestri che ope-rano in Italia e all’estero. Tutti, con entusiasmo e con fede, hanno preparato questa rivisitazione della Pas-sione di Cristo in musica, con tutto l’ardore necessario per far rivivere gli ultimi istanti della vita di Gesù, partendo dallo “Stabat Mater” di Pergolesi. Il ma-estro Vitale ha voluto che la “prima” si facesse nella parrocchia S. Maria degli Angeli perché conosceva il parroco don Gennaro Leone e soprattutto conosceva il suo operato a Monterusciello, quartiere ghetto abban-donato da tutti, nella piena consapevolezza dell’impor-tanza della cultura nonostante l’assenza atavica delle autorità. L’opera verrà poi replicata in diverse città della Campania (Napoli, Salerno, Avellino e altre). La rappresentazione è iniziata in una chiesa gremita di fedeli ed è stata suddivisa in un prologo, 14 qua-dri e un epilogo finale. La musica, ora crescente, ora andante, ora insistente dei vari strumenti (fagotto, oboe, organo, tamburi, percussioni, fisarmoniche, vio-

lino), con le voci (contralti, soprani, mezzo soprani) e il coro polifonico della parrocchia, diretto dal maestro Angela Morrone, sono riusciti a creare delle atmosfere particolarmente intense, coinvolgendo i presenti che hanno vissuto questa via crucis in attonito silenzio. Suggestiva la presenza di soprani e tenori posizionati in mezzo all’assemblea stessa. Nell’evento, i partecipanti costituivano la folla, evidenziando il fatto che ognuno, nelle difficoltà, deve trovare il coraggio nella fede, per

poter dire come Gesù: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta”. Don Gennaro, prima di ringraziare tutti i maestri che hanno permesso la realizzazione dell’opera, ha sottolineato che tutti dobbiamo ringraziare Dio per i talenti che ci dona, affinché vengano messi a dispo-sizione degli altri per un cammino comune incontro al Signore (foto dell’evento sul sito della parrocchia: www.smariadegliangelieschiara.it).

Angelo Fatticcio

La suggestione della Passione

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11 magio 2010

SCUOLA

Alunni e docenti di Pozzuoli a Jesi in occasione delle manifestazioni per il terzo centenario della nascita del musicista

Diaz e Federico II, insieme per PergolesiIl gemellaggio tra le due scuole medie per far crescere i giovani all’insegna della cultura comune

Un gemellaggio in nome del grande composito-

re jesino, Giovanni Battista Pergolesi, di cui quest’anno ricorre il terzo centenario della nascita. Ne sono pro-tagoniste due scuole secon-darie di primo grado, la “Diaz” di Pozzuoli, la più antica secondaria flegrea e la “Federico II”, rinomata scuola di Jesi, intitolata ap-punto all’imperatore di Sve-via che casualmente ebbe i natali proprio in questa cit-tà.Lunedì 19 aprile una rappre-sentanza di settanta alunni e sette docenti della “Diaz”, guidati dal professor Gae-tano Lombardi, è arrivata a

Jesi. Il giorno precedente il “Corriere Adriatico”, quoti-diano locale, preannunciava «La Diaz di Pozzuoli doma-ni in città, la scuola Fede-rico II vivrà un’importante giornata di intensa attività didattica».Calorosa è stata l’accoglien-za riservata alla delegazio-ne puteolana da parte del dirigente della Federico II, Filiberto Arcangeli, della vicepreside professoressa Giovanna Bacci e di tutto il personale presente. Gli alunni jesini dell’indirizzo musicale, diretti magistral-mente dal professor Marco Agostinelli, hanno eseguito singolarmente ed in gruppo brani del Pergolesi, inoltre hanno presentato attraver-so “slide” i luoghi legati al compositore jesino e alla storia della propria città.Il professore Gaetano Lom-bardi, alla presenza anche dell’assessore ai Servizi Edu-cativi di Jesi, Bruna Aguz-zi, ha consegnato al preside Filiberto Arcangeli, a nome

della dirigente Mariarosaria Laloé e di tutta la scuola Diaz di Pozzuoli, una targa ricordo del terzo centenario della nascita di Pergolesi e del “Gemellaggio” tra le due istituzioni scolastiche. Inol-tre il professore ha illustrato, a ragazzi e docenti delle due scuole riunite nell’ampia sala convegni, una presen-tazione in “powerpoint” dal titolo “Vestigia di Giambat-tista Pergolesi a Pozzuoli”.Le rappresentanze delle due scuole sono poi passate allo scambio di gadget e mate-riale rappresentativo delle rispettive città.Infine, accompagnata sem-pre dai rappresentanti sco-lastici della Federico II e da una guida turistica, la delegazione puteolana ha potuto visitare i monumen-ti del centro storico, tra cui hanno suscitato particolare interesse la maestosa sta-tua a Federico II e la visita all’interno dell’antico teatro “Pergolesi”.

Andrea Spinelli

A Bruxelles un premio per il VII Cir-colo Didattico di Pozzuoli. “Sei tu che fai la differenza” è il progetto premiato il 15 marzo nell’ambito della Settima-na Europea per la Riduzione dei Rifiuti (European Week for Waste Reduction – EWWR). Oltre 2690 i progetti presentati. L’Ita-lia si è aggiudicata il primo posto nella categoria “scuole” grazie all’iniziativa realizzata dall’istituto di Pozzuoli. Nel Circolo è stato attuato un percorso edu-cativo inserito nel Pof; in particolare è stato sviluppato il 7° obiettivo relativo all’educazione sostenibile. L’azione ha previsto, innanzitutto, la creazione da parte dei bambini più piccoli di borse di carta riutilizzabili, mentre i “grandi” si sono occupati della distribuzione dei materiali nel mercato rionale di Mon-terusciello, realizzando anche alcune interviste per raccogliere i pareri della gente sull’iniziativa. Nel progetto anche una conferenza fi-nale, uno spettacolo (realizzato sempre degli alunni) e l’esposizione di oggetti costruiti con materiale di scarto. Per

l’occasione, come spiega Rosario Te-sta, dirigente scolastico dell’istituto, «i bambini più piccoli hanno creato borse di carta riutilizzabili dove è sta-to apposto un girasole, simbolo della scuola, mentre i più grandi, aiutati dalle maestre, si sono occupati della distribuzione degli oggetti realizzati attraverso il recupero di materiali nel mercato rionale». Non si è limitata ad una sola settima-na, quindi, l’iniziativa promossa dalla scuola elementare di Pozzuoli, ma ha richiesto un lavoro di molti mesi. «Il nostro progetto – ha spiegato, in-fatti, Testa - è stato frutto dell’impe-gno del corpo docente e degli alunni che, da gennaio a maggio del 2009, si sono impegnati attivamente realizzan-do interviste in strada nel mercatino di Monterusciello, con l’obiettivo di far venire fuori la percezione dei cittadini sul problema dei rifiuti e soprattutto sulla loro gestione e di sensibilizzare e “spronare” tutto il territorio alla cultu-ra del disimballaggio e del riciclaggio dei rifiuti».

Sei tu che fai la differenza...Un prestigioso riconoscimento europeo per il VII Circolo di Pozzuoli

La targa ricordo per il gemellaggio delle due scuole

La visita al teatro Pergolesi

Gli alunni della Federico II - indirizzo musicale

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12maggio 2010

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13 maggio 2010

CULTURA

La fonte non è più sfruttata, né per la salute né per il turismo. Eppure per secoli l’avevano valorizzata romani e borbonici

C’erano una volta le terme del FusaroLe Grotte dell’Acqua minacciate da scarichi fognari e incuria: appello del Coordinamento bacolese

La stessa acqua che a Ca-samicciola è sfruttata da

secoli per i bagni termali, grazie alle sue proprietà orga-nolettiche, sgorga spontanea-mente anche a poche decine di metri dalla costa flegrea, sulla sponda più interna del lago Fusaro. Ma l'impiego che viene fat-to delle due fonti è profon-damente diverso: le Terme di Ischia sono rinomate nel mondo e sono considerate dagli isolani come una grande risorsa turistica da sfruttare; dell'acqua limpida e calda (ha una temperatura di 38°); del-la sorgente del Fusaro invece nessuno pare curarsi. All'op-posto, proprio avanti alla fon-te, è stata realizzata una con-duttura moderna affinché, in caso di necessità, gestisca i li-quami in eccesso delle fogna-ture di Bacoli, sversandoli nel lago; ma la necessità da con-tingente è divenuta struttura-le, e così l'apporto di rifiuti è pressoché costante. Invece in antico era stata po-sta attenzione e la sorgente

era stata sfruttata: lo testimo-niano le Grotte dell'Acqua, due ambienti d'epoca roma-na coperti da volte a botte e intonacati di bianco, parzial-mente sprofondati a causa della subsidenza. Il maggiore di questi ambienti incame-ra la fonte e presenta diverse nicchie; il rinvenimento di vani di servizio, suspensurae (pilastrini dell'ipocausto), te-gule mammatae e terrecotte architettoniche ha fatto ipo-tizzare che si trattasse di un calidarium, parte delle terme antiche destinata ai bagni in acqua calda e ai bagni di va-pore. L'interesse per questo complesso si mantenne vivo durante i secoli, fino al regno borbonico (alcune strutture dell'epoca inglobano quelle romane) e oltre. Addirittura «ancora negli anni '60 del secolo scorso il loca-le medico condotto portava spesso dei pazienti alle Grotte dell'Acqua, a curare le ma-lattie cutanee» ricorda Enzo Assante, uno dei membri fondatori del Coordinamento

dei Comitati per le periferie di Bacoli. E continua: «l'am-ministrazione locale vede questo sito non come una risorsa, ma come un fastidio: bisogna preoccuparsi della manutenzione delle strutture e della pulizia del sito, e non

se ne vede l'utile». In effetti l'ultima operazione di con-solidamento delle strutture risale agli anni '80, quando le volte furono puntellate con tubi in acciaio, ora molto de-teriorati. Il Coordinamento si è interessato a questo sito già

da tempo, e lo scorso 20 di-cembre ha promosso l'inizia-tiva “Natale alle Grotte”, che aveva per oggetto la pulizia dell'area antistante le cisterne: sono state rimosse sterpaglie, plastica, pneumatici, parti di elettrodomestici, alghe in de-composizione e si è sgombra-to il canale fra le Grotte e il lago; ma trascorsa una stagio-ne, è scomparsa ogni traccia del lavoro di circa quaranta cittadini, che per restituire dignità al loro patrimonio culturale e ambientale sono stati costretti a sostituirsi di fatto a chi avrebbe l'obbligo di tutelare e conservare i mo-numenti dell'area: «chiedere-mo la recinzione per il sito, e un periodico e programmato intervento per la sua pulizia» annuncia Michele Amirante, portavoce del Coordinamen-to, che dichiara anche «non deve essere la gente a sopperi-re all'inefficienza delle ammi-nistrazioni: il nostro impegno è quello di premere in questo senso».

Antonio Franco

Per ricordare Pergolesi anche il busto si fa… bello Restaurato il busto di Giambattista Pergolesi e spostato nell’atrio (nella foto) della nuova sede della biblioteca in via Pietro Ragnisco, storico complesso ristrutturato, antica dimora del viceré don Pedro de Toledo.Nello scorso mese di maggio, proprio in prossimità delle solenni celebrazioni nazionali per il terzo centenario della nascita del famoso musicista e compositore jesi-no Giambattista Pergolesi, deceduto in Pozzuoli a solo ventisei anni, denunciammo lo stato di grande degrado in cui versava, nella villa comunale, il suo busto com-memorativo. Il sindaco Pasquale Giacobbe, nei mesi scorsi, ha disposto insieme con gli assessori ai Lavori pubblici, Mario Marrandino e alla Cultura, Maria-laura D’Amore di concerto con i rispettivi dirigenti del Comune di Pozzuoli, Luigi Salzano e Carlo Pubblico, il restauro e lo spostamento dei busti di Giambattista Pergolesi, di Antonio Sacchini e Giuseppe Mazzini. Le sculture commemorative erano tutte originariamente collocate nella villa comunale ma ripetutamente prese di mira da bande di graffitari, fenomeno purtroppo sempre più dilagante. Già nei primi anni Novanta, i due busti di Pergolesi e Sacchini erano stati restaurati dall’Azienda di turismo, ma nel giro di qualche anno furono di nuovo ricoperti da scritte indecenti, pertanto si è resa necessaria anche la loro rimozione dall’origina-ria collocazione. Il 21 settembre del 1890, in occasione del 180esimo anno dalla nascita del grande jesino, i

due busti marmorei realizzati dallo scultore Francesco Nasti, con il concorso dei cittadini di Pozzuoli e di Jesi, furono inaugurati e collocati nei giardini della villa comunale nelle adiacenze del porto, dove sono rimasti fino al giugno 2009, quando sono iniziati i lavori di manutenzione e di riqualificazione della villa comu-nale ancora in corso, ma che per l’estate dovrebbero concludersi.

Gaetano Lombardi

L’entrata della nuova biblioteca comunale Il busto restaurato di Pergolesi

Page 14: Maggio 2010

Estate, è tempo di… fare gol al Città di PozzuoliLa vetrina che mette in mostra i giovani calciatoriRitorna il “Città di Pozzuoli”. La manifestazione calcistica, che a metà degli anni Settan-ta e primi anni Ottanta fu un appuntamento preestivo di grande interesse tra gli sportivi flegrei, sarà riproposta nel pros-simo giugno dal Centro Sporti-vo Italiano. Fu il bradissimo a dichiararne lo stop. Il susseguir-si degli eventi sismici e l'esodo della maggior parte della popo-lazione puteolana sul litorale domizio e nell'hinterland giu-glianese-aversano interruppe il tradizionale appuntamento che vedeva popolarsi le scalee del “Domenico Conte” di nume-rosi appassionati. Erano lì per apprezzare giovani calciatori accanto ad esperti giocatori, ma soprattutto per vedere all'opera da vicino e apprezzarne miglio-

ramenti tecnici e maturazio-ne tattica di tanti calciatori di origine flegrea che avevano co-struito le proprie fortune pro-fessionali lontano dalla terra d'origine. Anche in quegli anni era il Centro Zona - Pozzuoli del Centro Sportivo Italiano a curarne l'organizzazione e a sovrintendere agli aspetti tec-nico-giuridici. Un percorso in cui l'ente di promozione spor-tiva fu affiancato dalla passione e dall'entusiasmo di Ciro Pol-lio, prima che fosse ghermito immaturamente dalla morte, e che sortì positivi risultati in ter-mini organizzativi. Con l'asso-pimento di eventi calcistici di importanza extraregionale non c'è più una squadra di calcio di Pozzuoli che partecipi ad un campionato nazionale; e della

Puteolana ormai si sono perse le tracce… Ma il CSI, racco-gliendo le istanze dei calciofili locali, ha voluto riprendere la manifestazione e riproporla con alcuni accorgimenti. Il primo “Città di Pozzuoli” che muoverà i passi nel ven-tunesimo secolo avrà per pro-tagonisti i giovani, gli Under 16. L'idea del CSI è appunto quella di valorizzare e portare possibilmente alla ribalta i nu-merosi ragazzi che praticano calcio presso le diverse realtà calcistiche dell’area flegrea. Co-stituire una vetrina sportiva per Pozzuoli. Costruire una sfida leale tra tante e valide realtà tecniche di cui sovente non si è a conoscenza oppure lo si apprende attraverso i media, una volta che hanno spiccato il

volo. «Il nostro progetto - affer-ma Fortunato Grippa, respon-sabile della Commissione Cal-cio Csi Pozzuoli e collaboratore della FIGC Campania - punta sulle realtà giovanili, mortifica-te e non motivate nella giusta maniera nella nostra terra. Di concerto con le società e le as-sociazioni puntiamo a creare un appuntamento che possa permettere ai ragazzi di propor-si e soprattutto di evidenziare

il lavoro di base che qui viene svolto. Il primo appuntamento partirà nella prima settimana di giugno. E' un esperimento a cui vogliamo poi dare conti-nuità». In via di definizione il programma che vedrà ai nastri di partenza otto squadre che si sfideranno con la formula dei Campionati Europei. La mani-festazione godrà del patrocinio del Comune di Pozzuoli.

Giuseppe Moio

SPORT

14maggio 2010

Corriamo nel Mito. Si svolgerà mercoledì 2 giugno, sulle sponde dei laghi Averno e Lucrino, l'ottava edizione della gara podistica “Corriamo nel Mito”, organizzata dal Centro Sportivo Italia-no di Pozzuoli. La gara aperta ai tesserati del Csi, della Fidal e degli enti di promozione sportiva si svilupperà su un tracciato di 10 chilometri tra natura e testimonianze storiche e godrà del Patrocinio del Comune di Pozzuoli, dell'Azienda di Cura Soggiorno e Turismo flegrea e della Pro Loco. Previsto un percorso di mille metri per le categorie Under 16. Le iscrizioni si ricevono presso il Csi Pozzuoli in via Annunziata, 5. (tel. 081.3658812; mail: [email protected]).

L’Interparrocchiale di Calcio a 5. Sei squadre in rappresentanza delle parrocchie Annun-ziata, S. Artema, S. Maria delle Grazie, S. Vincenzo e S. Pietro e Paolo danno vita all'edizione 2010 del torneo di calcio a cinque Interparrocchiale 2010, organizzato dal CSI Pozzuoli. Il torneo si svolgerà a Soccavo, sul campo messo a disposizione dalla San Pietro e Paolo, la parrocchia che con grande sensibilità e disponibilità si sta adoperando per la crescita e la maturazione dei giovani con un attivo gruppo di adulti guidato da don Umberto Ciotola.

Ogni giorno 38 mila sacerdoti diocesani annunciano il Vangelo nelle parrocchie tra la gente, offrendo a tutti carità, conforto e speranza. Per continuare la loro missione,

hanno bisogno anche del tuo aiuto concreto: di un’offerta per il sostentamento dei sacerdoti. Queste offerte arrivano all’Istituto Centrale Sostentamento

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Page 15: Maggio 2010

15 maggio 2010

TAM TAM TAM TAM

In scena la sana informazioneConiugare recitazione, musica, canto e la presentazione di informazioni sul tema della prevenzione e del diritto alla salute. L’idea assolutamente originale dell’Associazione culturale “La città di Pulcinella”, è di strutturare tali “incon-tri formativi” sotto la forma della rap-presentazione teatrale, come quella rea-lizzata il 14 aprile al Teatro il Piccolo a Fuorigrotta, in ‘A salute nun s’accatta ma s’abbusca. In questo modo medici e volontari hanno presentato dati e invi-tato alla riflessione sui problemi della sanità, perché si diffonda la cultura del-la legalità e si offrano concrete occasioni di speranza, affinché soprattutto i giova-ni non siano costretti ad andare via da Napoli. L’esperimento ha riscontrato un forte interesse in chi ha partecipato alla serata, che si è conclusa con un interes-sante momento di dibattito tra il pub-blico e gli “attori”, ben oltre le ore 23. L’associazione, che si è rende disponibile per replicare l’incontro in altri luoghi, ha attivato un forum su www.lacittadi-pulcinella.org

Finalmente un teatro a PozzuoliDopo più di cinquant’anni di assen-za sul territorio è nato il teatro di quartiere a Pozzuoli, la Sala Molière. Un “luogo di aggregazione per tutta la famiglia”, come sottolineano gli organizzatori Nando Paone e Cetty Sommella, nel quale “far conoscere il teatro di tradizione scritto da autori moderni, contemporanei, ma anche da scrittori dell’antica tradizione drammaturgica mondiale, attraver-so la risata e il divertimento”. La sala, di sessanta posti, è presso l’Art Garage in Via Bognar, 21, nei pres-si della stazione metro di Pozzuoli. Gli spettacoli, rivolti a tutte le fasce d’età, vogliono proporre anche motivi di riflessione e discussione, nonché di conoscenza della vera tradizione tea-trale, “di cui i napoletani soprattutto sono da sempre portatori”.Queste le rappresentazioni di maggio (tutte alle ore 21, tranne la domenica alle ore 18): Emigranti di Mrozeck, La locandiera di Goldoni, La do-manda di matrimonio di Cechov.

Brevi dai Campi Flegrei

Buone notizie. Gli istituti unificati Falcone di Pozzuoli e Silvestri di Licola coinvolti nel progetto regionale “Scuole Aperte”

Anche con il vino s’impara la legalitàGli alunni sono impegnati nell’intero ciclo di enologia, dai vitigni flegrei all’imbottigliamentoIl progetto “Scuole Aperte”, nato per valorizzare esperien-ze positive di approfondimen-to culturale nelle scuole medie superiori della Campania, ce-lebra anche il primo vino del-la legalità. Succede nei Campi Flegrei, nella stessa area dove, sempre per “Scuole Aper-te”, alla fine di aprile è stata organizzata anche una mo-stra-mercato dei fiori e delle piante ornamentali prodotte nei campi scolastici a ridosso dell’antica Domitiana. Ecco il vino della legalità, dunque. Grazie, infatti, al lavoro dei docenti e degli studenti dell’istituto pro-fessionale per il commercio “Giovanni Falcone” di Poz-zuoli e dell’ex istituto agrario “Filippo Silvestri” di Licola, è nato il primo vino della le-galità intitolato alla memoria del magistrato antimafia Gio-vanni Falcone. In base alle di-rettive impartite dalla riforma del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, dall’ini-zio di questo anno scolastico le due scuole sono state ac-

corpate in un’unica direzione didattica guidata dal professo-re Antonio Curzio e insieme hanno avviato un percorso di legalità nell’ambito del pro-getto regionale Scuole Aper-te. L’obiettivo del progetto curriculare ed extracurricula-re - che ha ottenuto anche il finanziamento regionale - è la lotta a tutte le forme di ille-galità, partendo dal ricordo della figura del magistrato uc-ciso a Capaci dal tritolo della mafia, insieme alla moglie e agli agenti della scorta. «Ab-biamo due sedi, una al rione Toiano e l’altra a Licola, nei pressi dell’antica via Domi-tiana – sottolinea il dirigen-te scolastico dell’Ipc Falcone Antonio Curzio – e sono en-trambi territori difficili, dove l’istituzione scolastica diven-ta molte volte avamposto di legalità. Con un gruppo di una trentina di nostri allievi abbiamo avviato la coltivazio-ne dei vitigni rigorosamente flegrei e i ragazzi hanno rea-lizzato l’intero ciclo di produ-zione del vino, imbottigliato

con l’etichetta intitolata al magistrato Giovanni Falcone. Il vino della legalità l’abbia-mo voluto ribattezzare per questo motivo, perché insie-me alle coltivazione dell’uva e all’imbottigliamento del vino, abbiamo anche avviato un percorso scolastico di ap-profondimento sulla vita del magistrato del maxiprocesso: su Giovanni Falcone e su tut-ti i fatti di cronaca giudiziaria e politica che avvennero nel 1992». Il vino “Falcone”, pro-dotto dai vitigni Piedirosso e Falanghina doc dei Campi Flegrei, può essere solo do-nato ma non venduto per il mancato rispetto delle quote comunitarie per l’uva da vino imposte dall’Unione Europea, mentre sul mercato sono fini-ti l’olio e il miele prodotti dai ragazzi dietro la supervisione dei docenti. «L’olio ed il mie-le che produciamo nei campi dell’ex istituto agrario Silve-stri vengono venduti nel cir-cuito delle botteghe sociali e il ricavato è reinvestito nell’ac-quisto di materiale didattico

– sottolinea il preside Curzio – I nostri studenti vengono orientati verso un progetto di rispetto delle leggi della na-tura e della società umana». Con l’aiuto dei docenti, gli

studenti hanno stilato anche il Manifesto ecologico per la pacifica coabitazione di razze ed etnie diverse in un habitat sano.

Nello Mazzone

Puoi trovare il giornale in distribuzione gratuita:

• edicola corso Umberto I a Pozzuoli (altezza Tamoil e zona Gerolomini)

• edicola viale dell’Europa unita al Rione Toiano (sotto il monte)

• edicola via Consalvo 99/D a Fuorigrotta

• edicola Ines, Via Marotta a Monterusciello

• bar "Primavera", giardinetti di via Carmine a Pozzuoli

• Farmacia Flegrea dr.ssa Stabile, viale Campi Flegrei, 11 a Bagnoli

Censimento servizi assistenziali e sanitari L’Osservatorio delle Povertà della Caritas diocesana realizzerà nei mesi di maggio e giugno, un’indagine sui servizi ecclesiali sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali dell’area flegrea. La rilevazione s’inserisce nell’ambito di un censimento che si realizza ogni dieci anni in tutta Italia, censimento promosso dalla Consulta ecclesiale nazionale degli organismi socio-assistenziali, dall’Ufficio nazionale per la pastorale della sanità della Cei, insieme all’Osservatorio socio-religioso e al Servizio informatico Cei. Agli inizi di maggio si terrà una riunione organizzativa nel Centro Studi per il Volontariato a Pozzuoli. Chi è interessato a collaborare nella conduzione del-la ricerca e nella somministrazione dei questionari, può contattare l’Osserva-torio diocesano (tel. 081.8530626 – e-mail: [email protected]).

Page 16: Maggio 2010

16maggio 2010

DIOCESI DI POZZUOLI

Apertura Anno Paolino Diocesano

30 maggio 2010

Villaggio del Fanciullo - Pozzuoli

Ore 19.30 - Celebrazione eucaristica

presieduta dal Vescovo di Pozzuoli

monsignor Gennaro Pascarella