MAGGIO 2001 - Provincia di Torino · 2015-11-19 · 1.1 La valutazione del ciclo di vita (LCA) 4...

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M MAGGIO 2 2 0 0 0 0 1 1 Quaderno n. 3 Giugno 2001

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Quaderno n. 3 Giugno 2001

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

RAPPORTO REDATTO NELL'AMBITO DEL PROGETTO "AGENDA 21 DELLA PROVINCIA DI TORINO" Area Ambiente, Parchi, Risorse Idriche, Tutela della Fauna Dirigente: Francesco Pavone Servizio Programmazione Sviluppo Sostenibile e Rifiuti Dirigente: Franco Tecchiati Segreteria Operativa del Forum Provinciale di Agenda 21 Coordinamento: Alberto Pierbattisti tel. 011861.3871 fax 011861.3975 E-mail: [email protected] Il rapporto è stato redatto da: AMBIENTE ITALIA srl via Carlo Poerio 39 - 20129 Milano tel. +39-2-27744.1 - fax +39-2-27744.222 E-mail: [email protected] Alla redazione del rapporto hanno partecipato Duccio Bianchi, Lorenzo Bono, Rodolfo Pasinetti, Teresa Santos Il presente lavoro si basa sulla revisione del modello di calcolo dell’impronta ecologica originariamente predisposto per il Comune di Torino. Febbraio 2001.

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

Indice

PREFAZIONE I

L’impronta ecologica della PROVINCIA di Torino: sinte si II

1. L'impronta ecologica e gli indicatori di sostenibilità dei cicli di produzione e di consumo 3

1.1 La valutazione del ciclo di vita (LCA) 4 1.2 Il Total Material Requirement 5

2. Impronta ecologica, metodologie ed esperienze 10 2.1. Esempi di applicazioni a livello locale 11 CASO 1 – La Petjada Ecològica de Barcelona, Una aproximació (1998) 12 CASO 2 – Un’applicazione sperimentale dell’impronta ecologica in tre piccole città del nord, del centro e del sud d’Italia (1998) 14 CASO 3 – Some finnish ecological footprints at local level (1999) 16

3. Metodologia di calcolo dell’impronta ecologica per la Provincia di Torino 18 3.1 Utilizzo diretto del territorio 20 3.2 Utilizzo indiretto del territorio 23

4. I risultati 27 4.1 L’impronta ecologica della Provincia di Torino 27 4.2. Il deficit ecologico della Provincia di Torino 32

Bibliografia 35

ALLEGATO 36

Fonti informative e dati utilizzati 36 Utilizzo diretto del territorio 37 Utilizzo indiretto del territorio 44

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I

PREFAZIONE Il rapporto sull'Impronta Ecologica della Provincia di Torino costituisce il primo

tassello del futuro Sistema di Monitoraggio e Reporting a supporto dell'Agenda 21 Provinciale.

Lo sviluppo e l'avvio a sperimentazione di uno specifico sistema di monitoraggio della sostenibilità ambientale rappresenta un'azione chiave dell'Agenda 21 della Provincia di Torino, nella consapevolezza che solo una costante attenzione alla quantificazione dei fenomeni in atto consente analisi e interpretazioni corrette sotto il profilo scientifico da una parte, e impostazione di strategie e obiettivi verificabili da un'altra. Non solo, trasparenza e circolazione delle informazioni ambientali rappresentano un presupposto necessario per rafforzare la consapevolezza dei cittadini circa le implicazioni ambientali delle politiche di sviluppo e degli stili di vita individuali e collettivi. In questo senso, il rafforzamento delle azioni di monitoraggio e valutazione delle variabili connesse allo sviluppo locale sostenibile non potrà che migliorare la capacità di governo ambientale del territorio, dal momento che dall'analisi dei dai dati acquisiti si possono far discendere politiche, strategie e azioni coerenti.

Il primo destinatario di questo lavoro è il Forum per l'Agenda 21 della Provincia di Torino, affinche' la discussione in corso nei vari tavoli di concertazione avviati sul territorio possa muovere anche da una riflessione sui modelli di sviluppo e di vita assunti dalle nostre comunità, dei quali il valore dell'Impronta Ecologica pro capite è una diretta conseguenza.

Pur non consentendo l'Indice di Impronta Ecologica un'analisi approfondita dei singoli processi di relazione tra variabili ambientali e fattori di pressione (cosa questa ottenibile con maggiore efficacia dai modelli Stato-Pressione-Risposta che stiamo parallelamente preparando), esso possiede un'alta capacità di risoluzione sintetica e una particolare forza comunicativa. Non solo, la diffusione internazionale dell'Indice di Impronta Ecologica consente il raffronto tra realtà territoriali diverse, evidenziando le differenze tra realtà socio-economiche diverse e quanto sia ancora lontano dall'essere conseguito a livello planetario il principio di equità nell'accesso alle opportunità di sviluppo e dell'equilibrio nell'utilizzo delle risorse naturali disponibili.

Pertanto, una riflessione approfondita sulla nostra Impronta Ecologica ci consente di affrontare anche in termini etici il nodo dello sviluppo sostenibile, laddove la sostenibilità dello sviluppo richiama elementi di valore, l'equità, la responsabilità individuale e collettiva, la giustizia sociale, che devono essere messi a fondamento delle scelte di sviluppo della nostra comunità. Torino, 8 maggio 2001

L'ASSESSORE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

E ALLA PIANIFICAZIONE AMBIENTALE DELLA

PROVINCIA DI TORINO Giuseppe Gamba

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II

L’IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO: SINTESI

L’impronta ecologica è un indicatore che mostra la sostenibilità dei consumi di una comunità e il loro impatto sulla disponibilità di territorio naturale. L’impronta ecologica ci dice “quanta natura” utilizziamo per sostenere il nostro stile di vita. Ogni abitante della provincia di Torino richiede, grosso modo, 3,3 ha di territorio per soddisfare i suoi fabbisogni e per assorbire le sue emissioni di anidride carbonica. In altri termini, l’insieme della provincia di Torino usa oltre 74.000 kmq di natura, una superficie pari a ca. il 20% del territorio nazionale. L’impronta ecologica si basa su un concetto abbastanza intuitivo: lo spazio occupato (misurato, ad esempio, in ettari). Alla base di questo concetto ci sono due fattori: - primo, possiamo misurare la maggior parte delle risorse che consumiamo e la maggior parte dei rifiuti che generiamo;

- secondo, molte di queste risorse e flussi di rifiuti si possono convertire in aree biologicamente produttive.

In questo modo, l’impronta ecologica di qualsiasi popolazione (dal livello individuale, fino al livello di città o di nazione) è il totale della terra e del mare ecologicamente produttivi occupati esclusivamente per produrre tutte le risorse consumate e per assimilare i rifiuti generati da una popolazione. Le città in cui viviamo occupano uno spazio. Uno spazio, misurabile, occupano i campi coltivati per fornire alimenti o fibre tessili, i pascoli, la superficie marina utilizzata per le attività di pesca, le foreste destinate alla produzione di legname. D’altra parte, noi non dipendiamo solo dagli organismi viventi che trasformano l’energia solare nel cibo che mangiamo o negli altri prodotti di origine biologica che noi utilizziamo, ma anche dall’energia solare che è richiesta per produrre, trattare, muovere ed immagazzinare i suddetti cibi o prodotti. Questa energia solare è resa disponibile sotto forma di combustibili fossili, nei quali è stata immagazzinata durante milioni di anni, e questi combustibili noi li stiamo utilizzando in molte altre attività, non solo per produrre cibo. Tutti i beni da noi utilizzati hanno richiesto una qualche forma di energia per essere costruiti e molti di essi continuano a richiederne durante il loro utilizzo. Noi stiamo sfruttando questa energia più velocemente di quanto i processi di fotosintesi riescano a generarne altra. E mentre bruciamo una risorsa non rinnovabile, nella forma di combustibili fossili, restituiamo alla natura un prodotto residuo, cioè l’anidride carbonica, ad un tasso accelerato e ciò è causa di “inquinamento” dell’atmosfera e delle alterazioni climatiche – già percepibili – che vanno sotto il nome di “effetto serra”. Per evitare questo effetto sarebbero necessari sistemi capaci di catturare questo eccesso di anidride carbonica in tempi relativamente veloci. I migliori sistemi sono costituiti dalle foreste che, chiaramente, occupano una certa superficie. Le componenti principali che costituiscono l’impronta ecologica sono, quindi, le terre agricole necessarie alla produzione di cibo, le terre a pascolo necessarie per gli

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III

allevamenti, le superfici forestali in quanto fornitrici di legno ed in quanto “catturatrici” di anidride carbonica, le superfici urbanizzate, le superfici marine con attività peschiera. Siccome la gente usa risorse di tutto il mondo ed influenza quasi tutti i luoghi con i propri rifiuti (inquinanti), è evidente che l’impronta ecologica non è un pezzo di terra continuo. A causa dei commerci internazionali, la terra e le aree acquatiche usate dalla maggior parte dei cittadini sono sparpagliate su tutto il pianeta. Ciò che mangiamo può essere coltivato a migliaia di chilometri di distanza. Il calcolo dell’impronta ecologica ci da un’indicazione di quanta natura l’intera umanità, la nostra nazione o la nostra città, usano per sostenersi. Dividendo tutta la terra ed il mare ecologicamente produttivi sulla Terra per il numero di persone che la abita abbiamo a disposizione meno di un paio di ettari ciascuno. L’impronta complessiva dell’umanità già eccede questo valore. L’umanità consuma, in un anno, più di ciò che la natura può rigenerare nello stesso periodo e così si sta consumando il capitale naturale globale. Da qui la necessità di ridurre significativamente l’impatto umano sulla Terra permettendo alle generazioni presenti e future, così come alle altre specie viventi, di vivere in modo sostenibile. Il percorso dello sviluppo sostenibile richiede un potente miglioramento dell’efficienza ambientale e della produttività d’uso delle risorse naturali, soprattutto per garantire una distribuzione equa delle possibilità di sviluppo e di benessere. L’impronta ecologica non si distribuisce uniformemente tra tutte le popolazioni. Da un lato abbiamo lo statunitense medio che si appropria di quattro volte lo spazio a disposizione, dall’altro abbiamo molti paesi in via di sviluppo la cui impronta è molto inferiore a ciò di cui potrebbero aver bisogno. Per quanto riguarda l’Italia, mediamente ogni suo abitante occupa circa il doppio di ciò che un’equa ripartizione delle risorse globalmente disponibili consentirebbe. L’impronta ecologica diventa così una funzione del modello di consumo di una popolazione. Al tempo stesso, l’impronta ecologica - fatta di tanti territori anche geograficamente ben distanti ma virtualmente asserviti ad una stessa popolazione - ecologica mette in evidenza l’interdipendenza tra le distinte parti del Mondo chiamando in causa le responsabilità che il nostro stile di vita ha nei confronti del sistema naturale complessivo nonché nei confronti di popolazioni anche geograficamente lontane. L’impronta ecologica della provincia di Torino non si discosta molto da quella dell’italiano medio, anzi è leggermente inferiore in virtù, soprattutto, di una quota ridotta di combustibili fossili impiegata per la produzione energetica. Il totale del territorio utilizzato, circa 74.000 kmq, per il 43% è costituito da aree forestali necessarie a assorbire l’anidride carbonica derivante dai consumi energetici diretti e indiretti.

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IV

Impronta ecologica: Uso del territorio

Terre arabili26%

edificato3%

Pascoli14%

Foreste11%Mare

3%

Diretto57%

assorbimento CO2 43%

Sotto il profilo delle tipologie di consumi, l’impronta ecologica ci dice che circa il 35% dell’uso di risorse naturali è dato dal consumo di alimenti e che il 24% è dato dall’insieme dei beni di consumo durevoli e non durevoli.

Impronta Ecologica: Ripartizione per categorie

Alimenti35%

Abitazioni21%

Trasporti13%

Servizi4%

Altro (NCA)3%

Beni di consumo24%

L’impronta ecologica della Provincia di Torino, che qui è stata calcolata considerando la produttività reale delle risorse coltivate o prodotte localmente, si mostra inferiore rispetto alle stime basate sull’applicazione di coefficienti medi mondiali. Ciò significa che l’applicazione di tecnologie di produzione ambientalmente più efficienti può

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V

consentire di ridurre – anche in maniera significativa - la pressione sulla natura e sulle risorse derivante da modelli di consumo opulenti e da livelli elevati di qualità della vita. L’impronta ecologica è un indicatore efficace per definire l’impatto sulla natura. Ma è anche un indicatore che consente di stabilire quale sia la situazione attuale in modo da immaginare e, possibilmente, attuare delle azioni rivolte, come nel caso di Torino, alla sua riduzione. Queste azioni possono essere di tipo tecnologico e sociale, possono investire la ricerca di una maggiore eco-efficienza dei cicli di produzione e consumo e una maggiore “eco-sufficienza” degli stili di vita e di consumo. In primo luogo, per ridurre la nostra impronta ecologico è necessario un miglior uso delle nostre risorse, soprattutto se non rinnovabili, mediante l’impiego di tecnologie più efficienti che forniscono gli stessi servizi utilizzando minori risorse (ulteriore incremento della quota di energia rinnovabile, impiego di elettrodomestici ad alta efficienza, una più accurata gestione del calore nelle abitazioni, ecc.). Al tempo stesso, l’iniquità dell’impronta ecologica sollecita una ulteriore riflessione sulla tipologia dei consumi, sulla rapidità di uso delle merci, sulla necessità di stili di vita (ad esempio di alimentazione) che siano più legati al territorio locale.

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1. L'IMPRONTA ECOLOGICA E GLI INDICATORI DI SOSTENIBILITÀ DEI CICLI DI PRODUZIONE E DI CONSUMO Nel corso degli ultimi venti anni, nelle scienze ambientali si è cercato di elaborare strumenti appropriati a fornire una rappresentazione, al tempo stesso sintetica e globale, della pressione esercitata dalle attività umane e dall'economia sull'ambiente. Questi strumenti e indicatori si sono affiancati allo sviluppo di più articolate batterie di indicatori di valutazione della pressione economica sulle risorse naturali, di valutazione della qualità ambientale e degli impatti esercitati, di misura dell'efficacia delle risposte e delle politiche. Un primo filone di ricerca, in questo senso, ha fatto perno sulla revisione di alcuni tradizionali indicatori economici - in primo luogo il Prodotto Interno Lordo - capace di integrarne anche le esternalità ambientali. L'ISEW, Index of Sustainable Economic Welfare (sviluppato da Daly e Cobb e rivisto da Jackson, 1997) così come il Genuine Progress Index (Rowe e Anielski, 1999) a partire dai dati disponibili per il PIL hanno introdotto alcuni correttivi per rendere la misura del PIL più prossima ad una misura del benessere, considerando le esternalità ambientali e sociali. Sotto il profilo ambientale, vengono detratte dal PIL e considerato come un costo: le spese difensive legate al risanamento ambientale per la protezione dall'inquinamento delle acque, dall'inquinamento dell'aria, dal rumore; i valori connessi alla perdita di habitat naturali o allo sfruttamento (come prelievo non rinnovabile) delle risorse naturali e al degrado a lungo termine del patrimonio ambientale (costi dell'effetto serra e della riduzione dell'ozono); i costi connessi al pendolarismo e agli incidenti stradali. Sotto il profilo sociale, vengono: detratti i costi difensivi legati alla criminalità, al pendolarismo e agli incidenti stradali; aggiunti il valore delle attività volontarie non retribuite (come il lavoro domestico, le attività di assistenza sociale etc); aggiustati i valori monetari in funzione dell'ineguaglianza nella distribuzione del reddito. In questa stessa direzione si muovono anche altri indicatori che integrano le considerazioni ecologiche, come il Genuine Saving, elaborato dalla World Bank (1997), che rivede il concetto di risparmio lordo, la tradizionale misura dell’accumulazione di ricchezza di un paese (derivata dal prodotto nazionale lordo dedotti i consumi pubblici e privati), integrando nel concetto di accumulazione anche il capitale umano e naturale. Il Genuine Saving rappresenta, in termini monetari, l’investimento in capitale fisico e umano meno il valore dello sfruttamento delle risorse naturali e dell’accumulo di inquinanti (per semplicità calcolati come CO2). Il Genuine Saving è derivato dal risparmio lordo deducendo il deprezzamento del capitale fisico, il valore dello sfruttamento delle risorse non rinnovabili (approssimativamente come costo medio di estrazione per i minerali e valore del legname commercializzato in eccesso ai tassi naturali di crescita), il valore dei danni da inquinamento (come costo sociale delle emissioni di CO2) e considerando come investimento in capitale umano le spese per l'educazione. Un secondo filone di ricerca si è invece orientato sulla ricerca di misure e indicatori che esprimessero in termini "fisici" gli impatti ambientali dei processi economici. L'obiettivo è stato quello di produrre indicatori aggregati che consentissero, con una singola misura, di apprezzare la pluralità di effetti ambientali sull'intero ciclo di vita dei processi di produzione e di consumo (considerando e, ove possibili, evidenziando gli

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effetti delle specializzazioni produttive e della globalizzazione dei mercati) e di indicare la direzione verso - o apprezzare la distanza da - eco-efficienza e sostenibilità. In questa direzione si collocano lo sviluppo di set compatti di indicatori nella Life cycle assessment - cioè nella valutazione ambientale del ciclo di vita di prodotti e servizi - e l'elaborazione di indicatori aggregati come l'impronta ecologica (che fa riferimento alla superficie produttiva impiegata per il sostentamento di una determinata popolazione) o il Total Material Requirements (che contabilizza il flusso di materia impiegato per sostenere le attività umane). L'impronta ecologica appartiene, quindi, a questa più vasta famiglia di indicatori di "sostenibilità" e di "efficienza ambientale" dei consumi e della produzione. 1.1 La valutazione del ciclo di vita (LCA) Prodotti, processi produttivi e servizi dispiegano i loro effetti ambientali nel corso di una lunga catena di azioni, dal momento dell'estrazione delle risorse impiegate per la produzione dei materiali costituenti e per soddisfare i fabbisogni energetici di trasformazione e di uso, fino allo smaltimento finale del prodotto e di tutti i residui generati. La Life Cycle Assessment è una tecnica di valutazione delle interazioni tra ambiente e processi o prodotti che si basa sulla compilazione di inventari dei consumi di risorse e delle emissioni per ciascuna fase del ciclo di vita, creando un bilancio ambientale, cioè una contabilità dei flussi di risorse e di rilasci tra l'ambiente naturale (la ecosfera) e le attività umane ed economiche (la tecnostruttura). Questo approccio "Life-Cycle", sia pure in una forma semplificata (come bilanci di materia ed energia), è impiegato anche per l'elaborazione dell'impronta ecologica e del Total Material Requirements. Gli inventari sono costituiti da liste di risorse consumate, emissioni (nei vari media ambientali) e impatti non materiali (come l'uso di terreno). Poiché gli inventari sono liste molto lunghe e difficili da interpretare, è prassi comune aggregare i vari effetti ambientali all'interno di più vaste categorie di impatto, con le quali si aggregano - secondo un criterio scientifico e non soggettivo - i vari effetti. Le più tipiche categorie di impatto, nelle quali si convertono singole emissioni, sono: - il Global Warming Potential, per il contributo all'effetto serra - l'Ozone Depletion Potential, per il contributo alla distruzione dello strato di ozono - l'Acidification Potential, per il contributo ai processi di acidificazione - il Photochemical Ozone Creation Potential, per il contributo alla formazione

di ozono terrestre - l'Eutrophication Potential, per il contributo ai processi di eutrofizzazione - l'Ecotossicità, per gli effetti tossici nei vari media ambientali - la Tossicità umana, per gli effetti sulla salute - le Radiazioni ionizzanti - il Consumo di risorse non rinnovabili - il Consumo di suolo Queste categorie di impatto definiscono un più ristretto set di indicatori per la valutazione ambientale dei processi e dei prodotti, che però non sono direttamente comparabili tra loro. Per generare valori più aggregati e più utilizzabili per una valutazione globale e per una comparazione di alternative (spesso caratterizzate da asimmetrie degli impatti), sono

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stati sviluppati metodi più sofisticati, come Eco-indicator (Goedkoop e Spriensma, 1999). Eco-indicator è un metodo di aggregazione degli effetti ambientali, basato sull'analisi degli impatti che derivano dall'esposizione ai definiti effetti (rilasci o consumi) ambientali, in tre macro-categorie di danni: - danni alla salute umana, espressi come DALY (Disability Adjusted Life Years),

sulla base di modelli per gli effetti respiratori e cancerogeni, gli effetti del cambiamento climatico, della distruzione della fascia di ozono, e per le radiazioni ionizzanti

- danni alla qualità dell'ecosistema, espressi come percentuale di specie che scompaiono in una determinata area a causa dei carichi ambientali, considerando l'ecotossicità, gli effetti acidificanti e eutrofizzanti, gli effetti degli usi e delle trasformazioni del suolo

- danni alle risorse minerali e fossili, come energia supplementare necessaria per estrarre risorse minerali e energetiche a causa del degrado della qualità e della disponibilità delle risorse.

La struttura del metodo Eco-indicator 99 Nel metodo Eco-indicator questi tre sintetici indicatori possono essere o pesati per ottenere un singolo valore o interpretati. Per quanto la LCA sia stata originariamente impiegata per l'analisi di singoli prodotti, se ne è oggi diffuso l'impiego anche per la valutazione di servizi e sistemi complessi. Il metodo analitico può, peraltro, essere teoricamente esteso anche alla valutazione dell'insieme dei cicli economici e di consumo di aree e regioni. La struttura dell'inventario e l'aggregazione degli effetti ambientali in alcune categorie di impatto costituisce una base per la creazione di sistemi di contabilità ambientale. 1.2 Il Total Material Requirement Uno degli indicatori più contigui all'impronta ecologica è il Total Material Requirement (TMR). Il TMR è un indicatore riassuntivo dei flussi di materia e di energia dell’economia, che misura l’uso totale di risorse naturali - ad eccezione dell'acqua e

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dell'aria - richiesto dall’attività economica nazionale (o di una economia regionale, in funzione della disponibilità di dati). Questi indicatori sono stati sviluppati e applicati alle economie di Stati Uniti, Giappone, Germania e Olanda per il periodo 1975-1994 con il lavoro congiunto di quattro istituzioni – World Resource Institute (USA), Wuppertal Institute (Germania) che ha elaborato originariamente la metodologia, Ministero dell’ambiente dell’Olanda, Istituto nazionale di studi ambientali (Giappone)1. Nell'Unione Europea è stata avviata - e i primi risultati sono stati riportati nel rapporto Environmental Signals 2000 - la ricostruzione della serie storica del TMR dal 1985. Studi dettagliati a livello nazionale sono stati intrapresi in vari paesi (ad esempio in Finlandia) e in alcuni casi sono stati condotti anche studi a livello regionale. Il TMR include: - gli input interni diretti (Domestic Direct Inputs) che consistono nel flusso di risorse

naturali interne (cioè prelevate nel territorio studiato, ad esempio una nazione o una città) che entrano nel ciclo economico per una ulteriore trasformazione

- i flussi nascosti interni (Domestic Hidden Flows ) che consistono nella quantità di terra e materiali movimentati che si generano per la produzione degli input interni diretti, ma che - in quanto tali - non entrano nel ciclo economico;

- gli input diretti importati (Imported Direct Inputs) che consistono nei materiali - sia come materie prime che come intermedi o prodotti lavorati - che entrano nell'economia dall'estero

- i flussi nascosti importati (Imported Hidden Flows ) costitruiti dai materiali, dagli input diretti e dai flussi nascosti che sono usato per la produzione delle merci importate dall'estero e che non sono contenuti nella massa del prodotto importato

Gli input interni diretti e gli input diretti importati confluiscono a formare il Direct Material Input, che contabilizza l'insieme di materiali e prodotti che entra nel ciclo economico (combustibili fossili, metalli e minerali industriali e da costruzione, materiali e prodotti rinnovabili, prodotti intermedi e finiti importati). I flussi nascosti, che costituiscono la seconda componente del concetto di Total Material Requirement, contabilizzano l'insieme delle risorse biotiche e abiotiche che non entrano direttamente nel processo di valorizzazione economica, ma che sono state rimosse dall’ambiente naturale per la produzione di materie prime, costruzione di infrastrutture o processi di erosione indotti.

1 Adriaanse et al., Resource Flows: the Material Basis of Industrial Economies, World Resource Institute, 1997.

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Il concetto di Total Material Requirement e di Direct Material Input (da: EEA, 2000) La stima dei flussi nascosti delle importazioni è basata su un approccio da ciclo di vita. Tutti i flussi di materia necessari alla trasformazione e non inclusi nel peso del prodotto sono considerati nei flussi nascosti di ciascun prodotto. In pratica, i flussi nascosti possono essere stimati usando i metodi del bilancio ambientale (LCA) o le tecniche input/output. Il TMR è un indicatore altamente aggregato delle basi materiali dei processi economici e della pressione che questi esercitano sulle risorse naturali. Il TMR e il DMI possono essere rapportati a classici indicatori economici, come il Pil, per determinare l’intensità di risorse complessiva dell’economia e la produttività nell'impiego delle risorse ambientali, come indicatore dell'eco-efficienza di una economia. Inoltre, sulla base di questa contabilità fisica dei flussi dell’economia, si possono anche valutare gli usi di risorse interne e gli usi di risorse importate o esportate con i prodotti e i servizi della propria economia. Indicatori relativi ai consumi (come il Total Material Consumption), possono inoltre essere derivati sottraendo dal TMR le risorse naturali usate per le produzioni destinate alle esportazioni. Come altri indicatori altamente aggregati o che si basano su complesse analisi del ciclo di vita, il TMR è soggetto a vari limiti e comporta inevitabili semplificazioni. L'inclusione dei "flussi nascosti" comporta problemi in parte irrisolti di definizione - ad esempio in relazione ai flussi di materiali movimentati nelle operazioni forestali e agricolo - e di calcolo, soprattutto per i flussi "importati", analogamente a quanto avviene per il concetto di impronta ecologica. Inoltre l'aggregazione tende ad occultare le differenze di qualità e pericolosità ambientale dei consumi di risorse. La pressione sull’ambiente derivante dai consumi indiretti associati ai “flussi nascosti” è in genere diversa da quella dei materiali che entrano direttamente nel ciclo economico per essere trasformati in beni e servizi.

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Un milione di tonnellate di terra da escavazione non sono la stessa cosa di un milione di tonnellate di rifiuti tossici, anche se determinano comunque un'alterazione e un impatto sull’ambiente. Le quantità totali di consumi di risorse possono però essere disaggregate per offrire una misura delle loro caratteristiche qualitative e della tipologia dei loro potenziali impatti. Nello studio congiunto su USA, Germania, Giappone e Olanda, ad esempio, si distinguono i materiali in funzione di due caratteristiche: § la mobilizzazione dei materiali, che considera il dominio spaziale del flusso

(materiali rilasciati in atmosfera o dissipati sul suolo e in acqua hanno una elevata mobilizzazione, mentre materiali confinati in discarica hanno una bassa mobilizzazione);

§ la potenziale pericolosità dei materiali per l’ambiente (materiali biodegradabili o che hanno subito solo rimozione o trasformazione fisica hanno una potenzialità minore rispetto a materiali oggetto di trasformazione chimica).

Sulla base di queste due caratteristiche si possono determinare quattro classi di materiali: materiali ad alta mobilizzazione e ad alta pericolosità, materiali a alta mobilizzazione e bassa pericolosità, materiali a bassa mobilizzazione e alta pericolosità, materiali a bassa mobilizzazione e bassa pericolosità. Il TMR è ritenuto un indicatore utile soprattutto in funzione previsionale, per comprendere come cambiamenti nella struttura economica e nel commercio internazionale possono influenzare il livello di pressione sull'ambiente. Gli studi svolti per valutare l'andamento temporale dei fabbisogni di materia nei paesi europei hanno mostrato andamenti differenziati. Il Direct material input dell'UE nel suo insieme ha mostrato una moderata riduzione in termini procapite, del 8%, tra il 1988 e il 1995, imputabile in massima parte ad una riduzione delle importazioni, a fronte però di una crescita del 19% del Pil, conseguendo così una significativa crescita della produttività delle risorse. In alcuni paesi (come nei paesi dell'area del Benelux e della penisola iberica) la crescita economica è stata però associata anche ad una crescita del DMI procapite. In altri paesi - come la Germania e l'Irlanda - la crescita della ricchezza è avvenuta con un DMI costante, indicando l'esistenza di un di un disaccoppiamento relativo tra crescita economica e uso delle risorse. Una dematerializzazione assoluta, con una riduzione del DMI procapite a fronte di una crescita del Pil è stata infine segnalata in quattro paesi, Finlandia, Francia, Italia e Gran Bretagna, principalmente per effetto di una riduzione dell'estrazione dei materiali da costruzione. Anche sotto il profilo dell'interpretazione dei risultati, occorre una valutazione attenta. Quando il TMR decresce rispetto al reddito nazionale l'interpretazione è che l'uso delle risorse naturali è diventato più efficiente per la produzione di ricchezza in quella particolare economia. Ma questa interpretazione deve anche considerare che la globalizzazione accelera le specializzazioni delle economie nazionali. Poiché, a differenza dell'Impronta Ecologica, il TMR considera le importazioni (e con ciò offre una valutazione degli effetti globali connessi alla propria produzione di ricchezza), ma non include le esportazioni, un cambiamento nella struttura del sistema produttivo che comporti una riduzione delle industrie esportatrici "material intensive" (ad esempio attraverso una delocalizzazione) determinerebbe una riduzione del TMR a cui non necessariamente sarebbe associato un miglioramento su scala globale o una maggiore efficienza specifica (per produrre una determinata quantità di beni o di servizi) nell'uso delle risorse.

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La composizione del Total Material Requirement in Finlandia 1970-1997 (da: Juutinen, Maenpaa, 1999)

Direct Material Input e PIL procapite negli stati europei 1988-1995 (da EEA, 2000)

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2. IMPRONTA ECOLOGICA, METODOLOGIE ED ESPERIENZE L'impronta ecologica è una metodologia sviluppata, a partire dal 1993, da Wackernagel e Rees, per valutare gli effetti ambientali dei cicli di consumo. L’impronta ecologica si rappresenta come un indicatore aggregato che esprime - impiegando come unità di misura gli ettari di superficie - l’ammontare di spazio naturale impegnato per la produzione delle risorse utilizzate per il sostentamento di una determinata comunità e per l’assorbimento dei residui dei processi di produzione, consumo e smaltimento (limitatamente alle emissioni di CO2 equivalente), associati alla medesima comunità. Nella metodologia si assume che i vari vettori energetici, i consumi di materie e le associate emissioni di CO2 richiedano una determinata quantità di terra per la loro produzione e/o per il loro assorbimento. Il consumo netto di un bene viene calcolato sommando alla produzione nazionale (o della comunità) la quota di beni importata e sottraendo quella esportata e considerando tutte le risorse che vengono incorporate o utilizzate durante il ciclo di vita del prodotto. L'improimta ecologica di una determinata comunità può quindi essere confrontata con la capacità di carico di quel territorio ovvero con la sua capacità ecologica, determinata in base alla disponibilità di risorse naturali e alla loro effettiva produttività. Il deficit ecologico (o di sostenibilità), dato dalla differenza tra Impronta ecologica e Capacità ecologica disponibile, misura, invece, il “sovraccarico” di un determinato paese o regione e esprime la sua dipendenza da capacità produttive extra-territoriali. Ad esempio la “capacità ecologica media disponibile” del pianeta è stata stimata in 1,97 ha procapite (Wackernagel et al,1998). Se confrontiamo questo valore con l’impronta media mondiale stimata, nel 1997, in 2,8 ha procapite2, possiamo concludere che anche a livello planetario non esiste un equilibrio tra la disponibilità ecologica e i consumi effettivi.

L’impronta ecologica è un indicatore facile da comprendere, ha una potente funzione comunicativa e didattica, cattura bene la logica dello sviluppo sostenibile. L’impiego della terra come unità di misura consente l’aggregazione di consumi e impatti differenti

2 Fonte: L’impronta Ecologica delle Nazioni di Wackernagel et al. in Dossier L’impronta ecologica a cura di Gianfranco Bologna e Adriano Paolella in WWF Attenzione, n.13 marzo 1999.

Global bio-capacitypopolazione (1998) 5,5 milioni 5.981.200.000

ha ha/procapite

ha prod

biomassa/ procapite ha ha/procapite

ha prod

biomassa/ procapite

ha prod

biomassa/ procapite

superficie agricola 2,8 1.350.000.000 0,25 0,72 1.447.509.000 0,26 0,73 0,68 pascoli e prati 0,5 3.350.000.000 0,6 0,32 3.361.733.000 0,60 0,32 0,30 superficie edificata 2,8 160.000.000 0,03 0,08 332.000.000 0,06 0,17 0,16 superficie forestale 1,1 3.440.000.000 0,6 0,74 5.120.227.000 0,91 1,04 0,97 superficie marina 0,2 2.881.152.000 0,5 0,12 2.980.000.000 0,55 0,12 0,11

Totale 1,98 1,98 2,38 2,38 2,24 capacità disponibile 1,74 2,09 1,97 Fonte: Mathis Wackernagel, William Rees, 1996.

Fonte: Mathis Wackernagel, Lillemor Lewan and Carina Borgström Hansson, 1998.

cap esist equiv 1994

cap esist equiv 1998

cap esist 1996

cap esist 1994

cap esist equiv 1996

equiv factor

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secondo una logica non arbitraria e il modello consente di esplicitare “quanto” una determinata comunità eccede la propria capacità di carico e dipende dall’esterno. D’altra parte, come altri indicatori “globali”, l’impronta ecologica costituisce una semplificazione dell’impatto ambientale e misura il consumo di risorse naturali, e solo in parte il vero e proprio danno ambientale (come degrado della qualità o disponibilità della risorsa). Non sono considerati, infatti, né gli effetti sulla qualità delle risorse e sulla salute delle emissioni atmosferiche o idriche né altri effetti come la perdita di biodiversità o l’erosione dei suoli, derivanti dai cicli di produzione e di consumo. L’applicazione della procedura di calcolo dell’impronta ecologica – un tipico approccio top-down - richiede una notevole quantità di informazioni relative ai consumi di risorse e di beni, all’interscambio commerciale, all’efficienza tecnologica ed energetica dei processi industriali, alla produttività agricola. Questi dati, mentre sono generalmente disponibili a livello nazionale, sono più difficilmente reperibili a livello regionale e soprattutto locale. Ciò significa che nell’applicazione su scala locale – ad esempio per una città o una provincia – è necessario compiere numerose assunzioni, stimando i consumi in funzioni del reddito o della popolazione. Inoltre è evidente che, come ha scritto lo stesso Rees, ideatore del concetto di impronta ecologica, il termine di città sostenibile è un ossimoro: l’impatto ecologico di una città densamente abitata inevitabilmente si diffonde ben oltre i confini amministrativi. A livello locale, la valutazione dell’impronta ecologica deve essere considerato essenzialmente come uno strumento di supporto nella pianificazione di scenari alternativi di consumo. Le misure effettuate su 47 nazioni offrono una rappresentazione sintetica del diverso grado di impatto dei paesi e del grado di dipendenza della gran parte dei paesi ricchi – sia pure a livelli molto diversi – dalle disponibilità di risorse naturali di altre parti del pianeta3.

ESEMPI DI IMPRONTE ECOLOGICHE NAZIONALI, ha/procapite Impronta ecologica Capacità ecologica Deficit ecologico India 0,8 0,8 0,0 Nigeria 1,7 0,8 -0,9 Media mondiale 2,3 1,8 -0.5 Italia 4,5 1,4 -3.1 Germania 4,6 2,1 -2.5 Russia 6,0 3,9 -2,0 Giappone 6,3 1,7 -4,6 Irlanda 6,6 8,3 1,7 Stati Uniti 8,4 6,2 -2,1 Nuova Zelanda 9,8 14,3 4,5

2.1. Esempi di applicazioni a livello locale Comune a tutti i casi di studio di seguito brevemente presentati, è l’utilizzo come impostazione metodologica di quella sviluppata nel 1993 da Rees e Wackernagel. Ovviamente, nella determinazione dell’impronta a livello locale, ciascuna delle applicazioni ha introdotto dei necessari cambiamenti, non solo per meglio calare le specificità locali nella metodologia generale ma anche per fare fronte alla indisponibilità, a questo livello, di alcuni dati.

3 Vedi nota n.3.

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CASO 1 – La Petjada Ecològica de Barcelona, Una aproximació (1998) Spagna, Catalogna: Barcellona Promosso da: Ajuntament de Barcelona.

Il punto di partenza di questo studio è stato la determinazione dell’impronta ecologica della Regione della Catalogna. La metodologia adottata nello studio ha impiegato, nel calcolo della impronta regionale, i rendimenti agricoli medi della Catalogna per la quota di beni agricoli prodotti e consumati internamente, mentre ha utilizzato la media mondiale per la corrispondente quota importata. Anche nel calcolo del bilancio energetico la metodologia sviluppata da Wackernagel e Rees è stata adattata: sono stati utilizzati differenti fattori di emissione di CO2 (anidride carbonica) per vettore energetico, associando le emissioni complessive ad un coefficiente per l’area necessaria per assorbire la CO2 emessa (1 ha/6,6 t CO2). L’impronta ecologica della città di Barcellona è stata basata su una estrapolazione dei dati dell’impronta regionale della Catalogna, adattando i dati relativi alla superficie edificata che per la città è pari a circa 0,005 ha/procapite (invece per la regione l’impronta è pari a 0,03 ha/procapite). Il confronto tra impronta ecologica procapite della città e la carrying capacity è stato fatto considerando l’area media procapite disponibile a livello planetario (alla quale non è stato però sottratta la quota del 12 % dedicata alla preservazione della biodiversità, in funzione della difficoltà di allocazione tra le tipologie di suolo/mare analizzate), considerando che l’impronta procapite di un cittadino di Barcellona dovrebbe essere paragonata con la disponibilità di suolo procapite se ci fosse una equa distribuzione a scala globale.

IMPRONTA ECOLOGICA DELLA CITTÀ DI BARCELLONA E CARRYING CAPACITY MEDIA PROCAPITE MONDIALE, 1996

IE, ha/procapite Area disponibile a livello planetario, ha/procapite Territorio agricolo 0,49 0,25 Pascoli 0,99 0,6 Foreste 0,08 Area per assorsione di CO2 1,02

0,6

Superficie marina 0,65 0,5 Superficie edificata 0,005 0,03

Impronta ecologica totale 3,23 1,98 E’ stata, quindi, verificata la validità della stima dell’impronta ecologica ottenuta a partire da quella regionale, provando a capire quali fossero i fattori sotto e sovrastimati nel calcolo dell’impronta della città. Per tale stima gli autori hanno cercato di ricostruire il metabolismo della città ricreando i flussi di materia della città attraverso dati locali (considerando come dati in input: consumi di acqua, alimenti, energia e materiali; in come output: acque reflue, rifiuti solidi urbani ed emissioni in atmosfera). Le principali differenze (qualitative) riscontrate sono: una sovrastima dell’impronta energetica (dovuta ad un minor consumo procapite di energia a livello comunale) ed una sottostima dell’impronta per i consumi alimentari e di beni (considerando una spesa media procapite comunale superiore a quella regionale). Rispetto alla metodologia “tradizionale”, gli autori hanno, inoltre, calcolato altre due nuove componenti dell’impronta ecologica: l’area necessaria per assorbire le emissioni di CO2 dovute allo smaltimento di rifiuti solidi urbani in discarica o inviati ad impianti di incenerimento (le principali forme di smaltimento utilizzate a Barcellona)4 e l’area di bacino idrografico necessaria per soddisfare la domanda annuale di acqua potabile

4 E’ stata calcolata in 0,09 ha/procapite l’area necessaria per assorbire le emissioni di CO2 dovute allo smaltimento in discarica della produzione annuale di rifiuti urbani; ed in 0,03 ha/procapite quella associata allo smaltimento in inceneritore.

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(considerando le portate dei bacini idrografici in un anno normale ed in un anno di siccità)5.

IMPRONTA ECOLOGICA DELLA CITTÀ DI BARCELLONA, 1996 Componenti dell’impronta ecologica (ha/procapite)

Categoria di consumo

Area per assorbimento della CO2

Territorio agricolo e pascoli

Foresta Superficie edificata

Superficie marina

Totale

Alimenti Vegetali animali

0,49 0,99

0,65

2,13

Abitazioni e consumi di acqua

0,002 (1)

0,04 (2)

Trasporti

0,05

Beni di consumo

Legno-carta vestiti

tabacco altri beni

1,02

0,008

0,04

1,16

Rifiuti 0,12 0,12 Totale 1,14 1,49 0,08 0,05 0,65 3,4

(1) Considerando che i bacini idrografici sono anche suoli agricoli o pascoli. (2) Considerando che il 50% dei consumi di legno servono per il riscaldamento.

In conclusione, gli autori hanno stabilito che l’impronta ecologica della città di Barcellona si aggira intorno a 3 - 3,5 ha/procapite all’anno, non essendo possibile determinare un valore esatto data l’indisponibilità di alcuni dati a livello locale. Infine, viene fatta un’analisi critica della metodologia di calcolo utilizzata, individuando i suoi punti di forza e di debolezza.

METODO DI CALCOLO – IMPRONTA - BARCELLONA

PUNTI DI FORZA

PUNTI DI DEBOLEZZA

Matrice dei consumi di territorio agricola, pascoli, foreste e superficie marina (stimata su base regionale in funzione della disponibilità di dati locali)

Applica una relazione diretta tra consumi alimentari ed ettari di suolo agricolo o pascoli necessari, in funzione della produttività locale e mondiale. Di conseguenza la superficie necessaria per i consumi alimentari locali vengono stimati direttamente.

Non penalizza l’agricoltura intensiva per l’uso incorretto di pesticidi e fertilizzanti, ecc.. Questo tipo di pratica agricola viene favorito dal fatto che, per la stessa quantità consumata, sono necessari meno ettari di suolo di quella estensiva, di conseguenza da origine ad una minor impronta ecologica.

Vengono considerati non solo i consumi energetici dovuti alla produzione dei beni, ma anche quelli dovuti al consumo dello stesso bene e del suo trasporto.

Non distingui tra energia consumata nei vari settori: trasporti, produzione industriale e usi civili.

Esprime il consumo di energia fossile come ettari necessari per l’assorbimento della CO2 associata ai processi di combustione in funzione di differenti fattori di emissione.

Traduce l’importazione e l’esportazione di beni in consumi energetici senza fare distinzione tra processi produttivi, e tra i diversi vettori energetici utilizzati nei singoli processi produttivi.

Include i consumi di energia nucleare per la produzione di energia elettrica anche se le emissioni di CO2 ad essa associate sono limitate.

Combina l’energia nucleare con l’energia fossile senza considerare altri impatti che possono essere espressi in unità di superficie.

Matrice dei consumi energetici e associati all’area di assorbimento della CO2 (stimata su base regionale in funzione della disponibilità di dati locali)

Esclude i consumi di energia locali associati alla produzione di beni che vengono però esportati.

Sottrarre le esportazioni paradossalmente significa che una regione può avere una piccola impronta anche se produce con bassi livelli di efficienza energetica ed esporta i beni prodotti, ma importa beni prodotti invece con livelli di efficienza più elevati.

Stima della impronta ecologica della città in funzione della popolazione

Il calcolo delle due matrice precedenti per la Catalonia, permettono di stimare gli ettari di suolo agricolo, pascoli, foreste, mare e area di assorbimento della CO2, necessari per ogni abitante della regione.

L’impronta di Barcellona viene stimata a partire dal numero di residenti. I principali svantaggi sono: • Sono esiste nessuna differenza tra un abitante di

Barcellona e un che abiti in una qualsiasi città della Catolonia.

• Nella città di Barcellona risiedono più abitanti di quelli censiti.

Ettari di superficie edificata

Per ottenere il risultato finale, gli ettari di area edificata (procapite) della regione

In generale, questa componente è di minor rilevanza nel contesto delle altre componenti che formano

5 E’ stata calcolata in 0,02 ha/procapite in un anno normale e 0,05 ha/procapite in un anno di siccità.

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edificata area edificata (procapite) della regione vengono sommati al suolo agricola, ai pascoli, superficie marina e area di assorbimento della CO2 necessaria per ogni abitante della Catalogna.

nel contesto delle altre componenti che formano l’impronta. Non distingui tra modelli di urbanizzazione compatto e diffuso.

Fattori di impronta addizionali: (1) area necessaria per

assorbire le emissioni di CO2 dovute allo smaltimento di rifiuti solidi urbani

(2) area di bacino necessaria per soddisfare la domanda annuale di acqua potabile

(1) Include la CO2 come unico output della regione.

(2) Non viene considerata nel calcolo per evitare il doppio conteggio. Nello stesso tempo, i bacini idrografici svolgono altre funzioni ecologiche (foreste, pascoli, ecc.).

(1) Non include gli ettari necessari per il trattamento dei rifiuti prodotti dalla regione. Questo calcolo è importante a livello comunale.

(2) Dovrebbe essere incluso se la regione fa uso di grandi dighe o, invece, importa acqua di altre regioni a più elevati costi energetici.

Risultati individuali L’impronta ecologica espressa come ettari necessari per abitante all’anno, è l’unità più appropriata per confrontare impronte di differenti regioni.

Risultati finali come numero di volte l’estensione della regione

Questo è il modo più diffuso di esprimere l’impronta di una regione. Ha il vantaggio di essere facilmente compreso e include, in un solo valore, tutti i calcoli elaborati.

Rappresentando il risultato finale in questo modo, le regioni con più elevata densità della popolazione vengono penalizzate. In questo modo le città compatte sembrerebbero avere una impronta più elevata rispetto a quelle con modelli di urbanizzazione diffuso, nonostante abbiano la stessa impronta ecologica procapite.

CASO 2 – Un’applicazione sperimentale dell’impronta ecologica in tre piccole città del nord, del centro e del sud d’Italia (1998) Italia, casi di studio a livello locale: Legnago, Orvieto, Isernia. Sviluppato da: Cras – Centro ricerche applicate per lo sviluppo sostenibile.

Il punto di partenza di questo studio è stato il calcolo dell’impronta ecologica nazionale pubblicata nel 1996 (calcolata da Wakernagel e Rees). L’impronta delle tre città, per alcune categorie di consumo, è stata stimata individuando dei fattori di correzione da applicare alla media nazionale utilizzando il rapporto fra consumi locali e consumi nazionali avendo come fonte informativa i dati Istat sui Consumi delle famiglie disponibili a livello regionale ed assumendo che tale dato fosse estendibile a livello comunale. Seguendo quest’approccio sono state calcolate le varie componenti dell’impronta ecologiche associate ai consumi di alimenti (tradotti in Kcal/procapite), ai beni di consumo (tradotti in spesa/procapite), ai trasporti (tradotti in spesa/procapite) ed ai servizi (tradotti in spesa/procapite), utilizzando la seguente proporzione: Impronta comune i , categoriax componentey = consumi del comunei * Impronta Italia cat.x comp y (ha/ab) consumi nazionali

Nel calcolo del rapporto tra consumi locali e nazionali sono state considerante le seguenti aggregazioni: • alimenti: pane, pasta, olio di oliva e di semi, frutta, zucchero, carne bovina,

pollame, altre carni, pesce, latte, formaggi, uova; • trasporti: spesa complessiva per i trasporti escluse le spese per le assicurazioni dei

mezzi di trasporto; • beni di consumo: vestiario e calzature, mobili ed articoli di arredamento,

apparecchi, utensileria, servizi per la casa, altri beni (25% della voce altri beni e servizi);

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• servizi: servizi sanitari e spese per la salute, ricreazione, spettacoli, istruzione e cultura, altri servizi (75% della voce altri beni e servizi).

Per quanto riguarda la categoria di consumo Abitazioni ed Infrastrutture, è stata utilizzata direttamente la media procapite nazionale, in parte a causa della difficoltà di reperire dati a livello locale, in parte considerando l’inesistenza di differenze significative tra i materiali e le tecniche costruttive adottate nelle città in studio e quelle applicate invece a livello nazionale. L’impronta ecologica dovuta al consumo di suolo a causa dell’edificazione del suolo è stata, invece, stimata utilizzando dati locali. Fonte dei dati considerate nel calcolo della Impronta ecologica (IE)locale Legnago, Orvieto ed Isernia

Componenti dell’impronta ecologica Categoria di consumo

Territorio per energia

Territorio agricolo

Pascoli Foresta Superficie edificata

Superficie marina

Alimenti RCF RCF RCF (per gli alimenti animali)

RCF X RCF (consumo di pesce)

Vegetale RCF X RCF X x Animale RCF

(1) dato riportato sopra RCF X dato riportato

sopra Abitazioni ed infrastrutture

Imp Italia X X Imp Italia Superficie comunale

x

Trasporti RCF X X X Quota della superficie comunale

x

Beni di consumo

RCF RCF X RCF X x

Servizi RCF X X X X x RCF – Rapporto sullo consumo delle famiglie; Imp Italia – Impronta nazionale media procapite (1) Ripartizione della componente in funzione della proporzione media mondiale tra territorio agricolo per la produzione alimenti destinati al consumo umano e territorio agricolo sfruttato per l’alimentazione di bestiame.

I risultati dello studio sono stati così riassunti: ⇒ Si vede confermata la relazione diretta tra realtà economiche più consolidate in

termini di reddito procapite ed impronta ecologica. Se si esclude il dato relativo alla componente marina (in quanto deriva da dati regionali poco rappresentativi a livello locale), la città che dimostra la minore impronta ecologica è per l’appunto Isernia – 2,09 ha/procapite, seguita da Orvieto – 2,25 ha/procapite, e da Legnago – 2,34 ha/procapite.

⇒ La minor impronta ecologica della città di Isernia è dovuta a consumi più bassi di beni, trasporti e servizi. Viceversa, Isernia produce un’impronta più significativa relativamente ai consumi di alimenti.

⇒ Le impronte procapite risultano più alte della quota di terra individuale; facendo esclusivamente affidamento sulla superficie territoriale del comune (comprendendo anche le terre improduttive) Isernia avrebbe bisogno di un territorio 6,4 volte più grande di quello attuale, Orvieto 1,7 volte e Legnago 7,5 volte.

IMPRONTA ECOLOGICA (ha/procapite )

Legnago (Veneto) popolazione: 25.593 Componenti dell’impronta ecologica

Categoria di consumo

Territorio per energia

Territorio agricolo

Pascoli Foresta Superficie edificata

Totale superficie terrestre

Superficie marina

Totale

Alimenti 0,144 0,249 0,539 0,029 0,96 0,755 1,72 Vegetale 0,120 0,075 0,024 0,22 0,22 Animale 0,023 0,174 0,539 0,005 0,74 0,755 1,50

Abitazioni ed infrastrutture

0,260 0,130 0,019 0,41 0,41

Trasporti 0,454 0,010 0,46 0,46 Beni di consumo 0,244 0,012 0,085 0,34 0,34 Servizi 0,162 0,16 0,16 Totale 1,264 0,261 0,539 0,244 0,029 2,34 0,75 3,09

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Orvieto (Umbria) popolazione: 20.835

Componenti dell’impronta ecologica Categoria di consumo

Territorio per energia

Territorio agricolo

Pascoli Foresta Superficie edificata

Totale superficie terrestre

Superficie marina

Totale

Alimenti 0,146 0,252 0,585 0,029 1,01 0,695 1,71 Vegetale 0,123 0,076 0,025 0,22 0,22 Animale 0,023 0,176 0,585 0,005 0,79 0,695 1,48

Abitazioni ed infrastrutture

0,260 0,130 0,012 0,40 0,40

Trasporti 0,378 0,006 0,38 0,38 Beni di consumo 0,222 0,011 0,078 0,31 0,31 Servizi 0,139 0,14 0,14 Totale 1,144 0,585 0,237 0,017 2,25 0,7 2,94

Isernia (Molise) popolazione: 21.094 Componenti dell’impronta ecologica

Categoria di consumo

Territorio per energia

Territorio agricolo

Pascoli Foresta Superficie edificata

Totale superficie terrestre

Superficie marina

Totale

Alimenti 0,159 0,276 0,569 0,032 1,04 0,925 1,96 Vegetale 0,134 0,083 0,027 0,24 0,24 Animale 0,026 0,193 0,569 0,130 0,79 0,925 1,72

Abitazioni ed infrastrutture

0,260 0,010 0,40 0,40

Trasporti 0,246 0,005 0,25 0,25 Beni di consumo 0,206 0,010 0,072 0,29 0,29 Servizi 0,111 0,11 0,11 Totale 0,982 0,286 0,569 0,234 0,016 2,09 0,925 3,01

CASO 3 – Some finnish ecological footprints at local level (1999) Finlandia, casi di studio a livello locale: Helsinki, Tampere, Mikkeli città, area metropolitana e regione, Kouvola, Kuopio, Anttola, Hirvensalmi. Promosso da: Association of Finnish Local and Regional Authorities.

Il punto di partenza di questo studio è stato la determinazione dell’impronta ecologica a livello nazionale, considerando le categorie di consumi “tradizionali” (alimenti, abitazioni, trasporti, beni di consumo e servizi) disaggregate in: territorio per energia, territorio agricolo, pascoli, foreste e superficie edificata. La determinazione dell’impronta ecologica nazionale come base per la determinazione di quella a livello locale non ha considerato la componente mare, perché considerata lontano dal concetto di produttività ecologica del territorio a livello locale. Nel calcolo dell’impronta nazionale sono stati utilizzati i rendimenti medi finlandesi della produzione agricola (considerando che la maggior parte dei prodotti di consumi di base vengono prodotti internamente) eccetto nel caso in cui i prodotti siano sicuramente importati (ad esempio caffè e te), per i quali è stata invece utilizzata la media globale. Per il calcolo dell’impronta ecologica associata al consumo di prodotti forestali è stata utilizzata una metodologia più dettagliata, considerando la disponibilità di dati più particolareggiati disponibili a livello nazionale in Finlandia. Infine, nel calcolo del bilancio energetico nazionale sono stati utilizzati i coefficienti dell’impronta energetica specifica (Gj/ha)6 medi finlandesi e non quelli globali. Utilizzando le medie finlandesi l’impronta procapite è risultata pari a circa 3,34 ha/anno; utilizzando invece quelle globali è risultata pari a

6 In particolare, nel caso dell’energia nucleare è stato utilizzato un coefficiente pari a 50.000 Gj/ha invece del coefficiente globale pari a 60 Gj/ha e che rappresenta lo stesso coefficiente utilizzato nel caso di combustibili fossili liquidi.

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7,9 ha/anno. La capacità biologica procapite della Finlandia è pari invece a circa 4,7 ha. Poiché si è ritenuto che per alcune componenti le differenze locali fossero insignificanti, sono state utilizzate le medie procapite nazionali nel calcolo dell’impronta ecologica locale per le seguenti componenti: consumi di territorio agricolo, di pascoli e foreste; consumi energetici per alimenti e beni di consumo. Sono stati, invece, utilizzati dati locali per quanto attiene a: superficie edificata; consumi energetici per abitazioni, trasporti e servizi; e, ovviamente la capacità biologica disponibile. Le impronte ecologiche procapite delle località interessate variano tra 2,7 e 3,7 ha/anno. Le maggiori differenze riscontrate tra le varie realtà locali sono state associate a: ⇒ differenti livelli di consumo energetico nel settore dei trasporti e negli usi civili

(riscaldamento); ⇒ differenti usi del suolo; ⇒ differenti vettori energetici utilizzati nella produzione di energia e negli usi civili

(riscaldamento). Ed ovviamente ciascuna località ha associata una capacità biologica (carrying capacity) disponibile diversa.

IMPRONTA ECOLOGICA LOCALE Località popolazione

residente Impronta ecologica (ha/procapite)

Capacità biologica (ha/procapite)

Capacità biologica % della IE

Kuovola 32.078 2,68 0,13 5 Anttola 1.941 2,92 11,95 409 Mikkeli (cità) 32.812 2,94 0,23 8 Tampere 182.742 3,02 0,24 8 Ristiina 5.235 3,14 10,29 328 Municipalità di Mikkeli 11.972 3,17 7,52 237 Hirvensalmi 2.757 3,23 15,35 475 Helsinki 515.765 3,46 0,03 1 Kuopio 84.733 3,67 0,77 21 Regione di Mikkeli 54.717 3,09 3,98 129

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3. METODOLOGIA DI CALCOLO DELL’IMPRONTA ECOLOGICA PER LA PROVINCIA DI TORINO La valutazione dell'impronta ecologica della Provincia di Torino è stata condotta sulla base della metodologia originale e sulla base degli adattamenti al contesto italiano già testati nel caso studio del Comune di Torino. Come abbiamo già ricordato, l’impronta ecologica è un indicatore aggregato che esprime - impiegando come unità di misura gli ettari di superficie - l’ammontare di spazio naturale impegnato per la produzione delle risorse utilizzate per il sostentamento di una determinata comunità e per l’assorbimento dei residui dei processi di produzione, consumo e smaltimento (limitatamente alle emissioni di CO2 equivalente), associati alla medesima comunità. L'impronta ecologica considera l'intero ciclo di vita del prodotto. Per ogni bene di consumo si considerano tutte le risorse che vengono incorporate nella produzione, nell’uso e nello smaltimento. L’energia e le risorse incorporate per unità di bene si riferiscono, quindi, alla quantità totale di energia e/o materia utilizzate durante il ciclo di vita del prodotto. Di conseguenza, l’impronta ecologica può essere considerata una funzione del modello di consumo di una popolazione. Le principali categorie di consumo considerate - che possono essere vengono disaggregate in funzione della disponibilità di dati e di quanto dettagliata si vuole l’analisi - sono 1. alimentazione; 2. abitazione; 3. trasporti; 4. beni di consumo; 5. servizi. Il concetto di impronta ecologica utilizza un unico parametro di valutazione: la superficie di territorio impegnata per il sostentamento di una determinata comunità umana. Per il calcolo delle componenti dell’impronta il modello richiede quindi che vengano calcolate le necessità, in termini di uso del territorio, per ogni categoria di consumo significativa. L'utilizzo di territorio può essere: • diretto • indiretto Si parla di utilizzo diretto del territorio quando questo corrisponde ad uno spazio effettivamente impegnato, ad una quota di territorio destinata alla produzione alimentare o urbanizzata. L’utilizzo diretto del territorio contabilizza, perciò, le aree urbanizzate (la superficie di una città, le infrastrutture di comunicazione etc) e le aree destinate alla produzione agro – zootecnica (ad esempio la superficie utilizzata per la produzione di cereali o per l’allevamento di bestiame).

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L'utilizzo "indiretto" di territorio, invece, simula gli effetti ambientali non direttamente riconducibili ad un impegno di spazio naturale. Questi effetti ambientali sono considerati, in maniera semplificata, solo sotto la forma delle emissioni di gas climalteranti responsabili dell'effetto serra. La trasformazione in superficie di questi effetti ambientali è fatta simulando la quantità di superficie boschiva necessaria ad assorbire le emissioni climalteranti (anidride carbonica, metano) derivanti dall'impiego di combustibili fossili (emissioni di anidride carbonica) o dallo smaltimento di rifiuti (essenzialmente emissioni di metano). L'utilizzo indiretto di territorio contabilizza perciò le emissioni di anidride carbonica associate alla produzione manifatturiera (ad esempio di un’automobile o di un frigorifero), alla gestione e all'impiego dei prodotti (ad esempio per il funzionamento dell’automobile o del frigorifero) e al loro smaltimento finale. Per valutare lo spazio naturale impegnato si considerano, sulla base dei livelli di produttività reali dell’area considerata (la produttività è infatti molto variabile in funzione dei livelli di efficienza economica e delle condizioni geo-climatiche), diverse tipologie di territorio: (a) aree agricole, di pascolo o forestali, necessarie al soddisfacimento dei consumi

alimentari, dei consumi non alimentari di origine vegetale (ad es.: cotone) o animale (ad es: lana), dei consumi di legname;

(b) aree forestali necessarie ad assorbire le emissioni di CO2 derivante dai consumi energetici;

(c) superficie edificata; (d) superficie marina necessaria per il sostentamento delle risorse ittiche consumate. Lo schema seguente semplifica quanto detto.

Terre arabili

Areeurbanizzate

Terre arabili

Pascoli

Foreste

Mare

Produzioneagro-zootecnica

Diretto

Produzionemanifatturiera

Gestioneprodotti

Foreste

EmissioniCO2 equiv.

Energiaassociata

Foreste

EmissioniCO2 equiv.

Smaltimentoprodotti

Indiretto

Utilizzo territorio

Impronta ecologica

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Lo stesso schema può essere letto dando priorità alle cause di utilizzo del territorio mettendo quindi in evidenza che l’impronta ecologica è determinata, oltre che dagli insediamenti, dall’intero ciclo di vita di un prodotto.

3.1 Utilizzo diretto del territorio Benché l’utilizzo diretto del territorio sia intuitivo, il calcolo presenta in molti casi notevoli complicazioni ed ovvie semplificazioni. Per gli insediamenti umani e per le infrastrutture, la valutazione è immediata sulla base della superficie urbanizzata e edificata in quella specifica area. Viceversa, se si considera la produzione agro – zootecnica, il calcolo non si basa sulla valutazione delle terre adibite ad uso agricolo o zootecnico dell’area analizzata. Questo sarebbe vero se il sistema fosse chiuso, cioè se non vi fossero scambi con l’esterno, né in entrata né in uscita. Ma nella realtà esistono scambi sia per le materie prime che per i prodotti finiti e di questi bisogna tenerne conto per una corretta valutazione. Per la produzione agro-zootecnica, si tratta di calcolare il territorio associato al prodotto finale utilizzato nell’area in analisi, indipendentemente dal luogo della sua produzione. In linea generale questo territorio può essere considerato come la combinazione di diverse componenti (si veda lo schema successivo): - territorio associato alla produzione locale di materia prima (TLp); - territorio associato alla produzione di materia prima importata (TIp); - territorio associato alla produzione di materia prima esportata (TEp); - territorio associato alla produzione del prodotto finito importato (TIf); - territorio associato alla produzione del prodotto finito esportato (TEf). Si noti che a livello locale l’unica informazione si riferisce alla produzione di materia prima, mentre tutte le altre voci sono riconducibili agli scambi commerciali con l’estero7.

7 Si noti, inoltre, che le prime tre componenti si combinano costituendo la componente di territorio necessario alla realizzazione locale del prodotto finito.

Utilizzo diretto

Insediamenti

Utilizzo diretto

Agro-zootecnica

Utilizzo indiretto

Manifatturiera

Produzione

Utilizzo indiretto

Gestione

Utilizzo indiretto

Smaltimento

Prodotti

Utilizzo territorio

Impronta ecologica

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PRODUZIONE AGRO-ZOOTECNICA FLUSSI DI TERRITORIO

In termini analitici il territorio direttamente impegnato dalla produzione agro-zootecnica (TPA) è dato da: TPA=[TLp+(TIp-TEp)]+[(TIf-TEf)] Questa formula permette di calcolare gli ettari di terreno effettivamente utilizzati per soddisfare i consumi della Provincia di Torino considerando sia il consumo di ciò che è prodotto localmente sia il consumo dei beni importati. Le esportazioni, al contrario, non rientrano nel calcolo dell’impronta poiché in essa deve essere incluso solo ciò che è stato consumato localmente. I prodotti esportati andranno ad incidere sull’impronta del paese nel quale vengono esportati e consumati. I consumi di materie prime e di beni finiti derivanti dall’attività agro-zootecnica sono ricavabili a livello nazionale dai dati sulla produzione, importazione ed esportazione [Scheda 1 tab. 2a, in allegato].

Materia primaesportata (

TEp)

Materia prima usointerno

Finale esportato(

TEf)

Materia prima locale(

TLp)

Materia prima importata(

TIp)

Finale importato(

TIf)

Finale usointerno

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A livello provinciale sono invece disponibili solo i dati di produzione (e resa) relativi ad alcuni prodotti agricoli [Scheda 1 tab. 2b, in allegato]. Sono stati quindi utilizzati, ove esistenti, i dati provinciali; per i restanti si è adattato alla realtà torinese il dato italiano attraverso un fattore di conversione calcolato rapportando i consumi della Provincia di Torino ai consumi italiani. Da un’indagine Istat sul comportamento delle famiglie nelle diverse zone d’Italia [Scheda 6 tab. 12, in allegato] è possibile ricavare un fattore di proporzionalità (K) che lega i consumi dell’abitante medio della Provincia di Torino con i consumi dell’abitante medio nazionale: (cons/ab)TO=K*(cons/ab)IT Facendo l’ipotesi che i prodotti agro – zootecnici consumati nella Provincia di Torino abbiano la stessa provenienza dei prodotti consumati in Italia, varrà la relazione: (TPA/ab)TO=K*(TPA/ab)IT dove TPA, in precedenza già definito, indica il territorio occupato per la produzione agro – zootecnica. In altre parole, ciò vuol dire che la componente dell’impronta ecologica associata alla produzione agro – zootecnica per la Provincia di Torino è legata in modo proporzionale all’analoga componente a livello italiano mediante il fattore K. Questa equazione, come già accennato, è utilizzata laddove sia disponibile esclusivamente il dato nazionale; nei casi in cui sia invece reperibile il dato sulla produzione biologica provinciale, il fattore di conversione viene utilizzato per stimare il consumo dei beni prodotti localmente. La differenza tra consumo (stimato) e produzione (dato Istat) permette di valutare se la produzione stessa ecceda o meno i consumi: nel primo caso all’impronta derivante dalla produzione locale è stata sommata l’impronta del surplus importato8; nel secondo caso si è considerata solo l’impronta legata ai consumi effettivi (la restante parte della produzione viene esportata e quindi non interessa più ai fini del calcolo dell’impronta). Il passaggio dai consumi in kg all’impronta in ettari avviene dividendo i primi per le relative rese: • rese locali per i consumi di ciò che è prodotto localmente [Scheda 1 tab. 2b, in

allegato], • rese italiane per i dati della produzione italiana [Scheda 1 tab. 1, in allegato], • rese medie mondiali per le importazioni [Scheda 1 tab. 2a, in allegato]. In quest’ultimo caso - le rese medie mondiali - è evidente il grado di approssimazione derivante dall’associazione di una resa mondiale a prodotti che potrebbero invece provenire da paesi industrializzati con rese sicuramente maggiori della media mondiale. Per limitare questo margine di errore sono stati individuati i prodotti agricoli che incidono maggiormente sull’impronta e se ne è indagata la provenienza. Per alcuni di essi (carne di manzo, ovina e suina, lana, latte, frumento e segale, grassi e olii animali, granturco) sono state così individuate le principali aree geografiche di provenienza (soprattutto Europa Occidentale) ed è stata sostituita la resa media

8 Una stima corretta dell’impronta del surplus importato dovrebbe distinguere la quota di beni di consumo di provenienza nazionale da quella di provenienza estera ed utilizzare, di conseguenza, le diverse rese ad esse associate. Non potendo disporre di questa disaggregazione a livello locale, è stata stimata una “resa media” utilizzando dei coefficienti di ponderazione che fanno riferimento al peso percentuale delle importazioni estere sui consumi nazionali.

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globale con quella ad esse relativa [Tabella I]: questa operazione ha comportato una sensibile variazione del valore finale dell’impronta. TABELLA I

Prodotto Resa media mondiale (kg/ha/a)

Resa specifica (kg/ha/a) delle aree geografiche di provenienza

Carne di manzo 32 284.2 (Europa)

Carne ovina e suina 376 594.2 (Europa e Nuova Zelanda)

Grassi e olii animali 72 640.5 (Europa)

Lana 16 142.1 (Europa)

Latte 489 4347.6 (Europa)

Frumento e segale 2440 2951.8 (Europa e Nord America)

Granturco 4136 49104 (Europa)

Ultima operazione è quella di allocare l’impronta dell’utilizzo diretto del territorio nelle categorie di consumo che costituiscono le voci finali dell’impronta totale (alimenti, abitazione, trasporti, beni di consumo e servizi). Ambiente Italia ha stimato le percentuali attraverso le quali pesare il contributo di ciascun prodotto classificato secondo i codici SITC sulle differenti categorie di consumo. I dati relativi all’impronta, una volta introdotti in questa matrice di allocazione, sono stati aggregati in quattro categorie di uso del suolo: terre arabili, pascoli, foreste e mare. Rientra altresì nell’uso diretto del suolo la porzione di territorio provinciale edificata: questo dato è stato reperito dal Piano Territoriale di Coordinamento del 1999 che raccoglie tutti i Piani Regolatori Generali dei singoli Comuni. 3.2 Utilizzo indiretto del territorio Come già ricordato, l’utilizzo indiretto del territorio viene associato alle emissioni di anidride carbonica (o anidride carbonica equivalente) che accompagnano l’intero ciclo di vita di un prodotto: la produzione manifatturiera (ad esempio di un’automobile o di un frigorifero), la gestione (ad esempio il funzionamento dell’automobile o del frigorifero) e lo smaltimento. Produzione manifatturiera La produzione manifatturiera viene associata all’utilizzo di territorio attraverso le emissioni di anidride carbonica derivanti dal proprio consumo di energia. Il primo passo per la determinazione del territorio associato è rappresentato, quindi, dalla valutazione dell’energia complessiva utilizzata per la produzione di un prodotto finito, indipendentemente dal luogo in cui questa avviene. Concettualmente la procedura è simile a quanto fatto per la produzione agro–zootecnica. In questo caso, però, si considerano anche i flussi di eventuali prodotti intermedi.

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PRODUZIONE MANIFATTURIERA FLUSSI DI ENERGIA

In linea generale l’energia utilizzata può essere considerata come la combinazione di diverse componenti (vedi lo schema precedente): - energia associata alla produzione locale di materia prima (ELp); - energia associata alla produzione di materia prima importata (EIp); - energia associata alla produzione di materia prima esportata (EEp); - energia associata alla produzione locale del prodotto intermedio (ELp); - energia associata alla produzione del prodotto intermedio importato (EIi); - energia associata alla produzione del prodotto intermedio esportato (EEi). - energia associata alla produzione locale del prodotto finito (ELp);

Materia prima esportata (EEp)

Materia prima uso interno

Intermedio esportato (EEi)

Intermedio uso interno

Finale esportato (EEf)

Materia prima locale (ELp)

Materia prima importata (EIp)

Intermedio locale (ELi)

Intermedio importato (EIi)

Finale locale (ELf)

Finale importato (EIf)

Finale uso interno

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- energia associata alla produzione del prodotto finito importato (EIf); - energia associata alla produzione del prodotto finito esportato (EEf). In termini analitici l’energia associata alla produzione manifatturiera (EPM) è dato da: EPM=[ELp+(EIp-EEp)]+[ELi+(EIi-EEi)]+[ELf+(EIf-EEf)] Per questo calcolo le informazioni di cui si dispone relativamente alle importazioni ed alle esportazioni riguardano le quantità (in peso) dei prodotti e sono dati nazionali [Scheda 2 tab. 3, in allegato]. Per quanto riguarda le produzioni, invece, non si ha a disposizione un dettaglio esaustivo dei prodotti; in compenso si hanno informazioni sia nazionali che provinciali sul numero di addetti relativamente alle singole voci di produzione [Scheda 3 tab. 4, in allegato]. Il passaggio da queste quantità all’energia impiegata viene fornito dai consumi energetici specifici: • per le produzioni locali si considerano i consumi per addetto [Scheda 3, in allegato],

in assenza di dati sulle quantità prodotte, • per le importazioni e le esportazioni si considerano i consumi per unità di peso

[Scheda 2 tab.3, in allegato]. Nel caso della produzione nazionale l’energia specifica si riferisce al singolo processo industriale [Scheda 3 tab. 6, in allegato], mentre il dato provinciale è aggregato per l’intero macro-settore dell’industria [Scheda 3 tab. 7, in allegato]. Nel caso delle importazioni e delle esportazioni, analogamente, l’energia si riferisce a tutto il ciclo di processi industriali che hanno portato al prodotto in questione. Essendo molto difficile determinare dove i singoli processi hanno luogo, anche per le esportazioni si considerano gli stessi valori che per le importazioni, cioè valori globali medi. L’impronta associata alla produzione manifatturiera deve quindi essere diversamente calcolata a seconda che si riferisca al consumo di beni prodotti localmente o al consumo di quelli importati e può essere distinta in: 1. impronta dell’energia di produzione locale; 2. impronta dell’energia incorporata. Per quanto riguarda l’energia complessiva associata alla produzione manifatturiera (EPM) vale la seguente relazione: (EPM/ab)TO=K*(EPM/ab)IT che può essere anche scritta come: [(EL+(EI-EE))/ab]TO=K*[(EL+(EI-EE))/ab]IT Tale relazione esprime la proporzionalità tra l’energia complessiva (locale+ incorporata) associata alla produzione italiana ed i rispettivi valori provinciali (abbiamo visto precedentemente che il fattore K deriva dal rapporto tra i consumi della Provincia di Torino e quelli italiani). Supponendo ragionevolmente che per ogni settore di produzione il consumo per addetto a livello provinciale sia uguale al consumo a livello nazionale, si ha:

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(EL/ab)TO=(adTO/adI T)*(EL/ab)IT dove il termine (ad) rappresenta il numero di addetti [Scheda 3 tab. 4, in allegato] e l’equazione esprime la proporzione tra l’energia consumata dall’industria italiana e quella consumata dall’industria della Provincia di Torino. Sulla base, quindi, del numero di addetti locali e del dato energetico italiano, vengono stimati i consumi dell’industria locale; stima che viene successivamente normalizzata al dato effettivo dei consumi energetici provinciali registrato dal Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato [Scheda 3 tab. 7 in allegato]. Come già accennato, il passaggio dall’energia al territorio avviene considerando dapprima le emissioni di anidride carbonica associate all’energia stessa e, quindi, la superficie boschiva necessaria per l’assorbimento di questo gas. I consumi vengono quindi moltiplicati per un fattore (ha/Gj) che esprime, sulla base dell’efficienza energetica locale, il territorio necessario ad assorbire le emissioni relative ai diversi vettori energetici costituenti il mix della Provincia di Torino [Scheda 3 tab. 7, in allegato]. Una volta stimata l’energia complessivamente associata alla produzione della provincia di Torino-EPMTO e l’energia consumata dall’industria locale-ELTO, si calcola per differenza l’energia incorporata-(EI-EE)TO che rappresenta quella inglobata nei beni importati dall’esterno e consumati localmente. Non essendo disponibili dati provinciali su importazioni ed esportazioni, sono state quindi utilizzate le informazioni relative all’import-export nazionale. Il calcolo dell’impronta avviene in maniera analoga a quanto già descritto per l’energia di produzione. In questo caso, però, si deve considerare, a partire dall’efficienza energetica media mondiale, il territorio necessario ad assorbire le emissioni relative ai diversi vettori energetici costituenti il mix mondiale [Scheda 3 tab. 5, in allegato]. Le componenti dell’impronta dell’uso indiretto del suolo devono essere, in ultimo, allocate nelle categorie di consumo e ciò avviene ricorrendo alla stessa matrice di allocazione già usata per l’impronta dell’uso diretto del suolo. Gestione prodotti I prodotti per i quali si considera l’energia di gestione sono quelli che corrispondono agli usi finali. In altri termini si considera l’energia impiegata nel residenziale, nel terziario e nei trasporti. L’energia impiegata nell’industria viene invece computata nella produzione manifatturiera. Calcolato il mix energetico per ognuno di questi settori, l’associazione del territorio corrispondente avviene come nel caso precedente [Scheda 4 tab. 9 e 10, in allegato]. Smaltimento prodotti Lo smaltimento dei prodotti, sia in discarica che in inceneritore, è accompagnato da emissioni di gas climalteranti. Soprattutto se avviene in discarica, lo smaltimento comporta rilevanti emissioni di metano, gas con un forte potere di riscaldamento globale. La conversione di queste sostanze in un equivalente di anidride carbonica consente quindi di calcolare la superficie boschiva necessaria per l’assorbimento, analogamente a quanto fatto per le emissioni da fonte energetica [Scheda 5 tab. 11, in allegato].

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4. I RISULTATI Tutti gli elementi considerati nei paragrafi precedenti, sommati tra loro, consentono di arrivare alla determinazione dell’impronta ecologica e, quindi, all’impronta ecologica pro capite. Dopo aver opportunamente allocato i dati relativi all’uso diretto e indiretto del territorio, l’impronta viene riferita a categorie omogenee di consumo, rispetto alle quali si potranno ipotizzare azioni per la sua riduzione. Le categorie individuate sono: - Alimenti - Abitazioni - Trasporti - Beni di consumo - Servizi A queste si aggiunge una categoria (NCA) che raggruppa tutti quegli elementi la cui allocazione nelle categorie precedenti risulterebbe troppo arbitraria. Alcune categorie finali sono state suddivise in sottocategorie significative. I valori qui presentati, differiscono parzialmente da altri dati elaborati con la stessa metodologia per due principali ragioni: • aggiornamento delle fonti dei dati • impiego delle rese specifiche italiane e europee per alcune produzioni - che hanno

abbassato l'impronta ecologica. 4.1 L’impronta ecologica della Provincia di Torino I risultati finali per l’Italia e per la Provincia di Torino (in ettari per persona) sono riassunti nella tabelle successive9. E' importante osservare che l'impronta ecologica sia dell'Italia che della Provincia di Torino sono largamente superiori ai valori medi mondiali. I valori della Provincia di Torino risultano coerenti sia con i valori italiani che con quelli prodotti in altre europee - ad esempio per Barcellona l'impronta ecologica è di 3 - 3,5 ha procapite. L'impronta ecologica della provincia di Torino risulta invece inferiore rispetto a quella media nazionale. Ciò dipende non tanto dal livello dei consumi o dalla loro qualità - che è stimato sulla base di valori riferiti a una media delle città settentrionali -, quanto piuttosto dalla composizione del mix energetico impiegato nelle attività di produzione e consumo locali. I fabbisogni energetici dell'area torinese sono infatti soddisfatti, per una quota largamente superiore rispetto alla media nazionale, dall'energia idroelettrica anziché da combustibili fossili.

9 Nella tabella Impronta Italia è stata omessa la componente legata allo smaltimento dei prodotti.

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assorb.

C O 2

(produz.)

assorb.

C O 2

(gest . )

Terre

arabili

(sup. edif . )

Terre

arabili Pascoli Foreste Mare Totale

1,1 1,1 2,8 2,8 0,5 1,1 0,2Al iment i 0 , 2 4 9 0 , 8 5 7 0 , 0 8 0 0 , 1 2 5 1 , 3 1 1

Pasta 0,056 0,281 0,337Carne 0,071 0,332 0,051 0,007 0,462Pesce 0,016 0,118 0,134Altro (vegetali, latticini, altro) 0,106 0,244 0,028 0,379

Abitazioni 0 , 0 8 6 0 , 3 0 9 0 , 1 6 8 0 , 0 6 5 0 , 6 2 8

Costruzione 0,086 0,168 0,065 0,320Gestione 0,309 0,309

Trasport i 0 , 0 6 6 0 , 4 6 7 0 , 0 1 6 0 , 5 4 9

Costruzione 0,066 0,016 0,082Gestione 0,467 0,467

Beni di consumo 0 , 1 1 1 0 , 0 5 2 0 , 3 3 0 0 , 2 4 5 0 , 7 3 9

Imballaggi 0,026 0,065 0,091Vestiario 0,051 0,052 0,274 0,377Mobilio 0,019 0,098 0,117Altro 0,015 0,000 0,056 0,082 0,153

Serviz i 0 , 0 3 0 0 , 1 6 0 0 , 0 1 6 0 , 2 0 7

N C A 0 , 0 8 0 0 , 0 1 6 0 , 0 9 6

Totale 0 , 6 2 2 0 , 9 3 6 0 , 1 6 8 0 , 9 2 5 0 , 4 2 6 0 , 3 2 7 0 , 1 2 5 3 , 5 3 0

ITALIA

Fattori di

equivalenza

assorb. CO2 (produz.)

Area assorb. CO2 (gest.)

assorb. CO2 (smalt.)

Terre arabili (sup. edif.)

Terre arabili Pascoli Foreste Mare Totale

1,1 1,1 1,1 2,8 2,8 0,5 1,1 0,2Alimenti 0,228 0,782 0,082 0,097 1,189

Pasta 0,042 0,000 0,000 0,000 0,234 0,000 0,000 0,000 0,277Carne 0,073 0,000 0,000 0,000 0,314 0,050 0,000 0,007 0,444Pesce 0,013 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,090 0,102Altro (vegetali, latticini, altro) 0,100 0,000 0,000 0,000 0,234 0,032 0,000 0,000 0,366

Abitazioni 0,089 0,440 0,108 0,075 0,711Costruzione 0,089 0,000 0,000 0,108 0,000 0,000 0,075 0,000 0,271Gestione 0,000 0,440 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,440

Trasporti 0,018 0,395 0,021 0,434Costruzione 0,018 0,000 0,000 0,000 0,021 0,000 0,000 0,000 0,038Gestione 0,000 0,395 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,395

Beni di consumo 0,098 0,056 0,358 0,282 0,793Imballaggi 0,018 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,075 0,000 0,093Vestiario 0,044 0,000 0,000 0,000 0,056 0,297 0,000 0,000 0,397Mobilio 0,023 0,000 0,000 0,000 0,000 0,000 0,113 0,000 0,135Altro 0,013 0,000 0,000 0,000 0,000 0,061 0,094 0,000 0,167

Servizi 0,023 0,083 0,000 0,000 0,000 0,000 0,019 0,000 0,125NCA 0,011 0,000 0,058 0,000 0,000 0,016 0,000 0,000 0,085Totale 0,466 0,918 0,058 0,108 0,859 0,456 0,375 0,097 3,338

PROVINCIA TORINO

Fattori di equivalenza

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

29

ImprontaEcologica:Ripartizionepercategorie

Alimenti35%

Abitazioni21%

Trasporti13%

Servizi4%

Altro (NCA)3%

Beni di consumo24%

Per quanto riguarda i consumi, l’impronta della Provincia di Torino, come pure quella nazionale, è caratterizzata da una predominio della componente legata alla produzione alimentare (35%), che insieme ai beni di consumo rappresenta il 59% del totale. Rilevante è anche il contributo della componente legata alla costruzione e gestione delle abitazioni (21%). All’interno delle categorie degli alimenti e dei beni di consumo, i settori dominanti si riferiscono alla carne ed al vestiario, i quali incidono rispettivamente per il 37% ed il 50%. Questo peso nell'impronta ecologica, riflette l'ampiezza dell'occupazione di territorio- agricolo e di pascolo- necessario per alcuni prodotti, e indica che questi fabbisogni determinano in maniera rilevante le trasformazioni d'uso del suolo e la perdita di spazi naturali. Sia per gli alimenti che per i beni di consumo, l’impronta ecologica è dominata dall’utilizzo diretto (collegato alla produzione agro-zootecnica) di territorio rispetto all’utilizzo indiretto collegato al consumo energetico che deriva dalla produzione di questi prodotti. Nel primo caso la quota indiretta (energetica) è del 19%, mentre nel secondo è del 12%. La situazione è chiaramente opposta per le abitazioni, i trasporti ed i servizi, dove prevale la componente energetica legata all’utilizzo indiretto del territorio.

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

30

Impronta Ecologica: Ripartizione beni di consumo

Imballaggi12%

Vestiario50%

Mobilio17%

Altro21%

Impronta Ecologica: Ripartizione alimentari

Pasta23%

Carne37%

Latticini4%

Altro16%

Vegetali11%

Pesce9%

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

31

Nel complesso, l’impronta ecologica relativa all’utilizzo del territorio della Provincia di Torino è caratterizzata per il 57% dall’uso diretto, in particolare quello riguardante le terre arabili (29%),

La quota di territorio impegnato per l'assorbimento delle emissioni di CO2 - quindi per i consumi energetici - è comunque molto rilevante. Gli interventi di riduzione dell’impronta ecologica possono essere rivolti sia alla quota di utilizzo diretto che alla quota di utilizzo indiretto del territorio. La riduzione della quota diretta può essere accompagnata anche da una riduzione della quota indiretta qualora si verifichi un minor consumo energetico di produzione e/o di gestione dei prodotti. Dalla struttura dell’impronta ecologica di Torino risulta che un contributo alla riduzione della componente diretta può derivare da un cambio di abitudini alimentari e da una maggiore durata della vita dei beni di consumo (e quindi da una maggiore efficienza in termini di energia e risorse). Per quanto riguarda la componente indiretta, considerando la quota rinnovabile già presente nel mix energetico della Provincia torinese, è verosimile che i principali risultati potranno derivare da azioni di risparmio energetico.

Impronta ecologica: Uso del territorio

Terre arabili26%

edificato3%

Pascoli14%

Foreste11%Mare

3%

Diretto57%

assorbimento CO2 43%

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

32

4.2. Il deficit ecologico della Provincia di Torino L'impronta ecologica - che misura il fabbisogno di territorio necessario per i consumi di una certa comunità - può essere confrontata con il territorio realmente disponibile per quella comunità o, più correttamente, con la capacità di carico di quel territorio. di quella La carrying capacity o capacità di carico viene normalmente definita come il valore massimo di una certa specie che un determinato habitat può supportare senza che venga permanentemente alterata la produttività dell’habitat stesso. La capacità esistente a livello locale indica la produzione ecologica totale rilevata nel territorio. La capacità disponibile a livello locale indica, a sua volta, la parte di capacità esistente localmente e disponibile all’utilizzo umano e viene calcolata sottraendo alla capacità esistente una quota non suscettibile di sfruttamento e che dovrebbe essere protetta per la conservazione della biodiversità (definita in 12% come suggerito dal rapporto di Brundtland10). Stimata l’impronta ecologica di una comunità essa può essere confrontata con la capacità ecologica, determinata in base alla disponibilità di risorse naturali e alla loro effettiva produttività. Il deficit ecologico (o di sostenibilità), dato dalla differenza tra Impronta ecologica e Capacità ecologica disponibile, misura, invece, il “sovraccarico” di un determinato paese o regione e esprime la sua dipendenza da capacità produttive extra-territoriali. La stima della capacità di carico si basa sull'estensione effettiva della superficie agricola, della superficie a prati e pascoli, della superficie forestale. I valori di superficie sono corretti da “fattori di equivalenza di biomassa primaria” o equivalence factors, che considerano la produttività relativa dei terreni paragonata a ad un ipotetico terreno medio mondiale e che quindi consentono di valutare la specifica capacità di carico. In particolare, si sottolinea la diversa capacità di produrre biomassa che hanno le singole categorie di suolo, assegnando loro pesi differenti che vanno da un minimo di 0.2 per il mare ad un massimo di 2.8 per le terre arabili [Scheda 9 in allegato] Per quanto riguarda l’Italia, la capacità ecologica disponibile ha considerato, sulla base delle statistiche agrarie: • la superficie agricola, che comprende la superficie agricola totale disponibile nel

territorio nazionale, sottratta l’area dedicata a pascoli e prati permanenti che viene considerata separatamente;

• la superficie prati e pascoli è costituita dall'area a pascoli e prati permanenti; • la superficie forestale comprende la superficie forestale boscata presente nel

territorio nazionale [Scheda 8 in allegato]; • la superficie edificata e la superficie marina sono stati ripresi dal caso di studio

elaborato da Wackernagel e Rees (1996) [Scheda 7 in allegato]. Per la Provincia di Torino, sono stati utilizzati i dati Istat delle statistiche dell’agricoltura (anno 1996) per quanto concerne la superficie agricola, la superficie a prati e pascoli e quella forestale. Il dato relativo alla superficie edificata è stato invece recuperato dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino [Scheda 7 in allegato].

10 Secondo la Commissione Mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (Our Common Futur, 1987), almeno il 12% della Capacità ecologica complessiva, e comprensiva di tutti i tipi di ecosistemi, dovrebbe essere preservata a garanzia della biodiversità. (Edizione italiana, Il futuro di tutti noi , 1998 Bompiani Editori).

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

33

Alla capacità equivalente esistente procapite (nazionale e della Provincia di Torino) è stata sottratta la quota del 12% necessaria a mantenere un adeguato livello di protezione della biodiversità. E’ stata così stimata la capacità equivalente disponibile italiana in 1,08 ha/procapite e la capacità equivalente disponibile della Provincia in 0,378 ha/procapite.

PROVINCIA DI TORINO

popolazione 2.219.971

ha ha prod biomassa

/procapiteha prod biomassa

/procapite

superficie agricola 149.401 0,190 0,859 pascoli e prati 161.000 0,039 0,456 superficie edificata 84.685 0,108 0,108 superficie forestale 179.827 0,092 1,818 superficie marina 0 - 0,097 altra superficie improduttiva 108.103 - -

Totale 0,429 3,338 capacità disponibile 0,378

capacità esistente

equivalente

impronta ecologica

equivalente

Dalla differenza tra l’impronta ecologica equivalente e la capacità equivalente disponibile si ricava il deficit ecologico che risulta essere per l’Italia di 2,45 ha/cap, per la Provincia di Torino di 2,96 ha/cap: ciò significa che per soddisfare le esigenze attuali della popolazione italiana sarebbe necessario un territorio di estensione pari a circa tre volte quello realmente disponibile, mentre nel caso della Provincia di Torino occorrerebbe un territorio nove volte maggiore.

ITALIA

popolazione 57380893

ha ha prod

biomassa ha prod

biomassa superficie agricola 16.698.062 0,821 0,925pascoli e prati 3.747.206 0,035 0,426superficie edificata 3.420.000 0,168 0,168superficie forestale 6.837.176 0,136 1,886superficie marina 18.142.068 0,069 0,125

Totale 1,229 3,530capacità disponibile 1,082

impronta ecologica

equivalente

capacità esistente

equivalente

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

34

Deficit Ecologico: Provincia di Torino a confronto con Città di Torino e Italia

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

Italia Torino città PROVINCIA DI TORINO

ha

pro

cap

ite

deficit

capacità

Deficit ecologico della provincia di Torino: ripartizione per classi di suolo

0,00

0,20

0,40

0,60

0,80

1,00

1,20

1,40

1,60

1,80

2,00

agricola pascoli foreste mare

ha

pro

cap

ite

impronta

capacità ecologica

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

36

ALLEGATO

FONTI INFORMATIVE E DATI UTILIZZATI Nel presente rapporto il calcolo dell’impronta ecologica della Provincia di Torino ha avuto come punto di partenza il calcolo dell’impronta nazionale. Considerata la mole di dati e informazioni necessarie per la sua stima si ritiene opportuno fare una breve descrizione sia dei dati utilizzati sia delle problematiche ad essi associate e che sono funzione, in particolare, della difficoltà, per alcuni dati, di disporre di dati aggiornati ma anche della non uniformità, in molti altri, della nomenclatura di classificazione utilizzata a livello internazionale. Ai fini del presente rapporto è stato necessario convertire tutte le varie classificazioni utilizzate (attività economiche, prodotti) in quella utilizzata dalle Nazioni Unite per il commercio internazionale cioè la classificazione Standard International Trade Classification (SITC) (revisione 3), poiché i coefficienti di intensità energetica dei processi produttivi utilizzati da Wackernagel & Rees, utilizzati anche nella presente stima dell’impronta, vengono associati ai prodotti secondo quest’ultima classificazione. Le “Schede di Approfondimento” sulle fonti informative e sui dati utilizzati di seguito riportate, sono state suddivise secondo la stessa struttura utilizzata nella presentazione della metodologia di calcolo dell’impronta ecologica della Provincia di Torino (punto 4).

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

37

Utilizzo diretto del territorio SCHEDA 1 - Produzione agro-zootecnica Relativamente ai dati di produzione agricola sono stati utilizzati i dati disponibili nelle “Statistiche dell’agricoltura” pubblicate dall’ISTAT nel 1999 relativamente a dati di produzione del 1996. I dati di produzione agricola utilizzati si riferiscono alla produzione raccolta, cioè quella effettivamente asportata dal luogo di produzione indipendentemente da quella che sarà la sua utilizzazione (non vengono, quindi, incluse le quote non raccolte e/o perdute durante le operazioni di raccolta). Gli indici di produttività (o resa) agricola per l’Italia e per la Provincia sono, anche essi, disponibili nelle “Statistiche dell’agricoltura” e vengono calcolati come rapporto tra la produzione totale (totalità del prodotto presente sulla pianta allo stato di “frutto pendente” al momento in cui hanno inizio le normali operazioni di raccolta) e la superficie destinata alle singole coltivazioni. Per alcuni gruppi di prodotti (ad esempio, cereali, agrumi, ecc.) è stata stimata la resa media ponderata calcolata in funzione della produzione raccolta del singolo prodotto (kg). Per quanto concerne i consumi di carne, di latte e derivati, le rese di trasformazione ad essi associate sono state stimate considerando la metodologia proposta nel rapporto dei casi di studio finlandesi (AFLRA, 1999) considerando comunque la produttività agricola e la produzione specifica dell’Italia. Per altri prodotti (ad esempio, uova e prodotti in pelle) è stata utilizzata la metodologia sviluppata nel caso di studio svedese (Wackernagel et al., 1996), da dove sono stati ripresi, inoltre, le rese mondiali associate a prodotti come il caffè o il te. Queste ultime rese riprendono quelle pubblicate dalla FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations). Le stesse rese mondiali sono state utilizzate per quanto riguarda la quota di consumi di prodotti agricoli importati. Tra tutti i prodotti considerati, si sono individuati i primi venti con maggiore impronta relativamente all’uso diretto del suolo: di questi si sono indagati i Paesi importatori e, ove è risultata una specifica area di provenienza (ad esempio: Europa, Nord America), si è sostituita la generica resa mondiale con quella calcolata sulla base delle rese dei Paesi in questione (dati FAO; cfr. Tab. I, Paragrafo 4.2). Nella tabella che segue viene indicata la metodologia di calcolo e la relativa fonte per ciascun prodotto. TAB. 1 - CALCOLO DELLA PRODUTTIVITÀ AGRICOLA (O RESA) ITALIANA

Prodotto Produttività (o resa), kg/ha

Metodologia di calcolo fonte metodologica e dei dati

carne fresca e surgelata – bovini, ovini, caprini e equini

330 per produrre 1 kg di carne sono necessarie 12 unità di foraggere. resa foraggere data dalla media ponderata delle foraggere temporanee e permanenti in Italia.

AFLRA, 1999

carne fresca e surgelata – pollame e suini; secca, affumicata, in scatola e altri prodotti a base di carne

538 per produrre 1 kg di carne sono necessarie 7,1 kg di orzo (resa orzo italiana)

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

latte 4.256 per produrre 1 kg di latte sono necessari 0,93 unità di foraggere. resa foraggere data dalla media ponderata delle foraggere

AFLRA, 1999

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

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ponderata delle foraggere temporanee e permanenti in Italia.

Formaggi 426 Rapporto tra latte e formaggio 10:1 (resa latte italiana)

AFLRA, 1999

Uova 1.275 Rapporto tra mangime e uova 5:1 (resa media ponderata italiana per il mangime)

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Pesce 29 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Mangime a base di pesce

29 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Lana 165 metà della resa della carne Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

pelle e prodotti in pelle

330 stessa resa della carne Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

altri prodotti di origine animale

330 stessa resa della carne AFLRA, 1999

Frumento 3.500 Produttività agricola in Italia Istat, 1999 (dati 1996) riso 5.790 Produttività agricola in Italia Istat, 1999 (dati 1996) orzo 3.820 Produttività agricola in Italia Istat, 1999 (dati 1996) Mangime (a base di cereali)

6.373 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura: frumento, orzo, avena, granoturco, sorgo, cereali minori

Istat, 1999 (dati 1996)

Granoturco 9.430 Produttività agricola in Italia Istat, 1999 (dati 1996) altri cereali

3.791 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura: avena, sorgo, cereali minori

Istat, 1999 (dati 1996)

farine e fiocchi e prodotti finiti a base di cereali

3.500 stessa resa del frumento Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

altre farine e fiocchi 3.791 stessa resa media ponderata degli altri cereali (resa italiana)

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Patate 31.090 Produttività agricola in Italia Istat, 1999 (dati 1996) Leguminose (vegetali secchi)

1.654 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura: fagiolo secco, fava secca, lenticchia, cece

Istat, 1999 (dati 1996)

vegetali (freschi ed in conserva)

41.720 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura, considerando tutte le coltivazioni di legumi freschi tranne le patate e le coltivazioni in serra

Istat, 1999 (dati 1996)

frutta 14.923 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura, considerando tutte le coltivazioni di frutta

Istat, 1999 (dati 1996)

frutta (fresca)

21.436 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura, considerando tutte le coltivazioni di frutta tranne l’uva da vino e olive

Istat, 1999 (dati 1996)

frutta (congelata e lavorata)

21.436 stessa resa media ponderata della frutta fresca

Istat, 1999 (dati 1996)

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

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succhi di frutta 17.648 resa media ponderata

considerando la produzione e le rese della singola coltura di agrumi

Istat, 1999 (dati 1996)

vegetali prodotti in serra

37.670 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura: orticole in serra e asparagi in serra

Istat, 1999 (dati 1996)

vegetali (lavorati) 40.106 resa media ponderata considerando la produzione e le rese di tutte le singole colture di vegetali

Istat, 1999 (dati 1996)

Zucchero raffinato 7.418 Rapporto tra barbabietola da zucchero e zuccheri 1: 0,16 Produttività della coltura della barbabietola da zucchero Italiana

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese) Istat, 1999 (dati 1996)

dolci 7.418 Considerata la stessa resa dello zucchero

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Caffè 528 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

cacao e cioccolato 439 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Te 1.182 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Specie 1.182 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

olio vegetale (colza, girasole, soia)

3.038 resa media ponderata considerando la produzione e le rese della singola coltura: colza, girasole e soia

Istat, 1999 (dati 1996)

Margarine e altri oli e grassi vegetali

1.367 Rapporto tra olio vegetale e margarina ed altri oli e grassi vegetali 1: 0,45

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Mangime a base di oli e grassi vegetali

1.367 stessa resa delle margarine e altri oli e grassi vegetali (resa italiana)

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

cibo per animali domestici (gatti e cani)

3.500 stessa produttività agricola del frumento

Istat, 1999 (dati 1996)

Ketchup 7.418 stessa resa dello zucchero Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Mostarda 7.418 stessa resa dello zucchero Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Accetto 9.960 stessa resa delle bevande alcoliche (prevalentemente vino) (calcolata per Italia)

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

sughi, salse, zuppe preconfezionati

3.500 stessa produttività agricola del frumento

Istat, 1999 (dati 1996)

Pasta 3.500 stessa produttività agricola del frumento

Istat, 1999 (dati 1996)

prodotti di malto 3.500 stessa produttività agricola del frumento

Istat, 1999 (dati 1996)

Bevande non alcoliche

74.177 Rapporto tra bevande non alcoliche e zucchero 1: 10

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Bevande alcoliche (prevalentemente vino)

9.960 Produttività agricola in Italia Istat, 1999 (dati 1996)

tabacco (anche lavorato)

1.496 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

fiori 41.720 Produttività media ponderata dei vegetali freschi (calcolata

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

40

dei vegetali freschi (calcolata per Italia)

1996 (caso svedese)

materie prime vegetali (incluse i semi)

41.720 Produttività media ponderata dei vegetali freschi (calcolata per Italia)

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

gomma e prodotti in gomma

1.000 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

fibre vegetali 1.000 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

filati e tessuti 1.000 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

filati e tessuti in fibre sintetiche e abbigliamento

2.000 Rapporto tra fibre vegetali e fibre sintetiche 1: 2

Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Iuta 1.638 media globale Wackernagel & et al, 1996 (caso svedese)

Dall’”Annuario delle statistiche industriali disaggregate per prodotto”, pubblicato dalle Nazioni Unite (United Nations, 1998), sono stati ripresi i dati relativi alla produzione italiana per l’ultimo anno disponibile (1996). I dati pubblicati vengono classificati d’accordo con la nomenclatura ISIC rev 2. Per la conversione in classificazione SITC rev 3, è stata utilizzata la tavola di conversione allegata alla stessa pubblicazione. I dati di importazione ed esportazione sono stati ottenuti attraverso richiesta diretta effettuata al Servizio Commercio Estero dell’Istat che ha così trasmesso i dati più recenti aggiornati al 1998. Nelle statistiche del commercio con l’estero viene utilizzata una classificazione statistica nazionale composta da voci e sotto-voci della nomenclatura del “Sistema armonizzato di designazione e codifica delle merci (SH)” (Convenzione internazionale firmata da alcuni Paesi), dalle suddivisioni della Nomenclatura Combinata (NC) (che risponde alle esigenze della Tariffa doganale e delle statistiche del Commercio con l’estero dell’Unione Europea) e dalle posizioni nazionali create allo scopo di soddisfare esigenze particolari. In totale la classificazione prevede un totale di 9800 posizioni. I dati di importazione/esportazione vengono espressi in massa (kg), in migliaia di lire e, in alcuni casi, una seconda unità denominata supplementare e che cambia in funzione della merci (ad esempio m2, numero di pezzi, ecc.). Il passaggio tra la NC e la classificazione SITC rev 3 è stata effettuata attraverso un convertitore automatico. Nella tabella che segue vengono illustrati i prodotti considerati, le rese globali (e le rese calcolate, ove possibile, per la specifica area di provenienza), le rese italiane, l’intensità energetica (fattore necessario nel calcolo dell’utilizzo indiretto del territorio), i dati di produzione italiana e, infine, quelli relativi agli scambi commerciali con l’estero. TAB. 2a - PRODUZIONE AGRO-ZOOTECNICA

Descrizione Codice SITC

Resa globale, kg/ha/a

Resa Italiana, kg/ha/a

Intensità energetica globale,

Gj/t

Produzione biologica Italiana, t

Import, t Export, t

Prodotti alimentari a base animale

carne fresca e surgelata – bovini, ovini, caprini e equini

011 284 330 80 1.180.900

677.766 172.140

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41

carne fresca e surgelata – pollame e suini

012 594 538 80 2.801.900

1.546.364 186.684

carne – secca, affumicata

016 376 538 80 5.606 29.308

carne in scatola ed altri prodotti a base di carne

017 376 538 80 38.256

59.399 59.631

Latte 022 4348 4.256 10 10.723.678

2.674.361 349.325

Burro 49 426 65 93.500

485 144

Formaggi 024 49 426 65 919.900

766.871 336.667

Uova 025 534 1.275 65 24.976 20.989

Pesce 03 29 29 100 339.363

679.825 117.092

Mangime (a base di pesce)

08142 29 29 100 66.993 11.136

Prodotti non alimentari a base animale

Lana 268+6543

142 165 10 154.129

166.785 56.435

pelle conciata, cuoio

21 32 330 10 478.000

529.569 57.901

Scarpe 85 32 330 20 117.277 396.233

Prodotti in pelle 61 32 330 20 437.917 229.087

oli e grassi animali 411 640 330 40 145.579 95.837

altri prodotti di origine animale

291 72 330 10 153.587 133.396

Prodotti alimentari a base vegetale

Frumento 041 2.952 3.500 10 8.424.492

12.265.831 143.712

Riso 042 3.686 5.790 10 1.359.697

71.100 1.105.199

Orzo 043 2.669 3.820 10 1.350.494

1.171.839 3.034

Mangime (a base di cereali)

0811+0812+08199

2.669 6.373 10 1.544.455 516.121

Granoturco 044 4.914 9.430 10 9.547.541

1.120.971 294.784

altri cereali (avena, sorgo, cereali minori)

045 2.811 3.791 10 17.002

124.639 3.557

farine e fiocchi 046 2.440 3.500 20 21.579 940.380

altre farine e fiocchi

047 2.811 3.791 10 17.939 119.562

Prodotti finiti a base di cereali

048 2.440 3.500 20 9.249.800

366.878 2.642.920

Patate 0541 15.268 31.090 5 2.055.234

472.585 285.986

Leguminose (vegetali secchi)

0542 834 1.654 10 113.116

996.262 15.520

Vegetali (freschi ed in conserva)

054-0541-0542

18.000 41.720 5 11.084.864

526.973 1.240.045

Vegetali prodotti in serra

18.000 37.670 100 94.754

Vegetali (lavorati) 056 18.000 40.106 20 400.311 1.569.303

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42

frutta 057-059 12.000 14.923 10 20.890.025

1921407 3540130

frutta fresca 057 12.000 21.436 10 1.469.477 2.534.597

frutta congelata e lavorata

058 12.000 21.436 20 266.110 604.057

succhi di frutta 059 12.000 17.648 20 185.819 401.477

Zucchero raffinato 06-0616 5.060 7.418 15 1.720.000

1.200.499 938.618

Dolci 09899 5.060 7.418 20 316.354 480.847

Miele 0616 12.132 2.358

Caffè 071 528 528 75 -

348.444 46.188

Cacao 072 439 439 20 104.864 15.510

Cioccolato 073 439 439 50 87.895 90.413

Te 074 1.182 1.182 75 6.131 837

Specie 075 1.182 1.182 75 8.161 2.519

olio vegetale (colza, girasole, soia)

22 1.312 3.038 10 1.443.572

1.271.534 29.828

Margarine e altri oli e grassi vegetali

091 590 1.367 40 37.767 21.097

Mangime a base di oli e grassi vegetali

0813 1.312 3.038 20 2.619.755 45.671

cibo per animali domestici (gatti e cani)

08195 2.440 3.500 20 237.017 47.262

salsa di soia 09841 - - 10 827 168

Ketchup 09842 5.060 7.418 30 9.844 74.182

Mostarda 09843 5.060 7.418 30 1.284 52

Accetto 09844 7.164 9.960 20 18.291 38.009

sughi, salse, zuppe preconfezionati

09849 2.440 3.500 20 21.820 31.355

Pasta 09891 2.440 3.500 20 1.330 107.942

Prodotti di malto 09894 2.440 3.500 20 134.528 47.889

Bevande non alcoliche

111 50.595 74.177 10 352.155 4.675.721

Bevande alcoliche (prevalentemente vino)

112 7.164 9.960 10 5.915.000

633.135 3.400.567

Fibre vegetali (non legnose)

fibre vegetali 263+265 1.000 1.000 10 1.097.760 41.592

filati e tessuti 652 1.000 1.000 10 279.808 185.718

filati e tessuti in fibre sintetiche

65-652-6543

1.000 1.000 50 1.162.378 1.240.418

Abbigliamento (50% in cottone e 50% in fibre sintetiche)

84 2.000 2.000 45 251.029 282.258

Iuta 264 1.638 1.638 5 1.114 292

fibre sintetiche 266+267 - - 50 359.493 50.066

fibre riciclate 269 - - 0 118.840 96.684

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43

Piante non alimentari e non per fibre

Tabacco 121 1.496 1.496 10 121.500

193.256 667.914

Tabacco lavorato 122 1.496 1.496 40 46.971 514

fiori e piante ornamentali

2927 18.000 41.720 10 -

27.068 30.189

Gomma 23 1.000 1.000 20 480.521 73.872

Prodotti in gomma 62 1.000 1.000 20 487.375 572.638

oli e grassi vegetali

42 - - 40 924.725 302.964

grassi e cere vegetali

43 - - 40 97.280 114.376

Materie prime vegetali (incluse i semi)

292-2927 18.000 41.720 10 475.627 1.440.416

Nella tabella 2b vengono considerati i prodotti per i quali è stato possibile trovare la produzione e la resa relativamente alla Provincia di Torino (Istat, Statistiche dell’agricoltura, 1996: dati disaggregati per Provincia). TAB.2b - PRODUZIONE AGRO-ZOOTECNICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

Descrizione Codice SITC Resa locale provinciale

(kg/ab/a)

Produzione biologica

provinciale (ton) Prodotti alimentari a base vegetale

Frumento e segale 041 4.737 107.536

Orzo 043 4.900 30.208

Granturco 044 9.003 500.899

Altri cereali (segala, avena, sorgo, miglio) 045 3.700 1.410

Patate 0541 23.662 12.683

Leguminose (vegetali secchi) 0542 1.905 59

Vegetali (freschi ed in conserva) 054-0541-0542 27.706 60.422

Frutta 057-059 18.626 74.593

Frutta fresca 057 23.645 51.869

Olio vegetale (colza girasole, soia) 22 3.342 32.539

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44

Utilizzo indiretto del territorio Tutti i coefficienti di intensità energetica globale utilizzati nel presente rapporto si rifanno a quelli utilizzati da Wackernagel (et al.) nel caso Svedese e si riferiscono a studi di ricerca sulle emissioni di CO2 effettuati da Patrick Hofstetter (1992). Per il calcolo dell’utilizzo indiretto del territorio dovuto ai consumi energetici associati ai prodotti agro-zootecnici sono stati utilizzati i coefficienti di intensità energetica globale illustrati nella scheda precedente (Tab. 2a). SCHEDA 2 - Produzione Manifatturiera I dati relativi alla produzione manifatturiera italiana sono stati ripresi, anche essi dall’”Annuario delle statistiche industriali disaggregate per prodotto” pubblicato dalle Nazioni Unite (United Nations, 1998) (si veda paragrafo precedente). I dati di importazione ed esportazione hanno come fonte l’Istat - Servizio Commercio Estero e si riferiscono a dati del 1998 (Tab. 3). TAB. 3 – PRODUZIONE MANIFATTURIERA

Descrizione Codice SITC Intensità energetica globale,

Gj/t

Import, t Export, t

Prodotti chimici

Prodotti minerali (inclusi fertilizzanti) 27 2 12.473.480 5.832.465

Prodotti chimici organici 51 40 4.958.494 1.527.428

Prodotti chimici inorganici 52 40 2.904.070 980.891

Prodotti coloranti e pigmenti 53 40 530.482 662.154

Prodotti farmaceutici di base, medicinali e preparati

54 200 76.843 75.435

Saponi, detersivi; specialità' chimiche per uso domestico; profumi

55 40 395.615 782.719

Fertilizzanti 56 100 3.722.737 567.937

Materie plastiche in forme primarie 57 40 5.356.366 2.303.079

Materie plastiche 58 50 409.373 1.184.140

Prodotti in materie plastiche 893 50 1.302.574 5.479.177

altri prodotti chimici 59 40 1.233.641 1.069.729

Prodotti minerali non metalliferi

Prodotti in vetro e ceramica 664+665+666

20 1.637.095 2.344.075

Prodotti metallici

Prodotti in ferro e acciaio 67 30 18.212.584 10.025.506

Prodotti in metallo non ferrosi 68 35 2.299.459 705.097

altri prodotti in metallo 69 100 846.716 2.814.574

Macchinari (per la produzione di energia elettrica, per agricoltura, per impiego generale)

71+72+73+74

100 1.501.432 4.573.944

Macchinari per ufficio, sistemi informatici, apparecchi radiotelevisivi e per le comunicazioni

75+76 140 293.012 128.994

altri apparecchi elettrici 77 140 575.175 2.060.910

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, motocicli 78 100 2.793.094 2.853.259

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45

altri mezzi di trasporto 79 100 192.713 461.320

Articoli per la costruzione 81 100 112.677 492.767

Strumento per la ricerca e strumenti ottici 87+88 140 130.233 147.407

arme e munizioni 891 100 7.932 35.937

Strumenti musicali, articoli sportivi, giochi; carrozzine e passeggini; gioielleria e oreficeria; bigiotteria

894+895+896+897+898+

899

100 432.258 446.082

TAB. 3 (CONT.) - PRODUZIONE MANIFATTURIERA

Descrizione Codice SITC

Resa globale, kg/ha/a

Intensità energetica

globale, Gj/t

Produzione biologica locale, t

Import, t Export, t

Prodotti del legno

Produttività media mondiale (FAO)

1,99 m3/ha/yr

Pezzi di legno 246 0,00 5 1.260.072 3.775

Tronchi di legno 247 1,00 5 4.280.062 11.271

Legno segato 248 2,75 10 1.850.000

5.134.714 272.745

Pannelli in legno 63 4,12 10 3.590.000

1.594.075 732.904

Mobili 82 4,12 15 256.609 1.803.676

Pasta-carta 251 2,25 10 603.000

4.165.303 55.918

Prodotti in carta 64 1,97 35 6.265.000

4.142.543 2.798.835

Carta stampata 892 1,97 35 69.821 434.162

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SCHEDA 3 – Mix Energetico I dati relativi agli addetti all’industria e ai servizi attualmente disponibili a livello nazionale e provinciale si riferiscono al “Censimento intermedio dell’industria e dei servizi” realizzato dall’Istat nel 1996. Le attività economiche (oggetto del censimento) vengono classificate in riferimento alla “International Standard Industrial Classification of all Economic activities (ISIC)” adottata dalle Nazioni Unite e alla “Nomenclatura generale delle attività economiche delle Comunità Europee” (NACE). La classificazione italiana, a livello di 2 cifre corrisponde, così, alla ISIC (rev.3) e a livello di 4 cifre alla NACE (rev.1). Dato che la classificazione NACE si riferisce ad attività economiche e quella SITC a prodotti, si è trattato di trovare la corrispondenza tra questi ultimi e l’attività che li produce tenendo in considerazione la disaggregazione a 5 cifre (categoria) della classificazione NACE, la disaggregazione invece a 4 cifre (sub-gruppo) della SITC e le relative descrizioni (Tab. 4). I consumi per addetto per settore industriale sono stati stimati da Ambiente Italia su base nella ricerca sui consumi energetici e processi produttivi condotta dall’Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia nel 1990 (pubblicata nel 1993) (Tab. 4). TAB. 4 – ADDETTI

Addetti Italia Addetti Provincia

Torino

Consumo/add (tep)

Prodotti alimentari a base animale

Carne fresca e surgelata – bovini, ovini, caprini e equini

18.582 391 7,5

Carne fresca e surgelata – pollame e suini 11.002 0 7,5

Carne – secca, affumicata 24.167 721 7,5

Latte 17.761 499 5,0

Formaggi 33.424 356 4,6

Pesce 7.602 45 7,5

Mangime (a base di pesce) 9.776 0 14,9

Prodotti non alimentari a base animale

Lana 55.200 545 13,8

Scarpe 160.212 62 0,7

Prodotti in pelle 70.331 1059 4,8

Oli e grassi animali 1.125 55 30,5

Prodotti alimentari a base vegetale

Farine e fiocchi 13.489 0 24,6

Altre farine e fiocchi 170.996 6276 10,9

Patate 1.183 15 2,1

Leguminose (vegetali secchi) 20.639 0 2,1

Succhi di frutta 5.142 0 2,1

Zucchero raffinato 3.951 0 2,1

Caffè 6.763 1011 2,1

Cioccolato 16.858 1111 5,3

Specie 1.030 24 2,1

Margarine e altri oli e grassi vegetali 302 0 30,5

Cibo per animali domestici (gatti e cani) 753 62 14,9

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

47

Salsa di soia 13.678 0 2,1

Prodotti di malto 125 0 20,2

Bevande non alcoliche 11.299 133 18,9

Bevande alcoliche (prevalentemente vino) 28.165 754 11,3

Fibre vegetali (non legnose)

Filati e tessuti 39.073 1871 9,9

Abbigliamento (50% in cottone e 50% in fibre sintetiche)

431.893 0 4,1

Fibre sintetiche 10.238 0 66,4

Piante non alimentari e non per fibre

Tabacco lavorato 11.999 34 2,1

Gomma 2.017 0 25,3

Prodotti in gomma 46.879 8009 13,6

oli e grassi vegetali 16.703 0 30,5

Prodotti chimici

Prodotti minerali (inclusi fertilizzanti) 32.213 0 0,0

Prodotti chimici organici 14.466 48 25,3

Prodotti chimici inorganici 11.107 260 25,3

Prodotti coloranti e pigmenti 21.573 747 7,3

Prodotti farmaceutici di base, medicinali e preparati

67.032 1564 14,9

Saponi, detersivi; specialità' chimiche per uso domestico; profumi

28.468 1719 1,4

Fertilizzanti 3.335 23 11,2

Materie plastiche in forme primarie 19.180 155 25,3

Materie plastiche 23.155 1635 12,0

Prodotti in materie plastiche 128.367 7233 12,0

altri prodotti chimici 28.034 970 13,4

Prodotti minerali non metalliferi

Prodotti in vetro e ceramica 69.976 1323 16,7

altri prodotti in vetro e ceramica 180.848 3331 48,3

Prodotti metallici

Prodotti in ferro e acciaio 114.852 8678 59,6

Prodotti in metallo non ferrosi 21.271 953 15,4

altri prodotti in metallo 621.642 44889 10,3

Macchinari (per la produzione di energia elettrica, per agricoltura, per impiego generale)

489.120 32874 3,1

Macchinari per ufficio, sistemi informatici, apparecchi radiotelevisivi e per le comunicazioni

121.770 10585 1,6

altri apparecchi elettrici 246.372 18005 3,6

Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, motocicli 208.950 66154 5,3

altri mezzi di trasporto 77.578 7413 4,0

Articoli per la costruzione 18.318 0 1,1

Strumento per la ricerca e strumenti ottici 129.448 5725 1,5

arme e munizioni 6.092 6 3,3

Strumenti musicali, articoli sportivi, giochi; carrozzine e passeggini; gioielleria e oreficeria; bigiotteria

92.753 0 2,7

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

48

Prodotti del legno

Pannelli in legno 170.294 5275 16,3

Mobili 217.158 5368 2,7

Pasta-carta 1.614 273 120,7

Prodotti in carta 83.810 4332 32,7

Carta stampata 173.089 11312 5,4

Il Mix energetico medio mondiale è stato pubblicato dalla Commissione Europea per l’energia e si riferisce a dati 1996 (Tab. 5). TAB. 5 - MIX ENERGETICO MEDIO MONDIALE

Solidi Prodotti petroliferi

Gas naturale

Idroelettrico Nucleare Geotermico Biomassa

Consumi primari (Mtep)

2.234 3.431 1.906 222 623 36 782

Il Mix energetico italiano diviso per settore industriale è stato stimato da Ambiente Italia su base del “Bilancio Energetico Nazionale del 1996” e del Mix elettrico italiano pubblicati dal MICA (Ministero Industria Commercio ed Artigianato) (Tab. 6). TAB. 6 – MIX ITALIANO PER SETTORE INDUSTRIALE

Consumi primari (tep)

Solidi Prodotti petroliferi

Gas naturale

Idroelettrico Nucleare Geotermico Biomassa

Siderurgia 4.083.308

1.682.615

2.259.845

358.784 123.239

21.232

-

Estrattive 23.953

113.249

88.475

20.647 7.092

1.222

-

Metalli non ferrosi

154.709

510.323

516.323

107.303 36.857

6.350

-

Meccanica 541.430

2.486.787

2.441.066

417.121 143.277

24.684

-

Agroalimentare 337.499

4.412.506

2.231.213

280.778 96.444

16.616

9.000

Tessili e abbigliamento

282.860

1.402.749

1.583.714

243.390 83.602

14.403

-

Materiali da costruzione

750.544

3.176.086

3.703.257

236.601 81.270

14.002

136.300

Chimica 539.127

4.281.125

3.878.934

491.547 168.841

29.089

3.800

Carta/grafica 206.052

1.108.633

1.731.849

174.172 59.826

10.307

-

Altre manifatturiere

124.341

913.039

1.121.226

110.628 37.999

6.547

-

Totale 7.043.824

20.087.112

19.555.902

2.440.970 838.447

144.452

149.100

Il Mix energetico della Provincia di Torino è stato elaborato da Ambiente Italia sulla base dei dati pubblicati dal MICA (Ministero Industria Commercio ed Artigianato) (Tab. 7).

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

49

TAB. 7 - MIX DELLA PROVINCIA DI TORINO DEL SETTORE INDUSTRIALE

Solidi Prodotti petroliferi

Gas naturale

Idroelettrico Nucleare Geotermico Biomassa

Consumi primari (tep)

75461 446814 1071281 174055 23729 4088 -

Dal caso Svedese (Wackernagel et al., 1996) sono stati recuperati i coefficienti di capacità di assorbimento di CO2 (Tab. 8). TAB. 8 - CAPACITÀ DI ASSORBIMENTO DI CO2 (tep/ha) Solidi 1,31

Prodotti petroliferi 1,70

Gas naturale 2,22

Idroelettrico 23,89

Nucleare 1,70

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

50

SCHEDA 4 - Gestione dei prodotti I consumi primari italiani sono stati stimati da Ambiente Italia su base del “Bilancio Energetico Nazionale del 1996” e del Mix elettrico italiano pubblicati dal MICA (Ministero Industria Commercio ed Artigianato) (Tab. 9). TAB. 9 - CONSUMI PRIMARI - MIX ITALIANO (tep)

Solidi Prodotti petroliferi

Gas naturale

Idroelettrico Nucleare Geotermico Biomassa

Residenziale 1.312.729

10.660.873

16.810.179

1.168.821 401.478

69.169

899.000

Terziario 1.195.661

6.397.506

6.931.008

1.018.621 349.886

60.280

-

Trasporti 145.781

39.508.760

240.947

133.460 45.842

7.898

-

I consumi primari della Provincia di Torino sono stati analogamente stimati da Ambiente Italia sulla base dei dati del MICA (Ministero Industria, Commercio e Artigianato) (Tab. 10). TAB. 10 - CONSUMI PRIMARI - MIX PROVINCIA TORINO (tep)

Solidi Prodotti petroliferi

Gas naturale

Idroelettrico

Nucleare

Geotermico Biomassa

Residenziale 26.921

456.514

1.242.573

62.255

8.487 1.462

-

Terziario 23723

123303

143.445

54.718

7.460 1.285

-

Trasporti 1.684

1.296.314

10.602

3.854 530

233

-

SCHEDA 5 - Smaltimento dei prodotti I dati di produzione e smaltimento dei rifiuti in Provincia di Torino sono stati ripresi da quanto pubblicato nel “Rapporto sullo stato del Sistema di Gestione dei Rifiuti” dell’Osservatorio Provinciale Rifiuti (Gennaio 2000). Nella Provincia di Torino sono stati prodotti e smaltiti in discarica, nel 1996, 893.058 t di rifiuti urbani e 230.361 t di rifiuti speciali assimilabili. In discarica sono stati, inoltre, inviati nel 1996 159.553 t di fanghi. I fattori di emissione di gas climalteranti (CO2 e CH4) si riferiscono, invece, a quanto stimato nel “Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti urbani della Provincia di Torino” (1998) (Tab. 11). TAB. 11 - FATTORI DI EMISSIONE

Anidride carbonica, CO2 3,3 kg CO2 / t rifiuto smaltito

Metano, CH4 28,9 kg CH4 / t rifiuto smaltito

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51

SCHEDA 6 - Consumi delle famiglie italiane I “Consumi delle famiglie Italiane” pubblicati dall’Istat si basano su un’indagine campionaria sui consumi relativamente all’anno 1996. I dati sono espressi in quantità (in grammi) media mensile per i beni alimentari; per le restanti categorie di consumo l’unità di riferimento sono le Lire di spesa per componente della famiglia. Poiché, infine, i dati Istat presentano una disaggregazione geografica per Regioni o per Comuni (con popolazione maggiore o minore di 150.000 abitanti) dell’Italia del Sud, del Centro, del Nord-Ovest e del Nord-Est, si sono considerati i valori della Regione Piemonte. TAB. 12 - CONSUMI DELLE FAMIGLIE ITALIANE

Voci di spesa Consumi Provincia Torino / Consumi Italia

Pane e cereali 0.930

Carne 0.968

Pesce 0.76

Olii e grassi 1

Latte, formaggi e uova 1.141

Patate, frutta e ortaggi 1.07

Zuchero, caffe, ecc. 1.073

Bevande 1,2

Trasporti 1.314

Vestiario 1,082

Calzature 1.082

Mobilio 1,363

Elettrodomestici 1

Libri/periodici 1

Tabacco/alcool 1,018

SCHEDA 7 - Aree urbanizzate Il dato relativo alla superficie edificata in Italia è stato ripreso dal caso studio elaborato da Wackernagel e Rees (1996). A livello provinciale il dato relativo alla superficie edificata è stato recuperato dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Torino contenente i dati dei Piani Regolatori Generali di ciascun Comune, adottato dal Consiglio Provinciale nell’Aprile 199911. SCHEDA 8 - Capacità esistente La superficie agricola considerata nel calcolo della capacità esistente dell’Italia e della Provincia di Torino, si riferisce alla superficie agricola aziendale (esclusi prati e pascoli, mantenuti invece separati) che comprende l’area complessiva dei terreni dell’azienda destinate a colture erbacee e/o legnose agrarie, inclusa la superficie agraria non utilizzata, nonché l’area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, ecc. situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l’azienda (dato relativo al 1996 e disponibile nelle “Statistiche dell’agricoltura”). Per quanto attiene la superficie forestale sia nazionale che provinciale, è stato ripreso il dato pubblicato nelle “Statistiche dell’agricoltura” (anno 1996) relativamente alla 11 Questo dato a causa di una non precisa corrispondenza tra le tipiche voci dei P.R.G. e le zone effettivamente edificate può essere stato sovrastimato; la zonizzazione del territorio reca, inoltre, ulteriori errori poiché non coincide esattamente con la reale estensione dei Comuni.

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superficie forestale boscata che viene definita come l’estensione di terreno non inferiore a ½ ettaro, in cui sono presenti piante forestali legnose, erbacee e/o arbustive che producono legno o altri prodotti forestali, determinanti, a maturità, un’area d’incidenza di almeno il 20% della superficie e suscettibili di avere un ruolo indiretto sul clima e sul regime delle acque. A livello provinciale il dato Istat relativo alla superficie forestale si intende comprensivo anche delle aree naturali protette (la cui estensione è pari a 38.603 ettari) SCHEDA 9- Fattori di equivalenza La capacità disponibile e l’impronta sono state corrette da “fattori di equivalenza di biomassa primaria” o equivalence factors che corrispondono alla capacità relativa di produzione di biomassa delle diverse tipologie di terreno. Sono stati utilizzati gli stessi fattori utilizzati da Wackernagel e Rees (1996). La metodologia sviluppata da Wackernagel e Rees (1996), attribuisce, inoltre, alla superficie edificata lo stesso fattore di equivalenza della superficie agricola assumendo che essa in origine fosse stata prevalentemente agricola. Si aggiunge che la superficie edificata viene introdotta nel calcolo dell’impronta ecologica in modo tale da poter annullare la stessa voce inserita nel calcolo della capacità esistente. Si riportano anche due schede di dettaglio in cui l’impronta ecologica della Provincia di Torino e dell’Italia viene analizzata senza utilizzare i fattori di equivalenza.

PROVINCIA DI TORINO

popolazione 2219971

ha ha/procapite

ha prod biomassa /procapite ha/procapite

ha prod biomassa /procapite

superficie agricola 149.401 0,067 2,8 0,190 0,304 0,859 pascoli e prati 161.000 0,073 0,5 0,039 0,842 0,456 superficie edificata 84.685 0,038 2,8 0,108 0,038 0,108 superficie forestale 179.827 0,081 1,1 0,092 1,597 1,818 superficie marina 0 - 0,2 - 0,446 0,097 altra superficie improduttiva 108.103 0,049 0 -

Totale 0,308 0,429 3,228 3,338 capacità disponibile 0,271 0,378

impronta ecologica

equivalente capacità esistente

equivalence factor

capacità esistente

equivalente impronta ecologica

popolazione 57380893

ha ha/procapiteha prod

biomassa ha/procapiteha prod

biomassa superficie agricola 16698062 0,291 2,8 0,821 0,328 0,925pascoli e prati 3747206 0,065 0,5 0,035 0,788 0,426superficie edificata 3420000 0,060 2,8 0,168 0,060 0,168superficie forestale 6837176 0,119 1,1 0,136 1,656 1,886superficie marina 18142068 0,316 0,2 0,069 0,577 0,125

Totale 0,851 1,23 3,408 3,530capacità disponibile 0,749 1,08

ITALIA capacità esistente

equivalence factor

capacità esistente

impronta ecologica

impronta ecologica

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IMPRONTA ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI TORINO

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Area assorb. CO2 (produz.)

Area assorb. CO2 (gest.)

Area assorb. CO2 (smalt.)

Terre arabili (sup. edif.)

Terre arabili Pascoli Foreste Mare Totale

Alimenti 0,200 0,000 0,000 0,000 0,277 0,152 0,000 0,446 1,075Pasta 0,037 0,083 0,120Carne 0,064 0,111 0,092 0,034 0,301Pesce 0,011 0,413 0,424Altro (vegetali, latticini, altro) 0,088 0,000 0,000 0,000 0,083 0,060 0,000 0,000 0,230

Abitazioni 0,078 0,386 0,000 0,038 0,000 0,000 0,066 0,000 0,568Costruzione 0,078 0,038 0,066 0,182Gestione 0,386 0,386

Trasporti 0,015 0,347 0,000 0,000 0,007 0,000 0,000 0,000 0,370Costruzione 0,015 0,007 0,023Gestione 0,347 0,347

Beni di consumo 0,086 0,000 0,000 0,000 0,020 0,661 0,247 0,000 1,014Imballaggi 0,016 0,066 0,082Vestiario 0,039 0,020 0,549 0,608Mobilio 0,020 0,099 0,119Altro 0,011 0,000 0,112 0,082 0,206

Servizi 0,020 0,073 0,016 0,110NCA 0,010 0,051 0,030 0,091Totale 0,409 0,807 0,051 0,038 0,304 0,842 0,330 0,446 3,228

PROVINCIA TORINO

Area assorb. CO2

Area assorb. CO2

Terre arabili (sup.

Terre arabili Pascoli Foreste Mare Totale

Alimenti 0,219 0,304 0,147 0,577 1,247Pasta 0,049 0,099 0,149Carne 0,063 0,118 0,095 0,034 0,309Pesce 0,014 0,543 0,557Altro (vegetali, latticini, altro) 0,093 0,087 0,052 0,232

Abitazioni 0,076 0,271 0,060 0,057 0,464Costruzione 0,076 0,060 0,057 0,193Gestione 0,271 0,271

Trasporti 0,058 0,410 0,006 0,474Costruzione 0,058 0,006 0,064Gestione 0,410 0,410

Beni di consumo 0,097 0,018 0,611 0,216 0,942Imballaggi 0,023 0,057 0,080Vestiario 0,045 0,018 0,507 0,570Mobilio 0,016 0,086 0,103Altro 0,013 0,000 0,104 0,072 0,189

Servizi 0,026 0,141 0,014 0,181NCA 0,070 0,030 0,100Totale 0,546 0,822 0,060 0,328 0,788 0,287 0,577 3,408

ITALIA