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ABBRONZATURA la protezione è d'obbligo anno V numero 25 Giugno/Agosto 2011

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editoriale

anno V - numero 25 Giugno/Agosto 2011 copia omaggio EditoreConsorzio MIAFARMACIA Via Emilia 237 San Lazzaro di Savena - Bologna Tel. 051 6279621

Registrazione Tribunale di Bologna n. 7688 del 26/07/2006

Direttore Responsabile Cesare Bellavitis

Marketing e Pubblicità Daniela Ziering Sintini [email protected]

Commerciale Alessandro Benassi [email protected]

RedazioneMarina Dall’Olio Antonella CianaChantal Roccaemail: [email protected]

Collaboratori scientifici in questo numeroAntonello SanniaJarno BortoliRoberto SpinelliGiovanni FornaciariAntonio FerronatoCarlo LesiFerruccio Di DonatoUmberto TirelliBragonzoni Alessandro

Grafica e impaginazione Supporti Grafici 40024 Castel San Pietro Terme - Bologna

Stampa Mediagraf s.p.a.

Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla nostra iniziativa editoriale comprese le Aziende che hanno aderito con la loro inserzione

La farmacia:settore strategico come Parmalat?Nel mese di Aprile ancora una manovra di riduzione dei prezzi dei farmaci...Ancora una volta cittadini e farmacie, insieme, hanno pagato il conto delle difficoltà economiche del Paese sul versante del bilancio della sanità. Come ormai succede da diversi anni, alle prime esigenze di “cassa” i soldi vengono recuperati da uno di quei settori dove “non se ne può fare a meno” e dove il risultato è certo: taglio medio del costo dei farmaci dispensati attraverso le farmacie di circa il 5%, più un altro contributo sull’acquisto dei farmaci dei cittadini con piccole differenze qua e là...Premesso che, mai come oggi, la farmacia è in assoluto il servizio più gradito agli italiani, come si può leggere in tutte le ricerche di mercato e che la tanto sbandierata liberalizzazione si è dimostrata nei fatti molto meno gradita del previsto: verità misurata dai numeri delle vendite, in altri punti vendita che non siano le farmacie. Quindi, non si capisce perché, ci si accanisce ancora contro le farmacie invece d’iniziare ad aiutarle fattivamente per sviluppare quel percorso, che tutti auspicano, di ausilio sul territorio nella cura dei cittadini in collaborazione col Medico.La spesa farmaceutica, rispetto agli anni scorsi, ormai passa per quasi un terzo attraverso la distribuzione ospedaliera con aumenti incontrollati, ogni anno, dei costi e della quantità di farmaci. Gli interventi in questa parte della spesa, che oggi risulta fuori controllo, avvengono facendo sì che da una parte si tolgono risorse alle farmacie territoriali e dall’altra si costringono i cittadini, sempre più anziani, a estenuanti pellegrinaggi per trovare le strutture che gli possono dare le medicine di cui hanno bisogno (anche quando si tratta di un farmaco salvavita).Non è più possibile rimandare le scelte strategiche in questo settore tanto importante per milioni di persone e invece di cercare scorciatoie più o meno fantasiose (finte liberalizzazioni, spostamento di costi in voci di bilancio diverse da quelle della farmaceutica territoriale, abbassamento dei prezzi con tagli indiscriminati e a volte controproducenti) è venuto il momento di sedersi intorno a un tavolo per ridisegnare il futuro di un settore fatto di migliaia di professionisti e di piccole imprese radicate sul territorio, la cui ricchezza rimane sul territorio e non vola certo verso altri Paesi. Quest’ultima considerazione - apparentemente potrebbe sembrare banale - ma se in un prossimo futuro le farmacie, costrette dall’impossibilità economica di sostenersi a causa di ripetute scelte sbagliate da parte del legislatore nel perseguire una liberalizzazione, senza regole e senza obiettivi di lungo periodo (ma solo di corto respiro) venissero vendute a catene straniere, ancora una volta, in Italia vedremmo un settore strategico e la ricchezza da esso prodotta andare verso altri Paesi...

Dott. Cesare Bellavitis

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sommario

È vietata la riproduzione totale o parziale di ogni contenuto di questa pubblicazione senza l’autorizzazione dell’editore. Tutti i punti di vista espressi in questa pubblicazione sono quelli dei singoli autori e non riflettono quelli delle strutture a cui essi appartengono o dell'editore. Errori di stampa o refusi involontari di trascrizione presenti nella rivista saranno corretti a pagina 50, del prossimo numero, se segnalati alla redazione o all'editore.

Lettere50

47 IntervIsta a... Stefano Nosei

news 45

MeDICIna L’importanza di avere un buon pavimento (pelvico)ABC EpatitiL’Ossigeno Terapia IberbaricaSindrome da Stanchezza Cronica: che fare?

COsMetICa Cosmetica quotidiana

FItOteraPIa Ritenzione idrica e tossine?Depuriamo l’organismo con le piante medicinali

DerMatOLOGIa Il sole sulla pelle...

assOCIazIOnI Ansia e Panico ALPA è con te

Quando l’intestino sta male...

aLIMentazIOne Un ottimo alleato nella prevenzione (l'olio extravergine d'oliva)

FarMaCI Farmaci e terza etàqualche consiglio e un po’ di cautela...

25SpecialeMeglio la dieta mediterranea per mantenere in salute l’intestino

newsGli esperti ci informano...13

10Ecco alcune piante medicinali utili a ritrovare il benessere psicofisico

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speciale

7Scegliere con attenzione ogni prodotto cosmetico

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scegliere con attenzione ogni prodotto per non correre inutili rischi

posto ci sono i profumi, seguiti dai conser-vanti e, pur con incidenza minore rispetto al passato, dai coloranti per i capelli.

Chi controlla i cosmetici che usiamo?

Imparando a leggerne e valutarne l’etichetta (v. box), anche noi possiamo farlo. I controlli ufficiali invece spettano al Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Azienda sanitaria, che verifica la “sicurezza” dei prodotti presenti sul mercato. In Italia, produzione e vendita di prodotti cosmetici sono disciplinate dalla Legge 11 ottobre 1986, n. 713 (e successive modifiche) che regolamenta la loro compo-sizione (ingredienti e quantità), come ven-gono presentati al consumatore e, infine, produzione, vendita e/o importazione.

Cosa sono i cosmeticiQuesti prodotti hanno lo scopo, esclusivo o prevalente, di pulire, profumare, modifica-re l’aspetto del corpo, correggerne gli odori, proteggerlo o mantenerlo in buono stato. Essi possono essere spalmati sulla pelle, ingeriti parzialmente o a contatto con gli occhi per una intera giornata; inoltre si pensi al fatto che ciascuno di noi utilizza mediamente almeno 6-7 prodotti cosmetici al giorno (perché anche dentifricio, shampoo, bagno schiuma e schiu-ma da barba sono cosmetici), e quindi è molto importante sapere che alcuni dei prodotti che usiamo possono contenere sostanze per noi indesiderate. Non tutti sanno, poi, che anche questo tipo di prodotti si deteriora e ha una scadenza, esattamente come quelli che met-tiamo in tavola ogni giorno. Infine, va diffusa la

consapevolezza che i cosmetici non curano né prevengono malattie e non possono, in alcun caso, vantare tali proprietà.

Cosmetici e dermatite allergica

In Italia i cosmetici rappresentano la prima causa di dermatite allergica. Le donne, in particolare tra i 20 e i 30 anni, sono le più colpite. Le aree in cui si manifesta sono in prevalenza il volto (comprese palpebre e labbra), le ascelle e le mani. I prodotti mag-giormente responsabili sono quelli per la cura della pelle (creme, latti e lozioni, che di solito non vengono risciacquati), i cosmetici per le unghie, i profumi e i prodotti per i ca-pelli (shampoo e coloranti). Tra gli ingredien-ti che provocano reazioni allergiche, al primo

A cura di Antonella Ciana

Cosmetica quotidiana

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cosmetica

lettera (m=mesi), periodo entro cui il pro-dotto deve essere utilizzato dopo l’apertura senza effetti nocivi per la salute. Obbligato-rio se la durata minima supera i 30 mesi.

• Quantità: obbligatoria solo se supera i 5 ml/g.

• Durata minima: obbligatoria solo se inferiore a 30 mesi.

• Ingredienti, in ordine decrescente di peso secondo la International Nomenclature Cosmetic Ingredient. Le sostanze coloranti sono indicate da un numero preceduto dal-la sigla CI (Colour Index). Alcuni composti soggetti a particolari limitazioni (come limo-nene e coumarin) vanno citati per esteso.

• Altre indicazioni, come eventuali precau-zioni d’uso (es.: “Evitare il contatto con gli occhi”) o limitazioni (es.: “Solo per adulti”).

Come scegliere il cosmetico giusto

A volte capita di valutare un cosmetico solo dal contenitore o dalla pubblicità: bisogna invece sapere che la sua qualità è correlata alla sua composizione. È quindi molto importante sa-perne valutare il contenuto, imparando a leg-gere l’etichetta e facendo particolare attenzio-ne in caso di sensibilità verso una determinata sostanza. Solo così possiamo sapere se un co-smetico è compatibile con le nostre esigenze e caratteristiche squisitamente personali. È quin-di consigliabile che i prodotti a contatto con la pelle vengano acquistati solo in strutture che ne possano garantire qualità e affidabilità, in primo luogo le Farmacie, anche perché se un prodotto di dubbia provenienza crea qualche problema non si può risalire al suo produttore

né identificarne i componenti. E ricordiamoci sempre che anche i prodotti cosmetici si dete-riorano! Abituiamoci quindi a comportarci nei loro confronti così come siamo abituati a fare con i prodotti alimentari, di cui controlliamo regolarmente la scadenza.

Come leggere l'etichettadi un cosmetico

• Funzione del prodotto, obbligatoria se può essere confuso con un altro.

• Produttore e/o Distributore: vanno riporta-ti chiaramente.

• Made in: indica in quale Paese è prodotto. D’obbligo solo se la produzione avviene al di fuori dell’Unione Europea.

• PAO = Post Opening Period, cioè Periodo di Post-Apertura, indicato da un numero e una

Vademecum del ConsumatoreSempliciregoleperscegliere,conservareeutilizzareinsicurezzaicosmetici

1 Leggi sempre l’etichetta del prodotto che vuoi acquistare, soprattutto se hai necessità particolari (ad esempio, allergie a determinati ingredienti).

2 Utilizza i cosmetici più adatti alle tue esigenze e in maniera appropriata a seconda delle caratteristi-che del corpo per cui è formulato (pelli grasse, oppure pelli secche ecc.).

3Conserva il prodotto in un ambiente adeguato prima di utilizzarlo e, a maggior ragione, una volta aperto. Non esporlo a fonti di calore diretto che possono accelerare i processi di proliferazione di microrganismi potenzialmente dannosi per l’organismo. In estate, conserva le tue creme in frigorifero.

4Annota sulla confezione la data di primo utilizzo. I prodotti cosmetici che durano più di 30 mesi devono riportare in etichetta il “periodo di post-apertura” (o PAO), che indica per quanto tempo, una volta aperti, possono essere utilizzati senza effetti nocivi per la salute.

5Acquista confezioni monodose, se disponibili. La proliferazione di microrganismi è connessa all’utiliz-zo ripetuto del prodotto (contatto con l’ambiente esterno, con le mani ecc.). Puoi comunque limitare la contaminazione utilizzando spatole in plastica per prelevare il cosmetico.

6Se riscontri irritazioni o allergie rivolgiti al tuo Medico o a uno Specialista di fiducia, come il tuo Farmacista. Si tratta di reazioni abbastanza diffuse. Tieni presente che il rischio è maggiore se applichi il prodotto sulla cute non perfettamente integra.

7Fai particolare attenzione ai prodotti da make-up (ombretti, fard, terre, fondotinta, rossetti) se sei allergico al cromo, un ingrediente vietato come tale ma spesso presente perché derivante da impurità delle materie prime, dai processi di lavorazione o contenuto in coloranti autorizzati (CI 77288 e CI 77289, ossidi di cromo).

8Se puoi, limita l’uso di prodotti che contengono profumi, tra le sostanze maggiormente responsabili di allergie. Nella lista degli ingredienti li trovi indicati con la dicitura “parfum” o “profumo”. Solo 26 di essi, a cui è riconosciuto un forte potere sensibilizzante, vengono indicati singolarmente con il loro nome INCI (International Nomenclature Cosmetic Ingredients).

Secondo il Rapporto 2009 dell’ISS, ogni anno in Italia quasi una donna su 4 e un uomo su 7 hanno problemi derma-tologici causati dall’uso di cosmetici, in gran parte irritazioni dovute a sostanze in essi contenuti. Nel novembre dello stesso anno il Ministero della Salute ha quindi emesso un bando per finanziare e realizzare campagne di educazione sanitaria rivolte alla popolazione sul “corretto uso dei prodotti cosmetici e possibili rischi collegati a prodotti non sicuri, scaduti o impropriamente utiliz-zati”. Il Dipartimento di Sanità Pubbli-ca dell’Azienda USL di Bologna ha ac-colto l’invito e realizzato la campagna di comunicazione COSMESICURA, partita il 30 gennaio scorso, proponendosi di aumentare la consapevolezza dei con-sumatori nella scelta dei cosmetici, oltre che la diffusione di conoscenze tecniche tra i Professionisti che a diverso titolo si occupano di cosmetica. Questa campa-gna ha previsto l’affissione di 24 gran-di manifesti di 6 metri x 3, 40 pannelli colorati sul retro degli autobus, 1500 locandine e la distribuzione di 10.000 volantini. Inoltre, per chi volesse saper-ne di più, è stato realizzato il sito web www.cosmesicura.org.

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La più moderna fitoterapia ha ormai individuato un considerevole numero di

piante medicinali dalle proprietà depurative, diuretiche e drenanti realmente efficaci al raggiungi-mento del benessere fisico, alle quali si può fare ricorso, quando se ne avverte il bisogno, seguen-do il consiglio dello Specialista. Mentre nel passato era necessario sottoporsi a digiuni o a purghe in associazione ad altre strategie, come il cambiamento d’aria o il ri-poso forzato, per attivare in modo naturale processi di guarigione e per recuperare un buon equilibrio psico-fisico, oggi per fortuna, gra-zie alle nuove conoscenze, una buona condizione di benessere generale può essere raggiunta più rapidamente.

I nemici del benessereL’organismo fisiologicamente si autodepura, ma in alcune situa-zioni (in seguito a regimi alimen-tari scorretti, stress prolungati, ad esempio) o in particolari periodi dell’anno può essere utile stimo-lare questo processo naturale per espellere con maggiore vigore le sostanze tossiche che tendono ad accumularsi e che possono restare nel nostro organismo per periodi molto lunghi, dando

luogo ad alcuni malesseri come sonnolenza dopo i pasti, cattiva digestione, senso generale di gonfiore. Anche gli occhi possono presentare gonfiore e il colorito del volto diventare più grigiastro.Le tossine (sono queste i “nemici” del benessere) si possono sud-dividere principalmente in due categorie:• le tossine endogene (cioè quel-

le derivanti dai processi meta-bolici interni all’organismo)

• le tossine esogene (cioè quel-le derivanti dall’esterno, come l’inquinamento, i conservanti alimentari ecc.).

Anche il processo di depurazione dell’organismo avviene in due modi diversi: il primo, attraverso l’attività funzionale degli organi emuntori (che sono quelli atti all’eliminazione dei cataboliti , cioè degli “scarti”), ovvero fegato, reni, pelle, intestino e polmoni che elaborano le tossine nella for-ma più adatta alla loro espulsione; il secondo, attraverso l’eliminazio-ne, dall’interno verso l’esterno, dei prodotti elaborati dal sistema linfatico e con la diuresi. Quando l’apparato “depurativo” non è efficiente al 100%, tutto l’organismo è soggetto a un peg-gioramento generale. In questa situazione quindi può essere utile ottimizzare le nostre

capacità di depurazione ricorren-do a qualche estratto fitoterapico in grado di aiutarci a eliminare le tossine. Le principali piante me-dicinali riconosciute e consigliate per la depurazione e il drenaggio sono: la Bardana, il Carciofo, il Ta-rassaco, la Cicoria, il Cardo Maria-no, la Betulla, l’Ananas, la Centella, l’Ortica e la Pilosella. Nella pagina seguente vediamo insieme le pro-prietà di alcune piante medicinali.

Ritenzione idrica e tossine?Depuriamo l'organismocon le piante medicinali

Il ruolo del corretto “stile di vita”Naturalmente lo “stile di vita” ha un’influenza enorme nella salute di un organismo. Cambiare le abitudini sbagliate non è difficile, ma essenziale per ottenere buo-ni risultati insieme all’impiego di fitoterapici, che vanno sempre va-lutati insieme al proprio Medico, Specialista o Farmacista. Quindi se siete sedentari, cercate di dedicare almeno mezz’ora al giorno all’attività fisica (per inizia-re basta una camminata a passo veloce); consumate quotidiana-mente 5 porzioni tra ortaggi e frutta fresca ed evitate una dieta troppo ricca di alimenti industrial-mente raffinati; preferite i grassi di origine vegetale, soprattutto olio extravergine di oliva; bevete almeno 1.5-2 litri di acqua al gior-no e soprattutto non fumate.

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Dott. Antonello SanniaMedico Chirurgo, Presidente SIMN

(Società Italiana di Medicina Naturale)Ritenzione idrica e tossine?La Bardana appartiene alla famiglia delle Compositae, è una pianta erbacea biennale o perenne con foglie ampie rotondeggianti o cuoriformi.Fiorisce nel secondo anno di vegetazione in piena estate. I suoi fiori sono piccoli e di colore rosa. Cresce spontanea in Europa, Asia Settentrionale e Nord America. In Italia la si può trovare dal mare alla regione montana fino a 1700 metri, vicino ai casolari e nelle aree più soleggiate. In autunno la pianta va in riposo vegetativo ed è quello il momento più adatto per raccoglierne le radici che sono la parte utilizzata in Fitoterapia. La radice di Bardana viene utilizzata anche per preparare cosmetici per il trattamento della pelle grassa, impura e con acne.I principi attivi delle bardana sono gli Acidi caffeilchinici. I preparati di Bardana si trovano abitualmente in capsule con estratto secco. La Bardana è particolarmente indicata per purificare la pelle e depurare il fegato. Questa pianta medicinale ha inoltre un’ottima azione diuretica e decongestionante.

Bardana

Il Tarassaco appartiene alla fami-glia Compositae ed è una pianta diffusa praticamente ovunque fino a 2000 metri di altitudine: è anche conosciuto con il nome di Cicoria selvatica, Cicoria burda, Dente di leone, Soffione o Piscia-letto. Le foglie del Tarassaco sono tutte radicali, vale a dire che par-tono direttamente dalla radice e sono disposte a rosetta alla base; i fiori sono di colore giallo vivo e fioriscono da Marzo a Novembre. L'infruttescenza del Tarassaco prende il nome di “soffione” ed è formata dai semi provvisti di pappo (insieme di peli che si tro-vano all'apice dei frutti) che ser-vono per favorire la diffusione del seme da parte del vento. Le foglie di Tarassaco, raccolte da Ottobre ad Aprile, possono esse-re consumate fresche in aggiunta alle insalate. Le radici raccolte da Giugno a Settembre sono la parte più utilizzata in Fitoterapia. Il Tarassaco contiene olio essen-ziale, tannino, inulina, pigmenti flavonoidi, glucidi, provitamina A, vitamine B, vitamina C e sali minerali ed è apprezzato per le sue proprietà diuretiche, toniche, disintossicanti, depurative per fe-gato e reni; contro la dispepsia, l’anoressia, i calcoli e l’ipercole-sterolemia.

Tarassaco

Il Carciofo appartiene alla fami-glia delle Compositae, è un'erba perenne di grandi dimensioni che può vivere fino a 25 anni. Originario dell'area del Mediter-raneo, il carciofo predilige i climi caldo-temperati. Le foglie, ricche di principi attivi, vengono raccolte fino a 3 volte per stagione, sono la parte della pianta utilizzata in Fitoterapia.Molto apprezzato sin dall’antichi-tà (sia dai greci che dai romani) anche l’omonimo ortaggio (che è il capolino della pianta raccolto ancora acerbo). I principi attivi del Carciofo sono gli Acidi caffeilchinici. I preparati di Carciofo si trovano abitualmente in capsule con estratto secco. Il Carciofo possiede un’azione epatoprotettrice, ipoglicemizzante e normalizzante della funziona-lità renale. Viene utilizzato, per la sua azione depurativa epatica, nel trattamento delle dispepsie e dell'ipercolesterolemia. Grazie alle sue proprietà depurative a livello epatico è inoltre efficace nel trat-tamento delle pelli impure e con acne. Il Carciofo è utilizzato anche per combattere la ritenzione idrica, la cellulite, l’iperuricemia, la gotta e i reumatismi. Molto apprezzate sono le bevande alcoliche e non, che hanno come ingrediente prin-cipale il Carciofo.

Carciofo

Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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news

L'alluce valgo, inteso come deviazione all'esterno del primo dito del piede con contemporaneo allargamento dell'avam-piede e la comparsa di frequenti dolorose borsiti (dette cipolla) alla base del dito, è la più comune deformità del corpo uma-no, soprattutto nella donna con insorgenza frequente nel periodo pre-menopausa. Tuttavia anche le giovani ne sono talora affette, specie se con familiarità, nei casi di piede piatto o pronato. Grazie a una nuo-va tecnica mini-invasiva (detta Minimally

Invasive Surgery, M.I.S.), messa a punto e presentata dal Prof. Antonio Volpe, Respon-sabile Unità di Chirurgia del Piede e della Caviglia del Policlinico di Abano Terme, è stato compiuto un ulteriore passo avanti nella cura di quella che è, da sempre, una sfida difficile per il chirurgo ortopedico. Ba-sti pensare che, a oggi, si contano ben 200 metodi chirurgici sperimentati per correg-gere questa deformità. “Si tratta - spiega il Prof. Volpe - di una tecnica non recente, ma aggiornata con nuovi strumenti sofisticati che consentono un controllo microscopico dei risultati. L'intervento viene condotto praticando dei forellini attraverso i quali

l'osso viene fresato, sagomato, modellato e allineato progressivamente. Non servono viti o chiodi. Dopo l’intervento mininvasivo, basta un semplice bendaggio e le ossa si al-lineano da sole grazie al carico progressivo. I tempi di ripresa, anche se non molto più brevi delle altre tecniche, anzi in certi casi più lunghi, sono ben tollerati per la possi-bilità di riprendere presto la vita normale. È bene però tener presente - precisa il Prof. Volpe - che può essere applicata solo in casi selezionati. Occorre infatti che la deformità non sia eccessiva, che l'osso sia di buona qualità e non presenti artrosi.”(fonte sanitanews.it)

Alluce Valgo: cura aggiornata con nuovi strumenti sofisticati

Un farmaco contenente oro, già conosciu-to nel trattamento dell’Artrite Reumatoide, potrebbe essere la chiave di volta nella messa a punto di una cura efficace contro l’HIV/AIDS. L’Auranofin - questo il nome del composto - riesce a stanare il virus pro-prio nelle sue "stanze più segrete", in una sorta di "magazzino" virale in cui l’HIV si annida, perché al riparo da farmaci e anti-corpi. È questo in sintesi lo studio condotto da un’equipe internazionale di studiosi di cui il ricercatore italiano, Andrea Savarino, dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è il principale autore. La ricerca è su “AIDS”, la maggiore pubblicazione scientifica nel campo e finanziata dalla Fondazione Roma. "Si tratta di un’importante scoperta che individua per la prima volta un approc-

La Commissione Europea ha dato la pro-pria autorizzazione a Paliperidone Palmi-tato, antipsicotico indicato nel trattamento della schizofrenia, nella nuova formula-zione iniettabile a rilascio prolungato, con somministrazione mensile. La schizofrenia è una malattia psichiatrica caratterizzata

dalla presenza di deliri, allucinazioni, scarsa motivazione e appiattimento affettivo che compromette seriamente la capacità del malato di relazionarsi con gli altri e com-portarsi in modo adeguato all’interno della società, per questo rappresenta un proble-ma molto importante sia per la disabilità che comporta, sia per la difficoltà che pone alle famiglie dei pazienti e ai servizi assi-stenziali. Si ritiene che 1 persona su 100 nel

corso della propria vita rischi di soffrire di schizofrenia. La prevalenza è simile in tutto il mondo, colpendo in eguale misura uo-mini e donne fino all’età di 60 anni. Anche se non si può guarire dalla malattia, la schi-zofrenia può essere controllata con un’alta percentuale di successo, grazie al supporto dei farmaci antipsicotici, sui quali si basa il principale trattamento della stessa.(fonte sanitanews.it)

cio promettente di possibile eradicazione dei "reservoir" virali - afferma Enrico Ga-raci, presidente dell’ISS, che per primo ha intuito e suggerito l’utilizzo dell’Auranofin - Le attuali terapie antiretrovirali non sono state in grado finora d’identificare questo magazzino del virus, motivo per cui, non appena le terapie vengono sospese, il vi-rus si riattiva prepotentemente. Inoltre, più grande è questo "serbatoio", più è difficile per il sistema immunitario tenere l’infe-zione sotto controllo. La grande sfida sarà ora tentare di ridurre l’ampiezza di questo magazzino, mantenendola sotto una certa soglia e vedere se questo permetterà al sistema immunitario di tenere l’infezione sotto permanente controllo". Lo studio - che vede coinvolti, oltre a ricerca-tori dell’ISS, la Prof.ssa Anna Teresa Palama-ra dell’Università di Roma "La Sapienza", il gruppo del Prof. Antonello Mai della stessa

Università, il Vaccine and Gene Therapy In-stitute della Florida, e la Company Bioqual nel Maryland (USA) - è stato condotto nelle scimmie infettate con un virus molto vicino all’HIV, in cui si è visto che in questo magaz-zino virale nascosto, così inafferrabile (che gli scienziati chiamano "reservoir"), l'HIV è presente fisicamente, ma in una forma latente ovvero inespressa, all’interno di un tipo particolare di cellule immunitarie, chia-mate cellule T CD4 della memoria. Queste cellule sono longeve e non possono essere bersaglio né di farmaci né delle difese im-munitarie, proprio perché il virus è qui na-scosto, dunque invisibile. Se le terapie anti-retrovirali vengono sospese, prima o poi, il virus si risveglia e ricomincia la progressione della malattia. Per liberare dunque l’organi-smo dall’HIV, le cellule che ospitano il virus latente devono essere distrutte.(fonte iss.it)

Un composto all’oro riesce a stanare l’HIV

Un nuovo farmaco per la cura della Schizofrenia

GLI ESPERTI CI IN

FORM

ANO

...

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dermatologia

La pelle, più di altri organi, risen-te dell'effetto “tempo”: l'espo-sizione solare, l'inquinamento, gli sbalzi di temperatura, il fumo di sigaretta sono tutti fattori che ne influenzano il cambiamento. Un altro nemico della pelle è il melanoma cutaneo, patologia grave per la quale ogni anno si contano circa 100.000 nuovi casi nel mondo. La relazione tra sole e melanoma è assai complessa: un fattore di rischio è senz’altro l’esposizione solare intensa e intermittente, che impedisce alla cute di attivare i meccanismi fi-siologici di fotoprotezione.Ma il sole fa bene o fa male? Ce lo chiediamo tutti gli anni e a volte i pareri sono discordanti...Sulla questione “esposizione al sole”, invece, tutti sono d’accor-do: la pelle va protetta seguendo regole precise e utilizzando pro-dotti di qualità certificata.

La radiazione ultravioletta che pro-viene dal sole si divide in UVC, UVB, e UVA che, a sua volta, vie-ne suddivisa in UVA 1 e UVA 2: tutti con diverse lunghezza d’onda.

L'UVC, filtrata dall'ozono, non arriva alla superficie terrestre, anche se la rarefazione di quest’ultima (buco dell’ozono) nel futuro ci metterà in serio pe-ricolo perché si tratta di radiazio-ni molto dannose.La quantità di raggi UVB e UVA che arrivano sulla terra dipende da una serie di fattori: latitudine, altitudine, stagione, ora del gior-no, quantità di nuvole, strato di ozono. Sia gli UVB che gli UVA sono dannosi per la pelle. I raggi UVB sono i principali re-sponsabili delle ustioni solari e raggiungono la superficie della ter-ra con la massima intensità quan-do il sole è “alto” (dalle ore 10 alle 15) e sono in grado di attraversare anche l’acqua. Per questo, nelle ore citate non bisogna esporsi al sole ed è meglio evitare anche le attività in piscina o in mare.

Per orientarsi nella scelta di un prodotto solare è utile conoscere il fototipo della propria pelle. In dermatologia, in seguito agli stu-di di Thomas Fitzpatrick (derma-tologo statunitense, 1919-2003), si distinguono 6 fototipi.

L’abbronzatura è ancora di moda ma solo con regole precise e protezioni sempre più efficaci

Dott. Jarno BortoliDermatologo (Modena)

Fototipo I: chi appartiene a que-sta categoria si scotta sempre e non si abbronza mai. È il fototipo degli albini e delle persone con capelli rossi o biondi e pelle color latte. Le persone con questo tipo di pelle - non avendo protezione - non dovrebbero esporsi al sole.Fototipo II: le persone che ap-partengono a questa categoria generalmente si scottano e si abbronzano con difficoltà. Sono bionde o castano chiaro con carnagione pallida. Anche ai bambini viene attribuito questo

fototipo e devono esporsi al sole di prima mattina o nel tardo po-meriggio.Fototipo III: i soggetti di questa categoria hanno capelli castani e un minimo di colorito naturale. Possono prendere il sole, ma solo se protetti adeguatamente.Fototipo IV: questi soggetti non si scottano facilmente e si abbronzano con facilità. Sono bruni e castano scuri, con carna-gione olivastra. Fototipo V: queste persone rie-scono ad abbronzarsi senza

I raggi del sole: buoni o cattivi?

Scopri il tuo fototipo

sulla pelle...

Il

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dermatologia

I prodotti solari devono svolgere una funzione di “protezione”, pertanto vanno scelti in base alle caratteristiche della pelle del soggetto (fototipo), all’età, alla zona di esposizione (mare, montagna). Il parere del Dermatologo o del Farmacista può essere di grande aiuto, piuttosto che affidarsi a scelte dettate solo dalla gradevo-lezza del prodotto.

• filtri fotostabili in quantità calibrata

• filtri chimici e fisici per avere il massimo della protezione

• eccipienti che limitino o ren-dano nullo l’assorbimento percutaneo dei filtri (che devono essere trattenuti nel-lo strato esterno della pelle dove devono esercitare la loro funzione)

• principi attivi antiossidanti (acido boswellico) e idratanti (acido ialuronico)

• assenza di profumi e/o con-servanti sensibilizzanti

• buona resistenza all’acqua e al sudore

• applicabilità omogenea sulla cute (tipo crema o latte, evita-re gli olii)

• etichetta ben leggibile con il grado di fotoprotezione UVB e UVA

Va ribadito che la protezione solare non garantisce mai una “protezione totale” dai rischi derivanti da una eccessiva esposizione ai raggi UV, che è sempre sconsigliata.

La COLIPA (European Cosmetic Toiletry and Perfumery Associa-tion) ha introdotto nella scala di classificazione dei prodotti solari regole valide a livello eu-ropeo sui numeri di SPF (Sun Protective Factor) per agevolare il consumatore. In sintesi queste sono le corri-spondenze: Basse protezioni 2, 4, 6; Medie protezioni 8, 10, 12; Alte protezioni 15, 20, 25; Altissime protezioni: 30, 40, 50; Protezione ULTRA: 50+Naturalmente durante la prima esposizione al sole il prodotto deve avere un SPF più alto e, con il progredire dell'adatta-mento della pelle, si può passa-re a un SPF inferiore, mai sotto il 10 però: ci si abbronza anche con questo tipo di protezione e si evitano le ustioni e l’invec-chiamento precoce della pelle.

Se si considera che oltre il 50% della quantità totale di radiazio-ne UV assorbita nel corso della vita viene ricevuta prima dei 18 anni di età, la fotoprotezione nell’infanzia e nell’adolescenza è da considerarsi una precau-zione indispensabile, soprattut-to per i soggetti con fototipi I e II, o con fotosensibilità costitu-zionale.È infatti accertato che l’unica arma per prevenire o ridurre gli effetti nocivi che includono eritemi, ustioni, fotodermatiti, fotoinvecchiamento, fino ai tu-mori cutanei è una efficace fo-toprotezione in giovane età.(Per saperne di più, chiedi al tuo Farmacista la guida iPOCKET 02 sulla Protezione solare).

Il prodotto solare topico va ap-plicato spesso durante l’arco del-la giornata, senza dimenticare il dorso delle mani e dei piedi o il padiglione auricolare, soprattut-to se si è andati in acqua. Inoltre è meglio non utilizzare prodotti solari mal conservati o dell’anno precedente, in quanto il calore può avere determinato una cat-tiva conservazione.

Alla protezione topica si può aggiungere quella sistemica, con specifici integratori ali-mentari a base di antiossidanti, come vitamine, b-carotene e altri carotenoidi, oligoelementi, inibitori dei radicali liberi, pro-tettori dei lipidi di membrana e stimolatori delle difese immuni-tarie. Assunti prima dell’inizio dell’esposizione (anche 1-2 mesi) di solito non presentano effetti collaterali. Meglio ancora sarebbe arricchi-re la dieta con gli alimenti che aiutano la pelle. Frutta e verdura che maturano in estate, infatti forniscono non solo la giusta idratazione, ma anche vitamine indispensabili come la A (abbon-dante nei vegetali a polpa rossa o gialla), la C (presente in pepe-roni, pomodori, limoni), la E (nei cereali integrali e ortaggi verdi).

rischio di eritema. Hanno incar-nato scuro, capelli e occhi molto scuri. Non sono molto sensibili ai raggi solari.Fototipo VI: in questo caso la pelle è in grado di difendersi da sola dai raggi UV. Si tratta di sog-getti che per caratteristiche raz-ziali sono naturalmente pigmen-tati (sono neri o mediorientali).Molte persone, però, non cor-rispondono a un solo fototipo perché, ad esempio, hanno oc-chi scuri e pelle chiara, oppure il contrario.

Solari di qualità per “salvare” la pelle

Questi i componenti principali che determinano la qualità di un solare per uso topico:

I numeri del SPF (Sun Protective Factor)

Più protezione, più prevenzione per i bambini

Come usare un solare

Vitamine, frutta e verdura per una pelle sana

1

Protezione solareadottiamo un comportamento responsabile

02Estate2011

iPOCKET

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Fotodermatosi: negli ultimi anni il numero di italiani “al-lergici” al sole è praticamente raddoppiato. Le cause di questa ipersensibi-lità al sole sono ancora scono-sciute: forse l’assottigliamento della fascia di ozono che filtra meno i raggi solari, forse una predisposizione genetica, forse l’eccessiva fretta di abbronzarsi, fatto sta che la fotodermatosi è un problema in crescita tra i giovanissimi e gli adulti, in pre-valenza donne. Le radiazioni in questi soggetti possono scatenare fenomeni simili all’eritema.

Lemicosi sono infezioni dovu-te a funghi microscopici. Le forme più frequenti colpisco-no la pelle, i peli, le unghie o le mucose (bocca, vagina). Le infezioni da funghi vengono trasmesse all'uomo dall'am-biente (tramite il contatto con materiali infetti) oppure sono trasmesse per contagio diretto tra persone.

L'infezione è favorita da condizioni di elevata umidi-tà sulla pelle e, per questo

motivo, si presentato spesso sotto le ascelle, vicino all'in-guine e negli spazi tra le dita.

Esistono diversi tipi di mico-si, ognuna con caratteristiche specifiche. La comparsa di macchie sul-la pelle o sulle unghie deve suggerire alla persona colpita di effettuare una visita medica entro breve tempo, perché una micosi non adeguatamente curata può persistere a lungo, estendersi ad altre parti del cor-po o diffondersi ad altri membri della famiglia.

L'ustionesolare è provocata da una eccessiva esposizione al sole o alla luce di lampade abbron-zanti. I segni più comuni sono l'arrossamento della pelle (det-to eritema), che compare dopo alcune ore dall'esposizione. La pelle diventa dolorosa al minimo contatto e nei casi più gravi si presenta gonfia, con formazione di bolle, mentre possono compa-rire malessere generale, febbre e cefalea.

La persona con ustione va in-contro a disidratazione, pertanto deve bere abbondantemente ed evitare l'ulteriore esposizione ai raggi del sole fino a quando l'eritema non sia risolto. Se l'in-fiammazione della pelle è mol-to marcata, meglio consultare il Medico.

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dermatologia

Molti batteri vivono abitual-mente sulla superficie della no-stra pelle senza conseguenze, altri invece possono causare in-fezioni di vario tipo. Tra quelli da temere ci sono lo Stafilococco e lo Streptococco che danno origi-ne, ad esempio, alle follicoliti e all’Impetigine contagiosa. La follicolite è un’infiammazio-ne della porzione superiore del follicolo pilifero, caratterizzata dalla presenza di una papula, una pustola, un'erosione o una crosta a livello dell'infundibolo pilifero. Ci possono essere diver-se forme di follicolite, ma quella da Stafilococco è la più frequen-te. Nella maggior parte dei casi l’infiammazione si sviluppa in maniera superficiale e soltanto nei casi più gravi colpisce la cute in profondità, provocando sinto-mi simili a quelli dell’acne. L’impetigine contagiosa è un’in-fezione fastidiosa che colpisce la pelle dei bambini. Si manifesta con bolle che, seccandosi, for-mano croste rotondeggianti si-mili a ustioni di sigaretta.

La prevenzione deve preve-dere un’accurata igiene della pelle in generale, con partico-lare attenzione alle zone più delicate e sensibili, utilizzando un detergente con pH acido. Si consiglia, soprattutto in estate, di indossare abiti in fibre naturali (lino, cotone) per una maggiore risposta alla sudorazione e lava-bili ad alte temperature per un trattamento igienizzante più effi-cace. Per quanto riguarda la cura di queste piccole patologie, è meglio rivolgersi al Dermatologo perché, per procedere con una terapia adeguata, è necessario avere una diagnosi corretta.

Patologie della pellepiù frequenti in estateCon l’arrivo dell’estate e l’aumento delle tempe-rature la nostra pelle può essere colpita da al-cuni disturbi legati alla maggiore sudorazione, all’utilizzo di indumenti troppo stretti o di tessu-to sintetico, alla frequentazione di luoghi come piscine o spiagge. Queste patologie, oltre a quelle indotte dalle radiazioni solari, sono spes-so dovute a infezioni di tipo micotico (funghi) o batterico e vanno trattate in modo adeguato.

Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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medicina

Roberto SpinelliFederazione Italiana FisioterapistiBologna - [email protected]

Il pavimento pelvico è una struttura fibro-muscolare che chiude in basso il bacino, for-mando una sorta di “cupola rovesciata” sulla quale giacciono gli organi pelvici. La figura mostra, in visione laterale, il decorso del pa-vimento rappresentato schematicamente da una linea curva di colore blu.Tra il pavimento pelvico e la superficie ester-na ritroviamo il perineo che contiene impor-tanti strutture sfinteriali deputate alla conti-nenza. Gli stretti rapporti che intercorrono tra questa struttura e gli organi interni, spiegano l’ampio ventaglio di patologie che possono conseguire a una sua disfunzione.

Le componenti che possono portare a una disfunzione del pavimento pelvico sono molteplici e riguardano il complesso soma-to-psichico, tenendo ben presente che nella nostra cultura la zona perineale viene vis-suta come un tabù o un conflitto, dovendo

questa assolvere contemporaneamente a diverse funzioni, tra cui l’eliminazione delle deiezioni, la sessualità e il parto. In effetti, è proprio per il pudore che queste patologie rappresentano un fenomeno sommerso, del quale molti pazienti tendono a non parlare né con i propri familiari, né con il proprio Medico, precludendosi così la possibilità di guarigione.

Osso sacro

Utero

Retto

Collo utero

VaginaUretra

Osso pubico

Ovaio

Cos’è il pavimento pelvico e quali sono le sue funzioni

Gli Specialisti e gli esami strumentali

Gli Urologi, i Ginecologi, gli Andrologi, gli Algologi (in caso di dolore cronico) e i Proc-tologi possono avvalersi di esami strumentali come l’urografia, la RMN, la TAC, l’elettro-miografia, la manometria e molti altri ancora, per effettuare una corretta diagnosi e miglio-rare la vita del paziente. Molto importante è anche la figura del Fisiatra che indica il tipo di riabilitazione più adatta.

L'importanzadi avere

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medicina

• incontinenze urinarie da sforzo, da urgen-za e miste; alcune sindromi uretrali, alcune forme di cistite cronica

• prolassi, alcune forme di mestruo doloro-so, alcune forme di vaginite cronica

• prevenzione dell’incontinenza e delle la-cerazioni perineali; migliore controllo della muscolatura durante il parto

• alcune forme di prostatiti croniche• alcune forme di rapporti dolorosi nella

donna; d’impotenza e di eiaculazione pre-coce nell’uomo

• incontinenza fecale, stipsi funzionale (da cause locali), stipsi da rallentato transito nel colon (secondo alcuni autori)

• dolore pelvico cronico da aumento del tono del pavimento pelvico

Inoltre, l’attuale tendenza è quella di utiliz-zare la riabilitazione del pavimento pelvico anche nei pazienti destinati all’intervento chirurgico. Questo può essere utile sia nei soggetti a “rischio operatorio”, sia nei pa-zienti che migliorando la propria condizione decidono di non sottoporsi più alla chirurgia.

Le metodiche terapeutiche passano dalla spie-gazione dell’anatomia e della fisiologia umana tramite tavole facilmente comprensibili, alla compilazione del diario minzionale (che il pa-ziente dovrà registrare giorno per giorno per fornire preziose informazioni al proprio me-dico), a un corretto stile di vita fino al rilassa-mento globale; successivamente si insegnano le tecniche respiratorie per lo stretto rapporto funzionale che intercorre tra diaframma, mu-scoli addominali e diaframma pelvico. Si agisce poi sulla postura di ogni singolo paziente poiché l’inclinazione del bacino in-fluisce sulla continenza urinaria e fecale. Il lavoro prosegue poi a livello locale, con l’ap-prendimento di una corretta contrazione/de-contrazione muscolare, ricordando inoltre che la riabilitazione del pavimento pelvico

va ad agire sia quando vi è un insufficiente tono della componente muscolare come, ad esempio, nell’incontinenza urinaria da sfor-zo, sia in presenza di un aumento del tono come nel dolore pelvico cronico.Altre tecniche utilizzate potranno essere il massaggio, le eventuali dilatazioni, la ricer-ca e la disattivazione dei punti dolorosi e gli escamotages da utilizzare in caso di urgen-za improvvisa o di sforzi.

Per quanto riguarda le tecniche strumenta-li, vengono utilizzate le elettrostimolazioni (FES) che si effettuano tramite sonde interne o elettrodi di superficie posizionati a livello del perineo o della tibia, con l’intento di po-tenziare la muscolatura del pavimento pel-vico e il biofeedback con immagini a video per visualizzare l’andamento degli esercizi di contrazione e rilassamento. L’elettrosti-molazione è utile quando il soggetto pre-senta delle grosse difficoltà nell’identificare a livello cerebrale la zona da trattare. Il bio-feedback è una tecnica sicuramente valida, anche se talora crea un effetto “dipendenza da video game”; i pazienti apprendono l’uso corretto dello strumento, ma alla fine del ci-

clo non riescono a “svezzarsi” dalla macchi-na e quando riproducono gli esercizi a casa senza il dispositivo si trovano in difficoltà. Inoltre, molti pazienti anziani mostrano una notevole difficoltà nel seguire sul monitor l’andamento di una curva in movimento, rappresentazione grafica che semmai vedo-no per la prima volta. In questi casi risultano più efficaci gli strumenti meccanici, dove la forza di contrazione è visualizzabile tramite un manometro a quadrante con lancetta (come negli sfigmomanometri per la misu-razione della pressione arteriosa).Recentemente, viene utilizzata la TECAR nel dolore pelvico cronico da aumento del tono del pavimento.

La riabilitazione del pavimento pelvico impli-ca un impegno notevole da parte dell’ope-ratore, ma soprattutto da parte del paziente che non subisce passivamente la terapia, ma diviene l’elemento fondamentale per la propria guarigione, modificando per quanto possibile il proprio stile di vita ed effettuando assiduamente e per lunghi periodi di tempo gli esercizi appresi.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

Disturbi nei quali può essere efficace la riabilitazione:

Aspetti principali della riabilitazione

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associazioni

Oggi si parla spesso di ansia e panico soprat-tutto tra la gente comune. L’ansia normale è uno stato emozionale utile per rispondere a determinati stimoli esterni permettendo di difendersi, ma quando questa diventa ansia patologica, si trasforma in uno stato emozio-nale di apprensione, preoccupazione e paura che accompagna l’individuo in molte situa-zioni della sua vita quotidiana. Quando l’An-sia fisiologica supera una determinata soglia, si trasforma in disturbo da attacchi di panico che priva, chi ne è colpito, della propria libertà di movimento, di pensiero, imprigionandolo nella gabbia della paura e costringendolo a difendersi senza poter esprimere al meglio le proprie possibilità.Il percorso di cura per i disturbi di ansia e pani-co consistono in farmaci, psicoterapia e gruppi di auto-mutuo aiuto, in questo modo: la cura per il disturbo da attacchi di panico consiste in un percorso di cura integrato, farmacoterapia, psicoterapia e gruppi di auto aiuto quest’ulti-mo come percorso di recupero e reintegrazio-ne sociale. La combinazione tra psicoterapia e farmacoterapia consente infatti d’intervenire in modo completo, lavorando sia sulla qualità della vita (fortemente compromessa dai sin-tomi) attraverso i farmaci, sia su un processo di comprensione del disturbo, grazie alla con-sulenza di uno psicologo o psichiatra. Il DAP (Disturbo di Ansia e Panico) affrontato con Farmaci, Psicoterapia e gruppi di auto-mutuo aiuto consente una cura a 360° e la persona partecipa attivamente alla sua guarigione: non è più l'oggetto di una cura, ma piuttosto prota-gonista di un percorso. Il gruppo di auto e mutuo aiuto, s’inserisce "come integrazione sociale dell'individuo". Lo scambio e il dialogo alla pari, tra i membri del gruppo, diventa la chiave di volta per l’indivi-duo colpito dal DAP per aprirsi in modo vero e totale, quindi il gruppo di auto-mutuo aiuto diventa lo snodo, perché guarda con intensità e con priorità all'individuo.

Occorre precisare che non è escluso che si possa uscire dal DAP soltanto con i farmaci o la psicoterapia o il gruppo, ma noi mem-bri dell’Associazione ALPA non siamo medi-ci o psicologi e pertanto riconosciamo come cura contro il DAP, la linea dell'approccio integrato (farmaci, psicoterapia, gruppi di auto e mutuo aiuto).

Che cos’è ALPAALPA è un’associazione di volontariato accre-ditata e riconosciuta dal Ministero della Salute, che non ha fini di lucro neanche indiretto e opera esclusivamente per fini di solidarietà sociale, organizzando manifestazioni ed eventi per coinvolgere l'opinione pubblica su que-sti temi, dando ascolto e voce a chi soffre di disturbi di ansia e panico, offrendo sostegno psicologico e pratico alle persone colpite e alle loro famiglie, mettendo a disposizione punti di ascolto telefonico e spazi di condivisione fisici e anche online.

Perché è nata ALPA, che opera su gran parte del territorio na-zionale e si pone al centro del panorama delle associazioni per quanto riguarda il disturbo da attacchi di panico, è nata per offrire supporto “concreto” alla cittadinanza attraverso numero-si strumenti, il primo dei quali è la frequenta-zione ai gruppi di auto-mutuo aiuto da parte dei soggetti sofferenti e dei loro familiari.(www.infoalpa.it)

Altri obiettivi L’associazione è impegnata nella sensibiliz-zazione della classe medica per un riconosci-mento effettivo del panico a livello sanitario e istituzionale; collabora con altre associazioni, gruppi, enti, università e ASL per dare sempre più voce e aiuto a chi, in ogni momento, ne ha davvero bisogno; si batte affinché lo Stato riconosca un contributo economico alle per-sone sottoposte a cure terapeutiche e farma-

cologiche, perché colpite da questi disturbi invalidanti. Va sottolineato che la priorità è aiutare chi sta male e soffre, tutto il resto viene di conseguenza.ALPA condivide il progetto di ricerca per pro-teggere i bambini dai disturbi di ansia. Come previsto dallo statuto l’associazione pro-muove la ricerca scientifica, a tale scopo è in corso di definizione un Comitato Scientifico formato da professionisti che operano sia in campo terapeutico, sia in quello farmacologico. ALPA al fine di raggiungere gli obiettivi che si prefigge riconosce nelle Scienze Ufficiali e nel-la Ricerca Scientifica l’elemento di riferimento imprescindibile di ogni attività di ricerca. Il pensiero critico che nasce dall’esperienza della ricerca scientifica rappresenta la guida capace di reggere il progetto dell’associazione verso il vero, al di là delle opinioni. ALPA opera in maniera specifica e ha per scopo l'elaborazione, la promozione, la realizzazione di progetti di solidarietà sociale, tra cui l'attua-zione d’iniziative socio-educative e culturali. Chi fa parte di ALPA crede nell'auto-mutuo aiuto, come strumento per affrontare il panico. L’OMS (Organizzazione Mondiale Sanità) considera questi aspetti fondamentali per ridare agli stessi cittadini responsabilità e protagonismo, per cer-care di migliorare il benessere della comunità. Ed è proprio nel principale rispetto di tali finalità che ALPA ha istituito i gruppi di auto aiuto (che è un metodo che aiuta a conoscere se stessi attraverso gli altri) su tutta la rete nazionale.

ansia e panico:

ALPAe con te

Per sostenere l’associazione ALPA ed effettuare una donazione si può contattare il tel. 06 32540973Giuseppe Patanè - Responsabile ALPARegione Emilia RomagnaTesto raccolto da Marina Dall’Olio

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della persona e dal sesso) in continuo movimento, in quanto la sua propulsione (definita pe-ristalsi) serve per portare avanti il bolo alimentare, facilitare la di-gestione e l’assorbimento delle sostanze nei distretti predisposti del sistema gastrointestinale.

Se l’intestino funziona bene ed è regolare nei suoi “compiti” prin-cipali, anche noi stiamo bene, ma purtroppo i disturbi riferibili all’intestino sono molto frequen-ti. Occorre distinguere però fra malattie organiche, nelle quali è realmente colpito il tubo di-gerente (intestino tenue e/o co-lon) e malattie funzionali, nelle quali l’intestino è normale, ma la motilità è alterata.

In Italia sono migliaia gli indi-vidui che soffrono di problemi intestinali funzionali, mentre una minoranza presenta patolo-gie organiche. Fra le patologie organiche, a parte i tumori del colon, il maggior interesse è ri-volto alle malattie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa) la cui diffusione nella popolazione è stimabile intorno ai 250-300

casi ogni 100.000 abitanti, con un’incidenza di circa 10 nuovi casi ogni 100.000 abitanti all’anno. In generale, quando si hanno dei problemi intestinali è sempre consigliato parlarne con il Medico di famiglia e seguire i suoi consi-gli, senza sottovalutare i sintomi.Vediamo ora, in modo più spe-cifico, quali sono i disturbi e le malattie più serie che colpiscono l’intestino.

Quandol’intestinosta male...Dott. Giovanni Fornaciari

Direttore Medicina III e GastroenterologiaArcispedale Santa Maria NuovaAzienda Ospedaliera di Reggio Emilia

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Malattia di Crohn:è un’infiammazione cronica del canale alimentare che si localizza prevalentemente nell'ultima par-te dell'intestino tenue chiamato ileo (ileite) e/o nel colon destro/cieco (ileo-colite), o ancora solo nel colon in una qualsiasi parte (colite). I tratti interessati si pre-sentano infiammati, erosi, ulce-rati, con lesioni che interessano a tutto spessore la parete intesti-nale. Questa malattia si presenta prevalentemente attorno ai 20-30 anni e dopo i 65, ma non sono rari i casi anche nei bambini e ne-gli adolescenti. I primi sintomi sono dolori addo-minali (che possono simulare un attacco d'appendicite) associati a diarrea e talora a febbre. Altri se-gni precoci possono essere fistole

e ascessi perianali. Più raramente possono comparire sangue nelle feci, dolori articolari, diminuzione dell'appetito o dimagrimento. Le cause non sono state chiarite con sicurezza, ma con ogni pro-babilità di tratta di una malattia con base genetica sulla quale si innesca una reazione autoim-munitaria; forse esiste una com-ponente ambientale in quanto la malattia è più frequente nei Paesi sviluppati rispetto a quelli poveri. La malattia di Crohn è una malat-tia cronica nella quale a periodi di benessere se ne alternano altri di riattivazione dei sintomi; anche se si tratta di una patologia organica e non psicosomatica, sono state segnalate riacutizzazioni in asso-ciazione a eventi stressanti. La terapia farmacologica, che non può dare la guarigione de-

finitiva della malattia, ma solo un miglioramento, si basa sul cortisone a dosi elevate che ven-gono ridotte gradualmente. Se la situazione viene controllata solo con il cortisone e non è possibile sospenderlo, il farmaco crea di-pendenza, per questo viene as-sociato un immunosoppressore quale l’Azatioprina. Se la malattia non risponde a questi trattamenti si inizia la terapia biologica con farmaci anti-TNF alfa (Adalimu-mab e Infliximab). Molti pazienti con malattia di Cro-hn, però, nonostante il migliore trattamento farmacologico che si possa eseguire, arrivano all’inter-vento chirurgico di resezione, che non è mai completamente risolu-tivo in quanto quasi tutti i casi reci-divano a breve o a lungo termine.

colon) e forme subtotali (a metà tra quelle distali e la pancolite). Le manifestazioni cliniche dipen-dono dall'estensione della malat-tia e dal grado di infiammazione. Il sintomo più frequente è il sanguinamento (rettorragia, cioè presenza di sangue nelle feci). Se la malattia è limitata al retto i sintomi, oltre al sanguina-mento, sono emissione di muco e tenesmo (stimolo frequente all'evacuazione). Nelle forme più severe possono apparire dolore addominale, febbre, di-magrimento. La terapia farmacologica preve-de l’uso di Mesalazina, cortisoni-ci e immunosoppressori. Anche nella colite ulcerosa può essere indicata la terapia biologica con Infliximab, ma non esiste un trat-tamento medico in grado di ot-tenere una completa guarigione.

Nelle forme severe che non rispondono al trattamento in-tensivo o nelle forme croniche resistenti alla terapia è indicato il trattamento chirurgico che però deve essere radicale (asporta-zione totale del colon). Esistono tecniche chirurgiche, attualmente praticate in centri specialistici, che consentono di ripristinare la nor-male canalizzazione dell’intestino senza ricorrere alla deviazione (famigerato “sacchetto”).L'alimentazione non incide nell’origine della malattia o nel-la comparsa di recidive: è però fondamentale ripristinare le condizioni nutrizionali normali appena possibile (in fase acuta è preferibile ridurre l’apporto di scorie con la dieta). Nelle forme più gravi invece si deve ricorrere all’alimentazione “pa-renterale” (per via venosa).

è una malattia infiammatoria e cronica del colon-retto, caratte-rizzata da fasi di attività e fasi di remissione completa. L'intesti-no tenue non è mai interessato dall'infiammazione.Colpisce in modo uguale en-trambi i sessi solitamente attor-no ai 30 anni, ma si può presen-tare a tutte le età. In fase attiva l'infiammazione della mucosa (la superficie più interna della parete intestinale) diventa ipe-remica (cioè aumenta l’afflusso di sangue), fragile e ulcerata. La malattia interessa sempre il ret-to e può estendersi ai segmenti a monte del colon. A seconda dell'estensione delle lesioni del colon si distingue in proctite (in-teressa solo il retto), pancolite (interessa il retto e la totalità del

Retto-colite ulcerosa:

(che sono piccoli “sacchi sporgen-ti” che si formano lungo le pareti del tratto digerente, soprattutto nell'intestino crasso) si infiamma-no causando forti dolori addomi-

nali, nausea e alterazioni dell’al-vo, allora si parla di diverticolite. In presenza di diverticoli si consi-glia una dieta ricca di fibre vege-tali, apporto elevato di acqua, as-

normalmente non causa sintomi particolari; se però, come può accadere negli anziani, i diverticoli

Diverticolosi:

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speciale

ricorre a cicli di antibiotici non assorbili (Rifaximina), se vi è stato un precedente episodio di diverticolite acuta. Nei casi reci-divanti si ricorre all’intervento

sunzione di fermenti lattici a cicli.È preferibile regolarizzare l’evacua-zione non ricorrendo a purganti, ma con la dieta e l’attività fisica. Per la terapia farmacologica si

chirurgico per via laparoscopica (senza “tagliare” la pancia), ma con un’ottica esterna e un’invasi-vità minima, come per l’asporta-zione della colecisti.

e fastidio addominale, gonfiore e irregolarità nell’evacuazione (stip-si alternata a diarrea). Alla base della malattia risiede un’alterazione della motilità inte-stinale che risente dello stato di emotività, stress, ansia e depres-sione del paziente; i meccanismi che la provocano non sono però stati chiariti completamente.La terapia farmacologia preve-de l’uso di antispastici, da assume-re per i dolori acuti, solo per un periodo breve; gli antidiarroici o i

lassativi a seconda della necessità. Sotto stretto controllo medico si possono assumere anche blandi sedativi, poiché a volte lo stress è la causa del disturbo. Non è prevista una dieta restrit-tiva, ma è preferibile un’alimen-tazione a basso contenuto di grassi, ricca di proteine e fibre, con l’assunzione di elevati quan-titativi di acqua. Modificare lo stile di vita e fare attività fisica tutti i giorni sono le prime strategie da applicare.

il termine indica un insieme di malesseri addominali che si concentrano a livello del basso intestino, nella zona del colon e rappresenta uno dei disturbi fun-zionali più frequenti soprattutto nelle donne, motivo tra i princi-pali di assenza dal lavoro. I sintomi più diffusi sono dolore

Sindrome dell’intestino irritabile:

Diarrea: aggiungere sostanze con elevato contenuto di elettroliti e Sali. Nella prima fase della diarrea è preferibile non assumere cibo in quanto questo potrebbe pro-vocare nausea e vomito, mentre l’assunzione di acqua è sempre raccomandata. La dieta è efficace solo nella prima fase della diarrea, infatti nei primi giorni è preferibi-le ridurre l’assunzione di scorie e preferire patate, carote e riso; in seguito e nelle forme croniche, la dieta non è assolutamente utile.

di evacuare, anche in assenza di materiale fecale (tenesmo rettale). La diarrea può avere una causa infettiva (virale da Rotavirus, bat-terica da Salmonella o Shigella), una causa organica (tumore del colon sinistro, rari tumori carci-noidi), ma può anche essere le-gata alla malattia celiaca. La causa più frequente, come per la stipsi, non è quella organica.Nel trattamento della diarrea si consigliano bevande reidratanti come acqua o the, alle quali

è un disturbo della defecazione caratterizzato dall'emissione ra-pida di feci abbondanti e poco formate. Affinché si possa parlare di diarrea devono essere contem-poraneamente presenti almeno tre evacuazioni al giorno e altera-zioni della quantità o qualità delle deiezioni (presenza di feci poco formate, liquide o semiliquide). Spesso questa condizione si ac-compagna al continuo stimolo

La stipsi è una condizione che tende a peggiorare negli anni ed è più frequente nell’anziano; spesso è dovuta a errate abitudi-ni: alimentazione povera di fibre, inadeguato apporto d’acqua, scarsa attività fisica. Altri fattori fa-vorenti sono il fumo di sigaretta, l'alcol, i pasti frettolosi e irrego-lari, l'eccesso di peso, la tensio-ne emotiva e alcuni farmaci. Le emorroidi sono una complicanza frequente e fastidiosa della stipsi. Alcune malattie organiche posso-no essere causa di stipsi, prima fra tutte il tumore del colon, ma più spesso è espressione della Sindrome dell’Intestino Irritabile.

Non è dimostrato che la stipsi causi il tumore del colon, ma i fattori che portano alla stipsi (inadeguato apporto di fibre, assunzione eccessiva di carne) sono anche causa di tumore del colon.La stipsi va trattata con: alimen-tazione adeguata ricca di fibre, abbondante consumo di frutta e verdura, pane e pasta inte-grali (in sostituzione ogni tanto di quelli raffinati), attività fisica quotidiana. Anche gli alimenti ricchi di fermenti lattici, se as-sunti tutti i giorni, possono con-tribuire a ripristinare l’equilibrio intestinale.

Stipsi o stitichezza:è il malfunzionamento dell'inte-stino che si presenta con difficol-tà a evacuare, defecazione insuf-ficiente/irregolare, sensazione di incompleto svuotamento rettale. Molte definizioni sono state attri-buite alla stipsi, ma per definirla con certezza bisognerebbe pe-sare le feci espulse in una set-timana: dato che questo modo non è né pratico né piacevole (!) la diagnosi è spesso soggettiva. Alla stipsi si associa spesso la sensazione di gonfiore e dolore addominale che migliora dopo la defecazione.

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speciale

nfine, qualche consiglio ge-nerale per mantenere in sa-lute l’intestino e, soprattutto,

per prevenire il nemico numero uno: il cancro del colon-retto.Molte informazioni sono state ri-portate nei paragrafi precedenti, ma giova ribadire che la Dieta più corretta è quella Mediterranea: ricca di fibre (verdura e frutta) e povera di grassi. Questo modello nutrizionale è utile non solo nella prevenzione dei danni cardio-va-

scolari e nel trattamento dei vari disturbi sopra riportati, ma anche per la prevenzione del tumore del colon-retto. Senza dimenti-care mai l’adeguato apporto di acqua (spesso le persone anzia-ne si “dimenticano” di bere) e una regolare attività fisica. Un’ali-mentazione equilibrata, che può certo includere anche cibi buoni e saporiti, un bicchiere di vino a pasto, ci può certamente aiutare a stare bene.

Intolleranza:è l'impossibilità per l'organismo di digerire un alimento a causa di difetti metabolici. Una tipica intolleranza è quella al lattosio, molto diffusa nella popolazione: si tratta di un difetto enzimatico in quanto la lattasi, che consen-te la scissione del lattosio nei due zuccheri costitutivi, viene gradualmente a ridursi nella età adulta e in alcuni casi è in-sufficiente per digerire il lattosio della dieta. La sintomatologia in questi casi è caratterizzata da gonfiore addo-minale, dolori, diarrea dopo l’as-sunzione del lattosio (presente soprattutto nel latte, nei formag-gi teneri e in molti altri cibi, ma non nei formaggi “a grana dura” come il parmigiano-reggiano e l’emmenthal ). La diagnosi può essere fatta con precisione me-diante test con il respiro (breath

test) misurando l’aria espirata dopo il pasto speciale. La terapia si fonda sull’esclusione dei cibi che contengono lattosio o su supplementi enzimatici.Più rara è l’intolleranza al frutto-sio (zucchero contenuto in par-ticolare in alcuni frutti), anche in questo caso la diagnosi viene fatta con test del respiro.Infine, intolleranze a vari ali-menti vengono spesso chiamate in causa per spiegare sintomi quali gonfiore, digestione lenta, stipsi o diarrea. In realtà gran parte di questi sintomi possono agevolmente essere spiegati da una Sindrome dell’Intestino Irri-tabile (vedi sopra) e avere una componente psicosomatica, cioè nervosa. Occorre distinguere l’intolle-ranza dall’allergia alimentare, evento raro ma molto perico-loso nel quale vi è una vera e propria formazione di anticorpi

diretti contro un alimento (ad esempio i crostacei, le nocciole, ecc.), l’assunzione dell’alimen-to incriminato provoca una rea-zione allergica grave con asma, gonfiore al volto, rash cutaneo. L’evento può anche essere mortale.La diagnosi di allergia si fa con l’esecuzione di test cutanei o

ematici (RAST) per testare l’al-lergia al singolo alimento.È invece molto più difficile definire con esami specifici un’intolleranza. In questi casi è preferibile eseguire un’accurata storia alimentare del paziente, provare a escludere alcuni cibi dall’alimentazione e valutare la risposta clinica.

nella quale la gliadina, frazione proteica del glutine, provoca una progressiva lesione dell’in-testino tenue che determina a sua volta il malassorbimento. La malattia, ritenuta in passato rara e possibile solo nei bam-bini nel periodo dello svezza-mento, è ora considerata molto più comune (più di un caso ogni 100 persone), infatti può insorgere a qualunque età con

sintomi tipici (diarrea, dimagra-mento, arresto della crescita nel bambino) o atipici (anemia, alterazione degli esami epatici, dermatite, osteoporosi e molti altri). Per diagnosticare la Ce-liachia sono disponibili sempli-ci esami di laboratorio, ma la conferma deve sempre venire dalla biopsia del duodeno ese-guita in corso di gastroscopia. La cura si basa su una dieta

completamente priva di glutine (si possono consumare invece riso, mais, kamut).Altre cause di malassorbi-mento possono essere legate a resezione dell’intestino a se-guito di intervento chirurgico, malattia di Crohn dell’intestino tenue, esiti di radioterapia; più raramente un malassorbimento consegue a una grave infezione intestinale.

Malassorbimento:è dovuto al ridotto assorbimen-to da parte del tubo digerente di uno o più principi nutritivi. La più importante causa di ma-lassorbimento è la Celiachia: intolleranza permanente al glutine che è contenuto nella farina di grano, segale e orzo. Si tratta di una malattia gene-tica (con evidente familiarità)

Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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zione epatica però spesso è silente: nell’80% dei casi, infatti, non si hanno sintomi;

• non necessita di particolari cure: nella maggioranza dei casi si risolve spontanea- mente, con la completa risoluzione dei sintomi entro tre mesi. Il nostro organismo infatti produce degli anticorpi contro il vi-rus e mantiene la “memoria” dell’infezio-ne, per cui non si hanno ulteriori infezioni da HAV per il resto della vita. Solo nell’1% dei casi l’infiammazione è talmente vio-lenta e veloce da provocare danno irrepa-rabile del fegato, causando un’epatite ful-minante che ha come unico trattamento il trapianto di fegato.

Pur essendo un’infezione virale ad anda-mento “benigno”, l’infezione da HAV è estre-mamente diffusa (è considerata endemica nelle regioni meridionali dell’Italia), per cui questi casi sono frequenti. Per tale motivo è possibile la vaccinazione con virus inattivato, disponibile per tutti.

A differenza dell’HAV, esso è a trasmissione ematica, cioè del sangue. Bisogna quindi ve-nire a contatto con persone o derivati ematici infetti (molto frequente, inoltre, è il contagio da madre a figlio o con rapporti sessuali). In genere determina un’infezione acuta (nel 30% dei casi con ittero) che può durare an-che qualche mese. Il nostro sistema immu-

Quelle più frequenti sono l’alcol, l’uso di farmaci o cibi tossici (come i funghi veleno-si), la presenza di calcoli nella cistifellea e/o nel coledoco (il dotto che porta la bile dal fegato all'intestino), alcuni difetti del siste-ma immunitario e i virus. Numerosi sono i virus che possono dare epatite (ad esempio l’Epstein-Barr, causa della mononucleosi, che nel 5-10% dei casi provoca un’epatite), ma alcuni hanno come specifico organo bersaglio proprio il fegato. Questi ultimi, detti virus epatitici, per convenzione sono stati siglati e classificati in ordine alfabetico man mano che venivano scoperti: c’è per-tanto l’HAV (in inglese “hepatitis A virus”, ovvero virus dell’epatite A), l’HBV (virus dell’epatite B), l’HCV (virus dell’epatite C) e così via fino all’HGV, scoperto nel 1996. Di tutti questi virus, quelli più importanti sono i primi tre, in quanto più diffusi e causa del-le patologie più gravi.

Il virus dell’epatite A ha tre caratteristiche:• viene trasmesso per via oro-fecale, ossia

tramite l’ingestione di cibi o acque infetti. Dall’intestino si propaga nell’organismo, ove può causare l’infiammazione del fegato;

• dopo 28-30 giorni di incubazione si presen-ta con diarrea, dolore addominale e febbre, poi compaiono ittero e prurito. L’infiamma-

Dott. Antonio FerronatoSpecialista in GastroenterologiaUnità Op. di EndoscopiaULSS 4 Alto Vicentino - Schio (Vicenza)

Parliamo di una patologia che richie-de un attento studio e trattamento, potendo causare una seria compro-

missione della salute e anche la necessità di trattamenti radicali (come il trapianto di fe-gato) oppure cronicizzare, portando, a forza di consumare il fegato con l’infiammazione, all’insufficienza epatica, ossia la cirrosi epa-tica. Come per altre patologie, anche qui la parola d’ordine è “prevenzione” mediante un sano stile di vita.

“Epatite” significa “infiammazione del fega-to”. I sintomi principali sono generalmente aspecifici: stanchezza, malessere, nausea, febbre, diarrea e dimagrimento; spesso non c’è dolore, mentre un sintomo specifico è l’ittero (colorito giallastro della cute e delle sclere degli occhi). Le epatiti, come è corretto dire per via delle loro diverse forme, posso-no essere fulminanti (durando settimane), acute (mesi) e croniche (anche tutta la vita). La diagnosi di epatite comprende vari esami, sia del sangue (in particolare le transaminasi AST e ALT, veri e propri indici di infiammazio-ne del fegato), sia strumentali (come l’eco-grafia e la biopsia epatica).

medicina

sì ai farmacima soprattuttoprevenzione

Cos’è

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le Cause

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medicina

nitario costruisce una complessa e articolata risposta contro il virus, producendo vari tipi di anticorpi. Seppur determini un’epatite im-portante con frequente necessità di ricovero in ospedale, l’epatite acuta ha di solito una buona prognosi e sono necessarie solo tera-pie “di supporto” (riposo, idratazione, dieta acarnea, anti-istaminici). Il virus ha però an-che la capacità di mutare, cioè di modificare la struttura della propria superficie, riuscendo così ad evitare le nostre difese immunitarie. Questo avviene in circa il 5% dei casi negli adulti (ma nei bambini si arriva al 50%), e così l’infezione diviene cronica. In questi casi, la malattia progredisce lentamente fino ad evolvere in cirrosi epatica, ma esistono anche soggetti che, pur presentando il virus nel san-gue, non sviluppano la malattia. Sono i cosid-detti “portatori sani”, che possono contagiare altre persone ma non sviluppano l’epatite, ossia hanno l’infezione ma non la malattia. La decisione di trattare l’infezione da HBV di-pende pertanto da numerosi fattori: la fase di infezione (acuta o cronica), il tipo di anticorpi presenti, la severità dell’infiammazione e la quantità di virus circolanti nell’organismo.

La terapia prevede l’uso di numerosi farmaci:• interferone: è un ormone che stimola il

sistema immunitario ad avere una parti-colare reazione infiammatoria che risulta utile contro il virus. Si somministra come una soluzione iniettabile sottocute, con ago ipodermico. Viene abitualmente usato nei casi di epatite cronica con alti valori di virus nel sangue e con epatite attiva: è pertanto un farmaco molto potente (seppur presenti effetti collaterali) che, dopo aver ottenuto il risultato terapeutico,viene sospeso;

• farmaci antivirali analoghi nucleosidici:essi entrano nel DNA del virus, bloccando-lo. Oggi disponiamo di numerosi farmaci (adefovir, entecavir, lamivudina, telbivudi-na, tenofovir) che presentano alcune dif-ferenze nelle indicazioni in base al tipo di paziente (come età e presenza di altre patologie). Lo scopo del loro uso è general-mente di mantenere bassa la replicazione virale (cioè la quantità di virus in circolo) e, di conseguenza, l’infiammazione. Vanno assunti in compresse ogni giorno. Poiché alla loro sospensione l’infezione virale può tornare, non è tuttora nota la durata mini-ma di questo trattamento.

L’epatite B cronica è un importante problema sanitario a livello mondiale, interessando oltre 300 milioni di persone e causando circa un milione di decessi l’anno. L’uso del vaccino, che in Italia rientra tra le vaccinazioni obbli-gatorie sin dal 1991, è pertanto determinante: grazie a esso, l’incidenza di infezione da HBV ha subito in Italia una riduzione dal 1991 a oggi di oltre l’80%.

Anch’esso, scoperto nel 1989, è a trasmis-sione ematica (soprattutto con l’uso di aghi infetti) e rappresenta la più frequente causa di epatite cronica: colpisce circa il 3% della popolazione mondiale, 4 milioni di persone nella sola Europa. Raramente l’infezione acu-ta determina sintomi, ma nel 60-80% dei casi essa diviene cronica e, tra questi, dal 20 al 30% evolve in cirrosi epatica. L’HCV costitui-sce pertanto un importante problema sanita-rio, anche perché non è disponibile un vacci-no. Esistono quattro varianti del virus (dette genotipi, da 1 a 4), che presentano alcune differenze geografiche (in Italia, ad esempio,

predomina il genotipo 1b) ma anche una di-versa aggressività verso il nostro organismo. Il trattamento dell’epatite C è volto a bloccare la replicazione del virus ed è costituito dall’asso-ciazione di un interferone (il PEG-interferone alfa, somministrato come iniezione sottocute settimanale) con la ribavirina, un analogo nu-cleotidico, che viene assunto giornalmente in compresse. Questa terapia dura da 24 a 48 settimane e può essere prolungata o ripetuta in caso di risposta incompleta. Durante il trat-tamento sono necessari un costante monito-raggio di alcuni parametri ematici e i controlli medici, al fine di minimizzare gli effetti col-laterali della terapia. La risposta terapeutica, chiamata SVR (“sustained virological respon-se”, cioè “risposta virale sostenuta”, ovvero l’assenza di virus rintracciabile nel sangue a 5 anni dal termine della terapia) va dal 42-46% nei pazienti con genotipo 1 al 76-82% nei pazienti con genotipo 2 e 3. Questo trat-tamento, pertanto, spesso non riesce a elimi-nare completamente il virus dall’organismo, ma di fatto riduce sensibilmente il rischio di infettare altre persone e di sviluppare cirrosi: bloccandone la causa, viene bloccato il pro-gredire dell’epatite cronica.

In Italia le epatiti virali sono tuttora patologie molto importanti, ma i progressi scientifici nel campo delle vaccinazioni hanno portato a una netta diminuzione del numero di in-fezioni, mentre le nuove cure hanno portato alla progressiva riduzione dei casi di cirrosi epatica. Il quadro generale sembrerebbe confortante, ma bisogna tener conto sia del fenomeno della globalizzazione (infatti questi virus sono tuttora endemici in molti Paesi del mondo), sia del fatto che esistono molte al-tre cause di epatite, in particolare l’alcol e la stessa obesità: il paziente con epatite virale deve infatti seguire anche un comportamen-to di vita molto attento, evitando ad esempio l’alcol e tutti quei cibi e farmaci che possono “appesantire” il lavoro del fegato, causandone l’infiammazione, riducendo le difese immuni-tarie e favorendo la ricomparsa del virus. La battaglia contro questi virus, pertanto, non è fatta solo di farmaci, ma è bensì necessario un approccio “a tutto campo”.Testo raccolto da Antonella Ciana

hCv

ConClusioni

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alimentazione

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L’olio extravergine d’oliva negli ultimi anni ha combattuto con successo alcune battaglie nutrizionali su diversi fronti: nei confronti del cibo re incontrastato di ogni piatto che lo rele-gava al ruolo comprimario di solo condimen-to e degli oli di semi, che negli anni ’80-’90 avevano invaso il mercato e le nostre tavole vantando favolosi effetti benefici sul coleste-rolo. Non vanno dimenticati gli oli di pesci, dei gelidi mari del Nord, anch’essi coalizzati con quelli di semi per tenere nascoste, nei meandri della nostra memoria, le benefiche proprietà dell’olio extravergine di oliva.Non va trascurata invece una battaglia ancora in atto circa l’ostracismo che tutti i grassi (di cui l’olio extravergine d'oliva fa parte) subi-scono sia da parte dei consumatori, che di qualche dietologo sprovveduto... Non si sa bene in nome di quale ideologia.

Chiedete a un vostro amico che ricordo ga-stronomico ha riportato di un ristorante alla moda, e per tutta risposta, vi racconterà me-raviglie del piatto che ha mangiato dimenti-candone il condimento. In realtà, se quel piatto succulento è rimasto nella sua memoria gustativa, lo si deve pro-prio al condimento. È il grasso che conferisce sapore al cibo come afferma anche il Devoto-Oli: “Il condimento è una sostanza aggiunta alle vivande per renderne più gradevole il sapore e facilitarne l’assimilazione”. È giun-to il tempo di sostituire la parola “aggiunta” della definizione con l’espressione “che fa parte integrante” per sottolineare la simbio-si fra cibo e condimento. Olio extravergine d’oliva che si trova come condimento nella simpatica compagnia dell’aceto, del burro, dei sughi, degli aromi ecc.

Altrettanto ardua è stata la battaglia dell’olio extravergine d’oliva verso l’eterogenea schie-ra degli oli di semi provenienti d’oltre ocea-no. È l’emblema di uno scontro di differenti civiltà: quella mediterranea con quella del “far west”. Per di più, l’attacco sferrato da-gli oli di semi giungeva da manipoli diversi con nomi talvolta buffi: olio di arachide, di mais, di soia, di vinacciolo ecc. Per confon-dere le idee all’olio extravergine d’oliva (e al consumatore) gli oli di semi talvolta si coa-lizzavano mimetizzandosi dietro connotati anonimi: “oli di semi vari”. Tutto e nulla nello stesso tempo. Oli senza una precisa identità. Vantavano una qualità: quella di abbassare la quantità nel sangue di un nemico giura-to delle arterie: il Colesterolo cavaliere ag-guerrito e di pessimo umore che si muove sempre scortato da due strani personaggi di

Un ottimo alleatonella prevenzione

Dott. Carlo LesiSpecialista in Scienza dell’Alimentazione

Gastroenterologia e Medicina Interna(Bologna)

LE BATTAGLIE DELL’OLIO EXTRAVERGINE D’OLIVA Il sapore del cibo C’è olio e olio...

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alimentazione

cui uno dall’aspetto angelico “il Colesterolo buono (HDL)” che cerca di mitigare le ire del funesto “Colesterolo cattivo (LDL)”.Purtroppo la forza degli oli di semi era tale che colpivano alla cieca abbassando anche il Co-lesterolo buono che, come tutti i buoni della vita, ha un atteggiamento materno e protetti-vo in questo caso verso le pareti delle arterie.Fu a questo punto che l’olio extravergine d’oliva prese coraggio e proclamò a gran voce, quasi con rabbia, per le contrade abi-tate dagli uomini di scienza e sulle tavole dei commensali la sua sottile abilità di mitigare le ire del Colesterolo totale e di quello LDL, potenziando nel contempo l’effetto benefico del Colesterolo HDL (o buono) che proteg-ge il cuore dall’infarto come una icona dalla corrosione del tempo. La sua frequentazione sulle nostre tavole divenne consuetudine a tal punto che gli oli di semi indispettiti batterono in ritirata rimanendo presenti, qua e là, nei supermercati favoriti da prezzi ribassati.Se si vuole che a un olio extravergine d'oliva vengano riconosciute tutte le sue qualità oc-corre che sia sostenuto da un prezzo di valore!L’olio extravergine d’oliva ha vinto anche la sua battaglia verso gli oli di pesci che sono passati come una meteora sulle nostre tavole. Erano tanto efficaci nel prevenire le malattie cardiovascolari da alterare la coagulazione del sangue e favorire emorragie cerebrali.

Una battaglia che l’olio extravergine d’oliva deve ancora vincere completamente verso quelli di semi è nella frittura. Nell’immagi-nario collettivo delle massaie è rimasto ben radicato il concetto che si deve friggere con l’olio di semi e condire gli alimenti con quello extravergine d’oliva. In realtà quest’ultimo per la sua ricchezza (74.5%) in ac. oleico (ac. grasso monoin-saturo) resiste molto meglio alle alte tem-perature raggiunte dalle fritture rispetto agli oli di semi. Questi raggiungono molto prima dell’olio di oliva extravergine il punto di fumo dando origine a sostanze dannose per il fegato fra cui l’acroleina. Quindi si può tran-quillamente friggere con l’olio extravergine di oliva (ne basta poco!) e condire con un mix di oli di semi (preferite oli che denunciano

la loro provenienza: mais, soia, arachide, ecc. a oli di semi vari. Un passaporto con la propria identità aiuta a girare il mondo!) e di olio extravergine d’oliva per stemperare il suo sapore forte non a tutti gradito. L’olio extravergine d’oliva comunque può essere usato per entrambe le funzioni. Una regola aurea è che qualunque olio va ag-giunto ai cibi “a crudo” se è gradito per apprezzarne aroma e qualità nutritive.Per godere della fragranza della frittura è utile seguire 3 importanti regole:1) la fiamma non deve essere molto alta2) la cottura dell’olio non deve superare i 20 minuti3) l’olio non deve essere riutilizzato dopo la cottura

Si diceva che l’olio extravergine d’oliva pagava lo scotto di appartenere alla famiglia dei gras-si (o lipidi) e di essere demonizzato “perché ingrassa, fa male...”. Di certo è un alimento calorico poiché un grammo di olio fornisce 9 calorie, mentre un grammo di proteine e di amidi (zuccheri complessi) ne fornisce 4. Ma non è il grammo di cibo che fa aumentare di peso, piuttosto il tipo di vita che si conduce con scarso movimento e “quintali” di cibo in-gozzato anche quando non si ha fame.

I detrattori dell’olio extra vergine d’oliva non sanno che da studi epidemiologici (ovvero condotti su ampi strati di popolazioni) italia-ni, spagnoli e greci si è dedotto che in don-ne che assumono notevoli quantità di olio d’oliva extravergine (ad es. 4 cucchiai/die) i tumori del seno, ma anche quelli dell’utero e ovaio sono nettamente meno frequenti. Altrettanto dicasi per i tumori del colon per entrambi i sessi. La capacità dell’olio extravergine d'oliva di svolgere un effetto protettivo sui tumori dipende dalla ricchezza in sostanze antios-sidanti (tocoferoli, caroteni, retinolo ecc.) capaci di contrastare l’azione di sostanze no-cive all’organismo quali i radicali liberi, che derivano dall’ossidazione dei grassi e che sono implicati nell’insorgenza di processi degenerativi quali l’aterosclerosi, le malattie cardiovascolari e i tumori stessi.

In linea di massima i grassi animali (carne, for-maggi, salumi ecc.) nell’alimentazione van-no ridotti a tutto vantaggio di quelli vegetali. È possibile che il ridotto rischio di tumore del seno nelle donne notevoli consumatrici di olio d’oliva extravergine sia da attribuire anche a un diminuito consumo di grassi animali.Di certo non intendiamo cantare un peana per l’olio extravergine d’oliva, ma sono an-che altre le sue azioni benefiche in differenti età della vita:• Favorisce lo sviluppo del sistema nervoso

centrale (nei bambini)• Promuove lo svuotamento della colecisti

(favorisce la digestione dei grassi o lipidi)• Migliora la regolarità della funzione intestinaleA differenza del detto che afferma “se lo co-nosci lo eviti”, nei confronti dell’olio d’oliva extravergine è proprio il caso di dire: “se lo conosci lo cerchi!”.

L’olio migliore per le fritture

Le calorie

L’effetto protettivo

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Il Dott. Carlo Lesi, già Direttore dell’U.O.C. di Dietologia e Nutrizione Clinica dell’AUSL di Bologna, specializzato in Scienza dell’Ali-mentazione, Gastroenterologia e Medicina Interna è autore del libro ALIMENTAZIO-NE TASCABILE da cui è tratto l’articolo “Le battaglie dell’olio extravergine d’oliva”.Per acquistare l’interessante libro di edu-cazione alimentare si può contattare la So-cietà Editrice Universo www.seu-roma.it (che ringraziamo per averci autorizzati a pubblicare l’articolo). L’autore devolverà i compensi per questo libro all’Associazione Don Paolo Serra Zanetti onlus di Bologna il cui impegno è quello di favorire il recupero sociale di persone in difficoltà.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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medicina

ossigeno puro o miscele gassose iperossige-nate, all’interno di una Camera Iperbarica, ovvero di un locale speciale la cui pressione può essere portata a valori più alti di quella atmosferica; più precisamente la pressione di esercizio varia da 2,2 a 2,8 atmosfere as-solute (ATA) che equivalgono alle profondità da 12 a 18 metri in acqua di mare.In questo modo, grazie al principio fisico che regola la dissoluzione dei gas all’interno dei fluidi, si ottiene una sovrabbondante ossige-nazione del sangue, fino a raggiungere valori superiori a quelli normali anche di 20 volte. Tale principio, scientificamente noto come legge di Henry, viene da tutti comunemente sperimentato ogniqualvolta, stappando una bibita gassata, si assista alla massiccia forma-zione di bolle per l’istantanea depressurizza-zione della bevanda.

L’ossigeno è l’elemento essenziale per la vita. Tutti i tessuti dell’organismo, infatti, necessitano di ossigeno per la respirazione cellulare, ovvero per l’insieme dei processi biochimici che consentono la produzione di energia per il mantenimento della vita stessa. In carenza di ossigeno le funzioni vitali ral-lentano fino a spegnersi, mentre un eccesso di ossigeno produce effetti farmacologici, che possono, per valori molto, molto elevati, divenire tossici. L’ossigeno, dunque, si comporta come un farmaco, modificando i propri effetti in fun-zione della dose somministrata.

Esistono molte condizioni morbose che provocano la mancanza di equilibrio fra ne-cessità e disponibilità di ossigeno nella sede del danno e, pertanto, trovano nell’iperossi-genazione del sangue, possibile solo grazie alla camera iperbarica, un utile ed efficace rimedio terapeutico. Il farmaco ossigeno, in-fatti, essendo disponibile solo allo stato gas-soso, per essere assunto deve venire respi-rato e l’unico modo per aumentarne la dose è aumentare la pressione dell’ambiente nel quale il paziente si trova a respirare ossigeno puro o una miscela gassosa iperossigenata.

L’Ossigeno Terapia Iperbarica (OTI) è una te-rapia etica e riconosciuta dalla medicina con-venzionale, che consiste nella respirazione di

Dott. Ferruccio Di Donato Specialista in Medicina del Nuoto e delle Attività Subacquee

in cinque domande

Cos’è l’Ossigeno Terapia Iperbarica ?

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medicina

L’ossigeno iperbarico ha effetti sistemici che coinvolgono funzioni organiche assai diffe-renti fra loro. Ha un azione anti infiammatoria, miglio-rando la risposta dell’organismo nei con-fronti dei radicali ossidanti e contrastando l’edema. In presenza di insufficienza vascolare ar-teriosa, promuove l’ossigenazione dei tes-suti ipossici e stimola la formazione di nuovi circoli capillari. In presenza di ulcere croniche, diabetiche, vascolari, autoimmuni, da radioterapia, nor-malizza l’ossigenazione del fondo dell’ulce-ra, promuove i processi riparativi tissutali e attiva la sintesi del collagene.In presenza di infezioni acute e croniche dei tessuti molli e dell’osso, svolge azione battericida diretta sui germi anaerobi e indi-retta sui germi aerobi, promuove le difese immunitarie e potenzia l’azione di molti an-tibiotici. L’ossigeno iperbarico, inoltre, stimo-la la ripresa della respirazione cellulare e ri-pristino delle funzioni vitali a livello dell’osso e dei tessuti nervosi sofferenti per ipossia.

Infine, il trasporto dell’ossigeno mediante dissoluzione fisica nel plasma permette la cura delle intossicazioni da monossido di carbonio e il sostegno dell’organismo nelle anemie gravi. È importante ricordare che i benefici ottenuti attraverso uno o più cicli OTI, si protraggono nel tempo anche dopo la fine della terapia.

L’Ossigeno Terapia Iperbarica viene prescrit-ta secondo precisi protocolli terapeutici, per la cura delle patologie riportate in tabella, per le quali ne è stata documentata l’utilità e l’efficacia.

Durante ogni seduta i pazienti soggiornano all’interno della camera iperbarica, assistiti da un operatore sanitario qualificato (Me-dico o Infermiere), seduti su appositi sedili, oppure in carrozzina o in barella, se non deambulanti o alettati. Nella maggior parte dei casi, la singola seduta ha durata di 90 minuti totali, 75 dei quali vengono trascorsi in respirazione di ossigeno puro attraverso una maschera oro-nasale. I protocolli tera-peutici sono differenti per le diverse patolo-gie prevedendo un numero di sedute, che varia a seconda dalla patologia da curare. Nei casi più gravi, inerenti il trattamento di processi infettivi di pazienti ricoverati, può essere necessario effettuare anche più se-dute nella stessa giornata.

Sì, l’ossigeno terapia iperbarica è una terapia sicura, in quanto gravata da effetti collaterali poco numerosi e non gravi. Infatti, la dose tossica dell’ossigeno è notevolmente più alta delle dosi terapeutiche comunemente utiliz-zate in camera iperbarica, tanto che gli eventi avversi risultano essere del tutto eccezionali. Inoltre, tutti i pazienti vengono sottoposti a visita preventiva per l’accertamento dell’indi-cazione terapeutica e la verifica dell’idoneità al trattamento in camera iperbarica. Infine, i soggetti idonei vengono istruiti a eseguire correttamente la compensazione dell’orec-chio medio durante la compressione, così come fanno i subacquei che scendono sott’acqua, per rendere innocuo l’accesso nell’ambiente pressurizzato.

Malattie da decompressione subacquea

Intossicazione da monossido di carbonio

Embolia gassosa arteriosa

Gangrena gassosa e infezioni necrosanti progressive

Ulcere croniche nel Paziente diabetico e non diabetico

Traumi complessi: fratture esposte, ischemia traumatica acuta, sindrome compartimentale

Lembi Peduncolati compromessi

Osteomielite cronica refrattaria

Osteonecrosi asettica e algodistrofia

Lesioni da raggi dell’osso e dei tessuti molli; profilassi dell’estrazione dentaria da mandibola irradiata

Cistite emorragica e Proctite post attiniche

Sordità acuta improvvisa

Retinopatie pigmentosa, diabetica ed edemi maculari

Trombosi dell’arteria retinica

Fratture a rischio e in ritardo di consolidamento

Parodontopatie

A Bologna è operativo un centro iper-barico dal 1995 che ha ottenuto l’accre-ditamento istituzionale, pertanto può garantire prestazioni di Ossigeno Terapia Iperbarica, in regime di convenzione con le AUSL di Bologna e Modena, oltre che con il Policlinico Sant’Orsola e gli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna. Il “Centro Iperbarico Bologna” dispone di 2 camere iperbariche da 12 posti ciascu-na, tre ambulatori per visite e medicazioni, un ambulatorio per l’attività d’urgenza, un locale per l’attesa dei pazienti in barella e un’ampia sala riunioni. Presso il centro sono inoltre operativi un servizio di Medicina Subacquea e uno di Nutrizione clinica. Per altre informazioni vista il sito www.iperbaricobologna.it

Quali patologie si possono trattare con l’Ossigeno Terapia Iperbarica ?

Come si svolge l’Ossigeno Terapia Iperbarica ?

L’Ossigeno Terapia Iperbarica è una terapia sicura ?

Quali sono gli effetti dell’Ossigeno Terapia Iperbarica ?

Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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M a l d i t e s t a

M a l d i d e n t i

D o l o r i m u s c o l a r i

D o l o r i a r t i c o l a r i

D o l o r i m e s t r u a l i

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Il primo Centro ad aver riportato la presenza di un numero consistente di casi di Sindrome da Stanchezza Cronica in Italia è l’Istituto Nazionale Tumori di Aviano (PN), presso il qua-le è attiva una Associazione di pa-zienti denominata “CFS Associazione Italiana Onlus”. Sito: www.salutemed.it/cfsInfo: www.stanchezzacronica.itE-mail: [email protected] - Tel. 0434/660277.Un’altra Associazione di pazienti è la Associazione Malati di CFS Onlus che ha sede a Pavia: [email protected] CFS è stata riportata in tutto il mon-do, compresa l’Europa, l’Australia, la Nuova Zelanda, il Canada, l’Islanda, il Giappone, la Russia e il Sudafrica. In-fatti, come ogni anno, anche in Italia si è celebrata il 12 maggio scorso la Giornata Mondiale sulla Sindrome da Stanchezza Cronica per condivi-dere sul piano sociale un pensiero di solidarietà verso gli ammalati che si devono quotidianamente confronta-re con una malattia così fortemente debilitante.

Dove rivolgersi

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medicina

Prof. Umberto TirelliDirettore Dipartimento di Oncologia MedicaIstituto Nazionale dei Tumori, Aviano (PN)www.umbertotirelli.it

Sindrome da Stanchezza

Cronica:che fare?

Chiunque di noi incorre spesso in periodi di stanchezza, ma si tratta di una stanchezza per lo più transitoria, dovuta a cause note (come lo stress o il superlavoro) e che migliora con il riposo. Nien-te di preoccupante, insomma. Se però la stanchezza diventa croni-ca, allora bisogna rivolgersi a un Medico esperto che possa prima di tutto escludere le molte malat-tie che sono alla base del sintomo, ma soprattutto individuare i criteri che portano alla diagnosi di Sin-drome da Stanchezza Cronica, un disturbo dalle origini ancora oscu-re e così complesso da richiedere un approccio integrato sia per la sua comprensione che per il suo studio.

Chi colpiscePrima di tutto va detto che la stan-chezza può colpire chiunque, dato che può essere dovuta a molte cause, come stress, surmenage psicofisico, depressione o altre patologie organiche. La Sindrome da Stanchezza Cronica (detta CFS, acronimo di Chronic Fatigue Syn-drome) va quindi diagnosticata per esclusione di tutte queste cau-se. Detto questo, essa colpisce so-prattutto i giovani (mentre è rara negli anziani) e dura spesso molti

anni, ciò che impedisce loro una continuità di studio o di lavoro. In Italia si può stimare che vi siano circa 200-300.000 casi di CFS.

Come si manifestaI sintomi sono quelli di una fatica cronica persistente per almeno sei mesi che non viene alleviata dal riposo e compare dopo piccoli sforzi, provocando una riduzione importante nell’attività lavorativa, sociale, domestica. Inoltre, ci deve essere concomitanza, sempre per sei mesi, di quattro o più sintomi quali: disturbi severi di memoria e concentrazione, faringite, dolori delle ghiandole linfonodali cervi-cali e ascellari, dolori muscolari e delle articolazioni senza infiam-mazione o rigonfiamento, cefalea, sonno non ristoratore, debolezza post esercizio fisico che perdura per almeno 24 ore. Come detto, anche in presenza di questi sinto-mi vanno escluse patologie come ipotiroidismo, epatite B o C croni-ca, tumori, depressione maggiore, schizofrenia, demenza, anoressia nervosa, abuso di sostanze alco-liche e obesità.

Risultati e prospettive della ricercaAll’Istituto Nazionale dei Tumori di Aviano sono stai fatti molti studi, fra i quali la valutazione delle al-terazioni immunologiche e delle alterazioni cerebrali con una so-

fisticata metodologia di diagnosi radiologica, la PET, oltre all’even-tuale rapporto della CFS con i tumori maligni. Sono stati poi stu-diati nuovi farmaci, in particolare immunoglobuline ad alte dosi, magnesio, acetilcarnitina, antivi-rali e immunomodulatori. Il dato emerso più rilevante riguarda la correlazione tra CFS e anomalie dei geni dei pazienti, con modi-fiche delle funzioni mitocondriali, della produzione di energia e dell’attività del sistema immunita-rio. Con questi studi sarà possibile fra non molto identificare un sot-togruppo di pazienti in cui queste anomalie geniche potrebbero portare all’identificazione di pro-teine prodotte in maniera anoma-la e quantificabili nel sangue, così da arrivare a un test diagnostico e a una terapia mirata.

Possibilità di curaPer quanto riguarda le terapie attuali, purtroppo non vi è alcun farmaco in grado di guarire defi-nitivamente la malattia, anche se spesso i pazienti possono trarre dei benefici da interventi farma-cologici scelti tra antivirali, corti-costeroidei, immunomodulatori, integratori. Qualche beneficio può venire anche da modifiche nello

stile di vita, che in alcuni casi porta alla guarigione o, almeno, pro-duce miglioramenti significativi della sintomatologia. Va ricordato, peraltro, che molti pazienti hanno difficoltà a veder riconosciuta la CFS anche dal punto di vista di inabilità al lavoro.

Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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La Fitodermatologia.

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Gli antinfiammatori o gli antidolorifici ven-gono bene assorbiti e provocano meno effetti collaterali a carico dello stomaco se assunti con il cibo. È il caso di alcuni antibiotici o antifungini che non vanno as-sociati latte e derivati, così come i farmaci per la cura dell’osteoporosi che non vanno assunti insieme al cibo.

Evitare alcolici (compresi i digestivi) quan-do si stanno assumendo farmaci attivi sul sistema nervoso centrale: si potrebbero accentuare gli effetti sedativi.

Gli antiacidi andrebbero assunti mezz’ora dopo i pasti, mentre i farmaci che favori-scono la digestione andrebbero assunti 30 minuti prima.

Fare attenzione all’effetto del succo di pom-pelmo su alcuni farmaci (per il colesterolo, alcuni antipertensivi, antidepressivi, ansioli-tici, antistaminici, antiepilettici, immunosop-pressori): può aumentare il rischio di effetti collaterali a causa dell’aumento della loro concentrazione nel sangue.

Evitare gli alimenti ricchi di potassio con gli ace-inibitori o i diuretici risparmiatori di potassio.

Evitare alimenti ricchi di vitamina K (so-prattutto le verdure verdi a foglia larga) quando si assumono anticoagulanti.

Infine, non dimenticare che molti disturbi possono essere causati dalle cattive abitudi-ni alimentari e dalla sedentarietà: anche gli anziani quindi devono valutare ed eventual-mente correggere lo stile di vita.Testo raccolto da Chantal Rocca

farmaci

Non va dimenticato, inoltre, che il cervello degli anziani è più permeabile alle sostanze presenti nel sangue e che le alterazioni dei re-cettori sensoriali, con l’età, aumentano la sen-sibilità verso i farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale.Questo spiega perché gli anziani siano in ge-nere più sensibili ai farmaci e maggiormente predisposti a effetti collaterali e interazioni tra medicinali.Detto ciò, ecco qualche consiglio utile per as-sumere nel miglior modo i farmaci.

È sempre bene, prima di iniziare qualsiasi terapia, leggere attentamente il foglietto il-lustrativo. In caso di dubbi consultare il pro-prio Medico o Farmacista.

Riguardo alle dosi, per gli anziani è sempre meglio partire da quelle più basse per va-lutare la tollerabilità individuale e poi salire fino alla dose desiderata. Con i farmaci da banco è opportuno chiedere informazioni dettagliate al Farmacista. Un dosaggio infe-riore a quello minimo raccomandato può rendere inefficace la terapia, uno superiore può causare tossicità.

In presenza di più farmaci è consigliabile suddividere le assunzioni nei diversi mo-menti della giornata (colazione, pranzo, cena) per avere riferimenti temporali com-patibili con i propri ritmi di vita.

Nel caso di dimenticanze, meglio attendere il momento della dose successiva e non as-sumere la dose “dimenticata” se è passato troppo tempo dal momento in cui era previ-sta l’assunzione.

In presenza di malattie croniche (diabete, ipertensione o colesterolo alto) evitare di sospendere il trattamento solo perché “si sta bene”: perché la terapia sia efficace serve un’assunzione regolare e continua.

I farmaci da banco vanno presi solo per di-sturbi lievi; se dopo qualche giorno i sintomi persistono meglio contattare il Medico.

L’invecchiamento è un processo fisiologico che accomuna tutti gli esseri viventi e che comporta modificazioni biologiche naturali dell’organismo in generale.Nell’uomo, in particolare, oltre all’aspetto fi-sico mutano le caratteristiche del corpo e le sue funzioni. Ciò nonostante, anche se non esistono far-maci o “cure alternative” in grado di evitare l’invecchiamento, molto si può fare perché questa fase della vita possa essere vissuta in maniera più che positiva grazie, ad esempio, all’allontanamento dal mondo del lavoro che può aprire la mente verso nuovi orizzonti.Sebbene ciascuno di noi sia desideroso di una vecchiaia in salute, con l’avanzare dell’età i problemi fisici e i vecchi malanni, che ci si porta dietro, possono inevitabil-mente sommarsi. Ecco perché è importante da parte dell’anziano, quando è necessario, l’uso consapevole delle medicine.

Non è raro che una persona di oltre 60-65 anni abbia bisogno di più medicinali con-temporaneamente: in questo caso diventa importante la modalità di assunzione, evi-tando le dimenticanze magari appuntandosi su un apposito quadernino tutti i farmaci da prendere nell’arco della giornata. La difficoltà di memoria, sommata agli eventuali disturbi visivi o manuali, potrebbe aggiungere ansia ed essere causa di eventuali sbagli.Nell’organismo anziano, in particolare, le modificazioni a carico di fegato, reni e ap-parato gastrointestinale sono le principali responsabili del ridotto assorbimento del principio attivo (che allunga il tempo dell’ef-fetto atteso), e della più lenta eliminazione dei farmaci (causa di maggiore tossicità).

FARMACIqualche consiglio e un po’ di cautela...e terza etàDott. Bragonzoni Alessandrodella Farmacia Bragonzoni Sant’Agata sul Santerno (RA)

Come utilizzare i farmacipiù prescritti agli anziani

Come organizzarel'assunzione dei farmaci

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news

QuintaedizionedeLConCorSoFotograFiCoCLikkiamoIl 28 Marzo è partito il concorso fotografico “Clikkiamo… in viaggio per le strade d’Ita-lia” destinato ai pazienti affetti da Sclerosi Multipla e ai loro parenti e amici. Il Concorso quest’anno premierà gli scatti degli angoli più belli ed evocativi del nostro Paese per veicolare il messaggio che si può “vivere oltre” la Scle-rosi Multipla, perché i sentimenti nei confronti della vita non devono mutare con la malattia.La partecipazione al concorso è gratuita. Tutti coloro che vorranno partecipare, dovranno inviare 3 fotografie legate al tema del concorso entro le ore 12.00 del 28 Giugno 2011.

iLmeSedeLLaPrevenzionedeLLaSPinaBiFidaPromoSSodaaSBionLuSMaggio è il mese della festa della mamma e proprio per questo ASBI Onlus lo ha scelto per dare un messaggio importante a tutte le donne in età fertile attraverso una serie d’ini-ziative di prevenzione e sensibilizzazione sulla patologia della Spina Bifida. Si tratta della prima edizione del Mese della prevenzione della Spina Bifida e dei Difetti del Tubo Neurale, che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio della Presidenza del Consi-glio dei Ministri; con il Coordinamento Na-zionale delle Associazioni Spina Bifida e con la consulenza scientifica dell’Istituto Superio-re di Sanità-Network Italiano Acido Folico.Tra le principali iniziative: la campagna di

Un’apposita commissione nominata dalla Fondazione Cesare Serono decreterà i vin-citori. La premiazione si svolgerà nel mese di Luglio 2011 e il vincitore sarà proclama-to da una giuria composta da un fotografo professionista, un rappresentante dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) e uno della Fondazione Cesare Serono, e un Neurologo.La Nikon, anche quest’anno, è partner tec-nico e offre i premi in palio: per il primo classificato una fotocamera reflex digitale NI-KON D3100, per il secondo classificato una fotocamera digitale NIKON COOLPIX S8100 e per il terzo classificato una NIKON COOL-PIX S3100.

maggio“meSeControiLFumo”L’impatto del fumo sulla salute (e sulla spesa pubblica) assume contorni quasi tragici. In Italia, secondo recenti stime della Fondazione Umberto Veronesi (2007), fumano più di 14 milioni di persone, di cui almeno 5 milioni sono donne. Si stima che i morti attribuibili al fumo di tabacco siano circa 90.000 all’anno, di cui oltre il 25% di età compresa tra i 35 e i 65 anni.

In particolare, è da notare come l’Italia sia uno dei Paesi europei in cui l’abitudine al fumo nella popolazione femminile risulta in costante cresci-ta. Al contrario, i fumatori sono diminuiti di circa il 20% nel corso di questi ultimi decenni (nel 1980 fumava il 54% degli uomini, nel 1995 il 34%) per stabilizzarsi oggi intorno al 33%. Purtroppo è in aumento il numero di coloro che iniziano precocemente a fumare (fra i 15 e i 17 anni).

Il 31 Maggio sarà la “Giornata Mondiale senza tabacco” e la Lega Italiana Lotta ai Tu-mori (LILT) ha battezzato Maggio come «Mese contro il Fumo». L’associazione che è in prima linea in questa battaglia organizzerà percorsi di gruppo di disassuefazione dal fumo e tornerà nelle piazze italiane per sensibilizzare i cittadini sui danni letali del tabagismo. Info: www.lilt.it, www.legatumoribologna.it

Tutte le fotografie in concorso, inoltre, par-teciperanno alla selezione delle 12 immagini che la Fondazione Cesare Serono utilizzerà per il prossimo calendario 2012 (una sola fo-tografia per autore) e, comunque, verranno pubblicate sul sito www.clikkiamo.org. I par-tecipanti al concorso riceveranno una copia del calendario realizzato con le foto vincenti.La scheda di partecipazione e il regolamento del concorso sono a disposizione di tutti gli utenti sul sito www.clikkiamo.org

comunicazione “Io non concepisco una vita senza acido folico” che ha per testimonial El-len Hidding; la campagna di sensibilizzazione che vede coinvolti 9.000 medici ginecologi; la sensibilizzazione delle sezioni provinciali della FIMMG – Federazione Italiana Medici di Famiglia; il convegno “La prevenzione pri-maria delle malformazioni congenite” del 28 Maggio a Cagliari.Il Mese della prevenzione va a complemento delle attività svolte dalla Settimana Naziona-le della Spina Bifida che si svolge nei primi giorni di Ottobre e che si pone come obiet-tivo la sensibilizzazione sui diritti delle perso-ne affette da questa patologia. ASBI onlus ringrazia per il sostegno Italfarmaco, Bracco, Walter Vinci onlus, Rotary Club Cagliari Distretto 2080, Italia Gruppo Po Distretto 2050 e Rotary Club Bollate-Nirone Distretto 2040.

Info: www.asbi.info - www.spinabifidaitalia.itTel/fax: 0523 557596 e-mail: [email protected]

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Come comincia la sua carriera? Comincia in provincia, dove nei primi anni ’80 faccio spettacoli di intrattenimento per eventi or-ganizzati dal Comune. In questo contesto mi viene subito naturale mescolare le canzoni degli autori più vari (dai Police a De Gregori, da Battisti a Vasco Rossi fino ai Beatles…) con qualche “stupi-daggine”, stravolgimenti ironici dei testi: una sera - era il 1985 - c’era anche Maurizio Ferrini, di “Quelli della notte” e poi “Signo-ra Coriandoli”, che dopo avermi ascoltato mi dice "ma perché non fai un tuo repertorio esclu-sivamente umoristico?". Così vado al Derby di Milano, faccio un provino e mi prendono, poi passo allo Zelig. Nel ’92 mi chia-ma Maurizio Costanzo, ma già prima di arrivare a lui avevo fat-to parecchie cose sia in Rai che

su Odeon tv, nella trasmissione Telemeno in cui interpretavo il Doctor Spot. Dal ’99 è nata la trasmissione Zelig (che allora si chiamava “Facciamo Cabaret” e di cui ho fatto anche la sigla), a cui sono poi tornato nel 2007.

E adesso?Ora sono impegnato a Bologna insieme a Flavio Oreglio e Gian-gilberto Monti, chansonnier e studioso del fenomeno della musica comica. Con loro fac-cio lo spettacolo “Comicanti”, un’iniziativa che si evolverà con la produzione di un dvd e un progetto sulla storia della canzone comica dagli anni ’20 agli anni ’70, quindi da Petrolini a Dario Fo e Co-chi e Renato...Un lavoro non solo sulla sa-tira, ma anche sulla filologia che la sottende.

Stefano Nosei intervista a...

“Io sono il capitano della NBA”, dice orgogliosamente Stefano Nosei, attore, cantante e musicista nato a La Spezia nel 1956. Perché forse non tutti sanno che, accanto alla sua felice carriera da cabarettista, coltiva una passione sportiva, il basket, che gli serve anche da forte impegno nel sociale. NBA sta infatti per Nazionale Basket Artisti (v. box), una associazione benefica che ha già ricevuto numerosi riconoscimenti per la sua capacità di coniugare le tre “S” di Spettacolo, Sport e Solidarietà. Nosei è conosciuto anche tra i tifosi della Fortitudo Pallacanestro Bologna, squadra per la quale ha composto l’inno. Questo personaggio poliedrico è noto al grande pubblico soprattutto per le sue reinterpretazioni parodistiche di grandi successi della musica leggera italiana, che esegue accompagnandosi con la chitarra acustica (impossibile dimenticare il suo Mi ricordo lasagne verdi nel salotto di Maurizio Costanzo, che ha poi dato il titolo ad un’opera multimediale edita nel 1993 dalla rivista Comix), ma il suo talento estroso spazia anche in molti altri campi, come lui stesso ci racconta.

NBA

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capitano della

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intervista a...

Tanta tv, ma il cuore dove batte più forte?La tv mi è servita molto, però mi trovo più a mio agio nei teatri. Già nei primi anni ’90 ho fatto una tournée con Dario Vergasso-la, poi una commedia musicale coi Fratelli Ruggeri, poi un musi-cal con la Compagnia della Ran-cia, poi ancora uno spettacolo teatrale con una violinista sulle canzoni di James Taylor e uno spettacolo in cui musicavo le po-esie di Rodari. Infine, è tuttora in corso... “Canzoni in corso”, dove propongo nuove compilation le-gate ai più recenti eventi di cro-naca e di costume. Insomma, lo spettacolo dal vivo è quello che mi viene più naturale e che mi dà più soddisfazione.

Lavorare con le parole è solo un gioco?Certamente no, anzi. Spesso cam-biare il senso delle parole vuol dire far cambiare idee alla gente, manipolarne gli orientamenti...

Le sue canzoni prendono di mira più il sociale, il costume, o la politica?Spesso è la politica a entrare nel costume... Gli spunti adesso, se-condo me, sono ancora di più

rispetto al passato. Tuttavia in questo momento storico io mi sto focalizzando molto sulle manie dei nostri connazionali, sull’uso smodato della tecnologia, sulla dipendenza dai telefonini, sul-le mode imperanti e accolte in modo acritico.

Cronaca e costume attuali sono davvero una gran fonte di ispirazione! Lei è però molto impegnato anche nel sociale...Sì, sono ormai dieci anni che appartengo alla NBA, sigla che sta spiritosamente per Naziona-le Basket Artisti, di cui sono stati presidenti anche Massimo Gilet-ti e Fabrizio Frizzi (ora lo è il dj Ringo). Certo il basket è meno popolare del calcio, ma anche noi riusciamo a portare avanti tante belle iniziative: negli ultimi anni ad esempio abbiamo so-stenuto la causa dei terremotati di Haiti, devolvendo loro ogni introito, poi ogni anno facciamo una partita - chiamata “Per non dimenticare” - con i Magistrati di Palermo nell’anniversario della strage di Capaci. Questo per gli appuntamenti fissi: poi, a secon-da di dove ci chiamano, andia-mo a fare partite e col ricavato sosteniamo altre cause. A livel-lo personale, inoltre, mi capita spesso di fare serate benefiche.

Tanti spettacoli, tanto sport, la mezza età... Ma la salute la assiste sempre?Beh, no, anzi! Fin da bambino sono stato cagionevole, nei primi anni di vita ogni bronchite diven-tava bronchite asmatica e sono entrato in contatto coi farmaci fin dalla più tenera età. A 3-4 anni ho cominciato a fare tanti vaccini di cortisone per combattere asma e allergia, poi per fortuna negli anni

la patologia si è diradata, anche perché a un certo punto mi sono imbattuto nell’Omeopatia, che mi ha aiutato molto.

Quando è venuto in contatto la prima volta con l’Omeopatia?Negli anni ’80 ebbi un forte at-tacco di psoriasi: provai di tutto senza venirne a capo, finché les-si su una rivista un articolo che parlava dell’Omeopatia come di uno dei pochissimi modi, se non di debellarla, almeno di attenuar-la. Mi rivolsi allora a un Medico Omeopata e lui in 20 giorni mi ha rimesso al mondo. Mi ha rie-quilibrato, insomma, tanto che da allora sono stato molto meno sog-getto ad ammalarmi e, anzi, sono molto meno cagionevole adesso di quando avevo vent’anni!

Veniamo al presente...Chiaramente, usando moltissimo la voce il principale problema di salute attuale sta proprio qui: sof-fro di reflusso esofageo, per cui le mie corde vocali si sporcano di questo “umore” fatto di succhi gastrici che risalgono e provoca-no un cattivo funzionamento dei muscoli della laringe preposti alla

fonazione. Anche qui, mi viene in aiuto l’Omeopatia: prima di can-tare prendo 5 granuli di arnica e solo ogni tanto qualche farmaco contro l’acidità di stomaco, ma niente altro.

Il suo rapporto con la Medicina in generale?Non sono un fondamentalista, sono un pragmatico. Quindi di volta in volta uso ciò che funziona meglio attingendo sia dal campo della Medicina tradizionale che da quello dell’Omeopatia. In questo periodo, ad esempio, ho dovuto purtroppo smettere temporanea-mente di giocare a basket perché soffro di una infiammazione di cui non si è ancora riusciti a diagno-sticare le cause. Chissà, forse è per colpa della postura da “suonatore di chitarra” che mi costringe a te-nere per ore il bacino un po’ stor-to... Ma non mi arrendo, anche perché questa inattività fisica favo-risce nervosismo e depressione. Quindi ho deciso di rivolgermi a un bravo Posturologo che mi aiuti a correggere gli errori, appunto, posturali che hanno causato que-sta infiammazione. Intervista di Antonella Ciana

La NBA (Nazionale Basket Artisti) è una organizzazione no-profit fondata nel 2000 da Simone Barazzotto che riunisce una squadra di basket formata da artisti tv, giornalisti, attori e sportivi che giocano partite per beneficenza. I primi a giocare con la NBA, oltre a Stefano Nosei, sono stati Massimo Giletti (che ne è stato presidente), Giorgio Faletti, i Fichi d’India, Ringo e Flavio Tranquillo. Finora la NBA ha gio-cato un centinaio di partite di beneficenza in tutta Italia, collaborando con realtà internazionali come Emergency e Croce Rossa, oltre che con iniziative di solidarietà nazionali come Telethon. Oltre agli eventi sportivi, NBA è impegnata in attività di supporto per altre manifesta-zioni di raccolta fondi per beneficenza. Per saperne di più: Associazione Nazionale Basket ArtistiVia Roma 166 - 54038 Montignoso (Ms) - tel. 347 00 25 777 [email protected]

Nazionale Basket ArtistiSpettacolo, Sport e Solidarietà

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lettere

aLCooLeriSChioCardiovaSCoLare

Gent.mo Dottore ho cercato di documentar-mi sul discorso "alcool e rischio cardiovasco-lare", ma le mie idee sono più confuse di pri-ma perché ho trovato pareri spesso discordi. Vorrei conoscere il suo punto di vista in merito. Giovanni G. (MO)

Gent. Sig.ra, l'Omeopatia può essere un'otti-ma alternativa all'approccio convenzionale nel caso di allergia. Ci sono diverse possibilità di intervento, in funzione del diverso grado di individualizzazione. Si possono usare dei pro-dotti da banco, consigliati dal farmacista, che contengono per lo più delle miscele di rimedi sintomatici e che spesso sono sufficienti a risol-vere i fastidi. Per avere però un risultato diver-so, più specifico e quindi più aderente alla logi-ca omeopatica, che ha nell'individualizzazione della cura un suo caposaldo, si deve rivolgere a un medico omeopata competente, che potrà suggerirle un trattamento sia preventivo che curativo tagliato su misura per lei.

Egr. Sig. Giovanni, probabilmente l'origine delle discrepanze che Lei ha notato risiede nella, mi permetta, eccessiva genericità del suo quesito. Fra alcool e sistema cardiovascolare esistono mi-riadi di interazioni, in gran parte dipendenti dalla quantità di alcool stesso che si assume. Per estre-ma semplificazione e per cercare di chiarire il più possibile i suoi dubbi, Le esporrò due casi limite.Da una parte mettiamo il grande bevitore o un etilista conclamato; in questo primo caso, l’ec-cessiva quantità di alcool immessa nel torrente sanguigno (oltre a numerosi danni in altri organi e apparati) condurrà il nostro soggetto verso una cardiopatia dilatativa su base alcolica, che si tra-duce in una ridotta forza di contrazione del mu-scolo cardiaco e quindi in segni e sintomi della te-mibile patologia definita “scompenso cardiaco”.Dall'altra, poniamo invece il moderato bevitore di vino, un bicchiere a pasto (preferibilmente rosso). In questo caso, dalla letteratura desumia-mo ampie e univoche testimonianze del bene-fico effetto della moderata assunzione di alcool sulla composizione del profilo lipidico.Nel secondo esempio infatti, la lieve quantità di alcool introdotta durante i pasti porterà a un leggero aumento (simile all'effetto indotto dall'esercizio fisico) del colesterolo HDL (il cole-sterolo "buono") a fronte di una concomitante lieve riduzione della frazione LDL (il colesterolo "cattivo", quello responsabile della deposizione di placche di aterosclerosi nelle nostre arterie).

Risponde la Dott.ssa Antonella RonchiMedico Chirurgo-Omeopata (Milano) Presidente Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopati

Risponde il Dott. Giampiero Patrizi U. O. di Cardiologia Ospedale "B. Ramazzini" - Carpi (MO)

Risponde la Dott.ssa Patrizia PaganiniSpecialista in Dermatologia e Venereologia (Bologna)

PerChèSimaniFeStaL’herPeSzoSter

Scrivo per mia madre (68 anni) perché nei giorni scorsi le hanno diagnosticato un "Herpes Zoster". Praticamente ha una chiazza di forma irregolare molto dolorosa

I contenuti che MiaFarmacia Magazine propone sono solo a scopo informativo e in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento o sostituire la visita specialistica o il rapporto diretto con il proprio Medico curante. Pertanto i Medici che collaborano a MiaFarmacia Magazine rispondono ai lettori al solo scopo di approfondire una tematica. Tutti i quesiti inviati all'[email protected] una risposta e, a discrezione della redazione, alcuni saranno pubblicati sulla rivista.

Gent.mo Lettore, l’Herpes Zoster comune-mente conosciuto come “fuoco di Sant’An-tonio” è una malattia dovuta a un virus ap-partenente alla famiglia degli Herpes ed è lo stesso che determina anche la varicella (Virus Varicella–Zoster). Questo virus rimane nel nostro organismo come “addormentato” in strutture nervose chiamate gangli dopo la guarigione della varicella; infatti raramen-te l’Herpes Zoster può essere dovuto a una nuova esposizione del virus ambientale. Non si tratta di una malattia ereditaria ma è sicura-mente legato a una diminuzione delle difese immunitarie dell’individuo per vari fattori de-bilitanti, lo stress, che permettono al virus di proliferare e moltiplicarsi determinando l’eru-zione cutanea. Le cure a nostra disposizione sono atte a lenire il dolore e ridurre la mol-tiplicazione del virus. Si ritiene che l’Herpes Zoster conferisca immunità però alcuni studi dimostrano che un 6% di coloro che hanno manifestato tale malattia possano presentare una recidiva.Nelle persone anziane, più preoccupanti, possono essere le sequele come la nevralgia post-herpetica, che si manifesta con dolori nella zona di eruzione cutanea per lunghi pe-riodi determinando insonnia, ansia e depres-sione. Pertanto il paziente dovrà in questi casi essere seguito per le cure da più Specialisti.

Gent.ma Dott.ssa Ronchi sono affetta da rino-congiuntivite allergica. Ho sempre cercato di “convivere” con il problema, ma ora i disturbi si manifestano sempre più marcatamente. Il prurito e l’ostruzione nasale, le crisi di star-nuti e la sensazione di corpo estraneo negli occhi ormai mi impediscono di lavorare. Pri-ma di passare ai farmaci, vorrei provare con l’Omeopatia. Cosa può consigliarmi? Grazie per la risposta. Annalisa (MI)

omeoPatiaerinoCongiuntivite

e con tante bollicine che parte da sotto al seno fino a metà schiena. Si tratta di una malattia ereditaria o di quale altra natura? E poi mia madre può sperare in una guarigione definitiva? Grazie per la risposta. Andrea A.

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