mia farmacia

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MAGAZINE anno V numero 26 Settembre/Ottobre 2011 la salute irene pivetti intervista a: iniziative di prevenzione contro l'ictus cerebrale 29 ottobre incontro con Barry Sears la "zona" ti cambia la vita 12 settembre

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salute degli occhi

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la saluteirene pivettiintervista a:

iniziative di prevenzionecontro l'ictus cerebrale

29 ottobre

incontro con Barry Searsla "zona" ti cambia la vita

12 settembre

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editoriale

anno V - numero 26 Settembre/Ottobre 2011 copia omaggio EditoreConsorzio MIAFARMACIA Via Emilia 237 San Lazzaro di Savena - Bologna Tel. 051 6279621

Registrazione Tribunale di Bologna n. 7688 del 26/07/2006

Direttore Responsabile Cesare Bellavitis

Marketing e Pubblicità Daniela Ziering Sintini [email protected]

Commerciale Alessandro Benassi [email protected]

RedazioneMarina Dall’Olio Antonella CianaChantal Roccaemail: [email protected]

Collaboratori scientifici in questo numeroMaria Paola LandiniVittorio MattioliValentina PavanCarla MusianiMarzio VanziniLillo Attilio RoccaMaria Luisa SacchettiAngelo AssenzaMauro StegagnoAndrea FavaraDomenico Francesco RivelliAlberto Maldarelli

Grafica e impaginazione Supporti Grafici 40024 Castel San Pietro Terme - Bologna

Stampa Mediagraf s.p.a.

Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla nostra iniziativa editoriale comprese le Aziende che hanno aderito con la loro inserzione

Ai nostri LettoriSettembre è arrivato e, come ogni anno, diventa occasione di buoni propositi. Questo mese coincide con la ripresa di molte attività, basti pensare soltanto a quelle scolastiche... Dopo la pausa estiva anche MiaFarmacia riparte con rinnovata grinta e con il desiderio di considerare il lavoro svolto sinora come stimolo per un ulteriore miglioramento: se pensiamo a quanto ci si era proposti, il bilancio dice che sono stati cinque anni di soddisfazioni, ma anche di un intenso lavoro di squadra dove ognuno ha fatto con impegno la propria parte. Prezioso il ruolo dei Farmacisti che hanno voluto la rivista, preziosi gli apporti dei Medici che hanno collaborato con noi, prezioso il sostegno delle Aziende che ci hanno dato fiducia, ma soprattutto preziosa l’attenzione dei nostri Lettori, che via via hanno saputo indicarci un percorso vincente. Chi ci segue dal primo numero - era dicembre 2006 - avrà sicuramente notato e, ci auguriamo, anche apprezzato il nostro sforzo costante di un aggiornamento continuo: dalla grafica sempre più accattivante ai contenuti sempre più pertinenti all’attualità, all’interazione sempre più dinamica coi nostri Lettori, ogni passo è stato valutato con serietà e riflessione per migliorare la nostra rivista.Certo, le difficoltà non sono mancate (il nostro Paese sta vivendo momenti di crisi che non risparmiano nessuno), però abbiamo cercato di prenderle come una sfida non solo a non fermarci, ma semmai a continuare con più determinazione. Del resto, le motivazioni che cinque anni fa ci hanno spinti a creare MiaFarmacia sono le stesse che ci sostengono ancora oggi, e sono motivazioni importanti: offrire al Lettore un prodotto che lo guidi ad addentrarsi non solo nel difficile mondo della salute, ma soprattutto in quello ancor più difficile della salvaguardia di questo bene prezioso. In altre parole, della Prevenzione.Per troppo tempo la nostra Medicina ha perseguito l’unico scopo (importantissimo, certo, ma non sufficiente!) di curare le malattie: da qualche anno però si impone, e si sta facendo strada, una nuova coscienza di quello che dovrebbe essere l’approccio più giusto nei confronti di quel patrimonio insostituibile che è la nostra salute, come ad esempio non aspettare di averla persa prima di occuparcene.Andare dal Medico prima di stare male dovrebbe diventare la nostra normale filosofia di vita, anche se può sembrare paradossale: eppure, pensate a quali ritorni ci sarebbero non solo per la nostra salute, ma anche per quella del nostro sistema sanitario e della nostra economia...!Cari Lettori, questo è un percorso che si può fare soltanto con un’adeguata informazione. Ecco perché continueremo a farla, e la faremo insieme a voi e ai vostri preziosi suggerimenti. Buon lavoro di squadra a tutti!

La Redazione

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LA SALUTEIRENE PIVETTIintervista a:

iniziative di prevenzionecontro l'ictus cerebrale

29 OTTOBRE

incontro con Barry Searsla "zona" ti cambia la vita

12 SETTEMBRE

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Primi giorni insiemeEvviva... aspetto un bambino!

03Dedicato

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sommario

È vietata la riproduzione totale o parziale di ogni contenuto di questa pubblicazione senza l’autorizzazione dell’editore. Tutti i punti di vista espressi in questa pubblicazione sono quelli dei singoli autori e non riflettono quelli delle strutture a cui essi appartengono o dell'editore. Errori di stampa o refusi involontari di trascrizione presenti nella rivista saranno corretti a pagina 50, del prossimo numero, se segnalati alla redazione o all'editore.

Lettere50

47 IntervIsta a... Irene Pivetti

news 42

MeDICIna Infezioni in gravidanzaErnia inguinale: la terapia è solo chirurgica

MeDICIne nOn COnvenZIOnaLI I sali di Schüssler

eventO La "Zona" e le sue applicazioni (Barry Sears)

PrevenZIOne Placca e tartaro, i nemici del sorrisoQuarta Giornata Mondiale della lotta all'ictus cerebraleTumore al seno, viva la prevenzioneInfluenza stagionale e vaccino

assOCIaZIOnI ADIPSO (Associazione Difesa Psoriasici)

Occhio alla vista

aLIMentaZIOne Frutti di bosco, portiamoli in tavola

GIneCOLOGIa Sindrome premestruale?Ecco come affrontare quei giorni...

DIaGnOstICa L'esame Ecografico

22Speciale

Anche in assenza di disturbi è consigliato

un periodico controllo della vista

19I frutti di bosco sono tutti da scoprire per le loro grandi proprietà vitaminiche

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speciale

7Infezioni: le donne in attesa non devono sottovalutare rischi e conseguenze

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medicina

In circa il 10% delle gravidanze la madre contrae un’infezione che passa al feto.

Gli agenti infettivi più frequenti nel nostro Paese sono: il Citomegalovirus, il Toxopla-sma, la Listeria e il Virus della Rosolia di cui parleremo in modo dettagliato. Possono essere trasmessi anche HIV, HBV, HCV, sifilide, gonococco, clamidie e altre infezioni importanti, che richiedono un’at-tenzione particolare, e di cui parleremo in un successivo articolo.

Prof.ssa Maria Paola LandiniDirettore Unità Operativa di Microbiologia

Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi

L’ infezione congenita è quasi sempre dovu-ta a una prima infezione materna che, il più delle volte, decorre inavvertita o causando leggeri e non specifici sintomi. I danni che può causare (tanto più gravi quanto prima l’infezione viene trasmessa) riguardano prin-cipalmente il sistema nervoso centrale.Cosa si deve fare? Se una donna ha già avuto l’infezione nell’infanzia (ha gli anticorpi nel siero) l’infezione in gravidanza non desta

preoccupazione. Se così non è, non essendo disponibile un vaccino contro il Citomegalo-virus, bisogna evitare il contatto coi materiali organici umani e accentuare l’ igiene perso-nale. Inoltre serve un controllo medico pe-riodico. Nel caso si documenti un’infezione primaria, i centri specializzati sono in grado, tramite l’ esame del liquido amniotico, di ve-rificare se il virus è stato trasmesso al feto e quanto ne è stato trasmesso.

come evitarle e come affrontarlein gravidanza:Infezioni

Citomegalovirus (CMV): incidenza 1/3 su cento nati vivi

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medicina

Il Toxoplasma gondii è un parassita che infet-ta molti animali. Se contratto dall’uomo, causa la toxopla-smosi, che può decorrere senza sintomi o causare leggero malessere. La riproduzione di Toxoplasma gondii si verifica solo nell'inte-stino dei gatti; le oocisti prodotte emesse con le feci rimangono infettanti per circa un anno e la loro ingestione è una delle modalità più frequenti d’infezione che può verificarsi, ad esempio, mangiando carne cruda o poco

cotta di agnello, maiale o manzo contenente cisti tissutali.Cosa si deve fare? Se una donna non ha avuto l’infezione è a rischio e deve evitare il consumo di carne cruda o poco cotta, lavarsi bene le mani dopo averla maneggiata, evita-re il contatto con i gatti o altri materiali che possano contenere feci di gatto. Inoltre serve un controllo medico periodico. Se l’infezione viene contratta, il rischio per il feto aumenta dal 15, al 30, al 60% per infezioni acquisite

nel 1°, 2° o 3° trimestre di gravidanza; ma sono i feti contagiati nelle prime settimane di gravidanza quelli che subiscono le conse-guenze più gravi che vanno dall’interruzione della stessa gravidanza, all’idrocefalia, a le-sioni cerebrali che possono causare ritardo mentale, epilessia, ridotta capacità visiva e anche cecità. Contro questa infezione non esiste un vaccino, ma esistono terapie an-tibiotiche molto valide e ben tollerate dalla madre e dal feto.

Questo batterio si trova nel suolo e nelle ac-que e può facilmente contaminare ortaggi e verdure e trovarsi nei prodotti lattiero-caseari confezionati con latte non pastorizzato. Le donne in gravidanza sono 20 volte più su-scettibili alla malattia che può causare aborto spontaneo o parto prematuro, morte in ute-ro o infezione fetale. Se l’infezione avviene nell’ultimo trimestre, è possibile che si verifichi un aborto, oppure un parto prematuro o la nascita di un neo-

Il contagio con questo virus avviene inalando le goccioline di saliva diffuse nell’aria dai

malati o per contatto diretto con le loro secrezioni nasofaringee.

La Rosolia, se contratta precocemente in gra-

vidanza, può por-tare all’aborto

spontaneo o alla nascita di un bambino con cataratta, sordità, problemi cardiaci e altre complicanze. Per prevenire questa infezione esiste un vaccino efficace e sicuro. La vaccinazione (che si può fare gratuita-mente) non è obbligatoria, ma consigliata e abbastanza utilizzata tanto che ha fatto scomparire le grandi epidemie di Rosolia del passato: sono rimasti, però, focolai localizzati che non vanno sottovalutati.Cosa si deve fare? Se una donna ha già avuto l’infezione durante l’infanzia o è sta-ta vaccinata, l’infezione da parte di questo virus, in gravidanza, non deve preoccupare. Se, invece, la donna è sieronegativa, è op-portuno che, prima di intraprendere la gra-

vidanza, si faccia vaccinare. Qualora la gra-vidanza fosse già iniziata, la donna non può più essere vaccinata, ma deve assolutamen-te attuare misure igienico-comportamentali tali da ridurre al massimo la possibilità di contrarre l’infezione (ad esempio, deve pre-stare particolare attenzione nei contatti con i bambini, deve evitare i luoghi affollati, deve osservare norme igieniche particolarmente accurate come lavarsi spesso le mani, ecc.). Naturalmente deve periodicamente sotto-porsi a controllo medico. Nel caso si accerti la presenza dell’infezione, i centri specializ-zati sono in grado, tramite l’esame del liqui-do amniotico e del sangue fetale, di verifica-re se il virus è stato trasmessa anche al feto.

nato “infetto” con alto indice di mortalità per polmonite o meningite. Il rischio è elevato anche per danni neurologici a lungo termine e sviluppo ritardato. La diagnosi precisa di listeriosi si effettua tramite analisi del sangue e/o del liquido cerebro-spinale. Cosa si deve fare? Anche in questo caso si previene applicando le norme igieniche previste per tutte le altre infezioni alimentari: cottura completa e corretta dei cibi, lavaggio accurato delle verdure, separazione delle

carni crude dalle verdure e dai cibi cotti e pronti al consumo, uso di prodotti lattiero-caseari pastorizzati, lavaggio accurato di col-telli, taglieri e mani dopo aver maneggiato cibi crudi, consumo dei cibi deperibili in tempi brevi.Nel neonato l’infezione viene accertata mediante isolamento e identificazione del batterio in coltura. La terapia antibiotica più efficace è rappresentata da un’associazione tra ampicillina e un aminoglicoside.

Toxoplasma: incidenza 1/4 su mille nati vivi

Listeria monocytogenes: incidenza 0.5-1 su mille nati vivi

Virus della rosolia: incidenza 1 su 100.000 nati vivi

è molto importante, quindi, che le don-ne in gravidanza siano a conoscenza

di questi rischi e delle relative conseguen-ze. Oggi per fortuna, molti problemi sono affrontabili con serenità, grazie ai vaccini e alle analisi cliniche e microbiologiche che

possono stabilire la gravità dell’infezione, a patto che la donna si rivolga tempestiva-mente a un centro qualificato per essere seguita nel migliore dei modi e per tutto il tempo necessario.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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Incontro conBarry Sears ricercatore americano ideatore della famosa dieta basata sul controllo ormonale.

Ore 21.00Via del Pilastro 2, Bologna

La Zonati cambiala vita

Da non perdere...Segnalo in agenda!

Da oltre un decennio in Italia la teoria della Zona del dottor Barry Sears si è creata, a pie-no diritto, uno spazio importante all’interno delle radicate abitudini alimentari degli italia-ni. Il dimagrimento è garantito, ma la straordi-narietà del metodo assicura anche un veloce miglioramento di disturbi o patologie acute e croniche, fino a ieri curabili solo con i farmaci.La lista di patologie in cui “la Zona” può agire è lunghissima e annovera quadri clinici infiam-matori di diversa natura, fra cui dolori musco-lari e articolari, nevralgie, difficoltà digestive, gonfiore addominale, acne, psoriasi, astenia cronica, ma anche ipertensione arteriosa, ta-chicardia e asma, per citarne solo alcune.La Diet Endocrinology è la neonata corrente scientifica che si occupa di mettere in eviden-za come si modifichino gli equilibri ormonali a seguito dell’ingestione di cibo.In questo decennio migliaia di studi pubbli-cati su prestigiose riviste scientifiche, fra cui lo European Journal of Clinical Investigation,

2005 (maggiore effetto dimagrante rispet-to alla dieta Mediterranea; 55% carboidrati, 15% proteine, 30% grassi) hanno dimostra-to l’efficacia del metodo del dottor Barry Sears. Si è evidenziato, ad esempio, come il cibo sia in grado di attivare il nostro siste-ma ormonale, facendo perdere grasso, au-mentando le nostre performances fisiche e mentali, abbassando i processi infiammatori e allontanando stati patologici a volte anche gravi. Con questa dieta è possibile, quindi, produrre nuovamente energie che si pensa-vano perdute per sempre. Il “metodo inte-grato della Zona” (strutturato nei quattro “pilastri” cibo, integrazione con omega 3, esercizio fisico e meditazione) infatti ga-rantisce risultati stabili e duraturi, tali da assicurarne il successo in un Paese come il nostro, dalla radicata cultura alimentare.Grandi quantità di verdura e frutta, associati quotidianamente a proteine magre, come pesce e carne bianca, rappresentano la base dei nostri menu “in Zona”, secondo regole di semplice applicazione. Le quantità sono tali da garantire sazietà anche a distanza di ore. Piccoli spuntini “in Zona” a metà mattina e a metà pomeriggio, permettono agli zuccheri nel sangue di rimanere stabili, assicurando a ciascuno piena energia fisica e mentale.

LA “ZONA” Dott. Vittorio Mattioli

Psicologo Naturopata

applicazionie le sue

Pensate che esista una modalità alimentare in grado di fare perdere velocemente massa grassa, garantendo una piacevole sazietà, grande energia e buon umore? Questa è “la Zona”!

Barry Sears è nato a Long Beach (Califor-nia) il 6 giugno 1947. Laureato in Medicina e Biochimica, è divenuto famoso per aver ideato un regime alimentare, che mira al mantenimento di un livello di glicemia stabi-le nel sangue e un bilanciamento ormonale, conosciuto con il nome di Dieta a Zona. Per fare questo Sears sostiene che le calorie di ogni pasto devono provenire per il 40% da carboidrati a basso indice glicemico (frutta e verdura), il 30% da proteine e il restan-te 30% da grassi, preferibilmente vegetali insaturi. Sears è autore di molti libri, tutti pubblicati da Sperling & Kupfer, che finora

hanno venduto più di cinque milioni di copie e sono stati tradotti in 22 lingue. Attualmente Sears prosegue i suoi studi scientifici come Presidente di Zone Labs, una società di bio-tecnologia a Danvers (Massachusetts) ed è il Presidente dell’istituzione no-profit “Inflam-mation Research Foundation” a Marblehead (Massachusetts). Sears è diventato famoso anche per aver messo in “Zona” alcuni per-sonaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e manager impegnati con la necessità di cambiare stile di vita e di ottenere, da un modello alimentare, il massimo dell'efficien-za psicofisica.

Chi scrive deve alla “Zona” il recupero della propria salute. All’età di 33 anni fui colpito da una forte asma che in breve tempo si cronicizzò rendendomi la vita sempre più difficile. Dopo due ricoveri in ospedale e decine di approfondimenti diagnostici, mi venne detto che le cause della malattia erano sconosciute e che l’unico rimedio da adottare era quello del ricorso sistematico all’uso di corti-sone. La vita, con questo problema di salute così invalidante, mi appariva gri-gia. Sperimentai gli effetti collaterali dei farmaci, sentendomi irrevocabilmente condannato. Dopo l’ennesimo attacco di asma, sfiorata la morte per l’enne-sima volta, giurai a me stesso che se ci fosse stato al mondo uno sciamano, un curandero fra le foreste equatoriali della Nuova Guinea o del centro America, io lo avrei trovato! A volte la vita è così, se si trova il coraggio di chiedere aiuto, può accadere che l’aiuto ci giunga con moda-lità inimmaginabili...

Attorno alla fine degli anni ’90 lavoravo come preparatore fisico per una impor-tante società di basket. Il mio lavoro era quello di seguire gli atleti, farli di-ventare agili, veloci, forti. Navigando in internet scoprii che molti atleti famosi seguivano la “Dieta della Zona”. Una mattina mi accorsi che nel sito dell’ide-atore di questo metodo alimentare, il dottor Barry Sears, era citata anche la parola “asma”. Pensai a una sorta di messaggio proveniente dall’alto perché era proprio quello che io cercavo e at-tendevo da tempo. Nel 2001, quando fu inaugurato il primo centro italiano della Zona, proposi questo metodo alimentare agli atleti della nazionale italiana di Basket, che allora seguivo. Con una squadra che non esprimeva grandi campioni, arrivammo inaspetta-tamente alle Olimpiadi di Atene, dove vincemmo la medaglia d’argento: il migliore risultato di sempre. In segui-to a quell’esperienza fortunata, decisi di abbandonare il mondo sportivo per occuparmi a tempo pieno della nuova esperienza intrapresa.Altre info: www.vittoriomattioli.it

Una esperienzavissuta…

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ADIPSO:nata per difendereI MALATI DI PSORIASI

L’ Associazione per la Difesa degli Psoriasici (ADIPSO) si è costituita nel Novembre 1989 con lo scopo

di dare supporto alle persone colpite da pso-riasi e con l’obiettivo primario d’informare i soci sulle novità terapeutiche.Nel 1993, invece, nasce "ADIPSO Magazine", l’organo di stampa dell'Associazione con lo scopo di aggiornare i malati su tutti gli aspetti che caratterizzano la psoriasi. La rivista attual-mente è stata rinominata "ADIPSO NEWS" e ha una distribuzione di circa 250 mila copie.Infine, nel 2001 nasce il sito: www.adipso.org dove nella sezione "Medico online" i soci possono ricevere dal Medico speciali-sta consigli e informazioni aggiornate sulle possibilità terapeutiche della psoriasi.Dal 2004 ADIPSO fa parte del progetto "Psocare", avviato dall'AIFA (Agenzia Italia-na del Farmaco), il cui obiettivo è affrontare in modo omogeneo e uniforme il tratta-mento farmacologico della psoriasi.

La malattiaLa psoriasi è una malattia della pelle con un forte impatto negativo sulla qualità di vita, non è contagiosa e colpisce più di 100 mi-lioni di persone in tutto il mondo. In Italia ne sono colpite circa 3 milioni. Si presenta in varie forme e non esiste, a oggi, una cura risolutiva, però la si può te-nere sotto controllo con opportune strategie di cura, anche se si tratta di una malattia ad andamento cronico e recidivante.La psoriasi si manifesta con la comparsa di chiazze rossastre e rotondeggianti, chia-ramente delimitate ai bordi e ricoperte di squame sovrapposte dal colore biancastro, che sfuma nell'argento. In alcuni casi, per-ché le forme di psoriasi sono veramente tante, le zone in cui compaiono le chiazze diventano sede di prurito più o meno in-tenso, a seconda della reazione individuale all'infiammazione. Alla base della psoriasi

vi è un'alterazione genetica che si trasmette per via ereditaria, con l'intervento di fattori ambientali e psicho-emotivi scatenanti; può insorgere a qualsiasi età, anche se le persone più colpite sono nella seconda e nella terza decade della vita.

Le attività dell’associazione(no profit) ADIPSOLe attività dell’associazione sono molteplici, pertanto citiamo quelle più significative che sono: • Assistenza ospedaliera (visite e supporto

alle persone affette da psoriasi ricoverati in strutture pubbliche).

• Supporto psicologico ai malati.• Auto-mutuo aiuto (in sede a disposizione

anche dei non associati).• Rappresentanti regionali che seguono da

vicino i malati nel proprio territorio (ADIP-SO è presente in ben 14 Regioni).

• Organizzazione di incontri medico-paziente. • Attivazione del Numero verde:

800-031566.• Promozione e organizzazione, ogni due

anni, del Congresso Internazionale sul tema “Psoriasi, problema medico e so-ciale” confronto tra pazienti, medici, poli-tici e operatori sanitari.

• Organizzazione annuale della "Giornata Mondiale della Psoriasi" con lo scopo di promuovere una campagna destinata a migliorare l'informazione sulla Psoriasi e Artrite Psoriasica. (Nel 2003 ADIPSO ha promosso, per la prima volta in Italia, questa Giornata coinvolgendo i principali Ospedali e le Cliniche Universitarie di Der-matologia di Roma, sulle problematiche della psoriasi).

• Da tantissimi anni conduce una campagna d'informazione, a livello nazionale con il duplice scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica e far uscire dall'ombra le tante persone colpite da psoriasi.

associazioni

La celebrazione della WPD 2010, svoltasi a Ot-tobre e promossa come ogni anno da ADIPSO, ha avuto come obiettivo primario quello di destinare una campagna d’informazione sia al malato che al pubblico, e di sensibilizzare le isti-tuzioni sanitarie e politiche sul problema della psoriasi e dell’artrite psoriasica, malattie dal for-te impatto sociale. Ha avuto, inoltre, la funzione di raccogliere le firme contro lo stop alle terapie biologiche. Infatti, in diverse regioni italiane, si stanno interrompendo alcune di queste e a tale riguardo ADIPSO ha richiesto al Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, di riportare la distribu-zione dei farmaci per la psoriasi al livello centra-le per garantire l’uniformità di trattamento e un maggiore controllo di spesa.I Rappresentanti Regionali ADIPSO e i derma-tologi volontari si sono adoperati con grande impegno per la riuscita della manifestazione e l’Associazione si è già messa in moto per or-ganizzare la prossima Giornata Mondiale 2011. Chiunque sia interessato potrà avere informa-zioni più dettagliate chiamando, in prossimità del 29 Ottobre, il numero verde 800 031 566, oppure potrà collegarsi al sito www.adipso.org

World Psoriasis Day 2011

L’associazione invita i soci che non avessero rinnovato l’iscizione annualeA.DI.PSO. a effettuare il versamento tramite C/C Postale n. 15646003 intestato ad A.DI.PSO. Via Tacito, 90 - 00193 Romaoppure tramite Bonfico Bancario presso

Cassa di Risparmio di Firenze sede di Roma Via Paisiello, 10 - 00198 Roma.IBAN: IT95Q0616003201000000539C00

Ricorda che le donazioni a nostro favore sono detraibili dalle tasse

La nostra MISSIONEPromuovere la Ricerca Genetica

Difendere i nostri Diritti

Informare i Malati di Psoriasi e Psoriasi Artropatica sulle terapie

esistenti Educare l’opinione pubblica per far conoscere i devastanti

effetti della malattia

IL TUO SOSTEGNO ALL’A.DI.PSO. È INDISPENSABILEper far valere i nostri diritti nei confronti delle istituzioni politiche e sanitarie

giugno_01_Layout 1 17/05/11 11.04 Pagina 4

IL TUO SOSTEGNO ALL’A.DI.PSO.È INDISPENSABILEper far valere i nostri diritti nei confrontidelle istituzioni politiche e sanitarie

L’associazione invita i soci che non avesse-ro rinnovato l’iscizione annuale A.DI.PSO. a effettuare il versamento tramite C/C Po-stale n. 15646003 intestato ad:A.DI.PSO. Via Tacito, 90 - 00193 Romaoppure tramite Bonfico Bancario presso:Cassa di Risparmio di Firenze sede di RomaVia Paisiello, 10 - 00198 Roma.IBAN: IT95Q0616003201000000539C00Ricorda che le donazioni a nostro favore sono detraibili dalle tasse.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

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Dott.ssa Valentina PavanMedico Chirurgo, Specialista in Medicine non Convenzionali

Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (TV)

Come e quandousare i Sali di Schüssler

medicine non convenzionali

I Sali di Schüssler prendono il nome

dal loro formulatore: il dottor Wilhelm Heinrich

Schüssler, medico omeopata tedesco vissuto dal 1821 al 1898. Schüssler iniziò lo studio della Medicina ormai trentenne, dopo essersi cimentato in numerose lingue; vi arrivò per passione se-guendo le ricerche di professori di gran calibro come il celebre fi-siologo Jacob Moleschott, che gli fece apprezzare come la malattia

della cellula insorge in seguito alla perdita di sali inorganici. Il dottor Molenschott studiava infatti i minerali presenti nei campioni biologici e fu egli stes-so a scrivere un assioma assai significativo: “ non c’è osso senza calcio, sangue senza ferro, carti-lagine senza silice, saliva senza cloruro di sodio”. Schüssler appli-cò questo assioma al corpo uma-no e si accorse che calcinando le spoglie umane, i rapporti tra sali inorganici erano sempre gli stes-si. Arrivò quindi alla conclusione

che la malattia è conseguenza di un deficit relativo organico di determinati minerali. Integrando questi sali si ripristinano le giuste concentrazioni tissutali tanto da ottenere la guarigione. In sostanza la formazione e la capacità vitale degli organi sono condizionati dalla presenza di quantità fisse di sostanze inorga-niche, a tal punto che studiando le ceneri di pazienti deceduti si può stabilire una correlazione tra la carenza di uno specifico minerale e le patologie che in

vita affliggevano quel paziente (riusciva a stabilire addirittura le cause di morte). Da queste premesse molto semplici nasce la terapia integrata con i Sali di Schüssler, che portarono il dot-tore a scrivere un testo base “The Biochemical Treatment of Disease”. Nel 1921 J.T. O’Con-nor (professore di Tossicologia e Materia Medica all’Ospedale Omeopatico di New York) tra-dusse il testo di Schüssler, arric-chendolo con un repertorio e le proprie esperienze cliniche.

Le originiI Sali di Schüssler prendono il nome

dal loro formulatore: il dottor Wilhelm Heinrich

della cellula insorge in seguito alla perdita di sali inorganici. Il dottor Molenschott studiava infatti i minerali presenti nei campioni biologici e fu egli stes

che la malattia è conseguenza di un deficit relativo organico di determinati minerali. Integrando questi sali si ripristinano le giuste concentrazioni tissutali tanto da

vita affliggevano quel paziente (riusciva a stabilire addirittura le cause di morte). Da queste premesse molto semplici nasce la terapia integrata con i Sali di

Le origini

Le cause che portano a un deficit di sali inorganici possono esse-re molteplici ma, in primis, una causa molto frequente può es-sere l’acidificazione dei tessuti in seguito a un’alimentazione non corretta, ricca di alimenti acidifi-canti come lo zucchero raffinato, le farine bianche e le proteine animali. Per metabolizzare gli acidi in eccesso il corpo consu-ma sali basici tampone. Schüs-sler ricorda come anche gli stati d’animo o situazioni stressanti protratte (ansia, depressione, rabbia) possano acidificare. Ecco che i sali di Schüssler sono per lo più sali metallici alcalino-terrosi che in soluzione acquosa danno reazione alcalina. Sono prodotti secondo le norme di preparazio-

ne della Farmacopea Omeopati-ca Tedesca. Ad esempio, la prima decimale (D1) si prepara tritu-rando una parte di sale con nove parti di lattosio; una parte della D1 e altre nove parti di lattosio sono triturate per ottenere la D2 e così via fino ad arrivare alla D6 e alla D12. Come suggerisce lo stesso Schüssler, la maggior par-te dei Sali si utilizzano alla D6, solo tre preferibilmente alla D12 (vedi tabella riassuntiva). Sebbene i Sali minerali del Dot-tor Schüssler siano preparati secondo i dettami omeopatici, il concetto di terapia si discosta da quella omeopatica classica, quindi la prescrizione o il consiglio risul-tano semplici poiché è sufficiente osservare i sintomi clinici della

loro carenza, ovvero i sintomi che lamenta il paziente. Per esempio, se un paziente si lamenta di avere capelli fragili e alopecia, si potrà consigliare la Silicea D12. La diffe-renza tra un integratore ponderale di silice e il sale di Schüssler è che quest’ultimo è già diluito e pron-to per un’ottimale assorbimento; il corpo non deve metabolizzare nulla né adoperarsi a eliminare il sale eccedente che talvolta può dare effetti collaterali o limitazio-ni d’uso. Questo è il motivo per cui il formulatore scelse il metodo omeopatico per preparare i sali: sono già nella concentrazione presente nei tessuti umani, e fun-gono da catalizzatori per assimi-lare meglio i sali provenienti dal cibo ingerito. Schüssler differenzia D6 e D12 basandosi sia sull’assor-bibilità, sia sugli effetti e dunque sulla pratica clinica.

Con i concetti precedentemente espressi si sottolineano due punti fondamentali:1) Questi sali possono essere consigliati non solo dal medico, ma anche dal farmacista. Sono venduti esclusivamente nel ca-nale farmacia e quindi non sono conosciuti dall’erborista. Spesso vengono tenuti in casa come ri-medi di automedicazione.2) Per consigliarli si può partire dai sintomi di carenza lamentati dal paziente, oppure partire dal distretto che strutturano ricordan-dosi della biochimica del corpo. In molti casi, con l’esperienza prati-ca, si può anche solo osservare il paziente e riscontrare sul suo vol-to segni di deficit di uno o più sali, utilizzando la semeiotica del volto. Nell’esempio precedente il pa-ziente ha capelli fragili e alopecia;

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Può succedere poi che lo stesso soggetto manifesti anche altri sin-tomi, per cui è possibile associare alla Silicea uno o più Sali a secon-da della necessità. Ad esempio, se il paziente presenta callosità, unghie fragili o varici, si può ag-giungere Calcium fluoratum, il

sale utile nel mantenere solido e flessibile il tessuto connettivo. Se invece lo stesso paziente pre-senta pori della pelle dilatati o capelli con forfora, si può aggiun-gere Natrium chloratum, il sale dell’equilibrio idrico, e così via. La durata media di una cura con i

Sali del dottor Schüssler è di due/tre mesi, da ripetere a cicli più volte durante l’anno. Gli esempi che si possono fare sono centina-ia, così come le combinazioni dei Sali minerali del Dottor Schüssler, scelte ad hoc per riequilibrare il proprio organismo.

Si possono assumere separa-tamente fino a 4 Sali al giorno. Per coloro che sono intolleranti al lattosio si possono sciogliere le compresse in acqua tiepida e, dopo aver lasciato riposare per alcuni minuti, si può sorseggiare la soluzione: parte del lattosio si sarà depositato sulle pareti o sul fondo del recipiente e quindi la quantità di lattosio introdotta sarà minima.

Un sale molto usato è Magne-sium phosphoricum (N7), sale elettivo per placare dolori spa-stici, penetranti e lancinanti che traggono beneficio da applica-zioni calde o dalla pressione in sede. Questo rimedio diventa più efficace se sciolto in acqua calda preventivamente bollita, si consiglia di sorseggiarlo lenta-mente (un sorso ogni 3 minuti) fino a miglioramento. Unito

a Kalium phosphoricum (N5) risolve coliche flatulenti (contri-buisce a separare i solidi dai gas processo tipico delle putrefazio-ni intestinali); l’associazione dei due Sali è utile anche in situa-zioni di iperattività del sistema nervoso autonomo in seguito a tensioni emotive: ha effetto cal-mante e armonizzante. Lo stato di irrequietezza o agitazione è segnalato da un rossore che

compare sulle guance accanto alle alette del naso.

Il dottor Schüssler si rese conto che i Sali erano molto efficaci sia nell’acuto che nel cronico con trattamenti protratti nel tempo, constatò inoltre che non presen-tavano alcun effetto collaterale né nell’adulto né nel bambino o nel lattante.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

guardandolo attentamente pos-siamo rilevare anche altre sue ca-ratteristiche, come per esempio la presenza di lucentezza tipo “glas-sa” o “specchio”, di rughe frontali o antistanti le orecchie (zampe di gallina) o di fragilità connettivale: tutti segni tipici di carenza di silice.

Per iniziare a conoscere i Sali di Schüssler e i loro ambiti più frequenti di utilizzo si può consultare la tabella sottostante

medicine non convenzionali

Osteoporosi, fratture, rachitismo.

Vene varicose, disturbi mestruali.

Eccessivo indurimento o eccessiva lassità dei tessuti.

1° stadio dell’infiammazione:febbre, influenza, raffreddamenti.

Deficit immunitario.

2° stadio dell’infiammazione:otiti, infiammazione delle mucose, tendiniti, tosse, secrezioni nasali biancastre.

2 Calcium phosphoricum D6

(fosfato acido di calcio)

1 Calcium fluoratum D12

(fluoruro di calcio)

3 Ferrumphosphoricum D12

(fosfato di ferro)

4 Kaliumchloratum D6

(cloruro di potassio)

Accumulo di tossine nell’organismo, impurità della pelle.

Iperacidità e disturbi gastrici, cattivo metabolismo dei grassi, artrite, gotta.

Rughe, unghie e capelli fragili, debolezza dei legamenti.

“Antiage”

Suppurazioni croniche: raffreddori cronici, piaghe aperte e purulente, reumatismi.

10 Calcium sulfuricum D6

(fosfato sodico anidro)

9 natrium phosphoricum D6

(fosfato acido di sodio)

11 silicea D12(acido silicilico)

12 Calciumsulfuricum D6

(solfato di calcio)

6 Kaliumsulfuricum D6

(solfato di potassio)

5 Kaliumphosphoricum D6

(fosfato biacido di potassio)

7 Magnesium phosphoricum D6

(fosfato acido di magnesio)

8 natrium chloratum D6

(cloruro di sodio)

Astenia, stress, stanchezza.

Esaurimento fisico e mentale.

Crampi, spasmi addominali e dolori muscolo-tensivi.

Pelle e mucose secche, herpes labiale, ritenzione idrica, iperidrosi.

3° stadio dell’infiammazione: catarro denso purulento, sinusiti, reumatismi.

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Ribes, fragoline di bosco, lamponi, more e mirtilli, è l’estate il loro grande momento: che siano piacevoli sorprese durante le passeggiate tra i boschi o che si trovino sui banchi dei negozi già puliti in contenitori, pronti per essere consumati (anche se il sapore della conquista è impagabile!), questi allegri piccoli frutti dal gusto intenso e acidulo presentano caratteristiche comuni tanto da annoverarli in un’unica famiglia ma possiedono, al tempo stesso, spiccate proprietà che li distinguono l’uno dall’altro.Il colore rosso è la vera forza di questi frutti, contribuisce, per la moderna cromoterapia, a dare una sferzata di energia e di vitalità agli umori depressi e malinconici.

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Grande è la ricchezza di elementi minerali, soprattutto alcalinizzanti (potassio, magnesio, calcio) di cui il nostro regime alimentare è spesso insufficientemente provvisto; di vita-mine, in particolare la vitamina C e la A, di acidi liberi (acido malico, acido tartarico, aci-do citrico) e di pigmenti antocianici e flavo-nici: sono loro a dare il colore rosso o nero/blu a questi frutti. Quest’ultimi sono chiamati anche “componenti bioattivi” con proprietà

antiossidante, in grado cioè di neutralizzare i cosiddetti “radicali liberi” che a seguito di una cattiva alimentazione, del fumo e della espo-sizione agli inquinanti, col tempo danneggia-no i tessuti più sensibili del corpo umano.Negli ultimi decenni queste sostanze stan-no interessando gli studiosi che cercano di capire biodisponibilità, fattori chimici e bio-chimici che ne influenzano l’assorbimento e il metabolismo, di identificare i meccanismi con cui i loro metaboliti possono modula-re alcuni fattori di rischio cardiovascolare e i meccanismi con cui interagiscono con la risposta cellulare modulando il profilo e la dimensione dell’espressione genica.

La riconosciuta importanza di queste mole-cole ad azione fitoterapeutica, largamente presenti in tutti i frutti di bosco, mette un poco in ombra la componente prettamente nutrizionale, in realtà piuttosto povera: con un contenuto energetico che va dalle 20 alle 35 Calorie su 100 grammi, una presenza zuccherina esigua e, di contro, una grande quantità di fibra (circa 7 grammi su 100) e di acqua, sono quindi i frutti ideali di ogni dieta ipocalorica.Per la ricchezza di fibra vanno naturalmente evitati da tutti quei pazienti che presentano infiammazioni o altri disturbi intestinali, in particolare quelli con diverticolosi.

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I frutti di bosco sono molto delicati, vanno sciacquati velocemente sotto l’acqua fred-da e lasciati asciugare su un telo oppure su carta da cucina. Per mantenere le proprietà vitaminiche vanno consumati freschissimi e tenuti al riparo da luce e calore.

Se il sapore un po’ aspro può risultare sgradito, il consiglio è di centrifugarli insieme ad altri frutti per una bevanda fresca e salutare: alternativa intelligen-te a succhi in commercio o bibite dolci (tipo cola) ricchi di calorie “vuote”.

Se invece li aggiungiamo a una fresca insalata di verdure miste come radicchi di campo, valeriana, rucola e pomodo-rini danno un tocco di originalità alle tavole di fine estate.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

Consigli per il consumo

Il ribes è una pianticella della famiglia delle Sassifragacee: può essere rosso, ma anche bianco e nero. La varietà rossa o Ribes rubrum è quella che si consuma più di frequente come frutto fresco, per macedonie o sciroppi; quella bianca o Ribes uva-crispa è quel-la chiamata comunemente uva spina; mentre la varietà nera, il Ribes nigrum, vanta la maggiore quantità di proprietà fitoterapica. Dal ribes nero si ricava un macerato glicerico utilizzato per la sua attività si-milcortisonica priva di effetti collaterali nelle allergie stagionali e negli stati in-fiammatori. Nel XVIII secolo era conside-rato “un frutto che favoriva la longevità dell’uomo”. Così l’abate P. Bailly de Mon-taran poteva scrivere nel 1712 a questo riguardo: “Non c’è nessuno che, avendo giardini, non debba piantarne un gran numero per i bisogni della sua famiglia”.Se le bacche si fanno fermentare, si ottie-ne una specie di vino, detti vino di ribes e vino di uva spina.Con il ribes nero, in Francia, si prepara un liquore detto Cassis che contiene anche cannella, chiodi di garofano e zucchero di canna. Si ottiene lasciando macerare i frutti maturi in acquavite. Poi si schiacciano, si passa il tutto attraverso un lino, si filtra e si mette in bottiglia.

Ribes

Le piante spontanee di fragola (Fragaria vesca) hanno frutti piccoli, profumati e aromatici, alquanto acri per il forte con-tenuto di acido ascorbico (da 50 a 70 mg per 100 grammi), vivono in prode om-breggiate o in sottobosco. Dall’America del Nord sono state introdotte varietà dalle quali, per ibridazione, sono state ottenute le attuali varietà a frutti grossi.La ricchezza di vitamina C (che rinforza il sistema immunitario) contenuta in que-ste fragole fa sì che possiamo assistere idealmente a un passaggio di testimone dall’arancia invernale alle fragole e frago-line primaverili: per assolvere a questo delicato compito la natura non finisce mai di stupirci...Ma le fragoline, come le fragole, conten-gono salicilato, una sostanza che, in sog-getti predisposti o nei bambini ancora pic-coli, può scatenare allergie o intolleranze.

FragolineFragolineFragolinedi bosco

Le piante del mirtillo sono piccoli arbusti della famiglia delle Ericacee non più alte di 50 cm. Le sue bacche, ricche di anto-cianine, sono usate fin dagli anni ’60 per la loro proprietà di favorire l’adattamento dell’occhio in condizioni di semi-oscurità. Studi successivi hanno scoperto altre proprietà del mirtillo, come la rigenera-zione della porpora visiva e di prevenzio-ne della diminuzione della vista. Insieme al flavonoide quercitina rinforza il tessuto connettivo che sostiene i vasi sanguigni, migliora l’elasticità e la tonicità delle vene, così da favorire la prevenzione del-le micro-emorragie. I mirtilli vengono utilizzati altresì in pre-parazioni fitoterapiche per la loro azione antisettica nella prevenzione delle cistiti ricorrenti.

Mirtillo

Affini alle fragole sono i frutti di un’altra Rosacea, il Rubus idaeus, detti lamponi, costituiti da piccole drupe di un rosa tipi-co, pubescenti, inserite a cappuccio sul ricettacolo dal quale, quando il frutto è maturo, si staccano in un unico frutto cavo. A volte i frutti sono anche giallo-gnoli o bianchi. Negli ultimi anni si stanno studiando le proprietà antitumorali di una sostanza della quale il lampone è particolarmen-te ricco, si tratta dell’acido ellagico, che pare abbia un’azione di inibizione e di-sattivazione metabolica delle sostanze cancerogene che compromettono l’inte-grità del DNA.

Affini alle fragole sono i frutti di un’altra

LamponiLa mora è il frutto del Rovo, un arbusto spinoso della famiglia delle Rosacee. I frutti maturano in estate e si raccolgono da Lu-glio a Settembre. L’aroma delle more è più dolce e gradevole e le rende un prezioso ingrediente per marmellate e sciroppi.Le more hanno un elevato contenuto di tannino, che oltre alla già nota azione astringente intestinale, di recente ha dimo-strato ottime proprietà cardioprotettive per la capacità di far precipitare rapidamente le lipoproteine trasportate dal colesterolo.

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Alla nascita l’occhio non è com-pletamente sviluppato, quindi non funziona perfettamente, ma gli occhi del neonato sono già sensibili alla luce e i riflessi di chiusura palpebrale e pupil-lare sono presenti, sebbene le vie nervose siano ancora imma-ture e la conduzione del nervo ottico sia quindi carente. Col progressivo completarsi delle relative strutture, nei primi mesi di vita si originano e gradual-mente maturano le funzioni visive fondamentali. Il neonato è in grado di captare tutti gli sti-moli visivi provenienti dall’am-biente, ma non di elaborarli e di organizzarli in immagini; il bambino vede luci e forme, ma non può attribuirli a cose, per-

sone o luoghi. I recettori della retina non sono ancora comple-tamente sviluppati e pertanto il neonato non vede bene i colo-ri. Non avendo ancora il pieno controllo dei muscoli oculari si stanca presto e i movimenti degli occhi non sono coordinati.

L A 10-12 settimane il bambi-no distingue il viso umano, segue le immagini in mo-vimento ruotando il capo e facendo convergere gli occhi se gli si avvicina un oggetto al viso.

L Nei primi 4 mesi si svilup-pano le principali funzioni monoculari e binoculari, sia sensoriali che motorie, la convergenza, l’accomo-

dazione e i movimenti oriz-zontali rapidi.

L Tra i 4 e i 6 mesi il bambino mette a fuoco le immagini a qualche metro di distanza, distingue alcuni colori (ros-so, verde e blu) e può fissa-re un oggetto seguendone il movimento.

L A 6 mesi la retina è matura e il bimbo distingue me-glio immagini e colori; la pigmentazione dell’iride si completa ed egli controlla abbastanza bene i musco-li oculari, scomparendo l’eventuale strabismo, ed è attratto da oggetti di piccole dimensioni.

L A 9 mesi comincia la perce-zione della profondità, che

richiede l’uso coordinato dei due occhi, maturando interamente solo a circa 6 anni di età.

L Tra 1 e 2 anni il bimbo ha il pieno controllo dei mu-scoli oculari, mentre l’acco-modazione gli consente di mettere a fuoco gli oggetti a qualsiasi distanza.

L A 2 anni le strutture oculari funzionano in modo com-pleto.

Nei primi anni circa il 75% dei bambini ha una ipermetropia che di solito persiste fino a 7-8 anni, per poi regredire e annullarsi. La miopia, al contrario, non si svilup-pa di solito fino agli 8-10 anni e aumenta fino a 20-30 anni.

Dott. Marzio Vanzini, Medico ChirurgoSpecialista oculista ed esperto di Agopuntura

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Lo sviLuppo visivo neL bambino

Un deficit visivo nel lattante è di solito segno di gravi malattie oculari o neurologiche le cui cause possono insorgere in gra-vidanza o subito dopo la nascita e sono diagnosticabili nei primi mesi o comunque nel primo anno. Nel bambino più grande invece il deficit è di solito dovuto a un vizio di refrazione (miopia, ipermetropia o astigmatismo): quando è severo, precoce o bi-laterale, esso interferisce pesan-temente sul suo sviluppo visivo e cognitivo. Una riduzione visiva o un’alterata formazione delle immagini sulla retina possono provocare alterazioni funzionali delle strutture nervose deputate alla visione che, con il tempo, possono diventare irreversibili. Individuare precocemente un

deficit visivo è dunque impor-tante per capirne la causa e an-che per rieducare efficacemente la funzione visiva.

L Di solito si effettua una pri-ma visita a tutti i neonati nei reparti di maternità, in spe-cie nei bimbi ad alto rischio genetico e nei prematuri di basso peso. In occasione delle vaccinazioni profilatti-che, tra i 6 e i 9 mesi, si ese-gue un ulteriore controllo.

L Tra i 2 e i 3 anni lo sviluppo del sistema nervoso impo-ne una visita per cercare e correggere eventuali vizi di refrazione, alterazioni della motilità oculare e ambliopia (non corretto sviluppo della capacità visiva di un occhio).

Vanno inoltre esclusi altri ostacoli al completo svilup-po della visione, oltre a pato-logie rare o congenite come cataratta congenita, glauco-ma infantile, retinopatia del prematuro, alcune malattie ereditarie o infiammazioni intraoculari.

Nel caso i genitori notino una deviazione verso l’interno o l’esterno dell’occhio, o partico-lari comportamenti del bambino (strizzare gli occhi quando guar-da lontano, chiuderlo quando guarda la luce, inclinare o ruota-re la testa, provare fastidio per la luce intensa, sfregarsi spesso gli occhi, arrossamento o lacrima-zione degli stessi) si consiglia di anticipare la visita oculistica.

Una diagnosi tempestiva è fon-damentale, poiché in questa fascia di età il sistema visivo è ancora molto plastico e, quindi, in grado di recuperare eventuali carenze del visus.Nei casi in cui un vizio di re-frazione sia da ostacolo allo sviluppo visivo, gli occhiali vanno portati sempre malgra-do la giovane età: una mancata correzione del difetto può in-fatti causare un’ambliopia non più correggibile con il passare degli anni. In ogni caso è bene sapere che si può effettuare una visita oculistica ad ogni età e che, avvalendosi di tecniche più o meno sofisticate, l’Ocu-lista è in grado di individuare tutti i problemi oculari dell’in-fanzia.

prevenzione visiva pediatrica

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È il difetto visivo più frequen-te dopo la presbiopia, causa-to nella quasi totalità dei casi dall’eccessiva lunghezza del globo oculare in rapporto al suo potere convergente (mio-pia “assile”). Nei bambini e nei giovani è possibile una causa più rara di miopia, chiamata

Qui il globo oculare è troppo corto, o il potere di convergenza della cornea e del cristallino è troppo debole, e i raggi luminosi paralleli provenienti da un og-getto lontano verrebbero focaliz-

In questo caso la curvatura del-la cornea non è perfettamente sferica, ma ellissoidale come un pallone da rugby, e i raggi luminosi che attraversano parti di cornea con curvatura diversa hanno una differente messa a

“accomodativa”, prodotta da un eccesso del potere convergente del cristallino per uno spasmo del muscolo ciliare. Negli an-ziani ci può essere invece una miopia, detta “d’indice”, per un aumento dell’indice di rifrazione del cristallino, come avviene in alcune forme di cataratta per la quale si ha un calo della vista per lontano e un miglioramento

zati in un punto posteriore alla retina. L’ipermetrope però può, grazie al potere di accomodazio-ne, utilizzato anche per la visio-ne degli oggetti vicini, cambiare la messa a fuoco portandola in avanti e pertanto, se l’ipermetro-pia non è troppo alta, è l’occhio

fuoco. Quindi un’immagine è come sdoppiata e provoca due fuochi che sono tanto più distanti tra loro quanto maggio-re è la differenza tra i raggi di curvatura corneali. L’astigmati-smo può essere ereditario ed è miopico, ipermetropico o misto secondo il tipo di sfuocamen-

della visione degli oggetti vici-ni. Nella miopia i raggi di luce paralleli provenienti dall’infinito vanno quindi a fuoco davanti alla retina e l’immagine sarà vista sfuocata. Da vicino invece il miope vede nitidamente, poi-ché la divergenza dei raggi lu-minosi provenienti dagli oggetti compensa la maggior lunghezza dell’occhio.

stesso che può compensarla consentendo una visione per-fetta. Per vedere da vicino l’iper-metrope deve fare uno sforzo ulteriore di accomodazione e questo può a volte comportare dei sintomi di affaticamento visi-vo durante la lettura.

to che provoca, è congenito e spesso bilaterale. È quindi im-portante una correzione ottica precoce, poiché il bambino astigmatico avendo una visione sfuocata sia da lontano che da vicino ha un ostacolo al com-pleto sviluppo della propria capacità visiva.

Anche in assenza di disturbi pre-cisi, è buona norma fare periodi-camente una visita oculistica com-pleta dopo i 40 anni, soprattutto se vi sono fattori di rischio come: età superiore a 40 anni, famigliari con glaucoma, miopia superiore a 4 diottrie, ipertensione arteriosa, diabete, profilo lipidemico alterato, sindromi vasospastiche.Come ogni parte del corpo, gli oc-chi si modificano naturalmente con l’avanzare dell’età, allorché nell’ap-parato visivo avvengono importanti modifiche che riguardano un po’ tutte le strutture oculari, alcune delle quali possono essere rallen-tate. Ci può essere anche secchez-za oculare, o per una insufficiente quantità di lacrime o per una loro composizione alterata: tra le cause c’è anche una carenza di acidi grassi essenziali, che però si può correg-gere modificando le proprie abitu-dini alimentari.

L’invecchiamento del cristallino (la lente dietro l’iride con la funzione di far convergere i raggi luminosi sulla retina) gli fa perdere traspa-renza: divenuto opaco, si chiama cataratta. Di certo la causa non è solo l’invecchiamento fisiologico, ma anche malattie metaboliche, sistemiche od oculari, farmaci, traumi o radiazioni. Per prevenirla

è importante proteggere gli occhi dalla luce solare, soprattutto dove è più intensa l’esposizione ai rag-gi ultravioletti, come al mare o sulla neve.

Tra il cristallino e la retina, che ricopre il fondo dell’occhio, c’è il vitreo, una sostanza limpida e ge-latinosa ad altissimo contenuto di acqua. Con gli anni le sue fibre si alterano ed esso perde consisten-za, si distacca dal fondo dell’oc-chio e fluttua nella cavità vitreale che in precedenza occupava per intero. I sintomi del distacco acu-to del vitreo sono la comparsa di corpi mobili nel campo visivo, spesso associati alla visione di lampi di luce: va quindi fatto un esame del fondo dell’occhio per cercare eventuali rotture retiniche che, a volte, causano il distacco della retina.Per prevenire il distacco del vitreo (anche se è un evento fisiologico) va mantenuta una buona idrata-zione, evitando di tenere la testa abbassata a lungo o di scuoterla ripetutamente.

Con l’età aumenta la frequenza del glaucoma, che provoca un danno al nervo ottico: se non è diagnosticato e curato, evolve causando un progressivo restrin-gimento del campo visivo fino alla sua completa scomparsa. Di solito si sviluppa lentamente nel corso degli anni, spesso senza sintomi: una pressione intraocu-lare elevata può essere il primo segno della malattia, ma vi sono anche glaucomi con pressione oculare normale, spesso difficili da riconoscere e curare.Chi soffre di glaucoma deve fare visite ed esami a intervalli pre-stabiliti per tutta la vita, poiché - data la sua complessità - non basta misurare solo la pressione oculare: uno stesso valore di essa può infatti causare effetti diversi a seconda di ciascun paziente.

In Europa la degenerazione ma-culare è la principale causa di grave deficit visivo. Una malattia cronica, progressiva, indolore che (essendo nella maggior parte dei casi incurabile) va prevenuta il più

i difetti visiviNell’occhio normale le immagini, per l’azione di cornea e cristal-lino che sono paragonabili a due lenti, hanno il loro fuoco sulla retina permettendo una visione distinta e ottimale. In tutte le si-tuazioni in cui, per motivi diversi, ciò non avviene si forma invece un’immagine sfuocata e si ha un difetto visivo: presbiopia, miopia, ipermetropia o astigmatismo.

possibile. Quella più frequente è dovuta all’invecchiamento della retina, distingendosi in una forma “secca” e in una “umida”. All’ini-zio si manifesta con la percezione alterata e distorta delle immagini (le linee possono apparire ondu-late, a volte si vedono macchie opache al centro del campo visivo). La perdita della visione centrale può essere rapida o len-ta e progressiva, secondo il tipo di malattia, ma spesso i sintomi sono mascherati dal fatto che la degenerazione maculare è in un solo occhio. La sua progressione può portare alla perdita completa della visione centrale (per cui non si può vedere nel punto in cui si fissa lo sguardo), ma anche nei casi più gravi la visione paracen-trale e laterale è conservata. Le cause non sono ancora del tutto note, ma alcuni fattori di rischio sono certi: età, fumo, predisposi-zione ereditaria, esposizione pro-lungata alla luce solare e ridotta assunzione di farmaci antiossi-danti con l’alimentazione. Prevenire significa controllare la

La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) offre straordinarie possibi-lità di cura per innumerevoli pato-logie, tra le quali anche affezioni oculari, trattate da migliaia di anni

in Cina e ora in tutto il mondo.I Medici esperti in MTC riescono a trattare patologie su un piano diverso e preventivo, energetico e non organico, rispetto ai Colle-ghi che praticano solo la Medicina occidentale, raggiungendo spesso risultati non ottenibili con mezzi farmacologici. Sono ormai nume-rosi i lavori scientifici che attestano l’efficacia della stimolazione dei punti di agopuntura, oggi possi-bile anche senza l’uso degli aghi.

Con la MTC si trattano patologie oculari anche gravi, come la de-generazione maculare secca, il glaucoma con o senza ipertono, l’ambliopia o un basso flusso nel-le arterie dell’occhio. Può inoltre essere di aiuto nei difetti visivi come la miopia progressiva e in tante altre affezioni oculari. Bisogna però fare sempre atten-zione a porre diagnosi precise e ad avere riscontri del proprio operato poiché, come per ogni

terapia, è indispensabile ricercare valutazioni oggettive delle cure eseguite. Per potere utilizzare con sicurezza la MTC nelle malattie dell’occhio è necessario quindi il lavoro in équipe con l’Ortottista, che esegue la valutazione ortottica e tutti gli esami strumentali neces-sari alla diagnosi, l’Oculista, che porta la propria esperienza clinica, e un Medico esperto in MTC per la complessità diagnostica e terapeu-tica di questa antica conoscenza.

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glicemia, il colesterolo e la pres-sione del sangue, oltre a elimi-nare i fattori di rischio possibili, e quindi non fumare, proteggere gli occhi dalla luce solare, assumere antiossidanti (vitamine A, C, E) e pigmenti contenuti nella macu-la (luteina e zeaxantina) e acidi grassi essenziali omega 3.

Le abitudini di vita sono quindi molto importanti per la pre-venzione della degenerazione maculare, malattia grave e mol-to invalidante: una dieta sana e ricca di pesce, frutta e verdura (soprattutto di colore verde o giallo scuro come cavoli, spinaci, broccoli, carote e granoturco) e la protezione degli occhi dai raggi ultravioletti e da quasi tutta la luce blu, che hanno maggiore energia e sono più dannosi per la retina, possono prevenirla o ritardar-ne l’insorgenza in età avanzata. Se riconosciuta in fase precoce, può essere rallentata o arrestata, quindi dopo i 50 anni vanno fatti controlli periodici anche in pieno benessere.

La prevenzioneocuLare negLi aduLti

ipermetropia

astigmatismo

Gli oggetti posti a una distanza ravvicinata dall’occhio inviano raggi luminosi non paralleli, ma divergenti, per cui per essere a fuoco sulla retina ed essere visti nitidamente deve intervenire un meccanismo di “messa a fuoco”

dell’occhio che ne aumenta il potere rifrattivo, cioè conver-gente. Questo meccanismo si chiama “accomodazione” e si ottiene con l’aumento di curva-tura del cristallino prodotto dalla contrazione di un muscolo inter-no dell’occhio, il muscolo ciliare. Il potere di accomodazione, che

è massimo nell’infanzia, si riduce con l’età per il progressivo indu-rimento del cristallino e la minor forza contrattile del muscolo ciliare: con il progredire dell’età (tra i 45 e i 50 anni) esso diviene insufficiente a mettere a fuoco gli oggetti vicini, causando si la presbiopia.

presbiopia

miopia

speciale speciale

La Giornata Mondiale della Vista 2011 si terrà il 13 Ottobre. Promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da IAPB (Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità), si faranno controlli gratuiti in molte piazze italiane.Info da Settembre al numero verde 800-068506oppure www.iapb.itTesto raccolto da Antonella Ciana

MEDICINA TRADIZIONALECINESEin Oculistica

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272727

Lillo Attilio RoccaMedico Chirurgo Odontoiatra

(Bergamo)

prevenzione

La pLacca batterica, più tecnicamente biofilm, è un composto morbido formato da microrganismi e da una matrice intermicrobica. È costituita per l’80% da acqua e per il restante 20% da microrganismi, sali, lipi-di, proteine, carboidrati.Tale placca si forma nel cavo ora-le piuttosto rapidamente dopo le comuni tecniche di igiene orale, seppur con velocità diversa da individuo a individuo. Se non asportata in poche ore, la placca diventa tenacemente aderente e può con il passare dei giorni dive-nire altamente organizzata, e col passare delle settimane calcificare

iL tartaro, invece, un deposito duro, è la placca calcificata dai sali contenuti nella saliva (tartaro sopragengiva-le), nel fluido del solco e nell’essu-dato infiammatorio (tartaro sotto-gengivale). Più specificatamente, per tartaro dentario s’intendono quelle speciali concrezioni di so-stanza dura che si formano nella cavità orale di molti individui e si depositano sui denti e special-mente attorno al colletto e nelle tasche gengivali.In genere si distinguono due tipi di tartaro: uno di consistenza mol-to dura, di colorito scuro, che ade-risce tenacemente ai tessuti duri (smalto e cemento) e che tende a

trasformandosi in tartaro che per la sua struttura rigida rappresenta un’ottima superficie per l’apposi-zione di nuova placca. Quando i batteri della placca iniziano a produrre acidi provo-cano la carie.L’accumulo principale di placca avviene nelle sedi difficilmente detergibili (solchi, fessure e zone approssimali); tale accumulo se-gue tappe ben distinte: la placca del colletto può, ad esempio, formare la carie del colletto nono-stante abbia nel frattempo infiam-mato parte della gengiva, e può andare a infiammare anche il pa-rodonto (malattia parodontale).

depositarsi nelle tasche gengivali; e uno di consistenza meno dura, di colorito giallognolo, che ricopre spesso le corone dei denti non funzionanti e che può formarsi e depositarsi anche sugli apparecchi di protesi dentarie in cattive condi-zioni igieniche.Il tartaro agisce sempre in modo nocivo e dannoso mantenendo uno stato di iperemia e di ede-ma della gengiva marginale e delle papille interdentali; nelle tasche gengivali provoca lesioni alla parete epiteliale.All’azione irritativa si aggiunge l’azione settica: il tartaro è una delle maggiori cause di parodontiti.

Sarà capitato a tutti di recarsi almeno una volta dal dentista per una visita di controllo. Ma oltre ai denti, che cosa si può trovare in questa cavità misteriosa chiamata bocca? Molto spesso, sgraditamente e a nostra insaputa, al suo interno si nascondono degli indesiderati ospiti chiamati batteri, che accumulandosi nel tempo a causa di un’igiene quotidiana non adeguata possono originare la placca e successivamente il tartaro. Ma vediamo nel dettaglio il significato di questi due termini...

i nemici del sorriso

PLACCATARTARO

Probiotici attivi per l’equilibrio della � ora intestinale Miliardi di fermenti lattici utili in caso di squilibri della � ora batterica dovuti a:

✔ turbe intestinali✔ trattamenti antibiotici✔ alimentazione scorretta

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2828

Lo SpaZZoLiNoè l’elemento base per mante-nere una corretta igiene orale. Perché sia efficace deve posse-dere dimensioni particolari: la testa, cioè la parte con le setole, deve essere abbastanza piccola da pulire le zone più piccole della bocca e allo stesso tempo avere un’adeguata superficie di lavoro a seconda della grandez-za della bocca; il manico deve essere impugnato con facilità (meglio se diagonale o paral-lelepipedo); le setole devono essere sintetiche a punta arro-tondata e disposte a file (2, 3 o 4 file). Quelle naturali se troppo appuntite possono graffiare lo smalto, sono molto più porose e trattengono i batteri ogni volta che ci si lava i denti. La lunghez-za delle setole è solitamente di 12 mm per gli adulti e 10 mm per i bambini.L’eliminazione della placca non dipende solo dalla forma e dall’uso dello spazzolino, ma anche dalla sistematicità del trattamento, che deve arrivare

a detergere tutte le superfici del dente. Spazzolino elettrico e manuale se usati corretta-mente puliscono bene entram-bi. Quello elettrico è più utile nei pazienti con problemi alle braccia e che non possono muoversi, ma richiede più tem-po rispetto all’altro perché ogni dente deve essere passato su tutte le sue parti.

iL FiLo iNterDeNtaLepurtroppo in pochi lo usano ma è indispensabile per una buona igiene orale perché lo spazzolino non riesce a passa-re sui punti di contatto tra un dente e l’altro. Il filo interden-tale può essere cerato, di seta o a nastro, ma non c’è grande differenza tra questi tre tipi. Se quello di seta è usato male, però, taglia di più vicino alla papilla gengivale, mentre quel-lo cerato è meno “violento” per chi non ha una buona manuali-tà. Per rimuovere la placca van-no bene tutti e tre, serve solo tanta pazienza.

Lo SpaZZoLiNo iNterDeNtaLeo scovolino serve a detergere gli spazi interdentali particolar-mente ampi, per l'igiene delle protesi fisse e in presenza di retrazione delle gengive quan-do si formano larghi spazi vuoti alla base dei denti. Lo scovolino deve poter entrare nello spazio interdentale con una leggera spinta, senza fare pressione tra filo metallico e dente. Si inse-risce nello spazio interdentale con una leggera inclinazione e si procede con movimenti orizzontali per circa dieci volte, mantenendolo aderente alla su-perficie dei denti.

iL DeNtiFricioTempo fa si riteneva che il denti-fricio non servisse e che la plac-ca e la pellicola si staccassero dal dente solo con azione mec-canica. Ma se all’azione mecca-nica dello spazzolino si aggiun-ge l’azione farmacologica del dentifricio allora si ottiene un risultato migliore. Oltre al buon sapore il dentifricio contiene in-fatti sostanze in grado di inibire la crescita batterica, sostanze che diminuiscono la sensibilità dentale o che possono rafforza-re i tessuti duri del dente (come il fluoro). Può inoltre contenere sostanze antitartaro o desensibi-lizzanti (fluoruri, fosfati e citrati), sostanze che mantengono in buona salute le gengive o con azione sbiancante (dentifrici whitening).

iL coLLUttoriocompleta la pulizia del cavo orale e viene usato per sciacqui e gargarismi. In forma liquida, solitamente colorato e dai vari aromi, il collutorio rinfresca l'ali-to, previene la formazione di carie (grazie al fluoro) e impe-disce la formazione della plac-ca. Viene inoltre utilizzato per disinfettare le gengive, ridurre infiammazioni del cavo orale o semplicemente alleviare il mal di gola. Quello alla clorexidina, in particolare, è un collutorio battericida in grado di modifica-re la micloflora.Per eliminare eventuali ulteriori batteri depositati sulla lingua sa-rebbe utile infine avvalersi anche del pULiSciLiNGUa, da usare almeno una volta al giorno.

UNA BOCCAPIÙ SANAcon igieneregolaree strumentiefficaci

Testo raccolto da Chantal Rocca

prevenzione

Per rimuovere batteri, placca e tartaro servono corrette manovre d’igiene orale a partire da quelle quotidiane, fino ad arrivare a quelle specialistiche.La quotidiana igiene orale domiciliare prevede lo spazzolamento dei denti, l’uso del filo o dello spazzolino interdentale e del collutorio. Per la rimozione del tartaro servono invece particolari strumenti che vengono utilizzati in ambulatorio dall’odontoiatra e dall’igienista dentale.

Per mantenere una bocca sana è bene andare dal dentista almeno una volta l’anno, anche quando non si avvertono dei sintomi par-ticolari, perché una buona pre-venzione evita l’insorgere di even-tuali patologie della bocca, che possono poi incidere sulla salute e sul benessere di tutto il corpo. è bene ricordarsi che i denti vanno lavati dopo ogni pasto e che la preziosa abitudine va insegnata anche ai bambini il più presto possibile. Infine, non fa mai male, limita-re l’assunzione di zuccheri nella dieta e preferire alimenti non cariogeni che richiedono molta masticazione (come le gomme senza zucchero allo xilitolo).

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Si tratta di una malattia che colpisce il cervel-lo come conseguenza dell’interruzione del normale flusso di sangue ai tessuti cerebrali: un ictus per il cervello equivale a un infarto per il cuore. In un cervello in buona salute, il sangue scorre senza ostacoli; se questo flusso viene occluso a causa della chiusura di un’arteria cerebrale (ictus ischemico) o il vaso si rompe a cau-sa della rottura di un’arteria cerebrale (ictus emorragico) il cervello perde l’apporto di energia e di ossigeno subendo dei danni. La caratteristica principale di questa malattia è la sua improvvisa insorgenza in persone sane. L’ictus ischemico rappresenta l’80% degli ictus cerebrali, mentre quello emorragico il 20%.

Nel mondo, ogni anno, circa 15 milioni di per-sone sono colpite da ICTUS, di queste quasi 6 milioni muoiono entro un anno, mentre quasi 5 milioni subiscono effetti invalidanti gravi. L’ictus cerebrale costituisce, quindi, la secon-da causa di morte a livello mondiale e la terza causa di morte nei Paesi del G8, preceduto sol-tanto dalle malattie cardiovascolari e dai tumori.In Italia, come in tutto il mondo occidentale, l’ictus è causa del 10-12% di tutti i decessi dell'anno e rappresenta la prima causa d’in-validità e la seconda causa di demenza con perdita dell’autosufficienza. L’ictus non è soltanto una malattia dell’anziano: dei 200.000 nuovi casi di ictus che si verificano ogni anno nel nostro Paese, circa 4.200 riguar-dano soggetti con età inferiore ai 45 anni. Anche i giovani possono essere a rischio di ictus, soprattutto se malati di cardiopa-

tie emboligene, ipertensione, diabete, se affetti da anomalie di tipo genetico o se praticano stili di vita sbagliati, come l’uso di sostanze stupefacenti ad azione eccitante sul sistema nervoso.

Riconoscere immediatamente i sintomi dell’ictus e intervenire rapidamente è impor-tantissimo. Quando improvvisamente: la bocca si storce un braccio, una gamba o ambedue insie-

me perdono la forza si pronunciano frasi sconnese o non si

comprende cosa gli altri ci stiano dicendobisogna chiamare il 118 o andare immedia-tamente nell’ospedale più vicino dotato di Stroke Unit (un reparto specializzato nel trat-tamento dell’ictus). Intervenire in tempi rapidi (entro al massimo le 4,5 ore) è spes- so risolutivo e può salvare la vita. In caso di ictus, l’uso specifico di farmaci im-mediatamente dopo l’esordio dei sintomi, infatti, può salvare i soggetti colpiti e ridur-re le gravi disabilità.È importante sottoli-neare che, in Italia, solo pochi ospedali sono do-tati di STROKE Unit, unità di diagnosi e cure dedicate, gestite da esperti che, appli-cando protocolli definiti, salvano più vite di qualunque altro trattamen-

to e che la loro distribuzione sul territorio na-zionale è assai variegata, con alcune regioni del nord dove la numerosità e distribuzione è ben pianificata ed altre regioni, soprattutto del sud, dove il servizio è assolutamente in-sufficiente.

L’ictus, al contrario di quanto si crede, è una malattia evitabile e curabile. Infatti, 2 casi di ictus su 3 potrebbero essere evitati con stili di vita adeguati e individuando alcuni impor-tanti fattori di rischio come: pressione arteriosa fibrillazione atriale diabete ipercolesterolemia

prevenzione

Prof.ssa Maria Luisa SacchettiSpecialista in Neurologia

Università degli Studi di Roma La SapienzaPresidente onorario A.L.I.Ce Italia Onlus

Ing. Paolo BinelliPresidente A.L.I.Ce Italia Onlus

Cos’è l’ictus

I numeri dell'ictus

In caso di ictus,cosa fare? L'importanza della

prevenzione

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29ottobre2011

Quarta Giornata Mondialedella lottaall'ictus cerebrale

La fibrillazione atriale è l’anomalia del ritmo cardiaco più comune al mondo negli adulti e colpisce più di 9 milioni di persone solo nell’Unione Europea e negli Stati Uniti. Il suo nome deriva dalla fibrillazione (tremore) del muscolo cardiaco degli atri. È un problema che causa l’accelerazione o il rallentamento eccessivo della frequenza cardiaca oppure una irregolarità del battito.La fibrillazione atriale è causata da disordini della propagazione dei segnali elettrici che regolano la contrazione cardiaca. L’anomalia di questo sistema compromette l’efficacia del pompaggio del sangue del muscolo car-diaco, determinando un ristagno di sangue nelle camere superiori del cuore (detti atri).

I soggetti affetti da fibrillazione atriale posso-no essere colpiti da ictus a causa dell’accu-mulo di sangue nel cuore, dovuto alla con-trazione irregolare delle camere superiori. Negli atri, parte del sangue ristagna e forma dei coaguli (grumi) che possono immettersi nella circolazione sanguigna e arrivare al cer-vello causando l’ictus. La fibrillazione atriale, quindi, è uno dei principali fattori di rischio

per l’ictus e i soggetti che ne sono affetti hanno un rischio di ictus 5 volte maggiore

rispetto ai soggetti sani. Ogni anno circa 3 milioni di persone, nel mondo, sono

colpite da ictus causato da fibrillazio-ne atriale.

Molte persone affette da fibrillazione atriale non presentano sintomi (asin-

tomatiche), specialmente quando la fre-quenza cardiaca non è eccessiva. I sintomi più comuni comprendono palpitazioni, vertigini, dolore al torace e affanno. Alcuni soggetti affetti da fibrillazione atriale manife-stano regolarmente questi sintomi, altre per-sone raramente li avvertono. È importante che la fibrillazione atriale venga diagnosticata appena possibile dal Medico, in quanto può causare ictus e arresto cardiaco.

La fibrillazione atriale viene diagnosticata dal Medico con l’elettrocardiogramma o altri esami specialistici. È possibile control-lare la fibrillazione atriale anche a domicilio con la palpazione del polso o misurando la pressione arteriosa con apparecchi (clini-camente validati) che dispongano di que-sta funzione. Le principali associazioni me-diche come l’American Heart Association, la National Stroke Association o e A.L.I.Ce. (Associazione per la Lotta all’Ictus Ce-rebrale), raccomandano il controllo della pressione arteriosa e la rilevazione della fibrillazione atriale, proprio per ridurre il rischio di ictus.Questa patologia e le conseguenze a essa correlate possono essere curate o tenute sotto controllo, soprattutto se diagnosticate in tempo, grazie ai molti progressi che sono stati fatti negli ultimi anni dal punto di vista terapeutico, farmacologico e chirurgico.

prevenzione

Fibrillazione atriale e ictus

I sintomi della fibrillazioneatriale

Dal 24 al 29 Ottobre in occasione della giornata mondiale della lotta all’ictus cerebrale A.L.I.Ce. Italia Onlus organiz-zerà una campagna di screening gratuito della popolazione per individuare i princi-pali fattori di rischio dell’ictus. Dove? Nelle piazze d’Italia e con la collaborazione del-le farmacie. Come? Verranno controllate in particolare la pressione arteriosa e la fibrillazione atriale a tutte le persone che ne faranno richiesta.

A.L.I.Ce. Italia Onlus è una federazione li-bera e non lucrativa composta da associa-zioni di volontariato regionali, formate da persone colpite da ictus, familiari, medici, personale addetto all’assistenza, riabilita-zione e volontari ed è l’unica, in Italia, a essere impegnata da più di 10 anni nella lotta all’ICTUS CEREBRALE. Individuare e curare i fattori di rischio, ri-conoscere i campanelli d’allarme e inter-venire tempestivamente sono le misure fondamentali capaci di ridurre il numero delle morti e dei pazienti invalidi colpiti da ictus: una malattia evitabile in 2 casi su 3.È possibile sostenere A.L.I.Ce Italia Onlus donando il 5 per mille della dichiarazione dei redditi (www.aliceitalia.org).

Diagnosi e cura della fibrillazione atriale

Doveecomefareprevenzioneper l’ictus e i soggetti che ne sono affetti

hanno un rischio di ictus 5 volte maggiore rispetto ai soggetti sani. Ogni anno circa

3 milioni di persone, nel mondo, sono colpite da ictus causato da fibrillazio

Molte persone affette da fibrillazione Molte persone affette da fibrillazione atriale non presentano sintomi (asin

tomatiche), specialmente quando la fretomatiche), specialmente quando la frequenza cardiaca non è eccessiva. I sintomi quenza cardiaca non è eccessiva. I sintomi più comuni comprendono palpitazioni, più comuni comprendono palpitazioni, vertigini, dolore al torace e affanno. Alcuni vertigini, dolore al torace e affanno. Alcuni

Cos’è lafibrillazione atriale

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Il Consorzio MiaFarmacia, insieme a Teva Italia, Microlife e A.L.ICe Onlus, metterà a disposizione uno spazio dove poter fare il controllo della pressione e della fibrillazione atriale. Inoltre, tutte le persone che ne faran-no richiesta, potranno ricevere consigli mirati per prevenire l’ictus cerebrale. Al-tre informazioni presso la farmacia del Consorzio di riferimento, oppure sul sito www.miafarmaciaitalia.it

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C on o senza l’aiuto del cioccolato, sono moltissime le donne che nei giorni prima delle mestrua-zioni soffrono di irritabilità e va-

riabilità dell’umore. Nervose, stanche o con il morale a terra, queste donne possono es-sere accomunate da un disturbo noto come Sindrome Premestruale. All’umore ballerino e agli aspetti psichici in generale (ansia e talvolta perfino depressione) possono som-marsi stanchezza, tensione mammaria, sen-sazione di gonfiore, cefalea, peggioramento dell’acne, disturbi dell’appetito, aumento di peso, dolori muscolari. Smascherare la Sindrome Premestruale, per la quale al momento non esistono test o esami in grado di identificarla, è però sem-plice: basta osservare se i sintomi sono ciclici e se appaiono e scompaiono sempre nello stesso periodo del ciclo mestruale (che nor-malmente dura 28 giorni). Solitamente i vari disturbi tendono a presentarsi nella seconda metà del ciclo, dopo l’ovulazione intorno al 14-16esimo giorno, e a scomparire con l’ini-zio del flusso mestruale.Tutte le donne che avvertono questi sintomi, in ogni caso, non si devono allarmare: il pro-blema per fortuna si può arginare agendo su diversi fronti.

Come regolarsi a tavolaLa prima strategia da adottare è quella di uno stile di vita più sano e più sereno. Privilegiare cibi ricchi di vitamina B, B1 (tiamina) e B2 (ri-boflavina) come frutta secca, germe di grano, alghe, lievito di birra, fegato e legumi, secon-do una recente ricerca dell’American Journal of Clinical Nutrition aiuta a soffrire meno i sintomi della Sindrome Premestruale.Sempre a tavola, per distendere la musco-latura uterina e combattere i crampi è bene assumere zucchine, banane, patate e fagioli, tutti alimenti ricchi di Potassio. Concedersi un po’ di pasta, pane, riso e cioccolato in più fa sì che l’organismo assuma triptofano, un aminoacido che aiuta la sintesi della seroto-nina, l’ormone del buonumore.Nei giorni critici, infine, meglio limitare il consumo di sale che favorisce la ritenzione di liquidi ed evitare, se possibile, bevande ricche di caffeina (thè, caffè, cocacola) che aumentano l’irritabilità e gli sbalzi d’umore.

Cosa chiedere alla FitoterapiaE se un’alimentazione attenta non dovesse bastare, possono venire in aiuto anche i ri-medi fitoterapici.

Valeriana, Passiflora, Biancospi-no, Iperico e Melissa possono servire ad alleviare tensione, ansia e tendenza alla depressione; Pilosella, Gambo di Ananas e Betulla contro gonfiore e ritenzione di li-quidi; Agnocasto contro tensione, dolore al seno e crampi addominali. Un’integrazione di Magnesio aiuta a ridurre lo stress e a combattere la fatica. Questo minerale migliora infatti l'attività del sistema nervoso, è indispensabile nella contrazione muscolare e aiuta le cellule a lavorare al me-glio, riducendo il senso di astenia.

Quando ricorrere ai FarmaciSe le strategie precedenti non dovessero essere sufficienti, con le adeguate cautele si può ricorrere anche ai Farmaci.Moderatamente si possono utilizzare, con il consiglio del Medico o del Farmacista, anche i farmaci da banco come gli antidolorifici o gli antinfiammatori.Il Medico, infine, solo nei casi più gravi può ritenere necessario l’uso di altri medicinali quali antidepressivi, diuretici e contraccettivi ormonali.

Dott. Angelo AssenzaDirigente Medico - U. O. di Ostetricia e Ginecologia

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Il ciclo mestruale nella vita di una donna è un evento naturale, ma può capitare

spesso di trovarsi impreparate. Chi inaspet-tatamente e senza dolori, chi invece con attesa e sofferenza, tutte le donne prima o poi (solitamente tra gli 11 e i 16 anni) vanno incontro al menarca, ovvero il primo flusso mestruale che rappresenta l’inizio del pe-riodo fertile.

Per convenzione si usa l’inizio delle perdite mestruali per definire l’inizio del ciclo, così il primo giorno di perdite è chiamato "primo giorno del ciclo".Il ciclo mestruale, dunque, comprende una serie di cambiamenti fisiologici che si verificano periodicamente nelle donne (ogni 4 settimane circa) e che portano alla maturazione degli ovociti o cellule ‘uovo’. Quest’evento fisiologico accompagna la donna fino alla menopausa, che avviene so-litamente tra i 40/50 anni e corrisponde alla cessazione delle mestruazioni.Oltre alle ovaie, gli organi che intervengo-no nel ciclo e che agiscono con funzione di ghiandole endocrine sono l’ipotalamo (un’area del cervello) e l’ipofisi (una ghian-dola posta alla base del cervello).L’ipotalamo stimola l’ipofisi alla produzione

di gonadotropine FSH e LH che, a loro volta, hanno un’azione verso le ovaie che vengo-no così spinte alla produzione ciclica degli ormoni sessuali femminili veri e propri: estrogeni e progesterone.

Il ciclo viene diviso in quattro fasi: la me-struazione, la fase follicolare, l’ovulazione e la fase luteinica.

1 Mestruazione: il normale flusso me-struale dura 3-5 giorni, ma può anche durare da 2 a 7 con perdite medie gior-naliere da 35ml (valori normali fra 10 e 80ml). Con esso avviene lo sfaldamento delle cellule endometriali che rivestono la cavità uterina.

2 Fase follicolare: attraverso il rilascio di gonadotropine ipofisarie FSH e LH, nell’ovaio si sviluppa un follicolo che va rapidamente incontro a maturazione e, attraverso la produzione di estrogeni, induce una stimolazione “proliferativa” nell’endometrio, che consiste nella for-mazione di nuove cellule di rivestimento della cavità uterina.

3 Ovulazione: grazie a un aumento repen-tino (picco) di FSH e LH, il follicolo domi-nante matura e scoppia liberando la cellu-la ‘uovo’, che viene catturata dalla tuba ed è pronta per la fecondazione (l’ovulazione interessa le due ovaie in maniera alterna).

4 Fase luteinica: dopo l’ovulazione, il follicolo residuo stimolato dall’LH si tra-sforma in corpo luteo. Questo produce progesterone che induce sull’endometrio una stimolazione “secretiva” che rende le cellule idonee ad accogliere l’uovo even-tualmente fecondato. Se la fecondazione non avviene, il corpo luteo va incontro a involuzione con rapida caduta del proge-sterone. Ciò determina lo sfaldamento delle cellule endometriali e l’arrivo di un nuovo ciclo mestruale.

Circa la genesi della Sindrome Premestruale, la teoria più accreditata è quella ormonale: sarebbe il clima ormonale della fase preme-struale, caratterizzato dalla rapida caduta del progesterone (definito l’ormone angelico) a scatenare l’insieme dei sintomi.Testo raccolto da Chantal Rocca

ma perché compare la sindrome Premestruale? Ecco perché c’è il ciclo

l’importanza del sonno e dell’attività fisica Un altro modo semplice ma efficace per alleviare i sintomi e combattere lo stress è fare del movimento. Una qualsiasi attività fi-sica (dallo sport alla ginnastica, a quelle più rilassanti come lo yoga, il training autogeno o l’ipnosi) aiuta a combattere la tensione e il nervosismo e a liberarsi delle tossine e dalle emozioni negative.Il movimento stimola infatti la produzione di endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello dotate di proprietà analgesiche.L’attività fisica distende anche la muscolatura addominale e allevia i crampi, oltre a con-tribuire al rilassamento generale dell’organi-smo che a sua volta migliora il sonno e il be-nessere fisico e psichico di ciascuna donna.

ginecologia

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I limiti dell’ecograf iaL’ecografia ha invece una scarsa utilità nello studio dell’apparato gastrointestinale (sto-maco, intestino tenue e colon) a causa della costante presenza di gas che impedisce agli ultrasuoni di passare (per lo stesso motivo non si può fare un ecografia ai polmoni) e nello studio del cervello negli adulti in quanto non si riesce a vedere al di sotto delle ossa del cranio.

I vantaggi dell’ecograf iaDopo essersi posizionati distesi su un lettino, il Medico applica il gel ecografico sulla pelle (è incolore, inodore e non macchia) e fa scorrere con una certa pressione la sonda, muovendo-la in varie direzioni sulla parte che interessa esaminare.Gli esami che vengono effettuati mediante una sonda endocavitaria (ecografia prostatica transrettale ed ecografia pelvica transvaginale) possono essere un po’ più fastidiosi, ma si svol-gono generalmente in tempi rapidi e sono ben sopportati dalla maggior parte dei pazienti.Gli esami ecografici non sono invasivi (nes-sun ago o iniezione) e non sono general-mente dolorosi.1) L’ecografia non impiega radiazioni ioniz-

zanti e quindi non è dannosa per il cor-po umano. Per tale motivo l’esame può essere ripetuto anche a breve distanza di tempo.

2) Rispetto alle altre metodiche radiologi-che l’ecografia si svolge in tempo reale e quindi è possibile osservare la funzione di organi in movimento (come il cuore) di muscoli e tendini.

3) L’ecografia può essere impiegata anche per guidare procedure invasive come l’agoaspirato o l’agobiopsia in maniera molto precisa.

Dopo un esame ecografico si può tornare tranquillamente alle proprie attività. La mag-gior parte degli esami ecografici sono assoluta-mente indolore. Al termine dell’esame ecogra-fico, il Medico di solito consegna al paziente il referto scritto con i risultati dell’esame.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

L ecografia è una metodica diagnosti-ca che sfrutta onde sonore chiamate ultrasuoni per ottenere delle immagi-

ni di organi posti all’interno del corpo. Gli ultrasuoni hanno una frequenza molto più alta rispetto alle normali onde sono-re emesse con la voce e non sono udibili dall’orecchio umano.Il principio di funzionamento dell'ecografia si basa su un fenomeno fisico elementare ben noto per la sua semplicità: se trovandosi in una valle in mezzo a montagne si emette un grido verso una parete, alcuni secondi dopo si percepisce l’eco. Ciò è dovuto al fatto che la montagna riflette l’onda sonora e la fa tornare al nostro orecchio che è in grado di percepir-la. L’apparecchio ecografico fa la stessa cosa:

emette una serie di onde sonore ad alta frequenza che quando colpisco-no un organo tornano verso la sonda (quella

che il Medico tiene in mano e fa scorre-re sul corpo durante

l’esame). Il computer

contenuto nell’appa-

recchio eco-grafico è poi in grado di stabilire in che pun-to del corpo è avvenu-ta la riflessione dell’on-da e di trasformare

questo dato in un’immagine anatomica.

Oltre alle normali immagini bidimensionali (ossia su due piani come le figure di un libro) con i moderni ecografi si possono ottenere an-che immagini tridimensionali e informazioni sulla vascolarizzazione di organi ed eventuali lesioni mediante il color e power doppler.

Come è fatto un ecografoGli ecografi sono costituiti da una console che contiene un computer e l’elettronica, un monitor e una o più sonde che vengono a contatto con il paziente e sono collegate all’unità centrale mediante un cavo. La son-da invia gli ultrasuoni all’interno del corpo e rileva gli echi che ritornano dopo aver “rim-balzato” contro gli organi. L’immagine che si forma sul monitor rappre-senta una piccola sezione della porzione di corpo su cui in quel momento è appoggiata la sonda (è come se si potesse guardare di fronte una fettina di salame senza doverlo ta-gliare con il coltello). Le immagini vengono poi riprodotte su carta o pellicola mediante una stampante collegata al computer dell’ecografo. Per poter far scorrere la sonda sulla pelle e per impedire che gli ultrasuoni rimbalzino control-lo l’aria che si interpone tra la sonda e la pelle si usa un gel che viene applicato sulla pelle prima di iniziare l’esame.

Cosa studia l’ecograf iaMediante un esame ecografico si possono esaminare la maggior parte degli organi inter-ni al corpo umano, come ad esempio:il cuore e i grossi vasi, il fegato, la colecisti, la milza, il pancreas, i reni, la vescica, l’utero e le ovaie, la tiroide e le paratiroidi, i testicoli ed il pene, i tendini, i muscoli e le articolazioni.

Con il color doppler si possono studiare anche i vasi per verificare la presenza di:• alterazioni del flusso del sangue• restringimento dei vasi• tumori e malformazioni congenite

Ecograf icoL’esame Ecografo portatile

Ecografo moderno “fisso”

diagnostica

Prof. Mauro Stegagno Specialista in Medicina Interna e CardiologiaDocente presso la Facoltà di Scienze Motorie Università di BolognaMedico di Famiglia (Bologna)[email protected] - www.medamika.com

emette una serie di onde sonore ad alta frequenza che quando colpiscono un organo tornano verso la sonda (quella

che il Medico tiene in mano e fa scorrere sul corpo durante

l’esame). Il computer

recchio ecografico è poi in grado di stabilire in che punto del corpo è avvenuta la riflessione dell’onda e di trasformare

questo dato in un’immagine anatomica.

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Con il termine “ernia” in genera-le si definisce la fuoriuscita di un viscere, o di una sua parte, dalla cavità naturale all’interno della quale è posto. Bisogna sapere che la parete addominale è for-mata da una solida impalcatura muscolare che, con la propria azione, trattiene e protegge gli organi contenuti nell’addome stesso: se questa funzione viene a mancare, per esempio a causa di un piccolo cedimento, la pres-sione intraddominale tende a far uscire i visceri attraverso il punto di minor resistenza. (fig. 1)

Che cos’è un’erniainguinale

medicina

L’ernia inguinaleè una delle patologie più frequenti al mon-do e colpisce prevalen-temente gli uomini, che ne soffrono da 7 a 10 volte di più rispet-to alle donne.

L’intervento chirurgico più eseguito al mon-do, infatti, è proprio la riparazione di un’ernia inguinale, a testimonianza del fatto che si tratta di una patologia estre-

mamente comune, la cui terapia è soltanto chirurgica. In Italia, in partico-lare, vengono eseguiti circa 100.000 inter-venti ogni anno.

Erniainguinale:Erniainguinale:

Dott. Andrea FavaraSpecialista Chirurgia Apparato Digerente ed Endoscopia Chirurgica

Dirigente Medico I livello Chirurgia Generale laparoscopica e minivasivaAzienda Ospedaliera S.Anna

Ospedale S. Antonio Abate Cantù (Co)www.andreafavara.it

la terapia è solo chirurgica

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medicina

In questo modo si viene a for-mare un piccolo foro attraverso il quale fuoriesce un tratto di visce-re, più o meno grande. Con par-ticolare riferimento all’ernia ingui-nale, i visceri più comunemente interessati sono le anse intestinali ileali o l’omento, che escono per-correndo una struttura anatomica detta “canale inguinale”. Esistono in effetti altri tipi di ernie, che ven-gono definiti in base alla sede di comparsa (ombelicale, crurale, epigastrica) ma quella inguinale è comunque la più diffusa, rappre-sentando circa l’80% dei casi.

La ragione per cui compare un’er-nia non è del tutto chiara, ma si ipotizza che il progressivo cam-biamento della postura durante l’evoluzione dell’uomo - fino alla stazione eretta - abbia creato una condizione di aumento della pressione nei quadranti addomi-nali inferiori. A questa, si devono associare fattori predisponenti e determinanti quali: la debolezza congenita dei tessuti, l’età avan-zata, la gravidanza, l’obesità, la familiarità, la stipsi. La malattia, come detto, colpisce più frequentemente il sesso ma-schile ad ogni età: una diversità legata a differenze anatomiche relative al canale inguinale che, nell’uomo, viene attraversato da vasi e nervi diretti al testicolo lo-calizzato sullo stesso lato dell’er-nia, risultando perciò molto più vulnerabile rispetto a quello femminile.

Spesso, inoltre, l’ernia è presente fin dalla nascita, nel qual caso si parla di ernia congenita.

Nella maggior parte dei casi, la dia-gnosi è relativamente semplice: il paziente stesso nota la comparsa di una tumefazione intermittente nella regione inguinale, che si ac-centua in posizione eretta e tende a scomparire in posizione supina; a volte questa tumefazione è as-sociata a senso di peso, bruciore e dolore intermittente. In rari casi (paziente obeso, ernia piccola, precedenti cicatrici chirur-giche) la sintomatologia può pre-cedere il quadro obiettivo classico e la diagnosi può essere facilitata dall’utilizzo di tecniche diagnosti-che quali l’Ecografia, la Risonanza Magnetica o la Tac.Confermata la diagnosi, è im-portante sapere che l’ernia non guarisce mai in assenza di terapia e che le cosiddette terapie non chirurgiche (utilizzo di mutande elastiche o cinto erniario) sono inutili e inefficaci, da considerare solo in quei rari casi nei quali il rischio operatorio sia elevato, per varie ragioni, controindicando l’intervento chirurgico.

L’intervento chirurgico è quindi indicato per risolvere la sintoma-tologia, ma soprattutto per preve-nire le complicanze che possono costituire un problema serio.In particolare, l’incarceramento o lo strozzamento, complicanze relativamente frequenti e poco prevedibili che rendono impos-sibile riposizionare spontanea-mente o manualmente il con-tenuto erniario in addome, con conseguente sofferenza dei tes-suti contenuti, tale da richiedere

sempre un intervento chirurgico d’urgenza con possibili ulteriori complicanze anche severe quali, ad esempio, la peritonite da le-sioni di anse intestinali.Attualmente, il gold standard nel trattamento di un’ernia inguinale è la riparazione mediante protesi dedicata, secondo varie tecniche, in anestesia locale e in day sur-gery, ovvero senza la necessità di pernottare in ospedale. (fig. 2)Questo intervento è indolore, presenta una grande efficacia in termini di recidive (la ricompar-sa dell’ernia avviene in meno dell’1% dei casi), bassa incidenza di complicanze (rarissimamente severe) e modesto impegno per il paziente dopo l’intervento (è sufficiente un breve periodo di riposo, dopo il quale si possono riprendere tutte le precedenti attività senza particolari proble-mi). Tuttavia, non tutti i pazienti possono venire trattati così e in certi casi può rendersi indicato il ricorso all’anestesia generale o ad anestesie cosiddette “loco re-gionali”, dove si resta comunque svegli e coscienti, ma la sensibilità al dolore viene eliminata nelle re-gioni inferiori del corpo. La degenza ospedaliera, infine, può essere indicata in alcuni casi: pazienti anziani o affetti da pato-logie concomitanti, situazioni so-cio familiari particolari, residenza troppo lontano dalla sede dell’in-tervento, esecuzione contempora-nea di altre procedure chirurgiche per guarire patologie coesistenti.

Da alcuni anni esiste la possibi-lità di eseguire la riparazione di un’ernia inguinale con la tecnica laparoscopica mediante via di ac-cesso intra o extraperitoneale.Questi interventi chirurgici meno invasivi richiedono però una cur-va di apprendimento, un’aneste-sia generale, e sono gravati in rari casi da potenziali complicanze se-vere che solitamente non si verifi-cano con l’intervento tradizionale. Sono indicate, quindi, in situazio-ni particolari, quali la presenza di un’ernia bilaterale o recidiva dopo terapia chirurgica, associata ad altre patologie trattabili per via laparoscopica; il vantaggio nella terapia dell’ernia monolaterale non recidiva appare invece poco significativo per il Paziente.

Come abbiamo visto, la debolez-za della parete addominale è la causa che più predispone e favo-risce l’erniazione. Questa debo-lezza potrebbe essere influenzata dalla mancanza di esercizio fisico, rendendo quindi quest’ultimo utilissimo a livello di prevenzio-ne. Se è presente una debolezza congenita, anche eventi acciden-tali come stitichezza, sforzo fisico intenso, gravidanza, colpo di tos-se o addirittura un semplice star-nuto possono essere scatenanti, così pure come il sovrappeso o un marcato dimagrimento.

Concludiamo raccomandando, in presenza di ernia inguinale, di sot-toporsi a valutazione chirurgica in modo da ridurre quanto più pos-sibile il numero di Pazienti che, in caso di complicanza, necessitano di un intervento urgente.Testo raccolto da Marina Dall’Olio

Come avvienela diagnosi

La terapia“chirurgica”

Le tecnichemeno invasive

Predisposizionee prevenzionePerché si forma

Fig. 1

Fig. 2

NUOVO

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news

4343

prevenzione

TuMore aL senoviva la prevenzione

Prof. Domenico Francesco RivelliOncologo - Presidente della sezione LILT di Bologna

Il carcinoma della mammella è una patologia che ogni anno colpisce - in Italia - circa 35.000 donne e causa oltre 10.000 de-cessi. Diagnosi precoce e mi-glioramento delle terapie hanno già portato risultati positivi, ma molto resta da fare perché ogni donna sia informata in modo corretto su questa grave pato-logia. Infatti, non tutte sanno che occorre prestare attenzione a qualsiasi segnale di cambia-mento del normale aspetto del seno, per scoprire la malattia nella fase iniziale che, in gene-re, non provoca dolore. La dia-gnosi precoce è fondamentale perché più piccolo è il tumore, più elevata sarà la possibilità di guarigione completa. Pertanto, dinanzi a qualsiasi dubbio, la donna deve affrontare subito il problema con il Medico di fami-glia; quest’ultimo le spiegherà quali sono gli esami più impor-tanti da fare (es. mammografia, ecografia, ago aspirato e altri) e le consiglierà di sottoporsi a una visita senologica.

Il Servizio Sanitario Nazionale (anche se non ancora in tutte le Regioni) offre alle donne tra i 45 e 69 anni l’esecuzione della mammografia gratuita ogni due anni, ma poiché il tumore colpi-sce anche in altre fasce d’età, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT), oltre a raccoman-dare vivamente di aderire all’in-

vito del SSN, offre la più ampia disponibilità per una capillare sensibilizzazione delle donne a partire dai 20 anni.

La LILT è l’unico Ente Pubblico su base associativa impegnato nella lotta contro i tumori che, da 86 anni, opera senza fini di lucro su tutto il territorio nazionale. Collabora con Stato, Regioni, Province, Comuni e altri enti e organismi operanti in campo on-cologico. Attraverso 103 Sezioni provinciali, 20 Comitati regionali, 800 Delegazioni comunali e 350 Ambulatori la LILT offre un ser-vizio capillare e prezioso nella lotta contro il cancro. La Sezione di Bologna, ad esempio, promuove progetti di counselling oncologico, soste-gno psicologico ai malati di tu-more e ai familiari; sorveglianza oncologica attraverso visite di diagnosi precoce, educazio-ne nelle scuole e gruppi per la dissuasione dal fumo. (Tel. 051 4399148 mail: [email protected])

Ottobre è il “mese rosa” dedica-to alla prevenzione del tumore al seno. Per sensibilizzare le donne alla diagnosi precoce, la LILT anche quest’anno organizzerà diverse iniziative.

L’obiettivo della campagna “NA-STRO ROSA” è quello di informa-re le donne giovani, con età infe-riore ai 45 anni, sull’incidenza del tumore al seno nella loro fascia

Il Consorzio MiaFarmacia, in collaborazione con la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tu-mori) e con Lady Presteril Po-cket, sostiene la campagna di prevenzione del tumore al seno.

insieme alle Donne

la lega italiana per la lottacontro i Tumori

la campagna“NASTRO ROSA”

di età perché, in Italia, ogni anno vengono diagnosticati circa 8000 casi di tumore al seno proprio in donne con età inferiore ai 45 anni. Altre info www.nastrorosa.it

Come? Nei mesi di Settembre e Ottobre 2011, se acquisti (in una farmacia del Consorzio) un prodotto della linea Lady Preste-ril Pocket, 20 centesimi saranno devoluti all’Associazione LILT.

UN NUOVO SITO DEDICATO AI DANNI INDOTTI DALLA CANNABISÉ online il sito cannabis.dronet.org intera-mente dedicato alla cannabis e ai danni che questa sostanza provoca alla salute, promos-so dal Dipartimento Politiche Antidroga del-la Presidenza del Consiglio (la cui delega è affidata al senatore Carlo Giovanardi). Il sito nasce come progetto parallelo alla pubbli-cazione del volume “Cannabis e danni alla salute” e si articola in diverse sezioni di facile consultazione, tutte completate da una ricca bibliografia di riferimento. Sono 13 le sezio-ni che entrano nei dettagli dell'argomento, pur mantenendo il ruolo divulgativo dell'in-formazione, a partire dalla descrizione del

L’UNIONE EUrOPEA CONTrO I fArMACI CONTrAffATTI L'Unione europea ha adottato una direttiva per evitare che medicinali falsificati possano entrare nella catena di distribuzione legale. Il progetto di legge, già approvato dal Parlamen-to europeo lo scorso febbraio, ha finalmente avuto il via libera dai rappresentanti degli Stati membri. Ora i Paesi dell'Ue hanno 18 mesi di tempo per trasporre le norma comunitaria nel

17 SETTEMBrE 2011 - PrIMA GIOrNATA DELL’INfOrMAZIONE SUI TUMOrI DELLA TESTA E DEL COLLORespirare, mangiare e parlare: tre azioni semplicissime e vitali che rischiano di essere compromesse dall’insorgere di un tumore del distretto cervico-facciale, uno tra i tumori più sottostimati e sconosciuti, la cui incidenza sta aumentando notevolmente soprattutto tra le donne. Per aumentare la conoscenza e con-tribuire a una maggiore attenzione ai fattori di rischio e alle azioni di prevenzione, il prossimo 17 settembre si celebrerà la prima Giornata dell’informazione sui tumori della testa e del collo, promossa dalla FIALPO (Federazio-ne Italiana delle Associazioni di Larengecto-mizzati e Pazienti Oncologici) con il sostegno incondizionato della Fondazione Cesare Sero-no. Con il messaggio “Usa la testa”, si intende

processo di maturazione cerebrale che viene compromesso dall'uso di cannabis soprattut-to nell'età adolescenziale, a quella che de-scrive le caratteristiche generali della sostan-za per arrivare a una rassegna dei danni che il consumo di cannabis provoca nell'uomo. Una sezione poi è dedicata ai nuovi “canna-binoidi” di origine sintetica e ai casi di intos-sicazione acuta osservati nei consumatori; un'altra invece agli studi sull'impiego medico dei cannabinoidi. Infine, gli aspetti normativi sulla detenzione e il consumo di cannabis. Completano il sito, la videogallery e una lista di link utili di approfondimento. (Altre info tel. 045.8622235 Fax 045.8622239 [email protected])

loro ordinamento nazionale. La direttiva inten-de aggredire il fenomeno delle medicine ta-roccate, in allarmante aumento; si tratta di un ''killer silenzioso'' che nel mondo dà vita a un mercato stimato tra i 55 e i 160 miliardi di euro, dietro al quale si nasconde la criminalità orga-nizzata. La nuova legge Ue impedirà l'ingresso di farmaci contraffatti nella filiera farmaceutica legale grazie a un sistema di rintracciabilità del medicinale lungo tutta la catena di distribu-

sottolineare la necessità di una maggior consa-pevolezza e conoscenza per evitare le conse-guenze devastanti di un tumore spesso legato a stili di vita scorretti, come l’abuso di alcool e fumo, la cattiva alimentazione e l’eccessiva esposizione al sole. Inoltre, le ricerche più re-centi hanno individuato nello Human Papillo-ma Virus (HPV) un nuovo fattore di rischio.Durante la “prima Giornata dell’informazio-ne sui tumori della testa e del collo”, a Roma e a Milano saranno allestiti due stand pres-so i quali medici specialisti forniranno spie-gazioni e chiariranno i dubbi dei cittadini. Inoltre, presso i centri aderenti alla FIALPO sarà distribuito materiale informativo relativo ai segnali di allarme, fattori di rischio, azioni di prevenzione e importanza della diagnosi precoce nei tumori della testa e del collo. Per maggiori informazioni: www.fialpo.it

zione. Codice di identificazione e imballaggio consentiranno di assicurare che la confezione del farmaco non è stata manomessa dalla sua uscita dalla fabbrica. Il testo di legge fa inol-tre chiarezza, ponendo precise regole, sulle vendite dei farmaci attraverso internet. Oggi più della metà delle vendite online riguar-derebbe medicine contraffatte. Dal 2005 a oggi, i sequestri di medicinali contraffatti sono aumentati del 400%. (fonte sanitanews.it)

Aspetti tossicologici, neuropsichici, medici, sociali e linee di indirizzo per la prevenzione e il trattamento

CANNABISE D A N N I A L L A S A L U T E

A cura di

Giovanni SerpelloniMarco DianaMaurizio GommaClaudia Rimondo

In collaborazione con

UNITED NATIONSOffice on Drugs and Crime (UNODC)

SINTESI

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INFLUENZASTAGIONALESTAGIONALEe vaccino Dott. Alberto Maldarelli

della Farmacia De Pisis (Bologna)

Il tradizionale vaccino antinfluen-zale preparato col virus intero ucciso è stato abbandonato per la tollerabilità poco soddisfacen-te ed è stato sostituito da vaccini a virus inattivato e disgregato (split) o a virus inattivato e ridot-to alle sole proteine di superficie H e N (sub-unità). Questi prodotti sono risultati meglio tollerati, anche se la puri-ficazione ha inciso negativamen-te sul potere immunogeno del vaccino. Il vaccino inattivato può essere formulato anche con l’ag-giunta di un adiuvante (MF59, liposomi) che serve ad ampli-ficare la risposta anticorpale dell’uomo al vaccino e permette di impiegare una minor quantità di materiale virale. Infine è importante ricordare che già dallo scorso anno in commercio è disponibile un vaccino che può essere som-

ministrato per via intradermica. L’immunogenicità del vaccino antinfluenzale intradermico risul-ta aumentata grazie all’utilizzo del sistema di microiniezione che permette di ottenere questo risultato in modo estremamente più naturale e non necessita di un incremento della dose antigenica né dell’uso di un adiuvante vacci-nale. Il tutto senza perdere nulla in termini di efficacia, sicurezza e tollerabilità rispetto alle formule finora esistenti. Data l’elevata variabilità dei cep-pi virali influenzali, è necessario adattare ogni anno i ceppi virali contenuti nel vaccino con quelli che si presume caratterizzino la stagione influenzale in corso. Per la prossima stagione epide-mica, come indicato dall'Orga-nizzazione Mondiale della Sa-nità, la vaccinazione stagionale offrirà una protezione contro i seguenti tre ceppi virali:- A/California/7/2009 (H1N1) - A/Perth/16/2009 (H3N2) - B/Brisbane/60/2008

La composizione dei vaccini antinfluenzali viene aggiornata di anno in anno. In presenza di un buona corrispondenza fra la composizione del vaccino e i virus influenzali circolanti, l’effi-cacia stimata è variabile dal 70 al 90% in adulti sani; tra il 60-70% nei bambini e ragazzi fino a 16 anni e negli anziani che vivono

Linfluenza è una malattia provocata da virus (del genere Orthomixovi-

rus) che infettano le vie aeree (naso, gola e polmoni). È molto contagiosa, perché si trasmette facilmente attraverso goccioline di muco e di saliva, anche sem-plicemente parlando vicino a un’altra persona. L’influenza costituisce un impor-tante problema di Sanità Pubblica a causa della ubiquità, contagio-sità e variabilità antigenica dei virus influenzali, dell’esistenza di serbatoi animali e delle possibili gravi complicanze. Frequente motivo di consultazione medica e di ricovero ospedaliero e prin-cipale causa di assenza dal lavoro

e da scuola, è ancora oggi la terza causa di morte in Italia per pato-logia infettiva, preceduta solo da AIDS e Tubercolosi. A ciò va ag-giunto che i sintomi dell’influen-za sono simili a quelli di molte altre malattie; pertanto il termine “influenza” viene spesso impro-priamente attribuito ad affezioni delle prime vie aeree, di natura sia batterica che virale; ciò por-ta a due risultati contrastanti: da una parte viene minimizza-to il ruolo dell’influenza come causa di morbosità e mortalità e, dall’altra, si hanno aumen-tati costi assistenziali e ricoveri impropri per il trattamento e l’ospedalizzazione di soggetti con malattie simili all’influenza.

In Italia, l’andamento stagionale delle Sindromi simili all’Influen-za è rilevato attraverso la rete di medici sentinella (Influnet). Alla base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la marcata ten-denza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambia-menti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dall’immu-nità presente nella popolazione, con esperienza pregressa di infe-zione; ciò spiega perché l’influen-za può ripetutamente colpire la popolazione e causare ricorrenti epidemie la cui unica prevenzio-ne resta la profilassi vaccinale. Per questa ragione la vaccinazione va ripetuta annualmente.

Il vaccino antinfluenzale non deve essere mai somministrato per via endovenosa. I vaccini in forma di sospensione liquida o quelli ricostituiti prima dell’uso vanno agitati bene per garantire l’uniformità della soluzione da iniettare. La sede preferenziale per l’iniezione intramuscolare/somministrazione intradermica è la faccia antero-laterale della co-scia per i bambini fino a 12 anni e il muscolo deltoide (parte alta della spalla) per i soggetti di età superiore. Il vaccino va conserva-to a temperature comprese fra i 2° e gli 8 °C, al riparo dalla luce e non deve essere congelato.

Il vaccino antinfluenzale non deve essere somministrato a: lattanti al di sotto dei sei mesi

(per mancanza di studi clini-ci controllati che dimostrino l’innocuità del vaccino in tali fasce d’età)

soggetti che abbiano mani-festato reazioni di tipo ana-filattico a una precedente vaccinazione o a uno dei suoi componenti.

Una malattia acuta di media o grave entità, con o senza febbre, costituisce una controindicazio-ne temporanea alla vaccinazio-ne, che va rimandata a guarigio-ne avvenuta.

in comunità dal 23 al 75%, nel ridurre la mortalità. Se si consi-derano gli anziani che vivono in strutture di lungo-degenza, la stime di efficacia nel ridurre i decessi è del 23-79%. Le finalità della vaccinazione sono duplici: protezione individuale: la

vaccinazione induce una ri-sposta immunitaria che pro-tegge il soggetto dalla malattia.

Ciò è particolarmente impor-tante per i soggetti per i quali le complicanze dell’influenza sarebbero particolarmente gravi (ad esempio, soggetti con oltre 65 anni e soggetti affetti da particolari malattie)

protezione della collettività: la vaccinazione (riducendo il numero di ammalati) riduce la diffusione del virus agli altri componenti della collettività

e limita la circolazione interu-mana dei virus.

Pertanto, gli obiettivi della cam-pagna vaccinale contro l’influen-za sono: riduzione del rischio indivi-

duale di malattia, ospeda-lizzazione e morte dovute alle epidemie stagionali

riduzione dei costi sociali connessi con morbosità e mortalità.

prevenzione prevenzione

Modalità di somministrazionee conservazione

Perchèvaccinare

Come sonoformulatii vaccini

Prevenzione: igiene e protezione individualeLa trasmissione interumana del virus dell’influenza si può verificare per via aerea attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo, una buona igiene delle mani e del-le secrezioni respiratorie può giocare un ruolo importante nel limitare la diffusione dell’influenza. Recentemente il CDC Europeo (European Centre for Disease Prevention and Control) ha valutato le evidenze sulle misure di protezione e ha raccomandato le seguenti azioni:

Come sopra riportato un gesto semplice, ed economico, come il la-varsi spesso le mani, in particolare dopo essersi soffiati il naso o aver tossito o starnutito, costituisce un rimedio utile per ridurre la diffu-sione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi. Sebbene tale gesto sia sottovalutato, esso rappresenta sicuramente l’intervento preventivo di prima scelta, ed è pratica riconosciuta, dall’Organizza-zione Mondiale della Sanità, tra le più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali.

lavaggio delle mani (in assenza di acqua è consigliato l’uso di gel alcolici) buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani) isolamento volontario a casa delle persone con malattie

respiratorie febbrili specie in fase iniziale uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologie

influenzali, quando si trovano in ambienti sanitari (es. ospedali).

1)

2)

3)

4)

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Cominciamo dall’inizio: è vero che Lei era la beniamina del-le suore dove i suoi genitori l’avevano mandata a studiare? Non so se ero la beniamina di qualcuno, ma ho ricordi molto belli di quegli anni. Devo mol-to affetto a quelle suore che mi hanno permesso di vivere un’esperienza completa, umana e religiosa insieme. Quindi lei aveva condiviso la decisione dei suoi genitori? No, nella maniera più assoluta. Più tardi ho capito che nella vita non sempre abbiamo ragione quando non siamo d’accordo. Quella scuola, che io non volevo frequentare, si è rivelata la scelta migliore che i miei potessero fare.

Oggi che rapporto ha con la famiglia e con sua sorella Ve-ronica? Molto buono anche se non ci si vede spesso come vorremmo, come succede in molte altre fa-miglie, perché ognuno ha la pro-pria vita, l’importante è volersi davvero bene. Due domande su quel passa-to istituzionale che l’ha resa celebre: cosa le manca di quel periodo?Non mi manca niente, credo di aver dato tutto quello che potevo dare per quel ruolo così difficile, cioè la mia intelligenza, le mie forze, tutto il mio tempo, sicura-mente ho fatto degli errori come a volte succede quando si è molto

giovani, ma so anche di aver servi-to le Istituzioni, e questo mi onora. Una volta per tutte è disposta a chiarire quali sono i privilegi, se possiamo usare questo termine, di cui gode un ex Presidente del-la Camera, concluso l’incarico?Posso rassicurare tutti che pochi mesi dopo cessato l’incarico non ho più avuto la scorta e neppure l’auto blu con l’autista, come er-roneamente molti giornali han-no scritto.Dopo la politica è arrivata la TV. Oggi se si creassero le condizioni giuste, su quale argomento imposterebbe un nuovo programma? Vorrei parlare di giovani, di Eu-ropa, di lavoro. È una cosa che

vado dicendo da tempo, ma pare non interessi proprio ai dirigenti di nessuna emittente perché non c’è nulla in Tv che affronti questi temi. Io mi arrab-bio quando vedo i giovani pigri, senza interessi e penso che tutti noi dovremmo puntare di più sui giovani cercando di dare loro anche degli stimoli, perché non basta educarli, vestirli bene, cer-care di farli crescere nei migliori dei modi, se poi non gli diamo opportunità concrete, di autono-mia, quindi di lavoro. Su questo tema si potrebbe fare una tra-smissione di informazione e di servizio molto interessante.Ci vuole parlare della Onlus a cui ha dato vita?

intervista a...

IreneLa forza di guardare al futuro

Irene Pivetti, milanese di nascita, nel 1994 si laurea in Lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore e, a soli 31 anni, è eletta Presidente della Camera dei deputati; viene poi espulsa dalla Lega Nord perché contraria alla secessione e fonda allora un proprio movimento politico (Italia Federale), infine abbandona la politica per altre mete. Infatti diventa giornalista professionista e consulente editoriale, nonché conduttrice di varie trasmissioni televisive di successo (su La7 e Mediaset) e imprenditrice. Mamma di due ragazzi adolescenti, artefice di grandi cambiamenti, sia dal punto di vista estetico che interiore, è sempre disponibile per nuove esperienze professionali. Ma oggi di che cosa si occupa esattamente? Del suo passato politico e dei progetti in cui crede di più ne abbiamo parlato in una piacevole e garbata conversazione.

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perché non mi è possibile farla all’aria aperta come vorrei. Quel-lo che mi aiuta a scaricare la ten-sione nervosa è la fatica fisica. Se faccio un’oretta di esercizi anche semplici, ma ripetitivi ed energici tanto da fare una bella sudata, mi basta per recuperare sicuramen-te dal punto di vista fisico. Dal punto di vista mentale, invece, mi piace essere una persona con i piedi per terra perché lo stress vero, la difficoltà di vivere forse è altrove. Noi dobbiamo solo dire grazie al Padre eterno per come stiamo, per quello che abbiamo perché basta aprire la finestra di casa per capire che siamo l’élite dell’umanità su questo pianeta. Quindi ok, i problemi ci sono, per carità, ma vanno affrontati come parte della vita senza esa-gerare con le lamentele e dando il giusto valore a tutte le cose, al-trimenti si perde di vista la realtà.A tavola, si fa condizionare dal peso ideale?Non proprio, quello che mi preme di più è che il cibo sia sano, cosa sempre più difficile, e poi controllo anche il peso, ma più in funzione della salute che dell’estetica.Ma lei ama cucinare o preferi-sce delegare? Come cuoca in verità non sono brava, ma non mi dispiace cuci-nare, è un modo per voler bene e occuparmi della mia famiglia. In merito alla sua salute e a quel-la dei suoi figli è apprensiva?No assolutamente né per me, né per gli altri. Certo che se uno ha un problema l’aiuto a risolverlo. Faccio prevenzione mangiando in modo equilibrato, con l’attività fi-sica e insegnando queste cose an-che ai miei figli. Ho pure smesso di fumare tredici anni fa anche se mi piaceva parecchio. Il problema è che non esistono ancora sigaret-te senza catrame e altre schifezze, quindi per ora non si può fumare.

Certamente, Learn To Be Free (www.ltbf.it) è una fondazione a finalità sociale. L’obiettivo è quello di creare opportunità di lavoro e di studio per persone in difficoltà dal punto di vista eco-nomico e sociale, con particolare attenzione ai giovani, alle donne e a quelle persone che per varie ragioni sono rimaste fuori dal mondo del lavoro. Come operate in concreto?Aiutando chi è alla ricerca di un lavoro a individuare e sviluppare le proprie potenzialità in relazio-ne con le possibilità reali esistenti sul mercato, procurandogli anche la formazione necessaria. Quindi, dare un’opportunità di lavoro e di vita migliore a chi ne ha realmen-te bisogno, rivolgendoci diretta-mente al mondo delle imprese, cioè a chi il lavoro lo crea. LTBF è una onlus unica nel suo genere perché è una risorsa an-che per le imprese in quanto le aiuta ad affrontare un progetto di sviluppo, individuando le ne-cessarie partnership sia dal punto di vista industriale che finanziario e istituzionale. L’obiettivo finale però resta quello di creare posti di lavoro per le persone in difficoltà.Le attività più recenti...All’inizio di giugno, in occasione del Festival del Fitness che si è te-nuto a Roma, abbiamo sostenuto

alcuni progetti in ambito sportivo perché sono convinta che lo sport sia un vero e proprio volano di sviluppo e aggregazione sociale, perfettamente in linea con la mis-sion di LTBF di creare opportunità di sviluppo socio-economico. Ad esempio, con progetti per le don-ne, come Boxe in Action, nato per rafforzare l’autostima e le capaci-tà di autodifesa, o per i bambini, come Dal Dojo alla famiglia, che promuove l'uso del karate per affrontare la disabilità evolutiva, per bambini affetti da autismo o deficit di attenzione e iperattività. Sono attività di microimpresa che fanno dello sport un vero e mo-tore di crescita per ogni individuo.Altro progetto che LTBF pro-muove in ambito sportivo è la traversata dell’Adriatico a nuoto, prevista per settembre prossimo. Massimo Voltolina, campione di triathlon e record man della tra-versata della Manica partirà da Otranto in Puglia fino all’Albania. Un evento il cui valore va ben al di là del mero significato sporti-vo, perché finalizzato a sostenere diversi progetti umanitari concre-ti, che sottolineino l’amicizia tra i popoli del Mediterraneo.Tanti impegni e poco tempo per sé: come combatte lo stress?Quando posso faccio ginnastica con i pesi e il vogatore, in casa,

Si è mai curata con le medicine complementari? Vere è proprie cure no, però ho fiducia nelle erbe. Per esempio al tempo dell'allattamento mi sono state di aiuto. I famosi ri-medi della nonna anche quando c’è una lieve influenza meritano di essere rispolverati. Ovvio che se ho una malattia importante prendo quello che mi prescrive il medico, compreso gli antibioti-ci, ma il mal di testa aspetto che passi senza prendere nulla.Con i suoi figli che tipo di ma-dre è? Questo bisognerebbe chiederlo a loro... Io cerco di educare alla libertà, che detto così sembra una cosa facile, invece è mol-to difficile insegnare a gestire la libertà: quindi poche regole precise da rispettare e soprat-tutto da capire. Già da piccoli gli concedevo molta libertà, faccio un esempio banale, gli aprivo l’armadio e gli lasciavo scegliere i vestiti da soli perché potessero esprimere il loro gusto e la loro personalità, alla fine i colori dei vestiti non erano molto azzecca-ti, ma loro erano contenti. Un pregio e un difetto del suo carattere?In poche parole posso dirle che sono sicuramente testarda e a volte irascibile, ma sono affidabile e leale. Non ho una doppia per-sonalità e chi mi conosce sa che non sono capace di retropensie-ro. Diciamo che non riservo brutte sorprese, almeno secondo me!Ha rimpianti per un’occasione non colta, un obiettivo mancato? Ho senz'altro mancato tanti obiet-tivi, ma non ho rimpianti, quello che non è stato, non è stato per-ché non poteva esserci. E tutto quello che c'è davanti è sempre una nuova opportunità. L'ultimo treno che passa è solo quello che decidiamo di prendere, la vita ri-serva sempre cose nuove.

intervista a...

Irene Pivetti presenta il Festival delle Identità, ideato e promosso dall’as-sociazione LTBF Onlus di cui è presidente, che quest’anno si è svolto tra Roma, Parma e Berceto (www.festivaldelleidentita.it).

Intervista di Marina Dall'Olio

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PrUrITO INTENSO,COSA fArE?

Allo Specialista che collabora con la Vostra redazione vorrei sottoporre il quesito che segue. Da alcuni giorni ho prurito in tutto corpo (alle gambe, alle braccia e anche all’addome) senza alcuna comparsa di lesioni cutanee tipo rossore o pomfi. E' la prima volta che accuso questa sintomatologia in tante parti del corpo contemporaneamente. Preciso che non soffro di allergie (almeno non conosciute) e che in casa non ho animali domestici. Il medico di base mi ha consigliato un antistaminico (abastina), ma io sono rimasta perplessa perché mi aspettavo un’indagine più mirata per trovare la causa. è corretto l’approccio iniziale del medico? Antonia R. (MI)

L'acne è una patologia con cause multiple. L'orientamento principale della Dermatologia però è nel negare un legame diretto tra dieta e acne, anche se vi sono recenti e interessanti studi che suggerirebbero una possibile influen-za negativa di un'alimentazione fortemente sbilanciata verso l'assunzione di zuccheri sem-plici e latticini. Si pensa in definitiva che le riac-censioni del quadro acneico osservabili dopo "scorpacciate vietate" siano più collegabili ai sensi di colpa ingenerati dalla consapevolezza di aver mangiato un alimento “acneigeno” che dal cibo vero e proprio.

Risponde il Dott. Jan SchroederOspedale Niguarda Ca' GrandaSpecialista in Allergologia e Immunologia Clinica

Risponde il Dott. Gianpiero GriselliSpecialista in Dermatologia e Venereologiawww.dermoonline.com

Risponde il Dott. Salvatore VaccaroAmbulatorio Dietetico dell’Arcispedale Santa Maria Nuova - Reggio Emilia

QUANDO PUO’ ESSErE UTILE IL LIEVITO DI BIrrA

Parlando con alcune colleghe ho scoperto che sono abituate ad assumere del lievito di birra, in bustine o in capsule, per rafforzare le difese immunitarie: almeno questa è la loro convinzione... Poiché non conosco le proprietà del lievito di birra vorrei sapere per quali carenze è veramente indicato. Assumerlo tutti i giorni, poi, può dare origine a delle controindicazioni? Grazie per le informazioni che vorrà aggiungere. Anita (Bologna)

I contenuti che MiaFarmacia Magazine propone sono solo a scopo informativo e in nessun caso possono costituire la prescrizione di un trattamento o sostituire la visita specialistica o il rapporto diretto con il proprio Medico curante. Pertanto i Medici che collaborano a Mia Farmacia Magazine rispondono ai lettori al solo scopo di approfondire una tematica. Tutti i quesiti inviati all'[email protected] una risposta e, a discrezione della redazione, alcuni saranno pubblicati sulla rivista.

• favorire l'attività delle ghiandole surrenali (B5) • favorire una normale produzione di globuli

rossi (B2, B5, B9) • favorire la salute della pelle, delle mucose e

degli annessi cutanei (B1, B2, B3, B6, B9) • coadiuvare il lavoro del fegato (B1, B2, B6,

B9) ad espletare azione depurativa.Essendo anche una buona fonte di sali minerali (potassio, calcio, fosforo, zinco, cromo, ferro e selenio) è consigliato agli sportivi per riequili-brare le perdite saline dovute alla sudorazione copiosa durante l'esercizio fisico. Nei vegetaria-ni, costituisce una pratica e completa integra-zione proteica che evita squilibri nutrizionali (specie per la vitamina B12).Il lievito di birra si trova in commercio in diver-se forme, ma solo quello secco riveste un ruolo come integratore alimentare. Qualsiasi integrato-re alimentare andrebbe assunto solo dopo aver-ne discusso con il proprio Medico di famiglia (o con uno specialista in Scienza dell’Alimentazio-ne), evitando le auto-integrazioni poiché spesso esse non hanno nessun razionale d’essere e possono essere persino dannose. L’assunzione giornaliera non sembra essere nociva, comun-que è opportuno non superare la dose giornalie-ra di 30 grammi al giorno ed evitare l’assunzione di preparati contenenti altri lieviti (diversi dal Saccharomices Cerevisae) e/o di lieviti freschi di panificazione poiché questi gonfiano e sono scarsamente ricchi di principi nutritivi. Controin-dicazioni all’assunzione del lievito di birra: pos-sibile interferenza con farmaci antidepressivi e narcotici; iperuricemia (nella digestione del lievi-to si formano delle purine, che si trasformano in acido urico); allergie o intolleranze ai lieviti; gravi deficit immunitari; affezioni da Candida albicans.

Gent.mo Dottore vorrei sapere se il legame tra dieta e acne è dimostrato, oppure sono solo supposizioni. Soffro di acne - per fortuna in forma lieve - ma mia madre non vorrebbe che mangiassi cioccolato, insaccati, fritture e soprattutto dolci perché teme che possano peggiorare la situazione. C’è un fondamento nella sua tesi? Daniele (Ferrara)

Il Lievito di Birra, costituito da colonie del fungo di Saccharomices Cerevisae, possiede un no-tevole valore nutrizionale grazie alla combina-zione di varie sostanze nutritive che si trovano in forma perfettamente assimilabili (aminoacidi essenziali, sali minerali e vitamine).In particolare, esso costituisce un’ottima fonte di vitamine del gruppo B, le quali conferiscono diverse proprietà e ne consigliano l’impiego in varie condizioni per: • migliorare le prestazioni sportive (vitamine

B1, B2, B3, B6) • migliorare gli stati di denutrizione e magrez-

ze costituzionali (vitamine B2 e B5) • stimolare le difese immunitarie (vitamine B2,

B5, B6)• favorire la salute del canale gastrointestinale

(B1, B2, B3)

ACNE E DIETA

Cara Lettrice,il prurito, in assenza di lesioni cutanee come orticaria, è un sintomo alquanto vago e diffuso, e può avere molte cause. Tra queste ci sono la secchezza cutanea, la sudorazione (da vasodila-tazione), il dermografismo, parassiti intestinali, malattie metaboliche e infine lo stress psicologi-co. L'approccio del suo medico potrebbe essere giustificato per tentare prima la strada della cura del sintomo e successivamente, in caso di persi-stenza, la ricerca di un'eventuale causa specifica.

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