MAGAZINE DI CULTURA, SOCIETÀ, TURISMO DEL MEDIO … · È mai possibile che non si possa dare alla...

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costo € 1 | COPIA OMAGGIO CODROIPO | ANNO XXXV - N. 9 | NOVEMBRE 2017 MAGAZINE DI CULTURA, SOCIETÀ, TURISMO DEL MEDIO FRIULI Venti di guerra - di Angelo Petri Tutti servi della gleba - di Pietro Pittaro Il Criminologo - di Franco Altan PAESE IL

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costo € 1 | COPIA OMAGGIO CODROIPO | ANNO XXXV - N. 9 | NOVEMBRE 2017

M A G A Z I N E D I C U L T U R A , S O C I E TÀ , T U R I S M O D E L M E D I O F R I U L I

Ve n t i d i g u e r r a - d i A n g e l o P e t r i

T u t t i s e r v i d e l l a g l e b a - d i P i e t r o P i t t a r o

I l C r i m i n o l o g o - d i F r a n c o A l t a n

PAESEIL

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SOMMARIO

Il Paese - Registrazione Tribunale di Udine n. 19/1983Periodico - Anno XXXV - n. 9 - Novembre 2017

SEDE LEGALE & DIREZIONE: Piazza Garibaldi, 65 - Codroipo (UD)

DIRETTORE RESPONSABILE: Elena del Giudice

REDAZIONE: Bruno Del Pozzo, Angelo Petri

EDITORE: Graphica scarl

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GRAFICA, IMPAGINAZIONE e STAMPA: Tipografia Moro Andrea s.r.l. - Tolmezzo (UD)

CONCESSIONARIA PER LA PUBBLICITÀ: Lotus Flowers s.r.l. - 331 7385025

magazine

7 - Codroipo: i marciapiedi

19- Conflitto e violenza

14 - Ius Soli

5 editoriale

6 società

9 opinioni

16 il Criminologo

18 cultura

21 storie codroipesi

23 eventi & turismo

29 sport

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5PAESEIL

VENTI DI GUERRAdi Angelo Petri

Mai, da quando è cessata la se-conda guerra mondiale, salvo i mis-sili russi a Cuba del 62, il mondo è stato così vicino ad un’altra guerra come ora. In verità, di conflitti ce ne sono stati e ce ne sono ancora pa-recchi, ma limitati ad alcune zone da sempre instabili politicamente e socialmente.

Attualmente si combatte l’Isis che, pur moribondo, ha scatenato i suoi terroristi in una assurda lotta contro l’Occidente. Ma tutti questi conflitti, non fanno abbastanza paura, per-ché si combattono in forma tradi-zionale e tutti contro uno, anziché tutti contro tutti.

Sembra impossibile, ma il mondo non può stare in pace.

Nascono in continuazione capi politici e dittatori pazzoidi, che con assurde motivazioni di carattere po-litico, economico o religioso, con la massima incoscienza e senza minimamente curarsi delle conse-guenze, attuano politiche aggres-sive e provocatorie, solo per mania di grandezza o per far vedere che esistono.

È il caso del dittatore comunista Kim Jong–un, che con i suoi espe-rimenti atomici e missilistici e con la sua lucida follia, sta minaccian-do il mondo, in particolare Corea del Sud, Giappone e USA. Il Presi-dente americano, si trova in un vico-lo cieco. Pur essendo nelle condizio-

ni di cancellare in brevissimo tempo dalla faccia della terra il regime di Piyong Yang, ha le mani legate. Sen-za il consenso di Cina e Russia non può muovere un dito, per il fatto che la Cina non permetterà mai un con-flitto alle porte di casa sua, magari a suon di atomiche e la Russia, anche lei confinante con la Corea del Nord, nega qualsiasi consenso a Trump, in considerazione dei pessimi rapporti che intercorrono tra i due Paesi, a causa delle sanzioni per l’Ucraina e della guerra fredda in atto. Anche i Coreani del Sud, non sono propen-si ad una guerra che potrebbe fare milioni di morti, dato che la mega-lopoli Seul è troppo vicina al confine per non esserne coinvolta.

Dunque, Trump non può fare la guerra, ma per non perdere la faccia, non può nemmeno stare zitto sulle continue provocazioni, per cui si sfoga urlando tutta la sua indignazione, con l’esibizione di muscoli, minacce e smorfie da duro che fanno più ridere che pau-ra. Ma non riesce ad ottenere nulla, vista anche la preoccupante inca-pacità di abbattere i missili coreani, che contro ogni convenzione, sorvo-lano il Giappone. Gli resta solamen-te la strada della pazienza e della diplomazia. Le grandi potenze (Cina e Russia), nonostante le esecrazioni di facciata, per il momento stanno a guardare, mentre le grandi “impo-

tenze” (Europa e ONU), non sanno che pesci pigliare, a parte le sanzio-ni che non sono mai servite a piega-ne nessuno. Una risposta unilaterale e violenta degli USA, provocherebbe inevitabilmente l’intervento di Cina e Russia, che finora hanno protetto, sostenuto e incoraggiato il pazzoide coreano, in chiave antiamericana, senza rendersi conto abbastanza della sua pericolosità. Anche loro avrebbero la capacità di neutraliz-zarlo, ma la patata bollente la la-sciano a Trump.

A parte la mina medio-orientale, sempre pronta ad esplodere, se i tre Grandi, non si metteranno d’accordo per far saltare insieme il tappo nord coreano, con una guerra preventiva, il dittatore dalla faccia da porcellino, la pettinatura da ananas e la mente da pazzo criminale, con l’incoscien-za dei folli, potrebbe senza timore, scatenare una guerra atomica ed un coinvolgimento generale sarebbe inevitabile. Basterebbe una mossa falsa ed il mondo crollerebbe. Dio non voglia. I contraccolpi sarebbero terrificanti.

Speriamo prevalga il buon senso e nessuno abbia il coraggio di pre-mere il bottone per primo, perché se dovesse veramente scoppiare la terza guerra mondiale, come di-ceva Einstein, “la quarta verrebbe poi combattuta con gli archi e le frecce”.

editoriale

6 PAESEIL società

VILLA BALLICOTransenne e lavori a per evitare altri crolli

Le parti pericolanti di villa Ballico sono state messe in sicurezza.

Il Comune, infatti, ha provveduto ad abbattere la porzione ancora in bilico dell’edificio adibito a magazzi-no e a cantina e a transennare l’area. Si volevano evitare danni e pericoli da ulteriori crolli dopo quello av-venuto tempo fa, quando a essere caduti in via Zorutti erano stati il tetto e una parte della muratura. Fortunatamente nessuno era rima-sto coinvolto. Anche se solo per po-chi secondi. Visto che una corriera stava per immettersi sulla strada e, come hanno riferito anche altri re-sidenti, altri autoveicoli erano pas-sati di lì solo alcuni minuti prima.

È stato così necessario, per ga-rantire la massima sicurezza alle persone che quotidianamente vi transitano, intervenire asportando poi i detriti e le travi in legno dalla strada.

Villa Ballico, dunque, continua a restare sotto il costante controllo da parte dei tecnici del Comune attraverso una serie di sopralluoghi e il monitoraggio dell’immobile. Un patrimonio che rischia di non esse-re più utilizzato. Un pezzo di sto-ria del capoluogo del Medio Friuli abbandonato ormai da 25 anni, a poca distanza dal centro.

Secondo una prima stima, per si-stemare villa Ballico ci vorrebbero

almeno tre milioni di euro. Come reperirli in un pe-riodo di crisi e di difficol-tà per le amministrazioni pubbliche? In un primo tempo la giunta Marchetti aveva deciso di metterla in vendita e un paio di anni fa c’era stato anche un in-teressamento da parte di alcuni imprenditori che però era rimasto tale.

Nulla si era concretizza-to.

Poi la decisione di con-siderarla non più come un bene da alienare, ma da valorizzare.

È questa la grande sfida dell’amministrazione Mar-chetti?

C’è un sogno, che è quello di farla diventare la sede di un centro cultu-rale dove ospitare eventi, mostre, perché no concer-ti sfruttando anche il parco di oltre 1.600 metri quadrati. Un intervento che potrebbe diventare strategico anche per un più ampio rilancio del capoluogo del Medio Friuli.

Intanto, però, la realtà parla di crolli, di abbandono, di incuria. Il muro di recinzione danneggiato il 10 agosto da un albero che, a cau-sa delle forti raffiche di vento che

avevano sferzato Codroipo e l’intero Friuli è caduto sopra distruggendo-ne un’ampia porzione sul lato di via Ermacora, resta ancora lì, dietro le transenne.

Insomma, ci si mette al lavoro.Per un progetto, per cercare di re-

perire i fondi necessari, per tentare di ridare vita a un edificio che al-trimenti rischia di essere perso per sempre. (v.z.)

7PAESEILsocietà

CODROIPO I marciapiedi

Anche in centro, si distinguono per esse-re infestati dalle erbacce.

È mai possibile che non si possa dare alla nostra cittadina, un aspetto decente, sia per chi ci vive, che per chi viene da fuori? Non vorremmo che la prossima pri-mavera, anziché avere i balconi fioriti, di fiorito avessimo i marciapiedi.

Sul servizio pulizia strade c’è qualcosa che non funziona e la prova (sarà la cadu-ta delle foglie?) è che, negli anni passati, non è stata per nulla soddisfacente.

LA MAMMOGRAFIA

9PAESEIL

TUTTI SERVI DELLA GLEBAdi Pietro Pittaro

Nei secoli delle Monarchie la so-cietà era fondata sulla struttura a pi-ramide della nobiltà. In testa c’era il Re, quindi i nobili: c’erano i Duchi, i Marchesi, i Conti, i Baroni ecc.

Questi signorotti erano proprietari di tutto: terreni, case, attività agrico-le, artigianali, industriali.

I servi non erano pagati, ma veni-vano remunerati con un piatto di fa-gioli, con vino avariato, con qualche pollo o coniglio nei casi straordinari…

Poi venivano vestiti con gli abiti vecchi dei padroni. In compenso di tutto ciò a fine anno avevano sem-pre i conti in rosso.

C’erano guerre tra nobili o tra re-ali al fine di conquistare territori e acquisire potere e grandezza. Cam-biati i tempi, eliminate le Monarchie e i nobili, nacquero le piccole pro-prietà. Anche alcune grandi. Ma ar-rivarono anche le dittature che con-tinuarono in peggio quanto fecero le Monarchie.

In sintesi le Monarchie e i nobili tenevano tutti allo stato di servi del-la gleba. Poi arrivate le dittature fe-cero ancora peggio.

Ma tutti allo stato di servi della gleba.

Oggi è cambiato ancora tutto, ma sempre con quattro Paperoni che manovrano l’economia mondiale rendendo tutti ancor oggi a servi della gleba.

Mi spiego, perché capisco che non

è facile comprendere. I furbi di oggi, potremo chiamarli con qualsiasi aggettivo ne-gativo che vorrete dare voi amici lettori.

Questa gente superscal-tra si è detta: perché cerca-re di fare i proprietari di tut-to? Impossessiamoci dell’e-conomia, della finanza, di quanto prodotto da chi lavora. Noi ci prendiamo il totale controllo della commercializ-zazione. Ci appropriamo della tota-lità dei clienti, sottraendoli ai piccoli, medi, grandi produttori e noi con-quistiamo la totalità del mercato. In tal modo chi produce può vendere solo e esclusivamente a noi. Al prez-zo che decidiamo noi.

In poche decine di anni, complice la globalizzazione tutto è andato a buon fine.

Chi domina il mondo economico oggi? Chi produce o chi commercia-lizza? Certo chi vende: prima vende e poi compra.

Così, grande industria, grande di-stribuzione, banche, assicurazioni, telefonia e informatizzazione, tra-sporti, burocrazia e politici ai loro or-dini, son diventati i veri padroni del mondo, sotto la parvenza di libertà, democrazia, rispetto, dedizione al popolo bue.

La classe media, di tutte le attività, è sparita.

La spina dorsale dei popoli, ossia di coloro che lavoravano in silenzio e in silenzio pagavano le tasse è qua-si del tutto sparita. Servono i servi e basta.

Capito quindi che cos’è la globa-lizzazione?

Capito perché son spalancate le porte agli africani e dintorni?

Chiaro come il sole.Due categorie nel mondo: i padro-

ni delle ricchezze del globo e i servi della gleba. Uno per milione, straric-co. Gli altri servi.

Ma non è finita. Vi siete accorti della beffa finale?Ti assumono a lavorare. Ti PRE-

STANO un migliaio di euro o dollari al mese. Tu sei obbligato a RENDER-LI a fine mese per la tua spesa, per sopravvivere e ingrassare ancor di più i nuovi padroni.

Purtroppo questa è la globalizza-zione, questi sono i nuovi padroni.

E noi? Servi della gleba.

opinioni

10 PAESEIL opinioni

SEDEGLIANO - SCUOLA DELL’INFANZIAL’Amministrazione comunale attuale mette tutti davanti al fatto compiuto

La notizia dell’intenzione dell’attua-le Giunta e Maggioranza del Comune di Sedegliano di trasformare la Scuo-la dell’Infanzia “Don Antonio Sbaiz” da scuola paritaria a scuola statale, ha suscitato una reazione negativa e di disappunto da parte del Gruppo di Minoranza “Progredire nell’autonomia e Lega Nord”. Ma l’intenzione si è ve-locemente trasformata in azione con-creta all’insaputa delle parti coinvolte, mettendole praticamente davanti al fatto compiuto o lasciandole ancora all’oscuro.

Infatti, solo a fine settembre è stata convocata la commissione consiliare Servizi Sociali, Sanità, Istruzione e Cul-tura, presieduta da Martina Mattiussi, per discutere sulla situazione della lo-cale scuola dell’Infanzia. Nel corso della commissione il Sindaco Donati e l’as-sessore Sonia Rigo hanno informato i componenti la stessa circa la volontà dell’Amministrazione di richiedere il passaggio dall’istituto da paritario a statale.

Le motivazioni riportate da Sindaco e assessore circa le difficoltà da parte di alcune famiglie di pagare la retta, la presunta mancanza di un corretto sostegno per i bambini con eventuali handicap e le presunte criticità di bi-lancio della scuola stessa, non sono state supportate da dati certi che i consiglieri di minoranza Giacomuzzi e Trevisan hanno invece richiesto insi-stentemente, in quanto affrontare un argomento così serio necessita di una valutazione di diversi aspetti.

L’assessore Rigo, membro tra l’altro anche del Consiglio di Amministrazio-ne della scuola, si è impegnata a for-nire i dati richiesti prima di prendere qualsiasi decisone; invece a pochi gior-ni di distanza, la giunta comunale ha proceduto, senza tener conto delle os-servazioni mosse in commissione dai rappresentati della minoranza. Infatti è stata approvata una delibera per l’in-serimento scuola dell’infanzia paritaria “Don Antonio Sbaiz” nel dimensiona-mento regionale, attraverso la quale si avvia il percorso di trasformazione della scuola da paritaria a statale, mettendo praticamente tutte le parti coinvolte davanti al fatto compiuto.

La minoranza rileva che, né il presi-dente del Consiglio di Amministrazio-ne della scuola né i componenti lo stes-so, né le famiglie, né il Consiglio Comu-nale, né la comunità intera sono stati informati al riguardo. Addirittura, in oc-casione della consueta assemblea ge-nerale di inizio anno tenutasi presso la stessa Scuola dell’Infanzia alla presenza del Consiglio di Amministrazione, del-le insegnanti e dei genitori, il Sindaco intervenuto non ha accennato nulla al riguardo. Forse volutamente?

La decisione presa, sottolinea la mi-noranza, è incoerente con l’intenzione che il Sindaco Donati, l’assessore Rigo e il loro gruppo indicavano nel proprio programma elettorale di “sostenere la Scuola dell’Infanzia nelle sue attività e nell’attuale assetto”.

Ancora una volta le promesse fatte si sono rilevate inattendibili.

La Scuola dell’Infanzia in questione è stata fondata 105 anni fa garantendo la formazione educativa di moltissime generazioni di bambini, sia con perso-nale religioso che laico. Negli anni poi, attraverso una convenzione, a seguito della chiusura delle altre strutture ana-loghe nelle frazioni, il funzionamento della Scuola è stato garantito dal soste-gno costante delle varie amministra-zioni comunali succedutesi nel tempo, fino ad arrivare all’attuale contributo annuale di 45.000€ e da numerosi in-vestimenti dedicati a messa in sicurez-za ed ampliamento dei locali.

Dal punto di vista didattico inoltre l’istituto paritario Sbaiz rappresenta un’eccellenza per la comunità sede-glianese e non solo, con 4 sezioni e cir-ca 90 iscritti.

Molti i percorsi didattici innovativi avviati negli anni, non ultimo quello in corso di svolgimento, incentrato su na-tura, famiglia e comunità che al centro pone la vita all’aria aperta, l’attività nel giardino didattico recentemente realiz-zato e l’incontro con le realtà paesane.

Un fiore all’occhiello che deve essere salvaguardato, preservando il manteni-mento di elevati standard di qualità di-dattica e gestionali che l’attuale forma paritaria garantisce.

Spinosa anche la questione del per-sonale: verrà licenziato? Chi sosterrà il relativo costo?

Questi e altri quesiti sono inseriti in un’interpellanza dedicata che la mino-ranza ha presentato al Sindaco e alla sua maggioranza.

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NON RASSEGNAMOCI ALLA PAURAdi Magdi Cristiano Allam

Il primo obiettivo degli attenta-ti terroristici islamici non è militare ma psicologico: puntano anzitutto alla nostra morte interiore, alla no-stra rinuncia a combattere in casa nostra e alla nostra sottomissione. Per questo l’idea che dovremmo abituarci a convivere con la paura fa il loro gioco...

A New York la sfilata in masche-ra per la festa di origini celtiche di Halloween si è svolta ugualmente nonostante la strage perpetrata da un terrorista islamico. Si è svolta ma presidiata da agenti armati in assetto di guerra. Il Governatore di New York Andrew Cuomo ha così spiegato la decisione: “New York è un obiettivo per tutti coloro che sono contro la libertà e la demo-crazia. Andremo avanti più forti di prima. Se decidessimo di cambiare

qualcosa nella nostra vita vorrebbe dire che avrebbero vinto loro e noi avremmo perso”.

Ma siamo sicuri che noi avrem-mo vinto sfilando in maschera nelle strade blindate presidiate da agenti con il mitra spianato? O non è già una vittoria dei terroristi islamici co-stringerci a vivere in città blindate?

Cari amici, dobbiamo essere con-sapevoli che l’obiettivo degli atten-tati terroristici islamici non è mili-tare ma psicologico. Uccidono il maggior numero possibile di “ne-mici dell’islam” per inculcare in ciascuno di noi la paura.

Non potranno mai eliminarci fisi-camente perché noi siamo militar-mente più forti. Ma potranno scon-figgerci quando la paura prenderà a tal punto il sopravvento che subi-remo le loro atrocità senza reagire,

finendo per sottometterci all’islam senza combattere.

Più che alla nostra morte fisica il terrorismo islamico punta alla no-stra morte interiore. Ecco perché è sbagliata l’idea che dovremmo abituarci a convivere con la paura del terrorismo islamico, auto-con-vincendoci che non avrebbe nulla a che fare con l’islam e con la speran-za che un giorno prevalga un “islam moderato”.

Dobbiamo invece combattere per sconfiggere il terrorismo islamico, così come dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio umano di prendere atto che l’islam è incom-patibile con la nostra civiltà.

Solo così potremo riscattare il no-stro inalienabile diritto ad essere pienamente noi stessi dentro casa nostra.

opinioni

13PAESEIL

ARLECCHINO SERVODI DUE PADRONIBeniamino Frappa è il quarto presidente dell’era Marchetti. La sua missione consiste nel non passare alla storia come l’ultimo presidente…

Beniamino Frappa si insedia all’ASP, quale quarto presidente nel VI anno dell’era Marchetti. Succede a D’Antoni che, pubblicamente, racconta la frottola di essersi dimesso per “troppa politica”, sebbene ad ogni angolo di strada piagnucoli di essere “stato fatto fuori da Marchetti e non difeso a suf-ficienza da Riccardo”. (Ora si consola riscuotendo la “poco politica” indennità da consigliere alla corte del “nuovo corso”, per altro a lui ostile).

Novello Saturno che divora i suoi figli, il nostro Fabio, trascinato da un’ap-parentemente inspiegabile violenza e da un oscuro bisogno di autodistru-

zione, cannibalizza, uno dopo l’altro, gli stessi uomini di fidu-cia che ha creato presidenti: prima Giuseppe Liani, colpe-vole di essere stato troppo poco maschio nel perseguire la distruzione del nemico; successivamente Thierry Snaidero,

divenuto persino imbarazzante per aver preso troppo alla let-tera le consegne ricevute; infine Andrea D’Antoni, reo soltanto

di essersi trovato, inetto e inerme, tra l’incudine del Brik e il mar-tello di Fabio, quando sotterranea ,senza esclusione di colpi, infuriava

la tempesta tuttora in atto tra i due. Ora è il turno di Beniamino Frappa: per non fare la fine dei predecessori

dovrà dimostrare di sapersi destreggiare con maggior abilità dell’Arlecchino di goldoniana memoria: servo di due padroni.

Comincia bene, ringraziando, dalle colonne del giornale, in particolare la direttrice generale (che ha affiancato ciascuno dei predecessori e l’intero percorso dell’ASP dalle stelle alle stalle).

Comunque vada, anche in considerazione delle disastrose evidenze di bilancio,auguriamo sinceramente a Beniamino di non passare alla storia come l’ultimo presidente dell’ASP “D. Moro”.

M.B.

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opinioni

SCRASULES &

SCRASULADORS

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IL REFERENDUM SULLO IUS SOLIdi Piero Bolaffio

L’idea è stata di Walter Veltroni, ma Marco Minniti, dovendosi far perdonare di aver bloccato la rotta libica affidando ai capitribù ed alle milizie locali il compito di fermare i migranti con ogni mezzo possibile, l’ha subito adottata.

L’idea è di far approvare subito lo Ius soli facendo asse con il Mo-vimento Cinque Stelle i cui voti, al Senato, andrebbero a colmare più che abbondantemente le defezioni degli alfaniani e dei verdiniani.

L’accordo con i grillini, secondo il disegno dei promotori dell’iniziativa, non avrebbe il significato di un’alle-anza destinata ad avere una qual-che prospettiva strategica. Sarebbe strettamente legato alla sola legge sulla cittadinanza. E non potrebbe essere riproposto in alcun caso nel futuro vista l’indisponibilità dei Cin-que Stelle di stringere accordi con altre forze politiche e la necessità del Partito Democratico di porsi come alternativa al populismo gril-lino e leghista nella prossima cam-pagna elettorale.

Ma la legge sullo Ius soli non è la legge elettorale che interessa solo chi si vuole candidare per il Parla-mento della nuova legislatura.

È un tema che colpisce l’attenzio-ne dell’intera società italiana e, per questa sua incontestabile particola-rità, non può rimanere privo di con-

seguenze politiche generali. Pun-tare ad approvare lo Ius soli prima della legge di stabilità sollecitando i Cinque Stelle a colmare i vuoti di alfaniani e verdiniani significa dare vita a una sorta di referendum sur-rettizio destinato a celebrarsi al mo-mento delle elezioni politiche.

Può essere che i grillini accettino di votare con il Pd mettendosi al fianco di Minniti in cerca di perdo-no, dei cattolici fondamentalisti che fanno lo sciopero della fame per dare la cittadinanza ai migranti e del Papa che da Santa Marta ispira e guida l’operazione.

Ma se anche la legge passasse, quale sarebbe la reazione di quel-la maggioranza degli italiani che, a stare ai sondaggi, è nettamente contraria a un provvedimento de-stinato comunque a incentivare l’in-

gresso di masse crescenti di profu-ghi nel nostro Paese?

Incasserebbe senza reazione il colpo di mano Pd-Cinque Stelle o si preparerebbe a prendersi una so-nora rivincita in occasione del voto della primavera?

opinioni

15PAESEIL

CROLLA ANCORA IL PREZZO DEI CEREALIAziende agricole friulane in ginocchio

Sembrano tragici i primi risulta-ti derivanti dalla raccolta del mais; ancora un anno difficile per le col-ture cerealicole che hanno dovuto sopportare diversi fenomeni clima-tici che hanno in parte rovinato il quantitativo totale prodotto.

“Stiamo toccando il fondo, se non l’abbiamo già toccato; e pensare che negli anni ’90 il mais era il no-stro oro giallo” - questo il commen-to di Valentino Targato presidente della Copagri Regionale del Friuli Venezia Giulia.

100 mila ettari, a tanto ammon-tava la superfice coltivata a mais, coltura che garantiva un reddito stabile alle aziende agricole e alle loro famiglie e un piccolo tesoretto a chi aveva un terreno lasciato dai genitori in eredità e lo lavorava solo part time.

Nel giro di 20 anni c’è stato il pri-mo crollo dei prezzi in particolare nel 2008-2009 dovuto in parte alla crisi economica, in parte a un calo della domanda, in parte al proces-so di liberalizzazione che ha co-stretto il nostro Friuli a fronteggiare arrivi massicci di prodotto da stati dell’Est Europa; a tutto questo va aggiunta la sempre più forte inter-dipendenza delle produzioni cerea-licole con le quotazioni del petrolio.

Si arriva quindi al 2017, anno del-lo storico sorpasso della soia come superfice coltivata rispetto al mais, il quale è sceso a 50 mila ettari. “Sono passati 30 anni e nessuno si è preoccupato di far qualcosa per il mondo dei cereali. Ora ci ritro-viamo col mais che non produce reddito, perché farlo conforme agli standard imposti dal protocollo

sanitario costa troppo rispetto a importarlo da Ungheria e Ucraina, e con la soia che non fa quantità (30% del raccolto perso quest’anno causa cimici) perché non è stata mai studiata in profondità come le piantagioni di granoturco. Il cam-biamento climatico è sotto gli oc-chi di tutti e niente di nuovo da parte del legislatore sul fronte dei fitosanitari” - precisa Targato

“Soluzioni? Noi di Copagri sa-premmo cosa fare. Va immediata-mente istituito un tavolo di lavoro dove si parli di futuro e ci siano aziende agricole e Amministratori. Senza colture remunerative le no-stre campagne saranno abbando-nate dalle aziende agricole e dalle nostre famiglie. Vogliamo ridare fi-ducia e prosperità al mondo agri-colo Friulano” - conclude Targato.

opinioni

16 PAESEIL

LA STRAGE AL FESTIVAL COUNTRY DI LAS VEGAS

di Franco Altanscrittore, criminalista

www.francescoaltan.it

Stephen Paddock, il “tranquillo” e benestante pensionato di 64 anni che, lo scorso 1° ottobre, a Las Vegas, nel Nevada ha ucciso più di 50 per-sone e ne ha ferite oltre cinquecen-to, prima di suicidarsi, ha riacceso i riflettori mediatici sull’ennesimo tra-gico fenomeno denominato “mass shooting”, classificato dall’FBI come mass murder (omicidio di massa), e che invece, nel nostro codice pena-le, è inquadrato come strage.

Nella suite dell’albergo, ubicata al 32º piano, dalla quale Paddock ha sparato, la polizia ha rinvenuto 23 armi da fuoco (pistole e fucili), tra cui due fucili semiautomatici, modi-ficati per sparare a raffica, sistemati su treppiedi alla finestra, e centinaia di munizioni. A seguito della perqui-sizione, effettuata nella sua casa di Mesquite (130 chilometri dal luogo della strage), i detectives hanno tro-vato altre 19 armi da fuoco e miglia-ia di munizioni ed esplosovi; mentre nella sua auto erano stati rinvenuti diversi chilogrammi di nitrato d’am-monio, impiegato per la realizzazio-ne di esplosivi.

Secondo una fonte (truenumbers.it e GVA), negli Stati Uniti, sarebbero più di mille i morti dovuti alle stra-gi con armi da fuoco commesse negli ultimi cinque anni, “sparando nel mucchio”. Solamente nel 2015 i mass shootings sono stati 355 in 220 diverse città americane; più di uno al giorno, e hanno causato la morte di 462 persone nonché il ferimento di 1314 (I dati su stragi e armi negli

Stati Uniti, Il Post, 3.12.2015; DATA-BLOG, I mass shooting negli Stati Uniti, www.corriere.it, 9.12.2015).

Secondo il manuale dell’FBI sulla classificazione e investigazione dei crimini violenti (Crime Classification Manual, J. Douglas, Ann W. Burgess, Allen G. Burgess, R.K.Ressler, edi-zione italiana a cura di M. Picozzi, Centro Scientifico Editore), “i mass murderer (assassini di massa), uc-cidono quattro o più vittime nello stesso luogo e momento”, con un’e-splosione “di violenza, premeditata o improvvisa, scaricata su vittime casuali”. Generalmente, questi as-sassini, sono affetti da una psicosi: la schizofrenia paranoide, responsa-bile delle allucinazioni, degli atteg-giamenti sospettosi e delle manie di persecuzione di cui sono affetti. Si tratta di soggetti che si sentono irragionevolmente perseguitati, di-sprezzati e circondati da nemici. Nei loro deliri di onnipotenza, anelano di trasformarsi da vittime in carne-fici e coltivano la vendetta in modo eclatante: con armi potenti, molto

offensive, e con il maggior numero di vittime possibile. La frase che ren-de al meglio l’idea del loro chiodo fisso è “Muoia Sansone con tutti i Fi-listei”. Non sono compulsivi come i serial killer e spesso, dopo la strage, si suicidano o fanno in modo di farsi uccidere dalle forze di polizia.

Infine c’è il fattore addestramento e pianificazione e, a proposito, vorrei ricordare le parole di “Frank”, sedi-cente portavoce dei mass murder americani, intervistato nel 1990 dal giornalista americano Adam Parfrey. «Gli ingredienti di un buon massa-cro sono i seguenti: buone pistole, una grande quantità di munizioni potenti, una buona tecnica di tiro, l’elemento a sorpresa nell’attacco, l’impossibilità per le vittime di scap-pare, la scelta di una zona poco di-fesa…». E concluse affermando che «Una strage di successo richiede dedizione sforzo, pianificazione e determinazione» (tratto da Box - La Guida Dei Mass Murder, di Chiara Camerani, direttore del CEPIC e do-cente universitario).

18 PAESEIL cultura

L’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO Può esprimere il consenso alle terapie mediche?

di Avv. Anna Fabbro - [email protected]

L’amministratore di sostegno è fi-gura prevista normativamente, con la finalità di assistere la persona che, per effetto di una infermità ovvero di una menomazione fisica o psichi-ca, si trova nella impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvede-re ai propri interessi.

Viene nominato dal giudice tute-lare. Tuttavia la disciplina normativa non circoscrive in modo chiaro e inequivocabile l’ambito dei poteri conferiti all’amministratore di soste-gno. Il tema più spinoso è il potere o meno di esprimere il consenso alle terapie mediche in luogo dell’am-ministrato.

Sul punto la giurisprudenza si è variamente pronunciata talora am-mettendo il consenso per interpo-sta persona alla terapia medica sal-vavita (T. Modena 15.9.2004; T. Roma 19.3.2004); talatra negando questa possibilità sul presupposto che la persona priva di discernimento non possa beneficiare dell’amministra-zione di sostegno ma debba essere interdetta, giacché il consenso a ri-cevere simili trattamenti può essere manifestato in sua vece solamente dal tutore (T. Asti 10.5.2012).

Tuttavia, pur nella diversità del-le posizioni espresse, occorre tener conto che la designazione dell’am-ministratore di sostegno può essere

compiuta dallo stesso interessato in previsione della propria eventuale futura incapacità. Tale designazione anticipata non ha la mera funzione della scelta del soggetto cui, ove si presenti la necessità, deve rivolger-si il provvedimento di nomina del giudice tutelare, ma ha anche la fi-nalità di poter indicare delle diretti-ve, quando si è nella pienezza delle proprie facoltà cognitive e volitive, sulle decisioni sanitarie o terapeuti-che da far assumere all’amministra-tore di sostegno designato, al fine di far rispettare l’esercizio di diritti fondamentali, quali quello all’auto-determinazione nelle scelte sanita-rie (art. 32 Cost.) e al rispetto delle proprie convinzioni religiose (art. 19 Cost.).

In quest’ottica, una recente pro-nuncia della Corte di Cassazione (n. 14158/17) ritiene presupposto ineludibile, per il conseguimento di questo obiettivo, che le direttive te-rapeutiche siano espresse in modo chiaro e inequivoco documental-mente, indicando nel dettaglio le terapie e i trattamenti da accettare e rifiutare in virtù, ad esempio, del-la fede religiosa specificamente ri-chiamata nella dichiarazione. A ciò si aggiunga che il principio dell’au-todeterminazione individuale è ri-conosciuto diffusamente anche a

livello internazionale ad esempio dagli artt. 8 e 9 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, che tutelano rispettivamente il diritto al rispetto della vita privata e fami-liare e la libertà di pensiero, di co-scienza e di religione; e dagli artt. 5 e 9 della Convenzione di Oviedo sui diritti umani e la biomedicina (recepita in Italia con L. n. 145 del 2001), principi in forza dei quali l’in-tervento in campo sanitario può es-sere effettuato solo sul presupposto del consenso libero e informato del paziente e tenendo in considerazio-ne i desideri dallo stesso, preceden-temente espressi, qualora si trovi in stato di incapacità.

La situazione giuridica in questio-ne assume quindi il rango di dirit-to personalissimo che la Suprema Corte riconosce, seppure incidental-mente, intervenendo su questioni di carattere processuale, come ogget-to di esercizio anche per interposta persona.

19PAESEILcultura

DOV’È IL CONFINE TRA CONFLITTO E VIOLENZA? di dott.ssa Maria Antonietta Canestrino, Mediatrice familiare - [email protected]

Nella lingua italiana il termine conflitto si trova inserito in contesti differenti: uno è quello che lo vede associato a situazioni di natura violenta come scontro fisico, con-flitto a fuoco, conflitto bellico, e l’al-tro riferito ad una situazione emo-tiva: un comportamento attinente alla vita di relazione (conflittualità di coppia, conflittualità sul posto di lavoro, conflitto sociale). Questo fa intuire come il tema della conflit-tualità è un tema particolarmente complesso e che richiede di delimi-tarne i confini.

I più autorevoli studiosi del tema sono concordi nell’affermare che il conflitto sia un fenomeno difficile da inquadrare e studiare poiché Il termine conflitto viene troppo spes-so associato a fenomeni violenti.

Il termine conflitto, e questo lo apprendiamo dai giornali, è usato come sinonimo di guerra. Una cer-ta cultura mediatica ci ha abituato a questo, può infatti capitare di legge-re ad es.: ”La guerra in Siria si fa sem-pre più intensa, ci sono morti, feriti e Il conflitto non accenna a diminuire anzi diventa sempre più cruento”. Che la guerra sia una violenza non abbiamo dubbi, la guerra è una for-za distruttiva che ha come obietti-vo quello di annientare l’avversario; quanto al conflitto qualche dubbio

può venirci. Ma all’origine dei due termini c’è però una profonda di-stinzione semantica: se il conflitto implica un “con”, un qualcuno con-tro cui scontrarsi e quindi presup-pone l’esistenza di una relazione, la violenza è una forza, una prepoten-za che può scagliarsi anche contro oggetti, su se stessi o nei confronti di sconosciuti, non comporta cioè necessariamente l’esistenza di una dimensione relazionale.

Il conflitto e la violenza sono dun-que due esperienze umane molto diverse e distanti tra di loro, poiché se nel conflitto c’è un disaccordo o una divergenza tra una o più per-sone, c’è ancora la possibilità di un confronto, c’è una relazione anche se appare difficile e problematica mantenerla; nella violenza non c’è confronto, si escludere la relazio-ne, non c’è l’intenzione di affron-tare e risolvere il problema, ma c’è l’identificazione del problema con la persona, per cui si ritiene che il problema possa essere risolto solo: eliminandola, determinandole una sofferenza, danni fisici o psicologici permanenti, attraverso l’uso di mi-nacce, costrizioni, sottomissioni o privazioni della libertà.

Diviene allora necessario distin-guere il conflitto dalla violenza e la violenza dal conflitto affinché non si

generi una confusione nella gestio-ne dei rapporti interpersonali tale da creare uno stato d’animo di ten-sione e di paura tutte le volte in cui ci si trova in una situazione di con-trarietà con gli altri o non ci porti a sminuire o sottovalutare determina-te situazioni.

Non sono pochi quelli che riten-gono scorrettamente che una lite “accesa”(situazione di forte stress gestita a livello verbale) o un insulto possano già costituire una violenza sia pur leggera, e che la violenza scaturisca sempre da un conflitto particolarmente intenso; e al con-trario non sono pochi quelli che ritengono che alzare le mani ogni tanto non costituisca una violenza: rappresentativa la frase “Eh si, lo so, anche se mi alza le mani ogni tanto, lui mi ama perché mi fa i regali!”.

Info: www.natureinphoto.comTermine consegna opere: 28 Febbraio 2018

2° Concorso di fotografia naturalistica

NATURE inPhoto 2018

8Comune diMUZZANA DEL TURGNANO

Comune diMARANO LAGUNARE

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21PAESEILstorie codroipesi

IL MULIN DEL NOVO O DI BOSE di Angelo Petri - con i dati ricavati dalle ricerche del Sig. Bruno Miculan

Si chiama mulin del Novo, anche se nuovo non è, in quanto se ne parla già nel 1366, 20 settembre “Candidus q. (quondam) Joannes de Quadrivio, livelavit novello filio q. Enrici de Gradisca vel de Puteo hit in Quadrivio unum moliendum quot dicitur moliendum novum sto in palude Quadruvij”.

La certezza è che questo, come molti altri mulini, fosse molto più antico della prima citazione docu-mentata e che fosse denominato “nuovo” solo perché costruito dopo gli altri due maggiormente vicini alla “villa” di Codroipo.

Due anni dopo, troviamo un’altra citazione, sullo scambio di locazio-ne tra “sigg. Jacopo q. Marqualdi de Rivolto p. quondam de Lonca e Fulcherio Savorgnan, de un molen-dino chiamato mulino nuovo sito nella palude di Codroipo”. Da notare come a quel tempo, gli atti ufficiali fossero redatti indifferentemente in tardo Latino o in quello volgare che si parlava comunemente tra il popo-lo e cioè l’Italiano.

Alla fine del 1400, gli affittuari era-

no per la maggior parte di Lonca o di Passariano e, come già accennato in precedenza, ogni cambio di loca-tario era accompagnato da una sti-ma dell’immobile.

Per tutto il ‘500, c’è stato un susse-guirsi di nuove locazioni, fino all’allo-ra proprietario, Urbano Aloviseo, che fece ristrutturare l’intero mulino, che entrò nuovamente in funzione nel 1599.

Nel 1650, Cesare Venzone “ha dato venduto e alienato a Francesco di Marco detto Sacerdotto di Rivolto per un prezzo livellario da corrispon-dere alla Signora Felicita moglie di Cesare Venzone di ducati cento per volta oltre che la macina gratuita a tutta la famiglia per l’intero periodo del contratto”.

Interessante poi, è la definizio-ne dei confini che l’allora Girolamo Venzone, fece scrivere dal notaio, nel 1622: “… si tratta del mulino di rode 4 con pestelli e casa di muro appartenenti al suddetto mulino et aria parte coperta di coppi e par-te discoperta sull’acqua chiama-ta Stalla (dopo la confluenza delle

acque sorgive nella roggia, il corso d’acqua viene chiamato Stalla), in questa pertinenza di Codroipo fra i suoi confini, cioè a levante deta rija a mezo dì la isola rientra in deto mu-lino, a sera una rojetta a tali monti un’altra isola appresso il rojale c’è la vampadora (smaltitoio sotterra-neo per dar sfogo all’acqua, attuale scarico) et la casa e l’aria et a levan-te i comunali, et a mezo dì simil ali monti li stesso a sera la strada che va al mulin con tutte le ragioni”…

Come per altri mugnai, diversi fu-rono i problemi che ogni giorno si presentavano, in particolare quello dell’acqua sui salti di portata, os-sia quando macinavano quelli so-pra, quelli sotto ne avevano poca e quando macinavano quelli sotto, sopra tracimava. Da qui i numerosi litigi, fin quando si pensò di scava-re degli appositi canali di sfogo con buona pace di tutti.

I Conti Manin, all’inizio del 1700, decisero di locare i mulini avuti dal sig. Venzone, ai sigg. D’Olivo, mu-gnai a Bertiolo. Successivamente nei primi ottocento, Rosa Olivo, (nel frattempo il cognome si era modifi-cato), sposò Bosa Giacomo, mugna-io a Gradiscutta e il “1843 27 genna-io Marianna Olivo vende a Giacomo Bosa, suo cognato, la quota spet-tante alla stessa Marianna sopra il mulino detto del novo in pertinenza di Codroipo ed aderenti fabbricati e fondi in mappa cens. N. 1850”.

Iniziò così l’era dei Bosa, che ter-minò verso la metà del secolo scor-so.

Da notare che nel piccolissimo borgo, ancora abitato, esiste il fab-bricato di una chiesetta costruita all’epoca e che, probabilmente, all’i-nizio, era sede del mulino o ne face-va parte.

23PAESEIL

CODROIPO: Incontro pubblico sulla legittima difesaSicurezza tra presente e futuro!

Il Circolo Culturale 'La Tribuna' è ripartito con l’attività su un tema attuale e sentito.

Il circolo La Tribuna, ha organizzato una prima inizia-tiva pubblica su “legittima difesa, sicurezza tra presente e futuro”.

Nella veste di relatori hanno partecipato il dott.Gian-carlo Buonocore Avvocato Generale presso la Procura di Venezia, in passato Procuratore Aggiunto a Udine e procuratore di Tolmezzo e l’avv. Nino Orlandi del foro di Udine. La riunione è stata moderata dal giornalista dott. Pecile. L’incontro ha avuto il patrocinio del Comu-ne di Codroipo, della BCC di Basiliano, del mensile Il Paese e dell’Ordine degli Avvocati di Udine, rientrando nell’attività di formazione con la possibilità per i parte-cipanti di ottenere 2 crediti.

Il magistrato Buonocore e l’avvocato Orlandi, sono partiti dalla disciplina e dalla norma di riferimento che è l’art 52 del c.p. che regolamenta la legittima difesa: “non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’of-fesa”.

I relatori hanno spiegato come la legittima difesa sia una specie di autotutela che l’ordinamento giuridico italiano consente nel caso in cui insorge un pericolo imminente - per sè o per altri - da cui è necessario di-fendersi e non ci sia la possibilità di rivolgersi all’autori-tà pubblica per ragioni di tempo o di luogo.

Sicuramente il legislatore ha tenuto presente un’esi-

genza del tutto naturale che è legata all’istinto di rea-gire quando si viene aggrediti. Non solo, ma si è preci-sato che la legittima difesa avviene quando si reagisce ad una aggressione nell’immediato e non può avvenire dopo che la lesione è già stata provocata, perché in tal caso, avrebbe i connotati di una vendetta.

L’avv. Orlandi ha affermato che “l’attuale legge sul-la legittima difesa approvata alla Camera dei Deputati ed in attesa di essere esaminata dal Senato della Re-pubblica, è un vero pastrocchio. Non solo - ha chiosato il legale - ma questa legge è lontana dallo spirito del codice Rocco e di uno dei suoi maggiori estensori il giurista friulano Manzini.”

Dal dibattito, molto serrato, ma con toni sobri, sono emersi aspetti interessanti come il buon senso che i giudici devono usare nel giudicare l’aggredito, tenuto conto anche del fattore emotivo presente in chi si trova a doversi difendere.

Circa poi il soggetto che involontariamente fotografa l’aggressione delittuosa e non interviene, lo stesso non ha un dovere sancito dalla legge, ma dalla morale.

La qualificata partecipazione dei rappresentanti del-le forze armate, del capogruppo di F.I. in Regione Ric-cardi, dei sindaci di Talmassons Zanin e di Rivignano Anzit, dei senatori Saro e Pertoldi, degli assessori co-droipesi Cividini e Ganzit, dei numerosi cittadini co-droipesi o del Medio Friuli presenti, hanno permesso al Presidente Walter Piacentini di concludere l’incontro affermando che “La Tribuna è partita decisamente con il piede giusto!”.

eventi & turismo

24 PAESEIL

AFAC BERTIOLO40 anni di attività insieme…

All’approssimarsi della fine dell’anno, vogliamo ricordare l’even-to che maggiormente ha segnato il 2017: i festeggiamenti per il 40° an-niversario dalla fondazione.

L’Associazione Friulana Amici del Cavallo, prima realtà, in campo equestre, ad essersi costituita in re-gione, promuove raduni, manifesta-zioni, passeggiate ed iniziative varie. Nata nel 1977, come alternativa ai centri ippici, è diventata una delle realtà del panorama equestre regio-nale, consolidata e riconosciuta nel territorio in cui opera, e non solo.

Oggi, l’associazione è composta da volontari ed appassionati che, si danno da fare affinché il rappor-to con questo splendido animale, il cavallo, sia sempre più naturale e soprattutto alla portata di tutti, rispettandolo ed amandolo… non usandolo solo come mezzo di sva-go, ma anche come amico con il quale condividere i momenti felici.

Tutt’oggi, diversi sono i progetti e le attività che ci vedono impegnati; non mancano le collaborazioni con plessi scolastici, pro-loco, per le qua-li si organizzano giornate ludiche-ricreative con il cavallo protagonista. Nel corso degli anni, l’associazione, ha dimostrato, di avere una parti-colare sensibilità verso il sociale e la disabilità. Non ha fini di lucro e per-segue esclusivamente finalità di so-lidarietà nel campo dell’assistenza sociale a favore di persone disabili,

grazie alla vo-lontà e all’im-pegno dei vo-lontari che la compongono.

Dalle varie attività ludi-c o - s p o r t i v e dell ’Associa-zione è atti-vo il progetto “Un cavallo per amico, un ca-vallo per tutti”: rivolto a bambini e ragazzi normo-dotati e disabili ai quali si dà l’occa-sione di avvicinarsi al cavallo, amar-lo, conoscerlo e rispettarlo per trarre dalla sua vicinanza divertimento e di conseguenza risultati gratificanti.

L’attività ricreativa Equestre si svolge il sabato pomeriggio presso il maneggio: “I Prati di Varmo”, mes-so gentilmente a disposizione del proprietario Dante Guattelli, che da sempre sostiene le attività della no-stra Associazione.

In occasione dell’importante tra-guardo di fondazione, è stata orga-nizzata una giornata di festa a Ster-po presso la Trattoria “Agristella”. Al simpatico ritrovo hanno partecipa-to con vivo entusiasmo tanti soci e simpatizzanti che hanno fatto la storia dell’associazione.

La giornata, si è articolata nella mattinata che ha visto l’allestimento della mostra fotografica riguardante

i momenti più significativi della no-stra storia…. seguita dal momento conviviale al quale hanno partecipa-to circa 60 persone. Durante la ma-nifestazione è intervenuto il Signor Bruno Ventulini, primo Presidente dell’Associazione che ha ricordato con emozione i primi passi dei soci del lontano 1977, successivamente sono intervenuti i Responsabili del Centro di Riabilitazione “La Nostra Famiglia” di Pasian di Prato riba-dendo la viva collaborazione con il Centro da diversi anni ...

La festa si è protratta gioisamente per tutto il pomeriggio concluden-dosi con la distribuzione di un gad-get celebrativo a tutti i presenti.

Concludiamo dicendo …. un calo-roso grazie a tutti indistintamente per aver condiviso un tratto di cam-mino con noi ed aver posto l’origi-nale e prezioso tassello nella storia dell’Associazione Friulana Amici del Cavallo.

eventi & turismo

ci vediamo a DICEMBRE!

25PAESEILRIVIGNANO TEOR informa

VENERDÌ 8: FESTA DEL CIOCCOLATO, CAFFÈ, THÈ e SPEZIE; Giochi ed intrattenimento per bambini, balli e truccabimbi, Arte frutta.

SABATO 9: MERCATINI di Natale, Hobbisti, CHOCO FEST, Arte frutta, Gioco Bimbi, Zumba, SAN NICOLÒ IN CARROZZA, SPETTACOLI DI MAGIA e per i più grandi SPRITZ PARTY Finale!!!

DOMENICA 10: MERCATINI di Natale, CHOCO FEST, Giochi e truccabimbi, MANGIAFUOCO, GRAN FINALE con I SKAUPAZ TOIFL e frico gigante.

26 PAESEIL

“GIOVANI TALENTI”Altro importante appuntamento organizzato dal Rotary Club Codroipo Villa Manin, quello di martedì 31 ottobre u.s. a Villa Manin di Passariano.

All'atto del suo insediamento, il presidente Luigi Canciani, aveva ri-badito che il club si sarebbe fatto portavoce e da stimolo per le mol-teplici realtà presenti sul territorio tra queste quelle dello sport, ambito naturale nel quale il talento si espri-me e viene valorizzato.

Il Rotary si auspica di promuovere forme di sinergia a sostegno e in fa-vore delle giovani generazioni dello sport e del calcio in particolare.

“Giovani Talenti” è il titolo della serata dedicata al mondo del calcio professionistico e dilettantistico re-gionale nell’ottica di un’ampia con-sapevolezza sul contributo che pos-sono apportare le nuove generazio-ni per la crescita del tessuto sociale.

Ospiti d’eccezione il D.G. dell’U-dinese calcio, Franco Collavino e il presidente Ermes Canciani della FGC-LND. Collavino ha illustrato le molteplici attività della società che, per volere della Sig.ra Giuliana Linda Pozzo, sostiene anche progetti a va-lenza benefica.

Interessanti le proposte che si an-dranno a realizzare alla Dacia Are-na di tipo ludico commerciale, alle attività a sostegno di giovani atleti alle prese con qualche guaio fisico, con un centro di riabilitazione e una piscina. Fulcro di tutte le attività, ha rimarcato Collavino, è senza dubbio lo scouting, vera forza della società.

Di seguito, Ermes Canciani, ha tracciato una panoramica sul mon-do del calcio dilettantistico rilevan-do l’indubbio ruolo formativo dello sport che si colloca tra la scuola e la famiglia. Centinaia di giovani cal-cano i campi delle serie minori ogni settimana sottraendoli alle tentazio-ni di devianza sociale. Un dato per tutti: ogni 46 abitanti del FVG uno pratica la disciplina del calcio (curio-sità: in Sicilia uno ogni 86).

Di sicuro sono un serbatoio per le società più blasonate, anche se la realtà ci dice che sempre più talenti arrivano dall’altra parte del mondo.

Sono più inclini al sacrificio, veri talenti?

Mah, sta di fatto che i tempi di Lenarduzzi, Miani, Gerolin paiono lontani, Scuffet a parte. Secondo uno studio del CIES, nel 2017, solo il 18,5% dei giocatori che hanno mili-tato nelle categorie minori è passa-to alla prima squadra, serie A com-presa. Nel 2009 erano il 23,2%.

Presente un ampia rappresentan-za delle associazioni sportive del medio Friuli. Collavino, incalzato, ha tranquillizzato i più che la sua permanenza all’udinese non è in di-scussione avendo trovato una socie-tà che gli ha permesso di realizza-re traguardi alla stregua dei grandi club ritenendosi, pertanto per ora soddisfatto. S.T.

eventi & turismo

29PAESEIL

LA “CHIACCHERATA SPORTIVA”Scuola e sport nella vita di Costanza Donatodi Riccardo Cisilino

Appena 17 anni, ma Costanza sa cosa vuole e che per ottenerlo ci vo-gliono sacrificio ed un lavoro perpe-tuo. Dopotutto l’atletica scorre nelle “vene” della famiglia: “Diciamo che sto ripercorrendo le strade di mia mamma e di mio zio, ma inizial-mente ho provato altre discipline. Amo lo sport, la mia è una vera e propria passione”.

Il tutto è iniziato prestissimo, nel 2009 a Mereto di Tomba, per pro-seguire nell’ASD ATLETICA 2000 allenata da Cornelio Giavedoni: “Mi sono affacciata al mondo dell’at-letica grazie anche alla spinta del mio insegnante delle elementari. A quell’età non avrei mai pensato che potesse regalarmi tutte le emozio-ni che sto provando, non posso che ringraziarlo”.

Velocità, ma soprattutto gli osta-coli: “Sì, alcune volte pratico anche la velocità, ma la mia specialità sono gli ostacoli (60m e 100m) dove mi è arrivata una grande soddisfazio-ne lo scorso febbraio ad Ancona”. Una data da ricordare per Costanza in quanto è arrivato il titolo di vice-campionessa italiana: “Una soddisfa-zione, un risultato inaspettato viste alcune difficoltà iniziali nel percorso di preparazione. La gioia era immen-sa, non ho pensato alla sconfitta per aver perso la prima posizione, ma

l’ho visto come un ottimo risultato visto anche il tempo fatto di 8.76”.

Difficoltà, si diceva, rintracciabili negli infortuni: “Non è facile, pre-metto, ma dopo un primo istante di scoraggiamento e di rabbia, magari perché sei costretta a saltare delle importanti manifestazioni, arriva il momento di lasciare spazio al pen-siero positivo. A mio parere è inutile prendersela, l’importante è accet-tarlo, guardare al futuro tornando il più presto possibile ad allenarsi al meglio. I grandi atleti ci riescono, quindi non posso che prenderli da esempio per la mia crescita”.

Una maturazione che Costanza non percorre da sola visto l’appog-gio incondizionato della propria fa-miglia, dallo sport alle scelte scola-stiche: “Sono al quarto anno di mar-keting internazionale allo Zanon, anche se inizialmente ho frequenta-to il Volta. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto in tutto, dicendo-mi di scegliere sempre quello che più mi piace e che mi possa prepa-rare al meglio per il futuro”.

Un binomio, sport-scuola, che porta ad affrontare tanti doveri e sa-crifici, che malgrado tutto vengono affrontati di buon grado: “I sacrifici sono quotidiani, riuscire a coniugare gli allenamenti (ogni giorno, per cir-ca un’ora e mezza) con lo studio non

è semplice. Solitamente lo studio, iniziato nel primo pomeriggio, lo ri-prendo nelle ore serali. Tutto questo comporta che non riesca ad uscire molto nei week-end soprattutto se ci sono delle gare, ma lo dico fran-camente che tutti questi sacrifici li faccio volentieri, per qualcosa a cui davvero tengo molto”.

Giovane ma estremamente deter-minata, Costanza ha le idee chiare per il futuro: ”A livello sportivo il tas-sello che mi manca è la chiamata in Nazionale, farò di tutto in questa annata per raggiungerlo. Sono con-sapevole che fare l’atleta di profes-sione è difficile e che la carriera in sé non è lunghissima ed il sogno è quello di trasferirmi in America ma-gari frequentare il college ed inizia-re una nuova avventura”. Un futuro che con queste convinzioni non può che essere ricco di soddisfazioni.

sport

30 PAESEIL

rubricale farmacie di turno

gli oraridei treni

numeriutili

1L’Italia resta sempre un paese molto particolare. Non si fa in tempo a ricostruire nulla ad Amatrice, che è

già il momento di non ricostruire nulla ad Ischia.

2 Dopo il terremoto, fuggi fuggi generale da Ischia. Sono scappati in 14.000, per lo più geometri.

3 Alloggio, con luce, acqua, riscaldamento, vitto, ve-stiario, sanità, istruzione, trasporti, sigarette e con-

tanti. Intanto molti Italiani muoiono di fame. Scusate come avete detto che si chiamano costoro? Immigratis!

4 Ma tutti gli oltranzisti dell’accoglienza, non sento-no un po’ di rimorso o senso di colpa per gli innu-

merevoli morti in mare, per l’infame arricchimento dei commercianti di carne umana, per il sostegno al racket nigeriano della prostituzione, per l’aumento dei crimini e degli stupri? Se ne fregano delle conseguenze e si trince-rano dietro le buone intenzioni. Forse non sanno che di buone intenzioni, sono lastricate le vie dell’inferno.

5 L’Italia brucia e la Protezione Civile fa acqua da tutte le parti, senza riuscire a spegnere gli incendi. L’Italia

trema, va giù e la situazione dei terremotati, dopo oltre un anno è ancora drammatica. Che errore aver cacciato Bertolaso!

6 Papa Francesco ha detto: “Chi toglie il lavoro ad un altro, fa un peccato gravissimo”. Poi ha precisato che

Papa Ratzinger si è dimesso spontaneamente.

7 Gualtiero Bassetti, nuovo presidente della CEI ha affermato che “la violenza islamica è causata da

schegge impazzite, non dalla religione”. Forse anche il Papa si ritrova qualche scheggia impazzita intorno a sé.

8 La Meloni ha definito “vermi magrebini”, i violentatori della ragazza polacca a Rimini, ricevendo una mon-

tagna di insulti, dalla Boldrini, da Lupi e da compagnia sinistreggiante. Logico, per loro, i vermi magrebini, sono risorse.

Pensierino della seraQuanto mi piace l’opera lirica, dove di solito, il tenore cerca di farsi la soprano, contro la volontà del baritono. E così per almeno tre ore se la cantano e se la suonano di santa ragione.

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