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Sommario

EDITORIALE • Quasi la stessa cosa 5

FILIERE E MERCATIFILO DIRETTO • M. Zorzetto 6

DOSSIER 12Dal bruno al verde • di L. Piervitali

COSMESI BIO 22Free from, un claim che richiede sostanza• M. Smith, H. Mušinovic’, NATRUE

SCIENZA E TECNICAREVIEW FITOCOSMESI 26Aggiornamenti di fitocosmesi • P. Poggi

MONOGRAFIA 34Piante protettive del fegato • G. Giovannini e P. Poggi

SPAZIO FITOTERAPIA 52Fitoterapia e nutrizione: dati ed evidenze dalla ricerca • M. Monti

CONTROLLO QUALITÀ 60Variabilità all’origine e fattori di qualità: nuove esperienze analitiche per la caratterizzazione della propoli • V. Leoni, L. Giupponi, R. Pavlovic, G. Borgonovo, A. Bassoli, A. Giorgi

SCHEDE COLTURALI 68Malva • S. Biffi

CULTURASTORIE OFFICINALI 72Il Pino di Wollemi • S. Siviero

ERBORISTERIAdomani•

ED FLASH - Aziende in Erboristeria 79

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ERBORISTERIAdomani•Direttore responsabile Francesco Redaelli [email protected]

Direttore scientifico Demetrio Benelli [email protected]

Coordinatore redazionaleSerena Ponso [email protected]

Marketing ManagerSara Corigliano [email protected]

Impaginazione e web Serena Dori [email protected] Gilardi [email protected]

AutoriHelen Bagadon, Angela Bassoli, Sauro Biffi, Gigliola Borgonovo, Anna Giorgi, Gabriella Giovannini, Luca Giupponi, Valeria Leoni, Marcello Monti, Hana Mušinovic,Radmila Pavlovic, Leonardo Piervitali, Paolo Poggi, Anna Schoenstein, Simone Siviero, Mark Smith, Ronan Tormey, Maddalena Zorzetto. Un ringraziamento particolare a Natrue per la collaborazione.

Nota: le foto contraddistinte con la sigla cc sono pubblicate secondo i principi Creative Commons (non sono state modificate, è citato l’autore, e possono essere riprodotte liberamente).

Foto di copertina: Wollemia nobilis

Stampa e fotolito: Faenza printing industries SpaPoste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, LO/MI

Iscrizioni Elenco Periodici della Cancelleria: Trib. MI n. 264 del 26-6-1978. Registro Nazionale della Stampa: (L 416/1981) in data 28-10-1982 con il n. 467

TiraturaAbbonamenti e diffusione Bimestrale 6 numeri annui (cartaceo + online). L’abbonamento decorre dal primo numero raggiungibile.• Italia annuo € 80.00 • Italia biennale € 150.00

Banca Popolare di Sondrio IT 88 T 05696 01630 000009520X29

IVA assolta dall’editore.

Copyright CEC Editore - Milanotutti i diritti sono riservati. La riproduzione dei contenuti, totale o parziale, è soggetta a preventiva approvazione della CEC Editore.Legge sulla privacy l’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati in suo possesso, forniti dagli abbonati, fatto diritto, in ogni caso, per l’interessato di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione ai sensi del D.lgs 196/03. L’Editore non assume responsabilità per le opinioni espresse dagli Autori e per eventuali errori riportati negli articoli. Il materiale pubblicitario si intende essere conforme a standard etici: la stampa di tale materiale non costituisce la garanzia della qualità del prodotto e della veridicità dei claim.

CEC Editore pubblica anche:L’Integratore Nutrizionale - Cosmetic TechnologyMakeUp Technology - Legislazione CosmeticaLibri scientifici nell’area cosmetica, nutrizionale e erboristica

Laura Cornara

Professore Associato di Botanica Generale, DISTAV Università

degli Studi di Genova

Luca Gelardi

CRO (Chief Research Office) Boniser

Alberto Manzo

Funzionario Tecnico MIPAAF, D.G. Promozione Qualità

Agroalimentare

Fausto Mearelli

Direttore Scientifico - Erbamea

Paolo Morazzoni

Scientific Advisor Indena

Paolo Poggi

Chimico e documentalista

Marinella Trovato

Presidente SISTE, Società italiana di scienze applicate alle piante

officinali ed ai prodotti per la salute

Franco Francesco Vincieri

Professore Emerito Università degli Studi di Firenze

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L’Erbolario • www.erbolario.com 2

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Elenco Inserzionisti

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EDITORIALE

Erboristeria Domani • 4205

Quasi la stessa cosaUna cosa è certa: la domanda è cresciuta. La domanda di derivati naturali, estratti di piante medicinali, integratori alimentari e persino la ricerca degli agrumi cala-bresi e siciliani, per il loro apporto di vitamina C, è in aumento nei Paesi del Nord Europa.In questo momento in cui si sta organizzando la ripresa delle attività, moltissimi sono ancora gli interrogativi e le domande in attesa di risposte. Tutte le attività commerciali sono state investite in pieno dalle disposizioni di contenimento della pandemia, con effetti a volte contradditori. Le sedi storiche del mercato sono state bloccate: nell’impossibilità di realizzare gli incontri, nascono le versioni online degli eventi programmati. Come sa chi se ne occupa professionalmente, non tutte le traduzioni sono sempre possibili; non sempre tra lingue diverse, non sempre da un sistema a un altro. Nell’ambito della comunicazione e della formazione, la traduzione online di messaggi e contenuti può avvenire in modo diretto (anche se con mille difficoltà, come ci raccontano dal mondo universitario), e può presentare anche opportunità inattese rispetto ai meeting tradizionali: interagire senza spostamenti, fruire dei contenuti in tempi diversi, far parteci-pare in modo interattivo anche chi, in un’aula di convegno, non lo farebbe mai.Le attività commerciali vere e proprie, la valutazione e la scelta dei prodotti, la contrattazione, la nascita di un vero feeling tra cliente e fornitore non si traducono, invece, altrettanto naturalmente in un rapporto tra tastiere. Quando la traduzione non è possibile, suggeriva Umberto Eco in Dire quasi la stessa cosa, è necessario pensare a un rifacimento totale dell’opera. Le formule online di attività B2B che stanno nascendo su proposta degli organizzatori delle fiere aprono una dimen-sione nuova nelle relazioni tra le aziende. Apprezziamo molto l’impegno di tutte queste realtà, soprattutto quando si articola con una nuova programmazione dell’evento fieristico il prossimo anno, permettendo così alle imprese di riorganizzare la propria attività commerciale su un arco di tempo adeguato e con la possibilità di raccogliere, valutare e osservare anche gli sviluppi della situazione generale, passo per passo, nelle prossime settimane. L’efficacia di queste proposte si potrà misurare solo più avanti, sulla base dei risultati che le imprese inizieranno effettivamente a conseguire aderendo a esse e utilizzandole.Ma è soprattutto su questo terreno che sarà decisiva la capacità di creare strumenti operativi nuovi da integrare, ce lo auguriamo tutti, con la possibilità di tornare presto a incontrarci personalmente, a riaprire i territori, a visitare diret-tamente i luoghi di produzione per assaporare quegli elementi “fisici” a cui non vogliamo rinunciare, e che dovranno tornare a essere alla radice delle varie “relazioni virtuali”. L’agricoltura nel suo complesso ha potuto proseguire, anche se con gravi problemi di mercato per molti comparti. La spinta animata lo scorso anno verso la filiera delle piante officinali non si è tuttavia ridotta, anche per la vivacità della domanda di materie prime a cui accennavamo all’inizio, e molti progetti stanno proseguendo con determinazione. In questo numero ne presentiamo uno non italiano, ma al quale pensiamo sia utile guardare con grande interesse: la conversione all’agricoltura biologica e l’avvio delle coltivazioni officinali dell’azienda statale per la gestione delle tor-biere irlandesi.È un progetto di respiro addirittura nazionale; un esempio concreto di come sia possibile assumere decisioni politiche con-crete a favore di un’economia sostenibile, grazie alla domanda reale del mercato dei derivati naturali, e di come queste scelte possano essere attuate coerentemente con grande vantaggio di tutti: lavoratori, ambiente ed economia locale.Potrebbe essere un esempio valido anche per alcune nostre realtà.Agricoltura biologica e piante officinali al posto di un’acciaieria?Idee folli: può darsi. Ma queste settimane ci stanno insegnando che anche la realtà può improvvisamente impazzire.

Demetrio Benelli

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La linea Drepur di Erbamea rappresenta la scelta giusta per aiutare la naturale funzionalità epatica. L’organismo ritrova il piacere di vivere in equilibrio grazie all’efficace associazione di estratti di piante note per la loro attività

depurativa, utile per eliminare sostanze indesiderate. Erbamea propone i seguenti integra-tori a tutto vantaggio di un fegato felice di funzionare bene.Drepur-Capsule Vegetali rappresenta un’associazione specifica di estratti di piante utili per le funzioni epatiche e depurative, e anche per il benessere della pelle. Contiene estratti secchi di frutti di Cardo mariano (e.s. titolato all’80% in silimarina), Tarassaco radice e.s.(ti-tolato al 2% in inulina), Carciofo foglie e.s. (titolato al 7% in acido clorogenico) e Bardana radice e.s. (titolato allo 0,1% in acidi caffeilchinici tot. espressi come acido clorogenico).

Drepur-Fluido Concentrato, una formulazione che si distingue per la ricchezza in estratti secchi di Carciofo, Tarassaco e Cicoria, piante note per le loro proprietà depurative e favorenti la funzionalità epatica ed epato-biliare, ma anche per la presenza di Fumaria e Bardana, purificanti e utili per il benessere della pelle. Di gusto particolarmente gradevole, Drepur Fluido Concentrato si rivela anche molto pratico per chi presenta difficoltà ad assumere capsule e compresse.Contiene estratti secchi di Carciofo foglie e.s. (titolato al 7% in acidi caf-

feilchinici espressi come acido clorogenico), Tarassaco radice e.s.(titolato al 2% in frut-tani espressi come inulina), Cicoria radice e.s. 50 mg; Bardana radice e.s. (titolato allo 0,1% in acido clorogenico) e Fumaria parte aerea e.s. (titolato allo 0,04% in alcaloidi tot. espressi come protopina).

Drepur-Tisana biologica contiene una miscela di sei piante certificate biologiche: radice di Tarassaco (30%), foglie di Boldo (20%), foglie di Menta piperita (20%), foglie di Carciofo (10%), fiori di Karkadè (10%) e frutti di Finocchio (10%). Tarassaco e Carciofo favoriscono le funzioni depurative dell’organismo, Boldo e Menta pipe-rita sono utili per le funzioni epatiche e digestive, Finocchio e Karkadè aiutano il fisiologico drenaggio dei liquidi corporei. Una soluzione perfetta anche dopo i pasti, in caso di digestioni difficili.

funzionalitÀ epatica e depurazioneErbamea

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FILIERE E MERCATI • Filo diretto

Erboristeria Domani • 4206

a cura di Maddalena Zorzetto

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La linea Immunilflor è una linea completa di integratori ESI, utile per favorire le funzioni del sistema immunita-rio e contrastare gli attacchi degli agenti esterni. Le formulazioni sono a base di Echinacea, utilizzata fin dall’an-tichità dai nativi americani e oggi molto conosciuta anche in Europa per le sue benefiche attività sulle difese immunitarie; in particolare, contiene tre principi attivi con azione immunomodulante: i polifenoli, l’acido cico-rico e l’echinacoside.Lo zinco influenza significativamente le funzioni del sistema immunitario; i fermenti lattici tindalizzati (L. casei, L. acidophilus, L. plantarum, S. thermophilus). Oltre il 70% delle difese immunitarie ha origine nell’intestino. Partendo da questo presupposto, la ricerca scientifica ha individuato alcuni ceppi di lattobacilli particolarmente attivi a livello intestinale sulla stimolazione delle difese immunitarie. La scelta di questi ceppi si basa su un’ampia

letteratura scientifica internazionale che ne dimostra l’efficacia. La tindalizzazione è un particolare processo termico che, mante-nendo inalterate le caratteristiche dei fermenti, conferisce al pro-dotto una maggiore stabilità. Il prodotto contiene ben 2 miliardi di fermenti lattici tindalizzati.Sono 4 le proposte della linea Immunilflor:Immunilflor Pocket Drink contiene Echinacea; Sambuco (300 mg), utile nel trattamento delle malattie dell’apparato respiratorio e per rafforzare il sistema immunitario; miele di Manuka, cono-sciuto soprattutto per le proprietà antibatteriche dovute proba-bilmente a una sostanza (il methylglyoxal) che si riscontra anche

in altri tipi di miele, ma in misura notevolmente inferiore; fermenti tindalizzati e zinco.Immunilflor Mini Drink contiene Echinacea, miele di Manuka, fermenti tindalizzati, Uncaria ricca di alcaloidi, che presentano azione immunostimolante, vitamina C e zinco.Immunilflor Naturcaps in blister, contiene Echinacea, fermenti tindalizzati, Uncaria vitamina C e zinco.Immunilflor Sciroppo Junior, che aiuta le difese immunitarie dei bambini, contiene Echinacea purpurea e angustifolia, Propoli, fermenti tindalizzati, Acerola, fonte naturale di vitamina C, e miele di Manuka. Le benefiche proprietà dei

componenti, unite alla gradevolezza della formulazione, aromatizzata all’amarena e dolcificata con miele, rendono questo sciroppo particolarmente utile e piacevole per i bambini.

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Erboristeria Domani • 4207

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Tutti i prodotti della nuova linea solare Voglia Di Sole F.O.U.R. Respect di Helan sono stati realizzati nel pieno rispetto della persona e dell’ambiente. L’acronimo F.O.U.R. è nato per racchiudere tutti i punti cardine della linea: F/funzionale > rispetta l’epidermide, anche la più sensibile, garantendo la migliore protezione solare; O/oceano > rispetta l’ambiente grazie a formule rispettose della biodiversità marina, reef friendly senza l’impiego di oxy-benzone e octinoxate e, da sempre, senza microplastiche e siliconi; U/umana > rispetta le persone grazie all’in-tera filiera produttiva italiana e pochette realizzate in collaborazione con una onlus che aiuta le persone in dif-ficoltà; R/riciclo > rispetta l’ambiente grazie all’impiego di packaging realizzato in plastica ecosostenibile e carta biodegradabile e compostabile.La nuova linea comprende due prodotti per la protezione alta, due latti solari spray e un latte doposole. Il sistema filtrante è formato da: filtri fisici che agiscono sulla pelle mediante un meccanismo di tipo fisico, secondo il quale queste macromolecole si comportano come piccoli specchi riflettendo le radiazioni e disperdendole, evitando fenomeni di intolleranza; filtri organici, ovvero molecole reperibili anche in natura, in grado di assorbire i raggi ultravioletti, depotenziandoli; un fermento ricco di enzimi multifunzionali e stabili capaci di contrastare i raggi infrarossi, ostacolando così la produzione di radicali liberi.La Crema Solare Antirughe 50+ e il Latte Solare Spray Idratante Vellutante 50+ sono adatti per le pelli molto chiare, nei primi giorni di esposizione al sole. Contengono Melagrana, mallo di Noce, olio di Anguria, Karanja e Lampone. Proteggono dai danni, sono fotostabili e contribuiscono a evitare scottature e a prevenire l’invecchiamento cutaneo.Il Latte Solare Spray 30 Protezione Alta e il Latte Solare Spray 15 Protezione Media contengono i già menzionati attivi e sono utili, rispettivamente, per le carnagioni chiare e castano chiare che si abbronzano facilmente.Il Latte Doposole Reidratante Spray contiene nella formula acido ialuronico, Aloe vera, oli di Anguria, Girasole, Karanja e Lampone.In tutti i prodotti è sempre presente la vitamina E, attiva nel limitare perdite di acqua e per rafforzare la coesione intercellulare.

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Erboristeria Domani • 4208

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Frutto della Ricerca Aboca, Immunomix Plus Sciroppo è un prodotto 100% naturale, utile per coadiuvare le naturali difese dell’organismo, grazie all’estratto liofilizzato multifrazione di Echinacea (Echina2-LMF) e al succo concentrato di Sambuco. Completano la formulazione le mucillagini dell’estratto liofilizzato di Malva. Il succo di Sambuco e il Miele conferiscono al prodotto un sapore gradevole, tale da renderne ideale l’assunzione da parte dei bambini. L’eventuale presenza di par-

ticelle indisciolte è dovuta all’elevata concentrazione degli estratti liofilizzati e non pregiudica la qualità del pro-dotto. Echina2–LMF è un estratto titolato e standardizzato in echinacoside e polisaccaridi, che Aboca ottiene par-tendo da una varietà selezionata di Echinacea pallida, coltivata direttamente dall’azienda in regime di agricoltura biologica. Tra gli ingredienti sono presenti Zucchero di canna, miele di Acacia, acqua, Sambuco (Sambucus nigra) frutti succo concentrato, Limone aroma naturale, Malva (Malva silvestris) foglie mucillagini liofilizzate, aroma natu-rale, Echinacea pallida (Echinacea pallida) radice estratto liofilizzato multifrazione (Echina2-LMF).

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La nuovissima linea di L’Amande che si prende cura del bucato si chiama Bucato Green. Prodotti concentrati di qualità per pro-fumare e ammorbidire, eliminare gli odori da tende e divani, e lavare i capi delicati.Le formulazioni sono eco- e dermosostenibili, con tensioat-tivi 100% di origine vegetale e senza materie prime di origine animale. Le fragranze, fresche e delicate, sono arricchite da oli essenziali naturali. Inoltre, L’Amande Baby Wash per i capi deli-cati dei bimbi e Iris & Cotone sono profumati con specifiche profumazioni senza allergeni. Lo Spray Tessuti contiene una molecola antiodore che aiuta a neutralizzare gli odori sgraditi su tende, divani e tessuti in genere, mentre la delicata profumazione al Muschio bianco diffonde nell’ambiente una piacevole sensazione di fresco e di pulito. L’Ammorbidente, nella pratica confezione da 500 ml, è formulato con una specifica molecola ammorbidente vegetale e non è profumato, per permetterne l’utilizzo insieme al profumo concentrato da scegliere tra le 4 note disponibili: Emozione d’Oriente, Iris & Cotone, Muschio Bianco e Baby Bucato Delicato. Le Scaglie e il Sapone di Marsiglia sono rigorosamente vegetali, ideali per il pretrattamento e il lavaggio dei capi delicati, sia a mano sia in lavatrice. I prodotti sono dermatologicamente testati e sottoposti ai test su 7 metalli pesanti: nichel, piombo, arsenico, cadmio, mercurio, antimonio e cromo, al fine di tutelare le persone più sensibili riducendo il rischio di reazioni allergiche. Non sono testati sugli animali e non contengono materie prime di origine animale, coloranti e glutine. L’ecopack è in PET 100% riciclabile.

formulazioni eco- e dermososteniBili in una linea per il BucatoL’Amande

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ED3_420.indb 9ED3_420.indb 9 15/05/20 13:5615/05/20 13:56

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www.erbolario.com

Se frutta e verdura sono sinonimo di benessere per il nostro corpo, è naturale che lo siano anche per la nostra pelle! Ed è proprio per questo motivo che i 15 prodotti della nuova linea I Colori dell’Orto de L’Erbolario sono ispirati alle ricchezze dell’orto, benefiche per la pelle del viso. Ma oltre a questo, L’Erbolario ha scelto un packaging ecosostenibile per aiutare il pianeta e per difendere l’ambiente: • i flaconi delle Creme sono realizzati al 100% in plastica riciclata post-consumo e in un materiale chiamato

OWP® (Ocean Waste Plastic), vale a dire plastica recuperata dai rifiuti presenti nell’oceano, nei fiumi e sulle spiagge;

• i flaconi utilizzati per i Detergenti sono realizzati in plastica riciclata post-consumo (R-PET) da bottiglie d’acqua; • la plastica che costituisce le sfere monodose delle Maschere Viso è in PET fino all’80%, in plastica riciclata

da bottiglie d’acqua. La gamma è composta da 15 referenze suddivise in gruppi di tre prodotti per ciascuna linea destinati a diverse tipologie di pelle.Alla linea Idratante, riservata a tutti i tipi di pelle, appartengono una Crema Viso Dissetante con estratti di Fragola, Ciliegia e Radicchio rosso, perfetta per la pelle del viso in cerca di idratazione; una Mousse Detergente Rinfrescante con estratti di Fragola, Ciliegia e Radicchio rosso, ottima anche come struccante; una Maschera Gel Viso Ultra Idratante con estratti di Fragola, Ciliegia e Acido Ialuronico, che offre comfort e freschezza alla pelle del viso. Nella linea Compattante, per tutti i tipi di pelle, rientrano una Crema Viso Compattante con succhi di Uva, Melograno e Mela cotogna, un prodotto piacevole che regala alla pelle tanta tonicità; un Latte Detergente Rivitalizzante con succhi di Uva, Melograno e Mela cotogna che deterge, idrata ed è perfetto per rivitalizzare la pelle e rimuovere trucco e impurità; una Maschera Scrub Viso Ristrutturante con succhi di Uva e Melograno e granuli esfolianti da semi di Uva e Mandorla per restituire alla pelle un aspetto tonico e compatto.Nutriente, per pelli secche, è la linea dedicata alle carnagioni più delicate e bisognose di nutrimento. Comprende una Crema Viso Nutriente con estratti di Melone, Zucca e Carota, che rende l’epidermide del viso morbida e vellutata; uno Struccante Bifasico Rigenerante con estratti di Melone, Zucca e Carota, dall’azione struccante e rigenerante; una Maschera OleoGel Viso Restitutiva con estratti e oli di Zucca e di Carota, dalla piacevole consistenza in gel e dalle ricche proprietà nutrienti e restitutive.La linea Riequilibrante, riservata alle pelli miste, raggruppa una Crema Viso Anti-lucido con estratti di Cetriolo, Mela e Rucola, dalla texture leggera e dall’importante azione idratante e riequilibrante; un Detergente Gel Riequilibrante con estratti di Cetriolo, Mela e Rucola, ideale anche come struccante; una Maschera Scrub Viso Purificante con estratti di Cetriolo, Rucola e Argilla dall’effetto esfoliante, che aiuta le pelli miste e grasse a purificarsi, scongiurando l’effetto lucido. Per le pelli sensibili, la linea Riconfortante propone una Crema Viso Riconfortante con estratti di Frutti di Bosco, Prugna e Patata viola, in grado di donare immediato sollievo; un’Ac-qua Micellare Addolcente con estratti di Frutti di Bosco, Prugna e Patata viola, perfetta per rimuovere impurità e makeup, e al contempo donare comfort alla pelle più sensibile; una Maschera Viso Ultra Comfortcon estratti di Frutti di Bosco, Prugna e olio di Ribes nero che dona idratazione ed elasticità, pro-teggendo il microcircolo superficiale cutaneo e rispettando la delicatezza delle pelli più sensibili.

frutta, verdura e pacKaging ecososteniBileL’Erbolario

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Per aiutare le difese immunitarie del nostro organismo e favorirne il regolare funzio-namento, ma anche per arrecare benessere e sollievo alle prime vie respiratorie, la ricerca Specchiasol propone una nuova serie di integratori.Difesal è un integratore alimentare a base di estratti di erbe officinali quali Uncaria tomentosa, Echinacea, Papaya fermentata, componenti utili per le naturali difese dell’organismo contro le aggressioni esterne. Gli ingredienti funzionali sono rappresentati da Uncaria tomentosa corteccia e.s., Propoli e.s. decerato e purificato (E.P.I.D.®), Echinacea pianta intera e.s., Papaya fermentata frutto e.s., Echinacea radice e.s.Immunepid Adulti è un integratore alimentare con vitamina D che contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario, Sambuco e Astragalo utili per favorire le naturali difese dell’or-ganismo. Inoltre, il Sambuco è indicato anche per favorire la funzionalità delle prime vie respira-torie e l’Astragalo agisce come tonico adattogeno. L’integratore contiene anche fermenti lattici

tindalizzati non vitali, Propoli E.P.I.D.® plus e magnesio.Immunepid Junior è un integratore alimentare in pratiche bustine da sciogliere in acqua che, grazie alla presenza di vitamina C, da estratti di Acerola e Olivello spinoso, e di zinco, aiuta il regolare funzionamento del sistema immu-

nitario e svolge una funzione antiossidante, contribuendo a proteggere le cellule dai radi-cali liberi. Oltre ai fermenti lattici e alla Propoli, contiene anche Ribes nero ed Echinacea; quest’ultima favorisce le naturali difese dell’organismo.Immunepid Adulti Effervescente è un integratore alimentare preparato con Propoli E.P.I.D.® plus e con estratti di Rosa canina che lo rende ricco di vitamina C; un antiossidante di

origine vegetale che contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario e del normale metabolismo energetico. La presenza di Artiglio del Diavolo lo rende utile per favorire la fisiologica funzionalità articolare. Inoltre, contiene N-acetilcisteina e palmitoiletanolamide. Epid Spray Orale contiene Propoli E.P.I.D.® plus ed estratti di Aloe, Erisimo o Agrimonia, utile per il benessere della gola. È disponibile nelle versioni con Agrimonia e olio essenziale di Lime; con Agrimonia, aroma erbe balsamiche; con Aloe vera e con Erisimo.

per favorire le fisiologicHe difese immunitarieSpecchiasol

www.specchiasol.it

), Echinacea pianta intera e.s., Papaya fermentata frutto e.s.,

è un integratore alimentare con vitamina D che contribuisce alla normale funzione del sistema immunitario, Sambuco e Astragalo utili per favorire le naturali difese dell’or-ganismo. Inoltre, il Sambuco è indicato anche per favorire la funzionalità delle prime vie respira-torie e l’Astragalo agisce come tonico adattogeno. L’integratore contiene anche fermenti lattici

è un integratore alimentare in pratiche bustine da sciogliere in acqua che, grazie alla presenza di vitamina C, da estratti di

Per aiutare le difese immunitarie del nostro organismo e favorirne il regolare funzio-namento, ma anche per arrecare benessere e sollievo alle prime vie respiratorie, la

Uncaria , Echinacea, Papaya fermentata, componenti utili per le naturali difese

corteccia e.s., Propoli

tindalizzati non vitali, Propoli E.P.I.D.Immunepid Juniorsciogliere in acqua che, grazie alla presenza di vitamina C, da estratti di Acerola e Olivello spinoso, e di zinco, aiuta il regolare funzionamento del sistema immu-

nitario e svolge una funzione antiossidante, contribuendo a proteggere le cellule dai radi-cali liberi. Oltre ai fermenti lattici e alla Propoli, contiene anche Ribes nero ed Echinacea; quest’ultima favorisce le naturali difese dell’organismo.Immunepid Adulti EffervescenteE.P.I.D.

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a cura di Demetrio Benelli

Dal bruno al verdeGli ambienti umidi che

caratterizzano il cuore dell’Irlanda

rappresentano un raro esempio

di industria naturale. Dopo

decenni volti all’estrazione

della torba come combustibile

per l’alimentazione di centrali

termiche, il governo irlandese

ha preso di petto la politica di

decarbonizzazione indirizzando

l’ente di gestione dei territori

delle torbiere, Bord na Móna,

verso una netta riconversione

delle attività produttive;

l’obiettivo è dare vita da qui al

2030 a un “nuovo contratto con

la natura”, con la creazione di

una delle più grandi estensioni di

agricoltura biologica in Europa,

nella quale la coltivazione di

officinali sarà uno dei fiori

all’occhiello.

LA RICONVERSIONE BIO E OFFICINALE DI BORD NA MÓNA

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di Leonardo Piervitali

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Le torbiere oceaniche irlandesi sono consi-derate le più impor-

tanti rimaste in Europa e al mondo sono proba-bilmente le più estese di questo genere. Oggi è uni-versalmente riconosciuto che esse rappresentano un habitat naturale raro e irri-petibile, e che costituiscono un patrimonio insostituible per la natura e la biodiver-sità irlandese.Ma nella storia non sono state sempre considerate tali; per secoli le torbiere sono state viste come terre sterili, una rovina per l’a-gricoltura. I locali, gli imprenditori e persino i governi hanno cercato in vari modi di utilizzarle o recuperarle. Fino al secolo scorso si sperava di creare pascoli fertili sulle terre paludose, vergini o esauste: trasformare la Palude di Allen nella Foresta di Allen, dopo averne rac-colto la torba. Ma in effetti si è visto che un approccio uniforme non è possibile: ogni specifico territorio richiede una soluzione mirata. Nel XIX secolo il governo britannico aveva già rivolto la sua attenzione alle paludi irlandesi. Wellesley, in seguito duca di Wellington e primo ministro, voleva utilizzare le torbiere irlandesi per coltivare il lino, che poteva essere usato per produrre tessuto per le vele nella lotta contro Napoleone.Le proposte di Wellington portarono all’istituzione della Bog Commission, i cui topografi produssero le prime mappe dettagliate delle aree paludose.D’altra parte, da secoli la torba veniva utilizzata dalle fami-glie come combustibile, in piccoli quantitativi. È proprio a partire da questo tipo di utilizzo che nacque l’idea di sviluppare l’estrazione della torba su scala industriale.All’inizio del XX secolo l’interesse per lo sviluppo com-merciale di combustibile aumentò. Nel 1917 il governo britannico commissionò un rapporto sui possibili usi della torba irlandese e parallelamente, nel 1920, il Parlamento irlandese promosse a sua volta uno studio analogo. Entrambi i rapporti furono pubblicati nel 1921.Fu all’inizio degli anni Trenta che il ministro Frank Aiken decise di mettere in atto le raccomandazioni del rapporto

del Parlamento irlandese: “Ogni centesimo utilizzato per la produzione della torba circolerà nel Paese e darà energia a tutte le attività, nelle aree remote e nelle città”. Questo era il suo pensiero.

L’ambiente umido delle torbiere irlandesi e unico in Europa (courtesy of Bord na Mona)

Derrygreenagh Bogs, il territorio dove oggi stanno nascendo le

produzioni officinali, in una mappa del 1860 (courtesy of Bord na Mona)

Da sempre la torba e stata

raccolta per l’essicazione e l’uso

familiare come combustibile

(un’immagine del 1951 -

courtesy of Bord na Mona)

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Alla luce di questa visione governativa, nel 1934 il governo irlandese creò il Turf Development Board (TDB), l’ente statale per lo sviluppo delle torbiere e per il sostegno alla produzione privata della torba. Nel decennio seguente, l’ente prese in carico molte delle zone paludose dell’Irlanda, territori che in seguito vennero drenati con sistemi di cui in Irlanda si era appresa conoscenza visitando le torbiere in Germania e in Russia. Il primo amministratore dele-gato, Andrews, aveva piani ambiziosi e l’intenzione di dimostrare agli scet-tici come le paludi non fossero desolate terre inutili. Dal 1941 al 1945 la carenza di combustibili in Europa, e in partico-lare in Irlanda, diede un forte impeto all’industria della torba e mise in luce l’elevato livello di occupazione che veniva generato dalla sua produzione.Nel 1946 i l Tur f Development Board si trasformò in Bord na Móna, in irlandese “con-siglio per le torbiere”. Da allora Bord na Móna è divenuta un’impor-tante compagnia semi-statale, la cui attività principale è stata imper-niata in questi decenni nella creazione e nella gestione di centrali per la produzione di energia basate sull’impiego della torba maci-nata come combusti-bile. Parallelamente la compagnia sviluppava altre attività comple-mentari come la pro-duzione di mattonelle di torba per sistemi di r iscaldamento

CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ DELLA PALUDE: UN’ESIGENZA PRIMARIABord na Móna è impegnata in progetti di conservazione dell’ambiente delle paludi dal 1970. L’esigenza di conservare e proteggere i luoghi più integri delle torbiere per le generazioni future nacque in modo spontaneo da un gruppo di dipendenti dell’impresa che per primi maturarono una visione ecologica e sostennero la conservazione delle torbiere, intervenendo sia sul palcoscenico nazionale sia su quello internazionale.In quel decennio, con la loro azione riuscirono a convincere il Consiglio di Amministrazione e la Direzione di Bord na Móna a destinare una serie di aree di palude alla pura conservazione.Dopo le prime aree individuate e protette negli anni ‘70, negli anni ‘80 e ‘90 un’ulteriore fascia di paludi fu destinata alla conservazione, tra cui Clara Bog, All Saint’s Bog, Mongan Bog e Bellacorick Flush. Pollardstown Fen e Raheenmore Bog, siti oggi molto noti, sono stati acquistati dalla società esclusivamente a scopo di conservazione. Queste aree sono oggi conservate grazie alla visione e alla lungimiranza di quei pionieri: oggi l’impegno viene seguito dal team di ecologia di Bord na Móna e ulteriormente implementato, come dimostra l’ultimo piano d’azione sulla biodiversità 2016-2021. Questo piano (disponibile sul sito

web della compagnia) illustra l’importanza della biodiversità per Bord na Móna, e come la gestione, recupero e conservazione delle torbiere sarà parte integrante della transizione verso imprese sostenibili e rinnovabili, rafforzando lo sviluppo della biodiversità come valore fondamentale dell’azienda.

La meccanizzazione per la produzione della torba negli anni Cinquanta (courtesy of Bord

na Mona)

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un potenziale promettente e Bord na Móna sta condu-cendo prove via via più ampie nelle Midlands per stu-diare le condizioni di crescita, il clima e il suolo in rela-zione ai diversi appezzamenti dell’azienda.

domestico, centrali eoliche, raccolta e compostaggio dei rifiuti, e ha anche costituito un’importante divisione per l’orticoltura, non solo in Irlanda ma in tutta Europa.Nel 1972, l’allora presidente Eamon de Valera scrisse: “Il Paese deve molto a Bord na Móna e ai suoi uomini: il contributo che essi hanno dato all’economia nazio-nale nei momenti di emergenza è motivo di orgoglio per tutti noi”.

GLI ANNI 2000 E LA DECARBONIZZAZIONE: NIENTE PIÙ TORBA COME COMBUSTIBILE FOSSILE

Nell’ultimo decennio Bord na Móna ha intrapreso la strada della decarbonizzazione. Nel 2008 la compagnia ha deliberato di terminare le operazioni di estrazione della torba come combu-stibile fossile, nell’ambito di quello che è stato defi-nito il “nuovo contratto con la natura”, e successiva-mente, nel 2015, Bord na Móna ha annunciato la ces-sazione dell’utilizzo della torba a fini energetici a partire dal 2030. Una decisione che implica però importanti conseguenze sul piano economico e occupazionale. Allontanandosi dalla sua attività storica, Bord na Móna ha quindi provveduto a espandere nuovi settori a bassa impronta carbonifera, e ha avviato lo studio e la valu-tazione di prodotti e servizi innovativi nell’ambito della green economy. Lo sviluppo di queste nuove attività è al centro di nuovi progetti produttivi dell’azienda, che saranno in grado di contribuire alla crescita dell’econo-mia e dell’occupazione nelle regioni centrali d’Irlanda. La nuova divisione New Business, guidata da Vincent Redmond, ha come mission l’offerta di derivati natu-rali di alta qualità, puri e biologici, ispi-rati alla natura e alla bellezza uniche del territorio delle torbiere irlandesi, idealmente al centro del cuore verde dell’Irlanda.Tra i vari settori in esame, partico-lare interesse desta il comparto delle Medicinal and Aromatic Plants (MAPs). Il mercato mondiale dei rimedi erbo-ristici e delle erbe medicinali mostra

Filari di Calendula, installazione del 2019 (courtesy of Bord na

Mona)

Impianto di piantine officinali in prossimita

dell’impianto eolico (courtesy of Bord na Mona)

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Le pratiche di coltivazione ecocompatibili e sostenibili di Bord na Móna verranno integrate con la raccolta spon-tanea e l’utilizzo di risorse naturali, nel rispetto degli ambienti selvatici e utilizzando le buone pratiche agri-cole e di raccolta (GACP).L’obiettivo è quello di arrivare a produrre derivati di alta qualità, da utilizzare nel mondo dell’alimenta-zione, della fitoterapia, della cosmesi, della farmaceu-tica e delle bevande. Coltivata e trasformata in Irlanda, la gamma di prodotti biologici e sostenibili di Bord na Móna si propone di divenire una fonte sicura di ingre-dienti naturali.Nel settembre 2018 Bord na Móna ha iniziato l’iter di certificazione biologica su 55.000 ettari di terreno: un obiettivo che porterà alla crea-zione di una delle più estese imprese agri-cole a gestione biologica in Europa.Oltre ad applicare il regolamento comunita-rio sul biologico, e quanto prevede riguardo l’utilizzo di fertilizzanti organici e l’esclu-sione di utilizzo di diserbanti, pesticidi o altre sostanze chimiche, la nuova sezione di Bord na Móna intende realizzare una gestione agro-ecologica del suolo. L’aspirazione è quella di creare un terreno ricco di una flora e una fauna biologicamente attive, mante-nendo un alto livello di sostanza organica e riducendo al minimo le interazioni con il suolo causate dalle lavorazioni, in modo da migliorare il rilascio dei nutrienti natu-ralmente presenti e garantire un approv-vigionamento da parte delle piante più

Semina manuale di Camomilla, inizio 2020 (courtesy of Bord na

Mona)

Deposizione file di Calendula a Derryhinch Bog, inizio 2020

(courtesy of Bord na Mona)

Produzione compost a Kilberry (courtesy of Bord na Mona)

ACQUACOLTURA: UNA SCOMMESSA PER IL FUTUROAnche l’acquacoltura si sta rivelando una prospettiva molto interessante per il territorio delle torbiere; è un’attività in crescita in tutto il mondo che fornisce oggi già il 50% della produzione del pesce utilizzato in alimentazione.Il pesce rappresenta un’alternativa alimentare salutare, con un’impronta di carbonio molto inferiore a tutte le altre fonti di proteine animali. Per questo, considerando la domanda in costante aumento nel mondo, si stima che nel 2030 ci si potrà trovare di fronte un’offerta di almeno 40 milioni di tonnellate, inferiore rispetto alle aspettive del mercato.Su questo settore, dopo un’accurata fase di ricerca, Bord na Móna ha avviato un partnership con altre importanti realtà industriali e con referenti istituzionali nazionali. Tom Russell, Operations Lead del progetto Aquamona, descrive così l’impianto di allevamento ittico di Mountlucas: “Si tratta di un sistema di acquacoltura

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equilibrato e continuo, e un loro migliore stato di salute.La conversione della nuova superficie a biologico aumen-terà il totale delle terre certificate in Irlanda da 70.000 a 125.000 ettari: un passo signi-ficativo per Bord na Móna e l’Irlanda, che consolida l’impe-gno dell’azienda nella sostenibi-lità e nella lotta ai cambiamenti climatici.

LA LINFA DI BETULLA E LE SUE PROPRIETÀ: UN CASO DI STUDIO

La raccolta, lavorazione e com-mercializzazione della linfa estratta dagli alberi di Betulla che crescono spontanemente lungo i margini delle aree lavo-rate delle torbiere è, accanto alla produzione delle piante officinali, oggetto di un accu-rato studio di fattibilità della divisione New Business di Bord na Móna. Diverse opportunità di mercato sono già state identificate per questo prodotto e l’avanza-mento del progetto riguarda

ora la stima delle effettive poten-zialità di sviluppo della produzione.Ronan Tormey è Sales & Product Development Manager e lavora sia sul progetto della Betulla sia su quello delle erbe: “La nostra società sta aprendo un percorso nuovo in questo settore, e l’idea di innovazione che anima questo progetto è uno dei motivi che rendono eccitante e sfidante farne parte. Abbiamo dovuto affrontare davvero molte incognite quando siamo partiti. All’inizio non dispo-nevamo ancora di molte infor-mazioni chiave. Per esempio, non

avevamo idea dei volumi di prodotto che avremmo potuto aspettarci, la qualità della linfa che avremmo

potuto raccogliere e i siti che avrebbero potuto essere più adatti per la produzione. Sapevamo che avrebbero

Impianto per la raccolta della linfa di Betulla a Derrahaun, con connessioni di tubazioni sotto vuoto

(courtesy of Bord na Mona)

11 febbraio 2020, visita all’impianto

di raccolta della linfa di Betulla selvatica

del ministro irlandese Canney (courtesy of

Bord na Mona)

multi-trofico, il che significa che per pulire e filtrare l’acqua andremo a realizzare processi naturali grazie all’induzione della crescita di lenticchia d’acqua e alghe. La lenticchia d’acqua (Lemna minor L.) è una pianta acquatica che può essere raccolta come biomassa per uso agricolo. Quali le specie oggetto del progetto? “Le persone hanno molta familiarità con la Trota, ma stiamo coltivando Pesce Persico di cui abbiamo identificato un mercato molto promettente in varie regioni d’Europa, dove un prodotto fresco ottenuto nel rispetto dell’ambiente è molto appprezzato dai consumatori.

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potuto disporre di 8.000 ettari di Betulla selvatica, ma sapevamo anche che non avevamo l’equipaggiamento adatto e il know-how necessario per raccoglierla su scala industriale, oltre a non avere ancora le competenze adatte per lavorarla una volta raccolta. Avevamo molto da apprendere, e quindi per prima cosa siamo andati alla ricerca di chi ci poteva aiutare. Mi fa molto piacere poter affermare ora che, con soddisfazione, nel feb-braio 2019 avevamo già raccolto un quantitativo signi-ficativo di linfa di Betulla dal nostro principale appez-zamento sperimentale a Longford. Un’area di circa un ettaro dove abbiamo inciso 446 alberi, raccogliendo in media tre litri di linfa al giorno per ogni albero. Una buona notizia, dato che si tratta dello stesso volume che è possibile ottenere da una piantagione di Betulla col-tivata; un dato davvero molto, molto incoraggiante. La linfa raccolta è stata processata per ottenere acqua di Betulla, sciroppo di Betulla (utilizzato nell’industria ali-mentare) e liquore di Betulla, che è un nuovo entusia-smante prodotto nel settore delle bevande alcoliche, per il quale ci aspettiamo importanti risultati di mercato a lungo termine. Il tutto considerando che i nostri sono alberi cresciuti in natura e che non abbiamo mai utiliz-zato fitofarmaci su questi terreni”.

IRLANDA, IL VANTAGGIO DI UN TERRITORIO POCO INQUINATO

È stato proprio il limitato sfruttamento agricolo a pro-teggere la terra irlandese da eccessivi inquinamenti da fitofarmaci: gli ampi pascoli hanno aumentato la fertilità dei terreni grazie all’apporto di sostanza organica deri-vante dalle deiezioni animali, poi mante-nuta alta dai prati stabili, dalla loro diver-sità multispecifica e dalle limitate lavora-zioni colturali. Proprio grazie all’intensa attività di rac-colta di torba nelle zone centrali dell’Ir-landa, poche sono state le coltivazioni intensive sulle quali di solito vengono utilizzati pesticidi chimici e grandi quan-tità di concimi contenenti nitrati, causa di inquinamento delle falde. Tali caratte-ristiche del territorio, sommate alla lon-tananza dell’isola da altre fonti di inqui-namento, portano gli stakeholder del

comparto officinale a essere fortemente interessati a possibili produzioni di piante di alta qualità in Irlanda. Difatti, negli ultimi anni, a causa dei maggiori controlli e delle migliori tecniche di analisi, è sempre più frequente il rischio di dover scartare un prodotto non conforme da trasformare: va ricordato, infatti, che il limite ammesso dalla legislazione comunitaria di prodotti di sintesi in un prodotto biologico è pari a zero. Questo rende molto più difficile realizzare una colti-vazione biologica in zone prevalentemente coltivate in modo convenzionale, a causa di contaminazioni da deriva sempre più frequenti. Per non parlare di prodotti biologici provenienti dai Paesi emergenti, dove di solito un lotto di prodotto viene costituito riunendo piccoli lotti di coltivatori i cui appezzamenti possono essere situati in mezzo a campi coltivati con metodo conven-zionale, dove oltretutto vengono ancora utilizzati pro-dotti già da tempo banditi dai Paesi occidentali. Questa situazione viene ancor più aggravata da operazioni ille-cite di miscelazione di diversi lotti, al fine di diluire i con-taminanti causando una forte incertezza sulla salubrità delle materie prime importate.

LA COLTIVAZIONE DELLE OFFICINALI: L’ANALISI DELLA FATTIBILITÀ

Affidarsi alle piante per scopi medicinali e salutistici non è una novità per l’Irlanda: la forte tradizione nella loro raccolta e nell’utilizzo domestico ci dimostra che sono sempre state diffuse sul territorio.

Parcelle sperimentali per lo studio di fattibilita ( L. Piervitali)

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È proprio seguendo un corso specialistico presso la Irish School of Herbal Medicine che Ronan Tormey ha comin-ciato a domandarsi se si potessero coltivare le piante officinali sui terreni torbosi irlandesi e se ci fosse un mercato interessante.A partire da questa intuizione, Bord na Móna ha com-missionato a chi scrive uno studio di fattibilità per la coltivazione e trasformazione di piante aromatiche e medicinali presso l’azienda. Lo studio, che ho svolto in collaborazione con Andrea Primavera per la sua espe-rienza internazionale nel settore, è durato diversi mesi e si è concluso nel maggio 2019, portando a risultati molto interessanti.

Il punto di partenza è stata l’analisi delle caratteristiche del clima e degli altri fattori che potrebbero influen-zare la coltivazione di MAPs. Il clima irlandese non è uguale a quello di altri territori situati alla stessa latitu-dine, a causa dell’influenza dell’Oceano Atlantico che se da un lato limita le temperature estreme, dall’altro porta però a frequenti precipitazioni e a una forte pre-senza di vento. Gli effetti avversi di questi due ultimi fattori possono tuttavia essere contenuti con l’utilizzo di adeguate tecniche di coltivazione, come drenaggi, coltivazioni su letti rialzati e barriere anti-vento. Al con-trario, il vero fattore limitante risulta essere l’irraggia-mento solare.

Per poter stimare la produzione poten-ziale nelle varie zone allo studio, abbiamo messo a confronto l’area in questione con un’area dell’Italia settentrionale a forte tradizione nella coltivazione di tali colture, il territorio di Cuneo, ottenendo un logaritmo poi tradotto in un tasso di riduzione in termini di produttività per superficie, causato dai diversi fattori limitanti.Successivamente abbiamo identificato, tramite un lavoro di ricerca bibliogra-fica, interviste e sopralluoghi in azienda, le specie già presenti spontaneamente sull’area di interesse del territorio irlan-dese: tra queste Equiseto, Menta, Epilobio, Piantaggine, Biancospino, Bardana, Ortica, Achillea e Spirea, tutte specie quindi potenzialmente coltiva-bili. Oltre a queste abbiamo posto una particolare attenzione a specie native di potenziale interesse commerciale, prime tra tutte il Bog myrtle, il Mirto di palude (Myrica gale L.), oppure a specie che si possono ben adattare ad alcuni terreni acidi e torbosi diffusi nelle stesse aree di interesse, come la Gaulteria (Gaultheria procumbens L.).Bog myrtle, in particolare, viene già col-tivato in ambienti simili in Scozia e il suo olio essenziale risulta avere proprietà molto interessanti. Il lavoro di ricerca ha portato anche a scoprire l’esistenza di piccole realtà locali che già coltivavano Valutazione della produttivita delle specie per diversi settori di impiego ( L. Piervitali)

Ronan Tormey

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e trasformavano piante medicinali e officinali, dalla Camomilla all’Ortica, dalla Calendula alla Piantaggine. L’interesse dell’azienda è quello di sviluppare una filiera aperta delle MAPs in Irlanda, e Bord na Móna ha quindi incontrato alcuni di questi coltivatori, lasciando aperte le porte a future possibilità di collaborazione.Dal punto di vista delle potenzialità commerciali del settore, lo studio di fattibilità ha preso in considerazione la situazione del mercato mondiale delle MAPs, identi-ficando gli stakeholder presenti, le droghe di maggiore interesse e la loro valorizzazione economica potenziale attraverso una prima trasformazione (essiccazione, taglio e selezione, produzione di olio essenziale). Lo studio ha quindi portato a realizzare una matrice riportante informazioni di diverso tipo su un ventaglio di 25 specie scelte tra quelle analizzate: aspetti agronomici, con le potenziali rese; i metodi di propagazione e i limiti di coltivazione; aspetti di mercato riportanti i settori di utilizzo, le caratteristiche dei potenziali clienti, le richie-ste rilevate in termini di qualità e quantità; la parte eco-nomica con i prezzi di mercato, la loro stabilità e la pro-duttività potenziale per superficie.La matrice finale, con una valutazione di tutti gli aspetti analizzati, riporta quindi un ranking complessivo che esprime la convenienza nella coltivazione di ogni singola specie. Solo 12 specie, quelle con punteggio più alto, sono state scelte per i primi impianti, tra le quali compa-iono la Camomilla, l’Ortica, la Menta Piperita, ma anche il Bog myrtle.Le specie selezionate sono poi state oggetto di un piano colturale ipotetico su 300 ettari in rotazione tra di loro, ma anche con colture quali cereali, legumi e cover crops.Da tale dimensionamento produttivo è stato possibile ipotizzare un programma di investimenti partendo dalle macchine agricole fino ad arrivare ai forni di essiccazione e ai macchinari per la prima trasformazione, per poi rea-lizzare un vero e proprio business plan aziendale deter-minando l’analisi del breakeven point delle singole specie.Il risultato finale ha portato a dati molto interessanti dal punto di vista economico, con un ottimo margine ope-rativo lordo.Durante la primavera 2019, l’azienda ha poi iniziato, sotto la nostra supervisione, un’intensa attività di prove speri-mentali in campo per valutare la possibilità di addome-sticamento delle specie di interesse.

I PRIMI RISULTATI

Già dalle prove in campo iniziate nella primavera scorsa sono stati raggiunti risultati superiori alle aspettative. A parte alcuni problemi legati a ristagni idrici dovuti ad avvallamenti e al sistema di drenaggio non effi-ciente di piccole porzioni dei campi prova, le produ-zioni sono state ottime sia dal punto di vista quantita-tivo sia qualitativo. L’azienda ha così potuto presentare parte del pro-dotto raccolto in occasione di MAP Expo a Eindhoven, a ottobre dello scorso anno, e nell’ultima edizione di BIOFACH, a febbraio a Norimberga, incontrando l’in-teresse di imprese in cerca di prodotti di qualità che hanno subito compreso il valore aggiunto delle colti-vazioni irlandesi.

Filare di Calendola ( L. Piervitali)

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VERSO IL FUTURO

L’azienda si sta già organizzando per la program-mazione della prossima stagione agricola e allo stesso tempo per la progettazione di una linea di prima trasformazione, con l’intenzione di valo-rizzare i fattori locali: le risorse umane, i mezzi e attrezzi agricoli, le grandi superfici a disposi-zione, le strutture già esistenti e finora utilizzate per altri scopi.Un’ottima possibilità per l’Irlanda, famosa per un forte settore terziario e meno per quello prima-rio, ma soprattutto per tutto il comparto delle MAPs, dalle piccole aziende agricole e di tra-sformazione al settore della ricerca universita-ria e della didattica, che potrà essere sostenuta da una significativa spinta all’intero settore delle piante officinali.

LE RADICI DI UN’ANTICA CULTURA ERBORISTICA

L’Irlanda ha una popolazione poco numerosa in rapporto alle dimensioni del suo territorio, e la stragrande maggioranza degli Irlandesi ha in famiglia un legame diretto con la terra nelle due generazioni precedenti. Recarsi da un erborista è cosa molto comune in Irlanda, e molti ricordano come i loro progenitori lo facessero ancora più frequentemente o almeno come l’uso di rimedi erboristici fosse parte delle tradizioni di famiglia. Cipolle e Aglio erano usate per combattere l’influenza e le malattie da raffreddamento, il Tarassaco per trattare le infezioni urinarie, la Bardana e la Piantaggine per le eruzioni cutanee, e lo Zenzero veniva spesso masticato dagli anziani per favorire la digestione. È comune sentir dire della zuppa di ortiche preparata in primavere “per pulire il sangue”. La dottrina medica con le erbe è documentata in Irlanda fino all’epoca dell’invasione di Cromwell, nel 1649, che ebbe come conseguenza la distruzione della classe nobile irlandese. Nel tardo Medioevo l’Irlanda era considerata in grado di offrire un trattamento medico di livello nobiliare, non al di sotto di quello dispensato in Italia. Ma al contrario di quanto succedeva nella maggior parte delle nazioni europee, dove il latino predominava come lingua della scienza medica, i testi di medicina in Irlanda erano scritti in volgare. Sono conservati oltre cento manoscritti medioevali riportanti trattati medici in gaelico. Oggi l’uso della fitoterapia è molto diffuso in Irlanda. Gli studenti della nostra Irish School of Herbal Medicine viaggiano in tutti gli angoli del mondo per approfondire il loro corso di studi quadriennali in erboristeria medica. La classe visita regolarmente Aboca Museum e anche le strutture produttive dell’azienda italiana, da diversi anni.Per saperne di più sulla Irish School of Herbal Medicine: www.herbeire.ie

Helen Bagadon

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in collaborazione con NATRUE

Free from, un claim che richiede sostanza

Un messaggio che può veicolare

effettivamente una caratteristica

intrinseca del cosmetico di reale

interesse per il consumatore, a

volte invece un espediente legato

al marketing. Anche in buona

fede, questa indicazione non può

sottrarsi ai vincoli che regolano in

generale e nello specifico i claim

sui cosmetici, e per questo vale

la pena di usarla con criterio per

dare un’informazione di qualità

al pubblico, che sappiamo essere

sempre più consapevole.

I claim sono fondamentali per aiutare i brand nella promozione di determinate caratteristiche di un cosmetico, e per i

consumatori possono rappresentare un reale valore aggiunto per scegliere il pro-dotto più corrispondente alle proprie esi-genze e aspettative. Controllare la presenza di alcune sostanze, come alluminio, para-beni e altri ingredienti di origine petrolchi-mica, diventa essenziale per chi ha aller-gie, problemi di salute o semplicemente per chi vuole evitare di utilizzare cosmetici che contengano ingredienti indesiderati. Di conseguenza, per facilitare la comunica-zione ai consumatori, i produttori utilizzano claim che rilevano l’assenza di questi ingre-dienti come mezzo per differenziare i loro cosmetici da quelli presenti sul mercato.

di Mark Smith, Direttore generale, Hana Mušinovic’, Regulatory & Scientific Manager, NATRUE

Le dichiarazioni “privo di”, comunemente associate a una percezione di maggiore sicurezza dei prodotti, sono oggi analogamente collegate all’emergente tendenza di marketing di clean beauty. Un’idea di bel-lezza più pulita, sicura, sostenibile e trasparente basata sul concetto che nei cosmetici troviamo spesso ingredienti che non portano alcun benefi-cio alla nostra pelle. Tuttavia, mentre un cosmetico naturale o biologico condivide comunemente questi parametri di approccio consapevole, non è detto che un prodotto clean beauty sia necessariamente biolo-gico e green. A parte le preoccupazioni legate alla salute, la bellezza “pulita e verde” comprende anche cosmetici con un impatto ridotto sull’ambiente, come l’utilizzo di confezioni riciclate e riciclabili e la man-canza di microplastiche o siliconi nei prodotti di risciacquo.Per il settore cosmetico naturale e biologico, dove non esiste una defini-zione univoca fissata da una normativa ufficiale per dimostrare quando l’indicazione “naturale” o “biologico” può essere fuorviante, sono state utilizzate alcune affermazioni “privo di” per aiutare e rassicurare i con-sumatori a distinguere tra autentico cosmetico naturale o biologico e prodotti d’ispirazione bio o convenzionali. Tuttavia, alcune affermazioni free from possono essere ugualmente e potenzialmente fuorvianti, sug-gerendo che un prodotto è più sicuro di un altro soltanto perché privo di una o più sostanze specifiche.

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CLAIM: IL QUADRO GIURIDICO

I consumatori europei sono protetti da una serie di legi-slazioni complementari; innanzitutto dall’art.20 del Regolamento sui cosmetici (CE) n.1223/2009 dell’UE rela-tivo alle dichiarazioni sui prodotti e in secondo luogo dal Regolamento (CE) n.655/2013 che stabilisce sei criteri comuni (ovvero conformità alle norme, veridicità, sup-porto probatorio, onestà, correttezza e decisioni infor-mate) che costituiscono parametri di allineamento per l’u-tilizzo dei claim sui cosmetici. Infine, esiste un documento tecnico di supporto che fornisce indicazioni e una guida comune per le parti interessate all’applicazione degli slogan utilizzabili, caso per caso, sui prodotti cosmetici. Il documento tecnico non è giuridicamente vincolante, ma costituisce un utile strumento di riferimento che indica come i sei criteri comuni si applicano a determinate affer-mazioni come “esente da”. La nota negativa è che il testo non è esaustivo e quindi non copre tutte le dichiarazioni free from; vi sono casi in cui sono permessi claim “privo di” e tali dichiarazioni possono consentire una scelta più informata e consapevole a uno o più gruppi specifici di utenti finali. Pertanto, le indicazioni free from dovrebbero essere consentite quando sono soddisfatti tutti e sei i criteri comuni previsti dal Regolamento (UE) n.655/2013.Il Regolamento prevede che in sede di etichettatura, di messa a disposizione sul mercato e di comunicazione dei cosmetici non vengano impiegate diciture, denomina-zioni, marchi, immagini o altri segni, figurativi o meno, che attribuiscano ai cosmetici caratteristiche o fun-zioni che non possiedono. Queste dichiarazioni comprendono una serie di informazioni, indicazioni e aggettivazioni che compaiono in etichetta o sul materiale pubblici-tario dei prodotti, che servono a definire un prodotto cosmetico e a informare i consumatori sulle carat-teristiche, sulle qualità e sugli effetti attribuiti al cosmetico.Ad esempio, l’affermazione “priva di ingredienti di origine animale” su prodotti destinati a consuma-tori vegani è del tutto accetta-bile, in quanto non fuorviante ma informativa sulle caratteristiche del

cosmetico. Tuttavia, il claim “privo di parabeni” dovrebbe essere considerato improprio e quindi inaccettabile, poiché i parabeni sono una classe di conservanti e alcuni membri di questa famiglia sono legalmente autorizzati. Va sottolineato, però, che non esiste un’attuazione armo-nizzata dei contenuti del documento tecnico, il quale, a differenza dei regolamenti stessi, rimane un lavoro in corso soggetto a modifiche. Complessivamente, i tribu-nali nazionali locali, e in definitiva la Corte di giustizia europea, sono gli organi che possono fornire un’interpre-tazione autorevole basata sul quadro giuridico esistente per i prodotti cosmetici.

I CLAIM FREE FROM PIÙ COMUNI

Senza allergeni

“Privo di” indica la completa assenza di qualcosa. Per gli allergeni, però, il rischio zero non può essere garan-tito, mentre tale affermazione dà l’impressione che lo sia. I consumatori possono sviluppare un’allergia a una sostanza o a una combinazione di sostanze, indipenden-temente dalla sua origine naturale o sintetica. Inoltre, l’in-duzione da parte di un allergene non implica la reazione immediata di un effetto indesiderato, che può svilupparsi dopo diversi anni di esposizione o per niente. Il documento tecnico fa specifico riferimento all’afferma-zione “esente da sostanze allergeniche/sensibilizzanti”, in quanto non consentita.

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Cosmesi bio • FILIERE E MERCATI

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Senza fragranza/profumo

I profumi possono contenere materie prime o miscele completamente naturali o sintetiche oppure una combi-nazione di entrambe. In ogni caso, indipendentemente dall’origine, se presenti al di sopra di una determinata concentrazione, gli allergeni profumati devono essere dichiarati per legge sulla confezione per agevolare i con-sumatori. Tuttavia, la presenza di allergeni profumati è stata generalmente ed erroneamente percepita come un pericolo per tutti i consumatori, il che ha portato a far apparire indesiderati tutti i prodotti contenenti tali aller-geni. Per evitare denigrazioni o dichiarazioni fuorvianti, il documento tecnico stabilisce che non si deve utilizzare il claim “privo di profumo” quando un prodotto con-tiene una sostanza che ha una funzione profumante, anche se tale sostanza viene utilizzata per altre funzioni nel prodotto.

Senza ogmI consumatori si aspettano che i cosmetici naturali e bio-logici siano privi di OGM, ma se esiste una legislazione per classificare, rintracciare e vietare gli OGM e i pro-dotti da OGM utilizzati negli alimenti e nei mangimi, lo stesso non vale per i cosmetici. Di conseguenza, esiste un quadro giuridico di assistenza all’interno del documento tecnico per gestire la regolamentazione di tali indicazioni per i cosmetici, al fine di evitare l’uso di comunicazioni ingannevoli per il consumatore. Questo presenta però un problema, in particolare per i prodotti che dichiarano di essere biologici, ma che potrebbero essere formulati con materie prime di origine vegetale OGM senza notifi-care nell’etichettatura la loro presenza. I consumatori che hanno una conoscenza del biologico attraverso il cibo si aspettano che anche i cosmetici non contengano OGM, ma questo non è previsto per legge. A garanzia dei con-sumatori ci sono gli standard di certificazione volontaria come il rigido disciplinare NATRUE che tutela i cosmetici naturali e biologici vietando la presenza di sostanze gene-ticamente modificate o prodotte da OGM.

Senza SoStanze chimiche

Le sostanze chimiche esistono ovunque, la vita stessa implica la presenza di chimica. Di conseguenza, scien-tificamente parlando, è inesatto affermare che qualsiasi cosa possa essere “priva di sostanze chimiche”. In termini comuni, tuttavia, questa frase è stata utilizzata per rife-rirsi a sostanze artificiali che sono note o percepite come

indesiderabili e di origine petrolchimica. Nonostante questo, dal punto di vista dei sei criteri comuni “senza sostanze chimiche” è evidentemente non supportato perché potrebbe, per associazione, far percepire al con-sumatore medio che il prodotto sia “più sicuro”, cosa non in linea con le basi della conformità legale per tutti i pro-dotti cosmetici sul mercato dell’UE.

non teStato Sugli animali

Nell’UE la sperimentazione sugli animali per i cosmetici è vietata dalla legge. La normativa include i test sugli ingredienti, prototipi, prodotti finiti, oltre ovviamente al divieto di commercializzazione. Inoltre, le dichiarazioni sui prodotti che si riferiscono specificamente a “non testato sugli animali” sono anch’esse regolate dall’art.20, para-grafo 3 del Regolamento sui cosmetici dell’UE. Infine, un parametro fondamentale dei sei criteri comuni è la con-formità legale; quindi il claim che afferma che un pro-dotto abbia un vantaggio specifico quando questo è la base per tutti i prodotti sarebbe fuorviante per i con-sumatori. Il claim sulla non spe-rimentazione animale rientra in questa categoria.

UNA QUESTIONE A DOPPIO TAGLIO

L’esigenza principale per i con-sumatori è verificare la traspa-renza e l’affidabilità per quanto riguarda i claim dei cosmetici. Di conseguenza, nella ricerca di pro-dotti che soddisfino veramente le loro aspettative, gli acquirenti devono rimanere sempre vigili e attenti, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche neces-sarie per convalidare un’afferma-zione naturale o biologica senza essere fuorvianti.Le dichiarazioni “privo di” rappre-sentano una questione a doppio taglio per i cosmetici naturali e biologici, poiché giocano un ruolo di delicato equilibrio tra la presentazione positiva del prodotto che da un lato può

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supportare il processo decisionale informato d’acqui-sto, ma dall’altro può anche creare una percezione fuo-rviante tra i consumatori per quanto riguarda la mag-giore sicurezza dei prodotti che non utilizzano determi-nati ingredienti.Il documento tecnico lascia un margine d’interpretazione caso per caso per quanto concerne i claim “privo di”: se l’ingrediente citato è effettivamente assente dalla formu-lazione e se le informazioni rappresentano un plus per il consumatore, considerato come una categoria target della popolazione, tali claim possono essere accettati perché tali informazioni possono essere di interesse per il consumatore per motivi di salute, ambientali o per lo stile di vita. Se l’affermazione “privo di” è relativa a un ingrediente autorizzato (ad esempio oli minerali), essa potrebbe essere accettata a condizione che il messag-gio non sia fuorviante per il consumatore. Tuttavia, ciò può essere considerato non applicabile a una sostanza facilmente identificabile, quando la sua assenza o meno può essere verificata, da un consumatore attento,

semplicemente consultando l’elenco INCI. Come ad esempio nel caso di una sostanza specifica e legalmente consentita come il conservante fenossietanolo, indipen-dentemente dalla categoria del prodotto. Resta comun-que da vedere come gli Stati membri adotteranno nel tempo il documento tecnico, se sarà necessaria una revi-sione o in che modo i produttori sapranno adattarsi.

IL SUPPORTO DEI MARCHI DI GARANZIA

I consumatori di cosmetici naturali e biologici possono sempre verificare i claim grazie ai marchi di garanzia, poiché il fatto che vi sia una guida specifica per le affer-mazioni free from non modifica la capacità degli stan-dard privati di continuare a stabilire i propri criteri di infor-mazioni precise per il consumatore su ciò che è permesso e ciò che non lo è. Tuttavia, ogni cosmetico sul mercato deve rispettare la legislazione esistente per quanto con-cerne i claim sui prodotti.Rimane una responsabilità dell’azienda produttrice comu-

nicare in etichetta, in maniera chiara e non fuorviante, le caratteristiche reali dei cosmetici. A tal fine, un supporto importante viene da standard privati come NATRUE. L’impegno dell’Asso-ciazione no-profit è tutelare l’auten-tica cosmesi naturale e bio attraverso un disciplinare rigoroso, supportato da una certificazione fatta da terze parti per essere ancora più intransigente, questo per fornire ai consumatori informazioni chiare e obiettive a supporto del loro processo decisionale ed evitare prati-che scorrette come il greenwashing, il sempre presente fenomeno che tende a spacciare come naturali e biologici pro-dotti che in realtà non lo sono. L’etichetta NATRUE rappresenta un punto di riferi-mento immediato e semplice, in grado di aiutare i consumatori a identificare gli autentici cosmetici naturali e biologici, ovvero quei prodotti che hanno soddi-sfatto con successo i criteri rigorosi sta-biliti in modo indipendente e verificabile di uno standard che non solo garantisce l’autenticità, ma che è nato con l’obiet-tivo di tutelare la vera bio beauty.

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Cosmesi bio • FILIERE E MERCATI

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aggiornamenti di fitocosmesia cura di Paolo Poggi

È ben noto che una vasta serie di funghi, come Ganoderma lucidum, Lentinula edodes, Grifola frondosa e altri, sono da tempo utilizzati e apprezzati nella preparazione di prodotti cosmetici di vario tipo, sia per la pelle sia per i capelli e l’igiene corporea, e il loro uso è particolar-mente popolare nei Paesi orientali.La principale prerogativa di questi funghi risiede nel potenziale antimi-crobico ad ampio spettro dei loro estratti, dovuto in gran parte all’e-levato contenuto di polifenoli nella loro frazione attiva. Contengono anche flavonoidi (resveratrolo), carotenoidi, acidi grassi polinsaturi e vitamine, per cui il loro impiego cosmetico si è diffuso anche per sfrut-tarne altre biofunzionaltà: antiossidanti, idratanti e protettive UV.In un lavoro di ricerca si riferisce della nuova valutazione delle pro-prietà antimicrobiche ad ampio spettro di un altro gruppo di macro-funghi eduli tra i più conosciuti e comuni nelle nostre zone, come Flammulina velutipes (meglio noto come Agarico vellutato o anche Agarico dell’Olmo) o Pleurotus ostreatus (la comunissima Orecchietta) che si sviluppano entrambi a grossi ceppi alla base delle piante.Il marcato potenziale antimicrobico di queste specie è stato valu-tato e confermato nei confronti di varie specie di ceppi batterici, Escherichia coli, Staphylococcus epidermidis, Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus e altri, tipici inquinanti non solo di cosmetici ma responsabili anche di infezioni delle vie respiratorie, urinarie, gastroin-testinali, ecc.È stata valutata anche la funzionalità protettiva UV di estratti ottenuti da questi funghi, che è risultata apprezzabile e paragonabile a quella esplicata da preparati contenenti in vari dosaggi tradizionali filtri UV organici come benzofenone-3, ottil metossicinnamato e altri.Si è proceduto pure alla determinazione della loro capacità antiossi-dante e antiradicalica, con test di confronto con tradizionali antiossi-danti quali acido ascorbico e quercetina.Questi risultati ne confermano un’interessante e potenziale utilizzazione in campo cosmetico e cosmeceutico.Sono allo studio anche altre possibili valorizzazioni di questi prodotti della natura.Come le alghe, quindi, anche i funghi “escono” dalla dispensa non per andare in cucina, ma si stanno guadagnando una loro interessante e importante presenza sul banco del formulatore cosmetologo.

Saraswat A, Mathur P, Sanyal D (2020)

Assessing cosmeceuticals properties of some

macrofungi for improve skincare.

Intern J Pharm Pharmac Sci 12(2):15-19

Sempre più diffuSo l’uSo

del “fungo coSmetico”

Referenza

Flammulina velutipes ( c Petra Korlevic)

SCIENZA E TECNICA • Review fitocosmesi

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Lo scalpo è una delle parti del corpo più esposte e potenzialmente aggredibili dall’inquinamento dell’aria, una di quelle per le quali dovreb-bero essere quindi maggiormente studiati mezzi di protezione e difesa da agenti esogeni.L’aria inquinata, a contatto con le papille dermiche follicolari, può indurre notevoli danni ai capelli, non solo dal punto di vista estetico, come secchezza e disidratazione, ma anche strutturale, come la loro miniaturizzazione che li rende più deboli facilitandone la caduta e la perdita.Ecklonia cava è un’alga bruna, edule, tipica dei mari del Giappone e Corea. Presenta un inusitato contenuto in principi biofunzionali, poli-fenoli, florotannini e fitosteroli. Si è potuto appurare che tale alga è in grado di sviluppare un rimarchevole effetto profilattico contro inqui-nanti ambientali, facilmente riscontrabile valutando il livello di vitalità delle cellule, il loro ciclo, comportamento e distribuzione sulle papille dermiche follicolari, determinando l’espressione di filaggrina e di MMP (matrix metalloproteinase) sia su cheratinociti sia su campioni di pelle espiantata.In un test clinico, la positiva attività di estratti di Ecklonia cava su pazienti con cute dello scalpo squamosa è stata valutata verificando i benefici effetti indotti da trattamento giornaliero (per 4 settimane) con uno shampoo contenente l’estratto algale e verificando il miglio-rato livello di idratazione e lo stato di arrossamento della parte dopo il trattamento, che si è visto ripristinare la vitalità e il normale ciclo di crescita delle cellule danneggiato dal contatto dell’aria inquinata con le papille dermiche follicolari.La riduzione del danno allo scalpo può essere anche attribuita al fatto che il trattamento con l’estratto algale ha ridotto l’attività di MMP migliorando, nel contempo, l’espressione di filaggrina (test sia su che-ratinociti della cute dello scalpo sia su campione di cute espiantata). All’incrementato livello di idratazione dermica è conseguita una ridu-zione dello stato di arrossamento e irritazione della cute visibilmente apprezzabile.L’estratto algale viene quindi suggerito come agente funzionale per rea-lizzare preparati tricologici indirizzati a mantenere lo scalpo nello stato ottimale di benessere.

eStratto algale a protezione dello Scalpo

da eSogeni inquinanti

lipide da alga a elevata Stabilità per coSmeSi

Kim H, Woo K, Shin S et al (2020) The poten-

tial application of Ecklonia cava extract in scalp

protection.

Cosmetics 7(9) doi:10.3390/cosmetics7010009

Referenza

Ecklonia cava ( c Nikemoto2511)

La ricerca sempre più accentuata di prodotti naturali per la cosmesi coinvolge, ovviamente, anche quella rivolta alla scelta e selezione degli oli vegetali più idonei, sia dal punto di vista organolettico sia da quello della stabilità all’ossidazione, considerando che, per buona parte, la più interessante prerogativa di questi lipidi è quella di contenere frazioni insature, preziose ma instabili.Nella nota si riferisce di un nuovo lipide di estrazione naturale, ottenuto per fermentazione della frazione attiva di massa di provenienza algale,

Review fitocosmesi • SCIENZA E TECNICA

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L’Annona (Annona cherimola) è una pianta originaria degli altopiani andini del Perù e dei Paesi limitrofi. Nel XIX secolo un famoso botanico, Berthold Seemann, definì il frutto di questa pianta, per il suo sapore e il suo profumo, come il più delizioso del mondo. In Europa pare sia diffusa solo in Spagna.Un estratto dal frutto di Annona cherimola agisce sul sistema endo-cannabinoide (ECS) e riduce l’attività del sistema endovanilloide (EVS). Questo comporta uno stabile bilanciamento dell’omeostasi cutanea, che è alla base del buon stato di salute della pelle.Il sistema endocannabinoide (ECS) è un sistema biologico che salva-guarda l’omeostasi e la salute del nostro corpo, ed è fortemente rap-presentato nella nostra pelle; aiutata così ad affrontare gli stress quoti-diani. Il potenziamento di questo sistema di difesa rappresenta un ele-mento di grande importanza a fini cosmetici. È costituito da un gruppo di lipidi neuromodulatori che, tramite recettori cerebrali, sono coinvolti in numerosi processi biologici, compreso quello che induce la sensa-zione di appetito.I recettori cannabinoidi rivestono un ruolo importante, anzi essenziale, ai fini del buon funzionamento del sistema ECS.È quindi opportuno trovare molecole naturali che siano sicure nell’im-piego, che sviluppino un potente effetto agonistico sui recettori can-nabinoidi e quindi che fungano, con tale loro azione, da supporto al sistema ECS. Il che concorre a un miglioramento dello stato di benes-sere della pelle.

eStratto di annona migliora lo Stato di beneSSere della pelle

Birjandi Nejad H, Blasco L, Moran B et al (2020)

Bio-based Algae oil: an oxidation and structu-

ral analysis.

Int J Cosmet Sci 42(1) doi:10.1111/ics.12606

Referenza

nella quale zuccheri semplici sono convertiti in trigliceridi, la cui strut-tura primaria è costituita da acido oleico monoinsaturo; il tutto tramite un processo di trasformazione della microalga selezionata che avviene secondo i canoni della chimica verde, cioè nei termini del massimo rispetto ambientale.Le prerogative di stabilità al calore e all’ossidazione di quest’olio di estrazione algale sono state equiparate a quelle di altri comuni trigli-ceridi usati in cosmesi come basi, così come ne sono state valutate le proprietà emollienti e idratanti, oltre che il livello in frazione insatura di ogni tipo di olio esaminato. Con test in vivo su umani è stato valutato pure il loro potenziale idratante, con rilevamento prima e 24 h dopo l’applicazione.L’olio da alghe fermentate è risultato il lipide più apprezzabile in termini di stabilità termica e all’ossidazione, in cui il contenuto in frazione insa-tura viene controbilanciato da un livello elevato di attivi antiossidanti, misurato con risonanza magnetica e tecniche gas-cromatografiche. L’olio in esame ha rivelato, inoltre, di poter esplicare un marcato effetto sia emolliente sia idratante, anche in successivi test in vivo in vari pre-parati cosmetici per il trattamento cutaneo, in protettivi solari e in pro-dotti di igiene personale (bagno, doccia).

Produzione industriale di olio da alghe

( c Misha218)

Coltivazione di Annona cherimola in Andalusia

( c Hannes Grobe)

SCIENZA E TECNICA • Review fitocosmesi

Erboristeria Domani • 42028

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Uno studio assai dettagliato sulla fitocomposizione di un estratto eta-nolico di Melograno (Punica granatum L.) e sulle sue riconosciute bio-attività antiossidante e inibente melanogenesi, e su un test di irrita-zione cutanea.L’estratto è stato ottenuto per macerazione della scorza del frutto della pianta in alcol etilico, utilizzato a varie concentrazioni. Si è visto che la più elevata resa in estrazione (attorno al 66%) si ottiene con alcol al 60%.Con il metodo Folin-Ciocalteau è stato determinato il contenuto totale in polifenoli. Folin-Ciocalteau, lo ricordiamo, è il metodo più comune per calcolare il contenuto in fenoli in una sostanza. Facendo reagire i polifenoli con una soluzione di sali di sodio degli acidi tungstico e molibdico si formano dei complessi di colore blu; misurando spet-trofotometricamente l’intensità della colorazione sviluppata si risale al contenuto in fenoli. Sempre nell’estratto a più elevata resa totale (60% di alcol) è stato riscontrato anche il più elevato livello in polife-noli (490 µgGAE/g).Il potenziale antiossidante è stato misurato con test al radicale libero (DPPH = difenilpicrilidrazile) e ABTS (azino-ethylbenzothiazoline sul-fonic acid) ed è risultato rispettivamente di 11 µg/mL e 6,5 µg/mL. L’attività anti-tirosinase determinata spettrofotometricamente è

potenziale antioSSidante e antimelanogeno di eStratto da Scorza di melograno

van der Hoeven H, Prade H (2020) Toward

a Sustainable Solution for Skin Health and

Well-being.

SOFW J 146(3):12-18

Referenza

Si è scoperto che gli estratti del frutto di Annona sviluppano un potente effetto agonistico nei confronti del recettore CB2.Meccanicamente l’estratto attiva il recettore endocannabinoide CB2 (che è essenziale per il funzionamento del sistema ECS nella pelle), il quale riduce l’attività di TRPV1 (Transient Receptor Potential Vanilloid 1), il principale recettore di sistema endovanilloide (EVS). Tale riduzione è essenziale ai fini di una diminuzione di processi infiammatori sulla pelle.A questo punto è da ricordare cos’è il sistema endovanilloide. Cute e mucose irritate o danneggiate producono sostanze (endovanilloidi) attive sui recettori (Transient Receptors Potential channels, TRP). Questi sono come piccoli canali di membrana (simili a quelli del potassio) pre-senti nelle cellule di cute e nelle mucose, ove si comportano come modulatori del sofisticato sistema di transduzione del dolore (sono atti-vati, ad esempio, da sostanze che provocano sensazione di bruciore, come la capsaicina).Grazie all’azione sviluppata dall’estratto della pianta si ottiene uno stabile bilanciamento tra ECS ed EVC.L’estratto conduce a un miglioramento dello stato di salute e benessere della pelle, che è sia percepibile sia misurabile. Questo è stato provato con vari studi.La pelle diventa meno sensibile e più bilanciata nelle sue funzioni; il suo aspetto migliora. Uno studio ha dimostrato che tale effetto porta anche a un miglioramento della qualità della vita.

Melograno, frutti (P.Poggi)

Review fitocosmesi • SCIENZA E TECNICA

Erboristeria Domani • 42029

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risultata elevata, pari a IC50=0,10 ± 0,13 µg/mL, il che vuol dire più potente di quella di acido kojico.Infine, il test di irritazione dell’estratto, effettuato con il metodo Hen’s egg test, ha rivelato che l’applicazione topica dell’estratto non induce fenomeni irritativi o sensibilizzanti.Gli autori hanno considerato la punicalagina (un ellagitannino, pre-sente per circa il 4% in peso sul totale dell’estratto) e l’acido ellagico (ca. 0,63%) i componenti funzionali più interessanti dell’estratto.

Laosirisathian N, Saenjum C, Sirithunyalung J

et al (2020) The chemical composition, antioxi-

dant and anti-tyrosinase activities, and irrita-

tion properties of Sripanya Punica granatum

peel extract.

Cosmetics 7(7) doi:10.3390/cosmetics7010007

Referenza

Alla glabridina, un isoflavano estratto dalle radici di Liquirizia, è rico-nosciuta una marcata attività antimelanogena e schiarente cutanea. Interviene, infatti, nel processo di biosintesi della melanina e quindi sul correlato effetto schiarente cutaneo, come confermato da molte rela-zioni e studi in oggetto. Peraltro, è difficile formulare questo prodotto con risultati soddisfacenti, in quanto è assai poco solubile in acqua e in lipidi, per cui se si tenta di incorporare questo attivo in una formulazione cosmetica per il viso, è evidente che non se ne ottiene una sufficiente biodisponibilità. Per di più il prodotto è molto costoso e si utilizzerebbe senza un corrispondente beneficio. Si ritiene indispensabile, pertanto, for-mularla in adatto veicolo che ne consenta un’adeguata deposione sulla pelle e una correlata biodisponibilità e conseguente effetto.Si è studiata, quindi, la possibilità di incorporarla in una matrice semicri-stallina formata da submicro-particelle costituite da lipidi solidi e liquidi. Queste particelle favoriranno una marcata adesione alla pelle dell’ingre-diente attivo e nel contempo fungeranno da corpo emolliente, ristruttu-rante di danni sull’epidermide disidrata, secca o ipolipidemica.Il meccanismo di azione di tale preparato di base microveicolato (che sarà incorporato in un’emulsione) prevede che, dopo la sua applicazione sulla pelle, occorra un certo tempo (30 minuti) al fine di consentire l’evapora-zione dell’acqua; quando questa sarà avvenuta, le particelle rimarranno fortemente aderenti alla superficie cutanea, anzi saranno dotate di una pronunciata penetrazione cutanea, in ragione anche della loro microstrut-tura (si riferisce di particelle anche inferiori a 1 µm), così che avranno la possibilità di raggiungere più facilmente il sito ove dovranno svolgere la loro azione, cioè i melanociti. Il preparato così formulato garantirà un’a-desione prolungata nel tempo, con le particelle inglobate nella matrice lipidica, allo stato solido alla temperatura corporea, che rimarranno a lungo stabili nel sistema formatosi. Il loro rilascio ritardato ne consentirà un prolungato effetto funzionale nel tempo. L’adesione sarà così forte da resistere anche a massaggio e strofinamento. Ricordiamo che alla glabridina sono attribuibili anche altre prerogative utili in campo terapeutico e cosmetico: in particolare quella antinfiam-matoria e protettiva da danni indotti da radiazioni solari, con il blocco dell‘enzima ciclossigenasi che dà corso alla cascata infiammatoria dell’a-cido arachidonico.

incrementata biodiSponibilità di glabridina antimelanogena

Radici di Liquirizia ( c Masa Sinreih in Valentina

Vivod)

Digel S, Olechowski S, Pyo SM et al (2020)

Submicron Particles from Lipid Mixtures – Safe,

Efficient Carrier Systems for Natural Whitening

Agents.

SOFW J 146(1-2):14-19

Referenza

SCIENZA E TECNICA • Review fitocosmesi

Erboristeria Domani • 42030

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Apaza L, Sánchez L, Thiebaut C (2020)

Moringa oleifera Lam. leaf extract: anti-inflam-

matory and antioxidant cosmetic ingredient for

holistic skin and hair care.

SOFW J 146(3):26-33

Referenza

La Moringa (Moringa oleifera Lam.), della famiglia delle Moringaceae, è una pianta diffusa nella maggior parte delle regioni tropicali ed equa-toriali. Il suo interesse a fini officinali è notevolmente cresciuto in questi ultimi anni, soprattutto in ragione dell’olio che si ricava dai suoi semi, ricco in trigliceridi di acidi grassi, insaturi compresi (oleico, linoleico). A quest’o-lio si riconoscono marcate proprietà, oltre che emollienti, anche ristrut-turanti e antinfiammatorie, mentre agli estratti acquosi (da parti aeree della pianta) sono riconosciute elevate proprietà antiossidanti e antimi-crobiche, oltre che antinfiammatorie, correlate a un elevato contenuto di derivati fenolici nella sua droga. L’uso dell’olio della pianta è attualmente diffuso, soprattutto nel settore nutrizionale, ma si stanno moltiplicando le ricerche ai fini di svilupparne possibili interessanti utilizzo anche in campo terapeutico e cosmetico.L’intento di uno studio è stato quello di verificare il contenuto polifeno-lico dell’estratto da foglie della pianta e di valutarne la capacità antiossi-dante e antinfiammatoria.La componente polifenolica presente in Moringa oleifera (estratto da foglie) risulta essere costituita prevalentemente da acidi fenolici (gallico, clorogenico, ferulico, ellagico) e flavonoidi (kaempferolo, quercetina, rutina), cioè vari composti tutti a ben riconosciuta marcata bioattività. Dell’acido gallico sono ben note le capacità astringenti. L’acido feru-lico sviluppa una marcata attività antiossidante, protettiva da raggi UV. L’acido ellagico previene la demolizione del collagene e riduce il responso infiammatorio causato da raggi UV. L’acido clorogenico incrementa l’e-spressione di fattori immunitari e protegge la pelle da photo-ageing, in ragione della sua elevata capacità antiossidante.Anche i flavonoidi kaempferolo, rutina e quercetina sono dotati di tale forte attività antiossidante e UV-fotoprotettiva.Per quanto concerne la funzione antinfiammatoria dell’estratto da foglie di Moringa, si è visto che un trattamento su cheratinociti umani riduce significativamente l’espressione di mediatori infiammatori come TNF-α (Tumor Necrosis Factor- α), interleuchina-IL6 e NF-kB (Nuclear Factor-kB).L’estratto ha pure rivelato di esplicare un notevole effetto protettivo da radiazioni UV, agendo come un vero e proprio filtro naturale assorbendo le radiazioni eritematogene.Per quanto concerne l’effetto protettivo dell’estratto sui capelli, si è visto che la sua capacità antiossidante riduce di oltre il 30% il rischio di danno ossidativo indotto da ROS (Reactive Oxigen Species) generato da espo-sizione a UV.

attività antioSSidante e fotoprotettiva di eStratti di moringa

Moringa oleifera ( c Tamorlan)

Review fitocosmesi • SCIENZA E TECNICA

Erboristeria Domani • 42031

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Compilando questa nota, ci stiamo accorgendo che nella nostra rubrica ci occupiamo con sempre maggiore frequenza di funghi e della sempre maggiore diffusione del loro impiego in campo terapeutico e cosmetico.Questa volta gli onori della cronaca vanno a un fungo parassita che si sviluppa su vari alberi, in particolare sulla Betulla. Il suo nome botanico è Inonotus obliquus, ma è maggiormente noto come Chaga. È un fungo dall’aspetto stranissimo; a vederlo sembra un pezzo di legno bruciato o carbonizzato.Da tempo a questo fungo sono attribuite proprietà terapeutiche e antios-sidanti nella guarigione di ferite, e non solo a uso esterno ma anche contro disordini gastrici, intestinali e dello stomaco. Abbiamo letto che contiene fitosteroli e un’elevata concentrazione in acido ossalico.Recentemente è stato realizzato un ingrediente cosmetico che contiene la sua anima (in soluzione acqua-glicerina).All’ingrediente sono attribuite proprietà protettive e rinforzanti la pelle, la funzione barriera e la rete microvascolare, con accentuate prerogative antiossidanti, antinfiammatorie ed evidenti, ben visibili, effetti riducenti rugosità, striature, irregolari zone del colorito, rossore e occhiaie.L’estratto sviluppa un effetto rinforzante la barriera cutanea stimolando la differenziazione di cheratinociti (involucrina, incremento di circa 5 volte) e la coesione di cellule epidermiche, come provato dall’incremen-tata espressione di proteine transmembrana (integrina β-1, claudina, occludina).L’ingrediente stimola la produzione di collagene IV e la sintesi di caderina, una glicoproteina che media l’adesione cellulare in presenza di calcio. Nel rapporto si riferisce di vari test atti a verificare l’efficacia dell’ingre-diente. Uno specifico test ha rivelato i risultati del positivo effetto dell’at-tivo nel trattamento di cerchi neri nella zona perioculare (occhiaie): la maggior parte dei soggetti trattati ha rivelato loro contrazione in inten-sità e in dimensioni dopo 28 giorni di trattamento.In un altro test, l’ingrediente si è rivelato in grado di ridurre significati-vamente, dopo appena una settimana di trattamento, il rossore delle guance, che non ricompare nello spazio di almeno 28 giorni. Il colorito della pelle appare più omogeneo e brillante.

Moussou P, Leoty-Okombi S, Boury C et al

(2020) A Shot of Well-being for Healthy Skin.

SOFW J 146(3):8-11

Referenza

un fungo che protegge e rinforza la Struttura cutanea

cere da alghe Strutturanti per lipstick

Le cere sono gli elementi di base, strutturanti nella realizzazione di varie forme cosmetiche ma in particolare per i lipstick. Attualmente la richiesta è sempre più volta alla ricerca di cere di origine naturale, alternative alle cere idrocarburiche, ma anche e soprattutto ottenibili da fonti rinnova-bili. Le alghe ancora una volta hanno risposto alle aspettative.In uno studio si riferisce, infatti, di derivati cerosi ottenuti da masse algali in associazione o in alternativa a cere naturali nella realizzazione di ele-ganti e funzionali lipstick.Gli alchenoni sono una categoria di composti chimici di natura lipidica a struttura chetonica (una lunga catena alifatica legata al carbonile, caratte-rizzata da vari legami insaturi), isolati da biomasse algali (Isochrysis spp.).

Inonotus obliquus ( c Jerzy Opioła)

SCIENZA E TECNICA • Review fitocosmesi

Erboristeria Domani • 42032

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Huynh A, Maktebi B, Reddy MC et al (2020)

Evaluation of alkenones, a renewably sourced,

plant-derived wax as a structural agent for

lipsticks.

Int J Cosm Sci 42(2):146-157

Referenza

In natura questi composti, dopo l’estinzione dell’organismo che li sup-porta e resistendo alla diagenesi, si depositano sul fondo marino e qui si sedimentano, inglobandosi con altri residui. Ricorderemo che con il termine “diagenesi” si intende l’insieme dei processi che subisce un sedi-mento prima di trasformarsi in roccia concreta.Questo estratto da massa algale a struttura cerosa, compatta, è stato utilizzato per la realizzazione di tutta una serie di lipstick, unitamente ad altri preparati realizzati utilizzando cere naturali (microcristalline, ozo-chetrite, candelilla) e altri con alchenoni in miscela con esse, in modo da valutarne il comportamento e l’eventuale apporto di migliorie dovuto alla loro presenza nel prodotto finito.La prima considerazione è stata che, avendo un punto di rammolli-mento attorno ai 70°C paragonabile a quello delle altre cere utilizzate nei test (microcristalline 65-72, ozocherite 73-76, candelilla 69-72), non si poteva prevedere una significativa influenza relativamente a questo fattore. Peraltro, alcune variabili migliorative si sono potute riscontrare relativamente alla compattezza, al potere coprente e alla resa del colore e, in certi casi, anche alla sua scorrevolezza sul substrato e facilità di applicazione.Gli alchenoni contenuti in questo estratto da massa algale potrebbero rappresentare un altro interessante materiale di estrazione naturale eco-sostenibile, da potersi utilizzare in preparati cosmetici.

Isochrysis spp

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Review fi tocosmesi • SCIENZA E TECNICA

Erboristeria Domani • 42033

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PIANTE PROTETTIVE DEL FEGATOGabriella Giovannini1 e Paolo Poggi2

1Biologa, ricercatrice2Chimico, documentalista

Completiamo l’ampia rassegna

delle piante a cui è possibile

ascrivere una funzione fisiologica

e terapeutica a favore della salute

del fegato, descrivendo prima di

tutto le principali classi di sostanze

attive.

Presentiamo poi in tabella

l’insieme delle risultanze segnalate

per decine di specie diverse, con i

relativi riferimenti bibliografici.

Un panorama che ci mostra

come il lavoro di indagine e

interpretazione scientifica dei dati,

il più delle volte nati nel contesto

di impieghi nelle medicine

tradizionali, sia solo all’inizio:

un percorso ancora lungo da

compiere, ma proprio per questo

potenzialmente ricco di nuovi

importanti risultati e progressi nel

trattamento di patologie molto

significative.

SECONDA PARTE

Erboristeria Domani • 42034

SCIENZA E TECNICA • Monografia

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Nella prima parte di questo articolo, pubblicata sul numero 419 di Erboristeria domani, dopo aver fatto un'introduzione di carattere generale

sull’argomento (funzione epatoprotettiva, specifica atti-vità di piante e sinergia, sua valutazione, ecc.), abbiamo riferito di una serie di piante la cui attività epatoprotet-tiva è stata ben descritta dalla letteratura tecnico-scien-tifica più recente.In questa parte a seguire dedicheremo la nostra atten-zione alla presentazione di quelli che sono i gruppi più importanti e noti dei principi attivi costituenti la droga delle piante citate, cui si ascrive, almeno per la massima parte, un’efficacia fitoterapeutica ai fini della protezione del fegato.

I PRINCIPI ATTIVI EPATOPROTETTIVI

Le piante ad azione epatoprotettiva sono caratterizzate dal fatto di contenere un’ampia varietà di costituenti chimici, la cui attività specifica (antiossidante e antinfiammatoria in particolare) spiega di volta in volta il loro meccanismo d’azione. Possiamo pertanto enumerare tra questi principi attivi: fenoli, cumarine, lignani, oli essenziali, terpeni, glu-cosidi, flavonoidi, acidi organici, alcaloidi, lipidi, xanteni, ecc. Nelle note a seguire vedremo alcuni tra i più impor-tanti gruppi di questi ingredienti biofunzionali che incon-treremo quali componenti terapeutici della droga delle piante che verranno descritte più avanti.

Acido cinnamico

Fenilpropanoidi – Sono molecole aventi come struttura di base l’aminoacido fenilalanina che, per azione dell’en-zima fenilanina ammonioliasi (PLA), viene convertito ad acido cinnamico; una serie di idrossilazioni enzimatiche e metilazioni porta poi alla formazione di vari suoi deri-vati: acidi cumarico, caffeico, ferulico, sinapico e idros-siferulico. I fenilpropanoidi derivano il loro nome dalla conformazione della loro molecola, caratterizzata da un gruppo fenile (C6) legato a un’unità propanoica (C3).I fenilpropanoidi più comuni e più semplici sono quelli sopracitati: i derivati dell’acido cinnamico. Sono tuttavia

fenilpropanoidi anche le cumarine, i lignani, le antocia-nine e i tannini.Antiossidante e antinfiammatoria sono le due funzio-nalità terapeutiche più interessanti identificate per i fenilpropanoidi.

R1 R2 R3

Cumarina H H H

Umbelliferone H H OH

Ernianina H H OCH3

Esculetina H OH OH

Scopoletina H OCH3 OH

Cumarine

C u m a r i n e –Chimicamente sono esteri interni (lattoni) di idrossiacidi aroma-tici (derivati del ben-zopirone). In natura esistono anche sotto forma di eterosidi (eterosidi cumarinici). Il loro nome deriva dal fatto che per la prima volta furono isolate da Dipteryx odorata (Aubl.) Willd

(anche Coumarouna odorata) leguminosa del sud America, i cui semi odorosi sono detti “fave di Tonka”. Le cumarine naturali più diffuse sono quelle del Bergamotto e del Limone, ma si ritrovano anche in nume-rose altre piante e si ritiene siano diffuse in oltre 700 specie vegetali. Si ritrovano in natura anche come ossi-cumarine e ossimetilcumarine. Si tratta di sostanze esogene ad azione fotosensibilizzante. Il prototipo della famiglia è la cumarina.Alle cumarine viene riconosciuta una funzione colere-tica, cioè stimolante la produzione di bile nel fegato (1). Test su un estratto da Artemisia abrotanum, che con-tiene derivati cumarinici (scopoletina, umbelliferone, iso-fraxidina), hanno evidenziato che tale attività coleretica è basata su un meccanismo di azione che induce un’in-crementata escrezione di acqua (2).Lignani – Altri fenilpropanoidi, derivati vegetali a fun-zione estrogeno-simile a struttura non flavonoidica. Sono presenti in quasi tutti i cereali integrali (Riso, Mais), in sva-riati tipi di frutta e, nelle più alte concentrazioni, nei semi di Sesamo e Lino.Il più noto di essi, almeno per quanto concerne la fun-zionalità epatoprotettiva, è certamente la silimarina del Cardo mariano, di cui abbiamo trattato nella prima parte dell’articolo (vedi anche riquadro).Tutta una serie di flavolignani (schisanterine) sono stati isolati da una nota Magnoliacea, Schisandra chinensis; si è visto che sono in grado di abbassare il livello di alanina

Erboristeria Domani • 42035

Monografia • SCIENZA E TECNICA

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amino transferasi (ALT), una transaminasi, in pazienti sofferenti di epatite cronica (3,4).

Struttura di base (benzopirone) dei flavonoidi

Flavonoidi – Composti polifenolici, la cui struttura di base è quella del benzopi-rone (o cromone) ottenuta dall’unione di una molecola di ben-zopirone più una di fenolo. Si trovano in natura sotto forma di

glucosidi (in genere l’aglicone è legato con molecole di ramnosio o glucosio), spesso associati con tannini. Alcuni di essi, come la rutina e l’escina, sono soprattutto noti per la loro marcata azione protettiva sulle pareti dei vasi capillari, di cui riducono permeabilità e fragilità, e sono conosciuti come agenti a marcata funzione antiossidante.Flavonoidi ad attività epatoprotettiva si sono rivelati, ad esempio, la vitexina, isovitexina, apigenina (Camomilla, Achillea) e i loro glucosidi, la quercetina e il kaempfe-rolo (Elicriso), oltre ad altri composti.Glucosidi iridoidi derivati da Picrorhiza kurroa, pianta medicinale hymalaiana il cui nome tradizionale è Kutki, conosciuti come picrosidi, hanno rivelato un effetto pro-tettivo contro l’intossicazione del fegato indotta da CCl4 (5,6).

CARDO MARIANO-FEGATO: UN INDOVINATO CONNUBIOQuello tra silimarina/silibina e disturbi del fegato è un “matrimonio” ben saldo che dura ormai da anni ed è corroborato da una progressiva evidenza; con il passare del tempo e il progredire delle scoperte della moderna ricerca scientifica, il meccanismo secondo cui agisce la frazione attiva in flavolignani del Cardo mariano (Sylibum marianum Gaertn.) conferma positivi effetti epatoprotettivi.Studi farmacocinetici e farmacodinamici sulla silimarina hanno dimostrato che questo principio attivo può essere applicato in differenti patologie del fegato. La silimarina esplica tre importanti attività, antinfiammatoria, antiossidante e pro-apoptotica, che rappresentano una triade funzionale antagonista all’insorgere e alla progressione di meccanismi fisiologici dannosi al fegato, responsabili, ad esempio, della progressione di epatiti a cirrosi ed epatocarcinoma.L’effetto antiossidante e antinfiammatorio della silimarina è orientato verso la riduzione di danni correlati all’attività di virus, grazie a una riduzione della cascata infiammatoria e ad una stimolazione del sistema immunitario. Relativamente a casi di disturbi epatici correlati ad abuso di alcole, la silimarina è in grado di incrementare la vitalità delle cellule e di ridurre sia la perossidazione lipidica sia la necrosi cellulare. La miscela dei flavolignani antagonizza la progressione di danni al fegato intervenendo su vari target terapeutici quali stress ossidativo, insulino-resistenza, accumulo di grassi e disfunzioni mitocondriali. La silimarina, anche negli stadi finali di patologie del fegato, può agire limitando la fibrogenesi e alienando meccanismi di procarcinogenesi che causano epatocarcinoma. Il complesso è utile anche nei casi di cirrosi epatica e carcinoma epatocellulare, che rappresentano lo stadio finale di differenti epatopatie modulandone diversi processi molecolari. Nello studio si ricorda che la silimarina presenta una scarsa biodisponibilità quando somministrata via os, in ragione della sua scarsa solubilità in acqua; per cui sarebbe assorbita in maniera insufficiente dall’intestino. Comunque sono stati formulati e introdotti all’uso idonei complessi con fosfatidilcolina che ne consentono un migliore assorbimento, così come sono stati adottati gluco-coniugati (gluco-, manno-, galatto-) di silimarina a elevata solubilità in acqua e marcato potere antiossidante.

Fonte: Federico A, Dallio M et al 2017 (vedi Bibliografia, ref. 68)

Erboristeria Domani • 42036

SCIENZA E TECNICA • Monografia

ED3_420.indb 36ED3_420.indb 36 15/05/20 13:5715/05/20 13:57

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degradazione. Le catechine formano degli oligomeri (polimeri costituiti da poche unità) che rappresentano la struttura dei tannini condensati. Numerose le citazioni bibliografiche che riferiscono del loro utile impiego nella fitoterapia delle malattie del fegato. In un test su cellule HepG2 per la valutazione dell’attività epatoprotettiva di oltre 50 composti fenolici, si è visto che nel trattamento di epatite cronica la cate-china ha un’efficacia paragonabile a quella della glicirri-zina quando usata in dose di 200 µM (10).

Catechina

Oli essenziali – A molti oli essenziali è da tempo rico-nosciuta l’attività epatoprotettiva. L’olio etereo di varie specie del genere Rosa (Rosaceae) incrementa la secre-zione di bile fluida e dei suoi maggiori componenti orga-nici (11,12).

Il geniposide, un glucoside, principale componente della droga di varie specie di Gardenia, ha rivelato attività cole-retica, così come il glucoside iridoide aucubina isolato dalla droga di una specie di Piantaggine (Plantago asia-tica) (7). Anche un luteolin-glucoside ricavato dalla Reseda (Reseda luteola) è stato testato e valutato positivamente (8).La naringenina è un flavanone (4’,5,7-triidrossiflavanone). Con il suo glucoside (naringina) si ritrova in particolare nella buccia di Pompelmo (Citrus grandis Osbeck), cui impartisce un gusto amaro. A questo fitoattivo viene attribuito un effetto benefico sulla salute umana, in con-siderazione della sua attività antiossidante, antinfiamma-toria, attivante il metabolismo dei carboidrati e anche quale stimolante il sistema immunitario di difesa. Alla naringenina sono stati riconosciuti anche effetti epato-protettivi. A seguito di test su ratti alimentati con dieta ipercolesterolemica, si è visto che il trattamento con la naringenina (50 mg/kg) riduce gli stress ossidativi e l’insorgere di manifestazioni infiammatorie sul fegato indotte da mediatori pro-infiammatori quali interleu-chine-6 e 1β, iNOS (inducible Nitric Oxide Synthase), TNF-α (Tumor Necrosis Factor) e metalloproteinasi della matrice (MMP-2 e 9) (9).Come ben noto e come da noi già ricordato in questo lavoro, eventi di carattere perossidativo e infiammatorio sono le cause che possono, e anche severamente, aggra-vare condizioni già di disagio del fegato, per cui un trat-

tamento preventivo o curativo con attivi vegetali antiossidanti e antinfiammatori, come in questo caso, può rappresentare un auspicabile e utile mezzo di protezione.Catechine – Sono flavonoidi (flavani) che rappresentano un efficace gruppo di antiossidanti presenti in natura; ne abbonda, ad esempio, la droga del Tè verde (Camellia sinensis) e gli estratti di Olivello spinoso (Hippophae rhamnoides L.). Allorché utilizzate in preparati topici in soluzione acquosa, esse si decompon-gono rapidamente in funzione del tempo di stoccaggio e del pH del mezzo. È con-sigliabile, pertanto, usarle in associazione ad acido ascorbico, onde evitare la loro

Citrus grandis (L.) Osbeck ( c Malcolm Koo)

Hippophae rhamnoides ( c 4028mdk09)

Erboristeria Domani • 42037

Monografia • SCIENZA E TECNICA

ED3_420.indb 37ED3_420.indb 37 15/05/20 13:5715/05/20 13:57

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L’olio ottenuto dai frutti di Aneto (Anethum graveolens) incrementa la secrezione di lipidi complessi e il livello di bile (13).Altri oli, come quelli di comunissime piante aromatiche tipo Salvia (Salvia officinalis L.) e Origano (Origanum officinale L.), esplicano una marcata attività coleretica (14,15). Oli eterei di Anice verde (Pimpinella anisum), di Finocchio (Foeniculum vulgare), di Sedano (Apium graveolens) e di Prezzemolo (Petroselinum sativum) sono dotati di una marcata attività protettiva e rigenerante le cellule epa-tiche (16-19).

Bomeolo

Terpenoidi – Del borneolo, un mono-terpenoide biciclico, è stata descritta l’at-tività coleretica. Un effetto epatoprotet-tivo è stato attribuito ai sesquiterpeni di alcune specie di Compositae. Un altro sesquiterpene di una

Lauracea riduce i livelli di transaminasi ALT (alanina amino transferasi) e AST (aspartato amino transferasi) indotti da somministrazione di epatotossine. Un effetto anti-epatotossico è stato rilevato anche in triterpenoidi (papiriogenine) presenti nelle foglie di una pianta ornamentale di origine orientale nota come “pianta della carta di riso” (Tetrapanax papyrifer), così come per triterpenoidi (cucurbitacine) contenuti nella Zucca (Cucurbita pepo) (20).Un effetto inibente lo sviluppo di cirrosi epatica indotta (test su topi) è stato sviluppato anche da acido glicirri-zico (una saponina triterpenica) e glicirrizina, componenti attivi della Liquerizia (Glycyrrhiza glabra) (21,22).Anche a saponine triterpeniche della Soia (Glycine max) è stato riconosciuto un effetto epatoprotettivo, antinfiam-matorio e normalizzante l’attività di enzimi transaminasi e bilirubina (23).

CONCLUSIONI

Tutte le relazioni scientifiche che abbiamo avuto l’occa-sione di valutare nel corso della nostra ricerca sono d’ac-cordo nel riconoscere un potenziale terapeutico, più o meno elevato, a piante medicinali in grado di prevenire

e/o alleviare i disagi del fegato. Così come sono concordi nell’asserire che, nonostante la disponibilità di un’ampia informazione farmacologica, è da ritenersi scarso l’in-sieme di dati tossicologici sulle erbe e le preparazioni con esse realizzate.Rimane il fatto inconfutabile che i rimedi a base di deri-vati naturali rappresentano un’efficace strategia per il trattamento di disordini epatici, per quanto la maggior parte delle formulazioni polierbali epatoprotettive siano state formulate sulla base di conoscenze acquisite dalle medicine tradizionali e popolari.

FEGATO E DIETA MEDITERRANEALa correzione di abitudini nutrizionali non adeguate costituisce spesso un importante aiuto nel prevenire e migliorare le alterazioni metaboliche quali possono essere disagi al fegato non correlati al consumo di alcole, quel disturbo che gli anglosassoni hanno ben definito come nonalcoholic fatty liver disease (NAFLD).Fra le diverse strategie e approcci che possono arrecare benefici effetti su pazienti sofferenti di tale disturbo, l’adozione della dieta mediterranea può essere di rimarchevole importanza.In un ampio studio vengono esaminati e discussi i meccanismi molecolari secondo i quali la dieta mediterranea può eliminare o quantomeno ridurre i fattori di rischio associati a sindromi metaboliche NAFLD.Le principali prerogative tramite le quali la dieta mediterranea agisce sul metabolismo sono rappresentate in particolare dal basso indice glicemico dei cereali (specie consumati integrali), dal basso livello di componenti grassi nella dieta e dal contenuto, in buona parte dei suoi componenti, di principi attivi naturali. I cibi ricchi di carboidrati contengono anche fibre che inducono un basso responso glicemico interagendo con il metabolismo del glucosio e dell’insulina. Gli acidi grassi polinsaturi, altri componenti importanti della dieta mediterranea, sono pure associati all’esplicarsi di un migliorato metabolismo dei lipidi epatici. Per finire, i fitocomponenti della dieta, tipo i polifenoli, sono efficaci ai fini di evitare lo sviluppo di manifestazioni infiammatorie che sono sicuramente da considerarsi uno dei meccanismi secondo il quale i disturbi del tipo NAFLD possono evolvere in steatoepatiti non-alcoliche.

Fonte: Godos J, Federico A et al 2017 (vedi Bibliografia, ref. 162)

Erboristeria Domani • 42038

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PIANTE AD ATTIVITÁ EPATOPROTETTIVA

Pianta Nome botanico Principi attivi Meccanismo di azione

Ailanto Ailanthus excelsa Polifenoli, flavonoidi (quercetina)Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (24)

AnetoAnethum graveolens L.

Terpeni, cumarine, flavonoidiNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (riduce perossidazione lipidica nel fegato) (13)

Anice verde Pimpinella anisum L. Terpeni, cumarine, flavonoidiNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (16)

Annona Annona squamosa L. Terpeni, sesquiterpeni (azulene)Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antinfiammatoria (25,26)

Areca Areca catechu L.Tannini condensati, alcaloidi pirimidinici (arecalina)

Antinfiammatoria, antiossidante (27,28)

Arnica Arnica montana L.Tannini, flavonoidi, fenolo-acidi (caffeico, clorogenico)

Attività antiossidante e antinfiammatoria (29)

Artemisia Artemisia vulgaris Polifenoli (acidi fenolici)Antinfiammatoria; normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; protegge il fegato da epatotossine (30,31)

Asparago selvaticoAsparagus racemosus L.

Alcaloidi (asparagamina), saponine steroidee, isoflavoni

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (riduce la perossidazione lipidica nel fegato) (32,33)

AstragaloAstragalus membranaceous

Polisaccaridi, saponine triterpeniche (astragalosidi)

Antiossidante; normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (34)

BacopaBacopa monnieri (L.) Pennell

Saponine triterpeniche (bacosidi), alcaloidi, tannini

Attiva gli enzimi naturali antiossidanti (attività antiradicalica protettiva da infiammazioni e lipoperossidazione); normalizza il livello degli enzimi transaminasi e bilirubina (35)

BerberiBerberis tinctoria Lesch.

Tannini, alcaloidi isochinolinici (berberina)Effetto antiossidante sugli epatociti; normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (36)

Boerhavia Boerhavia diffusa (L.) Flavonoidi, alcaloidi, steroli, triterpeniAttività antiossidante; stabilizzante di membrane lisosomali; attività coleretica (37,38)

Baffo di gattoOrthosiphon stamineus Bentham

Sesquiterpeni, saponine, flavonoidiNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (riduce la perossidazione lipidica) (39)

Baobab Adansonia digitata L. Triterpeni, tannini, acido ursolicoNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (40,41)

Basilico Ocimum basilicum L.Acido ursolico, terpeni (carvacrolo, eugenolo), acido rosmarinico

Antinfiammatorio, antiossidante (attivazione di enzimi naturali antiossidanti). Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (42-46)

Bella indianaAegle marmelos Correa

Terpeni, tanniniNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante, antivirale (47)

Bistorta giapponesePolygonum cuspidatum Siebold

Glucosidi stilbenici (piceine)Inibente il deposito di lipidi perossidi nel fegato (48)

Boswellia Boswellia serrata Roxb.

Triterpeni pentaciclici (acidi boswellici)Antiossidante (attivante enzimi naturali antiossidanti) e normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (49,50)

CalamondinoCitrus microcarpa (Bunge)

Sesquiterpeni, tannini, cianidine Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; azione antiossidante (51)

Camedrio Teucrium polium L.Tannini, saponine, acido ursolico, diterpeni (teucrina, picropelina)

Antinfiammatorio, antiossidante (attivazione di enzimi naturali antiossidanti).Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (52)

Cappero Capparis spinosa L.Flavonoidi (quercetina, kaempferolo, capperidina), fitosteroli, tocoferoli, acidi fenolici

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (53,54)

Erboristeria Domani • 42039

Monografia • SCIENZA E TECNICA

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Adansonia digitata L. ( c Damien Farrell)

Aegle marmelos Correa ( c Forestowlet) Ailanthus excelsa ( c Dinesh Valke)

Astragalus membranaceus ( c Doronenko)

Arnica montana L. ( c Hans Hillewaert) Andrographis paniculata

( c Dinesh Valke)

Fieno greco ( c Malyadri) Eclipta alba (L.) Hassk. ( c Dinesh Valke) Ecballium elaterium (L.) Rich.

( c Robert Flogaus-Faust)

Cynara scolymus L. ( c Alvesgaspar) Cassia fistula ( c Dinesh Valke) Boswellia serrata Roxb. ( c Dinesh Valke)

Erboristeria Domani • 42040

SCIENZA E TECNICA • Monografia

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Pianta Nome botanico Principi attivi Meccanismo di azione

Camomilla Chamomilla recutita (L) Räuschel

Flavonoidi (apigenina, quercitrina), acido angelico, bisabololo, azulene, cumarine

Azione antinfiammatoria, antiossidante ed epatostimolante, normalizzante il livello di enzimi transaminasi e dell’attività di funzione di membrane deteriorate (55,56)

Carciofo Cynara scolymus L. Cinarina, acidi fenolici, vitamineAzione antiossidante e attività coleretica (57-63)

Cardo mariano Silybum marianum L.Flavonoidi (taxifolina), flavolignani (silimarina)

Antiossidante (attivazione di enzimi naturali antiossidanti) e normalizzante il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (64-71)

CarmantinaAndrographis paniculata Nees

Diterpenlattoni (andrografolide)Antiossidante (attivante enzimi naturali antiossidanti) e normalizzante il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (72-75)

Cassia fistola Cassia fistula L. Tannini, derivati antrachinonici, mucillagini

Normalizza il livello di enzimi transaminasi, alcalinfosgatasi e dibilirubina. Contrasta la formazione di epatotossine; antiossidante contro i danni epatocellulari (76,77)

ChirettaSwertia chirata Buch-Ham

Glucosidi (chiratina), xantoni (swertinina), triterpeni

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (74,75,78,79)

Cicoria Cichorium intybus L. Polifenoli, flavonoidi, cumarine Attività antiradicalica, antiossidante, protettiva da infiammazioni; effetto colagogo (80-82)

Cipero Cyperus rotundus L. Terpeni, fenoli, glucidi Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; ha rivelato un’attività anche nei confronti dell’hepatitis B virus (HBV) (83,84)

Cocomero asininoEcballium elaterium (L.) Rich.

Glucosidi triterpenici (cucurbitacine)Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; protettivo contro le degenerazioni epatocellulari (85,86)

CoriandoloCoriandrum sativum L.

Alcaloidi, flavonoidi, polifenoliAntiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti), normalizza il livello di enzimi transaminasi (87)

Curcuma Curcuma longa L.Terpeni (turmerone), curcuminoidi, carotene, vitamina C

Antiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti); antinfiammatoria; normalizza il livello di enzimi transaminasi (88-90)

Eclipta bianca Eclipta alba (L.) Hassk. Alcaloidi (nicotina)Antinfiammatoria; normalizzante di enzimi transaminasi e di bilirubina (91-93)

EmblicaPhyllanthusemblica L.

Tannini (emblicanine), polifenoli, glucosidi (rutina, quercetina)

Antiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti riducendo la perossidazione lipidica e i danni cellulari); effetto inibente su steatosi epatica e fibrosi (94-96)

Erba guada Reseda luteola L. Steroli, tannini, terpeni, flavoni (luteolina)Normalizza il livello di enzimi transaminasi, bilirubina; antiossidante (normalizza il livello di enzimi naturali antiossidanti) (8)

FarinaccioChenopodium album L.

Steroli, tannini, flavonoidi, terpeniNormalizzante il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina. Antiossidante (normalizza il livello di enzimi naturali antiossidanti) (97-99)

Fico Ficus carica L.Saponine triterpeniche, acidi fenolici (caffeil chinico), cumarine, flavonoidi

Riduce il livello di perossidazione e attiva gli enzimi antiossidanti; attività antinfiammatoria (100)

Fieno grecoTrigonella foenum-graecum L.

Terpeni, polifenoli, saponine steroidee, colina

Antiossidante (normalizza il livello di enzimi naturali antiossidanti); previene l’accumulo di lipidi nel fegato e aumenta la sintesi epatica dei fosfolipidi; riduce il tasso di colesterolo epatico (101-104,42)

FillantoPhyllanthus amarus Schum.

Tannini, terpeni, flavonoidi, lignani (fillantina, isofillantina)

Antiossidante (normalizza il livello di enzimi naturali antiossidanti); normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; azione antivirale, in particolare in casi di infezione epatica (105)

FinocchioFoeniculum vulgare Miller

Terpeni (anetolo, limonene), flavonoidi, cumarine

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina (18,19)

Erboristeria Domani • 42041

Monografia • SCIENZA E TECNICA

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Pianta Nome botanico Principi attivi Meccanismo di azione

FumariaFumaria indica Pugsley

Alcaloide (protropina), acido fumaricoNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; attiva gli antiossidanti naturali prevenendo la perossidazione lipidica (106)

Gardenia Gardenia florida L Terpeni, tannini Incrementa la secrezione biliare (107)

Garofano chiodiSyzygium aromaticum (L.)

Terpeni (eugenolo), tannini, flavonoidi Esibisce attività colagoga (108)

GineproJuniperus communis L.

PolifenoliAttività antinfiammatoria; normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina (109,110)

Ginkgo biloba Ginkgo biloba L. Ginkgolidi, bilobalidiAttività antinfiammatoria; normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; mitiga fibrosi (111)

Ginseng Panax ginseng L. Saponine (ginsenosidi)

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; funzione immunostimolante (aumenta in senso generale la resistenza dell’organismo); mitiga fibrosi (112)

Grifola frondosa (fungo)Grifola frondosa (Dicks.) Gray

Polisaccaridi (β-glucani)Normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; blocca l’infiltrazione di infiammazioni locali (113)

HennéLawsonia alba Lamarck

Naftochinoni (lawsone), tannini (hennotannini), cumarine

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; attività antiossidante inibente la produzione di radicali liberi e perossidazione di lipidi microsomali (114)

Indaco Indigofera tinctoria L. Glucosidi (indacano, indigotina, indigtone)Normalizza il livello di enzimi transaminasi, ripristina livello di GHS; attività antiossidante (115)

Ipecacuana indianaTylophora indica Burm.

Alcaloidi, saponine triterpeniche, flavonoidi, steroli

Antiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti); normalizza livello di enzimi transaminasi e bilirubina (116)

Quercus infectoria Oliver ( c Veyis Polat) Orthosiphon stamineus Bentham ( c Wizan) Morinda citrifolia L. ( c Jerilyn Potasi)

Lepidium sativum L. ( c Rainer Zenz) Grifola frondosa (Dicks.) Gray

( c Patrick Harvey)

Garcinia mangostana L.

Erboristeria Domani • 42042

SCIENZA E TECNICA • Monografia

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Pianta Nome botanico Principi attivi Meccanismo di azione

KutkiPicrorhiza kurroa Royle

Glucosidi iridoidi (picrosidi)Normalizza il livello di enzimi transaminasi, ripristina il livello di GHS (5,6)

Lantana camara Lantana camara L.Lantadene A (triterpene pentaciclico), acido oleanolico

Antiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti); normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina (117,118)

Lattuga amaraLaunaea intybacea (Jacquin)

Saponine, tannini, flavonoidiNormalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; ripristina il livello di GHS (119)

LimoneCitrus limon (L.) Burmann

Acidi organici, vitamine, terpeniAntiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti); normalizza livello di enzimi transaminasi e bilirubina (120)

Liquirizia Glycyrrhiza glabra L.Glicirrizina, acido glicirretico, flavonoidi, cumarine, triterpeni, lignani

Antiossidante, antinfiammatorio; normalizza il livello di enzimi transaminasi (21,22,69,70,121-124)

Mandorlo indiano Terminalia catappa L.Saponine triterpeniche (asiaticoside), triterpeni pentaciclici (acido ursolico)

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; attività antiossidante (125)

Mango Mangifera indica L. Flavonoidi (mangiferina), fitosteroli, tanniniAntiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti); normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina (126,127)

MangostanoGarcinia mangostana L.

Xantoni (garcinone), isoflavoni, flavonoidi, tannini

Effetto citotossico su cellule epatiche cancerogene (128-130)

Mangrovia Rhizophora mucronata Lamarck

Polifenoli, cumarine, tanniniNormalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina (131)

Melograno Punica granatum L.Ellagitannini (punicalina, punicalagina), antocianine, catechine

Antiossidante (ripristina l’attività di enzimi naturali antiossidanti); normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina (132,133)

Morella Solanum nigrum L.Flavonoidi (rutina), alcaloidi steroidei (solasonina), fitosteroli

Riduce il livello di idrossiprolina epatica e fibrosi indotta da tioacetamide; antiossidante (attiva enzimi naturali antiossidanti); normalizza il livello di enzimi transaminasi (134)

Swertia chirata Buch-Ham ( c Rison Thumboor) Tinospora crispa (L.) Hook. f. & Thomson

( c Aris riyanto)

Solanum nigrum L. ( c Katja Schulz)

Scutellaria baicalensis Georgi ( c Andrey

Korzun)

Sargassum spp. ( c Emoke Denes) Santolina charmaecyparissus L. ( c Digigalos)

Erboristeria Domani • 42043

Monografia • SCIENZA E TECNICA

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Pianta Nome botanico Principi attivi Meccanismo di azione

Nasturzio ortense Lepidium sativum L. Isotiocianati, sostanze volatili solforateNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina (135)

NeemAzadirachta indica Juss.

Polifenoli (catechine), flavonoidi (quercetina), terpeni

Biotrasformazione di sostanze tossiche con risultante decremento di metaboliti reattivi (136)

Noni Morinda citrifolia L. Alcaloidi, cumarine (scopoletina), flavonoidi, glucosidi antrachinonici

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (riduce la perossidazione lipidica) (137)

Olivello spinosoHippophae rhamnoides L.

Flavan-3-oli, catechine, proantocianidineAntiossidante (ripristina l’attività di enzimi naturali antiossidanti); normalizza il livello di transaminasi (138-140)

Orchidea Anoectochilus formosanus Haiata

Polifenoli, saponine triterpenicheNormalizza il livello di enzimi transaminasi, di bilirubina e il livello di idrossiprolina epatica (141)

PalmaElaeis guineensis Jacquin

Polifenoli, lipidi, caroteniAntiossidante, bloccante i radicali liberi e quindi la perossidazione di lipidi del fegato (142)

Pepe nero Piper nigrum L. Alcaloidi (piperina, cavicina), terpeniNormalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; antiossidante (riduce la perossidazione lipidica) (143)

Piantaggine Plantago major L.Glucosidi iridoidi (aucubina, acido geniposidico), tannini, acido oleanolico

Attività coleretica e antinfiammatoria (144,145)

Poligala Polygala chinensis L. Saponine, tanniniNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; attiva l’azione di antiossidanti naturali (146)

Pompelmo Citrus grandis Osbek Flavanoni (naringenina) Protegge da perossidazione e infiammazione indotte su fegato da mediatori proinfiammatori (147,9)

PrezzemoloApium petroselinum L.

Flavonoidi, cumarine, acido petroselico, terpeni

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina (17)

Psilio Plantago asiatica L.Glucosidi iridoidi (aucubina, acido geniposidico), tannini, acido oleanolico, mucillagini

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e bilirubina; attiva enzimi naturali antiossidanti; incrementa la secrezione biliare (7)

Quercia a galleQuercus infectoria Oliver

Flavonoidi, tanniniNormalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (previene la perossidazione lipidica del fegato) (27)

Rosa Rosa genus Triterpeni, acidi organici, flavonoidi Incrementa la secrezione di bile (11,12)

Salvia cineseSalvia miltiorrhiza Bunge

Tanshinoni, acido salvianolico Inibente i mediatori pro-infiammatori (148)

Salvia comune Salvia officinalis L. Tannini, acidi fenoliciProtegge le cellule del fegato da stress ossidativi. Attività coleretica (14)

SantolinaSantolina charmaecyparissus L.

Sesquiterpenchetoni (santolinenoni), tannini

Normalizza l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina (149)

Sargasso genusSargassum polycystum Agardh

PolisaccaridiRiduce il livello di perossidazione e attiva gli enzimi antiossidanti (150,151)

SchizandraSchizandra chinensis Baillon

Lignani (schizandrina, gomisina), alcaloidi isochinolinici (magnolina, aportina)

Normalizza l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina (3,4)

ScutellariaScutellaria baicalensis Georgi

Flavonoidi (scutellarina, baicaleina), triterpeni

Normalizza l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina (152)

Sedano Apium graveolens L. Flavonoidi, cumarine, triterpeniRiduce l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina (17)

Sesamo Sesamum indicum L. Trigliceridi, polisaccaridi, lignaniRiduce l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina (153)

Soia Glycine soja Siebold Saponine, triterpeniAntinfiammatoria; normalizza l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina (23)

Tagete Tagetes erecta L. Derivati fenolici e terpeniciNormalizzante gli enzimi transaminasi e bilirubina (154)

Erboristeria Domani • 42044

SCIENZA E TECNICA • Monografia

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Pianta Nome botanico Principi attivi Meccanismo di azione

TarassacoTaraxacum officinale L.

Inulina, alcoli triterpenici (amirina), fenolo-acidi

Antinfiammatoria; normalizza l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina (155)

TèCamellia sinensis L. Kuntze

Alcaloidi xantinici, polifenoli (catechine, flavonoidi, saponine)

Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (riduce la perossidazione lipidica) (156,157)

TinosporaTinospora crispa (L.) Hook. f. & Thomson

Alcaloidi (berberina), flavoni (genkwanina) Normalizza il livello di enzimi transaminasi e di bilirubina; antiossidante (riduce la perossidazione lipidica) (158)

Tribolo Tribulus terrestris L. Flavonoidi, tannini, saponineNormalizza l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina; riduce l’accumulo di lipidi in epatociti (159)

VernoniaVernonia amygdalina Delile

Flavonoidi, lattoni sesquiterpeniciAntiossidante (sopprime la perossidazione lipidica) (160)

Zucca Cucurbita pepo L.Lipidi, fosfogliceridi, glucosidi triterpenici (cucurbitacine)

Attività antinfiammatoria e coleretica (20)

Zucca dell’ederaCoccinia grandis (L.) Voigt.

Polifenoli, flavonoidiNormalizza l’attività di enzimi transaminasi e di bilirubina; attività antinfiammatoria (161)

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Erboristeria Domani • 42048

SCIENZA E TECNICA • Monografia

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Erboristeria Domani • 42049

Monografia • SCIENZA E TECNICA

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Erboristeria Domani • 42050

SCIENZA E TECNICA • Monografia

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Erboristeria Domani • 42051

Monografia • SCIENZA E TECNICA

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fitoterapia e nutrizione:dati ed evidenze dalla ricerca

a cura di Marcello Monti

trattamenti terapeutici

Nello studio si valutano le proprietà antimicrobiche, antiossidanti e anticancerogene di un estratto da foglie di Cappero (Capparis brevi-spina DC). Questa pianta, per le sue riconosciute proprietà curative, trova impiego nella medicina tradizionale indiana.Sotto il profilo della sua attività antimicrobica, il test ha fornito risul-tati positivi nell’inibizione di colonie batteriche Gram-positive, mentre l’attività si è rivelata scarsa nei confronti di batteri Gram-negativi e funghi (almeno per quanto concerne i diversi ceppi testati).Il test ha confermato, invece, una significativa attività antiossidante dell’estratto in tutti e tre i sistemi di rilevamento utilizzati, ossia difenil- picrilidrazile (DPPH), acido azino-etilbenzotiazolin-sulfonico (ABTS) e fosfomolibdato. L’estratto acquoso è risultato il più efficace, in ragione del più elevato contenuto rispetto ad altri estratti pure esaminati di componenti fenolici e flavonoidi.La capacità antitumorigenica dell’estratto, determinata su cellule HeLa con il metodo MTT (Methyl Thiazolidine phenyl Tetrazolium), saggio che consente di valutare la proliferazione cellulare, ha rivelato un signi-ficativo potenziale (con valore IC50 = 52µg/mL).

La resistenza ai farmaci, che si manifesta sempre più vistosamente, e in genere un’attività specifica ancora troppo bassa costituiscono una vera e propria sfida da dover superare nel trattamento di nume-rose malattie e, in particolare, nel caso di manifestazioni tumorali.L’artemisinina, un sesquiterpene lattone ricavato dalla droga di Artemisia annua, deve la sua popolarità al fatto di essere ricono-sciuta come il più importante ed efficace dei principi attivi naturali per combattere la malaria. Si ritiene che la conoscenza di questo suo possibile impiego terapeutico risalga ai tempi dell’antica Cina. Oggi, in tutto il mondo, è invalso nella cura della malaria l’uso tera-peutico di farmaci altamente potenziati ed efficaci che vanno sotto la denominazione di ACT (Artemisinin-based Combination Therapy),

potenziale terapeutico

di eStratti di foglie

di cappero

ibridi di artemiSinina nella lotta ai tumori

Sabramanian SK, Ramani P (2020) Antioxidant and cytotoxic activities of Indian

Caper (Capparis Brevispina DC (Capparaceae)) leaf extracts.

Eur J Integr Medic 33:101038

Referenza

Capparis spinosa (P. Poggi)

Erboristeria Domani • 42052

SCIENZA E TECNICA • Spazio fitoterapia

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Le Heat Shock Protein (HSP) rappresentano una classe di particolari proteine funzionali, la cui espressione aumenta quando le cellule sono esposte a elevate temperature o ad altri stress. Praticamente funzio-nano da difesa di altre proteine favorendone, ad esempio, la confor-mazione, il rimodellamento, la stabilizzazione o prevenendo loro inde-siderate aggregazioni. Potrebbero chiamarsi “proteine accompagna-trici” o “assistenti”.La più abbondante di queste proteine è contraddistinta come HSP-90. Centinaia di proteine dipendono dall’attività di questa proteina, com-preso l’enzima chinasi (una fosfotransferasi) e fattori trascrizionali che svolgono un importante ruolo in manifestazioni infiammatorie e tumo-rali, tanto che una terapia mirata su questa proteina e sul relativo com-portamento può essere sicuramente una strategia associata alla cura dei disagi correlati a stato infiammatorio e tumore.Vediamo il meccanismo di azione che interessa questa pratica. Siccome buona parte delle proteine “assistite” da HSP-90 sono coinvolte nell’ac-crescimento cellulare, ciò le rende un ottimo target per la chemiotera-pia del tumore. Infatti, le cellule malate si “affidano” in maggior misura rispetto a quelle sane alla protezione da parte di HSP-90; è evidente che, proprio inibendo la funzione di questa proteina, le cellule concerogene si trovano non protette e quindi più esposte all’attacco del farmaco anti-tumorale. A questo punto il sistema ubiquitina-proteosoma, un sistema

il ruolo delle Heat sHock

protein (hSp) nella cura

dei tumori

Gao F, Sun Z, Kong F et al (2020) Artemisinin-

derived hybrids and their anticancer activity.

Eur J Med Chem 188:112044

Referenza

costituiti dall’associazione di artemisinina con altri farmaci specifici.Peraltro, dell’artemisinina la moderna ricerca scientifica ha svelato altre bioproprietà e sviluppato altre possibilità applicative, non ultima quella della lotta contro i tumori.Nuovi preparati per contrastare il tumore sfruttando le proprietà dell’artemisinina sono allo studio, e anche in questo caso si tratta di realizzare composti ibridi, dimeri, costituiti dalla frazione di un prodotto naturale abbinato a farmaci specifici. Quella di realizzare farmaci che utilizzano l’associazione di più principi attivi funzionali non è certamente una tecnica nuova; è da tempo sfruttata nella cura della tubercolosi, della leprosi, dell’AIDS e della malaria (come sopra detto), tanto per citare alcuni tra gli esempi più emblematici. Il più importante beneficio da ascrivere a tale forma di “terapia combi-nata” consiste nel fatto di ridurre il rischio di assuefazione alla droga e quindi la resistenza a questa da parte dei microrganismi che deve combattere; questa evenienza è più rara se i farmaci usati contem-poraneamente sono più di uno.Molta attenzione è stata posta alla realizzazione di questi preparati, che consente di migliorare non solo la loro efficacia terapeutica ma anche la loro specificità. Un’idonea realizzazione di preparati “ibridi” consentirà, pertanto, di poter disporre, anche nel caso di farmaci anti-tumorali, di prodotti ai quali il male non potrà opporre resistenza.

Artemisia annua ( c Kristian Petersdetail)

HPS-90

Erboristeria Domani • 42053

Spazio fitoterapia • SCIENZA E TECNICA

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preposto a degradare le proteine, tende a eliminare quelle danneggiate dal farmaco e ne provoca l’apoptosi. Praticamente l’inibizione dell’atti-vità protettiva di HSP-90 provoca la destabilizzazione e la degradazione delle proteine “clienti”, e quindi la soppressione alla crescita del tumore.L’inibizione di HSP-90 con composti naturali, semisintetici o sintetici può condurre a notevoli risultati in studi preclinici e clinici su differenti stati di infiammazione o tumore.Nella rassegna in recensione si procede a una vasta disamina dei più importanti e frequentemente utilizzati inibitori naturali dell’attività di HSP-90, e del loro ruolo ai fini dello sviluppo di una più accentuata azione terapeutica antinfiammatoria e antitumorale. Ricorderemo il nome del principio attivo geldanamicina (GDA), una molecola isolata da un batterio (Streptomyces hygroscopicus) che è stato praticamente il primo e ad oggi uno dei più conclamati agenti inibenti HSP-90.

Costa TEMM, Raghavendra NM, Penido C

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Shabaninejad Z, Pourhanifeh MH, Movahedpour

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Referenza

Referenza

Il glioblastoma multiforme (GBM) è una forma di tumore al cervello altamente aggressiva e maligna, in grado di svilupparsi rapidamente e di infiltrare vaste aree del tessuto cerebrale. L’efficacia dei trattamenti chirurgici, radio- e chemoterapici si è rivelata, purtroppo, piuttosto scarsa e, dopo la rimozione della massa tumorale primaria, la recidiva è piuttosto frequente e precoce.Per questo, trovare rimedi per proteggerci da questa patologia è ancora più impellente rispetto ad altri casi.È ben noto che tra le tante proprietà terapeutiche degli estratti di Curcuma (Curcuma longa) è sicuramente da inserire anche quella anti-tumorale, così come è risaputo che manifestazioni infiammatorie sono spesso legate all’insorgere e allo svilupparsi di stadi tumorali. Di conse-guenza, principi attivi fitochimici quali la curcumina, che sono in grado di esplicare un marcato effetto antinfiammatorio, possono considerarsi a tutti gli effetti attivi chemiopreventivi. L’attività antitumorale e chemiopreventiva della curcumina è comun-que attribuibile al suo effetto su diversi target, compresi fattori di tra-scrizione, regolatori di crescita tumorale, molecole di adesione, ecc. È stato sperimentato che la curcumina è in grado di sviluppare un effetto terapeutico anche nei confronti di glioblastoma multiforme, dato che è in grado di agire farmacologicamente contro cellule stami-nali cancerogene che si ritiene siano quelle che rappresentano la causa di maggiore resistenza alla terapia. Si è visto che il trattamento con cur-cumina svolge ossidazione e azione infiammatoria su tale tipo di cellule, sino a indurne apoptosi.La curcumina potrebbe rappresentare un nuovo principio attivo natu-rale anti-GMB, da utilizzare nella realizzazione di farmaci ibridi, binari e con agenti chemioterapeutici specifici ai fini di sviluppare quella supe-riore energia ricordata per i prodotti ibridi binari a base di artemisinina, che hanno avuto tanto successo nella cura della malaria.

potenziale terapeutico di curcumina nel trattamento

di glioblaStoma

Curcuma longa ( c Manojk)

Erboristeria Domani • 42054

SCIENZA E TECNICA • Spazio fitoterapia

ED3_420.indb 54ED3_420.indb 54 15/05/20 13:5715/05/20 13:57

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Ingawale DK (2020) Saponins and sapogenins

of Agave with respect to diverse pharmacolo-

gical role of hecogenin.

Int J Pharm Pharm Sci 12(2):1-7

Referenza

Lo studio riferisce le attuali conoscenze riguardo a saponine e sapoge-nine che caratterizzano la frazione attiva di Agave (Agave, varie specie), e sul ruolo farmacologico in studi preclinici che riveste la più nota e interessante di esse, l’ecogenina, una saponina steroidea che si ritrova in abbondanza nelle foglie della pianta.Questo fitosteroide è utilizzato come materiale di partenza per la rea-lizzazione di steroidi di sintesi nell’industria farmaceutica, anche se non ha raggiunto la notorietà della diosgenina.In terapeutica, l’ecogenina ha rivelato di possedere un potenziale vera-mente notevole nel trattamento di vari disordini di tipo infiammatorio quali artriti e ulcere gastriche, in disturbi cardiotonici e quale larvicida.Nell’Agave sono presenti quali metaboliti primari carboidrati e zuccheri, che possono essere utilizzati come dolcificanti e prebiotici; quali meta-boliti secondari, oltre le saponine sono presenti tannini, acidi fenolici, cumarine volatili e flavonoidi.L’attività antinfiammatoria di ecogenina, testata nei confronti di edema e granuloma indotto da croton oil, induce un significativo decremento di effetto irritante in entrambi i casi, riducendo l’espressione di media-tori infiammatori quali TNF-α e interleuchina-6.Conferme cliniche hanno anche dimostrato che l’ecogenina (meglio il suo sale acetato) è in grado di sviluppare un effetto antinociceptivo tramite l’attivazione di recettori oppioidi e meccanismi endogeni anal-gesici, praticamente un’attivazione neuronale nella materia grigia. Ancora due parole sul ruolo di agente gastroprotettivo di ecogenina: il trattamento con la saponina steroidea dell’Agave riduce significativa-mente la lesione. Si ritiene che il probabile meccanismo di azione risieda nella funzione antiossidante, nell’incrementato livello di glutatione (un antiossidante naturale) e nel blocco della perossidazione lipidica.

Nella medicina tradizionale, l’impiego di estratto o di olio di Lavanda (Lavandula angustifolia Miller) nella cura dell’insonnia è un’arma antica.L’olio etereo estratto dalle foglie, contenente linalolo, canfora, limonene, cineolo, borneolo, ecc., oltre che possedere proprietà profumanti, bal-samiche, aromatizzanti, digestive e analgesiche è dotato di una signifi-cativa azione riequilibratrice del sistema nervoso centrale, in quanto in grado di sviluppare un’azione contemporaneamente tonica e sedativa, calmante di ansia, agitazione, nervosismo e disturbi causati da stress. L’insonnia è scritto che può aumentare stati di depressione e peggio-rare la qualità della vita, in particolare su soggetti affetti da diabete.In uno studio, tali funzionalità della Lavanda sono state valutate con lo scopo di verificare l’effetto indotto dall’ingrediente naturale ai fini di combattere lo stato di insonnia in pazienti affetti da diabete di tipo 2.A un gruppo di pazienti affetti da entrambi i disturbi, il preparato conte-nente l’olio naturale è stato somministrato per inalazione, per un tempo di quattro settimane (con intervallo di riposo di una settimana tra l’una

ecogenina, una prezioSa

Saponina dell’agave

la lavanda

contro l’inSonnia

Agave spp. ( c Wars)

Lavandula angustifolia ( c Josemanuel)

Erboristeria Domani • 42055

Spazio fitoterapia • SCIENZA E TECNICA

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I flavonoidi, composti polifenolici di grande diffusione nel regno vege-tale (in genere si ritrovano in natura sotto forma di glucosidi nelle piante di frutta e nella verdura), sono noti principalmente per la loro marcata attività antiossidante e antinfiammatoria.Il loro meccanismo di azione, per quanto ancora non del tutto spiegato, si basa principalmente su una loro attività bloccante l’espressione e l’at-tivazione di mediatori infiammatori e fattori trascrizionali, volti a svilup-pare o a favorire responsi infiammatori e dolore.Dal punto di vista delle loro proprietà farmacologiche, i flavonoidi pre-sentano una scarsa solubilità in acqua e un’inadeguata permeazione cutanea, cui consegue una scarsa biodisponibilità; per cui la loro dose di impiego deve essere consistente perché possano essere efficaci. Anche il loro metabolismo può arrecare influssi sulla loro biodisponibilità su umani, per quanto certi metaboliti si è visto che possano essere più attivi e meglio assorbiti dall’intestino.Tra i flavonoli la quercetina inibisce la produzione di citochine proinfiam-matorie TNF-α, IL-1β, IL-6 (test su cellule RAW 264-7 stimolate da lipo-polisaccaridi), espressione di COX-2 e stress ossidativi.Anche la rutina, un glucoside della quercetina, sviluppa un effetto antin-fiammatorio e iperalgesico via inibizione di stress ossidativi e neuroin-fiammazioni. In modo specifico, la rutina inibisce l’attivazione di NF-kB e la produzione di citochine (IL-1β e TNF-α). Sia la rutina sia la quercetina hanno rivelato la propria efficacia nella riduzione di edema.L’apigenina, un idrossiflavone, presenta un’attività antinfiammatoria bloc-cante l’attivazione di NF-kB e attenua le infiltrazioni neutrofile nei polmoni riducendo MIP-2 (Macrophage Inflammatory Protein), che è una mole-cola neutrofila chemiotattica; inibisce anche l’espressione di iNOS, COX-2 e citochine; sopprime l’attività di cellule dendritiche antinfiammatorie e deregola la produzione di mediatori infiammatori da mastociti e monociti. La vitexina è un flavone glucoside a elevata attività, preventivo di stress

I flavonoIdI antIossIdantI, antInfIammatorI

AntiossidAnti, Antimicrobici e AntinfiAmmAtori

e l’altra delle quattro di cura). Gli effetti del trattamento sono stati com-parati con quelli di un gruppo di pazienti trattati con preparati placebo.I risultati hanno confermato effetti positivi indotti dal trattamento, per quanto concerne il miglioramento dello stato di sonno dei pazienti sottoposti al test, e quindi pure un migliore dello stato di qualità della vita; peraltro, non si sono verificati effetti del trattamento sullo stato di malattia del paziente diabetico circa il contenuto e la velocità di assor-bimento degli zuccheri nel sangue. Lo studio avrebbe comunque offerto considerazioni positive circa la possibilità di utilizzare l’olio essenziale della pianta in una terapia com-plementare nella cura dell’insonnia con prodotti naturali.

Nastri Lari Z, Hajimonfarednejad M, Riasatian

M et al (2020) Efficacy of inhalated Lavandula

angustifolia Miller essential oil on sleep quality,

quality of life and metabolic control in patients

with diabete mellitus type 2 and insomnia.

J Ethnopharmacol 251(6):112650

Referenza

Citrus

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SCIENZA E TECNICA • Spazio fitoterapia

52-59_420_SpazioFitoterapia.indd 5652-59_420_SpazioFitoterapia.indd 56 15/05/20 14:1815/05/20 14:18

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Ferraz CR, Carvalho TT, Manchope MF et al

(2020) Therapeutic potential of flavonoids in

pain and inflammation: mechanisms of action,

pre-clinical and clinical data, and pharmaceuti-

cal development.

M o l e c u l e s 2 5 ( 3 ) d o i :10 . 3 3 9 0 /

molecules25030762

Referenza

ossidativi, inibente la produzione di citochine infiammatorie e di NO; pre-viene la degranulazione di mastociti e riduce la produzione di mediatori infiammatori da neutrofili. Si è scoperta anche la sua efficacia nel tratta-mento protettivo da neuroinfiammazioni. Questo effetto della vitexina sembra essere mediato da un meccanismo di azione oppioide-simile.La diosmina, un diosmedin-rutoside abbondante nei Citrus, presenta un’attività antinfiammatoria e analgesica. Relativamente al secondo effetto, si è visto che agisce ai fini di un’attenuazione del dolore neuro-patico sul nervo sciatico. La naringenina, un triidrossiflavone tipico dei frutti Citrus e Uva, riduce lo stato infiammatorio e il correlato dolore fisico UVB-indotto, così come si è visto che agisce contro i dolori artritici, con un meccanismo princi-palmente correlato al suo potenziale inibente stress ossidativi. Inoltre, modula l’attivazione di macrofagi e l’attività microbiocida di neutrofili. La naringenina si è pure visto che riduce il dolore (bruciore) indotto da formalina e capsaicina; è dimostrato che a tale fine agisce con un mec-canismo di azione che prevede l’inibizione di recettori coinvolti nell’e-spressione di infiammazione e dolore, e l’attivazione di altri recettori che contrastano tale azione. L’esperidina, esperidin-7-ramnoglucoside, un flavonoide, sviluppa una marcata attività antinfiammatoria, analgesica, antiossidante e antidiabe-tica. Riduce l’espressione di citochine infiammatorie e la capacità del neu-trofili di produrre superossido-radicali e la glicazione di proteine. Anche l’esperidina mostra proprietà neuroprotettive che contribuiscono alla sua attività analgesica.Per metilazione di esperidina si produce un metil calcone (HMC), pure esso dotato di marcata attività antiossidante, antinfiammatoria e anal-gesica inibente la produzione di superossidi, la perossidazione lipidica e l’espressione di citochine proinfiammatorie. HMC inibisce l’edema, l’at-tività di neutrofili e sviluppa un effetto analgesico correlato all’inibizione di recettori infiammatori.Una marcata attività antinfiammatoria, analgesica e antiossidante viene attribuita anche alle catechine del Tè verde, epigallocatechina gallato (EGCG) in particolare, con l’inibizione di COX-2 e la produzione di prosta-glandina (PGE2) su osteoartrite, deregolazione di NF-kB e conseguente inibizione di produzione di iNOs stimolata da LPS, nonché inibizione a degranulazione di mastociti.Per concludere, il trattamento con flavonoidi allevia effettivamente l’in-fiammazione e attenua il dolore, come hanno ampiamente dimostrato studi preclinici e clinici, inibendo la produzione di mediatori proinfiam-matori o proiperalgesici, stress ossidativi, l’attivazione o lo spegnimento di molecole segnale o di recettori coinvolti in questi processi, l’inibizione o l’attivazione di vie, canali o processi molecolari che interferiscono posi-tivamente o negativamente su dette bioattività.

Erboristeria Domani • 42057

Spazio fitoterapia • SCIENZA E TECNICA

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In molte parti del mondo, milioni di individui usano una larga varietà di prodotti della foresta: frutti, noci, fibre, resine, legno, oli, ecc. per sod-disfare indispensabili esigenze quotidiane correlate ad alimentazione, medicina, energia e materiali da costruzione. Questi prodotti, definiti nel linguaggio ufficiale come NTFP (Non-Timber Forest Products), formano un’importante, anche se non sempre riconosciuta e quantificata, com-ponente di reddito domestico delle popolazioni locali. L’attività di svi-luppo dei prodotti NTFP ha trovato eclatanti esempi nell’estrazione e diffusione di preziosi oli da alcune piante esotiche, ad esempio Tamanu, Marula, Inca-Inchi, ecc. Fra queste è presente anche l’Adansonia digitata (Baobab), il maestoso albero e re delle foreste africane.Oggi tale pianta rappresenta una notevole fonte di sostentamento per le popolazioni povere di quelle regioni, a causa della sempre più aumentata domanda globale di prodotti grezzi estratti dai suoi frutti e dai semi, dai quali è possibile ricavare elaborati di elevato interesse per il loro sfrutta-mento in campo terapeutico, nutrizionale e cosmetico.Nella caratterizzazione del profilo biochimico della pianta sono stati iden-tificati in mole consistente polifenoli in tutti gli organi della pianta. La polpa è ricca di acido ascorbico (vitamina C), epicatechine e procianidine (in particolare B2).È stato messo a punto il metodo HPLC (High Performance Liquid Chromatography) che consente di isolare la frazione procianidinica dalla polpa del frutto e ne svela la capacità antiossidante, chiarendo così che il forte potenziale antiossidante della razione attiva del frutto non dipende solo dall’acido ascorbico ma anche dalla presenza di queste procianidine.Dal punto di vista salutistico, la polpa del frutto del Baobab rappresenta, pertanto, non solo una componente a elevato valore nutrizionale, ma anche un prodotto funzionale sotto l’aspetto biochimico.

dal baobab procianidine antioSSidanti

Russo M, Ronci MB, Vimercati A et al (2020)

African baobab (Adansonia digitata) fruit as

promising source of procyanidins.

Eur Food Res Technol 246:297-306

Referenza

Adansonia digitata ( c Ferdinand Reus)

Erboristeria Domani • 42058

SCIENZA E TECNICA • Spazio fitoterapia

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Di Lena G, Casini I, Lucarini M et al (2020)

Chemical characterization and nutritional eva-

luation of microalgal biomass from large-scale

production: a comparative study of five species.

Eur Food Res Tech 246:323-332

Referenza

Biomasse di alcuni tipi di alghe prodotte in un impianto industriale fotobioreattore sono state analizzate e studiate onde verificare se, in ragione di un loro potenziale contenuto in idonei principi attivi, nutrizio-nali e funzionali, potevano considerarsi sfruttabili in campo alimentare e nutraceutico.Di queste diverse biomasse sono stati esaminati elementi indicativi di base, quali contenuto in proteine non azotate, acidi grassi, minerali, car-boidrati e mercurio. L’analisi ha rivelato differenze, anche sostanziali a volte, da tipo a tipo di alga esaminata e questo in relazione alla loro dif-ferente posizione tassonomica, specie per quanto concerne la frazione proteica (valori variabili da 19 a 32%), quella dei carboidrati (da 16 a 42%) e quella lipidica (da 6 a 31%).Le varie specie hanno mostrato tutte un sostanzioso contenuto in acidi grassi polinsaturi, anche se con profilo variabile (omega-3 prevalenti in alcune specie come Phaeodactylum tricornutum e Isochrysis galbana; omega-6, e prevalentemente acido arachidonico (C20:4) e linoleico (C18:2), in Porphyridium cruentum). In alcuni tipi analizzati è stata riscon-trata la preponderanza di acido eicosapentanoico, in altri di stearidonico e docoesanoico.Significativa la presenza di insaturo α-linoleico (del 15-18% sul totale lipi-dico) in Isochrysis galbana e Tetraselmis suecica.I vari tipi di alghe analizzati hanno rivelato di possedere un elevato con-tenuto in elementi nutrienti sfruttabili in campo alimentare e nutraceu-tico. Il test ha ancora una volta dimostrato che le alghe possono rappre-sentare una sostanziosa fonte naturale per il recupero ecosostenibile di preziosi acidi grassi polinsaturi.

biomaSSe algali fonte di acidi graSSi polinSaturi

alimentari e integratori nutrizionali

Phaeodactylum tricornutum

Erboristeria Domani • 42059

Spazio fitoterapia • SCIENZA E TECNICA

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VARIABILITÀ ALL’ORIGINE E FATTORI DI QUALITÀ: NUOVE ESPERIENZE ANALITICHE PER LA CARATTERIZZAZIONE DELLA PROPOLIdi Valeria Leoni1,2, Luca Giupponi1,2, Radmila Pavlovic1,2, Gigliola Borgonovo1,3, Angela Bassoli1,3, Anna Giorgi1,4

1Università degli Studi di Milano2Centro di Ricerca Coordinata di Studi Applicati per la Gestione

Sostenibile e la Difesa della Montagna - Ge.S.Di.Mont, Edolo 3Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione

e l’Ambiente – DeFENS, Milano4Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione,

Territorio, Agroenergia – DISAA, Milano

[email protected]

La propoli resta una delle matrici

naturali più complesse, la cui

efficacia è direttamente correlata

alla sua variabilità. Pur non

esistendo standard di riferimento

per il mercato, l’evoluzione delle

tecniche analitiche permette

di realizzare comparazioni

multifattoriali attraverso le quali è

possibile caratterizzare le diverse

produzioni e orientare le scelte

degli utilizzatori (proprio come

fanno le api). Un esempio di

questa metodologia nel caso di

studio.

La propoli è stato forse uno dei primi prodotti naturali utilizzato dall’uomo per la salute. Il nome, di derivazione

dal greco antico (πρò πολις, letteralmente “a difesa della città”), è descrittivo del ruolo che questa sostanza resinosa ha nella protezione dell’alveare: prevenire la contaminazione da batteri, virus o paras-siti; evitare la decomposizione di intrusi

Erboristeria Domani • 42060

SCIENZA E TECNICA • Controllo qualità

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antinfiammatoria (4), antiossidante (5), immunostimolante (6), antivirale (7), antitumorale (6), epatoprotettiva (8), antifungina (9) e antibatterica (10); quindi è stata oggetto di un crescente interesse scientifico a causa della sua vasta gamma di proprietà biomediche. Un moderno approccio salutistico rac-comanda questo prodotto apistico principalmente per aumentare l’immu-no-resistenza naturale. Oggi la propoli è disponibile come prodotto commer-ciale, naturale o spesso come prodotto purificato in cui è stata rimossa la cera. È ampiamente diffusa sul mercato come macerato o estratto idroalcolico o glicolico, in polvere o in altre formu-lazioni, in forma pura o combinata con altri derivati vegetali: capsule, pastiglie, unguenti, creme e collutori. Oltre che

come ingrediente negli integratori, ha impiego nella formulazione di cosmetici. Nonostante tale diffuso e storico utilizzo, non esistono ancora standard internazionali di qualità per questo pro-dotto (11) e anche la Comunità europea non ha ancora creato una precisa referenza merceologica, ragione per la quale è difficile determinarne i valori di mercato.

variabilità della propoli

In effetti gli scienziati si sono interessati all’investiga-zione dei costituenti e delle proprietà biologiche della propoli negli ultimi decenni (12), ma è un fatto ricono-sciuto che, poiché le api usano la vegetazione a loro disposizione per creare la propoli, la sua composizione presenti un’alta variabilità. Va tenuto presente che le api raccolgono ed elaborano i loro prodotti a proprio vantaggio e che gli esseri umani traggono beneficio dal duro lavoro di questi insetti. Se ci prendiamo cura di collocare l’apiario in un luogo ricco di fonti alimentari e materiali di cui hanno bisogno, allora abbiamo api sane che contribuiscono all’impollinazione e al mantenimento della biodiversità. La posizione dell’apiario influenza le caratteristiche di tutti i prodotti delle api; sono molti i fattori alla base della complessità chimica della propoli, ad esempio l’origine fito-geografica, il momento della raccolta e il tipo di foraggiamento delle api. Molti studi comparativi hanno confrontato la propoli raccolta da

occasionalmente morti al suo interno grazie al suo potere antisettico; venire applicata come cemento dalle api per sigillare crepe o spazi aperti.

una matrice compleSSa, conoSciuta Sin dall’antichità, ma ancora non completamente definita

Esistono testimonianze storiche della raccolta e dell’utilizzo della propoli da parte degli antichi Egizi, dei Persiani e dei Romani. Gli Egizi hanno rappre-sentato api intente a produrla su vasi e altri oggetti: ne sfruttavano le pro-prietà antiputrefattive per l’imbalsama-zione delle salme e la utilizzavano come rimedio per alleviare molti disturbi. Nell’Antico Testamento è il balsamo medicinale, tsori; le sue proprietà tera-peutiche sono invocate nel libro di Geremia (versetti 8.22, 46.11 e 51.8). I Greci usavano la propoli insieme ad altre resine come Olibano e Benzoino, e ad essenze aromatiche per la preparazione di profumi. Diversi autori greci e romani hanno lasciato scritti sulle preparazioni e l’applicazione della propoli; il cosiddetto terzo prodotto naturale delle api accanto a miele e cera. Ippocrate la indica per la cura di ferite e ulcere, sia esterne sia interne. Nel Medioevo e tra i medici arabi la propoli veniva usata come antisettico e cicatrizzante nel trattamento delle ferite, e come disinfettante per la bocca. Dioscoride, in De materia medica, ne cita le sue proprietà espetto-ranti; Plinio il Vecchio, nella sua famosa Naturalis histo-ria, parla del sollievo che la propoli porta per le malat-tie da raffreddamento e del suo effetto cicatrizzante. Azione nota anche agli arabi, poiché Avicenna descrive una “cera nera” usata contro il freddo e come rimedio contro eczemi, mialgia e reumatismi. L’uso della propoli come protezione dai malanni del freddo, disinfettante e cicatrizzante continuò anche nelle epoche successive, e le farmacopee londinesi del XVII secolo elencano la propoli tra le droghe medicinali riconosciute. La propoli era conosciuta anche da popoli lontani, dalle civiltà del Vecchio Mondo: è testimoniato l’uso da parte degli Inca come agente antipiretico. Studi recenti hanno confermato le numerose proprietà della propoli (1): anticariogenica (2), antimicrobica (3),

Un’ape nell’arte giapponese

Raffigurazione egizia

Erboristeria Domani • 42061

Controllo qualità • SCIENZA E TECNICA

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gemme differenti o da altri organi vegetali. Le migliori fonti di propoli sono: Pioppo, Salice, Betulla, Olmo, Ontano, Faggio, conifere varie e Ippocastano. La com-posizione chimica complessa della propoli è la causa più importante di molte delle sfide analitiche e dei pro-blemi di standardizzazione di questo rimedio naturale. In letteratura vengono citati diversi tipi di propoli (propoli di pioppo, betulla, “del Pacifico” e “delle Canarie”) e proposte anche delle classificazioni a seconda del colore (verde, rosso, marrone ecc.). Tuttavia, a partire dagli studi preliminari è stato facile intuire come piccole varia-zioni bioclimatiche portino a notevoli cambiamenti fisici e chimici, anche in aree ristrette come il Nord Italia.

l’eSigenza di un’analiSi poliStrumentale

In generale la propoli viene caratterizzata definendo il contenuto di alcune classi di metaboliti secondari. Il contenuto di fenoli totali può essere determinato per via colorimetrica utilizzando il metodo di Folin-Ciocalteu, mentre uno dei metodi ampiamente utiliz-zati nella valutazione dell’attività antiossidante della propoli (13) è basato sul saggio che sfrutta la riduzione del radicale 2,2-difenil-1-picrilidrazile (DPPH) da parte dell’antiossidante. Tuttavia, come abbiamo visto, la sua composizione può variare enormemente in base alle condizioni ambien-tali. Una descrizione generica delle proprietà antiossi-danti e la definizione dei fenoli e dei flavonoidi totali, nonostante dia un dato generale dell’attività biologica della propoli, spesso non è caratterizzante di tutte le sue proprietà. Tradizionalmente, il metodo di estrazione è l’estrazione idroalcolica, che si è dimostrato essere il metodo più efficace, nonché il più utilizzato data

l’innocuità dei solventi; per questo è anche il metodo di estrazione più comunemente utilizzato anche a scopi sperimentali. La propoli è uno dei prodotti apistici più affascinanti, sicuramente un fattore chiave per il successo del supe-rorganismo dell’alveare, e la sua complessità chimica rappresenta una grande sfida alla conoscenza della sua costituzione e dell’attività biologica connessa. La composizione chimica complessa, in particolare la polarità dei componenti, rende difficile l’applicazione di una singola tecnica analitica alla sua caratterizzazione e standardizzazione: ad oggi è ancora necessario il con-fronto dei dati restituiti da diversi strumenti analitici per lo studio della composizione della propoli.Molto spesso i composti fenolici che la caratterizzano non vengono singolarmente quantificati e anche il loro contenuto totale trova un ampio intervallo in lette-ratura. Le tecniche cromatografiche strumentali per-mettono di quantificare i composti singoli, tuttavia è difficile utilizzarli come metodi di routine a causa del costo elevato e alla variabilità della matrice. La scelta degli standard è molto complessa: la propoli ligure può risultare completamente diversa da una della zona del comasco e ogni volta è necessario uno studio prelimi-nare qualitativo per individuare i composti principali. Tecniche avanzate di cromatografia liquida accom-pagnata a spettrometria di massa ad alta risoluzione (LC-HRMS) e studi di metabolomica possono essere abbastanza descrittivi, grazie al fatto che posso indivi-duare marcatori molecolari presenti anche a bassissima concentrazione. Un’altra importante componente della propoli, spesso poco considerata, è rappresentata dai composti organici

volatili (VOCs) che comprendono diversi terpeni e terpenoidi dall’importante atti-vità biologica, che possono essere quanti-ficati con l’utilizzo di tecniche di gascroma-tografia-spettrometria di massa (GC-MS) accompagnate da microestrazione in fase solida (SPME). Quest’ultima tecnica permette l’estrazione della componente

Preparazione delle analisi spettrofotometriche

dell’attivita antiossidante misurata come FRSA (Free

Radical Scavenging Activities). È evidente l’effetto

contro i radicali liberi della propoli rispetto alla

cuvetta di controllo

Erboristeria Domani • 42062

SCIENZA E TECNICA • Controllo qualità

ED3_420.indb 62ED3_420.indb 62 15/05/20 13:5715/05/20 13:57

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volatile di una matrice evi-tando alcuni aspetti nega-tivi come la maggiore mano-dopera e maggiori tempi di analisi, nonché la degrada-zione di volatili durante i pro-cessi di idrodistillazione e pre-parazione degli oli essenziali della propoli.

La caratterizzazione di una propoLi montana (appennino Ligure) versus una propoLi deLLa pianura padana

Nel caso studio effettuato dal gruppo di lavoro del Centro di Ricerca Coordinato di Studi per la Montagna (CRC Ge.S.Di.Mont.) dell’Università degli Studi di Milano, la propoli è stata caratterizzata sia con metodi fisico-chimici e spettrofotometrici sia con tecniche di indagine più approfondite come la cromatografia liquida ad alte prestazioni (HPLC) e la cromatografia liquida associata alla spettrometria di massa a trap-pola ionica (Orbitrap LC-MS), la gascromatografia asso-ciata a spettrometria di massa e microestrazione in fase solida (SPME/GC-MS) e la risonanza magnetica nucle-are (NMR). Le tecniche utilizzate sono ampiamente descritte nel lavoro scientifico recentemente pubbli-cato dalla rivista Molecules, Effectiveness of Different

Analytical Methods for the Characterization of Propolis: A Case of Study in Northern Italy (14), e realizzato nell’ambito del progetto Italian Mountain Lab e della convenzione UNIMONT-DARA (Dipartimento degli Affari Regionali).I campioni di propoli sono stati donati dall’azienda apistica Terra di Mezzo (AL) e raccolti con il metodo delle retine, che consiste nel piazzare una rete nell’ar-nia tra il melario e la copertura, in modo che le api siano indotte a “tappare” gli spazi con la propoli. La propoli è stata raccolta con un campionamento rando-mizzato in due stazioni dell’azienda apistica distanti 25 km: una a Visone (AL; quota: 100 m s.l.m.; Latitudine: 44°35′21′N; Longitudine: 8°27′37′E) nella pianura ales-sandrina, nella valle del Po (pianura), e l’altra a Ponzone (AL; quota: 550 m s.l.m.; Latitudine: 44°39′46′N;

Area di campionamento con evidenziati la collocazione

dei due apiari oggetto di studio: Visone nella valle del Po e

Ponzone sull’Appennino Ligure

L’azienda apistica Terra di Mezzo. Il simbolo aziendale

evidenzia la collocazione degli apiari sull’Appennino e in

pianura a livello del mare

Balsamo estratto dalla propoli, in questo caso da uno dei campioni

appenninici

Cromatogrammi delle analisi HPLC; si vede la complessità della

matrice con numerosi picchi

Erboristeria Domani • 42063

Controllo qualità • SCIENZA E TECNICA

60-67_420_ControlloQualita.indd 6360-67_420_ControlloQualita.indd 63 15/05/20 14:2015/05/20 14:20

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Longitudine: 8°30′06′E) sull’Appennino Ligure (mon-tagna). Le due aree appartengono all’ecoregione delle Alpi Marittime e presentano un clima continentale sub-mediterraneo temperato. Il contenuto in fenoli, flavoni e flavonoli totali, e l’atti-vità contro i radicali liberi (misurata come FRSA, Free Radical Scavenging Activities) non è cambiato signifi-cativamente tra montagna e pianura: il valore medio del contenuto di flavonoidi totali è stato 32,14 ± 4,38 mg/g per la propoli appenninica e 26,91 ± 4,31 mg/g per la pianura; il valore medio dei fenoli totali è risultato 24,42 ± 11,67 per i campioni di montagna e 236,32 ± 40,92 mg/g per la pianura, e tali contenuti hanno con-fermato un’analoga attività antiossidante (FRSA 45,01% ± 1,39 per l’Appennino e 46,44 ± 0,96 per la pianura). Per quanto riguarda alcuni composti fenolici singoli, è stato possibile quantificare tramite HPLC a tre diverse lunghezze d’onda: la pinocembrina è stata quantificata a una lunghezza d’onda di 375 nm, gli acidi caffeico, m-coumarico e ferulico sono stati quantificati a 325 nm, mentre il p-coumarico e il trans-cinnamico sono stati monitorati a 295 nm. In montagna sono stati trovati presenti principalmente l’acido p-coumarico, m-couma-rico e ferulico, mentre in pianura l’acido trans-cinnamico è risultato essere il principale acido fenolico. Il profilo dei composti volatili è molto simile per le due tipologie di propoli e si è distinto quantitativamente solo per 18 composti sui 60 individuati. Nei campioni di pianura sono stati ritrovati in quantità significativa-mente più elevata composti come il β-linalolo, la cinna-maldeide, l’α-copaen-11-olo, l’acetocinnamone, l’alcol cinnamilico, l’α-eudesmolo e β-eudesmolo. Nei cam-pioni dell’Appennino Ligure, invece, sono stati trovati

significativamente presenti in quantità più elevate due sesquiterpeni, la cui struttura non è stata ancora defi-nita nel dettaglio. Per entrambi i tipi di propoli, alcuni composti significativi (presenti in percentuale supe-riore all’1% di tutti i volatili) si sono rivelati il β-linalolo, l’alcol cinnamico, la cinnamaldeide, il β-eudesmolo e il δ-cadinene.

una raccolta Selettiva da parte delle api?I due composti α-eudesmolo e β-eudesmolo, trovati significativamente più alti nella propoli di Visone nella valle del Po, sono attribuiti, grazie a studi comparativi, alle resine provenienti dalle gemme di Populus nigra L. (Pioppo Nero) (15), il quale rappresenta una delle risorse botaniche principali per la produzione della propoli nelle zone temperate, tant’è che la propoli viene defi-nita “di pioppo” o scura/marrone. La presenza ingente di eudesmolo è stata proposta essa stessa come carat-tere distintivo di alcune propoli (16). Molti altri composti volatili ritrovati durante la ricerca sono stati preceden-temente attribuiti da altri lavori alla propoli di Pioppo Nero. Il Pioppo cresce nelle zone perifluviali della valle del Po, quindi si può presupporre che le api provenienti dall’apiario di Visone abbiano cercato questa essenza arborea. Allo stesso modo, i flavonoidi e gli esteri dell’a-cido cinnamico sono i maggiori costituenti della propoli delle zone temperate ricche di piante di Pioppo Nero e nella nostra ricerca il profilo di composti volatili della propoli di Visone si è caratterizzato per la maggiore pre-senza di cinnamaldeide, acetocinnamone e alcol cin-namilico. La propoli di Ponzone nell’Appennino Ligure si è distinta, invece, per la maggiore presenza di due sesquiterpeni sconosciuti che sono stati probabilmente

PCA (Principal Component Analysis) dei diciotto composti trovati in

quantita significativamente differenti nel profilo dei volatili

Le due propoli “scure” analizzate; gia dalla tonalita del colore e

visibile una certa differenza

Erboristeria Domani • 42064

SCIENZA E TECNICA • Controllo qualità

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hanno confermato la propoli della pianura come appar-tenente al tipo di “propoli di pioppo” oltre che propoli “marrone” tipica delle aree continentali europee. Per quanto riguarda la propoli dell’Appennino, si è distinta per la presenza incisiva degli esteri fenolici del glicerolo. Ad oggi mancano studi sistematici della propoli di aree esenti dalla presenza del Pioppo Nero. Di 114 campioni di propoli analizzati in uno studio pan-europeo, solo 17 provenivano da zone “nordiche e montane” (19). In tale studio è stato verificato come queste propoli di aree montane contenessero sensibilmente meno poli-fenoli tipici della propoli di pioppo ma avessero, nono-stante questo, la stessa attività biologica.Nel nostro studio, i composti caratterizzanti la propoli di Ponzone sono stati identificati in maniera complemen-tare dalle tecniche HPLC-Q-Exactive-Orbitrap®-MS e NMR. Tali composti, ovvero gli esteri fenolici del glicerolo, erano stati isolati da propoli proveniente dal nord della Russia (20) e da essudati del Populus tremula L. (Pioppo Tremulo), che quindi può essere un’importante fonte di resine in assenza del Pioppo Nero. Questi composti sono stati ritrovati anche nella propoli di una zona montana in Svizzera a 700 m.s.l.m., dove erano presenti diverse aree boschive caratterizzate dal Pioppo Tremulo (21). Il Pioppo Tremulo cresce nella zona collinare-montana oggetto di studio e in generale negli Appennini e nelle Alpi, in parti-colare nei campi abbandonati dove forma una comunità dell’alleanza fitosociologica Sambuco-Salicion capreae (22). Questo tipo di vegetazione si sta espandendo sia nelle Alpi sia negli Appennini, a causa dell’abbandono delle pratiche agricole (23).

la propoli è un importante prodotto apiStico

da caratterizzare e da valorizzare Il nostro studio ha confermato che la definizione del “tipo” di propoli in base all’area di bottinatura è un aspetto importante nel controllo della qualità della propoli e che le api scelgono al meglio le risorse in loco per proteggere il loro alveare. Inoltre, è importante un approccio integrato utilizzando diverse tecniche anali-tiche per descrivere pienamente questo prodotto api-stico assai complesso, uno dei più affascinanti che il duro lavoro delle api fornisce all’uomo e sicuramente un fattore chiave del successo del “super-organismo alveare”.Le conoscenze riguardanti la propoli hanno registrato un’importante evoluzione nel tempo, grazie agli studi

raccolti su altre essenze botaniche e che, per le api, potevano portare la propoli ad avere le medesime fun-zioni biologiche in assenza di grandi quantità di gemme di Pioppo Nero. Questo dato risulta molto interessante e dimostra come le api trovino nell’ambiente le materie prime per elaborare la propoli e utilizzarla al meglio per proteggere il loro alveare da contaminazioni batteri-che e fungine (17). La scarsa presenza di terpeni come il pinene, caratteristico delle conifere, potrebbe essere dovuta alla poca presenza di queste piante nell’area di studio o anche al fatto che le api raccolgono le resine dalle gemme di conifere solo quando altre risorse non sono presenti in quantità sufficiente (18).Per quanto riguarda l’analisi NMR, la propoli si è rive-lata una matrice molto complessa, con la presenza e la sovrapposizione di molti segnali ascrivibili a compo-sti simili. Ciò nonostante, sono stati identificati vari fla-vonoidi e acidi fenolici. Si sono rivelate risonanze spe-cifiche attribuibili agli esteri fenolici del glicerolo come 1,3-di-p-cumaril-2-acetil-glicerolo e 1,3-diferulil-p-cu-maril-glicerolo, ulteriormente confermate dalle analisi tramite cromatografia liquida accompagnata da una spettrometria di massa a trappola ionica Orbitrap. Con questa tecnica è stato individuato in tracce, nelle propoli dei due apiari, il CAPE (l’estere fenilico dell’acido caf-feico), un importante composto bioattivo. L’analisi in HPLC-Q-Exactive-Orbitrap®-MS, accompa-gnata dall’utilizzo del Software Compound Discoverer™ (CD), ha permesso la profilazione delle due propoli indi-viduando 90 composti ed evidenziando diverse molecole caratterizzanti la propoli appenninica di Ponzone piutto-sto che quella di pianura intorno a Visone. Gran parte dei fenoli ritrovati, in particolare l’acido trans-cinnamico,

Un esempio di come i composti caratterizzanti possono essere asso-

ciati a determinate piante: il beta-eudesmolo risulta caratteristico della

propoli di Pioppo Nero ( c Bodow)

Erboristeria Domani • 42065

Controllo qualità • SCIENZA E TECNICA

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esaustivi sulla sua composizione chimica e le sue atti-vità biologiche. Negli anni Sessanta, per esempio, si credeva che la composizione della propoli fosse piut-tosto costante (24) e che le analisi spettrofotometri-che fossero abbastanza descrittive di questa matrice così complessa. Negli ultimi dieci anni, invece, l’ana-lisi di un gran numero di campioni di diverse aree geo-grafiche ha rivelato che la composizione della propoli varia a seconda della vegetazione, della stagione, delle condizioni ambientali e del sito di raccolta (24), e che la standardizzazione di questo prodotto è decisamente sfidante.Nel nostro studio una variazione di pochi chilometri ha portato a dei cambiamenti notevoli nella composizione di questo prodotto, anche se si trattava di propoli del tipo “scuro” o marrone. Le analisi qualitative tramite HPLC-Q-Exactive-Orbitrap®-MS e NMR si sono rivelate fondamentali per scoprire i dettagli sulla composizione di questo prodotto apistico e salutistico affascinante.

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Erboristeria Domani • 42066

SCIENZA E TECNICA • Controllo qualità

ED3_420.indb 66ED3_420.indb 66 15/05/20 13:5715/05/20 13:57

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UNIMONT, FORMAZIONE INNOVATIVA PER LA MONTAGNA E LA SUA NATURAUNIMONT - Università della Montagna, polo d’Eccellenza dell’Università degli Studi di Milano con sede a Edolo nelle Alpi, offre una formazione innovativa sui territori montani, con un corso di laurea in Valorizzazione e Tutela dell’Ambiente e del Territorio Montano, e numerosi corsi di perfezionamento e iniziative seminariali multidisciplinari. Sotto la guida del Centro di Ricerca Coordinato GeSDiMont, UNIMONT promuove attività di ricerca e organizza tavoli di lavoro interattivi e

virtuali con gli stakeholder della montagna a livello locale, nazionale e internazionale. È possibile sapere di più sull’Università della Montagna attraverso questi canali: Sito Web: www.unimontagna.it; FB: universitadellamontagna; TW: @unimontagna; IG: unimont.edolo; YT: corsoedolo

22. Landolt E, Bäumler B, Erhardt A et al (2010) Flora indicativa.

Ecological indicator values and biological attributes of the Flora of

Switzerland and the Alps. Haupt Verlag, Bern-Stuttgart-Wien.

23. Cislaghi A, Giupponi, L, Tamburini A et al (2019) The effects of

mountain grazing abandonment on plant community, forage value

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Catena 181

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complex natural product with a plethora of biological activities that

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Evid Based Complement Alternat Med doi:10.1155/2015/206439

Erboristeria Domani • 42067

Controllo qualità • SCIENZA E TECNICA

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MALVASauro Biffi

Direttore de Il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio

DESCRIZIONE

La Malva è una pianta perenne, raramente annuale, con radice a fittone biancastra e carnosa, e fusto eretto alto anche oltre un metro, ramificato. Le foglie sono piccio-late, palminervie e tomentose, mentre i fiori, con un dia-metro fino a 10 cm, sono inseriti, solitari, all’ascella delle foglie superiori; di colore variabile, dal rosa al viola, fiori-scono durante la stagione estiva. Il frutto è un poliache-nio. La Malva è originaria dell’Europa e dell’Asia occi-dentale; in Italia è molto comune e cresce spontanea su tutta la Penisola.

PROPRIETÀ E IMPIEGHI

La Malva ha proprietà emollienti, antinfiammatorie, leni-tive e lassative; trova impiego in cosmetica e in erboriste-ria. Per uso interno si usano le foglie e i fiori, sotto forma di tisane, nelle malattie da raffreddamento e nelle infiam-mazioni orofaringee. Per uso esterno l’applicazione più comune è quella di fare gargarismi per mal di gola, stomatiti, ascessi dentari, in clisteri, nelle infiammazioni intestinali e in affezioni ginecologiche.

DENOMINAZIONEMalva sylvestris L.

FAMIGLIAFam. Malvaceae

Erboristeria Domani • 42068

SCIENZA E TECNICA • Schede colturali

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TECNICHE COLTURALI

terreno e ambiente

La coltura della Malva rimane normalmente in campo per due anni ed è considerata, nell’am-bito degli avvicendamenti, una coltura sarchiata; si adatta a quasi tutti i tipi di terreno prediligendo quelli freschi, sciolti e ben dotati di sostanza orga-nica. Cresce facilmente in tutte le zone a clima mite; si sconsigliano i terreni troppo pesanti, quelli aridi o eccessivamente umidi.

propagazione

I nuovi impianti si possono fare mediante semina o per divisione del cespo; la via di propagazione più conve-niente è quella gamica. Si può operare mediante semina diretta in campo nei mesi di aprile-maggio. La semina può anche essere fatta in semenzaio o in contenitori alveolari all’interno di serre riscaldate nei mesi di gen-naio-febbraio, eseguendo il trapianto quando le pian-tine sono sufficientemente sviluppate e, comunque, non prima della fine di marzo-inizio di aprile. Il trapianto e la semina possono essere eseguiti facilmente, rispetti-vamente con l’impiego di macchine trapiantatrici o con seminatrici. Subito dopo il trapianto, nelle settimane suc-cessive, sono consigliate alcune irrigazioni per ridurre o evitare la crisi di trapianto. Dalla semina al trapianto intercorrono mediamente 60 giorni. Solo per l’impianto di piccolissime parcelle è possibile ricorre alla divisione di cespo, da effettuarsi a fine inverno-inizio primavera.

SeSti d’impianto

La densità ottimale per la produzione di foglie è di 10 piante a m2; per la produzione di fiori la densità si può ridurre a 7-8 piante per m2. Il peso di 1000 semi è di 2 grammi circa: per la semina diretta in pieno campo servono 4-5 kg di seme per ettaro, mentre in semen-zaio si utilizza 1 grammo di seme per m2. Il sesto d’im-pianto adottato è di 20-30 cm lungo la fila e di 60-70 cm fra le fila; è possibile allargare le distanze fra le fila

arrivando a 80-90 cm nell’interfila e a 20 cm lungo la fila per facilitare le operazioni di sarchiatura o di fresa-tura a macchina.

fertilizzazione

La Malva è una pianta molto esigente in quanto a sostanza organica; è perciò importante dotare il terreno, al momento delle lavorazioni principali, di letame in quantità di 350-400 q/ha. L’apporto di azoto potrà avvenire dopo ogni sfalcio per stimolare la vegetazione. Un quantitativo troppo elevato di azoto può portare a un’eccessiva vigoria a scapito della produzione dei fiori. Si possono considerare sufficienti 80-100 unità a ettaro di fosforo e potassio, 70-80 unità a ettaro di azoto per la produzione dei fiori e 100-120 unità per la produ-zione di foglie.

cure colturali

Dopo la semina o il trapianto, che dovrà avvenire su un terreno ben affinato, sarà importante eseguire almeno 3-4 sarchiature al fine di contenere le infestanti e di rompere la capillarità. La Malva non richiede partico-lari irrigazioni, che possono essere utili nei periodi di maggiore siccità, subito dopo il trapianto e dopo ogni sfalcio; le irrigazioni a pioggia sono sconsigliate quando la pianta è già sviluppata. L’apporto di acqua permette, in ogni caso, di facilitare il ricaccio dopo ogni sfalcio e di

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Schede colturali • SCIENZA E TECNICA

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aumentare le rese. Un’eccessiva umidità stimola la com-parsa di ruggine sulle foglie.

RACCOLTA E RESA

La raccolta dei fiori si effettua al momento della fiori-tura nel secondo anno di vita, in giugno-luglio e dopo la metà di agosto; viene effettuata manualmente causa la scalarità di maturazione e la produzione di fiori è di 7-10 q/ha. Se la coltura è indirizzata alla produzione delle foglie, l’operazione di sfalcio avviene nel momento di massimo rigoglio vegetativo fin dal primo anno di col-tivazione e possono essere eseguite due raccolte in un anno. L’operazione è meccanizzabile mediante falciatrici o falciacaricatrici semoventi o trainate. La resa in massa verde varia fra i 100 e i 130 q/ha; la resa in foglia secca si riduce di 1/3 aggirandosi sui 30-40 q/ha.

AVVERSITÀ

Il patogeno più frequente nelle nostre zone è la Puccinia malvaceearum Mont., che genera la ruggine sulle foglie; sempre a carico dell’apparato fogliare si trova la Phyllosticta destructiva Desm., l’Ascochyta malvicola Sacc e la Septoria heterochroa Desm. Frequente è l’an-tracnosi causata dal Colletotrichum malvarum (A.Braun et Casp) Santhw. Sono pure frequenti, sulle foglie e

sugli apici, afidi quali Aphis rhamni B.d.F., Myzus per-sicae Sulz e Eupteryx atropunctata Geoze, mentre un lepidottero, il Platyedra malvella Hb, causa l’erosione dei lembi fogliari.Alcuni coleotteri, quali Apion aeneum, A. radiolum Kir., Podagrica malvae, Podagrica fuscicornis L. e Lixus algirus L., danneggiano, da adulti, le foglie e i fiori, mentre le larve si nutrono dei fusti e delle radici scavandovi delle gallerie. Sulla Malva vive un insetto, l’Oxycarenus lava-terae Fabricius, le cui neanidi pungono foglie, steli, fiori e semi non ancora maturi, provocando la comparsa di tacche necrotiche, l’aborto dei fiori, l’avvizzimento dei semi, il nanismo e l’affastellamento della vegetazione.

Il Giardino delle Erbe di Casola Valsenio, inserito nel circuito museale della provincia di Ravenna, annovera circa 480 specie di piante officinali utilizzate in cucina, nella medicina e nella cosmesi fin dal Basso Medioevo, quando venivano lavorate nelle officine dei conventi.Il complesso costituisce un centro di conoscenza e valorizzazione riguardo alla coltivazione e all’uso delle piante officinali, grazie ad attività e finalità che spaziano dalla ricerca alla divulgazione e dalla sperimentazione alla didattica, coinvolgendo sia esperti sia visitatori di ogni età.Il Giardino produce, inoltre, piantine officinali e aromatiche, sia in vasetto sia a radice nuda. I semi raccolti vengono messi a disposizione del pubblico. La disponibilità delle sementi e delle piantine può essere verificata volta per volta sul sito.La scheda che pubblichiamo è basata su anni di sperimentazione e pratica colturale realizzata presso il Giardino.Per contatti e maggiori informazioni: www.ilgiardinodelleerbe.it

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SCIENZA E TECNICA • Schede colturali

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IL PINO DI WOLLEMISimone Siviero

Laureato in Tecniche Erboristiche

CULTURA • Storie officinali

Erboristeria Domani • 42072

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Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, prima che il nuovo Coronavirus “contagiasse” tutti i media e li rendesse estremamente monotoni, sui social rim-

balzavano in continuazione gli echi degli incendi austra-liani, con post strappalacrime di koala mezzi carbonizzati e di canguri che scappavano dalle fiamme.

Ma gli animali si possono spostare, possono fuggire. E in questo inferno di fiamme e di post è passata in

sordina la storia di chi, invece, fuggire non può.Il bush australiano è composto da piante che amano

farsi bruciare, da piante che, anzi, si sono evolute accanto al fuoco, con semi in grado di resistere alle fiamme e di rigenerare la vita dopo la distruzione. Ma durante la scorsa estate 2019-2020 le cose sono andate diversa-mente dal solito. I cambiamenti climatici in atto hanno portato sul continente la più grande siccità da oltre un secolo e temperature estreme. Ciò ha fatto sì che gli incendi non si limitassero alle zone di bush, ma si esten-dessero anche a foreste più umide, in genere scarsa-mente toccate dal fuoco.

Era il 26 ottobre 2019 quando un fulmine ha innescato quello che potrebbe essere il più grande incendio cono-sciuto scaturito da una singola fonte; talmente grande (parliamo di più di 512.000 ettari di foresta in fumo) che ha addirittura un nome: Gosper Mountain Fire. E tra le porzioni di foresta bruciata si annovera anche gran parte del Wollemi National Park, in cui vegeta, nascosta sul fondo di un canyon in una località tenuta segreta, l’unica popolazione conosciuta di Pini di Wollemi, una specie considerata a rischio critico dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (International Union for Conservation of Nature, IUCN).

Tra le minacce, infatti, il sito elenca proprio incendi, siccità ed estremi di temperatura (1).

UNA LOTTA CONTRO IL TEMPO

Questa volta non era la cattedrale di Notre Dame a bruciare, ma una cattedrale viva ben più antica, un unicum che, se perduto, avrebbe costituito una sconfitta enorme. Bisognava salvare i pini a tutti i costi. Squadre di

vigili del fuoco hanno sorvolato la foresta con i Canadair, bombardandola d’acqua; gli elicotteri hanno calato ritar-danti di fiamma nelle zone circostanti; e un manipolo di tecnici si è calato tra i patriarchi minacciati impian-tando, con efficienza degna di un’operazione militare, un sistema di irrigazione volto a inumidire la zona con la speranza di tenere le fiamme a bada.

L’incendio ha avuto un picco verso la fine dell’anno. Per quattro giorni la situazione sembrava critica; l’Austra-lia ha atteso trattenendo il respiro. Poi la bella notizia, insieme all’arrivo della tanto attesa stagione delle piogge: la foresta era salva! È andata persa una sottopopolazione composta da due individui, ma la popolazione principale, che non arriva a 200 alberi, è salva (2).

UN ALBERO UNICO

Ma perché spendere tutte queste energie e risorse per salvare un piccolo lembo di foresta, per evitare l’e-stinzione (per quanto ancora?) di un albero?

Beh, Wollemia nobilis non è un albero qualunque (non che ce ne siano, in effetti, di alberi qualunque), ma ha una storia antica e travagliata.

Una pianta ritenuta estinta da milioni di anni, un incendio colossale che minaccia di distruggerla, una squadra di eroi che

si gettano tra le fiamme per salvarla, una malattia fungina che minaccia di fare quello che non è riuscito a fare il fuoco…

sembra la trama di un thriller e invece è “solo” la storia della Wollemia.

Wollemia nobilis, tronco ( c Francois de Dijon)

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Erboristeria Domani • 42073

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Unica specie del genere Wollemia, appar-tiene, assieme ai generi Agathis e Araucaria, alla famiglia delle Araucariaceae (da Arauco, la pro-vincia del Cile meridionale dove vegeta l’Arau-caria araucana che spesso adorna i nostri giar-dini). È una famiglia antica, che ha raggiunto l’apice più di 300 milioni di anni fa, durante il Carbonifero, e il massimo della differenziazione tra 200 e 66 milioni di anni fa, tra il Giurassico e il Cretaceo. Alla fine del Cretaceo, assieme ai dinosauri, ha subito un tracollo (3). Se prima le piante di questa famiglia ricoprivano anche l’emisfero nord, adesso la loro distribuzione in natura si limita alle masse continentali dell’emi-sfero sud, con l’importante eccezione dell’Africa meridionale (4,5).

E, fino a non molto tempo fa, la Wollemia la si riteneva estinta, come i dinosauri, da 65 milioni di anni (6). Si conoscevano dei fossili del tardo Cretaceo, con foglie e granuli polli-nici simili rinvenuti nel Nuovo Galles del Sud; altri erano di incerta identificazione e, pur con i dovuti dubbi, erano stati assegnati ai generi Agathis o Araucaria (7,8). Insomma, si intuiva che in passato fosse esistita una specie non conosciuta, ma nulla di più. La (futura) Wollemia non era che l’eco di un’epoca remota sprofon-data nella roccia. Esattamente come il T-rex.

Fino al 1994.Avvenne per caso, come tutte le grandi sco-

perte della storia.Nel Wollemi National Park, a 150 km da

Sidney, la vegetazione è composta da un bush arido e aperto, poi, a un tratto, cominciano a comparire boschi di Eucalyptus piperita, terminati i quali si apre nel paesaggio una forra nel basamento di are-naria risalente al Triassico. E in fondo a quel canyon c’è un ruscello che scorre. Il microclima è umido e il bosco è quanto di più diverso possa esistere dal bush; una foresta pluviale temperata dominata da Ceratopetalum apetalum e Doryphora sassafras con un ricco sottobo-sco di felci, a cominciare dalla famosa felce arborea Dicksonia antarctica: Cyathea australis, Adiantum diaphanum, Doodia aspera, Blechnum nudum (6,9). Fu in questa valle incantata che si ritrovò a passare la guardia forestale David Noble che, come suggerisce il nome del parco (wollemi nella lingua delle popolazioni

aborigene abitanti del territorio significa “guardati attorno”), si stava guardando attorno. Fu allora che scorse un gruppo di una quarantina di alberi mai visti prima: venti erano grandi, alti fino a quaranta metri; gli altri erano ancora giovani (10). Ricordavano vagamente le felci, ma non appartenevano a nessun genere cono-sciuto, se non grazie ai fossili.

Partirono le investigazioni botaniche; la “nuova” pianta fu battezzata Wollemia nobilis e, negli anni successivi, vennero alla luce nuovi fossili, non solo in Australia ma anche in Antartide e in Nuova Zelanda, che ne confermarono l’identità (9,10). Una specie Lazzaro! Una specie ritenuta estinta e riscoperta in natura. La comunità scientifica accolse la notizia con commozione;

Coni maschili (in basso) e femminili (in alto) di Wollemia nobilis ( c Akerbeltz)

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Erboristeria Domani • 42074

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i quotidiani, non a torto, paragonarono la scoperta a quella di un dinosauro ancora vivo.

In effetti è un po’ un dinosauro tra le piante che conosciamo. Pare che sia il primo genere differenzia-tosi all’interno dell’antica famiglia delle Araucariaceae (6). Talmente antica, la Wollemia, da non aver ancora evoluto quel meccanismo tanto sofisticato quanto effi-ciente che consente di perdere le foglie: lei perde rami interi, con le foglie ancora attaccate, caratteristica unica fra le piante conosciute (11)!

IL CLONE

Ma proviamo a descriverla questa pianta dalla storia così particolare, perché anche nell’aspetto ha alcune caratteristiche degne di nota. Il tronco è colonnare, con una corteccia bollosa che ricorda i cereali soffiati al cioc-colato (12). Dalle gemme del tronco si sviluppano rami di primo ordine plagiotropi con crescita monopodiale (ovvero che si sviluppano in obliquo verso l’alto) e che portano in punta, dove la corteccia tende a desqua-marsi, lo strobilo. Quando questo cade, dalle gemme in punta al ramo possono prodursi due nuovi getti. I rami di primo ordine vivono in media 5-11 anni, poi si stac-cano in maniera molto netta e cadono, ancora vestiti di foglie (11). Le foglie, sempreverdi, sono appiattite e disposte a spirale attorno al ramo, ma quelle adulte sono ritorte alla base, mentre quelle più giovani sono più pettinate. Ogni ramo, infatti, presenta 3-5 aree di crescita diverse con foglie di età differente, via via più piccole verso la fine di ciascuna sezione (9,13). La pianta essuda abbondantemente una resina opaca che potrebbe avere l’effetto di ritardare l’attacco di insetti o marsupiali fitofagi, nonché di alcuni funghi parassiti (9). I coni, sia quelli maschili, conici e dal colore rosso-mar-rone, sia quelli femminili, disposti nella parte alta della chioma, vengono prodotti ogni anno. In primavera, tra ottobre e novembre, ovvero 6 mesi-1 anno dopo la for-mazione dei coni femminili, gli strobili maschili rilasciano il polline. I coni femminili maturano in circa 16-19 mesi, tra la tarda estate e l’autunno, e si disgregano lasciando cadere dei semi alati che non atterrano molto lontano dalla pianta madre. I semenzali crescono lentamente e la mortalità negli stadi giovanili è molto elevata. Benché produca semi vitali, pertanto, si pensa che la sopravvi-venza della Wollemia sia principalmente da ascrivere alla sua capacità di riprodursi per via agamica, sviluppando,

Wollemia nobilis, dettaglio della corteccia

( c cc Krzysztof Ziarnek, Kenraiz)

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Erboristeria Domani • 42075

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dalla base del tronco, dei polloni che, andando a caccia di luce tra gli squarci della canopia, possono facilmente diventare nuovi tronchi in grado di sostituirsi a quelli più vecchi o dando origine a esemplari policormici (12-14).

E qui viene il bello. La popolazione di Wollemia è molto ristretta. I numeri cambiano da studio a studio, complice forse anche la segretezza della loro precisa ubicazione, ma si aggirano attorno al centinaio di indi-vidui maturi; 200-300 comprendendo anche gli esem-plari giovani e le plantule nate da poco (7). Ebbene, gli studi genetici effettuati su queste piante hanno dato risultati sorprendenti: la diversità genetica tra un indivi-duo e l’altro è la più bassa tra le piante conosciute (4). Talmente bassa da far pensare che tutta la popolazione sia in realtà un unico clone (10). Un unico organismo che continua a rigenerarsi da chissà quanto tempo; da almeno 1000 anni se le stime sull’età di King Billy, l’al-bero più grosso, sono esatte (9). Le ragioni di questa pressoché assente diversità genetica possono essere svariate. È possibile che sia di per sé una diversità più bassa della media, ma la clonazione e le dimensioni esigue della popolazione hanno di certo influito (4). La Wollemia, in sostanza, isolata nel suo rifugio ospitale, potrebbe essere andata incontro a quello che tecnica-mente viene definito un “collo di bottiglia”, ovvero una riduzione drastica di individui (il che, per una pianta

monoica, potrebbe voler dire anche solo un esemplare) in seguito a qualche catastrofe che ne ha causato il declino per poi ripartire. La sopravvivenza di un solo esemplare o di una popolazione molto piccola fa sì che solo i geni in suo possesso vengano tramandati alla prole, riducendo, quindi, drasticamente la variabilità genetica. Un po’ come è successo agli stambecchi sulle Alpi, la cui popolazione attuale è figlia di quei pochi sopravvissuti nella riserva del Gran Paradiso alla troppo elevata pressione venatoria.

IL RISCHIO DI UN’EPIDEMIA

E proprio come per gli stambecchi, anche per la Wollemia l’assenza di diversità genetica è un problema. Basta che l’area venga colpita da una qualche patologia e il rischio che tutte le piante si infettino è alto. Questo perché, avendo tutte lo stesso patrimonio genetico, non ce ne sarà nessuna che, casualmente, si trovi ad avere dei geni che la rendano resistente al patogeno di turno.

E il patogeno, a minare una popolazione già di per sé delicata, è arrivato nel 2005, nonostante le precauzioni prese dal Governo australiano. Si tratta di Phytophtora cinnamomi.

Le specie di Phytophtora (letteralmente “la distrut-trice di piante”) sono funghi patogeni invasivi in grado

Wollemia nobilis, foglie ( c Francois de Dijon)

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Erboristeria Domani • 42076

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di distruggere raccolti e foreste. La sola P. cinnamomi in Australia infetta più di 2500 specie native. E quel che è peggio è che recentemente nel sito di Wollemi è arrivata anche un’altra Phytophtora: P. multivora, scoperta recen-temente in ecosistemi naturali in declino nell’Australia occidentale, aggressiva come P. cinnamomi e, come lei, in grado di attaccare anche quei fossili viventi che sono i Pini di Wollemi (15).

UNA NUOVA FONTE DI SOSTANZE ATTIVE?

Per garantire la conservazione della specie, oltre alle misure restrittive per quanto riguarda l’accesso al sito (vi possono accedere solo persone autorizzate e steriliz-zate, spesso bendate), come in una forma botanica di backup, il Governo australiano ha dato avvio dal 2006 a un piano che prevedeva di rendere la Wollemia dispo-nibile commercialmente, sfruttando la sua grande capa-cità di riprodursi per via asessuata (6).

Ciò ha fatto sì che orti botanici e università in giro per il mondo potessero procurarsi degli esemplari e cominciare a indagare il profilo fitochimico di questa pianta tanto vecchia quanto nuova.

Ne è emerso un quadro abbastanza complicato, con metaboliti già conosciuti e altri caratteristici della Wollemia. Provando a sintetizzare, si nota in primis la

presenza dei derivati dell’agathisflavone, isolati per la prima volta nelle piante del genere Agathis e consi-derati i marker chemotassonomici della famiglia delle Araucariaceae. In tutta la pianta, poi, sono presenti i diterpenoidi acido sandaracopimarico e acido acetil- isocupressico. Di quest’ultima sostanza è stata appurata l’azione abortiva, osservata prevalentemente su bovini gravidi, e c’è chi ipotizza che la Wollemia la produca a scopo difensivo contro gli erbivori, limitandone la popo-lazione (e quindi il brucamento) tramite il controllo delle nascite.

Per quanto riguarda i vari organi e le loro molecole specifiche, già solo nei coni maschili sono state rintrac-ciate ben 7 classi di metaboliti: acilgliceroli, terpenoidi, biflavonoidi, acidi organici, mono e disaccaridi, polioli e aminoacidi. I coni femminili, invece, paiono molto ricchi per varietà e quantità di bioflavonoidi. L’olio essenziale di foglie e giovani rami, infine, è costituito principal-mente da 16-kaurene, germacrene D e α-pinene.

Una grande varietà, insomma, tanto che non si esclude una potenziale futura coltivazione della pianta allo scopo di estrarre metaboliti (6,7,10).

E anzi, ci si sta cominciando a muovere per vagliarne le possibili applicazioni. Uno studio australiano, ad esempio, ha indagato le potenzialità della Wollemia come erbicida per combattere il Lolium rigidum, una graminacea che è la principale infestante del frumento nell’Australia meridionale e che presenta biotipi che sono diventati resistenti alla maggior parte degli erbi-cidi. Ebbene, pare che l’estratto di foglie di Pino di Wollemi, soprattutto se unito a un agente bagnante in grado di renderne migliore l’applicazione, abbia un buon potenziale per controllare non solo il Lolium ma anche Raphanus raphanistrum, altra infestante nei campi di frumento invernale (14).

Venendo, per concludere, alle possibili applicazioni per quanto concerne la salute umana, si è scoperto che un fungo endofitico isolato da piante di Wollemia nobilis, Pestalotiopsis guepini, è in grado di produrre paclitaxel, il diterpenoide altamente funzionalizzato ottenuto principalmente dalla corteccia interna di Taxus brevifolia e usato in chemioterapia. A seguito di questa scoperta, ulteriori ricerche sono state avviate e si sono ritrovati altri due funghi endofitici (Phomopsis sp. e Cladosporium langeronii) che potrebbero anch’essi rappresentare una fonte della preziosa molecola, ma la ricerca, per ora, è solo all’inizio (15).

Wollemia nobilis, Jardin des Plantes di Nantes ( c Francois de Dijon)

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Erboristeria Domani • 42077

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CULTURA • Storie officinali

Erboristeria Domani • 42078

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Erboristeria Domani • 42079

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Rivista tecnico-scienti fi ca del sett ore nutraceuti co e dell’inte-grazione alimentare. La Rivista pubblica lavori scienti fi ci eseguiti sugli integratori alimentari per valutare la loro effi cacia e il loro meccanismo d’azione, oltre che la loro sicurezza.Oltre ad off rire interessanti informazioni sulle tendenze di merca-to e sullo sviluppo di nuovi prodotti per l’integrazione, dal 2014, sono state introdott e nuove sezioni dedicate ai Dispositi vi Medici, ai prodotti fi niti e ai derivati botanici.Disponibile anche on-line sul sito www.ceceditore.com

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