Lungotevere n. 5 settembre 2015

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Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita Anno 2 • n. 5 settembre 2015 XIV II III XV I I MUNICIPIO FONTANA NAIADI II MUNICIPIO VIA POGGIO MOIANO III MUNICIPIO MIGRANTI A MONTESACRO XIV MUNICIPIO ARTE IN STRADA GIUBILEO Rilancio o fallimento? VIGNA CLARA Riapre la stazione GRAFFITI Roma si colora

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Periodico mensile a diffusione gratuita di Roma nord

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Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita

Anno 2 • n. 5settembre 2015

XIVII III XVI

I MUNICIPIO Fontana

naiadi

I I MUNICIPIOVia Poggio

Moiano

I I I MUNICIPIOMigranti

a Montesacro

XIV MUNICIPIOarte

in strada

GIUBILEORilancio o fallimento?

VIGNA CLARA Riapre la stazione

GRAFFITI Roma si colora

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Giubileo, grande occasione? ................2Orti urbani, Roma città verde ..............4Da Bansky alla Klein, 15 anni dopo .....6Garibaldi attento! Le mura crollano .....8Fontana delle Naiadi nel degrado ....10Scalinata di via Poggio Moiano ........ 12Casale Nei rinasce colorato .............. 14Wel-C-Home, migranti a Montesacro 16Arte di strada in XIV ........................ 18Stazione di Vigna Clara, finalmente! 20Street Art a Corso Francia ................22Il graffito non imbratta ...................24Palazzeschi a Roma .........................26Giulia Morgani ................................28Cooperativa Sociale W.A.Y.S. ............30

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Sara Mechelli

Sede

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Numero chiuso il 20 settembre 2015

Copertina di

Stefano Di Noi

Fotografie di

Stefano Di Noi, Gian Marco Sanna

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SOMMARIOAnno 2 - n. 5

SETTEMBRE 2015

www.lungotevere.netSiamo anche online!

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di Filippo Ferrari Bellisario

Olimpiadi, Mondiali di calcio, atletica, nuoto, Giubilei. Ogni decade della storia di Roma, dal 1960 in poi, è segnata da un grande evento sportivo o religioso, che ha trasformato il volto della città. Ogni volta con lo stesso percorso, talmente già visto che ormai non fa più notizia: annuncio della festa, grandi manifestazioni di gio-ia e grandi proclami, di giornali, politici e costruttori – entità spesso riunite in una sola persona. Progetti ricchi di speranze ma soprattutto di gua-dagni per chi riesce a vincere, o a far vincere, gli appalti. Ed ogni volta in-frastrutture lasciate a metà, mai ini-ziate, o risultate inservibili una volta terminate.Piscine realizzate in sfregio ai vincoli ambientali, stazioni ferroviarie che non rispettano gli standard di sicurezza pre-viste dalla legge, metropolitane finite con 15 anni di ritardo e uno sproporzionato

aumento dei costi. Paradigmatica la vi-cenda della nuova linea C della metropo-litana. Costata 3 miliardi e 739 milioni di euro, ovvero più di 600 milioni di euro rispetto al previsto, pur se ultimata per metà del percorso previsto, rappresenta uno spreco di tempo e soldi ora messo a nudo dall’indagine condotta dalla Au-torità Nazionale Anticorruzione, che è arrivata a definire “l’operato della Stazio-

ne Appaltante non coerente con i principi di

trasparenza e di efficienza per aver messo a

gara un progetto di tale rilevanza in caren-

za di adeguate indagini preventive”. Non avrebbe potuto far altrimenti, dopo aver

constatato che il progetto originario ha visto accavallarsi ben 45 varianti di pro-getti, delle quali 33 con (sostanzioso) au-mento di costo. Senza contare che il tratto da Piazza Venezia a Piazzale Clodio, che sarebbe dovuto essere pronto nel giugno di quest’anno, probabilmente non verrà mai più realizzato. Sempre poi che alme-no si arrivi a Piazza Venezia entro il 2020, come ora promesso.

Già, la metro C, annunciata dall’al-lora sindaco Rutelli nell’autunno del 1993, doveva essere pronta per il Giubileo del 2000. Ora l’obiettivo è diventato arrivare ad aprire la sta-zione di San Giovanni per l’apertura del Giubileo 2015.Tuttavia, spiazzati dall’annuncio

inaspettato di papa Francesco del 15 mar-zo di quest’anno, depressi dall’assenza di fondi e, si spera, timorati dalle indagi-ni della magistratura, i padroni di Roma dovranno riporre sogni dorati; speriamo

Per il Giubileo straordinarioil Comune di Roma ha stanziato

50 milioni di euro

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Roma è in ginocchio. Le caRenze infRastRuttuRaLi accumuLate negLi uLtimi decenni Rendono oggi La città ingestibiLe ed invivibiLe. L’appuntamento ReLigioso RappResenteRà un momento di svoLta neLLa gestione deLLa capitaLe, o saRà L’ennesima occasione spRecata?

urbe

Giubileo straordinario. Abbiate Misericordia

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invece che, come promesso dal sindaco Marino, si proce-da davvero solo a una veloce opera di manutenzione delle strutture già esistenti. E che questa diventi la filosofia di gestione futura della Capi-tale: non grandi progetti ma una costante opera di man-

tenimento, abbellimento e adeguamento alle esigenze urbanistiche che via via si renderanno evidenti.Papa Francesco lo ha annun-

ciato come il Giubileo della Misericordia. Che gli ammi-nistratori pubblici abbiano misericordia di noi cittadini.

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Anno 2 n. 5 • SeTTeMbre 2015

Obiettivi del Comune: Viabilità, decoro, interventi di manutenzione,

aree verdi, cura del ferro

Il primo Giubileo della storia fu indetto da Papa Bonifacio VIII nel 1300. Dopo varie riforme a metà del ‘400 fu stabilito che il Giubileo si celebrasse ogni 25 anni. Sono stati indetti tuttavia alcuni Giubilei straordinari. Pio XI ne indisse uno nel 1933, mentre Giovanni Paolo II proclamò l’Anno Santo Straordinario nel 1983, per celebrare i 1950 anni dalla redenzione di Cristo sulla croce. Papa Francesco ha così annunciato il Giubileo che avrà inizio l’8 dicembre 2015:

“ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. E’ un cammino che inizia con una conversione spirituale; e dobbiamo fare questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia”.

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Sono già 150 gli orti nati all’in-terno del perimetro della città di Roma. E molti altri si sviluppe-ranno nei prossimi anni, grazie alla delibera con cui nel luglio scorso il Comune ha deciso di affidare alcune aree verdi ai cittadini, affinché possano dedicarsi alla colti-vazione di frutta e verdura, per auto consumo, e garantendo di non utilizzare semi geneticamente modificati.Per poter ottenere l’assegnazione di un pezzo di terra da coltivare, le associazioni dovranno fare ri-chiesta al Municipio di compe-tenza, presentando un adeguato progetto. In caso di ricevuta assegnazione l’asso-

ciazione affiderà poi ad alcuni ortisti la cura del terreno. Il Municipio, in colla-borazione con il Dipartimento di Tu-tela Ambientale del Comune di Roma

valuterà le richieste di assegnazione, utilizzando come criteri di selezione

l’utilità sociale o educativa di un progetto e la vicinanza degli orti-sti al terreno affidato. L’assegnazione prevede un co-modato d’uso di sei anni, con periodici controlli da parte di

Comune e Municipio sulla corretta manutenzione dell’area verde e sullo smaltimento dei rifiuti, che rimane a

carico di chi cura l’orto.L’assessore all’Ambiente del Co-mune di Roma, Estella Marino, ha espresso la sua soddisfazio-ne per la delibera augurandosi che sia l’inizio di “un momento

di valorizzazione del territorio e

anche un principio di sussidiarietà

orizzontale sulla manutenzione del bene

pubblico”

Gli orti urbani in Italia coprono più di 3 milioni di mq

4

La deLibeRa deL comune di Roma affida aRee veRdi in comodato d’uso gRatuito peR coLtivazioni bioLogiche

urbe

Orti Urbani

Roma punta sul verde

Secondo Coldiretti il 46,2 % degli italiani coltiva un orto,

un giardino o un terrazzo

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Anno 2 n. 5 • SeTTeMbre 2015

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di Julian Gareth Colabello

In questo uno degli aspetti su cui si sof-fermava la Klein nei capitoli del libro era il movimento dei modificatori di pubblicità. Attivisti che giravano il mon-do scarabocchiando manifesti, facendo fotomontaggi e azioni spettacolari, nel tentativo di far emergere le contraddi-zioni dietro il marchio e le sue pubblicità (ad esempio i volti emaciati delle model-le venivano trasformati con pochi tratti in teschi).Come spiega l’autrice, l’attacco alla pub-blicità ha radici profonde nel tempo, ma il movimento contro la globalizzazione selvaggia della fine degli anni novanta potenziò questa pratica come mai pri-ma.Bansky, 15 anni dopo, nel suo Disma-

land ha rovesciato allo stesso modo uno dei simboli principali del logo, Disney-land, simbolo di tutte le multinazionali del marchio che sono esplose negli anni novanta. Gli artisti che hanno collabora-to alla realizzazione del parco del “non-divertimento”, hanno sottolineato l’ag-gravarsi della non-speranza di fronte al peggiorare dei mali della società globale.E in effetti non può che essere così. Quando a cavallo del nuovo millennio prendeva forma un movimento globa-le che contestava il nuovo modello di economia dello sfruttamento, dopo i terribili fatti di Genova, la questione fu presto rimpiazzata da un nuovo nemico, minaccioso e invisibile, quello del terro-rismo. La caduta delle Torri del 9/11 fu una shock terapy potentissima che portò il mondo su diversi binari e strozzò di

Quando aLLa fine degLi anni 90 naomi KLein pubbLica iL suo pRimo bestseLLeR noLogo Lo fa peR paRLaRe deLL’attacco deLLa “Resistenza” cuLtuRaLe aL maRchio, attacco inteso come cRitica aLLa gLobaLizzazione seLvaggia che sfRuttava i LavoRatoRi d’oRiente peR faRe enoRmi pRofitti in occidente, piegando ogni aspetto deLLa vita aL maRKeting.

urbe

Da Bansky alla Klein15 anni dopo a Roma

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fatto una visione alternativa della società globale.La situazione si rappresenta disperata all’occhio dell’ “umano” artista perchè dopo 15 anni non solo i mali dell’economia dello sfruttamento non sono cessati ( la produzione rimane guidata senza soluzione di continui-tà da una concorrenza al ribasso sulle condizioni dei la-voratori) ma la situazione è stata ulteriormente aggrava-ta da uno strumento assai più inafferrabile del marchio e della produzione: la finanza.Perchè se le fabbriche, sebbene in altri continenti, ad ogni modo hanno bisogno di giorni, settimane, mesi e il coinvolgimento di migliaia di persone per stabilirsi o spostarsi, e per questo sono tracciabili anche se spesso con notevoli difficoltà , i capitali finanziari si muovono in un millisecondo e possono influenzare non un mer-cato, non uno Stato, ma l’intera economia globale. Già nell’era del marchio la questione della produzione e del lavoro era divenuta secondaria, ora è solo un semplice riflesso del mercato finanziario.L’ulteriore effetto è che mentre prima il marchio ten-tava di inserirsi nella vita pubblica con ogni mezzo ma si muoveva su canali principalmente privati , la finanza ha monopolizzato il dibattito pubblico e politico. Sulla base delle borse e dei tassi di interesse sui titoli di Stato nascono e cadono i governi, e ogni giorno la popola-zione è bombardata di notizie sul mondo finanziario, da cui spesso si capisce solamente che se la borsa è in rialzo è un bene, se cala è un male, stesso si dica per la sindrome europea dello spread.Le conseguenze di questo aggravarsi non sono però monolitiche. Dallo sfruttamento alla speculazione fi-nanziaria, passando per 15 anni di guerra al terrore, altri temi irrompono di nuovo dopo essere stati sottaciuti per lungo tempo, come quello del riscaldamento globa-le e delle migrazioni.Nell’istallazione di Bansky la carica nera è più profonda di un tempo perchè rimangono nodi insoluti e se ne creano di nuovi senza che nulla venga sciolto. Lo stesso vale in via emblematica per l’ultimo movimento di pro-testa di risonanza globale Occupywallstreet, che solo due mesi fa ha visto uno dei suoi cofondatori Micah White annunciare che la protesta intesa in senso tradizionale è morta e che è necessario evolversi in nuove forme di protesta.La gravità di questa situazione si evidenzia ancora di più se si considera che questo esperimento di Bansky è for-se l’esempio più pop e capillare di arte globale di cui si abbia traccia ultimamente, basti pensare che la sua eco ha raggiunto persino la provincia italica e questo la dice lunga sulla sua pervasività. La critica al sistema è centra-le in Dismaland e la visione ulteriore, del presente e del futuro, è nera; si potrebbe dire che non esiste visione del

futuro. Eppure proprio nella capitale della provincia, in questa Roma martoriata, ci sono segnali di un’arte di strada che punta a colorare e non ad annerire, ad esprimere e non a decadere, a dipingere ciò che è grigio e decadente, intesa come forma di cura del bene comune. Gli esempi di San Basilio e del Trullo, di Ostiense, Pre-nestina, Pigneto, gli interventi su alcune scale e stazioni della periferia romana, sui viadotti e ora gli esperimenti a Primavalle e nelle scuole a Torrevecchia e molti e molti ancora potrebbero essere citati.Sembra quasi paradossale in una città che si piega su se stessa dopo essere nata e cresciuta sull’assistenzialismo del XX secolo e che ora cerca disperatamente una nuo-va via. Non è chiaro se sia un effetto retrò (20 anni indietro rispetto a New York) o il bordo di una nuova controcultura. Ma se fosse la seconda, a Roma potreb-

be basarsi solo di una cosa: la bellezza. Forse l’elemen-to più contraddittorio ma che ha, tra fantasia e realtà, la forza di piegare non solo un marchio ma l’intera società globale ad una nuova fase.Non è forse Roma la città che più si presta al mondo a divenire una città “resiliente”, autosufficiente, una città laboratorio che racchiude una forza culturale mil-lenaria ed è secolarizzata come la capitale del medi-terraneo? Forse dobbiamo cominciare a ridisegnarla in questo modo partendo dai suoi muri.

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Sulla scalinata ugo bassi, che scende dal Gianicolo a Trastevere, il murales raffigurante Cristina Trivulzio di belgiojoso, eroina della repubblica romana. opera di David Vecchiato

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di Barbara Polidori

Colle romantico, luogo ameno ricco di fascino e di ricordi storici, con le sue passeggiate alberate e la vista mozzafiato su Roma, il Gianicolo è uno dei luoghi più amati dai romani. Da tempo, però, quest’incantevole zona è offesa da una profonda ferita: le numerose fratture che minano le mura gianicolensi. Per coglie-re l’entità del danno basta attraversare la passeggiata del Gianicolo, superando l’Ospedale Bambin Gesù ed incammi-nandosi al di sotto delle mura dopo la Fontana dell’Acqua Paola. Proprio qui, delle profonde crepe attraversano verti-calmente la cinta muraria in diversi punti. In alcuni casi si assiste al vero e proprio crollo d’intere parti del tratto murario, tant’è che i mattoncini si perdono sulla strada diretta alla Piazza del Gianicolo. Al degrado descritto si aggiunge inoltre uno spettacolo sconfortante: oltre alle crepe, infatti, cespugli e fronde coprono

le targhe storiche e le indicazioni segna-letiche. Di fronte ad un tale stato di abbando-no, le risposte fornite dalle istituzioni parlano d’interventi lunghi e complessi, non sempre attuabili. In particolare, la Soprintendenza Capitolina sostiene che,

a causa di una mancanza di fondi, sia im-possibile realizzare un piano d’interventi programmato su tutte le mura che cin-gono Roma: quindi il Comune opera su singole sezioni, ognuna con le proprie criticità. Fino ad ora le attenzioni, causa crolli continui, sono state rivolte princi-palmente alle mura Aureliane. Solo recentemente la Soprintendenza capitolina ha valutato gl’ingenti danni su quelle gianicolensi. “Riscontriamo un

fenomeno massiccio di radici ed albera-

ture mal trattate che si stavano insinuan-

do sia dal basso che dall’alto delle mura,

provocando crepe ed infiltrazioni al loro

interno”, spiega la Soprintendenza ri-ferendosi all’area nei pressi della Casa di Michelangelo e della statua di Anita Garibaldi. A dire il vero, gl’interventi in questa zona sono già stati realizzati in passato, ma si parla di almeno 15 anni fa, durante l’ultimo Giubileo. “Cercammo di

trattare le escrescenze cespugliose elimi-

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Le muRa gianicoLensi pResentano danni moLto seRi. La mancanza di manutenzione Lascia spazio aLLa vegetazione che cRea cRepe ed infiLtRazioni

urbe

Garibaldi attento! Le mura stanno crollando

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nando la vegetazione dannosa. Purtroppo però, le erbe ed i

capperi che crescono nella zona necessitano di trattamenti

costanti con prodotti specifici

da aprile a settembre, mentre

andrebbero eliminati solo in

una fase postuma”, al contra-rio in questi anni non si è in-tervenuto costantemente ed a più riprese: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. “L’ultimo intervento realizzato 15 anni fa fu molto ap-

profondito e costò al Comune di Roma circa 1 miliardo e

500mila euro”, conferma la Soprintendenza ca-pitolina. Se si volesse rinnovare l’intervento, i costi potrebbero essere addirittura maggiori a causa dell’indispensabile utilizzo di ponteggi; sa-rebbe necessario inoltre il nullaosta del Ministe-ro per i Beni e le attività culturali, che di fronte alle nostre domande ha palesato preoccupazione per la tutela del patrimonio culturale e l’intenzio-

ne d’intervenire quanto più rapidamente. Per nostra consolazione, dal 2013 è in atto un progetto fotografico che evidenzia le criticità delle mura gia-nicolensi, esponendole allo studio di specialisti, i quali stileranno un elenco d’in-terventi da realizzare ed una

stima complessiva delle risorse economiche da stanziare una volta deciso il programma d’azione.

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Il Gianicolo, con le sue mura difensive, fu luogo del celebre scontro tra l’esercito francese e le milizie della repubblica romana, nella primavera del 1849

Il Gianicolo ospita anche il monumento ad Anita Garibaldi. opera del 1931 firmata da Mario rutelli.

Quale famosa fontana è stata realizzata dal Rutelli? Vai alla pagina successiva!

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Le Mura Gianicolensi, volute da Papa Urbano VIII, furono ultimate nel 1643

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I

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neLLa vasca deL monumento gaLLeggiano Rifiuti d’ogni geneRe, Le incRostRazioni detuRpano Le statue e Le pompe idRauLiche sono maL funzionanti

Piazza della Repubblica. Come è ridotta la Fontana delle Naiadi!

MunICIPIo

Mussolini la definì “esaltazione dell’e-

terna giovinezza, primo saluto d’arte della

Capitale”.Oggi la Fontana delle Naiadi è specchio della decadenza di Roma. L’opera firma-ta da Mario Rutelli è rovinata dallo smog, dal muschio e dalle cartacce trasportate dal vento, oltre a lattine di birra vuote finite in acqua non certo per colpa degli agenti atmosferici.Situazione comune a molte fontane di Roma. Le cause sempre le stesse: man-canza di manutenzione continua, e mancanza di fondi per un restauro ap-profondito: “L’ultimo avvenne nel 2002 – spiegano dal Municipio I – e 5 anni fa abbiamo stilato anche un capitolato di spesa da inoltrare al Comune per elen-cargli degl’interventi da realizzare, che sono stati riproposti poi dopo 2 anni. Purtroppo la risposta ha infranto le no-stre speranze: non ci sono abbastanza fondi per la riqualificazione delle fon-

tane di Roma”. Non solo soldi. Altro grosso ostacolo per la tutela delle fon-tane romane è organizzativo. Intervenire sulla fontana delle Naiadi vorrebbe dire interpellare tre forze congiunte: il Comu-ne di Roma, la Soprintendenza dei Beni Archeologici di Roma ed il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Insieme i tre soggetti coinvolti dovrebbero redigere un programma d’interventi, considerando poi due livelli distinti su cui intervenire: innanzitutto l’ingegneria idraulica, perché il ricambio dell’acqua e le pompe idriche sono mal funzionanti, la competenza in questo caso spetterebbe ad ACEA; c’è poi il problema della valorizzazione del patrimonio artistico, in quel caso spettan-te al Comune, che non ha i fondi neces-sari al restauro. Il Ministero per i Beni e le Attività cul-turali smentisce l’esistenza di un progetto d’interventi. “La soluzione ottimale sa-rebbe la creazione di un programma di

basi scientifiche aggiornate costantemen-te, in cui vengano evidenziati degli studi da mettere in atto e le risorse di cui c’è bi-sogno per realizzarli”, afferma la Soprin-tendenza capitolina, “il punto è che non dovremmo ricordarci d’intervenire solo nelle situazioni d’emergenza, ma progres-sivamente nel corso degli anni”. Vista la situazione d’emergenza, il Co-mune di Roma sta valutando altre strate-gie per reperire i soldi necessari ai lavori della Fontana delle Naiadi: il Sindaco Ignazio Marino sta cercando sponso-rizzazioni, in modo tale che le spese di riqualificazione vengano supportate da enti privati, come sta avvenendo per il Palazzo delle Esposizioni.

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LA fonTAnA MALATA

non solo Le naiadi. Sono molte a roma le fontane malate.

Quale poeta scrisse la celebre poesia “La fontana malata”? Scoprilo a pag. 26...

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ma i condomini deL civico 34 non si aRRendono: “se iL comune non può faRLo ci sobbaRcheRemo noi stessi Le spese di manutenzione”

Via Poggio MoianoScalinata chiusa e tanto degrado

MunICIPIoII

di Barbara Polidori

A due passi da piazza Vescovio esiste una scalinata fantasma: chiusa ormai da un anno, è attualmente transennata come fosse un cantiere e delimitata da blocchi di cemento armato. Per i residenti di via Poggio Moiano, strada residenziale che sfocia su via Salaria tramite una scalinata, la causa risiederebbe nella manutenzione approssimativa dell’amministrazione lo-cale. “Dopo i continui solleciti al II Muni-cipio, il 9 settembre il Comune ha deciso di chiudere il fondo della scalinata sman-tellando il marciapiede e versandoci sopra una colata di cemento”.Il cemento però non basta a nascondere il degrado. Scendendo verso via Salaria, si rischia d’inciampare fra erbacce e cumu-li di aghi di pino che affollano i gradini (tra l’altro rotti) e le crepe dei muretti im-brattati, ma anche fra cocci di bottiglia, rifiuti di vario genere, sterpaglie in cui si annidano popolazioni di zanzare ed odori fastidiosi. “Non passo mai per quella scalinata – so-stiene un’anziana residente - è mal fre-quentata e ho paura di essere aggredita”. E pensare che un tempo invece la scalina-ta di via Poggio Moiano era incorniciata da bellissimi pini, che con il passare de-gli anni hanno visto purtroppo una triste fine: quando i rami si sono seccati, infatti, hanno cominciato ad essere pericolosi e a cadere durante i temporali. Nonostan-

te il Comune sia intervenuto a tagliarli, le radici dei pini sono penetrate a fondo e hanno cominciato a smuovere il terreno sottostante.Eppure nel maggio del 2014 gli abitanti di via Poggio Moiano avevano pulito e bonificato da soli la scalinata: “I 130 sac-

chi di rifiuti ed i diversi metri cubi di vege-

tazione tagliata – racconta Ciro Adinolfi, portavoce del Comitato scalinata di via di Poggio Moiano - sono stati smaltiti a

nostre spese”. Due mesi dopo, nel luglio 2014, il Comune transenna le scale per un masso a rischio crollo. Nonostante l’allar-me (e nonostante sul masso citato risieda oggi una palazzina), sono trascorsi diversi mesi ma nel frattempo nessun palazzo è stato evacuato, nessun masso messo in si-curezza, con il risultato che i cittadini han-no deciso di riutilizzare le scale spostando semplicemente le transenne.Secondo quanto dichiarato dal Presidente del II Municipio, Giuseppe Gerace, il co-sto dei lavori per la scalinata di via Poggio Moiano si aggirerebbe intorno ai 70.000 euro, una somma che il Comune non è in grado di sostenere in questo momen-to. “Abbiamo richiesto i fondi necessari per

i lavori, ma vista la mancanza delle risorse

necessarie per la manutenzione stiamo at-

tuando altri interventi: si tratta di un inter-

vento d’emergenza che impedisce il crollo

del muro tufaceo; per quanto riguarda la

manutenzione delle aree verdi è di compe-

tenza dell’AMA, che abbiamo già sollecita-

to” - sostiene il Presidente Gerace - “in

ogni caso i residenti dispongono di un’altra

via a soli 100 m di distanza per accedere alla

Salaria”. Peccato che via Poggio Moiano sia una strada di collegamento comoda e veloce non solo per i residenti, “la scali-

nata è molto utilizzata dagli abitanti di zona

e dai romani nei due mesi estivi di program-

mazione di concerti e spettacoli al laghetto

di Villa Ada”, racconta Ciro Adinolfi.Per venire incontro al Comune, già dal 31 dicembre 2014 il Comitato di cittadini ha richiesto di essere riconosciuto come Consorzio, in modo tale da prendersi cura dello spazio pubblico di via Poggio Moiano a proprie spese. Non ricevendo risposta, “a luglio 2015 abbiamo ripetuto

l’intervento di pulizia e bonifica, e l’AMA ha

raccolto i 75 sacchi di erbacce e rifiuti, ma

vorremmo un provvedimento che subentri

non solo in casi d’emergenza”, proseguono i residenti. Attualmente interpellata la po-lizia di Roma Capitale afferma che qual-siasi tipo d’intervento nell’area dev’essere effettuato dalla Protezione Civile, su chi debba interpellarla però non sono state fatte precisazioni. “Siamo anche pronti ad

organizzare una raccolta fondi su tutte le

strade limitrofe a Poggio Moiano pur di fi-

nanziare la messa in sicurezza della strada.

Se il Comune non può farlo ci sobbarche-

remo noi stessi le spese di manutenzione”, conclude il Comitato.

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MunICIPIoIII

di Alberto Rossi

L’arte di strada non solo come decoro ma come vero e proprio recupero di uno spazio urbano. Succede a Casale Nei, in III Municipio, non lontano dal Cen-tro Commerciale di Porta di Roma. Un quartiere che, sin dalla sua realizzazione

avvenuta poco più di dieci anni fa, ha do-vuto spesso fare i conti con diverse dif-ficoltà legate a viabilità, pulizia e scarsa manutenzione delle aree verdi. Qualche mese fa i ragazzi di Retake Roma, in collaborazione con Ama, P.I.C.S. e III Municipio, si sono adoperati per ri-

mettere in sesto una piazza da tempo abbandonata, trasformandola in quello spazio di aggregazione che agli abitanti del quartiere mancava. Stiamo parlando dell’anfiteatro tra via Cesco Baseggio e via Ferruccio Amendola, un luogo cen-trale per la gente di Casale Nei troppo

Casale NeiLa riqualificazione passa per la street-art

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spesso trascurato e cono-sciuto anche come Parco dell’Enigmista. All’interno si trova un lungo muro che è stato ripitturato e messo a nuovo dai ragazzi dell’associazione. Per anni i passanti si sono dovuti ritrovare davanti ad una parete grigia e anonima piena di scritte sovrapposte tra loro: tra queste la maschera del film “Saw l’Enigmista” da cui il piazza-le prende il nome. Oggi su quel muro sono raffigurate alcune delle personalità più note nella storia del cinema romano insieme alle loro citazioni più famose. Un vero e proprio effetto scenografico con il sipario che si apre sui due lati e i ritratti delle celebrità romane ridisegnate sui papiri. E così, i volti di attori di spicco come Aberto Sor-di, Elena Fabrizi, Gigi Proietti, Anna Magnani e Monica Vitti, contribuiscono a rallegrare la piazza. Non solo il murales, però, perché il contributo di Retake Roma, insie-me agli enti sopra citati, ha permesso anche il taglio delle erbacce, la pulizia dai rifiuti e la rimozione di tutti gli ade-sivi che popolavano la piazza. In questo modo residenti e membri dell’associazione hanno voluto contrastare lo stato di abbandono nel quale versava da troppo tempo l’a-rea. Sono stati tanti i volontari - armati di tosaerba, decespu-gliatori e bombolette spray - che hanno preso parte a questa operazione di ripri-stino della piazza per

togliere via la sporcizia. Una bella pagina per il quar-tiere, tra quelli di più recente urbanizzazione nel III Mu-nicipio e che in questi anni

ha dovuto affrontare numerosi problemi: dai problemi alla rete fognaria passando per il mancato collaudo delle strade fino ai parcheggi ed alla scarsa manutenzione del parco giochi. Questa volta Casale Nei fa parlare di sé per un motivo positivo; da tanto i cittadini aspettavano il re-cupero di quest’ area, dove ora possono andare a giocare i bambini senza ritrovarsi tra le sterpaglie o l’asfalto disse-stato. Uno spazio che al quartiere mancava considerando che anche il parco di via Amato, qualche metro più in là, aveva avuto dei problemi in passato arrivando persino alla chiusura per mancata manutenzione.Ma i ragazzi di Retake ed il municipio contano di prose-guire in questa opera di pulizia e manutenzione. Il Presi-dente del III Municipio, Paolo Marchionne, in occasione dell’inaugurazione del murales, ha annunciato un proget-to di riqualificazione per l’area come piazza archeologica per ridare centralità a questo spazio.

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Casale nei si trova a ridosso della bufalotta. nato all’inizio degli anni 2000 è abitato da 5000 abitanti, ma molte infrastrutture non sono mai state terminate.

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Parco dell’Enigmista: così era chiamata la piazza abbandonata per via di una grossa figura di “Saw l’Enigmista” che

campeggiava sul lungo muro abbandonato

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La coopeRativa idea pRisma 82 gestisce una casa di accogLienza in zona espeRo-sacco pastoRe: 4 nucLei famiLiaRi Richiedenti asiLo in ceRca di un futuRo migLioRe. impaRano La Lingua e un LavoRo. aLcuni ci stanno Riuscendo.

Migranti a Montesacro storia di wel-c-hoMe, un progetto di successo

MunICIPIoIII

di Valerio ValeriIn questi ultimi mesi il principale argo-mento di conversazione riguarda i rifu-giati. L’emergenza cresce per l’avanzata dello Stato Islamico in Iraq e Siria e una nuova rotta migratoria parte proprio da lì, passa per la Turchia e la Grecia, arriva nei Balcani e tenta in ogni modo di superare la barriera imposta dall’Ungheria, per poi incunearsi nel cuore dell’Europa. In Italia nel 2014 sono arrivati 170mila cittadini extracomunitari, il 300% in più rispetto al 2013. A giugno di quest’anno il totale, secondo quanto reso noto dall’Alto Com-missariato Onu per i Rifugiati, era già di 54mila tra eritrei, somali, libici, nigeriani, ghanesi, ovvero coloro che sbarcano sulle coste nostrane dalla “vecchia” rotta, quel-la del Mediterraneo.

DARE I NUMERI FA BENE Una delle realtà più attive sul fronte dell’accoglienza dei migranti è la rete Sprar (Sistema di Protezione per Richie-

denti Asilo e Rifugiati), che coinvolge ol-tre 90 enti locali di 19 regioni italiane e nel Lazio garantisce, anche oltre quanto viene stabilito dai bandi di anno in anno,

4769 posti in tutto il territorio. Di questi, nel 2014 – secondo il rapporto annuale Sprar – 3778 a Roma e provin-cia, con il 3,8% costituito dai cosiddetti “Msnara”, ovvero i Minori Stranieri Non

Accompagnati Richiedenti Asilo. Per alcuni – l’uomo della strada, il politico a caccia di consensi, due o tre quotidiani spregiu-dicati - è una vera e propria “invasione”. Chissà se qualcuno si è mai fermato a fare i calcoli; avrebbe scoperto che nella regio-ne Lazio il rapporto, nel 2014, è stato di 1 rifugiato ogni 1236 residenti laziali. Lo 0,08% della popolazione totale.

NON C’E’ SOLO IL SISTEMA BUZZI Ma come si può gestire questi numeri, in ogni caso rile-vanti e in crescita, senza perdere di vista lo scopo dell’integrazione e di una reale protezione del richiedente asilo? L’in-chiesta “Mafia Capitale” ci ha definito una situazione squallida: centri d’acco-glienza stipati di individui sui quali lucrare all’infinito. Ma contemporaneamente ha offuscato quei progetti seri, scarsamente finanziati e ancor meno pubblicizzati, che nei quartieri periferici di Roma vengono

portati avanti da cooperative sane, gestite con umanità. Perché Salvatore Buzzi era il fondatore e presidente della 29 Giugno, ma non il “ras” delle cooperative tutte.

WEL-C-HOME Nel III Municipio dare un futuro ai migranti è possibile. Ci pro-vano Idea Prisma 82 e l’Arci, che gestisco-no insieme diversi progetti di accoglienza e integrazione, come per esempio quello che ad agosto ha portato in zona Monte Cervialto 20 ragazzi eritrei di religione cri-stiano-copta. Ma l’attenzione di Lungote-

vere si concentra su una ancor più piccola realtà chiamata “Wel-c-home”, ovvero un centro di accoglienza situato in un appar-tamento in zona Espero – Sacco Pastore, gestita da Idea Prisma 82 insieme alla Co-operativa Fai -Famiglie Anziani Infanzia (proprietaria dell’immobile) e alla Pegaso di Rieti. L’occasione per conoscerli è un venerdì sera di festa, dedicato a una delle 4 famiglie ospitate che spicca il volo e se ne va altrove, in una casa propria. Sono una coppia afgana con due bambini e rappresentano un esempio di successo: insieme ad altri due cittadini stranieri, il 27 aprile hanno costituito la Cooperativa

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4769: le persone che hanno beneficiato di accoglienza nel Lazio lo scorso anno.

3778: le persone che hanno beneficiato di accoglienza tra roma e provincia lo scorso anno.

3,8%: la percentuale di Minori Stranieri non Accompagnati richiedenti Asilo accolti lo scorso anno nella provincia di roma.

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Noor (“luce”) e il 6 maggio hanno inaugurato un sushi bar al Pigneto, di fronte al Cinema Aquila.

UN’ISOLA FELICE “Li abbiamo aiutati molto in que-

sto percorso – spiega Emanuele Petrella, responsabile del progetto – e siamo davvero fieri che siano riusciti ad aprire

una loro attività. Questa casa d’accoglienza è nata nel giugno

2014, fa parte della rete Sprar di Roma Capitale e può ospi-

tare fino a 14 persone divise in nuclei familiari. Al momento

attuale abbiamo una ragazza della Repubblica Democratica

del Congo con un neonato, una donna eritrea con tre figli, una

famiglia di iracheni di religione cristiana e poi fino all’11 set-

tembre Ahmad e la sua famiglia. Ma adesso sono indipendenti

e devono pensare al sushi!”. Wel-c-home è indubbiamente un’isola felice. Con i suoi problemi, certo, ma quando hai Gabriella a pensare a tutto, puoi dormire tranquillo: prepa-ra la colazione, dà una mano per la spesa, scatta sull’attenti al primo pianto di bambino. È mamma e nonna per tutti. “Sono venuta a vivere qui perché mi hanno sfrattata più di un

anno fa – racconta “insieme a mia figlia ci siamo ritrovate

senza un tetto sulla testa. Ho presidiato per mesi il Municipio,

parlando decine di volte con il Presidente, finché non si è pa-

lesata questa opportunità. E l’ho colta al volo”.

NO ALL’ASSISTENZIALISMO Un incontro di bi-sogni che è l’essenza stessa del progetto di accoglienza nel III Municipio. Uno schiaffo forte e ben assestato ai pregiudizi e alle bufale da web, come quella dei 35 euro al giorno per ogni rifugiato. “Prima di tutto specifichiamo

che per noi sono 28 – risponde Emanuele – visto che il

20% lo anticipiamo noi. E poi sia chiaro: noi per queste

14 persone non riceviamo soldi all’inizio del mese, ma alla

fine. Se va bene. E dobbiamo rendicontare tutto, dal rotolo

di carta igienica alle puntine per la bacheca all’ingresso. In

ogni caso, qui funziona così: ogni ospite ha un pocket money

di 1.50 euro al giorno più vitto, perché Idea Prisma 82 non

fa assistenzialismo. Dal biglietto dell’autobus alla spesa, ci

pensano loro”. Grazie a Wel-c-home, tra l’altro, le attività commerciali del quartiere stanno vivendo un momento di serenità insperato. “Il supermercato vicino ha dovuto assu-

mere un cassiere in più – racconta Emanuele – perché ogni

volta che andiamo a fare la spesa è un delirio. L’altro giorno

ci siamo presentati alla cassa con 700 euro di scontrino. La

pizzeria a taglio ha un conto aperto a nostro nome. Qui i

negozianti ci vogliono bene e ci ringraziano”.

DIRITTI E DOVERI Ovviamente ci sono delle rego-le, che i beneficiari dell’accoglienza sottoscrivono prima di entrare insieme ad un vero e proprio contratto. Uno dei doveri del richiedente asilo è quello di seguire un cor-

so di italiano. Ma non c’è solo questo, tra i tanti aiuti che “Wel-c-home” fornisce ai suoi ospiti. “Creiamo insieme a

loro un percorso di crescita – continua il nostro interlocu-tore – che ha come scopo quello di renderli indipendenti fin

da subito. La mamma eritrea ha fatto un corso da pizzaiola

professionista e ha svolto tirocinio da ‘Al Pachino’ sulla via

Bufalotta e presto andrà a vivere nella casa popolare che ha

ottenuto”.

SITUAZIONI DELICATE Claudio Graziano è dell’Arci nazionale e si occupa di immigrazione, oltre che di Rom e Sinti. Anche lui partecipa alla serata conviviale e sfruttiamo l’occasione per farci raccontare qualcosa del-la loro attività. “Anche noi ci occupiamo di accoglienza da

molto tempo - spiega – e abbiamo in piedi, tra gli altri, un

progetto dedicato esclusivamente alle donne. Purtroppo sono

situazioni molo delicate, perché il 90% di loro hanno subito

abusi di qualche genere prima, durante o dopo l’arrivo. Per

questo mettiamo a disposizione consulenze psicologiche e

siamo molto cauti nel nostro approccio”. Tutto, ovviamen-te, sempre con l’obiettivo di rendere autonomi gli ospiti. “Gli appartamenti che gestiamo – continua Graziano – non

vedono la presenza fissa di operatori Arci. Se c’è qualche ne-

cessità, ogni ospite sa a chi rivolgersi in base al settore di

competenza degli operatori”. Quello che ci colpisce è sape-re che in un centro Arci ci sono due donne cinesi. “Sono

cristiane – spiega – per questo è più difficile integrarsi e tro-

vare aiuto nella grande e solida comunità cinese di Roma,

soprattutto perché non provengono dalle grandi città ma da

zone periferiche della Cina”.

UN’ALTRA ACCOGLIENZA E’ POSSIBILE Si può quindi accogliere chi richiede asilo, senza stiparlo in casermoni fatiscenti, senza che interi quartieri si ribelli-no, nel rispetto della dignità e delle aspettative di ogni sin-golo individuo? Abbiamo raccontato un bellissimo esem-pio nel III Municipio (dove sono presenti altri 3 centri: uno gestito dal Centro Astalli e due dall’Arci), sulla scia del quale sarebbe il caso di costruire tanti altri progetti a Roma e in provincia, per poi allargarsi in tutta Italia. Quello che è accaduto a Tor Sapienza è la conseguenza di un’as-senza di progettualità e attenzione alle esigenze umane. Vedere un piccolo ospite di Wel-c-home che sorride e corre ad abbracciare un operatore di Idea Prisma 82 fa emozionare, infonde un enorme senso di speranza. Il papà e la mamma di questo bambino hanno rischiato di morire per arrivare nel nostro Paese. Oggi sono i titolari di un’attività commerciale e co-fondatori di una coopera-tiva sociale. Mica male, come integrazione.

INFO Idea Prisma 82 è una cooperativa sociale che lavora dal 1982 nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione del disagio psico-fisico e sociale. E’ nata ad opera di un gruppo di psicologi.

L’Arci nasce alla fine degli Anni Cinquanta. Attualmente conta 1.115.000 soci, 17 comitati regionali, 116 comitati provinciali, 4867 circoli. La sede di Roma è in viale Stefanini a Pietralata. 17

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tante iniziative ed un messaggio comune: RisvegLiaRe Le peRifeRie ed emancipaRLe attRaveRso La cuLtuRa e L’aRte di stRada

Da Balduina a Ottaviain XIV si riscopre l’arte di strada

MunICIPIoXIV

di Alberto Rossi

Negli ultimi mesi la street-art è approda-ta anche nelle vie del XIV Municipio, in particolare in zone come Selva Candida e Ottavia. “A Roma Nord la street-art non

era mai arrivata prima – afferma Marco della Porta, Assessore alla Cultura in XIV – il nostro obiettivo era quello di risveglia-

re queste periferie che stavano diventando

sempre più quartieri anonimi e grigi”. Gli abitanti del quadrante di Monte Mario hanno potuto assistere alla realiz-zazione di diverse opere grazie soprat-

tutto al progetto “Nuovi Quartieri” pro-mosso dallo stesso Della Porta con un obiettivo ben preciso, quella di “riscopri-

re la partecipazione e l’emancipazione nei

quartieri più periferici e fare in modo che si

trasformino attraverso la cultura”. Già dallo scorso ottobre la Stazione Ottavia è diventata il luogo per una mo-stra di artisti e architetti che ha poi dato vita al SOSE (Stazione Ottavia Spazio Espositivo). Si tratta di un’iniziativa che ha trasformato un locale prima inutilizza-to in un luogo di incontro e condivisione

grazie alle opere di street-art ma non solo. Oltre ai murales, ci sono mostre colletti-ve, presentazione di libri o percorsi didat-tici sull’arte contemporanea. Sempre ad Ottavia, è stato realizzato il Tucano sulle pareti della stazione FL3. “Uno strumento per ridisegnare l’estetica” – come ha affermato l’assessore Della Porta – e che è stato realizzato dall’ar-tista Daniele Tozzi (in arte Pepsy) gra-zie alla tecnica dell’Hand Lettering. A raffigurare il Tucano è presente la scritta stilizzata “Art makes me fly. War is losing

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game (l’arte mi fa volare, la guerra è un gioco perdente)” .Il municipio di Monte Mario è stato coinvolto anche nella manifestazione Ossigeno 2015 – Popstairs, il labo-ratorio culturale realizzato su tre scalinate romane dei municipi XII, XIV e XV per omaggiare famose figure femminili del cinema internazionale. Lo scorso luglio David “Diavù” Vecchiato ha raffi-gurato il ritratto di Ingrid Bergman, a cent’anni dalla sua nascita, sulla scalinata di Sant’Andrea, a due passi dalle strade di Primavalle dove l’attrice girò le scene di “Europa 51” di Roberto Rossellini. Anche in que-sto caso si è voluto dare un messaggio che valorizzi il territorio. L’opera infatti è stata realizzata in un luogo caratteristico per far sì che venga innescato “un proces-

so identitario ed un metodo di riconoscimento – aggiunge Della Porta – vogliamo che la gente cominci ad avere una

conoscenza di questi quartieri periferici grazie a riferimenti

come l’arte di strada”. A Balduina invece è stato restaurato un murales di oltre

30 metri dai ragazzi del quartiere, per ricordare un loro amico – che fu tra i primi a portare la street-art nel ter-ritorio - scomparso prematuramente anni fa a causa di una malattia. Una lunga opera collettiva con i simboli caratteristici del quartiere e la bandiera argentina, paese d’origine del ragazzo. I cittadini hanno dimostrato di saper apprezzare que-sta serie di iniziative intraprese per promuovere l’arte di strada. Se lo scopo, tra gli altri, era quello di riscoprire la partecipazione dei cittadini quest’obiettivo sembra esse-re stato ampiamente raggiunto. Tante le persone che, durante le torride giornate dello scorso luglio, si sono recate a prestare aiuto a chi era al lavoro sul ritratto di Ingrid Bergman presso la scalinata di via Fiamignano. “La gente portava cibi e acqua e invi-

tavano persino a pranzo quelli che si stavano occupando

dell’opera” – racconta l’assessore. E, visto il successo dell’iniziativa, già si pensa a nuovi progetti artistici per ravvivare i quartieri del Municipio XIV

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ottavia, il murales raffigurante un tucano realizzato da Daniele Tozzi (in arte Pepsy) tramite la tecnica dell’hand lettering

Il ritratto di Ingrid bergman sulla scalinata di Sant’Andrea. A pochi passi da qui, nelle vie di Primavalle, l’attrice recitò in “europa 51” diretto da rossellini.

balduina. Il murales realizzato in ricordo di Giacomo Cavallucci, tra i primi a portare la street-art nel quartiere.

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Lo scaLo feRRoviaRio, costRuito peR itaLia ‘90, fu utiLizzato peR soLi otto gioRni: daL giubiLeo stRaoRdinaRio L’input peR La Riattivazione deLLa tRatta veRso vaLLe auReLia

stazione di Vigna clara riapre dopo 25 anni di abbandono

MunICIPIoXV

di Sara Mechelli

La Stazione Vigna Clara riaprirà i bat-tenti. Il Giubileo regala infatti a Roma Nord la riattivazione della tratta verso Valle Aurelia e quindi la congiunzione tra il Municipio XV e la metro A.Un’infrastruttura da recuperare e va-lorizzare. La Stazione di Vigna Clara infatti, insieme alla fermata Olimpico-Farnesina meglio conosciuta come Farneto, costò circa 90 miliardi di lire: nata in occasione dei Mondiali Italia ‘90 come ca-polinea dei treni speciali in arrivo da Tiburtina fu però utilizzata - e nemmeno troppo visto che tut-ti scendevano nei dintorni dello Stadio - solo per otto giorni durante la manifestazione calcistica.Poi venticinque anni di abbandono: di-mora di senzatetto, muro ambito da wri-ters e oggetto di progetti mai realizzati. Ora la grande occasione. Finalmente verrà completato un tratto mancante dell’Anello Ferroviario e Roma Nord sarà collegata ad Ostiense in soli 15 mi-nuti.Un’opera che nascerà recuperando l’e-

sistente: ristrutturando e riarmando la galleria, 4km circa, che porta a Pineto. Tra gli interventi previsti l’innalzamen-to dei marciapiedi per facilitare l’entrata e l’uscita dai treni; la realizzazione di percorsi tattili per ipovedenti; l’istal-lazione di due ascensori, di sistemi di videosorveglianza e del cancello elettri-co per la chiusura notturna. Un investi-

mento collettivo di 102 milioni di euro con la fine dei lavori annunciata entro giugno 2016.“Questa stazione rappresenta uno dei tan-

ti scandali italiani. Roma Capitale si assu-

me l’impegno di rimetterla in funzione per

dare un servizio, sì ai pellegrini che arri-

veranno, ma anche e soprattutto ai romani

ripristinando un collegamento ferroviario

in una zona che sotto tale aspetto risul-

ta totalmente abbandonata” – ha detto

l’Assessore ai Lavori Pubblici di Roma Capitale, Maurizio Pucci, in occasione del sopralluogo nella galleria di Vigna Clara verso Pineto.“Per il nostro territorio la riapertura della

Stazione di Vigna Clara è un evento epo-

cale. E’ il primo vero tassello verso una

mobilità degna di una grande metropoli e

rappresenta un passo importante per far

si che al mezzo privato si preferisca

quello pubblico” - ha detto soddi-sfatto l’Assessore alla Mobilità del Municipio XV, Elisa Paris, che ha pure sottolineato come la riattiva-zione di questa tratta rappresenti una valida opportunità per il qua-drante del Quindicesimo che va dal

GRA a Ponte Milvio, “la zona del nostro

Municipio meno periferica ma alla quale

da sempre mancano collegamenti via fer-

ro” . Per Roma Nord quasi una quarta linea metropolitana, come già la definì l’ex Assessore alla Mobilità di Roma Capi-tale Guido Improta, in attesa della vera Metro che si prevede a Farnesina e che via Flaminia 872 - a dire il vero - sogna prolungata fino a La Giustiniana.

Improta, ex Assessore alla Mobilità di Roma Capitale, definì la linea

Vigna Clara-Valle Aurelia “una sorta di quarta metropolitana per Roma”.

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La stazione di Vigna Clara – la cui entrata è all’inizio della piazza Diodati – fu costruita per le esigenze dei tifosi provenienti da ogni parte per i Mondiali di Calcio del ‘90. Si dovette frettolo-samente risistemare il tratto dell’Anello Ferroviario che collega S.Pietro a Vigna Clara, con una fermata in-termedia a via Farneto, su Monte Mario, vicino al ci-mitero francese, nei pressi dello Stadio. Il collegamento costò in tutto 90 miliardi di lire.La stazione era principalmente il capolinea dei treni speciali che partivano da Roma Tiburtina, percorrevano tutto l’Anello Ferroviario con annesse fermate, passa-vano sotto Monte Mario, fermavano alla stazione Olimpico-Farnesina (via Farneto) per far scendere i tifosi allo Stadio e si an-davano a parcheggiare alla stazione Vigna Clara – dove terminavano i binari – in attesa di andare a riprendere i passeggeri a fine partita.La stazione fu inaugurata trionfalmente nel ’90 e im-piegata per soli 8 giorni, in occasione delle partite di-sputate all’Olimpico. Si calcola che alla stazione Olim-pico-Farnesina scesero in tutto circa 60.000 persone. E ovviamente nessuno, salvo forse qualche curioso, alla

Stazione Vigna Clara. Immediatamente dopo la fine dei Mondiali tutto il collegamento venne abbandonato in attesa dell’adeguamento del secondo binario sotto la

galleria di Monte Mario, ma i lavori non vennero mai ef-fettuati. Durante la chiusura entrambe le fermate (lascia-te colpevolmente incusto-dite) furono saccheggiate e vandalizzate.

Tre anni dopo, nel febbraio del 1993, la stazione venne posta sotto sequestro. Le indagini dovevano accertare eventuali comportamenti illeciti nella costruzione della stazione e nel suo mancato utilizzo successivo. Secon-do le Ferrovie dello Stato tutto il tratto Farneto/Vigna

Clara era un “collegamento provvisorio” che usato a pie-no regime “non avrebbe offerto sufficienti garanzie di sicurez-za”, collegamento che era stato infatti sostanzialmente “voluto dal Comune di Roma”

e alla realizzazione del quale le Ferrovie stesse erano contrarie. Al termine delle indagini, nel la Magistratura chiedeva il rinvio a giudizio di 8 personalità tra il Mini-stero dei Trasporti e le Ferrovie dello Stato, per i reati ipotizzati di abuso d’ufficio e omissione di atti di ufficio, ma nel 1995 tutti gli imputati furono prosciolti in quan-to “il fatto non sussiste”.

Secondo uno studio del 2010, per collegare la stazione nomentana alla Stazione di Vigna Clara, chiudendo l’anello ferroviario, e collegare a sua volta la Stazione di Vigna Clara alla rete di metropolitane, sarebbe costato circa 840 milioni

di euro

La zona di Vigna Clara, per quanto riguarda il traffico ferroviario, si trova a cavallo tra la linea fr1, diretta verso l’umbria e la Toscana (fara Sabina e oltre), e la linea fr3, che attraverso Cesano si dirige poi a Viterbo. Tuttavia attualmente questa zona è “scollegata” dall’anello ferroviario, sia in direzione sud est, sia in direzione nord ovest.

Attualmente la stazione di vigna clara è senza binari, senza treni,

senza impianto elettrico

Per la stazione di Tor di Quinto si pensa a un parcheggio con 1000

posti auto

la stazione Venne Messa sotto sequestro per carenze nella sicurezza

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sui gRadini che poRtano a via RoncigLione michèLe meRcieR, inteRpRete de iL giovedì di dino Risi, La cui uLtima scena si svoLge pRopRio su QueLLa scaLinata

La scalinata di Corso Francia

rinasce grazie alla street art

MunICIPIoXV

di Sara Mechelli

L’arte che prende il sopravvento sul gri-giore, un grande artista che attraverso la propria opera restituisce dignità ad una scalinata emblema di incuria e abbando-no, un progetto che rende interessanti, noti e da ammirare luoghi divenuti nel tempo anonimi. A godere di tutto ciò - insieme a Monteverde e Primavalle - è Corso Francia.Sulla scalinata che porta a via Ronciglio-ne infatti si sono scatenati il talento e la fantasia di David “Diavù” Vecchiato, uno dei più noti esponenti della Street Art romana e creatore di MURo - Museo of Urban Art di Roma.

Sui gradini è stata dipinta l’immagine di Michèle Mercier, che recitò ne Il Giovedì di Dino Risi, la cui ultima scena si svolge proprio su quella scalinata. Il progetto Ossigeno 2015 Popstairs, re-alizzato nell’ambito dell’Estate Romana, si prefiggeva infatti la realizzazione di tre opere d’arte su altrettante gradinate della Capitale: protagoniste tre donne del gran-de cinema interpreti di film strettamente legati al territorio romano. Così Ingrid Bergman, che nel vicino quar-tiere di Primavalle ha interpretato Europa ’51 di Roberto Rossellini, è finita in via Fiamignano; Elena Sofia Ricci, nei panni di una delle eroine della Repubblica Ro-

mana nel film di Luigi Magni “In nome del popolo sovrano”, in via Ugo Bassi a Monteverde Vechio; e Michèle Mercier a Corso Francia. Interventi di Street Art che hanno restituito decoro e reso ammi-revoli angoli della Città spesso dimenti-cati, laboratori di riqualificazione urbana che hanno donato a tre territori di Roma delle vere e proprie opere d’arte. La scalinata di Corso Francia, grazie a David “Diavù” Vecchiato e a Ossigeno 2015 Popstairs, è uscita dunque dall’a-nonimato: spetterà a fruitori, passanti e istituzioni preservare e valorizzare questo angolo di arte moderna che a Roma Nord già riscuote grande successo.

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Michèle Mercier è il nome d’arte di Jocelyne Yvonne renée Mercier, attrice molto nota negli anni ’60. In Italia ha lavorato, tra gli altri, con Dino risi e Mario Monicelli. Icona sexy legata al personaggio di Angelica (film francese del 1964), si dice sia stata amante sia di bettino Craxi che di Silvio berlusconi

foto di Vincenzo De francesco

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La scalinata di Corso Francia

rinasce grazie alla street art

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ARTE

Street Art

e’ iL fenomeno deL momento. da foRma espRessiva cLandestina e anti sistema, si sta imponendo come La nuova cifRa stiListica deLLe metRopoLi di tutto iL mondo. oggi anche a Roma

Il graffito non imbratta ma abbellisce

di Ilenia Melis

La Città Eterna, per millenni culla dell’arte antica, dimora di Papi ed Imperatori, si tin-ge di nuovi colori, allegri e caotici, i colori della Street Art. L’Arte di Strada, per lun-go tempo bistrattata, oggi forma artistica del momento, si prefigge il nobile scopo di riqualificare aree degradate della città valorizzandole tramite un nuovo impulso

artistico, progettando percorsi visivi in gra-do di suscitare emozioni, evocando luoghi, avvenimenti storici, mistici ricordi. Ma cosa è la Street Art? La Street Art è un’espressione artistica che nasce nei luo-ghi pubblici, prima come manifestazione di un malessere giovanile, sino a divenire vera forma d’arte. Evoluzione della Pop Art e della Graffiti Art, l’Arte di Strada esplode

nel 2000 grazie agli stencil di Banksy; fa-mosa l’immagine del graffito raffigurante un ragazzo con il volto coperto a metà da una bandana che, invece di lanciare una molotov, ha in mano un mazzo di fiori.I graffiti sono diventati presenza comune in molte zone della città di Roma; arcoba-leni di colori e forme che si fondono fra le scale, i muri ed i palazzi, da San Basilio a

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Tor Marancia, da Ostiense a Tor Pignattara, da Testaccio a Garbatella. Un museo a cielo aperto nato grazie al lavoro di 120 artisti provenienti da tutto il mondo, di cui 25 roma-ni, che hanno donato nuova linfa vitale grazie ad oltre 330 opere, 150 strade, interessando 13 municipi. Questi i numeri del fenomeno che continua a coinvolgere e “stravolgere” la Capitale, che ha portato alla nascita di una mappa in grado di mostrare un aspetto insolito e forse ina-spettato della città: “Cambia prospettiva. La strada è il tuo nuovo museo”, così recita il motto della piantina, una comoda cartolina 15×24 cm, distribuita in tutti i PIT (punti turistici informativi) di Roma. Un progetto, fortemente vo-luto dall’Assessore alla cultura Giovanna Marinelli, in gra-do di guidare il turista fuori dai soliti circuiti centrali della Città Eterna, spingendolo sino alla periferia. Alla mappa è stata affiancata anche un App di facile con-sultazione, preziosa guida per l’osservazione dei murales presenti nel database. Ma la Street Art capitale ha conta-giato anche Google; il popolare motore di ricerca ha, infat-ti, accolto sulla piattaforma del Google Cultural Istitute i muri della città così da farli resistere al degrado per mezzo della memoria informatica.Tra gli artefici di questa trasformazione spicca il nome di alcuni artisti romani, che con linguaggi diversi, simbologie private, soggetti svariati, muovono verso un unico obietti-vo, una rotta condivisa: restituire dignità a luoghi “margi-nali” della Capitale. David “Diavù” Vecchiato, nato a Roma, artista e curato-re di MURo (Museo di Urban Art di Roma). Le scale di Roma diventano, grazie alla sua arte, non solo strumento fisico di congiunzione da un punto e l’altro della città, ma pregevole mezzo di comunicazione, profondo connubio tra storia, arte e cinema. Tre “icone” pop accendono tre scalinate romane, nell’esaltazione della bellezza femmini-le, tramite mezzi accessibili a tutti: Ingrid Bergman in via Fiamignano, Michèle Mercier a Corso Francia, ed, infine, Elena Sofia Ricci in via Ugo Bassi in un fotogramma del film “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni.Alice Pasquini, romana classe 1980, illustratrice, visual artist, scenografa e pittrice che porta la propria arte sui muri delle città che visita cogliendone, con acuta sensibi-lità, le peculiarità, dialogando con l’ambiente circostante. Ricorrente il tema del sentimento umano con particolare attenzione alla visione della donna, non più effimero og-getto del desiderio sessuale, ma simbolo di forza, tena-cia ed indipendenza. Molteplici le sue opere sparse per la Capitale, ma particolarmente degno di nota il progetto 3D realizzato presso il Lungomare Toscanelli ad Ostia: immagini, nate dalla collaborazione dell’artista con il fo-tografo Stefano Montesi, che aprono la finestra alla fan-tasticheria. Un’esperienza unica e personale in cui, una volta indossati gli occhiali 3D, si viene catapultati oltre il

crudo muro, avvolti da figure fluttuanti che ti vengono incontro; ed in un attimo realtà e fantasia si fondono e si torna magicamente bambini. Mauro Pallotta “Maupal”, scultore, scenografo, fumetti-sta, pittore, nasce il 20 maggio 1972 a Roma. Il suo Super-Pope dedicato a Papa Francesco, supereroe con la borsa nera che spicca il volo con la missione salvifica di condi-videre i valori della cristianità, lo consacra. Purtroppo il “sacro” graffito è stato cancellato dal muro di Borgo Pio in cui era stato dipinto per motivi di “decoro ambientale”. Un messaggio forse non compreso che si è perso tra i graffiti che deturpano le strade. Al Quadraro l’artista ce-lebra l’esodo di Romolo e Remo con trolley alla mano che abbandonano Roma per destinazioni che ritengono avere migliori opportunità professionali; la lupa Capitolina, sola ed impotente, si morde la coda di fronte alla frustrazione

dell’evento a cui assiste. Un amaro e dissacrante ritratto della fine della società e della attuale dinastia romana.Questi, solo alcuni dei nomi della rivoluzione artistica Ca-pitale. Così, sotto le mani sensibili e sapienti degli artisti di strada, lentamente Roma si trasforma; sboccia nei colori multiformi dei murales, diviene eclettico museo a cielo aperto in cui l’antico di fonde con il contemporaneo, in cui i muri raccontano storie attuali che parlano linguaggi semplici fatti di sogni ed aspettative.

La street art, nata negli anni ‘70 nelle metropoli nordamericane, prima nella forma più primitiva del graffito poi via via sviluppatasi in forme sempre più complesse, in Italia ha iniziato a diffondersi negli ultimi 20 anni. Sono tre le “culle” dell’arte di strada in Italia, Milano, bologna e roma.

Anno 2 n. 5 • SeTTeMbre 2015

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di G. B.

Sono versi tratti da La Fontana Malata di Aldo Palazzeschi, singolare ed originalis-simo scrittore del ‘900, in versi e in pro-sa. Nato nel 1885 a Firenze, a partire dal 1941 vissuto prevalentemente a Roma, dove, nei pressi del Teatro Valle ebbe la sua residenza fino alla morte avvenuta, nella città deserta, nell’agosto del 1974. Nella sua lunga carriera ebbe importan-ti riconoscimenti da parte della critica, tra i quali il Premio Viareggio nel 1948, e il Premio Marzotto nel 1953. L’esigenza di rinnovamento nell’arte, lo indusse ad aderire nel 1909 al Manifesto del Futurismo, movimento dal quale si dissociò poi nel 1914, pur rimanendo sempre amico di Marinetti.In Palazzeschi era fortissima la volontà di rompere con la tradizione, posizione comune non solo ai futuristi, ma anche ai crepuscolari, movimenti entrambi impegnati a reagire alla letteratura pa-ludata dell’ 800 e al suo mito Carducci, come pure al superomismo e all’esteti-smo di D’Annunzio dominanti nei pri-mi decenni del ‘900.Palazzeschi risolve questa esigenza in modo del tutto personale, oppo-nendo al poeta-vate una figura che ne è il rovesciamento, e alla tristezza e al ripiegamento intimi-stico dei crepuscolari, la volontà di saper ridere di ogni cosa, an-che nel dolore, come teorizza nel suo Manifesto del Controdolore (1913).D’altra parte è illuminante per com-prendere la sua personalità e la sua poe-

tica, quanto egli stesso dichiarò: “poche

persone in questo mondo risero quanto io

ho riso, e tale ho saputo conservarmi fino

alla vecchiezza.” Mentre nella raccolta poetica “L’incendiario” (1911) possia-mo leggere la famosa definizione di se stesso nella lirica “Chi sono?”:

“Chi sono?/ Son forse un poeta?/

No certo. / Non scrive che una parola,

ben strana, / la penna dell’anima mia: / “follia”… //

Non c’è che una nota / nella tastiera

dell’anima mia: / “nostalgia”. / Sono dunque… che cosa? /

Io metto una lente / davanti al mio cuore

/ per farlo vedere alla gente. / Chi sono?

/

Il saltimbanco dell’anima mia.”

Questa vocazione al riso, al dispiegarsi libero della fantasia, si traduce, anche nelle opere di narrativa, in un linguag-gio immediato e brillante, così scoppiet-tante da evocare, come è stato detto, il ritmo dell’opera buffa, tale da realizzare una dissoluzione del reale in un ghigno di suoni e voci. La vena giocosa e im-

prevedibile dà vita a una serie di perso-naggi, i “buffi”, figure che presentano nella loro semplicità e schiettezza po-

polare qualche aspetto non conforme al perbenismo e alle buone maniere, qual-che fissazione o stranezza. Presenti par-ticolarmente nella raccolta di novelle “Il Palio dei Buffi” vengono riprese nel-la successiva “Il buffo integrale” in cui il panorama dei buffi si tinge di una vena di malinconia. Accanto a questa serie giocosa di personaggi, presenti anche in numerosi romanzi, tra i quali va ricorda-

to l’allegorico “Il codice di Perelà” (1911), omino di fumo uscito dalla cappa di un camino, al quale viene affidato il compito di redigere un codice che regoli i vari momenti della vita umana, e intanto vengo-no smascherati i valori codificati della società e la sua ipocrisia, due

opere si distinguono collocandosi nella tradizione narrativa classica: “Stampe dell’800” (1932) e “Le sorelle Materassi”

Il romanzo Roma, tributo dello scrittore fiorentino alla Città Eterna, racconta la storia del Principe Filippo di Santo

Stefano, Cameriere Segreto di Sua Santità

paLazzeschi abitò daL 1941 fino aLLa moRte aLL’uLtimo piano di un paLazzo in via dei RedentoRisti, a fianco deL teatRo vaLLe. Qui suLLa teRRazza ReaLizzò un oRto: “coLtivavo ogni soRta di fRutta, daLLe pesche, aLLe peRe, aLLe meLegRane, aLLe aLbicocche. avevo una veRa e pRopRia fattoRia. una voLta RaccoLsi ottantadue pesche”

PalazzeschiFuturismo, Roma e l’orto in terrazza

CuLTurAContinua da pag. 6

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(1934), da molti considerato il suo capo-lavoro. Del 1953 è il romanzo “Roma” in cui accanto ai protagonisti, nobili e popo-lani, emerge la città rappresentata nella sua bellezza e ascoltata nel gergo del suo po-polo. Ma la fantasia dello scrittore, votata al gusto polemico, riemerge anche negli ultimi romanzi della vecchiaia, “Il Doge” (1967) e “Stefanino” (1968), mentre l’ul-timo “Storia di un’amicizia” (1971) è una analisi psicologica seppure in chiave far-sesca, che rivela la conoscenza dell’animo umano e della follia dei nostri sentimenti.

Clof, clop, cloch / cloffet / cloppete, / chchch… //

la povera / fontana / malata, / che spasimo / sentirla / tossire! … // Si tace, / non getta / più nulla, / si tace, /

non s’ode / rumore / di sorta; /

che forse… / sia morta? / …

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un voLto angeLico peR tanti RuoLi in fiLm decisamente teRRificanti. dopo in nomine satan La giovane attRice ci conduRRà neLLe angoscianti atmosfeRe de “iL guaRdiano deL ghiaccio”

Giulia MorganiUna inquieta bellezza

CIneMA

di Filippo Ferrari Bellisario

Fiction televisive, teatro, cinema. La carriera di Giulia Morgani, di origi-ne salernitana ma ormai trapiantata a Roma, ha attraversato scenografie e stili recitativi eterogenei, ruoli dram-matici e romantici, anche se lei con-fessa di prediligere i thriller, le storie noir, le atmosfere angoscianti, come quelle che poi ritroviamo in due film che l’hanno recentemente vista impe-gnata, Multiplex, del regista romano Stefano Calvagna, e l’inquietante, ma molto interessante, in Nomine Satan di Emanuele Cerman.Nel film “Amores”, lavoro collettivo sul tema dell’amore, Giulia ha dimo-strato tuttavia di saper esprimere an-che una spiccata femminilità, interpre-tando una moglie divisa tra il dovere di fedeltà al marito e l’attrazione per un giovane pescatore, proponendo una estetica sensuale che richiama allo

spettatore la Cucinotta de Il Postino, o Vana Barba in Mediterraneo di Sal-vatores.Ma qual è il cinema che piace a Giu-lia Morgani? E a quali attrici ti ispiri?In realtà a nessuna in particolare. Ho in-

terpretato ruoli molto diversi, ed è questo

il bello del mio mestiere, prendendo spunti

di volta in volta da attrici diverse. Spes-

so mi sono capitati ruoli “oscuri” in film

thriller e horror.

Qual è il tuo film preferito?Mi piacciono tantissimo i film di David

Lynch, ma probabilmente il mio film pre-

ferito è Melancholia di Lars Von Trier.

Hai citato due registi non certo commerciali e di facile visione…Sicuramente sono registi “difficili”. Mi

piace evadere in altri mondi. Alla figura di

Lynch sono particolarmente legata perché

è stato il soggetto della mia tesi di laurea.

Preferisci recitare dietro la macchi-na da presa o sul palcoscenico tea-trale?Entrambe. Ma sono molto legata al teatro

perché in quella dimensione mi sono for-

mata come attrice. Mi sono fatta le ossa in

un piccolo teatro vicino Campo de Fiori.

Quali sono i tuoi progetti futuri?Sto per uscire con un film scritto da me,

ancora una volta una storia nera: “Il

guardiano del ghiaccio”. Interpreto una

ragazza schizofrenica, chiusa in una casa

in cima a una montagna innevata. C’è un

uomo che mi tiene prigioniera, anche se

non è chiaro il nostro rapporto, a volte

sembra che sia io la parte cattiva.

Quali sono i luoghi di Roma ai quali ti senti più legata?Sicuramente Campo de Fiori. Ho vissuto

lì per tre anni. Lì ho imparato il teatro; è

stato un periodo indimenticabile.

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soRge aLLa giustiniana e ospita Ragazzi diveRsamente abiLi, La coopeRativa sociaLe che Li aiuta a foRmaRsi e a tRovaRe un LavoRo

W.A.Y.S.tante vie per impararee crescere

ASSoCIAZIonI

di Veronica De Michelis

Nove ragazzi con disabilità intellettiva quotidianamente impegnati nel tratta-mento e nel confezionamento di ma-teriali plastici e riciclabili, e nella ge-stione di gruppi di acquisto di prodotti biologiciL’obiettivo che si propone la W.A.Y.S., cooperativa sociale guidata dalla sua ideatrice, Lynda Johnson, è finalizzato

proprio alla formazione e in seguito all’inserimento nel mondo del lavoro. L’idea da cui è partita Lynda prende ispirazione da una società inglese, la Ways appunto, che recupera cellulari usati di tutto il mondo, per poi siste-marli e inviarli ai paesi in via di svilup-po che necessitano di telefoni a basso costo. Il progetto è stato sostenuto da France-

sco Petrucci, già consigliere PdL in XV Municipio, che ha messo a disposizione un locale alla Giustiniana che è diventa-ta sede operativa della Ways. Le attività svolte dai ragazzi all’interno della cooperativa sono molteplici aven-do la possibilità di maturare il senso di responsabilità nel portare a termine i propri impegni, svolgendo le mansioni sia in gruppo sia singolarmente, e impa-

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ASSOCIAZIONI

Per conoscere nei dettagli tutte le attività della Ways

visitare il sito internet www.wayscooperativa.it

oppure chiamare il numero 06/30363762

rando a rispettarsi vicendevolmente. Oltre al riciclo dei vecchi cellulari, si raccolgono an-che computer, avviati allo smaltimento e al recupero dei materiali di pregio presenti negli apparati. Inoltre, è nata da poco la collaborazione con un’azienda di cuf-fie: i ragazzi della Ways disinfettano, avvolgono e im-

bustano singolarmente gli au-ricolari che saranno utilizzati dalle compagnie aeree durante i viaggi. Ma i ragazzi sono molto attivi in iniziative ecologiche, eco-sostenibili ed equosolidali; la Ways, ad esempio, collabora con un Gruppo di Acquisto Solidale (Gas), costituito da persone che acquistano pro-dotti alimentari biologici e a Km 0. Il lavoro dei ragazzi consiste nell’acquisire gli ordini e inse-rirli online, pesare e smistare i

prodotti alla consegna e interagire con clienti e pro-duttori, sviluppando in questo modo sia le loro capa-cità informatiche sia quelle relazionali. Sulla traccia di un progetto promosso dal Municipio XV, si è dato poi il via ad un’iniziativa che riscontra oggi molto successo, ovvero la raccolta dei tappi di plastica, svolto con il grande aiuto di scuole, uffici, amici e familiari. Ogni progetto svolto all’interno della Ways ha lo sco-po di potenziare le abilità personali dei singoli ragaz-zi, farli sentire parte della realtà in cui vivono, ren-derli attivi e partecipi, supportati anche dal prezioso appoggio di Emanuele Currò, lo psicologo che tre volte a settimana effettua riunioni singole e di grup-po per confrontarsi con i ragazzi e monitorare i loro progressi. Lynda Johnson è dunque molto soddisfatta: il suo pro-getto ha raccolto il sostegno di numerosi amici, di enti pubblici ed aziende private. E l’obiettivo potrebbe di-ventare quello di aprire centri simili in ogni municipio di Roma.

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