Lungotevere n. 1 aprile 2016
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Transcript of Lungotevere n. 1 aprile 2016
Periodico mensile di Roma Nord a diffusione gratuita
Anno 3 • n. 1APRILE 2016
XIVII III XVI
I MUNICIPIOBattaglia degrado
I I MUNICIPIOComitati
sContenti
I I I MUNICIPIOBilanCio
finale
XV MUNICIPIOPorta
a Porta
AlessANdrO MUstIllO
Un comunista a roma
ItAlIA, UsA la politica ha fallito
le sette ChIese Pellegrinaggio religioso
e artistico
La Locanda Rossovino promuove le tipicità agroalimentari del territorioproponendo piatti e vini a km zero, rispettando la stagionalità
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Roma, ultimo atto ...............................2For Roma, wih Roma ...........................4Primarie USA, perché Trump e Sanders ......................6Villa Pamphilj a luci rosse ...................9Mustillo, un comunista per Roma ....10Svetlana Celli, da Marino a Giachetti 12Bidonville Prati ............................... 14Centro Storico, no a nuovi alimentari ..................... 15Comitati bocciano II Municipio ......... 16Giunta Marchionne: siamo soddisfatti ............................. 19Comitati: Marchionne inadeguato ....20Corbucci: scuole e sociale al centro ..22Ripulito il Parco Lineare ..................23Porta a Porta in XV ..........................24Ponte Milvio travolto dall’immondizia ..............................25Le Sette chiese, pellegrinaggio tra arte e fede .................................26Il pasticciaccio di via Merulana ........30Addio a Zaha Hadid ........................32
Editore
Sara Mechelli
Sede
Via Ghisalba 160 – 00188 Roma
Direttore Responsabile
Sara [email protected]
333/4204141
Direttore Editoriale
Filippo Ferrari [email protected]
Redazione
Luca Asterri, Davide Cirotti, Ludovica Leonardi, Ilenia Melis,
Alessandro Pilosu, Valerio Valeri, Veronica De Michelis
Pubblicità
Grafica
Marco Valeriani [email protected]
Stampa
Stamperia Lampovia Adda, 129/a – 00198 Roma tel: 39 06 8554312
email: [email protected] www.stamperialampo.it
Numero chiuso il 24 aprile 2016
Copertina di
Stefano Di Noi
Fotografie di
Stefano Di Noi, Gian Marco Sanna
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SOMMARIOAnno 3 - n. 1APRILE 2016
www.lungotevere.netSiamo anche online!
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di Filippo Ferrari Bellisario
Distrutta da anni di gestioni criminali, la decadenza della Capitale è stata rap-presentata in questi
mesi da tante immagini, che purtroppo hanno fatto il giro del mondo, e che sono diventati casi giornalistici molto dibattuti nei talk show. L’invasione dei topi, l’immondizia ovunque, le strade ricoperte di buche, gli alberi che crol-lano abbandonati a se stessi. Quasi che il disordine e la sporcizia morale delle istituzioni cittadine venga rappresentata fisicamente dal caos e dal lerciume delle strade romane.
Ma forse un dato più di ogni altro sin-tetizza il baratro nel quale sono finiti i romani e le istituzioni che li rappresen-tano e che li dovrebbero governare.
A metà marzo scorso è stato reso noto il risultato della lunga indagine sugli appalti e la gestione della cosa pubbli-ca nel Comune di Roma, nel periodo dal 2012 al 2014. Indagine condotta dal magistrato Raffaele Cantone, pre-
sidente dell’Autorità Nazionale Anti-corruzione. La relazione di Cantone è stata durissi-ma, lapidaria, definitiva: “l’indagine ha
rivelato la sistematica e diffusa violazione
delle norme. Ha palesato il ricorso ge-
neralizzato e indiscriminato a procedure
prive di evidenza pubblica, con il conse-
guente incremento di possibili fenomeni
distorsivi che agevolano il radicarsi di
prassi corruttive”. Tradotto in parole semplici, e sintetizzando il resto della analisi elaborata dal magistrato, negli ul-timi anni nessun ufficio del Comune di Roma ha seguito le corrette procedure in materia di appalti e di gestione delle risorse pubbliche. Nessuno.
La ricerca riguarda solo un periodo di tre anni, e circa il 10% delle procedure di appalto. Difficile credere però che il restante 90% sia stato gestito altresì in modo virtuoso.
Ma come si può arrivare a una tale de-generazione? E’ evidente che si tratta di un processo di sedimentazione, di comportamenti superficiali ed oppor-tunistici che sono poi divenuti palese-mente illegali, di mancanza di controlli,
di assuefazione da parte di chi non con-divideva ma non ha avuto la forza o la voglia di denunciare.
La corruzione non è esplosa all’improv-viso, senza motivo, come molti profes-sionisti della politica romana (profes-sionisti nel senso che altro non sanno fare né hanno mai provato a fare nella vita) vogliono far credere, riconducen-do tutto all’arrivo di Alemanno e delle sue orde barbariche di cattivi neofasci-sti. La gestione dissennata e prona ad interessi privati a discapito del bene pubblico non è il marchio di fabbrica solo degli ultimi due sindaci. Non è possibile, non è credibile.
L’abbrutimento della Capitale della cri-stianità è stato un processo lento, inar-restabile. Una città nella quale i proble-mi, le inefficienze, i pericoli, non ven-gono mai risolti, ma solo rimandati, e si amplificano, riproponendosi tali e quali ogni tanti anni, sempre più acuti.
Una spirale perversa che scende verso il basso. Sempre più giù. Siamo scesi ab-bastanza, o dobbiamo ancora toccare il fondo?
2
urbe
Roma, ultimo atto
3
di Valerio Valeri
In Italia i cittadini di etnia Rom rappre-sentano lo 0,25% della popolazione to-tale: 180mila persone, di cui la metà ita-liane e meno di un terzo di esse relegate in campi rom ufficiali o insediamenti abusivi sparsi nelle principali città. Come Roma, dove il 50% degli 8mila Rom cen-siti vivono senza un vero tetto sulla testa. La percezione del fenomeno da parte dei non Rom, però, è decisamente distorta: si arriva a credere che nello Stivale ci si-ano quasi 6 milioni di “zingari”, termine dispregiativo utilizzato dai più.Per ridimensionare questa concezio-ne basterebbe fare un salto in Bulgaria, dove i Rom rappresentano una forte mi-noranza etnica (il 5% della popolazione totale) e in alcune città popolano interi quartieri, veri e propri ghetti. Il Dipar-timento Giustizia della Commissione Europea, quest’anno ha deciso di pro-muovere una conoscenza maggiore del fenomeno – sulla scia di quanto stabilito dalla Strategia Europa 2020 - , puntando anche sull’aggiornamento dei media eu-
ropei che ogni giorno si occupano, non sempre con equidistanza e competenza, di questa etnia così antica e così bistratta-ta. Destino che accomuna un po’ tutte le minoranze, soprattutto quando manca-no di una rappresentanza politica a qual-siasi livello, anche locale. Grazie a que-sta iniziativa, il nostro giornale ha avuto l’onore di essere invitato a Sofia l’11 e 12 aprile, per prendere parte a un semi-nario itinerante (è partito dall’Ungheria e si concluderà a Roma in luglio, dopo aver toccato anche Romania, Repubbli-ca Ceca, Francia, Slovac-chia e Germania) incluso nel progetto “For Roma, with Roma” (con i Rom, per i Rom), avente lo sco-po di fornire ai giornalisti presenti dati aggiornati e storie di successo legate a questa minoranza tanto emarginata. Un breve viaggio in un paese che ha ancora mol-to da fare per raggiungere
la totale inclusione dei Rom, ma che si trova sicuramente a metà di un cammino che l’Italia probabilmente non ha nem-meno iniziato. Perché a Roma nel 2015 si sono effettuati 80 sgomberi di insedia-menti abusivi, senza che nessuno abbia ancora il coraggio di rendere concreta l’unica soluzione possibile: dare un tetto anche ai Rom. In Bulgaria queste perso-ne hanno accesso al sistema scolastico e universitario, fanno parte del mercato lavorativo - anche se con inevitabili dif-ficoltà, dovute a un pregiudizio non del
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“LUNGOTEVERE” ERA PRESENTE AD UN SEMINARIO PROMOSSO DALLA COMMISSIONE EUROPEA NELL’AMBITO DELLA STRATEGIA 2020, CONTRO L’EMARGINAZIONE DEI ROM. DATI, STORIE ED ESEMPI DI SUCCESSO FANNO PENSARE CHE CAMBIARE E’ POSSIBILE. PARTENDO DAI MEDIA.
MONDO
“FOR ROMA, WITH ROMA”
GUARDARE ALLA BULGARIA PER CORREGGERE LA STRATEGIA ITALIANA SULL’INCLUSIONE DEI ROM
tutto sconfitto - e possono usufruire del servizio sani-tario nazionale al pari dei non-Rom. Basti pensare all’e-sempio di Samokov, cittadina a 35 chilometri da Sofia, dove un team di mediatori sanitari (figura professionale del tutto nuova in Bulgaria, ce ne sono 185 ma sono desti-nati a crescere) agevola l’accesso in ospedale delle famiglie Rom: anziani, donne e bambini godono dell’attenzione del personale medico dopo anni di esclusione. Pensiamo a Sonia, rom di 37 anni con 5 figli, uno dei quali affetto da gravi malformazioni ai piedi: ha potuto far visitare suo figlio da uno specialista, che l’ha operato chirurgicamente e in via del tutto gratuita. Georgi ha 27 anni, è un Rom di Samokov e oltre ad amare la musica, studiare teologia all’università e aiutare il pa-
store della Chiesa Evangelica nel cuore del ghetto Rom della città, è anche un media-tore sanitario: “La mia è una vita normale - ci ha spiegato - che in molti vorrebbero avere. Lavoro affinché la gente più sfor-tunata aumenti le proprie possibilità con l’educazione, ma è uno scambio alla pari perché ogni giorno chi incontro mi per-mette di accrescere il mio livello. Un gior-no la mia prof di Lettere disse: ‘Georgi, sei molto intelligente e nella tua vita hai due opzioni, diventare un leader o un de-linquente’. Sicuramente ho scelto la prima strada”. Paola di anni ne ha 24, da 15 si è trasferita con la famiglia a Sofia in seguito alla per-dita del lavoro del padre. “Il primo anno a scuola decisi di non dire che ero Rom - racconta - poi però l’ho rivelato, ma non ho avuto problemi. Dagli insegnanti ai compagni, non c’è stata discriminazio-ne nei miei confronti. Oggi sono project assistant in un’associazione che ha come obiettivo quella di garantire la continuità scolastica dei bambini Rom e di fornire l’accesso gratuito alla nursery negli asili nido per tutte le mamme: finora abbiamo coperto le spese di 5mila famiglie”. Cosa ci racconterebbero i Rom italiani? Di una casa fatta di lamiere, strade di fan-go e di un pullmino che - nemmeno tutti i giorni e per tutto l’anno - passa all’alba per portare i bambini a scuola? In una scuola dove le insegnanti non sono ade-guatamente formate per affrontare la loro inclusione e gli altri compagni crescono con l’idea che “quelli” siano sporchi, brut-ti e cattivi? La ghettizzazione è il modo migliore per spingere una comunità ad
autoescludersi dalla vita del tessuto sociale in cui si trova. Far crescere un bambino in un campo lontano dalla città, privo di servizi igienici, è il modo più facile per far di lui un delinquente. Forse la Bulgaria non è il primo paese verso il quale vol-gere lo sguardo per migliorare, ma è una di quelle realtà che sta compiendo - con fatica e qualche inciampo – la strada più concreta. Se nella città di Kavarna oggi il tas-so di disoccupazione tra i Rom è sotto il 10% (la media nell’Unione Europea è del 33%), è perché si è permesso a questa minoranza etnica di costruire le proprie case e di essere assunte nelle imprese locali grazie a incentivi eco-nomici. Non un’utopia, ma voglia di cambiare.
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un tram a Sofia el’ingresso dell’ospedale di Samokov, località a 35 km da Sofia, dove vive una nutrita comunità rom.
uno splendido murales all’interno del liceo di Samokov e, sotto, studenti del liceo di Samokov realizzano oggetti da vendere allo Street Art Fest 2016 - foto di rui Farinha (www.rui-farinha.pt).
I giornalisti all’Ospedale di Samokov, dove i mediatori sanitari mettono in contatto i rom con il personale medico - foto di rui Farinha (www.rui-farinha.pt).
ANNO 3 N. 1 • APrILe 2016
di Giovanni Francesco Accolla
Lo scollamento tra ampie fette di popo-lazione e la politica negli Stati Uniti, è ancora più accentuato che in Italia. Più la campagna per le primarie ame-ricane va avanti e più le distanze tra la politica d’Oltreoceano e quella europea e italiana in particolare, si accorciano. Su di tutti, i fenomeni Trump da un lato e quello Sanders dall’altro che, per molti versi, raccontano di un elettorato (o me-glio: di un popolo) coinvolto nelle mede-sime nostre delusioni, nelle stesse riven-dicazioni, nell’identico disagio culturale. Donald Trump è un po’ Grillo, un po’ Salvini (tanto per farci capire) e fin ora da parte sua non ha sbagliato una mossa. Chi ha sbagliato, invece, è il partito Re-pubblicano che da qualche mese - chis-sà se in tempo - sta provando di tutto per arrestarne la corsa. Anche manovre molto “partitocratiche”, com’è avvenuto pochi giorni fa in Colorado, dove, per regole interne al partito, non gli è stato permesso di partecipare alle primarie. C’è, inoltre, un gruppo di milionari re-pubblicani molto attivo, “the anti-Trump Our Principles PAC”, che vorrebbe evi-
tare di arrivare a luglio con una conven-tion aperta. Ma c’è da chiedersi quanto Ted Cruz, sia capace di affrontare il rush finale verso la Casa bianca. Certo Trump in questi mesi ha detto e fatto cose da far accapponare la pelle, ma ha guadagnato le aperture di tutti i telegiornali ed é entrato in sintonia con un pezzo di popolo americano forse da decenni fuori dal dibattito politico e quindi totalmente privo di rappresentan-za. Insomma, Trump ha dato, in una pa-rola, dignità un pezzo di società frustrata (“io amo le persone ignoranti”, ha detto) e questo popolo potrebbe fare la differen-za - semmai fosse Trump il contendente - il giorno del voto.Non dimentichiamo che nel 2008 espressero la loro preferenza 131 milio-ni e 407 mila americani su 229 milioni e 945 mila aventi diritto al voto. Insomma solo il 57,1 degli elettori e si urlò al mi-racolo della partecipazione! Ed ecco che Trump potrebbe far alzare notevolmen-te il numero dei votanti, mobilitare folle di bifolchi adoranti. Che - di là dalla per-cezione che abbiamo noi a pensare che l›America sia New York o San Francisco
- sono davvero tanti. La sensazione, poi, é che Trump abbia intuito prima e più degli altri contenden-ti (privo com›è di qualunque inibizione o buon gusto intellettuale) che lo «scolla-mento» d’interi blocchi sociali dalla vita politica negli Stati Uniti è assoluto, peg-gio - per intenderci - di quanto avviene da noi. La delusione nei confronti delle politiche del presidente Obama è davve-ro forte, nonostante dall’Europa non si percepisca appieno. E in questo senso tutto il mondo é Paese: la parolaccia uni-sce, certo cinismo (specie dopo decen-ni dittatura del politicamente corretto) e una certa idea di ribellione contro lo Stato modulata con molto isolazionismo populista, sembrano la soluzione. Per-ché, seppure la disoccupazione qui negli USA sia sotto il 5 per cento, la differen-za tra disoccupazione e tirare la cinghia a causa di un lavoro mal pagato (così come il gap sempre più esagerato tra le immense ricchezze di pochi e la soprav-vivenza della maggioranza), è minima. Insomma, il partito Repubblicano, al pari del centro destra italiano, è in buo-na parte causa della propria disgrega-
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REPUBBLICANI E DEMOCRATICI DEVONO SCEGLIERE IL LORO CANDIDATO CHE CORRERà PER LA CARICA DI PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA. IN ENTRAMBI GLI SCHIERAMENTI DUE CANDIDATI IMPREVISTI; IL REPUBBLICANO POLITICAMENTE SCORRETTO, E IL DEMOCRATICO DICHIARATAMENE SOCIALISTA. ENTRAMBI RISPONDONO ALLE ISTANZE DI CHI NON SI SENTE PIù RAPPRESENTATO DALLA POLITICA “CLASSICA”
MONDO
LA CRISI ECONOMICA E CULTURALE SPINGE TRUMP E SANDERS
zione e della disaffezione di molti elettori. C’è da se-gnalare, infatti, che Trump non è solo il prodotto dell›estemporaneità e quan-to ha fatto emergere c›è e resterà perché esiste da tempo. Vent’anni fa c›era Ross Perot a scagliarsi contro NAF-TA e l’immigrazione illegale e a rivolgersi a quelle stesse persone cui oggi parla Trump. Insomma, quel tipo di malessere socio-politico negli USA c›è da molto, forse da sempre. Ma trova raramente una rappresentanza po-litica esplicita. Se Trump non è un fenomeno destinato a morire per mancanza di consenso, ma solo per volontà (ripeto, tar-diva) dei dirigenti del Partito Repubblicano, è dunque perché la base sociale da cui lui e Sanders attraggono voti è sia vasta che parzialmente sovrapposta. Per para-dossale che possa sembrare e in analogia a Bernie San-ders (di questo i repubblicani e i democratici dovreb-bero trarre lezione), infatti, Donald Trump è riuscito a rappresentarsi come “uno del popolo” e la “voce di chi
non ha voce”, dell’America tradita da tutti questi immi-grati d’ogni tipo e colore e da tutte queste minoranze (gay, vegani, e molte altre assai assortite) che parlano con accenti strani e sono di-ventate quasi maggioranza nel Paese. La qual cosa suggerisce che, in realtà, se i due partiti tradizionali “esplodessero” grazie all’azione di Sanders da un lato e di Trump&Cruz dall’altro, potremmo avere una riaggregazione in tre partiti. Uno socialisteggiante di stile molto scandinavo, un altro partito centrista e amico del business dominante vicino a Hillary Clinton, ed uno reazionario a forte impronta nazionalista, reli-giosa e ovviamente para-razzista. Ora - per ora - Trump è sostanzialmente un formida-bile strumento attraverso il quale esprimere il dissenso e il malessere per notevoli fasce di popolazione deluse, come dicevo, da Obama sul piano politico, e frustrate da politiche economico-fiscali che premiano, comunque, i soliti ricchi. Qui in Florida, per esempio, un’intera ge-nerazione di cubani (i più giovani piuttosto, sperano di tornare in patria per fare affari) ha votato Trump per mandare un messaggio di forte disappunto a Obama: con i dittatori non si tratta. Rubio evidentemente era un messaggero troppo debole. Quello che mi preme sottolineare è che, chi va a votare Trump, chi partecipa ai suoi meeting sono quelli che ne-gli Usa dalla globalizzazione e dal processo tecnologico
sono rimasti vittime, dall’al-tro lato i sostenitori di San-ders esprimono un simile, seppure culturalmente più elaborato, dissenso.
Sul fronte dei democratici, per meglio comprendere Sandres va sottolineato, che Hillary Clinton deve fare i conti con una sempre crescente difficoltà a diventare un candidato che sollevi entusiasmi nel proprio elettorato. Approfitto per aggiungere che la sua è e rimarrà una candidatura ad alto rischio sino al giorno del voto: la signora ha tanti di quegli scheletri nell›armadio che uno scandalo mortale potrebbe esplodere in ogni momento e travolgerla. Senza pensare che l’ex segretario di Stato, non interpreta affatto la voglia di novità della maggio-ranza repubblicana e - sempre per buttare un occhio alle questioni Italiane - somiglia a quegli esponenti di sinistra così lontani dalle istanze della sinistra, da attrarre le sim-patie della destra moderata, ricca e benpensante. Insom-ma, Hillary appare come la classica politica di sinistra, pronta a fare cose di destra.
Trump e Sanders sono sfug-giti al controllo dei partiti. Essi sono più effetto che causa di un fenomeno che si ripete, ma che ora sem-bra addirittura endemico in quasi tutto l’Occidente. Trump come Grillo, e Gril-lo come tanti altri effetti di
un risentimento su scala mondiale nei confronti di quel-la che, per comodità, chiamerei «politica tradizionale».Un fatto rilevante, è che una fetta ampia dell›elettorato di Sanders voterebbe Trump, invece di Clinton, se San-ders non dovesse vincere le primarie. E se Trump è riu-scito a diventare la sorpresa di cui tutti i media parlano, perché ha una maggioranza relativa dei voti e quindi la possibilità di essere il candidato, Sanders è altrettanto una sorpresa in termini di supporto popolare. Non ho un calcolo esatto di quanti siano gli elettori democratici che hanno sino ad ora votato per Bernie Sanders, ma la mia stima approssimativa mi dice che siamo attor-no a cifre simili a quelle di Trump. E quando guardo la mappa degli USA noto che Bernie ha vinto sino ad ora, sono tutti al nord, ossia stati «bianchi», in termini di po-polazione. E questo vale in particolare per la sua vittoria in Michigan, di poco ma vittoria, che ha sorpreso tutti. Michigan, guarda caso, Stato «vittima» della globalizza-zione e delle linee di crescita che l›economia USA ha seguito negli ultimi trent›anni. Trump dunque trionfa a causa di mancanza di leader-ship, che anche da questa parte dell›Oceano si sta facen-
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Gli Stati uniti d’America sono una federazione composta da 50 stati più un distretto federale (Columbia, dove si trova la capitale federale Washington).
ANNO 3 N. 1 • APrILe 2016
La campagna elettorale per le primarie americane avvicina la
scena politica statunitense a quella europea, e soprattutto italiana.
Il Partito Repubblicano sta provando a frenare la corsa di Trump. Ma Ted
Cruz sarà capace di affrontare il rush finale verso la Casa Bianca?
do grave al punto che, a uno sguardo d›assieme, sembra che l›intera politica Occidentale sia diventata una specie di «B-movie» pieno di comparse e caratteristi incapaci di dare non solo una buona interpretazione, ma un senso compiuto alla storia. Sanders, pur con diversi distinguo che appaiono evidenti, è nato dentro il medesimo disagio. La rottura del patto fiduciario tra eletti ed elettori e, appunto, la carenza di leadership coraggiose e capaci (soprattutto non prigioniere di un consenso continuo e su ogni scelta), temo ci stiano portando, non a delle dittature (gli anti corpi ci sono e forse tengono anco-
ra), ma a una nuova forma di democrazia che chiamerei (almeno, al momento) post-democrazia. C›è, in buona parte dell›Occidente, una fame malata - quasi bulimica - di uomini che sembrano forti e che diano l›impressione (questa è sufficiente) di saper risolvere i vari conflitti sociali in campo, senza mediazioni. C›è molto risenti-mento tra i blocchi sociali (o tra quel che né é rimasto) e tra generazioni, c›è molta frustrazione dovuta al gap sempre più ampio tra ricchi e poveri, diminuendo di peso la cerniera sociale della classe media. E non è per nulla consolante che l›America somigli all›Europa.
Il Presidente degli uSA
è rivestito del potere esecutivo, ovvero di capo
del governo della nazione, ed è capo delle forze
armate
MONDO
DONALD TruMP
berNArD SANDerS
HILLAry CLINTON
TeD Cruz
70 anni, è un uomo d’affari, specializzato nel settore immobiliare. Inserito dalla rivista americana Forbes tra i 500 uomini più ricchi del mondo, intorno al quattrocentesimo posto (ma lui sbandiera di avere un patrimonio superiore...), Trump è anche una star televisiva, avendo creato e interpretato il reality show “The Apprentice” (l’apprendista), nel quale il magnate valutava aspiranti manager, programma riproposto in Italia con protagonista Flavio Briatore. Trump è anche un gioco simile al nostro Monopoli, “The Trump Game”, una serie di profumi da uomo (l’omonimo Donald Trump in confezione dorata, ma anche il “Suc-cess by Trump”), un marchio di bistecche di manzo (“Trump Steaks)”. Già propostosi nel 2000 con una lista populista minore, ora si presenta con il Partito Repubblicano.
detto Bernie, 74 anni, è attualmente membro del Senato USA tra le fila del Partito Democratico. Tuttavia ha una posizione nettamente di “sinistra”, considerato infatti indipendente nella sua linea politica rispetto al partito: fin da giovane Sanders si definisce “socialista”, definizione che negli Stati Uniti, soprattutto nel pe-riodo della gioventù di Sanders, è vista con sospetto. E’ stato attivista per i diritti civili, sindaco di Burlington (nel Vermont), deputato al Congresso, sempre con il Partito Democratico. Le magliette celebrative della sua campagna elettorale (negli USA tutti i candidati hanno una linea di gadget), prodotte rigorosamente in fabbriche sul territorio statunitense da American Apparel (marchio molto alternativo e molto “liberta-rian”) stanno andando a ruba tra i giovani americani.
(cognome da nubile Rodham), 68 anni, avvocato, non è solo la moglie dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America, Bill Clinton. E’ stata senatrice nonché Segretario di Stato dal 2009 ad inizio 2013, durante la presidenza di Barack Obama. Ha corso per la carica di presidente USA anche nel 2007, quando venne sconfitta alle primarie del Partito Democratico, a sorpresa, proprio da Obama. Per cercare di rimediare agli errori di quella campagna elettorale ha rivisto non solo alcune sue posizioni in materia di aborto, matrimo-nio gay e altre questioni civili, ma anche il suo approccio comunicativo. La Clinton, in caso di vittoria finale, sarà la prima donna a divenire presidente negli USA.
nome all’anagrafe Rafael Edward, 46 anni, nato in Canada da padre cubano e madre statunitense ma di origini irlandesi ed italiane, è attualmente senatore repubblicano in rappresentanza del Texas. Di posizioni particolarmente conservatrici, come Trump vuole mettere rigidi paletti all’immigrazione, limitandola solo a persone di religione cristiana. Cruz è infatti un fervente credente, cristiano evangelico. Suo bersaglio politi-co non sono solo democratici ma gli stessi repubblicani, accusati di aver ammorbidito le proprie posizioni. Di lui è stato detto: “Trump fa il matto estremista, Cruz è un matto estremista”.
PIAZZETTA DEL BEL RESPIRO IN BALìA DI TRAFFICI ILLEGALI: ANCHE A MONTEVERDE LA PROSTITUZIONE FA DISCUTERE POLITICA E CITTADINI
VILLA PAMPHILI A LUCI ROSSE
9
di Alessandro Pilosu
Oramai è diventato un rito: scende la notte, e quella che un tempo era considerata una delle piazze più belle che il quartiere di Monteverde potesse regalare, di colpo si trasforma in un luogo dedicato alla prostituzione. Le ra-gazze si sistemano davanti ad uno degli ingressi di Villa Pamphilj, parco naturale e gioiello della Capitale, su un marciapiede in bella vista per gli automobilisti che cir-colano su via Leone XIII, quindi per potenziali clienti. è un fenomeno recente, che i residenti del quartiere attribuiscono al calo drastico dei controlli delle forze dell’ordine nella zona dell’area verde.La pensa così anche Emiliano Manteo, iscritto alla lista Marchini, che in seguito all’iniziativa di pulizia promossa dall’Associazione Villa Pamphilj lo scorso 4 Aprile, ha così denunciato: “La Villa è ormai abbando-
nata a se stessa da anni ed anni - attacca Manteo - la si
utilizza a proprio piacimento approfittando dell’assenza
di controlli. Perché Maltese non si occupa della sicurezza
di Monteverde?”.Ad essere chiamata in causa, appunto, è Cristina Mal-tese, presidente in carica del XII Municipio, che a det-ta dei comitati cittadini non avrebbe finora dedicato troppa attenzione al problema. La questione sicurezza è ritenuta di tale importanza dagli abitanti del quar-tiere da spingerli a costituire un gruppo di volontari,
pronto a segnalare alle au-torità competenti qualsiasi anomalia. L’organizzazione gode dell’appoggio di Marco Giudici, consigliere munici-pale per Fratelli d’Italia: “Le
nostre armi saranno le comu-
nicazioni veloci in una rete di
contatti che dovrà essere sem-
pre più capillare”. Una cosa è certa: le ragaz-ze continuano il loro lavoro pressoché indisturbate. Sa-rebbe necessario un inter-vento mirato da parte delle istituzioni, teso a colpire quello che sempre più sta as-sumendo i connotati di un fenomeno di prostituzione ben organizzato, con tanto di ricambio regolare delle ragazze coinvolte. Ma si sa, il problema, ottimo argomento di strumenta-lizzazione politica, travalica la dimensione della gestione di un singolo Municipio, e andrebbe affrontato a livello nazionale e perfino internazionale. L’unico rimedio mo-mentaneo può essere un adeguato presidio del territo-rio, condotto dalle amministrazioni locali e dagli stessi cittadini aiutati dalle forze dell’ordine.
ANNO 3 N. 1 • APrILe 2016urbe
di Valerio Valeri
Domenica 5 giugno sull’affollata scheda elettorale ci sarà anche Alessandro Mustil-lo, 27 anni, il più giovane candidato alla ca-rica di Sindaco di Roma in questa tornata. Diplomatosi al “Giulio Cesare”, laureando in Giurisprudenza, è l’espressione di una fase di profondo rinnovamento che sta vi-vendo il Partito Comunista in tutta Italia e nello specifico nella Capitale, dove l’estre-ma sinistra vanta un’ampia rappresentanza giovanile nelle scuole e prova a confron-tarsi con i “grandi”. Studenti, lavoratori e classi sociali svantaggiate rappresentano il target preferito di Mustillo, che intervistato dal nostro giornale tiene a precisare: “La mia non è una candidatura giovanilistica o generazionale”. Mustillo, lei ha studiato al Giulio Ce-sare: come ha vissuto il suo essere co-munista nello storico liceo di Corso Trieste?In realtà io per tre anni sono stato rappre-
sentante di istituto, primo degli eletti e a pieni
voti, erano anni particolari. Sono molto grato
alla mia scuola, lì ho iniziato l’attività poli-
tica con le prime manifestazioni contro la
Riforma Moratti e la guerra in Iraq. Non ho
avuto particolari problemi.
Nessuno scontro con la componente di estrema destra?Sì, qualcosa c’è stato. Però ecco, l’estrema
destra di allora è quella che oggi sta con la
Meloni. Blocco Studentesco all’epoca non
esisteva a scuola, anche perché non li face-
vamo entrare.
Come nasce la sua candidatura all’in-terno di un partito come quello Comu-nista? Siete in fase di rinnovamento.Una scelta della nostra direzione nazionale,
voluta e discussa molto in Federazione roma-
na. Oggi i comunisti a Roma sono per lo più
giovani. Alle ultime elezioni studentesche la
nostra organizzazione giovanile ha preso il
18% dei voti, nessuno lo dice ma è così. Più
di ventimila voti. Nel mondo reale esistiamo.
Scelta forzata? Giovanilista? No, è naturale
e sta nei rapporti che oggi ci sono nel parti-
to. Noi non vogliamo fare la candidatura dei
giovani per i giovani, non c’è logica genera-
zionale. Pensiamo a tutti, il punto principale
è l’unità di classe.
Trasporto pubblico: l’Atac ha infiniti problemi economici e strutturali, è sta-
ta devastata con Mafia Capitale. Che idea ha il Partito Comunista per rilan-ciarla? Coinvolgere lavoratori e cittadini nel gestire
direttamente l’azienda e finanziarla nel modo
adeguato. Sono stati persi 200 milioni di fi-
nanziamenti negli ultimi anni. Finora solo
assunzioni dirette di amici e parenti, manca-
no però autisti e macchinisti. Unica azienda
di trasporto pubblico, invertire il processo di
privatizzazione per esempio con Roma Tpl.
Basta affidare servizi a società terze. Po-
tenziare le linee periferiche, ad oggi ridotte
dal piano Tronca in modo preoccupante. E
poi investimento su mobilità alternativa: le
metro si devono fare, ma senza speculare.
Ci vogliono i corridoi ferroviari. Noi siamo
favorevoli al tram Laurentina-Saxa Rubra. È
un modo anche per ovviare alle oggettive dif-
ficoltà di costruire nuove linee metro a Roma.
Mobilità alternativa: piste ciclabili, car sharing, auto elettriche. Che ne pensa? Come si possono incentivare questi mezzi?Sulla ciclabilità sosteniamo che costruire pi-
ste senza collegarle alle principali direttrici
del trasporto pubblico, è inutile. Io devo poter
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PARLA IL CANDIDATO SINDACO PER IL PARTITO COMUNISTA: “L’ATAC VENGA GESTITA DA LAVORATORI E CITTADINI. LO STADIO DELLA ROMA? IL PROGETTO NON MI CONVINCE. IL PD E’ IL MIGLIOR DIFENSORE DEGLI INTERESSI DEI PALAZZINARI”. IL 27ENNE OUTSIDER SI PREPARA A UNA LOTTA IMPARI: “I MIEI MANIFESTI ABUSIVI? NON E’ QUELLO IL VERO DEGRADO DELLA CITTA’. LA MIA CANDIDATURA NON E’ GENERAZIONALE: VOGLIAMO L’UNITA’ DI CLASSE”
urbe
Alessandro Mustillo
prendere la bici, arrivare alla metro, poi riprendere la bici-
cletta e arrivare a lavoro o a scuola o all’università. Auto elet-
trica: noi preferiremmo che a Roma si investisse sul pubblico
per diminuire progressivamente ed eliminare i mezzi privati.
Sarebbe un miglioramento ambientale. La nostra priorità è il
trasporto pubblico, l’unico a dare alternativa a Roma.
Rifiuti: Tronca ha dato il via ad un piano di incentiva-zione della differenziata e apertura di 18 nuovi centri di raccolta. Cosa si può fare di più?Sulla differenziata si sono fatti passi avanti, perché negarlo.
Però a Roma ancora si investe troppo sugli inceneritori, pen-
so allo sblocco di quello a Malagrotta con ennesimo favore a
Cerroni. La responsabilità è del centrosinistra, alla conferenza
Stato-Regioni c’erano Renzi e Zingaretti. Il rifiuto dev’essere
gestito a livello pubblico, trasformarli in profitto da reinvesti-
re nel miglioramento del servizio. Va incrementata la porta a
porta, a patto che gli organici Ama siano potenziati. In questi
ultimi mesi non c’è stata la valutazione del personale, molti
spazzini sono stati dirottati nella differenziata e questo ha cre-
ato un buco nel servizio.
Lo Stadio della Roma: il Pd e Marchini lo appoggiano, Fassina è titubante, la Raggi ha aggiustato il tiro da un ‘no’ totale a un ‘sì, ma’. Che posizione ha il suo partito?Premetto che noi saremmo per una concezione di sport popo-
lare, partecipato dai tifosi direttamente. Uno sport più legato
al territorio, cosa che nel calcio non succede. Noi non siamo
contrari di principio allo stadio di proprietà, ma va capito il
progetto e quello di Tor di Valle non convince, c’è consumo
di nuovo suolo in un’area scelta per interessi privati e non per
esigenze della città. Da tifoso giallorosso non posso però di-
menticarmi di evitare speculazioni. I cittadini romani e anche
i romanisti credo possano capirlo. Attendiamo di vedere un
progetto che valorizzi le necessità sportive e non sia pretesto
per costruire. Lo stadio Flaminio è in totale abbandono, per
noi è una priorità.
Il Flaminio riconsegnato al calcio di Roma e Lazio, però, creerebbe grossi problemi di circolazione e si-curezza in quel quadrante, non trova?Il Partito Comunista propone che venga dato in gestione alle
scuole, società locali, che ne dispongano quotidianamen-
te. Per valorizzare il lavoro fatto da piccole società che non
hanno strutture adeguate a disposizione. Roma 2009 ha dato
tante macerie, ma anche un paio di situazioni positive come
per esempio la piscina pubblica di Pietralata gestita dalla Fe-
dernuoto, dove vanno gratuitamente le scuole nuoto romane. Il
Flaminio, inoltre, non è solo stadio: ci sono piscine e palestre
di scherma. Può essere un progetto di punta. Giochi 2024, la vostra posizione è netta.
Siamo contrari, ma non per principio. Le Olimpiadi sono una
cosa bellissima. Il problema è che sappiamo cosa diventeran-
no i Giiochi a Roma, ancora paghiamo i debiti dei Mondiali
1990, quando il presidente del comitato organizzatore era lo
stesso di oggi. Si parla di low cost, ma poi a Roma diventa
tutto hard cost. non crediamo minimamente ai 200mila posti
di lavoro, perché saranno tempi determinati o volontariato. La
città dello sport a Tor Vergata doveva costare 60 milioni, ne è
costata già 200 e ci dicono ce ne vorranno altri 400. E poi le
località scelte, ovvero la Nuova Fiera di Roma e Tor Vergata
sono due zone ben poco integrate nel tessuto urbano romano.
Mustillo, lei fa l’exploit ed entra in consiglio comu-nale. Fa opposizione dura e pura stile ‘Cinque Stelle’, oppure voterà decidendo atto per atto?Se c’è una buona proposta va assolutamente votata, faremo
una valutazione progetto per progetto mettendo uno staff di
tecnici per analizzare tutto. Il problema è che quando si parla
di indirizzi generali della città, un partito come il Pd sappiamo
bene che è il miglior difensore degli interessi dei palazzinari.
Noi vogliamo atti in favore di lavoratori e studenti, ma un indi-
rizzo generale positivo non ce lo aspettiamo purtroppo.
L’hanno attaccata per i manifesti abusivi: promette che non troveremo più la sua faccia dove non si deve? Cosa risponde alle critiche scaturite sui social?Fino a poco fa non c’era la data ufficiale delle elezioni. La mia
candidatura è stata ufficializzata il 15 gennaio, ma non c’è un
giornale che ci abbia citati. Noi facciamo attacchinaggio con i
militanti, ho chiesto di fare attenzione e usare i bandoni. Detto
ciò, credo che in un contesto di totale censura mediatica con
giornali e tv espressione di palazzinari e banchieri, l’attacco
indiscriminato rivolto alle uniche forme di propaganda che le
forze politiche come la nostra possono effettuare fa il gioco
di un concetto di politica riservato a chi ha i soldi. Il degrado
a Roma sono la speculazione, i tagli, la mancanza di lavoro.
Contro questo il Partito Comunista si batte. Non saranno due
manifesti fuori posto il problema di Roma.
Questione Rom: qual è la sua posizione?Noi non difendiamo il modello dei campi, ma va indicata una
soluzione. La politica della ruspa crea dieci insediamenti ogni
campo abbattuto. Vogliamo l’integrazione, con il rispetto reci-
proco delle regole. Denuncio una cosa: nelle periferie stanno
chiudendo i centri interculturali, ovvero scuole e asili accessi-
bili a chi non può iscriversi a quelli pubblici. Bisogna dare le
case a chi non le ha, ce ne sono 200mila sfitte in questa città.
Vanno spinti i Rom e altre comunità a mandare i figli a scuola
e bisogna permettergli di lavorare, rimuovendo le cause socia-
li della segregazione. Bisogna investire nei progetti intercultu-
rali, che adesso stanno de finanziando e chiudendo.
11
Alessandro Mustillo, 27 anni, è laureando in Giurisprudenza ma ha sospeso la tesi per dedicarsi alla corsa al Campidoglio. Si è diplomato al Giulio Cesare, storico liceo classico di Corso Trieste, dove è stato per 3 anni rappresentante di istituto e primo degli eletti.
ANNO 3 N. 1 • APrILe 2016
“Il Partito Comunista se entrerà in assemblea capitolina valuterò atto per atto ciò ch verrà proposto. Ma già so che se ci fosse un sindaco del Pd, l’indirizzo generale della giunta non
sarebbe condivisibile: loro sono i migliori difensori degli interessi dei palazzinari”
12
urbe
di Davide Cirotti
Tutte le strade portano a Roma. Eppure vedere il Campidoglio incappare in vi-coli ciechi non è affatto raro.
Il 30 Ottobre 2015, 26 consiglieri mu-nicipali, consegnarono le dimissioni de-cretando la fine dell’era Marino e con lui vennero sciolte l’assemblea capitolina e la giunta. Attualmente è il Commissario Straordinario Tronca a scortare l’Urbe fino alle elezioni amministrative previste per il 5 giugno.
Tra i consiglieri di maggioranza dimis-sionari c’era anche Svetlana Celli,nata nel 1974 a Roma,vissuta nel quartiere periferico di Tor Bella Monaca, si di-stinse nel 2013 alle elezioni amministra-tive romane collezionando 1757 voti di preferenza,numeri che la premiarono con una medaglia d’argento nella Lista
Civica di Ignazio Marino, seconda solo a Franco Marino, e con un posto tra i 48 consiglieri capitolini. La figlia dell’ex consigliere regionale del Lazio, Giusep-pe Celli, fu referente commerciale in va-rie strutture sportive nella Città Eterna, battendosi per la creazione di sinergie tra pubblico e privato volte ad una con-creta diffusione dello sport.
La firma,insieme ad altri 25,delle di-missioni ,la rese complice di quello che secondo l’ormai decaduto sindaco-chi-rurgo fu “come una coltellata da un fa-
miliare”; tuttavia, il supporto della Celli per la corsa alla poltrona di Sindaco sarà nuovamente per un candidato Pd, Ro-berto Giachetti.
L’ex membro dell’Assemblea Capitolina chiarisce meglio le enigmatiche scelte pre-cedenti, quelle attuali e quelle imminenti.
“Firmare le dimissioni è stata una scelta
dolorosa ma, purtroppo, inevitabile. Chi
conosce il mio lavoro sa che ho costan-
temente difeso il Sindaco Marino, mentre
tutti lo criticavano. Ma le condizioni per
andare avanti – con una maggioranza
sempre più in difficoltà e senza dialogo
tra Giunta e Consiglio – non c’erano più.
Se la coalizione fosse rimasta compatta e
con una strategia chiara di rilancio, avrei
continuato a sostenere l’amministrazione.
Marino, inoltre, si è distinto per scolla-
mento dai problemi della città; distan-
za dalle periferie; inerzia nella gestione
dell’ordinario, dalla raccolta dei rifiuti
alla manutenzione delle strade, al decoro
urbano.
Queste mancanze hanno inevitabilmente
oscurato anche ciò che di buono era stato
fatto. La tanto attesa ‘fase due’, in sostan-
za, non è mai partita.”
urbe
LA DIMISSIONARIA CONSIGLIERA COMUNALE CRITICA L’OPERATO DI MARINO “SI è DISTINTO PER SCOLLAMENTO DAI PROBLEMI DELLA CITTà”. NON SI SALVANO MARCHINI E RAGGI “IN ASSEMBLEA CAPITOLINA,PRENDEVANO PAROLA SOLO QUANDO C’ERANO LE TELECAMERE”
Svetlana Cellida Marino a Giachetti “Roma ha assoluto bisogno di tornare alla normalità”
Anno 3 n. 1 • APRILE 2016
Svetlana Celli, nata nel 1973, è laureata in Lettere e Filosofia all’università Tor Vergata di roma. Dal 2013 è stata consigliere comunale nelle fila della “Lista Civia per Marino” e presidente della Commissione Capitolina “Personale Statuto e Sport”.
Quale è stato secondo lei il più grande errore poli-tico di Marino? Al di là degli scontrini...
“Non dialogare con la sua maggioranza. Con Marino i
consiglieri comunali sono rimasti isolati ed inascoltati.
Compresi quelli della Lista Civica Marino, che avrebbe-
ro dovuto avere come punto di riferimento privilegiato
proprio il primo cittadino. Nemmeno quando ha deciso
di presentare le dimissioni, il sindaco Marino ha sentito
il bisogno di confrontarsi con i consiglieri della sua Lista
Civica. Si è limitato a dare l’annuncio attraverso i media.
I consiglieri raccoglievano le segnalazioni dei cittadini e
dei territori, che però rimanevano lettera morta perché i
problemi poi non venivano risolti. Durante l’incontro in
streaming del luglio 2015, tra Marino ed i gruppi di mag-
gioranza, ho fatto presente al sindaco questa situazione.
Ma non è cambiato nulla. I consiglieri comunali hanno un
mandato preciso, che è stato conferito loro direttamente
dai cittadini. Ed è ai cittadini che continuiamo a rispon-
dere, ogni giorno del nostro impegno sul territorio. Avere
una amministrazione senza una regia e senza una stra-
tegia di rilancio non era sostenibile per Roma, né per i
romani.”
Da Marino a Giachetti: in cosa e come il deputa-to Pd può far meglio della precedente esperienza? Cosa l’ha convinta ad aderire al progetto democra-tico per Roma, sponsorizzato da Renzi?
“Roberto Giachetti, indubbiamente, ha maturato una
grande esperienza amministrativa a Roma, conosce la città
e possiede una profonda sensibilità istituzionale. Condivi-
do la sua scelta di ascoltare la città un quartiere alla vol-
ta, parlando con le persone e raccogliendo critiche, idee
e suggerimenti. Roma ha assoluto bisogno di tornare alla
normalità e riappropriarsi della gestione dell’ordinario:
manutenzione stradale, rifiuti, sicurezza, decoro delle pe-
riferie. Ben vengano i grandi eventi che mettono Roma al
centro del mondo ma occorre sempre ricordare che la città
deve essere vivibile e decorosa tutti i giorni.“
Lei proviene dall’associazionismo sportivo: cosa ne pensa dello stato di totale abbandono in cui versa il Flaminio? C’è chi propone di aprirlo alle scuole, associazioni e piccoli club di quartiere. È d’accordo?
“A chi propone di realizzare nuovi impianti sportivi pub-
blici io rispondo: valorizziamo quelli esistenti! Ci sono
decine di strutture inutilizzate e, di conseguenza, abbando-
nate al degrado. Come, appunto, il Flaminio. Uno spreco
inaccettabile. Sono favorevole alle soluzioni che consen-
tano la piena funzionalità degli impianti pubblici, a patto
che passino attraverso bandi trasparenti. Una delle ultime
sedute della Commissione Capitolina sport, da me presie-
duta, riguardava la gestione dello Stadio di Caracalla, un
altro gioiello di Roma che, a causa di lungaggini burocra-
tiche, rischiava di restare chiuso al pubblico per mesi.
Durante il mio mandato, ho anche presentato una delibera
concernente il regolamento per l’utilizzo delle palestre de-
gli istituti scolastici pubblici, così da consentirne l’utilizzo
fuori dall’orario di lezione. Un intervento ‘dal basso’ mi-
rato a consentire l’accesso allo sport a tutti, attraverso la
diffusione sul territorio a tariffe comunali.“
Ipotizziamo che Giachetti non riesca ad arrivare al ballottaggio, c’è da scegliere chi appoggiare tra Virginia Raggi e Alfio Marchini: chi preferirebbe?
“Entrambi si sono distinti per assenza dalle sedute delle
Commissioni Consiliari e dell’Assemblea Capitolina, cioè
i luoghi preposti al dibattito e alle decisioni. Entrambi, in
Assemblea Capitolina, prendevano la parola solo quando
c’erano le telecamere. Se intendono amministrare Roma
con molte chiacchiere e zero fatti, non posso che augurare
loro buona fortuna. Ne avranno bisogno.”
Edi l progett i i tal ia
Progettazioni -‐ Ristrutturazioni – Manutenzioni info@edilprogetti-‐italia.it
I MuNICIPIO
Alberi caduti su auto e moto, con tanto di feriti, cassonetti strabordanti spazzatura, la fontana di piazza mazzini ridotta a una pozza melmosa e piena di cartacce. Ma an-cor di più, i mercatini abusivi, organizzati solitamente da rom, improvvisati alla sta-zione Cipro della Metro A, e in altri angoli del quartiere Prati – Delle Vittorie, ven-dendo oggetti riciclati (o rubati).La mancata manutenzione del verde pub-blico come è detto rende pericoloso girare per le strade, la spazzatura che si accumula rende le piazze terreno di caccia per topi e per gabbiani. Ormai quelli che erano quartieri borghesi, signorili, sono diven-
tati scenari da terzo mondo. Non stiamo esagerando. A piazza Cavour, lo confer-mano sia residenti sia negozianti, le batta-glie tra topi e gabbiani sono all’ordine del giorno. I topi abbondano intorno a Castel Sant’Angelo, come già denunciava Assotu-tela ad inizio 2016, con un video nel quale mostrava “una vera e propria invasione di
topi, a dozzine nei secchioni davanti Castel
Sant’Angelo”. Ebbene, sono passati quasi 4 mesi ma la situazione è addirittura peggio-rata. Si stima che a Roma ci siano almeno 6 milioni di topi. Prati ne è letteralmente invasa. Come sono invasi i Fori, e tutto il Centro Storico. Ormai famosa in tut-
to il mondo l’immagine del topo rimasto schiacciato sotto una trave della biglietteria dei Fori Imperiali, il cui sangue ha iniziato a colare sulle teste dei turisti in fila. E, volen-do tralasciare lo sgradevole effetto ottico, i roditori rappresentano una grave minaccia per la salute.Questa situazione di degrado estremo, insostenibile, umiliante ancor più per la zona della città che raccoglie la maggior parte di monumenti e opere d’arte e che rappresenta la cartolina della Capitale nel mondo, viene fronteggiata assiduamen-te da numerosi gruppi di cittadini, tra cui possiamo citare il locale gruppo di Retake, l’associazione che si impegna nella pulizia di piazze e giardini. Retake Prati, come tutti gli analoghi gruppi cittadini, collabora attivamente con la Polizia Municipale ed Ama. Ad esempio in questi giorni, dal suo gruppo Facebook, ha inviato i cittadini a inviare segnalazioni all’indirizzo email [email protected]. Le segnalazioni devono riguardare cassonetti, raccolta dif-
Cumuli di spazzatura, topi e gabbianiPrati e Mazzini. Benvenuti nella bidonville
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ferenziata, contenitori “getta carte”, secchi, spazzamen-to strade, piccole discariche su spazi comuni. Tutte le in-dicazioni raccolte saranno poi girate ad AMA, la società che si occupa della nettezza urbana, per interventi veloci e mirati. Insomma, si potrebbe dire che la situazione di emergenza ha risvegliato in questi ultimi anni il senso ci-vico dei cittadini. Bene. Ma, come sottolinea il consigliere del Municipio I, Luca Aubert (Forza Italia), “l’importanza
che questi gruppi di cittadini stanno assumendo nella ma-
nutenzione del territorio sancisce il fallimento della politi-
ca. Se i cittadini devono sostituirsi ai rappresentanti politici,
questi ultimi non hanno più senso di esistere”. E proprio sul degrado dei quartieri si sta combattendo la battaglia politica in Municipio I. Le opposizioni rinfacciano alla presidente Alfonsi, in particolare, di essersi preoccupata molto di Trastevere e del Centro Storico, e di aver com-pletamente abbandonato la zona Prati – Mazzini – Delle
Vittorie. Proprio recentemente il Municipio ha condotto insieme con AMA e con i vigili un blitz nella zona intorno alla fermata della metro A di Cipro – Musei Vaticani, in via Andrea Doria e via Pomponazzi. Un interessamento e un intervento tardivo, stando al centro destra municipale: “Dopo un triennio di totale assenza, da parte della Alfon-
si e della sua giunta, la presidente, vista l’imminenza delle
elezioni amministrative, finalmente s’è svegliata. Prendendo
coscienza dell’annoso problema dei mercatini abusivi nel
quartiere Trionfale in particolare nell’area Metro Cipro, da
noi più volte denunciati, ma dalla giunta di centrosinistra
mai accolti”. La battaglia elettorale si preannuncia caldis-sima, la speranza dei residenti è che la nuova giunta rie-sca perlomeno a coordinarsi meglio con il Campidoglio e le aziende di servizi comunali, per ridare un minimo di decoro a quella che era una delle zone più belle ed eleganti della città.
di Alessandro Pilosu
Stop alla vendita alimentare all’interno del Centro Sto-rico: per circa 130 vie poste sotto la tutela dell’Unesco, distribuite nei rioni più storici della Capitale, tra cui Trastevere, Sant’Angelo, Monti, Campo Marzio, scatta il divieto di apertura di esercizi adibiti al commercio gastronomico. Il provvedimento, che porta la firma del commissario prefettizio Francesco Tronca, andrebbe a modificare la delibera 36/2006, eliminando dall’elenco delle attività tutelate quelle alimentari. A destare preoc-cupazione è la concorrenza che minimarket e pizzerie di recente apertura fornirebbero alla botteghe storiche. Il consigliere regionale Fabrizio Santori, Forza Italia, sarebbe al lavoro per ottenere un’estensione del prov-vedimento ad altre zone di Roma. “Rivolgo un appello
ai Municipi affinchè chiedano al commissario Tronca di
adottare ulteriori provvedimenti a tutela della concorrenza
verso i quartieri meno centrali. Oggi dobbiamo battere il
ferro finchè è caldo e frenare questa ondata incontrollata
di esercizi commerciali low cost”.L’assessore al Commercio del I Municipio, Jacopo Emiliani Pescetelli, ha in merito qualche perplessità che esprime al nostro giornale: “Il provvedimento Tron-
ca colpisce sì la concorrenza spietata che alcuni esercizi
opporrebbero ai negozi tradizionali, ma di fatto blocca e
congela l’attività commerciale. Quelli che mancano sono
canoni di qualità: occorrerebbe valutare ogni singola pro-
posta commerciale e autorizzare solo quelle valorizzereb-
bero ulteriormente il commercio di zona, e non porre un
blocco utilizzando criteri aprioristici. Altrimenti si rischia
di vedere tante saracinesche abbassate”.La giunta del I Municipio si è riunita il 20 aprile scorso proprio per discutere sul provvedimento, allo scopo di renderlo più flessibile.
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L’11 aprile scorso la Presidente del I Municipio, Sabrina Alfonsi, ha incontrato i rappresentanti dei commercianti, quelli dei residenti, e Marta Leonori, ex assessore comunale alle Attività Produttive, per affrontare il problema dell’abusivismo commerciale nel Centro Storico.
ANNO 3 N. 1 • APrILe 2016
IL PROVVEDIMENTO DEL COMMISSARIO TRONCA VUOLE PORRE UN FRENO ALLE ATTIVITà “LOw COST” CHE RISCHIANO DI AFFOSSARE LE BOTTEGHE TRADIZIONALI DEL CENTRO STORICO. L’ASSESSORE AL COMMERCIO JACOPO EMILIANI PESCETELLI: “SERVONO VALUTAZIONI QUALITATIVE”
Centro Storico, vietata l’apertura di nuovi alimentari
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INCURIA DEL VERDE PUBBLICO, STRADE DISSESTATE, MANCANZA DI SICUREZZA. IL MUNICIPIO CON SEDE A VIA DIRE DAUA NON FA ECCEZIONE RISPETTO AL RESTO DELLA CAPITALE. MA I CITTADINI LANCIANO ANCHE ACCUSE SPECIFICHE ALL’AMMINISTRAZIONE GERACE: MANCANZA DI DISPONIBILITà A SFRUTTARE LA COLLABORAZIONE VOLONTARIA OFFERTA DAI COMITATI, MA PERFINO INCAPACITà DI SPENDERE RISORSE FORNITE DAL CAMPIDOGLIO.
MuNICIPIOII
di Ilenia Maria Melis
A poco meno di due mesi dalle elezio-ni amministrative, che si terranno il 5 giugno, abbiamo interpellato i comitati di quartiere del Secondo Municipio per provare a scattare una istantanea del perimetro che dal piazzale Flaminio ab-braccia i quartieri Parioli, Salario, No-mentano, Africano, fino a San Lorenzo e a Porta Pia.E l’immagine che ne forniscono i grup-pi di residenti attivi sul territorio in va-
rie attività volontarie di presidio e tu-tela dei loro quartieri, è una immagine netta. Sono tutti d’accordo. Viabilità, decoro urbano, sicurezza. Il II Muni-cipio è un disastro. Una discesa senza fine nel degrado. Resta da capire di chi siano le responsabilità. Chi accusa più direttamente l’amministrazione munici-pale, chi quella comunale. Ma si rimane col dubbio. La divisione di competenze è fumosa e spesso crea sovrapposizioni o vuoti di gestione.
Altro punto sul quale tutti i comitati sono d’accordo: l’amministrazione municipa-le deve avere competenze più ampie e meglio definite. Fermo restando, come alcuni sottolineano, che non di rado si è scoperto che il Municipio di via Dire Daua non ha utilizzato finanziamenti ar-rivati dal Comune. Cosa sia stato fatto dei soldi arrivati dal Campidoglio non è chiaro. O meglio, non è chiaro perché non siano stati utilizzati; sono immobili e ormai non più spendibili.
I COMITATI DI qUARTIERE BOCCIANO IL GOVERNO MUNICIPALE
COORDINAMENTO COMITATI CIVICI II MUNICIPIOAvremmo molto da dire circa lo stato in cui versano i nostri quartieri. Dal degrado delle strade dovuto alla mancata manutenzione or-
dinaria ed alla scarsa pulizia, alla pessima gestione della raccolta dei rifiuti, alla qualità sempre più scadente del servizio di trasporto
pubblico, alla mancata cura del verde pubblico e degli spazi comuni. Per il futuro speriamo di avere a che fare con un’amministra-
zione maggiormente disposta ad ascoltare la voce dei cittadini, specialmente quelli
impegnati sul territorio per cercare di migliorarne la vivibilità, ad esempio, attraverso
strumenti consultivi e partecipativi orientati alla reale risoluzione dei problemi e non
solo ad una ricerca di consenso elettorale.
Crediamo che i problemi attualmente più evidenti, pulizia, viabilità, cura del verde,
occupazione del suolo pubblico, eccetera, comuni a tutta la città, siano la diretta con-
seguenza di una politica che si è sempre più estraniata dalle reali esigenze della città
Constatiamo che, contrariamente a quanto stabilito dal vigente Statuto del Comune di
Roma Capitale, poco o nullo spazio è stato dato ad un vero e costruttivo coinvolgimento
dei cittadini, come singoli o Associazioni, alla vita del Municipio. La partecipazione dei
cittadini nel momento della costruzione delle iniziative locali di qualsiasi tipo (ad es.
Consulte) dovrebbe essere resa indispensabile prima della formulazione e votazione di
una delibera municipale. In questi ultimi anni abbiamo assistito a provvedimenti presi
all’insaputa o contro il volere dei cittadini. Questo non deve più accadere. La presenza
costruttiva dei cittadini deve essere però accompagnata da una completa trasparenza
amministrativa. Non è possibile che solo a febbraio 2016 veniamo a conoscenza che nel 2015 non sono stati spesi, dal nostro Municipio,
oltre 858.000 euro per la manutenzione delle strade e dei marciapiedi assegnati dal Comune e contemporaneamente assistere, negli ultimi
mesi, alla chiusura, per voragini, di diverse strade del nostro territorio! O che sempre nel 2015 non sono stati spesi, dal no-
stro Municipio, 300.000 euro, assegnati dal Comune solo al II Municipio, per la d molizione di manufatti abusivi, dichiarati
tali con sentenze o provvedimenti del 2014 e 2015! Altro esempio è la proposta di candidare Roma alle Olimpiadi;, siamo
sicuri che una iniziativa del genere debba necessariamente passare attraverso una consultazione popolare e non calata
dall’alto, come indicano alcuni candidati, sulla base esclusiva di personali convincimenti. Su questo tema, tutte la Asso-
ciazioni e Comitati che si riconoscono nel Coordinamento, di cui sono portavoce, sono compatte nel rifiutare tale ipotesi
che, permanendo la situazione attuale, porterebbe sicuramente solo
ulteriori disagi alla popolazione senza alcun beneficio economico.
Roma deve impegnarsi ad accrescere il proprio reddito, innanzitutto,
dalle risorse turistiche, rendendosi sempre più appetibile come meta
privilegiata per tutti gli appassionati dell’arte figurativa, culinaria e
del paesaggio.
COMITATO DI PIAzzA CAPRERAIl Comitato Piazza Caprera è deluso totalmente dell’amministrazione del Secondo Municipio, totalmente assente alle
nostre iniziative per il decoro per il municipio. Regna il degrado totale, a partire dagli alberi da potare, un problema che
nessuno è riuscito a risolvere tanto che non si è compreso di chi fosse la competenza. Tutte le strade del quartiere sono
sporche ed è poco presente l’Ama. Se non fosse per il Retake e per le altre iniziative organizzate dai comitati non so come
sarebbe il quartiere. Ci sono stati d’aiuto solo alcuni consiglieri. Per i nuovi candidati sarebbe auspicabile una maggiore
presenza con i comitati, meno parole e più fatti per rendere il nostro quartiere migliore”
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Vegetazione infestante a piazza ungheria.
La buca in via Lorenzo il Magnifico (zona piazza bologna), la sporcizia alla fermata del tram a piazzale flaminio.
Piazza Caprera.
ANNO 3 N. 1 • APrILe 2016
I COMITATI DI qUARTIERE BOCCIANO IL GOVERNO MUNICIPALE
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MUNICIPIOII
COMITATO PER LA RIAPERTURA DI VILLA MASSIMOSono tre anni che il quartiere è stato privato di uno spazio di aggregazione e socialità importantissimo, come Villa Massimo,
che da settant’anni rappresenta un punto di riferimento per le famiglie con bambini ed anziani. Il Comune, malgrado avesse
la possibilità di attivarsi già da molti mesi per consentire la riapertura almeno parziale del giardino, non si è mai concre-
tamente attivato per porre rimedio a questo grave problema, tralasciando le esigenze di centinaia di famiglie. Per il futuro
speriamo che la burocrazia e la cattiva amministrazione non continuino ad avere il sopravvento sul bene dei cittadini.
CITTADINANzATTIVA NOMENTANO TRIESTEIl Governo del Secondo Municipio è oramai alla conclu-
sione e come cittadini attivi, residenti nei quartieri No-
mentano e Trieste, abbiamo vissuto una legislatura munici-
pale alquanto carente. L’elenco degli obiettivi non realizzati
sarebbe lungo e noioso. Vorremmo un governo locale in gra-
do di risolvere almeno le emergenze, consapevoli che il de-
centramento amministrativo è esiguo, che i necessari fondi
sono scarsi e che molte delle necessità, da noi segnalate ri-
petutamente, sono spesso di competenza ancora dell’ammi-
nistrazione centrale di Roma Capitale.
La nuova Giunta dovrà dimostrare capacità di elaborare ed
organizzare interventi sul territorio con immediatezza, senza
lassismo e senza disperdersi in soluzioni contingenti. I cit-
tadini non lo capirebbero e sarebbe sempre più marcata la
distanza con le Istituzioni del territorio.
Questa volta ci aspettiamo che la nuova Giunta sia in grado
di impegnare fondi finalizzati ad interventi importanti, sen-
za lasciarseli sfuggire per incapacità organizzative (vedasi
i 300mila euro destinati alla demolizioni di abusi edilizi);
ci aspettiamo che sia applicata con serietà la delibera di
Roma Capitale che consente di affidare in adozione a terzi
aree di verde pubblico altrimenti abbandonate a se stesse;
ci aspettiamo che camminare sui marciapiedi, percorrere le
nostre strade, non sia più un pericolo costante per pedoni e
motociclisti costretti a fare slalom tra innumerevoli buche; ci
aspettiamo una presenza maggiore della Polizia Roma Capi-
tale in tutti quei luoghi dove l’abbandono è più marcato, un
maggiore controllo sui parcheggi selvaggi, una presenza nel
territorio delle Forze dell’ordine a tutela dei cittadini stessi
e del bene comune.
Ci aspettiamo che AMA SpA effettui tutti i servizi per i quali
paghiamo tributi cospicui, desideriamo le nostre strade pu-
lite, cassonetti per la raccolta (differenziata) dei rifiuti fun-
zionanti; ci aspettiamo il rispetto delle norme vigenti in tema
di legalità, soprattutto sull’abusivismo nel commercio, Via
Ravenna è oramai paragonabile ad suk, con una presenza
di venditori ambulanti il triplo di quelli consentiti; ci aspet-
tiamo che piazza Bologna sia regolamentata e non trasfor-
mata in una costante movida notturna, privando i cittadini
residenti della necessaria quiete notturna. Sono alcune delle
emergenze che vanno affrontate e per le quali il nostro impe-
gno continuerà ad essere costante. Dalla giunta uscente non
ci aspettiamo ormai più nulla visto che non è stata capace di
risolvere nessun problema; ma la cosa che più rimproveria-
mo a questa Amministrazione è l’incapacità di comunicare
con i Cittadini e soprattutto con le Associazioni. Nonostante
le promesse del presidente Gerace non c’è mai stata un vera
collaborazione fra noi e le istituzioni. E questo ha portato
sempre ad incomprensioni ed incapacità di ascoltare i biso-
gni della cittadinanza. Non ultimo, l’episodio di mercoledì
6 aprile,quando i residenti di piazza Annibaliano si sono
trovati di fronte ad una conca di un albero, precedente-
mente abbattuto per mancanza di manutenzione , soffoca-
to letteralmente dal bitume.
Cassonetti sempre
strapieni in via Collalto Sabino, a due passi da
viale Libia.
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ANNO 3 N. 1 • APrILe 2016
di Veronica De Michelis
Si è tenuta l’8 aprile, nell’aula magna dell’istituto tecnico “Matteucci” in via delle Vigne Nuove, la presentazione del rapporto ai cittadini sui tre anni della giunta di centro-sinistra uscente, promossa dal presidente Paolo Mar-chionne e dalla squadra di giunta. Nel parterre anche l’ex assessore all’Ambiente di Roma Capitale Estella Marino e il deputato Marco Miccoli.Un report, quello sul lavoro svolto dalla giunta Marchion-ne, che ha avuto come scopo quello di illustrare tutte le tappe affrontate dall’amministrazione targata Pd-Sel; un lavoro portato avanti talvolta con qualche fragilità e re-stituito alla cittadinanza in un dettagliato fascicolo. Mar-chionne ha passato in rassegna i risultati di tre anni, spaziando dal sociale alla scuola, dallo sport alla cultura, dalla mobilità all’urbanistica, premettendo però un fat-to: “Siamo partiti nel 2013 che ci mancavano 3-4 milioni
di euro. Abbiamo avuto a disposizione un terzo delle risorse
rispetto agli anni precedenti per i lavori pubblici”. Per il so-ciale, chiarisce il minisindaco uscente, sono stati stanziati più fondi, “circa 640mila euro sulla disabilità nel 2014 e
750mila euro nel 2015, con l’azzeramento della lista d’attesa
per l’assistenza domiciliare ai disabili”.Di certo non sono stati anni facili, soprattutto se si pensa al danno che ha subito Roma in seguito allo scandalo di Mafia Capitale e al conseguente commissariamento, che sicuramente ha creato una battuta d’arresto per alcune opere che attendono i finanziamenti.Alla presentazione ha partecipato anche una delegazione di lavoratori di Almaviva, la società multinazionale leader nel settore call center che sta subendo un ridimensio-namento, che comporterà a breve il licenziamento di più di 2mila persone in tre sedi italiane, 918 solo a Roma. Sul palco è stata chiamata a testimoniare una lavoratrice: “Sono operatrice call center, per la maggior
parte il licenziamento riguarda donne, con una media d’e-
tà intorno ai 45 anni, moltissime con figli. Siamo partiti da
questo municipio, la nostra sede, poi saremo in Regione.
Chiederemo si applichi la legge, vogliamo il lavoro”.La parola è passata poi a Riccardo Corbucci, asses-sore alla Scuola, al Bilancio, alla Trasparenza e alla Par-
tecipazione del III municipio: “Mi sento di ricordarci
anche un po’ da dove veniamo – ha esordito – . La nostra
idea è sempre stata quella di un’amministrazione unita.
Quando siamo arrivati ci hanno lasciato i debiti sia la
giunta Alemanno sia quella di Bonelli. Quando leggo sui
social che adesso si fanno le cose solo perché siamo in
campagna elettorale, io mi metto paura, perché le opere
che vedere realizzate oggi sono frutti di tre anni di lavoro,
ci vuole tempo per realizzarle. Sicuramente si poteva fare
di meglio e anche di più. Ricordiamoci però della strada
che abbiamo fatto perché sono convinto che rimpiangere-
mo i presidenti come Paolo Marchionne”.Molto atteso, soprattutto tra le fila di quei cittadini scontenti dell’operato della giunta Marchionne, l’in-tervento di Fabio Dionisi, assessore all’Urbanistica, chiamato in causa soprattutto sulla ormai “antica” questione del ponte di collegamento tra Fidene e Vil-la Spada, inaugurato il 27 ottobre 2015 alla presenza dell’ex sindaco Ignazio Marino e non ancora accessibi-le ai residenti: “A breve dovremmo avere il nulla osta per
aprirlo al servizio – ha annunciato Dionisi, divenuto assessore sei mesi e mezzo fa in seguito al rimpasto che ha visto l’ingresso in giunta anche di Corbucci – Ho fatto scelte per il bene comune, nessuna vicenda è ri-
sultata coinvolta negli scandali. Abbiamo aperto stazione
Jonio della Metro B1, fondamentale per i cittadini di quei
quadranti; abbiamo dato priorità al rifacimento e alla
messa a norma di tutti i parcheggi disabili nel nostro ter-
ritorio, poi passeremo alla segnaletica bianca. Abbiamo
realizzato una prima zona 30, forma di intervento urbani-
stico per la moderazione del traffico, in zone dove i pedo-
ni sono costretti a passare tra le macchine perché non ci
sono marciapiedi”.A supportare il rapporto presentato da Paolo Mar-chionne è anche Vittorio Pietrosante, assessore al Commercio e alle Attività produttive: “Si è data da su-
bito un’impronta amministrativa prima che politica – ha specificato – , perché una volta eletti si è rappresentan-
ti di tutti i cittadini. Abbiamo amministrato il territorio,
non lo abbiamo usato come ‘red carpet’ per chissà quale
altro approdo personale; ci siamo letteralmente sporcati
DAL SOCIALE AI LAVORI PUBBLICI, LA SQUADRA PD-SEL AL “MATTEUCCI” HA PRESENTATO AI CITTADINI IL LAVORO SVOLTO: METRO JONIO, FONDI PER LA DISABILITA’, IL DISCUSSO PONTE DI FIDENE, LE ZONE 30.
La giunta Marchionnetira le somme: “siamo partiti con pochi fondi, ma i risultati sono arrivati”.
MuNICIPIOIII
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SERPENTARA, MONTESACRO E CASALE NEI CONTRO IL MINISINDACO PD. D’ORAZIO: “NON HA MAI ASCOLTATO LA GENTE, ORA HA LA FACCIA DI RICANDIDARSI?”. SORTINO: “DEGRADO, INSICUREZZA, AREE VERDI: DOV’ERA L’AMMINISTRAZIONE?”. DE MARCO: “POCA ESPERIENZA, CREDO DEBBA PASSARE IL TESTIMONE”
I comitati contro Marchionne: “Inadeguato, troppe le mancanze in questi 3 anni”
MuNICIPIOIII
le mani con erba, arbusti, materassi ab-
bandonati. Credo sia questo che un ente
territoriale debba fare per aiutare i propri
cittadini a sentirsi tali e non sudditi co-
stretti a chiedere favori agli amministra-
tori di turno”.Parola anche all’assessore alle Politiche Sociali, Eleonora Di Maggio (Sel), che ai nostri microfoni ha fatto una valuta-zione del suo operato e di tutta la giunta in questi tre anni. “Ci siamo tenuti molto
al di fuori dalle strette polemiche interne
Pd-Sel – ha spiegato - . Portare avanti
una cosiliatura insieme in un progetto
comune è stata la cornice di quello che
abbiamo fatto in questi anni. Tutto ciò che
abbiamo fatto è da attribuirsi ad un risultato
e ad una coalizione che si chiamava ‘Roma
bene comune’, un patto del centro sinistra
per arrivare a dei risultati. Oltretutto è stato
un periodo di molte difficoltà a causa di Ma-
fia Capitale”. Sul suo lavoro, la Di Maggio è positiva ma non dimentica le difficoltà. “Ritengo di aver dato un contributo prezio-
so che spero che il territorio riesca a capi-
talizzare – si auspica - , nonostante sia un
processo che ha subito molte interruzioni.
Mettere in rete tutte le risorse del territorio è
stato ciò che volevamo fare e abbiamo fatto.
Per me il lavoro è aver superato l’approccio
restrittivo alle politiche sociali. Il municipio
si occupa solo dei servizi che eroga diretta-
mente, invece penso che i municipi devono dare conto di tutto il lavoro che si svolge sul
territorio e delle politiche sociali, perché è
fondamentale”.
di Veronica De Michelis
Ma in questi tre anni di giunta di centro-sinistra a Piazza Sempione, bisogna anche registrare un rapporto non sempre felice con i comitati di quartiere. Nel III Muni-cipio rappresentano una realtà numerosa, variegata, forte. Nel bene e nel male, sono parte integrante delle decisioni che ven-gono prese sul territorio, ma non si può certo dire che ci sia stata grande sintonia tra la squadra di Marchionne e alcuni di essi. “Lungotevere” ha interpellato Mim-mo D’Orazio, Simona Sortino e Carlo De Marco, presidenti rispettivamente dei comitati di quartiere Serpentara, Monte-sacro-Città Giardino e Casale Nei. Tre quartieri differenti per origini, storia e realtà sociale, ma accomunati da un pro-fondo dissenso nei confronti dell’operato dell’amministrazione locale.
Mimmo D’OrazioCDQ SERPENTARA
“La quotidianità dimostra ciò che non va
bene di questa amministrazione. Una de-
lusione totale, non ha fatto l’abc del suo
programma a cominciare dalla diretta stre-
aming, per il coinvolgimento dei cittadini.
Se dovessi trovare una cosa positiva non
ce n’è. Non si è mai instaurato un rapporto
con la gente, il presidente è un personaggio
latitante, parlo di lui come presidente non
come persona, si è barricato sul fortino di
piazza Sempione e li è rimasto. Non so con
quale faccia si presenta all’incontro con i
cittadini per la presentazione del suo rap-
porto di fine mandato. Vogliamo parlare
del ponte di Fidene, di Porta di Roma che
è rimasta al buio per non so quanto tem-
po? La manutenzione stradale, inoltre, è
pari a zero, come anche la manutenzione
del verde. L’amministrazione ha sempre
considerato i cittadini come un impiccio.
Per quanto riguarda gli autobus, per fare
un altro esempio, sono stati solo capaci di
tagliare le linee e poi non hanno fatto più
nulla. In tre anni questo presidente non è
stato capace di fare niente. Abbiamo occu-
pato il municipio un paio di mesi fa, come
ultima ratio, per far sentire la nostra voce.
Alle elezioni di giugno secondo me si dove
presentare un’amministrazione che riesca
a mettersi seduta con i cittadini, con cui
fare il programma. Devono passare da una
democrazia rappresentativa a una parte-
cipata. Dopo tutto ciò Marchionne ha il
coraggio di candidarsi nuovamente, ma un
po’ di dignità ne ha?”.
Simona SortinoCDQ MONTESACROCITTà GIARDINO
“I problemi sono evidenti in tutto il III mu-
nicipio, per la mala gestione del verde, per
l’inesistente manutenzione delle strade, c’è
degrado urbano. La gestione della pulizia,
anche se è di competenza dell’Ama, di fatto
incide anche su questo. Quando mi trovo le
cartacce per strada e l’erba non falciata,
per esempio. Il degrado, indubbiamente,
incentiva l’insicurezza del territorio. Poi
abbiamo il problema delle buche, degli
alberi non potati, anche se per fortuna a
Città Giardino in alcune vie le piante sono
state potate. Molte cose dipendono dai fon-
di stanziati in bilancio però tra questi fon-
di, dove le spese sono vincolate, si possono
comunque valutare le priorità e questo punto poteva essere
affrontato meglio. Capitolo movida: i fenomeni d’inciviltà
non dipendono in modo diretto da questo fenomeno, non
c’entra nulla l’esercente né il locale in sé, però dove c’è
un maggior numero di persone ovviamente c’è qualcuno
che compie gesti incivili. Anzi chi apre un locale ha tutta la
mia stima, non voglio assolutamente che passi il messaggio
che il locale è colpevole. Poi abbiamo il problema della si-
curezza reale, atti criminali come i furti negli appartamenti,
delle autovetture, auto incendiate, il furto alle poste avvenuto
qualche settimana fa, tutte situazioni che incidono su quello
che viviamo. Il degrado, l’inciviltà e la criminalità, dove non
sono affrontati dall’amministrazione attraverso i suoi mezzi,
ricadono sul cittadino che si trova a non avere una situazione
risolta e si sente a disagio. Capisco che i soldi sono pochi ma
il cittadino deve capire che esiste un’amministrazione alle
sue spalle, che sta incidendo in maniera forte”.
Carlo De MarcoCDQ CASALE NEI
“Nella giunta Marchionne il problema più grande è l’i-
noperatività, secondo me non erano all’altezza di fare
questo lavoro. Si sono attenuti sempre a quello che ar-
rivava dall’alto e non hanno mai ascoltato la voce dei
cittadini, mettendoci in attesa su tutte le cose di cui ave-
vamo bisogno.
Il nostro quartiere è nato nel 2000 e abbiamo moltissimi
soldi per opere che dovevano essere fatte, soldi che veni-
vano dalle tasche dei cittadini per opere concessorie.
Questi soldi, 3milioni di euro circa, servivano per il verde
pubblico, per il settore scolastico e per la costruzione di
una piazza. I lavori della piazza sono iniziati nel 2007 e
non sono mai stati terminati, nonostante abbiamo inviato
innumerevoli solleciti.
I lavori sono ripresi solo qualche settimana fa e purtroppo
questo mi fa pensare che il motivo siano le elezioni im-
minenti. Per il parco giochi, l’unica cosa che è riuscito a
fare Marchionne è chiedere un contributo alle mamme per
sistemarlo: 50 euro a ogni genitore per far mettere a posto
il parco con la promessa che poi lui avrebbe fatto qualco-
sa. Siamo amareggiati da questa mancanza d’esperienza.
Se deve continuare cosi meglio che passi il lavoro a
qualcun’altro. Non parliamo poi delle strade, fatte nel
2004: sono ancora area di cantiere, però aperte al pubbli-
co transito. Quindi i mezzi pubblici ci passano, le rovina-
no, ci sono delle buche che ormai sono dei crateri”.
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Piazza Sempione, la sede del III Municipio.
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Corbucci, scuole e sociale saranno temi centrali in Campidoglio
di Sara Mechelli
Riccardo Corbucci è uno dei nomi più noti nel Municipio di Piazza Sempione. Nato e cresciuto nel ter-ritorio, fin dal 2006 è stato coinvolto attivamente nelle vicende municipa-li, sempre nelle file del Partito De-mocratico, o meglio dell’allora Ulivo poi diventato PD.In prima linea contro gli abusi edi-lizi dei Mondiali di Nuoto nel 2009, molto attivo al fianco delle asso-ciazioni di volontariato, Corbucci è oggi tra i nomi che verranno pro-posti come candidati al Consiglio Comunale. Mancano ancora pochi giorni prima che la lista a sostegno di Giachetti venga vagliata dalla commissione antima-fia – così come annunciato dal candidato sindaco del PD, dopo che sono state rac-colte le firme dei cittadini.Lungotevere lo ha incontrato per farsi raccontare quali sono le sue proposte per Roma, ma anche per un breve bilancio del-le esperienze passate in III Municipio.
Come ha visto cambiare il III Munici-pio nell’ultimo decennio, dagli anni di Veltroni, passando per Alemanno, fino al trienno con Marino sindaco?Quando sono stato candidato nel 2006 c’era
una amministrazione comunale, e di riflesso
municipale, assolutamente efficiente nella or-
dinaria gestione della città, del verde pubbli-
co, delle scuole, della manutenzione stradale.
La politica si occupava veramente solo di
problemi più alti, mentre il quotidiano veniva
gestito in modo automatico.
Con Alemanno la situazione è molto peggio-
rata, anche perché, al di là delle responsabi-
lità personali, non c’era una idea di città e
non c’era una classe dirigente adeguata, e lo
stesso Alemanno oggi lo ammette.
Con Marino abbiamo avuto una situazione di
luci ed ombre. Le luci ovviamente rappresen-
tante da una classe dirigente rinnovata. Le
ombre rappresentante dall’inesperienze di
quella nuova classe dirigente. Marino è una
brava persona, ma per amministrare Roma
non basta una brava persona, serve un po-
litico vero.
Il nome di Corbucci rimane nella storia del III Municipio soprattutto per le bat-taglie contro gli abusi edilizi. Pensa che rimarrà qualcosa delle sue battaglie?Sono entrato in politica pensando che il pi-
lastro fondamentale fosse il rispetto delle re-
gole, della legalità, per far uscire il territorio
di Roma da quell’ ombra diffusa che la cor-
ruzione proiettava sui municipi. Troppe volte
i cittadini hanno visto violati i loro diritti a
scapito di chi poteva vantare un potere. Due
esempi su tutti: la vicenda dei Mondiali di
Nuoto del 2009, e piazza Corazzini.
In vista dei Mondiali di nuoto società private
hanno potuto costruire su terreni in riva al
fiume, o nell’agro romano, in sfregio a tut-
ti i vincoli ambientali. Mentre magari tanti
proprietari di terreni agricoli, per gli stessi
vincoli, non li hanno mai potuti mettere a
reddito. Sono ancora in corso i processi, ma
posso dire che mi impegnerò in tutti i modi
affinché quelle strutture costruite abusiva-
mente diventino pubbliche e siano a dispo-
sizione dei più deboli. E poi l’altra vicenda,
quella di piazza Corazzini. Una storia lunga
15 anni, per riuscire a salvaguardare , con
l’aiuto dei cittadini, quel polmone della città.
I lavori finiranno tra un paio di mesi.
E’ stata una battaglia enorme, contro
quella che ai tempi era la società Vil-
la Tiberia, ma oggi possiamo dire di
averla vinta.
Secondo Corbucci quali sono le principali priorità per Roma? Quali temi Le piacerebbe porta-re all’attenzione dell’aula Giulio Cesare?Prima di tutto voglio ribadire la mia
gratitudine al Partito Democratico,
che ha fatto sue le segnalazioni che
arrivavano dal territorio, selezionan-
do il mio nome tra quelli che potranno
far parte della lista a sostegno di Giachetti,
lista che nei prossimi giorni sarà scrupolo-
samente analizzata dalla commissione anti-
mafia per garantire che tutti i candidati siano
specchiati. Sintentizzando individuo tre punti
fondamentali per rilanciare la città: la sicu-
rezza, le scuole e il sostegno al terzo settore.
Per quanto riguarda la sicurezza, penso che
almeno metà delle forze dell’ordine che oggi
presidiano il Centro Storico in occasione del
Giubileo, dovrebbero essere dislocate nelle
periferie, per tornare ad avere un controllo
del territorio. Sulle scuole mi auspico che si
continui a sfruttare i finanziamenti regionali
per l’opera di ristutturazione degli impian-
ti, dopo un vuoto gestionale durato almeno
quindici anni. Una mia proposta, sostenuta
anche da Giachetti, sarà di tenere le scuole
aperte sempre, anche il pomeriggio e anche
la sera per consentire ai quartieri di avere
delle luci accese sempre, per consentire ai
ragazzi di avere sempre dei luoghi dove poter
fare attività culturali, sociali e sportive. E’
assurdo avere strutture così importanti inuti-
lizzate in orari pomeridiani o serali, quando
invece potrebbero migliorare gli aspetti di
sicurezza dei quartieri. Potremmo inserire
anche attività culturali e sociali. Devono es-
sere dei luoghi che illuminino le nostre città e
soprattutto le nostre periferie. In questi anni
abbiamo fatto tanto per gli anziani – pensia-
MuNICIPIOIII
Sicuramente il “parco lineare”, realizzato lungo il vec-chio tracciato ferroviario della Roma - Viterbo, è sta-to il fiore all’occhiello della giunta municipale, targata PD e guidata da Valerio Barletta. Un parco con dentro una pista ciclabile, collegata ad altri percorsi dedicati ai ciclisti, con accessi diretti a quattro stazione della ferrovia metropolitana, (Appiano, Balduina, Gemelli e Monte Mario). Ma anche una pista di pattinaggio, e tre aree giochi per bambini, oltre a panchine e fontanelle. Insomma un’opera che ha davvero cambiato la faccia di un quartiere vittima della speculazione edilizia de-gli anni ‘60-’70, molto trafficato, molto abbrutito, tra smog, campi rom e dissesto idrogeologico.Tuttavia negli scorsi mesi si era posto più volte il pro-blema del controllo lungo il parco, soprattutto in ore serali. Era difficile garantire la sicurezza di pedoni e ciclisti, e non erano rari gli atti di vandalismo.Il nuovo intervento di pulizia dei prati è stato così commentato dal consigliere municipale Julian Cola-bello: “ I cestini erano apposto, in attesa del rifacimento
completo il percorso tiene, tante cose da aggiustare come
sempre ma si respirava una bella aria e la gente era felice.
Unica nota dolente il ponte del gemelli per cui abbiamo
chiesto un intervento urgente, garantendo cmq il passag-
gio insieme al presidente del Municipio anche questo fine
settimana.
Eravamo lì a mezzanotte venerdì per garantire tutto an-
dasse per il meglio. Mi succede sempre più spesso, pas-
sando per il Parco, di incontrare persone di diverse na-
zionalità che parlano tra di loro. Persone che da tutta
Europa vengono a visitare il nostro Parco.
Ho capito per l’ennesima volta che con tutte le nostre fa-
tiche e difetti siamo riusciti a fare qualcosa di grande”.
mo a quanti centri anziani abbiamo aperto nei nostri territori
– mentre abbiamo fatto pochissimo per i giovani. Dobbiamo
invece fornirgli strumenti per sviluppare un loro impegno cul-
turale, sociale, e che sia un impegno non confinato ai social
network .Infine come detto una grande attenzione ai servizi so-
ciali. Credo che la vicenda di Mafia Capitale abbia aperto una
ferita in questa città, ma non solo. Non dimentichiamo quanto
in questi anni si sia fatto grazie al “terzo settore”, che è ciò
che consente all’amministrazione pubblica di poter dare dei
servizi essenziali alle persone più deboli, senza i quali queste
sarebbero da sole, senza strumenti sociali e culturali. Non ci
si può limitare a dare alle famiglie un voucher lasciando che
lo usino come meglio credono. L’aiuto deve portare nuove
opportunità di appredimento, di formazione professionale, di
ricerca del lavoro. E inoltre pensiamo alle famiglie che devono
affrontare situazioni di gravi disabilità. Pensiamo alle famiglie
che hanno figli con disabilità gravi e ogni sera vanno a dormi-
re sperando di vivere fino a 100 anni per poter stare vicine alle
persone care in difficoltà. Dobbiamo rendere più autonome le
persone disabili, dargli una occupazione utile.
Perché Giachetti sindaco?Perché è un politico serio. Un professionista della politica, che
ha dato la sua vita alla politica. Oggi un certo populismo di-
sprezza i “professionisti della politica”. Ecco, io non ho mai
creduto al populismo. Credo alla politica. Giachetti è un buon
politico, senza scheletri negli armadi, che ha fatto bene il suo
lavoro. A Roma serve questo tipo di profilo. Gli avversari han-
no profili o che hanno già dimostrato di non saper governare,
o non più credibili, o totalmente inesperti per amministrare
una città come Roma.”
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Il Parco Lineare è stato inaugurato nel giugno 2014 dall’allora sindaco Marino, che percorse in bicicletta 5 km della pista ciclabile insieme a un gruppo di cittadini e ai rappresentanti municipali.
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DOPO VARIE SEGNALAZIONI DI INCURIA E SPORCIZIA, IL MUNICIPIO è INTERVENUTO, CON L’AUSILIO DI AMA E SERVIZIO GIARDINI, PER RIPULIRE LE AREE VERDI LUNGO LA PISTA CICLABILE CHE DA SANTA MARIA DELLA PIETà SCENDE VERSO MONTE CIOCCI.
Parco Lineare, pulizia effettuata
MuNICIPIOXIV
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MOLTE FAMIGLIE DEI QUARTIERI DELLA ZONA NORD DEL MUNICIPIO NON HANNO MAI RICEVUTO I kIT AMA. SI PENSA DI CREARE DEI PUNTI DI DISTRIBUZIONE PER CONSEGNARE IL MATERIALE NECESSARIO.
MuNICIPIOXV
Annunciata a fine marzo dal presidente municipale Daniele Torquati e da Mar-cello Ribera, presidente della Com-missione Ambiente del Municipio di via Flaminia 872, la raccolta dei rifiuti condotta con il metodo porta a porta è partita da poco meno di un mese, ma con molte difficoltà e molti ritardi.
Proprio in questi giorni il consigliere municipale Pandolfi (Lista Marchini) ha proposto di individuare due pun-ti, a Cesano e Prima Porta, nei qua-li distribuire per una decina di giorni consecutivi i kit per la raccolta porta a porta ai cittadini che, in regola con il pagamento della tassa sui rifiuti, non
l’avessero ancora ricevuto e che sono in difficoltà a districarsi tra i vari nu-meri da contattare.
Come ormai hanno imparato i cittadi-ni di altre zone di Roma, che utilizzano questo servizio da alcuni mesi, la rac-colta porta a porta mira a selezionare i
diversi tipi di rifiuti, in cinque diverse categorie: scarti alimentari e organi-ci, contenitori in vetro, contenitori in plastica e metallo, carta e cartoncino, rifiuti non riciclabili.
Ad ogni condominio dei quartieri Pra-to della Corte, Prima Porta, Santa Cor-
nelia, Tiberina e Valle Muricana, Ama avrebbe dovuto consegnare i kit con le brochure informative, le bio pattumie-re per gli scarti alimentari ed organici, gli appositi sacchetti ed altro materiale.
A fine aprile, tuttavia, molti cittadini non hanno ricevuto i kit, con i disagi che si possono immaginare. Non sa-pendo come fare, ovviamente, le per-sone continuano a buttare la spazza-tura alla vecchia maniera, vanificando così gli obiettivi della raccolta diffe-renziata.
Vero è che anche negli altri quartieri di Roma dove è stato avviato il progetto non tutto è filato liscio. Consapevole del rischio proprio il presidente Tor-quati all’annuncio dell’iniziativa aveva voluto sottolineare: “Qualcuno ci ha
suggerito di essere furbi e di evitare un
siffatto cambiamento durante il periodo
elettorale, ma siamo certi che i nostri cit-
tadini sapranno affrontare con noi quegli
inevitabili disagi, consapevoli di essere
protagonisti di un importante cambia-
mento e di un beneficio per l’intera co-
munità.
La furbizia la lasciamo ad altri. A quelli
che hanno a cuore più il destino persona-
le che non quello collettivo di un’intera
comunità.
Il Municipio sarà all’altezza di questa
sfida. Abbiamo fiducia nei nostri concit-
tadini: ne saremo capaci”.
Forse il problema non era la fiducia in se stessi o nei cittadini del XV, ma nel funzionamento di AMA…
RACCOLTA PORTA A PORTA IN XV MUNICIPIOBENE MA NON TROPPO
Riceviamo in questi giorni numerose segnalazioni di residenti della zona di Ponte Milvio che si lamentano delle pessime condizioni igieniche del loro quartiere. La presenza di bancarelle ortofrutticole e di molti lo-cali del settore della ristorazione certo non aiuta, ma le foto sono inequivocabili.
Chi le ha inviate a Lungotevere ci tiene a sottolineare che “questa situazione non è una eccezione, è la norma.
Ho chiamato in Municipio, ho chiamato il numero verde
dell’AMA, ma negli ultimi due mesi nulla è cambiato”.Quindi potremmo concludere, bene l’estensione della raccolta differenziata porta a porta ad alcuni quartieri, ma in XV Municipio c’è ancora molto da fare; o me-glio, siamo a discutere di problemi eterni, che sempre si sono manifestati, con maggiore o minore virulenza a seconda dei periodi. Indubbio che la prossima giunta municipale dovrà
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IL COLLASSO DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA NETTEZZA URBANA è SEMPRE PIù EVIDENTE ANCHE IN QUESTA ZONA. E I RESIDENTI NON SANNO PIù CON CHI PRENDERSELA. MUNICIPIO? COMUNE? AMA?
PONTE MILVIO - VIA FLAMINIAEMERGENzA RIFIUTI
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LA LINGUA ITALIANA SPESSO NASCONDE, TRA DETTI E DICERIE, FATTI CHE HANNO BASI STORICHE CHE RARAMENTE CI SOFFERMIAMO AD ESAMINARE. QUANTI DI NOI SI SARANNO MAI CHIESTI L’ORIGINE DELLA FRASE: “FARE IL GIRO DELLE SETTE CHIESE”?
Le Sette ChiesePellegrinaggio religioso e artistico. Nel nome di San Filippo Neri
ArTe
di di Ilenia Maria Melis
foto di Daniele Leonarduzzi, Chiara Gior-
dano, Eleonora Fazio, Paola Zola, Claudio
Rosadini, Alessandro Frasca, Antonio Di
Corato, Michela Amati
Tutto nasce nel maggio del 1551 quan-do un novello sacerdote di nome Filippo Neri prende dimora presso la Chiesa di San Girolamo della Carità a Roma; spes-so i fedeli, al termine delle funzioni, si intrattenevano con il religioso fiorentino fuori del sagrato della chiesa per poi in-traprendere, assieme a lui, una passeg-giata. Così, tutti insieme, facevano visita
ai luoghi santi della memoria cristiana di Roma, in un percorso di circa 20 km che si snodava dalla Basilica di San Pietro sino a Santa Croce in Gerusalemme.Nacque così il pellegrinaggio più famoso di Roma che abbracciava le chiese giu-bilari, le “Sette Chiese”: San Pietro in Vaticano, San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano, San Lorenzo fuo-ri le mura, Santa Maria Maggiore, Santa Croce in Gerusalemme e San Sebastiano fuori le mura. In pochi anni dalla sua nascita, anche grazie alla crescente popolarità di Filip-
po Neri, il pellegrinaggio coinvolse cen-tinaia di fedeli desiderosi di perpetuare l’antichissima tradizione medioevale dei pellegrini romei in visita alle tombe di Pietro e Paolo. Ancora oggi è possibile vivere la mistica esperienza del Giro delle Sette Chiese due volte l’anno, a settembre e maggio, poco prima della festa di San Filippo Neri, che si celebra ogni 26 maggio, gui-dati da un Padre della Congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, avente sede presso la Chiesa di Santa Maria in Vallicella (la cosiddetta Chiesa Nuova).
San Pietro in Vaticano, reliquie misterioseDal Medioevo meta prediletta di fiumane di pellegrini che affrontavano migliaia di chilometri da ogni angolo del mondo per sostare almeno un attimo e pregare di fronte alla tomba di Pietro, la Basilica di San Pietro rappresenta tutt’oggi il fulcro della cristianità.Nata dalla volontà dell’imperatore Costantino intorno al 320 d.C. là dove di trovava la tomba dell’apostolo Pietro, presso il Circo Neroniano nel quale fu martirizzato nel 64-67, nel corso dei secoli ha subito varie modifiche, nonché ampliamenti che l’hanno por-tata a divenire un capolavoro architettonico. Pochi quando vi entrano riescono a soffermarsi sui dettagli, interamente sovrastati dalla maestosità e dalla ricchezza degli apparati decorativi, dal luccichio degli ori, dalle numerose statue, da quella luce sacra che rifulge dai marmi pazientemente lavorati. San Pietro nasconde al suo interno numerosi tesori, reliquie contese e misteriose. Ai lati del baldacchino barocco realizzato da Gian Lorenzo Bernini si possono notare quattro nicchie che danno accesso alle cappelle progettate per custodire le reliquie più importanti della basilica dopo quelle di Pietro. Ogni nicchia è sovrastata da una statua monumentale di circa tre metri che indica la reliquia custo-
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dita all’interno della relativa cappella. Una di queste rappresenta San Longino che trafigge il costato di Cristo crocefisso. Il recupero di questa lancia fu oggetto di intense lotte e numerosi viaggi al fine di trasformarla in reliquia. Prima portata a Costantinopoli nel 615 per sottrarla al sacco di Gerusalemme, poi consegnata a San Luigi da re Bardovino assieme alla corona di spine, fu recuperata durante la prima crociata; fu ritrovata nella chiesa di San Pietro ad Antiochia. Dopo un lungo peregrinare, un frammento della lancia giace accuratamente conservato, in un luogo segreto della Basilica di San Pietro.
San Giovanni in Laterano, tante basiliche in unaNata dalla seconda caserma della guardia a cavallo dell’imperatore Costantino tra il 313 ed 318, presentava originariamente uno schema simile a quello dell’antica Basilica di San Pietro. Danneggiata e restaurata nel corso dei secoli, fu rimodellata da Francesco Borro-mini per incarico di Innocenzo X.; risale invece a Leone XIII la ricostruzione dell’abside costantiniana, ultimo elemento antico rimasto intatto sino ad allora. Nello splendido chiostro del XIII secolo, opera di Vassalletto, si trovano tre bizzarre in-cisioni che recano il nome di “triplice cinta”: una si trova alla destra dell’entrata, mentre le altre due lungo i muri perimetrali del chiostro. Numerose le interpretazioni attribuite a questi segni: alcuni vi riconoscono un simbolo esoterico che rappresenterebbe i tre gradi del cammino all’interno della ricerca spirituale attraverso i tre mondi, fisico, mentale e spi-rituale; altri lo interpretano semplicemente come il gioco del filetto o mulino, praticato sin dall’antichità in Grecia, Egitto e Roma.
San Paolo fuori le mura, quando la fede combatte le avversitàNel luogo in cui, secondo la leggenda fu sepolto San Paolo, fu eretta una cella che l’imperatore Costantino convertì in picco-la basilica dedicata al santo, consacrata nel 324 d. C. da Silvestro I. Subì nel corso dei secoli varie trasformazioni e ricostruzioni: riedificata da Valentiniano II, Teodosio ed Arcadio nelle dimensioni attuali, terminata nel 395 sotto l’imperatore Onorio, si arric-chì di opere d’arte tra il XIII ed il XVII se-colo. In seguito al terribile incendio del 15 e 16 luglio 1823 rimasero solo il transetto, l’arco santo e parte dell’antica facciata; giunge a noi quasi completamente ricostruita seguendo dimensioni e pianta dell’antico tempio.La basilica si apre nella sua immensità tra affreschi con la storia di San Paolo, mosaici che ritraggono i pontefici, finestre e travi lignee; nel transetto di de-stra però una curiosa acquasantiera attira l’occhio abituato all’austerità solita di un contenitore che accoglie l’elemento in grado di rafforzare la forza del fedele. L’insolito oggetto realizzato nel 1860, da Pietro Galli per la duchessa di Bauffremont, che lo donò a Pio IX, riproduce, sulla base sottostante il ca-tino, la personificazione di Satana inginocchiato che si difende schermandosi con la mano da una giovane vittima che invano aveva tentato di insidiare. Coda, corna ed ali di pipistrello indentificano il demone che si ripara dal po-tere apotropaico infuso al bambino tramite la celere immersione della mano, a sottolineare l’avversione del diavolo per l’acqua santa.
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Santa Maria Maggiore, il miracolo della neveBasilica patriarcale ubicata nell’omonima piazza, probabilmente la prima ad essere dedicata alla Vergine. La leggenda narra che fu fondata del luogo della miracolo-sa nevicata del 5 agosto 356 da papa Liberio; successivamente venne dedicata alla maternità divina di Maria. L’interno della basilica è l’unico ad aver conservato un aspetto vicino all’originale. Sul lato destro della facciata è conservata una colonna in granito rosso alta circa 3,5 metri che ricorda un importante avvenimento della storia francese: l’abiura di Enrico IV. Nel 1595 papa Clemente VIII Aldobrandini concesse l’assoluzione del peccato di eresia a re Enrico IV in seguito alla sua conversione al cattolicesi-
mo. La solenne cerimonia venne celebrata in San Pietro; successivamente l’evento fu ricordato con la costruzione di una colonna commemorativa. Un capitello corinzio si erge sovrastato da una croce a giglio in marmo grigio che sostiene, su ambo i lati, due figure bronzee rappresentanti Cristo Crocifisso e l’Immacolata Concezione. La colonna ricorda il fusto di un cannone e reca l’I-scrizione “In hoc signo vinces” (in questo segno vincerai), a sottolineare il potere della croce e della fede che prevalgono su tutto.
ArTe
San Lorenzo fuori le mura, il potere del santoLungo la via Tiburtina sorge la basilica di San Lorenzo, eccezionale frut-to della fusione di due chiese sorte verso la fine del VI secolo e gli inizi del XIII attorno al sepolcro dell’omonimo diacono spagnolo martire sotto Valeriano. Il martirio avvenne, secondo la tradizione, sopra una graticola ardente (custodita nella basilica di S.Lorenzo in Lucina), nel luogo ove oggi sorge la chiesa di S.Lorenzo in Panisperna; il corpo venne sepolto nell’an-tico “ager Veranus”, che si estendeva lungo la via Tiburtina. L’im-peratore Costantino fece sistemare, nel 330, la cripta che custo-diva le sante reliquie, facendovi costruire una basilica cimiteriale; l’accesso ai fedeli avveniva attraverso un percorso continuo con scala di ingresso e di uscita (“gradus ascensionis et descensionis”). Contemporaneamente fece erigere in onore di Lorenzo, ai piedi della collina del Verano, una grande basilica cimiteriale costruita interamente in laterizio, a tre navate divise da archi su pilastri. La maggior parte della pavimentazione era occupata da lapidi se-polcrali di fedeli, che, sicuri del potere del santo, prediligevano l’inumazione vicino alle sue reliquie, tanto che ben presto anche le pareti vennero utilizzate per tombe a nicchia. Il sacello contenente la tomba di San Lorenzo venne ampliato da Pelagio II nel VI secolo con il medesimo orientamento della basilica costantiniana. Andata distrutta, ven-ne ricostruita sino ad assumere l’attuale aspetto grazie all’intervento di Onorio III (XIII secolo). Dopo la seconda Guerra Mondiale, a causa dei danni subiti dalla chiesa, per via del bombardamento del 19 luglio 1943, venne restaurata ulteriormente, perdendo però gli affreschi della parte superiore della facciata.
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San Sebastiano fuori le mura, sulle spoglie di Pietro e PaoloLa basilica di San Sebastiano si trova lungo la via Appia, la regina viarum. Eretta dove, secondo la tradizione, erano custodite le spoglie degli apostoli Pietro e Paolo, qui tra-sferite nel 258 durante le persecuzioni e tornate nei siti originari quando furono edifica-te le basiliche a loro dedicate. Nel 297-305, in seguito alla deposizione del corpo di San Sebastiano, vittima delle persecuzioni di Diocleziano, si sviluppò il cimitero cristiano su cui sorse, nella prima metà del IV secolo, la basilica, inizialmente costituita da tre navate. Il luogo di culto venne successivamente fatto ricostruire su commissione del cardinale Scipione Borghese. Il complesso funerario delle omonime catacombe rimase uno dei pochi accessibili nel tempo e quindi subì gravi danni e devastazioni. Nell’agosto del 2001 è stato ritrovato, nei pressi dell’attiguo convento, una statua del
Bernini in una piccola nicchia accanto alla cappella delle re-liquie. L’opera, scomparsa verso la fine del XVII secolo, era stata per lungo tempo oggetto di assidue ricerche. Nel marmo finemente scolpito si riconosce il busto del Salvator Mundi nel gesto della mano benedicente, ultimo capolavoro del sommo maestro di scultura barocca. Le fonti vengono in soccorso di questo prestigioso ritrovamento: Pier Filippo, figlio del Berni-ni, in un’opera bibliografica dedicata al padre scrive che questi “lavorò il marmo fino all’ottantaquattresimo ano e terminò con
un Salvatore fatto per devozione”.
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Santa Croce in Gerusalemme, le reliquie della crocefissioneEntro un recinto si erge la più insigne basilica della cristianità, sia per l’antichi-tà della sua fondazione, sia per il prestigio delle reliquie ivi conservate. L’area in cui sorse la chiesa era occupata, nella prima metà del III sec. a. C. da una villa imperiale che comprendeva, oltre al palazzo imperiale del Sessorium, un anfiteatro ed un circo. All’inizio del secolo successivo divenne residen-za privata dell’imperatrice Elena, madre di Costantino, la quale dedicò un’ala dell’edificio al culto cristiano. È giunta sino a noi modificata nella struttura tra ‘400 e ‘700. Dietro un cancello posto sul sagrato della chiesa si nasconde un angolo di campagna: l’orto dei mo-naci cistercensi. L’orto esiste da cinquecento anni ed i monaci vi si dedicano continuamente sottraendo questo magico spazio al de-grado. Alte mura lo nascon-dono ad occhi indiscreti; tra vialetti e pergole di uva e rose bianche si possono ammirare aiuole ricche di fiori e fragole.
Gadda, nato a Milano nel 1893, è morto a Roma nel 1973 ed è sepolto nel cimitero acattolico di Testaccio
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IL PIù FAMOSO ROMANZO DELLO SCRITTORE ITALIANO è UN GIALLO AMBIENTATO A ROMA, CON EPICENTRO IN VIA MERULANA 219. MA è SOPRATTUTTO UNA RIFLESSIONE SUL DISORDINE INCOMPRENSIBILE E DOLOROSO CHE REGOLA LA VITA UMANA
GaddaLa rappresentazione
del caos a via Merulana
CuLTurA
di Filippo Ferrari Bellisario
Carlo Emilio Gadda, l’ingegnere sem-pre in doppiopetto, nel 1931 abbando-nò il lavoro tecnico – scientifico per dedicarsi alla letteratura. Era nato a Milano nel 1893 da una famiglia origi-nariamente agiata, ma che, alla morte del padre nel 1909 e a causa della prodigalità della madre, si ritrovò in ristrettezze economiche ( “ho
patito la fame, da bimbo, la fame!” ) determinanti nella formazione del suo carattere e del suo modo di guardare la realtà.Nei confronti di questa, così come nei confronti degli uomini del suo tempo, covò un risentimento ran-coroso che emerge nella sua scrittura. Formatosi con un’impostazione men-tale tesa all’ordine, alla disciplina, al senso del dovere, tanto da partecipa-
re con convinzione alla prima guerra mondiale, che rievocherà nel “Giorna-le di guerra e prigionia”, e quasi ten-tato, all’inizio, di aderire al Fascismo, nella speranza di un ritorno all’ordine, Gadda scopre ad un tratto la “realtà”.E la realtà è il regno del caos, del disor-
dine, dell’ipocrisia. La realtà è un gro-viglio incomprensibile, estremamente complesso nell’intrecciarsi di molte-plici fattori che non è dato decifrare, un “pasticcio” insomma, secondo quel termine tanto ricorrente nella sua nar-
razione, che dà il titolo al suo romanzo più famoso, ed è metafora del mondo. Esemplare in tal senso è per Gadda l’indagine poliziesca che cerca di veni-re a capo dei reati, ma inutilmente, così come avviene in quel “garbuglio” che è la nostra società, di cui il delitto è
manifestazione patologica.Come nella realtà non si viene a capo di nulla perché troppi e troppo intricati sono i fili che la intessono, anche in “Quer pastic-ciaccio brutto de via Merulana”. Il protagonista principale, il com-missario molisano Ciccio Ingra-
vallo, non riuscirà a risolvere il caso. Anzi, il romanzo, che è un tipico giallo, rimane interrotto. L’azione si svolge a Roma verso il 1927, in un palazzone di via Merulana abitato prevalentemente da una borghesia agiata, ma poi l’a-
zione si estende a tutta la città, il Verano dove vie-ne sepolta la vittima dell’omicidio, Liliana Balducci, l’hotel Massimo d’Azeglio in via Cavour, dove si tra-sferisce il marito della Bal-ducci dopo la morte della moglie, il “Maccherona-ro” di via del Gesù, dove mangia l’agente in borhe-se Pompeo Porchettini (“Sgranfia”) e anche fuori città, in quella che allora era aperta campagna, nella zona del Divino Amore e lungo la tratta ferroviaria Roma - Velletri. Come detto l’epicentro dell’intricata trama è un palazzo di via Merulana. Qui Ingravallo, che è anche amico di una coppia che vi abita, deve condurre le indagini, prima per un furto di gioielli ai danni della signora Balducci (sono pro-prio i Balducci gli amici di Ingravallo), e dopo pochi giorni per l’omicidio della stessa. Tutti gli inquilini, interroga-ti, tentano di fornire quelli che, secondo loro, possono essere indizi; ma il quadro diviene sempre più ingarbugliato. Natu-
ralmente lo svolgersi delle indagini consente al narra-tore di spaziare in una rappresentazione della società,
cogliendone i linguaggi caratterizzanti, offrendo lo spunto per smascherare la rispettabilità e far emer-gere un mondo ambiguo e inquieto.Il romanzo, come le altre opere tra cui l’importante
“Cognizione del dolore”, è caratterizzato da un lin-guaggio particolarissimo, costituito da dialetti (roma-nesco, abruzzese, campano) accanto ai quali emergono espressioni colte e raffinatezze stilistiche. Anche la sin-tassi è spesso scardinata, stravolta, specchio della posi-zione negativa che Gadda assume di fronte a una realtà caotica e problematica da lui rifiutata. Lo stile grottesco emerge in questo “pastiche” linguistico, sottende il giu-dizio etico del narratore che nella vicenda del “Pastic-
ciaccio”, ambientata nel Ventennio, non manca di coniare efficaci espressioni (Testa di morto in fe-
luca, Giove farabut-
to), per alludere alla lingua dell’odiato dittatore.
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Via Merulana 219, dove avviene l’omicidio della signora Liliana Valdarena, sposata con remo eleuterio balducci. Sul delitto indaga il commissario Francesco (Ciccio) Ingravallo.
La targa commemorativa in via Merulana 268
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Pubblicato nel 1957, due anni dopo fu tratto il film “Un maledetto
imbroglio”, diretto da Pietro Germi
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ArCHITeTTurA
di Ilenia Maria Melis
Il mondo dell’architettura, il 31 marzo scorso, ha perso la sua regina delle cur-ve: l’architetto britannico di origine ira-chena Zaha Hadid (Baghdad, 31 otto-bre 1950 – Miami, 31 marzo 2016) si è spenta a Miami, per un’improvvisa crisi cardiaca. Era ricoverata in ospedale per una bronchite.Nota per le forme allungate e sinuose del-le sue opere architettoniche, geniale pro-gettista del Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma e di CityLife, progetto di riqualificazione della Fie-ra Campionaria di Milano, nel 2004 fu la prima donna a ricevere il Premio Pritzker. Vincitrice nel 2010 e 2011 del Premio Stirling, nel 2010 fu inserita dal Time tra le cento personalità più influenti del mondo. “Ho avuto l’onore di conoscere bene Zaha
Hadid - dice Giovanna Melandri, Presi-dente Fondazione MAXXI -. Una grande
donna: creativa e innovativa, che ci ha rega-
lato le straordinarie architetture del nostro
MAXXI. Questa sua morte improvvisa mi
addolora moltissimo. Ci mancheranno molto
il suo estro e il suo genio”. “Siamo profon-
damente grati al contributo di Zaha Hadid
alla cultura del progetto - dice Hou Hanru, direttore artistico del MAXXI - Il MAXXI
definisce una tipologia innovativa di museo
d’arte, rappresenta un’ispirazione e nel con-
tempo una sfida per gli artisti, per i curatori
e per le pratiche museali”. “Sono orgogliosa di aver lavorato con Zaha
per la realizzazione del grande campus ur-
bano del MAXXI - dice Margherita Guccio-ne, direttore MAXXI Architettura - Consi-
dero Zaha Hadid un genio che ha anticipato
con la sua capacità di guardare avanti le
forme e le dinamiche della creatività con-
temporanea”.Tra i progetti di 237 candidati provenien-ti da tutto il mondo, quello di Zaha Ha-did fu scelto, all’interno di un concorso internazionale bandito dal Ministero dei Beni Culturali nel 1998, per le sue forme innovative capaci di inserirsi nel tessuto urbano circostante in modo organico, interpretando la nuova istituzione e do-tandola di fruibili ampi spazi pubblici. Un intreccio di curve e volumi che permet-te ai fruitori del MAXXI di attraversare sempre diversi percorsi alla scoperta di inaspettate gallerie illuminate dalla luce che delicatamente filtra da un particolare sistema di copertura.Una genialità frizzante messa a disposizio-ne anche dell’insegnamento all’interno di prestigiose università, tra cui la Harvard Graduate School of Design, la Facoltà di Architettura all’University of Illinois di Chicago, la Hochschule für bilden-
de Künste Hamburg di Amburgo.Fra le innumerevoli attività non mancano progetti inerenti al mondo del disegno in-dustriale, come Flow, un vaso in polieti-lene, una scultura a tutto tondo realizzata per l’azienda italiana Serralunga, in grado di mostrare un diverso profilo da qualsiasi angolazione lo si guardi. Creazioni estetiche che non perdono oc-casione per affermare la loro funzionalità, frutto di una mente sempre attenta alle forme ma anche alla destinazione d’uso di ogni singola idea; una mastodontica produzione di edifici che si spingevano oltre la fantasia, in grado di affascinare e sorprendere. Tra i più noti il Messner Mountain Museum a Corones inaugu-rato nel 2015, il quartiere ad alto rispar-mio energetico negli Emirati Arabi Uniti, il Sleuk Rith Institute in Cambogia, il Riverside Museum, Glasgowm e il London Aquatics Center a Stratford (Regno Unito) nonché quelli ancora da ultimare come lo stadio per la Coppa del Mondo del 2022 in Qatar.La regina delle curve, una grande perso-nalità, ipnotica nelle sue linee, capace di innescare una rivoluzione dagli anni Ot-tanta ad oggi e che, con la sua recente scomparsa, non cesserà di far parlare di sé lasciando un segno indelebile nella proget-tazione, nel design, nella memoria.
Addio a Zaha HadiLa regina delle curve
La Locanda Rossovino promuove le tipicità agroalimentari del territorioproponendo piatti e vini a km zero, rispettando la stagionalità
ed utilizzando esclusivamente prodotti freschi.Un’ampia ed elegante sala accoglie banchetti e ricevimenti per oltre 150 ospiti.
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