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lunedì 17 - domenica 23 marzo 9,30 - 13,00 16,00 - 19,00 MOSTRA “MEMORIE SENZA SCADENZA” Entrata libera - visite guidate per scuole e gruppi La mostra ricorda, ad un anno di distanza, gli anniversari dei 50 e 90 anni dei disastri del Vajont (1963), il più grave d’Europa, e del Gleno (1923), prima tragedia del secolo causata dal crollo di una diga. Inoltre sono documentati gli avvenimenti relativi al crollo della diga di Ortiglieto, a Molare (1935) e alla tragedia della Val di Stava, causata dal cedimento degli argini di un bacino minerario (1985). La mosra consiste in 4 sezioni tematiche, ciascuna con documenti su uno dei 4 episodi; è inoltre presente una sezione libri e documenti Il disastro della diga di Molare 13 agosto 1935 La storia della diga di Ortiglieto (Molare – AL), destinata alla produzione idroelettrica, che fu causa, per il cedimento di una barriera secondaria durante un evento di piena, del disastro del 1935, è raccontata attraverso una serie di tavole illustrative ricavate dai documenti già raccolti e pubblicati dal geologo Vittorio Bonaria nel sito web www.molare.net. Dal crollo si generò una piena catastrofica che distrusse opere e abitazioni fino ad Ovada con un lascito di 115 vittime. Viene anche ricordato il crollo della diga di Malpas- set, in Costa Azzurra, il 2 dicembre 1959 (423 vitti- me). La tragedia del Gleno 1 dicembre 1923 Sono esposti 19 pannelli illustrativi della vicenda relativa al crollo della diga sul torrente Povo, in Valle del Gleno, in alta Val di Scalve (BG), crollo che deter- minò una onda di piena che cancellò paesi, impianti e, soprattutto, almeno 500 vite umane. La mostra, come il volumetto che l’accompagna, s’intitola “L’acqua, la morte, la memoria” e rappre- senta l’aggiornamento, realizzato dalla Comunità Montana Val di Scalve , con il supporto realizzativo dell’Istituto Bergamasco per la Storia della Resi- stenza e dell’Età Contemporanea, di quanto espo- sto e pubblicato, per la prima volta nel 1983-84. Il Vajont 9 ottobre 1963 Uno dei maggiori disastri ambientali causati dall’uomo (ONU 2008) avvenne la sera del 9 ottobre 1963 nella Valle del Piave. In quella occasione, la frana del monte Toc causò la tracimazione delle acque del lago del Vajont e la morte di 1910 perso- ne. Studi, libri, convegni e testimonianze descrivo- no e raccontano i fatti, con le loro premesse e tragi- che conseguenze¸fatti che sono stati ripercorsi ancora una volta nelle manifestazioni del 2013 per il 50° anniversario del disastro. In questa occasione è esposta una mostra in 13 pannelli, realizzata dalla Assoc.It.Geol.Applicata e Ambientale e dal Consiglio Naz. Geologi, che racco- glie le foto del geologo Edoardo Semenza che, a suo tempo riconobbe la grande paleofrana del Toc, ma non fu ascoltato. Si completò così, ignorando l’evidenza, la fase finale di riempimento del lago e non si allertò la popola- zione, quando si sarebbe potuto. Il dramma della Val di Stava 19 luglio 1985 Non furono una grande diga e una grande pioggia a causare i 268 morti dell’estate 1985 in Val di Stava (TN). Cedettero invece gli argini di due bacini di decantazione delle acque di lavorazione della fluori- te a Prestavel di Stava. La gestione incosciente e incompetente di quei bacini, nonché la mancanza di seri controlli, furono le cause della tragedia. La mostra in 15 pannelli è messa a disposizione dalla Fondazione Stava85 che, per tutti noi, mantie- ne viva quella memoria.

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lunedì 17 - domenica 23 marzo9,30 - 13,00 16,00 - 19,00 MOSTRA “MEMORIE SENZA SCADENZA”Entrata libera - visite guidate per scuole e gruppi

La mostra ricorda, ad un anno di distanza, gli anniversari dei 50 e 90 anni dei disastri del Vajont (1963), il più grave d’Europa, e del Gleno (1923), prima tragedia del secolo causata dal crollo di una diga. Inoltre sono documentati gli avvenimenti relativi al crollo della diga di Ortiglieto, a Molare (1935) e alla tragedia della Val di Stava, causata dal cedimento degli argini di un bacino minerario (1985). La mosra consiste in 4 sezioni tematiche, ciascuna con documenti su uno dei 4 episodi; è inoltre presente una sezione libri e documenti

Il disastro della diga di Molare13 agosto 1935

La storia della diga di Ortiglieto (Molare – AL), destinata alla produzione idroelettrica, che fu causa, per il cedimento di una barriera secondaria durante un evento di piena, del disastro del 1935, è raccontata attraverso una serie di tavole illustrative ricavate dai documenti già raccolti e pubblicati dal geologo Vittorio Bonaria nel sito web www.molare.net. Dal crollo si generò una piena catastrofica che distrusse opere e abitazioni fino ad Ovada con un lascito di 115 vittime. Viene anche ricordato il crollo della diga di Malpas-set, in Costa Azzurra, il 2 dicembre 1959 (423 vitti-me).

La tragedia del Gleno 1 dicembre 1923

Sono esposti 19 pannelli illustrativi della vicenda relativa al crollo della diga sul torrente Povo, in Valle del Gleno, in alta Val di Scalve (BG), crollo che deter-minò una onda di piena che cancellò paesi, impianti e, soprattutto, almeno 500 vite umane. La mostra, come il volumetto che l’accompagna, s’intitola “L’acqua, la morte, la memoria” e rappre-senta l’aggiornamento, realizzato dalla Comunità Montana Val di Scalve , con il supporto realizzativo dell’Istituto Bergamasco per la Storia della Resi-stenza e dell’Età Contemporanea, di quanto espo-sto e pubblicato, per la prima volta nel 1983-84.

Il Vajont 9 ottobre 1963

Uno dei maggiori disastri ambientali causati dall’uomo (ONU 2008) avvenne la sera del 9 ottobre 1963 nella Valle del Piave. In quella occasione, la frana del monte Toc causò la tracimazione delle acque del lago del Vajont e la morte di 1910 perso-ne. Studi, libri, convegni e testimonianze descrivo-no e raccontano i fatti, con le loro premesse e tragi-che conseguenze¸fatti che sono stati ripercorsi ancora una volta nelle manifestazioni del 2013 per il 50° anniversario del disastro. In questa occasione è esposta una mostra in 13 pannelli, realizzata dalla Assoc.It.Geol.Applicata e Ambientale e dal Consiglio Naz. Geologi, che racco-glie le foto del geologo Edoardo Semenza che, a suo tempo riconobbe la grande paleofrana del Toc, ma non fu ascoltato.Si completò così, ignorando l’evidenza, la fase finale di riempimento del lago e non si allertò la popola-zione, quando si sarebbe potuto.

Il dramma della Val di Stava 19 luglio 1985

Non furono una grande diga e una grande pioggia a causare i 268 morti dell’estate 1985 in Val di Stava (TN). Cedettero invece gli argini di due bacini di decantazione delle acque di lavorazione della fluori-te a Prestavel di Stava. La gestione incosciente e incompetente di quei bacini, nonché la mancanza di seri controlli, furono le cause della tragedia. La mostra in 15 pannelli è messa a disposizione dalla Fondazione Stava85 che, per tutti noi, mantie-ne viva quella memoria.