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LUNEDì 13 NOVEMBRE 2017, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza CUARTETO CASALS Stagione Concertistica 2017/2018 anno sociale 108

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lunedì 13 nOVeMBRe 2017, ore 20:45

Teatro Comunale di Vicenza

CuARTeTO CASAlS

Stagione Concertistica 2017/2018

anno sociale 108

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Programma

ludwigVAn BeeThOVen (1770-1827)Quartetto per archi n. 6 in Si bem. magg. op. 18 n. 6 - Allegro con brio - Adagio, ma non troppo - Scherzo. Allegro - Adagio “La Malinconia” - Allegretto quasi Allegro

ludwigVAn BeeThOVenQuartetto per archi n. 16 in Fa magg. op. 135 - Allegretto - Vivace - Lento assai, cantante e tranquillo - Grave ma non troppo tratto. Allegro

***

Matan PORAT (1982)Quartetto per archi “otzma” (prima esecuzione italiana) - Allegro - Allegretto - Adagio - Andantino

ludwigVAn BeeThOVenQuartetto per archi n. 15 in La min. op. 132 - Assai sostenuto. Allegro - Allegro ma non tanto - Canzona di ringraziamento offerta alla Divinità da un guarito, in modo lidico. Molto adagio - Alla marcia, assai vivace - Allegro appassionato

Vera Martinez-Mehner ViolinoAbel Tomàs Violino

Jonathan Brown ViolaArnau Tomàs Violoncello

La bella storia del cuarteto casals – che prende il nome dal musicista catalano pau casals (1876-1973), uno dei più grandi violoncellisti del novecento – è iniziata alla metà degli anni novanta fra i corridoi della escuela de música reina Sofía di madrid. grazie anche alle lezioni di rainer Schmitt del Quartetto hagen, al quale i quattro ragazzi si affidarono per perfezionare la loro arte, la formazione è cresciuta tantissimo, al punto da guadagnarsi allori e riconoscimenti in importanti competizioni internazionali (Londra e amburgo su tutte).Da lì si sono aperte le porte delle più importanti sale da concerto del mondo: la philarmonie di berlino e di colonia, la Konzerthaus di Vienna, il concertgebouw di amsterdam, la Wigmore hall di Londra, la carnegie hall di new York...nel 2002 è arrivato un contratto in esclusiva per harmonia mundi, etichetta discografica con la quale il quartetto spagnolo ha finora registrato 11 album che spaziano dai compositori meno conosciuti (arriaga e toldrá) ai classici viennesi, fino ai grandi autori del novecento come bartók, Kurtág e Ligeti.nessun’altra formazione quartettistica spagnola è mai stata in grado di arrivare tanto in alto. per questo il cuarteto casals è considerato un’autentica gloria nazionale – catalana in particolare – ottenendo numerosi riconoscimenti e onorificenze pubbliche, fra le quali il titolo di “ambasciatore della cultura catalana” da parte della generalitat de catalunya e dell’instituto ramon Llull.in occasione del ventennale di attività, il cuarteto casals ha iniziato una serie di sei concerti nel corso dei quali presenterà, in alcune fra le più importanti sale da concerto del mondo, l’integrale beethoveniana; il progetto sarà registrato in vari cD per harmonia mundi, l’ultimo dei quali uscirà nel 2020, anno in cui si festeggeranno i 250 anni dalla nascita del grande compositore. in ognuno di questi sei concerti l’ensemble ha deciso di abbinare ai Quartetti per archi di beethoven un pezzo di un giovane autore contemporaneo. a Vicenza tocca a matan porat, pianista e compositore israeliano di gran vaglia i cui lavori sono commissionati da importanti istituzioni internazionali. È il caso del quartetto per archi “otzma” che in settembre è stato eseguito in prima assoluta alla Wigmore hall di Londra e che viene proposto questa sera al pubblico della Società del Quartetto di Vicenza in “prima” italiana.il cuarteto casals è quartet-in-residence alla hochschule für musik und tanz di colonia ed alla escola Superior de música de catalunya di barcellona.

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note al programmaVenuti alla luce fra il 1799 e il 1800 e pubblicati dall’editore viennese mollo nel 1801, i sei Quartetti per archi op. 18 furono commissionati a Beethoven dal principe Franz Joseph maximilian von lobkowitz, suo coetaneo, musicista per diletto (suonava il violino e il violoncello) e soprattutto un grande mecenate. Gli piaceva così tanto la musica – ricorda in un carteggio sua cognata, la contessa Lulu thürheim – che suonava dal crepuscolo all’alba. Spese una fortuna per aiutare musicisti e per commissionare loro innumerevoli composizioni, che poi venivano eseguite nel Palazzo di famiglia. oggi l’imponente edificio barocco, situato in Lobkowitzplatz nel cuore di Vienna, ospita un importante museo d’arte dopo essere stato sede dell’ambasciata francese, di quella cecoslovacca e, in tempi più recenti, dell’Institut français d’Autriche-Vienne.il principe Lobkowitz fu anche un grande “sponsor” di haydn sia in prima persona, sia come membro della Gesellschaft der Associierten, sodalizio di stampo nobiliare viennese fondato nel 1786 che si prodigò nell’opera di rivalutazione dei grandi autori del passato (particolarmente bach e händel) ma soprattutto nel sostegno concreto ai compositori contemporanei; si deve a questo meritorio consesso, ad esempio, la commissione degli ultimi tre grandi oratori di haydn.ma tornando a Lobkowitz, per comprendere quanto fosse intenso il rapporto con beethoven basterà ricordare che il genio di bonn dedicò al principe non solo il set dei sei Quartetti op. 18, ma anche il n. 10 (“Delle arpe”), il triplo concerto, la Sinfonia n. 5, la Sinfonia 6 “pastorale” e la numero 3: l’eroica venne eseguita in anteprima a palazzo Lobkowitz nell’estate del 1804 da parte dell’orchestra privata del mecenate (una trentina di elementi), con beethoven sul podio. Qualche anno più tardi girolamo buonaparte, re di Vestfalia, offrì al compositore, all’apice del successo, il prestigioso incarico di kappelmeister in quel di Kassel: il principe Lobkowitz, supportato dall’arciduca rodolfo e dal principe Kinsky, lo convinse però a rimanere a Vienna promettendogli un vitalizio di 4 mila fiorini l’anno.tutto ciò spiega il ruolo fondamentale che il mecenatismo ha avuto nella storia della musica e dell’arte in generale. Senza i quattrini messi a disposizione da singoli illuminati benefattori, dalle loro ricche famiglie e dai vari sodalizi dei quali entrarono a far parte, oggi il mondo sarebbe privo di tanti capolavori; forse della maggior parte.

il Quartetto in Si bemolle maggiore conclude in bellezza l’op. 18 e chiude, nel contempo, anche il primo dei tre grandi capitoli nei quali si è soliti raggruppare il corpus dei 16 quartetti per archi beethoveniani (ai quali è da aggiungere la “grande Fuga” op. 133). inutile dire che nella serie “giovanile” racchiusa nell’op. 18 la scrittura risente ancora sensibilmente della strada tracciata prima di lui da haydn e mozart, ma nel contempo si coglie fra le righe lo sforzo di dare origine a un linguaggio nuovo e originale; ciò è particolarmente evidente a partire dallo Scherzo (terzo movimento) e sempre più, fino al celebre allegretto conclusivo.

nel prosieguo della serata il cuarteto casals ha deciso di tralasciare il

secondo gruppo – formato dai tre Quartetti “russi” op. 59, dal Quartetto op. 74 e dal Quartetto op. 95 – per proporci i due ultimi capolavori di un genere nel quale beethoven, a detta della maggior parte dei critici, ripose i suoi pensieri più intimi. Secondo paul bekker, uno dei più eminenti musicologi del primo novecento, nei quartetti beethoveniani si rispecchia tutta la vita del musicista, non sotto l’aspetto di confessione personale, quasi di diario, come nell’improvvisazione delle Sonate, non nella grandiosa forma monumentale dello stile sinfonico, bensì nella contemplazione serena, che rinuncia all’aiuto esteriore della virtuosità e alla monumentalità delle masse sonore dell’orchestra e si limita alla forma, semplice e priva di messa in scena, di colloqui tra quattro individualità che tra di loro si equivalgono.il Quartetto in Fa maggiore op. 135, scritto pochi mesi prima di morire, trasmette una sensazione di grande serenità, ma anche un’idea di perfezione e di estremo equilibrio, quasi che l’autore immaginasse l’imminente trapasso e volesse offrirci un ultimo saggio – assai “rassicurante” – della sua arte: creare un capolavoro partendo da un materiale essenziale, semplice, quasi povero.non altrettanto si può dire del monumentale Quartetto in la minore op. 132 suddiviso in cinque movimenti, che viene proposto in chiusura di questo concerto. composto nella primavera del 1825 dopo un periodo di lunga malattia, questo Quartetto è un’opera complessa che lascia pochi punti di riferimento all’ascoltatore. per Salvatore Sciarrino è come se Beethoven ci rendesse partecipi del suo processo creativo, ci introducesse nel laboratorio delle sue idee. e allora, l’unico modo per apprezzare questa magnifica pagina è quello di abbandonarsi all’ascolto e lasciare che la musica irrompa dentro di noi in tutta la sua energia.

Otzma – scrive il suo giovane autore, matan porat – è il mio secondo quartetto per archi, scritto appositamente per essere inserito nei programmi beethoveniani del cuarteto casals per la stagione 2017/18. in ebraico il termine significa “forza”, “potere” e il riferimento all’energia del Quartetto op. 132 di beethoven è evidente. “otzma” è stato eseguito in prima assoluta alla Wigmore hall di Londra nel settembre scorso e questa sera è la prima volta che viene eseguito in italia.nato a tel aviv, matan porat è prima di tutto un pianista di grandi doti (è stato allievo di emanuel Krasovsky, maria João pires e murray perahia) che suona regolarmente con importanti formazioni sinfoniche ed è molto attivo anche in ambito cameristico.

Il PROSSIMO COnCeRTO lunedì 20 novembre ore 20:45 teatro comunale di Vicenza SPIRA MIRABIlIS ensemble Brahms Sinfonia n. 1

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