Quartetto HagenConcerti2012/2013

Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2012A cura dell’Area Comunicazione

Citazioni a cura di Giulia BassiFonti delle citazioni: Giovanni Carli Ballola, Beethoven, la vita e la musica, Milano, Bompiani, 2001; Alfred Einstein, Breve storia della musica, Milano, Rizzoli, 1988; Maynard Solomon, Il diario di Beethoven, Mi-lano, Mursia, 1992; Marcel Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore, Milano, Mondadori, 2005.

L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.

20 novembre 2012 ore 20.30Teatro Municipale Valli

Ludwig van Beethoven

Quartetto op. 18 n. 1 in fa maggioreAllegro con brioAdagio affettuoso ed appassionatoScherzo (Allegro molto)Allegro

Quartetto op. 18 n. 3 in re maggioreAllegroAndante con motoAllegroPresto

Quartetto op. 18 n. 5 in la maggioreAllegroMinuettoAndante cantabileAllegro

QUARTETTO HAGEN

Lukas Hagen violinoRainer Schmidt violinoVeronica Hagen violaClemens Hagen violoncello

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Beethoven lavora alla sua prima raccolta di Quartetti, i sei dell’op. 18, in un arco di tempo relativamente lungo rispetto ai consueti ritmi di produzione musicale di fine settecento. E, aggiungia-mo, con non pochi ripensamenti, revisioni, aggiustamenti. Ini-ziati nel 1798, vengono terminati nel 1800 e quindi pubblicati dall’editore Mollo di Vienna nel 1801, rispettivamente i primi tre nel giugno e i rimanenti nell’ottobre di quell’anno. Sulla reale cronologia della stesura da parte di Beethoven, occorre precisare che probabilmente il primo a essere composto è il Quartetto n. 3 in re maggiore, seguito dai numeri 1 in fa maggiore, 2 in sol maggiore, 5 in la maggiore, 6 in si bemolle maggiore, infine 4 in do minore. La sequenza finale, fissata nella numerazione d’opera e quindi passata alle stampe, sembra rispondere a un vero e pro-prio criterio progettuale in cui il disegno si definisce in base agli equilibri e alle relazioni sequenziali tra un Quartetto e l’altro. Aggiungiamo che l’opera porta la dedica al principe Franz Jose-ph von Lobkowitz. Ancora sul piano della valutazione generale di questo ciclo, occorre rimarcare che si tratta del primo cimento di Beethoven con il genere del quartetto d’archi in senso com-piuto, se tralasciamo una serie di lavori preparatori giovanili di avvicinamento. Ci troviamo dunque all’esordio di un tracciato che porterà, con i seguenti dieci quartetti, a manifestare uno dei terreni di più straordinaria densità creativa del musicista tede-sco. Questo esordio, fondamentale per comprendere pienamen-te poi anche i processi di maturazione stilistica ed estetica di Be-ethoven in questo campo, porta il segno della continuità e insie-me dell’innovazione. In altre parole, ascoltando i sei Quartetti op. 18, e, in modo pienamente rappresentativo, proprio i tre qui proposti, si percepisce l’omaggio ai due grandi modelli con cui Beethoven si trova a confrontarsi (Mozart e Haydn) e il rispet-to, la considerazione dei loro traguardi quartettistici. Ma insie-

Un saggiodi Roberto Favaro

me si respira subito il senso dell’emancipazione stilistica e della fortissima personalizzazione impressa dal musicista di Bonn. Ci sono tutti gli ingredienti espressivi e le profondità elaborative del Beethoven più maturo. Nuova è per esempio l’indipendenza delle quattro parti, così come le ricerche di impasti timbrici, o la personale, originale e insieme rigorosa assunzione dei modelli formali classici. La sequenza decisa infine da Beethoven sembra dunque creare proprio una sorta di opera concept, con il primo Quartetto subito lanciato ad affermare la propria natura speri-mentale e poco convenzionale, il secondo a omaggiare Haydn e il suo ruolo, il terzo a esplorare le molteplicità stilistiche offerte dal quartetto, il quarto con la tonalità di do minore a riprende-re un clima di almeno parziale drammatizzazione, il quinto in omaggio all’altro modello, Mozart, infine il sesto, che a fronte dei primi due movimenti sostanzialmente convenzionali, fa seguire, a chiudere l’intero ciclo, due movimenti fortemente innovativi. Il Quartetto n. 1, dunque, propone immediatamente, fin dall’Allegro con brio, insolitamente lungo per le abitudini dell’epoca, con quel suo breve tema straordinariamente incisivo enunciato all’unisono dai quattro strumenti, un processo com-positivo di fitta e diversificata elaborazione tematica funzionale non solo o non tanto all’esibizione della tecnica, quanto piut-tosto alla manifestazione delle possibili trasfigurazioni di signi-ficato e di contenuto emotivo dell’idea musicale. C’è vigore ed energia, in questo movimento, ma anche, qua e là, con improv-visi attraversamenti e sospensioni, calma e distesa soavità. An-che il secondo movimento, Adagio affettuoso e appassionato, ri-serva all’ascoltatore una particolarissima ambientazione sonora ed espressiva. La concentrazione fonica nei timbri estremi e nel dialogo appassionato del primo violino e del violoncello porta Beethoven a sviluppare una narrazione di intenso patetismo ro-mantico, di densa concentrazione affettiva, di continue espan-sioni e improvvise ritrattazioni dinamiche. Secondo alcuni, Bee-thoven si sarebbe ispirato qui alla celebre scena della tomba del Romeo e Giulietta di Shakespeare. In alcuni appunti rinvenuti nei quaderni beethoveniani si trova peraltro un abbozzo del fi-

Beethoven

La forza è la morale degli uomini che si distinguono dagli altri, ed è anche la mia. Beethoven

Fin dall’anno scorso, Lichnowsky mi ha assegnato una somma fissa di 600 fiorini che io posso percepire finché non trovo un impiego adeguato. Le mie occupazioni mi rendono molto e posso dire di avere tante commissioni che non mi è più possibile soddisfarle tutte. Se lo volessi, avrei sei o sette editori per ogni pezzo, e anche di più: non si discute nemmeno, io chiedo e loro pagano.Beethoven (1801)

Naturalmente anche Beethoven venne spesso a patti con il suo tempo; ma egli non soddisfaceva più le richieste di un pubblico definito e ristretto: si rivolgeva ad un pubblico concepito dalla sua mente, non limitato né da caste sociali né da confini politici.Alfred Einstein

La ragione per cui un’opera di genio difficilmente è ammirata subito è che chi l’ha scritta è un uomo straordinario e che pochi gli rassomigliano. Sarà la sua stessa opera, fecondando i rari ingegni capaci di comprenderla, a farla crescere e moltiplicare. Marcel Proust

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nale di questo Adagio con un titolo emblematico: “Les derniers soupirs”. D’altra parte, già le indicazioni poste a nominare il mo-vimento (affettuoso e appassionato) spiegano che Beethoven si spinge qui in un mondo attraversato da una nuova luce e abitato da nuove categorie dell’anima. Lo Scherzo (Allegro molto) che segue, in particolare con il caratteristico e burlesco trio segna-to dai fortissimo ribattuti percussivamente, riporta l’ascoltatore a una diversa dimensione di tono e di atmosfera, più leggere e felici. Sia nello scherzo che nel trio, Beethoven adotta una so-luzione per così dire antimelodica, ovvero costruisce sequenze di frasi di tipo più armonico e ritmico che non di vera e propria linea discorsiva. Conclude questo primo quartetto un rondò (Al-legro) pieno di ingegnosità contrappuntistica, di brio, di leggera e danzante vitalità, ancora, come nello scherzo, dotato di idee melodiche essenziali e prosciugate. Nei contrasti e nella diversa strutturazione comunicativa dei quattro movimenti, con la va-riabilità significante dell’Allegro iniziale, la pittoricità intensa dell’Adagio, l’energia turbinante e incontenibile nei due ultimi tempi, questo Quartetto mostra una prospettiva inequivocabile per l’opera beethoveniana, l’affermazione di uno spazio sonoro inedito di sperimentazione e di innovazione.

Il Quartetto n. 3, il primo, come dicevamo, composto da Bee-thoven per questo ciclo op. 18, si apre con un Allegro dall’elegan-te proposta melodica, un tema dalla cantabilità tipica del primo Beethoven, dal quale, attraverso ardite combinazioni armoni-che, si giunge al secondo elemento tematico, e quindi, in confor-mità coi principi della forma sonata, allo sviluppo e infine alla canonica ripresa. L’Andante con moto offre un esempio saliente di melodia realizzata attraverso la conduzione polifonica delle quattro parti saldamente coordinate in un rapporto di sostan-ziale de-gerarchizzazione. Così ancora lo scherzo (Allegro) offre una esemplificazione preziosa della libertà e insieme del rigore adottato da Beethoven nel trattare la classica forma del Minuet-to. L’ascoltatore ritroverà svolto dopo il Trio, nella ripresa dello scherzo iniziale, l’intero percorso introduttivo, con la variante di elevare però le ripetizioni di ritornello nei registri alti dei singoli

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strumenti. Il risultato è stupefacente, sia sul piano timbrico e acustico, con la rarefazione e lo schiarimento dello spazio so-noro, sia sul piano dell’inattesa espansione della forma classica. Infine la pagina forse più profonda e complessa di tutto il Terzo quartetto: il Presto finale, turbinoso ed energetico, basato sulla forma sonata, in cui si manifesta già il quartettismo beethove-niano della maturità, espresso qui da uno sfruttamento esteso di tutte le potenzialità estensive dei registri strumentali, da una intensissima qualificazione delle masse, dei contrasti, delle luci abbaglianti e delle opacità, da un processo elaborativo tematico inedito, con un percorso che si completa nell’incantevole mor-morio finale dei quattro strumenti, in pianissimo, su una cellula di tre note da cui si era avviata la fase dello sviluppo.

Dicevamo all’inizio della propensione di questo ciclo a riferir-si costantemente e alternatamente ai due poli della tradizione e dell’innovazione quartettistica. Il Quartetto n. 5 dell’op. 18 si innesta proprio nel solco dell’omaggio – più a Mozart ma senza dimenticare Haydn – benché pure questo scoperto orientamen-to stilistico venga trattato secondo strategie affatto originali e in un certo senso moderne. Si può infatti avvertire in questo lavoro una vera e propria poetica del camouflage, del prestito, del tra-vestimento di idiomi storici e presenti (perfino dello stesso Bee-thoven) ben riconoscibili e nominabili. L’ascoltatore più accorto e informato non faticherà a rintracciare questi indizi: tra gli altri, nel primo movimento evidenti richiami al tempo iniziale della Sonata per violino op. 12 n. 2, dello stesso Beethoven; una cita-zione, nel Trio del secondo movimento, del Minuetto dell’op. 74 n. 2 di Haydn; nell’ultimo tempo chiari riferimenti al finale della mozartiana sinfonia Praga.Per il resto, il Quartetto n. 5 si apre con un Allegro apparen-temente (ribadiamo: solo apparentemente) sostanziato di sem-plice e quasi superficiale materia melodica, che vale invece a Beethoven l’occasione per mostrare quanto si possa ricavare, sia sul piano elaborativo, sia su quello dell’espressione, anche dalla materia a prima vista meno significativa, o semplicemente più “leggera”. Anomalo poi il seguito dell’opera, con lo Scherzo

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(Minuetto) anticipato dal terzo al secondo movimento, in luogo dell’abituale tempo lento, Andante cantabile, che segue invece in terza posizione: il primo in uno stile “antico”, appunto, fin dal titolo, di Minuetto, sereno, disimpegnato, solo qua e là sfiorato da profumi romantici; il secondo nella forma di tema con cinque variazioni, unico caso in tutto il ciclo dell’op. 18. Chiude un Al-legro, brillante e serrato, probabilmente la pagina più bella del Quartetto n. 5, con passaggi imitativi e giochi combinatori piut-tosto sofisticati che farebbero pensare, secondo Carl Dahlhlaus, a un “ingegno nel senso della poetica illuministica”.

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Il Quartetto Hagen celebra i 30 anni di attività con un nuovo cd per la Myrios Classics con opere di Mozart, Webern e Beethoven, disco al-tamente apprezzato dalla critica discografica internazionale.Malgrado la già lunga carriera, il Quartetto è attivo come sempre, come testimoniano anche i premi ottenuti fra cui l’ECHO Klassik award come Ensemble dell’anno 2011. La carriera inimitabile, ormai quasi trentennale del Quartetto Hagen, inizia nel 1981. I primi anni, segnati dalla vittoria in numerosi Concorsi Internazionali e da un contratto in esclusiva con la DGG – per la quale in una collaborazione ventennale il Quartetto Hagen ha inciso circa 45 cd – sono stati dedicati alla preparazione e perfezionamento di un re-pertorio sterminato, caratteristica straordinaria del Quartetto.La collaborazione con grandi artisti come Nikolaus Harnoncourt e Gyorgy Kurtag è stata tanto importante per il Quartetto quanto quelle con Maurizio Pollini, Mitsuko Uchida, Krystian Zimerman, Heinrich Schiff e Joerg Widmann, fra gli altri. Il repertorio da concerto e la discografia del Quartetto Hagen acco-stano intelligentemente autori diversi fra loro, che da Haydn a Kurtag abbracciano l’intera storia del quartetto d’archi. Il Quartetto ha molta cura dei contatti con i compositori della sua generazione, sia eseguendo opere già esistenti, sia dando le prime esecuzioni di nuove opere.Per molti giovani il Quartetti l’Hagen è l’esempio da seguire in fatto di qualità del suono, ricchezza stilistica, lavoro d’assieme e rispetto asso-luto delle opere e delle intenzioni dei compositori.I membri del Quartetto sono docenti presso il Mozarteum di Salisburgo e il Conservatorio di Basilea e con le loro masterclasses trasmettono il loro sapere e la loro esperienza ai giovani colleghi.La stagione 2012-13, tutta nel segno di Beethoven anche con l’esecuzio-ne dell’integrale dei quartetti, vedrà il Quartetto esibirsi nelle principali metropoli – New York, Tokyo, Parigi, Londra, Vienna, Salisburgo – e, in Italia, Torino, Firenze e Reggio Emilia.

GRUPPO BPER

Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori

Luigi Bartoli, Paola Benedetti Spaggiari, Bluezone Piscine, Franco Boni, Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri, Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Insieme per il Teatro, Paola Scaltriti, Gigliola Zecchi Balsamo

Annalisa Pellini

Davide Addona, Carlo Artioli, Maurizio Bonnici, Gianni Borghi, Andrea Capelli, Umberto Cicero, Francesca Codeluppi, Giuseppe Cupello, Emilia Giulia Di Fava, Ennio Ferrarini, Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Marica Gherpelli, Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Luigi Lanzi, Paolo Lusenti, Franca Manenti Valli, Silvana Manfredini, Graziano Mazza, Clizia Meglioli, Ramona Perrone, Francesca Procaccia, Teresa Salvino, Viviana Sassi, Fulvio Staccia, Alberto Vaccari

Vanna Belfiore, Deanna Ferretti Veroni, Corrado Spaggiari, Vando Veroni

Benemeriti dei Teatri

Stampa Grafiche San Benedetto, Castrocielo (FR)

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€ 2