LUCCA - Campionato di Giornalismo

7

description

LUCCA - Campionato di Giornalismo

Transcript of LUCCA - Campionato di Giornalismo

Page 1: LUCCA - Campionato di Giornalismo
Page 2: LUCCA - Campionato di Giornalismo

•• 22 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

C’era un tempo l’emigrazionePartivanodai paesi in cercadi lavoro.Ora c’è il fenomenoopposto

EMIGRAZIONE e immigrazio-ne. Un fenomeno molto importan-te che colpì l’Italia del XIX secolo,un Paese prevalentemente agricoloe con una popolazione in gran par-te analfabeta, fu l’emigrazione ver-so paesi economicamente più svi-luppati; furono registrate più di 24milioni di partenze, un numeroquasi equivalente alla popolazionedel tempo. A differenza di ciò chesi crede questo fenomeno, interes-sò tutte le regioni italiane per cuinon si sottrasse nemmeno la nostraregione, la Toscana. All’epoca vierano vari motivi per emigrare inluoghi migliori, ma la spinta mag-giore venne soprattutto dall’aspira-zione amigliorare la propria condi-zione di vita, quella di contadini acui la terra non dava più il nutri-mento necessario alla sopravviven-za.

GENERALMENTE i fattori dispinta erano dunque rappresentatida situazioni di sotto sviluppo, mi-seria, sotto alimentazione, proble-mi politici, mancanza di un’ occu-pazione stabile. Queste condizioni,vissute inmaniera negativa, furonoil motore propulsore dell’esodo dimassa dalla nostre campagne e dai

nostri paesi di montagna. Che cosasapeva l’emigrante di ciò chel’aspettava? Il viaggio era un saltonel vuoto, verso l’ignoto; giorni egiorni trascorsi suuna nave, circon-dati dall’oceano e dalla sua vastità.Ma cosa succedeva una volta giuntia Ellis Island, il porto che ricevevale navi dgli emigranti? Qui veniva-no effettuati i primi controlli sia a

livello burocratico che sanitario:l’immigrato ammalato veniva subi-to rimpatriato. Nel giro di qualcheanno gli Usa adottaronomisure re-strittive (come il divieto di entratadi età superiore a 16 anni se analfa-beti), che portò alla diffusione diuna discriminazione xenofoba.L’italiano era soprannominatochianti omaccaroni, dago.

OGGI il numero d’italiani che la-sciano il proprio paese per cercaremigliori opportunità di lavoroall’estero si è fortemente ridotto,ma non è completamente esaurito.Si ha un flusso di circa cinquanta-mila persone che espatriano e altret-tante che rimpatriano. Ciò che èmutato è la qualifica professionaledegli emigranti: è aumentato il nu-merodi tecnici e operai specializza-ti che si recano in cantieri o in im-prese ad alta tecnologia soprattuttonei paesi del terzo mondo.

IL FENOMENOdell’immigrazio-ne è cominciato ad affacciarsi timi-damente nella realtà italiana neglianni ‘60 e ‘70 delXX secolo,ma so-lo nella prima metà degli anni ‘80ha assunto una dimensione socialepienamente visibile e socialmenterilevante. I «nuovi migranti» sonoattratti dal mito dell’occidente ric-co, forte dal punto di vista delle ri-sorse, del lavoro e delle opportuni-tà, unito all’immagine di una socie-tà democratica e moderna. Secon-do i dati Istat più recenti, risalential 1˚ gennaio 2011 in Italia, sonopresenti 4.570.317 stranieri, questoequivale al 7,5% della popolazionetotale di oggi.Dallo scorso anno c’èstato un incremento del 7,9% ri-spetto l’anno precedente.

UNA NUOVA vita a Castelnuovo Garfagnana. Apartire dagli anni 80 del XX secolo, l’Italia è statainvestita da un fenomeno che tutt’oggi è in conti-nua crescita: l’immigrazione dai paesi africani edeuropei.Milioni di persone, attratte dalle condizio-ni favorevoli presenti nel nostro Paese, si sono ri-versate sui nostri lidi, varcato i confini d’oltralpe, ehanno raggiunto le nostre città e i nostri paesi. An-che a Castelnuovo Garfagnana si sono stabilite di-verse famiglie in cerca di una vita migliore, cosìnella nostra classe ci sono alunni che hanno segui-to i loro genitori in questa scelta coraggiosa e han-no lasciato le loro terre natie: dall’isola caraibicacubana, dal freddo della Georgia, dalle terre dellaRomania, fino dalle coste del Marocco, i nostricompagni hanno iniziato un nuovo percorso di vi-ta. Jasmine ci racconta che suo padre, prima di sta-

bilirsi a Castelnuovo con tutta la famiglia, era statoa lavorare in Spagna. Poi, una volta impiegatosi co-me operaio in una cartiera di Castelnuovo, ha deci-so di ricongiungersi alla famiglia, che per tutto iltempo lo aveva aspettato inMarocco. I suoi fratellierano già grandicelli quando sono venuti in Italia,mentre lei non era nata; è nata infatti a Barga 14anni fa. Sicuramente alcune difficoltà ci sono sta-te, ma tutti hanno imparato in pochi mesi l’italia-no e ciò ha permesso unmigliore inserimento nel-la vita quotidiana. Lamamma non parla l’italiano,tuttavia lo capisce. Anche la famiglia di Todaer èvenuta in Italia per ragioni di lavoro; aveva solo 8anni quando con la famiglia ha lasciato la Roma-nia, ed ogni tanto la nostalgia lo assale, ma per ilmomento la sua vita e qui, dove frequenta la scuolaed ha nuovi amici.

TESTIMONIANZE I NOSTRI COMPAGNI ARRIVATI DA CUBA, GEORGIA, MAROCCO, ROMANIA

In cerca di una nuova vita qui a Castelnuovo

CORSI E RICORSI Ecco le... strade che portano a Castelnuovo

LAREDAZIONE

UNA VOLTA le redini fami-liari erano tenute dal maschiopiù anziano, il capofamiglia.Nella famiglia contadina, esi-steva una rigida separazione diruoli tramarito e moglie e tra ge-nitori e figli. Spesso le esigenzefamiliari erano talmente fortiche si venivano a creare modi divita brutali, specialmente neiconfronti della donna di casa odei più piccoli. Il nucleo familia-re era numeroso. Di solito se neoccupava la moglie del capofa-miglia, che si destreggiava tra cu-cina e pulizie. Gli uomini usci-vano di casa per andare a lavo-rare. Nelle famiglie delle nostreterre, anche i bambini svolgeva-no un ruolo importante: fin dapiccoli si dedicavano all’alleva-mento del bestiame e alla prati-ca dell’agricoltura, attività essen-ziale per garantire le risorse ne-cessarie alla vita familiare. Atti-vità che alternavano alla fre-quenza della scuola che spessoraggiungevano a piedi, percor-rendo sentieri o mulattiere chesolcavano i boschi e attraversa-vano le campagne. Ad un certopunto però le nostre terre non fu-rono più sufficienti al fabbiso-gno della popolazione locale percui dalla Valle del Serchio gliuomini raggiungesero la Fran-cia attratti da paghe migliori. Aquesta situazione si deve aggiun-gere la corrente delle donne, gio-vani spose o ragazze madri cheraggiungevano la Francia dovesi impiegavano come balie. Unlavoro temporaneo ma redditi-zio. Le balie erano trattate contutti i riguardi possibili, ben nu-trite e vestite. Certo era una scel-ta coraggiosa che investiva tuttala famiglia patriarcale, a cui ve-niva affidato il compito di cresce-re il proprio figlio.Un lavoro an-che criticato perché sovvertiva ilruolo della donna, che non erapiù l’«angelo del focolare», macolei che manteneva la famigliae ne diventava il «capo».TraOt-tocento e Novecento, in partico-lare tra il 1906-1915, la fami-glia garfagnina, a causadell’emigrazione, cominciò asgretolarsi. Il fenomeno si è ac-centuato in questi ultimi decennie il nucleo familiare è semprepiù ridotto: secondo i dati Istatogni donna in Italia mette almondo 1,41 figli (media).

Scuolamedia

Castelnuovo

LAVORO Tante famiglie straniere

approdano in Garfagnana

La pagina è stata realizzata dagli alunni

della II C della Scuola Media di Castelnuo-

voGarfagnana. Tutor la professoressaSil-

via Prosperi. Dirigente Amina Pedreschi.

Ecco gli alunni: Bagatti Giulia, Bertucci

Marta, Boni Simona, Bonacci Francesca,

Bresciani Francesca, Crudeli Iacopo, Dad-

doveri Francesco, De Lillo Leonardo, Faur

Toader, Lakhoua Yasmine, Lopez Miguel,Marigliani Paolo,Mori Ilaria, Orlandi Ales-sio, Pardini Dalila, Satti Asia, Satti Matteo,Simonini Lisa, Tasoyti Jason, Tavaroli Co-stanza, Turati Laura, Turri Alessandro.

LASOCIETA’

La famiglia?Inmediasolo1,4 figli

Page 3: LUCCA - Campionato di Giornalismo

••23CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 18 GENNAIO 2012

Finalmente... la felicitàIl filmdiPieraccioni hamostrato all’Italia lo splendidoPontedelDiavolo

UN NUOVO filmnatalizio diLe-onardo Pieraccioni ormai non faquasi più notizia, non fosse altroche stavolta il regista fiorentino,ormai giunto alla sua decima pro-va, ha scelto tra le location ancheil monumento più rappresentati-vo del nostro comune, ovvero ilsuggestivo Ponte del Diavolo!Che emozione! Inutile dire che cisiamoprecipitati inmassa al cine-ma.La storia narrata nella pellico-la di Pieraccioni è quella di Bene-detto Parisi, un professore di mu-sica di Lucca che, invitato daMa-riaDeFilippi nella sua trasmissio-ne «C’è posta per te», viene a sco-prire l’adozione a distanza da par-te della madre, da poco scompar-sa, di una bambina brasiliana,Lu-na, diventata nel frattempo unastupendamodella (l’attriceAriad-na Romero).

LA RAGAZZA, in Italia per unservizio fotografico, vuole cono-scere così Benedetto, la cui vita,da quel momento, subisce un’im-provvisa svolta. Il musicista si in-

namora infatti perdutamente diLuna e per conquistarla la rag-giungerà per ben due volte in Sar-degna: la prima, aiutato dall’ami-co del cuore Sandrino (l’attoreRocco Papaleo) e la seconda dalcollega Argante (Andrea Busce-mi) che, per farsi perdonare unaserie di scorrettezze, gli noleggia

addirittura un piccolo aereo.

I DUE pertanto non potranno faraltro che innamorarsi, condivi-dendo una vita felice, rallegratadalla nascita di una splendida fi-glia e dal successo professionaledi Benedetto, concretizzatosinell’apertura di una scuola dimu-

sica per bambini. A chi ha visto ilfilm non sarà certo sfuggito cheuna delle scene più carine è statagirata nel comunediBorgo aMoz-zano, proprio sul nostro ponte.Tutto questo per noi è motivo diorgoglio perché le sue arcate mil-lenarie di pietra che sovrastano ilSerchio vengono ad essere unodei simboli conosciuti e apprezza-ti di tutto il territorio lucchese.

LA POPOLAZIONE di Borgo aMozzano si è infatti sempre iden-tificata in questa maestosa archi-tettura, di forma così antica e allostesso tempo moderna nella suaessenzialità, che lega tuttora il pas-sato al presente, in una continuitàdi operosità e laboriosità che ap-partiene a tutta quanta la nostracomunità. Bravo, quindi, a Leo-nardo Pieraccioni per aver mo-strato la bellezza del nostro terri-torio e averci fatto divertire conquesto film, il cui titolo, «Final-mente la felicità», speriamo sia be-naugurate per il nuovo anno!Non ci resta, quindi, che consi-gliarne a tutti la visione.

LUCIDAMansi, nobildonna lucchese, era una don-namolto attraente e altrettanto crudele, infatti uccisesuomarito per contornarsi di schiere di amanti. Pareinoltre che Lucida uccidesse gli amanti che le faceva-no visita facendoli cadere dentro botole con lame affi-latissime. Unamattina notò sul suo volto una ruga e,disperata, si mise a piangere e ad urlare così forte chedavanti a lei comparve un ragazzo bellissimo, in real-tà il Diavolo. Questo le fece un’allettante proposta:30 anni di giovinezza in cambio della propria anima.Lucida accettò il patto e mentre tutti invecchiavano,lei rimaneva sempre giovane e bella.Trascorsi itrent’anni, la notte del 14 agosto 1623, il diavolo ritor-nò per prendersi ciò che gli spettava. Lucida tentò diingannarlo: si arrampicò sulla ripida scala della Tor-re delle Ore provando a fermare la campana che face-va scoccare la mezzanotte, l’ora in cui il Diavoloavrebbe preso la sua anima. Però il tentativo fallì, ilDiavolo la prese e la caricò sulla sua carrozza infuoca-

ta, trainata da un cavallo che aveva gli zoccoli d’oro.Le fece fare il giro della città perché tutti potesserosentire le sue grida per poi inabissarla nel laghettodell’Orto botanico. A Borgo a Mozzano, la notte del31 ottobre, quando si celebra la festa di Halloween,tutti si riuniscono nella piazza del Comune aspettan-do Lucida, interpretata da un’attrice che arriva versomezzanotte. Lei inizia a raccontare la sua storia, poiarriva un attore che interpreta il Diavolo, prendeLu-cida e la scaraventa sulla sua carrozza trainata da dueattori vestiti da mostri delle tenebre. Arrivati al Pon-te del Diavolo, l’attrice viene sostituita da un fantoc-cio che verrà buttato nel fiume Serchio, illuminatoda luci rosse che rappresentano le fiamme dell’infer-no, con una musica tenebrosa di sottofondo. La leg-genda narra che se si immerge la testa nell’acqua dellaghetto dell’Orto botanico, si può ancora vedere ilvolto di Lucida sul fondo. Altri invece sostengonoche nelle notti senza Luna si può vedere la carrozzainfuocata di Lucida.

LA LEGGENDA LANOTTE DI HALLOWEEN SI RICORDA LA STORIA POPOLAREDELLANOBILDONNA

LucidaMansi e quel patto di lunga giovinezza

CIAK Pieraccioni sul set con il sindaco Poggi: sullo sfondo il ponte

LAREDAZIONE

IstitutoComprensivo

Borgo aMozzano

IL SINISTRO e curiosonome di «Ponte del Diavo-

lo» è dovuto a una leggenda

di cui esistono varie versio-

ni. La più nota è quella checi rimanda alla sua costru-

zione: si narra che il compi-

to di edificare il ponte fu af-

fidato a S.Giuliano l’ospita-

liere. L’opera si rivelò findall’inizio di difficile realiz-

zazione. Il capomastro, reso-

si conto che non avrebbe

completato il ponte per lascadenza prevista, era nella

disperazione, ma una sera,

mentre sedeva da solo sulla

sponda del Serchio a guar-

dare il lavoro pensando aldisonore che avrebbe subi-

to per non aver terminato il

ponte umile, apparve il dia-

volo a proporgli un patto. Ilmaligno avrebbe terminato

il ponte in una sola notte,

ma a una condizione: avreb-

be preso la prima anima che

avesse attraversato il ponte.Il patto fu siglato e inuna so-

la notte il diavolo con la sua

forca sollevò la grande cam-

pata del ponte. Da parte suail costruttore, pieno di ri-

morso, andò a confessarsi

da un religioso che gli sug-

gerì di rispettare il patto,

ma di aver premura che ilprimoad attraversare il pon-

te fosse un… cane! Il gior-

no successivo così il capo-

mastro impedì l’accesso e fe-ce attraversare per primo il

ponte alla bestia. La leggen-

da vuole che il diavolo,infe-

rocito per la beffa si gettò

giù dal ponte nelle acquedel Serchio e con un colpo

di schiena allargò l’arco

maggiore e scomparve nelle

acque senza farsimai più ve-

dere.

MAGIA Una bella veduta delponte del Diavolo

Ecco gli alunni della I˚ B della media diBorgo a Mozzano che hanno partecipato:Alahyal Abderrazak, Baccelli Chiara, Ber-toncini Thomas, Biagi Daniel, CassataroValentina, El Jaafari Hassna, El Missi

Achraf, Giannini Nicola, Klein Yamila,Likaj Edmir, Magnani Asia,Micheli Davide,Nardi Rebecca, Nicoletti Daniele, Nouama-ne Sukaina, Poggi Ginevra, Prata Filippo,RondinoneAlessio, RondinoneLuigi, Santi-

ni Giulia, Selouane Yassine, Shahu Ornel-la, Dirigente Scolastico dell’Istituto Com-prensivo di Borgo a Mozzano: dott. Clau-dio Franciosi. Tutor l’insegnante di Lette-re, prof. Andrea Santoro.

ILMONUMENTO

L’originedi questonomecurioso

Page 4: LUCCA - Campionato di Giornalismo

•• 20 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

Ponte tra storia e innovazioneLa nostra indagine su tradizioni e ultime frontiere della tecnologia

TRADIZIONE e innovazione:due opposti che si completano.Sembra stano dirlo, ma è propriocosì… Infatti, senza tradizionenon ci sarebbe innovazione, sen-za un passato non ci sarebbero lebasi per costruire un futuro. E noigiovani, che siamo il futuro e l’ in-novazione per antonomasia, ab-biamo il dovere di conoscere ilpassato e di conseguenza le tradi-zioni che gli appartengono. Unmodoper incuriosirci, per indaga-re su un passato non così lontanoe per comprendere come tradizio-ne e esperienza possono entrarenei meccanismi dell’innovazionee sporgersi sul davanzale del do-mani. Da tutto ciò è nata l’idea direalizzare il progetto «Montagna/Immaginario», unendo appuntoqueste due cose.

MACOME?Dando inizio alle in-dagini: ognuno di noi si è fattoraccontare dagli anziani del pro-prio paese storie, leggende emodidi dire di una volta ottenendo ungran numero di testimonianze. Sisonodivertiti connoi a ripercorre-

re antichi «passaparola» avvoltida un velo dimistero e di imman-cabile suggestione. Investiti dai vi-deo game e dal mondo multime-diale in genere, non abbiamo co-munque potuto evitare di esseretravolti dal fascino intramontabi-le di leggende e racconti traman-dati da padre in figlio che resisto-

no innossidabili agli anni e allemode.

DAGLI STREGHI al BiscioBimbin: sono tanti i personaggifantastici che hanno popolato ilnostro passato e ora non resta cherenderli attuali. Per questo moti-vo abbiamo deciso di collaborare

con il centro «Garfagnana Innova-zione», grazie al quale potremo re-alizzare qualcosa di concreto.Questo perché «Garfagnana Inno-vazione» si occupa del settore lapi-deo, dandoci la possibilità di rea-lizzare un personaggio della leg-genda garfagnina in marmo.

MA IL LAVORO che ci aspettanon finisce qui: alla fine dell’ an-no scolastico ci cimenteremo inuna rappresentazione teatrale cheavrà come protagonista assolutala tradizione, avendo la possibili-tà di collaborare nuovamente congli anziani dei nostri paesi, per-ché i loro ricordi sono importantie in fondo appartengono anche anoi.Questa sarà anche un’ occasio-ne per far sentire «speciali» questepersone, che spesso noi giovanitrascuriamo considerandole «vec-chie», ma non solo…Sarà unmo-mento in cui nessunodi noi si ver-gognerà della propria provenien-za, nel senso che potremo conside-rare il nostro paese non più «anti-co emonotono», ma un luogo ric-co di cultura e tradizioni.

COM’ÈNATO e che cos’èGarfagnana Innovazio-ne? A rispondere è Stefano Coiai, responsabile delCentro. «Garfagnana Innovazione è stato realizza-to a Gramolazzo dal Comune di Minucciano cheha cofinanziato assieme alla Regione Toscana siala realizzazione degli immobili sia l’acquisizionedelle attrezzature. La gestione è stata assegnata alGal, Garfagnana Ambiente e Sviluppo».In cosa consiste l’attività del centro? «Il progettodi gestione prevede una prima fase rivolta all’indi-viduazione ed all’incubazione di nuove impreseche successivamente verranno accompagnate nel-la fase di start up per un periodo pari a 36 mesi.Siamo anche un Centro Servizi ed un Polo Tecno-logico.Quali sono gli ambiti di intervento? «Formazio-ne. Fornitura di servizi di altissima qualità tecnolo-gica ad aziende che abbisogninodi particolari lavo-razioni e che per ragioni economiche e tecniche

non hanno al loro interno macchinari (quali ro-bot, macchine CNC ecc.) che possano fare quel ti-po di servizio. Inoltre prepariamo i tecnici in gra-do di gestire questo tipo di tecnologia altamentespecialistica e collaboriamo in sinergia con docen-ti e altri esperti del mondo dell’arte per proporredei corsi, con l’intenzione di far diventare Garfa-gnana Innovazione un’eccellenza del settore».Come è nata l’idea di una collaborazione con lanostra scuola? «E’ la naturale conseguenza degliscopi sopra descritti, mettendoci in primo luogo alservizio del nostro territorio, cercando di far cono-scere il nostro potenziale ai giovani, riuscendoma-gari a spronare qualcuno ad avvicinarsi inmanieradel tutto nuova e tecnologica al settore lapideo cheper tanti anni è stato la spina dorsale della nostraeconomia, unendo per così dire la tradizione conl’innovazione, elementi indispensabili per poter te-nere in vita la nostra terra».

L’INTERVISTA STEFANO COIAI RESPONSABILE DEL CENTRO GARFAGNANA INNOVAZIONE

Imprese e giovani: il futuro parla così

FANTASIA

Sotto duefigure dellaleggendagarfagnina, afianco la sededi GarfagnanaInnovazione

LA CLASSE

NEIBESTIARI e nelle leg-gende greche ed europee, ilbasilisco è una creatura mi-tologica citata anche come«re dei serpenti», che si nar-ra abbia il potere di uccide-re conun solo sguardo diret-to negli occhi. Secondo Pli-nio il Vecchio è velenosissi-mo e qualunque essere vi-vente entri in contatto conil suo fiato o venga morso,muore sul colpo. In Italiacentrale, tra la Toscana,l’Umbria e l’alto Lazio, èdiffusa nelle campagne latradizionedel «SerpenteRe-golo», anch’esso «piccolore», serpente pernicioso evendicativo, dalla testa gran-de comequella di unbambi-no, abitante fossi, campi, ro-vine e foreste.Anche nel no-stro territorio è conosciutala leggendadel «BiscioBim-bin». Una volta alcune per-sone che abitavano a Gorfi-gliano in prossimità dellaChiesa Vecchia, videro unserpentedi grosse dimensio-ni. Lo misero in un sacco esi accorsero che questo pesa-va sempre di più; aprironoil sacco e trovarono un ser-pente con la faccia di unbambino, con una stellabianca sulla fronte e chepiangeva come un neonato.Chi lo guardava non potevapiù scappare...

I BASILISCHI sono statiutilizzati anche nei giochi,film, libri e romanzi fantasymoderni.Non è insolito tro-varne nei bestiari dei giochidi ruolo come «Dungeons& Dragons» e «Final Fan-tasy».Anchenelmondoma-gico di Harry Potter esisto-no basilischi. In particolarenel secondo libro di «HarryPotter e la camera dei segre-ti», Harry dovrà battersicon il gigantesco serpentedallo sguardo mortale.

ICPiazzaalS.

GramolazzoMedia di Gramolazzo

IMPEGNO Stefano Coiai,responsabile del centro

CLASSE 1a: Asia Ambrosi, Francesca Benas-

sai, IreneBiagioni, Erica Canozzi,Michael Ca-

nini, Sara Canini, Giovanni Casotti, Leonardo

Davini, Gaia Ferretti, Diego Ferri, Giorgio

Ferri, Giuseppe Ferri, Giada Iacopi, Michele

Tenardi, Gabriele Tortelli. CLASSE 2a: Ilenia

Canozzi, Michael Catalini, Nicole Centofanti,

Rebecca Coiai, Simone Franceschini, Miche-

la Iacopi, Rita Iacopi, Alice Orsi, Jessica Orsi.

CLASSE 3a: Alice Binzeschi, Lorenzo Cabo-

nardi, DesirèeCanini, Stefania Chiavacci, Sa-

muele Coiai, Gian Marco Comparini, Gioele

Ferri, AndreaGatti, Elisa Iacopi,MarioMarti-nelli, Nicholas Nannizzi, Margherita Pancet-ti, LauraRomei, Clara Tenardi, Beatrice Tor-re. Dirigente scolastico: Umberto Bertolini.Insegnanti tutor: Maria Cesaretti, Annama-ria Lorenzoni, Daniela Pancetti, AlessandraCasotti, Antonella Ferri.

LEGGENDE

‘Biscio Bimbin’Uno sguardo

e non fuggi più

Page 5: LUCCA - Campionato di Giornalismo

••21CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012

L’eterna ricerca dell’EldoradoBarga: ieri terra di emigranti verso laScozia, oggi terra di immigrati

«A CAPRONA, una sera di feb-braio, gente veniva, ed era già perl’erta, veniva su da Cincinnati,Ohio».Così inizia «Italy» poemet-to di Giovanni Pascoli del 1904,vissuto per vari anni a Castelvec-chio di Barga. Già nel 1900, infat-ti, l’emigrazione di massa era unarealtà e molti di quei 14 milionidi italiani che emigrarono per cer-car fortuna altrove provenivanodal nostro comune. Partivano convelieri, detti «Le navi di Lazzaro»e il viaggio poteva durare ancheun mese in condizioni assurde.

LE CABINE, nella parte bassadella nave, erano anguste e almat-tino tutti erano costretti a trasfe-rirsi sui ponti, al di là delle condi-zioni atmosferiche. Portavano so-lo il «fagotto»: un pezzo di stoffain cui avvolgere le poche cose daportare con sé. L’emigrazione daBarga si è sviluppata in due perio-di diversi: quella dei figurinai giànel 1700 e il movimento di massatra il XIX e il XX secolo. Sin dal1870 si orienta soprattutto versola Scozia.Un’emigrazione qualifi-cata, che consentì di penetrare nel-la società scozzese con un’attività

modestama tipica come, ad esem-pio, quella dei figurinai. Un altrosettore rilevante fu quello della ri-storazione: prima camerieri, poicuochi, infine proprietari. Furo-no un successo i locali di«Fish&Chips», aperti anche alledonne, contrariamente ai pubs. IlFish&Chips Festival che si svol-ge a Barga dal 1980 ne è testimo-

nianza.Ai parenti rimasti inviava-no copiose rimesse e molti com-prarono terreni agricoli o costrui-rono case, come le ville in stile li-berty. I legami tra aree di insedia-mento e regioni di provenienza siriflettono nella nascita di associa-zioni quali i Lucchesi nel mondoe l’associazione Bargo-Scozzese.Nella sola Barga a partire dal 1985

sono arrivati circa 1321 immigra-ti: 239 dallaRomania, 187 dall’Al-bania, 139 dalla Gran Bretagna,119 dal Marocco; il resto da altripaesi europei ed extraeuropei.

LE INTERVISTE che abbiamofatto ai nostri compagni in Italiada pochi anni, descrivono un’av-ventura non sempre facile. «Sonoqui da 4 anni . I primi giorni misentivo molto triste e arrabbiato,volevo tornare inMarocco perchélì avevo lasciato la famiglia e gliamici. Adesso va meglio, ho unamico a cui tengo molto». Unaalunna viene da Marrakech. Lasua testimonianza è diversa. « Eromolto felice di venire qui insiememamma e mio fratello, mentremio padre viveva in Italia già dacirca otto anni». Per un altro stu-dente «l’Italia è più bella anche sein Senegal il giovedì e il venerdìerano giorni festivi per la scuola.A dir la verità ci ritornerei. I mieiamicimimancano anche se ci par-lo sempre attraverso facebook». Ildolce sorriso di unanostra compa-gna albanese, qui da 4 anni, sispenge quando dice di non averancora amici. E’ il triste voltodell’immigrazione.

PAOLO NUTINI, nato a Paisley in Scozia il 9Gennaio, è un cantautore famoso nel mondo e dicui noi barghigiani siamo sempre più fieri. Nasceda padre toscano, originario di Barga, e madrescozzese. A soli 17 anni si trasferisce a Londra do-ve inizia ad esibirsi. La sua più grande fortuna arri-va in occasione di uno spettacolo quando, in attesadi un noto cantante, un deejay organizza un quiz ePaolo, presente fra il pubblico, partecipa e vince lapossibilità di esibirsi. E’ così che un famoso pro-duttore, Ken Nelson, gli offre una collaborazione,dando il via alla sua carriera . Un paio di brani diNutini circolano su internet e risultano subito tra ipiù scaricati.

NEL 2006 esce il suo primo album «These Stre-ets», che ha scalato le vette delle hits vendendo ol-

tre due milioni di copie, e da cui sono stati estrattisuccessivamente altri quattro singoli: Last Re-quest, Jenny Don’t Be Hasty, Rewind e New Sho-es. Il 29 maggio 2009 esce il suo secondo album«SunnySideUp». Sempre inquesto anno, la canzo-ne «Candy» viene premiata ai Wind Music Awar-ds. Nel 2010 partecipa al concerto del 1 Maggio aRoma, un grande omaggio alle sue origini italiane,d’altra partePaoloha dimostrato il suo attaccamen-to all’Italia già nel 2006 con un concerto a Barga.

UNO SPETTACOLO che è rimasto indelebilenei cuori dei barghigiani. Con la speranza che pos-sa tornare al più presto, il 24 luglio 2007 il nostrocomune ha premiato l’artista con la medagliad’oro di San Cristoforo, la maggiore onorificenzache la città gli potesse dare.

IL PERSONAGGIO IL SUCCESSO INTERNAZIONALE POI L’INCONTROCON LA SUA TERRAD’ORIGINE

PaoloNutini, star planetaria barghigiana

L’ESODO La nostra era una terra di emigrazione, ora di immigrati

LACLASSE

ScuolaMedia

«DonMei»Fornaci di Barga

QUEL VIAGGIO in trenofu tutto per Silvana Fredia-ni. Ci salì a 18 anni da sola,in fuga dalla povertà del do-poguerra. «Miamadre era lafiglia più grande — raccon-ta Sonia Maria Ercolini re-ferentedell’associazionebar-go - scozzese —. Dopo leiemigrarono anche i fratelli,in Scozia, in Colombia, inVenezuela e in Irlanda. Lasua meta era Glasgow dovepoteva ritrovare la zia. Fu ac-colta bene, ma gli inglesiguardavano gli italiani consospetto e timore».

Trovò facilmente lavo-ro?

«Partì sapendodi poter lavo-rare nel negozio difish&chips della zia».

Conosceva la lingua?«Neanche una parola d’in-glese!»

Si inserì subito nella cit-tadina scozzese?

«All’inizio fu difficile, nonera mai uscita da Ghivizza-no, si sentiva lontanissimadalla famiglia e dagli amici,catapultata in unmondo deltutto diverso. Poi si ambien-tò grazie anche alla comuni-tà italiana. Conobbemio pa-dre, anche lui figlio di emi-granti, e si sposò».

La sua è la testimonian-za di un ritorno...

«Sono nata a Glasgow e hovissuto lì per 22 anni. Sonotornata in Italia dopo la lau-rea nel 1984. Sono cresciutabilingue e imiei hannoman-tenuto le tradizioni italiane.A Glasgow c’era una comu-nità italiana molto unita efrequentavamo il circolo“La Casa d’Italia”. Trascor-revamo l’estate a Barga. InScozia mi trovavo bene, maera un paese troppo diversoe non mi piaceva il clima.Da quando sono morti imiei non ci sono più torna-ta. Ma lo ammetto: non honessuna nostalgia!»

PREMIO Paolo Nutini con ilsindaco di Barga, Bonini

CLASSE3D: DafneAngeli,MaurizioBerton-cini, Ramona Bianchi, Daniele Cioffo, Chia-ra Collini, Hanane Edbiri, Mohamed Erais,Giuseppe Felice, Imad Fouhamy, LucaFranchi,MartinaLucchesi, GabrieleMazzo-ni, Leonardo Mazzoni, Sofia Moriconi, Ste-faniaNannini, AgostinoNapolitano,Matteo

Nardi, Luca Paoli, Matteo Passini, IlariaSemplici.CLASSE 3C: Alessio Angelini, FrancescoBechelli, Clementina Bertolini, Elena Bi-scardi, Ngagne Diop, Carmen Donatiello,Mirko Donato, Adil Edbiri, Saverio Fanani,Sara Gemignani, Greta Guelfi, Mirko Guidi,

Sidorella Lekatari, LisaMarchetti, Giovan-

ni Marchi, Filippo Marroni, Nicola Monta-

gni, Fabiana Pizzo, Cristian Santi, Sofia Se-

bastiani. Dirigente: Iolanda Bocci. Inse-

gnanti tutor Giulia Anzelmo, Doris Bello-

musto, Daniela Taddei.

SONIAERCOLINI

«Nella valigiatutto il futurodelle famiglie»

Page 6: LUCCA - Campionato di Giornalismo

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO MERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

In&out: la pagella dellamodaViaggionelle tendenze«under»: daiGabberaiCosplayagli Emo

NELLA SOCIETÀ di oggi, gliadolescenti in particolare hannocreato delle mode che non solo ri-guardano il modo di vestirsi maanche veri e propri atteggiamentie stili di vita. Tra i gruppi più dif-fusi troviamo gli «emo»: questaparola deriva da emotional che èun tipodimusica.L’abbigliamen-to degli emo è nato in seguito algenere musicale che si divide intre grandi ondate:-1˚ondata «emotion hardcore»(1985-1994)-2˚ondata «post hardcore»(1994-2000)-3˚ondata «l’emo pop» (2000-og-gi).L’abbigliamento emo, che trae lesue radici dalla scena «Hardcorepunk\post hardcore» e «Straightedge» americana anni ’80 (in que-sti anni gli emo avevano capellicorti o rasati e non vi era tracciadella frangia), è caratterizzato da:jeans spesso stretti e aderenti siaper le ragazze che per i ragazzi,frangia asimmetrica, occhi trucca-ti di nero,T-shirt aderenti raffigu-ranti ilmusicista o la bandpreferi-ta, cinture con borchie. I ragazzidi oggi adottano questo stile per-

ché è diventato tendenza fra i gio-vani, il cui elemento oltre il look èanche diventato una subcultura.

PARLIAMO ora degli «Otaku»:termine giapponese usato a parti-re dagli anni ‘80 per definire unappassionato di Anime (i cartonianimati giapponesi) e diManga (ifumetti giapponesi). Gli «Otaku»

si suddividono in vari gruppi a se-conda degli interessi:Akiba Kei,appassionati di manga, anime eidol (cantanti giapponesi famo-se); Anime Otaku, appassionatidegli Anime; Cosplay Otaku, ap-passionati deiCosplay (vestirsi co-me un personaggio appartenentea manga, anime, videogame ec-c….);FigureMoeZoku: appassio-

nati e collezionisti di action figu-res e modellini (statuine di perso-naggi snodabili e non appartenen-ti a Manga,Anime o videogames);GemuOtaku, appassionati di vi-deogame; Itascia, un gruppo cheha la passione di decorare veicolicomemacchine omoto con i pro-pri personaggi preferiti degli ani-me,manga o videogames. Poi an-cora i Manga Otaku, appassionatidei manga, i Pasokon Otaku, ap-passionati del pc, e gliWota appas-sionati delle Idol. Proseguiamoora con la moda dei “Gabber” ca-ratterizzata da capelli rasati dai la-ti, con una cresta al centro per i ra-gazzi, mentre per le ragazze la co-da con la parte sottostante dellanuca rasata ed una frangetta vario-pinta. Parte fondamentale dell’ab-bigliamento sono le scarpe,quest’ultime spesso di marcaNike,modelloAirMax inpartico-lare. Questa moda è caratterizatada sfumature che variano a secon-da dello stato in cui si trova; adesempio in Italia è stato aggiuntala tipica tuta acetata Adidas. Unaricca e variopinta carrellata che èsolo un piccolo esempio delle cul-ture e modi di essere nate dagliadolescenti di oggi.

LA CRISI economica che si è abbattutae che si sta ancora abbattendo sul conti-nente europeo sta mettendo in ginoc-chio centinaia di famiglie che vivononel nostro territorio e sempre più si stan-no registrando casi di povertà estrema.Gli operatori del Centro d’Ascolto di Se-gromigno in Piano da noi intervistati,struttura sorta nel 2007 dall’unione conil gruppo Caritas, sono stati categorici:sempre più famiglie residenti nel comu-ne di Capannori non sono più in gradodi soddisfare i bisogni primari più ele-mentari. Gli operatori del Centro quoti-dianamente ricevono persone che si ri-volgono a loro, ascoltano i loro bisogni ecercano di capire la situazione che stan-no vivendo. Ad ognuno viene data unaparola di conforto ed una speranza. Suc-cessivamente si attivano per far avere aquesti bisognosi generi alimentari come

il riso, la pasta, il latte, lo zucchero ed al-tri prodotti non deperibili. Il Centrod’Ascolto risentemolto della crisi econo-mica in atto e sempre più persone si ri-volgono a questa associazione, perché èsempre più difficile per le famiglie arri-vare alla fine del mese, far quadrare ilmagro bilancio dovuto al basso salario,alle misere pensioni, o all’assegno di di-soccupazione.

LE PERSONE vengono accolte princi-palmente il sabato mattina dalle 9,30 al-le 12. In più di quattro anni sono statiaiutati 325 nuclei familiari e in diversicasi sono state trovate soluzioni che han-no stabilizzato la condizione economicadelle famiglie aiutate. L’invito che vo-gliamo lanciare dalle pagine di questogiornale è quello di donare vestiti, nonlaceri e sporchi, e alimenti in scatola divario genere.

CENTRO ASCOLTO PARACADUTE PER LA CRISI CHE HA COLPITO LE FAMIGLIE DEL NOSTRO TERRITORIO

Lasolidarietà è l’unica vera risposta

LOOK

A fianco,giovani«Gabber»,sotto, dasinistra gli«Emo»e i «Cosplay»

LACLASSE

LA VIA FRANCIGENA èuna strada che partiva dailontani paesi franchi giunge-va a Roma o a Santiago deCompostela sulla quale tran-sitavano i pellegrini. Servivaanche alle truppe per spostar-si da un campo di battagliaall’altro. Purtroppo adessone rimangono pochi tratti vi-sibili, alcuni di questi nellanostra zona, da Lucca a Por-cari attraverso Capannori.Questo tratto era chiamato«Via et strata de Porcari» edattraversava le località diAn-traccoli, Capannori, Porcari.Nell’ambito del comune diCapannori si riscontra unanotevole densità di chiese ro-maniche. Nella zona nord sitrovano testimonianze archi-tettoniche anche precedential secolo XI come ad esem-pio la chiesa al bordo del pa-dule di Porcari, che venivachiamata la «Chiesa dei di-spersi» perché i pellegriniquando passavano per recar-si ad Altopascio, se si perde-vano nel padule, grazie alcampanile di questa chiesapotevano ritrovare la viasmarrita.

ALTRE PIEVI che si trova-vano sul tragitto sono quelledella Chiesa di San Giusto,San Martino di Marlia dellequali sono purtroppo visibilialcuni piccoli resti. Una vol-ta c’erano molti punti di ri-storo ed ospedali dove i viag-giatori si potevano riposare esaziare. La strada era fatta dighiaia e di terra; ai lati c’ era-no dei solchi dove venivanoimmesse le ruote in modoche i carri fossero più stabili.Abbiamopercorso alcunime-tri di quella antica strada conlamacchina fotografica a tra-colla e quando guardavamonell’obbiettivo prima di fer-mare per sempre le immagi-ni di quelle antiche Pievi, ciè sembrato di vedere cammi-nare pellegrini con il bordo-ne e carri trainati da buoisbuffanti.Ma è bastato il suo-no ripetuto di un clacson perfar scomparire definitiva-mente quelle immaginidall’obbiettivo.

Scuolamedia

Camigliano

LA CRISI

Nella vignetta la nostra visione di questo 2012

ECCO i ragazzi della scuola media di Cami-

gliano che hanno preparato questa pagina di

giornale: Maria Sara Bartolini, Ginevra Ber-

tolini, Alessia Bianchi, Gianni Campioni,

Erika Castiglioni, Giulia Cotrossi, Elena Del-

la Maggiora, Alessandro Di Riccio, Sara Ful-

ceri, Ilaria Gradi Ilaria, Veronica Guerrieri,

Leonardo Licalsi, Matteo Mangiafave, Filip-

po Paiano, Giada Petretti, Francesco Quilici,

Lorenzo Simoni, Tommaso Toschi. Dirigen-

te: Giorgio Dal Sasso. Insegnante tutor: Lu-

ciano Giovanetti.

LARICERCA

Il lungo respirodella via storicadei pellegrini

Page 7: LUCCA - Campionato di Giornalismo

••9CAMPIONATOGIORNALISMOMERCOLEDÌ 1 FEBBRAIO 2012

Unpoeta tra lupi ebanditiNelle letteredel sommovateAriosto il ritrattodellanostra terra

CHE CI FACEVA LodovicoAriosto inGarfagnana?L’Ariostonon è stato soltanto uno dei piùgrandi poeti di tutti i tempimaan-che un ospite d’onore della Garfa-gnana: eccoperchèdedicare un ar-ticolo a lui, pur lontano da noiquasi cinque secoli. Dal 1522 al1525 fu commissario del duca diFerraraAlfonso I d’Este in questaregione selvaggia, dominio esten-se già dalla prima metà del ‘400.Vi soggiornò amministrando gen-te rozza che nemmeno immagina-va— nel pieno del Rinascimento— la bellezza della cultura. Dallatranquilla corte di Ferrara il poe-ta fu così catapultato nella freddarocca di Castelnuovo a rappresen-tare il governo ducale.

PER LUI iniziò un periodo pro-blematico, affrontato con ansia esenso di impotenza. Ciò emergedalle numerose lettere (156) scrit-te al duca, oppure alle autorità deiconfinanti territori di Castiglione(sotto il controllo diLucca) e Bar-ga (sotto Firenze). La questionepiù spinosa era quella del banditi-smo. «...Vostra Eccellenza può

comprendere in che paura è tuttoquesto paese per sei o dieci ribaldiche ci sono», scriveva sconsolatoal duca. I banditi compivano azio-ni violente costringendo la pove-ra gente a vivere sottomessa. Con-trollavano i traffici del territorioma il duca preferiva chiudere unocchio di fronte ai loro misfatti

per quieto vivere. In fondo laGar-fagnana era lontana da Ferrara.Invece l’Ariosto avrebbe volutopunirli anche a proprio rischio,per amore della giustizia, comeog-gi farebbe unmagistrato anti-ma-fia. I banditi spesso erano spietati.Nel 1523, ad esempio, i due figlidi SerEvangelista del Sillico spac-

carono la testa alla madre dellagiovane da loro violentata perchèli aveva denunciati al capitano digiustizia. Fra tutti Battistino Ma-gnano è il delinquente chepiù im-pegnò l’Ariosto e insieme a lui ilMoro del Sillico, Bastiano Coiaioemolti altri. Le loro razzie più fre-quenti erano per il sale e il bestia-me.

UN GIORNO l’Ariosto pensòpersino di accordarsi con i gover-ni vicini (la geografia politicadell’epoca era molto complessa)per organizzare un esercito anti-banditi formato da fanti «armatidi schioppo» e «balestrieri».Ma laproposta fu respinta per il suo al-to costo. Ci riprovò con l’introdu-zione di una taglia sui banditi maanche questa idea fu bocciata pertimore delle vendette dei malvi-venti. La frustrazione del poetacresceva sempre più, come com-prensibile, insieme alla nostalgiaper Ferrara. E il duca Alfonso?Più che gradire gli sfoghi via lette-ra del poeta era interessato a rice-vere regolarmente i funghi e le tro-te marinate della Garfagnana.

LA ROCCA di Camporgiano appare impo-nente emisteriosa. Il caso vuole che l’Ariostoabbia scritto l’ultima lettera al Duca propriodalla Rocca di Camporgiano il 2 agosto 1524.Questa rocca, del tardoQuattrocento e a pian-ta quadrilatera, è a due passi da scuola. Siamoandati a visitarla: unmonumento così impor-tante non deve essere sconosciuto proprio achi vi abita vicino.

GUIDATI dall’archeologo Paolo Notini ab-biamo imparato termini di architettura comemura «scarpate» (oblique, di notevole spesso-re), «beccatelli» (mensole per sorreggere ilcamminamento di ronda sommitale) e «cadi-toie» (fori posti fra i beccatelli da cui far cade-re liquidi o sassi sui nemici in assalto). Subi-to abbiamo immaginato episodi di vita lonta-ni quando le guarnigioni estensi scrutavano,

dall’alto delle mura, l’arrivo dei Lucchesi odei Fiorentini. Pronte a difendere il loro pre-sidio quando la guerra per il possesso del ter-ritorio era frequente.

UNO DEI TORRIONI è visitabile, con duepiani collegati da una ripida scala in pietra;resti di muri più antichi indicano che la roc-ca si è evoluta sulla base di un preesistentecastello.La sua lunga storia è «raccontata» an-chedalle ceramiche esposte nel torrione e rin-venute nel «pozzo da butto», grande discaricadove insieme ai rifiuti organici finivano piat-ti e utensili rotti. Le più raffinate sono le cera-miche «graffite» del Cinquecento, veri e pro-pri serviti di pregio degni delle tavole del du-ca di Ferrara.Ma i segreti della rocca non so-no finiti: potrebbero essere svelati da futurecampagne di scavo.

LA VISITA ACCOMPAGNATI DALL’ARCHEOLOGO NOTINI CI IMMERGIAMO NEI SEGRETI DELLA STORIA

Brividi emistero tra imuraglioni dellaRocca

LACLASSE

ANTICA DIMORA Qui viveva Lodovico Ariosto in Garfagnana

Ist. Comprensivo

Camporgiano

MENARE il can per l’aia è

un detto diffuso in tutta Ita-

lia che significa «fare anda-

re a rilento una cosa». Sola-

mente inGarfagnana è inve-

ce in uso il proverbiomena-

re l’orso aModena per indi-

care un’impresa difficile, ai

limiti della possibilità. Lo

usavano ancora i nostri non-

ni e la sua curiosa origine si

lega al periodo di domina-

zione estense della Garfa-

gnana. Alla metà del ‘500 la

comunità di Soraggio (oggi

nel comune di Sillano) ot-

tenne in affitto dal duca di

Ferrara i boschi di Monte

Cipolla (l’Alpe Fazzola), nel

versante settentrionale

dell’Appennino, col patto

di condurre (menare) ogni

announorso vivo, perNata-

le, al Duca.

ALL’EPOCAnei nostri bo-

schi vivevano ancora questi

feroci plantigradi: catturar-

li non era certo facile nè tan-

to meno farli attraversare

«al guinzaglio» l’Appenni-

no e poi la pianura fino a

Ferrara. Già agli inizi del

1600 il ducadiede la possibi-

lità di sostituire all’orso un

cinghiale o un porco dome-

stico di libbre 300 (circa 90

kg), segno che gli orsi inizia-

vano a scarseggiare. Ma che

ci faceva il duca con un orso

vivo?La tradizione lo vuole

un «amuleto» contro la tu-

bercolosi o, più semplice-

mente, era un segno di po-

tenza, per spettacolarizzare

le feste di corte. Immaginia-

mo lo stupore degli invitati

all’apparire improvviso

dell’enorme belva garfagni-

na...

FASCINO La nostra visita nella Rocca diCamporgiano

ECCO i cronisti in classe dell’Istituto Com-prensivodi Camporgiano che hannoprepa-rato questa pagina. CLASSE II A: JahadAmyn, Elena Bartolomei, Thomas Bernar-di, Riccardo Bianchi, Ambra Braccini, An-

naBruno, Alessandro Cardosi, Mattia Cec-coni, Alessio Comparini, Andrea Fanani,Francesco Ferrarini, Maicol Massei, Mar-co Morotti, Elisa Orlandi, Lorenzo Orsetti,Ludovica Romei, Filippo Simoni, Luciano

Speranza, Martina Stefanelli, FrancescoTelloli, MartinaTortelli, Ilenia Turri, Gia-da Valiensi, Eliot Watson, Dirigente scola-stico: Carlo Popaiz. Insegnanti tutor: Lu-cia Giovannetti, Annalita Suffredini.

LACURIOSITA’

Difficile come...menare l’orsoaModena