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LP laboratoriopubblico caro lettore / voce dal consiglio / continuiamo a costruire la città di domani / acqua bene comune intervista al vicesin- daco di poggiomarino giuseppe annunziata / costruire green per cambiare il volto e l’anima delle nostre città / 30 anni di carta stampata la storia dei periodici locali a san giuseppe vesuviano / la presunta guerra tra rete e giornali / cinefo- rum media e potere / se il comune gioca in borsa la storia del derivato speculativo che ci ha fatto perdere 250mila euro / quest’anno il pacco lo facciamo alla camorra / il fantasma del natale passato gli eventi natalizi a san giuseppe vesuviano tra spese esagerate ed errori / a scuola di italiano un pomeriggio con gli studenti stranieri dei corsi di lingue organizzati dalla caritas. anno I - n.zero giornali / rete / media a confronto

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LPlaboratoriopubblico

caro lettore / voce dal consiglio / continuiamo a costruire la città di domani / acqua bene comune intervista al vicesin-daco di poggiomarino giuseppe annunziata / costruire green per cambiare il volto e l’anima delle nostre città / 30 anni di carta stampata la storia dei periodici locali a san giuseppe vesuviano / la presunta guerra tra rete e giornali / cinefo-rum media e potere / se il comune gioca in borsa la storia del derivato speculativo che ci ha fatto perdere 250mila euro / quest’anno il pacco lo facciamo alla camorra / il fantasma del natale passato gli eventi natalizi a san giuseppe vesuviano tra spese esagerate ed errori / a scuola di italiano un pomeriggio con gli studenti stranieri dei corsi di lingue organizzati dalla caritas.

anno I - n.zero

giornali / rete / media a confronto

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Caro lettore,da oggi, e una volta al mese per 12 mesi all’anno, troverai in edicola LP, completamente gratuito e senza pubblicità. La sfida che ci attende è quella di costruire un periodico di-verso da tutti quelli già presenti nel panorama dell’informazione locale vesuviana, sia essa online o cartacea. Il nostro obiettivo è quello di riuscire a portare all’attenzione della pubblica opinione fatti, avvenimenti e idee ingiusta-mente trascurati, oltre che rendere un servizio al cittadino, informandolo sulle possibilità che le istituzioni, in qualsiasi forma, mettono a disposizione per singoli o imprese.

Ogni prima domenica del mese LP ti verrà offerto insieme al tuo quotidiano di riferimento e conterrà un argomento principale evidenzi-ato in copertina e all’interno, oltre ad altri temi d’interesse comune.

Le tematiche dell’ambiente e della legalità, da sempre cavalli di battaglia di Vocenueva e Libera San Giuseppe, ti verranno raccontate con i dovuti approfondimenti e senza trascu-rarne le implicazioni socio-economiche. Non

ci soffermeremo alla semplice denuncia del malcostume, del malaffare e delle inefficien-ze, ma pubblicheremo inchieste, interviste e reportage su gli esempi positivi da seguire e, possibilmente, importare.

Siamo consapevoli che oltre alla parola scritta e ai suoi contenuti, il pubblico è sempre più abituato a ricevere immagini dai media. Ab-biamo perciò deciso di dare ampio risalto alle fotografie, uno strumento che spesso riesce a esprimere un concetto meglio di mille parole. A partire dall’ottimo risultato elettorale delle nostre liste alle ultime comunali, sentiamo sempre di più l’esigenza di comunicare la nostra visione politica all’esterno. Avere due consiglieri comunali eletti è motivo per noi di grande orgoglio, ma anche di grande responsabilità. E’ compito loro, e dunque anche nostro, occuparsi della cosa pubblica e cercare di ottenere il meglio per la nostra comunità.

Dunque, non soltanto e semplicemente protes-ta, ma soprattutto proposta. E’ nostra inten-

zione aprire un dibattito che coinvolga tutte le associazioni, i movimenti, i partiti politici e anche i singoli rappresentanti delle attività pro-duttive locali per discutere del futuro dell’area vesuviana. C’è bisogno di trovare in fretta linee guida comuni che portino al riscatto di un territorio depresso e tristemente avviato verso l’abbandono e l’incuria. Lo faremo senza preconcetti e dando voce e spazio a chiunque voglia affrontare i temi sul tavolo, ma senza fare sconti a chi ha avuto nelle proprie mani l’occasione di cambiare in meglio e non l’ha fatto. Non accetteremo, e lo vogliamo sottolin-eare fin da adesso, lunghe lettere autoincens-atorie, dichiarazioni pompose o richieste di in-terviste con domande comode e compiacenti. Troppo spesso i giornalisti si sono comportati con il politico di turno come il pellegrino che va dal santo chiedendo l’illuminazione.

Tutto questo lo abbiamo già fatto attraverso l’impegno e le iniziative pubbliche. Da oggi gliele cantiamo con il nostro LP.

Biagio Ammirati

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LP

Voce dal ConsiglioDopo quasi tre anni di commissariamento, le istituz-ioni sangiuseppesi tornano ad essere guidate da amministratori eletti dai cittadini. Il primo dicembre scorso, la proclamazione del sindaco e dei con-siglieri da parte dell’ufficio elettorale centrale, alla presenza del Prefetto Cinzia Guercio, ha sancito l’inizio della nuova legislatura. A distanza di alcuni giorni arriva la nomina degli assessori che insieme al Sindaco Vincenzo Catapano compongono il nuovo esecutivo.

Convocato per il tredici dicembre, il primo consiglio comunale si svolge in una sala consiliare gremi-ta. Così come previsto dalla legge, all’ordine del giorno della prima seduta ci sono alcuni obblighi istituzionali. L’elezione del presidente del Consiglio è uno di questi. Non appena conclusa la votazione con l’assegnazione dell’incarico a Nello De Loren-zo, l’irruenza degli interventi del Consigliere Antonio Agostino Ambrosio porta a ripetuti richiami da parte del neopresidente, con il quale inizia un acceso contraddittorio. La bagarre diventa insostenibile quando dal pubblico iniziano ad arrivare urla e fis-chi. I lavori del consiglio a fatica vanno avanti con la nomina della commissione elettorale e di quella per la formazione degli elenchi dei giudici popo-lari, ma data la situazione incandescente la seduta viene sospesa. Mezzora di stop e alla ripresa, non

riuscendo a discutere l’ultimo punto all’ordine del giorno, la sospensione del consiglio è definitiva. Si conclude in modo indecoroso un’assemblea nella quale le forze politiche non riescono nemmeno a dichiarare le loro rispettive posizioni e linee pro-grammatiche.

Il venti dicembre il Consiglio si riunisce per la seconda volta. La partecipazione della cittadinanza è nuovamente alta, tanto che le forze dell’ordine, esauriti i posti a sedere, bloccano l’ingresso alla sala per motivi di agibilità. Questa volta il dibattito tra le forze politiche torna nei canoni del rispetto dei ruoli istituzionali ed è possibile discutere più agevolmente dei punti all’ordine del giorno. I lavori si aprono con una comunicazione del Vicesindaco Leone sulle linee guida che l’Amministrazione os-serverà nella scelta dei rappresentati del Comune all’interno di Aziende ed Enti partecipati. La discus-sione si accende sul secondo punto: l’utilizzo del fondo di riserva per finanziare gli eventi organzzati dall’Amministrazione nelle festività natalizie. Mentre la maggioranza giustifica il suo operato adducendo motivi di urgenza, noi del gruppo Vocenueva-Lib-era-PD esortiamo a un uso oculato di quei fondi che devono servire per reali urgenze, prevedendo apposite voci di bilancio le spese per gli eventi. Anche i consiglieri del PDL intervengono puntando

il dito contro l’elusione delle normative di sicurez-za nell’esecuzione dei lavori di addobbo delle strade. Il Consiglio si conclude con la richiesta di chiarimenti da parte delle opposizioni sui criteri di inserimento all’ordine del giorno delle interpellanze. Un’insolita proliferazione di interpellanze presentate da parte di membri della maggioranza su temi mol-to simili tra loro e la sparizione di quelle dell’oppo-sizione, fanno temere una tattica volta a far passare in secondo piano l’attività di controllo da parte della minoranza attraverso gli strumenti previsti da reg-olamento. La presidenza risponde esprimendo la volontà di affrontare la questione nella conferenza dei capigruppo, da convocare prima del prossimo consiglio, al fine di rispettare le prerogative di tutte le forze politiche rappresentate nell’assemblea.

(redazione)

Continuiamo a costruire la città di domani.La coalizione che ho avuto l’onore di guidare alle ultime elezioni comunali ha raccolto un enorme consenso che tuttavia non è stato sufficiente per vincere la sfida e arrivare alla guida delle istituzioni cittadine. D’altro canto le migliaia di cittadini che ci hanno sostenuto hanno voluto affermare con forza che lo spazio politico del cambiamento nel nostro paese non è una riserva indiana, ma una vasta area di partecipazione e di impegno civile. Tanti uomini e donne, ma soprattutto giovani hanno condiviso la nostra battaglia e oggi con passione lavorano al progetto politico che continua a crescere ed arric-chirsi. Il risultato elettorale, quindi, ci ha permes-so di entrare in consiglio comunale e dai banchi dell’opposizione svolgeremo con la coerenza e la grinta di sempre il ruolo che in tutti i sistemi demo-cratici è assegnato alla minoranza. Vigileremo sulla

trasparenza e la legalità di tutti gli atti e le iniziative che la maggioranza metterà in campo, ma avremo anche un ruolo di stimolo, pronti a dare il nostro contributo in termini di proposta su quegli interventi che andranno chiaramente nella direzione dell’inter-esse della collettività. Nei primi due consigli comunali nessuna questione prioritaria per il nostro paese è stata ancora affron-tata, per questo motivo abbiamo presentato come gruppo consiliare interpellanze ed interrogazioni su raccolta differenziata, sversamento di rifiuti speciali, promozione della legalità, Imu, derivati acquistati dal Comune. Ci batteremo affinché il Consiglio svolga in pieno il suo ruolo di organo di indirizzo politico e non di mera ratifica delle decisioni che necessitano del voto della maggioranza dei con-siglieri. Ma soprattutto saremo ancora nei quartieri e nelle piazze, organizzeremo eventi e momenti di incontro e dialogo con i cittadini per raccogliere le loro istanze, e saremo il loro megafono dentro e fuori le istituzioni.

Agostino Casillo

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Il 14 ottobre è stata inaugurata nel comune di Poggiomarino la “Casa Dell’ Acqua”,testimonianza del continuo lavoro che sta svolgendo non solo Leo Annunziata,ma tutto il suo organo amministrativo. La Casa dell’acqua è un impianto per la produzione e distribuzione di acqua naturale e gassata, dotato delle tecnologie più avanzate ed ideato per un ideale inserimento ambientale. La struttura è situata nel nuovo parcheggio di via Nuova San Marzano ed è aperta tutti i giorni 24 ore su 24. Per capire bene in cosa consiste e quali sono stati i motivi che hanno portato a termine la costruzione di questo chiosco si è reso disponibile il Vicesindaco Giuseppe Annunziata,rispondendo così alle nostre domande. -Come è nato il progetto? La casa dell’acqua nasce dalla consapevolezza che di beni comuni non si deve solo parlare. Essi devono essere davvero messi a disposizione del cittadino, condivisi quotidianamente, tutelati e val-orizzati. Di qui l’idea di rendere l’acqua davvero un “bene di tutti”, educando i cittadini ad un consumo consapevole ma, allo stesso tempo, mettendoli in condizioni di risparmiare in maniera notevole. -E’ stato difficile portarlo al termine? Sul progetto c’era una sostanziale unità di intenti da parte di tutta l’amministrazione comunale. Abbiamo affidato il servizio ad una società esterna, che si sta

tuttora occupando della gestione del gazebo nel parcheggio di via Nuova San Marzano. -Come si sono mostrati i vostri concittadini al riguar-do? La casa dell’acqua a Poggiomarino è un must, ormai. I cittadini la conoscono, la usano, la con-siderano un ente prezioso per l’intera comunità. Al parcheggio di via Nuova San Marzano c’è sempre la fila per rifornirsi di acqua, tanto che abbiamo appena deliberato la costruzione di altre due case dell’acqua per meglio servire il territorio. -Quali sono i vantaggi e come funziona? Il risparmio è notevole: 5 centesimi al litro per l’ac-qua gassata e 3 centesimi al litro per quella natu-rale. Abbiamo distribuito a tutti i cittadini virtuosi, ossia in regola con la TARSU, una card, con un bo-nus di 2 euro pari a 40 litri di acqua gasata. I soldi vengono scalati dalla card a seconda del consumo e la card può essere ricaricata ad una macchinetta automatica. Oltre al risparmio economico, la casa dell’acqua consente anche una drastica riduzione del consumo di bottiglie di plastica e quindi un maggiore rispetto dell’ambiente. -Quanto è costato realizzare il progetto?Ha pagato solo il comune,oppure avete ricevuto l’aiuto di fondi statali,regionali ecc? Per questa costruzione abbiamo convinto la ditta edilizia a farlo a proprie spese,quindi a contribuire

sia per i lavori che per il costo delle utenze, in cambio dell’ acquisto di 5000 schede con 2 euro di bonus,che abbiamo distribuito ai cittadini.Quindi noi abbiamo pagato solo le card per ridistribuirle. Ultimamente è uscito un bando provinciale per il finanziamento delle case dell’acqua,al quale parte-cipiamo per installare altre 2 case. -Lei è stato il principale tra tutti in questo progetto, è fiero del risultato? Sono molto orgoglioso di questo servizio e mi auguro di poterne offrire molti altri alla cittadinanza. In un momento molto delicato per le casse comu-nali, dove tutti gli altri Enti sono costretti a tagliare i servizi noi riusciamo a garantirli e a implementarne di nuovi.

Angela Nappo

(ph: il sindaco Leo Annunziata inaugura la Casa dell’acqua)

Acqua bene comuneIntervista al vicesindaco di Poggiomarino Giuseppe Annunziata sulla “Casa dell’acqua” comunale

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Gli edifici nei quali viviamo e lavoriamo sono re-sponsabili di una grossa fetta dei consumi energet-ici nazionali e delle conseguenti emissioni di gas serra. Circa il 53% dell’energia elettrica e il 35% dei consumi totali di energia sono riconducibili all’edilizia sia residenziale che terziaria. Tuttavia, l’impatto ambientale di un edificio non va pensato esclusivamente in termini di prestazione energet-ica. Vanno considerate anche ulteriori variabili non meno importanti: la corretta gestione delle acque, l’utilizzo di materiali con elevate percentuali di riciclo, la provenienza dei materiali quanto più possibile vicino al cantiere per limitarne il trasporto, l’individuazione del sito che deve puntare all’utilizzo di spazi già antropizzati al fine di minimizzare l’uso di ulteriore territorio verde. In definitiva, non è più possibile pensare agli edifici, e dunque ai quartieri delle nostre città, al di fuori di un paradigma di sviluppo basato sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Su quest’ultimo punto è ormai chiaro che i processi virtuosi di cres-cita legati alla green economy sono l’unico sbocco possibile all’attuale crisi economica. Benché tale approccio sembri lontano anni luce dalla nostra realtà territoriale afflitta dall’abusivismo

edilizio e dallo sviluppo caotico e incontrollato delle periferie, da cinque mesi è nato il Chapter Cam-pania del Gbc Italia (Green Building Council Italia) associazione no profit che promuove la diffusione dell’edilizia sostenibile attraverso il protocollo Leed (Leadership in Energy and Environmental Design). Come altri sistemi di rating multi criterio a punt-eggio (Itaca, Breem ecc.) Leed è uno strumento per misurare l’impatto ambientale di un edificio, in sostanza è un metro della sostenibilità. Dalla progettazione, alla realizzazione, fino alla gestione dell’edificio il sistema di certificazione permette di seguire tutte le fasi ed alla fine attribuire un punteg-gio che viene validato da un ente terzo. Anche se le normative in materia di edilizia stan-no diventando sempre più stringenti sugli aspetti ambientali, i protocolli come il Leed vengono implementati ancora esclusivamente su base vo-lontaria. La Pubblica Amministrazione e soprattutto gli Enti Locali avrebbero tutti i mezzi per stimolare tali processi e giocare un ruolo da traino rispetto ai soggetti privati. Gli strumenti da poter utilizzare sono molteplici. Si potrebbe partire dalla riqualifica-zione degli edifici pubblici richiedendo alti standard qualitativi e di certificazione. Inoltre, è possibile

affiancare allo strumento urbanistico dell’ente dei documenti integrativi che prevedono premi urban-istici, ad esempio minori oneri di urbanizzazione o bonus volumetrici, per chi adotta sistemi di rating ambientali, oppure procedure di autorizzazione accelerate per chi sceglie di costruire o ristruttura-re green. Senza contare le opportunità per gli Enti Locali delle regioni Obiettivo Convergenza (Sud) derivanti dai fondi strutturali europei che nei Pro-grammi Operativi Regionali hanno tutti delle linee per il finanziamento di progetti in tema di sostenibil-ità ambientale. E’ evidente che gli strumenti per cambiare passo e ripensare radicalmente il modo di vivere le nostre città ci sono tutti. Dai prodotti e i processi innova-tivi, agli strumenti normativi a quelli di valutazione degli standard fino ai regimi agevolativi. Quel che manca, probabilmente, è una maggiore volontà politica. Su questo punto ognuno di noi può e deve dare il suo contributo.

Agostino Casillo

Costruire green per cambiare il volto e l’anima delle nostre città

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L’universo dei periodici sangiuseppesi è costellato da un’ampia varietà di pubblicazioni di varia natura e di differente qualità. Sin dal dopoguerra San Giuseppe si è contraddistinta per il fermento nel campo dell’informazione di qualsiasi tipo. Molte, ad esempio, furono le pubblicazioni in ambito scientif-ico e letterario di Annibale Giordano, discendente del celebre matematico e rivoluzionario. Il primo periodico locale così come lo intendiamo oggi, nasce verso la fine degli anni Settanta: è la Bardinella di Peppino Cutolo, per anni fiore all’oc-chiello dell’editoria vesuviana. Lo storico direttore, insieme a una redazione composta mediamente da 5 persone, pubblica un prodotto inizialmente con-fezionato per mantenere i contatti con la comunità locale all’estero. Esce mensilmente, è composto da 12 pagine e le vendite, sia nelle edicole che per abbonamento, permettono al giornale di andare avanti per molti anni. La linea è tendenzialmente moderata e vicina alla Democrazia Cristiana. Tut-tavia, la Bardinella si regge soprattutto sul carisma e la personalità di Cutolo, che, diventato troppo anziano per gestire la propria creatura, la cede ad un gruppo di giovani. Nel 1996 il nuovo direttore

diventa Giuseppe Ambrosio e parte un progetto di ampliamento della redazione e della distribuzione. La periodicità passa da mensile a quindicinale e ambisce a diventare il punto di riferimento dell’in-tera area vesuviana. La linea rimane moderata, ma si contraddistingue per l’equidistanza tra gli schier-amenti politici, prendendo di volta in volta posizione sui singoli argomenti. Nel 2005, però, la Bardinella è costretta improvvisamente a chiudere a causa del graduale disimpegno dei redattori e dei collabora-tori. La mancanza di un ricambio generazionale ne aveva decretato la fine. Negli anni di Tangentopoli, spunta un nuovo men-sile, stavolta gratuito, di nome Nuova Opinione. Il primo direttore è proprio Giuseppe Ambrosio, che rimarrà in carica fino al 1994 per passare successi-vamente alla Bardinella. Da quel momento alla gui-da ci va Gennaro Ambrosio, che mette insieme una squadra formata per lo più da giovani e giovanissi-mi, tra cui spicca il nome di Roberta Ammendola, oggi volto Rai. Il periodico ha un discreto succes-so e grazie agli introiti pubblicitari e all’impegno del direttore riesce ad uscire puntualmente nelle edicole fino al 2000. In quell’anno viene ceduto ad

un gruppo vicino ai Democratici di Sinistra sangi-useppesi, che però lo chiude nel 2002 a causa di difficoltà organizzative. Ceduto il timone di Nuova Opinione, Gennaro Am-brosio fonda Tribuna Vesuviana, ancora oggi pre-sente distribuito gratuitamente nelle edicole. Am-brosio mantiene per lo più lo stesso stile adottato nel precedente giornale: toni pacati, prime pagine incentrate sui problemi del paese e cronaca ban-dita per via della periodicità mensile. La differenza più evidente tra i due periodici è l’avvicinamento da parte di Tribuna Vesuviana all’amministrazione comunale guidata da Antonio Agostino Ambrosio. Molte comete, infine, sono passate nel firmamento del giornalismo locale. Alcune hanno lasciato una scia degna di nota, altre sono risultate di dubbio valore. Ricordiamo Unapagina, diretto da Leonida Ambrosio, Tiromancino, periodico della sinistra gio-vanile, il Corriere Vesuviano e il Resto del Vesuvio, un mensile nato con l’intento di combattere l’am-ministrazione Casillo con toni volutamente polemici che spesso sfociavano nel dileggio.

Biagio Ammirati

30 anni di carta stampataBreve storia dei periodici locali a San Giuseppe Vesuviano

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Potenza e potenzialità dei nuovi media sono oggetto di dibattito quotidiano. Dai video degli ufo postati su Youtube, al Facebook che diventa a pagamento, non si contano più i falsi che la rete mette in circolazione. Come non si contano le volte in cui un blogger o un semplice internauta ha smascherato una bufala tirata in ballo da i media tradizionali. E’ in atto, specie negli ultimi anni, una presunta guerra tra vecchi e nuovi strumenti d’informazione. Beppe Grillo e il suo Movimento Cinque Stelle sembrano essere l’es-empio più calzante. Lungi da chi scrive emettere un gi-udizio politico, non è questo il tema. Ma in effetti Grillo sembra essere riuscito a far parlare di sé e dei temi a lui cari attraverso un semplicis-simo blog. E proprio lui che nei suoi spettacoli teatrali di fine anni Novanta era solito distruggere un computer di fronte al proprio pubblico. Ma è davvero andata così? Non proprio. Il boom di Grillo ha avuto inizio con il caso Parmalat. Il comico genovese ha il merito di averlo previsto anni prima e comunicato sia dal palco che dal blog, ma solamente quando stampa e, soprattutto, televisione hanno dato risalto a questa notizia, Grillo è diventato un vero e proprio fenomeno di massa. In realtà, furono proprio quei media che attacca ogni giorno a dar-gli la spinta propulsiva per creare quel movimento che, a quanto dicono i sondag-gi, potrebbe superare il 15% alle prossime elezioni politiche. Quel che è vero è che la rete può essere anche uno

strumento di meritocrazia e controllo. Prendiamo il caso Huffington Post: senza avere un corrispettivo cart-aceo, il sito d’informazione online creato da Arianna Huffington è diventato uno dei più letti e influenti strumenti d’informazione d’America. Un Davide che sbaraglia i Golia dei gruppi editoriali. Tuttavia, annover-are tra i propri articolisti alcuni personaggi divenuti celebri grazie ai media tradizionali è stata una delle mosse vincenti. Altro esempio può essere Wikipedia. Per anni è stata considerata un enciclopedia non attendibile, finché si è scoperto che analizzando alcune voci a campione era, nella maggior parte dei casi, più accurata dell’Enciclo-pedia Britannica. Il sapere di molte persone comuni, quindi, ha battuto quello di pochi esperti. L’informazi-one many-to-many che supera quella one-to-many? Andiamoci piano. In fondo ad ogni voce wikipediana ci sono le note. E quali sono di solito le fonti citate? Libri, giornali, riviste. E’ indubbio che blog, siti, forum, ma anche app, e, in parte, social network e chat

siano strumenti considerati al momento più attraenti dei mass media tradizionali. Multimedialità, velocità di comunicazione, interattività, disponibilità di un archivio pressoché infinito e pos-sibilità di raggiungere più o meno ogni angolo del pianeta sono frecce che né tv, né tantomeno i giornali possono avere al proprio arco. Eppure, come si diceva pri-ma, la guerra è solo presun-ta. In realtà tutti i media coesistono, convivono, si integrano a vicenda. L’utilità della televisione, della radio e della carta stampata è ancora lontanissima dall’es-sere venuta meno. La se-lezione naturale non ne ha ancora decretato la fine e, azzardo un pronostico, essi vivranno ancora molto a lun-go. La Polaroid, a un certo punto, ha dovuto cessare la produzione di macchine fotografiche: a cosa serviva un’istantanea con l’avvento delle digitali? Eppure un dis-creto numero di persone le rimpiange. Ma in questo caso non si tratta di una semplice questione di abitudini dure a morire. E’ che quei vecchi media servono ancora.

b.a.

CineforumMedia e poterea cura di Francesco Cutolo

tutti i lunedì di febbraio presso la sede del Collettivo Vocenueva-Libera in Via L. Murialdo 7San Giuseppe Vesuviano

4 feb / 21.30Quarto potere Orson Welles

Muore Charles F. Kane, magnate della stampa USA. Un giornalista intervista i suoi amici e dipendenti per scoprire il significato dell’ultima parola pronunciata sul letto di morte: “Rosebud”.

11 feb / 21.30Lavorare con lentezza Guido Chiesa

1976, Bologna. Radio Alice è la radio del movimento: fantasia, rifiuto del lavoro salariato, libertà sessuale e provocazioni culturali. La radio, situata in via del Pratel-lo, è tenuta sotto controllo dalle forze dell’ordine, anche se il tenente Lippolis è convinto che non valga la pena perder tempo dietro a ciò che definisce un branco di studentelli velleitari, artistoidi e drogati.

18 feb / 21.30The social network David Fincher

Mark Zuckerberg, il ragazzo che sarebbe diventato il più giovane miliardario della storia creando il social network più usato al mondo, nel 2004 era uno studente di Harvard brillante ma con poche doti sociali. Las-ciato dalla ragazza, schifato dai club più elitari e con un complesso d’inferiorità malcelato nei riguardi degli atleti, crea in una notte un software che avrebbe cambi-ato il web.

25 feb / 21.30Sbatti il mostro in prima paginaMarco Bellocchio

Il redattore capo di un grande quotidiano strumentaliz-za un delitto sessuale per screditare la sinistra extra-parlamentare nella Milano dopo la bomba di piazza Fontana e i funerali di Feltrinelli. Diretto in seconda battuta da M. Bellocchio, che si servì di Goffredo Fofi per correggere e dare contenuti di analisi politica a una sceneggiatura di Sergio Donati che non lo soddisface-va, questo “giallo” politico cerca di fondere finzione e cronaca, ma ci riesce soltanto in parte. È, insieme, un film doppio e scisso.

La presunta guerra tra rete e giornali

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In uno dei suoi ultimi atti di gestione, la Commis-sione straordinaria ha raggiunto un accordo con la BNL-BNP Paribas, permettendo al Comune di svincolarsi dal contratto di swap sottoscritto nel 2003 con l’allora Banca Nazionale del Lavoro SpA e che, da un primo calcolo, avrebbe fatto perdere alle casse comunali circa duecentomila euro. La vicen-da comincia con la decisione dell’allora Amminis-trazione Ambrosio di beneficiare delle “opportunità offerte dagli swap sui tassi di interesse, strumenti finanziari innovativi adatti nella copertura dei rischi finanziari e nella ristrutturazione dell’indebitamento”, come recita la relazione del ragioniere capo Antonio Verdoliva, responsabile dell’operazione per conto del Comune. L’Amministrazione ipotizzava di poter compensare parte degli interessi passivi pagati alle banche attraverso uno strumento derivato speculati-vo che avrebbe dovuto produrre plusvalenze e por-tare soldi nelle casse del’Ente. Nella relazione con cui Verdoliva propone alla Giunta la sottoscrizione del contratto, si fa riferimento alla “chiarezza con cui il prodotto è stato esposto” con tanto di “grafi-ca a colori, essenziale e schematica”. Il capo del servizio finanziario fa anche notare che altri comuni limitrofi avevano già sottoscritto lo stesso contratto: c’era quindi da stare tranquilli. Di quella Giunta che approva all’unanimità la proposta di acquisto dello swap, fa parte Pietro Ferraro, oggi assessore alla programmazione economica, allora incaricato della delega al commercio e sviluppo. Presidente del con-siglio è Vincenzo Catapano, attuale sindaco, non

ancora in rotta con Tonino Ambrosio.

Fino al 2008 l’operazione finanziaria sottoscritta da comune ha rendimenti positivi, anche se di molto inferiori rispetto alle incredibili performance che in quel momento fanno registrare gli indici di borsa, soprattutto se messi in rapporto con l’elevato livello di rischio che grava sull’Ente. In realtà, sessanta dei novantaduemila euro che incassiamo fino al 2008 sono frutto della commissione iniziale erogata dalla banca. Poi c’è lo scoppio della bolla finanziaria e l’inizio della crisi globale che fa precipitare anche le velleità speculative del comune di San Giuseppe Vesuviano. Dai dati in nostro possesso, risulterebbe che dal 2008 al 2011 il Comune abbia perso circa centocinquantacinquemila euro per effetto dell’an-damento negativo dell’investimento. Si giunge dun-que al provvedimento della Commissione prefettizia dell’ottobre 2012. L’accordo con BNL-BNP Paribas prevede la rescissione anticipata del contratto, che sarebbe naturalmente terminato nel 2022, a fronte del pagamento di una penale d’uscita di centodieci-mila euro da corrispondere in dodici rate mensili nel corso del 2013.

Lo scorso 19 dicembre, il Tribunale di Milano ha condannato quattro banche estere per aver truff-ato il Comune della città meneghina con contratti derivati simili a quelli sottoscritti dalla nostra Ammin-istrazione. Le banche dovranno risarcire il comune e pagare una sanzione da un milione di euro ciascu-

na. Per nove dirigenti, il Giudice della IV Sezione ha previsto pene detentive fino a diciotto mesi di carcere. La notizia non ha avuto il risalto che merita-va, ma pone una serie di interrogativi a cui anche la nostra Amministrazione dovrebbe rispondere. Come è stata gestita la vicenda che ha portato all’acquisto dello swap? Le informazioni fornite dalle banche in merito al derivato chiarivano il livello di rischio assunto? Il Comune era a conoscenza che ci sarebbero potute essere perdite potenzialmente illimitate? Se si, perché ha accettato un tale rischio? Alla luce della sentenza di Milano, l’attuale Am-ministrazione non ritiene di dover approfondire la correttezza dei funzionari bancari che hanno gestito l’operazione al fine di verificare se siano stati messi in atto comportamenti illeciti?

Molti sono gli aspetti della vicenda che meritano di essere chiariti. Eppure un punto può essere dato per acquisito: l’Amministrazione ha commesso un grave errore nel voler fare cassa attraverso strumenti finanziari speculativi. Lo spreco di soldi pubblici è evidente, così come chiara è la responsa-bilità politica di chi ha assunto tale decisione. E’ necessario che in futuro tutto ciò non sia ripetibile: operazioni finanziarie tossiche devono essere es-pressamente vietate dallo Statuto comunale.

Antonio Borriello

Se il comune gioca in borsa Ecco come un derivato speculativo ci ha fatto perdere 200mila euro

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Nella Smorfia Napoletana, c’è un posto per il “pac-cotto”, il 58, che è il cosiddetto pacco, un fagotto o meglio un involto che apparentemente contiene il prodotto mostrato ed offerto pochi minuti prima all’incauto acquirente, mentre nella realtà il pacco che riceve è un falso o una buona imitazione od altra cosa (solitamente un mattone). Lo si poteva “acquistare” in genere a Napoli (o in provincia) nei pressi delle stazioni delle Ferrovie dello stato o della Circumvesuviana e nei mercatini rionali della Duchesca o di Forcella; ora, valuta in euro, si trova presso le aree di servizio delle Auto-strade. Il “pacco” è diventato celebre e conosciuto dal grande pubblico perché è stato prodotto dal cine-ma, nel film “Guardia e ladri” con Totò, che vende i diritti di ritiro delle monetine buttate dai turisti nella Fontana di Trevi. Infine, il grande regista Nanni Loy nel 1993 lo cel-ebra nel film diviso in 10 episodi intitolato appun-to “Pacco, doppiopacco e contropaccotto” che dimostra che la scaltrezza è un modo come un altro per vivere, in mancanza di altra forma di lavoro, e di sapersi ingegnare per sbarcare il lunario. “Fare un pacco” è entrato quindi dall’accezione napoletana alla lingua italiana come “ingannare”, “promettere qualcosa che poi non si mantiene”. Se invece è l’anti-mafia, diventata impresa e con-sorziata in un marchio NCO – Nuovo Commercio Organizzato, a “fare il pacco” alla criminalità, ecco come viene fuori l’iniziativa “Facciamo un pacco alla camorra”, giunta alla terza edizione. Il progetto, promosso dal “Comitato don Peppe Diana”, vede la partecipazione di cooperative so-ciali e associazioni di volontariato e come scopo ha quello di affermare un nuovo modello di economia sociale . Una filiera produttiva etica partendo dalle attiv-ità sociali sorte proprio nei luoghi che una volta erano simboli di violenza e di sopraffazione e oggi, invece, sono rinati a nuova vita grazie alla collabo-razione tra le istituzioni e tutte le realtà antimafia del territorio. ll pacco contiene tante storie di impegno e as-sociazioni: dal terreno di Chiaiano sequestrato ai camorristi del clan Nuvoletta e salvato dai pesticidi tossici, al ristorante di Casapesenna dove persone con problemi psichici diventano chef ; dall’associ-azione “La forza del silenzio” – la cui sede l’ex villa del potentissimo boss dei casalesi Sandokan– che con i suoi laboratori destinati a bambini autistici

produce ottimi biscotti, ai terreni dove viene colti-vato grano biologico, fino ad arrivare a società che producono detersivi totalmente eco-compatibili. I prodotti vengono venduti in un unico pacco (con 3 varianti di prezzo e qualità : Impegno da 19 euro, Responsabile da 39 euro e Memoria da 59 euro). Lodi, Milano, Trento, Padova, Bologna, tantissime aziende italiane, estere (addirittura in Corea del Sud) hanno ordinato i pacchi natalizi. L’iniziativa ha ricevuto il plauso del Pres. Schulz del Parlamento Europeo a Bruxelles (visibile su You-tube) e tantissimo risalto mediatico dal TGR Cam-pania a Verissimo su Canale 5. Nella piena condivisione del progetto, dei suoi val-ori e dei soggetti promotori, il Collettivo VoceNueva e Libera San Giuseppe hanno aderito alla vendita dei “pacchi alla camorra” e di altri prodotti solidali della “‘Bottega dei sapori e dei saperi della Legal-ità’’ di Libera Napoli (associazioni, nomi e numeri contro le mafie).

La vendita è avvenuta Domenica 16 Dicembre 2012 nell’ambito dell’iniziativa “Mettiamo in piazza la sostenibilità. Primo festival per un mondo migliore” organizzata dall’Associazione Jamm con la parteci-pazione di WWF, Legambiente, Confagricoltori. Una domenica all’insegna della partecipazione e della legalità. Una manifestazione d’interesse da parte di molte famiglie sangi-useppesi straordinaria. Piazza Garibaldi e Piazza Risorg-imento erano colorate, sorridenti, attive :c’erano tanti bambini che, animati dai giovani del Collettivo, hanno giocato a calcetto, in un campetto improvvisato appe-na fuori il sagrato del Santuario insieme a giochi di manipolazione con palloncini per i più piccoli. E’ questa la terza Eco-Domenica, che insieme all’iniziativa “facciamo un pacco alla camorra” sono state le proposte del Collettivo VoceNue-va e di Libera San Giuseppe per un rinnovato spirito di impegno sociale, di partecipazione e legalità a San Giuseppe Vesuviano. La coesione sociale e la cultura come i principali strumenti per af-frontare e combattere la criminalità

organizzata “dal basso”, mettendosi in gioco con i propri mezzi, non solo con le parole, ma lavorando concretamente, ogni giorno in direzione ostinata e contraria. Riutilizzare tutti i beni confiscati alla camorra in provincia di Napoli e Caserta, mettere in rete le cooperative sociali con gli imprenditori sani del ter-ritorio, promuovere nuovi progetti d’imprenditoriali-ta’ sociale e sostenere i giovani della provincia che vogliono usare i beni confiscati con un ‘’network di opportunita’’’. E’ il pacchetto di proposte lanciato dal Comitato Don Peppe Diana e dal coordinamento provinciale di Libera a pochi giorni dall’assemblea pubblica te-nutasi il 5 Gennaio 2013 al ristorante-pizzeria NCO di San Cipriano d’Aversa dopo l’atto intimidatorio della notte di Capodanno (quattro colpi di pistola sparati contro il portone).

Il Collettivo VoceNueva ha pubblicamente espresso piena solidarietà e sostegno a cui (spero) anche i lettori di LP si vogliano unire. Perchè accanto all’antimafia declamata, occorrono i fatti e i frutti. Quelli delle terre confiscate alle mafie. Insieme contro le mafie.

Alberto Catapano

Quest’anno il ‘pacco’ lo facciamo alla camorra

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“Natale con te”, il calendario di eventi natalizi con serate teatrali, cabaret, concerti, artisti di strada, calcetto e karaoke, organizzato dall’amminis-trazione Catapano in collaborazione con la Conf-commercio, è stato un flop. Gli eventi, costati alle casse comunali circa 40 mila euro che si vanno ad aggiungere ai circa 60mila di addobbi e luci, avevano l’ambizione di vivacizzare il centro del paese, diffondere la cultura e attrarre pubblico dai paesi limitrofi, o almeno erano questi gli obiettivi stabiliti dallo stesso sindaco durante un consiglio comunale di dicembre. I risultati sono stati insod-disfacenti e sono gli stessi esercenti del centro ad ammetterlo. In due occasioni la piazza è stata chiusa al traffico dal pomeriggio fino alla sera per garantire un’area pedonale dove i cittadini potes-sero passeggiare con la famiglia, fare shopping, prendere un caffè e assistere agli spettacoli. In linea teorica non si trattava di una cattiva idea, il risultato pratico purtroppo è stato deludente con un centro cittadino semivuoto, artisti che si esibivano in mezzo al nulla e traffico in tilt nelle strade limi-trofe. “Da quel momento in poi abbiamo smesso di lavorare” è il refrain che si sente chiedendo in giro ai commercianti che lamentano il fatto di aver perso in questo modo due pomeriggi di lavoro in

un periodo di alta affluenza. L’evento principale in cartellone, ossia lo spettacolo del cabarettista Enzo Fischietti, ha avuto un’affluenza di circa 50 persone, mentre nelle serate di minor richiamo la media era di 15/20 spettatori. Le premesse per un flop c’erano tutte. Gli artisti sono stati scelti senza nessun criterio logico, as-coltando solo il parere dei consiglieri di maggioran-za e della Confcommercio, che con tutto il rispetto non svolge abitualmente attività culturali sul terri-torio. Inoltre tra i preventivi arrivati e poi approvati dal comune, alcuni non avevano nessun riferimento allo storia del gruppo e al tipo di spettacolo offerto (clamoroso quello dell’associazione culturale che presenta una proposta per “spettacolo teatrale euro 2.000,00” più timbro e firma). Non è stata prevista nessuna campagna di marketing ma soltanto un semplice volantino con la lista nuda e cruda degli eventi in cartellone. In alcuni casi, come per il con-certo jazz, non c’era nemmeno il nome del gruppo, il cittadino doveva andare in piazza ad ascoltare jazz a scatola chiusa, senza nemmeno sapere chi fossero i musicisti. Come nel romanzo di Dickens, ci siamo ritrovati a rivivere il fantasma del Natale passato, con soldi spesi male e in maniera poco trasparente, scarsa partecipazione di pubblico ed

errori di organizzazione grossolani. Fare cultura e spettacolo non è semplice, tantomeno in un paese come il nostro reduce da anni di cantanti neome-lodici, starlette e tronisti. Organizzare eventi è una cosa seria che ha bisogno di confronto, program-mazione e condivisione delle scelte con i vari attori presenti sul territorio. Un’amministrazione comunale composta da professionisti dovrebbe capirlo e prendere nota per il futuro. ”Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” direbbe il nostro sindaco latinista.

Luigi Ammirati

Il fantasma del Natale passato Gli eventi natalizi a San Giuseppe Vesuviano tra spese esagerate ed errori

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Poco tempo fa scopro con stupore che il giovedì ed il sabato sera la Caritas tiene lezioni serali di lingua italiana per gli immigrati nella parrocchia di San Giuseppe Vesuviano. Mi armo di penna, carta e registratore e decido di parlare proprio con loro, gli alunni di questa sorprendente scuola. Sono le 19 circa di sabato 19 gennaio 2013 e incontro Rosa Annunziata, insegnante volontaria, all’ingresso del comprensorio parrocchiale, immerso in una folla di ragazzi di diverse nazionalità. Sembrano tanti scolaretti in attesa del suono della campanella e negli occhi hanno la felicità e la voglia di appren-dere. All’interno Mena Iervolino e Pina Annunziata, anch’esse insegnanti volontarie per la Caritas, chiamano tre ragazzi per l’intervista.

Con l’aiuto di Paolo Cerracchio nelle vesti di in-terprete, comincio a parlare con Harun, il primo a rispondere alle mie domande. Studente del Bang-ladesh, tre anni fa è giunto qui alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore. Parla discretamente l’italiano e mi fa presente il problema dell’allog-gio: vive con alcuni suoi connazionali in una casa fatiscente, ma, come spesso accade nel nostro

territorio, sostiene un costo di affitto troppo esoso per l’effettivo valore dell’abitazione. Senza i controlli delle autorità un immigrato deve chinare il capo ed accettare. Oumar, proveniente dalla Costa d’Avorio, ha cer-cato lavoro in Nigeria e in Libia prima di essere caricato con la forza su un barcone dai miliziani di Gheddafi e spedito qui. E’ uno dei 40 ragazzi africani rifugiati ospiti dell’albergo che una volta si chiamava Lord Byron grazie a fondi Onu gestiti della Protezione Civile. Oumar non parla bene l’ital-iano, ma mi fa capire che è in attesa del permesso di soggiorno da anni e che perciò può svolgere solo lavori saltuari, benché sia stato fabbro nel suo paese di origine e potrebbe essere occupato fatti-vamente nell’ambito di sua competenza.

Il caso di Adil (il nome è di fantasia - ndr), ma-rocchino residente da 5 anni in Italia e operaio in una fabbrica locale, evidenzia che non sempre si abbandona il proprio paese per cercare lavoro. Alla base della sua decisione si trovano motivazioni culturali, la curiosità per un mondo diverso e l’in-sofferenza verso la monotonia di una vita che non

soddisfa. Anche se ha un lavoro e una paga quasi soddisfacente, Abdullahttif continua a sognare di raggiungere un giorno la Francia o il Belgio. “Lì il lavoro ben pagato si trova” mi dice con voce emozionata. Nel frattempo china il capo e continua a lavorare sodo ricevendo un trattamento talvolta diverso dai suoi colleghi italiani. Questi giovani mi sembrano più motivati dei coe-tanei locali, probabilmente perché provenienti da paesi svantaggiati, da zone di guerra o da un’es-istenza misera: parlare con loro è per me fonte di arricchimento morale. L’incontro con loro mi ha convinto che queste persone avrebbero diritto ad un’integrazione sociale maggiore, pari a quella dei cittadini italiani. Vivono e lavorano sul suolo italiano e avrebbero diritto alla dignità che un paese mod-erno gli deve riconoscere. Dovremmo metterli nelle condizioni di trovare un alloggio dignitoso al giusto prezzo. Inoltre, dovrebbero ricevere maggiore attenzione dalle istituzioni comunali e dall’intera co-munità locale. Il lavoro, purtroppo, di questi tempi è un miraggio per molti.

Luigi M. Pesce

A scuola di italianoUn pomeriggio con gli studenti stranieri dei corsi di lingua organizzati dalla Caritas

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