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L'Open Sourcenel Sistema Informativo Regionale

L'Open Sourcenel Sistema Informativo Regionale

Settore Sistemi Informativi ed Informatica

Direzione Innovazione, Ricerca ed Università

Pubblicazione a cura di

Direzione Innovazione, Ricerca ed UniversitàSettore Sistemi Informativi ed Informatica

Laboratorio ICT

C.so regina Margherita, 174 • 10152 Torino

[email protected]

realizzata in collaborazione con

luglio 2008

Impaginazione grafica a cura dell’Uovodicolombo - Torino

Stampa a cura della Tipografia Ages Arti Grafiche - Torino

Lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, della comunicazione e della conoscenza sta cambiando molti aspetti sia nelle modalità di comunicazione e di interazione sociale che nei modelli produttivi. Tutto ciò, che non a caso declina verso il paradigma della economia della conoscenza, richiede un aggiornamento culturale e anche la definizio-ne di un nuovo perimetro di diritti di rango universale. Se l’accesso al sapere rappresenta il principale presupposto per l’inclusione e la costruzione di una società della conoscenza aperta, equa e partecipata, estendere la conoscenza oltre gli usi e i limiti posti da coloro che tale conoscenza hanno prodotto e sfruttare tutti i sistemi di comunicazione per diffonderla rappresentano un traguardo ambizioso.

Nato con lo scopo di studiare e sperimentare le nuove tecnologie, al fine di indi-viduarne potenzialità e possibili applicazioni da inserire nel contesto del Sistema Informativo regionale (SIre), il Laboratorio di Information and Communication Technologies (ICTs) della regione Piemonte si propone di elaborare "modelli tecno-logici ed organizzativi" da condividere con le altre Pubbliche Amministrazioni piemonte-si e di rendere disponibile tutta la documentazione tecnica alle aziende del settore.La rilevanza del modello proposto dal Laboratorio sta proprio nella possibilità di rappre-sentare un valido strumento per la gestione e la condivisione del patrimonio informa-tivo - e conoscitivo - della Pubblica Amministrazione.

Il Laboratorio ha infatti adottato il concetto di “conoscenza aperta” per farne un vero e proprio “metodo di lavoro” e ha individuato nel codice sorgente uno dei principali temi di esplorazione, con l’obiettivo di promuovere “la diffusione di sistemi e di applicazioni Open Source all’interno della PA piemontese attraverso lo sviluppo e la realizzazione di progetti pilota”.

Il Laboratorio si candida a tutti gli effetti a diventare il luogo privilegiato per elaborare un disegno condiviso e diffondere le esperienze piemontesi, secondo la logica delle “Quattro O”: Open Knowledge, la Conoscenza Aperta; Open Source, ovvero il Software a codice sorgente aperto; Open Data, per un Formato dati aperto; e Open Spectrum, per un Accesso aperto all’etere.

Prefazione 3a cura di Roberto Moriondo

Il lavoro, frutto dell’attività di esplorazione e di sperimentazione condotta negli ultimi due anni dai colleghi del Laboratorio - che colgo ancora una volta l’occasione di ringraziare -, fornisce un’attenta analisi del panorama delle applicazioni open ad oggi disponibili e valuta le opportunità di utilizzo e di diffusione.

L’augurio è che questa monografia non rimanga un semplice, seppur valido, strumento di lavoro ad uso degli uffici dell’amministrazione regionale, ma che possa diventare una guida e un riferimento utile per tutti coloro che, nel pubblico come nel privato, intenda-no aprirsi alle prospettive offerte dall’universo dell’innovazione tecnologica.

Buona lettura.

indice 5

PREFAZIONE 3

INTRODUZIONE 9

I - SOFTWARE LIBERO E OPEN SOURCE 13 1 1 Il Free Software 14

1 2 L’Open Source 15

1 3 Software e diritto d'autore 18

1 3 1 Introduzione al diritto d'autore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

1 3 2 Il fondamento del software OS: il diritto d'autore . . . . . . . . . . . . 19

1 3 3 Differenza con il pubblico dominio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23

1 3 4 Licenze, titolarità del software e clausole contrattuali . . . . . . . . . . 23

1 3 5 GPL . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41

1 3 6 Aspetti commerciali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45

1 3 7 Contaminazioni Open . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

1 4 Gli esordi del sistema GNU/Linux 50

1 5 Le distribuzioni Linux 51

1 6 I Software Open Source 55

1 6 1 Office Automation: OpenOffice.org . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56

1 6 2 Mozilla Firefox . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57

II - Quali licenze per la PA 60 2 1 adottare software Os di terzi 60

2 2 Lo sviluppo di software os come patrimonio dell'ente 64

2 2 1 Costruire una comunità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 65

2 3 contesti d'utilizzo di software os presso una pa 68

2 3 1 Eventuali responsabilità economico-politiche . . . . . . . . . . . . . . 75

2 3 2 Le responsabilità della PA connesse all'uso e alla pubblicazione di OS . . 76

2 3 3 Le responsabilità dei fornitori e dei successivi sviluppatori . . . . . . . 79

2 4 quale licenza adottare 80

III - LA diffusione dei sistemi open source 83 3 1 l'open source in europa 83

3 2 l'open source in italia 86

3 3 l'open source in piemonte 89

3 3 1 Motivi d'interesse per l'inserimento dell'OS nel SIre . . . . . . . . . . 90

IV - laboratorio ICT e Open source: attività 2004-2007 97 4 1 Progetti pilota 97

4 1 1 Linux su PDL. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97

4 1 2 Open Source software in ambiente Windows . . . . . . . . . . . . . . 99

4 2 progetti sperimentali 100

4 2 1 Linux - Parco della Collina Torinese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100

4 2 2 Wireless Voip. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101

4 2 3 Open Wireless Network . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102

4 2 4 Servizi Internet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 103

4 2 5 Accesso VPN (Virtual Private Network) . . . . . . . . . . . . . . . . . 104

4 2 6 Studio su IDS (Intrusion Detection System) . . . . . . . . . . . . . . . 105

4 2 7 Applicativo web per la prenotazione sale . . . . . . . . . . . . . . . . 107

4 2 8 Distribuzione Linux Based per l'implementazione di un security appliance . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108

4 2 9 Analisi e implementazione di un sistema Open Source per ambienti di collaborative working: e-groupware . . . . . . . . . . . 109

4 2 10 Sistema per la gestione documentale Owl Intranet Engine . . . . . . . 110

4 2 11 Sistema per la gestione documentale Knowledgetree. . . . . . . . . . 111

4 2 12 Open source in tasca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112

4 2 13 OpenCA: servizio di Certification Authority. . . . . . . . . . . . . . . . 112

V - spunti per una migrazione dei sistemi informativi della pa a soluzioni os 114 5 1 Progetto grid 116

5 2 analisi dei sistemi di data mining open source 117

5 3 la gestione delle informazioni e l'impiego dei content management System Open source 118

5 3 1 Strumenti di gestione delle informazioni . . . . . . . . . . . . . . . . 118

5 3 2 Content Management System . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121

5 4 sistemi aperti ed esternalità di rete 125

APPENDICI 127 APPENDICE 1: IL LABORATORIO DI INNOVAZIONE ICT 127

APPENDICE 2: ZOPE/PLONE NEL LABORATORIO ICT REGIONALE 130

APPENDICE 3: DISTRIBUZIONI USER-FRIENDLY 134

3 1 Ubuntu 134

3 2 Mandriva Linux 137

3 3 OpenSUSE 138

3 4 Freespire 139

APPENDICE 4: CASI PRATICI DI UTILIZZO DI OPENOFFICE ORG 141

4 1 INSTALLAZIONE DI OPENOFFICE ORG IN AMBIENTE WINDOWS 141

4 2 PRESENTAZIONE DEGLI APPLICATIVI 144

4 2 1 OpenOffice.org Writer . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144

4 2 2 OpenOffice.org Calc . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 145

4 2 3 OpenOffice.org Impress . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147

4 2 4 OpenOffice.org Base. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 148

4 2 5 OpenOffice.org Math. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149

4 2 6 OpenOffice.org Draw . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 149

4 2 7 Novità della versione 2.0 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150

4 3 SINTESI DELLE DIFFERENZE D’USO 153

4 3 1 Microsoft Word e OpenOffice.org Writer . . . . . . . . . . . . . . . . . 153

4 3 2 Microsoft Excel e OpenOffice.org Calc . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155

4 3 3 Microsoft PowerPoint e OpenOffice.org Impress . . . . . . . . . . . . 157

4 4 ESITI DEL QUESTIONARIO OPEN SOURCE 158

APPENDICE 5: schede dei principali progetti sviluppati dal CSI per la regione piemonte 165

5 1 server proxy 166

5 2 server dns 166

5 3 sistemi di sicurezza su mail 167

5 4 piattaforma gestione documentale 167

5 5 web farm 168

5 6 piattaforma multicanale 169

5 7 motore di ricerca su dati non strutturati 170

5 8 sireplus 171

5 9 cont@cta - contact center 172

5 10 jboss farm 173

5 11 mysql farm 174

5 12 sigma ter 175

5 13 Crpnet 176

5 14 biblioteca multimediale 177

GLOSSARIO 179

BIBLIOGRAFIA 187

L’analisi e la diffusione di sistemi ed applicazioni Open Source (OS) all'interno della

Pubblica Amministrazione piemontese costituisce una realtà in continua evoluzione

e uno fra i più interessanti obiettivi di studio definiti dall’attuale piano di sviluppo del

Sistema Informativo regionale.

L’interesse per il software Open Source è dato in primo luogo dalla portata innovativa

della filosofia che ne è alla base: il software OS non è proprietà di un'azienda o di una

persona ma è realizzato grazie a comunità di sviluppatori che producono, modificano

e distribuiscono codice sorgente offendo così a tutti gli utenti la possibilità di apportare

miglioramenti al software ed adattarlo alle proprie esigenze.

Allo stato attuale le aziende pubbliche e private che utilizzano soluzioni completamente

Open Source sono una minoranza ma l’interesse per i sistemi e le applicazioni “aperte”,

sia a livello centrale che locale, è in costante aumento.

L’adozione di una soluzione Open Source rappresenta una fra le possibili scelte per la

realizzazione di un progetto informatico, scelta che deve essere compiuta soltanto a

partire da un attento studio di fattibilità.

La diffusione della conoscenza, l’ottimizzazione dei budget, l’opportunità di disporre

di formati aperti per lo scambio di informazioni tra gli Enti e la facilità di riutilizzo del

software sono alcuni fra gli aspetti che possono portare a privilegiare una scelta OS.

Ignorare questi aspetti, ormai costitutivi dell’attuale realtà informatica e tecnologica, può

condurre ad applicare soluzioni non ottimali con la creazione di dipendenze tecnologi-

che più o meno estese.

L’obiettivo di questa pubblicazione è quello di presentare quelle conoscenze che ci

provengono dall’esperienza e dalle attività condotte dal Laboratorio ICT della regione

Piemonte in merito a soluzioni OS in una forma adatta sia a coloro che si avvicinano

per la prima volta a questo mondo sia a quelli che si trovano nella situazione di dover

effettuare scelte nel settore IT.

La presente monografia fornisce, infatti, una prima introduzione al mondo Open Source

prendendo in considerazione sistemi operativi, software di produttività personale e

sistemi di gestione di contenuti, proponendo inoltre una panoramica delle iniziative

Introduzione 9a cura di Mario Ancilli

intraprese dal Laboratorio ICT per la soluzione di problemi reali.Il lavoro ha preso avvio dagli studi effettuati sulle tecnologie e sull’economia dell’infor-mazione, sia in ambito universitario sia grazie al lavoro sul campo effettuato dai membri del Laboratorio ICT, la cui esperienza nel settore, in molti casi, supera il decennio. Parte del materiale è stato ricavato on line, tratto da documenti di pubblico dominio e poi rielaborato nel corso della stesura.La prima parte della documentazione propone un quadro generale dell’Open Source e del sistema operativo GNU/Linux, seguito da una panoramica sui software OS con particolare attenzione alle caratteristiche della suite OpenOffice.La seconda parte presenta alcune considerazioni relative all'impiego di software Open Source da parte della PA, offrendo una rassegna dei possibili contesti d'utilizzo e delle licenze disponibili.La terza parte affronta l’attuale stato di diffusione dell’Open Source in Europa e in Italia presentando le ragioni che ne hanno determinato l’interesse nel complesso del Sistema Informativo regionale. La quarta parte propone una sintesi delle attività nel settore Open Source che hanno impegnato ed impegnano tuttora il Laboratorio ICT regionale.La quinta parte illustra infine alcune fra le possibili modalità di migrazione verso soluzio-ni OS dei sistemi informativi della Pubblica Amministrazione (PA) e, traendo spunto da alcune fra le attività del Laboratorio, focalizza l’attenzione sugli studi relativi alle applica-zioni GrID, al Data Mining ed ai Content Management System Open Source.Nell’intento di rendere più fruibili i contenuti presentati e di modo da offrire alcune linee guida per orientarsi nel mondo OS si è scelto di dedicare le appendici ad esempi concreti di applicazione degli argomenti trattati. La prima appendice presenta il Laboratorio ICT della regione Piemonte. La seconda si focalizza sulla descrizione di Plone, uno fra i più completi sistemi di gestione dei contenuti (CMS) OS e sulla sua applicazione per la realizzazione del portale inter-no del Laboratorio ICT. La terza appendice offre alcuni possibili approcci ai sistemi operativi GNU/Linux fornendo un approfondimento su alcune fra le distribuzioni più user-friendly: Mandriva Linux, Ubuntu, OpenSUSE e Freespire. La quarta appendice approfondisce le caratteristiche di OpenOffice ed illustra le modalità di reperimento ed installazione del prodotto evidenziando le differenze in relazione all’utilizzo degli analoghi prodotti proprietari.

L'ultima appendice offre una sintesi dei principali progetti nel settore OS sviluppati dal CSI per la regione Piemonte.

Dopo la presentazione del lavoro, i ringraziamenti.ringrazio tutti coloro che con la loro partecipazione attiva rendono vivo il Laboratorio ICT e che hanno contribuito più o meno direttamente alla redazione di questa monografia.Un particolare ringraziamento a Graziella Pastore, borsista del Laboratorio ICT, la quale si è occupata della redazione di contenuti e della parte editoriale e grafica.Grazie a Diego Feruglio, Luca Gioppo, Laura Garbati, Erika Bonisoli ed Elisa Bottero del CSI-Piemonte che hanno validamente supportato la stesura della monografia fornendo preziosi contributi e suggerimenti.Un grazie a renato Baima, responsabile della componente di formazione avanzata del Laboratorio e dei progetti DW e Aprire, il quale ha portato avanti con passione una tra le prime iniziative di formazione diretta su software OS nella PA e che nel contesto di questa opera ha curato la parte relativa ad OpenOffice.Grazie a Fabrizio Borgogno, esperto telematico che si è occupato della componente tecnologica del portale interno del Laboratorio ICT.Grazie a renato Scotto, responsabile dell'infrastruttura tecnologica del Laboratorio ICT, per il suo costante aiuto e supporto tecnico.Un grazie a Nicola Franzese, responsabile dell'area multimediale del Laboratorio, per il suo poliedrico supporto in ogni occasione. Un ringraziamento a Giovanni Boeti, tecnico CSI che si occupa della gestione delle sale multimediali e della componente di security del Laboratorio con grande competenza e disponibilità. Un grazie a Daniela Olivero per aver seguito con attenzione ed interesse le attività di segreteria e di formazione del Laboratorio.Molti amici e colleghi, fra cui capi progetto del CSI, del CSP e delle aziende ICT, hanno contribuito, lavorando su progetti concreti, alla stesura di questa monografia e per que-sto li voglio ringraziare.Infine, sono grato ai frequentatori dei corsi e delle iniziative del Laboratorio che, non risparmiandoci critiche, contribuiscono positivamente a migliorare la qualità del nostro lavoro.

I termini software libero (o Free Software) e Open Source (OS) sono spesso utilizzati come sinonimi pur indicando due approcci occasionalmente convergenti ma sostanzialmente diversi.Scopo di questo primo capitolo è quello di puntualizzare le differenze che intercorrono fra le due definizioni e fra i movi-menti che ne sono all’origine e che ne guidano lo sviluppo, il movimento Free Software e il movimento Open Source, attori inalienabili dallo scenario ICT contemporaneo.

Codice sorgenteIl codice sorgente è l’insieme delle istruzioni scritte da un pro-grammatore in un linguaggio di programmazione di alto livello al fine di realizzare un programma per il computer. Scopo del codice sorgente è quello di essere eseguito di modo da permettere al com-puter di compiere le operazioni richieste. Esso può essere interpre-tato o compilato: nel primo caso il codice è letto ed eseguito da un interprete che lo trasforma in linguaggio macchina; nel secondo viene trasformato in un file eseguibile.Fonte: Wikipedia (IT).

Nella presente sezione sono inoltre ripercorse le tappe di sviluppo del sistema operativo GNU/Linux, soffermandosi sulle principali caratteristiche e sulla varietà delle distribuzioni. Infine, si propone una rassegna orientativa dei software OS con particolare attenzione alla suite di produttività individuale OpenOffice utilizzata nell’ambito dei progetti pilota promossi dalla regione Piemonte.

Capitolo ISOFTWARE LIBERO E OPEN SOURCE 13

a cura di Mario Ancilli e Graziella Pastore

Figura 1Tux, mascotte

del kernel Linux

1 1 Il Free Software

Il concetto di software libero (Free Software) è stato formalizzato agli inizi degli anni Ottanta da richard M. Stallman ed indica un software che pone come prerequisito la disponibilità del codice sorgente e che si fonda prevalentemente su concetti etici e di sviluppo collaborativo. La licenza associata a tale software soddisfa una definizione in quattro punti:� Libertà 0 (o libertà fondamentale): libertà di eseguire il programma per qualun-

que scopo, senza alcun vincolo sul suo utilizzo;� Libertà 1: libertà di studiare il funzionamento del programma e di adattarlo alle

proprie esigenze;� Libertà 2: libertà di ridistribuire copie del programma di modo da aiutare il pros-

simo;� Libertà 3: libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglio-

ramenti di modo che tutta la comunità ne tragga beneficio1.

Nel 1983 Stallman diede avvio al progetto GNU (GNU is not Unix) allo scopo di creare un sistema operativo completamente libero e completo di tutti i programmi per gestire ogni necessità informatica (GNU packages). La parte centrale del sistema GNU, ovvero il kernel HURD (HIRD of Unix-Replacing Daemons), è attualmente ancora in evoluzione.Nel 1985 Stallman costituì la Free Software Foundation (FSF), un’organizzazione non profit basata su contributi volontari in lavoro e in denaro. L’obiettivo della FSF è da sempre stato quello di promuovere un progetto etico ed un nuovo modo di lavorare e la Fondazione si è affermata progressivamente come punto di riferimento per gli svilup-patori di software. La FSF considera il software come un prodotto della conoscenza e ne rivendica la libertà escludendone ogni possibile commercializzazione. Oggi la FSF è

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(1) Tratto da FSF Europe: www.italy.fsfeurope.org/documents

un’istituzione che garantisce la qualità di un prodotto software e la protezione dei diritti ad esso connessi. La costituzione della FSF ha permesso di finanziare lo sviluppo del GNU project e di raccogliere attorno all’iniziativa un insieme permanente di professionisti e programmatori di tutto il mondo. Nonostante oggi il kernel HURD non sia ancora completamente dispo-nibile, dal 1991 è possibile usare un sistema GNU con il kernel Linux di Linus Torvalds, ovvero il sistema GNU/Linux, di cui si tratterà nelle pagine seguenti.

1 2 L’Open Source

Come anticipato, i termini software libero (Free Software) ed Open Source vengo-no spesso utilizzati indifferentemente con il medesimo significato ma, per quanto si tratti di concetti strettamente legati fra loro, non possono essere considerati sinonimi. Innanzitutto, per entrambe le definizioni occorre comunque tener presente che si fa riferimento a software soggetti ad una licenza, a differenza del software di pubblico dominio che non è giuridicamente soggetto ad alcun di tipo di licenza. Espressione della definizione software libero è la licenza alla base del progetto GNU di Stallman, detta Licenza Pubblica Generica GNU, ovvero GNU GPL (o più semplice-mente GPL), che si fonda sulle quattro libertà precedentemente elencate. La licenza GPL si occupa inoltre anche di proteggere tali libertà: chiunque modifichi un program-ma protetto da GPL, e lo distribuisca con tali modifiche, deve distribuirlo ancora con licenza GPL. Nei primi anni Novanta il sistema delle licenze liberali era rappresentato soprattutto da richard Stallman e dalla FSF e le licenze per eccellenza erano la GPL e la LGPL (Lesser GPL, che rispetto alla GPL consente il link a librerie closed source). Da diversi punti di vista, soprattutto interni all’ambiente commerciale statunitense, tali licenze erano ritenute “contagiose” proprio per il fatto di essere un modello di licenza ricorsivo, ovvero tale da imporre il medesimo tipo di licenza ad ogni modifica rilasciata. Dalla fine degli anni Novanta, per favorire la diffusione delle licenze liberali nel mondo degli affari, Bruce Perens, Eric S. raymond, Sam Ockman e altri cominciarono a promuovere una ridefinizione ideologica del software libero, evidenziando in particolare i vantaggi

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pratici che le aziende avrebbero tratto dall’impiego di tali soluzioni. Il termine Open Source fu coniato proprio nell’ambito di tale ridefinizione (Palo Alto, febbraio 1998) anche al fine di evitare gli equivoci dovuti al doppio significato di free che faceva sì che il software potesse essere interpretato come "gratuito" piuttosto che come "libero". L'iniziativa determinò la creazione di OSI (Open Source Initiative) e portò alla diffusione sul mercato di licenze meno restrittive della GPL. Lo scopo era quello di raggiungere una veloce commercializzazione del software libero ed una sua accettazione da parte delle società e degli investitori della net economy allora in espansione. La nuova defi-nizione, se da un lato metteva da parte l’etica e gli effetti sociali legati alla tradizionale definizione di software libero, dall’altra si concentrava molto di più sui vantaggi tecnici del nuovo modello.La scelta a favore dell'Open Source da parte di alcune importanti imprese del settore come Netscape e IBM facilitò l'accettazione del movimento Open Source presso l'indu-stria del software, permettendo al concetto di "condivisione del codice" di uscire dalla cerchia ristretta nel quale era rimasto relegato fino ad allora e facendo sì che la logica Open Source cominciasse ad essere riconosciuta come una efficace metodologia di produzione software. Il concetto di Open Source, nato alla fine degli anni Novanta si riferisce quindi alla Open Source Definition, a sua volta derivata dalle Debian Free Software Guidelines elaborate da Bruce Perens, ovvero una serie di dieci punti pratici che definiscono quali criteri legali debba soddisfare una licenza per essere considerata effettivamente Open Source.Da quanto detto risulta quindi evidente come il Free Software e l’Open Source siano oggi due movimenti distinti che si differenziano quanto a punti di vista ed obiettivi ma che ciò nonostante possono lavorare sinergicamente ad alcuni progetti concreti. Il software libero è software distribuito in modo da garantire i diritti dell’utente e che risponde a motivazioni di natura prettamente etica; il software Open Source è invece un software il cui codice sorgente è disponibile liberamente e pubblicamente, anche se gli specifici accordi di licenza variano in relazione alle modalità di utilizzo del codice, e che risponde a motivazioni prevalentemente tecnico-economiche.Open Source non indica soltanto la possibilità di accesso al codice sorgente. Le condi-zioni di distribuzione del software Open Source devono infatti aderire ai seguenti criteri definiti dalla OSI:

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1. Ridistribuzione libera La licenze non potranno limitare alcuno dal vendere o donare i programmi come

componenti di una distribuzione aggregata di software contenenti programmi di varia origine. La licenza non potrà richiedere royalty o altri pagamenti per tali vendite.

2. Codice sorgente Il programma deve includere il codice sorgente o indicare chiaramente il modo per

ottenerlo.3. Programmi derivati La licenza deve permettere modifiche e prodotti derivati e deve permettere loro di

essere distribuiti sotto le stesse condizioni della licenza del software originale.4. Integrità del codice sorgente dell’autore La licenza può impedire che il codice sorgente sia ridistribuito in forma modificata

solo se consente la distribuzione dei patch file allegati al codice sorgente al fine di modificare il programma all'installazione. La licenza deve esplicitamente permettere la distribuzione del software costruito da un diverso codice sorgente. La licenza può richiedere che i lavori derivati abbiano un nome diverso o una versione diversa dal software originale.

5. Nessuna discriminazione nei confronti di persone o gruppi La licenza non deve discriminare nessuna persona o gruppo di persone.6. Nessuna distinzione contro dei campi d’attività La licenza non deve impedire a nessuno di far uso del programma in un ambito

specifico. Ad esempio, non potrà impedirne l’uso nell’ambito di un’impresa o nell’ambito della ricerca genetica.

7. Distribuzione della licenza I diritti allegati ad un programma devono valere per tutti coloro a cui il programma è ridi-

stribuito senza necessità di emettere una licenza addizionale da parte dei licenziatari.8. La licenza non deve essere specifica per un solo prodotto I diritti allegati al programma non devono dipendere dal fatto che il programma

sia parte di una particolare distribuzione di software. Se il programma è estratto da una distribuzione e usato o distribuito all’interno dei termini delle licenze del programma, tutte le parti a cui il programma è ridistribuito dovranno avere gli stessi diritti che sono garantiti nel caso della distribuzione di software originale.

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9. La licenza non deve porre vincoli su altro software La licenza non deve porre restrizioni su altro software che è distribuito insieme al

software licenziato. Per esempio, la licenza non dovrà vincolare gli altri programmi distribuiti sugli stessi supporti ad essere software Open Source.

10. La licenza deve essere indipendente dalla tecnologia usata Nessuna clausola della licenza può fondarsi esclusivamente su una tecnologia o

stile di interfaccia2.

A di là delle distinzioni fra Free Software e Open Source, uno degli aspetti più impor-tanti ed innovativi che contraddistingue entrambi i movimenti risiede nell’essersi fatti promotori ed artefici di un vivace modello di cooperazione orizzontale e sviluppo del software alternativo a quello delle organizzazioni gerarchiche ed accentrate che presie-dono di norma allo sviluppo del software proprietario. Secondo quanto sostiene Eric S. raymond3 il modello di produzione del software libero è infatti paragonabile al model-lo del “bazaar” (modello di sviluppo del kernel Linux), brulicante e disordinato luogo di chiacchiere e di incontri fortuiti, e si contrappone invece al modello della “cattedrale” (modello tipico delle aziende commerciali), la cui costruzione si sviluppa secondo un progetto ordinato e centralizzato guidato da un numero limitato di esperti.

1 3 SOFTWARE E DIRITTO D’AUTORE

1 3 1 INTRODUZIONE AL DIRITTO D’AUTORE

Oggetto del diritto d'autore sono, a norma dell'art. 1 della Legge sul diritto d'autore (Legge 633/41 e s.m.i., di seguito L.d.a.) «le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro ed

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(2) Tratto da Open Source Definition: www.opensource.org/docs/definition.php(3) "La cattedrale e il bazaar", per il testo originale inglese: http://catb.org/esr/writings/cathedral-bazaar/

alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione».Il concetto è ribadito dall'art. 2575 del Codice Civile per il quale rientrano nell’ambito del diritto d’autore «le opere dell'ingegno di carattere creativo che appartengono alle scienze - questo riferimento manca però all'art. 1 della Legge sul diritto d'autore -, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all'architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione».Al secondo comma dell'art. 1 L.d.a. è stabilito: «Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come opere letterarie ai sensi della

convenzione di Berna sulla protezione delle opere letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con legge 20 giugno 1978, n. 399, nonché le banche di dati che per la scelta o la disposizione del materiale costituiscono una creazione intellettuale dell'autore».

La Legge sul diritto d'autore precisa poi all'art. 2: «… sono comprese nella protezione: […] 8) i programmi per elaboratore, in qualsiasi forma espressi purché originali quale risul-

tato di creazione intellettuale dell'autore. restano esclusi dalla tutela accordata dalla presente legge le idee e i principi che stanno alla base di qualsiasi elemento di un programma, compresi quelli alla base delle sue interfacce. Il termine programma com-prende anche il materiale preparatorio per la progettazione del programma stesso».

1 3 2 IL FONDAMENTO DEL SOFTWARE OS: IL DIRITTO D’AUTORE

Giuridicamente il software libero non è un software “senza diritti”; esso, anzi, si fonda proprio sul diritto d’autore. Il suo autore resta il titolare dell'insieme dei diritti sull’opera, mentre il suo utilizzo da parte di terzi è governato dalle disposizioni della relativa licenza.Acquisito che anche il software è tutelato dalla Legge sul diritto d’autore in quanto opera dell’ingegno, è palese che anche il software Open Source (OS), in quanto opera dell’ingegno, rientri nell’ambito di applicazione della L. 633/41 e s.m.i.L’autore di un software ha quindi sempre e comunque il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l'opera in ogni forma e modo, originale o derivato, nei termini previsti dalla Legge. In particolare, spettano all’autore i diritti esclusivi indicati negli articoli da 13

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(4) “Economia e management dell’Open Source Software. Alcune note di ricerca”, studio di P. Giuri e S. Torrisi, Scuola Sant’Anna di Pisa, www.lem.sssup.it/projects/resfiles/whitepaper.pdf

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a 18 della Legge stessa (art. 12, comma 2 L.d.a.), ovvero:• il diritto di riproduzione in più esemplari dell'opera (art. 13), ivi compreso il diritto di

registrazione meccanica a mezzo apparecchi riproduttori di suoni o di voci (art. 61);• il diritto di trascrizione dell'opera orale (art. 14);• il diritto di esecuzione, rappresentazione o recitazione in pubblico (art. 15);• il diritto di comunicazione al pubblico (art. 16);• il diritto di distribuzione (art. 17);• il diritto di elaborazione, di traduzione e di pubblicazione delle opere in raccolta (art. 18);• il diritto di noleggio e di dare in prestito (art. 18 bis);• il diritto di modificazione (art. 18, ultimo comma).

La durata di tali diritti di utilizzazione economica ha anche un’estensione precisa, stabilita dall'art. 25 per tutta la vita dell'autore e sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte. Tale durata è generalmente indipendente dal fatto che i diritti siano esercitati o meno.Da ciò consegue che anche per il software Open Source vale il principio per cui le modalità di circolazione e le regole di utilizzo sono quelle determinate dall’autore del software stesso o dal titolare che abbia da questi acquisito detti diritti di sfruttamento economico dell’opera.Anche il software Open Source è licenziato mediante un contratto – la “licenza d’uso” - che stabilisce ed indica le modalità d’utilizzo, di distribuzione e i termini di modifica dell’opera: le licenze Open Source utilizzano i diritti d’autore per il fine di mettere a dispo-sizione il software e autorizzarne e favorirne la libera evoluzione e diffusione.Mediante una licenza Open Source, dunque, l’autore non rinuncia ai suoi diritti, ma li esercita per permettere e non per vietare, spesso fissando però, al tempo stesso, precise condizioni che assicurino che la libera utilizzazione del software non sia successivamente impedita dalle azioni dei soggetti cui la licenza viene messa a disposizione. Per questo l’Open Source Software (OSS) presenta spiccati caratteri “evolutivi” e “collettivi”4, legati

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ad alcune intuizioni e nozioni fondamentali, tra cui, come di seguito esposto, il copyleft.Con il termine copyleft (cosiddetto “permesso d'autore”, a cui a volte si associa il simbolo ) si indica appunto un esercizio del diritto d’autore opposto a quello tradizionale5. Con esso si impedisce che il software e ogni suo derivato vengano riutilizzati o ridistribuiti da terzi con licenze “proprietarie”6, garantendo così la catena di libertà. Il copyleft è effi-cace anche in circostanze in cui l’apporto di sviluppo sia fornito da soggetti formalmente dipendenti di Enti e società. In tale contesto, infatti, neppure il datore di lavoro può in alcun modo pretendere di impiegare il prodotto sviluppato in forme proprietarie: può solo autorizzare l’opera del dipendente, o negare detta possibilità di contribuzione, ma in nessun caso può permettere al dipendente di contribuire allo sviluppo di un prodotto OS per poi sfruttarlo in modo proprietario. In pratica, una licenza appartenente alla categoria copyleft impedisce che chi ridistribuisce il software (originale o modificato che sia) possa aggiungere alla licenza stessa delle restrizioni ulteriori. Il classico esempio di licenza di questo tipo è la GNU GPL.Così come dichiarato da r. Stallman:

«Lo scopo di GNU non era solo quello di ottenere ampia diffusione ma anche di offrire libertà agli utenti. Avevamo quindi bisogno di termini di distribuzione che evitassero che il software GNU fosse trasformato in software proprietario. Il metodo che usammo si chiama “permesso d’autore”. Il permesso d’autore (copyleft) usa le leggi sul diritto d’autore (copyright), ma le capovolge per ottenere lo scopo opposto: invece che un metodo per privatizzare il software, diventa un mezzo per mantenerlo libero».

Altra nozione essenziale, quando si parla di diritto d’autore applicato all’Open Source, è quella di “clausola virale”, per cui qualunque lavoro che derivi da (o semplicemente contenga) un software vincolato da tale condizione deve essere distribuito alle stesse condizioni di licenza. In pratica, la “clausola virale” impedisce di combinare software aper-

(5) «Proprietary software developers use copyright to take away the users’ freedom; we use copyright to guarantee their freedom. That’s why we reverse the name, changing “copyright” into “copyleft”»

www.gnu.org/copyleft/copyleft.html(6) Si veda “What is copyleft?”, www.gnu.org/copyleft/copyleft.html

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to con software proprietario, o meglio impedisce che un qualsiasi software che incorpori software virale sia licenziato a condizioni diverse e contrastanti con la licenza originaria.La diversa intensità con cui tale “clausola virale” è formulata nelle diverse licenze Open è desumibile dall’ampiezza dell’arco d’efficacia che la clausola intende esercitare nei confronti delle diverse opere “derivate” dal codice originario, così come nei confronti di prodotti che comunque siano sviluppati per interagire dinamicamente con il prodotto Open Source.In generale, secondo la normativa sul diritto d'autore, un'opera derivata è un'opera d'in-gegno creata a partire da una o più opere già esistenti, di cui include alcuni aspetti, il cui uso è stato già regolato e/o condizionato dal rispettivo autore.Un'opera derivata, quindi, è sì di proprietà dell'autore che l'ha realizzata, ma sempre e solo nel rispetto delle condizioni poste dall'autore o di chi comunque detiene i diritti sull'opera originale. In linea di massima, quindi, è necessario ottenere l'autorizzazione di quest'ultimo7, o comunque attenersi alle condizioni a cui l’opera originaria è stata ridistri-buita, a meno che essa non sia, per qualche motivo, presente nel pubblico dominio.Esempi generali di opere derivate sono le traduzioni, gli arrangiamenti musicali, gli adat-tamenti ad un altro media, i riassunti, ecc.Stabilire se un software modificato costituisce un'opera derivata piuttosto che autono-ma non è spesso semplice ed è comunque «un esame essenzialmente tecnico»: si dovrà procedere «ad una comparazione strutturale tra i due programmi, tenendo conto dell'algoritmo complessivo e delle distinte procedure indipendenti in esso contenute»8. Sotto il profilo del diritto è indispensabile accertare la riconoscibilità qualitativa (e non meramente quantitativa) dell'opera originaria nell'opera derivata.Tutte le licenze free, quindi, proprio per garantire e conservare le libertà riconosciute all’utente, impongono precisi limiti alla possibilità di modificare (o negare) i diritti di quest’ultimo. Queste garanzie, naturalmente, si riflettono anche in vincoli e responsabi-lità per coloro che utilizzano, studiano e sviluppano tali software.

(7) Ad esempio, se l'autore dell'elaborazione è un soggetto diverso rispetto al titolare dell'opera originaria, occorre il consenso del titolare del diritto sull'opera originaria per "utilizzare economicamente il nuovo lavoro" (Cass. n. 9139/1990).

(8) Da “I diritti sul software: principi generali, contenuto, tutela giuridica”, www.innovazione.dintec.it/brevetti/disc_software.php

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1 3 3 DIFFERENZA CON IL PUBBLICO DOMINIO

rendere disponibile e liberamente modificabile il codice sorgente non equivale a rilascia-re un prodotto in “pubblico dominio”.Mentre “licenziare” un prodotto equivale sempre e comunque a disporre dei propri diritti di esclusiva, regolando la diffusione e l’uso dell’opera secondo precise condizioni (nel caso del copyleft forte, ad esempio, “costringendo” tutti i successivi distributori a garantire le medesime libertà da loro ricevute), il “pubblico dominio” comprende ciò su cui non è più esercitabile alcun diritto di esclusiva, in quanto a questo diritto si è precedentemente rinunciato, oppure esso si è esaurito, o ancora il prodotto era fin dall’inizio privo di tutela (ad esempio, la maggior parte delle formule matematiche è di pubblico dominio). Le opere di “pubblico dominio” sono considerate parte dell'eredità culturale pubblica e chiunque può utilizzarle o modificarle senza restrizioni.

1 3 4 LICENZE, TITOLARITÀ DEL SOFTWARE E CLAUSOLE CONTRATTUALI

Ad oggi la PA – coerentemente con la normativa sul riuso – è chiamata a porsi l’obietti-vo di sviluppare e distribuire software con modalità tali da permetterne il pieno riutilizzo offrendolo in condivisione ad altri Enti. In caso di software acquisito da terzi, quindi, è sempre e comunque necessario garantirsi la piena proprietà di quanto sviluppato, o quantomeno verificare la piena libertà di disporne a favore di altri soggetti pubblici, tramite appositi accordi con i fornitori.A quest’ultimo riguardo, la verifica della necessità e, nel caso, delle modalità adeguate con cui garantirsi la titolarità del software si fonda sulla capacità di individuare i soggetti che hanno, o potrebbero avere, acquisito diritti sul programma sviluppato con il loro supporto/collaborazione: ciò, per poterne regolare contrattualmente il trasferimento nelle forme più opportune.Prima di analizzare i profili connessi con il rilascio di software OS, quindi, è utile definire le regole in base a cui acquisire il potere di deciderne il rilascio con una licenza piuttosto che con un’altra, ovvero, precisare ulteriormente alcuni aspetti propri delle norme che disciplinano ab origine l’attribuzione dei diritti di proprietà su di un software.In materia di diritto d’autore, come anticipato, la regola generale è che acquisisce auto-maticamente la piena titolarità di tutti i diritti sull’opera il concreto creatore dell’opera

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stessa, cioè colui che l’ha fisicamente realizzata.Non sono necessarie formalità costitutive: i diritti, di per sé “esclusivi”, sorgono in capo all'autore per il solo fatto della creazione.Ove ci si ponga a considerare il tema della “proprietà” del software (termine peraltro imperfetto, usato per intendere convenzionalmente il complesso della titolarità dei diritti sull’opera), o meglio della sua acquisizione e/o cessione a soggetti diversi dal diretto creatore, ci si potrà riferire sempre e solo ai diritti “patrimoniali” (altrimenti detti “di sfruttamento economico”), ovvero ai soli diritti, tra quelli automaticamente acquisiti dall’autore, ad essere “alienabili”. Gli aspetti di rilievo propri del diritto morale d’autore (non alienabile, ovvero rimanente sempre e comunque in capo al creatore), invece, saranno affrontati in un diverso e specifico paragrafo.Con riferimento, quindi, ai diritti patrimoniali, si consideri in primo luogo l’ipotesi per cui il software sia stato sviluppato da un dipendente.Qualora il software sia stato realizzato nell'ambito di un rapporto di lavoro dipendente, titolare di detti diritti è il datore di lavoro (art. 12 bis L.d.a.); al lavoratore, invece, rimar-ranno i diritti morali (tra cui il diritto ad essere menzionato quale autore dell'opera). Tale acquisizione di diritti da parte del datore di lavoro (solitamente, una società) avviene quindi per espressa disposizione normativa (ovvero ope legis).Più nel dettaglio, l’opera, nei cui confronti ha efficacia il citato art. 12 bis L.d.a., assom-ma le seguenti caratteristiche: si tratta di prodotto realizzato mediante gli strumenti di lavoro, durante l’orario lavorativo e, soprattutto, rientrante tra le funzioni propriamente assegnate al soggetto. Salvo diversa espressa specificazione, quindi, affinché il datore di lavoro acquisisca la proprietà del software non è sufficiente che questo sia stato semplicemente sviluppato dal dipendente, poiché tale soggetto potrebbe svolgere all’interno dell’azienda anche funzioni completamente diverse (contabilità, segreteria, ecc.) o potrebbe avere realizzato il programma nel proprio tempo libero, senza impiego di risorse aziendali.Nel caso poi di applicazione delle regole della L.d.a. a software sviluppato su com-missione, è bene specificare che, in generale, e soprattutto in assenza di regole espresse specifiche per il caso, il prodotto, ab origine, apparterrà a titolo originario al creatore concreto dell’opera, almeno fino a quando non avvenga la consegna al committente.

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Si tratta di un profilo non indifferente, perché, in assenza di diverse specificazioni, ciò significa che lo sviluppatore potrebbe anche vendere ad un terzo il software sviluppato, rimanendo responsabile verso il committente solo per inadempimento contrattuale.Anche dopo la consegna del prodotto al committente, autorevole giurisprudenza9 ha ritenuto che i diritti di utilizzazione dell’opera possano intendersi ceduti al committente solo “nei limiti dell’oggetto e delle finalità del contratto”. Ciò anche in quanto – secondo la più diffusa teoria “dualistica” dell’indipendenza dei vari diritti - ogni singolo diritto patrimoniale d’autore si trasferisce autonomamente, con espressa previsione.Più comunemente, comunque, nei contratti di sviluppo software le parti provvedono a vincolarsi espressamente con reciproci obblighi, quali: per il committente, il pagamento del compenso; per lo sviluppatore, lo sviluppo del software e la cessione, nei limiti defi-niti a contratto, dei diritti di sfruttamento economico.Ad esempio, nel caso di contratto stipulato con una persona fisica (ad es. un consulen-te), detta persona diventerà “autore” dell’opera per il solo fatto di averla creata (posto ovviamente che il prodotto risponda ai ricordati requisiti minimi d’originalità) e cederà tutti o parte dei diritti patrimoniali del programma (ricordando che i diritti morali sono inalienabili) al committente, secondo quanto concordato nel contratto. Analoga situa-zione si presenterà nel caso in cui la controparte sia una persona giuridica (società): in questo caso, semplicemente, avverrà un duplice passaggio: dal dipendente “autore” dell’opera alla società (ope legis, ovvero per previsione normativa ex art. 12 bis, L.d.a.) e dalla società al committente (come da contratto).La migliore soluzione operativa consigliabile pare quella di valutare, all’atto di predisporre la struttura giuridico-organizzativa (progetti, contratti, gare, ecc.) necessaria per lo svilup-po di un programma software più o meno complesso, se e quale apporto creativo i terzi eventualmente coinvolti saranno chiamati a dare. Alla luce di tale valutazione, sarà poi possibile individuare quali tra questi soggetti potrebbero vantare qualche diritto su

(9) Cass., Sez. I Civile, 7 giugno 1982, n. 3439, in “Foro It.”, 1982, I, 1865.

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tutto o parte del prodotto e, di conseguenza, approntare clausole contrattuali chiare, adeguate ed esaustive, idonee a evitare ogni altrimenti possibile contestazione o futuro contenzioso.Diverso – ma ugualmente non espressamente regolato – è il caso in cui un terzo non abbia sviluppato in toto un software, ma collabori piuttosto all’elaborazione di un prodot-to finale unico e articolato, sviluppandone una parte o un modulo, oppure contribuendo in team alla scrittura dell’intero codice.In simili ipotesi, si porrebbe un caso particolare di lavoro collettivo, in cui i soggetti coinvolti potrebbero anche essere, insieme, persone fisiche e persone giuridiche. Naturalmente, è anche vero che nel caso di software sviluppato da un team, in cui tutti i componenti siano dipendenti da una comune società, ex art. 12 bis sarebbe sempre questa, unico soggetto, per quanto persona giuridica, ad acquisire i diritti di sfruttamento economico.In generale, tuttavia, può affermarsi che:

�� nel caso di sviluppo da parte di terzi di una porzione ben delimitata di software, varranno per quella porzione di codice le osservazioni sopra svolte circa i casi di software realizzato interamente da terzi (ovvero i terzi deterranno ab origine i diritti su detta porzione);

�� nel caso, invece, di contributo indistinguibile allo sviluppo di un unico prodotto software, in astratto i diritti d’autore sarebbero detenuti collettivamente da tutti gli sviluppatori che abbiano contribuito (in modo tale, ad esempio, che il trasferimen-to di anche uno solo di tali diritti richiederebbe il consenso di tutti i titolari).

Anche in questa seconda situazione, quindi, per evitare non solo eventuali contestazioni future, ma anche complicazioni eccessive in caso di successiva cessione di diritti (ovvero anche solo nel caso di licenziamento del software a terzi), sarà opportuno stabilire, già al momento di stipulare il contratto con il terzo, il trasferimento di tutti i diritti di sfruttamen-to economico dell’opera definitiva in capo al soggetto che di tale consulenza si avvale.Ciò non toglie che i diritti morali d’autore rimarranno sempre e comunque in capo all’autore originale: questi avrà sempre il diritto di pretendere che il suo nome sia citato come creatore dell’opera.Il trasferimento di diritti patrimoniali può essere realizzato con qualsiasi forma, ma richie-de la forma scritta ad probationem: quindi, in assenza di forma scritta, astrattamente la

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cessione sarebbe comunque valida, ma non sarebbe possibile provarla con altrettanta certezza. Inoltre, l’uso della forma scritta permette la successiva trascrizione dell’atto nel “registro pubblico speciale per programmi per elaboratore”, tenuto dalla SIAE (formalità non obbligatoria ma utile per rendere pubblica e certificare la titolarità dei diritti).La scelta di esplicitare sempre con chiarezza a chi “apparterrà” il software appare utile ed opportuna anche nel caso in cui il committente sia una Pubblica Amministrazione, nonostante il fatto che nei confronti delle PA operino norme molto più favorevoli con riferimento alla titolarità del software, sviluppato direttamente da essa o comunque nel suo interesse, come di seguito brevemente esposto. Già l’art. 11 L.d.a. (Diritti di autore spettanti alle amministrazioni dello Stato, a Enti privati e a Enti pubblici culturali) prevede che:

«Alle amministrazioni dello Stato, …, alle Province ed ai Comuni spetta il diritto d’au-tore sulle opere create e pubblicate sotto il loro nome ed a loro conto e spese.Lo stesso diritto spetta agli enti privati che non perseguano scopi di lucro, salvo diverso accordo con gli autori delle opere pubblicate, nonché alle accademie e agli altri enti pubblici culturali sulla raccolta dei loro atti e sulle loro pubblicazioni».

Già tale previsione mostra come l’automatica attribuzione della titolarità sulle opere sia subordinata al sussistere di alcune condizioni (cumulative, non alternative), tra cui, ad esempio, la “spendita” del nome della PA, nonché l’uso di sue risorse.Parte della dottrina ritiene addirittura, con riferimento a detto articolo, che è «essenziale, nel caso del software, che il programma sia pubblicato con l’indicazione della Pubblica Amministrazione che ne ha richiesto la creazione e ne ha sostenuto le relative spese di realizzazione»; ciò perché in assenza di detta indicazione sarebbe «esclusa la attribuibilità ex lege dei diritti di spettanza»10.Analogamente significativa risulta essere, al riguardo, la previsione del D.Lgs. 39/1993 (Norme in materia di sistemi informativi automatizzati delle amministrazioni pubbli-

(10) “Lineamenti del nuovo diritto d’autore”, Laura Chimienti, Giuffrè.

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che) per cui:«In ogni caso le amministrazioni sono responsabili dei progetti di informatizzazione e del controllo dei risultati, […] e conservano la titolarità dei programmi applicativi» [art. 2, comma 3].

Le stesse espressioni ivi usate (ad es. “sotto il loro nome ed a loro conto e spese”) non permettono di escludere del tutto l’opportunità di ribadire espressamente, sempre e comunque, tale acquisizione, mediante apposite clausole inserite nel relativo contratto.Tale opportunità è rimarcata in diverse e successive norme, col medesimo orientamento di favore: ad esempio, la Direttiva Stanca – del 19 dicembre 2003 – prevede, al suo art. 5 (Proprietà dei programmi software), che:

«Nel caso di programmi informatici sviluppati ad hoc, l'amministrazione committente acquisisce la proprietà del prodotto finito, avendo contribuito con proprie risorse all'identificazione dei requisiti, all'analisi funzionale, al controllo e al collaudo del software realizzato dall'impresa contraente. Sarà cura dei committenti inserire, nei relativi contratti, clausole idonee ad attestare la proprietà dei programmi».

Vale la pena di osservare che, anche in quest’ultima previsione, l’acquisizione della pro-prietà dei software sviluppati ad hoc (ovviamente, per prodotti di mercato anche la PA acquisirà una licenza, magari dedicata, ma non la titolarità del prodotto) è comunque connessa con una qualche forma di contributo “sostanziale” e, in ogni caso, non esime la PA dall’inserire in espresse clausole detta acquisizione.È opportuno considerare anche i profili direttamente connessi con il diritto morale d’au-tore, che, per quanto non oggetto di possibile cessione contrattuale, è comunque idoneo ad esercitare alcuni suoi effetti sul prodotto finale.Come precedentemente rilevato tali diritti, definiti “morali”, rimangono – a differenza dei diritti di sfruttamento economico – sempre e comunque in capo al creatore originale dell’opera (sia questo un dipendente, un libero professionista, un collaboratore). Si tratta di un diritto non alienabile e non soggetto al termine di scadenza (70 anni) previsto per i diritti patrimoniali, che si sostanzia in una forma di riconoscimento delle capacità creative del soggetto. In pratica, consiste nel diritto ad essere riconosciuto – e citato come tale – “autore” dell’opera, nonché di potere agire contro qualsivoglia utilizzo dell’opera che possa risultare offensivo o lesivo della sua reputazione e dignità (ipotesi, quest’ultima, comunque piuttosto remota qualora l’oggetto della creazione sia un software, di cui però

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dovrà comunque citarsi il creatore).Spesso i software commerciali – prodotti normalmente sviluppati con la collaborazio-ne di più soggetti, ovvero costituenti opere collettive – non contengono l’indicazione dei nomi di tutti gli sviluppatori che hanno partecipato alla sua realizzazione (illustre eccezione Adobe che nomina tutti gli autori): tuttavia questa non è altro che una prassi, spesso accettata dagli sviluppatori in nome – per così dire – del “quieto vivere aziendale”. Tuttavia, il fatto che sia diffusa una simile prassi non significa che gli autori non abbiano comunque, volendo esercitarlo, il diritto di chiedere di essere citati.In sintesi, le osservazioni sopra esposte possono così riassumersi:

�� software prodotto nell’interesse della Pubblica Amministrazione: in alcuni casi, la PA acquisisce già ex lege la proprietà del programma (ove sviluppato ad hoc, in suo nome, per suo conto e a sue spese e con la sua supervisione tecnica); in ogni caso, è quanto mai opportuno che la PA faccia risultare da apposite clausole tale acquisizione;

�� software prodotto dal lavoratore dipendente: l’opera viene acquisita dal datore di lavoro (se rientrante nelle finalità lavorative del dipendente, nonché realizzata con strumenti e ore lavorativi);

�� software prodotto interamente da terzi: lo sviluppatore diventa ab origine titola-re dei diritti sull’opera, quale prodotto del suo apporto creativo: detti diritti vengono trasferiti al committente:� in quanto il committente è una PA ed il software è stato sviluppato nel suo

nome, per suo conto, a sue spese e su sue indicazioni (come richiamato da clausole contrattuali);

� in quanto tale trasferimento, di alcuni o di tutti i diritti, è espressamente previsto nelle clausole contrattuali, congiuntamente sottoscritte;

�� software prodotto con la collaborazione di terzi:� ove sviluppino una porzione distinguibile del software: il terzo-sviluppatore diven-

ta ab origine titolare dei diritti sulla porzione di opera prodotta dal suo apporto creativo e la trasferisce al committente con le modalità già sopra descritte;

� ove la collaborazione sia indistinguibile: il terzo-sviluppatore, ovvero collaborato-re o consulente, diventa co-titolare dei diritti sull’opera, e può cederne la propria parte – almeno di quelli patrimoniali – al committente/cliente, sempre con i modi e le forme di cui sopra.

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1 3 4 1 DISPONIBILITÀ DEL SORGENTE E LICENZE

La L.d.a. tutela esplicitamente il software come opera dell’ingegno, in quanto prodotto

di uno sforzo creativo per lo sviluppo di un applicativo. È esclusiva facoltà dell’autore (o

di colui a cui tali diritti siano stati attribuiti) deciderne le modalità di circolazione. Questa

è, appunto, la funzione della cosiddetta “licenza d’uso”: «un contratto con valore legale,

allegato al programma, che indica se e in che modo tale opera possa essere utilizzata,

distribuita e modificata»11.

Il fondamento giuridico di qualsiasi licenza, commerciale o Open Source che sia, è sem-

pre e comunque il medesimo: il valore di legge che tra le parti acquisisce un accordo

contrattuale, in questo caso avente ad oggetto l’attribuzione di facoltà e diritti espressa-

mente stabiliti da una previsione normativa (la L.d.a.)12.

La forma con cui l’autore esercita i suoi diritti, quindi, è sempre la medesima, ovvero la

licenza: sono le “modalità” con cui tali diritti sono esercitati, invece, che distinguono le

licenze cosiddette “proprietarie” da quelle Open.

In sé, la sola messa a disposizione del codice sorgente (il listato della codifica, ovvero

«il codice espresso in un linguaggio di programmazione comprensibile per gli addetti

ai lavori – i programmatori –, utilizzato per descrivere il flusso delle operazioni che un

programma deve eseguire»13) non equivale ipso facto alla possibilità di analizzare, modi-

ficare ed utilizzare detti sorgenti. La licenza d’uso, infatti, potrebbe sempre vietare tali

attività, permettendo l’accesso al codice unicamente per determinati scopi (es. verificare

l’inesistenza di Backdoor, ovvero di “ingressi” occulti lasciati dallo sviluppatore nell’in-

teresse suo o di terzi) o in determinate circostanze (ad es. solo nel caso di fallimento

del fornitore), spesso peraltro vincolando al rispetto di una clausola di non disclosure agreement.Il fattore chiave di distinzione tra una licenza Open e una “chiusa” non è tanto, quindi, il

(11) CNIPA, Gruppo di lavoro “Codice sorgente aperto” (Open Source) - Rapporto conclusivo, ver. 1.0, p. 39.(12) Salvo, naturalmente, che le condizioni contrattuali contenute nella licenza non siano in sé illecite, dunque

nulle ed inammissibili.(13) CNIPA, Gruppo di lavoro “Codice sorgente aperto” (Open Source) - Rapporto conclusivo, ver. 1.0, p. 39.

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materiale messo a disposizione del codice in sé, quanto i termini contrattuali (la licenza)

con cui dette informazioni vengono cedute/fornite all’utente.

È vero, in ogni caso, che non può esistere progetto Open Source senza che vi sia la

possibilità di accedere al sorgente del software (elemento, quindi, non sufficiente ma

comunque essenziale).

1 3 4 2 VALIDITÀ GIURIDICA DELLA LICENZA OS

La L.d.a. rimane ad oggi la principale fonte italiana di tutela del software (e, quindi,

anche del software OS), ma, fra gli altri, la diffusione del fenomeno Open Source ne

ha comportato ulteriori modifiche ed aggiornamenti, dovuti anche all’accoglimento della

regolamentazione europea. In particolare, nel 1992 è intervenuto il D.Lgs. 51814, in

attuazione della Direttiva 91/250/CEE relativa alla tutela giuridica dei programmi per ela-

boratore. Detta normativa, in particolare, si è posta l’obiettivo di fondare espressamente,

sgombrando le incertezze interpretative, la tutela del software, identificando il complesso

di diritti ed interessi coinvolti - tra fornitori ed utenti - nonché le relative interrelazioni in

materia di circolazione dei diritti e di regime delle esclusive in tale ambito.

Vale in questa sede, quindi, la conclusione già fatta propria dal Documento predisposto

dal Gruppo di Lavoro CNIPA (Centro Nazionale per l’Informatica nella PA) sull’Open Source:

«Il software Open Source è dunque compatibile con la legislazione italiana, che già

prevede la protezione del diritto d’autore, vale a dire la tutela del segreto e della

proprietà intellettuale frutto del lavoro di aziende o di singoli professionisti.

La differenza tra il software Open Source e il software proprietario non riguarda

quindi la protezione del diritto d’autore, ma riguarda solo ed esclusivamente le

modalità di rilascio dello stesso all’utente.

(14) S.ord. alla G.U. n. 306 Serie Generale Parte Prima del 31/12/1992.

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Nel primo caso si rilascia sempre all’utente anche il codice sorgente e alcuni diritti che

l’autore concede anche a terzi, non riservandoseli in maniera esclusiva; mentre nel

secondo caso si rilascia solo il programma eseguibile.

Quindi il software Open Source consente all’utente un maggior controllo sui lavori

svolti dal fornitore di software, mentre con il software proprietario questo controllo

non è possibile, a meno di accordi specifici con il fornitore che autorizzino l’utente ad

accedere al codice sorgente»15.

1 3 4 3 TESTO DELLE LICENZE

Nella maggior parte dei casi, non solo la documentazione ma anche il testo stesso delle

licenze - specie di quelle più note a livello internazionale - sono, in origine, redatti in

lingua inglese. Ad esempio, con riferimento alla licenza GPL, sul sito ufficiale della Free Software Foundation sono sì proposte diverse traduzioni del suo testo, ma viene espres-

samente specificato che l’unica licenza avente valore legale è quella in lingua inglese.

Nel caso però s’intenda utilizzare formule contrattuali Open per software comunque pub-

blicato da una PA italiana, appare opportuno – soprattutto affinché si abbia una consapevole

adesione della volontà dell’utente – che il testo stesso della licenzia sia redatto in una forma

comprensibile ai potenziali soggetti interessati, in altre parole sia redatta in lingua italiana.

Ciò, tuttavia, condurrebbe alla conseguenza che, ove si affermi il diretto valore legale

della traduzione italiana, detta licenza avrebbe certamente valore legale in sé, ma non

potrebbe definirsi più GPL, ovvero avvalersi della casistica e degli approfondimenti

espressamente formulati con riferimento a tale standard. Questo in quanto la traduzione

rappresenta una modifica sostanziale di forma.

Diverso, invece, il discorso con riferimento alla licenza – analoga – ufficialmente ela-

borata dalla Comunità Europea, ovvero la EUPL (European Union Public Licence): è

(15) CNIPA, Gruppo di lavoro “Codice sorgente aperto” (Open Source) - Rapporto conclusivo, ver. 1.0, p. 40.

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attualmente in corso, infatti, la traduzione di detta licenza Open Source in tutte le lingue

degli Stati membri dell’Unione, compresa quindi quella italiana. A breve sarebbe dunque

possibile, nel caso in ipotesi, adottare una versione già in italiano della licenza ufficiale,

avente già in sé formale riconoscimento di validità giuridica.

Ciò, peraltro, si pone in linea con un contesto europeo sempre più orientato al multicul-

turalismo, ove già diversi Stati Membri (Francia, Belgio, Spagna, Portogallo, Austria, Irlanda

e Finlandia) hanno avuto cura di designare espressamente la propria lingua nazionale

come lingua ufficiale dello Stato. Ed anzi, al riguardo, pare opportuno segnalare che

recentemente (il 28 marzo 2007) la Camera dei Deputati ha approvato il testo unifi-

cato di una proposta di legge costituzionale che intende modificare l’articolo 12 della

Costituzione (che ad oggi fa esclusivo riferimento alla bandiera italiana) nel senso di

proclamare espressamente l’italiano come lingua ufficiale, inserendo il seguente periodo:

“L’italiano è la lingua ufficiale della repubblica nel rispetto delle garanzie previste dalla

Costituzione e dalle leggi costituzionali”.

L’approvazione di una simile modifica (che ad oggi risulta essere ancora in discussione

al Senato), naturalmente, altro non farebbe che rafforzare l’opportunità di impiegare la

lingua italiana nei contratti, e quindi anche nelle licenze d’uso, predisposti dalla Pubblica

Amministrazione italiana.

1 3 4 4 POSSIBILI CONSEGUENZE E DIFFICOLTÀ NEL CAMPO DELL’E-PROCUREMENT

Per meglio cogliere e sfruttare le nuove opportunità tecnologiche del mercato, le nuove

indicazioni relative ai criteri di scelta dei prodotti da adottarsi/svilupparsi da parte delle PA

devono riflettersi anche nelle procedure di procurement della PA stessa, che «dovranno

affrontare […] le problematiche della scelta tra software di tipo proprietario e software

OS, e della migrazione tra le due tipologie di software»16.

(16) “Indagine conoscitiva sul software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione”, maggio 2003, p. 89.

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Un caso interessante, ad esempio, è quello della centrale di committenza CONSIP, per cui si è già da tempo proposta l’apertura al software OS (anche per ovviare alla minore pubblicità di cui spesso, a parità di efficienza, soffrono i prodotti OS rispetto a quelli proprietari).Ciò, naturalmente, richiede una modifica d’approccio al sistema delle convenzioni, in quanto il modello di business proprio dell’OS si discosta parzialmente (ad es. data la gratuità del bene in sé o la difficoltà nell’individuazione di un fornitore) da quello tradi-zionalmente proprietario: l’apertura deve conseguentemente anche includere modifiche – non comunque stravolgimenti – dei relativi strumenti operativi e di contratto.Ad esempio, si potrà includere nell’oggetto di una convenzione non solo il prodotto, ma anche la documentazione e i media (come appunto sperimentato da CONSIP per StarOffice), oppure si potranno porre ad oggetto i servizi di supporto, assistenza e personalizzazione, piuttosto che la licenza in sé: così, nel caso di prodotti liberamente disponibili, la gara non sarà indetta per la fornitura del prodotto, ma per l’individuazione di un’azienda in grado di prestare adeguato supporto. Conseguentemente, anche il con-tratto di convenzione potrà essere stipulato in modo differente, anche se simmetrico, alle convenzioni per forniture di prodotti.Con riferimento, poi, alle caratteristiche con cui redigere i relativi capitolati tecnici, è utile ricordare che non è assolutamente illegittimo inserire la richiesta di software OS: ciò naturalmente sempre nel rispetto delle regole generali sugli appalti, ovvero motivando adeguatamente tale richiesta, ed astenendosi dal riferimento a qualsivoglia prodotto specifico.Quanto alle gare d’appalto, non esiste ad oggi nessuna norma di legge che impedisce alla PA di indire gare aventi per oggetto software OS, ove esistano ragioni tecniche ed economiche che ne giustifichino la scelta.Tali ragioni possono essere elaborate sulla scorta dei criteri e delle linee guida fornite dall’autorità centrale, tramite documenti quali, appunto, l’indagine conoscitiva realizzata su impulso CNIPA dalla “Commissione per il software a codice sorgente aperto nella PA”.La PA non può essere accusata, in sé e per sé, di adottare una politica “discriminatoria”, magari sfavorevole al software proprietario, solo per il fatto di richiedere – sempre giu-stificando la richiesta – software rilasciato o rilasciabile in OS.Non potrà invece indicare uno specifico prodotto, quand’anche OS, o una marca. Infatti,

(17) “Study on the effect on the development of the information society of European public bodies making their own software available as open source”, April 19, 2007, copyright European Commission.

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la caratteristica per così dire “open” del software non esonera la PA dal rispettare la nor-

mativa in materia di gara d’appalto, per cui:

«A meno di non essere giustificate dall'oggetto dell'appalto, le specifiche tecniche

non possono menzionare una fabbricazione o provenienza determinata o un pro-

cedimento particolare né far riferimento a un marchio, a un brevetto o a un tipo,

a un'origine o a una produzione specifica che avrebbero come effetto di favorire o

eliminare talune imprese o taluni prodotti. Tale menzione o riferimento sono auto-

rizzati, in via eccezionale, nel caso in cui una descrizione sufficientemente precisa

e intelligibile dell'oggetto dell'appalto non sia possibile applicando i commi 3 e 4,

a condizione che siano accompagnati dall'espressione “o equivalente”» [art. 68,

comma 13, Codice degli Appalti].

1 3 4 5 GARANZIA E ASSISTENZA: VERE DIFFICOLTÀ?

Al di là di dubbi su eventuali svantaggi economici insiti nell’usare o rilasciare proprio

software in OS, le perplessità spesso più diffuse, particolarmente tra le PA, sono quelle

collegate non tanto alla pubblicazione in OS di software autonomamente sviluppato,

quanto all’adozione di software prodotto da terzi (specie nel caso di software standard,

non sviluppato in base ad un’espressa commissione dell’Ente).

Al riguardo, infatti, si riscontra spesso emergere il timore, o perlomeno la sensazione, che

adottando/acquisendo software OS si perda un referente certo, che possa farsi carico di

garantire la funzionalità del prodotto e, soprattutto, fornire assistenza nel corso del tempo.

In realtà, come messo in rilievo ancora recentemente da una ricerca condotta su impulso

della Comunità Europea17, i timori legati ad una eventuale mancanza di assistenza sono

spesso solo una impressione, non confortata dalla realtà.

In realtà, invece, la scelta di soluzioni OS garantisce spesso un’assistenza più flessibile,

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non vincolata ad uno specifico fornitore.

Quanto poi alla mancanza di garanzia, un’analisi più attenta rivelerebbe che le perplessità

sollevate hanno solo parziale fondamento nel contesto normativo nazionale, oltre al fatto

che dovrebbero essere estese a molte, se non a tutte, le licenze proprietarie.

1 3 4 5 1 La clausola "as is" dei software OS

Nella maggioranza dei casi, le licenze OS circolano con la cosiddetta clausola “as is”: il programma, cioè, viene rilasciato completo di sorgenti, modificabile e riutilizzabile (even-

tualmente con il vincolo “a rovescio” del copyleft) da terzi, senza però garantire da parte

del o dei creatori qualsivoglia forma di funzionalità o di responsabilità in caso di non

funzionamento (il software viene cioè rilasciato “così com’è”, “as is”, appunto).

Ad esempio, la licenza GPL precisa:

«Poiché il programma è concesso in uso gratuitamente, non c'è garanzia per il

programma, nei limiti permessi dalle vigenti leggi. Se non indicato diversamente

per iscritto, il detentore del copyright e le altre parti forniscono il programma “così

com’è”, senza alcun tipo di garanzia, né esplicita né implicita; in pratica comprende,

senza limitarsi a questo, la garanzia implicita di commerciabilità e utilizzabilità per

un particolare scopo. L’intero rischio concernente la qualità e le prestazioni del pro-

gramma è dell'acquirente. Se il programma dovesse rivelarsi difettoso, l'acquirente si

assume il costo di ogni manutenzione, riparazione o correzione necessaria».

Ciò non significa, tuttavia, che detta limitazione di garanzia sia obbligatoria per qualunque

produttore/sviluppatore di software che voglia licenziare i propri prodotti sotto GPL.

La clausola “as is”, infatti, è stata concepita come necessario complemento della possi-

bilità di intervenire sul medesimo codice da parte di sviluppatori diversi e in momenti

differenti, implementandolo e modificandolo, al fine di evitare che l’originario sviluppa-

tore, od altri, fossero chiamati a rispondere per porzioni di software modificate da terzi.

Ciò anche in considerazione del fatto che generalmente (ma, ancora una volta, non

necessariamente) il software OS viene rilasciato gratuitamente.

Tale opzione non impedisce che un determinato produttore scelga di offrire il proprio

prodotto con licenza OS, prevedendo anche un’espressa – e più o meno articolata –

garanzia sul prodotto.

(18) È il caso, ad esempio, della società Red Hat, che distribuisce una propria versione di Linux accompagnan-dola con documentazione e assistenza.

(19) A titolo di esempio, la licenza standard di Adobe limita qualsiasi propria responsabilità alla sostituzione del prodotto, o, al massimo, al ristoro della somma corrisposta per il suo acquisto; per questo stesso motivo, è sempre opportuno un collaudo del prodotto, per verificare ciò che la licenza in sé non è in grado di garantire.

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La garanzia e l’assistenza costituiscono proprio il nucleo del nuovo mercato di servizi che si sta sviluppando attorno al fenomeno OS, dove non si “paga” più direttamente il prodotto, ma la sua personalizzazione, piuttosto che una garanzia o una consulenza nel tempo18.Esiste il caso di alcuni prodotti, anche molto noti, ma soprattutto “standard” – come OpenOffice –, dove può anche accadere (come nel caso di un download da Internet) che non sia possibile individuare un offerente che si faccia carico – ovviamente ad un costo, di solito comunque contenuto – di assicurare dette garanzie.Non sempre la clausola “as is” è presente e, soprattutto, in assenza o in presenza di detta condizione, la normativa italiana non permette che, in qualsiasi situazione, un produttore possa liberarsi a priori da qualsivoglia forma di responsabilità.Infatti, per quanto le tutele più forti siano comprensibilmente previste nei confronti del singolo soggetto consumatore, il produttore – sia esso, per così dire, Open o proprietario – risponderà sempre per dolo e colpa grave: e ciò anche nel caso in cui detta responsa-bilità fosse stata espressamente esclusa (tali clausole sarebbero, in tale caso, nulle).In realtà, una simile mancanza e/o limitazione di garanzia è generalmente condivisa anche dal complesso dei prodotti “commerciali”, software proprietari inclusi19. Così rileva chiaramente anche un Ente autorevole come il CNIPA:

«Si evidenzia che con l’acquisto di una licenza software non si ottiene automatica-mente la “certezza” di ricevere risposte ai propri bisogni. Nessun fornitore garantisce che il proprio prodotto software assolverà ad alcuna funzione, compresa quella per cui lo si è acquistato. È un’immunità comprensibile per un libro, un quadro o per una canzone, ma non per un bene strumentale come il software.Legalmente non si può chiamare in giudizio il produttore del software, nemmeno se si scoprono palesi errori di programmazione o, peggio, se si è subito un danno (come la perdita di dati) causato dal suo provato malfunzionamento. Conseguenza

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diretta di questo stato di cose è che il produttore di software non è tenuto (obbligato

da alcuna clausola contrattuale) a correggere errori segnalati, o riconosciuti»20.

1 3 4 6 CONSERVAZIONE NEL TEMPO DEL SISTEMA: ASSISTENZA ADEGUATA?

La preoccupazione relativa all’assenza d’assistenza – nel caso di adozione di una

scelta di software OS è ancora più diffusa di quella relativa alla mancanza di garanzia.

Il software OS, infatti, è sviluppato e supportato principalmente dalla stessa comunità di

utenti (User Community): l’assistenza è ad hoc, ovvero risponde a specifiche domande

o problemi posti dai singoli utilizzatori, e non è garantito un determinato livello di servi-

zio, ponendosi questo spesso su basi volontarie.

Si tratta, evidentemente, di una formula interessante per un privato o per una piccola

organizzazione, ma che comprensibilmente può sollevare alcune perplessità in capo ad

un Ente pubblico.

In realtà, spesso la community si rivela più rapida ed efficiente di ogni servizio di assi-

stenza “ufficiale”. È però altrettanto vero che – ove si debbano garantire determinati livelli

di qualità per servizi direttamente o indirettamente “pubblici” – è doveroso verificare ed

acquisire una qualche certezza circa la possibilità di reperire un livello sufficiente di con-

sulenza, nel momento del bisogno, o comunque entro un ragionevole lasso di tempo.

Nel concreto, però, sì è altresì osservato che, qualora si affermi un mercato di un qual-

siasi prodotto OS, le imprese si muovono rapidamente nel senso di offrire assistenza

specializzata per quel prodotto21. Anzi, proprio in questi campi si sta sviluppando un

nuovo mercato di servizi. Tale forma di assistenza è generalmente offerta a condizioni

analoghe a quelle con cui viene offerto supporto per software proprietario: molti riven-

ditori offrono Service Level Agreements, On Call Helpdesk e pacchetti diversificati di

assistenza.

(20) CNIPA, Gruppo di lavoro “Codice sorgente aperto” (Open Source) - Rapporto conclusivo, ver. 1.0, p. 48.(21) “A Guide to Open Source Software for Australian Government Agencies”, Australian Government,

Department of Finance and Administration, p. 14.

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Molti software OS hanno un ampio spettro di servizi di supporto, offerti da diversi con-correnti.Ciò di riflesso comporta, sotto diversi profili, un’evoluzione politica e culturale della PA: essa, infatti, in alcuni casi ha probabilmente preferito, in passato, soluzioni di tipo pro-prietario in quanto, seppure onerose, in un certo senso deresponsabilizzavano l’Ente in relazione a difficoltà tecniche e/o operative connesse con l’adozione dei prodotti software.Con un prodotto OS, invece, il panorama si fa più fluido e più libero, ma soprattutto più responsabilizzante: è possibile, infatti, scegliere a chi chiedere assistenza e determinarne le condizioni. Inoltre, è anche possibile orientarsi nel senso di sviluppare internamente competenze tecniche a valore aggiunto, tali da garantire da sole il supporto nel tempo e l’adattamento del prodotto alle esigenze dell’Ente, nonché per offrire a propria volta assistenza a terzi utenti, costituendo il nucleo di una nuova community.Ciò richiede comprensibilmente una modifica ed un adattamento di competenze: dal monitoraggio dei processi interni al dialogo verso soggetti esterni (consulenti o utenti), nonché alla creazione e mantenimento di siti e mailing list.Da una parte, quindi, il software OS permette di evitare il cosiddetto lock-in, ovvero la dipendenza in termini di assistenza da un determinato produttore (fatto che, oltretutto, determina spesso antipatiche conseguenze, nel caso in cui detto produttore venga meno – ad es. per fallimento – e il codice non sia stato altrimenti reso disponibile).Dall’altra, permette all’Ente dotato delle necessarie competenze di acquisire, analizzare e personalizzare al meglio un qualsiasi programma, garantendosi in loco il supporto (soluzione che potrebbe, per migliore prudenza, essere poi anche accompagnata dall’in-dividuazione, in caso di necessità, di alcuni esperti consulenti esterni).Nel caso, invece, di scelta a favore di un supporto esterno per le soluzioni OS adottate, è il fornitore stesso del servizio che si preoccupa – come da vincoli contrattuali che andranno comunque debitamente espressi - di garantire un supporto di primo e secon-do livello; inoltre, è quest’ultimo che, generalmente, si preoccupa anche di contattare la community e di trarre dalla collaborazione e corrispondenza con essa le conclusioni per la soluzione di problemi quali bug di sistema.Di seguito, al proposito, si riporta uno schema elaborato dalle autorità australiane sui pro e contro di ciascun tipo di assistenza prescelta:

(22) “Study on the effect on the development of the information society of European public bodies making their own software available as open source”, April 19, 2007, copyright European Commission.

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Anche l’ultima recente indagine conoscitiva condotta nell’interesse della Comunità Europea ha rivelato che, per quanto al momento dell’indagine il 39% dei soggetti (Enti pubblici) intervistati ritenesse problematico trovare supporto tecnico per prodotti OS, questo era probabilmente già allora più una impressione che una realtà («this may be perception rather than fact»22). Inoltre, la ricerca ha rivelato che quest’impressione è piuttosto radicata nei soggetti che non fanno uso di software OS, o che addirittura non lo conoscono; viceversa, i soggetti che già hanno adottato alcuni di questi standard tendono a non concordare con detto giudizio su difficoltà e costi nell’assistenza.

Figura 2Supporto in-house e supporto esterno per software OS: peculiaritàFonte: A Guide to Open Source Software for Australian Government Agencies, Australian Government

In-house support • Suitable for first-level support• Offers flexibility

Multisourcing throughexternal provider

• Reduced outsourcing risk• Broader support options• More detailed knowledge• Economies of scale

Single sourcing through external provider

• Issues automatically covered by service level agreement• Existing process for problem solving• Simple accountability

(23) “Economia e management dell’Open Source Software. Alcune note di ricerca”, studio di P. Giuri e S. Torrisi, Scuola Sant’Anna di Pisa, p. 1, www.lem.sssup.it/projects/resfiles/whitepaper.pdf

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1 3 5 GPL

1 3 5 1 caratteristiche

La GPL (General Public License) è considerata «la forma più estrema di protezione del

diritto di libera distribuzione»23. La GPL attribuisce il diritto di copiare, modificare e re-

distribuire, anche a pagamento, il software tramite essa licenziato.

Secondo la GPL, inoltre, è possibile anche scegliere di “vendere” il software: la libertà

difesa, infatti, non è quella di prezzo, ma di disponibilità del codice sorgente.

Il software (incluse eventuali versioni derivate, o un lavoro complesso che ne con-

tenga comunque parti di codice) può anche essere distribuito in forma di eseguibile;

tuttavia in questo caso, insieme all’eseguibile, deve essere sempre reso disponibile il

completo codice sorgente corrispondente. In alternativa (e solo per distribuzioni non

commerciali) potrà pubblicarsi un impegno scritto, valido perlomeno tre anni, a fornire,

a semplice richiesta e senza costi aggiuntivi, una copia dal codice sorgente (sempre

con licenza GPL). Il solo accesso via FTP ai sorgenti non sarà sufficiente a soddisfare

tale requisito.

Occorre sottolineare un elemento fondamentale riguardante la licenza GPL: essa si

applica solo nel momento di distribuzione del software: finché il programma è mera-

mente eseguito (ad esempio, all’interno della propria organizzazione) le clausole della

GPL, per esplicita dichiarazione della licenza stessa, non si applicano.

1 3 5 2 potenzialità

Nella GPL sono espresse nella forma più forte tanto la clausola copyleft che la cosid-

detta viral clause: non solo ogni copia del software dovrà essere distribuita sotto GPL

(copyleft), ma ogni opera derivata potrà essere copiata e distribuita solo a patto che

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anch’essa sia licenziata sotto GPL. Tali condizioni quindi hanno effetto non solo sul

software, ma anche su ogni “lavoro basato sul software”: su ogni programma, cioè, che

contenga il software, o anche solo una sua parte (di seguito, opera derivata).

Tale regola non riguarda invece le semplici “aggregazioni” del software con altri pro-

grammi, qualora completamente autonomi dal punto di vista funzionale, che siano

semplicemente distribuiti sul medesimo supporto informatico o sulla medesima piatta-

forma di distribuzione.

Di seguito, un breve schema ricorda le essenziali differenze tra aggregazione e integrazione:

Figura 3Aggregazione e integrazione: principali differenze

La differenza è sia di sostanza che di forma: se due programmi sono combinati in maniera da diventare due parti dello stesso programma, la GPL deve coprire l'intero sistema;

se i programmi rimangono separati (come il compilatore e il kernel, o un editor e una shell), la "viral clause" può non avere effetto.

Semplice aggregazione di due programmi

Due programmi separati, messi entrambi sullo stesso

CD-rOM o disco fisso

Integrazione di due moduliin un programma

Moduli inclusi nello stesso eseguibile, o concepiti per girare

insieme in uno spazio di indirizzamento condiviso... (dipende dal meccanismo

e dalla semantica di comunicazione)

La differenza è sia di sostanza che di forma: se due programmi sono combinatiin maniera da diventare due parti dello stesso programma

la GPL deve coprire l'intero sistema; se i programmi rimangono separati(come il compilatore e il kernel, o un editor e una shell)

la "viral clause" può non avere effetto

(24) Si vedano “Domande poste di frequente sulla GNU GPL”, www.gnu.org/licenses/gpl-faq.it.html

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1 3 5 3 PROFILI PROBLEMATICI

La GPL non obbliga a pubblicare ogni versione modificata del software24 (anche un’organizzazione può creare una versione modificata del software e utilizzarla solo internamente). Se però detta versione viene resa pubblica, la GPL richiede che il relativo codice sorgente sia reso disponibile sotto la medesima GPL.Il lavoro complessivo dovrà essere licenziato con GPL anche se solo una parte del suo codice deriva da software GPL ed il resto ha diversa origine, ad esempio è software originale creato dall’utente (per questo, infatti, la suddetta clausola è detta “virale”).Ne consegue che sarà possibile combinare il software solo con codice regolato da una licenza compatibile con tale viral clause. Non è possibile, quindi, integrare il software GPL non solo con materiale protetto da licenze “proprietarie”, ma anche con alcune licenze Open Source. Ciò in quanto esse non permetterebbero, in ragione delle pro-prie condizioni, di licenziare tutto il programma, composto dalla loro combinazione con software GPL, sotto GPL. La completa lista delle compatibilità della GPL è disponibile al sitowww.gnu.org/licenses/licenses.html; di seguito, invece, si segnalano solo le incompatibi-lità di maggiore rilievo:

Figura 4Incompatibilità di maggior

rilievo della GNU GPL

Eclipse

Mozilla Foundation

The Apache SoftwareFoundation

Original BSD

GNU GPL

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L’unica espressa eccezione riguarda i moduli e le librerie che costituiscono parte fonda-mentale di un sistema operativo proprietario: in questo caso chi compila il software può collegarlo con queste librerie, anche qualora queste ultime siano licenziate sotto GPL.Insomma, il software si potrà comunque utilizzare, pur senza includerlo in prodotti proprietari.Ad esempio, il popolare compilatore GNU e gli strumenti associati hanno licenza GPL. Questo significa che tutti coloro che effettuano dei miglioramenti al compilatore GNU devono poi dare il nuovo codice alla comunità. Viceversa, questo non significa che il software costruito con il compilatore debba essere anch’esso distribuito con GPL.L’unica possibilità di licenziare alcuni moduli di detto lavoro complesso è prevista nei confronti delle parti del programma che siano originali rispetto al software e solo nel caso in cui dette parti siano distribuite separatamente, come prodotti autonomi (e comunque sempre e solo a patto che si possano effettivamente considerare lavori in sé indipendenti).Per gli operatori commerciali, naturalmente, questa clausola è spesso percepita come eccessivamente restrittiva, in quanto non permette di combinare software “aperto” con software proprietario (ed infatti, in ragione di tale impossibile convivenza sono state sviluppate licenze con copyleft più debole, come la LGPL-Lesser General Public License o la MPL-Mozilla Public License).In ogni caso, se s’intende incorporare software GPL in programmi aderenti alla mede-sima filosofia Open, ma licenziati a differenti condizioni, è sempre possibile contattare l’autore del programma, per ottenere una specifica ed espressa autorizzazione.Per facilitare la portata pratica della sopra esposta viral clause si propongono di seguito alcuni esempi, tratti dalle “domande poste di frequente” (F.A.Q.) proposte all’indirizzo www.gnu.org/licenses/gpl-faq.it.html:� l’output di un programma GPL è coperto da GPL quando il programma copia parti di

se stesso nel suo output;� un modulo aggiunto ad un programma GPL è coperto da GPL solo se l’intero pro-

gramma risultante viene rilasciato come un unico prodotto; è comunque possibile rilasciare il programma a condizioni più permissive della GPL (in modo che questa, comunque, sia rispettata);

� un programma che faccia uso di una libreria GPL, integrandola in modo statico, deve

(25) «As a special exception, the copyright holders of FOO give you permission to link FOO with independent modules that communicate with FOO solely through the FOOBAR interface, regardless of the license terms of these independent modules, and to copy and distribute the resulting combined work under terms of your choice, provided that every copy of the combined work is accompanied by a complete copy of the source code of FOO», www.gnu.org/licenses/gpl-faq.it.html

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essere reso disponibile sotto GPL;� un programma scritto per essere interpretato da un linguaggio di programmazione

sotto GPL non deve essere reso disponibile sotto licenze compatibili con la GPL se l’interprete si occupa esclusivamente di interpretare un linguaggio; deve avere una licenza GPL se l’interprete può fornire collegamenti con altri servizi, coperti da GPL, e il programma interpretato è “linkato” ai servizi tramite questi collegamenti;

� un plug-in per un software GPL (incluso nella distribuzione del programma com-plessivo) non deve essere rilasciato sotto GPL se il programma usa fork ed exec per invocarlo (in questo caso il plug-in è un programma separato); deve essere rilasciato sotto GPL se il software è collegato dinamicamente al plug-in, condividendo strutture dati e effettuando reciproche chiamate (in questo caso, sono due parti di un unico programma); se, invece, il plug-in viene distribuito a se stante e costituisce un pro-dotto a sé, quest’ultimo può essere licenziato con licenza differente dalla GPL;

� è possibile permettere che una propria libreria licenziata sotto GPL venga collegata con moduli proprietari, solo per mezzo di una interfaccia controllata, inserendo nella licenza un’apposita clausola25.

Quanto sopra osservato implica che, nel caso si voglia implementare nel proprio pro-getto di sviluppo uno o più software protetti dalla GPL, sarà anche necessario verificare che questi siano compatibili anche con gli altri elementi che s’intende utilizzare, inclusi i software Open rilasciati sotto diverse licenze. Non tutti i software Open Source, infatti, sono licenziati a condizioni tra loro compatibili.

1 3 6 ASPETTI COMMERCIALI

Le licenze OS non impongono che il software sia ceduto gratuitamente. Di conseguen-za, almeno dal punto di vista economico, il software OS non è da considerarsi pregiu-

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dizialmente alternativo al software commerciale, infatti esso non preclude la presenza

di distribuzioni a pagamento, ad esempio affiancate da servizi di supporto. Il modello

OS si pone, invece, in antitesi rispetto a quello di licenza proprietario (Closed Source),

il quale non prevede l’accesso al codice sorgente e concede all’utente la sola licenza

d’uso del software.

Software libero

Software proprietario

Software semi-Libero

Open Source

Free Software

Commerciale

Pubblico Dominio

Freeware

Shareware

Figura 5Categorie di software

Il testo delle licenze dei software OS non esprime alcun vincolo o indicazione che precluda la possibilità di vendere il software stesso. Chi lavora nel campo del software aperto ha le medesime esigenze di mantenere una famiglia e di guadagnare denaro dal proprio lavoro.Esiste, semmai, una mancanza di convenienza commerciale, per alcuni casi e contesti, a fare pagare il prodotto software in sé e per sé, considerato che le clausole di distribu-zione indicano che il codice sorgente deve essere disponibile a tutti. Questo ha l’effetto che chiunque abbia le competenze informatiche adeguate è in grado di generare il programma eseguibile e di farlo funzionare.Poiché le competenze informatiche non sono patrimonio d’ogni possibile acquirente,

(26)Licenze approvate FSF: www.gnu.org/licenses/license-list.html Licenze approvate OSI: www.opensource.org/licenses/index.html

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è sempre possibile vendere il programma eseguibile (esistono aziende che basano su questo il proprio business) rendendo in ogni caso disponibile il codice sorgente; in que-sto caso il corrispettivo pagato s’intende per il servizio del rendere fruibile il programma.Con riferimento, poi, all’accesso al codice sorgente, il mondo dell'Open Source ha sviluppato un ampio numero di licenze, alternative alla GPL, che prevedono il riutilizzo di detto codice sorgente secondo forme e modalità differenti. Fra i numerosi modelli di licenza vi sono ad esempio: Artistic License, BSD (Berkeley Software Distribution), MPL (Mozilla Public License), CPL (Common Public License), MIT License, Qt Public License.La possibilità di successivo sfruttamento proprietario del codice sorgente costituisce la principale distinzione fra le differenti licenze software OS. In particolare, licenze come la MIT o la BSD consentono anche derivazioni proprietarie, ovvero non prevedono condi-zioni che impediscano una successiva chiusura del codice da parte di terzi.Inoltre, per alcuni software OS, il soggetto che concede la licenza può fornire la pos-sibilità di scegliere con quale modalità acquisire il prodotto. Ad esempio può proporre una licenza OS reciproca come la GPL oppure una licenza commerciale soggetta al pagamento di diritti. La scelta dell’acquirente è invece determinata sostanzialmente dal fatto che intenda o meno sottostare alle regole di reciprocità imposte dalla GPL, nonché dalla sua disponibilità a pagare.Per concludere, esistono alcune differenze interpretative – per quanto non in sé deter-minanti - anche nel mondo OS: la Open Source Initiative (OSI) e la Free Software Foundation (FSF) – due organizzazioni che costituiscono un punto di riferimento nel mondo OS – hanno definito ognuna con propri criteri le licenze utilizzate per la distribu-zione di software. In particolare, non tutte le licenze approvate esplicitamente dalla OSI sono considerate free dalla FSF, la quale a sua volta considera free e compatibili con la GPL anche alcune licenze non approvate dalla OSI26.

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1 3 6 1 MODELLI DI BUSINESS

Al netto della mera messa a disposizione dell’eseguibile, i metodi utilizzati per sfruttare economicamente il software Open Source sono riassumibili nei seguenti modelli:� doppia licenza: una base di codice è pubblicata simultaneamente sotto licenza aperta

tradizionale e sotto licenza commerciale; ovviamente, il prodotto offerto con licenza commerciale offre qualcosa in più: i fornitori richiedono, tipicamente, un corrispettivo per una licenza perpetua per le caratteristiche supplementari a sorgente chiuso, o per supporto o documentazione, per garanzie di compatibilità o per fornire garanzie di risarcimento della proprietà intellettuale proteggendo l'acquirente da danni legali;

� incapsulamento funzionale: il codice Open viene utilizzato come elemento funzionale di un altro software proprietario, ma con modalità che lo mantengano separato; viene richiesto un corrispettivo per la licenza d’uso per il software proprietario (che non potrebbe però funzionare senza quello aperto); è questo il caso di moduli aggiuntivi, di moduli di installazione;

� a servizio: viene fatto pagare un servizio, erogato utilizzando il software Open, e non il software stesso (perché il software non è distribuito o non è installato sui computer dei clienti); il prezzo è tipicamente un abbonamento mensile per uso delle applica-zioni utilizzate;

� a supporto: non viene fatto pagare il software; si pagano soltanto il supporto, l'adde-stramento e i servizi di consulenza;

� correlato: vengono offerti beni o servizi diversi dal software, ma ad esso correlati, come manualistica, certificazioni, corsi e conferenze, strumenti di sviluppo e servizi di migrazione;

� indiretto: vengono venduti apparati hardware che utilizzano software Open Source come apparati di rete o consumer (DVD recorder, telefonini, ecc.).

1 3 7 CONTAMINAZIONI OPEN

I software non costituiscono il solo campo d’applicazione della logica Open Source. Molti settori sono stati infatti influenzati dalla diffusione di questo modello, come testimonia la fondazione del movimento Open Content. In tali campi ad essere libera-mente disponibile non è il codice sorgente di un programma ma sono contenuti quali testi, immagini, video, giochi, musica (Wikipedia, CAMBIA, MusicBrainz, Open Gaming

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Foundation, ecc.) e persino bevande (OpenCola, Vores). Anche in questi casi esistono diverse tipologie di licenza che definiscono i termini di utilizzo, riproduzio-ne e modifica dei contenuti (OPL-Open Publication License, DSL-Design Science License, GFDL-GNU Free Documentation License, FreeBSD, ecc.).Nel 2001, in linea con tale movimento di condivisione delle conoscenze, si colloca la fondazione dell’organizzazione non profit Creative Commons (CC) ad opera del professore statunitense Lawrence Lessig. La Creative Commons, tramite un insieme di licenze (CCPL), consente ai detentori di copyright di rilasciare pubbli-camente parte dei loro diritti. Le licenze CCPL permettono al titolare dei diritti di concedere al licenziatario il diritto di riprodurre l’opera a condizione che essa non sia modificata (opzione "No opere derivate"), che non ne siano prodotte copie a scopo commerciale (opzione "Non commerciale") o che qualsiasi opera derivata erediti le stesse condizioni di licenza associate all’opera originaria (opzione “Condividi allo stesso modo”). Le CCPL sono state tradotte ed adattate al sistema giuridico italiano da un gruppo di lavoro afferente al Dipartimento di Scienze Giuridiche dell'Università degli Studi di Torino.

Figura 6Momenti importanti

nella storia dell’OS

Kernel Linux 2.6.19.1 Intesa Novell-Microsoft

Codicedell'Amministrazione

Digitale

2003Istituzione CNIPA

SviluppoLinEX (Spagna)

OpenOffice

1997Progetto GNOME

1993-4Prime release di

Debian, Slackware, Red Hat e SUSE

1985Creazione Free

Software Foundation

1979AT&T inizia il

commercio di Unix - Lancio BSD

1968Rete Arpanet

1969Prima versione

Unix

1973Sviluppo protocollo

TCP/IP

1984Progetto GNU

GPL version 1.0

1991Progetto Linux

1992GNU adotta

il kernel Linux

1996Progetto KDE

1998Open Source

Initiative

KBSt Letter2/2000(Germania)

2002OS nella PA (Perù)

2004Firefox 1.0

Umbria:OS nella Pubblica Amministrazione

2006

2000

1990

1980

1970

50

1 4 Gli esordi del sistema GNU/Linux

Linux è un sistema operativo nato nel 1991 grazie all’iniziativa dello studente finlandese Linus Torvalds. Torvalds era interessato allo sviluppo del kernel dei sistemi operativi ed in particolar modo alle tecniche di multitasking; egli scelse quindi di concentrare le sue attenzioni sul sistema Unix che meglio implementava le caratteristiche a cui egli era inte-ressato. Dato l’elevato costo di Unix e la difficoltà di accedere per lungo tempo al siste-ma nei laboratori universitari, Torvalds iniziò la sua attività di sviluppo a partire da Minix, un sistema simile a Unix, sviluppato a fini didattici e molto diffuso nelle università. La prima versione del kernel, ancora instabile, fu rilasciata in internet nell’autunno del 1991 con l’invito a migliorarlo ed espanderlo. Tale invito fu accolto con entusiasmo da centinaia di progettisti e programmatori in tutto il mondo, i quali, coordinati dallo stesso Torvalds, diedero vita ad una attiva comunità di sviluppo. Nell’arco di pochi anni tale comunità è riuscita a trasformare un progetto nato in ambiente universitario in un siste-ma operativo completo, dotato di una solida struttura ed in continuo miglioramento. La presenza di un nutrito e vivace gruppo di lavoro è infatti uno dei fattori chiave del successo di questo sistema operativo e, più in generale, del modello Free Software - Open Source.Vista la sua origine, Linux eredita dai sistemi Unix-like numerose caratteristiche come l’organizzazione gerarchica dei file ed il linguaggio di programmazione. Originariamente Linux era dotato di semplici funzionalità di emulazione di un terminale e di alcuni driver di base per pilotare le unità periferiche. Inizialmente scritto nel linguaggio di program-mazione C, è stato in seguito reso compatibile con le specifiche POSIX includendo estensioni provenienti dai sistemi System V e BSD.Grazie all'integrazione fra il kernel Linux di Torvalds ed il sistema GNU di Stallman è nato il sistema GNU/Linux, un sistema operativo affidabile, competitivo e libero.La forma Linux (priva del prefisso "GNU/") è per lo più ritenuta scorretta poiché si limita a indicare il solo kernel, tuttavia è ampiamente usata per riferirsi al sistema operativo nel suo complesso. Con il termine Linux infatti si dovrebbe solo indicare il kernel del sistema operativo, cioè il nucleo del sistema operativo che si occupa di tutte le funzioni essenziali del sistema (gestione della memoria, risorse del sistema e periferiche, pro-cessi in esecuzione).

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GNU/Linux è un sistema Open Source rilasciato con licenza GNU GPL. Il codice sor-gente è quindi disponibile agli utenti ed agli sviluppatori i quali hanno così la possibilità

di modificare il software, copiarlo e ridistribuirlo con o senza modifiche, sia gratuitamen-

te sia a pagamento. I sorgenti del kernel sono infatti disponibili sia nella versione stabile

sia nella versione di sviluppo, la prima termina con numero pari, la seconda dispari.

Il primo rilascio del kernel è avvenuto nel 1991, mentre la prima release del kernel della serie 2.2.x è avvenuta agli inizi di febbraio del 1999. A gennaio 2008 la versione

più recente del kernel è la 2.6.23.

La trasparenza di questo sistema operativo permette a qualsiasi sviluppatore da un lato

di correggere eventuali errori nel codice e distribuirne una versione corretta, dall’altro

di poter modificare il sistema di partenza plasmandolo secondo le proprie esigenze.

risulta quindi evidente il vantaggio rispetto al software proprietario, generalmente

venduto soltanto in formato eseguibile e quindi senza alcuna possibilità di modifica e

ridistribuzione.

Sull’esempio della prima comunità di sviluppo del kernel si sono create migliaia di

comunità di sviluppatori sparse in tutto il mondo che hanno lavorato alla realizzazione

di un’ampia gamma di software OS e di diverse “distribuzioni” Linux, ovvero versioni del

sistema, liberamente create e distribuite (ma anche commercializzate da alcune società).

1 5 Le distribuzioni Linux

Quando si parla di “distribuzione Linux” (distro) si intende un sistema operativo che

comprende il kernel Linux, una selezione di programmi che possono essere free, Open Source o proprietari (diversi applicativi, interfaccia grafica, accessori GNU, ecc.) ed uno

specifico sistema di gestione del software, utile per semplificare l'installazione di nuovi

programmi e gestire eventuali relazioni di dipendenza tra programmi e librerie, o conflitti

con versioni incompatibili di altri pacchetti.

Nello specifico ogni distribuzione può prevedere una particolare versione del kernel con eventuali modifiche rispetto alla versione ufficiale ed una conseguente più o meno

vasta compatibilità hardware. Ogni distribuzione è caratterizzata da una specifica proce-

dura d’installazione e può disporre di strumenti per la configurazione del sistema tali da

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renderla di più semplice utilizzo anche per gli utenti meno esperti (GUI, Graphic User Interface) oppure essere gestita scrivendo righe di comando su un terminale testuale (CLI, Command Line Interface).In genere una distribuzione viene scelta sulla base delle necessità dell'utente, oltre che sull'esperienza dello stesso. Ogni distro infatti ha caratteristiche proprie, pensate per soddisfare tipologie diverse di utenti.Le distribuzioni sono ormai centinaia, nate dal lavoro e dalle necessità di comunità di sviluppatori o società. Fra le varie distribuzioni alcune hanno caratteristiche più gene-rali, ovvero cercano di adattarsi al maggior numero di situazioni fornendo software e strumenti di configurazione di semplice utilizzo per consentire agli utenti di intervenire sulle impostazioni ed adattarle alle proprie esigenze. Fra le più diffuse, che spesso costi-tuiscono la base di sviluppo di altre distribuzioni, vi sono: Debian GNU/Linux, Fedora Core, Gentoo Linux, SUSE Linux, Mandriva Linux, Red Hat, Slackware, ecc. Esistono inoltre un’ampia gamma di distribuzioni Live, cioè eseguibili direttamente da CD o memoria USB senza dover essere installate sull’hard disk (Knoppix, Kanopix, SLAX, Morphix, ecc.).

Fra le distribuzioni GNU/Linux più famose ed utilizzate vi sono: � Debian GNU/Linux: distribuzione gratuita che si presenta con più di 1500 pac-

chetti software precompilati e pronti per essere installati. Debian prevede un proprio gestore di pacchetti software Advanced Packaging Tool (APT) il quale permette di installare, aggiornare, verificare e rimuovere software del sistema operativo in manie-ra semplice ed intuitiva. Il gestore APT consente inoltre di risolvere automaticamente le dipendenze tra i pacchetti permettendo quindi di effettuare gli aggiornamenti anche ad utenti non esperti. La comunità di sviluppo di Debian, la quale si rifà diret-tamente alla filosofia GNU per quanto riguarda la qualità dei pacchetti, le release ed il sistema di test, ha redatto un Contratto Sociale Debian che definisce la politica interna di sviluppo software. Le Linee Guida Debian per il Software Libero (Debian Free Software Guidelines - DFSG), che costituiscono parte del contratto, sono state adottate dalla comunità Open Source come base per l'Open Source Definition.

� Mandriva Linux: particolarmente orientata al mercato desktop, Mandriva Linux è tra le distribuzioni più semplici da installare e permette di scegliere fra diversi ambienti

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grafici, GNOME compreso. Per una trattazione più dettagliata di questa distribuzione si rimanda all’Appendice 3.

� SUSE Linux: distribuzione prodotta dall’azienda tedesca Novell che ne cura i rilasci e la manutenzione. SUSE Linux è caratterizzata dal sistema di gestione YAST2 che ne coordina tutte le attività di manutenzione. L’ultima versione SUSE Linux (10.3) è disponibile sia a pagamento completa di manuali sia come versione Open Source gratuita grazie al progetto OpenSUSE, per il quale si rimanda all’Appendice 3.

� Fedora Core: distribuzione derivata da Red Hat e destinata principalmente al mer-cato desktop. Molto utilizzata per l’enorme quantità di tool disponibili, Fedora Core utilizza il sistema di pacchetti rpm ereditato da Red Hat, ed è quindi aggiornabile tramite i più diffusi sistemi di update come yum, apt e up2date.

� Slackware: fra le prime distribuzioni a comparire nel panorama Open Source, non ne esistono versioni commerciali. Non semplice da installare per i meno esperti, è invece molto gradita dai "puristi", che possono analizzarla a fondo per capirne il funziona-mento. Presenta numerose differenze rispetto alle altre distribuzioni Linux, in partico-lar modo il sistema di gestione dei pacchetti è affidato al minimale set di strumenti pkgtools che non dispone di una interfaccia grafica e che non si occupa di risolvere le dipendenze; è quindi compito dell’utente ricercare le librerie necessarie. Per ovvia-re a tali difficoltà, all’interno della community sono stati sviluppati alcuni strumenti che permettono di calcolare le dipendenze. Ne sono un esempio swaret e Slapt-get.

� Gentoo Linux: speciale distribuzione di Linux (detta anche metadistribuzione) che si presta ad essere ottimizzata e personalizzata per ogni esigenza ed applicazione. Il sistema di gestione dei pacchetti su cui si basa Gentoo, detto Portage, permette di installare le applicazioni compilandole dal codice sorgente ed è interamente scritto in linguaggio Python. Gradita agli utenti esperti e a chi ama personalizzare a fondo il proprio ambiente operativo.

� Ubuntu Linux: progetto completamente Open Source che integra, partendo da un Core molto simile a Debian, una piattaforma con interfaccia grafica completa basata su GNOME. Per un’analisi più dettagliata si rimanda all’Appendice 3 di quest’opera.

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Segnaliamo inoltre QiLinux, distribuzione interamente sviluppata in Italia dalla società QiNet di Torino a partire dal 2003. Si installa facilmente e fornisce subito programmi gratuiti per tutte le esigenze con una disponibilità di circa 2500 pacchetti. Il sistema desktop è basato sull’ambiente grafico KDE mentre il gestore di pacchetti rPM è integrato con APT rendendo quindi più semplice risolvere le dipendenze. QiLinux è orientata all’ufficio e alla casa, multimediale, semplice, leggera e utilizzabile da tutti per il lavoro e il tempo libero. QiLinux è rilasciata con licenza GNU GPL ed offre supporto con forum e mailing list in italiano.

Oltre a queste distribuzioni ne esistono alcune altre che ottimizzano il codice e la dota-zione software per perseguire risultati più efficaci in relazione al loro specifico settore d'impiego. Un esempio a tal proposito è Security-Enhanced Linux (SELinux), una imple-mentazione del mandatory access control (MAC) del kernel Linux con moduli di sicu-rezza (Linux Security Modules, LSM), basata sul principio del minimo privilegio. SELinux non costituisce a tutti gli effetti una distribuzione ma piuttosto un set di modifiche che possono essere apportate ai sistemi operativi Unix-like. Originariamente sviluppata dalla NSA statunitense, SELinux è stata poi distribuita alla comunità Open Source nel 2000.

Figura 7Distribuzioni GNU/Linux (AIPA 2002)

diffusione delle distribuzioni GNU/Linux 2001

■ red Hat■ Mandrake■ SuSE■ Caldera■ Altri

17%

6%

8%

14%

55%

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1 6 I Software Open Source

Nel valutare le possibilità di migrazione da una soluzione proprietaria ad una piatta-forma basata su sistemi GNU/Linux occorre verificare la disponibilità di applicativi con prestazioni equivalenti, o quanto meno simili, a quelli in uso e documentarsi in modo approfondito sulle loro caratteristiche e sui loro criteri di compatibilità. Per i normali impieghi domestici e d’ufficio esistono soluzioni OS ampiamente collaudate ed in molti casi concorrenziali con i prodotti commerciali disponibili sul mercato. Oltre agli applicativi per ufficio, il mondo OS comprende un’ampia gamma di software in grado di coprire quasi ogni esigenza informatica, disponibili per diverse piattaforme e con diversi tipi di licenza. Ecco un quadro di alcune delle possibili alternative ai prodotti proprietari normalmente usati in ambiente MS Windows.

Tabella 1 � Compatibilità dei software OS

Tipo di programma Windows GNU/Linux

Browser web Internet Explorer Mozilla Firefox, Konqueror, Opera, Galeon, Epiphany Client di posta Outlook Express Kmail, Evolution, Sylpheed, Thunderbird News reader Xnews, Outlook Knode, Pan, Newsreader Gestore download Flashget, reget, Getright Downloader for X, Kget, Prozilla, Wget Client FTP FTP in Far, ftp.exe GFTP, KBear Messaggeria istantanea ICO, MSN, AIM aMSN, Licq, Gaim, Kopete Office automation Ms Office OpenOffice.org, Koffice Editor di testi Notepad, Wordpad gEdit, Kedit, Kate, Kwrite Editor web FrontPage, Dreamweaver NVU, BlueFish, Quanta Grafica e fotoritocco Photoshop, Paint Shop Pro, Gimp, Sodipoli, Corel Photopaint KolourPaint Player audio/video Windows Media Player, MPlayer, Totem, Amarok, iTunes Kaffeine, VLC, Xine

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1 6 1 Office Automation: OpenOffice org

OpenOffice è un progetto OS che mette a disposizione gratuitamente una suite di pro-duttività personale dotata di una curata interfaccia grafica e di un corredo di strumenti e funzionalità molto sviluppato in grado di rispondere alla maggior parte delle esigenze d’ufficio e competere con i prodotti proprietari normalmente in uso. OpenOffice.org è stato realizzato a partire dal codice sorgente di StarOffice, una suite originariamente di proprietà della compagnia tedesca StarDivision, poi acquistata dalla Sun Microsystems. Alla fine del 1999 venne rilasciato StarOffice 5.2 free-of-charge. Le successive release di StarOffice furono rilasciate usando il codice di OpenOffice, APIs, dando così avvio al progetto OpenOffice, attualmente giunto alla versione 2.3.1 (dicembre 2007), al cui sviluppo collaborano la stessa Sun ed un’ampia comunità di sviluppatori.

Storia di OpenOffice.org

1986 StarWriter per DOS1993 Versione Windows di StarWriter1995 StarOffice (Windows, OS/2, Mac)1996 StarOffice 3.1 (+Windows NT, Unix)1999 Sun acquista Star Division e rilascia gratuitamente StarOffice2000 Sun rilascia parte del codice sorgente di StarOffice al progetto OpenOffice.org2001 Prima beta di OpenOffice.org2002 OpenOffice.org 1.0/ StarOffice 6.02003 OpenOffice.org 1.1.02005 OpenOffice.org 2.02006 OpenOffice.org 2.1marzo 2007 OpenOffice.org 2.2settembre 2007 OpenOffice.org 2.3previsto per il 2008 OpenOffice.org 3.0

(27)www.openoffice.org/license.html; OpenOffice 3 Beta è rilasciato con licenza LGPL v3.

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Grazie al livello raggiunto, OpenOffice costituisce al momento la più valida alternativa a

Microsoft Office e la sua diffusione è in costante crescita sia nel settore pubblico che in

quello privato. Contribuisce inoltre alla diffusione del prodotto il fatto che OpenOffice.org sia una suite multipiattaforma disponibile per sistemi Microsoft Windows, Unix-like

con X Windows System inclusi GNU/Linux, BDS, Solaris e Mac OS X. OpenOffice utilizza

la licenza LGPL (GNU Lesser General Public License) per la distribuzione del codice

sorgente e la PDL (Public Documentation License) per la diffusione della documenta-

zione relativa al prodotto27.

OpenOffice.org si compone di diversi applicativi: Writer, Calc, Impress, Draw, Base, Math, che possono essere installati in un’unica soluzione o singolarmente. Oltre agli

applicativi principali, OpenOffice.org è dotato di due utili strumenti: Macro Recorder e Quickstarter. Macro recorder, analogo a Microsoft Visual Basic for Applications (VBA), consente di registrare azioni macro facilitando l’automazione delle mansioni.

Quickstarter è un piccolo programma per Windows che parte quando il computer viene

avviato. Esso si occupa di caricare i file centrali e le librerie di OpenOffice in fase di start-up, permettendo così un più rapido avvio dei programmi quando vengono richiamati.

1 6 2 Mozilla Firefox

Prima di trattare di Mozilla Firefox occorre fare una breve introduzione sulla storia dei browser web. Il primo browser grafico nacque nel 1993 ad opera di Tim Berners-Lee, ideatore dell’iper-

testo globale, e venne chiamato World Wide Web. Serviva a scopi dimostrativi ed era disponi-

bile solo per il sistema operativo NeXT, da cui più tardi prese il nome Nexus. Il primo browser a diventare famoso fu Mosaic, sviluppato a partire dal 1993 dalla NCSA,

originariamente disegnato e programmato per Unix X Window System da Marc Andreessen

e Eric Bina e reso poi disponibile anche per Macintosh Apple e Microsoft Windows.

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Con il rilascio di Mosaic Navigator, poi Netscape Navigator, nel 1994, al cui sviluppo col-laborò lo stesso Andreessen, Mosaic fu sostituito da Netscape, il quale rimase per molto tempo il browser web più diffuso. A partire dal giugno 1998 la diffusione di Microsoft Internet Explorer insieme a Microsoft Windows 98 ha determinato una sempre maggiore diffusione del browser di casa Microsoft, accompagnato da alterne vicissitudini societarie di Netscape e dal rallentamento nello sviluppo di nuove versioni del prodotto.I sorgenti di Netscape Navigator sono stati rilasciati nel 1998 con una licenza Open Source. Il progetto Mozilla che derivò è oggi alla base di numerosi browser, fra cui, appunto, Mozilla Firefox.

Mozilla Firefox è un browser gratuito e Open Source prodotto dalla Mozilla Foundation disponibile per sistemi Microsoft Windows, GNU/Linux, Mac OS, OS/2 e Solaris. Gli svi-luppatori sono Dave Hyatt e Blake ross. Il primo nome scelto per il browser fu Phoenix (fenice), per simboleggiare la rinascita dalle ceneri di Netscape. La versione 1.0, dopo quasi due anni di sviluppo, è stata rilasciata il 9 novembre 2004. La versione 2.0 è stata rilasciata il 23 ottobre 2006, ad attualmente si è giunti alla ver-sione 2.0.0.14 (aprile 2008).

diffusione dei browser web

■ Microsoft Internet Explorer > 84,66%

■ Mozilla Firefox >12,72%

■ Apple Safari >1,79%

■ Opera > 0,61%

■ Netscape > 0,11%

Fonte OneStat.com 2007

Figura 8Diffusione di browser web

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Firefox si segnala soprattutto per la sua semplicità ed intuitività oltre che per un ampio numero di funzionalità come i segnalibri, la cronologia, la visualizzazione a schermo intero, la possibilità di ridimensionamento dei testi, la velocità nella visualizzazione dei siti, la faci-lità di importare contenuti ed impostazioni da Internet Explorer o da altri browser, ecc.Firefox è basato su una struttura modulare la quale permette di aggiungere nuove fun-zionalità, grazie all’ampia scelta di estensioni disponibili, e di variare l’aspetto grafico del browser tramite i temi scaricabili dal sito ufficiale.Firefox è stato fra i primi browser ad introdurre la ormai diffusa navigazione a schede (tabbed browsing), ovvero la possibilità di caricare più pagine Internet in schede sepa-rate all’interno di una singola finestra passando velocemente da una pagina all’altra. Le fineste pop-up sono bloccate di default eliminando così gli annunci pubblicitari che si aprono in automatico senza il consenso dell’utente. Quando un pop-up viene bloc-cato compare una piccola icona sulla barra di stato del browser la quale avvisa l’utente del blocco e segnala brevemente la natura del pop-up. È possibile creare una lista di esclusione di modo da definire i siti abilitati ad aprire pop-up. Firefox impedisce il caricamento di controlli ActiveX dannosi, prevede il supporto per la comunicazione sicura SSL e la funzione Anti-phishing grazie ad un filtro basato su di una lista scaricata periodicamente ed automaticamente dal sito ufficiale. Firefox è quindi in grado di avvisare i propri utenti quando si trovano in presenza di una pagina falsificata. Firefox integra una barra di ricerca personalizzabile con l’aggiunta di altri motori di ricerca e dizionari on line e presenta inoltre l’interessante peculiarità di poter sfruttare la barra degli indirizzi per effettuare ricerche su Google, così come con la Google Toolbar. Infatti, scrivendo alcuni termini significativi nella barra degli indirizzi (senza http://) e premendo Invio Firefox effettua direttamente la ricerca su Google; se questa produce un risultato di sufficiente pertinenza e rilevanza verrà mostrata direttamente la pagina in questione, se invece la ricerca produce più di un risultato verrà mostrata la pagina di ricerca di Google, con i risultati ordinati a seconda della loro rilevanza.A dicembre 2007 è stata rilasciata la versione beta di Firefox 3 – Gran Paradiso, il cui sviluppo è iniziato nel primo trimestre 2006. Mozilla Firefox 3 già a partire dalla versione alpha non supporta più i sistemi operativi Windows 95, 98, Me e NT 4 (a causa dell’in-troduzione della libreria grafica Cairo 2D) e implementerà la nuova versione 1.9 del motore grafico Gecko. Dal 14 maggio 2008 sono disponibili sui server della Mozilla le prime versioni di test di Firefox 3.1, il cui rilascio è previsto per novembre del 2008.

60Capitolo IIQuali licenze per la PAa cura di Luca Gioppo e Laura Garbati

Licenziare sotto licenza Open Source (OS) il proprio patrimonio informatico non è dunque assolutamente contrario – ed anzi, è perfettamente conforme – alla funzione e vocazione della cosa pubblica, nonché alle indicazioni della normativa italiana ed euro-pea. Si è visto come l’opzione OS si presti particolarmente al riuso ed all’interoperabilità e permetta altresì all’Ente di esercitare un ruolo ben più attivo e vigile nei confronti degli strumenti informatici di cui si avvale.Si prenderanno in considerazione alcuni possibili scenari concreti di sviluppo, per verificare le varie possibili soluzioni di fatto adottabili; ciò dopo avere dedicato alcune considerazioni più puntuali su alcuni aspetti connessi con l’adozione di software OS di terzi, con particolare attenzione ai possibili diritti residui di detti terzi eventualmente idonei a frenare in qualche modo lo sviluppo e la ridistribuzione del software da parte dell’Ente.

2 1 ADOTTARE SOFTWARE OS DI TERZI

Di per sé un utilizzo di software OS meramente “interno” alla struttura dell’Ente licenzia-tario è meno condizionato: ciò in quanto perlopiù i vincoli riguardano la fase della suc-cessiva ridistribuzione del software (sia che si tratti del progetto originario o di una sua modifica); e tuttavia la Pubblica Amministrazione (PA) che valuti l’acquisizione o lo svi-luppo tramite commessa di programmi software, anche qualora li intenda inizialmente impiegare solo internamente, deve già valutare in sede di progettazione e garantirsi la successiva fruibilità del prodotto nei confronti di terzi, in specie di Enti pubblici.È la stessa normativa sul riuso del software che prevede che la PA erogante debba garantirsi la titolarità del software messo a disposizione o che – in alternativa – debba comunque garantirsi la libertà di disporne e di diffonderlo a propria volta:

«7 - RiusoAl fine di favorire il riuso dei programmi informatici di proprietà delle ammini-strazioni, nei capitolati o nelle specifiche di progetto dovrà essere previsto, ove possibile, che i programmi sviluppati ad hoc siano facilmente portabili su altre piattaforme.

(28) Direttiva 19 dicembre 2003 “Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni”, G.U. 7 febbraio 2004, n. 31.

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Nei contratti di acquisizione di programmi informatici sviluppati per conto e a spese delle amministrazioni, le stesse includono clausole, concordate con il for-nitore e che tengano conto delle caratteristiche economiche ed organizzative di quest'ultimo, volte a vincolarlo, per un determinato lasso di tempo, a fornire, su richiesta di altre amministrazioni, servizi che consentono il riuso delle applicazioni. Le clausole suddette definiscono le condizioni da osservare per la prestazione dei servizi indicati»28.

Ciò è in larga parte intrinsecamente garantito dalle licenze OS, specie dalla clausola share alike (“condividi allo stesso modo”), che garantisce anche al terzo utente di gode-re della stessa libertà e dei medesimi diritti riconosciuti al primo licenziatario.Naturalmente, non tutte le licenze garantiscono la medesima libertà d’uso e sarà quindi sempre opportuno verificare le condizioni poste da ogni singola licenza. Appare eviden-te che, rispetto ad analoghe soluzioni proprietarie, le licenze Open sono costituzional-mente in grado di meglio assicurare, anche nel caso di impiego di software di terzi, la libertà di disposizione richiesta dalla legge.Anche nel caso di adozione di un software OS licenziato autonomamente da terzi – nei cui confronti quindi la PA non può rivendicare (in quanto non sviluppato ad hoc per l’Ente, con sue indicazioni e sue risorse) né acquisire (mediante clausole contrattuali di cessione dei diritti patrimoniali) la titolarità – sarà la licenza stessa, in quanto Open, che garantirà la sua trasmissibilità ad altri Enti della Pubblica Amministrazione.Nel caso poi detto prodotto fosse ulteriormente sviluppato dall’Ente adottante, anche questi acquisirebbe diritti, autonomi, sulle modifiche apportate, diritti che andrebbero ad aggiungersi a quelli del licenziante originario. Ciò, in quasi tutte le licenze OS, permette-rà all’Ente di segnalare la modifica effettuata ed attribuirsene la paternità, licenziando poi il prodotto finale con una diversa o con la medesima licenza, sempre coerentemente con quanto permesso dalla licenza originale.

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Anche con riferimento ai diritti e prerogative che le condizioni contrattuali possano even-tualmente riconoscere e conservare in capo al terzo, ovvero all’originario sviluppatore, dovrà essere attentamente analizzata detta licenza originale.Infatti, a seconda del modello di licenza che accompagna il software, è possibile che il terzo pretenda di essere sempre nominato come co-autore dell’opera nelle successive distribuzioni, o nelle opere comunque derivate dal suo primo prodotto (ad esempio, nella BSD cosiddetta “originale”, il software poteva essere ridistribuito anche sotto licen-za diversa, ma doveva comunque essere conservata una esplicita menzione dell’Uni-versità di Berkeley).Egualmente, anche la possibilità di licenziare il prodotto, o un suo ulteriore sviluppo (che costituisca sempre e comunque “opera derivata”), con una licenza diversa da quel-la con cui lo si è acquisito così come la possibilità di integrare il software in un sistema più complesso, in cui interagisca con porzioni di software licenziati sotto altre licenze – a loro volta “aperte” o addirittura “proprietarie” –, dipendono sempre direttamente da quanto espressamente indicato nelle condizioni di licenza, posto che sotto questo profilo il mondo OS non propone una unica soluzione.Al di fuori, infatti, delle caratteristiche essenziali che identificano il software Open Source, le diverse licenze OS non assumono posizioni uniformi sull’intensità del copyleft e nella formulazione della clausola di attribuzione.Con riferimento a tali ed ulteriori profili (attribuzioni di paternità e modifica delle condi-zioni di licenza), a cui ipoteticamente un Ente potrebbe rimarrebbe vincolato pur adot-tando una licenza OS, non è quindi possibile fornire un riscontro unico e generale, vali-do per tutto il software licenziato in modalità Open. Tuttavia è possibile sottolineare che, in sé, tali condizioni non influirebbero direttamente sulla riutilizzabilità del prodotto.Un altro timore, poi, collegato all’uso di software OS “altrui” è a volte quello che il terzo-sviluppatore originario possa conservare un diritto più o meno esclusivo di chiedere la cessione di ogni eventuale possibile miglioramento realizzato da parte di tecnici interni dell’Ente. Ora, in realtà, tale dubbio si fonda su una prospettiva, per così dire, imperfetta: l’OS, infatti, in sé e per sé, è già per definizione orientato alla massima con-divisione e distribuzione del programma, in modo che tutti possano beneficiare degli apporti – correttivi e migliorativi – dei singoli. Proprio in ciò sta la forza ed il vantaggio di quel “circolo virtuoso” che ruota intorno a quel sistema di condivisione nota come

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“community”.Il punto è, quindi, che l’unico vero “vincolo” è che, nel caso in cui volesse offrire all’ester-no il software OS adottato e poi migliorato, l’Ente sarebbe tenuto a renderlo disponibile a tutti (naturalmente terzo incluso) e non solo ad alcuni. Ciò naturalmente non toglie che alcune imprese produttrici, seguendo una propria strategia commerciale, cerchino di vincolare i collaboratori della community ad accordi ulteriori rispetto alla licenza, in base a cui il soggetto si vincoli a cedere i diritti di quanto sviluppato, o comunque a cederne copia, al produttore originario del software. Ma si tratta, in questo caso, di accordi distinti e distinguibili, che in nessun caso sono integrati nelle licenze in sé e che sono generalmente connessi a ulteriori e diversi rapporti di collaborazione con detto produttore. Infatti, una licenza Open tende sì a conservare la libertà fin dall’origine concessa agli utenti, ma in sé non può obbligare il licenziatario a ri-trasmettere al licen-ziante quanto sviluppato, né tanto meno a dare a quest’ultimo il diritto di disporne a proprio piacimento, magari anche in forme proprietarie. rimane naturalmente sempre opportuno verificare l’eventuale presenza di condizioni particolari apposte dal singolo licenziante; ma, in ogni caso, sarà almeno possibile procedere con la consapevolezza che qualsivoglia richiesta di ri-trasmissione in esclusiva sarebbe in sé già in contrasto con la logica stessa dell’Open Source.Quanto invece non alla possibilità, ma alle modalità ed alle condizioni con cui potere ridistribuire un software eventualmente acquisito da terzi ed eventualmente modificato, si richiama quanto già sopra accennato sul copyleft: a seconda che si tratti di una sua versione “forte” o “debole”, lo sviluppo e/o modifica di un prodotto software licenziato in modalità Open rimarrà soggetto o meno alle medesime condizioni cui era soggetta l’opera originale.In ogni caso, ove una pur debole versione di copyleft sia presente, se distribuito, il codice sarà reso disponibile – incluso il formato sorgente – perlomeno con i medesimi livelli di libertà con cui era stata acquisita l’opera originaria (di cui naturalmente potrà godere anche l’originario sviluppatore).Diverso chiaramente è il caso in cui un fornitore preveda di sua iniziativa l’obbligo di condividere con lui ogni futura miglioria: in tale caso sarebbe opportuno confrontarsi concretamente con detto fornitore sulle condizioni contrattuali, per eliminare o mitigare la previsione di condivisione obbligatoria.

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2 2 LO SVILUPPO DI SOFTWARE OS COME PATRIMONIO DELL’ENTE

Il licenziare un software OS costituisce solo un diverso modo di esercitare il medesimo diritto di “proprietà” sul software, che ne favorisce semplicemente – nel modo più diretto - la condivisione – specie tra Enti – per un suo miglior uso e sviluppo. L’Ente non potrebbe quindi essere “accusato” di “disperdere” beni pubblici.Licenziando un programma OS non se ne perde affatto la titolarità, ma si decide sempli-cemente di esercitarla a favore di tutti: ciò, peraltro, in linea con quella che è la funzione tipica di un Ente pubblico, seguendo cioè una logica diversa da quella meramente economica di una impresa privata.Pubblicando software OS la PA non “vende” – né tanto meno “svende” – nulla, né naturalmente si espone a qualche possibile “perdita” economica (tanto più che la sua stessa ragione d’essere non è la massimizzazione del profitto, ma, per così dire, la massimizzazione dell’utilità comune). Il software sviluppato e/o commissionato da un Ente pubblico – in qualsiasi modo possa poi venire licenziato – entra di diritto a fare parte del patrimonio dell’Ente; questo patrimonio, poi, ove sia offerto anche a terzi, non viene perso, ma semplicemente condiviso. Per sua natura, insomma, il sorgente di un software può essere condiviso senza essere ceduto quanto a titolarità.Essendo il software un bene immateriale, la sua duplicazione – sempre autorizzata e regolata da licenza – non costituisce per l’Ente erogante né un costo né una perdita: detto software rimane sempre di proprietà della PA, che può anche scegliere di con-servare “traccia” della propria paternità nel listato del codice, in modo che ogni Ente o soggetto che ne faccia uso constati immediatamente la provenienza.La condivisione del software, oltre a non costituire un depauperamento dell’Ente, offre a quest’ultimo ulteriori possibilità di sviluppo: condividere un programma in una com-munity, infatti, equivale – specie se il programma è rilasciato in base ad una licenza copyleft, che permette la condivisione anche di ogni eventuale implementazione – a godere dei miglioramenti e degli sviluppi eventualmente apportati al software originale da parte di terzi, in un vero e proprio “circolo virtuoso”, generando così innovazione.

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Initial Contribution requires ownership Many possible motivations

Contribution Controlled by Governance Affected by License Gated by Committers Fuelled by Self-Interest

Use of Source Controlled by License Open to all OSI Compatible

Derived Work Controlled by Business Model Affected by License Affected by Governance

Source codeCommons

SoftwareWorks

DeveloperCommunities

code

Figura 1Ciclo virtuoso dell’OS

Fonte: SUN

2 2 1 COSTRUIRE UNA COMUNITÀ

La scelta di rilasciare il proprio software in modalità Open Source implica necessa-riamente anche la scelta di un meccanismo che gestisca quanto pubblicato: ciò, ad esempio, per fare fronte alle possibili richieste d’evoluzione o alle segnalazioni di mal-funzionamenti.In altri termini, ciò significa implicitamente creare le condizioni per la nascita di una comunità attorno al prodotto (comunità che crescerà in funzione della “bontà” del pro-dotto e dell’interesse che saprà suscitare); e questo, a sua volta, richiede la scelta di un “modello di controllo” di tale comunità.Spesso, nel caso di un Ente pubblico, si tratta di applicare il modello detto dello spin-off Open Source. In questo modello, al contrario del classico modello di comunità Open Source, esiste un attore importante, che ha già investito considerevoli risorse econo-

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miche, che mantiene la guida del progetto e che risulta come l’evidente coordinatore delle attività.“Aprire” però il progetto all’esterno, coinvolgendo una comunità, introduce nuove sfide alla sua conduzione: in particolare emergono problematiche di natura legale, tecnica e relazionale.In questo caso la comunità non è cresciuta con il codice e deve essere guidata verso il prodotto e la tecnologia utilizzata. Sarà difficile – e sicuramente più complesso – fare sviluppare un senso di appartenenza (elemento fondante dei progetti Open Source), poiché gli obiettivi dello sponsor e della comunità possono a volte divergere.In molti casi, peraltro, lo sforzo affrontato per pubblicare il software secondo questa modalità può apparire semplicemente un portare avanti uno sviluppo di matrice pro-prietaria sotto una mera facciata di trasparenza Open.Il voler far nascere una comunità, e quindi il creare un progetto Open Source, significa investire molte risorse nello sviluppo della comunità stessa. Il che vuol dire portare avanti attività di pubblicizzazione, coinvolgendo potenziali attori, sforzandosi di integrare il loro contributo nel progetto e sviluppando una struttura di governance che sia com-patibile con i fini di tutti i partecipanti.Nel contesto delle amministrazioni pubbliche si possono prospettare alcuni più probabili scenari di gestione di comunità:• governocentralizzato: qualifica una comunità governata dall’Ente rilasciante, che

guida l’evoluzione del prodotto secondo le proprie esigenze, che valuta eventuali richieste provenienti dall’esterno in ragione di quanto rispondano a proprie necessità effettive, che, soprattutto, recepisce le segnalazioni di malfunzionamento; è questo il caso nel quale l’Ente vuole mantenere uno stretto controllo sul prodotto;

• governocollegiale: identifica una comunità in cui l’Ente rilasciante intende collabo-rare con altri Enti pubblici (o anche privati) e ha l’obiettivo di fare sistema, condivi-dendo sia economicamente sia funzionalmente l’evoluzione del progetto; in questo caso occorre definire con precisione chi e con quali modalità vengono controllati la roadmap del prodotto, la sua evoluzione e il finanziamento; diventa importante indi-viduare una struttura di governo ed una modalità d’approvazione delle evoluzioni e occorre definire come potrà essere allargata la comunità e la struttura di governo.

Mutuando dalle organizzazioni delle maggiori comunità Open Source, è possibile defini-

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re le regole d’ingaggio e di decisione di ciascun governo: tipicamente questi avvengono tramite meccanismi formali d’approvazione, dove ogni componente della struttura di governo ha un potere decisionale.A prescindere dal tipo di organizzazione di governo che possa essere scelto a supporto del progetto, può poi constatarsi che ad esso si affianca sempre un sito Web, compren-sivo di meccanismi per la gestione e l’accesso al sorgente del progetto (gestione delle versioni), per consentire alla comunità di provare il prodotto software; esiste sempre anche un wiki, per raccogliere e conservare la base comune di conoscenza e consentire ai partecipanti della comunità di contribuire alla sua crescita; viene anche utilizzato un sistema di forum per diffondere informazioni e discutere sulle evoluzioni o sui problemi del progetto, come anche un insieme di FAQ facilmente individuabili. Sono inoltre tipi-camente messe a disposizione due mailing list dedicate a sviluppatori e utenti, come altro canale d’informazione più diretto.Con riferimento alla documentazione, essa viene rilasciata in maniera formale come documenti elettronici (o a volte pubblicazioni cartacee), oppure, specie inizialmente, si fa più semplicemente affidamento al wiki di cui sopra.Ultimo strumento d’ausilio alla gestione della comunità è il sistema di tracciamento dei difetti, che consente di raccogliere le segnalazioni da parte degli utenti e di fornire delle risposte puntuali in termini di correzioni o workaround al problema.Tutto questo ha ovviamente un impatto importante in termini di impegno, poiché richie-de che dietro al progetto in sé ed agli strumenti di attuazione vi siano delle persone che dedichino del tempo per mantenere attiva la comunità, anche solo rispondendo in maniera appropriata ai forum, curando le mailing list e il bug tracking, ecc.Questo tipo d’attività, quindi, deve essere portato avanti in parallelo al progetto, sia per dimostrare che esiste un’attività vitale e concreta, sia per provare concretamente che il progetto non è abbandonato.Nel caso di un’amministrazione pubblica esiste una difficoltà aggiuntiva, data dal fatto che la struttura di governo del progetto è generalmente separata dalla sua struttura di sviluppo, che può essere stata affidata in-house a terzi. Così, anche nella relazione con la comunità vi sono due tipologie di attori che devono operare: la PA, come committente e proprie-taria del progetto, che dovrà confrontarsi sui temi dell’evoluzione del prodotto, e il terzo, ovvero lo sviluppatore, che dovrà invece intervenire sulle questioni tecniche operative.

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In questo la differenza con la maggior parte dei progetti Open Source appare evidente, poiché si ha una separazione tra la componente decisionale e quella operativa con la complicazione di un meccanismo contrattuale di affidamento tra i due.Ciò nonostante, anche in questo caso è possibile definire delle regole d’amministrazio-ne della comunità, tali da poter costruire una struttura di governo anche all’interno del terzo attore, in modo che questi, in base a clausole contrattuali e indicazioni definite, possa muoversi in autonomia anche verso la comunità; in questo caso – da un punto di vista contrattuale – ogni release diventa un elemento di fornitura, all’interno della quale potranno essere inserite tutte le richieste provenienti dalla comunità o approvati i contributi ricevuti.

2 3 CONTESTI D’UTILIZZO DI SOFTWARE OS PRESSO UNA PA

Un Ente pubblico può trovarsi, rispetto al tema generale dell’utilizzo di un software OS, in scenari differenti, che richiedono particolari attenzioni, diverse caso per caso. Per la precisione, l’Ente può assumere due ruoli, ovvero:• colui che fruisce del prodotto (di terzi), di cui rappresenterà in termini legali il licen-

ziatario; • colui che sviluppa una soluzione software, che quindi ne disporrà come titolare dei

relativi diritti d’autore, diventandone il licenziante.In entrambi i casi, tali attività potranno essere realizzate tramite strutture interne all’Ente (o comunque tramite Enti ad esso strumentali), oppure demandandone l’attuazione a fornitori esterni, anche tramite bando di gara.

Chi opera nell’Ente

Struttura interna all’ente Fornitore esterno

Utilizzatore di ruolo nella licenza OS: ruolo nella licenza OS: Cosa fa prodotto OS beneficiario beneficiario l’Ente Produttore di ruolo nella licenza OS: ruolo nella licenza OS: prodotto OS licenziante beneficiario/licenziatario

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Tale quadro influenza naturalmente anche il modo con il quale devono essere nei

diversi casi analizzate le diverse licenze Open Source: in un caso si deve verificare quali

diritti si ricevono o si devono/possono ricevere, nell’altro quali diritti si devono/posso-

no/vogliono concedere (e formulare di conseguenza la licenza).

Nel caso, più complesso, dove l’Ente – o per necessità di creare una nuova soluzione

software per fare fronte a esigenze specifiche, o per modificare una soluzione software esistente per aggiungere o completarne alcune funzionalità - svolga attività propria di un

produttore di software, ci possono poi essere differenti scenari anche a seconda della

modalità di ridistribuzione del prodotto finale.

� Scenario 1L’Ente prende un prodotto OS esistente e lo utilizza così com’è.

In questo scenario l’Ente utilizza il software Open Source, eventualmente personalizzan-

do l’aspetto grafico, utilizzando i metodi che il software mette a disposizione.

Licenze OS applicabiliTutte le licenze Open Source sono applicabili a questo scenario.

� Scenario 2L’Ente prende un prodotto OS esistente e lo estende, modificandolo, per fare fronte a

delle proprie esigenze specifiche, prevedendo di utilizzare il software risultante esclusi-

vamente al proprio interno.

In questo scenario l’Ente necessita di modifiche al codice sorgente di un prodotto OS

per esigenze interne, ma non conta di ridistribuire il prodotto finale all’esterno (che si

tratti di PA o meno).

L’Ente e il fornitore che eseguirà l’intervento sul software devono risolvere alcuni dettagli

(preferibilmente su base contrattuale):

• se le modifiche sono necessarie;

• le valutazioni economiche di tali modifiche;

• se le modifiche diverranno di proprietà dell’Ente.

L’Ente non è tenuto a rilasciare le evoluzioni alla comunità. Tali interventi sono di proprie-

tà dell’Ente, il quale può decidere che sono utili al solo utilizzo interno. Anche nel caso

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della licenza GPL non esiste una richiesta specifica ed automatica di rilascio del codice

sorgente delle modifiche apportate ad un prodotto di terzi (naturalmente, fintanto che

questo viene utilizzato esclusivamente da chi ha effettuato la modifica). Le condizioni

previste dalla GPL diventano operative solo nel momento in cui tale prodotto, a seguito

di libera scelta, viene ridistribuito a terzi: in questo caso tutto il prodotto (codice origina-

rio e miglioramenti) deve essere coperto da licenza GPL (clausola virale).

In tali circostanze, laddove l’Ente abbia commissionato ad un fornitore di servizi lo svi-

luppo di un prodotto partendo da un prodotto coperto da licenza GPL, sarà il contratto

stesso a obbligare il fornitore a cedere il software all’Ente (codice incluso). Ciò non impli-

cherà, in sé, obblighi né per l’Ente né per il fornitore (che anzi sarebbe opportuno vinco-

lare contrattualmente al rispetto dell’esclusiva) di rilasciare il sorgente a terzi. Se dunque

l’Ente vuole mantenere il sorgente al proprio interno è legalmente autorizzata a farlo.

Viceversa, l’Ente può decidere, dopo propria valutazione interna, di dare il nulla osta alla

pubblicazione del sorgente. Può anche essere negoziabile un compenso nei confronti

del fornitore originario, se si vuole affidare a lui il compito di rilasciarlo alla comunità.

Quest’ultima può essere considerata una opzione interessante per ridurre i costi delle

soluzioni OS. Molti fornitori sono infatti interessati ad evolvere le proprie proposte di

servizi, recuperando pertanto le modifiche svolte nei diversi contratti. Ovviamente gli

Enti dovranno concordare contrattualmente un simile rapporto, naturalmente tenendo

in debito conto eventuali rischi legati alla sicurezza o alla privacy.

Licenze OS applicabiliTutte le licenze Open Source sono applicabili a questo scenario. L’Ente può procedere

a prescindere dalla tipologia di licenza utilizzata dal prodotto originario.

� Scenario 3È una variante dello scenario precedente: l’Ente prende un progetto OS già esistente e

lo estende, modificandolo per i propri scopi specifici. L’Ente, quindi, vuole ridistribuirlo

agli altri Enti della PA italiana.

In questo scenario, l’Ente si approvvigiona di una soluzione OS e richiede delle modifi-

che, poi, successivamente, vuole mettere a disposizione tale soluzione finale (prodotto

iniziale più proprie modifiche ed arricchimenti) alle altre PA italiane. Ora, in un simile

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caso, la PA – ove abbia apportato modifiche “creative” – ha acquisito propri diritti sul

prodotto e può esercitarli, anche se sempre e solo nel rispetto dei diritti del o dei

creatori del prodotto originario. Assumendo quindi che il prodotto originale sia Open Source, non sarà tanto in discussione la possibilità dell’offerta in riuso, quanto piuttosto

le corrette modalità di pubblicazione del software (licenza e condizioni), modalità che

dovranno essere coerenti con la licenza iniziale.

Nel caso invece l’adeguamento sia stato commissionato allo sviluppatore, la PA farà

comunque bene ad acquisire contrattualmente già in origine la titolarità di quanto

“creato”, per conservare la possibilità di scegliere o adattare, nei limiti possibili, dette

modalità di pubblicazione.

Tuttavia, occorre osservare che, nel caso di ridistribuzione, non è intrinsecamente possibi-

le mettere a disposizione il codice, una volta ripubblicato, solo ad alcuni: ogni Ente pub-

blico è un soggetto giuridicamente a sé e la messa a disposizione all’esterno – ovvero

ad un altro Ente – attiva comunque il vincolo della virtuale messa a disposizione a tutti.

In pratica, quindi, lo scenario 3 verrebbe a sovrapporsi allo scenario 4, di cui di seguito.

Licenze OS applicabiliCome sopra accennato, le licenze utilizzabili dipendono anche dal tipo di licenza con cui

si è acquisito il prodotto originale e quindi dall’intensità del suo copyleft. Ciò precisato,

non ci pare risultino licenze OS – tra quelle richiamate – che impediscano una modifica

del codice e una sua successiva messa a disposizione di terzi (specie altri Enti pubblici).

� Scenario 4Un Ente prende un prodotto OS e lo estende per le proprie necessità. Esso vuole con-

sentire la ridistribuzione oltre che alle PA italiane anche in generale verso la comunità

Open. In realtà, già si è sottolineato che tale messa a disposizione sarebbe una scelta

non declinabile da parte di qualsiasi soggetto che semplicemente decida di ridistribuire

il software (copyleft).E tuttavia è qui utile precisare, al riguardo, che gli Enti che decidano di rendere eventuali

modifiche a prodotti OS, da loro commissionate, disponibili all’esterno, ovvero a tutta la

comunità Open, possono godere di notevoli benefici.

Il più importante è evitare il rischio di “fork del codice”: questo accade quando vengono

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fatte delle modifiche che non vengono recepite dal prodotto originario, causando una

divergenza dei due prodotti che, nel tempo, può rischiare di rendere le due soluzioni

incompatibili. Questo comporta per l’Ente dei rischi considerevoli, poiché resterebbero

sulle sue spalle tutti i costi di manutenzione ed adeguamento per tutte le problematiche

di sicurezza e manutenzione. Poiché la sicurezza di un prodotto Open Source, il cui

codice è esposto a tutti, è legata alla capacità della comunità di intervenire rapidamente

a risolvere i problemi, malfunzionamenti o vulnerabilità, l’aver forkato il progetto pone

sull’Ente l’onere di riallineare o portare tali interventi anche sul proprio prodotto modifi-

cato o di continuare ad avere un prodotto obsoleto, insicuro e mal funzionante. L’Ente

dovrà quindi sostenere tutti i costi per mantenere, testare ed evolvere tale prodotto,

perdendo così i benefici dell’avere utilizzato una soluzione Open Source.

Per ovviare a questa problematica l’Ente può operare in due modi.

Il primo è richiedere al fornitore che le modifiche siano fatte in maniera modulare e

circoscritta, utilizzando le modalità d’intervento previste dal prodotto così da poter riap-

plicare gli interventi/moduli sulle sue nuove versioni.

Il secondo è richiedere al fornitore di rilasciare le modifiche alla comunità. Questo por-

terà all’Ente i seguenti benefici:

- una maggiore diffusione delle modifiche commissionate aumenterà il livello di test e

quindi l’affidabilità del prodotto nel suo complesso e delle modifiche;

- un prodotto OS più diffuso avrà una longevità maggiore in quanto potrà contare su

più utilizzatori, quindi gli investimenti fatti dall’Ente saranno maggiormente tutelati;

- eventuali nuove versioni potranno essere recepite dall’Ente, che troverà un prodotto

arricchito, ma compatibile con le sue esigenze originarie;

- ogni necessità di riuso da parte di altri Enti della PA italiana sarà facilitato nei fatti,

poiché non sarà più necessario eseguire richieste specifiche di riuso, ma basterà

utilizzare la nuova release del prodotto contenente le modifiche realizzate dall’Ente.

Questa seconda strada dovrà prevedere un corrispettivo economico per consentire al

fornitore di seguire il processo di rilascio alla comunità qualora esso non rappresenti la

comunità originaria del prodotto.

Licenze OS applicabiliTutte le licenze OS consentono questo scenario. Naturalmente occorre sempre rispet-

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tare le regole delle singole licenze ed è opportuno entrare in contatto con la comunità OS originaria per inserirsi nella pianificazione di evoluzione del prodotto.

� Scenario 5Un Ente prende un prodotto OS e lo estende per le proprie necessità. L’Ente vuole distribuire una versione a “codice chiuso” del prodotto.

Licenze OS applicabiliAlcune licenze, come la GPL, impongono restrizioni che impediscono questo comporta-mento. Per ridistribuire un prodotto OS in formato a sorgente chiuso occorre utilizzare pro-dotti OS le cui licenze consentano il processo di “chiusura”; la licenza BSD è una di queste.

� Scenario 6L’Ente vuole ridistribuire un prodotto a sorgente chiuso (proprietario) che ha sviluppato. Vuole anche “pacchettizzare” il software insieme a componenti OS quali moduli, librerie o applicazioni.Il processo di “linkaggio” di un componente ad un prodotto significa creare un colle-gamento tra il sorgente del prodotto e il componente utilizzato per eseguire funzioni presenti in quest’ultimo. Quest’operazione può essere “statica”, per cui il collegamento è definitivo e trasforma il sorgente e il modulo utilizzato in un solo oggetto finale, o “dinamica”, per cui si ottengono due oggetti distinti: l’eseguibile del prodotto da una parte e il componente collegato dall’altro, che verrà chiamato quando necessario duran-te l’esecuzione del programma.

Licenze OS applicabiliQuando il prodotto proprietario non è direttamente “linkato” ai prodotti OS (ci si trova perciò nel caso dinamico) l’Ente è autorizzato a ridistribuire il “pacchetto”. In ogni caso è prudente leggere e valutare i termini delle licenze di ogni software inclusi nel pacchetto per ridurre rischi legali.

� Scenario 7L’Ente vuole ridistribuire un prodotto software (sia a sorgente aperto sia chiuso) che ha sviluppato. Il software è “linkato” direttamente con componenti, librerie o moduli OS.

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Questo è il caso del “linkaggio” statico.

Licenze OS applicabiliL’Ente deve esaminare e rispettare la licenza di ogni prodotto “linkato”. Se qualcuno di questi è coperto da licenza tipo GPL allora il sorgente dell’intero prodotto deve essere fornito agli utilizzatori dello stesso con licenza GPL. Se le componenti sono invece coperte da uno schema tipo LGPL o BSD non è di solito necessario fornire il sorgente.Lo specchietto che segue riassume i diversi scenari, comprensivo delle operazioni richieste dall’Ente e delle tipologie di licenze OS utilizzabili.

Azioni da intraprendere con Licenze disponibili Licenze specifiche il software Open Source utilizzabili Uso interno. Non ci sono Tutte le licenze GPL, BSD, Mozilla intenzioni di modificare Open Source Public License, il codice MIT License, LGPL

Modificare il codice Tutte le licenze GPL, BSD, Mozilla sorgente per usi interni Open Source Public License, MIT License, LGPL

Modificare il codice sorgente e ridistribuirlo ad altre PA Tutte le licenze Open Source GPL, BSD, Mozilla (ricade nella categoria Public License, seguente per via del copyleft) MIT License, LGPL Modificare il codice sorgente GPL, BSD, Mozilla e ridistribuirlo oltre le PA Tutte le licenze Public License, come prodotto Open Source Open Source MIT License, LGPL

Modificare il codice sorgente Non si possono utilizzare e ridistribuirlo genericamente licenze che contengono la come prodotto proprietario clausola “share and share alike" BSD, MIT License che forza la ridistribuzione perpetua del codice modificato

Collegare un prodotto Open Non si possono utilizzare Source con codice sviluppato licenze che contengono la internamente e ridistribuire clausola “share and share alike" BSD, MIT License, il tutto all’esterno della PA che forza la ridistribuzione LGPL come prodotto proprietario perpetua del codice modificato

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2 3 1 EVENTUALI RESPONSABILITÀ ECONOMICO-POLITICHE

Della possibilità di inserire nei capitolati di gara un riferimento espresso all’OS – sempre naturalmente giustificato e circostanziato – già si è detto. Con riferimento alla messa a disposizione di proprio software sviluppato e/o adottato, si è già osservato come tale scelta non sia solo autorizzata, ma suggerita e richiesta dalla normativa stessa.Alcuni poi hanno anche sollevato il problema relativo ad una possibile vendita a sog-getti privati, con riferimento al dubbio che in tale caso l’Ente possa essere accusato di distorcere il mercato o di impiegare erroneamente un bene pubblico: in realtà, in questo caso il dubbio erra nel presupporre un’ipotesi in realtà impraticabile.Infatti, le motivazioni che hanno spinto il legislatore italiano a promuovere l’OS sono estranee a qualsiasi prospettiva di commercializzazione e di profitto: la ratio di questo invito normativo a guardare al mondo del software libero risponde all’intento di indi-rizzare la PA verso soluzioni che garantiscano valori quali il contenimento dei prezzi, la trasparenza, l’indipendenza da un unico fornitore, l’elevata visibilità dei criteri di compa-rizione e l’efficienza operativa.Questa impostazione emerge con evidenza dagli stessi testi normativi, quale, ad esempio, il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31/05/2005 (Razionalizzazione in merito all’uso delle applicazioni informatiche e servizi), che accenna alla «realizzazione di nuove applicazioni informatiche idonee a soddisfare le esigenze di più amministrazioni», con riferimento alle applicazioni informatiche e ai servizi che possono migliorare l’efficacia operativa della PA e favorire il contenimento della spesa pubblica.In altri termini, la lettera stessa delle norme in materia di OS, congiuntamente alla natura intrinseca di una PA (che esiste per perseguire pubblici interessi, in assenza soprattutto di scopo di lucro), fa ritenere che, in assenza di diverse e specifiche disposizioni (come ad esempio avvenuto per il riuso dei dati pubblici), la PA non possa tout court vendere il proprio software OS ai privati.Sempre secondo l’attuale disciplina, infatti, la PA potrà mettere “a disposizione” di pri-vati il proprio software, ma sempre e comunque “a condizioni non di mercato” ovvero diverse da quelle proprie di un soggetto privato agente sul mercato, secondo le regole del medesimo.

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Il rischio di sovrapposizioni con il settore privato, quindi, è ragionevolmente limitato, per

la natura specifica del software in questione, ove sia sviluppato appositamente da o per

amministrazioni pubbliche.

Ciò non toglie che le applicazioni e le infrastrutture a codice sorgente aperto apriranno

un nuovo mercato per le società di servizi e i fornitori di soluzioni e presumibilmente

agevoleranno miglioramenti delle prassi ottimali impiegate a livello europeo.

2 3 2 LE RESPONSABILITÀ DELLA PA CONNESSE ALL’USO E ALLA PUBBLICAZIONE DI OS

Una PA che sviluppa, personalizza e distribuisce software OS è una PA disposta e capa-

ce a sviluppare capacità tecniche, sia nel selezionare personale professionale, sia nel

formulare contratti adeguati per i servizi esterni.

Oltre a tali profili, però, il mettere a disposizione proprio codice a altri soggetti ha un

impatto diretto sulle procedure di sviluppo proprie dell’Ente stesso: ad esempio, si tratta

di avere una organizzazione in grado di tenere traccia delle modifiche apportate ai pro-

dotti (il prodotto può subire un fork, fatto che influisce sulla titolarità di una successiva

release), di verificare e collaudare in prima persona la “qualità” del software, ecc.

Tuttavia, più che per la necessità di implementare nuove capacità interne, spesso i

maggiori interrogativi sollevati dall’idea di condividere un proprio software con terzi in

modalità OS sono collegati al timore di eventuali responsabilità di cui debba o possa

esser fatta carico la PA erogante, nei casi in cui detto software presenti disfunzioni o

generi danni o qualsivoglia difficoltà.

Ciò anche in considerazione del fatto che – spesso – non è agevole individuare uno

specifico fornitore responsabile, specie per il software OS “pacchettizzato” (come, ad

esempio, quello reperibile on line); oppure, ancora più frequentemente, l’individuato

licenziante non è comunque economicamente in grado di risarcire alcunché.

In tali ipotesi, è bene ancora distinguere le responsabilità cui la PA potrebbe comunque

essere soggetta rispetto a quella derivante da eventuali garanzie che abbia essa stessa

scelto di assicurare in modo “ufficiale”.

Infatti, si è già avuto modo di analizzare che una delle clausole standard delle licenze

OS è la cosiddetta clausola “as is”, con cui il software è sì gratuitamente rilasciato a

disposizione di terzi, ma non se ne garantisce al contempo alcuna specifica rispondenza

(29) “The Legal Issues Surrounding Free and Open Source Software: Challenges and Solutions for the Government of Québec”, 2006RP-04, Montréal, February 2006, p. 72.

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a determinate esigenze o specifiche funzionalità o livelli di servizio. E tale clausola, si aggiunga, è in sé compatibile con la natura di Ente pubblico, naturalmente nel caso di messa a disposizione completamente gratuita del codice.rimarrà solo – come previsto in ogni circostanza dalla legge stessa – l’ineliminabile respon-sabilità per dolo e colpa grave: a questi termini anche l’Ente pubblico sarà chiamato a rispon-dere e non potrà sottrarvisi tramite formule contrattuali (neppure con la clausola “as is”).Si comprende infatti come, nel caso in cui l’Ente lasci consapevolmente, o per inscusa-bile imperizia, un difetto da cui poi derivi a terzi un danno, detto Ente sarà chiamato a risponderne. Questo rischio dovrà quindi naturalmente essere tenuto in considerazione al momento di pianificare lo sviluppo di un prodotto informatico, mediante strategie tese a minimizzare detto rischio. Tale obiettivo, ad esempio, potrà essere raggiunto garantendosi adeguata manleva da parte del terzo committente (nel caso di software custom commissionato a terzi), oppure sviluppando adeguate professionalità tecniche idonee a garantire - mediante verifiche e collaudi - una ragionevole efficienza del pro-dotto (nel caso di software sviluppato con competenze interne). Inoltre, sulla falsariga di quanto già consigliato da altre nazioni29, sarà possibile anche decidere di acquisire una ulteriore copertura mediante una assicurazione ad hoc.Naturalmente, nel caso di software distribuito dalla PA ma in realtà sviluppato da un terzo commissionario la PA sarà pur sempre chiamata a rispondere verso i terzi, pur nei limiti sopra ricordati, ma di quanto sofferto potrà poi rivalersi su detto terzo, nella misura delle responsabilità a questi attribuibili.Diversa tipologia di responsabilità, con diversa distribuzione, importano invece altre vio-lazioni, ovvero quelle relative a diritti d’autore, brevetti e marchi, di cui dovrà farsi carico in prima battuta l’Ente concedente (mentre l’eventuale fornitore potrebbe essere chia-mato a ristorare quanto subito dalla PA, nel caso si fosse ad esempio contrattualmente impegnato a fornire software libero da diritti di proprietà intellettuale altrui).

(30)www2.cnipa.gov.it/site/it-IT/Attivit%c3%a0/Riusabilit%c3%a0_del_software_nella_PAC/

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Peraltro, si tratta di una impostazione ripresa anche negli schemi ufficialmente proposti dal “Portale del riuso” creato e gestito presso il CNIPA30 ed in particolare nello “Schema tipo di contratto di riuso” (da stipularsi tra amministrazione concedente e amministra-zione utilizzatrice), in cui, all’art. 5 (Responsabilità), l’Ente concedente è liberato da qualsivoglia responsabilità in merito alle funzionalità del software messo a disposizione (essendo piuttosto a carico dell’Ente utilizzatore la verifica e valutazione della qualità e dell’efficacia del prodotto, prima della sua adozione).riportiamo per completezza la lettera dell’articolo, particolarmente chiara sul punto:

«L’amministrazione utilizzatrice dichiara – in esito alle verifiche effettuate sotto il profilo tecnico, funzionale-organizzativo ed economico - di ben conoscere il pro-gramma, i codici sorgente e le relative specifiche tecniche e funzionali e di ritenere, sulla base di tali verifiche, detti programma e codici idonei a soddisfare le proprie esigenze, anche tenuto conto delle personalizzazioni che si rendono necessarie.L’amministrazione utilizzatrice solleva l’amministrazione concedente da qualsiasi responsabilità per eventuali danni - diretti e indiretti, materiali e immateriali – che la stessa amministrazione utilizzatrice, o i terzi , dovessero subire per l’utilizzo di quanto forma oggetto del presente accordo. L’amministrazione utilizzatrice assume ogni responsabilità in merito all’uso, alle modifiche, alle integrazioni, agli adattamenti dei programmi applicativi di cui all’al-legato “A” al presente atto operati dalla stessa amministrazione utilizzatrice, anche in caso di violazione di diritti di brevetto, di autore ed in genere di privativa altrui. Pertanto, l’amministrazione utilizzatrice si obbliga a manlevare e tenere indenne l’amministrazione concedente anche nel caso in cui venga promossa azione giu-diziaria da parte di terzi, assumendo a proprio carico tutti gli oneri conseguenti, incluse la responsabilità per i danni verso terzi, le spese giudiziali e legali».

Ed ancora, con riferimento ai diritti di autore e alla proprietà intellettuale (art. 4):

(31)CNIPA, “Linee guida per il riuso delle applicazioni informatiche nelle Amministrazioni pubbliche”, p. 10.

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«L’amministrazione concedente garantisce che il programma è di propria esclusiva

proprietà e che il perfezionamento del presente atto non costituisce violazione di

diritti di titolarità di terzi.

Pertanto l’amministrazione concedente manleva e tiene indenne l’amministrazione

utilizzatrice da ogni responsabilità nel caso in cui venga promossa un’azione giudi-

ziaria da parte di terzi che vantino diritti d’autore, di marchio e/o di brevetti italiani

e stranieri sul programma come descritto nel citato allegato “A”.

L’amministrazione utilizzatrice prende atto che il programma è protetto da diritto

d'autore e dagli altri diritti di privativa applicabili alla fattispecie».

Nel caso in cui invece l’Ente decida di garantire espressamente determinati livelli di

servizio esso sarà contrattualmente responsabile di quanto garantito, salvo le normali

esclusioni proprie del diritto civile (incluso, naturalmente, il caso in cui il danno sia

attribuibile ad una modifica autonomamente apportata al codice da parte del terzo,

esclusione che sarà naturalmente comunque opportuno riportare espressamente tra le

medesime clausole contrattuali).

Ad esempio, nel caso di riuso con gestione a carico dell’Ente cedente31 la completa

responsabilità della gestione dell’applicativo è conservata nel tempo a carico dell’Ente

cedente stesso.

Analogamente avverrà in tutti i casi in cui l’Ente si faccia carico della prestazione di un

servizio a favore di altro soggetto/ente: in questo caso, le specifiche garanzie e le relati-

ve responsabilità saranno naturalmente quelle predefinite nell’accordo costitutivo.

2 3 3 LE RESPONSABILITÀ DEI FORNITORI E DEI SUCCESSIVI SVILUPPATORI

Come logica conseguenza di quanto sopra riportato, ne discende che nel caso in cui

un utente subisca danno da un software ricevuto da un Ente (in quanto, ad esempio,

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integrato in un prodotto sviluppato da quella PA), ma in realtà sviluppato da un terzo,

risponderà in prima battuta la PA, nei limiti di responsabilità previsti nella licenza con

cui il software è stato rilasciato (ridotti, appunto, in caso di clausola “as is” nonché

secondo le generali regole codicistiche). Detta PA, poi, avrà la possibilità di rivalersi in

misura diversa, a seconda che il software “incriminato” sia il risultato di una personaliz-

zazione ad hoc (software custom) o appartenga al genere dei software pacchettizzati,

facilmente reperibili da una pluralità di fonti. Nel caso in cui, infatti, l’Ente abbia com-

missionato lo sviluppo di quel prodotto a un soggetto specifico, potrà senza dubbio

rivalersi su di lui, naturalmente nella misura in cui abbia provveduto a garantirsi in tal

senso nel contratto di sviluppo a suo tempo sottoscritto con detto terzo. Nel caso di

software pacchettizzato, invece, non sempre è agevole individuare un fornitore; inoltre,

anche qualora quest’ultimo sia identificabile, deve rimarcarsi che quasi sempre detto

soggetto avrà rilasciato il software senza alcuna garanzia, ovvero senza possibilità di

ottenere manleva (sempre salvo dolo o colpa grave). In tale caso, quindi, l’Ente potrà

provvedere a garantirsi diversamente, eventualmente, ove necessario, individuando un

soggetto in grado di certificare l’affidabilità del codice adottato (assumendosene così le

relative responsabilità); altrimenti si tratterà di cautelarsi in altro modo, ovvero in senso

preventivo, responsabilizzando le strutture tecniche e dirigenziali dell’Ente stesso, al fine

di raggiungere un livello di professionalità tale da rendere il software messo a disposi-

zione di terzi sufficientemente affidabile (ovviamente, in questo caso, facendosi carico

di ogni ipotetica responsabilità senza rivalsa).

2 4 QUALE LICENZA ADOTTARE

Come evidenziato in precedenza, l’utilizzo di una licenza Open Source per il rilascio di

software da parte di una PA è compatibile con i diversi aspetti normativi coinvolti.

Occorre valutare, ora, quale tipologia di licenza sia più corretto scegliere per una

Pubblica Amministrazione.

I vincoli e le conseguenze legali ed economiche cui l’Ente può andare incontro, come

visto, sono sostanzialmente analoghi a prescindere dalla tipologia di licenza Open Source scelta, in quanto gli aspetti che variano per ciascun modello sono solo legati ai

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diritti che si concedono (in particolare, riguardano i vincoli imposti a terzi che intendano rilasciare opere basate su software originario: con la medesima licenza, con la possibilità di realizzare prodotti proprietari partendo dal software rilasciato, ecc.).Su queste decisioni intervengono valutazioni politiche di opportunità e di scelte di intervento sul comparto ICT.In linea di principio, è opportuno che quanto realizzato da un Ente pubblico con soldi pubblici resti nella disponibilità di tutti i cittadini: questo, peraltro, coincide con il pensie-ro del legislatore che in questo senso ha elaborato le norme sul riuso.Tuttavia, considerato anche l’interesse ad incidere positivamente nel tessuto economi-co-sociale, vi sono due implicazioni contrastanti nella scelta delle licenze.� L’utilizzo di licenze quali la GPL potrebbe allontanare aziende ICT dall’uso del software

messo a disposizione dalla PA, poiché queste potrebbero trovarsi in condizione di dover rilasciare le evoluzioni fatte sul prodotto con la stessa licenza originaria, mettendo a disposizione dei propri competitors strumenti e conoscenza che preferirebbero tenere esclusivi. Per contro, una licenza come la GPL garantirebbe che il prodotto originario, in presenza di una comunità gestita dall’amministrazione, possa evolvere e consentire anche alle aziende di erogare servizi sempre più efficaci utilizzando lo stesso prodotto.

� L’utilizzo di licenze più permissive potrebbe portare ad una sterile inseminazione di codice e di conoscenza verso le imprese, che, una volta appropriatesene, ne potreb-bero sviluppare versioni proprietarie, diverse e divergenti (facendo quello che in gergo viene detto fork del progetto), senza contribuire all’evoluzione del prodotto e non generando quel circolo virtuoso atteso. Il maggior business così fatto potrebbe tenere comunque vivo l’interesse delle imprese verso il prodotto originale.

Il contrasto, quindi, è tra il privilegiare gli interessi della PA, scommettendo sulla creazio-ne di un circolo virtuoso, o puntare sul generare un vantaggio competitivo sulle aziende.Utile elemento per indirizzare la scelta è un aspetto, tecnologico e legale, legato alle tipiche modalità d’evoluzione di un prodotto software: è possibile, infatti, trovarsi nella necessità di modificare il cuore dell’applicativo per piegarlo alle proprie necessità, o semplicemente per sviluppare delle componenti aggiuntive, o per aggiungere funziona-lità nuove. Se il primo caso (modifica) richiede necessariamente l’attento esame della tipologia di licenza per capire i vincoli cui sarà assoggettata l’opera derivata, nel secon-do (aggiunta) è possibile, grazie anche alle attuali tecnologie, sviluppare dei moduli

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aggiuntivi che possano essere coperti da licenza diversa, poiché l’integrazione con il prodotto originario può sfruttare delle modalità previste e consentite che non richiedo-no un collegamento statico o puntuale. Ciò, peraltro, permetterà anche di rilasciare il proprio modulo indipendentemente dall’opera originaria (che potrà ad esempio essere separatamente reperita sul medesimo sito dell’amministrazione, con la propria licenza) e successivamente aggiunto il modulo.In questo modo appare possibile trovare il giusto compromesso tra il salvaguardare l’interesse dell’amministrazione e quello delle imprese.Ovviamente, quanto detto è applicabile solo nel contesto di nuovi sviluppi ad hoc: qua-lora, invece, ci si trovasse nella situazione di partire da prodotti Open Source esistenti non si potrà fare a meno di rispettare le licenze già applicate al software, instaurando un meccanismo differente.L’Ente, infatti, si troverebbe in questo caso nello scenario 3 (o meglio 4) dove l’ammini-strazione chiede di introdurre nuove funzionalità su un prodotto Open Source esistente. In questo caso occorre tenere in considerazione le seguenti necessità dell’Ente:• garantire l’investimento fatto mantenendo le proprie evoluzioni collegate agli sviluppi

della comunità; questo per le seguenti motivazioni:- come si è detto, la forza di una soluzione Open Source sugli aspetti di sicurezza è

rappresentata dal fatto che è possibile verificare le vulnerabilità da parte di tutti e intervenire rapidamente; il chiamarsi fuori dalla comunità significa perdere questo vantaggio e implicitamente scegliere di adottare un prodotto insicuro;

- rimanere agganciati alla comunità di origine consente di non sobbarcarsi i costi di coordi-nare una comunità autonoma sul nuovo prodotto (nel caso che lo si voglia ridistribuire);

• supportare il territorio locale:- per un’impresa ICT è più appetibile adottare un prodotto noto e genericamente

riconosciuto e perciò più spendibile sul mercato che adottare una personalizzazio-ne di un Ente pubblico spendibile in un contesto molto più ridotto.

A supporto di queste considerazioni viene in aiuto l’esperienza di altre realtà quali per esempio il Brasile, che ha adottato la licenza GPL come licenza standard a livello di scelta di governo; superando anche il problema della lingua inglese adottando una par-ticolare formulazione che vede associata alla GPL una traduzione in portoghese tramite il meccanismo Creative Commons.

83Capitolo III

LA DIFFUSIONE DEI SISTEMI OPEN SOURCE 32

a cura di Mario Ancilli

Nel presente capitolo, a partire dall’analisi di un campione di esperienze sull’impiego di applicativi Open Source, sono valutate le ragioni che hanno favorito e continuano a favorire la diffusione di tali soluzioni in Europa, in Italia ed in Piemonte nel contesto regionale del SIre.

3 1 L’Open Source in Europa

Non è semplice stimare con precisione la diffusione del software OS dal momento che, a differenza dei produttori di software proprietario, non è possibile conteggiare il numero di licenze vendute. Neppure il numero di download dai siti web distributori di OS è significativo, poiché non esiste una relazione rigorosa tra il numero di copie scaricate e quelle realmente installate e utilizzate.Ciò nonostante, i numerosi casi d’uso europei nel settore pubblico e privato permettono di affermare che il software OS è in continua espansione. Infatti, la presenza di vulnerabilità significative nel software proprietario ha portato le Pubbliche Amministrazioni di molti Paesi europei, quali Francia, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Germania, Spagna, ed extra-europei, come Stati Uniti, Messico, Brasile, India e Cina, ad indirizzarsi verso soluzioni OS.A partire dal 200033 la Commissione Europea ha cercato di potenziare e promuovere la ricerca nel settore OS e la progressiva migrazione delle Pubbliche Amministrazioni europee verso le nuove soluzioni, dando così avvio ad un fermento di iniziative.In particolare il programma IDA (Interchange of Data Between Administrations) ha promosso la migrazione verso soluzioni Open Source come la pubblicazione dello studio The IDA Open Source Migration Guidelines34 ed il lancio nel 2003 dell’Open

(32) Le immagini del capitolo sono state realizzate a partire dalle clip art del progetto Open Clip Art Library, iniziativa finalizzata a creare un archivio di clip art liberamente utilizzabili (rilasciate come "Pubblico dominio").

(33) Lisbon Council, 2000: eEurope - An Information Society for All(34) http://ec.europa.eu/idabc/servlets/Doc?id=1983

Source Observatory, avente come obiettivo l’aggiornamento continuo sul software OS e sulle iniziative europee nel settore con particolare attenzione alle soluzioni per l'e-Government.Il 21 aprile 2004 il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno for-malmente adottato la decisione 2004/387/CE che istituisce il nuovo programma IDABC (Interoperable Delivery of European eGovernment Services to Public Administrations, Business and Citizens). Facendo tesoro dei risultati del precedente programma IDA, il nuovo programma 2005-2009 è diretto ad individuare, sostenere e promuovere lo sviluppo di servizi interoperabili pan-europei di governo elettronico.Il programma IDABC prevede inoltre attività di sostegno per la diffusione di best practice nell'applicazione delle tecnologie dell'informazione alle amministrazioni pubbliche. Tale attività si occupa anche della diffusione delle migliori pratiche nell'uso del software Open Source da parte delle amministrazioni pubbliche35.Fra i Paesi europei, la Francia sin dagli inizi del 1999 ha sviluppato interesse per le soluzioni OS promuovendo l’uso di tali tecnologie nei settori di interesse nazionale quali ambiente, trasporti, sanità e formazione on line. Nel 2001 l’agenzia francese per l’e-Government ha dato avvio alla selezione di standard aperti per la Pubblica Amministrazione. Nel 2004 il Ministero della Difesa francese ha dato inizio alla migrazione dei propri sistemi verso soluzioni Linux-based. Nel 2005 la Gendarmerie Nationale è passata con successo all’utilizzo di OpenOffice e successivamente di Mozilla Firefox e Thunderbird, annunciando la progressiva migrazione a Linux delle pro-prie workstation entro il 2013. Nel settembre 2006 la Corte di Cassazione francese ha inoltre reso pubblico il proprio nuovo sito web realizzato con soluzioni Linux e OS36.

Anche la repubblica Federale di Germania si è dimostrato uno fra i paesi più attivi nel settore OS. Già a partire dal 2000 il KBSt, Centro di Competenza ICT del Governo

(35) Decisione 2004/387/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, http://europa.eu.int/idabc/servlets/Doc?id=1895(36) IDABC, http://ec.europa.eu/idabc/en/chapter/498

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Federale, con la Letter 2/2000 – Open Source Software in the Federal Administration37

ha riconosciuto i vantaggi del software OS promuovendone l’uso nella Pubblica Amministrazione. Proprio in Germania è nata inoltre una delle principali distribuzioni GNU/Linux, SUSE38. Soprattutto a partire dal 2003, sia la Pubblica Amministrazione sia le forze armate hanno, infatti, sempre più promosso ed adottato software Open Source e sistemi operativi basati su Linux. Il governo tedesco finanzia inoltre alcune istituzioni OS che si occupano di coordinare lo sviluppo del software OS e degli standard, tra cui BerliOS, progetto fondato dall’istituto FOKUS del centro Fraunhofer. Nel 2004 il Comune di Monaco di Baviera e nel 2005 la Deutsche Bahn, la società che gestisce la rete ferroviaria tedesca, hanno dato avvio ad un processo di migrazione verso soluzioni Linux che prevede il passaggio della piattaforma tecnologica dal software proprietario alle distribuzioni Linux di Red Hat e Novell.

In Spagna, il Ministero della Pubblica Amministrazione ha iniziato ad interessarsi attiva-mente all’applicazione dei sistemi OS (in particolare Debian GNU/Linux) a partire dal 2000. Il governo regionale dell’Estremadura ha inoltre sviluppato LinEx, una distribuzio-ne GNU/Linux basata su Debian, modificata in funzione delle esigenze regionali e rea-lizzata grazie al sostegno di fondi europei. LinEx è nata con l’intento di essere utilizzata in tutte le scuole ed istituzioni pubbliche della regione ed è stata inoltre promossa per l’uso domestico. A partire dal 2004 la Città di Barcellona e l’osservatorio tecnologico TecnoCampusMatarò sono inoltre impegnate nel progetto Càtix, una distribuzione GNU/Linux live-cd basata su Debian provvista del supporto linguistico catalano. Nel maggio del 2005 inoltre la Città di Barcellona ha iniziato la migrazione dei propri sistemi desktop verso soluzioni OS (SUSE Linux) tramite il varo di due progetti pilota nei centri cittadini di Les Basses e El Sortidor.

(37) KBSt, www.kbst.bund.de(38) Originariamente SuSE, acronimo di Software und System Entwicklung, dal 2004 SUSE Linux

3 2 L’Open Source in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, l’interesse verso le soluzioni OS da parte delle PA è emerso

a partire dalla fine del 1999.

Nel 2000 sono state avanzate le prime raccomandazioni in favore dell’utilizzo di soluzio-

ni OS nei settori amministrativi39 affidando all’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (AIPA) il compito di valutare le possibili alternative alle soluzioni pro-

prietarie. Il Centro Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione (CNIPA),

che nel 2003 ha unificato AIPA e RUPA (Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione),

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(39) Senato della Repubblica, XIIIa Legislatura, Seduta 981, 15/12/2000

Figura 1Screenshot di GNULinEx 2006

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ha l'obiettivo primario di dare supporto alle PA nell'utilizzo efficace dell'informatica per migliorare la qualità dei servizi e contenere i costi dell’azione amministrativa. Al fine di esaminare gli aspetti tecnici, economici ed organizzativi legati all’utilizzo dell’OS nella PA, con D.M. del 31 ottobre 2002 è stata istituita la Commissione per il software a codice sorgente aperto nella Pubblica Amministrazione. L’attività della Commissione si è sviluppata attraverso il confronto con associazioni di categoria, operatori pubblici e privati del settore ed esperti in materia. Grazie alla Commissione è stata pubblicata una Indagine conoscitiva sul software Open Source che offre un quadro generale sui principali prodotti OS e contiene alcune proposte concrete per favorire la diffusione di tali prodotti nelle PA italiane. L’Osservatorio Open Source40 del CNIPA provvede inoltre ad un sistema di rilevazione continua dell’uso di soluzioni OS nella PA al fine di creare un punto di raccolta e di confronto delle strategie e delle best practice nel settore.

Criteri della Direttiva* che le PA devono seguire•TrasferibilitàadaltreAmministrazionidellesoluzioniacquisite;•Interoperabilità e cooperazione applicativa tra le amministrazioni;•Indipendenza da un unico fornitore o da un'unica tecnologia proprie-taria;

•Disponibilitàdelcodicesorgenteperispezioneetracciabilità;•Esportabilitàdidatiedocumentiinpiùformati,dicuialmenounoditipo aperto.

Nel 2004 è stata emanata la Direttiva del Ministro Stanca che fornisce indicazioni sulla possibilità di acquisizione ed utilizzo di programmi informatici OS. Fra i criteri di tale direttiva spiccano l’esportabilità dei dati con formati aperti, l’indipendenza da un unico

* Dalla Direttiva del 19 dicembre 2003 "Sviluppo ed utilizzazione dei pro-grammi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni”, G.U. 7 feb-braio 2004, n.31

(40) www.osspa.cnipa.it

fornitore, anche Open Source, l’interoperabilità e la collaborazione tra amministrazioni. Dal 1° gennaio 2006 è entrato in vigore il Codice dell’Amministrazione Digitale che, fra le altre direttive, stabilisce pari dignità fra soluzioni OS e proprietarie ed auspica l’adozio-ne di soluzioni informatiche aperte così come si evince dall’articolo 6841.

Articolo 68 (Analisi comparativa delle soluzioni)1. Le pubbliche amministrazioni, nel rispetto della legge 7 agosto 1990, n. 241, e del

decreto legislativo 12 febbraio 1993, n. 39, acquisiscono, secondo le procedure pre-viste dall'ordinamento, programmi informatici a seguito di una valutazione compara-tiva di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato:a) sviluppo di programmi informatici per conto e a spese dell'amministrazione sulla

scorta dei requisiti indicati dalla stessa amministrazione committente;b) riuso di programmi informatici sviluppati per conto e a spese della medesima o

di altre amministrazioni;c) acquisizione di programmi informatici di tipo proprietario mediante ricorso a

licenza d'uso;d) acquisizione di programmi informatici a codice sorgente aperto;e) acquisizione mediante combinazione delle modalità di cui alle lettere da a) a d).

2. Le pubbliche amministrazioni nella predisposizione o nell'acquisizione dei program-mi informatici adottano soluzioni informatiche che assicurino l'interoperabilità e la cooperazione applicativa, secondo quanto previsto dal decreto legislativo 28 febbra-io 2005, n. 42, e che consentano la rappresentazione dei dati e documenti in più formati, di cui almeno uno di tipo aperto, salvo che ricorrano peculiari ed eccezionali esigenze.

3. Per formato dei dati di tipo aperto si intende un formato dati reso pubblico e docu-mentato esaustivamente.

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(41) Il Codice dell'Amministrazione Digitale è stato emanato con D.Lgs. del 7 marzo 2005, n. 82, pubblicato sulla G.U. n. 112 del 16 maggio 2005, a seguito della delega al Governo contenuta all'articolo 10 della legge 29 luglio 2003, n. 229 (Legge di semplificazione 2001). Il Codice è entrato in vigore il 1° gennaio 2006. Nel 2006 il Codice è stato oggetto di una serie di correttivi, disposti con il D.Lgs. del 4 aprile 2006, n. 159.

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4. Il CNIPA istruisce ed aggiorna, con periodicità almeno annuale, un repertorio dei formati aperti utilizzabili nelle pubbliche amministrazioni e delle modalità di trasferi-mento dei formati.

3 3 L’Open Source in Piemonte

Per quanto riguarda il Piemonte, nel 2003 il CSI-Piemonte ha annunciato l’interesse a sviluppare applicazioni secondo gli standard Open Source42, passando dall’iniziale utilizzo di singoli software OS per componenti infrastrutturali, quali Application e Web Server, allo sviluppo di soluzioni OS anche per gli applicativi utilizzabili all’interno dei SIre. Esempi di implementazioni basate su piattaforma OS realizzate dal CSI sono: l’infrastruttura web della Provincia di Torino (Linux, server web, portal server ACS), il servizio di posta elettronica per il portale di servizi telematici di Torinofacile (Linux, server di posta Postfix, interfaccia web IMP e directory server OpenLDAP) e la rea-lizzazione dell’architettura Web Farm (Linux, server web Apache, servlet-container Tomcat)43. Fra le iniziative più rilevanti nel campo della promozione e dell’utilizzo delle nuove tecnologie ICT va segnalata anche la creazione dei Centri Servizi Territoriali (CST), ora ALI (Alleanze Locali per l'Innovazione). I CST/ALI, otto in Piemonte, uno per ogni pro-vincia, sono stati creati nel 2005 allo scopo di favorire l’accesso ai servizi telematici, erogabili anche attraverso le infrastrutture per banda larga previste dal Programma WI-PIE (RUPAR2), e per risolvere attivamente le situazioni di digital divide. I CST/ALI provvedono inoltre all’individuazione dei servizi innovativi di cui hanno bisogno i piccoli Enti, garantendone sia l’accessibilità sia l’usabilità, e prestano particolare attenzione all’impiego di soluzioni OS.

(42) Convegno internazionale “La conoscenza come bene pubblico comune: software, dati, saperi”, CSI-Piemonte, Torino, 17-18 novembre 2003.

(43)Per una trattazione più dettagliata dei progetti OS che attualmente impegnano il CSI-Piemonte si rimanda all'Appendice 5.

Un altro interessante caso di utilizzo di soluzioni OS in area piemontese è dato dall’Ar-PA-Piemonte (Agenzia regionale per la Protezione Ambientale). L’azienda utilizza infatti sistemi operativi Linux-based per supportare applicazioni che sviluppano modelli fisico-matematici previsionali e di qualità dell’aria (ad esempio Red Hat Enterprise Linux).Dal punto di vista formativo, a partire dal 2005, da parte del LIASES (Centro Interdipartimentale di Servizi dell’Università di Torino) in collaborazione con Dschola (rete delle scuole del Piemonte attiva nell’introduzione dell’OS nella didattica) è stato dato avvio al progetto ECDL Open Source, certificato dall’AICA, che permette di ottene-re la certificazione europea delle competenze informatiche verificata sull’utilizzo della suite gratuita OpenOffice.

3 3 1 Motivi d’interesse per l’inserimento dell’OS nel SIRe

Il fenomeno della crescente attenzione al settore Open Source (OS), ed in particola-re gli aspetti che ne avvalorano la sua applicazione nel contesto regionale del SIre, traggono spunto sia dalle positive esperienze europee nel settore, sia da un’accurata analisi degli aspetti tecnologici, legali, culturali, economici, di sicurezza e di sviluppo del territorio determinati dall’impiego di tali sistemi.

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Aspetti economici

Aspetti tecnologici Aspetti legati alla pianificazione

Aspetti legati alla sicurezza

Aspetti normativi e legali Aspetti culturali

Best pratice OS in ambito europeo

Figura 2L’Open Source

nel SIRe

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Gli aspetti tecnologici sono legati ad una ormai piena maturità di soluzioni nate, cresciute e sviluppate su licenza OS che rappresentano lo standard de facto su alcuni framework fondamentali. Basti pensare alle applicazioni Web Server in cui da sempre Apache detiene più del 60% del mercato mondiale. Si registra inoltre una sempre maggiore integrazione di componenti tecnologiche di firmware e middleware OS nei cosiddetti embedded system. Altro elemento significativo è la sempre maggiore diffu-sione di soluzioni OS a livello di utenti finali, determinata dalla crescente facilità d’uso degli applicativi e dalla diffusione di distribuzioni user-friendly.

Sotto il profilo della sicurezza, gli applicativi OS, data la disponibilità del codice sor-gente, garantiscono la trasparenza delle loro operazioni, diversamente dagli applicativi closed source. Inoltre Linux è meno esposto degli altri sistemi operativi ai rischi di virus ed ai malware informatici. Infatti, chi sviluppa sistemi maligni lo fa di norma per colpire il maggior numero di macchine possibile, che, date le statistiche, fa uso di sistemi ope-rativi proprietari. L’esigenza di passare a soluzioni Open Source si pone quindi anche dal punto di vista del rispetto della legge sulla tutela della Privacy (D.lgs. n. 196/2003), la quale impone che i computer deputati al trattamento di documenti personali e sensibili siano in grado di garantire la salvaguardia e la riservatezza dei dati.

Per quanto riguarda gli aspetti legali, questi vanno valutati in riferimento alla tipologia delle licenze, alla loro estrema varietà e alla loro possibile integrazione rispetto ai siste-mi giuridico–legali in essere presso i singoli Paesi.

Dal punto di vista culturale la diffusione dei sistemi OS produce una crescita generale della cultura informatica, promuovendo la diffusione della conoscenza e gli stimoli verso nuove iniziative formative.

Dal punto di vista della pianificazione interna, per quanto riguarda il sistema infor-mativo regionale, è attualmente in corso la riprogettazione del Sistema Informativo con l’impiego sempre più ampio di procedure web-based focalizzate sulla centralità del browser. L’utilizzo di tali procedure ha come obiettivo quello di svincolare l’utente dall’utilizzo di uno specifico sistema operativo.

Quanto agli aspetti di carattere economico, sono evidenti i risparmi generabili dall’uti-

lizzo di sistemi OS che non sono soggetti alle onerose licenze tipiche dei prodotti commerciali né per quanto riguarda i server né per le applicazioni lato utente. L’utilizzo di software OS può quindi condurre ad una ottimizzazione della spesa complessiva gra-zie ai minori costi di acquisizione del software, alla possibilità di riciclare senza limiti le installazioni e di perfezionare i processi di evoluzione e manutenzione del software.

Dal punto di vista della gestione del sistema operativo e della formazione degli utenti, il software OS può, specie in una prima fase, richiedere investimenti più cospicui rispetto alle soluzioni in uso, spese che si prevedono comunque ammortizzabili sul lungo perio-do e che garantiscono inoltre la formazione di personale specializzato. Infine, occorre considerare che l’impiego di software OS consente una maggiore indipendenza dai fornitori. A questo proposito, è noto nell’economia dell’informazione quanto sia dannoso il processo di lock-in per i sistemi informativi delle organizzazioni complesse.

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Figura 3Il ciclo del Lock-in

Selezione del prodotto

Consolidamento

Lock-in Valutazione

I tecnici, ma soprattutto gli utenti, si abituano ed imparano ad utilizzare una tecnolo-

gia, proposta da una determinata azienda, giudicata in un primo periodo la migliore

e continuano ad adottare quella tecnologia perché ritenuta ancora la più valida, la più

facile da usare e quella che nell’evoluzione tecnologica dovrebbe avere i minori costi

di cambiamento (switching cost).

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In verità molte volte la situazione bloccante o di lock-in porta ad aumento dei costi fissi imposti dall’azienda fornitrice che opera, in definitiva, in una situazione di monopolio, portando ad una fossilizzazione della cultura aziendale dell’acquirente. Va tenuto conto inoltre che dal punto di vista della politica economica e dello svilup-po del territorio l’attivazione di un mercato di prodotti OS può stimolare la crescita di aziende ICT locali e permettere quindi un più proficuo investimento delle risorse che attualmente vengono impegnate per pagare costose licenze a multinazionali straniere.L’applicazione delle tecnologie OS, oltre a rispondere alle indicazioni dell’Unione Europea, alla policy del MIT ed a precise istanze del Consiglio Regionale (2003), risponde quindi anche ad una pluralità di esigenze, non soltanto sul piano stretta-mente tecnologico, che richiedono attenzione in misura crescente e pongono in primo piano la necessità di una analisi approfondita delle soluzioni in uso e delle possibili alternative.

Figura 4Controllo delle

dipendenze tecnologiche nel SIRe

Controllo delle dipendenze tecnologiche

Studio di fattibilità Opzioni aperte(ITIL)

Contatti Soluzioni aperte

L’interesse per l’impiego di soluzioni OS nella Pubblica Amministrazione piemonte-se è dimostrata anche dalla proposta di legge presentata al Consiglio regionale del Piemonte (PdL. n. 132, 2 agosto 2005, 8ª Legislatura) "Norme in materia di pluralismo informatico, sull'adozione e la diffusione del software libero e sulla portabilità dei docu-menti informatici nella pubblica amministrazione". Al centro del progetto di legge vi è l'obiettivo di favorire il pluralismo informatico, garantire l'accesso e la libertà di scelta nella realizzazione di piattaforme informatiche ed eliminare ogni barriera dovuta a diver-sità di standard, anche attraverso l'incentivazione di attività formative e di ricerca.

3 3 1 1 La giustificazione economica degli investimenti ICT

Il controllo delle dipendenze tecnologiche è un obiettivo importante per assicurare la massima concorrenza possibile e la libera competizione nelle forniture pubbliche nell’area ICT, per svolgere un ruolo proattivo rispetto alle politiche di marketing dei fornitori e per garantire i sistemi informativi delle amministrazioni contro una rischiosa dipendenza da un unico soggetto privato.

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Figura 5Le componenti dello

studio di fattibilità

Fattibilitàtecnica - economica - organizzativa

Giustificazione economica

dell'investimento

Progetti Pilota

Linux su PDL - Parco della CollinaLinux su PDL - regione Piemonte

OS su Windows - regione Piemonte

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Se viene riscontrata una situazione di dipendenza o di lock-in, si possono intraprendere iniziative volte a modificare la situazione stessa. In condizioni di forte dipendenza si possono promuovere sperimentazioni di tecnologie alternative come è stato fatto in regione Piemonte con i progetti pilota sui sistemi ed applicazioni OS. Questi progetti hanno avuto lo scopo, tra l’altro, di prevedere e valutare le reazioni degli utenti al cam-biamento tecnologico, che sul campione esaminato si sono dimostrate molto positive. Non sempre negli studi di fattibilità e nell’implementazione dei sistemi informativi viene tenuto conto delle reazioni emotive di resistenza del personale, le quali possono tradur-si in azioni e comportamenti organizzativi ostili nei confronti delle nuove tecnologie. La diversificazione delle soluzioni tecnologiche nei sistemi informativi delle PA deve ovviamente salvaguardare un adeguato livello di interoperabilità e le azioni di riequili-brio non devono essere perseguite mettendo a rischio l’operatività delle PA.Per migliorare il governo e il controllo del rapporto con i fornitori, al fine di assicurare indipendenza progettuale, realizzazioni tempestive ed economicità di gestione, è utile applicare nella modalità di pianificazione della PA il concetto di giustificazione econo-mica dell’investimento (value for money).Nella realizzazione di un sistema ICT la giustificazione economica dell’investimento è definita come la migliore combinazione del TCO del sistema e della sua qualità, intesa come soddisfacimento dei requisiti. La giustificazione economica può non essere coin-cidente necessariamente col più basso prezzo di acquisizione. L’utilizzo dello strumento della "giustificazione economica" deve essere utilizzato sin dalla fase di pianificazione degli investimenti, dato che è in tale fase che vengono compiute le scelte strategiche e una scelta errata in pianificazione può avere un impatto molto più negativo rispetto a scelte errate prese nelle fasi successive.La giustificazione economica dell’investimento è tipica della metodologia del value based management. Quest’ultimo è un approccio strutturato alla conduzione dei pro-getti, finalizzato al controllo degli obiettivi, all’eliminazione degli sprechi e alla massima efficacia delle scelte adottate. Le attività di value based management si svolgono principalmente nelle prime fasi del progetto e quindi nello studio di fattibilità, ma proseguono attraverso review anche nelle fasi successive (sviluppo, implementazione). Tali attività consistono essenzialmente nel:

� identificare e valutare attraverso opportuni indicatori, non solo di tipo finanziario i mezzi utilizzati per soddisfare i requisiti e gli obiettivi del progetto;

� verificare che le decisioni prese nell’arco del progetto siano le più efficaci a raggiun-gere gli scopi prefissati;

� in corso d’opera, investigare e verificare la fattibilità delle modifiche, valutando i possibili risparmi;

� verificare, in definitiva, che le risorse impiegate nel progetto vengano spese ove forniscono in cambio il massimo valore.

Applicare i metodi del value based management alla problematica della scelta tra soluzioni OS e soluzioni proprietarie permette di scegliere tra i due modelli non soltanto sulla base del semplice confronto tra il costo dell’acquisto iniziale o di altri parametri più o meno soggettivi ma in modo strutturato, tenendo conto della vita tecnica della soluzione.

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Capitolo IVLABORATORIO ICT E OPEN SOURCE:

ATTIVITÀ 2004-2007 97a cura di Mario Ancilli

Nel quadro della sperimentazione sulle nuove tecnologie e sull’utilizzo di soluzioni OS sono stati realizzati a partire dal 2004 numerosi progetti pilota e sperimentali che hanno coinvolto direttamente le Direzioni regionali sia al fine di diffondere temi e conoscenze specifiche del mondo OS sia per verificare direttamente l’applicabilità delle nuove soluzioni nel complesso della Pubblica Amministrazione piemontese.Sono qui presentate alcune fra le attività formative e sperimentali che la regione Piemonte, tramite il Laboratorio ICT, ha intrapreso nel quadro dell’innovazione tecnolo-gica e dell’applicazione concreta dei sistemi OS.

4 1 Progetti pilota

4 1 1 linux su pdl

Il progetto si propone di sperimentare sulle postazioni di lavoro di alcuni dipendenti regionali sistemi operativi e di office automation alternativi a quelli proprietari, verifican-done le criticità al fine di valutarne l’opportunità di inserimento nel Sistema Informativo regionale (SIre).Solo qualche anno fa era difficile proporre una sperimentazione di questo tipo, in quan-to fra i sistemi operativi per desktop le alternative a Windows erano utilizzabili solo da utenti esperti. Ora le interfacce grafiche di Linux (KDE, Gnome Window Maker) e dei sistemi di office automation (OpenOffice, KOffice, ecc.), disponibili gratuitamente o a costi contenuti, hanno usabilità, ergonomia e performance generali che in certi ambiti applicativi possono addirittura superare le soluzioni offerte dai sistemi proprietari.Inoltre, va considerato che la policy di revisione architetturale del SIre prevede un'unica interfaccia web per tutte le applicazioni aziendali: ciò comporta l’assoluta indipendenza delle procedure informatiche dal sistema operativo in uso.Tra le diverse distribuzioni GNU/Linux presenti sul mercato si è optato in un primo tempo per Mandrake Linux (ora Mandriva). Mandrake era una delle poche distribuzioni europee rimaste, dotata di buone caratteristiche di usabilità e performance e disponibi-

le sia in versione gratuita sia a pagamento. Le installazioni in locale della piattaforma Linux, com-prensiva di tutti gli applicativi OpenOffice.org, hanno avuto inizio nell’autunno 2004 (su trenta postazioni fisse e portatili). Il sistema operativo poteva essere avviato dallo “sperimentatore” al bootstrap, in alternativa a Windows.La sperimentazione è proseguita per circa un mese, dopodiché ogni soggetto è stato lasciato libero di uti-lizzare indifferentemente l’ambiente Windows o l’am-biente Linux.

Inizialmente la suite di produttività individuale adottata è stata OpenOffice.org 1.3, della quale sono state preventivamente testate la funzionalità, l’usabilità, l’affidabilità e la compatibilità del formato dei documenti con analoghe soluzioni proprietarie.A conclusione dell’iniziativa, nel 2005, è stato sottoposto un questionario agli utenti sperimentatori in modo da valutare gli esiti del progetto pilota. Una sintesi dei risultati dello studio condotto è proposta in appendice a questa pubblicazione.Visto l'ottimo successo ottenuto, si è deciso di proporre la sperimentazione anche nell’anno successivo 2005–2006, estendendo il numero degli utenti sperimen-tatori ed utilizzando la nuova distribuzione Mandriva Linux 2006 e la nuova suite OpenOffice.org 2.0.La nuova edizione della sperimentazione ha preso avvio a fine 2007 adottando la distri-buzione GNU/Linux Ubuntu release 7.10 con interfaccia grafica GNOME. Nella scelta della distribuzione si è tenuto conto di semplicità, rapidità e livello di automazione della distribuzione oltre che dell’usabilità dell’interfaccia grafica.

Ubuntu è stata valutata come la distribuzione più adatta anche in ragione della sua sta-bilità, della ricchezza dei pacchetti disponibili, della frequenza degli aggiornamenti, del supporto alle componenti hardware, della localizzazione in lingua italiana e del solido formato originario (Debian).

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Per la predisposizione delle postazioni si è tenuto conto dell’integrazione del sistema

operativo con l’architettura esistente prendendo in considerazione in particolare gli

aspetti legati all’autenticazione (username/password) in relazione al dominio LDAP

Active Directory. A tal proposito saranno garantite le stesse policies relative alla com-

plessità e alla scadenza delle password presenti su Active Directory in modo da non

compromettere la sincronizzazione fra ambiente Windows e Linux.

La dotazione software presente in Ubuntu sarà customizzata privilegiando le applica-

zioni che permettono la redazione, la consultazione e lo scambio di documenti per le

consuete attività d’ufficio. La suite di produttività individuale scelta è OpenOffice.org 2.2.

Fra gli altri applicativi installati si segnalano Planner (corrispondente a Microsoft Project),

il browser Mozilla Firefox, Mozilla Thunderbird come client di posta elettronica, Acrobat

reader, Sun Java JrE, Beagle come tool di ricerca ed i plugin Java, Acrobat e Flash Player.

Il sistema operativo Ubuntu potrà essere avviato al bootstrap, in alternativa a Windows.

Per permettere una migliore integrazione fra i due sistemi operativi, su Ubuntu per ogni

postazione verrà messa a disposizione un’immagine XEN di un client XP generico da

attivare. Ciò consentirà l’utilizzo delle applicazioni Windows direttamente da Ubuntu in

modalità virtualizzata.

A tal proposito è stata predisposta una sessione formativa specifica – "La virtualizzazio-

ne e la Pdl Ubuntu" – finalizzata a precisare le modalità pratiche di utilizzo del sistema

operativo tramite il software Virtual Machine.

Le installazioni in locale della piattaforma Ubuntu e degli applicativi avranno inizio nei

primi mesi del 2008, in seguito alla sessione formativa per gli sperimentatori, e preve-

dono una durata di sei mesi.

A conclusione dell’iniziativa, come per le precedenti edizioni, sarà sottoposto un que-

stionario agli utenti sperimentatori di modo da valutare gli esiti del progetto pilota. Il

progetto prevede anche la formazione di una community OS con uno spazio informa-

tivo dedicato sul portale interno del Laboratorio ICT.

4 1 2 Open Source Software in ambiente Windows

Il progetto intende valutare sui client regionali di produzione le criticità e potenzialità di

due prodotti OS in ambiente Windows: la suite di programmi di produttività individuale OpenOffice nella versione 2.0 e l'Internet browser Firefox, alternative valide e complete a MS Office ed a MS Internet Explorer.La sperimentazione è stata effettuata su base volontaria, in analogia a quanto fatto con il progetto Linux su PDL, ed ha riscosso un elevato numero di adesioni.

L’attività formativa, organizzata su base modulare con alternanza fra formazione in aula e applicazione delle conoscenze acquisite in ambito lavorativo, si è svolta in funzione dei seguenti obiettivi:� fornire le conoscenze essenziali per l’utilizzo in ambiente Windows degli applicativi

OpenOffice.org (Writer, Math, Impress, Calc, Draw, Base);� realizzare reportistica adeguata a supporto dei processi decisionali;� valutare l’impatto che i software OpenOffice in ambiente Windows possono avere

nell’espletamento delle normali attività d’ufficio nella Pubblica Amministrazione.

4 2 PROGETTI SPERIMENTALI

4 2 1 linux - parco della collina torinese

Il progetto ha avuto come obiettivo la realizza-zione di un’architettura di livello dipartimentale con software OS per la sede del Parco della Collina Torinese.Il Laboratorio ICT ha seguito direttamente tutte le fasi del progetto compresa la revisione dell’in-frastruttura di rete. L’architettura implementata consiste in un server ed una decina di client, dove tutto, dalla condivisione dei file a quella delle stampanti, funziona in ambiente Linux. Il sistema operativo scelto è stato inizialmente Mandrake 10.0, poi Mandriva 2006 sia lato server sia lato client. Il server ha funzione di

100

Server RedHat 9-NIS authentication-SMB, NFS sfares-CUPS print server

Figura 1Infrastruttura web

del Parco della Collina

Router ADSLverso rete 10.x

Stampanti di rete

Switch interno

PDL LinuxMandrake 10,0

file e print server. Il software di office automation adottato è stato OpenOffice.org 1.1. Il Laboratorio ICT è attualmente impegnato nelle attività progettuali di migrazione della soluzione attuale da Linux Mandriva 2006 ad una distribuzione più aggiornata, orien-tandosi indicativamente verso Ubuntu 7.04. Scopo dell’attività è quindi quello di mantenere una architettura di livello dipartimen-tale realizzata con software Open Source, aggiornato alle più recenti distribuzioni, e predisporre parallelamente alcune postazioni eventualmente virtualizzate con Windows XP. Al fine di non pregiudicare il funzionamento del sistema, si sta considerando innan-zitutto l’aggiornamento del Fedora Directory Server, l’installazione del dominio Active Directory e del modulo di sincronizzazione e lo spostamento dei client Windows sul nuovo dominio Active Directory. In parallelo è stata valutata anche la possibilità di modificare i client Mandriva (con relativa cancellazione modulo PAM_SMB) in alternativa all’installazione diretta di Ubuntu. I lavori per l’implementazione di una infrastruttura aggiornata e funzionale sono iniziati nell’autunno 2007.

4 2 2 Wireless VoIP

Il progetto parte da uno studio effettuato nel corso del 2003 dal Settore Sistemi Informativi con il supporto dei tirocinanti dell’area telematica del Politecnico di Torino.La disponibilità presso la sede della regione di Corso regina Margherita di un’infrastrut-tura di rete wireless ha rappresen-tato un’interessante opportunità per la creazione di un servizio for-temente innovativo. In particolare, l’obiettivo del progetto è stato la realizzazione di un servizio di tele-fonia IP ottimizzato per l’utilizzo con terminali mobili.La prima parte dell’attività è stata dedicata a progettare ed imple-mentare l’infrastruttura di base per

101

Figura 2Progetto VoIP

Voice over IP

la gestione degli utenti e l’interconnessione alla rete telefonica analogica (PSTN44). In parallelo sono stati analizzati i client software disponibili per le varie tipologie di terminali.Successivamente si è proceduto all’integrazione dei client ed alla validazione del sistema nel suo complesso. In questa fase è stata dedicata particolare attenzione ai problemi legati alla qualità del parlato, al roaming tra i vari access point durante la comunicazione ed ai problemi di autenticazione degli utenti.Le attività del progetto sono state:� definizione dei requisiti del sistema;� progetto della rete telefonica VoIP;� identificazione e valutazione dei componenti da utilizzare;� installazione e configurazione degli apparati e dei software;� test e validazione del servizio.

4 2 3 Open Wireless Network

La rete wireless presente nella sede regionale di corso regina Margherita 174 è ad oggi utilizzabile unicamente, previa autenticazione, dai dipendenti della stessa; infatti, con l’attuale impostazione non è possibile configurare velocemente l’accesso ad utenti ospiti (guest), specialmente nel caso in cui essi utilizzino sistemi operativi e schede di rete wireless differenti. Sono emerse quindi due necessità: la prima di consentire l’accesso alla rete wireless anche a consulenti ed utenti guest, pur se limitatamente ad aree predefinite (es. sala video-conferenza), la seconda di poter gestire in modalità differenziata i privilegi asso-ciati ad ogni utente. Nella scelta dei software adatti a tali necessità sono state privilegiate le soluzioni Open Source.

102

(44) Public Switched Telephone Network: la normale rete telefonica per le trasmissioni vocali, che può essere utilizzata per l'invio di dati tramite modem.

103

Il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi:� studio e progettazione di una soluzione basata su piattaforma OS che permetta

l’accesso alla rete wireless ad utenti di tipo guest;� identificazione di aree ben definite in cui estendere la copertura wireless, radio

survey ed analisi interferenza;� identificazione di strumenti Open Source da utilizzare;� progettazione della rete;� installazione e configurazione degli apparati;� implementazione, messa in campo e validazione della soluzione.

4 2 4 Servizi Internet

Il Laboratorio ICT, avendo fra i suoi fini l’analisi, la progettazione, lo sviluppo e la spe-rimentazione di sistemi e servizi ICT con caratteristiche innovative, è attivo anche per quanto riguarda l’implementazione di servizi Internet di base, privilegiando dove possi-bile, soluzioni Open Source.Infatti, partendo da uno studio effettuato nel corso del 2004 dal Settore Sistemi Informativi con l’ausilio dei tirocinanti dell’area telematica del Politecnico di Torino, si è dato inizio ad un progetto di implementazione dei servizi di posta elettronica. La soluzione scelta si basa sulla piattaforma Open Source Postfix, che comprende ed integra un sistema di posta elettronica, antispam, antivirus e un sistema per la condivi-sione dei dati (FTP o WebDAV).

Figura 3Open Wireless Network

guest rete wireless

lan aziendale

Le fasi in cui è stato suddiviso il progetto sono:� individuazione degli strumenti Open Source idonei alla realizzazione del sistema di

posta elettronica che consenta di soddisfare i requisiti minimali richiesti;� installazione del sistema operativo e delle componenti necessarie al funzionamento

del software scelto;� verifica della corretta configurazione del sistema dal punto di vista della sicurezza

(hardening del sistema e attività di penetration test);� configurazione del sistema di posta, con particolare attenzione agli aspetti di Anti-

Relay, Anti-Spam e Anti-Virus;� installazione e configurazione di un web mailer per la lettura della posta da Internet;� start-up del sistema.Il progetto è stato ultimato e il servizio di posta elettronica è funzionante, stabile e attualmente in uso fra gli utenti autorizzati.

4 2 5 Accesso VPN (Virtual Private Network)

Vista la sempre più pressante necessità di sperimentare forme di telelavoro questo progetto è finalizzato a consentire all’utente regionale di svolgere il proprio lavoro in modalità sicura indipendentemente dal luogo e dal momento in cui opera. L’obiettivo del progetto consiste nel realizzare un accesso in VPN alla Intranet aziendale.

104

Figura 4Schema della connessione VPN client

lan aziendale

gateway vpnaziendale

internet client vpnremoto

105

Le attività del progetto sono:� analisi stato dell’arte delle soluzioni client-server per VPN Open Source e commerciali;� verifica della compatibilità di soluzioni basate su connettività satellitare;� analisi dei costi (formazione, banda, apparati);� progettazione e implementazione del prototipo e stesura di un documento prope-

deutico alla gestione della soluzione implementata;� implementazione del servizio (configurazione, start-up, collaudo);� test e collaudo del servizio sperimentale.

Nel corso dell’attività è stato preso in esame il software commerciale Astaro Security Gateway, un prodotto dedicato per gestire la sicurezza installabile su un PC Intel standard e che offre un'interfaccia di amministrazione web che mira a semplificare le operazioni di configurazione di tutte le funzionalità. In particolare, esso è in grado di operare come gateway VPN, creando un “tunnel” di comunicazione sicuro all'interno di una rete pubblica.

4 2 6 Studio su IDS (Intrusion Detection System)

Questo progetto nasce dall’esigenza di aumentare il livello di sicurezza della rete wireless sperimentale della regione ed ha preso avvio da uno studio finalizzato alla predisposizione di un sistema IDS per il rilevamento di eventuali intrusioni nella rete. Il progetto è stato sviluppato dai tirocinanti dell’area telematica del Politecnico di Torino coordinati dal tutor aziendale del Settore.L’aspetto particolarmente innovativo dell’attività consiste nella configurazione di un sistema IDS in grado di rilevare alcune tipologie di attacco peculiari delle reti wireless. Le fasi in cui è stata suddivisa l’attività sono le seguenti:� individuazione degli strumenti OS idonei alla realizzazione del sistema in oggetto e

studio della relativa documentazione;� installazione del sistema operativo e delle componenti necessarie al funzionamento

del software scelto;� verifica della corretta configurazione del sistema dal punto di vista della sicurezza

(hardening del sistema e attività di penetration test);

� installazione e configurazione di una sonda IDS su rete locale (LAN);� test del sistema IDS attraverso la simulazione di attacchi con l’uso di strumenti di

scanning OS;� installazione e configurazione di una sonda IDS su rete wireless;� test della sonda wireless attraverso la simulazione di attacchi alla rete.Il sistema operativo scelto è una versione stabile di Voyage Linux, distribuzione basata su Debian GNU/Linux 3.1 (Sarge) modificata per poter essere eseguita su apparati embedded con prestazioni limitate.Il motore di intrusion detection utilizzato per costruire la sonda Wireless IDS è Snort, applicativo IDS divenuto ormai un punto di riferimento nella comunità Open Source e supportato da una discreta comunità di sviluppatori. Poichè le poche case costruttrici che producono apparati per l’IDS Wireless mettono sul mercato soluzioni caratterizzate da costi molto elevati per ciascun componente dell’ar-chitettura (sonda, analyzer, correlator, collector) si è cercato di arrivare alla costruzione di un sistema alternativo. Tra le possibile alternative valutate si è infine optato per la piattaforma WrAP (Wireless Router Access Point), la quale soddisfa i requisiti proget-tuali di costo, dimensioni e supporto.L’architettura della rete wireless del Laboratorio ICT prevede diversi access point ai quali si collegano uno o più dispositivi dotati di interfaccia di rete 802.11 (client wireless). Quindi, per quanto riguarda l'installazione, la sonda è stata collocata nei pressi di uno o più access point, in modo da poter intercettare le trasmissioni tra questi ultimi ed i client. La sonda è equipaggiata con Snort-wireless (ovvero Snort con una patch in grado di rilevare gli attacchi più comuni relativi al protocollo 802.11) ed è stata configurata in modo da inviare gli allarmi ad un server che li immagazzina su di un database Mysql.Ultima componente dell’architettura è BASE (Basic Analisys and Security Engine), ovvero una interfaccia web scritta in PHP (necessita quindi di un web server Apache), tramite la quale è possibile visualizzare e analizzare comodamente gli allarmi utilizzan-do un comune web browser. Snort inoltre permette di salvare gli allarmi in formati differenti, tra cui XML e IDMEF ovvero formati standard per cui è possibile implemen-tare programmi personalizzati per la gestione, amministrazione e segnalazione degli allarmi.

106

107

4 2 7 Applicativo web per la prenotazione sale

La sede della regione di Corso regina Margherita è dotata di spazi multifunzionali la cui corretta gestione richiede un coordinamento centralizzato al fine di conoscere in tempo reale la disponibilità delle sale e soddisfare le eventuali esigenze operative e organizza-tive. Ad oggi, la gestione degli spazi è effettuata da un operatore che dopo aver ricevuto una specifica richiesta di prenotazione verifica, telefonicamente o personalmente presso la segreteria, la disponibilità del locale. L’obiettivo dell’attività è la realizzazione e sperimentazione di un servizio multicanale in grado di informatizzare l’attuale flusso per la prenotazione delle sale della Direzione Innovazione, ricerca ed Università della regione Piemonte. Il servizio è rivolto ad utenti che dispongono di postazioni di lavoro standard dotate di browser e ad utenti mobili che possono accedere al servizio tramite dispositivi PDA e

Figura 5Architettura three-tier della Web Application

lato server lato client

sql over jdbc

webserver

aprire(autentificazione e profilazione) cellulare

pdlstandard

pda

java

htmlover http

htmlover http

wbxmlover http

oracle

108

cellulari Java-compliant. Per la definizione dell’applicativo è stato necessario inoltre distinguere l’utenza interna,

che prioritariamente fruisce di sale incontro senza dotazioni strumentali, dall’utenza

esterna, che richiede in genere la disponibilità delle sale multimediali e multifunzionali.

I colleghi della sede regionale tramite l’applicativo potranno prenotare in modo semi-

automatico quelle sale che per la tipologia d’incontro previsto non necessitano di

particolari attrezzature; il sistema prevede che la richiesta venga inoltrata a seguito della

compilazione di una form con il conseguente rilascio di un ticket a conferma della

prenotazione.

La gestione delle altre sale sarà ancora delegata ad un operatore che mantiene margini

di discrezionalità rispetto alla concessione degli spazi.

Poiché si tratta di un sistema in grado di veicolare alla portineria le informazioni relative

alle riunioni ed ai partecipanti sia interni che esterni, la sua implementazione coinvolgerà

anche aspetti legati alla sicurezza degli accessi ed alla conseguente gestione dei pass.

4 2 8 Distribuzione Linux Based per l’implementazione di un security appliance

Nel 2004 è stata installata una rete wireless Wi-Fi il cui accesso da parte degli utenti è

controllato da sistemi Open Source (NoCat, Freeradius). Soltanto l’apparato che svolge

le funzioni di firewall e terminazione VPN è un prodotto commerciale.

Nell’ottica di avere un’architettura di sicurezza per la rete wireless completamente Open Source è emersa la necessità di realizzare una distribuzione basata su sistema operativo

Linux (installato su un normale PC) che implementi le funzionalità di:

� Stateful inspection firewall� VPN terminator� Authentication server (RADIUS)L’appliance, per comodità d’utilizzo e di amministrazione, sarà dotato delle interfacce

web e ssh.

Gli obiettivi consistono nella progettazione, realizzazione, installazione e test della distri-

buzione e sono così suddivisi:

� analisi e test dei prodotti firewall Open Source attualmente disponibili bastati sull’in-

terfaccia iptables/netfilter;

109

� identificazione e test dei principali prodotti Open Source esistenti per implementare VPN (sia net to net sia remote access);

� identificazione dei pacchetti software da inserire nella distribuzione OS.

4 2 9 Analisi e implementazione di un sistema Open Source per ambienti di

collaborative working: e-Groupware

Come naturale evoluzione ed integrazione dell’attività progettuale di condivisione dei dati già avviata con il sistema di posta elettronica integrato, il Laboratorio ICT ha intra-preso la sperimentazione di un sistema OS di collaborative working al fine di supportare l’attività lavorativa ed agevolare la comunicazione interna.

Gli obiettivi dell’attività sono:� analisi ed implementazione di un sistema di collaborative working OS;� condivisione di dati e documenti residenti su un server centrale regolato da politiche

di accesso personalizzate per utente e per gruppo;� gestione condivisa delle scadenze e degli incontri del gruppo di lavoro.

Per la sperimentazione si è scelto di utilizzare il prodotto OS e-Groupware.e-Groupware, rilasciato con licenza GNU GPL, permette di gestire e coordinare lo scam-bio di informazioni all'interno di gruppi di lavoro, o fra più gruppi di una stessa azienda, ed è dotato di strumenti di workflow management. e-Groupware è un'applicazione complessa basata su architettura LAMP (Linux, Apache, MySQL, PHP), che può essere installata anche su sistemi operativi Windows (con web server IIS) e BSD e su database PostgreSQL, MaxDB e MicrosoftSQL.

Il prodotto, attualmente giunto alla versione 1.4 (maggio 2007), è supportato da una attiva comunità di sviluppatori che rilascia aggiornamenti e correzioni ai bug eventualmente riscontrati. Valutando le esigenze del Laboratorio ICT le funzionalità attivate sono:● e-mail;● rubrica; ● agenda condivisa (organizzazione degli appuntamenti per sé o per il gruppo di lavoro);● gestione delle attività (To do, chiamate telefoniche, note, ecc. da programmare per

sé o da delegare ad altri utenti);

110

● gestione delle risorse aziendali (prenotazione delle sale e delle apparecchiature).

L'installazione effettuata presso il Laboratorio ICT della regione Piemonte è completa-mente basata su piattaforma Open Source.

4 2 10 Sistema per la gestione documentale Owl Intranet Engine

Il progetto nasce dalla necessità degli utenti del Laboratorio di poter disporre di un sistema di archiviazione e gestione elettronica dei documenti in ambiente multiutente.Lo studio di fattibilità e la progettazione sono stati condotti dai tirocinanti dell’area tele-matica del Politecnico di Torino con il coordinamento del tutor aziendale del Settore.La soluzione prototipale adottata è stata implementata sul prodotto OS Owl Intranet Engine: sistema dotato di un interfaccia web che offre la possibilità di organizza-re, archiviare, condividere e ricercare i documenti in modo facile, rapido e sicuro. Il sistema consente:� l’archiviazione di documenti di qualunque natura (.doc, .pdf, .xls, .jpeg, ecc.);� la gestione di attributi descrittivi del documento (titolo, descrizione, ecc.);� la gestione anagrafica degli utenti del sistema;� la gestione delle politiche di visibilità e di autorizzazione alle modifiche della docu-

mentazione contenuta;� la gestione delle notifiche per gli utenti e per i gruppi;� l'indicizzazione e la ricerca di documenti tramite attributi e full text;� monitoring dell'attività di creazione, lettura e modifica dei documenti da parte degli

utenti;� la gestione in sicurezza dell'accesso e del trasferimento dei documenti lungo il cana-

le di comunicazione.Il prodotto scelto è basato sulla piattaforma LAMP (Linux, Apache, Mysql, PHP) ed è distribuito sotto licenza GNU GPL con la possibilità di modificare i sorgenti ed adattare il software alle proprie esigenze. Tutte le funzionalità sono disponibili facilmente agli utenti attraverso l'uso di un browser web. La protezione delle informazioni sul canale è garantita dall'uso del protocollo https.

111

4 2 11 Sistema per la gestione documentale KnowledgeTree

Al fine di realizzare un sistema di condivisione della documentazione fra il Laboratorio ICT ed il CSP è emersa l’esigenza di disporre di un applicativo per la gestione docu-mentale e capace di gestire le normali attività di document routing, versioning, work-flow di approvazione, organizzazione, ricerca ed archiviazione di documenti condivisi. Il progetto è stato realizzato presso i laboratori del CSP e replicato all’interno dei sistemi installati presso il Laboratorio ICT della regione Piemonte attraverso attività di ricerca e test volti a valutarne la configurazione migliore.Il sistema DMS scelto si basa sul progetto OS KnowledgeTree, un’applicazione web per il cui utilizzo è sufficiente disporre di un browser e di una connessione alla rete Internet.

Figura 6Interfaccia di amministrazione di Owl

Regione Piemonte CSP

administratorLaboratorio ICT

unitadministrator

unitadministrator

Piattaforme applicative

Sistemi

Tecnologie e infrastruttureSistemi Informativi

e informaticaFigura 7

Tassonomia di KnowledgeTree OS

relativa al Laboratorio ICT

112

4 2 12 Open Source in tasca

Il progetto consiste nella predisposizione su chiave USB di una suite di applicativi OS a supporto delle attività lavorative d’ufficio. Tale soluzione offre il vantaggio di poter fruire di una dotazione software di immediato utilizzo, sempre disponibile e facilmente tra-sportabile da un computer all’altro tramite un dispositivo di memoria portatile USB.Per quanto riguarda la dotazione di applicativi software, è stata effettuata una prima selezione fra quelli predisposti da WinPenPack Team, gruppo italiano di sviluppatori di applicativi portatili (OpenOffice, Firefox, Gimp, 7-Zip, ecc.).Il progetto ha preso avvio alla fine di agosto 2007 con la fase di brainstorming. Attualmente sono in corso di definizione le caratteristiche tecniche dell’infrastruttura di supporto, la personalizzazione dell’interfaccia grafica e la predisposizione di modelli di testo ad uso specifico della regione Piemonte.In una prima fase lo strumento sarà adottato dai dipendenti della regione Piemonte, con un successivo allargamento ai dipendenti di altre Pubbliche Amministrazioni (Province, Comuni, Comunità Montane, ecc.), ed utilizzato nel corso di convegni, con-ferenze ed attività promozionali in altre realtà regionali (scuole, Enti vari, ecc.).

4 2 13 OpenCA: servizio di Certification Authority

L’esigenza alla base del progetto è quella di fornire un sistema che permetta l’eroga-zione di certificati digitali a utenti e servizi. Per farlo si è scelto di utilizzare la soluzione OS OpenCA.Tale decisione è stata determinata dalla notorietà e diffusione della soluzione nell’ambi-to della comunità Open Source, dalle sue caratteristiche di buona modularità per gestire i nodi dell’infrastruttura e dalle buone possibilità di personalizzazione. Oltre a questo OpenCA permette la fase di enrollment dei certificati in diverse modalità (browser web Mozilla-like o Internet Explorer, generazione delle chiavi lato server, invio diretto di richieste PKCS10) e presenta una buona aderenza agli standard IETF legati allo sviluppo delle infrastrutture a chiavi pubbliche.La CA progettata è suddivisa logicamente in quattro componenti:● un Front-end pubblico (PUB), dove gli utenti possono sottoporre le richieste di cer-

tificato e di revoca;

113

● una Registration Authority (rA), dove uno o più operatori approvano le richieste,

eventualmente con la presenza fisica del richiedente;

● una Certification Authority (CA), dove risiede la chiave privata della CA ed uno o più

operatori possono emettere/revocare certificati e CRL (Certificate Revocation List);● un LDAP (Lightweight Directory Access Protocol), dove possono essere pubblicati i

certificati una volta emessi ed eventualmente anche le CrL.

114

La Pubblica Amministrazione rappresenta ad oggi uno dei maggiori acquirenti di licenze software. A partire da un’attenta analisi del rapporto costo-benefici e del costo totale di possesso (total cost of ownership, TCO) si impone l’esigenza per i soggetti pubblici di valutare le possibili strategie di migrazione verso soluzioni OS per quanto riguarda i sistemi operativi, i sistemi di office automation (suite di produttività personale), di posta elettronica ed i gestionali web.La migrazione costituisce un processo complesso, con riflessi sulla gestione, sulla pro-duttività e sulla normale operatività di una organizzazione e può avere un costo note-vole. Per questo motivo è necessario, prima di decidere se intraprendere o meno tale processo, avere ben chiare le criticità che possono sorgere, effettuare un approfondito studio di fattibilità e predisporre un’adeguata formazione interna.L’approccio complessivo ad una migrazione a soluzioni alternative a quelle attualmente in uso potrebbe ragionevolmente essere di tipo step-by-step, in cui ad ogni passo deve essere verificata la fattibilità economica, tecnica ed organizzativa della nuova implemen-tazione. In tal caso, qualora il raffronto fra la soluzione proprietaria attualmente in uso e la soluzione OS risulti sfavorevole a questa ultima sarà sempre possibile ritornare al passo precedente senza dover modificare l’architettura fino a quel momento implementata e salvaguardare così gli investimenti effettuati e evitare sprechi in sunk cost.Secondo il modello step-by-step, la prima fase della migrazione coinvolge la compo-nente di office automation (suite di produttività, Internet browser, client di posta elet-tronica), la quale risulta essere dal punto di vista tecnico-gestionale la meno impattante sui sistemi informativi della PA. Il processo di migrazione ipotizzato segue quindi il modello bottom-up, che prevede un elevato grado di dettaglio per le singole componenti del processo seguito da una loro interconnessione nel più ampio piano di migrazione.

Capitolo VSPUNTI PER UNA MIGRAZIONE DEI SISTEMI INFORMATIVI DELLA PA A SOLUZIONI OSa cura di Mario Ancilli, Renato Baima Poma e Graziella Pastore

115

Contemporaneamente è possibile effettuare la migrazione degli applicativi decisionali e

operazionali dall’architettura client-server a tre livelli a quella web.

Il vantaggio di avere applicazioni web fruibili da browser standard consiste nel fatto di

essere completamente indipendenti da vincoli di sviluppo software legati al sistema

operativo installato sulle postazioni degli utenti. È sufficiente infatti che l’utente dispon-

ga di un browser (Internet Explorer, Mozilla, ecc.) per poter accedere ed utilizzare le

proprie applicazioni.

Avendo sistemi di office automation OS e procedure informatiche decisionali ed ope-

razionali web-based è possibile, quindi, passare alla fase di installazione di sistemi ope-

rativi OS sulle postazioni di lavoro degli utenti. Come verificato grazie ai progetti pilota

promossi dal Laboratorio ICT della regione Piemonte, l’impiego di soluzioni OS ha

riscosso un buon apprezzamento da parte degli utenti sperimentatori e il TCO relativo

ai prodotti OS si è dimostrato molto interessante.

Il passo successivo è quello di far migrare i sistemi di gestione dei servizi ai client (file

server, print server, share server) e di autenticazione e profilazione a soluzioni non

Suite di produttività personale OS2007

Applicativi webfine 2007

Sistemi operativi OS lato client2008

Sistemi operativi OS di rete lato serverfine 2009

Framework OS(Application Server + Data Server)2010

Figura 1Passi per una migrazione OS

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proprietarie.In ultima analisi si potrebbe far migrare la server farm, ossia il cuore dell’architettura, a sistemi aperti.Il fatto stesso che chi deve acquistare pensi ad una migrazione, effettui comparazioni ed attivi progetti pilota su soluzioni alternative può essere utile, ed in parte ciò si è già manifestato, a far rivedere al fornitore le sue politiche di produzione e di vendita, pro-ponendo all’acquirente condizioni più favorevoli.

5 1 PROGETTo grid

Il Laboratorio ICT della regione Piemonte ha intrapreso una indagine sulla tecnolo-gia Grid Computing e la sua applicabilità alle componenti del Sistema Informativo regionale (SIre). Sono stati identificati due ambiti che possono portare a risultati di rilievo ed in partico-lare la realizzazione di una infrastruttura Grid per l’esecuzione di modelli dedicati all’am-biente (previsioni meteorologiche, qualità dell’aria) ed un sistema innovativo capace di valutare l’utilizzabilità delle tecnologie, dei concetti derivati dal mondo Grid alle piattafor-me applicative tradizionali mediante l’utilizzo della tecnologia di virtualizzazione. L’ArPA Piemonte e la Direzione regionale Ambiente presentano quotidianamente bol-lettini sulle previsioni meteorologiche e sulla qualità dell’aria. Tali bollettini raccolgono i dati di sintesi derivati dall’elaborazione dei dati provenienti dalle centraline sparse sul territorio mediante l’esecuzione di modelli matematici. L’infrastruttura HW/SW deve essere progettata per permettere la pubblicazione dei dati entro l’ora prevista per la pubblicazione e per garantire una precisione significativa dei dati presentati.Il progetto si è focalizzato sulla valutazione della tipologia di infrastruttura più adatta e sulla predisposizione di un ambiente pilota tramite cui effettuare il test dei modelli e convalidare l’infrastruttura hardware e il software di base (al fine di trarre informazioni su come dimensionare l’infrastruttura di esercizio). Al momento si sta lavorando su una piattaforma standard (server con processori x86) e con strumenti Open Source, quali Globus per le componenti di gestione dell’infrastruttura, MPICH per l’esecuzione dei job e PBS come scheduler. Tali scelte sono state effettuate in funzione della replicabilità e

117

dell’estendibilità della soluzione trovata anche in presenza di limitati mezzi economici.Il secondo progetto prevede di definire un modello per l’utilizzo della tecnologia Grid per le piattaforme applicative tradizionali affinché possano funzionare sull’infrastruttura Grid senza modifiche. Il modello, in fase di definizione, prevede che il job normalmente eseguito sull’infrastruttura Grid sia un sistema virtualizzato su cui è installato un ambien-te completo per l’esecuzione di un’applicazione. In questo modo l’applicazione non è modificata e si può utilizzare un’intera “griglia di computer” per l’esecuzione di applica-zioni. Inoltre nel caso in cui gli elementi della griglia abbiano caratteristiche omogenee dal punto di vista architetturale è possibile spostare il job/sistema virtuale mentre è in esecuzione da un sistema ad un altro ottenendo un’infrastruttura con caratteristiche di business-continuity. Anche in questo caso si sta lavorando su una piattaforma hardware standard (server con processori x86), con processori dotati dell’estensione del chipset per la virtualizzazione hardware, con sistemi operativi e strumenti Open Source, con un’infrastruttura di rete ad alta capacità di banda e con unità di storage connesse tramite protocollo iSCSI. Gli strumenti Open Source utilizzati prevedono un’infrastruttura com-posta da un sistema operativo Linux su cui è installata come componente aggiuntiva Xen, strumento che permette la gestione degli ambienti virtualizzati di tipo eterogeneo. Il progetto complessivo è ancora alla fase iniziale ed ha come obiettivo la definizione di una piattaforma composta essenzialmente da strumenti Open Source e da hardware basato su CPU con chipset x86 a 64 bit con l’estensione per la virtualizzazione HW come VT-x di Intel o SVN di AMD. Una delle funzionalità principali della piattaforma tar-get è la live-migration, ovvero la possibilità di spostare “a caldo” un sistema virtualizzato da un server fisico ad un altro anche geograficamente distante senza interrompere il servizio applicativo erogato.

5 2 Analisi dei sistemi di Data Mining Open Source

Nell’ambito dello sviluppo del Data Warehouse regionale uno degli step fondamentali è senz’altro quello di organizzare nel modo più opportuno il patrimonio informativo a supporto dei processi decisionali tenendo conto dei diversi livelli organizzativi e di responsabilità.

118

A tal fine si è pertanto proceduto all’analisi di sistemi a supporto delle decisioni, da

integrare all’interno del portale aziendale, comprensivi di una componente informativa

utile allo svolgimento delle diverse attività, una serie di applicazioni costituite dai sistemi

di gestione e, infine, una componente decisionale organizzata sulla base delle informa-

zioni e sul sistema di gestione della conoscenza.

Per consentire la fruizione delle informazioni è indispensabile che l’accesso sia facile e

flessibile, fruibile da parte di utenti collocati a vari livelli di responsabilità, con specifiche

distinte, in grado di operare interrogazioni specialistiche e di ottenere analisi efficaci

(report e grafici), statistiche, previsioni ed eventualmente poter effettuare simulazioni

mirate.

Parallelamente a tali propositi si colloca lo studio e il successivo possibile inserimento,

all’interno del portale informativo-decisionale, di alcune componenti di data mining

che possano consentire l'estrazione di informazioni utili, eseguita in modo automatico

o semiautomatico, partendo da grandi quantità di dati grezzi.

A tal proposito nel corso del 2006 il Settore Sistemi Informativi ed Informatica, in

collaborazione con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Avanzate dell’Università del

Piemonte Orientale, ha svolto uno studio comparativo dei sistemi di Data Mining Open Source attualmente esistenti. In particolare sono state analizzate le funzionalità dei pro-

dotti OS YALE e WEKA, entrambi distribuiti con licenza GNU GPL.

Lo studio ha avuto in primo luogo lo scopo di valutare il potenziale utilizzo di questi

sistemi per l’analisi dei dati all’interno dell’Amministrazione regionale e, infine, di pro-

durre materiale informativo sul tema, da utilizzare sia a livello divulgativo che a livello di

supporto a previste azioni formative.

5 3 La gestione delle informazioni e l’impiego dei Content Management System Open Source

5 3 1 Strumenti di gestione delle informazioni

La creazione, lo scambio, l’organizzazione e la reperibilità delle informazioni e delle

conoscenze sono da sempre questioni di primo piano all’interno di ogni civiltà.

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La gestione della crescente quantità di dati ed informazioni, la rapidità della loro creazio-ne e le loro diverse modalità di trasmissione (televisione, Internet, radio, giornali, ecc.) sono fra le questioni di maggior rilievo nell'attuale società dell'informazione.Con l’avvento del Word Wide Web si può osservare come negli ultimi decenni la tra-dizionale separazione fra i nuovi media sia andata sempre più assottigliandosi grazie alla possibilità di integrare le loro funzionalità in rete. A tal proposito si possono citare numerosi esempi: emittenti televisive e radiofoniche italiane e straniere trasmettono il proprio palinsesto sul Web grazie a tecnologie digitali di streaming audio/video, i mag-giori quotidiani dispongono di siti con notizie aggiornate in tempo reale, gran parte delle società si è dotata di portali aziendali attraverso cui diffondere informazioni e documenti che in passato erano affidati unicamente al mezzo cartaceo, infine numerose compa-gnie telefoniche sfruttano la tecnologia VoIP per gestire il proprio traffico telefonico.

Inizialmente il Web era stato concepito per visualizzare documenti ipertestuali statici cre-ati con l’uso del linguaggio HTML. In seguito il progressivo utilizzo di sistemi di gestione dei contenuti (Content Management System, CMS), l’integrazione con database e l’uti-lizzo di linguaggi di programmazione come Php e Asp hanno permesso di modificare completamente l’approccio degli utenti al Web, passando dalla semplice consultazione delle pagine alla possibilità di agire su di esse modificando e creando più agevolmente contenuti o facendo uso di applicativi web. Gli attuali scenari del Web presentano infatti l’utilizzo crescente di forum e blog, l’emergere di nuove tipologie di fruizione dei con-tenuti caratterizzate dall’emergere di reti sociali e dall’attiva partecipazione di comunità di utenti, un sempre maggior numero di applicativi e sistemi operativi utilizzabili tramite browser web in una prospettiva che ormai si usa definire “Web 2.0”.Inoltre, se da un lato la produzione di contenuti e documenti è in progressivo aumento, dall’altro le modalità con cui questi vengono oggi conservati e trasmessi è profonda-mente cambiata e risulta in costante crescita l’utilizzo delle nuove soluzioni informatiche in funzione della gestione elettronica dei documenti. Dal punto di vista della gestione documentale si fa principalmente riferimento ai DMS, ovvero Document Management System.Le soluzioni DMS sono un insieme di strumenti software e hardware che consentono la gestione elettronica dei documenti prodotti e scambiati all’interno di una organizzazione.

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Gli applicativi che compongono questi prodotti permettono di catalogare, organizzare, spedire e archiviare documenti realizzati o opportunamente convertiti in formato elet-tronico. Questi sistemi sono orientati a gestire in maniera coerente i documenti presenti all’interno di una organizzazione senza necessariamente entrare nel merito della loro redazione. Infatti, con questi sistemi è possibile importare e gestire documenti creati tramite applicativi esterni (editor di testo, fogli elettronici, database, ecc.).Nel contesto di una Pubblica Amministrazione sono ovviamente numerosi i vantaggi connessi all’archiviazione elettronica dei documenti, principalmente legati alla riduzione dell’ingombro ed a una migliore possibilità di consultazione e gestione degli archivi. La gestione elettronica dei documenti in rete permette di superare uno dei maggiori limiti insiti negli archivi cartacei, ovvero l’impossibilità da parte di più persone di accedere contemporaneamente al medesimo originale cartaceo. Inoltre, con la gestione elettro-nica è possibile eseguire ricerche veloci, consultare ed archiviare simultaneamente il medesimo documento da parte di più utenti e registrare uno storico degli accessi. Oltre ad un archivio documentale un DMS è anche in grado di gestire il corrispondente archivio di metadati45 attraverso i quali sono possibili ricerche più veloci e dettagliate. Complessivamente, tali caratteristiche permettono una maggiore efficienza ed un note-vole risparmio di tempo all’interno del gruppo di lavoro.Dal punto di vista economico, il costo totale per l’adozione di una soluzione DMS è limitato agli oneri economici relativi al software, derivanti dall’acquisto e dall’eventuale manutenzione della procedura, ed allo start-up, ovvero alla formazione delle competen-ze necessarie alla gestione ed all’utilizzo del sistema. Come per i documenti cartacei, anche per quelli elettronici sono necessarie procedure di sicurezza che ne garantiscano la conservazione e l’integrità nel tempo. Per proteggere i dati devono essere previsti appositi sistemi di backup o meccanismi di ridondanza nel salvataggio dei dati, come ad esempio i sistemi rAID.

(45) Informazione che definisce le caratteristiche di un dato o di un insieme di dati. Ad esempio: autore, data di creazione, tipologia del documento, ecc.

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5 3 2 Content Management System

Un DMS può essere integrato con altri sistemi di gestione dei contenuti ognuno dei quali lo completa aggiungendovi caratteristiche proprie; ne sono un esempio i seguenti sistemi: Content Management System (CMS), Enterprise Content Management (ECM), Workflow Management System (WFMS), Groupware System, Knowledge Management System (KMS), Digital Asset Management System (DAMS), ecc. Ognuno di questi siste-mi è dotato di specifiche proprietà che lo rendono adatto ad una o più applicazioni. La sovrabbondanza di definizioni e funzionalità può generare confusione tra i diversi sistemi ed in particolare fra i sistemi di gestione dei contenuti, quelli di Knowledge Management e di Document Management.

Mentre i sistemi di Knowledge Management si occupano di estrapolare dati ed elaborare conoscenze tramite sofisticati sistemi di data minig e quelli di Document Management si occupano prevalentemente della gestione di documenti e dei relativi metadati, i sistemi di Content Management (CMS) si occupano invece della gestione ed organizzazione di contenuti, ovvero di segmenti di informazione strutturati o non strutturati e memorizzati in qualsiasi formato.Quando si tratta di pubblicare contenuti sul Web si fa generalmente riferimento ai CMS, i quali si occupano infatti della pubblicazione e della gestione di contenuti di varia natu-ra. I CMS possono prevedere capacità integrate di DMS per quanto riguarda la gestione specifica dei documenti.La nascita dei CMS coincide con la necessità di organizzare sul Web grandi quantità di informazioni e pubblicazioni a partire dagli anni Novanta. Fra le prime realizzazioni nel settore vanno segnati gli studi compiuti da CNET, resi pubblici a partire dal 1995 e distribuiti commercialmente con l'etichetta Vignette. Il software presentato era un web-based content management system che permetteva di creare agevolmente interfacce di presentazione dei propri contenuti sul Web. Nel 1998 la compagnia di consulting Pencom Web Works introdusse Metaphoria Data Transformation Server che permetteva agli sviluppatori di scrivere applicazioni Java collegate ai contenuti capaci a loro volta di distribuire tali contenuti tramite differenti canali. Per quanto il prodotto non abbia allora conseguito successo, il lavoro compiuto ha permesso di porre le basi per lo sviluppo dei moderni CMS.

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I sistemi di Content Management sono quindi una presenza relativamente nuova nel mondo dell’informatica e non ne esiste una descrizione unica e condivisa. Si preferi-sce usare una definizione di massima secondo cui per CMS si intende un processo gestionale associato ai contenuti che include gli aspetti che vanno dalla loro creazione, all’organizzazione del workflow, alla loro archiviazione fino alla loro distribuzione e pubblicazione.

Caratteristiche di un CMS•Gestionedeipermessidiaccesso•Funzionalitàperlapubblicazionedicontenutiedidocumenti•Indicizzazioneecollocazioneprecisadiogniunitàdiinformazioneall'interno di una struttura

•Integrazionetralacreazioneel'archiviazionedidocumenti•Piattaformaperlacreazionedelleunitàd'informazionesenzanecessitàdi ricorrere a software esterni

I CMS hanno ora un’ampia diffusione soprattutto nel campo della realizzazione di siti e portali e vengono per questo definiti anche WCMS, Web Content Management System. Proprio in virtù delle loro caratteristiche di flessibilità, della loro capacità di gestire più gruppi di utenti con profili d’accesso diversi e della possibilità che offrono di creare contenuti in modo semplice e collaborativo i CMS sono oggi molto utilizzati.Dal punto di vista tecnico un CMS è una applicazione lato server distinguibile in due parti: una prima parte di front-end visibile agli utenti, tramite cui è possibile inserire o modificare contenuti ed eventualmente variare le modalità complessive di presentazio-ne grafica degli stessi (es. adeguamento alle disposizioni di accessibilità, variazione della dimensione dei font, scelta di skin o set di colori diversi, ecc., qualora previsti dall’ammi-nistratore), ed una seconda parte di back-end accessibile solo ad utenti amministratori, mediante cui è regolato il sistema di gestione dei contenuti e dei componenti, i privilegi associati agli utenti e la supervisione generale del sistema. Esistono in commercio sistemi di CMS il cui costo supera le centinaia di migliaia di euro

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e sistemi da poche centinaia di euro, oltre naturalmente a diversi prodotti liberi ed Open Source, con aree d’applicazione e funzionalità molto diverse fra loro. Tutto ciò implica la necessità di una accurata analisi preventiva delle esigenze e dei requisiti da soddisfare al fine di scegliere una soluzione ad hoc.La pubblicazione di contenuti su siti realizzati con CMS ha il vantaggio, nella maggior parte dei casi, di non necessitare della mediazione di strutture tecniche di supporto come webmaster o agenzie web. L'utente che utilizza CMS non necessita di conoscen-ze specifiche nel settore della programmazione in quanto l’organizzazione dei contenuti e lo stile secondo cui vengono pubblicati è gestito tramite un’interfaccia di amministra-zione nella maggior parte dei casi semplice ed intuitiva. Le pagine sono infatti prodotte inserendo testo o file nei template precostituiti del sito in modo tale da conferire una maggior uniformità allo stile generale; ciò è garantito anche quando vi sia un elevato numero di persone che producono pagine da pubblicare. Maggiori difficoltà tecniche nell'utilizzo dei CMS si possono incontrare nella fase di installazione o qualora si voglia modificare in modo sostanziale la grafica del sito.Esistono tipi diversi di CMS, variamente specializzati, i quali possono basarsi su piattafor-me PHP, ASP, Java, Perl, Python, ecc., alcuni di essi offrono la possibilità di gestire anche più versioni dello stesso sito (ad esempio, HTML o WAP). Nella maggior parte dei CMS sono previsti componenti modulari integrati che permet-tono di rendere più efficace ed uniforme la comunicazione e la cooperazione all’interno di un gruppo di lavoro. Una infrastruttura unitaria che gestisca news, forum, appunta-menti, eventualmente comprensiva di un sistema di gestione documentale, è nel suo complesso indispensabile per coordinare e comunicare in modo non frammentario le attività in corso ed i loro sviluppi.

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CMS Open Source più diffusi

ASP Nuke www.aspnuke.it CMS Made Simple www.cmsmadesimple.org Contenido www.contenido.org Docebo CMS www.docebocms.org DotNetNuke www.dotnetnuke.com Drupal www.drupal.it eZ publish http://ez.no Flatnuke www.flatnuke.org JBoss Portal www.jboss.com Joomla www.joomla.org Magnolia www.magnolia.info Mambo www.mamboserver.com Movable Typle www.movabletype.org MKPortal www.mkportal.it OpenCms www.opencms.org PHPNuke www.phpnuke.org Plone http://plone.org PostNuke www.postnuke.com s|m|a|r|t Nexus www.smartnexus.eu Syntax Desktop www.dynamick.it/syntax-desktop/ Typo 3 http://typo3.org WordPress http://wordpress.org Xaraya www.xaraya.com XOOPS www.xoopsit.net

Il Laboratorio ICT regionale, al fine di unificare in modo funzionale gli sforzi e le risorse e facilitare lo scambio di informazioni e conoscenze a più livelli gerarchici, si è occupato di valutare concretamente le soluzioni attualmente disponibili nel settore CMS, soprattutto sotto il profilo Open Source, applicandole direttamente nella realizzazione del proprio portale interno. Scopo del progetto in corso è quello di realizzare un sito per la gestione dei flussi informativi interni ed esterni al fine di dare visibilità alle attività svolte e fornire un utile supporto ai progetti formativi sperimentali del Laboratorio. Per una descrizione più approfondita dell’attività si rimanda all’Appendice 2.

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5 4 Sistemi aperti ed esternalità di rete

A fronte delle precedenti riflessioni ed esperienze di utilizzo di soluzioni OS si possono fare alcune considerazioni sempre riferite al governo dei sistemi informativi della PA ma con una connotazione meno operativa e di più ampio respiro. Gli economisti sottolineano come la struttura industriale prevalente del XX secolo sia stata indubbiamente l'oligopolio. L'industria automobilistica, quella petrolifera, quella chimica e dell'acciaio sono state controllate da poche grandi imprese. Oggi l'economia dell'infor-mazione sembra invece dominata da monopoli sia per quanto riguarda i sistemi operati-vi e di office automation per i client, gli apparati per l’internetworking e le soluzioni web.La presenza di monopoli può portare a incrementi di prezzo dei prodotti senza un parallelo miglioramento della qualità degli stessi. La politica di sviluppo e di vendita dei prodotti proprietari fa sì che i software vengano immessi sul mercato nonostante non siano completamente affidabili: buona parte dei test, infatti, viene effettuata da chi acquista e solo in un secondo tempo, quando ormai l’utente ha subito disagi e ritardi dall’utilizzo di software costosi e instabili, vengono distribuite patch e service pack per eliminare i bug di programmazione. Il monopolio crea il lock-in in modo quasi automatico, non essendo possibile attivare alternative alle soluzioni proposte dall’unico fornitore. In molti casi il mercato ICT è controllato da poche imprese straniere che impongono le loro soluzione, fanno crescere la propria competenza su tecnologie innovative e i propri ricavi a scapito di coloro (governi, imprese, singoli utenti) che, privi di strategie alternative valide, non riescono ad uscire dal lock-in.

Figura 2Ciclo virtuoso degli

investimenti ICT

Investimento ICT

Migliore utilizzodelle risorse

Crescita dell'economiaICT

Sistemi aperti(no lock-in)

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Attraverso l’utilizzo di politiche pubbliche che incentivino l’utilizzo di OS e di standard aperti esiste la possibilità di innescare un meccanismo virtuoso all’interno di quello che Jeff Kaplan46 definisce “ecosistema ICT”. Se la PA investe in soluzioni OS per il SIre, attiva un mercato non monopolistico di prodotti OS ed indirizza la crescita di una molteplicità di aziende ICT, in particolare locali, tali aziende sviluppano conoscenze tecnologiche proprie e creano soluzioni innovative anziché semplicemente acquisirle dall’esterno e personalizzarle. Le risorse economiche impegnate per sviluppare e gestire i sistemi informativi pubblici vengono quindi impegnate all’interno del ecosistema ICT, con ricadute positive sull’innovazione e sull’economia dell’ecosistema stesso, senza incrementare le già copiose rendite di imprese monopoliste extra-europee.La migrazione verso soluzioni OS e standard aperti del SIre porterebbe a conseguire gli effetti tipici delle esternalità di rete47 nel contesto piemontese e non solo. Infatti anche gli altri sistemi informativi della PA regionale (Province, Comuni, ASL, Ospedali, Università, Scuole primarie e secondarie) e quelli delle imprese collegate nell’ecosistema ICT tenderebbero a migrare verso queste soluzioni incrementando un feedback positivo, che è ben noto agli esperti di economia dell’informazione. Il feedback positivo porterebbe al rafforzamento dei sistemi aperti con l’espansione del modello OS e dei suoi benefici economici, tecnologici e sociali. Per certi versi si può affermare che questo processo è già in parte attivato nella regione Piemonte con la costituzione della nuova rete a larga banda (RUPAR2 - WI-PIE), che va a connettere tra di loro i sistemi informativi della PA, delle imprese e dei cittadini, riducendo insieme al digital divide le asimmetrie informative. Tale infrastruttura di rete è la condizione necessaria per diffondere e far progredire soluzioni OS nei sistemi informativi regionali. Un altro feedback positivo sia tecnologico che economico per il sistema ICT potrebbe derivarare anche dalla possibilità di utilizzare risorse di calcolo e spazio disco a costi di costruzione e di gestione molto contenuti, perché condivisi tra i molteplici nodi di una rete in continua estensione.

(46) Responsabile del Berkman Center for Internet & Society della Harvard University.(47) Le esternalità di rete costituiscono la base della legge di Metcalfe, dal nome di Bob Metcalfe, l'inventore

di Ethernet. Tale legge afferma che se una rete è formata da n individui e se il valore che ciascuno di essi assegna alla rete è proporzionale al numero degli altri utenti in rete, allora il valore totale della rete ovvero il valore assegnato da tutti gli individui è proporzionale a n(n-1) = n2-n.

APPENDICE 1: Il Laboratorio di Innovazione ICTa cura di Mario Ancilli

appendici 127

Il Laboratorio di Innovazione della regione Piemonte, nato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 58 del 26 aprile 2004, ha il com-pito di sperimentare soluzioni integrabili nel contesto del Sistema Informativo regionale (SIre) e condivisibili con le altre Pubbliche Amministrazioni (PA) piemontesi. L’obiettivo principale del Laboratorio è quello di verificare concretamente quali tecnolo-gie ICT possano essere applicate al contesto quotidiano di lavoro dell’Ente per assicu-rarne una migliore qualità e consentire una più forte innovazione, non solo tecnologica ma anche organizzativa e culturale, tale da favorire un miglior servizio ed una maggiore attenzione verso i cittadini, le imprese e le altre PA.Il Laboratorio rappresenta un'iniziativa unica nel panorama regionale italiano per favo-rire l’elaborazione e la condivisione di nuovi modelli tecnologici e organizzativi tra le PA piemontesi.Le attività del Laboratorio riguardano l’analisi, lo studio prototipale e la valutazione di: � Architetture elaborative� Business Intelligence� Web e Multimedia� Office automation� Sicurezza ICT, wired e wireless� Sistemi e applicazioni Open Source

Le attività del Laboratorio sono condotte dalla Direzione Innovazione, ricerca ed Università, in collaborazione con soggetti pubblici e privati che condividono l’obiettivo di sviluppare il Sistema Piemonte:● CSI-Piemonte● CSP● Atenei piemontesi● PA ed associazioni piemontesi● Qualificate aziende ICT.

All’interno del Laboratorio tra il 2004 ed il 2008 sono stati avviati, ed in parte conclusi, oltre quaranta progetti significativi (cap. 4).Fra le altre attività, il Laboratorio ICT assolve inoltre la funzione di osservatorio interno del mercato delle tecnologie ICT, ruolo indispensabile al fine di valutare al meglio le soluzioni proposte dai fornitori e minimizzare il rischio di una perdita di controllo su fattori potenzialmente critici.

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Figura 1 Obiettivi del Laboratorio ICT

Sperimentazione di tecnologie innovative

da inserire nel contesto regionale

Formazione specializzata su

tematiche innovative

Valorizzazione e condivisione delle esperienze ICT

Realizzazione di un osservatorio interno del mercato delle tecnologie ICT

OBIETTIVI

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(48) Il sito è consultabile all’indirizzo www.regione.piemonte.it/laboratorioict

Dal 2007 è disponibile il sito ufficiale del Laboratorio ICT48 sul sito istituzionale della regione Piemonte; tale portale ha la funzione fondamentale di far conoscere, valoriz-zare e condividere le esperienze effettuate sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nel contesto regionale.

WiMax

HDSL

hub

WiFi

Satellitarebidirezionale

HSDPA/WiFi/ADSLservizi internetIctLab net

DMZOpen W-Lan

access pointFirewallNoCat

FirewallNetscreen

Lab intranet

H323client

internet

rupar

pstnisdn

voice gateway192.116.4.x

gatekeeper192.116.4.x

internet

portatile

pda

phonecall

ipcall

Figura 2 Infrastruttura tecnologica

del Laboratorio ICT

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APPENDICE 2: Zope/Plone nel Laboratorio ICT Regionalea cura di Fabrizio Borgogno e Graziella Pastore

Il Laboratorio ICT, dopo aver valutato alcune possibili soluzioni (JetBox, Joomla, Mambo), ha scelto di utilizzare il CMS Open Source Plone per la realizzazione del proprio portale interno. La configurazione e l’adattamento della tecnologia Plone ai requisiti necessari è stata affidata ai borsisti interni coordinati dai membri del Laboratorio ICT.

Accesso sicuro al portale interno:canale cifrato ed autenticato

ClientServer IBM

FreeBSD

Apache + SSL(Server Web)

Plone (CMS)

Zope (Server applicativo)

Browser HTTPS

Figura 1 Architettura del portale interno del Laboratorio ICT

Il portale è stato dotato di una modalità di accesso sicuro, utilizzando il protocollo

HTTPS, che permette la creazione di un canale cifrato ed autenticato attraverso cui

transitano i messaggi scambiati sulla rete.

Nell’architettura di sistema il server web Apache funge da interfaccia e da intermediario

nella comunicazione tra il browser dell'utente ed il server applicativo Zope. In particola-

re, quest'ultimo fornisce l'ambiente adeguato per l'esecuzione del CMS Plone, il quale

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elabora le richieste provenienti dal client.

Come server si è utilizzata una macchina IBM (xSeries 306), su cui è stato installato

esclusivamete software OS a partire dal sistema operativo (FreeBSD).

Infine, grazie alla collaborazione con la software house torinese redomino S.r.l., attiva nella promozione e nello sviluppo di tecnologie OS, si è provveduto a pianificare un’ini-ziativa formativa aperta al pubblico per promuovere la tecnologia Plone e diffondere le conoscenze necessarie per fruire di tale soluzione. L’attività di formazione si colloca nel quadro delle iniziative volte all’arricchimento informatico della Pubblica Amministrazione che già impegnano il Laboratorio regionale.

Figura 2 Home page del portale interno

del Laboratorio ICT

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Plone è un sistema per la gestione dei contenuti a sorgente aperto, distribuito con licen-za GNU GPL, che integra un potente workflow ed una interfaccia utente molto curata. Si tratta di un CMS multipiattaforma, può infatti operare in ambiente GNU/Linux, Windows, Mac OS X, Solaris e BSD. Plone si basa su Zope, un application server a sorgente aperto (ZPL Open Source) scritto in linguaggio Python.

Zope è uno strumento per la costruzione di applicazioni web, ovvero di programmi ai quali gli utenti possono accedere tramite un browser web. In particolare, in relazione a Plone, Zope costituisce un CMF ovvero Content Management Framework, un applica-tivo che facilita la costruzione di ambienti CMS.Alcune delle caratteristiche che hanno favorito la diffusione di Zope, oltre alla disponi-bilità con licenza Open Source ed alla facilità di utilizzo, sono il fatto di incorporare un server web (nonostante possa appoggiarsi anche ad Apache o a MS IIS), di possedere una interfaccia gestionale basata sul Web che permette di gestire un database a oggetti (che conserva anche versioni precedenti dell’oggetto), di supportare diversi linguaggi script (Python, Pearl, DTML) e la possibilità di interfacciarsi con database relazionali come Oracle, PostgreSQL, Sybase, MySQL. Zope integra in un unico ambiente di gestione sia i dati sia le modalità di funzionamento e di presentazione del portale, il che permette di amministrare il sito da remoto facilitando lo sviluppo interattivo e la collaborazione fra diversi autori. Inoltre Zope presta particolare attenzione all'usabilità e all'accessibilità, rispettando la US Section 508 e le linee guida del W3C oltre a far uso di standard web come XHTML e CSS. Plone è sicuramente il CMS più diffuso per Zope. La scelta di questa tecnologia è quindi stata supportata, oltre che dalla presenza di una discreta documentazione e di una attiva comunità di sviluppo, anche dalla disponibilità di un buon numero di prodotti add-on che aggiungono nuove funzionalità e tipi di contenuto. Grazie alla sua duttilità Plone presenta una buona diffusione ed il supporto di sempre più numerose aziende: esso si presta infatti alla realizzazione di diversi applicativi che possono variare dal semplice sito web al portale di e-commerce, al gestore documentale o alla piattaforma di e-learning e consente conseguentemente la gestione di diverse tipologie di contenuti formattabili secondo layout personalizzabili.

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In particolare, i contenuti possono direttamente essere formattati all’interno del sistema grazie all’integrazione con Kupu, un editor WYSIWYG (What you see is what you get) che gestisce anche l’inserimento di immagini e link. Inoltre è anche possibile implemen-tare l'utilizzo dell'editor OS FCKEditor compatibile con Plone, oppure modificare i propri contenuti con programmi di editing esterni tramite l’opzione External Editor.

I contenuti pubblicati in Plone sono immediatamente indicizzati. Ciò permette un più semplice e veloce reperimento degli stessi tramite il sistema di ricerca interno LiveSearch. Il sistema consente inoltre la possibilità di effettuare la ricerca anche all’in-terno dei file caricati (pdf, documenti, immagini, oggetti multimediali, ecc.). L'inserimento dei file nel portale avviene tramite una maschera di caricamento, sempli-ficata, che permette al sistema di memorizzare informazioni aggiuntive (metadati) utili in fase di ricerca. Fra le altre caratteristiche di Plone occorre sottolineare la capacità di generare automati-camente la mappa del sito in modo da rendere la navigazione più veloce e flessibile e la disponibilità di un modulo multilingue LinguaPlone che supporta oltre 30 lingue.Recentemente è stata rilasciata la nuova versione Plone 3.0 la quale si segnala soprat-tutto per: l'implementazione di AJAX che consente di vedere immediatamente le modifiche apportate al documento senza dover aggiornare la pagina, i miglioramenti dell'editor HTML, l'indicizzazione dei testi contenuti in documenti Word e PDF ed il supporto al Working Copy con la possibilità di salvare lo storico delle versioni.Il codice base di Plone è tutelato dalla Plone Foundation, una organizzazione non profit controllata dalla comunità di Plone. La Plone Foundation può contare su un servizio legale ai massimi livelli, è infatti cliente del Software Freedom Law Center, che presta assistenza legale e servizi collegati per proteggere e far progredire Plone e l'Open Source. La Plone Foundation ha registrato i diritti del marchio Plone in tutto il mondo per assicurarne l'integrità e la tutela. Il comitato di marketing della Plone Foundation ha il compito di produrre materiale collaterale che può essere condiviso tra i vari Provider di soluzioni Plone ed ha iniziato a lavorare sulla Directory Provider centralizzata e sull'ar-chivio dei casi di studio.

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APPENDICE 3: Distribuzioni user-friendlya cura di Fabrizio Borgogno e Graziella Pastore

3 1 Ubuntu

Ubuntu

Web-site www.ubuntu-it.orgSviluppatore Canonical Ltd/Ubuntu FoundationUltima versione 8.04 (Hardy Heron) - 24/4/2008Licenza GNU GPL

Ubuntu è una distribuzione Linux basata su Debian, liberamente disponibile e partico-larmente incentrata sulla semplicità di utilizzo e sul rilascio di edizioni regolari (ogni sei mesi).Il progetto Ubuntu, avviato nel 2004, è sponsorizzato dalla società Canonical la quale si avvale del supporto professionale di un’ampia comunità di sviluppo. Nel luglio 2005 è stata inoltre istituita la Ubuntu Foundation. Ubuntu è predisposto con il desktop environment GNOME ed una selezione di software (per desktop e server) inclusi in un CD di installazione.Dall’inizio del progetto Ubuntu ha registrato un forte successo; una delle principali ragioni di tale diffusione è l’utilizzo del sistema di gestione dei pacchetti APT (Advanced Packaging Tool)49. APT ha la particolarità di sfruttare contemporaneamente diverse sorgenti (sorgenti

(49) APT è il gestore standard di pacchetti software della distribuzione Debian.

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remote FTP e HTTP, CD-rom, DVD e hard disk), di gestire autonomamente le dipen-denze dei pacchetti e di permettere un veloce ed intuitivo aggiornamento del sistema operativo. La maggior parte dei pacchetti per questa distribuzione sono disponibili nei repository APT e liberamente installabili attraverso Internet. Tale sistema consente una rapida installazione e rimozione dei programmi ed una ottima gestione degli aggior-namenti. Per organizzare il software, i repository di Ubuntu sono suddivisi in quattro gruppi: Main, Restricted, Universe e Multiverse.Ubuntu non fornisce aggiornamenti di sicurezza e supporto professionale per ogni pacchetto disponibile nel mondo dell'Open Source, ma seleziona un set completo d’applicazioni che costituiscono un sistema desktop solido e comprensibile, fornendone l'adeguato supporto.

Dal progetto Ubuntu si sono sviluppati:

Kubuntu www.kubuntu.org

Kubuntu offre agli utenti di Ubuntu un'alternativa all'ambiente desktop predefi-nito GNOME. Grazie allo sforzo del team di Kubuntu, gli utenti Ubuntu hanno la possibilità di installare ed utilizzare facilmente l'ambiente desktop KDE. Per avere una versione funzionante di Kubuntu su una versione di Ubuntu basta installare il pacchetto kubuntu-desktop. Una volta installato è possibile scegliere se usare l'ambiente desktop GNOME o KDE.

Xubuntu www.xubuntu.org

Xubuntu è un sistema GNU/Linux completo basato su Ubuntu ma si appoggia sul desktop manager XFCE4, ideale per macchine poco performanti o datate e thin-client network. Il team di sviluppo di Xubuntu ha rivolto particolare attenzione ad applicativi basati esclusivamente sulle librerie GTK2. L’utente potrà comunque installare qualsiasi applicativo GNOME o KDE, in quanto condivide con Ubuntu le sezioni Main, Restricted, Universe e Multiverse dei mirrors apt.

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Edubuntu www.edubuntu.org

Edubuntu è una distribuzione ufficiale GNU/Linux progettata per l'uso in ambito scolastico. Fra le altre applicazioni include un Terminal-Server, molti programmi educativi, tra cui GCompris, la raccolta di programmi di edutainment di KDE, le applicazioni di Tux4Kids ed OpenOffice.org.

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3 2 Mandriva Linux

Mandriva Linux

Web-site www.mandriva.comSviluppatore MandrivaUltima versione 2008 – 10/2007Licenza GPL

Mandriva Linux, prima conosciuta come Mandrake Linux, è una distribuzione GNU/Linux nata nel 1998 orientata principalmente al desktop ed alla facilità di gestione ed installazione. Questa distribuzione, pur mantenendo la solida infrastruttura Unix-Linux, è molto intuitiva e quindi particolarmente consigliata agli utenti meno esperti. Mandriva Linux 2006, rilasciata nell’ottobre 2005, è la prima versione ufficiale ad inte-grare le funzioni di Mandrake, Conectiva e Lycoris. Mandriva Linux 2007 Spring si carat-terizza per un nuovo supporto desktop 3D (AIGLX, Xgl) con il sistema di configurazione Drak3d, il kernel 2.6.17, un nuovo sistema di gestione VPN e firewall e l’integrazione di driver proprietari anche nelle versioni free.L'ultima Mandriva 2008 prevede la versione 2.6.22 del kernel Linux e le versioni più aggiornate di Gnome (2.20) e KDE (3.5.7). Tra i programmi inclusi vanno ricordati The GIMP e Compiz-Fusion aggiornato alla più recente versione CVS. Il sistema di gestione di pacchetti UrPMI è stato modificato in modo da poter installare più facilmente, dalla versione free della distro, i driver proprietari per le schede video.Mandriva Linux è una distribuzione di semplice utilizzo ma anche molto performante così come dimostra già dall’installazione. Il tool DiskDrake permette di creare le partizioni in maniera automatica ricavando, se necessario, lo spazio dalle partizioni FAT32 o NTFS. Sempre durante l'installazione si possono scegliere i gruppi di pacchetti da installare: la scelta avviene selezionando i pacchetti desiderati e, qualora previsti, i relativi dettagli.Il sistema grafico utilizzato è una versione preliminare di X-org 7.2. Anche il lato server è notevolmente aggiornato alle ultime versioni. In particolare Samba è facilmente uti-lizzabile per fare di Mandriva un server di dominio o per accedere alle condivisioni in una rete con macchine Windows. La presenza e la piena integrazione in Mandriva del software di virtualizzazione Xen espandono ulteriormente gli orizzonti di utilizzo.

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3 3 opensuse

OpenSUSE

Web-site http://it.opensuse.orgSviluppatore NovellUltima versione 10.3-10/2007Licenza GPL

OpenSUSE è un progetto sponsorizzato da Novell finalizzato all’introduzione ed alla promozione di SUSE Linux nella comunità Open Source.Fra gli obiettivi vi è infatti il tentativo di rendere SUSE Linux la piattaforma Open Source più semplice ed utilizzata e contestualmente fornire un ambiente per la collaborazione Open Source. Con il lancio del progetto OpenSUSE, la distribuzione SUSE Linux è ora sviluppata secondo un modello aperto: lo sviluppo di ogni nuova distribuzione non è più gestito soltanto internamente all’azienda ma è aperto agli sviluppatori di terze parti.La versione 10.0 di SUSE, rilasciata il 6 ottobre 2005, è stata la prima ad usufruire del contributo del progetto OpenSUSE.L'ultima release, SUSE Linux 10.3, è disponibile sia come pacchetto OS gratuitamente scaricabile (SUSE Linux OS) sia come prodotto commerciale comprensivo di manuali d’uso. Dal punto di vista del software le due versioni sono quasi identiche; la versione commerciale contiene in più prodotti proprietari (come Macromedia Flash), un manua-le cartaceo e la disponibilità di supporto tecnico. Della nuova versione si segnalano: il più curato menu di lancio degli applicativi in KDE e GNOME, ext3 come formato di default per il file system, OpenOffice.org 2.3, XFCE 4.4.1, Compiz/Compiz-Fusion, siste-ma di installazione "one click", un generale miglioramento nella gestione dei pacchetti e la riduzione dei tempi di boot.SUSE include il programma di installazione ed amministrazione YaST2 che gestisce la partizione dell'hard disk, il setup del sistema, gli aggiornamenti on line, la configurazione della rete e del firewall, l'amministrazione degli utenti ed un'interfaccia user-friendly.Inoltre, così come Mandriva Linux, SUSE supporta un tool per ridimensionare le partizio-ni NTFS durante l'installazione il quale consente la co-esistenza con Windows 2000 o XP.

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3 4 freespire

Freespire è la versione gratuita della distribuzione Linspire e, a differenza di quest’ultima, non ha costi di licenza. La distribuzione Linspire è nata qualche anno fa con l'obiettivo di creare un sistema operativo Linux per PC desktop semplice da usare quanto Microsoft Windows. Freespire è un progetto sponsorizzato dalla Linspire (società statunitense che ha sviluppato l'omonima distribuzione commerciale) sull'esempio di ciò che hanno fatto in passato Red Hat con Fedora e Novell con OpenSUSE. Dopo il suo rilascio, lo sviluppo della distribuzione è ora community-driven, cioè gestito da una comunità di sviluppatori volontari, ed è pilotato da un consiglio direttivo composto da alcuni noti membri della comunità Linux e dal CEO di Linspire. Freespire, come la sua distribuzione progenitrice, è in gran parte basata sul solido codice della distribuzione Debian.Freespire è fortemente orientata ai PC desktop d’uso domestico e per questo fa della semplicità e dell’immediatezza d'uso le sue caratteristiche migliori. Essa consente inoltre un passaggio morbido agli utenti Windows, sistema con il quale presenta diverse simi-litudini come, ad esempio, le analoghe caratteristiche del menu Start. Freespire è disponibile in due versioni: ● la prima è denominata OSS ed è equipaggiata esclusivamente con software free

Open Source;● la seconda è fornita invece anche di driver, codec e applicazioni proprietarie (closed

source) sviluppati da terze parti ed accompagnati da regolare licenza d'uso. Tra i software non Open Source integrati vi sono i driver per schede grafiche, modem e dispositivi Wi-Fi, i codec MP3, DVD, Windows Media, Real e QuickTime, i programmi Java, Flash e Adobe Acrobat Reader.

Freespire possiede un‘interfaccia grafica KDE-based ma permette anche di aggiungere

Freespire

Web-site www.freespire.orgSviluppatore LinspireUltima versione 2.0-08/2007Licenza GPL

TM

140

il supporto al desktop environment GNOME.Per l'installazione e l'aggiornamento dei pacchetti software, Freespire utilizza il famoso tool apt-get di Debian, ma è disponibile anche un client per l'accesso al servizio com-merciale Click and Run (CNr) di Linspire che, una volta abbonati, permette di scaricare ed installare automaticamente con facilità una grande varietà di applicazioni.

141

APPENDICE 4: Casi pratici di utilizzo di OpenOffice orga cura di Renato Baima Poma e Graziella Pastore

4 1 INSTALLAZIONE DI OPENOFFICE ORG IN AMBIENTE WINDOWS

Per installare gli applicativi del pacchetto OpenOffice, se non si dispone del cd di instal-lazione, è necessario scaricare gratuitamente la versione aggiornata dal sito ufficiale: http://it.openoffice.org/.La versione disponibile alla stesura di questa guida è la 2.4 rilasciata il 27 marzo 2008. Nel caso in cui sia già installata una versione 1.x è preferibile procedere prima alla rimozione e successivamente all’installazione della nuova versione. Qualora invece si disponga già di una versione 2.x si può procedere direttamente all’aggiornamento. Per l’installazione del prodotto procedere secondo le seguenti indicazioni:

Accedendo alle sezione download dal sito ufficiale selezionare il sistema operativo sul quale installare OpenOffice. L’installazione di OpenOffice.org è fatta usando gli installatori natali disponibili su ciascun sistema. Ciò significa che per procedere è suf-ficiente scaricare l’immagine di download e cliccare due volte sull’icona del file scaricato. Il file della versione 2.4 occupa 127,8 Mb.

1 � Download di OpenOffice.org

Il programma di installazione proporrà una cartella in cui salvare i file decompressi necessari per l’installazione. Scegliere Sfoglia nel caso si desideri cambiare la car-tella e poi Decomprimi per procedere. Una volta letto il contratto di licenza per proseguire con l’installazione è necessario spuntare la casella Accetto e selezionare Avanti.

Siti Download OpenOffice.org

142

Verrà chiesto di inserire i dati dell’utente e di decidere se consentire l’uso delle applicazioni OpenOffice soltanto all’amministratore del sistema oppure anche a tutti gli altri utenti che dispongono di un account sulla mac-china.

2 � Dati dell’utente

È quindi necessario scegliere fra l’installazione “Completa” o “Personalizzata”. La prima prevede l’installazione di tutte le caratteristiche del pacchetto software, la seconda invece lascia la possibilità di sceglie-re fra le singole caratteristiche. È consiglia-bile selezionare la modalità di installazione “Completa”.

3 � Tipo di installazione

Quindi verrà chiesto se si desidera aprire i documenti prodotti con Microsoft Word, Excel e PowerPoint direttamente con i corrispon-denti applicativi OpenOffice; nel caso si desi-deri farlo spuntare le relative caselle oppure proseguite selezionando Avanti.

4 � Apertura automatica dei file MS Office con OpenOffice.org

143

Per avviare la procedura d’installazione occor-re selezionare il pulsante Installa. Per ritornare indietro e controllare o modificare le imposta-zioni selezionare Indietro.La procedura d’installazione provvede all’ag-giornamento o all’installazione ex novo di OpenOffice a seconda che gli applicativi fossero o meno già presenti nel sistema. L’operazione può richiedere alcuni minuti.

5 � Avvio dell’installazione

Una finestra segnala la fine della procedura d’installazione.Al primo avvio di una delle applicazioni OpenOffice verrà chiesto se si desidera regi-strare gratuitamente la copia; nel caso si intenda farlo, è necessario compilare un modulo elettronico e disporre di un collega-mento Internet per inviare i dati.

6 � Fine dell’installazione

4 2 PRESENTAZIONE DEGLI APPLICATIVI

4 2 1 OpenOffice org Writer

Writer è un elaboratore di testi simile nell’aspetto e nelle funzionalità a Microsoft Word. Si tratta di un applicativo molto potente per elaborare contenuti, creare ed editare docu-menti nei quali possono essere inseriti immagini, suoni, oggetti OLE (fogli elettronici, diagrammi, formule), ecc. Pur essendo semplice da utilizzare ed estremamente intuitivo, Writer si presta anche a svolgere compiti di video scrittura più complessi come la ste-sura di un libro comprensivo di hyperlink interni al documento e collegamenti a risorse esterne, segnalibri, note, tabelle, immagini e la creazione automatica di indici e sommari. Writer offre anche procedure guidate per la creazione di documenti standard come lettere e fax e funzionalità di dizionario e controllo ortografico. A partire dalla versione 2.2 è diventato più semplice creare tabelle nidificate, inserire colonne, unire e dividere le celle. Sono inoltre disponibili molte formattazioni preimpostate ed è possibile inserire direttamente alcune tipologie di formule nelle celle (ad esempio: somma, media, ricerca del valore minimo/massimo). È inoltre possibile caricare un database esterno gestito con Calc oppure con Base utilizzando lo strumento Sorgente Dati. Questa operazione consente, ad esempio, a partire dai dati provenienti dal database, di realizzare la stampa automatica di etichette e la stampa in serie di lettere personalizzate (inserendo nel testo del documento il nome dei campi utili) ed eseguire, se necessario, filtri sui record.

Grazie all’uso dello strumento Stilista, Writer permette ad ogni utilizzatore di creare documenti dall’aspetto professionale e di grande leggibilità dal punto di vista grafico. L’interfaccia grafica è integralmente WYSIWYG (What you see is what you get), quindi il documento presentato sullo schermo è esattamente quello che verrà mandato in stampa. A partire dalla versione 1.1 è stata introdotta la possibilità di esportare i documenti direttamente nei formati PDF (Portable Document Format) ed HTML (Hyper Text Mark-Up Language) in modo da garantire la conservazione della formattazione originale e la diffusione al maggior numero di lettori. Writer, oltre alla possibilità di salvare in formato open document e XML, offre inoltre la possibilità di leggere e scrivere in molti dei for-mati utilizzati da altri programmi di video scrittura (es. formato .doc).

144

145

Figura 1Videata di OpenOffice.org Writer

4 2 2 OpenOffice org Calc

Calc è un foglio elettronico simile a Microsoft Excel con caratteristiche approssimativa-

mente equivalenti. Complessivamente Calc mette a disposizione oltre 450 funzioni,

dalle più semplici alle più avanzate, organizzate in categorie principali: matematiche,

database, finanziarie, data/ora, informazione, logiche, matrice, statistiche, tabelle e testo.

Con Calc è possibile elaborare ed analizzare visivamente dati numerici producendo grafici

2d e 3d. Inoltre, Calc è dotato di un sistema predisposto per il completamento automa-

tico che facilita l'inserimento di formule ed elenchi mediante il trascinamento delle celle.

146

Ogni cella di Calc permette di contenere tipologie diverse di dati: numeri, formule e testo, che possono essere inseriti direttamente oppure importati da fonti esterne. Una funzionalità molto importante è quella che consente la validazione dei dati digitati nelle celle. Attraverso il comando Validità è infatti possibile definire i criteri di accettazione dei valori che devono essere inseriti con la possibilità di segnalare un aiuto per la digi-tazione e visualizzare un messaggio di errore nel caso in cui si inserisca un dato non previsto. Utilizzando Calc nella gestione di database è ad esempio possibile effettuare operazioni di ordinamento, filtro, calcolo di subtotali; infine, l’utilizzo di una funzionalità, denominata DataPilot, consente una efficace analisi dei dati contenuti in un database incrociando opportunamente i campi.Analogamente a Writer, anche Calc è in grado di produrre file in formato PDF, nonché di leggere e scrivere documenti realizzati con altri software di modo da favorire al massimo l'interazione in realtà lavorative già consolidate in cui si fa uso di altri applicativi. A partire dalla versione 2.0 di Calc è possibile gestire un numero di righe pari a quello di Excel, quindi 65536, eliminando così uno dei principali problemi di interoperabilità fra i due applicativi.

Figura 2Videata di OpenOffice.org Calc

147

4 2 3 OpenOffice org Impress

Impress è un applicativo usato per la creazione di presentazioni multimediali. Esso mette a disposizione una serie di strumenti per l'editing grafico e la creazione di effetti ed animazioni 2d e 3d oltre alla possibilità di generare effetti sonori ed animazioni tramite una procedura guidata. Con Impress è possibile esportare le presentazioni, oltre che nel formato PDF, anche in formato SWF di Macromedia Flash, permettendo quindi di visualizzare la presentazione su qualsiasi computer su cui sia installato il plug-in gra-tuito Flash Player o un sistema analogo.rispetto alla versione precedente Impress offre ora una nuova vista multi-pannello per incrementare l'usabilità e la produttività nonché permettere agli utenti di MS PowerPoint una più semplice migrazione. Sono inoltre disponibili svariati oggetti grafici ai quali è possibile applicare effetti grafici particolari, quali ombre, trasparenze, sfumature o bitmap.Per quanto riguarda le maschere di presentazione, al momento dell’installazione Impress dispone soltanto di due template di base per le slide, ma è possibile scaricarne gratuitamente altri dal sito: http://ooextras.sourceforge.net/.Inoltre, utilizzando il modulo grafico Inserisci > Diagrammi è ora possibile realizzare direttamente grafici di ottima resa grafica e di semplice lettura.

Figura 3Videata di OpenOffice.org Impress

148

Figura 4Esempio realizzato con il modulo grafico di OpenOffice.org Impress

4 2 4 OpenOffice org Base

Base è un database program che consente la creazione e la gestione di basi di dati e la realizzazione di tabelle e reportistica per permettere una agevole consultazione delle informazioni da parte degli utenti finali. Base costituisce una novità nella suite OpenOffice.org: introdotto nella versione 2.0, si ispira fortemente all’ergonomia di MS Access anche se, all’attuale stato di sviluppo, non ne equipara ancora completamente le funzionalità e la facilità d’uso. Base può usare il database interno HSQLDB scritto in Java o accedere a quelli esistenti compatibili con ODBC o JDBC. Base è inoltre capace di interfacciarsi con diversi sistemi di database fra cui Access Database (JET), ODBC e MySQL/PostgreSQL.

149

4 2 5 OpenOffice org Math

Math è uno strumento per la creazio-

ne e l’editing di formule matematiche

con caratteristiche simili a Microsoft

Equation Editor. Le formule create

possono essere incluse in altri docu-

menti creati con OpenOffice.org, ad

esempio documenti di Writer. Math

supporta numerosi font e permette

l’esportazione in formato PDF.Figura 5

Videata di OpenOffice.org Math

4 2 6 OpenOffice org Draw

Draw è un editor grafico vettoriale che dispone di un’ampia varietà di forme il cui utilizzo consente di creare rappresentazioni grafiche complesse; è inoltre possibile inserire oggetti OLE (fogli elettronici, diagrammi e formule) e realizzare organigrammi e diagrammi di flusso. Le sue caratteristiche lo rendono per certi aspetti equiparabile a CorelDRAW. Draw è in grado di importare ed esportare oltre che nei formati più comuni inclusi BMP, JPEG, PNG, TIFF anche nel formato SVG, oltre a permettere l’archiviazione dei file nel formato OpenDocument.

Figura 6Immagine realizzata con OpenOffice.org Draw con l’inserimento di oggetti OLE

150

4 2 7 Novità della versione 2 0

rispetto alle versioni precedenti, la nuova versione di OpenOffice.org 2.0 presenta alcu-ne novità immediatamente percepibili, come il generale miglioramento dell'interfaccia grafica, l’integrazione con il sistema desktop nativo, la revisione dei menu e le barre degli strumenti mobili. Oltre a questo sono stati predisposti altri miglioramenti di cui si propone qui una sintesi.

Nuovo formato ODF: il formato OpenDocument (ODF), abbreviazione di OASIS Open Document Format for Office Applications (Formato OASIS Open Document per Applicazioni da Ufficio) è un formato aperto per il salvataggio e lo scambio di documenti che permette un’ampia interoperabilità nelle applicazioni d’ufficio e nasce come alterna-tiva ai formati proprietari. Le estensioni per le varie applicazioni OpenOffice.org sono: ● .odt - documenti di testo ● .ods - fogli di calcolo ● .odp - presentazioni ● .odg - grafica ● .odb - database

Statistiche del documento: mentre nella versione precedente era possibile soltanto effettuare il conteggio di tutte le parole presenti in un documento tramite il menu File > Proprietà ora è possibile conoscere anche il numero di parole di una porzione sele-zionata di testo con il comando Conteggio parole posto nel menu Strumenti.

Esportazione in formato PDF: come già nella versione 1.1 è possibile salvare il proprio elaborato direttamente in PDF senza necessitare di un programma apposito. La nuova versione permette ora di definire il livello di compressione delle immagini del documen-to, la gestione di indici, sommari, thumbnail e hyperlink.

Mail Merge e stampa in serie: è stato predisposto un wizard, accessibile tramite il menu Strumenti, il quale permette di creare una mailing-list oppure una stampa in serie dei propri documenti indirizzandoli in maniera automatica a diversi destinatari. Le informazioni relative ai destinatari possono provenire da diverse fonti ed è possibile associare i campi contenenti i dati del destinatario.

151

Impress: sono stati aggiunti nuovi effetti di animazione per le diapositive di modo da ottenere risultati sempre più professionali ed aumentare la compatibilità con il formato MS PowerPoint. Inoltre, è stato introdotto un visualizzatore delle attività che rende dispo-nibili in una sola interfaccia tutti gli strumenti più importanti (Pagine Master, Layout, Animazioni, Cambio diapositive).

Barre degli strumenti: ora è possibile personalizzare le barre degli strumenti in modo semplice spostando direttamente i pulsanti.

Nuovo Database Frontend: la nuova versione rende l’uso dei front-end per le basi di dati più intuitivo e immediato. Il database può essere generato tramite il menu File > Nuovo. Inoltre è stata predisposta una nuova Tabella Wizard che permette di generare le tabelle senza alcuna conoscenza di basi di dati e SQL. Il nuovo sistema si basa su tecnologia Java HSQLDB e non richiede un server MySQL o Adabas D: tutte le informa-zioni sono archiviate in un file XML.

Filtro di WordPerfect: OpenOffice.org 2.0 integra un filtro di WordPerfect sviluppato dalla comunità Open Source.

Supporto per la firma digitale: OpenOffice.org dispone di certificati collocati in speci-fici archivi per la gestione delle firme digitali.

Supporto XForms: ora è possibile creare moduli aperti sulla base degli standard di accessibilità W3C in modo semplice anche senza alcuna conoscenza di program-mazione.

152

Fra le principali novità si segnalano la notifica automatica degli aggiornamenti (attivabile e configurabile dall'utente), un supporto più avanzato ai database creati con Microsoft Access e la funzione multimonitor per Impress. Per quanto riguarda Calc va segnalata la maggior velocità nella gestione dei fogli elettronici di grandi dimensioni e la migliorata funzionalità di esportazione in HTML.

Le nuove release prevedono il supporto nativo per gli ambienti a 64 bit e nella ver-sione per Linux è stata aggiunta una versione di Quickstarter basata sulle librerie GTK.OpenOffice.org 2.2 migliora ulteriormente l'aspetto grafico ed è stata realizzata per una perfetta integrazione con Windows Vista. Migliorata anche la versione per Mac che, sebbene richieda ancora X11, occupa meno spazio su disco, è più stabile e corregge problemi come l'esportazione in formato PPT.La release 2.3 si segnala per l'implementazione dell'architettura, già anticipata con la release 2.0.4, per il supporto delle estensioni, sul modello di Mozilla Firefox; oggi è infatti disponibile il supporto a tutti gli add-on rilasciati fra cui, ad esempio: OpenOffice.org, GoogleDocs per l'esportazione dei documenti nel formato Google Docs, Sun Weblog Publisher per pubblicare e modificare velocemente i post sul proprio blog, Sun report Builder per la generazione di report grafici dei propri database e mOOo Impress Controller che permette di controllare le presentazioni create con Impress attraverso un dispositivo Java-based Bluetooth.

Inoltre, OpenOffice.org 2.3 dispone di un nuovo wizard per la creazione di grafici 2D/3D, un filtro di Write per l'esportazione dei documenti in formato MediaWiki, nuove funzioni legate alla facilità di utilizzo del mail merge, nuove API per l'im-plementazione di smart tag, la possibilità di aprire i link nei documenti con un semplice Ctrl+Click, funzione di autoriconoscimento della lingua in cui è scritto un testo e supporto al formato PNG nell'esportazione in HTML. Fra le novità dell'ultima release 2.4 vanno segnalate le migliori funzionalità di selezione del testo e correzione ortografica per il modulo di scrittura Writer, la funzionalità "smart" per la copia e lo spostamento di blocchi di celle in Calc, il supporto ai file MS Access 2007 ed un generale miglioramento nelle funzioni di gestione dei database per Base.

Le nuove release 2.1, 2.2, 2.3 e 2.4

153

(50) Parte delle osservazioni per la realizzazione di questa sezione sono state estratte da OpenOffice.org Migration Guide http://oooauthors.org/en/authors/userguide2/migration/published_final/ e fanno riferi-mento alle versioni OpenOffice.org 2.0 e Microsoft Office 2003.

4 3 SINTESI DELLE DIFFERENZE D’USO 50

Considerando la diffusione sulle postazioni di lavoro regionali della suite Microsoft Office e la parallela sperimentazione sugli analoghi software Open Source ci sembra interessante proporre alcuni consigli pratici ed una sintesi delle principali differenze riscontrabili nell’uso degli applicativi maggiormente utilizzati: Word/Writer, Excel/Calc, PowerPoint/Impress. Per ogni singolo applicativo si tenga presente in primo luogo che funzionalità equivalenti possono essere state localizzate o strutturate in modo diverso nelle barre dei menu ed in secondo luogo che alcune funzioni presenti in Microsoft Office possono non essere presenti in OpenOffice.org e viceversa.

4 3 1 Microsoft Word e OpenOffice org Writer

Funzioni che necessitano di particolare attenzione:

AutoShapes Form Fields e Controls

revisioni Indici

Oggetti OLE all’interno del documento Disegni WordArt

In particolare:� Il linguaggio macro è simile ma non identico. Nonostante le macro siano impor-

tate e salvate come documenti OpenOffice non sono eseguibili a causa delle differenze fra VisualBasic for Application e StarBasic.

154

� Negli elenchi puntati, è possibile che la posizione e la fattura dei punti elenco non venga rispettata nel trasferimento di un documento da Writer a MS Word e viceversa.

� Il font-spacing (spazio fra i caratteri) può essere diverso; questo può comportare differenze nel posizionamento del testo e nella visualizzazione. Nella maggior parte dei casi il problema può essere risolto semplicemente selezionando il testo in questione e ridefinendo il carattere e la spaziatura desiderati.

� Immagini 3d possono avere una resa diversa o essere ridotte a 2d nell’importa-zione da un applicativo all’altro.

� Il modello usato internamente per le tabelle è diverso; questo può provocare alcune differenze soprattutto in casi complessi come le tabelle annidate.

� Alcuni stili non sono supportati in OpenOffice.org e possono essere ricondotti ad una versione semplificata.

� In Writer, dal menu File > Procedure Guidate > Convertitore di Documenti è possibile convertire nel formato OpenDocument un intero gruppo di documenti dal formato MS Office o StarOffice. Per salvare il documento nel formato PDF si procede sempre dal menu File > Esporta nel formato PDF.

Per facilitare il passaggio di un documento redatto con OpenOffice.org a MS Office e viceversa è consigliabile standardizzare il documento secondo un filtro di espor-tazione. OpenOffice.org include numerosi filtri di esportazione fra cui quello per Microsoft Word 6.0, 95, 97/2000/XP e 2003 XML. Un altro elemento da conside-rare è quello di utilizzare un font (carattere) disponibile in entrambe le applicazioni, in caso contrario, il sistema di conversione formatterà nuovamente il documento. Ciò implica, nella maggior parte dei casi, la perdita dell'impaginazione e del design complessivo. Occorre tener presente che i sistemi GNU/Linux spesso utilizzano caratteri free che non sono installati sui sistemi Windows. Si consiglia quindi di usare caratteri standard come Times Roman ed Helvetica o di provvedere all’installazione dei caratteri mancanti compatibili.

155

Premendo il pulsante F5, o tramite il menu Modifica > Navigatore, è possibile attivare il “Navigatore”: strumento di Writer di cui non esiste un equivalente in MS Word. Il navigatore verifica i documenti Writer aperti ed organizza per categorie tutti gli elementi presenti nei documenti permettendo di spostarli da un documento all’altro o nello stesso documento tramite il sistema drag&drop (trascinamento) che crea automaticamente un collegamento hyperlink. Questo strumento risulta utile soprattutto nel caso di documenti lunghi con molti capitoli, sezioni, immagini.

Navigatore

Lo Stilista è uno strumento molto utile per cambiare in breve tempo le caratteristi-che del testo (ad esempio il carattere o le impostazioni del paragrafo) e definire degli stili personalizzati da utilizzare in più documenti. La finestra dello Stilista viene richiamata con il tasto F11 o dal menu Formato > Stilista. Essa è composta da una barra degli strumenti mobile contenente 5 icone che permettono di scegliere fra modelli di: Paragrafo, Carattere, Cornice, Pagina e Modelli di Elenchi. A destra vi sono due icone che danno accesso a funzioni specifiche dello Stilista: “Modo riempimento” (consente di applicare uno stile al testo selezionato) e “Nuovo Modello dalla Selezione”(consente di definire e salvare un nuovo stile). Mentre al centro è presente un’area con un elenco di tutti gli stili disponibili.

Stilista

Writer: due strumenti utili

Formattazione automatica Campi e controlli

Tabelle Pivot Alcuni tipi di diagrammi (specie i grafici 3d)

Oggetti OLE all’interno del documento Alcune funzioni e formule

4 3 2 Microsoft Excel e OpenOffice org Calc

Le funzionalità che richiedono particolare attenzione sono:

156

Così come per Writer vale la discrepanza fra i linguaggi macro dovuta alle differenze fra VisualBasic for Application e StarBasic.Normalmente le funzioni di uso comune (somma, media, minimo, massimo, logiche) non causano problemi nella conversione di documenti da un applicativo all’altro e presentano la medesima modalità di compilazione. Per alcune funzioni più avanzate è consigliabile consultare la guida in linea di Calc. Infatti, nonostante Calc sia stato sviluppato al fine di ottenere la massima compatibilità con MS Excel, in alcuni casi presenta funzioni che non trovano un corrispondente, in altri casi pro-pone due funzioni simili: una per l'uso generale ed una seconda compatibile con MS Excel (contrassegnata dal suffisso _ADD).

Inoltre:� Calc ed Excel hanno le medesime funzionalità di stampa ma occorre tener

presente che di default Excel stampa il foglio attivo mentre Calc stampa l'intero documento. Quindi nel caso in cui si desideri stampare soltanto una parte del documento occorre selezionare l’area di stampa ed impostarla con il comando Formato > Aree di stampa > Definisci.

� Il Data Pilot di Calc consente di realizzare tabelle a campi incrociati ed è l’equiva-lente di Tabella Pivot presente in MS Excel anche se presenta alcune differenze e limitazioni.

� Se in Calc una cella è stata definita come testo continuerà ad esserlo anche se al suo interno è posto un numero (ad esempio, se A1 è formattata come testo e contiene il carattere “1”, in Excel la formula A1+1 darà come risultato 2 mentre in Calc 1).

� I riferimenti ai fogli nelle formule di MS Excel sono assoluti, pertanto nelle ope-razioni di copia-incolla di formule su fogli diversi viene mantenuto sempre il medesimo puntamento. Con Calc invece il riferimento ai fogli è relativo: nel caso in cui si desideri avere dei riferimenti assoluti occorre procedere così come per righe e colonne inserendo il segno del dollaro davanti al nome del foglio (es. =$Foglio2!$A$1 si riferisce sempre alla prima cella del Foglio 2).

157

4 3 3 Microsoft PowerPoint e OpenOffice org Impress

Le caratteristiche di Impress sono pressoché equiparabili a quelle di MS PowerPoint, tuttavia occorre tener presente che:

� Le immagini animate di MS PowerPoint sono lette da Impress come immagini fisse e viceversa. In Impress vi è la possibilità di creare sequenze animate a partire da singole immagini tramite il menu Inserisci > Immagine Animata.

� Impress non supporta alcune delle caratteristiche di formattazione di PowerPoint. Ad esempio non supporta gradienti di tre colori, doppi e tripli bordi e bordi round-dotted. Si consiglia quindi di apportare le relative semplificazioni in PowerPoint prima di importare il documento.

� Impress non ha la capacità di supportare una voce narrante o una musica di sot-tofondo durante la presentazione di una sequenza di slide. Il sonoro può essere associato solo ad una singola slide.

� Aree dinamiche (campi data e numero di pagina) esportate da Impress vengono rese di default come testo statico, fisso. Queste aree dinamiche devono essere ricreate in PowerPoint dopo la fase di esportazione.

� Pack and Go: è una opzione che permette di salvare l'elaborato su cd ed è disponi-bile al momento solo per PowerPoint. D'altra parte con Impress è possibile salvare in formato Flash Player, trasformazione non possibile con PowerPoint.

Il sito italiano ufficiale: http://it.openoffice.orgModelli e macro: http://ooextras.sourceforge.net/Nuove caratteristiche OO 2.X: http://marketing.openoffice.org/2.0/featureguide.html

SupportoMailing list: http://it.openoffice.org/informazioni/mailinglist.htmlSito di documentazione: http://sourceforge.net/projects/ooodocs/Canale IRC: http://it.openoffice.org/informazioni/irc.html

Dove reperire ulteriori informazioni

158

4 4 ESITI DEL QUESTIONARIO OPEN SOURCE

Proponiamo in questa sezione alcuni fra i risultati più significativi emersi dall’indagine conoscitiva proposta ai dipendenti della regione Piemonte che hanno aderito all’iniziati-va formativa sperimentale Linux su Pdl 2004. Nel settembre 2005, a seguito di un anno di sperimentazione, si è provveduto a sottoporre ai 23 sperimentatori un semplice que-stionario on line in cui si chiedeva loro un riscontro del progetto e l’eventuale segnala-zione di osservazioni e proposte. In particolare, il questionario intendeva mettere in luce l’utilizzo effettivo del sistema operativo GNU/Linux, con le relative applicazioni, e propor-re un confronto fra la soluzione sperimentale adottata e le soluzioni proprietarie in uso, sia per quanto riguarda il sistema operativo sia per la suite di office automation.

I questionari pervenuti sono stati 13 su 23. Pur trattandosi di un campione numeri-camente limitato il cui valore statistico può avere rilevanza solo ai fini di una verifica interna, riteniamo sia utile proporre alcuni estratti del rapporto per evidenziare l’impatto dell’iniziativa e segnare alcuni fra i più interessanti suggerimenti pervenutici. I dati ana-lizzati fanno riferimento alle risposte compilate sui questionari pervenuti.

(51) Possibili risposte multiple.

159

DOMANDA 1 � Prima di questa sperimentazione avevi già utilizzato solu-zioni Open Source? Se sì, selezionare quali 51:

Applicativo %

Linux

OpenOffice

Mozilla Firefox

Mozilla Thunderbird

Knoppix

Star office

DOMANDA 2 � Nell’ambito della sperimentazione hai avuto difficoltà ad accedere al sistema operativo Linux? (Opzioni: SI/NO)

Tutti gli intervistati hanno risposto che non si sono riscontrate difficoltà particolari.

(52) Opzioni possibili: Mai utilizzato - Raramente utilizzato - Utilizzato in misura eguale a Windows - Utilizzato spesso - Utilizzato sempre.

160

DOMANDA 3 � Quantifica il tuo utilizzo delle singole applicazioni, nel corso degli ultimi 6 mesi 52:

DOMANDA 4 � Nel corso della sperimentazione hai verificato significative differenze tra i due ambienti? (Opzioni: SI/NO)

(53) Possibili risposte multiple.

161

DOMANDA 5 � Se sì, quali? 53

Differenze

l'usabilità

le funzionalità

le prestazioni

la grafica

la semplicità d'uso

l'uso delle periferiche

l'intuitività

il supporto in linea

Hai avuto difficoltà ad utilizzare OpenOffice.org Calc? 7,69% 92,31%

Hai avuto problemi di compatibilità/portabilità tra Calc e Excel? 38,46% 61,54%

Hai riscontrato delle funzionalità significative di Excel che non sono presenti in Calc? 23,08% 76,92%

� Confronto fra Microsoft Excel e OpenOffice.org Calc %SI %NO

Segnalazione di 3 funzionalità non presenti in Calc:● La non corretta trasformazione di file fatti con Excel che utilizzano macro.● Excel ha funzioni e prestazioni molto più flessibili di Calc.● Tabelle Pivot, non realizzabili con Calc.

162

Hai avuto difficoltà ad utilizzare OpenOffice.org Writer? 0,00% 100,00%Hai avuto problemi di compatibilità/portabilità tra Writer e Word? 23,08% 76,92%Hai riscontrato delle funzionalità significative di Word che non sono presenti in Writer? 23,08% 76,92%

� Confronto fra Microsoft Word e OpenOffice.org Writer %SI %NO

Segnalazione di 3 funzionalità non presenti in Writer:● La non esistenza di alcuni oggetti (es: Equation – WordArt - ecc).● In Writer la gestione della stampa-unione è estremamente complessa.● La mancanza del comando Copia formato (ctrl+shift+c), nonché alcune funzionalità

avanzate.

Hai avuto difficoltà ad utilizzare OpenOffic.org Impress? 7,69% 92,31%Hai avuto problemi di compatibilità/portabilità tra Impress e PowerPoint? 23,08% 76,92%Hai riscontrato delle funzionalità significative di PowerPoint che non sono presenti in Impress? 7,69% 92,31%

� Confronto fra Microsoft PowerPoint e OpenOffice Impress %SI %NO

DOMANDA 6 � Ritieni utile allargare la sperimentazione ad altri colleghi? (Opzioni: SI/NO)

Tutti hanno risposto affermativamente.

163

30,77% 69,23%

DOMANDA 7 � Hai riscontrato delle difficoltà nell'utilizzo dei due ambienti? (Se sì, seleziona quali – sono possibili più opzioni) %SI % NO

Segnalazione delle difficoltà riscontrate:

Le diverse impostazioni delle applicazioni 3

Le diverse impostazioni dei comandi base 1

Le diverse impostazioni grafiche 1

Collegamento remoto da casa 1

DOMANDA 8 � In generale la valutazione sulla sperimentazione è:

mol

to p

ositi

va

posi

tiva

posi

tiva

né n

egat

iva

nega

tiva

mol

to n

egat

iva

164

DOMANDA 9 � A tuo giudizio, qual è il livello di difficoltà che potrebbe incontrare l’utenza regionale nella migrazione dal sistema attuale Ms Office a OpenOffice.org?

Le schede che seguono riassumono le esperienze Open Source presenti in regione

Piemonte, esperienze che derivano da una strategia di lunga data attuata nel corso degli

anni, privilegiando gli aspetti di valutazione tecnico-economica nei singoli progetti.

Il diagramma sottostante riassume l’impegno che regione, tramite il CSI, ha sempre

avuto per gli aspetti legati agli standard e al software aperto.

APPENDICE 5: SCHEDE DEI PRINCIPALI PROGETTI SVILUPPATI DAL CSI PER LA REGIONE PIEMONTE

165

1996 Utilizzo di PERL per sviluppi Web

1997 Utilizzo di Apache

1998 Server Proxy e DNS

1999

2000

2001 Utilizzo di PHP; Web Farm su Linux

2002 Piattaforma Multicanale

2003 Soluzioni di groupware

2004 Sistema antispam per tutte le caselle di posta degli Enti; Biblioteca Multimediale

2005 SIRePlus; Motore di ricerca; Cont@cta

2006 PdL Linux; OpenOffice

2007 MySQL Farm; JBoss Farm; Gestione Documentale; SIGMA TER; CRPnet

166

5 1 Server Proxy

Che cosa è Il proxy è un servizio di rete che consente agli utenti di eseguire connessioni indirette a servizi di rete su reti differenti dalla propria. rappresenta quel servizio che consente a tutti i posti di lavoro che sono collocati su una Intranet aziendale (e quindi su una rete locale) di accedere a Internet.

Cosa si utilizza Per eseguire questo servizio viene utilizzato un prodotto che si chiama SQUID. Il prodotto origina dal progetto Harvest Cache Daemon nei primi anni ’90. Attualmente è la soluzione più diffusa.

Licenza GPL

5 2 Server DNS

Che cosa è Il servizio di DNS (Domain Name System) rappresenta una sorta di elenco telefonico di Internet. Il suo compito è infatti quello di instradare correttamente le richieste di rete. Traduce i nomi dei domini come regione.piemonte.it negli indirizzi IP che gli apparati di rete utilizzano per trasportare i messaggi sulla rete stessa. Le specifiche sono regolate da standard aperti sin dal 1983.

Cosa si utilizza Per eseguire questo servizio si utilizza un prodotto che si chiama BIND. Il prodotto origina da un progetto nato nell’Università di Berkeley nel 1984 e raffinato da un dipendente della DELL nel 1985. Attualmente è la soluzione più diffusa.

Licenza BSD

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5 3 Sistemi di sicurezza su mail

Che cosa è Le caselle di posta sono ormai tutte protette da sistemi di antispam e di antivirus per ridurre la quantità di mail spazzatura che quotidianamente si ricevono e per ridurre i rischi di ricevere virus.

Cosa si utilizza Per eseguire questo servizio si utilizzano due prodotti Open Source, SpamAssassin e Clam AntiVirus. Il primo è un progetto nato nel 1997 e reingegnerizzato nel 2001. Il secondo rappresenta l’unica soluzione completamente Open Source nel campo dei prodotti antivirus.

Licenza Apache e GPL

5 4 Piattaforma Gestione Documentale

Che cosa è rappresenta l’infrastruttura dove verranno archiviati a norma di legge i documenti gestiti dagli Enti.

Cosa si utilizza La soluzione tecnologica usata per realizzare la piattaforma utilizza un prodotto Open Source che è diventato rapidamente un punto di riferimento: Alfresco. Realizzato dall’omonima azienda fondata nel 2005 da John Newton (ex CEO di Documentum), con funzionalità di gestione documentale aderenti agli standard esistenti in ambito java fornisce sia il motore di gestione sia il front-end web per interagire con il motore. Sarà personalizzato, per adeguarlo alle necessità normative italiane soprattutto nella parte di motore di gestione, tramite un progetto che vede l’impegno dei tre principali Enti pubblici piemontesi (regione Piemonte, Provincia e Città di Torino) insieme agli Atenei e al CSI-Piemonte.

Licenza GPL

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5 5 Web Farm

Che cosa è La Web Farm rappresenta l’infrastruttura che eroga tutti i servizi web; per assolvere questa funzione si utilizzano un insieme di strumenti, tutti Open Source.

Cosa si utilizza Gli strumenti coinvolti sono: • Web Server Apache • Linguaggi di scripting: - PErL - PHP Il Web Server Apache nasce come progetto dell’NCSA (National Center for Supercomputing Applications) nel 1994 e da allora è diventato il server web più utilizzato al mondo (come descritto nella figura che segue).

Figura 1Diffusione dei principali server web a livello mondialeFonte: www.netcraft.com

Il linguaggio PERL nasce nel 1987 come iniziativa di Larry Wall

(dipendente di Unisys) e si è affermato come linguaggio di scripting

sia in ambito UNIX sia in seguito in ambito web.

Apache

Microsoft

Sun

Lighttpd

Google

NCSA

Other

80%

40%

0%

Oct

199

5

Apr

1996

Oct

199

6

Apr

1997

Oct

199

7

Apr

1998

Oct

199

8

Apr

1999

Oct

199

9

Apr

2000

Oct

200

0

Apr

2001

Oct

200

1

Apr

2002

Oct

200

2

Apr

2003

Oct

200

3

Apr

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Oct

200

4

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2005

Oct

200

5

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2006

Oct

200

6

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2007

Oct

200

7Ja

n 20

08

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Il PHP nasce nel 1994 da un’esigenza di rasmus Lerdorf in ambito web; successivamente Suraski e Gutmans (due sviluppatori del Technion IIT) riscrivono il parser nel 1997.

Licenza Diverse tipologie di licenze sono coinvolte, dalla Apache alla GPL

5 6 Piattaforma Multicanale

Che cosa è Al fine di realizzare prodotti orientati alla multicanalità il CSI-Piemonte ha sviluppato per regione una piattaforma architetturale in grado di fornire gli strumenti trasversali necessari per creare servizi verticali rivolti, oltre che alle postazioni di lavoro standard dotate di un browser web, anche a dispositivi mobili quali PDA, cellulari WAP e smartphone e di supportare le interazioni con prodotti di terze parti per la realizzazione di servizi vocali automatici fruibili direttamente tramite telefono.

Cosa si utilizza Tale piattaforma è realizzata mediante l’infrastruttura Cocoon, che nasce come estensione al framework Open Source Cocoon, sviluppato dalla Apache Software Foundation, andando ad aggiungere numerosi moduli e componenti trasversali individuati e progettati a seguito dell’esperienza acquisita negli ultimi anni dalla realizzazione di prodotti multicanale. Tra questi, i principali riguardano la fruizione multimodale dei servizi, quali ad esempio l’interazione tramite e-mail e messaggi SMS sia come elementi di input sia come canale asincrono per la ricezione di notifiche o di risposte funzionali. Cocoon è un framework applicativo che si focalizza sulla gestione di documenti XML e la loro trasformazione con XSL. Nasce nel 1998 per opera di un italiano: Stefano Mazzocchi.

Licenza Apache

170

5 7 Motore di ricerca su dati non strutturati

Che cosa è Il sito web di regione mette oggi a disposizione del cittadino un numero elevato di informazioni e servizi di grande utilità, ma data l'elevata dimensione degli stessi può rivelarsi difficile per l'utente orientarsi e trovare l’informazione realmente cercata. I dati pubblicati non hanno, infatti, un unico "punto di vista" e la catalogazione e la strutturazione delle informazioni imposta dalla redazione spesso non è corrispondente all'organizzazione logica di chi effettua la ricerca. L'utilizzo di un motore di ricerca su base linguistica consente pertanto di rendere maggiormente usufruibili i servizi e le informazioni on line.

Cosa si utilizza Il sistema di indicizzazione e ricerca DocDigger di CELI s.r.l. è interamente sviluppato in Java e basato su XML, sul motore di indicizzazione Open Source Lucene e sulla libreria linguistica proprietaria Sophia. L’architettura di Lucene consente un’efficace personalizzazione dei moduli di analisi del testo (sia esso il documento da indicizzare o il testo della query). Caratteristiche della soluzione: • analisi morfologica di documenti in lingua italiana e indicizzazione delle sole forme di base; • riconoscimento dei concetti; • elaborazione dei criteri di ranking; • gestione dell’espansione della query; • gestione di link consigliati; • espansione delle query attraverso dizionario dei sinonimi; • marcatura dei nomi propri ed eventuale creazione di un apposito indice.

Licenza Commerciale con componenti Open Source

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5 8 SIRePlus

Che cosa è Si tratta del sito dedicato ai referenti SIre. Rappresenta la prima esperienza di tool di comunità/groupware introdotto in regione e consente ai diversi referenti di confrontarsi su tematiche dell’evoluzione del sistema informativo regionale.

Cosa si utilizza Il sito è stato realizzato utilizzando MDPro, uno strumento di CMS (Content Management System). Questo strumento Open Source è realizzato in PHP da una comunità con una forte presenza italiana. La storia di questo strumento annovera una serie di fork che partono dal prodotto Thatware a PHPNuke (1998), a PostNuke (2001), a MDPro (2003). Questa categoria di strumenti offre un insieme di funzionalità che può essere riassunto nel seguente elenco: • gestione degli utenti con relativi permessi e autorizzazioni; • forum; • gestione di notizie; • sondaggi; • gestione di FAQ; • gestione di un calendario del sito; • gestione della messaggistica interna tra gli utenti del sito; • mailing list; • gestione elementare di documenti; • possibilità di creare contenuti in maniera semplice. Questi strumenti consentono al cliente finale di gestire in autonomia il sito inserendo contenuti di diverso genere senza dover conoscere la programmazione HTML.

Licenza GPL

172

5 9 Cont@cta - Contact Center

Che cosa è La piattaforma Cont@cta nasce, nel contesto della regione Piemonte, dall’esigenza di realizzare un insieme di strumenti operativi (suite) in grado di fornire tutte le funzionalità e le caratteristiche necessarie per la gestione completa di una soluzione di Contact Center. Oltre a consentire un’agevole consultazione ed erogazione del contenuto informativo da parte degli operatori, la suite offre tutti gli strumenti necessari per inserire e gestire gli elementi della base dati di conoscenza attraverso diversi livelli organizzativi di approvazione (workflow approvativo). La natura multicanale della soluzione rivolta agli operatori e la forte modularità e configurabilità degli elementi permettono di ottenere un elevato livello di interazione tra la struttura di Contact Center e il cittadino, consentendo comunicazioni, in ingresso e in uscita, oltre alla classica comunicazione telefonica, anche attraverso e-mail, SMS, form web, ecc. Grazie all’esperienza acquisita nella gestione del Contact Center del numero unico 800.333.444, tramite il quale i cittadini possono ricevere informazioni puntuali su vari argomenti riguardanti la regione Piemonte, Cont@cta ha avuto un’evoluzione architetturale volta alla realizzazione di soluzioni multi-site.

Cosa si utilizza Anche per questo servizio a valenza multicanale si è utilizzata l’infrastruttura di base della piattaforma multicanale Cocoon, per la cui descrizione si rimanda alla scheda relativa.

Licenza Apache

173

5 10 JBoss Farm

Che cosa è I progetti regionali Paperless PA e SIGMA TEr hanno richiesto l'adozione di un’infrastruttura di application server Open Source per mantenere il progetto nell’ambito degli strumenti utilizzati nel contesto del riuso.

Cosa si utilizza Per questo motivo il CSI ha implementato la nuova JBoss Farm che affianca all’infrastruttura commerciale esistente un’infrastruttura Open Source che oltre ad ospitare i progetti di riuso potrà assumere nel futuro una rilevanza maggiore negli sviluppi di servizi. JBoss è l’application server Java Open Source più diffuso (con una quota di diffusione ormai pari a vendor commerciali quali BEA); nato nel 1999 dall’ingegno di Marc Fleury, fondatore dell’omonima azienda, acquisita nel 2006.

Licenza LGPL

174

5 11 MySQL Farm

Che cosa è Le esigenze dei progetti web richiedono l’utilizzo di un’infrastruttura di DB più snella e efficace delle attuali soluzioni Oracle. I dati degli applicativi di collaboration sono, infatti, i contenuti pubblici delle pagine dei siti dinamici, per cui è necessario avere un archivio rapido ed efficace.

Cosa si utilizza Vi sono due alternative nel mondo Open Source per rispondere alle esigenze descritte: PostgresSQL o MySQL. La scelta del consorzio è andata verso MySQL per la diffusione che questo strumento ha nella comunità Open Source web. È stata così allestita una MySQL Farm, destinata agli sviluppi web. Si può pertanto affermare che con questa infrastruttura i servizi web siano sempre più attestati su una pila tecnologica completamente Open. MySQL è un prodotto di proprietà di una singola azienda svedese la “MySQL AB”. La prima versione del prodotto risale al 1995.

Licenza GPL

175

5 12 SIGMA TER

Che cosa è Tra i progetti di riuso che regione Piemonte ha deciso di adottare SIGMA TEr rappresenta un progetto ad architettura mista, che vede, infatti, l’utilizzo di componenti commerciali affiancate a quelle a software libero.

Cosa si utilizza Il database utilizzato dall’applicativo è Oracle, ma l’application server Java è JBoss. Per questo motivo il progetto è stato dispiegato sulla nuova JBoss farm allestita anche per questa specifica esigenza. Poiché il progetto fornisce in riuso solo alcuni elementi, ma tra questi non sono presenti i componenti cartografici, si sta allestendo un’infrastruttura GIS Open Source. Tale infrastruttura, ad oggi dedicata al progetto, potrà trasformarsi in una soluzione di middleware standard per le esigenze del mondo cartografico.

Licenza LGPL + commerciale

176

5 13 CRPnet

Che cosa è Il Consiglio regionale ha da tempo un sistema informativo evoluto con servizi, banche dati, applicazioni per supportare il legislatore nel proprio lavoro. Ora siamo di fronte ad un passo successivo. Il sito istituzionale del Consiglio si è arricchito della sezione interattiva CrPnet, curata dal CSI-Piemonte, già accessibile e dotata di alcuni servizi come news sull’attività amministrativa, una newsletter mensile e forum di discussione.

Cosa si utilizza Per realizzarla viene utilizzato Joomla, strumento di CMS Open Source derivato da un fork, avvenuto nel 2005, di Mambo: prodotto originariamente sviluppato come soluzione a sorgente chiuso nel 2000 da un’azienda australiana e successivamente rilasciato con licenza GPL nel 2001.

Licenza GPL

177

5 14 Biblioteca Multimediale

Che cosa è Gli obiettivi del progetto sono: • ideare e sviluppare un servizio di consultazione biblioteche on line per disabili, con output vocale destinato ad utenti non vedenti/ipovedenti; • consentire l'accesso al materiale presente nelle biblioteche e la fruizione on line dei contenuti messi a disposizione, secondo le regole di accessibilità del W3C e della recente normativa italiana. Il sistema è composto da due parti distinte: • un back-office ad accesso controllato, riservato agli amministratori del sito, per l'inserimento/modifica delle risorse (libri e news) e degli utenti; • un front-office, con una parte pubblica ed una ad accesso controllato, per la sezione relativa alle risorse vocali.

Cosa si utilizza Per realizzare il progetto sono stati utilizzati diversi strumenti, commerciali e Open Source. Nello specifico: • il CMS Open Source MDPro, per implementare il sistema; • TTS LOQUENDO, per creare le versioni audio dei testi; • piattaforma Virage, per la conversione audio in formati compatti e adatti allo streaming; • server di streaming Windows Media Services, per effettuare l'ascolto del materiale on line.

Licenza GPL + commerciali

179

Bug (lett. cimice o piccolo insetto)Il termine si riferisce a un difetto o ad una proprietà non desiderata e non prevista di un programma o di un componente hardware che causa un malfunzionamento.

Codice sorgenteSi riferisce alla originaria forma in cui un programma è leggibile e modificabile, fatta di istruzioni scritte nel linguaggio di programmazione.

Costo totale di proprietà (Total Cost of Ownership, TCO) La somma di tutte le spese ed i costi associati all'acquisto ed all'uso di equipaggiamen-ti, materiali e servizi.

CSS (Cascading Style Sheet)Linguaggio definito dal W3C nel 1996 per definire l’aspetto delle pagine HTML e XHTML e distinguere i contenuti dalla loro formattazione.

Business Intelligence Insieme di metodologie e strumenti che consentono in modo efficiente ed efficace l'accesso, la ricerca e l'analisi delle informazioni aziendali, archiviate in grandi archivi di dati (Data Warehouse).

Costi fissi Costi che non sono influenzati dal livello della produzione.

Costi non recuperabili o sommersi (sunk cost)Costi relativi ad impianti che, per l’elevata specificità, hanno un valore irrilevante o nullo nel momento in cui l’impresa che li ha sostenuti decide di abbandonare il mercato.

Creative CommonsOrganizzazione non profit che rilascia licenze gratuite (Creative Commons Licenses) basate sul principio “alcuni diritti riservati” che permettono al titolare dei diritti d’autore di specificare quali diritti concedere ai licenziatari.

Database (base di dati) Archivio di dati eterogenei gestiti, memorizzati e organizzati dal computer mediante un opportuno software.

glossario

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Distribuzione LinuxUna versione del sistema GNU/Linux, creata da una comunità di sviluppatori o da una società, che include un insieme di software ed un loro specifico sistema di gestione.

Electronic Data ProcessingTrattamento elettronico dei dati, esecuzione di operazioni mediante dispositivi elettronici.

FirewallPeriferica hardware o software che controlla l'accesso a una determinata rete.

FirmwareInsieme delle funzioni logiche presenti in un semiconduttore che ne permettono le funzioni base ed il collegamento con altre entità (es. BIOS del DOS).

FrameworkDal punto di vista dello sviluppo software si tratta di una struttura di sostegno definita a partire dalla quale è possibile organizzare e sviluppare un progetto software. Tale struttura può includere programmi, librerie e linguaggio scripting.

HTML (Hyper Text Mark-Up Language)Linguaggio di markup di una pagina web usato per descrivere il contenuto dei docu-menti ipertestuali disponibili nel Web.

Knowledge Management (KM) Insieme di attività sistematiche di ricerca, organizzazione e messa a disposizione del capitale intellettuale di un’azienda volte ad alimentare una cultura di apprendimento continuo e di condivisione della conoscenza in modo tale che le attività dell’organizza-zione si possano avvalere delle conoscenze esistenti e costruire su di esse.

IDS (Intrusion Detection System)Dispositivo hardware/software utilizzato per rilevare gli accessi non autorizzati alle reti informatiche ed ai computer.

InformazioneDato o insieme di dati elaborati per determinato fine stabilito dall’utente in un deter-minato contesto.

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ICT (Information and Communication Technology)Convergenza dell’insieme dei settori riguardanti l'informatica (IT) e le telecomunicazioni (TLC) al fine di trasmettere informazioni utilizzando tecnologia digitale.

JAVALinguaggio di programmazione orientato agli oggetti derivato dal linguaggio C++. Da novembre 2006 la Sun Microsystems ha rilasciato il linguaggio Java con licenza GPL.

KernelIl kernel costituisce il nucleo di un sistema operativo. Si tratta di un software avente il compito di fornire ai processi in esecuzione sull'elaboratore un accesso sicuro e con-trollato all'hardware. Dato che possono esserne eseguiti simultaneamente più di uno, il kernel ha anche la responsabilità di assegnare una porzione di tempo-macchina e di accesso all'hardware a ciascun programma (multitasking).

Licenza d'uso Un documento che accompagna la maggior parte del software e specifica i diritti e i doveri di chi lo riceve. Esistono licenze libere e licenze proprietarie. Tutte le licenze d'uso traggono il loro valore legale dalle norme sul diritto d'autore (copyright).

Lock-inFenomeno che si ha quando gli utenti sono "bloccati" da una scelta tecnologica poten-zialmente inferiore rispetto ad altre disponibili sul mercato.

Malware (malicious software)Programma creato allo scopo di provocare danni sul computer sul quale viene eseguito (virus, worm, spyware, dialer, ecc.).

Metadato Dato che descrive un altro dato; indica tra gli altri elementi la fonte, l’archivio sorgente, anno di produzione del dato trattato.

Modulo Nel software un modulo è in pratica una parte di un programma. I programmi sono composti da uno o più moduli sviluppati indipendentemente che vengono combinati quando il programma è assemblato. Ogni singolo modulo può contenere una o più routine.

182

Netfilter/IptablesNetfilter è un componete del sistema Linux che permette l’intercettazione e la manipo-lazione dei dati trasferiti in rete. Iptables è un programma che, facendo uso di netfilter, permette agli amministratori di definire le regole dei filtri di rete.

Normalizzazione Nei database significa l'eliminazione dei dati ridondanti con la conseguente riduzione dello spazio occupato su memoria di massa.

Patch Una aggiunta temporanea ad un pezzo di codice, generalmente come rimedio veloce ed approssimativo ad un malfunzionamento (bug).

PythonLinguaggio di programmazione multi-paradigma che permette di scrivere programmi seguendo il paradigma object oriented, la programmazione strutturata o la programma-zione funzionale.

RFID (radio Frequency Identification)Tecnologia che permette l’identificazione automatica tramite radiofrequenza di entità alle quali è applicato un tag o risponditore. L’identificazione avviene tramite lettori/scrit-tori rFID (palmari, trasportabili o fissi) che comunicano con sistemi di raccolta dei dati.

ReleaseIndica il rilascio di una serie di modifiche alla versione corrente di un software. Tali cambiamenti sono di solito volti a riparare piccoli bug della versione senza tuttavia comportare una modifica tale da giustificare il rilascio di una nuova versione.

Routine È una sezione di un programma che esegue un particolare compito. I programmi con-sistono in moduli ognuno dei quali contiene una o più routine. Il termine routine può essere sinonimo di procedura, funzione e subroutine.

Serverrisorsa di rete che offre ai client (PC degli utenti) vari tipi di servizi.

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SistemaInsieme di elementi (componenti o sottosistemi) che interagiscono fra loro. È tanto più complesso quanto più alto è il numero di relazioni tra tali elementi e tra loro e l'ambiente esterno.Definiscono un sistema:

- l'obiettivo da perseguire;- la struttura, intesa come insieme di elementi interagenti sia tra loro che con l'am-

biente esterno; - la complessità, funzione del numero di componenti e delle iterazioni multiple tra

di essi;- le procedure (processi), intese come attività integrate definite in un dominio for-

mato da uno o più componenti (elementari o strutturati);- le risorse, intese come entità che intervengono durante lo svolgimento delle pro-

cedure (processi).

Sistema informaticoInsieme di procedure automatizzate attivate da interventi umani o dispositivi elettronici, sotto-sistema del sistema informativo.

Sistema informativoPer sistema informativo si intende un insieme ordinato di elementi che rilevano, elabo-rano, scambiano e archiviano dati con lo scopo di produrre e distribuire le informazioni nel momento e nel luogo adatto alle persone che in azienda ne hanno bisogno, utiliz-zando a tale scopo la tecnologia più appropriata (Camussone, 1998).

Software di produttività personaleInsieme delle applicazioni che permettono all’utente di un computer di creare contenuti (documenti di testo, presentazioni o grafici) di solito raccolte in una suite (MS Office, OpenOffice.org, KOffice, StarOffice, ecc.).

Software di pubblico dominioSoftware privo di copyright, quindi originariamente libero. Non essendo tutelato da alcun diritto d'autore, chiunque può farne ciò che vuole, anche appropriarsi dei diritti di copie o varianti del codice.

184

Software libero (Free Software) Ogni tipo di software la cui licenza d'uso consenta la libera copia, modifica e ridistribu-zione del programma.

Software GPLLa licenza GPL è l'esempio più significativo di licenza per Software Libero, nonché quella più utilizzata. È stata creata dalla Free Software Foundation ed è quella che accompagna il sistema operativo GNU/Linux e la maggior parte del software realizzato per tale sistema.

Stateful inspection firewall Sistema firewall che tiene traccia dello stato della rete e permette il transito solo a pac-chetti che provengono da un collegamento accreditato.

Switching cost (costi di transizione)Costi che si devono affrontare per passare da una soluzione tecnologica ad un'altra.

UnixSistema operativo sviluppato negli anni 1960 – 1970 originariamente dalla AT&T Bell Labs e dal quale hanno avuto origine numerose distribuzioni commerciali e non. Tratti distintivi del sistema sono il fatto di essere multitasking e multi-user, l’ordinamento gerarchico del file system, l’interprete da riga di comando e l’uso del linguaggio di programmazione C.

VoIP (Voice over IP)Tecnologia che permette di effettuare una conversazione telefonica senza passare tramite la consueta linea di trasmissione telefonica ma utilizzando una connessione Internet o una rete dedicata che adotta il protocollo IP.

VPN (Virtual Private Network)Si tratta di una rete di comunicazioni riservata usata solitamente per comunicare su una rete pubblica.

Web 2.0Definizione ancora controversa che in generale indica un stato di evoluzione del World Wide Web contraddistinto da una crescente dinamicità ed interattività della navigazione.

185

Web browser Programma la cui funzione è di localizzare e mostrare le pagine web. Più precisamente, un web browser è un programma in grado di interpretare il codice HTML/XHTML e visualizzarlo in forma di ipertesto. I web browser più diffusi sono Netscape Navigator, Microsoft Internet Explorer, Firefox, Opera, Konqueror, tutti browser grafici, in grado cioè di visualizzare la grafica oltre al testo.

WLAN (Wireless Local Area Network)rete locale che utilizza tecnologia wireless per connettere gli host della rete.

VLAN (Virtual Local Area Network)Insieme di tecnologie che permettono di segmentare il dominio di broadcast che si crea in una rete locale basata su switch in più reti non comunicanti tra loro.

WYSIWYG La sigla rappresenta l’acronimo dell’espressione What You See Is What You Get, ovvero “quello che vedi è quello che ottieni” che indicava inizialmente il problema di ottenere in fase di stampa la medesima soluzione presentata sullo schermo del computer. In seguito l’espressione si è estesa per analogia ad alcune problematiche relative alla rea-lizzazione delle pagine web ed al fatto che l’HTML non dia alcuna informazione sulla disposizione grafica degli elementi al dispositivo o al browser che dovrà interpretarne il codice.

187Bibliografia 187

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Creative Commons Italia www.creativecommons.it

Distribuzione QiLinux www.qilinux.it

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Plone/Zope http://plone.org • www.zope.it

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