Lo Sguardo sui 5 Reali Siti - Maggio 2012 -

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''Lo Sguardo'' Anno 10 - N° 5 - Maggio 2012

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Devo premettere che sono ben lungi abuttar fango su un Ente ed una manifestazionefieristica che resta la più antica a livello na-zionale ed internazionale, ma da buon cronista,in questi ultimi 37 anni, ho seguito le mani-festazione dell’ente di corso del Mezzogiorno,anche l’ultima di giorni orsono e dopo avervisitato i padiglioni e i pochi convegni sento,credetemi, il bisogno di una riflessione. Inquesta ultima edizione della Fiera Internazio-nale dell’Agricoltura ho avvertito un tonodimesso, con la crisi fuori alla porta, prontaad affacciarsi nei discorsi dei politici e tragli stessi stand della Fiera.

Sono convinto comunque che della pre-senza di una crisi profonda, come della suaportata, si fossero resi conto un po’ tutti,con nessuna prospettiva di recupero. Tuttoebbe inizio dalla fine dell’era del presidenteDe Meo, sotto la cui gestione il significatostesso della Fiera Internazionale dell’Agricol-tura è andato svilendosi, confondendo la ma-nifestazione foggiana alla miriade di altreiniziative similari, e niente è valso l’impegnodel dinamico Segretario Generale, il dott.Antonio Vitulli. Poi l’era Gentile non ha por-tato nulla di nuovo né nelle forme, né tantomeno nei contenuti. Perché non si dia dellosfascista a chi scrive, sarà bene affrettarsi asalvare capra e cavoli.

Se davvero si vuole sfruttare la posizionegeografica della Capitanata e farne il puntomodale tra le realtà produttive del centro edel sud d’Italia, non si può prescindere dallacrescita della stressa Fiera che deve diventareun punto di incontro e di confronto, una zonadi scambio che sia però appetita e appetibile.

Ben vengano allora manifestazioni col-laterali mirate, che illustrino le vocazioniantiche della Capitanata, dall’agricoltura,all’artigianato, all’alimentazione, al turismo,e ben venga il monitoraggio delle aziendedaune, che più degnamente di altre possonoillustrare una realtà che non è solo la crisi,ma anche il lavoro, l’impegno e la produtti-vità. E ben vengano scambi culturali con imercati del domani, quelle delle zone depres-se, o aree di crisi che potrebbero aprire nuovisbocchi ad un’economia altrimenti asfittiche.

La Fiera Internazionale dell’Agricolturae la Campionaria d’Ottobre devono diventarele vetrine delle realizzazioni e non, comeper troppi anni sono state, quelle delle buoneintenzioni riducendole ad una sorta di Mer-catino del Venerdì formato esportazioni. Nonè più tempo di piangersi addosso, quantoquello di dare più spazio alle realtà.

Sull’argomento ho coinvolto alcuni entied associazione di categorie di Capitanatapubblico i prini interventi.

Domanda: Archiviata la 63ª Fiera Inter-nazionale dell’Agricoltura di Foggia è op-portuno una riflessione sullo slogan di questaedizione: Fieramente agricola, verso ciò che

eravamo. Un orgoglio che fa fatica a mate-rializzarsi e intanto l’ombra del Cunavisud,dell’Enolsud, del salone dell’Olio Dop e iconvegni aleggiano nell’area fieristica.

Fedele Cannerozzi - Presidente Ente Auto-nomo Fiere di Foggia

Debbo purtroppo dissentire, facendo ri-levare che quella appena conclusa è stataun’edizione della Fiera Internazionaledell’Agricoltura e della Zootecnia che hacentrato gli obiettivi programmatici e di ge-stione prefissati dal nuovo Consiglio di Am-ministrazione dell’Ente Fiera di Foggia.

Abbiamo voluto caratterizzare questa edi-zione ponendo in evidenza i valori fondantidell’agricoltura, senza i quali non vi può es-sere alcun processo di innovazione: l’identitàrurale, il valore culturale della terra, il ruolodegli imprenditori agricoli per le nuove sfidealimentari, ma anche la transumanza comeelemento di storia e tradizione che proiettail settore primario in una nuova visione

dell’agricoltura che guarda anche alla salva-guardia del territorio ed alle interrelazionicon altri comparti produttivi, a cominciaredal turismo. Questi elementi sono emersianche in diversi convegni tenutisi durante isei giorni di Fiera, a testimonianza della con-divisone da parte degli Enti e delle Organiz-zazioni di categoria promotori dei vari appun-tamenti, e confermati anche sul pianoespositivo e delle affluenze di pubblico chehanno registrato un incremento di oltre il10% sia degli espositori che dei visitatoririspetto alla scorso anno, e per il secondoanno consecutivo, a conferma dell’avvenutainversione di tendenza e quindi di un pro-gressivo processo di rilancio.

Damiano Gelsomino - Presidente Confcom-mercio

Premesso che non conosco benissimo ilsistema fieristico, particolarmente quello le-gato al mondo agricolo, è evidente che anchequesto settore risente delle difficoltà econo-

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miche del momento e delle profondetrasformazioni in atto. Le fieredevono aiutare le aziende a farsiconoscere, a vendere i propriprodotti. Oggi i mercati sono piùampi e complessi di qualche de-cennio fa e non possono essere certosolo i convegni a dare sostanza allemanifestazioni. La specializzazioneè una carta importante ancheall’interno di uno stesso settore.

D o m a n d a : R i p o r t a r el ’ a g r i c o l t u r a a l c e n t r odell’economia di Capitanata perriproporla nel sistema nazionaleed internazionale, è il modusoperante dell’evento fieristicoprimaverile foggiano che in questiultimi decenni accusa qualche in-toppo dovuto, forse, alla mancanza di siner-gia tra enti locali ed associazioni di cate-gorie?

Fedele Cannerozzi, Presidente Ente Fieredi Foggia

Quanto prima affermato nulla toglie,ovviamente, ad un quadro di forte difficoltàdel settore, acuito dalla crisi economica ge-nerale. L’agricoltura, infatti, sconta disatten-zione decennali e crisi contingenti delle qualila Fiera è specchio fedele. Tuttavia, i positividati produttivi, occupazionali e dell’exportagricolo ed alimentare - per molti versi incontrotendenza rispetto ad altri comparti enell’attuale contesto di recessione - eviden-ziano un ritrovato protagonismo del mondoagricolo, un risvegliato senso di appartenenzache vede le organizzazioni professionali agri-cole e di categoria molto unite, ad esempio,su obiettivi prioritari e comuni quali le in-frastrutture, la nuova politica agricola comu-nitaria, i PSR ed anche il confronto con ilGoverno centrale sulle politiche di carattere.La Fiera di Foggia sostiene questo dinami-smo ed è al loro fianco ed apporta il suocontributo proprio favorendo l’incontro tramondo agricolo, comunità scientifica ed entilocali.

Damiano Gelsomino - Presidente Confcom-mercio

Le sinergie sono sempre migliorabili eritengo siano l’unica risposta possibile cheil territorio può dare per il superamento diuna crisi che forse non ha precedenti. Nellospecifico, abbiamo sempre sostenuto checome provincia abbiamo la necessità di va-lorizzare le nostre due ricchezze: terra emare. Solo da un progetto unitario che vedaagroalimentare e turismo al centro di nuovepolitiche di sviluppo può venire una solu-zione duratura ai tanti problemi. Una politicaconcreta, però, che sappia andare oltre leenunciazioni di principio facendosi sostanzae accompagnando le aziende in un processodi trasformazione e crescita che fortifichiuna nuova cultura d’impresa. La Fiera diFoggia su questo terreno può svolgere unruolo centrale per tutta la Capitanata.

Domanda: Il Salone dell’Alimentazionedirottato a Manfredonia, ed intanto si pensa

ad un Salone Mediterraneo del Cibo, ma èproprio vero che “l’erba” della porta accantosia la migliore?

Fedele Cannerozzi - Presidente Ente Fieredi Foggia

È senza alcun dubbio indispensabile raf-forzare la collaborazione con gli enti statutaridella Fiera (Regione Puglia, Provincia, Co-mune e Camera di Commercio): l’obiettivoè quello di mettere a punto e consolidaretutte le sinergie necessarie per ricondurredefinitivamente nel Quartiere Fieristico diFoggia le varie manifestazioni che in questianni, su temi diversi, si sono tenute nel ter-ritorio provinciale.

Damiano Gelsomino - Presidente Confcom-mercio

Pensare che Manfredonia o Cerignola,solo per fare degli esempi, non siano strategiciper la crescita del capoluogo è un errore chenon ci possiamo più permettere. Fatte questepremesse ritengo che un quartiere fieristico

funzionante e al passo con i tempisia una infrastruttura strategica peril nostro rilancio. Ed è evidenteche l’impegno della Confcom-mercio andrà sempre in questadirezione.

Domanda: L’Ottobre Daunoè la prossima manifestazionefieristica, nelle primissime edizionio s p i t a v a a n c h e l a m o s t r adell’Artigianato Pugliese, per darerivitalità all’evento c’è bisognodi un attento studio e di unaprofonda analisi?

Fedele Cannerozzi - PresidenteEnte Fiere di Foggia I positivi riscontri della FieraInternazionale dell’Agricoltura

sono derivati anche da un nuovo approcciodi metodo, poiché l’organizzazione della ras-segna è stata preceduta dalla implementazionee della condivisione di una documento pro-grammatico che ha delineato obiettivi, stra-tegie, priorità. Intendiamo replicare questariuscita esperienza anche per la CampionariaNazionale d’Ottobre, guardando ai settori dimaggiore vocazione, come l’artigianato, ilmarmo, il turismo.

Damiano Gelsomino - Presidente Confcom-mercio

Sono sicuro che i responsabili della Fierahanno tutti gli strumenti e le competenzeper proporre azioni e interventi utili al rilanciodella manifestazione. È chiaro anche peròche la nuova legge regionale di riordino delsistema fieristico pone, con la crisi in atto,non poche difficoltà. Certo una campionarianon ha molto senso di esistere, ma far man-tenere viva e partecipata una grande areaurbana come quella della Fiera di Foggia èuna necessità ineludibile.

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Orta Nova - Centrale biomasse, il Consigliocomunale boccia il progetto

Il Consiglio comunale ha unanimementeespresso la contrarietà della comunità di OrtaNova alla realizzazione della centrale elettricache il gruppo Caviro vorrebbe realizzare inagro di Carapelle, ma nelle immediate vici-nanze del territorio ortese, interessatodall’eventuale passaggio di un elettrodotto,ed a poca distanza dal termovalorizzatoredel gruppo Marcegaglia. Il voto è stato espres-so sull’ordine del giorno presentato dai gruppidi maggioranza e condiviso da quelli di mi-noranza, con cui si impegna “l’Ammi-nistrazione comunale ad esprimere parerenegativo al progetto in ogni sede istituzionaleed a promuovere azioni di sensibilizzazionecivica ed istituzionale avverso il progettostesso ed a tutela della qualità della vita deicittadini”. A motivare la decisione dell’Assiseè stata la valutazione degli effetti dell’im-pianto: “inutile e dannoso consumo di suoloa causa della localizzazione in Contrada Bo-nassisa, zona di particolare pregio agricoloe tra le aree rurali più densamente abitatedella Capitanata; mancata attuazione del mo-dello di ‘filiera corta’, poiché sarà alimentatoda biomasse solo residualmente prodotti dalleaziende agricole e agroindustriali del territoriodell’Unione dei 5 Reali Siti; concentrazionedi emissioni nocive in un’area che già è sededel termovalorizzatore, determinandoun’impronta ecologica eccessivamente pesanteper quanti vivono e lavorano in quell’area”.“Tutti insieme, e ne sono particolarmentecompiaciuta, abbiamo affermato la scelta diun modello di sviluppo per il nostro territoriofondato sulla sostenibilità e la qualità, delleproduzioni e della vita di chi vive e lavoranelle campagne e nelle città”, afferma il sin-daco Iaia Calvio. “Un modello che insiemea tantissimi cittadini siamo riusciti ad imporrequando abbiamo ingaggiato e vinto la battagliacontro l’insediamento della discarica per rifiutispeciali e che oggi riaffermiamo come am-ministratori e rappresentanti istituzionali,utilizzando il linguaggio e le forme propriedelle istituzioni e lasciando ad altri il popu-lismo demagogico che alimenta esclusivamen-te tensioni e insicurezza. Questo non è iltempo delle divisioni”, conclude Calvio. “èil tempo della fiducia verso le istituzioni de-mocratiche e della partecipazione attiva alladeterminazione delle sue scelte”.

Facoltà di Ingegneria, il Comune è prontoa contribuire finanziariamente

L’Amministrazione comunale di Orta No-va è disponibile a partecipare al finanziamentodella sede distaccata della Facoltà di Inge-gneria a Foggia ed a perorare questa causapresso l’Unione dei 5 Reali Siti, “purché glistudenti siano disponibili a sottoscrivere un

patto etico che li impegni a prestare la propriaprofessionalità, gratuitamente e per un periododeterminato, al servizio delle comunità chehanno contribuito alla loro formazione”. Èla controproposta avanzata dal sindaco IaiaCalvio alla delegazione degli studenti chele ha chiesto di affiancarsi alle altre istituzioniterritoriali per scongiurare il rischio dellachiusura del corso di laurea.

“Tanto per le Amministrazioni comunaliche per le imprese è decisivo poter disporredi ingegneri qualificati e capaci”, continuaCalvio, “Ma nel nostro caso è sempre piùcomplicato assumerli o contrattualizzarli,tanto per ragioni formali che finanziarie. Miè parso giusto ed equo, quindi, proporre aglistudenti di compensare la comunità deglisforzi compiuti per agevolarli; oltretutto of-frendo loro l’opportunità di testare sul campola formazione accademica.

La proposta è stata accolta con grandeentusiasmo dai ragazzi e mi auguro che ilrettore del Politecnico apprezzi e condividaquesto nuovo metodo di relazione con la co-munità foggiana”, conclude il sindaco,“improntato alla solidarietà istituzionale e allavalorizzazione delle professionalità locali”.

Un documentario su Orta Nova“Orta Nova - La Storia - dal Passo d’Orta

ad Orta Nova”, questo è il titolo del docu-mentario presentato nei giorni scorsi pressola Sala Convegni dell’ex Palazzo Gesuitico.Prodotto da Videoflash per la regia di Do-menico Francone è una ottima narrazionefilmica sulla storia della città del basso ta-voliere. Si parte dai primi insediamenti conla presenza di un domus federiciano per poipassare al Passo d’Orta, alla Casa d’Orta,alla transumanza fino alla nuova Orta. Fran-cone con questa sua opera è riuscito, conoculata bravura, a dare quel giusto equilibrioalla narrazione per immagine in movimentoe nel contempo un ottimo prodotto per ilfruitore.

“Orta di Capitanata” l’unico referente delmovimento nazionale

Riceviamo e pubblichiamo un interventodi Giovanni Scommegna, coordinatore cit-tadino del circolo culturale neoborbonico“Orta di Capitanata”

“Ultimamente alcune persone hanno presoad organizzare, nella nostra città, manifesta-zioni e convegni, analoghi a quelli già propostiin passato dal nostro sodalizio, mascherandodietro una facciata di propositi culturali, unareale intenzione di attuare una propagandapolitica, spesso adoperando dei toni piuttostoaggressivi e convulsi, col rischio di generareconfusione, disorientamento e disappunto incoloro che vedono il fenomeno con gli occhida profani. Il coordinamento del Circolo Cul-

turale Neoborbonico “Orta di Capitanata”tiene a precisare di essere l’unico riferimentodel Movimento Nazionale per i 5 Reali Siti,non riconoscendo affatto altri tipi di associa-zioni con il medesimo titolo. Quindi, allaluce di tutto ciò, il Circolo tiene a precisaree ad informare i cari lettori che gli svariatieventi non sono affatto organizzati dal me-desimo, ma da altre associazioni presenti sulterritorio. Logicamente, le argomentazioniche si trattano in questi convegni non sonomonopolio della nostra Associazione, né tan-tomeno del Movimento Neoborbonico Nazio-nale, quindi l’oggetto in essere è naturalmentedi dominio pubblico. Il Circolo “Orta diCapitanata”, seguendo la linea e le direttiveche giungono dalla sede centrale di Napoli,cerca di elaborare minuziosamente le proprieiniziative, adottando un approccio pacato eragionato, visto che, per la stragrande mag-gioranza delle persone, tali tematiche costi-tuiscono un’assoluta novità. Il nostro Circolotende ad assumere un atteggiamento divul-gativo e allo stesso tempo aderente alla vitapratica”.

LaureeGiovedì 19 aprile scorso, Antonello Sinisi,

già laureato in Ingegneria Informatica, haconseguito la Laurea Specialistica in Inge-gneria delle Telecomunicazioni presso la I°Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari,con una valutazione di 110 e Lode. Ha di-scusso una Tesi di Laurea in Sistemi e Retidi Radiocomunicazione dal titolo “La RadioIn TV: La piattaforma che ha trasformatouna radio in radiotelevisione”, relatore ilChiar.mo Prof. Pietro Camarda e correlatoreil Dott. Francesco Minunni (ResponsabileSettore ICT Gruppo Norba). Auguri al novelloingegnere.

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Il 14 marzo scorso presso l'Universitàdegli Studi di Foggia Luigi Battaglini con104/110. ha conseguito la Laurea in BeniCulturali con la tesi in Storia dell'Arte Mo-derna dal titolo “Francesco De Mura in terradi Puglia”. Sinceri auguri al neo Dottore eal papà Mimmo.

LuttiL’editore Annito Di Pietro, il direttore

Michele Campanaro e l’intera redazione par-tecipano al dolore del dott. Mimmo Staltari,presidente dell’A.N.P.O.S.D.I. per la perditadella diletta madre.

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È venuto improvvisamente a mancareSalvatore De Leo.

L’Editore Annito Di Pietro, il Direttoree la Redazione tutta sono vicini alla famigliaDe Leo.

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Stornara ha il suo nuovo sindaco: è RoccoCalamita, 48enne impiegato nel settore agri-colo e impegnato nel sociale. Calamita, so-stenuto dalla lista civica La Torre di Stornara,e “caldeggiato” dalle forze politiche di cen-trodestra del Pdl e dai Socialisti, fratellodell’ex assessore provinciale Giuseppe, si èpreso la sua personale rivincita dopo esserestato battuto, a fil di lana, per soli 40 voti,nell’ultima tornata elettorale a discapito diMatteo Silba, poi costretto alle dimissioniper dissidi in seno alla maggioranza a cui èsubentrato per un anno il commissario pre-fettizio Sergio Mazzia, traghettatore dellares publica fino a lo scorso 8 maggio. Cala-mita ha ottenuto 1517 voti, pari al 45,41%,contro i 1259 di Matteo Silba, con la listacivica Nuove Idee e sostenuto dalla coalizionedi centrosinistra, eccezion fatta per il Pd,

che così non è riuscito a bissare il successodel 2009; con 564 preferenze si attesta VitoAntonio Nigro, alleato con la lista civicaTutti Per Stornara e da militanti Pd, unica

new entry nel rinnovato scenario politico,numero tuttavia non sufficiente per garantirglidi sedere in Consiglio Comunale nello schie-ramento di opposizione. Alta l’affluenzaall’urne, attestatasi all’85,9%, di un puntoinferiore rispetto alle precedenti elezioni, atestimonianza di un consolidato attaccamentoalle vicende amministrative in un paese bi-sognoso di uno slancio economico e socio-culturale. 21 le schede bianche e 49 le nulle,per una percentuale del 2%. Cinque i seggiassegnati alla coalizione di maggioranza, coni seguenti consiglieri più suffragati: GiovanniDi Corato (336 voti), Roberto Nigro (267),Brigida Andreano (211), Ferdinando Iagulli(192) e Francesco Bianchino (135). Siederan-no tra gli scranni della minoranza il candidatosindaco Silba e il più suffragato della sualista, Fedele Alborea (268 preferenze).

Rocco Calamita è nato il 30 novembre1963 e da sempre vive a Stornara. Impiegatopresso un opificio come addetto alla qualità,è sposato e ha tre figli. Tra i suoi principaliinteressi vi è l’impegno nel sociale e nellapromozione culturale, infatti è fondatore epresidente dell’associazione “Città Futura”,attenta a bisogni e necessità della popolazionedi Stornara, in particolar modo dei ceti socialipiù in difficoltà. Da noi contattato, Calamitanon ha nascosto la propria emozione e gioiaper il traguardo raggiunto, una sorta di vendettanei confronti di Matteo Silba, che tre anni falo sconfisse per soli quaranta voti, salendo aPalazzo di Città prima di essere costretto alledimissioni per dissidi con alcuni consiglieridella sua maggioranza. “Ringrazio l’elettoratodi Stornara, che ha avuto fiducia in me e nellalista che mi ha sostenuto: rispetto a tre annifa, quando avevamo una lista con ben 17 can-didati consiglieri, la cittadinanza ha premiatola nostra concretezza e trasparenza di program-ma serio e attento alle reali necessità dellacollettività” sono state le parole del neosindaco.“Un grazie particolare va rivolto ai tanti giovani

che ci hanno supportato durante tutta la cam-pagna elettorale con entusiasmo e freschezza,aiutandoci coi loro consigli e suggerimentiad affrontare ogni situazione”. Calamita, fratellodell’ex assessore provinciale alle Politichedel Lavoro Giuseppe, è stato sostenuto dauna lista civica, al cui interno vi era il consi-gliere provinciale Nigro, in forza ai Socialisti;a lui e al segretario cittadino Pdl Prencipe,che si è prodigato per la candidatura di Cala-mita, sarà assegnato un posto nella GiuntaComunale. I punti salienti del programma delnuovo sindaco saranno “il rilancio dell’agri-coltura, l’attenzione a impianti di energia rin-novabile come il fotovoltaico e la riqualifica-zione della gestione rifiuti, attraverso la pro-mozione della raccolta porta a porta”; inoltrenon mancherà l’ascolto verso i giovani di Stor-nara, “con la creazione di una consulta gio-vanile e la presenza in consiglio comunale diun giovane eletto all’interno del movimentoLa Torre di Stornara”. Quali saranno i primiprovvedimenti della nuova Giunta? “Ci muo-veremo per ridare lustro alla viabilità attraversodue decisioni: innanzitutto provvederemo a

spostare il mercato settimanale del martedìda Via Oberdan (dove fu collocato con unadelibera del commissario Mazzia) a via Mazzinie ci impegneremo a rifare il manto stradalelungo le vie cittadine” ci fa sapere Calamita.Auguriamo al nuovo sindaco, assieme allaGiunta e a tutto il Consiglio Comunale, dilavorare alacremente per il bene comune afavore della collettività, affinchè Stornara di-venti un esempio virtuoso di buona e sanapolitica costruttiva e propositiva.

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Questi sono gli eletti a Stornarella nel nuovoConsiglio Comunale dei Ragazzi: MattiaD'Agnello, Gerardo Baccari, Sofia Carosiello,Luca Fiordelisi, Marida Murgese, Chiara Cannone,Francesco Lombardi, Vito Berardi, Fabio, Quercia, Rebecca Matera, Martina D'Agostino,Mauro Cassanelli, Cristina Lombardi,Carmelo Palumbo, Carmen Stafano e PietroSardone. Mattia D'Agnello è stato elettoSindaco, riuscendo ad avere la fiducia deisuoi compagni, con la presentazione delsuo programma elettorale: “Insieme co-struiamo il nostro futuro”. Sin dalle primebattute, all'atto dell'insediamento, pare cheil Mattia voglia “fare sul serio”, e non hanascosto affatto le sue intenzioni di farsentire la propria voce al Consiglio “degliadulti”, ai quali ha chiesto di adoperarsiper: 1) - informatizzazione delle aule; 2)- una casa soggiorno per gli anziani; 3) -ristrutturazione della palestra per le attivitàmotorie. La cerimonia di insediamento delnuovo Consiglio si è svolta nell'aula con-siliare del Comune, alla presenza del SindacoVito Monaco e della professoressa GiudittaMartino, quale Vicaria responsabile dell'IstitutoComprensivo “Aldo Moro”. Il primo cittadino,dopo aver fregiato il Sindaco D'Agnello con lafascia tricolore e donato ai nuovi “amministratori”il libro Cittadini... per Costituzione, ha volutoringraziare tutti coloro che hanno collaborato, siaall'elezione del CCRR che alla riuscita della bellacerimonia. Ha voluto ringraziare anche tutte lemamme che con il loro grande entusiasmo, hannosaputo trasformare la cerimonia in una grandefesta di paese. «È importante - ha voluto precisarela professoressa Martino - creare relazioni di col-laborazione e confronto fra i ragazzi, a partiredai problemi reali ed ascoltare i loro diversi puntidi vista». Tuttavia il dovere di cronaca non può

sottrarmi dall'obbligo di parlare delle vere arteficidi questa cerimonia, due insegnanti della “Primaria”che sono state le animatrici e nello stesso temporeferenti del progetto: Ornella Paglialonga e PinaAgostinelli. Loro hanno saputo accompagnare i

ragazzi lungo il percorso di questa affascinanteesperienza, volta a far conoscere agli alunni i mec-canismi fondamentali della vita democratica. «Rin-graziamo l'Amministrazione Comunale - dice lasignora Agostinelli - per aver istituito cinque annifa il CCRR, un mezzo sicuramente valido conil quale, i nostri ragazzi imparano cosa significaessere un cittadino ma soprattutto a riconoscerequella linea di demarcazione, spesso ignorata, cheesiste tra i diritti e i doveri. Noi - continua la signoraAgostinelli - riteniamo importante che i ragazzipossano acquisire la conoscenza di base sull’ordina-mento politico ed il sistema amministrativo dellapropria città, conoscere le risorse del territorio diStornarella nel suo contesto storico, culturale e

ambientale». «In questi ultimi mesi il nostro IstitutoComprensivo - visibilmente raggiante la signoraPaglialonga per la riuscita della cerimonia - si ètrasformato in una vera e propria palestra di de-mocrazia, dove i ragazzi hanno imparato a con-

frontarsi civilmente sui programmi e adelaborare proposte e progetti per il bene dellanostra Comunità cittadina. Grande importanzal'abbiamo assegnata anche all’osservanzadelle regole, senza le quali il confrontodemocratico correva il rischio di perdere lasua efficacia e scadere ad un livello da rissada stadio. Per questi motivi - ha continuatola sig.ra Paglialonga - da qualche anno conil consenso dell'intera dirigenza scolastica,il CCRR lo abbiamo inserito nell'ambito diun progetto molto più ampio, che è quellodell'Educazione alla Legalità, compito fon-damendale del mondo della scuola». Cariragazzi, anzi, cari “colleghi” da oggi iniziaper voi un'avventura importante ed impe-gnativa, forse tra le prime vere sfide dellavostra vita, ma credetemi se vi confesso chenella vostra avventura ci sentiamo pienamentecoinvolti e un po' emozionati anche noi.

Questa amministrazione, della quale ho l'onore difar parte come delegato alla pubblica istruzione,crede profondamente nel valore della partecipazionedemocratica dei azzi, nel loro coinvolgimento nelledecisioni di carattere generale e nella condivisionedei percorsi. Prendere posizioni condivise nell'inte-resse generale, non è affatto facile, neanche pernoi “grandi” proprio perchè viviamo in un momentoin cui la fiducia dei cittadini nelle istituzioni enella politica è ai minimi storici. Vi esorto adapprendere quella disciplina denominata “Citta-dinanza e Costituzione” che sinteticamente si con-cretizza nel libro che il nostro sindaco ha volutofarvi dono.

Auguri ragazzi!

Al giorno d'oggi il senso civico delle personedeve essere sempre sollecitato perché appare chiaroche molto spesso il rispetto non solo per le personema per tutte le forme di vita, animali e ambientevenga tenuto in scarsa considerazione e che emer-gano maggiormente sentimenti di indifferenza,noncuranza e insensibilità. Ha rivolto l'attenzionesul tema della raccolta differenziata il convegnotenutosi nella mattinata di venerdì 27 aprile neilocali della biblioteca comunale di Carapelle a cuihanno partecipato vari ospiti. Dopo i saluti delsindaco, prof. Alfonso Maria Palomba, sono inter-venuti Giuseppe Russo, dirigente dell'Istituto Com-prensivo di Carapelle, il quale ha coinvolto anchegli studenti delle scuole medie presenti alla mani-festazione, il dott. Giovanni de Seneen, consoleprovinciale maestri del lavoro d'Italia e infinel'architetto Francesco Vasciaveo. I relatori hannoper prima cosa sottolineato che la raccolta diffe-renziata rientra nel settore più ampio della gestionedei rifiuti ed è uno dei molteplici modi per ridurrel'inquinamento ambientale. Il 40% dei nostri rifiutiè costituito da materiale organico, poi ci sono leplastiche, difficili da gestire per quanto riguardail volume, vetro e infine carta e cartone. Questiscarti, prodotti sia dalle utenze domestiche sia dallepiccole e grandi utenze commerciali prima di essere

definitivamente smaltiti, “devono essere il più pos-sibile ridotti sia in massa che in volume, potenziandola prevenzione e le attività di riutilizzo, di riciclaggioe di recupero” così come riporta la quarta parte delDecreto Legislativo n. 152 del 2006, che disciplinale norme in materia ambientale. Infatti la riduzionedei rifiuti facilita le tecniche di recupero e di rici-claggio con il conseguente riutilizzo di quelle stessematerie prime che possono essere impiegate in modinuovi e diversi. Se poi la coscienza di alcune personenon è incline all’educazione ambientale si può semprefar leva su un altro aspetto che non è spesso presoin considerazione. Contribuire a mantenere pulitol’ambiente facendo la raccolta differenziata comportaun risparmio in termini economici, maggiore diquanto si crede. Basti pensare alla minore produzionedi plastica da parte delle aziende che risparmianocosì sugli imballaggi, alla possibilità di sfruttare inostri scarti per ricavare energia, alla diminuzionedei costi di smaltimento oppure ai benefici in agri-coltura con l’utilizzo del compost naturale ricavatodai rifiuti organici. E questi sono solo alcuni degliaspetti positivi. Secondo gli ultimi dati Istat, nel2010 la percentuale di raccolta differenziata sultotale dei rifiuti urbani è del 31,7% con un aumentorispetto al 2009 di 1,4 punti; inoltre risulta chePordenone, Novara e Carbonia sono ai primi posti

della classifica delle città che effettuano la raccoltadifferenziata mentre agli ultimi posti troviamo Mes-sina, Enna e Siracusa. Questi dati, oltre a dimostrareuna differenza tra le abitudini ambientali degli italiani,fanno percepire che qualcosa sta lentamente cam-biando e che non tutti sono indifferenti alla questionescottante della spazzatura.

Tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga,vanno modificati gli atteggiamenti sbagliati e bisognaincrementare le attività e gli incentivi per la raccoltadifferenziata.

Non bastano le parole, portate via dal vento,servono i fatti, le azioni e quindi ben vengano iconvegni e le manifestazioni per trattare questionisull'ambiente ma ci vuole molto più coraggio adagire. I cittadini devono, dal canto loro, evitare digettare fazzoletti, bottiglie, carte e scarti di ognigenere in mezzo alla strada, mentre le PubblicheAmministrazioni hanno l'obbligo di verificare gior-nalmente che la raccolta e lo smaltimento dei rifiutivengano eseguiti in rispetto alla vigente normativa,di fornire gli strumenti necessari per la raccoltadifferenziata, di sollecitare le aziende preposte allosvuotamento dei cassonetti e alla pulizia delle stradee soprattutto di punire i trasgressori. L'ambiente éla nostra vita, se non vogliamo uccidere noi stessi,non dobbiamo uccidere l'ambiente.

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La solenne festività della Madonna Inco-ronata rappresenta un momento di grandedevozione e preghiera per migliaia di fedelidel nostro territorio e dei limitrofi Comunilucani, devotissimi alla solennità dell’appa-rizione della Vergine Maria nell’ultimo sabatodi aprile del lontano 1001 al conte di ArianoIrpino e al pastore Strazzacappa, che resosisubito conto dello straordinario evento, versòdell’olio in un tegame di rame e accese unfuoco in onore della Madonna apparsa su diuna quercia. Le celebrazioni sono cominciateil 22 aprile con la traslazione dell’effigiedella Vergine nella cripta e successivamentenel Santuario, con la solenne vestizione allapresenza di S.E. Mons. D’Ercole, Vescovodella Diocesi de L’Aquila, alla presenza diautorità civili e religiose. Venerdì 27 è statala volta della tradizionale Cavalcata degliAngeli sul tema “Giovanni Paolo II e lafamiglia” in ricordo dei venticinque anni dallavisita dell’indimenticabile Papa presso il San-tuario Incoronata, con la successiva vegliadi preghiera organizzata nella Parrocchia diSan Paolo di Foggia presieduta da Mons.Tardio, vicario della Diocesi Foggia-Bovino.Il sabato mattina è da sempre il giorno de-dicato al pellegrinaggio a piedi di migliaiadi fedeli provenienti da ogni zona limitrofaverso il Santuario, con l’Eucarestia presiedutadal Vescovo S.E. Mons. Tamburrino alle 4,l’ora di apparizione della Madonna. Durante

tutta la mattinata si sono alternate le celebra-zioni di Sante Messe, in una Chiesa gremitaall’inverosimile ma contraddistinta da un or-dinato e mai pericoloso afflusso, grazieall’imponente servizio d’ordine realizzatodai giovani della comunità parrocchiale, non-ché le numerose associazioni di protezionecivile e sanitaria della nostra provincia. Lasolennità si è poi conclusa la domenica suc-cessiva, con la celebrazione della santa messaofficiata da Don Felice Bruno, Rettore delSantuario, che ha benedetto l’olio, donatodalla comunità religiosa e dal Comune diSan Giovanni Rotondo, con cui è stata accesala lampada votiva posta sotto la statua dellaMadonna, ancora senza la preziosa coronarubata cinque mesi fa e sostituita da una co-rona in argento bagnata tre volte nell’oro,indossata venticinque anni fa in occasionedella visita di Papa Giovanni Paolo II. E sem-pre in ricordo di questa storica venuta a finemaggio la comunità di Don Orione accoglieràuna reliquia di Karol Wojtyla. È in fase direalizzazione un Parco dedicato proprio aKarol Wojtyla, uno spazio utile a ogni pel-legrino come luogo di sosta e raccoglimentoall’aperto, immerso nel verde. È possibileaiutare la costruzione del parco effettuandoun’offerta libera di 250 euro (il proprio nomesarà inciso sul mattone) o 100 euro (incisosul tabellone): per informazioni consultareil sito www.santuarioincoronata.it.

S.S. MARY INCORONATA STORY

Not too far away from here,There is a big bush where,in the middle of it, a great Churchhas built.A long time ago in this place,a thousand years and more,on the top of an oak treea bright and celestial image appeared.It appeared to a manWith his cow, that standing by the tree,and blinded for the light,both fallen down on their knees.One second time the celestial imageappeared to the “Conte Appiano”saying to be the God Mother,the Holy Mary Incoronata,called Incoronata becauseof three crowns hanging on her head.The Holy apparition wasthe last Saturday of April;just in that warm time, when a lot of flowersblow up, and fields are all gree.From that time on, it is a folk traditionto walk in pilgrimageto Mary Incoronata Church, where,many and many peoplecame to pray Her, to visit Hermoving from everywhere.

By Sara

* * *

Non molto lontano da qui,c’è un grande bosco dove,in mezzo ad esso, una Chiesaè costruita.Molto tempo fa in questo posto,un migliaio di anni e più,sulla cima di un albero di querciauna luminosa e celestiale immagineapparve.

Essa apparve ad un uomo con i suoi buoiche si trovavano nei pressi dell’albero,i quali, frastornati per la luce,entrambi caddero inginocchiati.Una seconda volta, la celeste immagineapparve al Conte Appiano,dicendogli di essere la Madre di Dio, MariaSantissima Incoronata, così chiamataper via di tre corone sospesasulla propria testa.

La Santa apparizione avvenne l’ultimo sabatodi aprile, proprio in quel tiepido periodoquando molti fiori sbocciano, e i campidi grano sono verdeggianti.

Da quel tempo in poi, è tradizionepopolare, andare in pellegrinaggio a piedialla Chiesa della Madonna Incoronata,dove tanta, e tanta gente si reca perpregarla, per visitarla; muovendosida ogni luogo.

Sara

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Venerdì 20 aprile u.s. si è tenuto uninteressante convegno presso la Sala dellaRimembranza del Palazzo ex Gesuitico inOrta Nova (FG) alla presenza del Sindacodi Ordona Dott. Rocco Formoso, Presidentedell’Unione dei Comuni dei 5 Reali Siti,del Consigliere Antonio Tartaglia, delegatodal Sindaco di Orta Nova Avv. Iaia Calvioe del Sindaco di Carapelle, Prof. AlfonsoP a l o m b a , A s s e s s o r e a l l a C u l t u r adell’Unione. L’aver promosso tale convegnodi sensibilizzazione dell’opinione pubblica,d e d i c a n d oun’intera serata alt e m a “ B a n c h e ,imprese, famiglie,crisi: quattro paroled i f f i c i l i d acon iuga re” , vaascritto a meritodei giovani avvo-cati organizzatori,docenti presso lanostra Sede: Ge-r a r d o A n t o n i oC a v a l i e r e ,Gianluca Guasta-macchio e FilippoMarco Gatta. In unmomento di crisicome l’attuale eccoche l’Unitre orga-nizza una confe-renza dibattito coni l p a t r o c i n i odell’Ordine degliAvvocati di Foggia. L’Avv. Ettore Palombaha comunicato ai presenti il saluto del Pre-sidente dell’Ordine Avv. Mario AntonioCiarambino; prevista l’attribuzione di trecrediti per la formazione professionale per-manente degli avvocati. Il primo relatoreil Prof. Avv. Giulio Gentile, docente diDiritto bancario nell’Università degli Studidi Bari, ha ripercorso le tappe salienti dellasituazione di grave crisi economico-finanziaria che attanaglia i nostri tempi.Dal crollo delle Lehman Brothers (15/9/08)all'imponente numero di licenziamenti invari settori, focalizzando l'attenzione propriosulle banche e sulla loro mancanza di li-quidità. Sono proprio le banche, infatti,che hanno cominciato a vestire la maglianera delle cattive aziende, un po' perchéla normativa di Basilea 2 impone loro diessere molto restrittive nell'erogazione delcredito, un po' anche perché sono aumentateconseguentemente le sofferenze. In questi

ultimi anni, passati alla lente di ingrandi-mento del Prof. Gentile, sono protagonistianche i debiti sovrani, ovvero i titoli distato con cui gli Stati vendono il propriodebito in cambio di liquidità. Il grave crollodella solidità di questi titoli ha portato aldeprezzamento (mai visto) dei capitali dellegrandi banche, che proprio quei titoli de-tengono in grossa quantità. Insomma, unasituazione paradossale, in cui chi dovrebbeavere i soldi (le banche) non li ha davveroe non li vuole prestare a nessuno che non

sia affidabile, mentre chi starebbe semprein deficit (le famiglie) mette sotto il mattonei pochissimi risparmi che riesce a fare,bloccando i consumi in maniera drastica.Gli altri interventi tra cui quello dell’Avv.Filippo Marco Gatta, dell’Avv. GianlucaGuastamacchio che ha svolto il compitodi moderatore, hanno inteso evidenziarele tante sfaccettature al tema. L’Avv. Ge-rardo Antonio Cavaliere ha relazionato inmerito all’etica delle banche, o meglio, sevi sia effettivamente un'etica nelle banche.Premesso che si tratta di società che mirano,nella maggior parte dei casi, a remuneraregli azionisti con i proventi degli utili, èdifficile applicare alle banche il significatodella parola etica per come siamo abituatia pensare. Si è giunti alla conclusione chel'etica delle banche è di tipo deontologico,cioè l'azione è giusta se rispetta i principi-guida, a prescindere dalle conseguenze acui essi conducono; diversamente, l'etica

teologica o della responsabilità, prevedeche un'azione sia giusta solo se essa producedirettamente o indirettamente un beneficio.Nell'affrontare il tema dell'etica delle banchesi è più volte fatto cenno alle importantistatuizioni che il diritto impone nei rapportifra risparmiatori e banche stesse. In questocomplesso equilibrio fra etica e diritto, però,si frappone l'ingerenza della politica, chemescola le carte del buon vivere comune,creando non pochi problemi ai consociati.

M o l t i s o n o g l ie s e m p i c h e s ipossono contare inquesto specificoambito. Fra tutti,però, è stato evi-denziato il casodell'anatocismo,fenomeno che, puressendo stato re-go lamenta to infavore dei consu-matori da partedelle Sezioni United e l l a C o r t e d iCassazione, è statooggetto di un colpodi spugna proprioda un decreto leggedella fine del 2010.In questo caso,recentemente èi n t e r v e n u t a l aCorte Costituzio-

nale, dichiarando quell'articolo del decretolegge incostituzionale. Certo nessuno pensasi possa trovare nell’ambito ristretto di unaconferenza, la soluzione ai numerosi pro-blemi e alle tante difficoltà che ciascunodi noi incontra ogni giorno, ma il confrontosereno su un argomento che ci coinvolge,può aiutarci a trovare significati, spunti diriflessione sui comportamenti e le azioninostre e altrui. In un 2012 proclamatode l l ’Un ione Europea come “Annodell’invecchiamento attivo e della solidarietàtra le generazioni” le sedi Unitre possonofare leva sull’organizzazione per sensibiliz-zare le istituzioni e incoraggiare i respon-sabili politici a fissare gli obiettivi da rea-lizzare. È un nobile modo per ampliare lafinalità di servizio, contenuta nel nostroagire, e concretizzare il relativo interesseal bene civico, culturale e sociale della co-munità.

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Confesso di essere preoccupato per le sorti dell’“Unione”. Troppisegnali negativi, infatti, veicolano in me il convincimento che inquesto momento storico l’“Unione” non sia in buona salute, sottopostacom’è da qualche tempo a troppe spinte centrifughe che stannominando alla base la coesione stessa dell’ente sovracomunale, giuntooggi al suo quarto anno di vita. Il mancato trasferimento del caniledi Ortanova all’“Unione” (con conseguenti tensioni interne tra isindaci), la frattura determinatasi in seno al consiglio sulla nominadel presidente (un’inezia rispetto ai problemi seri da affrontare -Much Ado About Nothing - W. Shakespeare), la vexata quaestiodell’impianto a biomasse nel territorio di Carapelle (con divisionemanichea dei consiglieri e dei sindaci in “buoni” e “cattivi”, comeha testimoniato l’assise del 2 maggio tenutasi presso il comune diS tornare l la ) sonosintomi evidenti di unmalessere endogeno,generato da chissàquali pensieri sotter-ranei o da inconfes-sabili manovre: dicerto quando mancanoil dialogo costruttivoe la fiducia reciprocavuol dire non solo chenon tutti, specie tra ineofiti, hanno seguitoa tempo debito (cioèal tempo della nascitadel nuovo ente terri-toriale) l’ampio di-battito sviluppatosiintorno al progetto esegnato dalla «fatica»spesa nel far sedereintorno ad un tavolocinque sindaci (e,quindi, cinque am-ministrazioni) di diversa estrazione ideologica, ma prova anchecome la politica non intenda esplorare percorsi nuovi, perché ancoratroppo condizionata dalla coltivazione dell’«orticello» personale.Agli sciamani dello «sfascismo» consiglio, pertanto, ancora unavolta di riflettere sull’importanza di «fare sistema» sul territorio,nonostante le difficoltà che si incontrano lungo il cammino, perchéè l’unica via possibile per affrontare le sfide del presente, reso oggipiù drammatico dalla crisi finanziaria del Paese, oltre che dallamarcata indigenza morale e civile dei tempi che stiamo attraversando:il fallimento del progetto sarebbe, infatti, non solo la provadell’inadeguatezza della politica, ma anche l’ammissione della suaimpotenza. Come sia possibile litigare per la nomina del presidentedel consiglio non è dato sapere, a meno che non si voglia qui ricordarel’insegnamento di Fedro, per il quale numquam est fidelis cum potentesocietas (= col forte essere socio non è cosa sicura I, 5): non èconsentito ad alcuno, in altri termini, vantare primati demograficio pretendere una leadership che non sia «concessa» dagli altri partner,perché all’interno di un team tutti hanno pari dignità. È fuori dellastoria, poi, chi ritenga di poter trinciare giudizi sul pregresso

dell’«Unione», non solo perché non è consono al ruolo rivestitoesprimere condanne per qualcosa che non si è vissuto in prima persona,ma anche perché si dimostra sul campo la propria valentia (a pre-scindere, direbbe Totò) e non certo a parole, di cui facciamo oggilargo uso e notevole abuso.

A questi pessimisti per atteggiamento naturale o a questi stregonidell’iconoclastia a tutti i costi dico soltanto che tutto è ancora possibile,perché, per dirla con il filosofo Remo Cantoni, le cose accadonoo non accadono, se noi vogliamo che accadano o non accadano:l’attivismo della volontà consapevole e ragionato, infatti, è più fortedi ogni forma di pessimismo.

Si abbandonino, dunque, i malintesi, i tatticismi per la conquistadella primazia all’interno dell’“Unione”, i giochini sotterranei per

piccole “vendette” cheservono solo a metterea dura prova la tenutadel neonato ente e sicerchi tutti insieme di fardecollare la delicata«macchina» costruita neltempo con grande faticae soprattutto grazie aduna forte tensione ideale,oggi affievolitasi, invero, non solo a causadel turnover continuodei vari sindaci e dellediverse delegazioni co-munal i , ma anche acausa delle implicitedifficoltà ad andare, perragioni elettoralistiche,oltre il municipio e oltreil proprio partito. Di-nanzi ad una tale visionideologica e politica delsistema - “Unione” -

vero e proprio punto di appoggio archimedeo per poter andare avantinel cammino - è naturale che ci possano essere tentennamenti (abituatocom’è ogni singolo «attore» del processo avviato a «cavarsela» dasolo, rinchiudendosi nella solitudine del proprio cuore), anche perchél’“avventura unionista” cantierizzata, se è tale da far tremare le venee i polsi a chicchessia, non è impossibile, a condizione, però, cheognuno porti all’interno del consiglio idee, progetti e proposte eabbassi il dito accusatorio sempre puntato nei confronti dell’altro.

È facile «distruggere», infatti, mentre “costruire” è estremamentecomplicato: sul terreno, invece, della ricomposizione dei conflittie del riassestamento delle fragilità emerse durante il triennio trascorso,si gioca la partita più significativa, se si vuole continuare ad operaretutti insieme nell’interesse del territorio.

Oppure, se ci sono manovre subdole sotto banco, si abbia ilcoraggio di dirlo, perché è inutile “vivacchiare” senza passione esoprattutto senza partecipazione e senza condivisione. Io credo chetutto sia ancora possibile.

*assessore alla cultura

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Alla presenza dell'Assessore Regionale alla Sanità,dr. Ettore Attolini e dell'Assessore ai Servizi Socialid.ssa Elena Gentile è stata inaugurata, ad Orta Nova,la nuova sede del presidio socio-sanitario. All'importantecerimonia non ha voluto mancare, tralasciando anchealtri impegni, l'ing. Attilio Manfrini, Direttore dellaA S L d i F o g g i a .Un'opera certamenteimportante da an-noverare come pietramiliare posta a te-stimonianza di unavolontà istituzionalea voler garantire unservizio sanitariosempre più efficiente.Il sindaco di OrtaNova, dott.ssa avv.Iaia Calvio non èriuscita a nasconderela sua soddisfazionenell'inaugurare lanuova sede, ricor-dando ai cittadiniortesi presenti checon la nuova struttura, si riusciranno a concentrare,mettendoli a disposizione dell'intera comunità, i principaliservizi sociali e sanitari. Il sindaco ha voluto ringraziareanche l'opera svolta dal dr. Potito Mauriello e dal con-sigliere Lacerenza, nell'approntare in tempi brevissimil'apertura ufficiale del presidio sanitario. Presenti allacrimonia, anche i sindaci di Carapelle e di Stornarella:il prof. Alfonso Palomba ed il rag. Vito Monaco. Positivoe di grande valenza politica è stato l'interevento del dr.Rocco Formoso, sindaco di Ordona, nonché attuale Pre-sidente dell'Unione dei Cinque Reali Siti, che con ilsuo discorso ha esordito, dicendo: “Partecipare a mani-festazioni come questa credo rappresenti, nella quotidianitàdi chi è impegnato nella gestione della cosa pubblica,uno dei rari momenti gratificanti e ripaganti in questegiornate in cui si respira un pesante clima di antipolitica”.Continuando ed entrando nel vivo del suo discorso haaffermato che: “Centro di salute mentale, Unità operativaterritoriale per le dipendenze patologiche, Servizio del118, Guardia medica, acquistano oggi una dimensione,una sistemazione logistica degna dell'importante ruoloche essi svolgono nel contesto della complessa organiz-zazione dei servizi sanitari territoriali”. Infine il dr.Rocco Formoso, riferendosi alla Sanità a livello regionale,ha voluto concludere il suo intervento “...con l'auspicioche venga attuata la nuova organizzazione di un serviziosanitario più efficiente, ancorato sul concetto di equipe,che prevede tra l'altro il cosiddetto “trasferimento di

chiamata” che dirotta sul telefonino del medico di guardiala chiamata stessa”. Sicuramente in queste celebrazioniufficiali gli auspici non guastano mai, ma il compitofondamentale di un organo d'informazione è di sollecitarele varie istituzioni, ad iniziare da quelle locali a riservareuna corsia preferenziale, nel momento in cui si debba

decidere su questioni cheinteressano il serviziopiù importante per ilci t tadino: la Sanità.Credo che ognuno di noiè cosciente che è difficiledefinire in quale puntodel guado attualmente sitrovi quella vera rea-lizzazione di riformas a n i t a r i a c h e t u t t iaspettiamo. Sono con-vinto che oggi su di undato dovremmo tutticonvenire: più il tempopassa più le esperienze,le realizzazioni, le pro-spett ive tendono, inquesto settore, a diver-

sificarsi profondamente. Perciò cari lettori, il tema delpresente scritto è, che chi avrà il compito di utilizzarela nuova struttura socio-sanitaria, si dovrebbe seriamenteinterrogare come farla funzionare e metterla al serviziodei propri cittadini. Il timore di chi scrive è che spessola lentezza nell'approvazione di riforme più efficaci,metteno a repentaglio anche la componente più essenzialedel concetto di salute. Alla prossima.

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Orta è situata a mezza strada tra Foggia e Cerignola, quasi al centrodi un pentagono irregolare sui cui vertici sono posizionate Carapelle,Ordona, Stornarella, Stornara e Tressanti, la sesta “Colonia” che dovevachiudere la poligonale, progettata nei 1858, e che non fu realizzata perla caduta, due anni dopo, del Regno delle Due Sicilie.

Il suo territorio fertile, ricco di boschi e pascoli e di acque per viadei numerosi corsi d'acqua (il Carapelle, il Rio morto, il canale di Zampino,quello di S. Andrea, ecc.) e delle numerosissime sorgenti affioranti insuperficie (Palata, Capo dell'acqua, Passo d'Orta, ecc.) era l'habitatideale per numerose specie di animali, di uccelli e di pesci. Questospiega la presenza, su di esso, di insediamenti umani fin dalla preistoria.Sono altresì presenti e attendono di essere riportate alla luce gli inse-diamenti di epoca romana, perché una ramificazione dell’antica ViaTraiana passava in prossimità della Masseria Cirillo-Durante risalenteal XVII secolo. Il nome di Orta compare per la prima volta in un do-cumento ufficiale del 1101, l’atto di donazione col quale il Conte Gu-glielmo donava Orta all’Abbazia della SS. Trinità di Venosa.

Federico II vi fece costruire una “domus”, una residenza di cacciadalla quale, nel 1240, spedì numerose lettere e dove suo figlio Manfredi,nel novembre del 1263, firmò il decreto di fondazione dell'odiernaManfredonia. Andata in rovina la “domus federiciana”, abbandonatadai sovrani angioini succeduti agli svevi, il territorio di Orta fu abitatoda piccoli gruppi umani raccolti nelle varie “poste” e “masserie” disse-minate nella “Locazione di Orta” (una delle 23 in cui era stato suddivisonel 1446 il Tavoliere), destinata al pascolo delle greggi transumantidall'Abruzzo e soggetto alla giurisdizione della Dogana che, dopo Lucera,si era insediata a Foggia nel palazzo che ancora oggi ne tramanda ilnome.

All'inizio del XVII secolo il vasto possedimento di Orta fu acquistatodai Gesuiti che vi edificarono, intorno al 1610, una masseria ratificatacon annessi Convento e Chiesa dedicata a S. Maria delle Grazie. Nascevacosì, attorno alla residenza gesuitica, il primo nucleo dell'odierna Orta.Espulsi i Gesuiti dal Regno di Napoli nel 1769, i loro possedimentifurono acquisiti al patrimonio della Corona. Cinque anni dopo, nel1774, su consiglio del Ministro Tanucci, il Re Ferdinando IV, figliodel grande Carlo III, vi insediò cinque “colonie”: Orta, Stornara, Stornarella,Ordona e Carapelle. Quattrocentodieci braccianti nullatenenti (dei quali105 destinati ad Orta), provenienti da una ventina di Comuni di 5 Regionidel Regno, furono inviati a popolane.

Il 14 giugno 1806 Giuseppe Bonaparte, insediato sul trono delRegno di Napoli dal fratello Napoleone, innalzava Orta al rango diComune con giurisdizione anche su Carapelle (divenuta autonoma nel1957) e su Ordona (che raggiunse l'autonomia nel 1975). Molti giovani,figli di ricchi pastori o di possidenti ortesi, mandati a studiare a Napoli,aderirono prima alle società segrete della Carboneria e successivamentealla Società Nazionale di ispirazione mazziniana. Vanno ricordati ifratelli Vincenzo e Savino Colavita e l'avvocato Alessandro Carella.Essi, insieme all'avvocato stornarellese. Pietro Golia e a Salvatore Aulisi,originario di Bagnolo (AV) ma che operava nel territorio dei “CinqueReali Siti”, organizzarono sia in occasione dei moti liberali del 1820che di quelli del 1848 manifestazioni popolari a sostegno della Costituzione,per due volte concessa e per due volte poi revocata dai Sovrani borbonici,pagando col carcere il loro amore per la sovranità popolare, in opposizioneall'assolutismo regio.

All'indomani della proclamazione del Regno d'Italia (1861), Ortaaveva già 3742 abitanti. La popolazione era cresciuta rapidamente nelcorso dei due precedenti decenni a seguito dell'afflusso di numerosibraccianti dai Comuni dell'Alto Tavoliere (distretto di S. Severo) edalla Terra di Bari (la marina). Nel periodo in cui viene amministratadal Sindaco Giuseppe Smisi, Orta (che nel 1863 assunse il nome diOrta Nova per non confondersi con altre località omonime del Regno)cominciò a dotarsi delle prime infrastrutture e dei primi edifici pubblici,a cominciare dal Palazzo Municipale, inaugurato “Cinque anni doporedenta l'Italia”, ossia nel 1866. Nei decenni successivi, alla pastoriziae alla cerealicoltura si affiancarono l'olivicoltura e la viticoltura. Nel1884 (Sindaco Francesco De Maio), primo fra i Comuni della Provincia,Orta Nova assunse, a spese del Comune, un agronomo di MinervinoMurge, Filippo Maninelli, “per insegnare ai coltivatori ortesi la fatturazionedel vino” e due anni dopo venne iniziato lo scavo del “Formone”, co-nosciuto da tutti come “La bonifica”, il canale di raccolta delle acquepluviali, che fu completato negli Anni Trenta del secolo scorso.

All'inizio del XX secolo Orta Nova contava 6981 abitanti che salirono

a 8546 nel 1911 e a 10206 nel 1931. Sotto i tre Podestà Antonio Schiavone,Pietro Di Conza e Giovanni Spinelli, nel decennio 1928-1938, OrtaNova assunse i caratteri di una cittadina moderna, con le strade principalipavimentate con basole di pietra lavica, dotata di rete idrica e fognariae della pubblica illuminazione; di un moderno Campo Sportivo, di unnuovo Edificio Scolastico, della sede dell'ONMI, di un nuovo Macelloe di un nuovo Cimitero, ampliamento del vecchio, poi ulteriormenteampliato, in questi ultimi dieci anni sotto l'amministrazione di GiuseppeMoscarella. Ha due sale cinematografiche, la Sala Eden e la Sala Roma,una cartiera (Frezza), una distilleria (De Lorenzo) e un grande stabilimentovinicolo (Colucci) con filiale a Reggio Emilia. Nel 1943, in piena guerra,il Podestà Luigi Russo porta a termine l'appoderamento della Mezzana.

Orta Nova pagò, come tutti i Comuni d'Italia, il suo tributo di sanguealla Patria nelle due Guerre Mondiali: 116 morti nella prima (fra cui16 decorati alla memoria e tre soli tornati vivi dal fronte) e 96 nellaseconda, fra i quali numerosi decorati al valore. Ad essi si deve aggiungerela M.O. Antonio Di Conza, caduto nella guerra d'Etiopia del 1935-36.

Finita la II Guerra Mondiale, Orta Nova riprese faticosamente ilsuo cammino. Fra il 1946 e il 1947 (Sindaco Bios De Maio), vienecostruito il Cine teatro Cicolella, l'unico ancora in funzione. Il terremotodel 1948, grazie all'intercessione del Santo di Padova, Patrono dellacittà, evitò la perdita di vite umane ma provocò l'inagibilità di moltecostruzioni del centro storico. L'ing. Antonio Schiavone intervenneancora una volta in favore della città progettando e dirigendo i lavoridi costruzione delle “case minime per terremotati” addossate al murodi cinta del Campo Sportivo da lui realizzato anni prima. Contempora-neamente, con i fondi raccolti con una pubblica sottoscrizione, eglisopraelevò il fabbricato dell'ex ONMI, dando così una sede degna allaScuola Media che diresse fino al giorno della sua messa a riposo perlimiti di età.

Nel 1951, su iniziativa dell'arciprete Domenico Vallario, vennedemolita la vecchia Chiesa gesuitica e iniziò la costruzione della NuovaChiesa Matrice, della quale ricorre il Cinquantenario della sua aperturaal culto. Orta Nova contava 13382 abitanti nel 1951, ma nel giro dipochi anni circa due mila di essi emigrarono, prevalentemente a Torinoe a Milano, ma anche in altri Paesi europei, a seguito delle tremendegelate del biennio 1955-56 che distrussero la quasi totalità della produzioneagricola e misero letteralmente in ginocchio l'economia ortese. Nei tredecenni di amministrazione guidata da Saverio Zampini (195282) e neidue successivi, l'economia ortese lentamente si riprese. Sorsero le primeCantine sociali e alcuni importanti stabilimenti vinicoli privati (Ladogana,Lapenna, Lavacca, Losito, ecc.). Per un certo numero di anni fu attivaanche una Manifattura tabacchi impiantata dalla baronessa Cirillo, laquale aveva introdotto la coltivazione del tabacco nella sua masseriaavvalendosi di manodopera leccese, come i Rizzo e gli Zacheo.

Le migliorate condizioni economiche dovute al “boom economico”verificatosi in Italia tra la fine degli anni Cinquanta e i primi AnniSessanta e il cambiamento dello stile di vita determinato dalla motoriz-zazione di massa, dall'arrivo sul mercato dei moderni elettrodomestici,la sostituzione del cavallo e del carretto con il trattore e i veicoli amotore, rendevano del tutto inidonee le vecchie abitazioni del centrostorico alle mutate esigenze delle famiglie. Si assistette perciò al declinoe al progressivo svuotamento del centro storico e alla contemporaneaespansione del centro abitato, con la nascita di nuovi quartieri.

Il passaggio dalla cerealicoltura e dalla pastorizia alle colture intensivedi prodotti ortofrutticoli, la sostituzione dei vecchi vigneti “a spalliera”con i più produttivi impianti “a tendone”; i costi considerevoli connessialla meccanizzazione agricola, il passaggio di molti figli di coltivatorinelle fila degli operai dell'industria e la vendita, da parte degli ortesiemigrati, dei loro fondi rustici di ridotta estensione, tutti questi fattoriportarono ad un riassetto della proprietà terriera che ormai si caratterizzasempre più per la presenza di aziende di dimensioni mediopiccole, mediee mediograndi, in grado di affrontare la sfida posta dal “mercato globale”che esige prodotti di pregio o, come si dice oggi, “di nicchia”. Nel1984, sotto le amministrazioni guidate da Vincenzo Maffione e GiuseppeNetti, il vino ortese ebbe il riconoscimento della DOC. I fazzoletti diterra sono stati acquistati e accorpati da moltissimi agricoltori scesi daiComuni del Subappennino (principalmente da Orsara e da Bisaccia).Ciò ha determinato un costante incremento della popolazione e deltessuto urbano. Dopo il calo dei 1961 (12256 abitanti) il numero degliabitanti era risalito a 14409 nel 1981 e oggi tocca i 18000.

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Il Maresciallo Di Leo Michele, in forzaalla Stazione dei Carabinieri di Orta Nova,ha tenuto nella giornata di sabato 24 marzo2012, presso il Primo Circolo “N. Zinga-relli”, un incontro con gli alunni delle classiquarte e quinte sul tema della legalità. Ilprogramma degli incontri è stato organiz-zato dal Comando Provinciale dei Carabi-nieri di Foggia in collaborazione con laScuola. La giornata è iniziata con l’inter-

vento del Dirigente Scolastico, Dott.ssaMargherita Palma, la quale, introducendol’importante iniziativa, ha richiamatol’attenzione dei ragazzi sul valore dellalegalità e il senso civico, presupposto diuna serena e armonica convivenza demo-cratica. Successivamente la parola è passataal maresciallo che ha proiettato un videoistituzionale illustrativo di tutte le attivitàsvolte sul territorio dall’arma per la salva-

guardia della legalità e la sicurezza deicittadini. Gli studenti hanno assistito a que-sta proiezione con attenzione ed interesseponendo numerose domande al marescialloche con grande disponibilità e chiarezzaha soddisfatto tutte le loro curiosità. IlMaresciallo ha sottolineato l’importanzadella legalità nelle scuole, focalizzandol’atten-zione e l'interesse negli sguardidei giovanissimi ascoltatori sull'argomento”legalità”, che deve essere intesa, oltreche come rispetto delle leggi e delle regoledi civile convivenza, come concetto allar-gato che si fonda su tutta una serie divalori positivi, quali l’onestà, la correttez-za, il rispetto per gli altri, la sicurezza ela giustizia…

La Dirigente ha ringraziato il Marescial-lo per l’operato quotidiano dell'Arma deiCarabinieri in favore di tutta la collettività.L’incontro si è concluso con un rafforzatosentimento di vicinanza tra l’Arma dei Ca-rabinieri e gli alunni dell’Istituto.

È davvero curioso conoscere la nascitadi questo interessante progetto, ad operadi un folto gruppo di vecchi amici, ex col-leghi della storica Banda cittadina “Cittàdi Orta Nova”, i quali, in una buia seratadel novembre 2011, hanno deciso che sa-rebbe na to unnuovo sodalizioa r t i s t i c o , c h epersonalmentetrovo davverointeressante. LaNew Yort Band,creativa già dalnome, ha comecomponenti mu-sicisti ortesi che,grazie alla nuovaf o r m a z i o n e ,hanno ritrovatol’entusiasmo diu n t e m p o . I nordine sparso essisono: sax tenore - Antonio Gallicchio, saxcontralto - Umberto Trecca, clarinetto -Domenico Cannone e Gianfranco Marinac-ci, flauto - Antonella Trecca, trombone -Enzo Junior Pastore, Nicola Luongo, Be-nedetto Ferrante e Gianluca Ariemme, cor-no - Gianvito Bolognini, tromba - PaolinoSardella, Gerardo Annese, Rocco Di Sal-vatore e Luigi Ariemme, chitarra - AntonioLepore, basso - Giuseppe Massa, pianoforte- Andrea Borea, percussioni - EmanueleZanni e batteria - Rocco Zanni, direttore,

il maestro Franco Ariemme. Inoltre la NewYort Band si avvale di una voce femminile,quella della vocalist Lucia Tanzi. Ho avutonei giorni scorsi un piacevolissimo incontrocon alcuni componenti, ed è stata occasioneper una breve intervista, per conoscere in

maniera più dettagliata i progetti e le am-bizioni che questo gruppo di amici vorrebberealizzare.

Domanda: In cosa consiste il progettoNew Yort Band?

Risposta: La nostra formazione, che aun pr imo approcc io può sembrareun’orchestra, in realtà è un progetto ano-malo, interessante direi. Essa non ripercorrele orme della vecchia banda cittadina, anchese da quell’esperienza ha portato diversecose, né tantomeno si tratta di un’orchestra

di tipo jazz, o di una big band, come quelladi Paolo Belli, per intenderci. È un progettonuovo, davvero ambizioso.

D.: La musica della vostra formazionedi che genere sarà? Quale repertorio pen-sate di eseguire?

R.: Sicuramente non cisarà un genere definito, maspazieremo su tutto il frontemusicale, dalla napoletanaclassica alla disco musicanni ’70, dalla leggeraitaliana alla jazz orchestralestile Gershwin o GlennM i l l e r , n a t u r a l m e n t eadattandola alle esigenzedella band e ai suoi stru-menti.

D.: Progetti futuri.R.: Non abbiamo ancora

numerose date definite. Ilgiorno 22 maggio ci saràuna serata in piazza B.M.V.

Lourdes, qui ad Orta Nova, in occasionedei festeggiamenti in onore di Santa Ritada Cascia. Con l’approssimarsi della sta-gione estiva ci piacerebbe esibirci ancoraad Orta Nova, così come nel circondariodei 5 Reali Siti. Comunque saremo presentiin ogni occasione di aggregazione, speciepoi quando ad ascoltarci saranno amici eappassionati di musica.

New Yort Band: un saluto speciale ate e a tutti i lettori dello Sguardo dei 5Reali Siti.

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In questi ultimi tempi la Lega si eradata molto da fare per pulire la sua immaginemessa a dura prova dagli ultimi scandali.Non è bastato mostrare ai suoi iscritti lesimboliche scope di giunchi con il marchiosacro della verde stella delle Alpi a convin-cere l'intera base leghista, che l'intero staffdirigenziale era tutto proteso a fare puliziadi qualche “mariuolo”proveniente dalla“palude romana”. I dirigenti con Maroniin testa assicuravano ai propri militanti chela Lega era una forza politica diversa datutti gli altri partiti, fondata su una solidabase di pensiero, al servizio di quei cittadinipadani che lavoravano e pagavano le tasse.Dopo lo scandalo, si erano immediatamenteaffannati a creare un account di posta, concui tutti gli amministratori, militanti o sem-plici simpatizzanti del Carroccio venivanoinvitati ad inoltrare “...la documentazionedegli insulti, delle calunnie e gli attacchialla Lega per tangenti inesistenti usciti suigiornali locali e nazionali, radio e televisioni,volantini e manifesti”.... Una task force che aveva lo scopo di coinvolgere l'intero mo-vimento alla difesa dell'onorabilità del“popolo padano”. Inoltre era disponibile unindirizzo e-mail per dimostrare che questavolta la Lega faceva sul serio: “Adesso basta,sù la testa!”, uno slogan di circostanza, cheveniva ripetuto a tambur battente in ognitrasmissione di Radio Padania. “Dal territoriosono già arrivate decine di segnalazioni che,insieme alle centinaia che contiamo di rac-cogliere, verranno tutte immediatamentetrasmesse ad un nostro pool di avvocati perintraprendere azioni di risarcimento civilee per lasciare in mutande chiunque infanghila Lega”, ripetevano all'unisono i vari com-mentatori. Era disponibile anche un indirizzomail a cui tutti i militanti erano invitati aspedire nomi di giornalisti e siti che”diffamano” il Carroccio. Obiettivo: unalista di proscrizione di persone “da lasciarein mutande”. I nomi? Si parte da Crozzaper arrivare a Cruciani, naturalmente ancheDi Pietro. Insomma un lunghissimo elencodi personaggi politici e giornalisti di “pocoscrupolo” che continuano ad accusare laLega di un rapporto di concubinaggio conFinmeccanica. Roberto Maroni si era affret-tato a smentire, con parole durissime coloroche mettevano in discussione l'onestà politicadella Lega: “Noi siamo estranei a questevicende, per questo procederemo legalmente

nei confronti di chi ha associato, associa oassocierà la Lega Nord a questioni ditangenti”. Purtroppo cari lettori, tutto ciònon è bastato ai lumbard a convincere glielettori che, secondo la loro aberrante con-cezione, l'illegalità è “patrimonio eslusivo”del Sud che non lavora, non produce e nonpaga le tasse. Il “caso” ha voluto che inquest'ultima tornata elettorale si è verificatoun vero e proprio terremoto politico cheha sconvolto proprio la Lega Nord. Solo ilsindaco di Verona, Flavio Tosi, 43 anni,maroniano, prototipo del leghista di nuovagenerazione, è riuscito, solo contro tutti,ad essere riconfermato alla guida della suacittà. E' lui il primo grande vincitore di questeelezioni amministrative e di certo con luicambieranno definitivamente, se per casoc'era ancora qualche dubbio, gli equilibridentro il partito. Per il resto queste elezioniamministrative, nel quale la politica leghistacercava il rilancio, ha segnato la sua cadutalibera in Lombardia e la sorpresa (man nontanto sorpresa) del Movimento 5 Stelle aGenova e a Parma, oltre al ritorno “trionfale”di Leoluca Orlando a Palermo. In questecircostanze c'è sempre il cosiddetto “spiritodi sopravvivenza” che cerca scorciatoie permitigare quella che è stata una grande disfattaelettorale. È assolutamente necessario met-tere in soffitta le certezze di un tempo: lamappa della politica italiana esce rivoluzio-nata dal voto delle amministrative. Bisognaprendere atto che il terremoto elettorale elo tsunami che è sopraggiunto, servirà aridisegnare una nuova geografia politica,

che i partiti non sono riusciti a darsela au-tonomamente, anche se i segnali erano notida tempo. Ciò che colpisce con molta evi-denza è il definitivo sgretolamento dei vecchifeudi e le vecchie roccaforti della Lega, cre-andone di nuove. Fino a pochi giorni addietro,le province di Varese e di Bergamo eranozone ad alta concentrazione leghista, doveil vessillo del sole delle Alpi sventolava in-disturbato da venti anni. Da oggi non è piùcosì: tanto per dare l’idea dello tsunami cheha colpito il Carroccio, la Lega Nord in pro-vincia di Varese perde Cassano Magnagoil comune dove è nato Bossi, e nei dintornidi Bergamo crolla a Mozzo, paese natale diRoberto Calderoli. Se i risultati elettoralihanno un senso, oggi la capitale della Leganord è a Verona, dove Flavio Tosi è riuscitonell’impresa di farsi eleggere sindaco al primoturno, in totale controtendenza rispetto allasonora sconfitta del suo partito. A favoredei grillini, il Carroccio ha ceduto addiritturail comune di Sarego dove all'inizio dell'anno2012 a Villa Da Porto si era insediato, colsolito clamore, il nuovo “ParlamentoPadano”. Chi non ricorda l'arroganza dei“lumbard” nel pretendere l'apertura, segiutada una cerimonia farsa, di una sede ministe-riale a Monza? Purtroppo nemmeno questaidea archetipa di Bossi e compagni, è servitaal sindaco leghista uscente Marco Marianiuna sconfitta da non guadagnarsi nemmenoil ballottaggio. Pare che l'ampolla contenentel'acqua del fiume Po che Bossi agita ad ognimanifestazione leghista ha perso ogni poteredivinatorio.

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Ci sono notizie che non sono lanciate dall’agen-zia di stampa e sono quelle di chi crede nei proprisogni e li realizza. Anna Maria Montereale è unapersona di queste: appassionata fin da piccola dallastoria di Lady Oscar, ha intrapreso la sua carrieramilitare da circa un anno ed è Caporale dell’EsercitoItaliano. L’abbiamo voluta incontrare in un pome-riggio di festività pasquali dove ha trascorso i pochigiorni di ferie.

Domanda: Quando è iniziata la tua carrierae come mai questa scelta?

Risposta: Da sempre avevo il sogno di intrapren-dere la carriera militare, da piccola quando vedevoLady Oscar mi emozionavo tantissimo. Crescendoho trascurato questo sogno e mi sono diplomata inragioneria, dopo il diploma ho provato il test a me-dicina ma non mi “ispirava” tanto, cosicché decisidi studiare per i concorsi nell’esercito. Sognavo diintraprendere una carriera è feci il concorso da uf-ficiale ma ebbi solo una grande delusione, poi dasottoufficiale con un punteggio altissimo ma per unpunto non superai e fu un’altra grande delusioneallora decisi di partire per il VFP1 per capire sequesta vita mi appartenesse o meno. Feci le visitedi controllo a Bari e andò tutto bene, ricordo quandostavo dallo psicologo che mi chiese: “signorina quantianni hai e da quanti elementi è composta la tuafamiglia?” Io risposi ho 19 anni e in famiglia siamocinque più uno, quindi sei, il cane. La dottoressami guardò, sorrise e mi mandò fuori. Fui contentaperché avevo i punteggi alti e avevo conquistatoquesto con le mie forze. A settembre partii ad AscoliPiceno, arrivata sono rimasta sbigottita dalla situa-zione, appena entrata mi sembrava di stare in uncarcere, avevo paura del posto, ma soprattutto avevopaura di deludere i miei genitori ai quali io mi imposiper fare questa scelta, mia madre era contentissima,mio padre mi ha sempre detto rinuncia e torna, ionon volevo far vedere che ero debole e quindi contutte le forze cercavo di resistere e per ora sonofiera di questa.

D: Quali sono i ricordi di Ascoli Piceno?R: Appena sono arrivata ricordo che stetti tutta

la mattina in piedi per attendere l’assegnazione dellacamera poi andammo a dormire e ci svegliammoprestissimo per la paura di ritardare, alle 5 stavamosveglie. Le aspettative che avevo su Ascoli in generalenon mi hanno delusa. Quando sono arrivata c’erail boom sul caso Parolisi e mia aspettavo qualsiasicosa, però non essendo una persona limitata ho ten-tato. Ci sono persone meravigliose, che fanno ilproprio lavoro e lo fanno in una maniera incredibile.Ho trovato persone che mantengono distante il rap-porto persona/servizio, io sono una donna quandosono fuori dalla caserma ma una donna che mantienesempre il proprio grado e il proprio servizio al primoposto. In addestramento sono stata 9 settimane duranteil quale ho fatto l’addestramento. Fine addestramentoci sono delle graduatorie dove sono rientrata 30°su 500 per l’Aquila ed è stato un grande momento.Gli alpini per me sono la massima espressione delcorpo operativo, ho scelto questo perché non volevo“morire” in un ufficio restavo qui a Carapelle efacevo la ragioniera visto il mio diploma in ragioneria.

D: Com’è fatta la tua giornata tipo e qualisaranno i futuri cambiamenti?

R: La mia giornata inizia con l’alza bandieracome tutti i militari e si grida “l’Aquila” invece adAscoli Piceno si gridava “Piceno”, è una grandeemozione, poi si svolgono le mansioni giornaliereoppure l’addestramento in montagna con 25kg dizaino e armati facendo circa 40 km a piedi ed èdavvero duro. A livello psicologico all’inizio hoavuto un vero e proprio trauma, passare dalla vitacivile a quella militare è davvero difficile, sentirsiurlare e restare inerti è dura. Poi ti accorgi che ancheloro sono persone come te e lo fanno per mettertialla prova per capire se quella è la vita che fa perte. Ad Ascoli dove ho fatto l’addestramento eramolto severa come caserma, ora all’Aquila la morsasi è un po’ allentata perché inizi a conoscere piùgente. Quest’anno rimarrò all’Aquila fino a giugno

perché sono in ferma prefissata di un anno, aspettandoun’ altra graduatoria che deciderà la mia permanenzanell’esercito. Le possibilità sono poche, perché moltaè la domanda, ora ritento il concorso da sotto ufficialecon 75 posti a disposizione, ci provo perché se nellavita non tenti non sai mai come va a finire, puòdarsi che sarò la 74esima.

D: L’educazione ricevuta dai tuoi genitori èstata utile per l’esercito e cosa dicono di questascelta?

R: Si davvero utile, perché i miei genitori mihanno insegnato prima di tutto a essere umile el’umiltà fa tanto nella vita, ti accorgi che ci sonotante persone che non la pensano così perché guardanosolo i propri interessi. Umili significa “abbassarela testa e camminare”, ma significa anche tornarein caserma domenica di Pasqua per fare il piantoneil lunedì di pasquetta senza farmi sostituire. Miamadre è stata sempre contenta, mio padre fino algiorno del giuramento era nettamente contrario, poiha capito che questa è la vita che fa per me, infattidopo il giuramento ricordo una scena commovente:mi venne incontro con le lacrime agli occhi chie-dendomi: “scusa” e gli risposi: “grazie papà”. Tuttimi hanno detto che non sarebbe stata la mia vita,mi dicevano: “ma non puoi essere una ragazza nor-male che lavora nei centri commerciali?”. Io rispon-devo sempre di no. Per me è una soddisfazione aiutareil prossimo, quest’ inverno sono stata un mese emezzo senza scendere a casa per spalare la neve efar uscire le persone bloccate in casa, e questa èuna grande soddisfazione. Su questa cosa voglioprecisare che non abbiamo percepito un centesimoin più del nostro normale stipendio, perché si sentivain giro che noi siamo stati pagati 75 euro al giornoper spalare la neve e questo è una cosa falsa, abbiamosolo il nostro stipendio mensile.

D: Cosa sono le missioni di pace e ti ci vediin missione?

R: Per missione tengo a precisare che non sitratta di avere 50mila euro ma si tratta di perderesette mesi della tua esistenza dove tutti i giorni rischila vita. Io penso che molte missioni sono inutili,noi dobbiamo difendere la pace e la stabilità nelmondo, senza avere scopi economici che possonoessere risolti attraverso la diplomazia e non conl’uso delle forza, io come soldato sono chiamata erispondo: “Comandi, Signorsì!” per qualsiasi cosa.Un mio amico oggi mi diceva: ”Tu sei un soldatonel momento in cui non parli e dici comandi Signorsì”

D: Ti piace identificarti più come soldato ocome una ragazza che sta nell’esercito?

R: Soldato. Per me è di fondamentale importanza

essere definita così, perché con questa parola nonc’è distinzione di sesso, di razza e di lingua. Questaparola racchiude tutto, per esempio in Afganistannon ci sono soldati americani o inglesi o italiani siè tutti uniti, non esiste distinzione.

D: Quante persone sono nell’esercito perl’amore della patria?

R: Io penso che il 90% dei militari sononell’esercito sono solo per questioni economiche,perché l’esercito a differenza di altri posti di lavoroti offre anche un posto in cui dormire, magiare evivere. Differente la scelta che fanno le donne, unadonna secondo me sceglie l’esercito non per lo sti-pendio ma per la patria.

D: Ci sono differenze tra uomo donnanell’esercito?

R: All’inizio quando fai l’addestramento c’èuno per i maschi e uno per le femmine e quindic’è una distinzione in base alla potenzialità fisiche.Le istruttrici donne che stavano li all’addestramentoci dicevano di dare il meglio, perché dopo bisognavaconcorrere con gli uomini e quindi si è costretti alavorare. Per gli addominali un giorno ne fai 5 ilgiorno dopo 10 e poco alla volta aumenti di numero.Il fisico di un uomo è diverso da quello della donnama noi abbiamo un cervello sicuramente più efficiente.

D: Ti manca la tua famiglia, e le abitudini?R: La mia famiglia mi manca certo, ma sicura-

mente ho preso un distacco e mi lascio scivolaremolte cose e capisco che devo iniziare a vivere dasola, in questa vita si ha bisogno di tutti ma alcunevolte ci si ritrova soli soprattutto nelle situazionidifficili. Non mi manca nessuno a parte il mio caneIbra con cui ci parlo a telefono, si lui è l’unico essereche mi manca davvero. Per me gli animali sono lacosa più importante della mia vita. Nell’esercito c’èla sezione veterinaria ma da quello che so si trattamolto di esperimenti.

D: Come è cambiata la tua vita sentimentale?R: Io e il mio ragazzo polemizziamo sempre,

anche perché trovandomi in una caserma di 600uomini c’è una carenza di fiducia, ma siccome c’èil rispetto tra noi due, o si mettono in chiaro le si-tuazioni oppure ognuno fa la sua strada, questa èla mia vita, non la cambio con nessuno e a nessuncosto.

Entrare nell’esercito è una scelta personale, èuna vita molto dura, ti prende a livello psicologicoe quasi tutti i giorni quando c’è da sfogarsi piango,mi sfogo con mia madre al telefono con le solitelamentele, e mia madre che è una donna forte, ene vado fiera di questo, mi da sempre buoni consigliper sopportare tutto e tutti, poi mi accorgo che fannomolto per stimolarti, se ti vedono che non dici maino, sei sempre quella convocata. Alle ragazze chehanno questo sogno gli dico di provarci e tentare,l’esercito non è una scelta lavorativa è un servizioe non si può consigliare di far fare una servizio, sipuò consigliare l’università, il lavoro se ce ne uno,ma non si può mai dire a una persona: ”perché nonprovi l’esercito?” Al massimo io gli farei questedomande:”Sei pronta a girare il mondo, a staccartidagli affetti famigliari e a non vedere nessuno per7 mesi?” Queste sono le domande che mi sono fattaprima di entrare nell’esercito, tutti mi hanno scon-sigliato l’esercito e soprattutto gli alpini, mai nessunomi ha detto che io ho fatto la scelta giusta, ancoraoggi persone che sono vicine mi dicono di proscio-gliermi e concedarmi dagli incarichi, ma io sonoforte e mi reputo pure un po’ matta perché per fareil militare c’è bisogno di persone non tanto normaliperché una persona che sale in montagna tutti i giornicon 25kg addosso in più l’arma e per ben 40 kme torna a casa distrutta ma soddisfatta e contentadi quello che ha fatto, questo lo reputo non normale.

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L’ultimo incontro casalingo per il Foggiaè stata una ennesima debacla e nel dopopartita ecco la conferenza stampa show dipatron Casillo. Un vomitare di consonantie vocali il tutto condito dalla cadenza parte-nopea per sferrare la solita “filippica” controla città di Foggia, puntualizzando che nonabbandonerà la squadra rossonera. In effetti“il pallone” è la sua ultima spiaggia per restarenel capoluogo dauno. Per racimolare i soldiper l’iscrizione al prossimo campionato, ilvulcanico ex re del grano, ripropone pacchettipubblicitari per le imprese, una sottoscrizionepopolare per l’acquisizione del controllo dellasocietà e dulcis in fundo una lotteria apertaai tifosi con un regalo ogni 90 biglietti venduti.Insomma niente di nuovo sul cielo rosso-nero, anzi con una prospettiva futura nera euna cassa in rosso. Il ritorno di Pasquale Ca-sillo, un anno fa, fu accolto con entusiasmosperando in un obiettivo e un programmasuperiore a quello del 27 agosto del 1989,per realizzare un Foggia champagne superiored’annata, ed invece il rovescio della medagliaha mostrato un patron senza soldoni perridare il sogno calcistico che la tifoseria at-tende da anni. Si è ripetuto il solito copioneche attanaglia i colori rossoneri da qualchedecennio: imprenditori senza portafogli. E

così per la tifoseria, per la città e per l’interaprovincia il ritorno del buon Pasquale è statauna delusione, quando iniziò a “masticare”di calcio c’erano i soldi di papà Gennaro,poi ebbe la fortuna di circondarsi di gente

esperta come Mauro Finiguerra e PeppinoPavone ed ebbe inizio il sogno rossonero.Ma la sua “spacconeria” di conquistare altrispazi nell’economia di Capitanata gli procuròla rovina del Foggia e il declino del suo imperoeconomico. Tutto questo non ha limato il suocarattere, anzi... Ci sono stati due passaggidel suo intervento nel corso della conferenzastampa che mi spingono ad alcune conside-razioni: il primo, dove con l’aiuto del suo exsegretario Peppino Affatato, ha illustrato iltocca sana di come gestire la società rossoneraanche in tempi burrascosi concludendo conuna frase prettamente casilliana: “Altrimentisi riparte dall’Eccellenza, almeno quella nonce la toglie nessuno. Vi conviene?” In quel“vi conviene?” riemerge la natura del sensaleo del commerciante di grano, insomma nonavete alternative e dovete adattarvi al miovolere. L’altro passaggio del suo interventoè quello riferito a Peppino Pavone: “Si è rottole scatole” dichiara Casillo e vorrebbe appro-dare per altri lidi e pronta arriva la stoccatafinale: “Non andrà via, ma se lo farà di Pavonein giro ne trovo quanti ne voglio”. Il guasconedi San Giuseppe Vesuviano non si smentisce,anche lo scorso anno quando Zeman andòvia proferì una frase analoga.

Domenica 29 aprile a Carapelle presso ilcampo sportivo comunale Di Gioio, si è di-sputata la partita più importante della storiadel calcio carapellese. Con le reti di Ciccone,Compierchio e Magaldi i rossoblù hanno sot-toscritto la vittoria di 3-0 contro l’AlexinaLesina aggiudicandosi cosi l’entrata ufficialein promozione. Il Carapelle arriva all’ultimagiornata di campionato con un solo punto divantaggio sull’Apricena, durante il campionatola squadra del Mr. Ciccone si è fatta valereguidando la classifica da capolista. Il Carapelleaveva un solo obiettivo quello di vincere ece l’ha fatta. Come per ogni sfida, la sortevuole che ci siano sacrifici, in primis quellodell’allenatore che quattro anni fa accettò lasfida del Carapelle ad allenare in secondacategoria, in secondo luogo gli sforzi dellasocietà Tarantino - Civitavecchia che hannoportato stagioni straordinarie, hanno costruitoformazioni eccellenti, capaci di primeggiarenegli anni dalla prima alla seconda categoriaper due finali, ai play off e per la stagionedi quest’anno la promozione occupando semprela prima posizione in classifica. Il campo didomenica 29 aprile era affollatissimo di gente,

la gioia dei tifosi accorsi numerosi era incre-dibile, a fine partita dopo un veloce brindisii fan dei rossoblù hanno dato inizio a un corteogioioso per le vie del paese. Il Mr. Cicconeinsieme al presidente Civitavecchia e Tarantinosono stati fatti salire insieme ai calciatori suun furgone che ha poi guidato il corteo a suonodi clacson, canti e musica. Il campionato diquest’anno a differenza di quello degli altrianni ha avuto anche un forte eco nei giornalilocali, nei quotidiani online e sul web. Questastagione è stata seguita da tantissimi blog,pagine web e social network dando così lapossibilità di seguire la squadra del propriopaese a distanza, ma non solo, con l’iscrizionedi Carapelle calcio sul famoso social, Facebooke con le tantissime dirette in streaming tra-smesse da calciopuglia24 che grazie alla cor-rispondente Valentina Impagnatello si è potutovivere la stessa emozione di chi è stato presenteal Di Gioio. Ed è proprio su Facebook cheRoberto Dimitrio giocatore rossoblù scrivea fine partita: «un’altra data da ricordare, edè per questo che mi sento di ringraziare dav-vero tutti. In primo luogo la società MarianoTarantino e Pasquale Civitavecchia che hanno

fato tantissimi sacrifici per farci trovare al me-glio, dal fisioterapista Paolo Bruno al magaz-ziniere Pasquale Di Varsavia per arrivare almister Pasquale Ciccone che ha avuto pienafiducia in me. Un grazie va ai miei amici disquadra Alessandro Magaldi, Leonardo Mascia,Giuseppe Compierchio, Pietro Compierchio,Donato Monopoli, Maurizio Bosco, FrancescoBolumetti, Pasquale Padalino, Emanuele Villanie Marco Pagone che mi avete aiutato anchenei momenti difficili con il vostro sorriso, sonofiero di essere parte di questo gruppo, anzi diquesta famiglia. Quest’anno per noi c’era soloun obiettivo, quello di vincere il campionato,e ci siamo riusciti da soli, contro tutto e tutti,dall’inizio alla fine. Un grazie va anche allatifoseria carapellese che ci ha sostenutodall’inizio alla fine. L’unica cosa che possodire ora è: “la capolista eccola qua” per il restola storia siamo noi » Questa stagione calcisticaè finita con la vittoria che la squadra si meritava,ma il Carapelle, e i carapellesi si meritanoanche degli impianti sportivi migliori e sicuri,un tasto dolente per tutta la cittadina che avvieràsicuramente un'altra stagione di non pochepolemiche.

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Si sono svolti a Molfetta presso il Palapolii Campionati Italiani Esordienti per i ragazzie ragazze nati nel 1998. Sono stati ben 5i giovanissimi atleti della Gym Star allenatidal Tecnico Francesco Perdonò e dall’istrut-trice Rosa Esposito, protagonisti di questoevento. I ragazzi con appena un mese di pre-parazione hanno ben figurato. La prima ascendere in pedana è stata Ida Tarantino cheinizialmente si è fatta sopraffare dall’emo-zione. Infatti sbagliava tutte e 3 le prove distrappo che solitamente usava in palestracome riscaldamento. Superata l’emozione epresa coscienza delle sue capacità affrontavain maniera magistrale la prova di slancio eaddirittura chiedendo ai suoi allenatori ditentare di battere il suo record personale.Questa è la dimostrazione di quello che spie-gava il Tecnico Francesco durante le primelezioni dicendo che la Pesistica aiuta anchea migliorare la stima in se stessi. Seguivala giovane atleta Antonella Pocchia che con-quista la medaglia di bronzo classificandosial 3° posto, mancando per poco la medagliad’argento regionale sbagliando l’ultima provadi slancio. Antonella ha migliorato il suorecord di strappo di ben 2 kg. Ada Mennuniclassificatasi subito dopo la compagna disquadra Antonella conquista un meritatissimo4 posto, ad un passo dal podio. Anche perAda nuovo record personale nell’alzata dislancio. Carlotta Vallario, dopo un’inizialeriluttanza nei confronti della pesistica, si èsubito appassionata ed è stata una della piùconcentrate durante gli allenamenti in palestra.Questo sta a dimostrare come questo sportveramente le sia entrato nel sangue e comeCarlotta abbia desiderio di fare bene. L’unicomaschietto, per la Gym Star, Marco Mastro-pieri superava senza problemi sia le prove

di strappo che di slancio. Marco si classificaal 7 posto in classifica. Tutti gli atleti a finegara sono stati premiati presso il Parco Di-vertimento Miragica avendo inoltre accessogratuitamente a tutte le attrazioni del Parco.Prossimi eventi in programma le Qualifica-zioni ai Campionati Italiani Assoluti di Pe-sistica il 19 maggio che vedranno protagonistigli atleti Rosa Esposito, Silvia Domi, Stecko-Laurentiu, Lo Russo Luca, Izzi Giacomo eLo Russo Christian, e il 27 maggio le Qua-lificazioni al Criterium Nazionale di Disten-sione su Panca dove Rosa Esposito e SilviaDomi cercheranno di conquistare il pass per

le Finali Nazionali.Il crescente numero di donne in questa

disciplina dimostra come finalmente si stiacominciando a capire che questo sport nonè lo stesso dove improbabili donne mostranoabnormi masse muscolari fuori natura. Lapesistica olimpica è lo sport che permettedi migliorarsi fisicamente sotto ogni aspetto,coinvolgendo tutti i muscoli del corpo. Pur-troppo ci sono ancora tanti falsi miti cheaffliggono questo sport come appunto la cre-scita muscolare per le donne, il rischio di“bloccare la crescita” nei bambini e l’essereuno sport pericoloso.

Anche questa 5ª edizione del cicloraduno“Memoriale Giuseppe Lavacca” organizzatodalla Moser di Orta Nova sottol’egida della Libertas di Foggia,si può archiviare con successo.La partenza della carovana èavvenuta nei pressi dell’area diservizio Curci e dopo il primogiro turistico di due chilometriall’interno dell’aglomerato diOrta Nova si è partiti per i ilpercorso di 66 km. La carovanadei ciclisti ha attraversatoStornara, Stornarella, AscoliSatriano per poi imboccare lastrada intrapoderale per Ordonasino ad arrivare a Carapelle epoi taglaire il traguardo ad OrtaNova davanti al Municipio. Allamanifestazione hanno presoparte circa 70 ciclisti provenienti

dalla Capitanata: Un uomo solo a comando,Free bike, Irpinia Bike, Gs. Francesco di Palma,

Nuova Pantanicrs, Atletica di Stornara. Presentialla premiazione erano gli sponsor del team

Moser; Vinorte s.r.l, (AntonioLavacca) Iannantuono elevatori(Giovanni Iannantuono) i qualisono stati premiati ed hannopremiato i ciclisti più giovani tracui Michele Lucente (Gs. Fran-cesco di Palma) il più anzianoRocco Russo (Moser di OrtaNova) tra le donne AnnalisaCalifano (Nuova Pantanicrs) eRosaria Catapano (Free BikeFoggia) ed infine l’assessore allosport Antonio Tartaglia ha pre-miato i gruppi sportivi l'a.s.d.Francesco Moser, Nuova Panta-nicrs, Free bike, un'Uomo solo acomando, Unione Ciclistica diFoggia (FCI), Irpinia bike, Gs.Francesco di Palma, Atletica diStornara.

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Il racconto del mio amico mi aveva turbatoe, non so nemmeno io quale meccanismo fossescattato nella mia mente, fatto sta che, forseper contrasto, era riemersa dalla profonditàdella memoria l’immagine nitida di due attem-pati e distinti coniugi che tutte le domenichepassavano davanti a casa mia dopo l’uscitadalla messa vespertina domenicale. Avevoallora poco più di tredici anni e mi colpivala vista di quelle due persone mature che pro-cedevano sottobraccio parlando a bassa voce,sorridenti e che si guardavano spesso negliocchi con una tenerezza che era facilmentepercepibile da tutti, anche da un ragazzino ditredici anni.

“Stai guardando don Antonio e la signoraNicoletta?” - mi aveva detto un giorno miamadre - “Hai visto come sono felici? Se lomeritano e tutto il paese è stato felice quandofinalmente, l’anno scorso si sono sposati!”.Poi mi aveva raccontato la loro storia, chemolti miei coetanei forse ancora ricordano.

Antonio era di famiglia umile ma il padreaveva fatto grandissimi sacrifici per farlo stu-diare, mentre gli altri figli non avevano potutogodere della medesima opportunità .

A quella epoca, situazioni analoghe didisparità tra fratelli per motivi economici eranoabbastanza frequenti. Antonio, consapevoledei sacrifici che tutti i componenti della fa-miglia facevano per lui, si era impegnato almassimo e aveva finito il Liceo senza perdereneanche un anno. Si era iscritto all’Università,alla Facoltà di Ingegneria, ma aveva dovutointerrompere gli studi per servire la Patriasubi to dopo la Disfat ta di Caporet to ,dell’ottobre 1917. Antonio si era comportatovalorosamente, era stato ferito al capo e peril resto della vita avrebbe portato una placcad’argento sotto la cute che lo costringeva,soprattutto nei mesi caldi, a portare il cappelloper il resto della sua vita. Tornato dalla guerraaveva concluso gli studi, si era laureato, avevaaperto lo studio e si era iscritto, come moltireduci, al PNF (Partito Nazionale Fascista),raggiungendo anche posizioni preminentiall’interno del Partito. Poi, ad una festa orga-

nizzata da amici comuni aveva conosciutoNicoletta, una giovane, bella, dolce, raffinata,unica femmina fra i cinque figli del più facol-toso proprietario terriero del paese. Il loroera stato, veramente, un amore a prima vista,uno di quegli amori descritti nei libri di Guidoda Verona, di Alba de Cespedes, per citarele autrici di “romanzi rosa” che le giovinetteleggevano negli Anni Trenta. Erano anchegli anni in cui i l Fascismo proponeval’immagine della donna come “angelo delfocolare”, sposa esemplare e madre prolifica,soggetta prima all’autorità del padre e poi aquella del marito. Antonio e Nicoletta si eranorivisti più volte dopo quella sera e si eranoscambiate lettere d’amore appassionate perle quali faceva da postina la domestica dellacasa di Nicoletta. Questa si era confidata conla madre che, a sua volta, aveva sondato ilterreno col marito e qui si era manifestatosubito l’ostacolo insormontabile. Francesco,il padre di Nicoletta, non era solo il più riccodel paese, ma era anche un forte oppositoredel Fascismo.

La sua ostilità ad Antonio aveva dunquedue cause ugualmente forti: la disparità diceto sociale, cioè di ricchezza, e l’avversionepolitica. Perciò aveva convocato la figlia ele aveva proibito tassativamente non solo difrequentare ma anche di pensare ad Antonio.- “Tu non sposerai mai quel morto di fame,per giunta fascista! So io chi è l’uomo adattoa te!” - aveva detto alla figlia che in lacrimeera scappata a chiudersi nella sua stanza.

Per un mese le aveva proibito di usciree quando le aveva permesso di andare a Messa,l’aveva obbligata a farlo accompagnata dallamadre o, al massimo dalla fedele domestica.Per mesi Antonio e Nicoletta si erano vistisoltanto in chiesa scambiandosi solo sguardipieni di amore e di disperazione. Il padre pro-poneva a Nicoletta un possibile marito dopol’altro, ma lei rifiutava di accettare la loroproposta, minacciando di togliersi la vita. Ilpadre poteva negare il suo consenso al matri-monio con Antonio, ma non poteva obbligarlaa sposarsi con un altro contro la sua volontà.

La notizia era diventava di dominio pub-blico e le amiche di Nicoletta e la fedele do-mestica organizzavano occasioni di incontrofra i due innamorati, incontri brevi nel corsodei quali i due giovani potevano scambiarsisolo qualche parola e qualche bacio. Le amiche,però, una dopo l’altra si erano sposate e leoccasioni di incontro fra Antonio e Nicolettasi riducevano sempre più, mentre il loro amorediventava sempre più forte. Entrambi speravanoche, prima o poi, il padre si sarebbe arresoall’evidenza. Così però non accadeva. Per Fran-cesco era diventata una questione di principiopiegare la resistenza della figlia. Nella suamentalità conservatrice e arcaica di padre-padrone, considerava l’ostinazione della figliauna offesa alla propria autorità, una disobbe-dienza inaccettabile. Fraintendeva il significatodegli sguardi che gli rivolgevano gli altri pro-prietari terrieri soci del “Circolo dei Signori”.

Pensava che lo schernissero perché eglinon aveva autorità sulla figlia, e questo lo facevaandare in bestia, mentre in realtà essi lo disap-provavano perché impediva alla figlia e adAntonio che godeva della stima generale ditutto il paese, di essere felici. Gli anni passa-vano, era passata anche la bufera e la tragediadella Seconda Guerra Mondiale, quando Giu-seppe, il figlio maggiore aveva affrontato suopadre per dirgli: - “Nostra sorella ha ormaisuperato la quarantina e da quasi ventanninon ha cambiato idea e così pure Antonio. Tuimpedisci a due persone di farsi una famigliae di avere figli solo per uno stupido puntiglio!Se non vuoi dargli il tuo consenso, che oranon serve più, lo darò io!” -. La presa di po-sizione netta del figlio e degli altri fratelli co-strinse Francesco, ormai vecchio e malfermodi salute a cedere per non perdere quello cheormai gli rimaneva: un residuo di rispetto, poi-ché l’autorità l’aveva persa nel momento incui essi si erano sposati. Così, a quaranta annioramai passati Antonio e Nicoletta avevanopotuto coronare il loro sogno d’amore ed erastata una festa per l’intero paese. Non avevanoavuto figli, ma si amavano molto e visserosereni il loro tramonto, con il rammarico diaver perso le ore più belle e luminose dellaloro giornata terrena.

Barbara e Riccardo, Antonio e Nicoletta:nel destino di queste due coppie è racchiusala storia degli ultimi decenni di Orta e la tra-sformazione che essa ha subito. (Fine)

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Molte volte, o quasi sempre, siamo portatia raccontare storie di personaggi di una certalevatura sociale, vissuti nel nostro paese, e,giammai di quelli che a loro modo sono vissutiin ambienti familiari diversi, intendo dire diestrazione sociale umile. Questi personaggi,pur nella loro umiltà, hanno segnato un’epoca;per le loro attività lavorative hanno trasmessoai posteri usi e costumi che, per fortuna, grazieal progresso sono solo un ricordo a volte tristee a volte divertente e umoristico. Nel precedenteeditoriale abbiamo parlato di Menicuccia edabbiamo conosciuto alcuni interessanti aspettidel tempo passato. Questa volta parleremo diun personaggio non meno noto, umile e buono,ma che, per il suo lavoro, era tenuto ai marginidella società ortese. Le sue mansioni lavorativeerano veramente particolari. Il nostro uomosi chiamava Francesco Dell’Erna, nato l’11luglio del 1907 e deceduto il 28 dicembre del1973, da tutti conosciuto col nome di “Ciccillou spaccungille” (Ciccillo piccolo spaccone),nomignolo affibbiatogli per le sue vanterienelle “imprese” quotidiane. Era un operaioaddetto alla nettezza urbana, detto oggi: ope-ratore ecologico; ieri veniva identificato conla qualifica di spazzino. Lui svolgeva una fun-zione particolare:la raccolta degli escrementiumani in Orta Nova. Bisogna sapere che inquell’epoca nel nostro paese, come in tantialtri, non esistevano le reti idrico-fognanti. Ilnostro personaggio per il suo lavoro era dotatodi un carro-botte detto “carrato o carratiello”,trainato da un mulo o da un cavallo malmesso;oltre al carrato disponeva di una tromba cheal mattino di buon’ora serviva da richiamo il

cui suono ad ogni angolo di strada invitavala gente a mettere fuori dall’abitato il pitale“u prise” posandolo sul ciglio del marciapiedein attesa che venisse svuotato.

Egli in maniera “solenne” versava il ma-teriale contenuto nel suddetto recipiente nellabotola del carro. Solo lui era disponibile afare tale lavoro fra i tanti operai assunti perla pulizia del paese. Per lui era motivo diorgoglio assolvere un compito discutibile ma,se vogliamo, necessario. La gente lo schivavaper la “puzza” che si portava dietro.Bisognasapere, per onor di cronaca, che ad Orta Novaper il completamento della rete idrico-fognantedobbiamo arrivare agli inizi degli anni 60. Lasua costruzione subì un grande travaglio a causadi alcuni ingegneri, dipendenti del Comune,che non riuscivano a presentare un valido pro-getto per avere l’approvazione dall’E.A.A.P.,per l’esecuzione dei lavori. Ci volle il risolutointervento dell’avv. Pietro Di Conza, alloraPodestà del Comune, che dette tale incaricoall’E.A.A.P. per l’intero centro abitato. Il 31gennaio del 1932 viene finalmente approvatal’esecuzione dei suddetti lavori. Il Podestàassunse un mutuo per finanziare l’intera opera.Era il quinquennio 1930-1935 del Podestà delComune avv. Pietro Di Conza, persona moltoaffabile, professionista serio e preparato, ottimoamministratore e lungimirante. Dobbiamo alui le grandi e molteplici opere pubbliche ef-fettuate in quel periodo; le strade erano tuttesterrate, rese melmose in inverno e polverosein estate, fonte di gravi pericoli per la salutedella popolazione. La malaria era di casa, magrazie alla scoperta e alla somministrazione

del chinino si riuscì a debellarla. La situazioneigienica e sanitaria era molto precaria, insettidi qualsiasi specie regnavano nel nostro pae-se:mosche, zanzare, pidocchi ecc. ecc… Frale opere più significative di quel quinquenniodobbiamo ricordare la pavimentazione di moltestrade, la rete idrica-fognante, la costruzionedel campo sportivo, l’ampliamento del cimitero,la villetta comunale con la monumentale fon-tana che sorgeva là dove oggi ci sono i bagnipubblici e la costruzione del 1° Edificio Sco-lastico.

A tale proposito va ricordato Artemio Ta-rantino, sindaco eletto di Orta Nova nel 1919che durante il suo mandato, fra l’altro, presentòil progetto per la costruzione del suddetto edi-ficio scolastico. Tornando a Ciccillo u spac-cungille ci piace descrivere la figura di quest’uomo; era persona non proprio dotato di tuttii requisiti giusti: leggermente claudicante aseguito di un incidente, con il viso butteratoderivante dal morbillo. Spesso veniva presoin giro dai suoi stessi amici, buon temponi,che con una specie di cantilena recitavano.“E Ciccillo u spaccungille se nzurete senzavucille” (Ciccillo piccolo spaccone si è sposatosenza uccello), ma lui per sfatare tale “infamia”,con aria di superiorità e divertito rispondevagloriandosi che non solo si era sposato mache aveva contratto tre matrimoni dai qualiaveva avuto dieci figli.

Era un uomo lavoratore e parsimonioso,tanto da costituirsi una discreta proprietà. Ini-zialmente dipese da una ditta appaltatrice peril suo lavoro, in seguito passò alle dipendenzedel Comune di Orta Nova.

L'alto debito del Regno di Sardegna eralegato ad un pesante deficit della bilanciacommerciale, alle elevate spese militari ealla politica estera del governo sabaudo fon-damentalmente guerrafondaia (come risulteràanche successivamente fino alla prima guerramondiale): per entrare a far parte del giocopolitico europeo, il Regno di Sardegna siera indebitato fino al collo con i francesi econ gli inglesi. Il Regno delle Due Siciliegarantiva la sua moneta interamente in oromentre  quella piemontese lo era solo peruna lira su tre (la moneta circolante era dicarta). All’atto dell’occupazione, gli statipreunitari portavano in dote, come riserveauree (fonte Francesco Saverio Nitti da“Principi di scienza delle finanze”) in milionidi lire:Regno delle Due Sicilie 443,2Regno di Sardegna 27,0Lombardia 8,1Granducato di Toscana 85,2Romagna, Marche-Umbria 55.3

Ducato di Parma Piacenza 1,2Ducato di Modena 0,4Venezia (nel 1866) 12.7Stato pontificio (nel 1870) 35.3Totale 668,4 milioni di lire:il Regno delle Due Sicilie (8 milioni di abi-tanti) possedeva, all’atto della sua occupa-zione, ben i 2/3 di tutto l’oro d’Italia checontava 22 milioni di abitanti!

Per completezza di informazione bisognaaggiungere l’incasso fatto dal nuovo Regnod’Italia dalla vendite dei beni requisiti allaChiesa e dei terreni degli usi civici del Regnodelle Due Sicilie, che fruttarono in tutto circa600 milioni di lire; del rastrellamento dell’oroe argento circolante sotto forma di monetacon l’aumento abnorme delle tasse che risul-tavano doppie per i duosiciliani. Fu messaanche una tassa di guerra per ripagare la spe-dizione dei mille di circa 5 milioni comples-sivi.

Questo è stato il peso economico messoin carico al nuovo Regno d’Italia al momento

dell’occupazione della penisola (non annes-sione!), non mi sembra che i piemontesi sipotessero tanto lamentare, la Spedizione avevafruttato bene!

Che l’Italia sia divenuta unitaria, nullada obiettare, ma credo sia giunto il momento(finito i festeggiamenti, a proposito ma cosasi è festeggiato il 2011?) di dire la verità suquello che veramente è stato il Risorgimentoe, quello ancora più importante, sulla politicasocio-economica tenuta dal nuovo stato ita-liano nei confronti del mezzogiorno dopol’unità.

In un altro articolo dello stesso numerode Lo Sguardo è richiamato il nuovo ruoloche il mensile vorrebbe avere nell’ambitodei Cinque Reali Siti. Concordo con quantoivi sostenuto: i nostri concittadini hanno bi-sogno di un punto di osservazione e di stimoloche traguardi l’interesse collettivo; che siaobiettivo e serva di aiuto per il riscatto e lacrescita della nostra comunità.

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E’ interessante analizzare il rapporto chesi è instaurato tra l’uomo e la carne, riper-correndo la storia dalla fine del XVI secolo,dalla scoperta dell’America sino ai tempinostri. La figura del beccaio si è molto evolutacon la crescita esponenziale delle tecnologiee le nuove situazioni politiche socio-economiche hanno portato allo sviluppo diun comparto alimentare di notevoli dimen-sioni. Dalle semplici botteghe, nell’Ottocento,la macellazione artigianale si è trasformatain quella controllata del macello pubblico.Grazie alle nuove scoperte c’è stato un mi-glioramento netto della vita umana, favoritainoltre da leggi che hanno cercato di risolverei problemi igienici e di frode. Con l’arrivodella rivoluzione industriale e dei nuovi si-stemi di lavoro anche i mattatoi sono cambiati,diventando delle vere e proprie industrie dellacarne, supportate dalla creazione di metodidi conservazione nuovi come l’appertizzazioneo la catena del freddo. Infine con le comu-nicazioni sempre più veloci si è creato ilmercato globale cost i tuendo la basedell’attuale sistema alimentare e sociale.

Questo mese voglio dare spazio alla figuradel beccaio e la sua trasformazione in ma-cellaio, raccontandovi la storia di PompeoDe Biase, per gli amici Macchiavielle (Mac-chiavelli) dovuto al suo linguaggio forbitoe l’abitudine di portare i capelli a paglia diFirenze. Pompeo negli anni 20 del secoloscorso aprì una piccola beccheria nei pressidi via Diomede a Foggia dove per i tre suoifiglioli Vito, Armando ed Antonio divenneluogo per apprendere l’arte per un buon ma-cellaio. Nel 1963 Vito apre la sua macelleria.

Due anni dopo anche Armando chiaman-do a collaborare l’altro fratello Antonio aprìla sua macelleria nei pressi del mercato Arpi.Armando allargò il suo raggio commercialediventando il fornitore di molte altre macel-lerie, E fu in questa azienda che iniziò il“personalissimo praticantato” il figlio Cristianche nel 1998 decise di aprirsi una sua ma-celleria in via Guido Dorso. Nel punto venditadi Cristian si riscopre il gusto del mangiarcarne, la sua inventiva culinaria riesce a pro-porre delle squisite specialità come le Parigine(vitello e suino), i Pacchenelli (involtini conpancetta di maiale e salsiccia e poi spiedinie torcinelli. Non m resta che omaggiare Cri-stian nel ricordo di Pompeo De Biase condue tradizione ragù foggiani:

Ragù alla foggiana(U ragù d’u chianghire)

Ingredienti: 300 gr. di puntine di maiale;300 gr. di spalla di agnello; due involtini(o di manzo o di cavallo); 400 gr. di concen-trato di pomodori; gr.400 di pomodori pelatia pezzetti; semi di finocchio; una cipolla

bianca, due spicchi di aglio; un bicchieredi vino bianco; 100 gr. di pecorino grattu-giato; prezzemolo, uva passa e pinoli; gr.50 di salame; peperoncino in polvere; sale,uva passa, pinoli e pepe q.b..

Il ragù foggiano, meglio conosciuto come‘U ragù d’u chianghire, il Ragù del Macellaiosecondo qualcuno viene preparato con avanzidi carne, resto un convinto assertore che èuna alchimia gastronomica del macellaio cheriesce a coniugare carne di maiale, agnelloe manzo, con la variante del cavallo.

Diamo spazio alla preparazione. Affet-tare finemente la cipolla e versarla in untegame con l’olio appena caldo ed unospicchio d’aglio. Lasciare tutto a fuocolento e coprire il tegame con un coperchio.Nel frattempo stendere le fettine di carnedi manzo sul tagliere e assottigliarle conil batticarne, aggiungere sale, peperoncino,pinoli ed uva passa, unire fette di salame,spolverare con formaggio pecorino, coprirecon abbondante prezzemolo e qualche pez-zetto di aglio, avvolgere le fettine e fer-marle con un filo bianco e con stecchini.

Quando la cipolla sarà leggermente“appassita” aggiungere l’involtini e con-tinuare la cottura a fuoco moderato e te-game coperto. Dopo 30 minuti togliere ilcoperchio e rosolare gli involtini, i pezzidi carne di maiale di agnello, aggiungereil vino bianco, uno spicchio d’aglio e ilconcentrato di pomodori; rimestare e dopo5 minuti aggiungere i pomodori a pezzettie acqua calda. Rimestare e lasciare cuocerea fuoco lentissimo per circa 6 ore.

Sugo di braciole di cavalloIngredienti: 500 gr. di fettine di carne

di cavallo; 100 gr. di lardo di prosciutto;50 gr. di pecorino fresco; 200 gr. di salsadi pomodoro, vino bianco secco, olio di olivaextra vergine, aglio, cipolla, peperoncino,prezzemolo, basilico e sale.

Stendere le fettine di carne di cavallo sudi un tagliere e assottigliarle con il batticarne.Disporre su ogni fettine scagli di pecorino,lardo tagliuzzato, prezzemolo tritato, aglio,un pizzico di peperoncino e sale. Avvolgerele fettine e fermarle con un filo bianco ouno stecchino. In un tegame mettere a rosolaregli involtini aggiungere olio, una cipolla tritata,il restante lardo e un poco di vino biancosecco. Aggiungere la salsa di pomodori conuna punta di peperoncino e basilico tagliuz-zato, fare cuocere a fuoco medio per circadue ore, aggiungendo un po’ di acqua salataper non rendere il sugo denso. Si sconsigliaquesto sugo per la pasta fatta in casa.

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TRAMONTO A FOGGIA

Il sole discendelà dietro le case basse,e la Chiesa delle Crocis’imporpora d’oro.Improvvisa mi tornigiovinezza.Remote memorie di voli d’Icaro:amori lontaniperduti nella laguna del tempo.Le lunghe passeggiateall’ombra delle antiche torridel norman castello.Il profumo del fieno,i tigli e i mughettinel boscoel’ondeggiare delle lucciolenelle serate delicetane.Il mio cuore aquilonevola nell’isoladella mia giovinezzaeripercorre i passi perdutinel tempo……E’ seraele tenebre avvolgonole case bassee la Chiesa delle Croci.

Michele Campanaro

SENSO DI LIBERTÀAL SIGNORE

Signore,ti penso e ti lodoammirando un mattino splendente,un tramonto infuocato,un prato fiorito,una montagna immacolata,

ti amo e ti lodoper tutto il Creato.

Ti penso e ti lodoper gli affetti sinceri e duraturi,per la mia umile e varia quotidianità,per la vita che vuoi ancora conceder-mi,per la serenità e la paceche vorrei conservare per sempre.

Rocchina Morgese

IL TEMPO

Ho imparato che il temponon è poi così restio a passarebasta riempirlo di facezie,e se ne scorre via veloce.

Ho imparato a trattarlocon non curanza, se costrettanei suoi limiti più angusti,fingo di essere impegnata.

Allora lui si spostadi lancetta in lancetta,accontenta la mia frettadi scapparmene via.

Spostiamo insieme io e luiqualcosa ogni giorno più pesante,ma lo facciamo con …….non curan-za.

Vincenza Zefferino

AL PICCOLOANGELO CAGGIANO

Quando tu nascesti, piccolo Angeloqualcuno ti prescelse e da lassù tiguardò

e la sua mano su di te posòdicendo “mio piccolo Angelo, tra bre-ve tempo tu da me verrai,

perché ho bisogno di te,perché tu, piccolo pargolo, sarai trai tantialtri pargoli che qui sono già da mee ti distinguerai dagli altri,

perché prescelto tu fostie perché tu sei un Angelo di fatto edi nometu, piccolo fiore, piccolo gelsominoprofumato”.

Ora che tutto vedi e tutto senti dalassù,fa’ in modo che si calmino le animequa giù:i tuoi cari ti pensano e ti amanosempre e dal dolore non ne possonopiù.

Tu, piccolo Angelo, che sei lassùin compagnia sei del Buon Gesù.

Giuseppe Maggio

LA MORTEDI UN CADAVERE

Era un bel giorno di notte.La luna scendeva a larghe faldeed io solo solo con tre compagnicamminavo sopra una pietra di legno,ed al chiarore di un lumicino spentovidi un cadavere per terra.Presi dalla tasca un coltello senzamanico,ma ci mancava la lama,lo conficcai sul pettoe dissi:muori o tu scellerato cadavere.

Giuseppe Silla senior

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205/55 R16 91V Bridgestone ¤ 85,00205/55 R16 91V Dunlop ¤ 82,50225/45 R17 94 w-xl Hifly ¤ 85,00195/55 R16 Sunitral ¤ 77,50

205/60 R16 92V Hifly ¤79,00

195/65RIS 91H Michelin ¤ 75,00

195/60RIS 88H Firestone ¤ 77,50

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