L'Italia in noir nel buio d'oggi

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Il sociologo francese Paul Yonnet (nella foto) è morto a Villejuif (nell’Île-de-France) a 63 anni. Autore Gallimard, è stato tra gli animatori della rivista «Le Débat», dove ha fatto del baby-boom un tema dominante. In «La ritirata della morte» (tradotto in Italia da Ipermedium), racconta la transizione demografica dovuta alla diminuzione della mortalità infantile e quella dei rischi mortali del parto. L’ambientazione Trent’anni della nostra storia nel romanzo d’esordio di Roberto Costantini Morto il sociologo francese Yonnet ] S’intitola «Tu sei il male» il romanzo d’esordio di Roberto Costantini (foto), edito da Marsilio (pp. 672, e 22), i cui diritti di traduzione sono stati venduti in Gran Bretagna (Quercus), Francia (Presses de la Cité), Germania (Bertelsmann), Spagna (Grijalbo) e Norvegia (Gyldendal) ] Nato a Tripoli nel 1952, ingegnere e consulente aziendale, Costantini lavora per l’Università Luiss di Roma come responsabile Fund Raising, Relazioni esterne e internazionali ] «Tu sei il male» è il primo capitolo di una trilogia noir sui lati oscuri della vita italiana, che ricorda «Millennium» dello svedese Stieg Larsson Il protagonista Cultura V i racconto, in anteprima, il ro- manzo che sconvolgerà e ap- passionerà gli italiani a parti- re dal 7 settembre. Si intitola Tu sei il male. L’autore si chiama Roberto Costanti- ni, romano ma nato in Libia, ingegne- re quasi sessantenne che non aveva mai scritto niente finora e si rivela, al suo debutto, un maestro assoluto. L’editore è Marsilio, lo stesso della Trilogia di Larsson. Un segno del de- stino perché Tu sei il male è il primo di tre volumi e, come è accaduto agli svedesi con Larsson, narra agli italiani gli aspetti più crudi e i lati più oscuri del loro Paese senza sconti e indulgen- ze. Dopo averlo divorato fino all’ulti- ma delle sue quasi 700 pagine, gli ita- liani capiranno che, in questo frangen- te tempestoso della loro storia, ne ave- vano bisogno come il pane per capire come sono fatti (e, soprattutto, un bel po’ sfatti). E capiranno ancora che po- teva essere scritto solo sotto forma di noir. Non per ossequio alla moda lette- raria imperante, ma perché il mezzo è il messaggio, nel senso che gli italiani ci vivono dentro un noir. Il protagonista del romanzo è un commissario di polizia. Facciamo la sua conoscenza agli inizi degli anni Ot- tanta, quando ha appena preso servi- zio nel commissariato di un quartiere bene di Roma dove il massimo del- l’emozione investigativa è dato dal ri- trovamento di cani schnauzer persi da signore bellissime e ottimamente imparentate (nipoti di cardinali ecce- tera). Balistreri ha un passato. Ha trascor- so l’infanzia in Libia (come l’autore) dove sogna un giorno di tornare a cac- cia di leoni. Ha un grave problema ir- risolto con la figura del padre. È un mussoliniano devoto (il primo Musso- lini, quello socialisteggiante). Da stu- dente ha militato ad alto livello nel- l’estrema destra neofascista romana. Crede a parole come «onore» e «pa- tria», ma serve uno Stato in cui non crede. Gli piacciono le donne ma anche i gelati. È un seduttore dal fascino sof- ferto, una sex machine (guardatelo al- l’opera in una suite dell’Hassler men- tre si lavora una bella, ricca e annoiata turista di passaggio: «Rideva mentre le sfilavo l’accappatoio e la stendevo nuda sul letto. Rideva mentre le lega- vo i polsi con la cintura dell’accappa- toio. Rideva mentre le mettevo sugli occhi la mascherina e nelle orecchie i tappi gentilmente forniti dall’albergo e distribuivo nei punti più adatti del suo corpo la crema, la panna, le frago- le. Poi mi dedicai al mio gelato»). È un lettore di Omero e di Nietz- sche. Un pensiero (devastante) di que- st’ultimo è la sua bussola personale per orientarsi nel labirinto della storia e della psiche umana: «Le grandi epo- che della nostra vita si hanno quando noi abbiamo il coraggio di ribattezza- re il nostro male come ciò che abbia- mo di meglio». Il dottor Balistreri gira per Roma a bordo di una Duetto Alfa Romeo co- me Dustin Hoffman nel Laureato. Gli piace il calcio. Troppo. Per non per- dersi la finale del Mondiale 1982 com- mette una grossa leggerezza profes- sionale. Non se lo perdonerà mai. Questa volta non è sparito uno sch- nauzer ma l’incantevole Elisa Sordi, ragazza devotamente cattolica che la- vora in un ufficio ospitato in una loca- tion di pura marca Prima Repubblica Italiana. Una prestigiosa (per dirla in gergo immobiliare), esclusiva resi- denza alla Camilluccia frequentata da aristocratici filomonarchici e altis- simi prelati vaticani. Il mondo degli intoccabili, dei potenti. Un paradiso felpato che viene sconvolto dall’omi- cidio, feroce e misterioso, della ragaz- za. Balistreri, distratto dall’epica im- presa dei ragazzi di Bearzot, non risol- ve il caso. Qui finisce la prima parte del romanzo. Passano 24 anni. È il luglio del 2006. Come una nemesi, c’è di nuovo l’Italia. Mentre Fabio Grosso batte il ri- gore decisivo, la madre di Elisa Sordi, ancora in cerca della verità sulla mor- te della figlia, si butta dal balcone. Per il commissario Balistreri è un as- sordante colpo di gong, che lo sveglia da un lungo sonno. Nel frattempo ha cambiato commissariato, ora lavora in un ufficio speciale. Scartoffie, buro- crazia. La sua location di riferimento non è più il prestigioso indirizzo del- la Camilluccia, ma il campo nomadi Casilino 900, riserva della Roma dei poveracci, dei disperati disposti a tut- to, la Roma dei romeni e dei rom. Un paesaggio umano di pura marca Se- conda Repubblica Italiana. Da qui, a furor di popolo, si pretende che pro- vengano i colpevoli dell’assassinio di un’altra ragazza. Ma di questa pista Balistreri non è per nulla convinto, sente puzza di convenienza e conni- venza politica. Quando il commissario ritorna in scena a riaprire tutti i casi, stentiamo a riconoscerlo. Veste come un barbo- ne, soffre di depressione complicata dalla gastrite. Non lecca più gelati su corpi femminili e, per soprammerca- to, i medici gli hanno proibito pure caffè, Lagavulin e sigarette e sconsi- gliato l’ascolto dei suoi amati Cohen e De André, cantautori che stimolano la sua angoscia. Lui, che voleva cambia- re il mondo, teme che il mondo abbia cambiato lui. C’è una battuta che spiega tutto. Du- rante le sue peregrinazioni investigati- ve (Costantini è bravissimo nel raccon- tare la routine poliziesca, lo stillicidio della verifica degli alibi, della ricostru- zione dei movimenti dei sospettati, ecc.), il commissario rivede uno dei personaggi del caso Elisa Sordi che gli chiede: «Cosa ha fatto in tutti questi anni dottor Balistreri?». Lui risponde: «Ho preso pillole per dormire». È una battuta decisiva. È un calco di una leggendaria risposta, quella di No- odles-De Niro nel capolavoro di Ser- gio Leone: «Cosa hai fatto per tutto questo tempo?». «Sono andato a letto presto». Che, a sua volta, era una crip- to-citazione dell’incipit della Recher- che di Proust: «Per lungo tempo sono andato a letto presto la sera». Venti- quattro anni dopo, il computo esatto del suo tempo perduto, il commissa- rio Balistreri non sfoggia più la spieta- tezza del Nietzsche di Al di là del bene e del male, ma lascia trapelare la ma- linconia del Leone di C’era una volta in America. Della seconda e finale parte del ro- manzo dico solo che sarà un’inchie- sta difficile e sanguinosa tra politici cinici, cardinali omertosi, affaristi senza scrupoli, poliziotti corrotti, as- sassini crudeli, belle donne insonda- bili (ma qui il commissario Balistreri prima maniera mi avrebbe corretto di- cendo, con uno dei suoi prediletti doppi sensi, che si tratta di belle don- ne sondabili). Due ultimissime cose prima di la- sciarvi al piacere della lettura di que- sto capolavoro (non segue dibattito). La prima è che se Friedrich Nietzsche tornasse sulla terra per scrivere un noir, scriverebbe senza dubbio Tu sei il male. La seconda cosa è che a un certo punto del libro si sentono echeggiare le note di My way di Frank Sinatra: «And now, the end is near; and so I face the final curtain». Ecco, Tu sei il male è una My way letteraria, lo spiri- to è quello, la «maniera» è quella. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’Italia in noir, nel buio d’oggi di ANTONIO D’ORRICO Un’inchiesta tra politici cinici, cardinali omertosi, affaristi, poliziotti corrotti, assassini crudeli, belle donne insondabili Il caso Con «Tu sei il male» (Marsilio) si apre una trilogia senza sconti e indulgenze sui vizi del Belpaese. Le affinità con Stieg Larsson ILLUSTRAZIONE DI BEPPE GIACOBBE È un commissario erotomane e tifoso, che ha perso le sue occasioni e invecchiando diventa insonne e depresso L’autore 41 Corriere della Sera Giovedì 25 Agosto 2011 italia: 515050585854

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Pagina 41 del Corriere della Sera del 25 Agosto 2011

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Il sociologo francese Paul Yonnet (nella foto) è morto aVillejuif (nell’Île-de-France) a 63 anni. Autore Gallimard, èstato tra gli animatori della rivista «Le Débat», dove hafatto del baby-boom un tema dominante. In «La ritiratadella morte» (tradotto in Italia da Ipermedium), raccontala transizione demografica dovuta alla diminuzione dellamortalità infantile e quella dei rischi mortali del parto.

L’ambientazione

Trent’anni della nostra storia nel romanzo d’esordio di Roberto Costantini

Morto il sociologo francese Yonnet

] S’intitola «Tu seiil male» il romanzod’esordio di RobertoCostantini (foto),edito da Marsilio(pp. 672, e 22), i cuidiritti di traduzionesono stati venduti inGran Bretagna(Quercus), Francia(Presses de la Cité),Germania(Bertelsmann),Spagna (Grijalbo)e Norvegia(Gyldendal)

] Nato a Tripolinel 1952, ingegneree consulenteaziendale, Costantinilavora perl’Università Luissdi Roma comeresponsabile FundRaising, Relazioniesterne einternazionali] «Tu sei il male»è il primo capitolo diuna trilogia noir suilati oscuri della vitaitaliana, che ricorda«Millennium» dellosvedese StiegLarsson

Il protagonista

Cultura

V i racconto, in anteprima, il ro-manzo che sconvolgerà e ap-passionerà gli italiani a parti-re dal 7 settembre.

Si intitola Tu sei il male.L’autore si chiama Roberto Costanti-

ni, romano ma nato in Libia, ingegne-re quasi sessantenne che non avevamai scritto niente finora e si rivela, alsuo debutto, un maestro assoluto.

L’editore è Marsilio, lo stesso dellaTrilogia di Larsson. Un segno del de-stino perché Tu sei il male è il primodi tre volumi e, come è accaduto aglisvedesi con Larsson, narra agli italianigli aspetti più crudi e i lati più oscuridel loro Paese senza sconti e indulgen-ze. Dopo averlo divorato fino all’ulti-ma delle sue quasi 700 pagine, gli ita-liani capiranno che, in questo frangen-te tempestoso della loro storia, ne ave-vano bisogno come il pane per capirecome sono fatti (e, soprattutto, un belpo’ sfatti). E capiranno ancora che po-teva essere scritto solo sotto forma dinoir. Non per ossequio alla moda lette-raria imperante, ma perché il mezzo èil messaggio, nel senso che gli italianici vivono dentro un noir.

Il protagonista del romanzo è uncommissario di polizia. Facciamo lasua conoscenza agli inizi degli anni Ot-tanta, quando ha appena preso servi-zio nel commissariato di un quartierebene di Roma dove il massimo del-l’emozione investigativa è dato dal ri-trovamento di cani schnauzer persida signore bellissime e ottimamenteimparentate (nipoti di cardinali ecce-tera).

Balistreri ha un passato. Ha trascor-so l’infanzia in Libia (come l’autore)dove sogna un giorno di tornare a cac-cia di leoni. Ha un grave problema ir-risolto con la figura del padre. È unmussoliniano devoto (il primo Musso-lini, quello socialisteggiante). Da stu-dente ha militato ad alto livello nel-l’estrema destra neofascista romana.Crede a parole come «onore» e «pa-tria», ma serve uno Stato in cui noncrede.

Gli piacciono le donne ma anche igelati. È un seduttore dal fascino sof-ferto, una sex machine (guardatelo al-l’opera in una suite dell’Hassler men-tre si lavora una bella, ricca e annoiataturista di passaggio: «Rideva mentrele sfilavo l’accappatoio e la stendevonuda sul letto. Rideva mentre le lega-

vo i polsi con la cintura dell’accappa-toio. Rideva mentre le mettevo sugliocchi la mascherina e nelle orecchie itappi gentilmente forniti dall’albergoe distribuivo nei punti più adatti delsuo corpo la crema, la panna, le frago-le. Poi mi dedicai al mio gelato»).

È un lettore di Omero e di Nietz-sche. Un pensiero (devastante) di que-st’ultimo è la sua bussola personaleper orientarsi nel labirinto della storiae della psiche umana: «Le grandi epo-che della nostra vita si hanno quandonoi abbiamo il coraggio di ribattezza-re il nostro male come ciò che abbia-mo di meglio».

Il dottor Balistreri gira per Roma abordo di una Duetto Alfa Romeo co-me Dustin Hoffman nel Laureato. Glipiace il calcio. Troppo. Per non per-dersi la finale del Mondiale 1982 com-mette una grossa leggerezza profes-sionale. Non se lo perdonerà mai.Questa volta non è sparito uno sch-nauzer ma l’incantevole Elisa Sordi,ragazza devotamente cattolica che la-

vora in un ufficio ospitato in una loca-tion di pura marca Prima RepubblicaItaliana. Una prestigiosa (per dirla ingergo immobiliare), esclusiva resi-denza alla Camilluccia frequentatada aristocratici filomonarchici e altis-simi prelati vaticani. Il mondo degliintoccabili, dei potenti. Un paradisofelpato che viene sconvolto dall’omi-cidio, feroce e misterioso, della ragaz-za. Balistreri, distratto dall’epica im-presa dei ragazzi di Bearzot, non risol-ve il caso. Qui finisce la prima partedel romanzo.

Passano 24 anni. È il luglio del2006. Come una nemesi, c’è di nuovol’Italia. Mentre Fabio Grosso batte il ri-

gore decisivo, la madre di Elisa Sordi,ancora in cerca della verità sulla mor-te della figlia, si butta dal balcone.Per il commissario Balistreri è un as-sordante colpo di gong, che lo svegliada un lungo sonno. Nel frattempo hacambiato commissariato, ora lavorain un ufficio speciale. Scartoffie, buro-crazia. La sua location di riferimentonon è più il prestigioso indirizzo del-la Camilluccia, ma il campo nomadiCasilino 900, riserva della Roma deipoveracci, dei disperati disposti a tut-to, la Roma dei romeni e dei rom. Unpaesaggio umano di pura marca Se-conda Repubblica Italiana. Da qui, afuror di popolo, si pretende che pro-

vengano i colpevoli dell’assassinio diun’altra ragazza. Ma di questa pistaBalistreri non è per nulla convinto,sente puzza di convenienza e conni-venza politica.

Quando il commissario ritorna inscena a riaprire tutti i casi, stentiamoa riconoscerlo. Veste come un barbo-ne, soffre di depressione complicatadalla gastrite. Non lecca più gelati sucorpi femminili e, per soprammerca-to, i medici gli hanno proibito purecaffè, Lagavulin e sigarette e sconsi-gliato l’ascolto dei suoi amati Cohen eDe André, cantautori che stimolano lasua angoscia. Lui, che voleva cambia-re il mondo, teme che il mondo abbiacambiato lui.

C’è una battuta che spiega tutto. Du-rante le sue peregrinazioni investigati-ve (Costantini è bravissimo nel raccon-tare la routine poliziesca, lo stillicidiodella verifica degli alibi, della ricostru-zione dei movimenti dei sospettati,ecc.), il commissario rivede uno deipersonaggi del caso Elisa Sordi che glichiede: «Cosa ha fatto in tutti questianni dottor Balistreri?». Lui risponde:«Ho preso pillole per dormire».

È una battuta decisiva. È un calco diuna leggendaria risposta, quella di No-odles-De Niro nel capolavoro di Ser-gio Leone: «Cosa hai fatto per tuttoquesto tempo?». «Sono andato a lettopresto». Che, a sua volta, era una crip-to-citazione dell’incipit della Recher-che di Proust: «Per lungo tempo sonoandato a letto presto la sera». Venti-quattro anni dopo, il computo esattodel suo tempo perduto, il commissa-rio Balistreri non sfoggia più la spieta-tezza del Nietzsche di Al di là del benee del male, ma lascia trapelare la ma-linconia del Leone di C’era una voltain America.

Della seconda e finale parte del ro-manzo dico solo che sarà un’inchie-sta difficile e sanguinosa tra politicicinici, cardinali omertosi, affaristisenza scrupoli, poliziotti corrotti, as-sassini crudeli, belle donne insonda-bili (ma qui il commissario Balistreriprima maniera mi avrebbe corretto di-cendo, con uno dei suoi predilettidoppi sensi, che si tratta di belle don-ne sondabili).

Due ultimissime cose prima di la-sciarvi al piacere della lettura di que-sto capolavoro (non segue dibattito).La prima è che se Friedrich Nietzschetornasse sulla terra per scrivere unnoir, scriverebbe senza dubbio Tu seiil male.

La seconda cosa è che a un certopunto del libro si sentono echeggiarele note di My way di Frank Sinatra:«And now, the end is near; and so Iface the final curtain». Ecco, Tu sei ilmale è una My way letteraria, lo spiri-to è quello, la «maniera» è quella.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’Italia in noir, nel buio d’oggidi ANTONIO D’ORRICO

Un’inchiesta tra politici cinici,cardinali omertosi, affaristi,poliziotti corrotti, assassinicrudeli, belle donne insondabili

Il caso Con «Tu sei il male» (Marsilio) si apre una trilogia senza sconti e indulgenze sui vizi del Belpaese. Le affinità con Stieg Larsson

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