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Ecco come speculano sul vino della nostra provincia. Al porto di Mazara del Vallo sbarcano navi piene di mosto muto proveniente da Panama. a pagina 4 l'isola Provincia Scuola al limite della legalità a pagina 6 Trapani Scintille fra Antonio D'Alì e Giacomo Tranchida a pagina 9 Valderice Cammarata, piccole Carfagna crescono a pagina 10 Alcamo Ospedale, una nascita al mese a pagina 12 Marsala Pietro Pizzo: "Non mi candido" a pagina 14 Castelvetrano Ospedale, l'odissea di alcuni pazienti a pagina 16 Il Contrasto La mafia dura delle zoccole a pagina 21 anno IV 26 Novembre 2010 1,20 € 18 Vino DOC Panama Scoop VIA PUCCINI 106, 91011 ALCAMO (TP) TEL./FAX. 0924.508400 dal 1950 al tuo servizio CASALINGHI - REGALI - ALBERGHIERI - MOBILI - GIOCATTOLI PICCOLI ELETTRODOMESTICI - BIANCHERIA CASA/PERSONA ARTICOLI PER L’AGRICOLTURA - GIARDINAGGIO PREMIAZIONI SPORTIVE

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Mosto muto from panama

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Ecco come speculano sul vino della nostra provincia.Al porto di Mazara del Vallo sbarcano navi piene di mostomuto proveniente da Panama.a pagina 4

l'isola

ProvinciaScuola al limite della legalitàa pagina 6

TrapaniScintille fra Antonio D'Alìe Giacomo Tranchidaa pagina 9

ValdericeCammarata, piccole Carfagna cresconoa pagina 10

AlcamoOspedale,una nascita al mesea pagina 12

MarsalaPietro Pizzo: "Non mi candido"a pagina 14

CastelvetranoOspedale, l'odisseadi alcuni pazientia pagina 16

Il ContrastoLa mafia dura delle zoccolea pagina 21

anno IV26 Novembre 20101,20 €18

Vino DOC Panama

Scoop

VIA PUCCINI 106, 91011 ALCAMO (TP) TEL./FAX. 0924.508400

dal 1950 al tuo servizio

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l'isola

Quindicinale di informazione

anno IV – numero 18 – 26 Novembre 2010

È pubblicato da Editrice Ulysse

Soc Coop Testata iscritta al registro

dei giornali presso il Tribunale

di Trapani n. 311 del 27/06/2007

Stampato presso Grafiche Campo,

S.S. 113 - Km 331,7000 Alcamo (Tp)

Tiratura 1500 copie

Direttore Responsabile

Gianfranco Criscenti

Redazione

Massimo Asta, Giuseppe Pipitone,

Vito Lombardo, Domenico Surdi,

Linda Ferrara, Renato Polizzi,

Vincenzo Figlioli.

Email

[email protected]

Sede

via Monte Bonifato, 140/B

91011 Alcamo (TP)

339.4513991 - 0924 201051

Per la Pubblicità

346.2204683

Collaboratori

Egidio Morici, Gianluca Ruggirello,

Giacomo Guarneri, Francesca Cassarà,

Sandro Ammoscato, Francesco Ferrara,

Pamela Giacomarro, Claudia Mirrione,

Damiano Zito, Mariangela Settipani,

Daniele Siena, Salvatore Mugno

Progetto Grafico

eatinghands.com

2 | L'EDITORIALE/1

È bastato che il sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Ingroia, decidesse la riesumazione del cadavere di Salvato-re Giuliano, il terrorista nero scomparso

a Castelvetrano la notte tra il 4 e il 5 luglio 1950, perché molte cose che sembravano seppellite nella polvere, tornassero a galla come dopo un diluvio.Antichi terrori sopiti sono riemersi, come d’incan-to, a far tremare molte persone e quando, poi, la polizia scientifica è arrivata fin dentro il cimitero di Montelepre, il 28 ottobre scorso, alcuni personag-gi sono scattati all’improvviso fuori dalle loro case, come una molla.Rosalia Pisciotta, ad esempio, sorella di Gaspare, è una di queste. Quel giorno, arzilla come una vespa, era davanti al cimitero, circondata da giornalisti di mezza Italia. Per quanto la tomba che si doveva aprire non fosse quella di suo fratello, urlava da-vanti a tutti: “Mio fratello è morto, andatevene”. Ma nessuno aveva messo in dubbio che suo fratello Gaspare fosse morto. Da quando, cioè, la mattina del 9 febbraio 1954, una voce disperata si era leva-

ta dal cameroncino numero quattro dell’Ucciardone di Palermo. Era il grido di Gaspare che avvisava tutti i carcerati e le guardie di quel luogo umido e te-nebroso, dove comandava la mafia, di essere stato avvelenato.Perché la donna, allora, si era messa a urlare? Pen-sava forse che non si stesse aprendo la tomba di Giuliano, ma quella del fratello? Non lo sappiamo.Di certo, però, si sa che cinquantasei anni prima, si disse che suo fratello, luogotenente di Giuliano, aveva ingerito un caffè alla stricnina, ritrovata poi, in grandi quantità, nel barattolo dello zucchero con cui il bandito avrebbe “addolcito” il suo caffè appena colato nella tazzina. Fatto molto strano, questo. E cosa più strana è che per oltre mezzo secolo storici e giornalisti vi abbiano creduto.“Chi tocca questa storia, muore. Allora come ora.” Lo dice l’avvocato De Lisi nell’ultima intervista con-cessa al giornalista di Rai Sicilia, Rino Cascio, ai primi di febbraio del 2004, e rimandata in onda sa-bato 23 ottobre alle ore 14 di quest’anno. Il giorna-lista, in occasione del cinquantesimo anniversario della strana morte di Gaspare Pisciotta, intervistò di fronte ai suoi familiari anche Rosalia, detta Solina, allora sugli 80 anni, una delle sorelle del luogote-nente di Giuliano.Fu una sorta di illuminazione. A distanza di tempo e in vista della riesumazione che sarebbe avvenuta cinque giorni dopo, Cascio ha collegato l’indagine su Giuliano con le informazioni raccolte qualche anno prima, a Montelepre.Che diceva Solina? Svelava che, all’indomani della scomparsa di Gaspare, il fratello Pietro aveva con-vocato la sorella per raccontare cosa era avvenuto veramente al proprio congiunto. Ammonendo tutti a tacere. “Stai attento a non dire niente ai miei figli di quello che sappiamo io e te – disse Pietro -. Perché altrimenti anche da morto ti vengo ad ammazzare”.Rischio che De Lisi aveva sempre sostenuto. “La riluttanza a dire la verità fa paura, perché porta alla morte”, aveva precisato.Cosa c’era di tanto scottante e indicibile nei segreti di cui erano depositari De Lisi e Pietro Pisciotta? Probabilmente qualcosa che si legava alle sorti di quelli che fino a quel momento erano stati i capi della banda: Giuliano che dall’estate del 1950 “ripo-sava in pace” in un luogo che solo i giudici ora po-

di Giuseppe Casarrubea

Chi tocca i fili

tranno verificare; e Pisciotta che aveva preannun-ciato di dire tutta la verità, prima che si concludesse il processo di Appello di Roma (1956). Forse era stato indotto ad autoaccusarsi di avere ucciso il suo capo, convinto che i carabinieri, e il colonnello Ugo Luca in particolare, lo avrebbero aiutato. E sicco-me, ormai, era disilluso e non credeva più a niente e a nessuno, aveva scritto ben quattordici quaderni di cui la Commissione Antimafia è riuscita solo a rintracciare l’indice, pubblicandolo nel 1998.Ma le stranezze non finiscono qua. Se la vicenda di Giuliano facesse decadere l’autoaccusa di Pisciot-ta, la sorella Rosalia avrebbe molto da richiedere allo Stato per l’accusa infamante alla quale sareb-be stato costretto suo fratello, obtorto collo. Spinto da una causa di forza maggiore. Come si vede, in tutta questa storia, anche l’istinto di conservazione, o l’omertà, giocano una loro parte. E non è poca.

Giuseppe Casarrubea,

Storico. Si dedica alla

ricerca storica dal 1978,

anno della pubblicazione

di due volumi sulle

origini del movimento

contadino nella provincia

di Palermo per la casa

editrice di Salvatore

Fausto Flaccovio. Si

occupa di storia contemporanea e, particolarmente,

dell'intreccio mafia-fascismo-Servizi segreti.

Giuseppe Casarrubea ha fondato un archivio

intitolato alla memoria di suo padre e costituito

da carte provenienti dal Nara di College Park,

dagli Archivi britannici di Kew Gardens e dal Sis

italiano. Tra i faldoni dell'Archivio si trovano anche

notevoli materiali del Sis (Servizio Informazioni e

Sicurezza), del periodo della dominazione italiana

della Jugoslavia (Archivio sloveno di Lubiana) e dei

Servizi per la Sicurezza dello Stato di Budapest. Le

principali opere di Giuseppe Casarrubea riguardano

temi politici relativi ai rapporti tra mafia, neofascisti

e apparati d'intelligence italiani e stranieri: Lupara

nera. La guerra segreta alla democrazia in Italia

(1943-1947) Milano, Bompiani, 2009; Storia segreta

della Sicilia. Dallo sbarco alleato a Portella della

Ginestra, Bompiani editore; Salvatore Giuliano.

Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti,

FrancoAngeli editore; Fra' Diavolo e il governo nero.

´Doppio Stato e stragi nella Sicilia del dopoguerra

FrancoAngeli editore; Portella della Ginestra.

Microstoria di una strage di Stato,

FrancoAngeli editore.

L'EDITORIALE/2 3

hi pensa che il tormentone “Resto/Vado via” di Fazio e Saviano sia un semplice artificio te-levisivo ha capito ben poco della fase storica che stiamo vivendo. E’ infatti su questo dilemma che si gioca il futuro del nostro paese. Perché ci sarebbero davvero tanti buoni motivi per lasciare l’Italia oggi. Specie se si vive al Sud e si rientra in quella variega-ta fascia d’età che i sociologi indicano come “mondo giovanile” (più o meno da 18 a 35 anni). Varrebbe la pena di andare via perché è inaccetta-bile che la più ricca azienda del nostro paese sia la “Mafia S.p.a.” dall’alto dei suoi 70 miliardi di utile. E che ancora oggi ampi settori della politica, piut-

tosto che contrastarla, preferiscano trattarla come un soggetto sociale con cui sedersi e discutere. Un po’ come succede con i sindacati e le organizzazioni di categoria. Varrebbe la pena di andare via perché dopo vent’an-ni Matteo Messina Denaro è ancora latitante e gli stessi rappresentanti dello Stato che attribuiscono alle proprie iniziative gli arresti degli ultimi anni lasciano le procure del Sud senza magistrati e le forze dell’ordine senza benzina nelle auto. Varrebbe la pena di andare via perché l’accesso al mondo del lavoro è sempre più difficile e un giovane di talento che vuole costruirsi un futuro senza rinunciare alla

propria dignità difficilmente potrà farlo in un pano-rama caratterizzato da raccomandazioni, nepotismi e precariato. Varrebbe la pena di andare via perché la provincia di Trapani, oltre che la più mafiosa, è anche la più vitata d’Italia. Eppure gli agricoltori sono ogni anno più poveri nonostante le promesse dei politici. E dopo gli incentivi per l’abbandono e la vendemmia verde, vedono sbarcare sulle loro coste persino navi che portano mosto dall’America Latina nel silenzio generale. Ma varrebbe la pena di andar via anche perché vi-viamo in un paese che si compiace di respingere i ri-chiedenti asilo che tentano di raggiungere le nostre coste per sfuggire a persecuzioni e violenze di ogni genere e che con opinabile pragmatismo vengono restituiti alle carceri libiche in barba ai richiami del-la comunità internazionale. E poi perché i nostri litorali sono stati sfigurati dalla prepotenza degli abusi edilizi, le nostre città sono ogni giorno più sporche e mentre il buon senso vorrebbe che si investisse su cultura e energie alter-native, qualcuno pensa di trasformare il Canale di Sicilia in un’immensa piattaforma petrolifera. E perché quando ci si indigna per una giusta causa, è insopportabile sentirsi dire “ma che te ne frega?”.Eppure nonostante ci siano effettivamente tante buone ragioni per andare via, alla fine tanti (ma non tantissimi) decidono ancora di restare. Perché a pensarci bene, questo nostro Sud non è proprietà esclusiva di mafiosi, politici corrotti, amministrato-ri incapaci, professionisti della “zona grigia”, abusi-vi e indifferenti.Ma è soprattutto dei giovani e delle persone perbe-ne che vorrebbero ricostruirlo. E che hanno il dove-re di farlo, iniziando a cacciare quelli che lo hanno rovinato.

Restare o andare via?di Vincenzo Figlioli

C

illustrazione di Paolo Zaami

4 | L'INCHIESTA/1

Che Mazara abbia uno dei più noti porti pescherecci italia-ni non è certo una sorpresa.

Ma che a metà ottobre abbia accolto un’imbarcazione proveniente da Pa-nama non l’ha raccontato nessuno. Eppure la vicenda meriterebbe un cenno. Perché la nave mercantile – che non a caso si chiama “Wine Tra-der” - aveva a bordo un carico piutto-sto inconsueto per lo nostre latitudini: mosto muto. Un tempo si utilizzava l’espressione “portare il sale a Tra-pani” per indicare un’attività inutile. E, in linea di principio, far arrivare una grossa quantità di mosto muto in quella che con 68.075 ettari è la pro-vincia più vitata d’Italia, sembra qual-cosa di simile. Non sempre però la logica trova un’esatta corrispondenza nella realtà. Così, ad accogliere l’im-barcazione al porto mazarese, c’erano cinque camion, uno a fianco all’altro, con gli operai pronti ad attendere di riempire i container. Il tempo di assol-vere alle operazioni di rito e i mezzi di trasporto si mettono in marcia verso l’autostrada. Pochi chilometri e l’usci-ta allo svincolo di Campobello per ar-rivare alla sede di “Bono e Ditta”, una delle più importanti realtà produttive del territorio, con un fatturato di 26 milioni di euro l’anno e una consolida-ta leadership nella produzione di suc-co d’uva. “L’Azienda Bono & Ditta – si legge sul sito - nasce nel lontano set-tembre 1959. Ormai da cinquant’an-ni, l’intenso legame con il territorio

e il grande amore nei confronti della Sicilia, hanno portato i proprietari a generare e sviluppare prodotti che traggono la loro forza e la loro saggez-za dall’uva: frutto principale della no-stra terra”. Evidentemente negli anni l’azienda ha avuto modo di sviluppare un legame altrettanto intenso anche con territori diversi da quello sicilia-no. Che nel frattempo piange lacrime amare per una crisi di settore che ap-pare sempre più drammatica, con le

Mosto muto in arrivo da Panama: una storia che parla da solaAl porto di Mazara si attende lo sbarco di altre venti navi che fanno tremare gli agricoltori locali.di Vincenzo Figlioli

cantine sociali che stanno pagando gli anticipi sulla vendemmia di quest’an-no tra 10 e 12 euro al quintale. Proprio la vendita del mosto muto (tipologia a fermentazione bloccata tramite l’ag-giunta di anidride solforosa) permette alle strutture di tipo cooperativistico di vendere subito gran parte del pro-prio prodotto ai grandi produttori e, in questo modo, di dare i primi acconti ai soci. Ora è chiaro che il contenuto di una nave mercantile non sarà decisivo per le sorti del sistema. Il problema è che gli agricoltori sanno già che ne arriveranno altre venti. E se di anno in anno il trend venisse confermato, comincerebbero davvero i proble-mi. Perché il prezzo del mosto muto importato dall’America Latina o dal Nord Africa sarà sempre decisamen-te inferiore a che si trova sul mercato locale. “Finirà che i grandi produttori diranno alle cantine sociali che se non abbassano ulteriormente i prezzi, non compreranno più il vino da loro. Di-menticando che i prezzi sono già mol-to bassi”, prevedono i viticoltori. Una situazione non molto diversa da quel-la che i media nazionali hanno raccon-tato in merito alla produzione di lat-ticini nel Nord Italia, spesso ottenuta tramite l’acquisto a prezzi stracciati di cospicue quantità di latte dai paesi del Nord Europa, in barba alla salvaguar-

dia della qualità e del sistema. Proprio come gli allevatori della Lombardia, i viticoltori locali si sono ritrovati in questi anni a doversi uniformare alle normative europee sui controlli igie-nico – sanitari e sull’utilizzo dei fito-farmaci e adesso corrono il rischio di dover affrontare una sfida – assolu-tamente impari – con produttori di mosto che difficilmente sono in grado di fornire garanzie analoghe. Ma che approfittando della compiacenza del-le dogane più “elastiche” di qualche altro paese europeo (in particolare la Spagna) sono nelle condizioni di far arrivare sulle nostre coste un prodotto formalmente provvisto dei necessari requisiti normativi. Ma se gli alleva-tori del Nord possono contare su una classe politica che, pur con grandi limiti, ha in questi anni dimostrato una certa attenzione alle loro sorti, in Sicilia la Regione ha inopinatamente destinato per la vendemmia verde e l’abbandono più della metà dei fondi europei dell’OCM vino, impegnando appena un milione di euro per la com-mercializzazione del prodotto. Mentre i parlamentari del territorio continua-no a promettere l’arrivo in tempi brevi dei rimborsi per la peronospora del 2007 come se si trattasse della pana-cea di tutti i mali.

Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo

6 | L'INCHIESTA/2

Scuola: bidelli licenziati e situazioni al limite della legalita'

I l segretario Flc Cgil Peppe Lo Piano de-nuncia le irregolarità seguite ai tagli di organico nella nostra provincia; intan-

to, tutta l'Italia si mobilita per fermare il di-segno di privatizzazione del sistema della conoscenza da parte del Ministro Gelmini.Il personale tecnico amministrativo della scuola pubblica statale è stato, più di ogni altro, oggetto dei tagli di organico da parte del Ministro della Pub-blica Istruzione Maria Stella Gelmini, che ama chia-marli ancora “bidelli”, dando a questo termine un senso dispregiativo. Quando parla di loro il Mini-stro sostiene: "Sono troppi, sono più dei carabinie-ri.” E, in un'altra occasione: “Sono contraria al fatto che i bidelli non puliscano le scuole e si appaltino le pulizie a cooperative esterne. E' uno spreco di risor-se pubbliche”. Il Ministro però spesso dimentica nei suoi proclami contro i “bidelli” che essi hanno fra le loro mansioni quella di garantire non solo l'igiene e la pulizia della scuola, ma soprattutto la sicurezza dei ragazzi rispetto agli estranei: essi infatti garan-tiscono la vigilanza e l'assistenza durante gli orari scolastici, e stanno in portineria per vietare l'ingres-so nei locali scolastici di adulti non autorizzati. In questo senso, nella nostra provincia, si stanno verificando delle vere e proprie illegalità. Abbiamo parlato con Peppe Lo Piano, segretario della Flc Cgil di Trapani in merito a tale questione.Nelle scuole della nostra provincia, per svol-gere le mansioni di vigilanza e portierato esclusivamente riservate ai collaboratori scolastici dipendenti dello Stato, quest'an-no sono stati impiegati spesso proprio quei tanto vituperati (dalla Gelmini) dipendenti di cooperative private di pulizia, non auto-rizzati a lavorare in presenza degli studenti, che spesso sono anche bambini. Come è po-tuto accadere ? “Dal 2001, nelle scuole italiane, è stato ammesso l'utilizzo di personale dipendente da cooperative private, esclusivamente per la pulizia dei locali sco-lastici. Questo in Sicilia ha consentito la stabilizza-zione di molti lavoratori ex L.S.U., i quali sono stati inseriti nelle scuole.Purtroppo alcuni Dirigenti Scolastici della Provin-cia, di fronte ai massicci tagli di personale stata-le, che rendono praticamente impossibile l'attività scolastica, hanno utilizzato il personale delle impre-se di pulizia per mansioni che il loro contratto non prevede, come la vigilanza e il portierato, e per di più in orario scolastico, in presenza di ragazzi, con effetti dubbi sulla sicurezza nelle scuole.”Ma almeno, con l'assunzione di personale di cooperative private, è aumentato l'organico degli A.T.A. nelle scuole?“Tutto il contrario: laddove si assumeva personale di cooperative private, si poteva legalmente ridurre il personale statale anche del 25%. Il problema è che in alcune scuole della provincia sono state assegna-

rigenti, progetto caro alla classe politica al Governo, il passo è breve.“Esatto. Inoltre questo fenomeno non è isolato, ma assolutamente coerente con la volontà di depoten-ziamento del sistema della conoscenza pubblica statale, a favore di una strisciante privatizzazione della scuola, e di una parallela valorizzazione del-le scuole paritarie: lo conferma la recente decisione del Ministro Gelmini di finanziare con 240 milioni di euro le scuole paritarie, a fronte di 8 miliardi di tagli alle scuole pubbliche statali."Sembra che questo disegno di privatizzazio-ne non riguardi solo le Scuole, ma anche le Università: in questi giorni infatti è in esa-me alla Camera il D.d.L. Gelmini di rifor-ma delle Università, che prevede l'ingresso dei privati nei Consigli di Amministrazio-ne degli Atenei, la sostituzione delle borse di studio, tagliate del 90%, con sistemi di in-debitamento degli studenti, l'ulteriore pre-carizzazione della ricerca.Di fronte alle contestazioni di queste ore il Ministro Gelmini ha commentato lapidaria-mente: «Niente di nuovo». “Non siamo d'accordo. Di nuovo c'è che la Cgil Flc ormai non è più sola nella lotta contro questi ini-qui provvedimenti, infatti gli studenti universitari stanno occupando decine di Atenei in tutta Italia, i ricercatori, in mobilitazione da Settembre, ora sal-gono sui tetti, Montecitorio è assediato dai manife-stanti e solo a Palermo sono 16 gli Istituti Superiori occupati. La lotta per un sistema di Istruzione pub-blico, statale, finanziato adeguatamente ed accessi-bile a tutti è diventata una priorità non solo per i la-voratori, precari e non, ma anche per gli studenti e per le famiglie, quale questione chiave, direttamen-te legata alla salvezza della democrazia reale in que-sto paese.” •

Il segretario Flc Cgil Peppe Lo Piano denuncia le irregolarità seguite ai tagli di organico nella nostra provincia; intanto, tutta l'Italia si mobilita per fermare il disegno di privatizzazione del sistema della conoscenza da parte del Ministro Gelmini.di Francesca Cassarà

te, sulla carta, alcu-ne unità di personale di cooperative priva-te, che però non han-no mai mai preso ser-vizio: insomma, sono state assegnate solo “virtualmente”, men-tre i tagli di personale statale, quelli sì, sono stati reali.”Quali azioni ha in-trapreso la Cgil in merito a tali ano-malie?“Il 2 di settembre ho accompagnato una delegazione di col-laboratori scolasti-ci alla Questura di Trapani per la pre-sentazione di un esposto in merito a questa deli-cata questione. Ad oggi, dopo quasi tre mesi, non ho notizie in merito alle risultanze del nostro espo-sto, tuttavia mi risulta che alcune scuole della pro-vincia abbiano smesso di utilizzare il personale non statale in orario antimeridiano, forse per tutelarsi dagli effetti dell'esposto. Auspichiamo che ciò av-venga in tutte le scuole che stanno mettendo in at-to tali illegalità, anche in zone della provincia co-me il marsalese. Ribadiamo l'obbligo da parte dei Dirigenti Scolastici di rispettare le norme contrat-tuali e di segnalare al Provveditore le situazioni di disagio, dovute alle carenze di personale, che cau-sano da parte loro le difficoltà nell'applicare le re-gole contrattuali, e richiedere al Provveditore l'as-segnazione del necessario personale aggiuntivo. Tali provvedimenti darebbero un minimo di respi-ro alle decine di lavoratori precari che negli ultimi anni avevano avuto un contratto di durata annua-le, e che quest'anno a causa dei tagli si ritrovano di-soccupati: costoro fra qualche mese non percepi-ranno neppure più l'indennità di disoccupazione; intere famiglie si ritroveranno sul lastrico, con un chiaro effetto deleterio a cascata sull'economia del-la nostra già arretrata provincia."Insomma, negli ultimi anni nelle scuole ita-liane si è verificato un doppio fenomeno: la mannaia dei tagli si è scagliata contro i di-pendenti statali, docenti e personale am-ministrativo, che dovrebbero essere assun-ti per concorso e tramite graduatorie, e allo stesso tempo nelle scuole è stato favorito il massiccio ingresso di personale dipendente da imprese private, con procedure di reclu-tamento poco controllabili, e spesso, in re-gioni depresse come la Sicilia, legate a mec-canismi di clientela. Di qui al passaggio alla chiamata diretta dei docenti da parte dei Di-

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8 | PROVINCIA

Uno stato d’incertezza sembra dominare la politica a qualsiasi livello, locale, regionale, nazionale. Ma sono proprio questi momen-

ti di apparente stallo quelli più indicati per attuare grandi manovre politiche. Sembra averlo capito l’On. Giulia Adamo, che ha impresso da subito al suo ruolo di coordinatrice dell’UDC una forte carica di decisionismo. L’ex in-segnante marsalese, già presidente della provincia per due mandati, meno di un anno fa era stata il volto al femminile del PDL sicilia, pasionaria in pectore di una ipotetica lega del Sud, il partito che avrebbe dovuto fondersi con l’MPA al fine di man-tenere il sicilianismo autonomista di Lombardo en-tro il recinto del berlusconismo.La politica isolana, e nazionale, ha preso tuttavia un’altra piega: Gianfranco Miccichè ha realizzato la sua Forza del sud, ma in netto contrasto con il presidente della regione sempre più avvinghiato al tanto discusso – e discutibile - sostegno del PD, e l’Adamo ha cercato di fiutare il vento come meglio poteva e si è inserita nella corrente del Partito della nazione. “È un fatto davvero straordinario – dichia-ra l’Adamo - quello di Berlusconi, in 15 anni non è riuscito a raggiungere nessun risultato, a mantene-re nessuna promessa. La scelta dell’UDC concorda-ta con i miei amici ed elettori è stata, così, naturale. Non penso che si possa contrapporre al populismo rozzo del nord, uno altro altrettanto rozzo del sud, serve un progetto appunto nazionale”.Quel terzo polo, appunto, creatura di Casini (con il Vaticano, neanche tanto dietro le quinte, suo auspi-ce), dovrebbe sparigliare le carte di un bipolarismo ormai malridotto, e prossimo a mostrare la corda. Sarebbe il ritorno della balena bianca, seppure in formato ridotto, desiderosa di ritornare ad essere ago della bilancia della politica italiana della terza repubblica. In questo contesto, l’Adamo è stata incaricata di predisporre gli “opportuni” aggiustamenti all’in-terno dell’UDC a Trapani in vista della costruzione del Partito della nazione. “Opportuni” nel senso che da questo lavorio preparatorio, in particolare dalle pedine che saprà piazzare, dipenderà anche la sua futura carriera politica.La prima mossa dell’Adamo è stata quella dell’aper-tura al PD. Le parole del primo comunicato stam-pa rilasciato dall’UDC trapanese dopo il suo arrivo non lasciano adito a dubbi: “Siamo forza di governo, disponibili al confronto ed a costruire possibili alle-anze con chi condivide il nostro programma politi-co”. Nessuna preclusione, quindi, anzi, un tentativo di avvicinamento in linea con quanto è successo in campo nazionale tra i due partiti di opposizione, e a livello regionale, dove sono invece alleati nel soste-gno al governo Lombardo. “Lo scontro ideologico tra sinistra e destra non funziona, è ormai per sem-pre tramontato – ribadisce l’Adamo con un tono da embrassons-nous -, dopo il periodo della campagna

elettorale in cui è fisiologico che la politica si divida, centro, sinistra e destra devono sedersi attorno a un tavolo e discutere i problemi veri della gente”. Ma a Marsala, con la proposta in campo di candidatura a sindaco, dopo i dichiarati abboccamenti con Baldo Gucciardi, l’accordo con la sinistra potrebbe avve-nire ancora prima della campagna elettorale. Diffi-cile dire come andrà a finire e credere alla volontà dell’Adamo di tenere separati i due piani, quello della costruzione del partito e quello della corsa a sindaco. Intanto, la seconda mossa è stata quella dell’ultima-tum al presidente della provincia Turano, per il ri-tiro dei due assessori passati, o sarebbe meglio dire rimasti fedeli, al PID di Cuffaro, Franco Regina e Nicoletta Ferrantelli. E sempre su questa scia, è corsa voce che altri due assessori provinciali potrebbero essere licenziati da Turano proprio su iniziativa dell’Adamo. Si tratta di Doriana Licata e Duilio Pecorella, nati inizial-mente come sue creature, ma che in corso d’opera se ne sono distaccati per rifugiarsi sotto l’ombrello del suo acerrimo nemico, il sen. Antonio D’Alì. Su questo punto l’Adamo tuttavia smentisce le indi-screzioni: “Non ho fatto questa richiesta al presi-

Le grandi manovre di Giulia Adamo

Giulia Adamo (UDC)

di Massimo Asta

dente Turano, abbiamo altro a cui pensare che agli assessori, siamo interessati invece all’elaborazione e all’attuazione del programma”. Si tratta forse di una marcia indietro? “E poi – aggiunge - io sono una ferma sostenitrice dell’elezione diretta dei sin-daci e dei presidenti di provincia e regione. Non sono io a dettare le regole: le decisione che prende nella funzione di presidente della provincia sono sue, e noi le rispettiamo”. Come dire, che gli ultimi provvedimenti sono stati approvati anche per volontà, o per lo meno con l’as-senso, di Turano. E proprio con quest’ultimo che potrebbero insorgere dei problemi per il deputato marsalese. Non sembra che Turano sia disposto a svolgere nel partito il ruolo di passa carte. Ma an-che qui l’Adamo replica secca: “Gli ultimi segnali di Turano sono estremamente importanti, in questo progetto – il partito della nazione ndr - c’è posto per tutti quelli che vogliono aderirvi con la testa e con il cuore”. E poi chiosa: “I miei rapporti personali con Turano sono stati buoni sin dall’inizio”. Si vedrà se nelle prossime settimane i proverbiali aspetti umo-rali della politica dell’ex presidente della provincia torneranno a prevalere su quelli piuttosto diploma-tici assunti in questi ultimi tempi.

Adamo: “I miei rapporti personali con Turano sono stati buoni sin dall’inizio”. E sul rimpasto: “Non ho chiesto la revoca degli assessori Pecorella e Licata”.

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Le grandi manovre di Giulia Adamo

E' polemica, anche aspra e serrata, tra il sindaco di Erice, Giacomo Tranchida

ed il senatore del Pdl Antonio D'Ali'. Motivo del contendere l'istituzione della cosiddetta Grande citta', che do-vrebbe nascere dalla fusione dei Co-muni di Trapani ed Erice. D'Ali' e' ri-tornato a caldeggiare il progetto di fusione (anche perchè auspica di fa-re il sindaco della nuova città) e Tran-chida, che invece vorrebbe far decol-lare la zona franca urbana di Erice, lo accusa di aver favorito ''con la sua inerzia e disinteresse la svendita delle zone franche urbane del Mezzogiorno in favore delle scelte nordiste di Ber-lusconi - Tremonti che le hanno man-tenute solo nel Nord Italia''. D'Ali' dice di essere impegnato in Commis-sione Ambiente, e non replica al sin-daco della vetta. Tuttavia, in difesa dell'ex sottosegretario agli Interni – oggi indagato dalla Dda di Palermo per concorso esterno in associazio-ne mafiosa - e' intervenuto il gruppo consiliare del Pdl del Comune di Tra-pani che, in una nota, respinge le ac-cuse del sindaco di Erice, Tranchida, definendole ''provocatorie'' e puntua-lizza che ''D'Ali' ha riproposto il tema che ritiene essere fondamentale per il futuro di questo territorio e che non potra' non essere uno degli argomen-ti di dibattito della prossima consul-tazione elettorale''. Leggendo la nota sembra che sia stato lo stesso D'Ali' a redigerla, anche se a firmarla è il gruppo consiliare del Comune di Tra-

pani. E nella nota i solerti consiglieri si apprestano a puntualizzare che “il senatore D'Ali' non ha posto alcuna personale candidatura, anche perchè non sarebbe praticabile, non esisten-do ancora, purtroppo, la Grande cit-tà Trapani – Erice”. Quel “purtroppo” lascia intendere due cose: il Pdl vuo-le la fusione delle due città ed intende, non appena, naturalmente, avverrà (se mai avverà) la fusione candida-re D'Ali' a primo cittadino. A Trapani le indagini della procura distrettuale antimafia di Palermo non frenano le aspirazioni degli indagati e neppure quelle dei supporters. Anzi, si guarda

avanti, come se si avesse, addirittura, una marcia in piu'; un curriculum piu' ricco da sfoggiare, una qualità che al-tri non hanno. Tranchida non ha peli sulla lingua e parla di “silenzio assor-dante” del senatore azzurro sulla zona franca. Se la zona franca rimane sulla carta, non si avranno mai gli sgravi fi-scali (Ici, Irap, Ires e Irpef). In prati-ca, la zona franca non porta alcun be-neficio agli ericini. E, certamente, chi vuole creare la Grande città non ha al-cuna voglia di far provare ai ciottadi-ni ericini i vantaggi della zona fran-ca. Perchè, diversamente, questi, con maggiore determinazione, si schiere-

La “Grande Città" provoca scintille fra Tranchida e D'Ali'

di Gianfranco Criscenti

rebbero, ulteriormente, contro la fu-sione. Molto probabilmente, Trapa-ni ed Erice hanno bisogno d'altro: a cominciare da una revisione raziona-le e pianificata dei confini territoriali. Una Grande città, dal mare alla mon-tagna, potrebbe non rispondee alle esigenze della popolazione. Si tratta di scelte che non presentano, a prio-ri, certezze. Se ne puo' parlare, discutere, libera-mente, ma senza avanzare candidatu-re. Anche perchè, ammesso che la fu-sione andrà a buon fine, potrebbero non esserci piu' le condizioni.

Il sen. Antonio D'Alì

Il senatore pensa a fare anche il sindaco.

Il sindaco di Erice Giacomo Tranchida

VALDERICE

L’associazione Mondo Donna, replica a Katia Bucaria

di Pamela Giacomarro

di P. G.

Radioterapia a Trapani: dopo un anno dei fondi nemmeno l’ombra.

Da Miss Italia ad assessore: la svolta di Giacoma Cammarata.

Esplode la “vallettopoli”, in sal-sa valdericina. Il sindaco Ca-millo Iovino ha infatti nomi-

nato il nuovo assessore alla pubblica istruzione e ai servizi sociali. Si trat-ta di Giacoma Cammarata, di 22 anni. La giovane, ha alle spalle una carriera politica ed un curriculum di tutto ri-spetto: non solo ha partecipato come valletta, in un programma di Telesud, accanto al famoso mago Montericcio, ha anche partecipato alle selezioni del concorso di bellezza “Miss Italia”: “La mia più grande passione”, scrive il neo assessore, sul noto social network fa-cebook. Con un curriculum del gene-re, per lei non può che prospettarsi un futuro da ministro. A quanto pare la giovane, che è anche stata miss tele-voto Sicilia 2007, è stata segnalata dal Pdl, per entrare a far parte della giun-ta valdericina. Il perché di questa no-

mina, ancora non l’ha capito nessuno. Forse neppure lo stesso Camillo Iovi-no, il quale, alcuni mesi addietro, ave-va nominato assessore alla cultura e alla legalità, l’ex comunista – almeno così lo definiscono quelli che in pas-sato lo hanno apprezzato per il con-certo del primo maggio a Lido Valde-rice – Nicola Augugliaro, giornalista di Telesud con la passione per il can-to. La nomina della Cammarata, non è di certo passata inosservata. Non è sfuggita ai frequentatori di facebook. Francesco Mennella, giornalista di Monitor, dalle pagine del settimanale, lancia un’idea al sindaco di Valderice: “Dopo il cantante e la valletta, ci vor-rebbe anche il Califfo – scrive Men-nella – che ultimamente ha affermato di viaggiare in ristrettezze economi-che e quindi si potrebbero prendere i proverbiali due piccioni con una fava … come negare un posto di assesso-

re al Califfo?”. Sul caso, è intervenu-ta pure Annamaria Croce, ex assesso-re e figlia dell’ex deputato Nino Croce. “La nomina di Iovino – afferma – è una mortificazione per tutte le don-ne che hanno lavorato al progetto di Forza Italia e poi del Pdl. Si tratta di una persona, che non ha alcuna espe-rienza politica ed amministrativa. Sa-rebbe stato più giusto valorizzare, chi, in questi anni, ha fatto la sua parte a sostegno del Pdl e della stessa giun-ta Iovino. Quella del primo cittadino – conclude Croce - non è affatto una scelta di qualità”. La replica alle paro-le, forti di Anna Maria Croce, arriva – e c’era da aspettarselo dal consigliere del Pdl e promotore della nomina di Giacoma Cammarata, Giovanni Fon-tana. “Sono sorpreso ed in verità un po’ deluso dalle parole di Anna Maria Croce. Sorpreso perché l’accusa, se così si può dire, di “inesperienza” ri-

volta a Giacoma Cammarata è la me-desima che, adottando lo stesso me-tro di giudizio, si poteva rivolgere alla stessa Anna Maria Croce quando, alla prima esperienza da consigliere pro-vinciale, fu nominata assessore pro-vinciale dall’allora presidente Giulia Adamo. Non mi sembra che alcuno dell’allora partito di Forza Italia – af-ferma Fontana - mosse alcuna criti-ca verso la giovane età e mancanza di esperienza di Anna Maria Croce. Se anche Anna Maria Croce avesse di-menticato la sua trascorsa nomina dovrebbe almeno ricordare che re-centemente ha contribuito, e io dico giustamente, ad indicare Francesco Stabile quale assessore di riferimen-to nelle giunta Iovino. Anche France-sco Stabile è giovane e non aveva mai fatto politica, né aveva avuto incarichi amministrativi: mi pare però che il ri-sultato sia eccellente”.

E' trascorso oltre un anno dall'in-contro tra il governatore Raffa-ele Lombardo, l’assessore alla

sanità Massimo Russo e i Sindaci e Pre-sidenti dei Consigli Comunali dell’inte-ra provincia, per discutere della radio-terapia, che avrebbe dovuto sorgere all’interno dell’ospedale Sant’Antonio Abate. Ma nonostante le promesse e i proclami bipartisan del progetto non si sa ancora nulla e i pazienti, che neces-sitano della radioterapia, rimangono costretti ad inutili ed estenuanti viag-gi della speranza, alla volta di Bagheria. Nei giorni scorsi, il presidente del con-siglio comunale di Trapani, Katia Buca-ria, ha inviato una lettera indirizzata a Lombardo e Russo per chiedere noti-zie in merito alla realizzazione della ra-dioterapia. “Circa un anno fa - scrive la Bucaria – si è svolta a Palermo una ri-unione voluta e sollecitata dagli ammi-nistratori del territorio comprensoriale di Trapani, che faceva seguito ad alcu-ne manifestazioni pubbliche- soprat-tutto alla grande adesione della petizio-ne popolare - per chiedere l'istituzione a Trapani, presso l'Ospedale Sant'An-tonio, di un centro di radioterapia. Ci era stata confermata la scelta di Maza-ra, ma ci era stato anche assicurato che

l'insediamento di un secondo centro di radioterapia a Trapani sarebbe stato inserito nella prossima programmazio-ne. Poi è caduto il silenzio più assoluto. Nessuna programmazione. Non solo, ma non è stata neanche data alcuna at-tenzione ad una proposta di privati che si erano dichiarati disponibili a sostitu-irsi, a costo zero, all'istituzione pubbli-ca. Mi chiedo il perché di questo silen-zio: si vuole aumentare la drammatica situazione di chi, colpito dalla malattia, già soffre abbastanza per il suo stato? Da rappresentante istituzionale del ter-ritorio provo vergogna per non essere riuscita, e non riuscire in alcun modo, a far comprendere al " nostro " Gover-no Regionale la necessità e l'urgenza di intervenire perché anche Trapani, oltre Ma zara ( e non certo per stupido cam-panilismo) possa dotarsi di un centro di radioterapia affinchè i purtroppo nu-merosi ammalati oncologici di questo territorio non siano costretti a recarsi a Bagheria - ripeto a Bagheria - per po-chi minuti di terapia. Non si può igno-rare – conclude il presidente del con-siglio comunale - che il Sant'Antonio Abate è l'Ospedale Provinciale, anche se territorialmente insediato nel terri-torio del comune di Erice che ha una

popolazione di poco inferiore ai 30mi-la abitanti. Questa non può e non de-ve essere una scusante”. Alle parole di Katia Bucaria, replica però il presi-dente dell’associazione Mondo Donna, Angela Cangemi, che da anni, si batte per la realizzazione di un centro onco-logico, che comprenda la radioterapia a Trapani. “La tardiva e commovente discesa in campo della Presidente del Consiglio Comunale di Trapani, Katia Bucaria, - afferma Cangemi - è sinto-matica di un attivismo politico incon-cludente. All'Assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, e al Presiden-te della Regione Raffaele Lombardo, non vanno indirizzate lacunose richie-ste per sollecitarne la benevolenza, ma - a proposito dei fondi europei, già de-stinati dal P.O.R. 2007/2012 per la re-alizzazione della radioterapia all'Ospe-dale S. Antonio Abate - in quanto dirottati ingiustamente a Mazara, va ri-volto semmai il classico grido "al ladro, al ladro". Per essere chiari: I fondi eu-ropei del P.O.R. 2007/2012 erano de-stinati al S. Antonio Abate di Trapani in quanto l'unico ospedale ad avere or-ganizzazione dipartimentale che con-sente l'approccio multidisciplinare sul piano oncologico e con un reparto di

Anatomia Patologica qualificato in vir-tù dell'azione amministrativa del pre-cedente Assessore Regionale, Lagalla. Forzosamente, illegittimamente, Rus-so – prosegue il presidente di Mondo Donna - li ha destinati a Mazara, in un Ospedale strutturalmente degradato e privo dei reparti collegati alla radio-terapia. I finanziamenti di cui parla la Presidente del Consiglio Comunale di Trapani, in riferimento alla Legge 20, ammesso che in tempi di vacche ma-gre dovessero arrivare, dovranno es-sere così come ella stessa dichiara "ne-goziati" previa contesa con quanti per motivi diversi pretendono di averne di-ritto. Il che denuncia l'improbabilità di una destinazione mirata alla radiotera-pia nel nostro territorio. Il che dimostra la pateticità di una dichiarazione politi-ca che non ha chiaro il senso del danno che Trapani, anche sul piano psicologi-co, ha subito per essere stata disattesa l'iniziale decisione che era sostenuta dal P.O.R. 2007/2012, e potrebbe subire ulteriormente. Non ci si acquieta - con-clude Cangemi - sollecitando ed auspi-cando un gesto di benevolenza da parte di chi ci governa, di contro, ad un dirit-to che è stato gravemente calpestato dal 2008 ad oggi”.

Piccole Carfagna crescono

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costo di 5 milioni di euro,finanziati dalla UE. Bisogna ricordare, inoltre, che il numero di par-tenza degli associati era molto esiguo. Da 2 di-ventarono 18 solamente nel settembre del 2009. Oggi sono 24. Nel settembre 2010, a due anni di distanza dal bando, si è tornati a discutere sul sito da destinare all’attività del mercato indivi-duando come area Piazza Bagolino. Quest’alter-nativa appare un po’ azzardata. Infatti, anche questa Piazza potrebbe offrire dei problemi ri-guardanti il traffico, inoltre, secondo gli opera-tori coinvolti, vi è un’eccessiva esposizione al vento. In più, l’ipotesi dell’Assessore Paglino, di realizzare il mercato all’interno del parcheggio sotterraneo, non sembra poter dare una buona visibilità ad una iniziativa del genere. La non realizzazione del mercato rappresenta un’occa-sione persa in periodo di crisi per l’agricoltura alcamese, con la quale si prevedeva un abbassa-mento del 30% dei prezzi dei prodotti agricoli. I promotori dell’iniziativa e i rappresentanti delle organizzazioni coinvolte, come la C.I.A., hanno accolto con ottimismo il progetto che li coinvol-ge, e ciò è dovuto al fatto che nel 2008 si era svolta una prima edizione del “mercato verde”, una sperimentazione che ebbe un successo in termini di affluenza e vendita dei prodotti. Di sicuro,allo stato attuale, rimangono solamente le rassicurazioni dell’assessore alla promozione economica, Francesco Orlando, il quale ha di-chiarato “L’iniziativa partirà a metà dicembre e si terrà ogni venerdì”.

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Da Miss Italia ad assessore: la svolta di Giacoma Cammarata.

Al via il Mercatino dell’agricoltoredi Linda FerraraL’assessore Paglino avanza l'idea di realizzare il mercato all'interno del parcheggio sotterraneo.

Piazza Bagolino

L’ 11 aprile del 2008, sulla Gazzetta Uf-ficiale della Regione Siciliana, è stata pubblicata la manifestazione d’inte-

resse per la realizzazione dei mercati degli agri-coltori dall’Assessorato dell’agricoltura e delle foreste. Con quest’atto, l’Amministrazione re-gionale, intendeva promuovere la creazione di strutture mobili che avessero come finalità la diffusione della conoscenza delle produzioni lo-cali di qualità, attraverso iniziative configurate come “filiere corte” volte a favorire la vendita di-retta tra produttore e consumatore. Il comune di Alcamo decise di partecipare al bando insieme ai comuni di Balestrate e Calatafimi, in quanto le unioni e associazioni di comuni erano i soggetti promotori previsti dalla legge. Tali soggetti, inol-tre, dovevano promuovere i mercati, preferibil-mente in partenariato, con le organizzazioni più rappresentative del CNEL (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro). All’interno di questo mercato, era previsto anche uno spazio, non su-periore del 20%, riservato agli operatori dell’ar-tigianato e della ristorazione, stabilendo che tali unità di vendita dovevano essere comprese tra le 20 e le 30. Fu prevista anche l’istituzione di un “comitato di mercato” con la funzione di rap-presentanza dei partecipanti e di verifica delle qualità delle produzioni esposte, costituito da 5 membri scelti d’intesa tra soggetti promotori e l’Assessorato dell’agricoltura di concerto con le organizzazioni di categoria. I partecipanti al mercato dovevano essere: produttori singoli o in associazione temporanea; associazioni di pro-duttori; consorzi di produttori; strutture asso-ciative ed organizzazioni di categoria; operatori dell’artigianato e dell’agro-alimentare; associa-zioni enogastronomiche. L’attività di vendita, però, sarebbe stata consentita solo agli impren-ditori “accreditati” dal dipartimento interventi strutturali, i quali dovevano esercitare la loro attività produttiva nell’ambito del territorio sici-liano. A questo fine le imprese agricole dovevano presentare l’istanza alle S.O.A.T. (sezioni opera-tive per l’assistenza tecnica). Allegato all’istanza

i richiedenti dovevano inoltre indicare l’atto de-liberativo riguardante l’istituzione del “mercato degli agricoltori”che indicasse l’eventuale quota di cofinanziamento per la realizzazione dello stesso; il progetto; la relazione tecnica in cui veniva definita in dettaglio l’area e l’ubicazione; piano economico; accordo di programma con i soggetti in partenariato. Il 6 novembre 2008, fu pubblicata la graduatoria finale della manifesta-zione d’interesse per la realizzazione del mer-cato degli agricoltori, nella quale il comune di Alcamo si classificava al quarto posto. Circa 30 mila euro furono assegnati all’amministrazione, la quale ne aveva chiesti 175 mila. Con i soldi in-cassati già nel corso del 2009 vennero acquista-ti 24 gazebo. Da questo momento in poi, però, sembra che si sia verificato una “impasse” nella realizzazione di tale progetto. L’area da destina-re all’attività del mercato, venne individuata in quella comprendente l’ex mattatoio e l’autopar-co comunale, circa 3 mila metri quadrati. Una serie di eventi, però, resero inutilizzabile il luogo individuato dal progetto. Infatti, furono emessi dei pareri negativi sull’utilizzo del sito scelto sia dai Vigili del fuoco sia dall’Asp di Trapani. Tra le cause individuate, vi era l’intralcio del traffico da parte dei mezzi di trasporto dei prodotti agricoli in una zona vicino il Presidio Ospedaliero. Tali cause, invece, non sarebbero state un problema per l’approvazione di un progetto europeo pre-sentato dal Comune, che dovrebbe trasformare l’ex mattatoio in una “Cittadella dei giovani” al

L'assessore Gino Paglino

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Dal 27 novembre al 06 gennaio presso l’ex Collegio dei Gesu-iti di Alcamo sarà esposta la

mostra collettiva “Faith”, dedicata al-la fede degli alcamesi nella Madonna dei Miracoli, Patrona della città. I cin-que fotografi impegnati in questa col-lettiva sulla fede (Giuseppe Alcamo, Paolo Bartolotta, Fulvio Eterno, Giu-seppe La Colla e Gaetana Milazzo) in-terpreteranno il rapporto tra arte, ter-ritorio e religiosità ad Alcamo. A tal proposito abbiamo intervistato Fulvio Eterno, uno dei fotografi che parteci-peranno alla mostra organizzata dall’assessorato alla cultura. Qual è la tua personale interpre-tazione di questa mostra collet-tiva sulla fede? Il mio reportage fotografico, esposto all’esterno dell’ex Collegio dei Gesui-ti, desidera mettere in evidenza come la devozione e la fede siano aspetti che ancor oggi appartengono intima-mente al nostro contesto socio-cultu-rale, coinvolgendo soprattutto talune fasce d'età.Qual è la funzione della fotogra-fia di reportage?

La fotografia di reportage ha la singo-lare capacità di registrare i cambia-menti del nostro tempo e, nondime-no, "fissandoli" ci permette di cominciare a guardare il nostro pre-sente come fosse già "storia", con il merito, quindi, di farci riflettere, at-traverso l'immagine, su un tempo in cui siamo completamente immersi e da cui, diversamente, non potremmo operare un distacco. Inoltre un gran-de merito che si può attribuire alla fo-tografia di reportage è quello di “do-ver informare”. Come ti sei appassionato alla fo-tografia? Fin da piccolo, essendo figlio d’arte, ho sempre respirato fotografia, quin-di la passione per questo lavoro mi è stata trasmessa da mio padre. Passio-ne che poi nel tempo è diventata op-portunità di esprimere il mio essere e il mio stile.Hai studiato per fare il mestiere di fotografo?Ho studiato fotografia e comunicazio-ne presso l’istituto superiore di foto-grafia e comunicazione integrata di Roma. Negli anni ho fatto tanta ga-

vetta lavorando con fotografi di moda e still life. Sono molto orgoglioso che con il tempo la passione per la foto-grafia è divenuta un mestiere.Ti consideri un fotografo o un artista?Io mi considero un lavoratore della fotografia, un fotografo che ogni tanto realizza lavori creativi e non un arti-sta. Metto la mia creatività nel lavoro di fotografo. In un’intervista Fabrizio De Andrè diceva: “Fino a 18 anni tutti scrivono poesie, dai 18 anni in poi ri-mangono a scriverle solo i poeti e i cretini. Ed io, precauzionalmente, mi considero un cantautore”. Ed io, pre-cauzionalmente, mi considero un fo-tografo.Una curiosità: come deve essere la fotografia nel giorno del fati-dico sì?Mi è capitato di vedere alcuni album di matrimoni che non appartengono al mio modo di vedere e fare fotogra-fia. La “creatività” che esprimono ta-luni è spesso dettata dal cattivo gusto del baggiano, derivante da una man-canza di cultura fotografica. Mancan-za che fomenta l’eccesso, il folclore e

Mostra collettiva fotografica “Faith”

la volgarità che è il fulcro su cui gravi-ta gran parte della cultura locale e non solo. Per me il matrimonio è un reportage, un racconto fotografico di quella giornata. Cerco di cogliere le sensazioni, le emozioni che i protago-nisti provano in quel memorabile giorno, in maniera sobria ed elegante. Insomma con il mio stile.

Ostetricia: morte lenta del reparto

di Vito Lombardo

di Linda FerraraSei nascite in sei mesi prospettano una imminente chiusura.

All’ex Collegio dei Gesuiti esposizione di una mostra sulla fede.

Il reparto di ostetricia dell’ospe-dale di Alcamo è teoricamen-te attivo, ma nei fatti si trova in

una situazione di difficile operosi-tà. Dal mese di giugno scorso, i par-ti, una volta a pieno regime, sono no-tevolmente calati. La causa, però, non è dovuta al fatto che sono diminuite le nascite nel nostro comune, ma al-la circostanza che i cittadini tendono a rivolgersi alle strutture ospedaliere dei paesi limitrofi, cercando di otte-nere risposte concrete ai loro bisogni. Il reparto di ostetricia, infatti, lavo-ra solamente per casi di urgenza e in regime day hospital , e non certo per volontà degli addetti, ma per diretti-ve dell’ASP(azienda sanitaria provin-ciale). Dunque, sebbene il reparto di ostetricia-ginecologia sia tornato in funzione h24, di fatto è costretto a non operare, in quanto il servizio di pediatria non è coperto nelle ore not-

turne, assicurando solo le prestazio-ni h12. I medici in servizio sono so-lamente due, forse, effettuare un contratto a tempo determinato per altri medici, sarebbe troppo costoso, specialmente per una Sanità che ha puntato tutto sulla riduzione dei co-sti, ovviamente degli ospedali pubbli-ci. Da questa situazione di confusione e di stallo ne è derivata una riduzione dei ricoveri. Nel 2009, presso il pre-sidio ospedaliero S.Vito e S.Spirito, sono nati 201 bambini, 183 in altro comune. Nel 2010, questa tendenza sembra si sia invertita con solamen-te 82 bambini nati nel nosocomio al-camese, invece, ben 220 nostri con-cittadini sono venuti al mondo presso le strutture ospedaliere della provin-cia di Trapani. Una tendenza che, for-se, si può spiegare solamente con la disinformazione che è stata realiz-zata negli ultimi sei mesi, e l’esisten-

za di una volontà politica, regionale e provinciale, che spinge per una chiu-sura, celata malamente, dell’ospeda-le di Alcamo. Un disegno politico, si vocifera, che inizia con la dismissio-ne dei reparti in questione, a quali si aggiungeranno gradualmente gli al-tri esistenti. Un disegno preannun-ciato dal Piano di riordino messo a punto dall’ASP di Trapani, in sinto-nia con il Piano della Salute dell’On. Russo, che riguarda la pianta organi-ca e l’obbligo per i reparti di raggiun-gere alcuni obiettivi, come il conse-guimento di 400 parti annuali per i reparti di ostetricia-ginecologia. Pa-rametri che in passato, in condizioni di lavoro migliori, non sarebbero sta-ti così impossibili da ottenere. Negli ultimi sei mesi soltanto 5 parti sono stati effettuati (di cui 3 cittadini stra-nieri), e persino la venuta al mondo di un bambino ad Alcamo, la scor-

Fulvio Eterno

sa settimana, è destinata a diventa-re un evento. Infatti, settembre e ot-tobre sono stati dei mesi morti! Una mortificazione per chi ha visto nasce-re centinaia di fanciulli in quell’ospe-dale, la cui professionalità non serve più a nulla. Si attende di essere tra-sferiti al più presto e non “rubare” lo stipendio, come qualcuno dichiara. Commuovono le lettere appese nel-la bacheca di gente che ringrazia il personale per la sua umanità offerta in questi anni. Quella in cui si trova il S.Vito e S.Spirito di Alcamo è una situazione precaria che va avanti da troppo tempo, poche righe non basta-no per raccontare ciò che andrebbe salvato e ciò che andrebbe dimenti-cato. La politica e i cittadini alcamesi sembrano essersi arresi a un destino ormai scritto.

13CASTELLAMMARE DEL GOLFO

“Regina Elena”, da 31 mesi senza stipendiodi Vito LombardoI dipendenti: siamo stanchi di essere presi in giro, vogliamo la certezza del nostro lavoro.

Istituto Regina Elena e Vittorio Emanuele II

Sono passati tre anni da quando abbiamo dato voce ai dipendenti dell’Ipab (Istituto di Pubblica Assistenza e Beneficenza) di

Castellammare del Golfo, personale che lamen-tava di trovarsi senza stipendio da ben 16 mesi. Cosa è successo in questi anni? La situazione non è migliorata, anzi è notevolmente peggio-rata. Ad oggi i mesi senza stipendio sono 31 e per un dipendente “molto particolare”, addirit-tura i mesi sono 39. Ricominciamo da dove era-vamo rimasti. Nel novembre 2007 i dipendenti dell’Ipab presso la Pia Opera “Regina Elena e Vittorio Emanuele II”, centro assistenziale per minori orfani e disagiati, si trovavano con 16 mensilità non pagate e con contributi previden-ziali non versati dall’Ente. L’istituto era gesti-to da un Cda presieduto da Gaetano D’Anna e composto da: Dott. Giovanni Augello, Avv. Giu-seppe Romeo, Sacerdote Mario Bonura. Nel Cda mancava il componente, quello nominato dalla regione, organo preposto al controllo dell’ente. La gestione D’Anna si potraeva fino al novem-bre 2008. Infatti, la regione Sicilia vista la si-tuazione economica drammatica in cui versava l’ente decideva di risolvere il tutto con un nuo-vo commissariamento. L’ipab dal 2000 al 2004 era stato commissariato e i problemi economi-ci dell’Ipab, riversarti sul personale, non erano stati risolti. Tentare è sempre opportuno. Per cui nel novembre 2008 si insediava il commissario Rosario Pisciotta, accompagnato dall’Avv. Roso-lino Gagliardo. Il commissario Pisciotta nell’in-sediarsi assumeva nuovo personale a tempo de-terminato, tra cui una coordinatrice, malgrado l’attività fosse nulla (nessun bambino orfano o disagiato di cui occuparsi) e notevoli i debiti verso i dipendenti. Successivamente si consta-tava che la situazione doveva essere affrontata in maniera perentoria, e quindi, si decideva per l’estinzione dell’opera pia. Ma questo significa-va applicare l’articola 34 della legge regiona-le n. 22 del 09/05/1986. L’estinzione dell’ente comportava che i beni patrimoniali sarebbero stati devoluti al comune, che assorbiva anche il personale dipendente. Così, inspiegabilmente, si optava per rilanciare l’istituto. Veniva siglata alla fine del 2009 una convenzione tra il comune di castellammare del Golfo e l’Ipab per la ge-stione del centro ricreativo e sociale Mirrione, per cui il personale dell’istituto Regina Elena veniva trasferito nel nuovo centro diurno ricrea-tivo, dove erano iscritti 40 bambini. Il personale finalmente poteva lavorare anche se in condi-zioni non ottimali, considerato che le pompe di calore, in pieno inverno, non funzionavano. Nel periodo pasquale il centro si ritrovava senza cor-rente elettrica e di conseguenza senza acqua. I dipendenti scrivevano al commissario Pisciotta e all’amministrazione per avere notizie a riguar-do. Il commissario convocava il personale, af-fermando che la convenzione con il comune era scaduta e non era stata rinnovata, per cui non aveva più pagato la luce. Ecco spiegato l’arcano.

Fallito l’ennesimo tentativo di rilanciare l’en-te, il commissario non si abbatteva e decideva di aprire presso l’istituto Regina Elena una casa famiglia “dolce casa” per ragazze madri e ge-stanti in difficoltà, assumendo altro personale a chiamata diretta. A debiti si sommavano debiti. La transumanza continuava e alcuni dipendenti di ruolo venivano trasferiti nella casa famiglia. Nella dolce casa fino ad ora è stata ospitata una ragazza madre con due bambini. Preso atto del-la situazione economica disastrosa, soprattutto per il personale, il commissario si adoperava per l’estinzione dell’ente, trasferendo la patata più bollente di prima alla amministrazione comuna-le. Da sottolineare che con la gestione Pisciot-ta l’ente aveva venduto immobili per compiere delle ristrutturazioni e comprare utensili vari, assunto altri 3 dipendenti e aumentati i debiti dell’ente nei confronti del personale. A fine otto-bre 2010, esiamo arrivati alla situazione attuale, viene nominato un nuovo Cda: il comune ha no-minato Giovanni Pilari, presidente, e l’Avv. Er-nesto Leone, semplice consigliere; la curia padre Ludovico Puma; la provincia Gaspare Canzone-ri, manca, come al solito, il consigliere riservato alla regione. Fino ad oggi all’istituto Regina Ele-na i dipendenti di ruolo assunti tramite l’ufficio collocamento sono 8, quelli a tempo determina-to 5 (con contratto scaduto), 4 sono gli ex artico-listi ed infine 3 contrattisti assunti dall’ex com-missario Rosario Pisciotta. Il personale afferma che 7 dipendenti di ruolo sono senza stipendio da 31 mesi ed 1 addirittura da 39 mesi, malgrado quest’ultimo abbia fatto tutte le procedure che la legge consente e forse il problema è proprio questo. Durante questo calvario il personale, no-lente o volente, si è dovuto interessare del tema in questione. E con determinazione affermano che nel 2009 i contributi che la regione Sicilia ha versato alle Ipab sono 10 milioni e centinaia di milioni i contributi dei comuni e dei privati cit-

tadini. Dove finiscono i soldi? Considerato che il 70% delle Ipab siciliane si trovano in disavanzo e molti lavoratori non ricevono lo stipendio da mesi. Il servizio socio-assistenziale offerto dai lavoratori specializzati è di enorme valore socia-le, ma la gestione finanziaria di chi è chiamato a gestire l’enorme denaro è spregevole e spre-giudicata. I lavoratori non ricevono lo stipendio, mentre gli amministratori e i consulenti ricevo-no un lauto stipendio. La regione, afferma il per-sonale, che dovrebbe controllare la modalità con cui vengono spese queste ingenti somme è cieca, sorda e spesso assente. Inoltre si chiedono come sia possibile che la regione nel novembre 2008 nomini Rosario Pisciotta commissario dell’isti-tuto Regina Elena, considerato che il Pisciotta nel novembre 2006 aveva messo in mobilità il personale di ruolo dell’Ipab S. Agnese di Mazara del Vallo e avrebbe assunto altro personale per poi attivare le procedure per l’estinzione dell’en-te. Da evidenziare, aggiungono i dipendenti, che il Pisciotta si è presentato fin da subito con il suo fidato Avv. Rosolino Gagliardo, lo stesso che nell’ottobre del 2002 ha ricevuto un’ordinanza di arresto firmata dal gip Alfredo Montalto per truffa fiscale: fatture di comodo per rimborso Iva. Infine, concludono i dipendenti, vogliamo la certezza del nostro lavoro e assumerci le nostre responsabilità. Abbiamo bisogno di prospetti-ve certe, siamo stanchi di essere presi in giro e costatare la regolare soppressione dei nostri di-ritti. Sembra di essere nel periodo del feudalesi-mo in cui i proprietari terrieri, nobili, facevano quello che volevano dei loro sudditi, trattati da servi, da schiavi. Insomma è difficile brancolare quotidianamente nell’incertezza. Se l’ente non ha prospettive certe lo si chiuda definitivamente e si applichi la legge regionale n. 22 del 1986 re-lativamente ai dipendenti. Vogliamo solo rispo-ste concrete.

14 | MARSALA/1

Il senatore Pietro Piz-zo è tornato in que-ste settimane a far

parlare di se, addirittu-ra come possibile candi-dato sindaco. Ma esclude qualunque impegno nel-la politica attiva, parla del Pdl e di possibili can-didati a sindaco, critica Carini.Senatore Pizzo, si fanno sempre più insistenti le voci di un suo ritorno alla politica attiva.No, non parlerei di ritorno. Ho sempre pensato che in politica conti di più essere che apparire e credo che, anche quando uno non ricopra delle posizio-ni di potere, se ha delle idee che crede buone per la collettività, debba metterle al servizio della gen-te e farle fruttare. E io sto facendo proprio questo. Il grande amore per la mia città mi porta spesso a prendere delle iniziative nell’interesse dell’econo-mia e della società di Marsala. Ricordo su tutte: la difesa degli alberi di Porticella, il concorso culina-rio “Il Piatto dei Mille” organizzato con Aldo Fratel-li per il 150 anniversario dello sbarco di Garibaldi e, in ultimo, la raccolta di firme affinché l’aeropor-to di Birgi venga ribattezzato aeroporto Marsala/Trapani. Proprio quest’ultima iniziativa ha fatto mormorare di un suo ritorno.No, ripeto: non sono interessato a candidarmi.

E ntro fine mese il Consiglio comunale di Marsala dovrà pronunciarsi sulle variazioni di bilancio. Un appuntamento molto atteso

nelle segreterie dei partiti di maggioranza e oppo-sizione. Non solo perché in gioco ci sono gli equili-bri economici della macchina amministrativa. Ma anche perché si prospetta un nuovo quadro politico all’interno di quel che resta del centrodestra. Gran parte dei movimenti ruotano attorno al Partito del-la Nazione, il nuovo soggetto politico che in vista delle prossime scadenze elettorali è destinato a rac-cogliere l’eredità dell’Udc, con l’innesto di una com-ponente laica che era fin qui mancata al partito di Casini. Nei giorni scorsi, è stata a tal proposito uffi-cializzata in Consiglio comunale la costituzione del gruppo “Verso il Partito della Nazione”, di cui fan-no parte Antonio Provenzano, Vincenzo Martinico e Davide Parrinello. Un passaggio fisiologico, do-po la designazione dell’onorevole Adamo alla gui-da del coordinamento provinciale dell’Udc assieme al sindaco di Castelvetrano Gianni Pompeo, a cui non hanno però aderito altri due componenti del vecchio gruppo Pdl – Sicilia: il consigliere Salva-tore Figuccia, passato con Tony Scilla al movimen-to di Gianfranco Miccichè “Noi Sud”, e il presiden-te del Consiglio comunale Oreste Alagna, che per il momento rimane nel Pdl. Al progetto del Parti-to della Nazione, in realtà, avevano già dato forma-

Semplicemente faccio politica con iniziative dal basso e per il bene della mia città. Mettere il nome Marsala all’aeroporto avrebbe un ritorno incredibi-le per gli esercizi commerciali, per le strutture ricet-tive, per le aziende vinicole, per l’intera economia della nostra città. Oggi i turisti leggono “Trapani” e, quando partono, preventivano di passare il loro tempo a Trapani ed Erice, neanche sanno che atter-rano sul territorio di Marsala. un assurdo!Ma ammetterà che questa del nome dell’ae-roporto non è un’idea originale. Altri han-no posto il problema in questi anni. Se non avesse voluto spendere il suo nome per ave-re poi un ritorno politico personale, perché non appoggiare le altre iniziative che anda-vano in tal senso?Lo dico in tutta umiltà: la mia statura e la mia storia politica non mi permettono certo di andare a rimor-chio di altri! Pur apprezzando iniziative di singoli consiglieri provinciali, credo che un mio intervento possa finalmente portare all’attenzione e responsa-bilizzare sul problema L’Airgest e il presidente del-la provincia. Non dimentichi inoltre che è la prima volta che sul problema si fa una raccolta di firme popolare.Intanto è stato visto in prima fila al congres-so provinciale del Pdl.Io sono sempre stato di sinistra e di sinistra mori-rò. È chiaro che dopo la diaspora socialista, il Nuo-vo Psi, pur nell’ambito dell’autonomia, è una costo-la del Pdl.E a livello locale?

le adesione Michele Gandolfo, Manlio Mauro, Eri-no Monteleone e Michele La Vela, che fino a maggio avevano costituito il gruppo consiliare dell’Udc as-sieme a Flavio Coppola e Nino Genna. Ma l’arrivo della Adamo ha scompaginato tutto. Com’è noto, il deputato regionale marsalese ha fatto intende-re che nel nuovo partito non ci sarà spazio né per Massimo Grillo né per Stefano Pellegrino. Il pena-lista marsalese sembra orientato a confluire nel Pid di Mannino e Cuffaro con i suoi quattro consiglie-ri, mentre Flavio Coppola e Nino Genna, che non avevano aderito al Partito della Nazione preferisco-no attendere. “Siamo in una sorta di limbo – spiega quest’ultimo – e stiamo facendo le nostre valutazio-ni. Non possiamo aderire al Pdn perché Giulia Ada-mo non ci ha convocati e non è ancora chiaro cosa sarà il Pid. Da quel che sappiamo, potrebbe anche confluire nel Pdl…”. Per quanto riguarda l’ex parla-mentare marsalese, invece, nonostante gli ambien-ti vicini al movimento Liberi continuino a parlare di una mediazione di Rocco Buttiglione, la Adamo as-sicura di aver avuto carta bianca su tutto dai diri-genti regionali e nazionali dell’Udc. Per il momen-to, quindi, non sembra immaginabile un ritorno di Grillo alla corte di Casini e i suoi consiglieri comu-nali (Arcara, Cudia e Pipitone) resteranno all’inter-no del gruppo Pdl – Ppe. Scontato immaginare che i riposizionamenti e le fluttuazioni delle ultime set-

Al comune e a livello locale presenteremo il nostro simbolo del garofano come abbiamo fatto 3 anni fa con Carini.A proposito: come sono i rapporti con il sin-daco Carini?Siamo delusi dal comportamento del sindaco che dopo aver usufruito dei quasi 3000 voti del Psi ci ha emarginati. E non credo che l’amministrazio-ne della città ci ha abbia guadagnato. Le faccio un esempio per tutti: il palazzetto dello sport. È possi-bile che dopo 4 anni debba ancora rimanere chiuso? Con l’aggravante che Marsala rischia di perdere un appuntamento storico: nell’estate 2011 si tengono in Sicilia i mondiali di basket per sordomuti, 30 squa-dre da tutto il mondo con al seguito giornalisti, ad-detti, tifosi. Marsala è stata scelta dagli organizzato-ri come possibile sede insieme a Trapani,Palermo e Agrigento ma se continua così rischiamo di rimane-re fuori per l’indisponibilità del palazzetto.Alle scorse regionali avete appoggiato Stefa-no pellegrino, con lui come sono i rapporti?Un rapporto splendido, di stima e apprezzamento che fa da ponte per possibili rapporti politici con il PidChi sarà il vostro prossimo candidato sinda-co?Troppo presto per dirloMa già a destra si fanno nomi: D’Ugo, la Adamo, Ruggieri, lo stesso Carini.Su eventuali nomi e alleanze valuteremo al tempo opportuno. E vedremo anche i programmi. Non ho riserve.

timane finiranno per influire sulla discussione delle variazioni di bilancio. “Ci sono situazioni poco chia-re – afferma Antonio Provenzano – come l’aumento del consumo di energia elettrica per una cifra pari a 600.000 € e il frequente ricorso alla voce “presta-zione di servizi”. Credo che la votazione in Consiglio potrebbe riservare qualche sorpresa, anche perché so che anche nei partiti di maggioranza c’è malcon-tento per la scarsa condivisione di queste variazioni di bilancio”. Una sensazione confermata anche tra le fila del movimento Liberi, che torna a chiedere al sindaco una verifica che potrebbe sfociare nella ri-chiesta di un azzeramento della giunta e di un nuo-vo rimpasto. Il quarto in poco meno di quattro anni.

Sen. Pietro Pizzo: “Non mi candido, al massimo aiuto”

Consiglio comunale: tra nuovi equilibri e variazioni di bilancio

di Renato Polizzi

di Vincenzo FiglioliClima teso tra maggioranza e amministrazione. Il movimento Liberi chiede una verifica.

Palazzo VII Aprile

15

Capannoni Nervi: cosa dice il Protocollo d’intesa?

Un comitato civico contro il restyling della litoranea nord

di R. P.

di V. F.Il progetto della Provincia creerà uno scorrimento veloce tra la Lega Navale e Villa Genna.

Clima teso tra maggioranza e amministrazione. Il movimento Liberi chiede una verifica.

MARSALA/2

Alcuni anni fa, destò molto scal-pore il progetto dell’ammini-strazione provinciale guidata

da Giulia Adamo di ridisegnare parte della litoranea nord, che porta da pun-ta d’Alga allo Stagnone. In partico-lare, l’intenzione era di realizzare un rettilineo, largo circa 8 metri, nel trat-to di strada compreso tra la Lega Na-vale e Villa Genna, attualmente carat-terizzato da una lunga serie di curve. La proposta fu motivata con la neces-sità di rendere più sicura l’arteria via-ria, in ricordo di alcuni incidenti che si erano effettivamente verificati ne-gli anni precedenti. Ma per realizzare l’opera, occorreva espropriare diversi terreni ricadenti in quella zona. Chia-mato a pronunciarsi sulla questione, il Consiglio comunale di Marsala si oppose al progetto. Dopo l’autoscio-glimento del massimo consesso civi-co lilibetano, nell’autunno del 2005, fu però il commissario straordinario Angelo Greco ad approvarlo. Per un periodo di tempo la pratica fu appa-rentemente accantonata. Finchè al-cune settimane fa, i 73 proprietari dei terreni ricadenti su quell’area hanno cominciato a ricevere i primi avvisi,

in cui si comunicava che alla scaden-za del termine di 90 giorni, gli stes-si sarebbero stati acquisiti dalla Pro-vincia per ragioni di pubblica utilità. Nello specifico, per consentire “i lavo-ri di rifunzionalizzazione e ammoder-namento della S.P. 21”. Ecco quindi che il progetto in apparenza accanto-nato è tornato prepotentemente alla ribalta, con un impegno di spesa pre-visto di 3.000.000 €. A questo punto, è evidente che per un ente che sten-ta a trovare i fondi per sistemare l’an-nosa questione della colmata e della litoranea sud – senza dubbio la prin-cipale priorità del territorio – il rest-yling della S.P. 21 debba proprio as-sumere un’importanza fondamentale. E l’assessore Duilio Pecorella si è mo-strato molto determinato a portare a termine il progetto. Senza considera-re, almeno in un primo momento, la decisa contrarietà dei proprietari dei terreni che saranno oggetto d’espro-prio. Le 73 famiglie interessate han-no infatti costituito un comitato civi-co che ha raccolto circa tremila firme per bloccare l’opera. “Nessuno ha mai pensato di allargare la costiera amal-fitana perché è piena di curve – spiega

l’avvocato Elio Fratelli in rappresen-tanza del comitato – per cui non ca-piamo perché farlo con la Via del Sale. Un progetto che ha un costo enorme e che sicuramente non servirà ad au-mentare la sicurezza. Temo infatti che con lo scorrimento veloce la gen-te correrà di più e che ci saranno più sinistri”. In un documento inviato nei giorni scorsi agli organi di stampa, il comitato ribadisce infatti che l’attua-le Via del Sale “continua ad assolve-re egregiamente ai suoi compiti, pone dei limiti naturali alla velocità e rima-ne parte integrante dell’area protetta, consentendone la fruizione in manie-ra compatibile” e annuncia “guerra aperta fino alle sedi istituzionali eu-ropee” qualora il restyling della S.P. 21 fosse funzionale “ad altri proget-

ti che potrebbero portare al definiti-vo declassamento dello Stagnone”, di cui la Provincia continua ad esse-re ente gestore. Una chiosa che lascia intendere il rischio che l’area possa essere interessata da una nuova lot-tizzazione, che finirebbe per cambia-re completamente il volto di una zo-na dall’immenso valore paesaggistico. E l’amministrazione guidata da Mim-mo Turano si ritrova a dover sgombe-rare il campo anche da questi timori di fronte ad un gruppo di cittadini che non intende rinunciare a cuor leggero alle proprie rivendicazioni. Proprio in quest’ottica, i rappresentanti del co-mitato incontreranno in questi giorni l’assessore Duilio Pecorella, nell’au-spicio di poter trovare una soluzione alla vicenda.

Il 18 novembre scorso il comune di Marsala e il ministero della Difesa hanno firmato un protocollo d’in-

tesa “per la valorizzazione ed alienazio-ne degli immobili militari" del territorio non più utilizzati dalle Forze Armate. Si tratta dell'ex deposito di munizioni di via Dante Alighieri (ex Circonvallazio-ne) e della zona logistica 35° GRAM di Punta d'Alga (nello Stagnone). E in cit-tà se ne fa un gran parlare perché, spe-cie del recupero dei Capannoni Nervi (così è conosciuta la zona logistica 35 GRAM di Punta d’alga), se ne parlava da anni, almeno dai tempi in cui Giulia Adamo era presidente della Provincia. Erano stati promossi studi, fatti son-daggi tecnici, incoraggiati progetti. Poi tutto era ricaduto nel silenzio. Fa bene quindi il sindaco Carini ad andare or-goglioso del risultato. Ma esattamente il Comune di Marsala cosa ha ottenu-to? E cosa ha dovuto dare in cambio? Insomma: in cosa consiste questo ac-cordo? Il comune e il Ministero si so-no accordati per fare uno scambio: da un lato il Comune di Marsala si impe-gna a far approvare il cambiamento della destinazione urbanistica dell’area di via Dante Alighieri pari 108.000 mq,

già di proprietà del Ministero della Di-fesa, da “Zona per attrezzature pubbli-che di interesse regionale (F) – Parco urbano territoriale” a “Zona commer-ciale”. Questo porterebbe ad un acqui-sto di valore da parte della proprietà del Ministero e, secondo la legge, il 20% di questo plusvalore è di spettanza del co-mune o dell’ente locale che ha reso pos-sibile tale valorizzazione. Dall’altro la-to il Ministero, invece di corrispondere in denaro questo 20% di plusvalore al Comune di Marsala, si impegna a cede-re in contraccambio una sua proprie-tà: la zona dei Capannoni Nervi, pari a 82.000mq. Ma prima che tutto que-sto avvenga l’iter è ancora molto lun-go. Quello firmato il 18 novembre scor-so, infatti, è solo un protocollo d’intesa con cui i due enti hanno preso l’impe-gno di (1) costituire un gruppo di lavo-ro congiunto per (2) redigere un "Piano delle alienazioni e valorizzazioni immo-biliari", propedeutico (3) all'Accordo di Programma" che darà poi attuazione all'intesa Comune-Ministero. Insom-ma, la strada è ancora molto lunga: la variante urbanistica che dovrebbe inte-ressare la zona di Via Dante Alighieri, infatti, deve ancora essere predisposta

dall’Amministrazione, poi deve essere votata dal Consiglio Comunale, quindi dovrà essere avallata dall’Assessorato regionale Territorio e Ambiente. E qui i tempi potrebbero diventare biblici per-ché: se il Comune presenta alla Regione una semplice variazione urbanistica, la Regione non ha di fatto limiti di tempo entro cui avallarla. Se il comune invece, volesse avvalersi del silenzio assenso dopo i 120 giorni dalla presentazione, dovrebbe presentare non una sempli-ce variante urbanistica, bensì un pro-getto preliminare o definitivo di quello che vuole fare dell’area. In questo caso però, comune e Ministero, dovrebbero velocizzare i tempi per la redazione del "Piano delle alienazioni e valorizzazio-

ni immobiliari". Forse è per questo che il protocollo specifica che “L’accordo di programma attuativo della presente in-tesa dovrà essere stipulato entro il ter-mine massimo di un anno dalla data di sottoscrizione del presente atto”. Un modo per evitare il limbo in cui spes-so cadono accordi simili, specie in mo-menti di instabilità politica come quel-lo che stiamo vivendo. E fare in fretta conviene di certo al comune di Marsa-la che, se vorrà realizzare “la cittadella degli sport acquatici, un polo commer-ciale, un'area uffici/servizi, nonché un parcheggio” nella zona di Punta D’Alga, non può perdere di certo il treno dei fi-nanziamenti POR 2007/13. •

16 | CASTELVETRANO

Anche in provincia di Trapani l’Udc si trasforma, dividendo-si tra il Partito della Nazione e

i Popolari per l’Italia di Domani (Pid). Il primo è rappresentato da Cesa e Casini, mentre il Pid ha come padrini (politici) Totò Cuffaro e Saverio Ro-mano. Qualche anno fa nessuno avrebbe avuto dubbi sull’appartenen-za di Gianni Pompeo, da anni a brac-cetto con l’ex governatore siciliano, ma oggi le cose sembrano cambiate. Infatti il primo cittadino di Castelve-trano e l’ormai ex forzista Giulia Ada-mo, coordineranno il Partito della

Nazione nella provincia di Trapani, ritrovandosi all’interno di quell’Udc che guarda a sinistra e distanti (non si sa però quanto) dall’Udc che guarda a destra, cioè dal Pid. Il traghettamento è stato siglato nella sala conferenze dell’hotel “Il giardino delle Esperidi”, lo scorso 19 novembre, dove però si è intuita anche l’ombra di alcune convi-venze forzate, soprattutto da quanto ha affermato il vicepresidente della Provincia Giuseppe Poma: “E’ norma-le che si possano incontrare momenti di difficoltà quando si inizia un per-corso, ma sotto la guida del senatore D’Alia, con Pompeo e Giulia Adamo, credo che stiamo riuscendo a ricom-porre il puzzle”. Una coppia davvero inedita, se si pensa ai forti attriti di qualche mese fa che portarono Pom-peo all’espulsione di un assessore (Daniela Saporito), accusando Giulia Adamo di esser venuta meno ad un accordo. Oggi, chi meglio di loro po-trà rappresentare il primato dell’azio-ne collettiva rispetto all’egemonia

delle politiche individuali? Se poi si pensa alla somma delle rispettive for-ze elettorali allora il cerchio si chiude, anche se la Adamo ha tenuto a preci-sare che “l’obiettivo non è affatto quello di sommare i voti di Udc e For-za Italia, ma di conquistare gli indeci-si, e recuperare quella forza morale che serve alla politica per andare avanti, fare un progetto e realizzarlo.”Dimenticati i litigi sul “caso Sapori-to”, in nome della compattezza, a Pompeo non rimane che tessere le lo-di della nuova coordinatrice, eviden-ziando “le sue capacità e la sua tena-cia nel raggiungere gli obiettivi”. Turano invece, nella sala conferenze dell’hotel, ha sottolineato che “il nuo-vo partito non rappresenterà una pa-cifica convivenza e nemmeno si trat-terà di pura convenienza. Occorrerà invece rispettare le differenze”. Men-tre sul governo Lombardo ha ribadito di augurarsi che “se si andrà al voto lo si farà per fatti politici e non per al-tro”. Anche se “l’altro” a cui si riferi-

L’udc traghetta nel Partito della Nazione

sce Turano non è affatto roba di poco conto, vista l’accusa di concorso ester-no in associazione mafiosa che pende sulla testa del governatore. Chissà se, memore delle sue pericolose frequen-tazioni, abbia voluto esprimere una sorta di proiettiva solidarietà? Intan-to il dado è tratto, Pompeo e Giulia Adamo, benedetti dal senatore Gian-piero D’Alia, principale icona del nuo-vo Partito della Nazione in Sicilia, so-no al lavoro. Alla fine dell’incontro la sala conferenze è già un tripudio di strette di mano, abbracci e numeri di telefono.

“Caccia al tesoro” per un elettrocardiogramma

di E. M.

di Egidio MoriciOspedale al collasso, odissea per un gruppo di pazienti.

Pompeo e Giulia Adamo dimenticano il “caso Saporito” e coordinano la provincia.

Tre ore. Questo il tempo di attesa per una de-cina di pazienti che, il 15 novembre scorso, hanno visto un normale elettrocardiogram-

ma trasformarsi in un incubo surreale. Sono le no-ve del mattino e, dopo aver presentato l’impegnati-va in accettazione, il gruppo si ritrova ad aspettare davanti lo studio del cardiologo. Dopo qualche mi-nuto, un’infermiera con un paziente in carrozzella, giustificando la priorità del suo assistito, lo accom-pagna all’interno per un elettrocardiogramma da sforzo. Mezzora più tardi però il paziente viene ri-mandato indietro senza aver fatto l’esame. Alle die-ci e mezzo circa la gente è ancora in attesa senza che nessuno sia stato ancora chiamato. Qualcuno chie-de all’assistente se il dottore verrà oppure no, ma si sente rispondere che prima di arrivare in studio il cardiologo deve terminare le visite in corsia. Do-po un ora e mezza di attesa gli animi cominciano a scaldarsi e la gente inizia a protestare: “Ma perché mettete l’appuntamento per le nove? – si lamenta qualcuno – Io per sbrigarmi presto sono qui dalle otto e sono già le dieci e mezza!”. Intanto, mentre il gruppo di pazienti si ingrossa, con le relative pre-notazioni messe a turno su un banchetto, arriva un medico che divide i foglietti in due gruppi scartan-do quelli dell’elettrocardiogramma. Dopo aver pre-cisato di non essere un cardiologo, comincia a chia-mare gli altri pazienti, tra lo sconforto generale dei

cardiopatici. La porta dello studio però si riapre e l’assistente stavolta, guardando meglio le prenota-zioni dell’accettazione, si rende conto che il medico indicato è il dottor Lo Sciuto di Medicina Generale e suggerisce a tutti di andare in fondo al corridoio.Il gruppetto di pazienti guadagna di corsa l’estre-mità del corridoio, parla con un’altra assistente che li fa accomodare nell’attesa che il medico li chiami.Dopo una ventina di minuti, il dottor Lo Sciuto esce dal suo studio e, rendendosi conto della situazione, spiega ai pazienti che lui non è un cardiologo e che l’elettrocardiogramma lo fanno in fondo al corrido-io, dalla parte opposta, ovvero dove avevano fatto la prima attesa. La gente si risente e riceve allora un altro consiglio: tornare all’ufficio accettazione e far modificare la prenotazione, facendo inserire il no-me di un cardiologo. Il gruppo ricomincia a corre-re, alcuni vanno in ascensore, altri per le scale. Una volta arrivati però hanno un’amara sorpresa: l’uf-ficio accettazione è pieno di gente. A questo pun-to molti desistono e lasciano l’ospedale. Ne rimane solo uno, M.G., un cardiopatico di 78 anni che vie-ne attratto da una targa vicino la porta di una stan-zetta, dove è scritto: “Tribunale del malato”. Entra e racconta la sua odissea, ma anche lì gli consiglia-no di tornare in accettazione, oppure di far presen-te la cosa in direzione. “Mi sono lamentato con la direzione – ci spiega il paziente “più paziente” del

gruppo – mi hanno risposto che si è trattato di un disguido causato dai nuovi computer, oltre al fatto che si sta attraversando un momento critico con ca-renza di personale. Alla fine però mi hanno consi-gliato di risalire al secondo piano, esattamente nel-lo stesso posto dove avevo cominciato la mia attesa alle otto. Lì il dottor Pompeo ha eseguito il mio elet-trocardiogramma. È normale che per un esame da tre minuti si debba aspettare tre ore? In più devo ritenermi fortunato, visto che sono stato l’unico del mio gruppo che alla fine è riuscito a fare l’elettro-cardiogramma”.

Gianni Pompeo, Sindaco di Castelvetrano

L'Onorevole Giulia Adamo

17LO SPAZIO AUTOGESTITO DAI COMUNI

L'Onorevole Giulia Adamo

Riqualificazione delle scuole ed abbattimento delle barriere architettoniche

Stage al museo Etno-Antropologico

Avviata la manutenzione degli impianti

Approvati due progetti: Officina itinerante e Informa Sasi

DAL COMUNE DI CASTELLAMMARE DEL GOLFO: DAL COMUNE DI CALATAFIMI SEGESTA:

Messa a norma degli impianti, abbattimento delle barriere architetto-niche, dotazione di impianti sportivi, miglioramento degli spazi sco-lastici, efficienza energetica. L’amministrazione comunale di Ca-

stellammare del Golfo ha recepito i programmi operativi del Ministero della Pubblica Istruzione e del Ministero dell’Ambiente, aderendo ai programmi finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale per il triennio 2010-2013. I progetti riguardano il miglioramento della qualità delle scuole. Per questo il Comune di Castellammare ha stipulato accordi di rete con le scuo-le in modo da presentare nei tempi previsti dai bandi, i progetti per la riqua-lificazione degli edifici scolastici. Già il 12 novembre, infatti, il sindaco Marzio Bresciani ha siglato l’accordo con l’istituto autonomo comprensivo “Giusep-pe Pitrè”, l’istituto autonomo comprensivo “Giovanni Pascoli” e la direzione didattica “Luigi Pirandello”, rappresentati dai dirigenti dei tre istituti: Maria Grazia Sabella (Pitrè) e Maurizio Aiello (Pascoli e Pirandello). «Il Comune -spiega l’assessore alla Pubblica Istruzione, Daniela Di Benedetto - in quan-to proprietario degli edifici scolastici, ha predisposto celermente i protocolli d’intesa riuscendo a partecipare ai bandi nei tempi previsti, poiché l’obiettivo dei progetti è quello di migliorare la qualità delle strutture scolastiche, non-ché l’ecosostenibilità e la sicurezza degli edifici, oltre a potenziare le struttu-re per diversamente abili e migliorare la qualità di vita degli studenti. Parte-cipiamo anche ai bandi che riguardano l’ottimizzazione del sistema energetico. Come previsto dal Ministero dell’Istruzione -conclude l’assesso-re Daniela Di Benedetto- per raggiungere gli obiettivi è necessario stabilire sin dall’inizio una fattiva collaborazione fra Ente pubblico ed istituti scolasti-ci. Proprio tramite l’accordo di rete da noi prontamente siglato con i dirigenti scolastici, è stato possibile programmare e pianificare gli interventi».

Manutenzione in corso per gli impianti sportivi di Castellammare del Golfo. L’Amministrazione Comunale, infatti, sta provvedendo al ri-facimento ed all’omologazione dell’impiantistica sportiva. Già av-

viati i lavori per la palestra “Mimmo Bonanno” che prevedono la sostituzione del parquet e la messa a norma dell’intera struttura. In corso anche i lavori per il rifacimento della copertura e l’omologazione della palestra annessa all’Istituto “Pitrè”. «Stiamo investendo sui nostri impianti sportivi poiché ri-teniamo fondamentale non solo assicurarne la piena funzionalità, ma so-prattutto garantire la sicurezza dei nostri atleti e dei nostri ragazzi - dice l’assessore allo Sport e Politiche Giovanili, Angelo Palmeri - . Per quanto riguarda la palestra “Bonanno”, quest’anno l'impegno è stato davvero cor-poso in quanto si è voluto ripristinare tutto il parquet antistante l'area cane-stri, con la sistemazione di appositi materiali che renderanno l'area più resi-stente al deterioramento frutto, quest’ultimo, di difetti strutturali. Inoltre stiamo provvedendo ad adeguare le linee del campo da gioco, la cui modi-fica si è resa necessaria in virtù delle direttive della Federazione Italiana Pallacanestro (FIP)» . L’amministrazione comunale annuncia, nel frattem-po, che il 14 dicembre, presso la sezione provinciale di Trapani dell’UREGA, verrà espletata la gara d’appalto per la realizzazione del fondo campo in erba sintetica ed adeguamento dell’impianto sportivo “Giorgio Matranga”. «Questo è uno degli obiettivi più importanti che stiamo per centrare - ag-giunge l’assessore Angelo Palmeri -. Il nuovo campo in erba sintetica costi-tuirà un importante polo attrattivo per grandi manifestazioni sportive e so-prattutto servirà ad avvicinare ulteriormente i giovani allo sport».

L’Amministrazione Comunale, ha attivato presso il nuovo centro ur-bano di c.da Sasi due progetti, dal titolo “Officina Itinerante” e “In-forma Sasi”, con l’obiettivo di avvicinare sempre maggiormente i

cittadini alla pubblica amministrazione, per meglio interpretare le esigenze degli stessi. Il progetto “Officina itinerante” si svolgerà in c.da Sasi presso i locali del centro sociale, avrà la durata di un anno, e vedrà impiegati uno psicologo e un assistente sociale. Il progetto prevede l’istituzione di uno sportello di ascolto, con il compito di monitorare e supportare situazioni di disagio del territorio. Il compito delle figure professionali previste, sarà inol-tre, quello di incontrare direttamente sul territorio e per le strade la popola-zione giovanile, rielaborando le loro proposte progettuali con la creazione di laboratori di creatività. Il progetto “Informa Sasi” si svolgerà presso i locali del centro sociale di C.da Sasi, e vedrà il coinvolgimento di uno psicologo, di un addetto all’ufficio di segretariato sociale, e di un ausiliare. Il progetto si prefigge il compito di portare la pubblica amministrazione direttamente nei quartieri, infatti, le figure professionali dovranno promuovere e informare sui servizi sociali offerti dalla pubblica amministrazione, orientando i cittadini sulle scelte più adeguate ai loro bisogni. Il progetto avrà la durata di un anno e sarà aperto il martedì e mercoledì di pomeriggio, il giovedì e venerdì di mattina. Tale servizio si affiancherà al servizio di segretariato sociale, già attivo sul territorio del Comune da circa dieci anni.

IAl Museo Etno-Antropologico di Calatafimi Segesta gli studenti non vanno solo per le visite, ma anche per uno stage di orientamento e formazione. Così undici allievi che hanno partecipato ad un corso di formazione per

“Addetto ai Musei Etnoantropologici” concludono la loro esperienza formati-va scegliendo di verificare le loro conoscenze affiancando l’attività del perso-nale dipendente. L’iniziativa trova applicazione sulla base di una convenzio-ne stipulata tra il rappresentante legale del Centro di Istruzione Professionale CIPA-AT di Trapani ed il sindaco di Calatafimi Segesta Geom. Nicolò Ferrara. Il progetto è iniziato il 09 novembre 2010 nella sede museale presso i locali dell’ex “Convento di San Francesco” ed è seguito dalla Dott.ssa Carmela Maiorana e dalla Dirigente del settore Socio Culturale Dott.ssa Vita Fici. Agli insegnanti del corso, Prof.ssa Patrizia D’Angelo e Prof. Ignazio Butera, che hanno proposto all’amministrazione comunale di Calatafimi Se-gesta il progetto, questo museo è sembrato avere le caratteristiche adatte per dare agli allievi la possibilità di sperimentare direttamente come una re-altà museale si può concretizzare in una opportunità di lavoro. Il progetto prevede l’aggiornamento dell’inventario e delle schede di catalogazione al-ternato con momenti di simulazione di ruoli. Lavori di gruppo e simulazioni permetteranno ai ragazzi il raggiungimento di abilità tecnico organizzative e capacità relazionali. Le attività si concluderanno il 22 Dicembre 2010.

Accordo bilaterale tra il comune e l'istitu-to comprensivo Francescco Vivona

Con deliberazione giuntale n. 235 del 02.11.2011 l’Amministrazione Comunale ha approvato un accordo bilaterale tra il comune di Cala-tafimi Segesta, nella persona del Sindaco Nicolò Ferrara, e l’Istituto

Comprensivo Francesco Vivona, nella persona del Dirigente Scolastico dott.ssa Emilia Sparacia. L’accordo siglato tra i due enti ha come obiettivo la partecipazione ai bandi relativi ai programmi operativi del Ministero dell’Istruzione, finanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale triennio 2010 – 2013. Tali fondi prevedono il miglioramento delle strutture scolasti-che e con particolare attenzione alla sicurezza degli stessi.

19L'ECONOMIA

Le difficoltà economiche e fi-nanziarie dei piccoli sono così amplificate dai ritardi nei paga-

menti operati dalle imprese che slitta-no anche di 180 giorni. La situazione si è cominciata a manifestare fin dall'ini-zio del 2008 ma ha subito un balzo in avanti nel 2009 diventando estrema-mente preoccupante quest'anno, quan-do l'aumento dei crediti sul fatturato è stato in media di oltre il 15 - 20%. La crisi è evidenziata anche dai dati Istat che confermano un aumento delle im-prese irregolari e del lavoro nero. In questo clima di illegalità il Segretario Provinciale di Confartigianato Trapa-ni ammonisce: "tuteliamo la sicurezza

sul lavoro ed iniziamo a contrastare il lavoro abusivo, anche in questo modo si contribuirebbe alla tutela delle casse dello Stato". "Le nostre imprese arti-giane, dal benessere (parrucchierie e centri estetica) all’alimentazione (pa-nifici e pasticcerie) subiscono la con-correnza sleale di tantissimi operatori irregolari, che a loro volta danno lavo-ro a molti dipendenti in nero". Questa la posizione sull'abusivismo espressa dal Segretario Provinciale Francesco La Francesca. L'allarme scaturisce an-che dai dati elaborati sulla base delle rilevazioni dell'Istat sul fenomeno del sommerso. Secondo i dati negli ultimi 5 anni le cosiddette ditte "fantasma"

nei diversi campi dell’artigianato sono aumentate di quasi il 25% fino ad ar-rivare agli attuali 640.000 lavoratori abusivi in Italia. "Essere aziende arti-giane qualificate – continua Francesco La Francesca – oltre a regolarità con-tributiva, significa anche avere aziende e lavorazioni più sicure. Per questo la Confartigianato Imprese Trapani si sta battendo per norme che diano sempre più trasparenza al mercato e che tute-lino lavoratori e consumatori. Com-battere il fenomeno degli operatori improvvisati, degli abusivi e dei doppi lavori, vuol dire di fatto contrastare chi mette a rischio la sicurezza dei lavora-tori, chi fa concorrenza sleale alle im-

prese regolari, chi sottrae gettito alle casse dello Stato rendendo, elemento non certo di secondaria importanza - anche un cattivo servizio ai consuma-tori". Per questo prende il via in tutti i Comuni della Provincia di Trapani la Campagna “Iniziamo a contrastare il lavoro abusivo” con il manifesto e il marchio creato “io sono un vero arti-giano”. “La battaglia contro il lavoro nero, contro l’evasione fiscale, la bat-taglia a favore della sicurezza nei luo-ghi di lavoro e sulle lavorazioni sicure inizia proprio dalla scelta di imprese regolari ed i principali attori, oltre alle imprese, sono proprio i committenti”, conclude Francesco La Francesca.

Diritto & Diritti Un po' di economia

Risarcimento per irragionevole duratadel processo. Il rimedio della legge Pinto

Export: le cause della debolezza

Chi è stato coinvolto in un processo – civile, penale, amministrativo, pen-sionistico, tributario etc. per un periodo di tempo considerato irragionevo-le, ovvero troppo lungo, può richiedere, in base alle disposizioni della legge 24 marzo 2001, n. 89 meglio nota come “legge Pinto”, una equa riparazio-ne, che consiste solitamente in 1000-2000 euro per ogni anno di durata ec-cessiva del processo.L’ammontare effettivo del risarcimento concesso dipende dalla materia del procedimento e dalla sede territoriale della Corte: di solito vengono liquidati risarcimenti più alti per questioni in materia di famiglia o status della perso-na, per procedimenti penali o pensionistici, nei quali casi di solito si raggiun-gono anche i 2000€/anno, meno per altre questioni.La durata ragionevole del processo è considerata, generalmente, di 4 anni per il primo grado, di due per il secondo, di uno per la cassazione. Il risarci-mento può essere chiesto anche se il giudizio è terminato con una transazio-ne (in tal senso si è espressa la Suprema Corte di Cassazione con diverse sentenza). Il risarcimento va chiesto con ricorso alla Corte d’Appello territo-rialmente competente, individuata in base ad una tabella, e deve essere de-ciso dalla corte entro 4 mesi dal deposito.Il risarcimento può essere chiesto anche a processo ancora pendente. In questo caso verrà fatta una prima liquidazione e, se il processo poi non ter-minerà entro un tempo ragionevole, potrà presentarsi un secondo ricorso per l’ulteriore “segmento” temporale di irragionevole durata, che darà luogo ad una seconda ed ulteriore liquidazione.Non ci sono particolari consigli da dare, solitamente conviene sempre pre-sentare il ricorso per equa riparazione, sia per motivi personali, cioè essere risarciti del danno subito, sia per cercare di dare una smossa al sistema giu-diziario attuale, che è eccessivamente inefficiente e tiene frenato tutto il no-stro Paese. I consigli sono quindi solo quelli generali ovvero di valutare be-ne il rapporto costi – benefici in relazione alle spese.L’unica cosa da tenere bene presente è che il ricorso per equa va presen-tato entro sei mesi dal passaggio in giudicato della sentenza che definisce il processo (se non in corso di giudizio). Scaduti i sei mesi, la parte è conside-rata decaduta dal potere di proporre il relativo ricorso. Quindi è una decisio-ne che è meglio prendere appena termina il processo.

L’ultimo rapporto dell’Istituto per il Commercio Estero fotografa una situazione allarmante e per certi versi sorprendente: l’apertura commerciale del nostro paese (il rapporto tra gli scambi di beni e servizi e il PIL), nel biennio 2008-2009 è scesa di nove punti, la più bassa della UE. L’Italia resta un paese chiuso, specie se ai dati del commercio affianchiamo quelli delle partecipazioni produttive all’estero e della capacità del sistema economico di attrarre l’interesse delle multinazionali estere.C’è una debolezza di fondo dei nostri produttori, che ci espone sempre più alla penetrazione commerciale da parte dei produttori esteri. Questa debolezza ha molte dimensioni: tre, in particolare, vanno approfondite.Anche se le nostre piccole imprese industriali hanno reagito alla crisi con uno sforzo di diversificazione dei mercati e dei prodotti offerti, rimane la zavorra della burocrazia per la competitività, e la carenza di sostegno pubblico nella proiezione internazionale. Le medie grandi imprese paiono più attrezzate per cogliere il treno della ripresa in consolidamento, le piccole rischiano di restare indietro. La seconda questione, strettamente legata alla prima, riguarda la storica carenza di medie imprese nel tessuto produttivo italiano, con particolare criticità al Sud Italia. Il territorio meridionale si conferma sempre più terra di piccole realtà produttive, se non addirittura microimprese, poco sensibili a strumenti come, ad esempio, il private equity. Se a livello nazionale i soggetti imprenditoriali i cui occupati rientrano nel range 51-250 unità ed i fatturati oscillano tra i 10 e i 50 milioni ammontano allo 0,8% del totale aziende attive, nel Mezzogiorno il dato si ferma a quota 0,3 per cento. In pratica esistono solo 446 imprese di medie dimensioni a fronte delle 4.325 del totale nazionale. I motivi sono legati alla profonda diffidenza nei confronti di strumenti finanziari innovativi come il private equity. La quotazione in borsa, inoltre, appare lontanissima dalla cultura imprenditoriale. Consorzi e reti di imprese fanno fatica a decollare anche se vengono visti da più parti come unica soluzione per puntare all’internazionalizzazione e all’accesso facilitato al credito. Infine, la terza questione ha a che fare con la specializzazione produttiva del paese, fortemente concentrata sui comparti tradizionali del manifatturiero. Il peso di questi comparti sta scemando nel commercio mondiale, basti pensare che, ad esempio, l’abbigliamento è passato dal 5% al 3,6% degli scambi in meno di 20 anni. Per contro, i beni Ict sono passati dal 9% al 23% nello stesso periodo. L’export italiano beneficia del contributo dei beni capitali, dove siamo assai competitivi: ma basterà per non erodere il saldo commerciale anche con una ripresa modesta dei consumi?

a cura dell’avvocato Sandro Ammoscato a cura del dott. Daniele Siena

Artigianato, la crisi alimenta il lavoro neroIl segretario provinciale di Confartigianato di Trapani La Francesca contro l’abusivismo e il lavoro nero.di Vito Lombardo

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San Vastaso da Scacciaiazzo protettore dei maleducati/prima parteNato nel '900 da Giovanni Moscardone e Maria Caione in contrada Scacciaiazzo, San Vastaso passa l'infanzia a scoprire tutte le parole volga-ri che fanno rima col nome della sua contrada. Una la trova subito. A nove anni scopre la Coca-Cola. All'età di 10 anni i primi miracoli: durante i festeggiamenti della sua prima comunione trasforma la CocaCola in rutti e con un rutto olimpionico "mescia" di biondo una zia che, es-sendo già brizzolata di suo, da quella sera sem-brerà un pastore tedesco (segno evidente dell'amore del Santo per gli animali). L'infanzia passa tranquilla per il piccolo Vastaso. In quegli anni partecipa ad una delle più importanti sco-perte nel campo della psicanalisi. Raffreddato cronico, nella sua infinita bontà, per non fare stancare la mamma Caione, il piccolo Vastaso usa soffiarsi il naso e poi stendere i fazzoletti ad asciugare direttamente sulla stufa elettrica, per poi poterli riutilizzare senza prima lavarli. Nel giro di pochi giorni, sui suoi fazzoletti appaiono le sagome di Santi (in uno si riconosce il profilo di Padre Pio, una vera profezia, se solo si pensa che padre Pio, all’epoca, non aveva neanche preso i voti!) e anche qualche scena di caccia al-la volpe. La mamma, impaurita, per evitare che il figlio le venga sottratto, lava i fazzoletti, ma questi sono ormai irrimediabilmente macchia-ti. Fu proprio mentre la mamma di San Vastaso stendeva tutti i fazzoletti ad asciugare che pas-sò di lì un giovane psichiatra: Hermann Ror-schach che pensò di utilizzare le macchie del piccolo Vastaso per i propri studi psichiatrici. Così nasce il test di Rorschach, raro esempio di incontro tra fede e scienza. Ma la vera svolta spirituale il piccolo Vastaso l'ebbe all'età di 17 anni. A quell'età, infatti, scoprì la pasta e fagio-li. Furono subito dolori di pancia e crisi mistica. Ma come sempre la scoperta di fede, in San Va-staso, si accoppia alla scoperta scientifica. Dopo il primo piatto di fagioli, infatti, il piccolo Vasta-so si esibii in una scorreggia imperiale che in-crinò la cristalleria di casa. Passava di lì il fisico C. Andreas Doppler che grazie alle onde sonore create dagli intestini di Vastaso teorizzò quello che oggi è universalmente conosciuto in fisica co-me effetto Doppler (un cambiamento apparente della frequenza o della lunghezza d'onda di un'onda percepita da un osservatore che si trova in movimento rispetto alla sorgente delle onde). Continua il prossimo numero…

Considerata da sempre come terra in chiaro scuro di politici, di massoni (sinonimo del pri-mo), di politici collusi (sinonimo del primo e del secondo) di agenti dei servizi, di Diabolik (sinonimo di tutti gli altri), di preti anti mafia (chi?), di preti pro mafia, la provincia di Trapa-ni è sempre stata considerata come lo “zocco-lo duro della mafia”. Decine di verbali, senten-ze, appunti, schizzi, scarabocchi, per dire essenzialmente che “a Trapani ciò che è nero e bianco e ciò che è bianco è nero”: una città confusa e bicolore, in cui anche i colletti bian-chi potrebbero essere neri. Ma dopo gli ulti-missimi aggiornamenti, più che “zoccolo duro della mafia”, Trapani è forse diventata “la ma-fia dura delle zoccole”. Le dichiarazioni fiume di Perla Genovese, spacciatrice di coca e attivi-sta del Pdl parlano chiaro:in provincia di Tra-pani sono all’ordine del giorno festini a base di sesso e droga a cui partecipavano politici e escort.Tanti i nomi nei verbali della Genovese, ma solo uno ha deciso di replicare. L’ex vice-sindaco di Campobello (una Villa Certosa in sedicesimo) Daniele Mangiaracina infatti av-verte che le accuse della Genovese sono “accu-se ad orologeria”. Cosa ci sarebbe di orologeria in festini a base di sex and drugs solo iddio lo sa! Ma ormai la parola “orologeria” è diventata di moda, e quindi comoda da usare. Consiglia-mo ai ragazzi sgridati dai genitori perché ritor-nano tardi a casa la notte di rispondere ai rim-proveri “papà le tue sono accuse ad orologeria”. Nel frattempo il sindaco di Salemi Vittorio “ca-pra” Sgarbi c’informa dalle pagine del Fatto Quotidiano (e anche da quelle dell’attentissi-mo Quarto Impotente) che è stato lui a sugge-rire a B. la teoria del Bunga Bunga. Informazio-ne essenziale. Resta da capire chi sia stato a suggerire al Sindaco di Valderice, Camillo Iovi-no la nomina della 22enne Giacoma Camma-rata ad assessore alla pubblica istruzione ed ai servizi sociali. Il curriculum della Cammarata, per carità, e di tutto rispetto: partecipante a Miss Italia, miss Televolto Sicilia, si è messa in luce due anni fa, quando fu valletta del mago Montericcio (sic) sulla emittente locale Tele-sud. Saranno forse direttive del Pdl: “O gnocca o niente!” In attesa di capire che tipo di servizi sociali la Cammarata darà a Valderice, colpisce il motto che la giovine ha pubblicato su Face-book : “Ognuno di noi ha un paio di ali, ma so-lo sognando impara a volare”. A ben vedere (le foto) la Cammarata dimostra di avere in effet-ti un bel paio di “ali”. Ed evidentemente ha im-parato a sognare visto che è volata, come ne-anche un uccello saprebbe fare, direttamente sulla carica di assessore.

Caro Arnulfo,

mi chiamo Carlo e ho 40 anni. Da 10 anni ero

sposato con Gianna ma già da qualche anno le

cose non andavano bene. Sentivo in me il senti-

mento affievolirsi. Ho resistito così tre anni, tra

alti e bassi e piccole scappatelle che lei mi ha

sempre perdonato. Sei mesi fa, però, non ce l’ho

fatta più: ho preso armi e bagagli e me ne sono

andato via da casa. Lei mi ha pregato di tornare

ma io sono stato inflessibile! Mi sembrava un

nuovo inizio, avevo deciso di ricominciare, di

svoltare. Insomma ero contento di avere avuto il

coraggio di fare quello che credevo giusto per

me. Tutto bene. Questo fino alla settimana scor-

sa. Lunedì scorso infatti, bussano alla mia porta,

è lei: Gianna. Mi guarda, sorride e mi fa vedere

un biglietto del superenalotto: era il biglietto

vincente. Ha vinto circa 56 milioni di euro! Mi ha

detto solo: “E ora vaffanculo!”.

Secondo te cosa dovrei fare?

Dammi un consiglio, ti prego, credo di amarla!

Fiducioso Carlo

Caro Carlo,

la tua storia mi ha veramente commosso come

qualunque storia d’amore disinteressato. Potrei dirti

che il tuo è un caso emblematico in cui il destino

ha giocato un brutto scherzo. Ma non te lo dirò.

Non c’entra niente il destino. È stata proprio sfiga!

Non ti mando un abbraccio perché ho paura

che m’appesti

Arnulfo

Vita dei Santi di Renato Polizzi

La mafia dura delle zoccoledi Giuseppe Pipitone

Tutto il mondo è provincia di G. P.

La Posta del Cuore di Arnulfo King Born

IL CONTRASTORUBRICA DI RESISTENZA SATIRICA"mettere in ridicolo i mascalzoni è cosa nobile, a ben vedere, significa onorare gli onesti"Aristofane

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Il Papa: "gli omosessuali non possono essere preti". Crollano le vocazioni!

Maroni: "Rimane da prendere Messina Denaro". D'Alì passa con Mannino e Cuffaro: "più garan-zie!"

Bossi: "se vai al sud incontri la mafia". Sapete com'è, Silvio gli deve dei favori.

Turano: "Per la Provincia chi ci sta, ci sta". Il pallone lo porta lui.

Favignana: chiusura dell'ultima pompa di benzina. E meno male che vogliono trivellare.

Boom di adesioni ai Popolari per l'Italia di Domani in provincia. Sapevamo di essere messi male ma non così tanto.

La Carfagna si dimette per Bocchino. La Mussolini bacia in bocca Cosentino. Le sedute del Parlamento saranno mandate in fascia protetta.

Montezemolo: "Devo fare qualcosa per l'Italia". Meglio di no. L'ultima volta fece la Multipla.

Emilio Fede picchiato in un ristorante. L'aggressore: "non riuscivo a mangiare guardandolo".

Giulia Adamo: "Non tiro Turano per i capelli". Turano: "magari!"

22 | LA CULTURA

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La luce del MediterraneoLa galleria Vaiasuso dal 26 Novembre all’11 Dicembre espone la mostra dell’artista Angelo Accardi.

a Galleria Vaiasuso di Alcamo (TP) inaugura venerdì 26 novem-bre alle ore 19.00 la mostra

dell’artista Angelo Accardi dal titolo La luce del Mediterraneo alla presenza del Monsignor Antonino Treppiedi, arciprete della Basilica Maria Assunta di Alcamo. L’esposizione sarà visitabile fino all’11 dicembre 2010. Le quattordici tele, per lo più inedite di medio e grande formato, raccontano le luci e i colori di affascinanti città quali Barcellona, Genova, Palermo e la stessa Alcamo, città che si guardano da lontano, tutte affacciate sulla meravi-glia del mar Mediterraneo che l’artista salernitano ben conosce. I signori Vaiasuso, importanti galleristi del trapanese hanno già organizzato mostre di grandi artisti contemporanei come Francesco Musante, Renzo Croci-ara, Attilio Gattafù, Alessandro Nocen-tini e per la prima volta ad Alcamo le sculture marmoree e di bronzo di Pietro Garofalo. Dopo aver rinnovato e ampliato i loro spazi espositivi, i Vaiasuso sono lieti di ospitare Angelo Accardi e le sue opere che colpiscono lo spettatore con le energiche tonalità, gli spunti folcloristici e fortemente narra-tivi.Note biografiche sull’artista Angelo AccardiIl percorso artistico di Angelo Accardi si concretizza con la perenne ricerca delle nuove sensazioni da scoprire. Gli esordi

sono fortemente caratterizzati dalla “figura”, dalla dimensione pittorica e simbolica. Agli inizi degli anni Novanta, Accardi apre un suo studio a Sapri (SA) e inizia una ricerca sulla figurazione a sfondo sociale; tiene mostre in gallerie prestigiose italiane ed estere (Rossetti e Pini di Roma, Manzoni Arte Studio di Milano - Klaus Lea di Monaco di Baviera). Il ciclo Human Collection, dalle atmosfere ovattate dove le figure sono magistralmente velate da una patina di umidità, segna un passaggio fondamentale del suo percorso artistico. Espone le opere di questo ciclo per la prima volta a Vancouver. Il 2001 è l’anno in cui inizia il connubio con tre prestigiose gallerie: Verrengia di Salerno, Spazio Arte di Rovereto e Battaglia di Milano. Seguono diverse personali e collettive, tra cui Speed Generation e Vicious, che proiettano Accardi in ambienti artistici più interes-santi. È in queste circostanze che incon-tra il gallerista fiorentino Rolando Giovannini, promotore di una mostra itinerante, dove 15 tele del ciclo Enjoy the Silence sono esposte nelle città di Firenze, Innsbruck, Barcellona e Buda-pest. Con il gruppo di nuove avan-guardie Tantarte, partecipa a Shang-hai nel 2006 a Galleria Italia. Dal 2007 collabora con la galleria d’arte Miniaci Art Gallery Milano di Antonio Miniaci. Collabora dal 2008 con Arte Ferraro di Roma.

Evento: Mostra d’arteArtista: Angelo AccardiTitolo: La luce del MediterraneoLuogo: Galleria Vaiasuso, Via Francesco Crispi, 54 – 91011 Alcamo (TP)Vernissage: venerdì 26 novembre 2010 – ore 19.00, con la presenza dell’artistaOrari di visita: 9.00/13.00 – 16.00/20.00Finissage: sabato 11 dicembre 2010– ore 20.00Per informazioni: 0924/24223Ingresso: gratuito

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dal 26 Novembre a l l ’11 Dicembre 2010

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22 | LA CULTURA

La luce del Mediterraneo

23Cultura È un paese per vecchi

A Catania, dal dopoguerra al Duemila, San Berillo è stato un quartiere di pro-stitute singole e case di tolleranza, abitazioni di famiglie e botteghe di artigia-ni e bustaie. Francesco Grasso cominciò a esercitare negli anni Ottanta, in una stanza a pianoterra senza intonaco né piastrelle, senza luce né acqua, sopra materassi al limite dell'usura, tra una poltroncina dove posare i vestiti dei clienti e un catino per farli lavare. Oggi è un cinquantenne, e ha deciso di raccontare la sua esperienza in un libretto che s'intitola "Davanti alla por-ta", che il Museo Mario De Mauro di Scordia ha pubblicato. "In un freddo giorno d'inverno -racconta Francesco- venne da me un ragazzo con un'aria poco rassicurante, da bullo. Mi chiese la tariffa e io lievitai la cifra per farlo desistere, m'incuteva timore. Lui acconsentì lo stesso. Misi in chiaro che non ero una donna, chiesi pure il pagamento anticipato e lui, senza battere ciglio, mi pagò. Vedendo il preservativo che mi accingevo a indossare mi disse che non era necessario in quanto era appena uscito di galera, e l'unica cosa che gli interessava era essere abbracciato da un altro essere umano e sentirne il corpo nudo sopra il suo". Altrove puoi incontrare colombiane "che sembra-vano modelle", anfetamine sciolte nel caffè per sconfiggere la timidezza, gli incassi avvolti in un foglio di Scottex a fine giornata, le docce purificatrici del-la sera. Fino all'irruzione del 13 dicembre 2000, quando "poliziotti, carabinie-ri, Finanza e militari entrarono a frotte come se dovessero espugnare una città". "Sopra i tetti si sentivano volare gli elicotteri, sembrava di essere in guerra. Quello fu il giorno del cambiamento radicale per San Berillo". Oggi, a passeggiare per le strette vie del quartiere infatti, è raro trovare ancora qualcuno, tutto vige in stato di semiabbandono, e sarebbe difficile immagi-nare l'aria "ad alto tasso di testosterone" di Piazzetta delle Belle senza aver letto la testimonianza di Francesco. In un vicolo c'è un travestito che si affac-cia a una porta: fisico asciutto, incipriato e senza peli, tacchi alti e un fare de-licato, elegante, uno dei pochi, forse, che si è potuto difendere con un con-tratto d'affitto o di proprietà del locale dalle continue incursioni della Polizia. Io Francesco me lo figuro così, come questo maschio femminino e languido, mentre dal fondo di un letto, chissà da dove, gli giunge la telefonata di un vecchio cliente in fin di vita, che con voce flebile ci tiene a ringraziarlo dei bei momenti passati insieme.

Nel fortunato film di Luca Miniero, Benvenuti al Sud, il regista tenta di sfata-re i più sfacciati luoghi comuni sui meridionali. Anche se la pellicola, che re-alizza una buona pubblicità al Sud, non è politica, sembra voglia fare una pernacchia alla Lega Nord, il partito di Umberto Bossi che dopo il federali-smo fiscale tornerà certamente a chiedere la secessione. Termine che sem-bra essere sparito dall'agenda leghista, ma è evidente che l'obiettivo per gli uomini dalla cravatta verde sia quello di far ristampare cartine geografiche, mappamondi e libri scolastici per imprimere la scritta Padania nel Nord-Ita-lia, magari a a caratteri cubitali P-A-D-A-N-I-A. Nelle puntate di Vieni Via Con Me Roberto Saviano è riuscito nel giro di 30 minuti a far arrabbiare sia i mafiosi che i leghisti: la polemica si è incentrata proprio sulle infiltrazioni mafiose al Nord, in particolare sulla 'ndrangheta che cerca contatti nella po-litica che controlla il territorio, e chi meglio della Lega ha popolarità in quelle regioni ricche e industrializzate sulle quali la 'ndrangheta ha messo mano? Domanda retorica, ma che ha fatto sobbalzare dalla sedia il nostro Ministro dell'Interno Roberto Maroni che con la scusa del contraddittorio ce lo siamo ritrovati su tutte le reti televisive a ripetere i numeri dei criminali acciuffati dal 2008 ad oggi. Saviano ha spiegato come la 'ndrangheta cerca di infiltrarsi nelle istituzioni senza guardare a destra o a sinistra, come da sempre acca-de e ciò ha scatenato dure reazioni. Ma ciò che la Lega non riesce a vedere è come la 'ndrangheta sia riuscita ad applicare (a suo vantaggio) il federali-smo. La struttura 'ndranghetista infatti è già di suo una gerarchia che lascia ai locali una determinata autonomia. Dopo aver piantato i suoi tentacoli in tutta la Calabria a discapito della gente per bene, si è allargata stringendo so-dalizi sia con la Camorra napoletana (ad esempio nel basso Lazio) che con Cosa Nostra, la mafia siciliana che ancora prima della 'ndrangheta si è infil-trata nei palazzi romani. Roberto Castelli, leghista ed ex Ministro dell'Interno, ha mostrato in tv un volantino con uno slogan che recitava più o meno così: “basta emigrazione, non vogliamo la 'ndrangheta al Nord”. Era un manifesto leghista del 1987 contro chi andava a lavorare al Nord, quel volantino in po-che parole accomunava tutti i meridionali a mafiosi. Insomma un concetto razzista fatto passare per campagna antimafiosa. Benvenuti in Padania.

a cura di Giacomo Guarneria cura di Damiano Zito

MarsalArte - Presenze...PercorsiLa mostra, promossa dall'Ente Mostra di Pittura "Città di Marsala" presso il Convento del Carmine, sarà inaugurata il 19 novembre prossimo e potrà essere visitata fino al 23 gennaio, tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 19.00. Per maggiori informazioni www.pinacotecamarsala.itSegreteria Ente Mostra tel.0923/711631, fax:0923/713822.

il silenzio infranto Alcamo 25, 27 e 28 novembregiovedì 25: teatro Euro ore 10.00 rappresentazione teatrale "Bestiolina" compagnia Lunae DiesTeatro.sabato 27: Collegio dei Gesuiti ore 17.00 presentazione del libro "Viaggio di cuore" di Marilena Monti, monologo teatrale di Laura Spacca.27 e 28: Collegio dei Gesuiti dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 18.00 alle 20.00 rassegna cortometraggi,proiezioni di ologrammi "Le fate ignorate" di Antonio Pandolfo.

Castellammare del Golfo, concerti prenataliziBrass Group di Trapani - Dal 13 novembre al 21 dicembre Teatro Apollo di Castellammare del Golfo. 27 novembre: Trio Mauro Schiavone - Ingresso 8 euro. 5 dicembre: Richie Margitza Trio - Ingresso 12 euro, ore 18,30. 18 dicembre: Andromeda Turre Quintet feat. Stacy Dillard Ingresso 12 euro. 21 dicembre: Salamta Maria Cantico SpiritualeIngresso 8 euro, ore 21:00.

Gli eventi dei prossimi giorni