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10 L’Intervista L’Intervista L’Intervista Dismamusica Magazine Show Daily - 17 Maggio 2010 Dove va musicale? l’editoria Q ualche tempo fa ho passato in rasse- gna la mia vecchia raccolta di Amadeus. E su un numero del 1997 ho ritrovato un editoriale dai toni allarmati –come spes- so capitava su quelle pa- gine– che parlava di edito- ria musicale. Con tanto di cifre: nel 1995, ad esem- pio, si stampavano ogni anno in Italia 29.177 nuo- vi titoli, di cui 104 di ar- gomento musicale. Un nu- mero che, paragonato ai 120 titoli del 1987 (quan- do l’intero settore librario produceva solo 14.456 novità), faceva diagnosti- care all’autore un declino catastrofico per il settore musicale –e, nello specifi- co, per il settore della sag- gistica di argomento musi- cale, a cui sembrava esse- re dedicato in prevalenza quell’articolo. Tredici anni dopo In pieno 2010, nel bel mezzo di quella che è sta- ta definita “la crisi econo- mica più grave del seco- lo”, ci sembra che l’edi- toria musicale sia ancora tutto sommato in buona salute. Certo, non abbia- mo assistito ad una cre- scita esponenziale dei let- tori –né, penso, ad un au- mento dei fatturati propor- zionale a quello degli edi- tori di best-seller del ca- libro della serie di Harry Potter. La stampa digita- le, però, ha reso più agi- li le mosse di molti picco- li editori, e sono convinto che il numero di nuovi ti- toli di argomento musica- le sfornati ogni anno supe- ra senz’altro anche le 120 unità del 1987. Quanto alle altre afferma- zioni allarmistiche ritrova- te nell’editoriale del 1997 (un esempio: “Un libro di musica che per così dire abbia successo arriva a 500 copie vendute. Mol- te delle nuove pubblicazio- ni arrivano a stento a 200 copie vendute e, per un numero imprecisato ma non esiguo di libri, la ven- dita in libreria si arresta a 50-60 copie”), possiamo affermare che si adattano piuttosto bene anche alla realtà attuale. È dunque possibile che un intero settore industria- le non si sia spostato di un millimetro negli ultimi quindici anni? Che non siano intervenuti fatto- ri nuovi, trend imprevisti, modifiche nelle abitudini della clientela? Per com- prendere più a fondo la questione, e avrei il polso della situazione, abbiamo chiesto ai publisher pre- senti in Fiera di parlarci del loro settore, delle pro- spettive che si aprono per i prossimi anni, del peso dei nuovi scenari tecnolo- gici. Ecco le loro risposte. Un’indagine pubblicata sul finire degli anni Novanta re- stituiva una fotografia cru- dele del mercato italiano dell’editoria musicale. In estrema sintesi: nuove edi- zioni diffuse in poche centi- naia di copie, difficoltà nel- la catena distributiva e una oggettiva carenza competi- tiva rispetto ai “player” di altri Paesi con riferimento specifico al bacino anglo- sassone e a quello mittel- europeo. Quanto e come è cambiata la realtà da allora ad oggi? Laura Moro: “Sono passa- ti solo dieci anni da allo- ra, un’eternità per la tec- nologia, tanti nella vita di ciascuno di noi, quasi ze- ro nella crescita cultura- le del nostro Paese. L’Ita- lia ha un ritardo clamoro- so nella formazione musi- cale dei propri cittadini ri- spetto ai Paesi del Nord Europa e gli Stati Uniti. Gli italiani che sanno leg- gere la musica sono anco- ra considerati eccentrici, o quanto meno una élite. Le Edizioni Curci hanno fatto un grande sforzo in que- sti anni per creare un ca- talogo di libri per bambini e adulti con un approccio verso la musica ‘friendly’, amichevole, non dottrina- le. Penso al catalogo Cur- ci Young, alle raccolte per pianoforte di Remo Vinci- guerra, a La chitarra Vo- lante, di Vito Nicola Para- diso, ai libri per tutta la fa- miglia come Ma che mu- sica! o Magia dell’Opera. Il mercato ci ha premiato perché i nostri testi so- no vendutissimi. Ma per un editore la vera soddi- sfazione è sapere di aver contribuito alla diffusione della musica, che è la no- stra passione e ispira ogni giorno il nostro lavoro”. Gianni Rugginenti: La nostra Casa editrice, che pubblica quasi esclusiva- mente libri di didattica mu- sicale, musicologia e ma- nualistica, si rivolge preva- lentemente al mercato ita- liano; pertanto non si tro- va in competitività diretta con Editori di altri Paesi. La realtà alla quale stiamo assistendo da quasi un lu- stro, però, rispecchia mol- to bene la fotografia cru- dele del mercato italiano. Innanzitutto, occorre preci- sare che i tradizionali pun- ti vendita di libri e spartiti musicali si sono drastica- mente ridotti ed il negozio non rappresenta più il pun- to di riferimento classico per rifornirsi di libri musi- cali e musica stampata in generale. Sono sopravvis- suti, ad onor del vero, pun- ti vendita storici che resi- stono ai capricci di questo mercato. Le copie di pri- ma stampa sono sempre inferiori rispetto a prima e questo grazie anche allo sviluppo eccezionale delle tecnologie di stampa digi- tale, che permettono ope- razioni editoriali di presti- gio a costi parecchio con- tenuti, o comunque mol- to accessibili, con tirature volutamente prudenziali”. Pietro Camera: “La realtà negli ultimi 25 anni è cam- biata, e anche di molto. Quando sono entrato in Carisch, nel 1987, c’era praticamente un solo di- stributore –le Messagge- rie Musicali– e l’atteggia- mento comune degli edi- tori era di attesa. In pra- tica ci si comportava co- me grossisti: c’era il ca- talogo, c’erano i prodotti, e quando il mercato li ri- chiedeva partivano le for- niture. Come Carisch ab- biamo introdotto un mo- do completamente nuovo di guardare alle cose, un modo se si vuole più inter- nazionale, nel senso che corrispondeva alle abitu- dini che avevamo riscon- trato all’estero. Abbiamo cominciato ad aggredire il mercato (naturalmente in senso buono), a creare l’attesa –e di conseguen- za la domanda– sui nuo- vi prodotti. Abbiamo inau- gurato un servizio mensile di novità, abbiamo opera- to sulla scontistica in mo- do da garantire al rivendi- tore un margine maggiore, abbiamo cominciato a la- vorare sull’intero territorio nazionale con una rete di agenti. A distanza di ven- ticinque anni, questa lun- gimiranza ci ha portati ad occupare una posizione di di Cristiano Cameroni

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L’IntervistaL’IntervistaL’Intervista Dismamusica MagazineShow Daily - 17 Maggio 2010

Dismamusica Magazine

Dove vamusicale?

l’editoria

Q ualche tempo fa ho passato in rasse-gna la mia vecchia

raccolta di Amadeus. E su un numero del 1997 ho ritrovato un editoriale dai toni allarmati –come spes-so capitava su quelle pa-gine– che parlava di edito-ria musicale. Con tanto di cifre: nel 1995, ad esem-pio, si stampavano ogni anno in Italia 29.177 nuo-vi titoli, di cui 104 di ar-gomento musicale. Un nu-mero che, paragonato ai 120 titoli del 1987 (quan-do l’intero settore librario produceva solo 14.456 novità), faceva diagnosti-care all’autore un declino catastrofico per il settore musicale –e, nello specifi-co, per il settore della sag-gistica di argomento musi-cale, a cui sembrava esse-re dedicato in prevalenza quell’articolo.

Tredici anni dopoIn pieno 2010, nel bel mezzo di quella che è sta-ta definita “la crisi econo-mica più grave del seco-lo”, ci sembra che l’edi-toria musicale sia ancora tutto sommato in buona salute. Certo, non abbia-mo assistito ad una cre-scita esponenziale dei let-

tori –né, penso, ad un au-mento dei fatturati propor-zionale a quello degli edi-tori di best-seller del ca-libro della serie di Harry Potter. La stampa digita-le, però, ha reso più agi-li le mosse di molti picco-li editori, e sono convinto che il numero di nuovi ti-toli di argomento musica-le sfornati ogni anno supe-ra senz’altro anche le 120 unità del 1987.Quanto alle altre afferma-zioni allarmistiche ritrova-te nell’editoriale del 1997 (un esempio: “Un libro di musica che per così dire abbia successo arriva a 500 copie vendute. Mol-te delle nuove pubblicazio-ni arrivano a stento a 200 copie vendute e, per un numero imprecisato ma non esiguo di libri, la ven-dita in libreria si arresta a 50-60 copie”), possiamo affermare che si adattano piuttosto bene anche alla realtà attuale.È dunque possibile che un intero settore industria-le non si sia spostato di un millimetro negli ultimi quindici anni? Che non siano intervenuti fatto-ri nuovi, trend imprevisti, modifiche nelle abitudini

della clientela? Per com-prendere più a fondo la questione, e avrei il polso della situazione, abbiamo chiesto ai publisher pre-senti in Fiera di parlarci del loro settore, delle pro-spettive che si aprono per i prossimi anni, del peso dei nuovi scenari tecnolo-gici. Ecco le loro risposte.

Un’indagine pubblicata sul finire degli anni Novanta re-stituiva una fotografia cru-dele del mercato italiano dell’editoria musicale. In estrema sintesi: nuove edi-zioni diffuse in poche centi-naia di copie, difficoltà nel-

la catena distributiva e una oggettiva carenza competi-tiva rispetto ai “player” di altri Paesi –con riferimento specifico al bacino anglo-sassone e a quello mittel-europeo. Quanto e come è cambiata la realtà da allora ad oggi?

Laura Moro: “Sono passa-ti solo dieci anni da allo-ra, un’eternità per la tec-nologia, tanti nella vita di ciascuno di noi, quasi ze-ro nella crescita cultura-le del nostro Paese. L’Ita-lia ha un ritardo clamoro-so nella formazione musi-cale dei propri cittadini ri-spetto ai Paesi del Nord Europa e gli Stati Uniti. Gli italiani che sanno leg-gere la musica sono anco-ra considerati eccentrici, o quanto meno una élite. Le Edizioni Curci hanno fatto un grande sforzo in que-sti anni per creare un ca-talogo di libri per bambini e adulti con un approccio verso la musica ‘friendly’,

amichevole, non dottrina-le. Penso al catalogo Cur-ci Young, alle raccolte per pianoforte di Remo Vinci-guerra, a La chitarra Vo-lante, di Vito Nicola Para-diso, ai libri per tutta la fa-miglia come Ma che mu-sica! o Magia dell’Opera. Il mercato ci ha premiato perché i nostri testi so-no vendutissimi. Ma per un editore la vera soddi-sfazione è sapere di aver contribuito alla diffusione della musica, che è la no-stra passione e ispira ogni giorno il nostro lavoro”.

Gianni Rugginenti: “La nostra Casa editrice, che pubblica quasi esclusiva-mente libri di didattica mu-sicale, musicologia e ma-nualistica, si rivolge preva-lentemente al mercato ita-liano; pertanto non si tro-va in competitività diretta con Editori di altri Paesi. La realtà alla quale stiamo assistendo da quasi un lu-stro, però, rispecchia mol-to bene la fotografia cru-dele del mercato italiano. Innanzitutto, occorre preci-sare che i tradizionali pun-ti vendita di libri e spartiti musicali si sono drastica-mente ridotti ed il negozio non rappresenta più il pun-to di riferimento classico per rifornirsi di libri musi-cali e musica stampata in generale. Sono sopravvis-suti, ad onor del vero, pun-ti vendita storici che resi-stono ai capricci di questo mercato. Le copie di pri-ma stampa sono sempre inferiori rispetto a prima e questo grazie anche allo

sviluppo eccezionale delle tecnologie di stampa digi-tale, che permettono ope-razioni editoriali di presti-gio a costi parecchio con-tenuti, o comunque mol-to accessibili, con tirature volutamente prudenziali”.

Pietro Camera: “La realtà negli ultimi 25 anni è cam-biata, e anche di molto. Quando sono entrato in Carisch, nel 1987, c’era praticamente un solo di-stributore –le Messagge-rie Musicali– e l’atteggia-mento comune degli edi-tori era di attesa. In pra-tica ci si comportava co-me grossisti: c’era il ca-talogo, c’erano i prodotti, e quando il mercato li ri-chiedeva partivano le for-niture. Come Carisch ab-biamo introdotto un mo-do completamente nuovo di guardare alle cose, un modo se si vuole più inter-nazionale, nel senso che corrispondeva alle abitu-dini che avevamo riscon-trato all’estero. Abbiamo cominciato ad aggredire il mercato (naturalmente in senso buono), a creare l’attesa –e di conseguen-za la domanda– sui nuo-vi prodotti. Abbiamo inau-gurato un servizio mensile di novità, abbiamo opera-to sulla scontistica in mo-do da garantire al rivendi-tore un margine maggiore, abbiamo cominciato a la-vorare sull’intero territorio nazionale con una rete di agenti. A distanza di ven-ticinque anni, questa lun-gimiranza ci ha portati ad occupare una posizione di

di Cristiano Cameroni

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L’IntervistaL’IntervistaL’IntervistaDismamusica MagazineShow Daily - 17 Maggio 2010

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Libri vs. eBook: le tendenze in USA

Si discute molto, in questi mesi, intorno alle op-portunità che verrebbero aperte dal passaggio al digi-tale. E mentre alcuni editori sognano per il mercato uno sviluppo pari a quello aperto per la musica digitale dall’in-troduzione dell’iPod, molti altri invitano alla cautela.Parlando del lettore di eBo-ok proposto da Amazon (Kindle, nella foto qui sotto), l’analista di Gartner Van Ba-ker ha sottolineato come il

prezzo al pubblico di questi lettori (359 dollari USA) sia troppo alto per un successo su larga scala.Tuttavia, se nel 2008 le uni-tà Kindle vendute erano “so-lo” cinquecentomila (stima di Mark Mahaney – Citi-group), a Natale si è verifi-cato un fatto clamoroso: le vendite di ebook concluse di Amazon.com hanno supera-to in numero quelle dei libri tradizionali.“Merito”, ha osservato con un certo scetticismo Henry Blodget di Silicon Alley In-sider, “degli acquisti comple-tati dalle molte persone che hanno avuto in regalo il let-

tore; fra l’altro il 25 dicembre la maggior parte dei negozi di libri è chiusa...”.Resta il fatto, però, che il mercato si sta muovendo. E mentre tutti si stanno anco-ra chiedendo quale sarà il fu-turo dell’iPad, Sony sta rac-cogliendo successi con il suo Reader.Gli analisti finanziari, però, mettono in guardia il mondo

dell’editoria. Jeffrey Lindsay della Sanford C. Bernstein sostiene ad esempio che il margine netto sui download sia fino al 10 per cento in-feriore rispetto alle edizioni cartacee. Insomma, nel mer-cato digitale si potrebbe ven-dere più facilmente. Ma gua-dagnando molto meno...

Abbiamo intervistato:

Laura Moro è Direttore Editoriale della Divisione Printed Music di Edizioni Curci di Milano.

Gianni Rugginentiè fondatore e titolare della casa editrice Rugginenti, specializzata nella pubblicazione di libri di didattica musicale, musicologia e manualistica.

Pietro Camera è Division Manager per la parte delle edizioni musicali di Carisch, una delle realtà più longeve del mercato.

Riccardo Urti e Ilaria Narici sono rispettivamente Direttore Commerciale e Responsabile Editoriale e Licensing di Universal Music MGB Publications.

Marco Volontéè titolare e fondatore della casa editrice musicale Volonté & Co., una delle realtà di più recente costituzione nel panorama italiano.

Christina Liebi è Direttore Marketing della filiale italiana del GruppoDe Haske.

assoluto rilievo sul merca-to: e credo che questa vi-vacità faccia bene a tutto il comparto.”

Riccardo Urti e Ilaria Na-rici: “Il mercato dell’edito-ria musicale risente, an-che se in forma ridotta, dell’andamento economi-co generale, quindi non si può pensare che negli ul-timi anni abbia avuto una spinta particolarmente po-sitiva. Al di là delle con-siderazioni macroecono-miche, dobbiamo rilevare che l’editoria musicale è sostanzialmente divisa tra musica ‘classica’ e ‘leg-gera’. Queste due aree vi-vono dinamicità estrema-mente diverse, legate a richieste ed esigenze di-verse nonché ad utenze diverse. Alla stabilità e al-la ricerca della perfezione editoriale in ambito ‘clas-sica’, si contrappone la dinamicità a strappi della ‘leggera’, influenzata dai media, dalle classifiche e dal momento.L’editoria musicale in Ita-lia è florida dal punto di vista della produzione. Ci scontriamo però con la capacità del canale di-stributivo, assai artico-lato ma di certo non suf-ficiente. Esistono infatti molti esempi di aree geo-grafiche scoperte da pun-ti vendita qualificati per ol-tre 20 chilometri. I punti vendita inoltre sono sem-pre più propensi a ridurre i propri magazzini piutto-sto che ad incrementarli, tendendo quindi a ‘segui-re le richieste del merca-to’ invece di ‘proporsi sul mercato’. In quest’ottica per gli editori diventa dif-ficile ottenere la giusta vi-sibilità che garantirebbe

una naturale crescita del mercato stesso. È infatti evidente che il cliente fi-nale, opportunamente sti-molato dall’assortimen-to, deciderebbe di acqui-stare di impulso titoli di cui non conosceva neppu-re l’esistenza. La musica sta vivendo un momento importante nel nostro Pa-ese, forse grazie alle tec-nologie come l’iPod, forse grazie alle trasmissioni te-levisive, ma sta ritornando prepotentemente ad esse-re un elemento importan-te nella formazione e nel tempo libero di giovani e adulti. Forse i tempi sono maturi per rivolgersi a ca-nali alternativi, dove flus-si di pubblico eterogeneo per età e interessi possa-no essere indirizzati an-che al prodotto editoriale musicale”.

Marco Volonté: “Rispet-to alla fine degli anni No-vanta è aumentata note-volmente la qualità e la quantità delle pubbli-cazioni realizzate dagli editori italiani. Purtrop-po però, nonostante que-sto, il numero delle copie vendute per singolo titolo pubblicato non è cambia-to di molto. La distribuzio-ne rimane un forte limite allo sviluppo del settore, in quanto il prodotto vie-ne trattato professional-mente solo da un esiguo numero di punti vendita specializzati. Le grandi su-perfici e le librerie tratta-no invece molto marginal-mente il prodotto editoria-le musicale, in quanto lo considerano di estrema nicchia. Internet, al con-trario, è stato di aiuto al settore nel dare maggiore visibilità e reperibilità alle

pubblicazioni, tramite i siti che fanno vendita per cor-rispondenza”.

Christina Liebi: “Non pen-siamo che la realtà sia cambiata molto dalla fine degli anni Novanta ad og-gi (è “crudele” come allo-ra). Se un cambiamento c’è stato, è stato a nostro sfavore, dato che negli ul-timi anni il bacino anglo-sassone si è ulteriormen-te rafforzato”.

L’irruzione delle tecnolo-gie per la stampa digita-le ha rivoluzionato da tem-po il settore. In che mo-do l’editoria musicale ha approfittato delle nuove opportunità? C’è ancora spazio per una crescita in questo senso?

Laura Moro: “Le nuove tecnologie sono state più veloci del codice civile e penale. Oggi

milioni di consumato-ri scaricano illegalmen-te ogni giorno file di mu-sica e video su Internet senza pagare un centesi-mo. A dire la verità ad ap-profittare veramente della tecnologia, per ora, sono stati più loro degli edito-ri. Se il legislatore non in-terviene con tempismo e con lungimiranza, il set-tore rischia di entrare in un vicolo cieco, come la discografia, che negli ulti-mi dieci anni ha dimezza-to i suoi ricavi e i posti di lavoro”.

Gianni Rugginenti: “Per quanto riguarda le nuove tecnologie, e in particola-re quelle per la stampa di-gitale e per la diffusione di contenuti digitali, alle qua-li prestiamo sempre molta attenzione, siamo convin-ti che avranno ancora uno spazio ampiamente utiliz-zabile”.

Pietro Camera: “Abbiamo investito moltissimo sulle nuove tecnologie, soprat-tutto sulla stampa digita-le, che ci permette di re-alizzare tirature su misu-ra e di essere presenti in modo mirato sul mercato. Al nostro interno utilizzia-mo macchine avanzatissi-me per la stampa digitale, che con circa 6 milioni di fogli al mese coprono cir-ca il 70 per cento del no-stro fabbisogno. Al di là dei numeri, però, c’è un fatto importante che vorrei sottolineare... Negli anni Novanta, per riprendere il discorso della statistica di cui parlavamo prima, mol-ti titoli venivano eliminati dal catalogo: si vendevano infatti solo dieci o quindi-ci copie all’anno, e gli in-vestitori –soprattutto ame-ricani, dal momento che all’epoca facevamo parte

del gruppo Warner– pre-ferivano rinunciare a buo-na parte del catalogo piut-tosto che stampare gran-di quantità di libri che sa-rebbero poi rimasti inven-duti per molti anni. Perso-nalmente mi sono sempre opposto alla riduzione del catalogo... per una Casa Editrice, il catalogo rappre-senta una ricchezza cultu-rale, oltre che una fortissi-ma identità. L’arrivo della stampa digitale ci ha per-messo di rendere compe-titive anche le bassissi-me tirature: se di un libro servono solo dieci copie, possiamo stamparne dav-vero soltanto dieci esem-plari, facendo comunque riferimento ad un esem-plare digitale che resta di proprietà del nostro mar-chio. In questo modo ab-biamo potuto reintrodurre a catalogo tantissimi tito-

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li che erano stati espun-ti, e recuperare con il tem-po gran parte della nostra identità”.

Riccardo Urti e Ilaria Na-rici: “La stampa digita-le ha offerto all’editore la possibilità di rendere eco-nomiche anche tirature basse che la stampa of-fset non consentiva. Que-sto ha permesso di rimet-tere in catalogo titoli che, non essendo ristampabi-li in piccole tirature, era-no stati espunti dal cata-logo nel corso degli anni. Il mercato ha potuto così godere di un’offerta di pro-dotto più ampia e capillare che ha assicurato all’edi-tore benefici economici re-si possibili da una cresci-ta orizzontale delle vendi-te. Considerato il costan-te rinnovamento tecnolo-gico offerto dai produttori di macchinari per stampa, non dubitiamo che questi offriranno soluzioni che renderanno i processi di stampa sempre più rapidi e competitivi”.

Marco Volonté: “La stam-pa digitale ha dato la pos-sibilità al settore di fare più tentativi, di osare di più, in quanto le tirature

minime di stampa per una novità si sono abbassate notevolmente. La stampa digitale ha anche permes-so agli editori di ridurre gli inventari e di mantenere in vita titoli che prima sareb-bero stati stralciati dai ca-taloghi”.

Christina Liebi: “La stam-pa digitale ha senza dub-bio rivoluzionato il setto-re. Nel nostro caso ci dà la possibilità di stampare in modo più consono alle esigenze del mercato (con un notevole miglioramento del servizio offerto alla di-stribuzione), rispetto alla richiesta per determinati titoli. Pensiamo ci sia an-cora spazio per una cresci-ta in questo senso”.

Il lancio controverso del-l’iPad e il successo riscon-trato oltreoceano da letto-ri come Kindle sembrano preludere ad una nuova era di fruizione interamen-te digitale del testo, anche musicale. Pensate che il mercato possa orientar-si rapidamente in questa direzione? In questa pro-spettiva, come cambiereb-be il vostro rapporto con la catena distributiva? E nei confronti del cliente fi-nale?

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Un voltapagine “invisibile”

In un pamphlet diventato oggetto di culto fra gli addetti ai lavori, un diver-tito Bruno Canino sottolineava qualche anno fa quanto fosse fasti-dioso e ridicolo, a vedersi, il pianista affiancato dal voltapagine –soprattutto nel caso, raro, del duo pia-nistico.Se non in concerto –dove è certamente preferibile suonare a memoria– la ne-cessità di “voltare pagina” è però impellente quando si studia, quando si frequenta una lezio-ne o quando si è chiamati ad una lettura estemporanea.In tutte queste occasioni, liberarsi del-la fastidiosa necessità di voltare la pagi-

na al momento giusto può essere molto utile per il pianista.Ecco quindi che un prodotto come Air

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siasi versione di Acrobat, ma dà il me-glio di sé con il pacchetto software pro-prietario Music Reader abbinato al bel-lissimo display Sync-a-Vision della foto qui sopra.

Laura Moro: “Le previsio-ni fatte in passato sugli sviluppi della tecnologia si sono rivelate quasi tut-te sbagliate: non vorrei ag-giungere anche le mie. La tecnologia rende la nostra vita più comoda, e questo è l’unico punto fermo. Ma l’obiettivo più prezioso a cui tende l’essere umano è la felicità. E la nostra fe-licità nasce dalla qualità delle persone che incon-triamo e dai loro contenu-ti. Ogni editore è un’azien-da fatta di persone e di un catalogo. Ci adatteremo ai nuovi mezzi, che certa-mente sono destina-ti a cambiare più in fretta che in passa-to. Ma senza i nostri contenuti non riusci-remmo ad andare da nessuna parte”.

Gianni Rugginenti: “Stiamo studiando da qualche tempo le nuove possibilità che strumenti all’avan-guardia come l’iPad, ad esempio, ci po-trebbero offrire. Se la piattaforma ed i software ce lo per-metteranno, sare-mo pronti ad offrire alcuni nostri prodot-ti utilizzando questi

strumenti. C’è da precisa-re, comunque, che, da par-te nostra, riteniamo questi mezzi tecnologici una pre-ziosa integrazione dei vo-lumi cartacei. La nostra Casa editrice non abban-donerà mai il libro stampa-to: questo rimarrà sempre per noi un insostituibile strumento per lo studio e, pertanto, il nostro rappor-to con la catena distributi-va non potrà che rimanere invariato. A tale proposito l’utente finale, informato opportunamente delle no-stre novità, avrà sempre la possibilità di rifornirsi dal consueto negozio o servir-si anche del nostro nego-zio on-line”.

Pietro Camera: “La par-te multimediale e informa-tica ha il suo valore, che è sicuramente in crescita. Ma il libro di carta mantie-ne a mio avviso un ruolo e un’importanza strategi-ca centrale, che del resto ci viene confermata dalle abitudini dei consumato-ri. In altre parole, l’innova-zione ci vuole, ma penso proprio che non cambierà a breve termine la fisiono-mia del nostro mercato”.

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Riccardo Urti e Ilaria Na-rici: “Le nuove tecnologie hanno il pregio di essere in grado, nel momento in cui vengono introdotte nel mercato, non solo di sosti-tuire le vecchie o di rende-re a tutti la vita più sem-plice, ma in alcuni casi addirittura di creare nuo-ve esigenze, nuovi utiliz-zi e quindi nuove fette di mercato.È il caso dell’iPad, che per alcuni versi rosicchia quote ai PC portatili e ai laptop ma che di fatto si inserisce prepotentemen-te nel mercato con molte-plici utilizzi per altrettan-te esigenze fino ad ora inespresse. Il tempo e le menti più brillanti ne aiu-teranno rapidamente il processo di sviluppo. Di certo questo tipo di tecno-logia ben si presta ad ac-cettare contenuti distribu-iti su supporto cartaceo, ma ritengo assai difficile che la musica stampata possa trovare nell’iPad o in tecnologie similari un medium preferenziale. La prerogativa dello spartito cartaceo infatti è la leg-gerezza, la manovrabilità, oltre alla banale possibili-tà di apporre rapidamen-te note a appunti. Tutte cose che di certo non so-no impossibili per l’iPad ma che non renderebbero più semplice la vita a chi legge e suona la musica. Se pensiamo invece alla portabilità di grandi volu-mi cartacei e di cataloghi, con la potente interazio-ne della navigazione via web, allora di certo que-sta nuova classe di stru-menti aiuteranno a breve anche l’editoria musica-le, rendendo più semplice l’accessibilità delle infor-mazioni e l’integrazione dei diversi formati”.

Marco Volontè: “Sicura-mente ci attende un pe-riodo di cambiamenti inte-ressanti in relazione alla fruizione dei libri. Immagi-no che sarà un processo graduale, che modificherà tutta l’industria editoriale. Penso ci vorranno un po’ di anni. Ci potranno esse-re vantaggi e svantaggi da questo cambiamento. Il vantaggio principale risie-de nel fatto che le nostre pubblicazioni potranno es-sere alla portata di tutti e che aumenterà quindi l’ac-cessibilità ai nostri conte-nuti. Lo svantaggio, o me-glio il rischio, è che si ge-neri una pirateria diffusa (così come è successo per gli MP3) di downloading il-legale dei file di libri da vi-sualizzare sull’iPad o su altri strumenti analoghi. Uno scenario di questo ti-

po avrebbe sicu-ramente un effet-to dirompente sul nostro piccolo mercato”.

Christina Liebi: “Per quanto ci ri-guarda, non pen-siamo che ci sa-ranno grandi cam-biamenti nel rapporto con la catena distributiva. Ci aspettiamo forse maggiori cambiamenti nei confronti del cliente finale”.

Produzione e distribuzio-ne offrono oggi opportu-nità molto diverse, ma lo sviluppo degli scenari tec-nologici potrebbe in futuro annullare le distanze. Do-ve ci si deve aspettare lo sviluppo più interessante per il settore?

Laura Moro: “Nelle scuo-le amatoriali. In anni di crisi economica in cui tut-ti si chiedono dove siano le nuove opportunità pro-fessionali, una delle rispo-ste è sotto i nostri occhi e si può realizzare subito. Imparare a suonare uno strumento musicale, an-che a livello amatoriale, è una soddisfazione che tut-ti i videogiochi del mon-do e i più avanzati social network non potranno mai surrogare. Ma l’apprendi-mento deve essere faci-le, divertente, breve e sen-za velleità professionali. Su una spiaggia, di sera, davanti a voi ci sono due porte: in una ci sono tan-ti ragazzi alle prese con i videogiochi più sofisticati, nell’altra un gruppo di gio-vani che cantano a squar-ciagola con la chitarra in mano. Che porta aprite?”.

Gianni Rugginenti: “Come già abbiamo accennato precedentemente, le nuo-ve tecnologie dovranno es-sere idonee a perfeziona-re ed integrare quanto già pubblicato in cartaceo. Il libro ha sicuramente dei limiti: gli esempi musicali non si possono ascoltare e le illustrazioni sono sta-tiche. Lo sviluppo tecno-logico favorirà, a nostro giudizio, il superamento di questi limiti. Allora anche la distribuzione avrà spazi

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operativi s e m p r e più ampi perché si potranno t r o va re , di comu-ne accor-do, solu-zioni com-

m e r c i a l i anche per i punti vendita tradizionali. È cosa buo-na e giusta far partecipi di queste eventuali innova-zioni tutti coloro che a li-vello commerciale e distri-butivo ci hanno fin qui se-guito. Le novità non devo-no escludere, ma integra-re”.

Pietro Camera: “Nel no-stro caso, produzione e di-stribuzione fanno parte di un unico grande percorso integrato. I nostri agenti –in Italia, ma anche in Spa-gna e in Francia– inseri-scono gli ordini sui termi-nali cellulari, e da lì a due minuti i libri entrano in consegna. Addirittura, gra-zie alla disponibilità inter-na di un reparto di stampa digitale, siamo in grado di preparare entro poche ore anche una ristampa di un titolo che dovesse risulta-re esaurito. Tra produzione e distribuzione –consegna compresa– di norma non passano più di 24 o 48 ore... credo quindi che sia nell’integrazione dei pro-cessi e nella valorizzazio-ne del prodotto fisico che dobbiamo vedere gli svi-luppi più interessanti”.

Marco Volontè: “Da un punto di vista tecnologico gli sviluppi più incisivi po-tranno sicuramente riguar-dare l’area della distribu-zione digitale dei contenu-ti editoriali. Ma come già detto, le possibili evoluzio-ni e opportunità si evolve-ranno in modo graduale e in ogni caso si dovranno fare i conti con l’inevitabi-le rovescio della medaglia, il rischio pirateria”.

Christina Liebi: “Diciamo che le distanze tra produ-zione e cliente finale si stanno accorciando, anche se ciò non intacca il ruo-lo della distribuzione nella sua forma classica”.