L'intervista La novit Innovazione IMPRESE · 2015. 7. 13. · Luned, 13 Luglio 2015 L'ECONOMIA, GLI...

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Lunedì, 13 Luglio 2015 www.corrieredibologna.it L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA IMPRESE L’intervista Giovanna Furlanetto: «Furla, a Milano per l’immortalità» 5 La novità Stefanini: «Con lo Stato voglio mantenere un welfare di livello» 8 Innovazione Da Rimini a Londra, il gruppo Focchi cambia pelle ai grattacieli 9 La toga allunga il passo La via del processo telematico sta accorciando i tempi della giustizia civile. Molto resta da fare, anche se i tribunali dell’Emilia-Romagna registrano numeri migliori della media: la durata delle cause diminuisce solo leggermente. Il presidente degli avvocati bolognesi: «Non sono le leggi a restituire efficienza alla giustizia; quel che conta è la buona organizzazione» L’analisi Privatizzare e diventare competitivi di Franco Mosconi C he cosa dovrebbe fare lo Stato, quello centrale così come quello che conosciamo col volto degli enti locali? La domanda, beninteso, è tutt’altro che nuova e un po’ dappertutto nel mondo anima, da tantissimo tempo, il dibattito sia nel campo teorico che delle concrete decisioni di policy. Di più. La distanza fra la domanda posta all’inizio e la nostra concreta realtà (cittadina e regionale) è, nei fatti, meno siderale di quanto potrebbe apparire di primo acchito. È, oggi, una distanza brevissima — meglio sarebbe dire, nulla — sol che si pensi alle novità bolognesi ed emiliano-romagnole, effettive e in via di maturazione, riguardanti giusto il confine pubblico-privato. Ebbene, quello che segue è un elenco di alcuni dei principali dossier di cui si sta discutendo. Primo: la quotazione in Borsa dell’aeroporto Marconi (proprio domani ci sarà il debutto sul listino milanese), con un’offerta di azioni sul mercato che è andata subito esaurita; gli azionisti pubblici scenderanno sotto il 60%. Secondo: Rimini Fiera — per restare fra le società pubbliche che gestiscono importanti infrastrutture — ha annunciato che farà la stessa cosa entro l’anno. Terzo: su Hera, una delle principali multi-utility del Paese, è stata approvata la delibera che consente agli enti pubblici di scendere sotto il 51% del capitale, ma riservandosi una sorta di «golden share»; alcuni comuni vogliono vendere le loro quote, mentre quello di Bologna ha fatto marcia indietro e manterrà la sua. continua a pagina 15 L’intervento Integrazione di filiera, qualità e innovazione nei campi ecco la strada dell’efficienza N ell’anno di Expo il tema della ricerca in agricoltura assume una rilevanza cen- trale. Secondo la Fao oggi 800 milioni di persone soffrono la fame, un dato in miglio- ramento, ma che non deve far abbassare la guardia, specie se pensiamo che la popolazio- ne mondiale toccherà i 9 miliardi di persone nel 2050. Il tema di come fornire a tutti cibo sicuro e sufficiente è prioritario. Così come è ineludibile domandarsi come farlo, garanten- do anche la sostenibilità ambientale. È una sfida che va colta. Vorrei ricordare che anche l’Emilia-Romagna era, non più di 60- 70 anni fa, una regione povera. Se siamo diventati uno dei territori più avanzati d’Europa, leader dell’agroalimentare italiano ed europeo, lo dobbiamo a uno sforzo prolungato che, a partire dal secondo Dopoguerra, ha impegna- to gli agricoltori, l’industria di trasformazio- ne, gli enti di ricerca e le istituzioni nella costruzione di un modello all’avanguardia, che ha visto nell’aggregazione; nella coopera- zione tra i vari soggetti; nel buon governo; nell’innovazione e nella ricerca i suoi punti di forza. Vorrei soffermarmi su quest’ultimo aspetto. L’Emilia-Romagna ha già a disposi- zione nei fatti una piattaforma costituita dalle Università, dalla Rete dell’Alta Tecnologia, dai centri per l’innovazione in agricoltura. continua a pagina 15 di Simona Caselli Apertura L’inaugurazione dell’anno giudiziario al Tribunale di Bologna Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera Via Del Battirame, 8 - Bologna (BO) Tel: 051 0363723 - Cell: 347 3559326 www.transvarco.com [email protected] Chi siamo Con sede a Bologna, la ditta di autotrasporti Transvarco opera in tutta l'Emilia Romagna e nel resto del territorio nazionale con il tra- sporto merci alimentari e non, con piccoli traslochi e con servizi di deposito mer- ci. Parco mezzi Al fine di garantire sempre trasporti e spedi- zioni puntuali e sicure, il parco mezzi del- l'azienda conta mezzi furgonati e telonati da 35 fino a 120 quintali, dotati di due assi con o senza sponda. Deposito e stoccaggio merci L'impresa dispone anche di un capannone per servizi di logistica e stoccaggio di merci in tran- sito, ma an- che per la di- stribuzione e il trasferimento di merci. E', inoltre, facilmente accessibile da grandi au- tomezzi.

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  • Lunedì, 13 Luglio 2015 www.corrieredibologna.it

    L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA

    IMPRESE

    L’intervistaGiovanna Furlanetto:«Furla, a Milano per l’immortalità»

    5

    La novitàStefanini: «Con lo Stato voglio mantenere un welfare di livello»

    8

    InnovazioneDa Rimini a Londra,il gruppo Focchi cambia pelle ai grattacieli

    9

    La toga allunga il passoLa via del processo telematico sta accorciando i tempi della giustizia civile. Molto resta da fare,

    anche se i tribunali dell’Emilia-Romagna registrano numeri migliori della media: la durata

    delle cause diminuisce solo leggermente. Il presidente degli avvocati bolognesi: «Non sono le

    leggi a restituire efficienza alla giustizia; quel che conta è la buona organizzazione»

    L’analisi

    Privatizzaree diventarecompetitividi Franco Mosconi

    Che cosa dovrebbe farelo Stato, quellocentrale così comequello che conosciamo col volto

    degli enti locali? La domanda, beninteso, è tutt’altro che nuova e un po’ dappertutto nel mondo anima, da tantissimo tempo, il dibattito sia nel campo teorico che delle concrete decisioni di policy.Di più. La distanza fra la domanda posta all’inizio e la nostra concreta realtà (cittadina e regionale) è, nei fatti, meno siderale di quanto potrebbe apparire di primo acchito. È, oggi, una distanza brevissima — meglio sarebbe dire, nulla — sol che si pensi alle novità bolognesi ed emiliano-romagnole, effettive e in via di maturazione, riguardanti giusto il confine pubblico-privato. Ebbene, quello che segue è un elenco di alcuni dei principali dossier di cui si sta discutendo. Primo: la quotazione in Borsa dell’aeroporto Marconi (proprio domani ci sarà il debutto sul listino milanese), con un’offerta di azioni sul mercato che è andata subito esaurita; gli azionisti pubblici scenderanno sotto il 60%. Secondo: Rimini Fiera — per restare fra le società pubbliche che gestiscono importanti infrastrutture — ha annunciato che farà la stessa cosa entro l’anno. Terzo: su Hera, una delle principali multi-utility del Paese, è stata approvata la delibera che consente agli enti pubblici di scendere sotto il 51% del capitale, ma riservandosi una sorta di «golden share»; alcunicomuni vogliono vendere le loro quote, mentre quello di Bologna ha fatto marcia indietro e manterrà la sua.

    continua a pagina 15

    L’intervento

    Integrazione di filiera, qualità e innovazione nei campi ecco la strada dell’efficienza

    N ell’anno di Expo il tema della ricerca inagricoltura assume una rilevanza cen-trale. Secondo la Fao oggi 800 milioni dipersone soffrono la fame, un dato in miglio-ramento, ma che non deve far abbassare laguardia, specie se pensiamo che la popolazio-ne mondiale toccherà i 9 miliardi di personenel 2050. Il tema di come fornire a tutti cibosicuro e sufficiente è prioritario. Così come èineludibile domandarsi come farlo, garanten-do anche la sostenibilità ambientale. È una

    sfida che va colta. Vorrei ricordare che anchel’Emilia-Romagna era, non più di 60- 70 annifa, una regione povera. Se siamo diventatiuno dei territori più avanzati d’Europa, leaderdell’agroalimentare italiano ed europeo, lodobbiamo a uno sforzo prolungato che, apartire dal secondo Dopoguerra, ha impegna-to gli agricoltori, l’industria di trasformazio-ne, gli enti di ricerca e le istituzioni nellacostruzione di un modello all’avanguardia, che ha visto nell’aggregazione; nella coopera-zione tra i vari soggetti; nel buon governo;nell’innovazione e nella ricerca i suoi punti diforza. Vorrei soffermarmi su quest’ultimoaspetto. L’Emilia-Romagna ha già a disposi-zione nei fatti una piattaforma costituita dalleUniversità, dalla Rete dell’Alta Tecnologia, daicentri per l’innovazione in agricoltura.

    continua a pagina 15

    di Simona Caselli

    AperturaL’inaugurazione

    dell’anno giudiziario alTribunale di Bologna

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    Via Del Battirame, 8 - Bologna (BO)Tel: 051 0363723 - Cell: 347 3559326

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    Chi siamoCon sede a Bologna, la ditta di autotrasportiTransvarco opera in tutta l'Emilia Romagnae nel resto del territorio nazionale con il tra-sporto merci alimentari e non, con piccolitraslochi econ servizi dideposito mer-ci.

    Parco mezziAl fine di garantire sempre trasporti e spedi-zioni puntuali e sicure, il parco mezzi del-l'azienda conta mezzi furgonati e telonati da

    35 fino a 120 quintali, dotati di due assi cono senza sponda.

    Deposito e stoccaggio merciL'impresa dispone anche di un capannone

    per servizi dilogistica estoccaggio dimerci in tran-sito, ma an-che per la di-

    stribuzione e il trasferimento di merci. E',inoltre, facilmente accessibile da grandi au-tomezzi.

  • BO

    2 Lunedì 13 Luglio 2015 Corriere Imprese

    PRIMO PIANO

    L’esperienza dell’«Osservatorio» e la collaborazione tra avvocati e giudici hanno preparato il terreno al processo civile telematico

    Il processo alla bolognese,dalle buone pratiche al bit

    Somministrata a picco-le dosi, la rivoluzionedel processo civile te-lematico, dopo l’in-gresso in tribunale,

    giusto un anno fa, è arrivata altraguardo martedì 30 giugnoscorso, con l’estensione alleCorti d’appello. Molto resta dafare prima di poter dire che ilprocesso è davvero informa-tizzato, non solo... sulla carta.Di carta ne circola e ne circo-lerà ancora molta, a causa de-gli arretrati: in Italia 4,9 milio-ni nel solo processo civile (daigiudici di pace alla Cassazio-ne), che dovrebbero scenderea 4,6-4,7 milioni quando sa-ranno elaborati i dati al 30giugno, quelli ai quali farannoriferimento le relazioni inau-gurali dell’anno giudiziario.

    Benché in discesa, l’arretra-to appare come una monta-gna, che fa sembrare un’oasifelice i tribunali dell’Emilia-Romagna con i loro 345 milaprocessi, 194.500 dei quali da-vanti al Giudice di pace, quasi135mila nei nove tribunali (34

    mila a Bologna) e oltre 15 mi-la (in aumento) in Corte d’Ap-pello. Proprio come nel de-serto, l’oasi è apparente, unmiraggio. I numeri diconoche la fetta dell’Emilia-Roma-gna vale un 7%, pochi decima-li in meno del peso della re-gione rispetto alla popolazio-ne e alla superficie. Insomma,tutto nella media. Ma i nume-ri, in materia di giustizia, so-no scivolosi, inattendibili.

    L’arretrato della Corte d’Ap-pello, per esempio, ben oltrequota 17 mila secondo un piùaggiornato censimento con-dotto dal dipartimento del-l’Organizzazione giudiziariadel ministero, rappresenta«appena» il 4% del totale na-zionale (412.700 secondo lostesso censimento). Ma il mi-nistero lo addita come il 5° inItalia, appena inferiore alle18.500 pendenze delle ben piùgrande Milano e alle 19.300della disastrata Bari.

    Non è del tutto vero che lapermanenza della carta siacausata dai vecchi processi.Lo scorso anno il processo ci-vile telematico (Pct) ha debut-tato con una norma all’appa-

    renza bizzarra: l’obbligo diprodurre atti per via telemati-ca riguarda soltanto quellisuccessivi all’atto di citazioneo al ricorso, e al primo attodifensivo della «parte conve-nuta». In pratica è partitozoppo, anche se gli avvocatipiù evoluti sul piano tecnolo-gico hanno pensato che nonfosse vietato inoltrare per viatelematica anche il primo at-to.

    La norma bizzarra ha trova-to parziale rimedio pochigiorni fa, alla vigilia dell’en-trata in vigore del Pct in corte

    d’appello. Il decreto legge83/2015 del 27 giugno scorsoha riscritto la norma del 2012:non anticipa l’obbligo, maconcede almeno che l’inoltrotelematico sia «sempre am-messo» anche per il primo at-to. Una facoltà, per ora, per

    non gettare nello sconfortomigliaia di avvocati e centina-ia di magistrati non ancorapronti; e per non mettere arischio il buon esito della ri-forma.

    Bologna questo rischio nonlo corre. Esiste una ormaiventennale tradizione di colla-borazione tra magistratura,foro e cancelleria, coltivatanell’osservatorio della giusti-zia civile, rilanciato nel 2009,che ha elaborato «buone pra-tiche» confluite in decine diprotocolli. Così e avvenuto an-che per il Pct, con il procedi-

    mento di ingiunzione e da ul-timo con il protocollo sulleesecuzioni civili telematiche.L’ordine degli avvocati ha fat-to molto di più: ha investitoanche economicamente sullaformazione dei propri iscritti,dei magistrati e dei cancellie-ri. L’apertura della busta elet-tronica e la formazione del fa-scicolo processuale sono stateapprese presto e bene grazie aquesta iniziativa. L’investi-mento ha un evidente ritornoeconomico, innanzitutto pergli avvocati non bolognesi cheutilizzano il processo telema-tico dal proprio studio; e poiper i cittadini e le imprese,che beneficeranno della mag-giore efficienza della giustizia.

    A parte le notifiche, le cita-zioni, le ingiunzioni, per orala durata del processo restaelevata, anche se in leggeradiminuzione: nei tribunalidella regione si è passati da1.500 a 1.358 giorni nel 2014,più di tre anni e mezzo (dueanni in materia di lavoro). An-che l’appello dura un po’ me-

    no, ma richiede 4 anni e 4mesi. Si aggiunga la Cassazio-ne, e il decennio è a portatadi mano.

    Il tribunale delle imprese— da un paio d’anni, uno perdistretto — ha l’ambizione dirilanciare gli investimenti dal-l’estero, per la maggior fidu-cia nella rapidità e nella pre-vedibilità della giustizia italia-na. Ma ha competenze circo-s c r i t t e e l e s e z i o n ispecializzate hanno carichi li-mitati e velocità non ancoraelevata: a Bologna, 146 proce-dimenti iscritti nel primo an-no, 527 nel secondo.

    Il futuro appare meno buio,ma bisogna aggredire l’arre-trato, soprattutto in appello. Il40% risale al primo decenniodel secolo, in particolare dal2007 in poi. A Bologna ben700 processi sono nati primadel 2001, e nell’intera regionei più antichi sono quasi2mila. La giustizia entreràdavvero nel nuovo secoloquando avrà chiuso i conticon il precedente.

    Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

    L'affanno della giustiziaProcedimenti civili iscritti, definiti e pendenti a fine periodo nel 2014

    TRIBUNALI

    Fonte: Relazione 2015 del presidente della Corte di Appello di Bologna

    ISCRITTI DEFINITI PENDENTIVar. % 2014/2013

    CORTE DI APPELLO4.795

    6.61615.319

    +0,1+27,0-10,6

    Ferrara12.65613.160

    7.869

    +11,6+20,0-6,0

    Forlì14.32815.002

    11.556

    -4,7+6,2-5,5

    Modena25.25725.004

    21.902

    +5,7+4,3+1,2

    Parma17.23817.364

    16.985

    +4,3+7,6-0,7

    Piacenza9.4659.625

    8.658

    -6,3-6,4-1,8

    Ravenna14.095

    13.5239.175

    +5,5+1,5+6,6

    Reggio Emilia18.87519.144

    13.703

    +12,6+17,0-1,9

    Rimini13.814

    13.11810.947

    +5,7-6,3+6,8

    TOTALE TRIBUNALI

    Bologna41.065

    42.01634.037

    +0,6-0,4-2,7

    +3,7166.793

    +4,1167.956

    -0,9134.832

    Corte d’appelloIl fascicolo virtualeesteso al secondogrado con l’aiutodegli avvocati

    TribunaleDal 30 giugno anchel’atto di citazione,finora di carta, puòessere telematico

    Il processo civile telematico è la disciplina del processo civile svolto con modalità telematiche.Ad oggi il Pct coinvolge il contenzioso civile, il processo del lavoro, le esecuzioni mobiliari, le esecuzioni immobiliari e le procedure concorsuali. In parallelo il Ministero della Giustizia ha abilitato un servizio per la consultazione pubblica dei dati non giudiziali attinenti al Giudice di pace

    Cos’è

    Il peso del passatoNell’intera regione135.000 causearretrate. Un terzoè anteriore al 2011

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    3Lunedì 13 Luglio 2015Corriere Imprese

    «Era l’ultima chance. L’abbiamo colta»Giovanni Berti Arnoaldi Veli, presidente degli avvocati di Bologna, crede che soltantola buona organizzazione, non la riforma dei riti, possa restituire efficienza alla giustizia

    Giovanni Berti Arnoaldi Velipresiede da pochi mesi l’ordinedegli avvocati di Bologna, dopoesserne stato a lungo segretario.

    Presidente, a Bologna lacollaborazione tra avvocati emagistrati ha una lunga tradi-zione. E il processo telematicoè ben accolto.

    «L’avvocatura bolognese èmolto favorevole al processo te-lematico, dopo anni di affanno-se riforme in cerca del rito per-fetto. Non esiste un rito miglio-re di tutti gli altri per accelerarela giustizia e azzerare l’arretrato.L’unica soluzione è una miglio-re organizzazione. Il processotelematico è la strada per recu-perare efficienza».

    La magistratura è pronta?«La giustizia è un tavolo a tre

    gambe: magistrati, avvocati, maanche servizi di cancelleria epersonale giudiziario. L’efficien-za dipende dal coinvolgimentodei tre protagonisti. I risultatisono ottimi: Bologna è il terzotribunale telematizzato, anchecome risultati. Il contributo de-gli avvocati è importante: abbia-mo investito economicamente ein risorse umane per formare e

    sostegno degli ordini forensidella regione: affianchiamo ilpersonale di cancelleria, contri-buiamo alla formazione dei ma-gistrati».

    Il tribunale delle imprese èrimasto nell’ombra.

    «Effettivamente non godedell’attenzione che merita. Nonmi sembra sia decollato e le im-prese non ne ricevono partico-lari benefìci in termini di minordurata dei processi o di ampiez-

    za delle competenze. Molto piùdinamico, anche per le nume-rose innovazioni a favore delleimprese debitrici in sofferenza,è il settore delle procedure con-corsuali, presente in tutti i tri-bunali. La sezione per le impre-se ha il pregio di un’alta specia-lizzazione, ma l’essere soltantonei capoluoghi di regione non èun segno di vicinanza alle im-prese. Non sono sicuro che siaun vantaggio».

    Di specializzazione, però,c’è molto bisogno.

    «Certamente, sia dell’avvoca-to sia del magistrato. Una pro-duzione giurisdizionale di qua-lità elevata si raggiunge con unmix di professionalità, specia-lizzazione e organizzazione».

    Per questo ha criticato l’am-pio ricorso ai magistrati ono-rari?

    «Non sono contrario alla loropresenza, ma all’utilizzo indi-

    Le età dei processiProcessi civili pendenti al 31 dicembre 2013, suddivisi per anzianità(anno di prima iscrizione)

    Fonte: Censimento speciale della giustizia civile, Dipartimento dell’Organizzazione giudiziaria, 2014

    BOLOGNA

    FERRARA

    MODENA

    PARMA

    PIACENZA

    RAVENNA

    REGGIO EMILIA

    CORTE D’APPELLO

    Prima del 2001 2001-2010 2011-2013 Totale

    33.129

    7.710

    16.289

    16.120

    8.851

    8.858

    18.053

    16.441

    125.451125.451

    22.493

    5.898

    11.904

    10.697

    5.601

    7.100

    15.016

    9.970

    1.941 34.831 88.679

    9.938

    1.528

    4.239

    5.073

    2.979

    1.710

    2.895

    6.469

    698

    284

    146

    350

    271

    48

    142

    2

    TOTALE

    scriminato, in tutti gli ambiti ein tutte la materie, come giudicimonocratici. C’è uno squilibrio:i magistrati ordinari sono trop-po pochi, gli avvocati troppi».

    Per smaltire l’arretrato inappello sono in arrivo 24 giu-dici ausiliari, 23 dei quali pro-venienti dall’avvocatura.

    «Tra loro ci sono molte capa-cità ed entusiasmo, ma sonoeconomicamente maltrattati.Magistrati e avvocati espertinelle funzioni onorarie, o giova-ni tirocinanti nel cosiddetto uf-ficio del processo, sono moltoutili. Ma bisogna equilibrarecompiti e compensi».

    È preoccupato per le sortidella professione?

    «No. Sono fiducioso, ma per-cepisco di dover cambiare pelle.Saremo sempre più negoziatori.Nel processo lo siamo da sem-pre, ma il nostro contributo av-verrà soprattutto fuori dal - oprima del - processo, anche inmateria di famiglia e nelle con-troversie commerciali. Concilia-zioni, arbitrato, soprattutto me-diazione. Ci sono state sacchedi resistenza e timori iniziali,non infondati. Ma è in corso unassestamento e crescono le atte-stazioni di credibilità per gli or-ganismi di mediazione forensi,la cui attività è in aumento, an-che a Bologna».

    A. Cia.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    assistere sia i colleghi, sia magi-strati e cancellieri, grazie al“Punto informativo Pct” istituitoin tribunale da oltre due anni,con personale dell’ordine».

    Le scadenze sono state ri-spettate?

    «Rispettate e anzi anticipate,come per i decreti ingiuntivi te-lematici. Ora abbiamo accolto larichiesta di aiuto e assistenzadella Corte d’Appello, e stiamoreplicando l’esperienza con il

    Giovanni BertiArnoaldi Veli, presidentedel Consigliodell’Ordinedegli avvocatidi Bologna, dirige laFondazioneCarlo MariaVerardi

    Chi è

  • BO

    4 Lunedì 13 Luglio 2015 Corriere Imprese

  • BO

    5Lunedì 13 Luglio 2015Corriere Imprese

    «Studiavo ancora, quando ho co-minciato. Ero la quarta di settefratelli, la prima femmina: miopadre mi chiese di dedicargliun po’ di tempo, qualora ne

    avessi avuto l’occasione. Così è nata la miapassione per la moda e per la pelletteria».Giovanna Furlanetto dal 1989 tiene strette leredini dell’azienda di famiglia. E Furla va velo-ce: ha chiuso il 2014 con un fatturato di 262milioni in aumento del 15% rispetto al 2013.Nelle eleganti sale del quartier generale alleporte di Bologna, a San Lazzaro, si ricordanole parole di papà Aldo che nel 1927 cominciòa scrivere in città la storia di un marchio ogginoto in tutto il mondo.

    «Diceva: “Sii sempre generosa, senza riser-ve e con passione, e ti tornerà molto di più”.E ai miei fratelli ricordava: “Se scegliete un’au-to, prendetene sempre una più piccola rispet-to a quella che potreste permettervi”. Questoascetismo friulano, tipico degli uomini dellasua terra, lo ha impresso a tutta la famiglia eci ha portato fin qui. Rigore, serietà, credibili-tà, impegno e passione sono le basi su cui hacostruito un’azienda rispettabile e forte».

    I numeri lo confermano.«L’azienda sta vivendo un momento felice e

    di sviluppo, soprattutto grazie all’impegno eal numero di anni dedicati nel mettere leradici in Italia e in diversi mercati internazio-nali. Ora, con l’ingresso di un team di mana-ger di alto livello, le stiamo imprimendo unavelocità diversa rispetto al passato, che reggegrazie a queste radici profonde, sia come di-stribuzione che know-how produttivo, perchénegli anni abbiamo affinato la capacità diprodurre qualità a prezzi molto competitivi. Egrazie a solide basi finanziarie: la nostra fami-glia ha sempre reinvestito tutto in azienda,affrontando difficili momenti di mercato fortidella possibilità di autofinanziarci».

    Non avete mai pensato di aprirvi all’in-gresso di forze esterne?

    «Fino a oggi Furla è sempre stata un’impre-sa a proprietà familiare anche perché abbia-mo sempre trovato all’interno della famiglia edell’azienda le risorse necessarie alla crescita.Stiamo però lavorando a quella che io chiamo

    l’immortalità del marchio quindi non è dettoche in prospettiva non ci si apra a ulteriorievoluzioni. Ma non abbiamo fretta. Anche inquesti primi sei mesi del 2015 l’azienda stacrescendo a due cifre: lo sviluppo per ora loportiamo avanti grazie alle nostre risorse».

    E l’idea di quotarvi in Borsa?«Sì, è una delle ipotesi che ogni tanto ci

    vengono prospettate. Potrebbe essere un mo-do di affrontare il ricambio generazionale. Manon c’è fretta, vedremo in futuro».

    Il grosso del vostro business è fuori daiconfini italiani, obiettivo verso cui tendonoquasi tutte le aziende del settore, ma di nonfacile riuscita. Come l’avete centrato?

    «Abbiamo cominciato da subito. Io, il pri-mo viaggio in Giappone, l’ho fatto nel 1990.Costituimmo Furla Giappone e oggi il Sollevante è diventato per noi il mercato piùimportante. Ha superato anche l’Italia. Da lì ècominciata la nostra internazionalizzazioneche ci ha portato a essere in più di 100 Paesi

    nel mondo e a registrare fuori dall’Italia l’80%del giro d’affari. Questo è il nostro punto diforza perché in scenari complessi dove cicli-camente tutti i Paesi entrano in crisi, unabase ampia ci permette di galleggiare me-glio».

    Come avete vinto la partita dello stile,invece?

    «Il nostro stile è pulito, semplice, ma forteassieme. Creiamo articoli dalla lunga duratache difficilmente finiscono fuori moda, lavo-rando anche su colore, qualità dei pellami elavorazioni. E cerchiamo di inserire ogni sta-gione elementi di stupore: ci piace che davan-ti alle nostre vetrine la gente possa rallentareil passo».

    Siete in crescita, dunque state pensandoanche a nuove assunzioni?

    «Abbiamo un ufficio del personale moltoattivo. Con il trasferimento a Milano stiamoingaggiando con più facilità professionisti cheprovengono dalla moda lusso e che difficil-mente sarebbero venuti a lavorare a Bologna.Cerchiamo continuamente profili sempre piùalti che possano portare in azienda un ampiobagaglio di conoscenze e un contributo diesperienze pregresse».

    Il trasferimento di parte dei settori azien-dali a Milano era necessario?

    «Siamo molto legati a Bologna, che ci hasempre accolto con molta disponibilità. Citeniamo che l’headquarter resti questo e chele funzioni in essere rimangano qui. Ma Mila-no è la capitale della moda in Italia e unadelle città più importanti in Europa. Un buyerstraniero arriva prima a Milano e non sempreha tempo per far tappa anche a Bologna.Questa scelta, sebbene sofferta, era necessa-ria. A Milano c’è tutto un altro ritmo, un altropasso a cui bisogna adeguarsi se si vuoleraccogliere la sfida di prosperare nei mercatiglobali».

    Qual è il passo dell’Emilia-Romagna?«Le risorse ci sono e il dna imprenditoriale

    è tra i più qualificati in Italia, non a caso la viaEmilia raccoglie imprenditori e imprese chehanno fatto scuola in tutti i campi. Bisogne-rebbe continuare a creare loro condizioni incui poter operare al meglio, su un territorioche li favorisca e non li osteggi».

    Bologna ha ricominciato a correre, se-condo lei?

    «Nel mondo imprenditoriale c’è slancio efervore. Penso all’investimento del Mast,struttura di livello altissimo per una città del-le dimensioni di Bologna. Ma la città deveaprirsi e innovarsi sempre di più, e avere aivertici persone giovani, illuminate che abbia-no viaggiato e conoscano il mondo e chepossano fare sbocciare la città per tutte levalenze incredibili che contiene, regalandoleun respiro internazionale che le consenta dievolversi e tenere il passo. È un discorso chepotremmo allargare all’Italia: il nostro Paesesta vivendo un momento difficile ma la gentedi qualità c’è, bisogna solo trovarla e metterlain grado di lavorare per il bene di tutti».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    La storia

    Nel 1955 il primo negozio a BolognaOggi la conquista di Usa e Oriente

    F urla nasce oltre 80 anni fadall’iniziativa della fami-glia Furlanetto a tutt’oggiproprietaria dell’azienda. Nel1955 apre a Bologna, in via UgoBassi, il primo negozio Furla.Oggi le boutique monomarcaFurla nel mondo sono 398, acui si aggiungono 1.100 puntivendita tra shop e departmentstores. Gli oltre 180 esercizi agestione diretta sviluppano il60% del fatturato. La rete di-stributiva copre 100 mercatiesteri, dall’Europa all’Asia sinoagli Stati Uniti. Nel 2014 Furlaha contato 60 aperture, in ag-giunta alle 51 del 2013. E ilmarchio prosegue nel poten-ziamento della rete retail conun programma serrato di nuo-ve aperture. Sono previsti ope-ning a Sidney, a Singapore, aHong Kong e a Shangai. A NewYork aprirà un flagship storesulla 5th Avenue, accanto allacattedrale di Saint Patrick, chefarà da volano a nuovi negozinegli Stati Uniti, mercato sucui l’azienda vuole puntare conforza. Anche in Cina e RussiaFurla registra buoni risultati.Oltre gli Urali le 12 boutiquenegli ultimi mesi hanno rad-doppiato di fatturato. In Cina,entro la fine dell’anno, ne apri-ranno altre tre: il mercato starispondendo molto bene, pre-ferendo all’hard luxury in crisiun prodotto premium, comequello proposto dal marchiobolognese. Il risultato è un girod’affari di 262 milioni di euronel 2014, con un aumento del15% che a cambi costanti corri-sponde al 18% e con una pro-gressione negli ultimi 4 annisalita al +74%. Furla dà lavorooggi a oltre 1.100 persone intutto il mondo di cui il 95%rappresentato da donne. Unanno fa l’azienda ha siglato unaccordo con Filcams-Cgil in cuis’impegna per i prossimi dueanni ad aumentare i premi diproduzione fino al 5% per lecategorie di 4° e 5° livello, al7% per il 3° livello, mentre so-no stati confermati all’8% e al10% i premi per il 2° e il 1°livello, in pratica una mensilitàin più. Ad aprile l’azienda haavviato il trasferimento di par-te dello staff e degli uffici aPalazzo Furla in via Berchet aMilano. Anche il Premio Furla— organizzato e promossodalla Fondazione Furla, nata aBologna nel 2008 allo scopo digarantire e dare continuità aiprogetti lanciati in campo cul-turale e permetterne un suc-cessivo sviluppo e rafforza-mento internazionale — si ètrasferito a Milano. A istituiresia la fondazione che il premioè stata Giovanna Furlanetto,dal 1989 presidente dell’azien-da e ad (quest’ultima carica dal2007 è affidata a manageresterni, oggi il ceo è Eraldo Po-letto). Nel 2007 dalla Cameradi Commercio di Bologna haricevuto il pubblico riconosci-mento come Ambasciatore del-l’economia italiana nel mondo.Nel 2008 è stata insignita dellacarica di Cavaliere del lavoro.

    F. B.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    L’azienda

    di Francesca Blesio

    «A Milano per l’immortalità»

    Nei primi sei mesi del 2015 l’azienda sta crescendo a due cifre: lo sviluppo per ora lo portiamo avanti grazie alle nostre risorse Siamo molto legati a Bologna, ci teniamo che l’headquarter resti qui

    L’INTERVISTA

    Giovanna FurlanettoLa presidente di Furla: «Siamo cresciuti mantenendo il controllo in famiglia, ma ora è indispensabile il salto nella capitale della moda. Anche la Borsa nel mirino

    Chi è

    Giovanna Furlanetto, classe 1943, nata a Bologna, è presidente e ad del gruppo Furla e Cavaliere del lavoro

  • BO

    6 Lunedì 13 Luglio 2015 Corriere Imprese

  • BO

    7Lunedì 13 Luglio 2015Corriere Imprese

    L’aeroporto Marconi di Bo-logna decolla stamane in Bor-sa. Il piano di volo è un po’ abassa quota, perché il prezzodi collocamento al quale fa-ranno riferimento i primiscambi sul mercato telemati-co, com’è noto, è stato fissatoa 4,50 euro per azione, nonlontano dal minimo della for-bice indicata a fine giugno da4,40 a 5,20 euro. Gli incassisaranno comunque significa-tivi: 8,4 milioni di euro per laRegione, 16 per il Comune diBologna, 9,5 milioni di ossi-geno puro per la Città metro-politana.

    Dopo la mancata discesa inHera, l’operazione aeroportosembra una «vera» privatizza-zione, e segue di poche setti-mane l’adozione del «Pianooperativo di razionalizzazionedelle partecipazioni societa-rie» del Comune di Bologna,previsto dalla legge di stabilità2015 e inutilmente atteso peril 31 marzo fissato dalla stessalegge: è un decreto del sinda-co Merola, del 28 giugno 2015.

    Il ritardo non è privo diconseguenze economiche, no-nostante il sindaco sottolineiil carattere «ordinatorio» deltermine. Lo conferma la ricer-ca appena pubblicata dal La-boratorio Spl (Servizi pubblicilocali) di Ref Ricerche direttodall’economista Donato Berar-di, che fin dal titolo definiscela «Razionalizzazione dellepartecipate locali: un’altra oc-casione mancata». Esaminan-do piani e ritardi dei grandicomuni e delle città metropo-litane, afferma che «per i Co-muni di Bologna e Torino lamancata adozione del pianodi razionalizzazione configurauna opportunità perduta, so-prattutto per i benefici di na-tura finanziaria previsti dallalegge di Stabilità e decaduti il6 maggio scorso: esenzionedall’Ires e dall’Irap delle plu-svalenze, e deducibilità delleminusvalenze)».

    Quando Ref Ricerche ha re-datto lo studio mancavano al-l’appello sette città metropoli-tane su dieci (ad eccezione di

    Milano, Genova e Napoli),mentre erano adempienti die-ci grandi centri urbani su 13,con l’eccezione negativa diBologna, Napoli e Reggio Ca-labria. Bologna ora il piano cel’ha, mentre — salvo errori —non ce n’è traccia per la Cittàmetropolitana.

    Il piano di Bologna riguar-da le cinque società strumen-tali in house, due sole con-trollate (Autostazione e Srm),le sei di servizi (incluse le par-tecipazioni di minoranza inHera e Tper), le cinque neiservizi di interesse generale,come Aeroporto, Interporto eBolognaFiere, e il controllodel solo Caab, il Centro agroa-limentare. In buona sostanzail piano afferma: accorpamen-ti e tagli di costi possibili (so-prattutto nel numero e neicompensi dei consiglieri) liabbiamo avviati da tempo; inaltri casi le società gestisconoconcessioni pluriennali, il Co-mune non può intraprendereda solo iniziative di accorpa-menti, liquidazioni, cessioni,o non può intervenire nellagestione, come nel caso diHera, quotata.

    Le diverse visioni sui «sin-daci capitalisti» ruotano es-senzialmente su grandi multi-

    utility, aeroporti e fiere. Torniamo a parlarne con

    Donato Berardi: «Gli aeroportihanno una redditività abba-stanza solida, che cresce gra-zie al traino del resto delmondo. Bologna è il settimoaeroporto di Italia, con 6,6milioni di passeggeri l’anno,tre quarti dei quali sui voliinternazionali. I viaggiatorisono cresciuti anche negli an-ni della grande crisi, tra il2008 e il 2014, del 50%, rispet-to a un dato nazionale chenon va oltre il 10%. Insomma,una bella e solida realtà».

    In generale, però, lo stu-dio da lei diretto dice che siè persa un’altra occasione.Non resta che la riforma Ma-dìa?

    «L’auspicio è che si passidavvero dalla moral suasiondella legge di Stabilità, a un

    La Camera di commercio resta l’azionista forte, gli altri fanno cassaAi vecchi soci pubblici resterà poco più del 57%. Ai prezzi dell’Ipo l’aeroporto di Bologna vale 162,4 milioni

    L’ operazione è stata unsuccesso. È giustifica-ta quindi la palpabilesoddisfazione dei vec-chi azionisti per la conclu-sione del collocamento sulmercato di Aeroporto di Bo-logna; non sarà però esterna-ta in commenti ufficiali pri-ma del debutto in Borsa alsegmento Star, fissato perdomani.

    Il bilancio dell’Ipo, conuna richiesta che ha supera-to di 2,7 volte l’offerta e permetà proveniente da investi-tori esteri, lascia comunqueprevedere un esordio brillan-te. In altre parole, una primachiusura in territorio positi-vo, dopo che le difficili con-

    dizioni di Borsa durante ilperiodo di collocamento (dal29 giugno all’8 luglio l’indiceFtse Mib di Piazza Affari ècalato del 9,6% sotto gli effet-ti Grexit e Cina) hanno con-sigliato di ridimensionare ilprezzo d’offerta a 4,50 europer azione, quindi nella par-te bassa della forchetta indi-cata inizialmente (fra 4,4 e5,2 euro).

    L’offerta globale ha riguar-dato 14.049.476 azioni ordi-narie della società, pari al38,92% del capitale post-ope-razione, e un controvalore di63,2 milioni. Con l’eserciziointegrale della «greenshoe»da parte dell’azionista dimaggioranza relativo Camera

    di Commercio il flottante sa-le al 42,81%. Ai vecchi socipubblici resterà poco più del57%, così suddiviso: Cameradi Commercio 37,56%, Co-mune di Bologna 3,88%, Cit-tà metropolitana 2,32%, Re-g i o n e E m i l i a Ro m a g n a2,04%, Aeroporto Holding5,91%, altri (le Camere diCommercio delle altre cittàemil iano romagnole) i l5,48%.

    Ridimensionando la pro-pria quota nella società il Co-mune di Bologna ha incassa-to 16 milioni, la città metro-politana 9,5 milioni e la Re-gione 8,4 milioni. I socipubblici sindacheranno unaquota di almeno il 19,9% del

    capitale in un Patto che no-minerà 9 dei 12 consiglieri eil cui voto sarà determinanteper approvare modifiche sta-tutarie, aumenti di capitale,fusioni e acquisizioni.

    All’esito dell’Ipo la capita-lizzazione del Marconi saràpari a circa 162,4 milioni dieuro, calcolata sulla base delprezzo d’offerta. Se il prezzofosse stato nella fascia piùalta della forchetta il valoresarebbe salito fino a un mas-simo di 187,7 milioni. L’ope-razione è stata curata daBanca Imi come global coor-dinator, da Intermonte comejoint bookrunner e sponsor.

    M. D. E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Domani il Marconi a prova di BorsaL’ente locale scende e la Spa vola Berardi (Ref): «Ma sfoltire le partecipazioni è una lunga strada»

    Donato Berardi, direttore del Laboratorio Servizi pubblici locali di Ref Ricerche, il think tank presieduto da Giacomo Vaciago

    Chi èdi Angelo Ciancarella Aeroporti a confronto

    La matricola comparata ad alcuni titoli (prezzi al 3 luglio)

    Fonte: Sole 24 Ore

    Media Ev/Ebitda

    Gruppo Save spa (Venezia)

    Fraport (Francoforte)

    Flughafen Zurich (Zurigo)

    Flughafen Wien (Vienna)

    Aeroports de Paris (Parigi)

    Aeroporto di Bologna spa - valore massimo forchetta

    Aeroporto di Bologna spa - valore minimo forchetta

    0 3 6 9 12 15

    11,6

    8,6

    9,1

    9,5

    14,5

    10,7

    7,2

    8,3

    percorso più chiaro e direi rit-mato sulle dismissioni, perevitare che tutto l’impiantodella spending review restilettera morta».

    A volte però, specie neltrasporto locale, le parteci-pate perdono molto o sonodei carrozzoni. Com’è possi-bile cederle anche in parte?

    «Prima bisogna far emerge-re quanto effettivamente co-stano e quanto sono (in)effi-cienti, per evitare l’ennesimasoluzione “politica” a spesedei contribuenti».

    Rimini Fiera, oggi deglienti locali, annuncia la quo-tazione. Il piano del capo-luogo vede con favore ilmantenimento della propriaquota di minoranza (11,4%)in Bologna Fiere.

    «La partecipazione deglienti locali ai sistemi fieristicirisponde ad una logica di pro-mozione del territorio. È ra-gionevole pensare che tutti icomuni, tutte le regioni e unamiriade di enti si occupino dipromuovere il proprio territo-rio nel mondo? O non è forseuna materia da ricondurre,come la tutela dell’ambiente,ad una strategia di sistema Pa-ese? Io la penso così».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Piani di riordinoLa razionalizzazioneprevista dalla legge diStabilità è l’ennesimaoccasione mancata

    MONOPOLI

    milionidi euro, è il valore dell’operazione ai prezzi di collocamento

    63,2

    Decollo Una veduta dall’alto della pista del Marconi

    Il commento

    di Angelo Drusiani

    Ok il prezzo è giustoL'hub bolognese piacerà a Piazza Affari

    Vicenda debito greco, da un lato,«bolla» su mercato azionario cinese,dall’altro, non hanno frenato la domanda di azioni dell’Aeroporto diBologna. Richieste che si sono

    attestate a quasi tre volte l’offerta proposta agli investitori. Il 38,9% del capitale è ora passato di mano: di questa percentuale, il 15% agli investitori definiti «retail», l’85% agli investitori istituzionali. Considerando la Greenshoe, il flottante sarà di circa il 43%. Il prezzo fissato per il collocamento è euro 4,50 per azione, nella parte inferiore della forchetta dei prezzi, prevista tra euro 4,4 e 5,2. Ora la capitalizzazione sarà pari ad euro 162 milioni, con una posizione finanziaria netta positiva di circa 15 milioni di euro e quindi un Enterprise Value di poco inferiore ai 150 milioni. Prima di rituffarci nei numeri va ricordato che l’Aeroporto Guglielmo Marconi è considerato di medie dimensioni inItalia, di piccole dimensioni in Europa. Il suo posizionamento geografico offre potenzialità di sviluppo particolarmente importanti. E non a caso si sono sviluppate nuove collaborazioni con Turkish Airlines, Etihad per un volo per Abu Dabi e la prestigiosa Emirates per una rotta verso Dubai. Anche con Czech Airlines si stanno intensificando contati per nuove rotte. Naturalmente, queste novità non intaccheranno il rapporto stabilito fin dal 2008 con Ryanair che all’Aeroporto bolognese fa transitare circa 2,5 milioni di passeggeri. Con un indotto importantissimo per il centro della città, nel quale il turismo sta aumentando anno dopo anno. Zardoni, di Albertini Syz, giudica soddisfacenti i dati finali relativi alla società. In particolare, il rapporto tra Entreprise Value e Ebitda (l’utile operativo pre svalutazioni e ammortamenti) si attesta a 6,8, mentre il rapporto con Ebit (utile pre interessi e tasse) a 12,6. Il rapporto Prezzo/Utile è di 23 volte. Valori riferiti alle previsioni 2015 che vedono l’Aeroporto di Bologna in deciso sconto rispetto alla media europea per quanto riguarda la valutazione su Ebitda e Ebit e a premio per quanto riguarda il rapporto Prezzo/Utile. La profittabilità dell’Aeroporto potrebbe migliorare decisamente a partire dal 2016 grazie a due fattori: incremento delle rotte sopra citate e, in autunno, la conclusione del processo per l’approvazione delle nuove tariffe per i diritti di transito, che entreranno in vigore dal 2016. Questi due fattori, assieme al piano di investimenti di 125 milioni nei prossimi 5 anni, fanno ben sperare per una nuova crescita ed una maggiore profittabilità dell’azienda.© RIPRODUZIONE RISERVATA

  • BO

    8 Lunedì 13 Luglio 2015 Corriere Imprese

    UnipolSai si candida co-me «spalla» dello Statoper erogare tutti i servi-zi già tagliati, o in pro-cinto di esserlo, causa

    austerity. Non in Grecia, ma inItalia, dove la compagnia bolo-gnese controllata dal movimen-to cooperativo, dopo l’acquisi-zione di Fonsai, è diventata nu-mero uno nel ramo danni e se-conda in assoluto alle spalle diGenerali. Sanità, assistenza, pre-videnza, insomma il welfare nelsuo complesso, e la coperturadei danni per le calamità natu-rali, saranno oggetto di un pac-chetto di proposte da sottoporreai vari livelli di governo. Ce loanticipa il presidente PierluigiStefanini a margine della pre-sentazione del Bilancio di soste-nibilità 2014, un documento cheUnipol redige annualmente dal‘93. «Il nostro atteggiamento èsempre propositivo. Preferiamostimolare progetti comuni anzi-ché chiedere o recriminare»,premette Stefanini quando glichiediamo se condivida i giudizidel «suo» ad Carlo Cimbri sul-l’immobilismo della politica bo-lognese e sulla crescente margi-nalità del territorio d’origine ri-spetto agli interessi della com-

    pagnia. «È nei fatti — rispondeil presidente — che per l’Unipoldi oggi il territorio non può cheessere il Paese nella sua totalità,sul quale ormai abbiamo unapresenza diffusa e omogenea.Ciò non toglie che la mente restisaldamente nella città d’origine,dove manterremo il nostro quar-tier generale. Perciò non siamoindifferenti a ciò che succedequi. L’impresa cresce se cresce ilsuo territorio, la società, le isti-tuzioni e la politica. Ma è natu-rale e non scontato che occorracostruire una nuova reciprocità,dove il contesto riconosca ancheil valore delle aziende».

    Un riconoscimento che nonavete ancora ottenuto?

    «Occorre sicuramente un sal-to di qualità nelle istituzioni percreare le condizioni dello svilup-po e stimolare le imprese ad in-novare. Per me crescita non èsolo aumento del Pil, ma anchesoddisfazione dei bisogni dellacomunità in un dialogo piùstretto fra pubblico e privato».

    È questo che manca?«Il dialogo è avviato. L’obietti-

    vo è creare qualche spazio intel-ligente nel quale un gruppo as-sicurativo eserciti a pieno la suavocazione, che è per natura sus-

    sidiaria rispetto alle funzioni delpubblico. Le trasformazioni so-ciali in atto, dall’ invecchiamen-to della popolazione ai fenome-ni legati ai cambiamenti climati-ci, producono nuove tipologie dirischio che per il sistema assicu-rativo rappresentano nuove sfi-de. Il bilancio di sostenibilitàpresentato oggi certifica comesia possibile coniugare l’esigen-za di conseguire risultati econo-

    mici con obiettivi di elevato va-lore sociale».

    Nella sanità, con Unisalute,siete già leader di mercato.Avete in mente altri progetti?

    «Pensiamo agli anziani, unapopolazione con grandi esigen-ze di assistenza. Noi possiamointervenire a supporto del pub-blico con polizze specifiche perla copertura dei non autosuffi-cienti, oppure delle spese per

    UnipolSai si butta nel welfare «sussidiario»In arrivo proposte da sottoporre al governoPolizze specifiche a supporto del pubblicoper anziani, assistenza e calamità

    l’assistenza domiciliare».Si torna a parlare di pensio-

    ni. Intanto, però, è stata alzatala pressione fiscale sui fondiintegrativi. Cosa ne pensa?

    «Voglio sperare che sia unamisura contingente dettata damomentanee esigenze di bilan-cio. Siamo uno dei soggetti piùimportanti nel settore e ritenia-mo che il futuro non possa pre-scindere da un generalizzato uti-lizzo del doppio pilastro previ-denza pubblica-previdenza inte-grativa».

    Anche i rischi legati ai cam-biamenti climatici rientranotre i progetti futuri di Unipol-Sai?

    «Certamente. Si è visto colterremoto del 2012 quale possaessere il ruolo positivo di unacompagnia assicurativa. Unipol-Sai in un anno soltanto ha liqui-dato danni per 100 milioni, per-mettendo l’avvio della ricostru-zione anche dove i risarcimentipubblici ancor non sono arriva-ti. Stiamo lavorando sul temagenerale delle catastrofi naturalie dei cambiamenti climatici per-ché vogliamo fare un ulterioresforzo nella ricerca delle coper-ture necessarie a presentare pro-poste di integrazione ai fondi ri-schi pubblici».

    Si parla i grandi numeri. Neavete la forza?

    «Oggi sì. L’acquisizione diFondiaria Sai è stata una grandescommessa e un immenso sfor-zo. Ma oggi se ne vedono i frut-ti. Il gruppo è più profittevole econ una migliore solidità patri-moniale; questo ci dà la forzaper alzare il livello delle nostresfide».

    Massimo Degli Esposti© RIPRODUZIONE RISERVATA

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    Occorre costruire una nuova reciprocità, dove il contesto riconosca anche il valore delle aziende

    MONOPOLI

    Valore economico distribuito

    di cui

    20%Dipendenti

    11%Fornitori

    8%Azionisti

    13%Pubblica

    amministrazione

    6%Finanziatori

    42%Agenti

    17,8miliardi di euro

    di raccolta direttaAssicurativa

    13,3miliardi

    per il pagamentodei sinistri

    4,8miliardi

    distribuiti ai nostristakeholder

    19,7miliardidi euro

    ridistribuiti

  • BO

    9Lunedì 13 Luglio 2015Corriere Imprese

    In architettura li chiamano«landmark», sono grandicostruzioni che diventanopunti di riferimento storicio dello skyline. Le grandi

    capitali europee ne sono pie-ne e anche Milano si sta acco-dando come dimostra il re-cente restyling della zona diPorta Nuova e Porta Garibaldi.

    A rendere riconoscibilimolti di questi immobili èun’azienda riminese con unastoria centenaria (ha compiu-to un secolo di attività giustol’anno scorso): il gruppo Foc-chi. La sua tecnologia cambiainfatti pelle agli edifici. Sichiama «curtain wall», «muroa tenda»: è una facciata conti-nua, un particolare involucroleggero che garantisce tutte lefunzioni normali di una pare-te esterna, senza sopportarealtro carico che il peso pro-prio e la spinta del vento. Inpratica, una parete di vetro emetallo, magnifica e ad altaefficienza energetica, che resi-ste all’aria, all’acqua, al fuoco,alle forze sismiche e alleesplosioni. A Milano Focchista completando il vestito del-la Torre Allianz Isozaki, l’edi-ficio più alto d’Italia. A Londraha ultimato il nuovo centrodirezionale in King’s Cross, invetro e terracotta, voluto dalbraccio immobiliare di BnpParibas dove avrà sede ancheil quartier generale inglese diGoogle. Intanto, sempre nellacapitale britannica, ha avviatoi lavori per un edificio direzio-nale, in zona Paddington, pro-gettato dallo storico StudioAllies and Morrison Archi-tects. Da Rimini questa seco-lare impresa sta portando ilsuo verbo architettonico intutto il mondo prendendo lin-

    fa dalle sue radici, comequando si fece fare le colate inalluminio per l’aeroportoKansai di Osaka (progettatocon Renzo Piano) da una dit-ta riminese che faceva fusioniper carburatori di motociclet-te. «Sì, siamo in moderato svi-luppo quindi abbiamo inten-zione di fare qualche nuovaassunzione in termini di per-sonale tecnico», confermaMaurizio Focchi, 62 anni, addella ditta dove è entrato nellontano 1982. «Stiamo son-dando il mercato Usa, un mer-cato dove sono presenti diffe-renze enormi. Per noi l’areapiù interessante è New York,

    la nostra immagine italiana edeuropea lì è più apprezzata eassieme a Miami è la città chedopo il fermo degli ultimi an-ni è più in fibrillazione».

    Il gruppo riminese, 150 di-pendenti, 55 milioni di fattu-rato, investe circa il 4% deisuoi ricavi in ricerca e svilup-po. «L’innovazione si gioca sudue campi: la commessa e laricerca a monte — continuaFocchi, che siede anche comevicepresidente di Confindu-stria Emilia-Romagna — nelprimo caso, per esempio, stia-mo partecipando a una garache prevede una quantità dielementi terracotta mai co-

    struiti prima-. Nell’altro siguarda più lontano e si cercadi trovare prodotti che faccia-no fare un salto tecnologico,è un’attività che abbiamo ini-ziato da due- tre anni e che ciporta a studiare ad esempio ilfotovoltaico applicato alla fac-ciata di un edificio per pro-durre energia».

    L’abito per palazzi che ilgruppo Focchi confeziona simaterializza grazie a una cer-tosina componente progettua-le che traina quella di fabbri-ca, in cui vengono assemblatii pannelli prefabbricati, equella prettamente cantieristi-ca. «Da noi convivono due tipi

    Da Rimini alla sede inglese di Google con l’abito più belloPortano la firma di Focchi i rivestimenti delle torri globaliL’azienda ha compiuto 100 anni l’anno scorso, ora sta pensando di espandersi sul mercato Usa

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    INNOVATORI

    «Alla fine deglianni Novanta,lanciarsi nelmondo dei na-nomateriali era

    come provare a vendere la lu-na». Eppure Gian Luca Falleti,titolare di Nanoprom, all’epocanon si è tirato indietro. Saran-no stati i 20 anni d’età di allora,ma il giovane imprenditore de-cise di puntare il tutto per tuttosulla ricerca e l’applicazionecommerciale degli ancora se-misconosciuti nanomateriali abase di silice per svilupparevernici ad alte performance.«Partivo da zero — raccontaoggi Falleti — dal garage di ca-sa. Mi affascinava l’idea che sipotessero aumentare le presta-zioni dei materiali portandoli adimensioni inferiori. Così hocominciato ad acquistare il ma-teriale e rivenderlo». Tutto èpartito da Sassuolo, ma oggi ilaboratori esterni sono oltreventi nel mondo. La testa e laproduzione restano nel cuoredell’Emilia e la piccola azienda,che conta appena sei dipen-denti, ha stretto partnershipcon le università, a partire da

    quella di Trieste e dalla Federi-co II di Napoli.

    La full immersion dei primianni ha portato alla messa apunto del prodotto di punta,Polysil: vernice pensata perproteggere le superfici in gel-coat, vetroresina, metallo o altrisubstrati. Da lì il connubio conTetra Pak, che ha scelto Polysilper proteggere l’alluminio deisuoi impianti. Era solo l’inizio:

    Nanoprom si è presto imbarca-ta nel mondo della nautica conl’iniziale obiettivo di far duraredi più le murate degli scafi. Lavernice ha dimostrato una spe-ciale proprietà idrodinamicache rendeva le imbarcazionipiù veloci in acqua (-17% di at-trito). «Lo ha capito chi facevale regate — spiega Falleti — edè così che siamo diventati for-nitori per le Olimpiadi di Lon-

    dra 2012». Dalle imbarcazioniagli aviomobili, alle collabora-zioni con le industrie del tabac-co e degli elettrodomestici maanche con le ditte dei trasportipubblici che hanno riconosciu-to nei prodotti di Nanopromalcune capacità antigraffiti.Passando nel 2013 anche per laFormula Uno: il parco di appli-cazione oggi è vastissimo. E an-che le nuove proprietà di Poly-

    La vernice ultraleggera che corre in Formula 1Migliora la conduzione termica e riduce l’attrito anche in acqua. L’ha inventata la modenese Nanoprom

    sil: oltre al minor attrito in ac-qua la vernice montata sui cer-chi delle auto da corsa hadimostrato capacità di trasmit-tanza termica che aumentanole prestazioni in gara. Via alloraalla collaborazione con Ferrarie altre case automobilistichedel territorio. E nel prossimofuturo c’è l’eolico.

    Mara Pitari© RIPRODUZIONE RISERVATA

    di professionalità: l’ingegneriasofisticata e tecnologicamenteavanzata, gli ingegneri edili ei periti meccanici, senza di-menticare l’attività di tipo arti-gianale che questi prodotti ri-chiedono». Era il 1914 e a duepassi dal mare Giuseppe Foc-chi e suo padre Mariano sfor-navano cancellate, aratri e for-niture metalliche per le Ferro-vie dello Stato. Oggi quel sa-pere serve per rivestire imonoliti urbani del ventune-simo secolo come la nuova se-de della Borsa di Londra.

    Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

    ChimicaNel 2013 Nanoprom si è lanciata nel campo della F1collaborando con la Ferrari. Nella foto a destra, due bruciatori, uno dei quali trattatocon Polysil

    FalletiMi affascinava l’idea di aumentare le prestazioni dei materiali portandoli a dimensioni inferiori

    In vettaSopra Maurizio Focchi (al centro), ad del gruppo Focchi, con l’architetto giapponese Arata Isozaki e Andrea Maffeis, architetto, sulla torre Allianz-Isozaki a Milano (a sinistra), l’edificio più alto d’Italia con i suoi 202 metri

    milionidi euro è il fatturato registrato da Focchi nel 2014

    55

    dipendentiè la forza lavoro impiegata dal gruppo riminese

    150

  • BO

    10 Lunedì 13 Luglio 2015 Corriere Imprese

    L’abolizione delle Pro-vince potrà anche es-sere giudicata unamezza riforma. Tutta-via il nuovo assetto

    istituzionale ha già contribui-to ad innescare più di una ri-voluzione. Per esempio, l’uni-ficazione fra Cisl Modena e Ci-sl Reggio Emilia (100 milaiscritti) e le nozze delle treCoop di consumo, Adriatica,Estense e Nordest. Ma la fre-nesia da fusione, che in Borsachiamano «mergermania», inEmilia-Romagna ha contagia-to soprattutto Confindustria.Entro due anni infatti, con lanascita di Confindustria Emi-lia e Confindustria Romagna,le associazioni territoriali pas-seranno da 9 a 5; forse solo a3 se nascerà anche una «cosa»a Ovest di Modena. Intanto, inLombardia, Brianza e Monzastanno per unirsi ad Assolom-barda, già oggi la corazzata

    delle territoriali di Viale Astro-nomia con più di 4 mila asso-ciati. Ma senza le nozze con ibrianzoli, anche lei sarebbestata surclassata, per fatturatomanifatturiero e numero didipendenti (la base per calco-lare i contributi associativi),dalla neonata ConfindustriaEmilia che fonde UnindustriaBologna, Confindustria Mode-na e Unindustria Ferrara, rap-presentando 3.400 imprese,con 171 mila dipendenti e unfatturato totale di oltre 70 mi-liardi. Avrà oltre 200 dipen-denti e un consistente patri-monio, fra immobili e parteci-pazioni societarie. Tutto saràin comune — a partire dalcorpo elettorale _ senza «bi-

    è, fra tutti questi, paradossal-mente, il più opaco. Nessunaterritoriale pubblica un bilan-cio (come associazioni privati-stiche non sono tenute a far-lo), pochissime fanno uscirequalche numero e la solaUnindustria Reggio Emilia,diffondendo un «bilancio so-

    ciale», rende pubblici i datichiave: 1.047 imprese iscrittecon 49.581 addetti, per un fat-turato di 19 miliardi; i collabo-ratori sono 48, che salgono a143 con le società partecipate.

    Proprio Reggio Emilia, pe-rò, ha sparigliato le carte sfi-landosi a sorpresa dal proget-

    Industriali al valzer delle fusioni Avanti con le aggregazioni, ma a «geometria variabile»Da una parte Rimini, Forlì e Cesena, dall’altra Bologna, Modena e Ferrara, mentre gli altri puntano alla «Mediopadania»

    L’EMILIA-ROMAGNA DEI CAMPANILI

    I numeriConfindustria Emilia, 3.400 associati e 171.000 addetti. Farà concorrenza a Milano

    lanciamenti» territoriali. «Nonguardiamo alle poltrone ma aibisogni degli associati —commenta il presidente diModena Valter Caiumi — So-no loro a chiederci un’orga-nizzazione più solida, cheguardi al mondo e alla nuovarealtà dell’industria 4.0 con lesue nuove filiere. Bisogna faregrandi cose, che si posso faresolo con grandi risorse. E ur-gentemente perché il tempostringe».

    Bologna sarà prevalente —tanto che il suo presidente Al-berto Vacchi è indicato comecolui che guiderà il processo— dall’alto dei suoi 1.841 asso-ciati, 3.588 unità produttive,93.547 dipendenti. Anche intermini contributivi il capo-luogo farebbe la parte del leo-ne, apportando circa 12 dei 17milioni di budget complessi-vo. Il condizionale è d’obbligopoiché il mondo confindu-striale, pur abituato a dar le-zioni di trasparenza a quellidella politica e del sindacato,

    Il peso delle associazioniDipendentiAssociati

    FORLÌ-CESENA

    30.000 19.168

    RIMINI

    26.000

    17.540

    93.547

    BOLOGNA

    60.000

    MODENA

    49.581

    REGGIO EMILIA

    36.000

    PARMA

    25.000

    PIACENZA

    700

    500

    1.047 940 1.841 470 432

    800

    600

    RAVENNA

    FERRARA

    di Massimo Degli Esposti

    Caiumi (Modena)Non guardiamo alle poltrone ma ai bisogni degli associati che ci chiedono con urgenzauna squadra più forte e servizi più qualificati

  • BO

    11Lunedì 13 Luglio 2015Corriere Imprese

    to Confindustria Emilia quan-do Mauro Severi ha sostituitoStefano Landi alla presidenza.Modena e Reggio sono dueeconomie gemelle, vocate allameccanica agricola, alla mo-da, alla trasformazione agroa-limentare e indissolubilmen-te interconnesse nel distretto

    ceramico Sassuolo-Scandianoe nell’Ateneo; entrambe fan-no anche parte del «Club dei15» che riunisce le territorialidi Confindustria a più alta vo-cazione manifatturiera. Oraperò i reggiani guardano aOvest, verso Parma, Piacenzae oltre. Il loro orizzonte è

    quello della «soggettività me-diopadana» come l’ha defini-ta Severi all’ultima assemblea.Icona di un territorio che aParma definiscono invece«area integrata», è la stazioneMediopadana dell’Alta veloci-tà (la cattedrale nel desertoprogettata da Calatrava), mol-

    to frequentata, pare, da man-tovani, cremonesi e parmen-si. Con polo logistico di Pia-cenza, asse Tirreno-Brennero(Tibre) e, a Parma, Interporto,Fiera e aeroporto (appena sal-vato dall’Unione degli indu-striali con 5 milioni) le trecittà dell’Ovest Emilia sogna-no di affrancarsi dalle cittàmetropolitane di Bologna eMilano, la cui forza d’attrazio-ne vicendevolmente si annul-la da quelle parti. «Non vo-gliamo morire né milanesi nébolognesi», ha esordito infat-ti il presidente degli indu-striali parmensi Alberto Fignanel dibattito che ha chiuso

    l’ultima assemblea. E ora ag-giunge che «le aggregazioninon possono essere calatedall’alto; devono risponderealle esigenze strategiche dellenostre imprese e agli assettiistituzionali dei nostri inter-locutori. Oggi il nostro inte-resse prevalente è l’asse Nord-Sud, verso i porti e il Brenne-ro, anziché la via Emilia».

    E dire che proprio dai reg-giani, ai tempi della presi-denza di Fabio Storchi, oggicapo della potente Federmec-canica, partì l’idea di unire leforze in regione per miglioreil supporto operativo agli as-sociati. Era il 2001 e si parlavaappena della riforma Pesenti

    che oggi, da Roma, sollecitale territoriali ad aggregarsi.Ma Storchi già ipotizzava unnuovo assetto «glocal» per leconfindustrie emiliano-roma-gnole: federandole tutte, cia-scuna si sarebbe specializzatain un servizio da erogare pertutte le altre. Chi il fisco, chile buste paga, chi il supportoall’export, chi l’energia e viadicendo. Rafforzare i servizialle imprese resta il motivo difondo per cui fioccano, oggi,le fusioni.

    In Romagna, per esempio,tre realtà come Rimini, Ra-venna e Forlì-Cesena, preseda sole, non sarebbero piùstate in grado di dare tutto atutti, ai livelli richiesti dal-l’economia globale. Insieme raggiungeranno invece i 1.500iscritti, con 60 mila addetti,per un fatturato totale di 30miliardi di euro. Il processoaggregativo sarà più gradualedi quello emiliano: si partecon una federazione che la-scia a ogni campanile la pro-pria rappresentanza e il pro-prio gruzzolo; poi, nel 2017,la fusione con presidente uni-co e unica sede di presidenza.«L’identità romagnola è bendefinita — spiega il presiden-te di Ravenna Guido Ottolen-ghi — e questo facilita le co-se. Le nostre imprese hannoriferimenti comuni, nel turi-

    A SudConfindustria Romagna va per gradi: prima la federazione, poi le nozze

    smo, nell’agroalimentare, nel-la meccanica, nella chimica.Siamo tutti in un triangolo di50 chilometri, con identiciproblemi infrastrutturali, a partire dal Porto di Ravenna edalla E55. E avremo un soloreferente politico nell’area va-sta della Romagna».

    Non di federazione, ma diuna rete comune di serviziparlano invece Reggio Emilia,Parma e Piacenza, che vorreb-bero coinvolgere le vicineMantova, Cremona, MassaCarrara e La Spezia. La «Me-diopadania» sarà per forzaun’ aggregazione «a geome-tria variabile» dice il direttore

    di Piacenza Cesare Betti; leregole di Confindustria vieta-no infatti matrimoni fuori daiconfini regionali. «Ma po-tremmo mettere insieme tan-ti servizi, come i gruppi d’ac-quisto per l’energia, conenormi vantaggi». Nel restodella regione il progetto èguardato con sufficienza, tan-to che Caiumi auspica «cheReggio Emilia ci ripensi: leporte sono aperte». Però for-se è meno evanescente diquel che si creda e Betti rivelache «abbiamo già avuto moltiincontri fra direttori; entroluglio avremo un piano ope-rativo».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    A OvestSette territoriali da Cremona a Massa Carrara sull’asse Tirreno-Brennero

    Il peso delle associazioniDipendentiAssociati

    FORLÌ-CESENA

    30.000 19.168

    RIMINI

    26.000

    17.540

    93.547

    BOLOGNA

    60.000

    MODENA

    49.581

    REGGIO EMILIA

    36.000

    PARMA

    25.000

    PIACENZA

    700

    500

    1.047 940 1.841 470 432

    800

    600

    RAVENNA

    FERRARA

    Il casoReggio Emilia spiazza tutti sfilandosi dal progetto con Bologna, Modena e Ferrara

    Ottolenghi (Ravenna)L’identità romagnola è ben definita e questo facilita le cose

    Figna (Parma)Non vogliamomorire né milanesi, né bolognesi, ci interessa più l’asse Nord-Sud della via Emilia

  • BO

    12 Lunedì 13 Luglio 2015 Corriere Imprese

    FOOD VALLEY

    Si chiama Opera sca ed èla neonata cooperativaitaliana nella produzio-ne della pera. L’idea diunire sotto un unico

    marchio (Opera. La pera!) lepiù importanti aziende produt-trici del settore è stata di Apo-Conerpo – un’organizzazione diproduttori italiani del compar-to ortofrutticolo in provincia diBologna (670 milioni il fattura-to 2014) – che ha proposto aLuca Granata, ex direttore ge-nerale di Melinda, di sviluppar-la.

    Il neo dg di Opera ha sceltoBologna come base operativa ele aziende emiliano-romagnolecome pilastri su cui costruire lostesso successo avuto con lamela della Val di Non. L’intentodel progetto, che raccoglie piùdi mille produttori — organiz-zati in 18 grandi aziende peruna superficie coltivata di7.500 ettari — ha lo scopo diridurre la concorrenza tra leaziende coinvolte e incremen-tare la vendita del quarto fruttopiù consumato dagli italiani at-traverso la concentrazione dellagestione e dell’offerta del pro-dotto. Per ora si è ancora infase di rodaggio e a poche set-timane dalla prima raccolta del2015, le aziende che costitui-scono l’ossatura della società

    cooperativa preparano macchi-nari e lavoratori per ricevere lecirca 200 mila tonnellate diprodotto previste per quest’an-no. Per vedere la prima peracon il marchio Opera nei nego-zi ortofrutticoli occorreràaspettare i primi d’ottobrequando partirà la distribuzionein tutt’Italia. L’obiettivo perGranata è riuscire a consolidaree mantenere la clientela dellediverse aziende che compongo-no Opera, puntando sia ad au-mentare le quote di mercatoche il volume d’affari. Introitiche, secondo il dg, andrebberostimati intorno ai 170 milioni dieuro l’anno e che non si esclu-de possano crescere nel casoanche altre aziende decidanodi unirsi alla nuova società.«Parliamo di una cifra appros-simativa — spiega il direttore

    generale di Opera –. Nel settoreagricolo, rispetto a quello indu-striale, è più difficile fare delleprevisioni in anticipo. Occorrevalutare il prodotto dopo che èstato raccolto e di certo nonbasta solo la quantità. Bisognavalutarne la qualità in modo dastabilirne il prezzo».

    Per la scelta della via Emiliacome modello su cui costruireil futuro della pera in Italiahanno di certo influito i datisulla produzione nazionale. In-fatti, in base a un’elaborazione

    dell’Inea, Istituto nazionale dieconomia agraria, delle 824mila tonnellate prodotte in Ita-lia, il 62,7% (554 mila) arrivanodall’Emilia-Romagna. A decre-tare il primato della regionenella produzione della pera, leprovince di Modena, Ferrara, Bologna e Ravenna dove il 50 %del totale è dato alla varietàAbate Fetel.

    «Quando ho deciso di accet-tare questa nuova sfida — con-tinua Granata — ho subito ra-gionato sui numeri. E ho cerca-

    È pronta Opera. La pera!, a ottobre nei negoziLa nuova coop riunisce oltre mille produttorie punta a 170 milioni di fatturato

    to di spiegare alle aziende pro-m o t r i c i d e l p r o g e t t ol’importanza di ritrovarsi a ope-rare unitariamente sullo stessosettore».

    Un’operazione che per Gra-nata si tradurrebbe sin dal pri-mo anno in una massimizza-zione del reddito per i produt-tori grazie a diversi fattori: con-c e n t r a z i o n e d e l l ’o f f e r t a ,creazione di un unico ufficiocommerciale, minore concor-renza sul mercato interno, unamaggiore competitività nel-l’export e l’individuazione di unmarchio che permetta una piùfacile riconoscibilità del pro-dotto. Ma l’idea di replicare ilsuccesso che è stato per la me-la anche con la pera per oranon ha riscosso tanto entusia-smo. Molti produttori, infatti,hanno preferito rimanerne fuo-ri e continuare a operare in au-tonomia. C’è chi, tra i grandiproduttori, ha preferito evitaretensioni dovute alla possibilitàdi ritrovarsi alleato nel settoredella pera e allo stesso tempocompetitor in altri segmenticome la produzione e la vendi-ta delle pesche o i kiwi.

    «Per ora rappresentiamo so-lo un quarto della produzione esappiamo che non è sufficienteper dare una svolta sul mercato— conclude Granata — Maquello che abbiamo iniziato èun percorso ed è ancora prestoper fare bilanci. Poi chiunquevoglia entrare in Opera troveràle porte aperte. Noi siamo unasocietà includente e il nostrointento è creare un compartoin grado di operare al meglioin Italia e all’estero».

    Dino Collazzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

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    GranataVantiamoun quarto della produzione

    Fonte: Confcooperative

    I datiprincipali

    Fruttic

    oltori

    asso

    ciati

    >1.00

    0

    Des

    tinaz

    ione

    expo

    rt>4

    0Tecnici

    agronomi

    98

    Capacità giornaliera

    di confezionamento>2.200 Tons

    Centri

    confeziona

    mento

    14

    Azie

    nde

    socie

    18

    Superficiecoltivata

    7.527 HA Raccoltomedio annuo

    >200.000 Tons

    Principali

    varietà

    9

  • BO

    13Lunedì 13 Luglio 2015Corriere Imprese

    *Conferimento al Fondo immobiliare Agris per un importo di 12 milioni di euro

    Bilanci ufficiali del CaeRisultato di esercizioDati in euro Gestione caratteristica

    2 0 1 1 * 2 0 1 2 2 0 1 3 2 0 1 4

    +14.527.639

    +449.148

    -1.521.802 -1.951.215

    +1.494.152

    +10.690.299

    +1.604.313

    -3.919.399

    Alimentare

    I salumi emilianisbarcano a Expo con BerettaSi parte domani

    I l meglio della salumeria emi-liano-romagnola sarà rac-contata a Expo (nella fotoPalazzo Italia) in casa Berettacon una serie di eventi fino alprossimo 31 ottobre. Focus set-timanali e momenti di spetta-colo si alterneranno in piazzaBeretta durante le prossimesettimane a partire da domani.Ci saranno con la loro qualitàDop e Igp, il Prosciutto di Par-ma, i Salamini alla Cacciatora,il Culatello di Zibello, la Pan-cetta e la Coppa Piacentina, ilSalame Piacentino, la Morta-della Bologna, lo Zampone e ilCotechino Modena, il SalameFelino e la Coppa Parma. Ben11 prodotti made in Emilia-Ro-magna nelle dispense del-l’azienda Fratelli Beretta tra i18 con certificazioni di qualitàed esclusività. Dal 1812, infatti,Beretta porta sulle tavole dimilioni di persone in tutto ilmondo i suoi salumi, preparatinel rispetto delle antiche ricet-te e delle peculiarità dei luoghid’origine, investendo nei pro-dotti a Origine Controllata eIndicazione Geografica Protet-ta: i 18 salumi certificati cheBeretta vanta nella sua «Carta»sono il numero più alto di pro-dotti a tutela per un’aziendaalimentare. Ogni martedì dadomani, dunque, in piazza Be-retta andrà in scena la «Gio-stra dei Sapori»: una cesarina,un salumiere ed un food blog-ger renderanno omaggio agliinsaccati della settimana conricette, consigli e curiosità, tratradizione e innovazione.Mentre al giovedì l’appunta-mento sarà con gli showcoo-king di Filippo Novelli, cam-pione del mondo di gelateria.

    Maria Centuori© RIPRODUZIONE RISERVATA

    L’iniziativa

    Confronto acceso al-l’assemblea del Con-sorzio agrario del-l’Emilia operante sul-le province di Bolo-

    gna, Modena, Reggio e, inparte, su quella di Ferrara. Ilbilancio 2014 è stato approva-to, ma con il voto contrario deidelegati della componente chefa capo a Confagricoltura, Ciae Copagri. «Quattro milioni dieuro di perdita derivanti dallagestione straordinaria: una si-tuazione inaccettabile», de-nunciano le tre organizzazioniin rappresentanza di oltre unterzo dei soci. Pronta la replicadel dg del Cae, Angelo Bar-bieri: «Il no di 8 delegati su 41è una pura posizione politicanei confronti della maggioran-za dei soci che è espressionedella Coldiretti». E sul temainterviene anche il presidentestesso di Coldiretti Emilia-Ro-magna, Mauro Tonello: «Inun mondo sempre più globa-lizzato dove crescono i mono-poli che possono imporreprezzi alti per macchine agri-cole, concimi, mangimi, epossono mantenere bassi iprezzi pagati alle imprese agri-cole per i cereali che produco-no, il Cae ha saputo ritagliarsiun ruolo moderno, costruen-do una alternativa proprio aquei monopoli che potrebberoemarginare gli agricoltori».

    «In tre anni le perdite han-no superato i sette milioni die u r o — r i m a r c a n oConfagricoltura, Cia e Copagri.Causa scelte sbagliate che ab-biamo sempre contestato, nel-le sedute consiliari e conl’astensione di voto al bilancio2012 e 2013». «Le perdite sonodovute — spiega il direttoredel Cae — ad operazioni stra-ordinarie o extra caratteristi-che, conseguenti a svalutazio-ni prudenziali delle poste atti-ve finanziarie in particolare del fondo immobiliare Agris,che ha seguito il mercato. Sesi considerassero gli ultimiquattro anni, la somma totalerisulterebbe attiva (tabella 1 afianco), anche in questo casonon dovuta alla gestione bensìal conferimento degli immobi-li al fondo».

    Ed è proprio sull’utile del

    2011 pari a 10.690.299 che siconcentra l ’attenzione diConfagricoltura, Cia e Copagri:«È il risultato del conferimen-to degli immobili al fondo incambio, però, di quote che aoggi non hanno generato quelcontante promesso ai soci,semmai si sono svalutate ognianno di circa 400 mila euro».

    Sotto tiro ci sono gli investi-menti nel Pastificio Ghigi diRimini (circa 3,2 milioni):«L’operazione non sta rispet-tando quanto prospettato e lequote dei soci — aggiungonoConfagricoltura, Cia e Copagri— perdono sempre più valoreaccrescendo il malcontento ela disaffezione della base».Così il dg Barbieri: «Vogliamocreare una filiera della pastacon grano cento per cento ita-liano, garantito dai produttoriagricoli. Protagonisti i Consor-zi agrari che sono i maggioristoccatori di cereali. Purtrop-po il progetto è partito maleper l’abbandono dell’unico so-

    cio esperto del settore, il Pa-stificio Amato. Ma è valido edhanno sottoscritto quote diaumento di capitale, con so-vrapprezzo, importanti soci tracui il Pastificio Zara che è ilsecondo produttore di pasta almondo dopo Barilla».

    C’è chi pensa, tuttavia, chel’ampliamento della compagi-ne societaria non sia di per ségaranzia di successo mentre ilCae attende ancora il paga-mento del grano duro dato alpastificio nel 2014, oltre 700mila euro, tant’è che ha bloc-cato pure le forniture. E all’in-terno del Consorzio agrario diForlì-Cesena-Rimini prevaleun dubbio, che le iniezioni diliquidità da parte del sistemaconsortile siano servite a po-co: le linee di produzione van-no tuttora «a singhiozzo» emancano le commesse.

    Nel mirino del fronte delno, oltre alle quote del fondoimmobiliare Agris pure leazioni della Banca Popolaredi Vicenza. «Lo statuto socialedel Cae non prevede parteci-pazioni in società con oggettonon similare a quello del Con-sorzio: sia la Banca che il Fon-d o — d i c h i a r a n oConfagricoltura, Cia e Copagri— non sono neanche nostri

    lontani parenti! Poi questeoperazioni dovevano avere unadurata di pochi mesi invececosì non è stato, senza alcunbeneficio per i soci».

    Come farà ora il Consorzio arecuperare una perdita di circasette milioni avendo una bassamarginalità? «Non c’è nulla darecuperare — la fa breve il dg.La gestione è già in pareggio ele operazioni di riorganizza-zione fatte dopo la fusione colConsorzio agrario di Reggio Emilia consentono un futuroin espansione, già iniziato conuna presenza nella provinciadi Ferrara e un progetto di col-laborazione col Consorzioagrario di Parma. Confido cheil Cae con un fatturato aggre-gato di oltre 440 milioni dieuro e secondo fra tutti i con-sorzi agrari, rimanga il primoin assoluto per consistenza pa-trimoniale ed economica». MaConfagricoltura, Cia e Copagricontrobattono: «Non va di-menticato che all’utile di1.604.313, nella gestione carat-teristica 2014 (tabella 2 a fian-co), vanno detratti gli oneri fi-nanziari, le tasse — che ci ri-sulta debbano essere pagateda tutti — e la parte straordi-naria».

    Corrado Sorzini© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Consorzio agrario regionale in perditaSi accende lo scontro tra i sociIl direttore Barbieri: «Ma la gestione è già in pareggio e il futuro è in espansione»

    Stagione per stagione

    di Barbara Bertuzzi

    Prezzo troppo basso e concorrenza stranieraMa la pesca vince rinnovando le varietà

    La storia della peschicoltura italiana co-mincia a Massalombarda (Ra), tant’è cheoggi le Pesche e le Nettarine di Romagnasi fregiano del marchio Igp. «Ora, però,bisogna ristrutturare l’intera filiera», af-

    ferma Francesco Donati che nella pianura faen-tina coltiva nettarine, varietà precoce Laura. «Almomento la produzione è in linea con la do-manda e i recenti dati Ismea confermano lacrescita del consumo di frutta. Eppure i continon tornano. Il prezzo all’agricoltore è ancoratroppo basso (25-35 cent al chilo le peschegialle; 35-45 quelle bianche e 30-40 le nettari-ne; fonte: Camera di Commercio Fc) e la con-correnza straniera agguerrita». La soluzione?«Andare verso una struttura piramidale. Al ver-tice un’unica associazione di produttori che re-gola tutto, dalle innovazioni varietali alla postraccolta fino al prezzo di vendita con le infor-mazioni organolettiche indicate in etichetta».

    Infatti, la pesca può essere acida o subacida(rinfrescante o dolce) e «questa diversità disapore non è facilmente riconoscibile sui ban-chi del mercato, quindi l’acquirente rischia ditornare a casa con un frutto del gusto nondesiderato», come spiega Alessandro Liverani,direttore incaricato del Cra-Unità di Ricerca perla Frutticoltura di Forlì. Esempio: Royal Glory(1,7 euro/kg nella grande distribuzione; fonteCso) e Ruby Rich (1,8 euro/kg). «Sono varietàsimili, di colorazione rossa e polpa gialla, colti-vate in Emilia-Romagna da più di vent’anni ep-pure di sapore contrastante: nella prima non sipercepisce il grado di acidità pur avendo lostesso contenuto zuccherino dell’altra». Moltoricercate dal mercato sono anche le pesche piatte, (2,9-5,5 euro/kg) «gusto dolce e formaschiacciata come la Piattafortwo».

    La nettarina più rappresentativa del territorioè la Big Top (1,4-2,8 euro/kg), un’innovazione

    nell’ambito del patrimonio varietale del pesco:polpa gialla, croccante e bassa acidità con unatenuta in pianta superiore alle cultivar tradizio-nali. Tra le bianche, accanto all’affermata SilverGiant (2,2-2,4 euro/kg) si stanno diffondendole nuove con frutto di tipologia Big Top. Gian-franco Rambelli a Bagnacavallo produce soloqueste ultime varietà, Romagna Red e RomagnaSweet: sapore dolce e aromatico, colore rossointenso ed elevata produttività. «La RomagnaSweet fa anche 400q/ha. Ma il punto di forzala shelf life, vita di scaffale: oltre una settima-na». Raccolgono anche le pesche bianche, Mau-ra e Benedicte: «Gusto tradizionale non troppodolce e — assicurano — si mantengono bene».Vende in azienda a 1,30-1,50 euro/kg. «Il futurosta nelle varietà che maturano lentamente, ingrado di contrastare il calo di consistenza dellapolpa e allungare così il periodo di raccolta».

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Il fruttoLa pesca matura tra la prima e la seconda decade di maggio nelle zone meridionali, fino alla fine di settembre per le cultivar più tardive. Tra le varietà più famose la pesca gialla, la pesca bianca, la Nettarina, la pesca Saturnina, la Merendella

    Tonello (Coldiretti)Il Cae ha saputo ritagliarsi un ruolo moderno costruendo un’alternativa ai monopoli

    L’agenda 15 luglioContinua il Road Show per presentare bandi per imprese e servizi territoriali a supporto della ricerca e dell’innovazione. Tour che si fermerà a Parma dalle 9 al Tecnopolo in viadelle Scienze 95

    20 luglioC’è tempo fino al 20 luglio per iscriversi agli incontri con la delegazione di buyer provenienti da Singapore, Hong Kong, Tailandia e operanti nel settore agroalimentare organizzati il 19 e il 20 ottobre alla Camera di commercio di Reggio Emilia.

    31 luglioC’è tempo fino a fine mese per iscriversi gratuitamente al Saie 2015 – Fiera di Bologna

    31 luglioC’è tempo fino a fine mese per iscriversi alla missione imprenditoriale in Vietnam in programma dal 26 al 30 ottobre e organizzata da Unioncamere Emilia-Romagna

    Sono aperte le iscrizioni fino a fine settembre al bando promosso da Modena Confesercenti per favorire la nascita e il consolidamento di startup modenesi nei settori del commercio e del turismo

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    14 Lunedì 13 Luglio 2015 Corriere Imprese

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    15Lunedì 13 Luglio 2015Corriere Imprese

    L’analisi

    Privatizzaree diventarecompetitivi

    SEGUE DALLA PRIMA

    Quinto: la priva-tizzazione del-l’Interporto diBologna che, almomento, non

    si è realizzata per assenzadi compratori, pur re-stando questo l’obiettivodel mandato del nuovocda.

    L’elenco è certamenteincompleto ma serve aporre in risalto l’ampiez-za e, nel contempo, la va-rietà della presenza pub-blica nell’economia inognuna delle nostre città.Privatizzare società ope-ranti in settori (indu-striali e/o di servizi)esposti alla concorrenzaè una strategia portataavanti da decenni in mol-tissimi paesi dell’Occi-dente, Italia compresa.Come utilizzare i ricaviche ne derivano? Questa,alla fin dei conti, resta ladomanda fondamentalealla quale la classe diri-gente deve fornire una ri-sposta.

    Lo Stato centrale — inItalia più che altrove — siconfronta con la necessi-tà di abbattere il gigante-sco debito pubblico. E fasempre capo, di norma,al livello centrale di go-verno la fissazione delleregole del gioco per ilpassaggio dello Stato dalruolo di «giocatore» aquello di «arbitro» (sipensi alla nascita delleautorità di regolazione diimpronta anglosassone,almeno a parole). La do-manda di fondo, dunque,diviene: come utilizzare,qui e ora, i proventi delleprivatizzazioni su baselocale-regionale? Non sicresce — scrive MarianaMazzucato nel suo bel li-bro, «Lo Stato innovatore(Laterza)» — «senzamassicci investimenti inaree fondamentali comel’istruzione, la ricerca e laformazione del capitaleumano. Questi investi-menti, uniti a “sistemi diinnovazione” istituziona-li, che promuovono col-legamenti orizzontali traaree come la scienza el’industria, sono un ele-mento centrale per lacompetitività di un Pae-se».

    Il tempo è propizio perdimostrare come anche«dal basso» — dalle no-stre comunità locali —possano nascere le cosenuove di oggi.

    Franco Mosconi© RIPRODUZIONE RISERVATA

    OPINIONI

    & COMMENTI

    Il controcanto di Andrea Rinaldi

    FORLÌ E CESENACOSÌ DISTANTI COSÌ VICINE

    Due città, un destino. Potrebbe sintetizzarsicosì la nuova vita di Forlì e Cesena, capoluo-ghi romagnoli «così distanti, così vicini» dicui abbiamo raccontato il nuovo corso nelprecedente numero di Corriere Imprese. Unacoabitazione forzata, da quando a cavallo fragli anni 90 e 2000 l’ente provincia ha riunitosotto di sé le due cittadine. Ma che non smettedi stupire, anche se ancora certi campanilismiresistono così come certe frizioni politiche.

    In effetti qualcuno potrebbe obiettare chesiamo stati stroppo ottimisti nel nostro artico-

    lo, ma quello che abbiamo visto, lo abbiamoscritto e non possiamo dunque non avere fidu-cia.

    Ecco, forse avremmo potuto soffermarci sulturismo, che qui, come in buona parte dellaRivera, sconta ancora una certa vetustà nellestrutture ricettive. Il nodo infatti sta nelladiversa gestione, come sottolinea la stessa Ca-mera di commercio, e i dati lo dimostrano: bed& breakfast e alloggi privati +4,6% rispetto al2013, mentre rimane sostanzialmente stabileil numero degli hotel. Dunque il viaggiatore

    sta cambiando, è mordi e fuggi, ha pochi soldiin tasca e predilige un diverso tipo di pernot-tamento. Meglio sbrigarsi a cambiare.

    In queste terre poi piace molto fare squa-dra. Cito solo l’Unione dei comuni della Roma-gna Forlivese, primo caso in regione di adesio-ne di un comune capoluogo di provincia (For-lì) ad un’Unione dove figurano l’Unione Ac-q u a c h e t a , l a C o m u n i t à m o n t a n a dell’Appennino forlivese e gli ulteriori comunidi Bertinoro, Forlimpopoli e Castrocaro Terme.O pensiamo al singolare esperimento di Ro-magna Iniziative. Avviato nel 1996 per finan-ziare il Cesena calcio, riunisce dieci grandiaziende del territorio che dal mondo del pallo-ne hanno allargato gli investimenti ad altriambiti: sono Orogel, Technogym, Sgr servizi,Manuzzi viaggi, Fratelli Battistini, GruppoTrevi, Hippogroup, Amadori, Cassa di Rispar-mio di Cesena e Camac. Una grande squadradi imprenditori che ha deciso di ridare allacomunità quello che dal suo lavoro ha preso.Certo, la disoccupazione e la morìa di impreseha fatto strage anche qui, ma gli anticorpi e lebuone pratiche per resistere alle situazioniavverse sono un patrimonio di cui andareorgogliosi.

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    S enso unico per la moneta unica? Spin-tonato dalla vicenda del debito pubbli-co di Atene, l’euro non ha mostratoparticolari apprensioni. Soprattuttonei confronti del dollaro Usa, il cui rapportodi cambio è sicuramente il più interessante.Nei momenti più acuti della crisi del debitogreco molti osservatori avrebbero scommes-so su un calo della quotazione della monetadi Francoforte. Fino a spingerne il valore allaparità con la valuta di Washington. Ma loscenario, Grecia dentro o fuori dall’euro, pa-reva già disegnato. La moneta unica avrebbeforse sofferto inizialmente dall’uscita del Pa-ese culla della democrazia, ma per ripren-dersi rapidamente. Non solo e non tantoperché anche i Paesi dell’area euro sembranoindirizzati verso una crescita graduale delprodotto lordo, ma quanto perché alle auto-rità americane una quotazione elevata dallaloro valuta non piace tantissimo. In regimedi Quantitative Easing, il cambio del bigliettoverde è sceso in misura imponente. La stra-tegia che attua in forma analoga la Bce non

    produce analogo effetto sul cambio dell’euro.Due pesi, due misure? Forse. In realtà, lamancanza di una politica coordinata a livellodi Paesi che hanno adottato la moneta unicaeuropea toglie alla Bce le potenzialità chepuò utilizzare la Federal Reserve. Lasciateogni speranza o voi che esportate? Tornerà lavaluta d’area euro a indebolirsi, per consenti-re una maggiore concorrenza da parte delleaziende dell’area stessa? Forse no. Almenonel medio periodo. La moneta europea nonsarà di aiuto a chi fattura principalmente suimercati extra euro. Un aiuto, peraltro, cheassume un ruolo particolarmente significati-vo in una fase in cui le economie mondialinon brillano certo per abbondanza di scam-bi. Ma per ora bisognerà vincere la battagliacommerciale con prodotti che possano pe-netrare i mercati esteri soprattutto per laloro qualità intrinseche. Dall’euro probabil-mente non c’è da aspettarsi quella spintaspesso determinante nel vincere la concor-renza!

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    SEGUE DALLA PRIMA

    È nostro dovere farla fun-zionare in modo sem-pre più integrato e aper-to al mondo. Preparare il fu-turo, giocando un ruolo atti-vo senza subire gli eventi,richiede un salto di qualità ela massima valorizzazionedelle risorse e dei talenti di-sponibili.

    Ecco perché il nostro pro-getto di punta all’Expo è ilWorld Food Research andInnovation Forum: un’inizia-tiva sui temi della sicurezzaalimentare e della disponi-bilità di buon cibo per tutti,che aspira a diventare unostrumento di crescita e svi-luppo anche oltre l’appunta-mento milanese.

    Contemporaneamente, enon in contraddizione conquesto impegno per unamaggiore equità, c’è la sfidadella competitività che non

    dobbiamo perdere di vista,ma anzi riportare al centro.

    Per una competizione ba-sata sulla qualità, scelta stra-tegica di fondo per la nostraagricoltura, occorre perse-guire obiettivi di efficienzadelle imprese, livelli sempremaggiori di aggregazione einnovare sia le tecnicheagronomiche, che le moda-lità di proposizione dei no-stri prodotti sui mercati. Iltrasferimento tecnologico èun punto centrale del nuovoProgramma regionale di svi-luppo rurale 2014-2020, con93 milioni di euro destinatia interventi di formazione einformazione; assistenzatecnica; innovazioni di pro-cesso, di prodotto e organiz-zativa. Tra le novità vi sonoi Gruppi operativi per l’inno-vazione: forme di partena-riato tra le aziende agricole,le università e i centri di ri-cerca, con l’obbligo di trasfe-

    rire le nuove tecniche alleimprese partecipanti, maanche di rendere pubblico ilrisultato del loro lavoro. Adessi destiniamo risorse spe-cifiche per 50 milioni. Ulte-riori risorse potranno esserericercate nell’ambito di pro-grammi come Horizon 2020.Questa Regione perseguel’obiettivo della competitivi-tà lavorando sulla qualitàdei propri prodotti, vere ec-cellenze del made in Italy;sull’innovazione e sull’inte-grazione di filiera. Per co-gliere appieno le potenziali-tà di una domanda di cibo evino italiano, che è in cresci-ta e recuperare incrementidi valore aggiunto e di red-ditività per il mondo agrico-lo. Ecco perché c’è bisognodi più ricerca, sia applicatache di base e di compiereuno sforzo corale, puntandosulle reti e sul dialogo trauniversità e mondo delleimprese.

    Simona Caselliassessore regionale

    all’Agricoltura, Caccia e Pesca© RIPRODUZIONE RISERVATA

    L’interventoIntegrazione di filiera, qualità e innovazione nei campi ecco la strada dell’efficienza

    Le lettere vanno inviate a:Corriere di BolognaVia Baruzzi 1/2, 40138 Bolognae-mail: [email protected] Fax: 051.3951289 oppure a: [email protected] [email protected]

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    Piazza Affari di Angelo Drusiani

    L’euro non aiutaE l’export arranca

    Fatti e scenari

    Occupazione giovanileKerakoll cerca laureati under 26Saranno i manager di domani

    K erakoll ci riprova. In un sistema lavoro (e inun sistema Paese) dove essere giovane è di-ventato un demerito, l’azienda sassolese lea-der nel green building scommette per il terzoanno consecutivo sugli under 30 per crescere. C’ètempo infatti fino al 31 luglio per candidarsi allacampagna di recruiting «Kerakoll 4 talent». Ke-rakoll cerca giovani neolaureati sotto i 26 anni,senza esperienza, da assumere e formare per 5anni e poi avviare alla carriera di manager inter-nazionale. Si richiede: laurea in economia, mana-gement, marketing, ingegneria gestionale, per-fetta conoscenza dell’inglese. Basta inviare il pro-prio curriculum su www.kerakoll4talent.com: ilcolloquio avverrà proprio con Gianluca Sghedoni,l’amministratore delegato che ha promosso que-sta iniziativa. «Aono alla ricerca di quelli che nonvuole nessuno — dice Sghedoni — giovani neo-laureati, privi di esperienza ma ricchi di talento»

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    Tempi di diversificazioneBper punta al car rentingper tonificare i bilanci