L'intervista La novit IMPRESE · Luned, 25 Maggio 2015 L'ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE...

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Lunedì, 25 Maggio 2015 www.corrieredibologna.it L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA IMPRESE L’intervista Parla il fondatore della Paolo Castelli spa: «Design ad alta quota» 5 La novità Big data nel carrello di Cia-Conad per fare offerte mirate ai clienti 7 Il monitor Nelle trimestrali delle quotate la Regione che guarda avanti 12 Più turisti , non per caso Il numero di arrivi e presenze nella nostra regione è destinato a crescere dal prossimo anno. Ne sono convinti due tour operator stranieri su tre. E mentre gli hotel sfruttano gli incentivi dell’Art bonus per ammodernarsi, in Romagna due giovani imprese, Yalla Yalla e Bid to Trip, esplorano le nuove frontiere del turismo L’analisi Globalità e private equity per crescere di Massimiliano Marzo D a più parti si avverte l’imminente, ma molto graduale, uscita dalla crisi e, quindi, viene spontaneo chiedersi: qual è la lezione che abbiamo imparato? Di cosa ci sarebbe bisogno a livello territoriale per permettere alle nostre imprese di rafforzarsi e diventare ancora di più leader? La crisi ci ha insegnato che il motore della crescita è rappresentato dall’investimento e dall’innovazione: ciò spiega anche perché molte aziende del nostro territorio hanno reagito meglio alla crisi, rispetto ad altri contesti. L’altra lezione fondamentale è che il terreno di gioco della competizione oggi è più ampio che in passato: dall’inizio della crisi a oggi, molti dei Paesi che si consideravano «emergenti» sono diventati economie forti, caratterizzate da domanda crescente e alta redditività degli investimenti. Pertanto, per reggere e crescere in questo nuovo contesto, la dimensione aziendale diviene una variabile essenziale: le pmi sono una realtà importantissima, ma non possono permettersi più di rimanere tali. Questa situazione, fra l’altro, presenta notevolissime potenzialità di investimento per imprese italiane all’estero, non al fine di favorire una delocalizzazione produttiva (a volte non necessaria), ma per diversificare e aprire nuovi spazi di crescita. Per realizzare questi obiettivi, quali sono gli strumenti di cui abbiamo bisogno? continua a pagina 19 L’intervento La via dell’agricoltura tra aggregazione e internazionalizzazione M ai come in questo momento l’attenzione del mondo è rivolta verso il settore agricolo; verso l’alimentazione e la produzione di cibo. E l’Emilia-Romagna non può mancare l’appuntamento. Lo chiedono gli agricoltori da Piacen- za a Rimini, in attesa dei primi bandi del nuovo Piano regionale di Sviluppo Rurale 2015-2020 con la speranza che siano di facile accesso, nell’ottica della semplificazione burocratica, e che sia- no soprattutto capaci di generare reddi- to per le imprese e nuova occupazione anche attraverso politiche tese ad am- pliare l’accesso ai mercati e incrementa- re la riqualificazione delle produzioni regionali (Dop, Igp e commodities). Lo chiede la comunità internazionale riunita all’Expo. La sfida dell’Emilia-Ro- magna, infatti, si gioca anche sull’ag- gregazione tra imprese e sulla capacità di penetrare i mercati esteri facendo conoscere e riconoscere la qualità del nostro prodotto, eccellente e di indi- scutibile valore sia per storia e tradizio- ni che per innovazione. continua a pagina 19 di Gianni Tosi* Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera Piace ancora la spiaggia agli stranieri, ma cercano anche le città d’arte, il buon cibo e i miti emiliano- romagnoli come Ferrari e Pavarotti

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Lunedì, 25 Maggio 2015 www.corrieredibologna.it

L’ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL’EMILIA-ROMAGNA

IMPRESE

L’intervistaParla il fondatore della Paolo Castelli spa: «Design ad alta quota»

5

La novitàBig data nel carrello di Cia-Conad per fare offerte mirate ai clienti

7

Il monitorNelle trimestrali delle quotate la Regione che guarda avanti

12

Più turisti , non per casoIl numero di arrivi e presenze nella nostra regione è destinato a crescere dal

prossimo anno. Ne sono convinti due tour operator stranieri su tre. E mentre gli

hotel sfruttano gli incentivi dell’Art bonus per ammodernarsi, in Romagna due

giovani imprese, Yalla Yalla e Bid to Trip, esplorano le nuove frontiere del turismo

L’analisi

Globalità e private equityper cresceredi Massimiliano Marzo

Da più parti si avvertel’imminente, mamolto graduale,uscita dalla crisi e,quindi, viene

spontaneo chiedersi: qual è la lezione che abbiamo imparato? Di cosa ci sarebbe bisogno a livello territoriale per permettere alle nostre imprese di rafforzarsi e diventare ancora di più leader? La crisi ci ha insegnato che il motore della crescita è rappresentato dall’investimento e dall’innovazione: ciò spiega anche perché molte aziende del nostro territorio hanno reagito meglio alla crisi, rispetto ad altri contesti. L’altra lezione fondamentale è che il terreno di gioco della competizione oggi è più ampio che in passato: dall’inizio della crisi a oggi, molti dei Paesi che si consideravano «emergenti» sono diventati economie forti, caratterizzate da domanda crescente e alta redditività degli investimenti. Pertanto, per reggere e crescere in questo nuovo contesto, la dimensione aziendale diviene una variabile essenziale: le pmi sono una realtà importantissima, ma non possono permettersi più di rimanere tali. Questa situazione, fra l’altro, presenta notevolissime potenzialità di investimento per imprese italiane all’estero, non al fine di favorire una delocalizzazione produttiva (a volte non necessaria), ma per diversificare e aprire nuovi spazi di crescita. Per realizzare questi obiettivi, quali sono gli strumenti di cui abbiamo bisogno?

continua a pagina 19

L’intervento

La via dell’agricoltura tra aggregazione e internazionalizzazione

M ai come in questo momentol’attenzione del mondo è rivoltaverso il settore agricolo; verso

l’alimentazione e la produzione di cibo.E l’Emilia-Romagna non può mancarel’appuntamento.

Lo chiedono gli agricoltori da Piacen-za a Rimini, in attesa dei primi bandidel nuovo Piano regionale di SviluppoRurale 2015-2020 con la speranza che

siano di facile accesso, nell’ottica dellasemplificazione burocratica, e che sia-no soprattutto capaci di generare reddi-to per le imprese e nuova occupazioneanche attraverso politiche tese ad am-pliare l’accesso ai mercati e incrementa-re la riqualificazione delle produzioniregionali (Dop, Igp e commodities).

Lo chiede la comunità internazionaleriunita all’Expo. La sfida dell’Emilia-Ro-magna, infatti, si gioca anche sull’ag-gregazione tra imprese e sulla capacitàdi penetrare i mercati esteri facendoconoscere e riconoscere la qualità delnostro prodotto, eccellente e di indi-scutibile valore sia per storia e tradizio-ni che per innovazione.

continua a pagina 19

di Gianni Tosi*

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Piace ancora la spiaggia agli stranieri, ma cercano anche le città d’arte, il buoncibo e i miti emiliano-romagnoli come Ferrari e Pavarotti

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2 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

Il turismo in Emilia-Roma-gna crescerà a partire dalprossimo anno perché que-sta terra è ancora tutta dascoprire. A esserne convinti

sono due tour operator esterisu tre dei 100 buyer che a fineaprile hanno partecipato alla20esima edizione di Buy Emi-lia-Romagna: la Borsa del tu-rismo regionale che in questianni ha coinvolto più di 49Paesi per un totale di 3.000partecipanti, giunti in regioneper prendere contatti e indi-rizzarne così al meglio il pro-prio flusso di turisti. Solo nel2014 il 25,1% delle presenze,ossia di chi si ferma almenouna notte in regione, sonostate di stranieri. E secondoTrademark Italia l’anno scorsosono stati stimati in totale piùdi 50 milioni di pernottamen-

ti, 32 dei quali solo in Rivieradove va l’81,2% di chi sbarca inregione. Tra gli stranieri chefrequentano di più l’Emilia-Romagna, in particolare lun-go le province costiere — Ri-mini è la più ambita dall’este-ro —, ci sono i tedeschi conquasi tre milioni di pernotta-menti. Per alcuni buyer ormaila nostra regione è diventataun punto di riferimento perl’Italia, per altri invece unnuovo territorio da testare.Per gli americani tutto è così

tipicamente italiano: «Vederele cose con i propri occhi èdiverso. Sono iniziative comequesta del Buy la chiave delsuccesso della regione. InEmilia-Romagna c’è qualcosadi unico e particolare che vicontraddistingue. Siete unpunto di riferimento per colo-ro per cui l’Italia non è soloRoma, Venezia e Firenze, mamolto altro», spiega RemMalloy da Washington diItaly4Real. Oltre a 12 tour ope-rator americani, a Bologna so-

no arrivati quest’anno 100buyer provenienti da 23 Paesidiversi, dalla Danimarca allaFrancia, alla Turchia, al Brasi-le, ma per la maggior partedall’Europa occidentale (il32%). Fra i vari mercati emer-genti — anche se l’Apt per laprossima stagione punteràsoprattutto su America eNord Europa — quest’annol’edizione di Buy ha voluto da-re spazio a Brasile, Corea delSud, Polonia e Turchia. «Cipiacciono i luoghi tradizionalie non smaccatamente turisti-ci. Puntiamo sull’Emilia-Ro-magna proprio per questo,perché riesce a darci questaunicità», sottolinea EmreTüzün che con Modus Eventslavora sui collegamenti aero-portuali per portare i turistidall’Oriente in Europa. A esse-re più gettonate dagli stranie-ri sono le offerte turistiche le-gate all’enogastronomia e alle

città d’arte (poste al primo posto dal 78% dei buyers), se-guite poi da cultura, arte estoria, mare, benessere emontagna. È però il vino a farimpazzire i cinesi: «L’Emilia-Romagna ha dei marchi di ec-cellenza, come Ferrari e Pava-rotti, su cui punta e che ciattirano. Noi lavoriamo più ditutto sul vino e organizziamoin regione corsi di degusta-zione e tour guidati nelle can-tine», racconta Wang Yingdalla Cina. A piacere peròsempre di più sono le cittàd’arte dell’Emilia-Romagnache stanno vivendo un trendpositivo e hanno portato a unincremento di presenze di piùdi 5 milioni e ad un aumentodi visitatori nei musei del9.7% (quasi 638 mila ingressicomplessivi), mentre è Bolo-gna ad attirare più turisti stra-nieri con oltre un milione e50 mila pernottamenti. E tra i

Il turismo crescerà dal prossimo annoLa Regione: «Può valere il 10% del Pil»I buyer stranieri convinti che in Emilia-Romagna i visitatori aumenteranno dal 2016 Piacciono sempre di più le città d’arte, la costa e il cibo

Paesi che dal 29 al 31 maggioparteciperanno alla Borsa del-le 100 Città d’Arte ospitata sot-to le Due Torri, ci sarà ancheil Portogallo che cerca di pro-muovere la regione collegan-do i monumenti con la buonatavola. «Organizziamo escur-sioni e corsi di cucina nellecittà più caratteristiche. E sedovessi dare un consiglio al-l’Emilia-Romagna, cerchereidi lavorare maggiormente suquesto aspetto, unendo sem-pre di più i vostri punti forti:cultura e cibo», chiosa Mada-lena Jorge di Viagens Abreu.Di turismo non vivono solo itour operator stranieri: l’Emi-lia-Romagna vorrebbe trarreda questo settore il 10% del Pilcomplessivo regionale neiprossimi cinque anni, comespera l’assessore regionale alTurismo e Commercio, An-drea Corsini.

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Wi-fi ed esperienze di nicchia, gli alberghi fanno il pieno di stelle Giorgetti (Federalberghi): «Chi ha ristrutturato è in grado di proporre un’offerta competitiva»

L a vacanza dell’italiano me-dio che ad agosto prende-va l’auto e se ne andavaper un mese in Riviera

non esiste più. «Nell’ultimo de-cennio si è verificato l’equiva-lente dei cambiamenti che cisono stati negli scorsi cinquan-t’anni. Dal turista passivo, a cuibastava il mare, si è passati allasua versione più attiva, che sce-glie luoghi in cui andare a vive-re, e non solo da visitare», è latesi di Mauro Santinato, fonda-tore di Teamwork, agenzia diconsulenze nel settore del-l’ospitalità. E con i turisti, sonocambiate anche le struttureche, chi più e chi meno, hannoapprofittato degli incentivi,previsti dal governo in terminidi ristrutturazioni e rinnova-mento digitale, dedicati aglihotel che ancora non si sonoadeguati agli standard interna-zionali. Agevolazioni fiscaliche, dopo più di un anno di

attesa, tornano a essere ripro-poste per un totale di 220 mi-lioni in cinque anni da distri-buire tra ristrutturazioni edili-zie, eliminazione di barriere ar-chitettoniche e acquisto dimobili. Fra questi sono previstianche 12.500 euro per migliora-re la digitalizzazione dell’offer-ta, di cui in Riviera, come spie-ga Patrizia Rinaldis, presidentedegli albergatori Aia di Rimini,saranno in molti ad approfit-tarne perché non richiede mol-ti fondi ed è fondamentale perandare incontro alle necessitàdei turisti, sempre più inter-nauti. «Dal 2003 al 2008 chi hausufruito di questi aiuti previstidalla legge, è in grado di pro-porre un’offerta competitiva,ma chi è arrivato tardi o non neha ancora approfittato fa faticaa sopravvivere, visto che gli in-centivi non bastano per riusci-re a ripartire dopo sette anni dicrisi. Poi, la clientela è cambia-

ta, pretende sempre di più»,ammette Alessandro Giorgetti,presidente regionale di Fede-ralberghi, che sottolinea comeoggi alcune strutture alberghie-re riusciranno a migliorarsi —il 40% di esse è già competitivo—, mentre altre saranno desti-nate a scomparire. SecondoTrademark Italia in regione visono 4.418 hotel per un totaledi più di 294 mila posti letto, dicui circa il 49% si trova a Rimi-ni, che da sola è la secondacittà al mondo per numero dialberghi (2.253) dopo Miami.«Se negli anni 80 era facilevendere un posto letto, oggi ilmare non basta più — conti-nua Santinato —. Ci siamo tra-sformati in una terra di vacanzepoliedriche: dunque se voglia-mo competere con altre localitàdobbiamo puntare su qualcosache ci differenzia, cercando divendere la qualità e i rapportiumani. La sfida è avere una for-

te personalità». Molte struttureinfatti ora cercano di specializ-zarsi su settori di nicchia, of-frendo maggiori servizi alle fa-miglie o a chi cerca esperienzepiù tradizionali, e sempre me-no turistiche. «Da una parte so-no aumentate le strutture a 3-4stelle (su 4.418 alberghi in re-gione, 2.438 sono a tre stelle,ndr), e dall’altra è migliorata laqualità del servizio offerto. ARimini vi è stata una crescitagraduale dal punto di vista delrinnovamento tecnologico eambientale delle strutture,mentre chi è piccolo e non èriuscito ad adeguarsi alle nuoverichieste di mercato fa fatica»,prosegue Patrizia Rinaldis daRimini dove la stagione balnea-re è già partita dal 23 giugno,una settimana prima rispetto aquanto previsto dall’ordinanzaregionale.

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il decreto Art bonus riconosce agli hotel un credito d’imposta del 30% delle spese sostenute, fino a un massimodi 200.000 euro, per interventi di ristrutturazione edilizia

Incentivi

Numero uno Alessandro Giorgetti presidente di Federalberghi

di Francesca Candioli

PRIMO PIANO

Il Turismo in Emilia-Romagna nel 2014Città della costa

Gli stranieri più presenti in Riviera

Francia

Germania

Polonia

Ungheria

Russia

arriviAlberghieri

81.781

219.331

58.871

13.558

201.320

presenze467.226

1.382.649

234.316

53.779

1.022.651

arriviExtra-Alberghieri

19.753

74.325

11.805

6.455

4.804

presenze133.551

571.176

85.742

40.356

37.401

arriviTotale

101.534

293.656

70.676

20.013

206.124

presenze600.777

1.953.825

320.058

94.135

1.060.052

arriviScostamenti su 2013 presenze

Italiano

Straniero

Totale

4.718.79421.130.665

1.343.9077.331.633

6.062.70128.462288

4,18%-3,77%

0,32%-0,66%

3,30%-2,99%

Città d’arte

ArriviPresenze

2,485 milioni5,020 milioni

(+3%; saldo positivo di circa 75 mila arrivie oltre 145 mila pernottamenti)

domandaitaliana (+69 mila

pernottamenti)

+2,3%(oltre 76 milapernottamenti)

+4,0%domandastraniera

39,5%

Componentestraniera

60,5%

Mercatodomestico

Bologna registra la quota più elevatadi turisti stranieri

oltre 1 milione e 50 milapernottamenti48,2%delle presenze comunali

-0,11%-1,60%

-16,67%-7,99%

3,51%3,55%

14,88%

17,83%

5,52%

5,27%

arrivipresenzescostamenti su 2013 in %

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3Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

DigitalePotenza delle guide online, ritorna il progetto BlogvillePrima di scegliere l’Emilia-Romagna come tappa delle loro vacanze, negli ultimi quattro anni 25 milioni di utenti l’hanno vista per la prima volta solo sul web. Grazie a siti promozionali, piattaforme digitali, ma soprattutto ai blog. Per questo anche quest’anno ritorna Blogville, il progetto lanciato tre anni fa dall’Apt e che ha visto oltre 150 blogger internazionali

arrivare in regione per raccontarla attraverso 1.000 articoli e 10 mila foto e video. Un progetto che ha permesso di raggiungere oltre 10 milioni di utenti e che quest’anno si riproporrà coinvolgendo anche la Lombardia. A giugno sbarcheranno infatti 30 top travel blogger da tutto il mondo.

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La classificaGli hotel di Bologna tra i più cari d’Italia Salgono i prezzi degli hotel a Bologna nel primo trimestre 2015, con un incremento pari +5,9% rispetto al primo trimestre dello scorso anno e una tariffa media di 90 euro per camera a notte. Lo certificano i dati diffusi dall’Osservatorio Hrs sul turismo e il business Travel: le Due Torri si classificano al quinto posto, al pari di Firenze, tra le più care mete turistiche italiane. In vetta alla graduatoria rimane però Venezia con 130 euro a notte.

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In spiaggia

Tariffe popolari e ferme. La Riviera spera nell’estate

Ombrellone con due letti-ni: 23 euro al giorno a MilanoMarittima; 20 euro a Riccio-ne; dai 15 ai 17 euro a Riminie Cesenatico. Il singolo lettinogiornaliero costa in media dai5 ai 7,50 nelle varie località. Esugli abbonamenti il rispar-mio si fa sentire: si va daicirca 230 euro mensili perl’ombrellone con due lettini aRimini, ai 250-300 euro diRiccione e Cesenatico fino ai360 di Milano Marittima.

È la fotografia dei costispiaggia nell’estate 2015 in Ri-viera. Tariffe popolari, ma fer-me. Il treno della ripresa peril balneare non riparte. Allacrisi dei consumi si aggiungo-no i danni causati dalla sta-gione 2014 — «La peggioredegli ultimi 90 anni», lamen-tano i bagnini di Cesenatico— caratterizzata da 23 giornidi pioggia in luglio e le allu-vioni di febbraio scorso chehanno piegato centinaia dibagni tra Comacchio e Catto-lica. Ma la preoccupazione deibagnini quest’anno è concen-trata sull’incertezza del rinno-vo delle concessioni spiaggiadopo il 31 dicembre 2015, da-ta in cui scade la proroga con-cessa in attesa delle decisionidel governo. In tutta Italia leimprese concessionarie sonocirca 30.000 per 300.000 ad-detti. E per il futuro «nonhanno certezza di esistere» lancia l’allarme il presidentenazionale di Cna Balneatori,Cristiano Tomei. «Questo cli-ma — gli fa eco l’assessoreregionale al Turismo, AndreaCorsini — non favorisce gliinvestimenti». Così in Rivieraè scattato il risiko dei bagni:c’è chi passa il testimone (co-me la ventennale «Duna degliOrsi» a Marina di Ravenna)mentre è iniziata la stagionedegli accorpamenti. A Riminisono già 22 i bagni che hannoscelto la fusione.

Mara Pitari© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da Rimini a piazza Affari, Yalla Yalla imita Yoox e inventa l’e-travelNata nel 2010 non smette di crescere e cerca programmatori per aggredire nuove quote di mercato

Vogliamo diventare l’operatore di riferimento del mercato del turismo che oggi manca all’Italia

Scegli la destinazione, proponi il prezzo e partecipa all’astaBid to Trip , il sito che mette all’incanto le vacanze. L’affidabilità di clienti e hotel misurata con i crediti

U na notte a Parigi in unhotel extra lusso a 19 eu-ro. Un sogno per alcuni,ma una realtà per Bid to

Trip: il sito, creato da tre cese-nati, offre a prezzi vantaggiosisoggiorni nei migliori alberghidel mondo utilizzando il siste-ma dell’asta al rialzo. Ogni in-ternauta, un po’ sulla falsa rigadi eBay, può iscriversi gratis awww.bidtotrip.com per poi sce-gliere la destinazione che prefe-risce, acquistare un pacchettodi crediti e aderire all’offerta se-lezionata spendendo dai 3 ai 5euro. Una volta raggiunto unminimo di partecipanti, l’asta alrialzo ha inizio e l’iscritto puòpuntare quanto desidera senzalimiti. Scaduto il tempo, chi haofferto di più si aggiudica ilviaggio, mentre ai restanti vienerestituito l’importo puntato, aesclusione della quota d’iscri-zione, e ricevono comunqueuna proposta, scontata anche

del 50%, sulla destinazione sele-zionata. Si tratta di un modellodigitale di business, nel settoredei viaggi e del turismo, unicoin Europa, progettato da tre ro-magnoli: Sara Brunelli, ChiaraFusaroli e Augusto Grandi che,grazie anche a l’incubatore distartup Cesena Lab, sono riusci-ti a settembre a dare vita allaloro idea; ora conta più di 10mila iscritti. «Ci stavamo pen-sando già da due anni. Dopo unpercorso di approfondimento ditecniche di marketing e dopoessere entrata in contatto conpersone provenienti da tutto ilmondo, mi sono riscoperta an-cora più attaccata all’Italia e hoiniziato a cercare un modo pervalorizzare i territori — spiegaSara Brunelli —. Così dopo unarapida ricerca online, mi sonoaccorta che in Europa, nel setto-re del lusso, vi è un milione diposti letto invenduti al giorno».Con Bid to Trip l’intento del te-

am di Cesena è di dare agli ho-tel, convenzionati con il sito, lapossibilità di ridurre le stanzeinoccupate e ricevere così un prezzo stabilito prima dell’asta.«Vogliamo andare incontro siaal cliente che all’albergatore. Alprimo proponiamo offerte che

mento è medio-alto, non man-cano tuttavia offerte per tutte letasche. Ogni asta, in genere, èseguita da cinquanta parteci-panti che, una volta vinto ilviaggio, hanno sei mesi di tem-po per usufruire della trasferta.Oltre agli albergatori, anche iclienti vengono selezionantimediante un sistema di creditiche possono essere acquistati eche permettono di misurarnel’affidabilità e la capacità di spe-sa. «Esistono già delle piattafor-me che propongono degli scon-ti nel settore del lusso, ma par-tono da un’offerta base già ele-vata, noi invece chiediamo unbudget minimo di pochi europroprio per andare incontro atutti», conclude Brunelli. Bid toTrip il 31 maggio, a Santa Sofia(Fc), sarà protagonista del con-vegno «Startup Facciamo chia-rezza tra mito e realtà».

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

FondatoriChiara Fusaroli, Sara Brunelli e Augusto Grandi

«In questi mesi stia-mo registrando nu-meri record, quindila formula è vin-cente. Nonostante

ciò stiamo guardando alla si-tuazione internazionale e adacquisizioni di quote di mer-cato interne». Tradotto: benecosì, ma perché accontentarsi?Non desta dunque stupore ilfatto che Yalla Yalla di ManuelMandelli stia guardando coninteresse alla Borsa, da sem-pre il terreno più adatto percrescere e internazionalizzar-si. Lo aveva fatto I viaggi delventaglio, poi Edreams, Calei-do, perché non dunque que-sta società di viaggi riminesecon numeri stratosferici con-quistati in una manciata d’an-ni? È infatti di fine aprile l’in-gresso di Yalla Yalla in Elite, ilprogetto di Borsa italiana lan-ciato da tre anni per accompa-gnare verso la finanza d’im-presa le aziende eccellenti ita-liane (con Yalla Yalla c’eranoanche la Bertazzoni di Gua-stalla e la Raccortubi di Pia-cenza).

«Dopo aver visto il nostrotasso di crescita, abbiamo ca-pito di avere le carte in regolaper fare sempre meglio ed ègiusto allenare le spalle, an-che dal punto di vista finan-ziario. Siamo certificati Kpmge stiamo diventando unagrande azienda», osservaMandelli, 35 anni, piacentino,che però non vuole scoprire lesue carte: «Non abbiamo pre-so decisioni ancora, vogliamocrescere e diventare quell’ope-ratore di riferimento del mer-cato del turismo che oggimanca all’Italia». Dopo la pre-senza nel nostro Paese e inSpagna (un anno fa ha inau-gurato una nuova sede a Pal-ma di Maiorca), non è esclusoche Yalla Yalla apra anche inaltre nazioni.

Per poter guardare così lon-tano e sopra tutti, la societàromagnola deve avere una ba-se molto solida. E così è, infat-ti. Da fine 2010, anno in cui ènato, il sito internet di YallaYalla è stato visitato da 40 mi-lioni di utenti (il 40% dei con-tatti arriva da tablet e telefoni-no), mentre l’azienda ha regi-strato 90 milioni di fatturato,di cui 30 solo nel 2014, anno

in cui ha raggiunto il breake-ven. Quando è partita, c’eranosolo 4 persone. Oggi i dipen-denti sono passati a 30, etàmedia 30 anni, l’80% donne,«dati in controtendenza, mache funzionano». A tre annidall’esordio le destinazioni of-ferte da Yalla Yalla erano 350mila; nel 2015 hanno toccatoquota 500 mila e le offertehanno superato il milione(club e resort nelle destinazio-ni marittime; hotel nelle capi-tali).

«Siamo nati dal nulla comesocietà indipendente, ma ab-biamo investito tanto inmarketing e tecnologia», rac-conta il giovane imprenditore.E chi non ricorda la pubblicitàcon la paperella gialla messain valigia da coppie e fami-glie? La partenza di Mandelliperò, è stata di tutt’altro tipo.Prima una tesi di laurea suspin-off immobiliari turistici,poi qualche esperienza in fon-di di investimento e a I viaggidel ventaglio. Nel 2010 lascia il

lavoro e fonda Yalla Yalla conPaolo Pezzoli, un capitale di 2milioni partecipato da Vam In-vestments e da Matteo Fagocofondatore di Venere.com. SuYalla Yalla si cercano pacchettiviaggio che di solito si trovanonelle agenzie: il prezzo com-prende tutto quello che serveper fare la vacanza. «Siamoconcentrati al 100% sull’aspet-to tecnologico e sul serviziotelefonico per andare incontroai clienti — prosegue Mandel-li — il prodotto per noi è fon-damentale, pensiamo solo alservizio di agente di viaggiodedicato con cui i nostri clien-ti possono parlare da quandoprenotano a quando torna-no». Quest’anno, poi, il sito die-travel ha introdotto una no-vità: l’opzione per cancellarela vacanza senza pagare alcun-ché. Ma per espandersi ancoraanche le persone sono impor-tanti. «Siamo sempre alla ri-cerca di personale, abbiamomolte posizioni aperte per in-gegneri informatici e analisti,chiunque sappia programma-re può scriverci».

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

Titolare Nella foto Manuel Mandelli, creatore di Yalla Yalla

possono essere scontate anchedel 98% in periodi di alta stagio-ne, mentre il secondo può au-mentare il tasso di occupazionedella sua struttura, miglioran-done anche l’immagine onli-ne», commenta Brunelli. Nel si-to, anche se il target di riferi-

BrunelliIn Europa un milione di postiletto invenduti al giorno

Chiediamo un budget minimodi pochi euro per andare incontro a tutti

milioni è il fatturato totale registrato da Yalla Yalla dal 2010 al 2014

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4 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

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• Confartigianato tutela gli interessi e le istanze del piccolo imprenditoreai tavoli della politica e delle Istituzioni

• Per difendere il patrimonio e la cultura di imprese che producono,danno lavoro e contribuiscono al benessere del territorio

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• Ricevere circolari informative specifiche di settore• Ricevere aggiornamenti sui bandi di finanziamentorivolti alle imprese

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• Riorganizzazione e assistenza nella crisi d'impresa• Assistenza internazionale alle imprese e protezione patrimoniale• Consulenza legale d'impresa• Strategia e finanza per lo sviluppo d’impresa

SERVIZI TRADIZIONALI

• Servizio consulenza ed assistenza amministrativa e affari generali• Servizio Ambiente, Sicurezza & Energia• Consulenza fiscale e servizio contabilità• Servizio credito• Servizio formazione• Consulenza del lavoro e servizio paghe• Sos anatocismo• Servizi alla persona – CAAF

Fare parte di CONFARTIGIANATO IMPRESE DI BOLOGNA E DI IMOLA significa essere uniti e fare rete con i colleghi artigiani e imprenditori per difendere ilpatrimonio e la cultura delle imprese che producono, danno lavoro e contribuiscono al benessere del territorio.Significa anche... contare su un’organizzazione che quotidianamente ricerca le soluzioni e i servizi migliori e più innovativi per facilitare l’attività della tua azienda.Dal 1949, Confartigianato Imprese di Bologna e di Imola rappresenta e tutela gli imprenditori e gli artigiani dell’area metropolitana di Bologna sostenendo le loro azionivolte a migliorare il contesto economico e sociale del territorio in cui operano.Grazie alla partnership con Integra Service srl, l'Associazione si è arricchita, a fianco dei servizi tradizionali, anche dei più innovativi servizi consulenziali ad alto valoreaggiunto. Le consulenze, rese mediante la collaborazione con professionisti qualificati e partner di Integra Service srl, si rivolgono a tutte le imprese che desiderino unsupporto per affrontare le sfide imposte dai mercati, con un approccio concreto e basato sulla conoscenza del tessuto economico e imprenditoriale ma, allo stessotempo, orientato a strategie di successo ed innovazione.La gamma dei servizi offerti dall’Associazione, non si limita alla realtà dell’impresa, il sistema Confartigianato Persone propone, infatti, ulteriori opportunità perrispondere anche alle esigenze del cittadino.

Confartigianato Imprese di Bologna e di Imola

con le sue 16 sedi su tutto il territorio metropolitano,

è il punto di riferimento per gli artigiani e le piccole e medie imprese

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Confartigianato Imprese di Bologna e di Imola - Via Giovanni Papini, 18 - 40128 BolognaSEDE PROVINCIALE Via Persicetana Vecchia, 26 - 40132 Bologna - Tel.: 051 405812 - Fax: 051 6414942

16° CONGRESSO PROVINCIALEPER IL RINNOVO DEGLI ORGANI DIRETTIVI

venerdì 5 giugno 2015 - ore 18.00Confartigianato Imprese di Bologna e di ImolaVia Papini 18, Bologna

Relazione del Presidente Provinciale Gianluca Muratori

SALUTO DELLE AUTORITA’Mons. Ernesto VecchiVescovo Ausiliare Emerito dell’Arcidiocesi di Bologna

Marco GranelliVice Presidente Nazionale Confartigianato Imprese

Palma CostiAssessore alle Attività Produttive Regione Emilia Romagna

Virginio MerolaSindaco di Bologna

Giorgio TabelliniAssessore alle Attività Produttive Regione Emilia Romagna

DIBATTITOCesare FumagalliSegretario Generale Confartigianato Imprese

On. Gianluca BenamatiX Commissione Attività Produttive - Capogruppo PD

Modera Massimo GagliardiVice Direttore de il Resto del Carlino

Aperitivo a fine lavori

Segreteria [email protected] - Tel. 051405812

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5Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

«Siamo reduci da una volata moltoimportante, abbiamo impegna-to 20 uomini dell’impresa. E peruna volta mi trovo alleato conMatteo Renzi: gli scettici han

preso un bello smacco». Paolo Castelli è diritorno dalla prestazione straordinaria di Expo:la sua impresa omonima, che si occupa digeneral contracting e design, da Ozzano (Bolo-gna) è arrivata fino a Milano per fornire tutti gliinterni del Padiglione Italia (una commessa dacirca 7 milioni di euro), spuntandola su 27 altreaziende. La Paolo Castelli spa ha poi allestito lasala della Pietà Rondanini e una mostra allaTriennale.

E c’è dell’altro.«Abbiamo vinto un bando pubblico indetto

dalla provincia autonoma della Val d’Aosta perarredare gli interni di tre stazioni funiviarie sulMonte Bianco, rispettivamente a 1.500, 2.200 e3.800 metri d’altezza. In quest’ultima dobbiamotrasportare i mobili solo con elicottero. Con unprogetto così, più alto non si può andare!».

Però continuate a puntare in alto, vero?«Sì, con il rifacimento d’interni di una villa

del 1450 sul lago di Como. Una commessa daun milione».

Il 2015 si è aperto bene. Che previsionifate?

«Stiamo chiudendo il 2014: 14 milioni difatturato per ora, ma c’è in ballo la fornitura delMandarin hotel di Milano. Per il 2015 inveceteoricamente chiuderemo con 22 milioni dieuro di ricavi».

Una bella crescita. «Abbiamo fatto investimenti importanti, in

primo luogo sulle persone, come i professioni-sti che ci stanno ristrutturando l’azienda. E poiabbiamo avuto un exploit di giovani assuntiche han portato freschezza. Tre anni fa abbia-mo cominciato la trasformazione dell’aziendada familiare a industriale, cioè a darci un’orga-nizzazione. Togliere il concetto del “padrun”che arriva e decide tutto. Voglio dare continuitàalle persone che in me hanno creduto. Io in 21anni che lavoro ho licenziato solo 3 persone.Ma perché han fatto errori grossi».

Su cosa puntate allora per allargarvi?«Sono due-tre anni che facciamo investi-

menti da 800 mila euro. Quest’anno per il Salo-ne del mobile abbiamo messo 300 mila euro epoi nuove risorse: solo 100 mila euro per nuovisoftware che aggiornino l’azienda. Abbiamo fatto un nuovo showroom a Milano. E poi nonmi posso sottrarre al fatto che Fincantieri mivuole passare un ordine da 11 milioni».

Il marchio si sta facendo conoscere... «Sicuramente. Sono rimasto impressionato

dalle richieste dei privati: un albergo vicino alCentre Pompidou, Lavazza... Come il pescatore,se getto il pesce pescato, poi non torna più».

Torniamo all’importanza dei giovani inazienda.

«Ho trovato degli angeli. Tutti portano fre-schezza, si caricano di responsabilità e hannovoglia di fare. Da inizio anno ho assunto 15persone. La più anziana ha 36 anni. Facciamoselezione con i curriculum che ci arrivano e inbase alle necessità: prima facciamo uno stagepagato di 2-3 mesi; se han voglia di fare vengo-no poi inquadrati come prevede la legge. Que-

st’anno abbiamo cambiato tre contratti a termi-ne in tre indeterminati. A un ragazzo di 24 anniho fatto un colloquio in un bar, lo abbiamoconfermato come stage dal Salone del mobilee ci sta seguendo il Mandarin hotel».

Il design bolognese è fuggito tutto a Mila-no. Siete rimasti in meno di una manciata.

«Perché il design, come la poesia, non paga.Tant’è vero che i più importanti negozi, eccettoGazziero, hanno chiuso. A Bologna non c’è cul-tura, non c’è una facoltà di design, è diventatauna città di villeggiatura. A Milano invece sicorre già quando scendi dal treno. Qua non c’èla volontà di crescere. Ho detto che avrei usatosolo fornitori entro i dieci chilometri: ho chia-mato un bolognese e quando gli ho detti i miei

tempi si è messo a ridere; a Milano il fornitoremi ha consegnato il materiale senza problemi».

Eppure in regione i Compassi d’oro nonmancano.

«Bologna non è più come una volta sullacultura del design. Siamo tornati alla culturadel tortellino».

Lei perché è rimasto? «Be’ perché non si abbandona il campo. Pri-

ma di entrare in azienda dovevo andare a lavo-rare a Citibank. Mi sono dato da fare per lepersone che sono qui, io ho rispetto per i mieiuomini. Ho una squadra eccellente. Non homai controllato gli ingressi dei dipendenti. Imiei ragazzi non mettono a rimborso spese icaffè come fanno i nostri consiglieri regionali».

Perché il design emiliano è così frammen-tato e poco conosciuto?

«Perché il Compasso d’oro ha sede a Milano,tutto si svolge li e automaticamente si tende apremiare aziende oriunde. E poi Milano haamministratori più attenti a queste cose. Mila-no è tirata, hanno gettacarte bellissimi, noiancora quelli con i sacchettini: c’è attenzioneestetica, cosa che qui manca».

Non è che sta meditando di tornare inpolitica?

«No. Se c’è una situazione seria, dove si puòfare del bene sono disponibile. Se non c’eraRenzi a spingere, Expo non si faceva».

Di cosa c’è bisogno per riattivare il design?Un centro sperimentale? O solo maggior at-tenzione?

«Io farei una scuola delle arti e dei mestieri.Che ti insegni a tradurre la tua idea in disegno,poi in oggetto e infine in progetto esecutivo.Vale per tutti i settori. “Bello e brutto costanosempre uguale”, diceva mio babbo. Però unascuola del genere ti insegnerebbe a ragionarepure sul bello. Posso farle un esempio?»

Prego.«Avevo a disposizione 1.000 biglietti per il

nostro allestimento “Cucine e ultracorpi” allaTriennale di Milano: ho chiesto all’ordine degliarchitetti e dei geometri se erano interessati;chi mi ha risposto lo ha fatto dopo due setti-mane e per di più ero io che dovevo andare daloro. L’unico che si è fatto vivo è stato il presidedi Architettura all’ateneo di Ferrara che ha pre-so il treno per venire da me e a cui ho conse-gnato 100 biglietti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

L’azienda

Nata a fine ‘800 da un’ebanisteria oggi arreda Expo e navi di lusso

P aolo Castelli spa ha sede aOzzano dell’Emilia, alla pe-riferia di Bologna, ma la sua

storia è lunga e nasce proprio adue passi dalle Due Torri.L’azienda di general contractinge design oggi dà lavoro a 50 per-sone e gestisce progetti in tuttoil mondo. A raccogliere 138 annidi sapere artigiano di famiglia èstato Paolo Castelli, 49 anni, am-ministratore delegato qualcheanno fa prestato alla politica: erastato eletto in consiglio comu-nale a Bologna con la lista civicaAlfredo Cazzola sindaco.

Castelli è sesto di sette figli eviene cresciuto a «pane e desi-gn». Nel 1887 il suo bisnonno,Ettore Castelli, prende la deci-sione di aprire un’ebanisteria vi-cino a via Santo Stefano. Sonogli anni che seguono l’unifica-zione d’Italia e lo stile austero diquei mobili era perfetto per gliuffici solenni del nuovo statoitaliano. Fu solo quando allaguida della ditta successe il fi-glio Cesare che si decise, nel1926, di costruire una sede al dilà della stazione ferroviaria.L’impresa continuò a sfornaremobili fino al 1992, non primadi venir rinominata a Milano nel1939 Società Anonima Castelli,mentre l’anno successivo aprivauna filiale Roma, proprio perstare vicino a quegli studi mini-steriali da arredare; e una a Mi-lano, per il fermento imprendi-toriale. Il padre di Paolo, Leoni-da, prese il timone durante laSeconda Guerra mondiale e ilsuccesso arrivò nei decenni suc-cessivi. La sedia «Plia» di Castel-li, ideata nel 1967, è finita alMoma e Leonida ha vinto quat-tro Compassi d’oro. Nel 1994 Pa-olo si laureò in Scienze Politichee ricevette il compito di risolle-vare le sorti della Modular, so-cietà di famiglia che producetendaggi. In pochi anni Paolo Castelli riportò il segno più nelbilancio dell’impresa ed ebbeun’intuizione: associare la Mo-dular a Domodinamica, altra dit-ta di famiglia specializzata in ar-redi e design: una collezione ric-ca di icone che hanno fatto lastoria del design, con pezzi pre-stigiosi usciti dalla mano di fa-mosi designer e ora ospitati ingrandi musei in tutto il mondo.Nel 2011 da Modular e Domodi-namica nacque la Paolo Castellispa grazie anche all’aiuto del Ca-valier Alberto Masotti. La ditta diOzzano può infatti contare sulknow how di una rete di artigia-ni di fiducia e sull’estro di gran-di artisti e designer — da Mi-chele De Lucchi a Pier Luigi Cer-ri, da Stefano Giovannoni a LucaScacchetti —, che hanno dise-gnato per Domodinamica. Tra iprincipali progetti, la bibliotecaManica Lunga della FondazioneGiorgio Cini Onlus di Venezia, ilParc Hotel Bilià e Grand HotelBilià di Saint Vincent, Le Galleried’Italia di Milano, oltre agli in-terni del Padiglione Italia a Expo2015 e quelli di Iran e Montene-gro, l’Hotel Mandarin Oriental diMilano, l’allestimento degli in-terni delle tre stazioni funiviariedi Nuove Funivie Monte Bianco.

A. Rin.© RIPRODUZIONE RISERVATA

La storia

di Andrea Rinaldi

Design ad alta quota

A Bologna non c’è cultura, non c’è una facoltà di design, è diventata una città di villeggiatura. A Milano invece si corre già quando scendi dal treno. Qua non c’è la volontà di crescere. Io farei una scuola delle arti per insegnare a tradurre l’idea in progetto

L’INTERVISTA

Paolo CastelliL’erede della famiglia che fondò l’Anonima Castelli rilancia il marchio partendo dalle stazioni della funivia sul ghiacciaio del Monte Bianco

Chi è

Paolo Castelli, bolognese, classe 1966, è il sesto dei sette figli di Leonida Castelli, l’inventore della sedia Plia. È laureato in Scienze politiche

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6 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

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7Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

Ibig data entrano nel carrellodella spesa di Cia-Conad. Fi-delizzare il cliente, proporgliofferte mirate, raggiungerlocon promozioni speciali solo

per lui su smartphone o nellacasella di posta elettronica: lasperimentazione è già partita inalcuni esercizi romagnoli, pro-seguirà per tutto il 2015 e diven-terà realtà l’anno prossimo. LucaPanzavolta — ad riconfermatodi Commercianti IndipendentiAssociati, la cooperativa di det-taglianti del sistema nazionaleConad che copre i territori diRomagna, Marche, Friuli-Vene-zia Giulia e Veneto — parla in-fatti di «customer loyalty». E ilprogetto ha destato l’interessepure di Francesco Pugliese, am-ministratore delegato di Conad,la grande rete di cui Cia fa parte.

Dopo la politica che cerca dicapire l’elettore e la finanza cheprova a studiare gli andamentiazionari, adesso per i dataset (igrandi volumi di informazionida studiare per fare predizioni)è la volta della grande distribu-zione. Perché chi arriva per pri-mo a capire cosa vogliamo tragli scaffali, acquista un vantag-gio competitivo sulle venditenon da poco rispetto ai concor-

renti. E questo nuovo piano na-sce da una serie di progetti sucui già sta lavorando LegacoopRomagna.

«Abbiamo cominciato unacollaborazione con professioni-sti come Gianni Riotta e stiamolavorando sulla raccolta di infor-mazioni e l’avvio di attività com-merciali non più basate sulla fi-delizzazione con carta, ma suiniziative che vadano a targetiz-zare il cliente grazie alle sue abi-tudini di acquisto — spiega il50enne manager cesenate —Abbiamo fatto partire un per-corso importante sulla custo-mer loyalty, ma in forma nuova,con gruppi di clienti a cui pro-porre convenienze-. Daremocorso a un programma per cuichi avrà uno smartphone potràricevere informazioni nel mo-mento stesso in cui paga».L’idea insomma è suggerire al-l’acquirente il prodotto per luipiù interessante con il messag-gio a lui più adatto: «E il mes-saggino dipenderà dal tipo dicliente, da come ci ha lasciato icontatti, cercheremo di dargliuna proposta tarata».

Quando parla di Riotta, Pan-zavolta si riferisce alla consulen-za sui big data che il giornalista

presta all’Imt Istituto di Alti Stu-di di Lucca. Tra il consorzio cheamministra, infatti, e l’ente to-scano ci sono già stati numerosiincontri. L’architrave di volta diquesta svolta 3.0 starebbe tuttanella carta fedeltà, il grande rac-coglitore di informazioni concui determinare nuovi schemidi acquisto. Da qui i campi diintervento sarebbero due. Dauna parte gli approvvigiona-

menti logistici: segmentando idati dei pagamenti si potrebbecapire come avvengono le com-pere e dunque migliorare la ca-tena dei fornitori; dall’altra lepromozioni: si potrebbero indi-viduare nuovi tipi di consuma-tore a cui fornire nello scontri-no degli sconti per prodotti chea lui piacciono. Rimanendo sultema filiera, Panzavolta annun-cia un nuovo intervento: «Come

I big data entrano nel carrello della spesaCia-Conad codifica le abitudini dei clientiConsumatori targetizzati in base agli acquisti In Romagna si sperimentano le offerte mirate

cooperativa ridurremo l’inci-denza dei costi sui soci per po-ter trasferire altra convenienzaai clienti, limare mezzo puntosarà complicato — premette —ma se abbasso i costi di magaz-zino e di trasporto, e trovo for-me di risparmio per pagare me-no la merce che compro, possofarla avere al prezzo più bassoper i nostri acquirenti».

Le strategie future però nonsi fermano qui. Da novembre2014 a marzo 2015 sono entrati aregime i 32 negozi ex Billa ac-quisiti a Treviso, Padova, Vene-zia, Belluno, Rovigo, Trieste eUdine. «Nel 2014 con questipunti vendita siamo cresciutidel 12% nel sistema Cia-Conad,siamo arrivati 6.400 dipendentie di qui al prossimo anno supe-reremo i 7.000 occupati. Il pros-simo compito poi sarà indivi-duare e formare gli imprendito-ri a cui affidare questi ex Billa».

Nel 2014 per Cia-Conad levendite sono state di 1,26 miliar-di di euro con la previsione diportare il fatturato 2015 a 1,45miliardi. I punti vendita in retesono 236 per complessivi165mila metri quadri di superfi-cie di vendita e un patrimoniodi 583 milioni di euro. La rete èsuddivisa fra 3 ipermercati (Tre-viso, Rimini e Forlì), 33 super-store, 72 supermercati Conad e128 negozi di vicinato City. Gliscontrini battuti l’anno scorsosono stati 60 milioni, per unaquota di mercato complessivache nell’area storica della Roma-gna (Forlì-Cesena, Ravenna e Ri-mini) è vicina al 30%, con punteoltre il 40% nel canale super-mercati.

Andrea Rinaldi© RIPRODUZIONE RISERVATA

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PanzavoltaIl messagginocon la proposta di sconto dipenderà dal tipo di cliente, da come ci ha lasciato i contatti

COOPERAZIONE

Cia-Conad nel 2014Presente in

Dipendenti6.400

Vendite nei negozi1,26 miliardi di euro

Previsione fatturato 20151,45 miliardi di euro

Scontrini battuti

60 milioniper una quota di mercatocomplessiva che in Romagna(Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini)è vicina al 30%,con punte oltre il 40%nel canale supermercati

I punti vendita in rete

La rete è suddivisa fra

ipermercati 3(Treviso,

Rimini e Forlì)superstoresupermercati Conadnegozi di vicinato City

3372

128

236 per complessivi(165mila metri quadridi superficie di venditae un patrimoniodi 583 milioni di euro)

Romagna

Marche

Friuli VeneziaGiuliaVeneto

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8 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

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9Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

Le pareti del cervello vistecome le inespugnabilimura della città di Troiae valicabili solo grazie ainanofarmaci, moderni

«cavalli» capaci di portare nelcentro della nostra scatola delpensiero le cure per combatte-re le malattie neurodegenerati-ve. L’applicazione dei farmacimicroscopici nella lotta controAlzheimer, Parkinson e altrepatologie è stata inserita tra lequaranta innovazioni tecnolo-giche più promettenti a livellomondiale dal TechconnectWorld Innovation e dietro la ri-cerca d’eccellenza c’è un grup-po di studiosi dell’Università diModena e Reggio Emilia. Dal 14al 17 giugno voleranno aWashington proprio per l’edi-zione annuale del TechConnectWorld Innovation, uno dei piùgrandi convegni internazionalimultisettore: le startup e le tec-nologie più innovative vengonoselezionate da un comitatoproveniente dal mondo acca-demico e dell’industria dando

la possibilità di presentare i propri progetti davanti unaplatea di investitori internazio-nali. I ricercatori emiliani han-no sviluppato l’idea di usare lananomedicina per le malattieneurodegenerative mettendo apunto un «cavallo di Troia» ca-pace di portare i farmaci all’in-terno del cervello, passaggiofondamentale per poter affron-tare numerose patologie del si-stema nervoso centrale. La bar-riera emato-encefalica che im-pedisce l’ingresso nel cervellodei virus normalmente bloccail passaggio dei farmaci chepotrebbero curare le malattie:il gruppo di ricerca dell’Unimo-re ha elaborato nanosfere cheincapsulano il farmaco e sfrut-

tando meccanismi endogeniriescono a superare la barrieraper rilasciarlo poi in modocontrollato. «Le medicine usa-te finora non riescono a otte-nere gli stessi risultati che sipotrebbero raggiungere con inanofarmaci», spiega GiovanniTosi, 38 anni, ricercatore uni-versitario del Tefarti, centroche raggruppa docenti e ricer-catori dell’ateneo con compe-tenze in diversi ambiti scienti-fici. Nel 2005 il laboratorio hainiziato a percorrere la stradache ha portato al prestigiosoriconoscimento. «Gli studi chehanno permesso di raggiunge-re questi risultati sono partitidieci anni fa — racconta Tosi— L’immagine che rappresen-ta nel migliore dei modi questifarmaci è quella del cavallo dilegno ideato da Ulisse, perchégrazie a una barriera di poli-meri biodegradabili si possonoportare nel cervello i farmaci eazionare le cellule richieste.Sono stati studiati i meccani-smi di assimilazione di queste

sostanze, per questo c’è stata lacollaborazione di esperti di al-tri settori». La partecipazioneal TechConnect World è un’oc-casione unica per presentare irisultati di questo lavoro. «Sitratta di un expo tecnologicoche si svolge ogni anno negliStati Uniti, dove c’è molta piùattenzione nel finanziare la ri-cerca — commenta Tosi —Questo evento non fornisce di-rettamente finanziamenti, maoffre la visibilità per entrare incontatto con potenziali investi-tori». La commissione giudica-trice è composta da membri didiversi organismi governativi eaccademici americani tra i qua-li la Nasa. Secondo Tosi alla

I nanofarmaci dell’Unimorevolano in America a caccia di finanziatoriNella top 40 delle invenzioni più promettenti per TechConnect, potrebbero curare il Parkinson

Gruppo di ricerca da sinistra, Giovanni Tosi, Barbara Ruozi, Maria Angela Vandelli, Flavio Forni, Daniela Belletti e Francesca Pederzoli.

Università di Ferrara

Una scoperta pubblicata su Nature

U n gruppo di fisicidell’Università e dellasezione Infn di

Ferrara ha collaborato alla scoperta di rarissimi decadimenti di particelle, note come mesoni B neutri, realizzata al Cern di Ginevra. Un risultato, comeriporta la rivista Nature, atteso dalla comunità internazionale scientifica da oltre 30 anni. Si tratta di fatto di uno studio che, in linea con le previsioni del modello standard della fisica delle particelle, restringe la gamma delle sue possibili estensioni, necessarie per spiegare la materia oscura e l’asimmetria tra materia e antimateria. Il gruppo di ricercatori di Ferrara ha avuto un ruolo importante nella costruzione del rivelatore dei muoni, fondamentale per il risultato ottenuto ed è coinvolto nello sviluppo del rivelatore di luce Cherenkov che verrà utilizzato nella presa dati ad alta luminosità nel 2018.

F. C.© RIPRODUZIONE RISERVATA

INNOVATORI

base del successo c’è stato l’ot-tima collaborazione tra i ricer-catori. Oltre al gruppo del Te-farti, diretto dalla professores-sa Maria Angela Vandelli, c’èstata il supporto di diversi di-partimenti dell’ateneo, come quello di Neurofisiologia, e lapartnership con altre universitàitaliane e straniere. Servirà an-cora del tempo per capire se laricerca curerà in futuro patolo-gie molto gravi: «Ci vorrannoaltri dieci anni per avere unpossibile farmaco da vendere,deve partire una seconda fasedi analisi da parte di chi vuolebrevettare i nostri studi».

Mauro Giordano© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cavallo di TroiaLe nanosfere incapsulano il farmaco e superano la barriera emato-encefalica

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10 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

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11Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

L’ormai epidemica sau-dade degli imprendito-ri emiliani ha colpitoanche Cristian Pederzi-ni, che, tuttora ad di

quell’Italpizza da lui fondata,punta a riprenderne l’interocontrollo azionario.

Signor Pederzini, entroquando si riapproprierà del-l’azienda?

«Per il 60% non ancora diDreamfood c’è un’opzione callda esercitare entro metà 2017.In realtà, ci siamo già mossi,anzi direi che siamo alla fasefinale delle trattative. La partitasi chiuderà al massimo nel se-condo semestre».

Ad avere soci in azienda, oaddirittura dei padroni toutcourt, lei aveva ormai fatto ilcallo.

«Beh, nel 1998 era entratoGiuseppe Cremonini (fratello,oggi scomparso, del re dellecarni Luigi, ndr). Fu un passag-gio importante: durante il de-cennio con lui ci siamo trasferi-ti nell’attuale stabilimento, apochi passi dal casello di Mo-dena Sud. Poi lui ha fatto spa-zio a Bakkavor, a cui nel 2011 ioho ceduto anche le mie quote,pur restando sempre ammini-stratore delegato».

Perché, allora, ha deciso diricomprarla?

«Bakkavor, per scelta strate-gica, ha messo in vendita tuttele attività europee continentali,per concentrarsi su Cina e StatiUniti, oltre che sul Regno Unito.

E in me è emersa una serie dimotivazioni, a partire dall’attac-camento per questa azienda.Non senza un pizzico di orgo-glio nazionale, ho voluto conti-nuare un percorso che tuttoraprevede sviluppi interessanti».

Quel percorso era a rischio?«Non si poteva escludere l’in-

teresse di altri investitori esteri,il cui arrivo avrebbe potuto si-gnificare una delocalizzazione:tenga presente che la nostratecnologia, garantendo prodottialto di gamma autentici, è dav-vero molto attrattiva. È una sin-tesi tra tradizione, nelle 450 ri-cette, e modernità nel processoproduttivo su larga scala«.

Com’è possibile questa sin-tesi?

«Tutto l’impasto delle nostre

pizze è lievitato per 24 ore, lastenditura avviene manualmen-te e poi c’è la cottura in fornocon legna certificata. Mantenu-ta, dunque, l’assoluta genuinitàdegli ingredienti, dalla nascitadell’azienda abbiamo investitosempre di più nell’automazio-ne. Nei prossimi mesi avviere-mo una nuova linea per miglio-rare l’efficienza di una serie diproduzioni, come le pizze ret-tangolari e i tranci fatti a mano.Tutto a Modena».

Lei, pare di capire, credeancora nell’Italia.

«Assolutamente sì. Una voltavivevamo al 100% di esportazio-ni e oggi no: almeno una partedei nostri consumatori è dome-stica. Anzi: puntiamo ad acqui-sire sempre maggiori quote di

mercato interno, dove oggi sia-mo leader qualitativi, ma sullequantità prevalgono decisa-mente concorrenti stranieri, so-prattutto tedeschi».

Un simile quadro come sitraduce nei numeri di bilan-cio?

«Nel 2014, con un fatturatodi 75,2 milioni di euro, abbia-mo venduto complessivamente65 milioni di pizze: il 30% inNord America, il 60% nell’Ue e il10% nel resto del mondo. I di-pendenti, tra diretti e indiretti,sono circa 400».

Il futuro cosa riserva? «Finora abbiamo operato

quasi esclusivamente tramite lagrande distribuzione, e solo inminima parte, essenzialmentenegli Usa, nel food service (for-niture alle aziende che gesti-scono grandi spazi per la risto-razione pubblica, ndr). Soprat-tutto, abbiamo operato quasisolo nel private label, ovvero lenostre pizze hanno il marchiodelle catene che le vendono».

Non sarà più così? «Le private label rimangono

il core business, ma con unospazio dedicato anche al mar-chio Italpizza, proprio per con-trastare l’egemonia straniera. Inoltre, diversificheremo: neisupermercati, a parte il com-parto surgelati, troverete le no-stre pizze nel canale del fresco,con latticini e salumi confezio-nati».

Escludete di riaprire il capi-tale, magari andando in Bor-sa?

«Al momento le nostre atti-vità sono finanziate principal-mente con mezzi propri e nonpensiamo a simili ipotesi. D’al-tra parte, potrebbero esserepercorribili in futuro, perchénon escludiamo investimentiimportanti, ad esempio pernuove unità produttive, ancheall’estero».

Investimenti significa an-che acquisizioni?

«Al momento abbiamo altrepriorità. Ribadisco: è presto perparlare di simili temi, prima c’èda chiudere il processo di riac-quisizione».

Nicola Tedeschini© RIPRODUZIONE RISERVATA

Italpizza, nell’impasto di Pederzini tricolore e nuove linee produttiveIl fondatore si è ricomprato l’azienda modenese di surgelati e ora guarda al futuro unendo private label e pronto fresco

Orogel alla scoperta dell’America partendo dal Sud Vuole crescere fuori dalla Ue con altri 300 addetti da aggiungere in Basilicata agli 80 già stimati

A llargare le produzioni,impiantare nuove varietà,assumere circa un altropaia di centinaia di altre

persone oltre a quelle preventi-vate, rendere più efficiente laproduzione, ma sempre nel ri-spetto dell’ambiente e comincia-re a pensare ai mercati fuori daiconfini europei per vendere gliingredienti base della dieta me-diterranea, patrimonio Unesco.Dopo aver approvato il bilancio2014, Orogel mette in cantiere lenuove proposte per questo 2015che sta arrivando al giro di boa.

Il gruppo con sede a Cesenac0nta 2.500 dipendenti e 1.800soci produttori che coltivano inzone vicine agli impianti di sur-gelazione; gli stabilimenti pro-duttivi sono tre e sono dislocatifra Romagna, Veneto e Basilica-ta. I campi coprono 12.300 ettari

e producono ortofrutta che vie-ne venduta fresca per 146 milatonnellate e surgelata per 90 mi-la tonnellate. Non bastasse, Oro-gel è pure fornitore esclusivoper il gruppo Cir a Expo.

Il 2014 si è chiuso positiva-mente in tutti i settori per Oro-gel. Il fatturato relativo ai surge-lati è stato pari a 180 milioni dieuro, con un incremento del 3%a valore rispetto all’esercizioprecedente. Quello legato a Oro-gel Fresco, invece, è stato di 148milioni. Per un totale di circa328 milioni di euro. Orogel inve-stirà 80 milioni nel triennio2015-17 e assumerà 80 addetti:10 milioni serviranno per realiz-zare una nuova struttura mecca-nizzata per l’arrivo e l’avvio degliortaggi alla linea di surgelazio-ne; altri 20 milioni per il poten-ziamento degli impianti di sur-gelazione e il raddoppio dellaproduzione di Verdurì; 30 milio-ni per il sito di confezionamento

e stoccaggio adiacente alla sede;una ventina per il sito di Ficaro-lo e i prodotti freschi in Roma-gna.

«Proprio a Milano abbiamorecentemente incontrato la dele-gazione americana e non ci di-spiacerebbe acquistare quote dimercato negli Stati Uniti — ra-giona Bruno Piraccini, ammini-stratore delegato del gruppo —non abbiamo investito molto suestero e quel 5% che fatturiamolo stiamo guardando con atten-zione particolare, non tanto pervendere tutti i prodotti, ma perpoter radicare alcune produzio-ni nostre che fanno parte delladieta mediterranea come peresempio le verdure grigliate mi-ste o il passato di verdura». Lad-dove troverà il bacino giusto,Orogel si occuperà di espanderequeste sue produzioni. «Perquanto riguarda le richieste perproduzioni di massa che pro-vengono da Paesi come Russia o

Kazakistan — puntualizza Pirac-cini — possiamo impiantarestabilimenti solo con i mezzi fi-nanziari di questi stessi stati odi stanziamenti internazionali».

Negli 80 milioni di investi-menti sono compresi anche de-gli interventi per migliorare lecoltivazioni. «Pensiamo di avvia-re il prossimo anno mille ettaria carciofi in Basilicata e 300 et-tari ad asparagi tra Basilicata ePuglia — continua l’ad — a li-vello di occupazione (anche senon continuativa) si può stimareche circa 300 nuove persone sa-ranno impegnate in queste cam-pagne». E poi ci saranno stan-ziamenti per le celle meccaniz-zate a bassa temperatura, percreare sistemi in grado di pre-servare meglio il freddo e usarel’energia prodotta da impianti dibiogas che impiegano a loro vol-ta sottoprodotti delle lavorazionidi Orogel.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Orogel è nato nel 1967, ha sede a Cesena e stabilimenti produttivi in Romagna, a Ficarolo e a Policoro. Il gruppo si divide in Orogel Surgelati, Orogel Confetture e Orogel Fresco

Il gruppo

Al comando Bruno Piraccini, classe 1944, è amministratore delegato di Orogel dal 1978

di Andrea Rinaldi

MONOPOLI

Le tappe 1968 Cristian Pederzin nasce a Bazzano (Bo),dove a 24 anni apre un’attività in un garage di Castello di Serravalle, con soci partner tecnologici

1991 Nasce Italpizza per portare su vasta scala la produzione di pizze di alta qualità, sfruttando la surgelazione

1999Il successo induce Pederzini a insediarsi nell’attuale polo di San Donnino (Mo)

2008 Italpizza è ceduta a Bakkavor. Realtà nata nel 1986 in Islandaper esportare merluzzo, fattura oltre 2 miliardi con 18 mila dipendenti

•2014 Il 40% di Italpizza torna a Dreamfood srl, veicolo creato ad hoc per il riacquisto e in cui, nuovamente, Pederzini é in maggioranza rispetto ad altri due soci

•2015 Viene firmato l’accordo con Fai, Filiera agricola italiana di Coldiretti, che certifica l’utilizzo di materie prime tutte italiane

Al momento escludiamo di andare in Borsa

Nel 2014 abbiamo venduto 65 milioni di pizze

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BO

12 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

Relazioni trimestrali 2015Nei bilanci delle quotatel’Emilia che guarda avantiA parte i colossi finanziari e le multiutility,outlook positivo per le multinazionali tascabili

C’è l’Italia che guardaavanti nelle «trime-strali» della trenti-na di società emi-liano-romagnole

quotate a Piazza Affari. Non so-lo quella delle pmi capaci diesportare, ma anche quella del-le multinazionali tascabili, in-ternazionalizzate nella produ-zione — localizzata nei mercatidi sbocco, più che «delocalizza-ta» — e con la testa ben pian-tata nella regione. Poi natural-mente ci sono i giganti miliar-dari, da UnipolSai sopra i 4 mi-liardi di raccolta (che però sicontrae del 10% rispetto al pri-mo trimestre 2014) a Parmalat,che accresce il fatturato (perl’85% prodotto all’estero), madimezza gli utili, e alle grandimultiutility Hera e Iren. La pri-ma accresce più il fatturato (1,3mld., + 7%) che gli utili, pursempre molto consistenti (92,5milioni, +3,8%); l’altra, più pic-cola e con un trend meno bril-lante, rafforza però del 14% ilrisultato netto. E infine le ban-

che, Bper e Credem, in crescitasoprattutto negli utili, a cavallodel +50%.

Le ceramiche fanno miracoli,ma i margini sono contenuti otemporaneamente negativi. Pa-naria rafforza il conto economi-co (82 milioni, + 14%) e tornaall’utile, premiata anche dallaborsa (+92% dall’inizio dell’an-no). Annuncia il record di fat-turato estero, a quota 80%, coni mercati europei ormai prossi-mi al 50%. Ma anche il mercatointerno, che rappresenta il 20%,segnala un’inversione di ten-denza importante (+6%), noncomune però all’intero settore(-2% secondo Confindustria Ce-ramica). Una fatica confermatadai numeri di Ricchetti, che li-

ma il fatturato di gruppo maincrementa quello nazionale (+1 milione) mentre peggioral’utile netto, già negativo nelprimo trimestre 2014.

Igd, l’immobiliare della gran-de distribuzione, incrementa utili e fatturato e ha appenainaugurato un parco commer-ciale da 16mila mq. in Veneto. Ilgruppo Trevi soffre in borsa (-20%) ma ha accresciuto il fat-turato (+12%) e anche gli utilisono riemersi dal sottosuolo.Interpump ha fatto un balzo sianel fatturato (+39%) che negliutili (+150%), ed ha appena ac-quisito la parmigiana Bertoli.

Anche il lusso di Aeffe vamolto bene, soprattutto l’Italia(fatturato +11%), che rappresen-ta meno della metà del gruppo.Ancora meglio va il lusso on-li-ne, con Yoox che incrementafatturato (147 milioni, +16%) eutile, nonostante i marginimolto risicati (1,2 milioni,+30%), e fa pure il botto in bor-sa (+63%). Ima migliora i ricavi(+8%) ma riduce di tre quarti

l’utile. Per il colosso dell’auto-mazione il primo trimestre ètradizionalmente modesto, ilbuon portafoglio ordini ispirafiducia al management.

Beghelli, abituata a far luce,ma costretta a vederne pocanegli anni recenti, e ancora

monitorata da Consob sulla si-tuazione finanziaria e i debitiscaduti, incrementa il fatturatodel 15% (42 milioni) e quasiraddoppia gli utili, vicini al mi-lione.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

Cambiano versoPanaria anticipa la ripresa della ceramicaRispunta l’utile di TreviBeghelli rivede la luce

MONOPOLI

Il dilemma della via Emilia: più utili o più fatturato?Le performance trimestrali delle quotate (var. % 1˚ trim. 2015/2014)

I FATTURATI (IN MILIONI DI ) CON I MAGGIORI INCREMENTI

Olidata

Interpump

Credem*

Yoox

Beghelli

Parmalat

Panaria

Datalogic

Trevi

Valsoia

13,8

222,6

353,1

147,2

41,9

1.357,8

81,9

122,3

297

26,9

+180%

+39%

+23,2%

+16,4%

+14,8%

+13,8%

+14%

+13%

+11,8%

+9,8%

Fonte: Resoconti intermedi di gestione - 1˚ trimestre 2015

GLI UTILI NETTI (IN MILIONI DI ) CON I MAGGIORI INCREMENTI

*Margine di intermediazione

UnipolSai

Beghelli

Bper

Igd

Credem

Aeffe

Datalogic

Yoox

Valsoia

Emak

312

0,9

45,2

9,2

84

5,2

9,9

1,2

2,5

6,8

+134,6%

+86%

+59,7%

+48,8%

+47,4%

+46,9%

+42,3%

+30%

+21,6%

+5,20%

Il fatturato è l’Indicatore economico che misura l’ammontare complessivo dei ricavi registrati durante l’esercizio contabile da un’impresa, e derivanti dalla vendita dei beni prodotti o da prestazione di servizi

Cos’è

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

CoopUp Bologna è un percorso di incuba-zione promosso da Confcooperative Bolo-gna con la collaborazione di Emil Banca edi Irecoop Emilia Romagna, che non parteda un luogo fisico, ma da una community,che è coordinata e supportata nella suacrescita da Kilowatt, cooperativa che ge-stisce uno spazio di coworking a Bologna.

CoopUp Bologna, infatti, vuole aggregarepersone, team, idee innovative d’impresa,progetti che sperimentino modelli organiz-zativi di ispirazione cooperativa: un per-corso di crescita condiviso in cui è la co-munità locale stessa ad offrirsi comesupporto, mettendo a valore le competen-ze singole, con un modello di incubazioneon demand. Il punto di partenza sono dunque giovanicon progettualità imprenditoriali, formato-ri ed esperti, che vedano nei valori dellacondivisione, della collaborazione e dellasostenibilità le leve di crescita e sviluppo.

“CoopUp – afferma Daniele Passini, Presi-dente di Confcooperative Bologna - inten-de promuovere e avvicinare all’economiacooperativa giovani e neo imprenditori insettori d’impresa meno tradizionali”.“L’obiettivo – continua il Presidente- è ac-compagnare la nascita e lo sviluppo dinuove cooperative e di imprese sociali, ol-tre a creare ponti tra nuove idee e impresecooperative già attive”.

All’interno di CoopUp si possono trovarepersone pronte ad accogliere e ad accom-pagnare gli aspiranti imprenditori, espertiin grado di dare un supporto nel progettod’impresa, opportunità finanziarie a soste-

gno delle start up. L’iniziativa ha il soste-gno della Camera di Commercio di Bolo-gna.

IL PERCORSO

“Abbiamo scelto di partire da un percorsodi attivazione e di crescita di una comunitàdi aspiranti imprenditori o startuppers -commenta Gaspare Caliri, referente di Ki-lowatt per il progetto Coop Up”.Gli strumenti di lavoro sono un gruppo Fa-cebook, un blog, e sei workshop di forma-zione collettiva focalizzati su ambiti di in-novazione sociale, sharing economy egovernance cooperativa. Accanto ad una prima parte in cui ognivolta vengono affrontate alcune tematichetipiche della creazione di impresa è statapensata una seconda parte più interattiva.

Si tratta di un problem solving collettivo,che lavora attraverso metodologie deriva-te dal co-design thinking per risolvere pro-blematiche concrete dei progetti di impre-sa interni alla community. “Tali idee –spiega Caliri - vengono scomposte analiti-camente con l’aiuto di esperti invitati adhoc ad ogni incontro, per comprendernecriticità e potenziali sviluppi, domanda diformazione e di ampliamento del baga-glio di competenze”. Il pubblico chiamatoa contribuire all’analisi e alla soluzionedei problemi.Dopo il primo evento di lancio del proget-to lo scorso 3 marzo, che ha visto tra gli al-tri la partecipazione di Flaviano Zandonai(direttore di Iris Network e ricercatore Eu-ricse), in cui l’accento è stato posto sul te-ma dell’innovazione sociale e dell’econo-mia collaborativa, i primi incontri sono

stati dedicati alla “Value Proposition, cioècome comunicare la propria unicità almercato” e “all’Idea di impresa: come sicrea valore, tra business modeling e de-sign thinking”. I prossimi appuntamenti sa-ranno il 26 maggio “Il piano economico-fi-nanziario: numeri e metriche”, il 16giugno “Governance cooperativa, ibridiorganizzativi e lavoro” e il 29 giugno“Opportunità finanziarie: strumenti di faci-litazione e di accesso al credito”.

OPEN CALLE’ possibile candidarsi a partecipare alpercorso e alla community di Coop Up Bo-logna che si rivolge a chi ha un’idea di im-presa o si appresta a iniziare un percorsoimprenditoriale.Il progetto offre occasioni formative perl’accompagnamento allo sviluppo diun’idea Imprenditoriale; un’arena di di-scussione sull’imprenditorialità, sull’inno-vazione, sui valori cooperativi e sulla loroevoluzione; incontri con alcune realtà in-novative nel panorama cooperativo loca-le; workshop di approfondimento sul fareimpresa e innovazione; attività di facilita-zione e consulenza per intraprendere unpercorso imprenditoriale.

Per partecipare vai alla pagina bolo-gna.coopup.net/partecipa e compi-la il modulo Cerca il gruppo Facebook CoopUpBologna ed entra a far parte della com-munityPer avere maggiori informazioni scrivi [email protected] e visi-ta il blogbologna.coopup.net

Coop Up: le idee diventano impreseAnche a Bologna un anello delle rete nazionale

di incubatori d’impresa promossa da Confcooperative

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BO

13Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

Da inizio anno

-18,86Rapporto euro dollaroLa valuta europea si è svalutata rispetto a quella Usa dopo il QE della Banca centrale europea

-43,13PetrolioLe quotazioni del Brent (varietà del Mare del Nord) si sono indebolite con il boom della produzione di shale oil americano

-1,33Crb IndexÈ l’indice sintetico di 28 commodity elaborato dalla Reuters

«Mini Euro ok, ma serve il risk manager»Fabrizio Guidoni, analista finanziario mette in guardia dal fai da te. «Nelle imprese internazionalizzate non conta solo l’export». Come dimostrano Datalogic e Olidata

«Le t r i m e s t r a l imostrano già glieffetti positivid e l r a f fo r z a -mento del dol-

laro sull’euro», conferma Fa-brizio Guidoni, analista finan-ziario indipendente, esperto dicomunicazione economica eattento ai temi della sostenibi-lità e della responsabilità so-ciale d’impresa. L’effetto levadel cambio si misurerà neiprossimi mesi, «ma si percepi-sce dall’incremento del porta-foglio ordini, in alcuni casi se-gnalato dalle relazioni».

Naturalmente i flussi delleimprese si muovono in più di-rezioni, non solo come espor-tazioni di produzioni italianeverso l’area dollaro. «Se nonriguardano i prezzi, gli effettifinanziari si riflettono nel bi-lancio della capogruppo, ineuro. Oppure le imprese ac-quistano materie prime, indollari. Spesso il risultato è pe-nalizzante, per esempio nelsettore informatico». Ce n’ètraccia nella relazione di Oli-data, che ha ottenuto il mag-gior incremento di fatturato(+180%), grazie alle commessedalla Pubblica amministrazio-ne, ma è in leggera perdita perl’aumento dei costi delle mate-rie prime.

« Q u e s to d i m o s t r a c h eun’adeguata gestione profes-sionale del rischio di cambio èfondamentale — osserva Gui-doni — Il risk manager non èdiffusissimo nelle medie e pic-cole imprese, ma ogni impresainternazionalizzata deve consi-derarlo indispensabile». An-che di questo c’è traccia nellarelazione di Datalogic, che haaccresciuto in modo significa-tivo ricavi (+13%, per il 90% ge-nerati all’estero) e utili (+42%):«l’impatto del cambio è statocompensato a livello di gestio-ne finanziaria, permettendoun recupero a livello di margi-

nalità netta».Vivace l’andamento borsisti-

co. «I primi cinque mesi sonoandati molto bene, con una va-riazione dell’Ftse All Share su-periore al 20% — ricorda Gui-doni — Ma l’andamento deisingoli titoli mostra una fortedispersione, dal meno 20 alpiù 90 per cento. Naturalmen-te le quotazioni non semprerispecchiano il valore intrinse-co dei titoli, specie se la capi-talizzazione non è elevata».

Un’ultima considerazionesulla crescente attenzione del-le imprese emiliane e roma-gnole verso la social responsa-

bility e le variabili non finan-ziarie. «Hera ha fatto da batti-strada, redige un bilanciosociale presentato e discussosul territorio, un vero bench-mark. Anche Unipol lo fa. LaCsr evita rischi estremi alleaziende con un maggiore im-patto, o anche solo una mag-giore visibilità, sul territorio,che ne trae vantaggio insiemeai dipendenti. Nella regionequesta sensibilità si percepiscemolto, forse anche per la lun-ga storia cooperativa».

A. Cia.© RIPRODUZIONE RISERVATA

91,8263,2663

43,0941,22

37,8133,92

31,4229,84

25,3122,9222,6222,2422,1521,48

Panaria GroupYooxValsoiaIrenBperItWayPoligrafici editorialeDatalogicNoemalifeInterpumpImaHeraIndice Ftse All ShareOlidataCredem

Igd SiiqRicchettiPiquadroMonrifIrceBeghelliUnipol GruppoBonifiche ferraresiMarrAeffeUnipolsaiEmakParmalatLandi RenzoTrevi

Cento giorni a Piazza AffariPerformance delle quotate dell’Emilia-Romagna dal 2 gennaio al 18 maggio 2015

Fonte: elaborazione dati Borsa Italiana

21,1919,54

16,6716,61

12,9812,81

11,1111,0910,87

8,797,86

3,692,77

0,2-19,88-19,88-19,88

Variazione %Quotazioni in € Quotazioni in € Variazione %

Sul webPuoi leggere gli articoli di Corriere Imprese, condividerli e lasciare commenti su www.corrieredibologna.it

Fabrizio Guidoni, analistafinanziario indipendente lavora a ETicaNews.it, sito focalizzato su tematiche di economia e finanza

Chi è

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14 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

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BO

15Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

FOOD VALLEY

Ma cosa c’entra il Pilcon la piadina?Moltissimo, se neproduci 350 mila algiorno, così tante

che, incolonnate una sull’altra,si potrebbe farne una torre al-ta un chilometro e pesante 26tonnellate. Ogni giorno. Tuttequeste piadine, in un anno ol-tre 120 milioni di pezzi, contri-buiscono per il 60% a un fattu-rato da 30 milioni di euro de-stinato per il 6% all’export, mala quota potrebbe crescere fi-no al 20 per cento. E anche ilfatturato, oggi generato all’80%dal canale grande distribuzio-ne, vorrebbe crescere, quasiraddoppiare in due-tre anni fi-no a 50 milioni di euro. Comesuccedeva fino al 2012 (+27%).Ma non può farlo: l’impianto èsaturo, lavora sette giorni susette, su tre turni da 8 ore. E ilPil rinuncia al contributo dellapiadina (per non parlare del-l’indotto, la farcitura...).

Forse bisognerebbe suggeri-re all’imprenditore di non ave-

re paura: l’Italia riparte, il mondo va a Expo, consuma pi-adine; lui deve farsi coraggio,investire un po’, trovare unabanca che lo aiuti. E produrrepiù piadine, più prodotti daforno: se tutto va bene aiuteràla sua impresa (microecono-mia) e contribuirà alla crescitadel Paese (macroeconomia).

Se le cose stessero così,questa piccola parabola dellaserie «l’economia spiegata amio figlio» farebbe sorridere epotrebbe trasformarsi in fiabaa lieto fine, se solo l’imprendi-tore si decidesse a ingrandirela fabbrica. Ma non è una fia-ba, pur essendo ancora possi-bile il lieto fine. Per ora è unacommedia, che stride con lepromesse di efficienza e sem-plificazione della burocrazia edelle pubbliche amministra-zioni; ma anche di certe gran-di imprese, pubbliche o priva-te a corrente alternata, secon-do le convenienze.

Dalle parti di Bagnavavallo,in Romagna, tra Ravenna e

Imola, c’è un imprenditore,Sergio Bravi, pronto a investire25 milioni di euro. Due terzi(grazie agli utili non distribui-ti) li mette lui, che da 35 anniha fondato e fatto lievitareun’azienda leader nella produ-zione di piadine e pani morbi-di confezionati, l’Orva. Un ter-zo lo finanzia la banca, Intesa-Sanpaolo, che a quell’impresacrede e della correttezza del-l’imprenditore si fida. Al puntoda averla inserita nel program-ma «Ecco la mia impresa», e

presentarla al Waterstone, ilpadiglione della banca a Expo2015.

Da un anno Orva attende ilvia libera da un’affollata «con-ferenza dei servizi», per co-struire una nuova fabbrica da20 mila metri quadri, lumino-sa e confortevole, perché daqueste parti l’idea che il luogodi lavoro possa essere un belposto, in cui stare volentieri, èparte della cultura d’impresa.Il piano industriale prevede gliincrementi raccontati in cima

Le peripezie di OrvaRifiutare la piadinanon fa crescere il PilUn investimento da 25 milioni di euroda un anno congelato dalla burocrazia

alla favola, e 50 nuovi posti dilavoro rispetto agli attuali 150.

La concessione edilizia è ar-rivata, ma la «conferenza» nonsi è ancora pronunciata e hafinora prodotto 40 richieste,prescrizioni, osservazioni. Fer-rovie italiane, per esempio —presente in conferenza a tuteladella sicurezza della vicina li-nea a binario unico Ravenna-Bologna — è preoccupata per-ché gli automezzi in manovranel piazzale potrebbero abba-gliare i macchinisti dei treni(chissà se si tratta delle stesseferrovie meno inflessibili nelcontrollo della sicurezza deivagoni merci, e iscritte a Con-findustria per condividere, aparole, i princìpi della libertàd’impresa...).

Un anno perso, finora, unaltro servirà per costruire lafabbrica. I costi sono lievitatidel 10%, un paio di milioni dieuro, per le varie prescrizioniimpartite dalla conferenza, innome della pur sacrosanta si-curezza antisismica (ma fra icapannoni-castelli-di-cartacrollati alla prima scossa del2012, e gli ammortizzatori finsotto i macchinari anche alpiano terra, forse esistono op-zioni intermedie). Bravi nonmolla, ha già ordinato i mac-chinari, fabbricati in Italia congli accorgimenti tecnici sugge-riti al costruttore dall’ufficio diprogettazione meccatronicadella stessa Orva, che sviluppaal suo interno anche i sistemigestionali di business intelli-gence e l’ufficio grafico per lagestione dell’immagine e delpackaging.

Angelo Ciancarella© RIPRODUZIONE RISERVATA

Luigi Bravi è il presidente di Orva. Con luiin azienda anche le due figlie Barbara e Micaela

Chi è

I numeri di Orva

Fonte: Orva Srl - Bagnacavallo (Ra)

Piadine prodotte350mila al giorno

Pari ad una colonna alta...1 chilometro

Peso e ripartizionedella produzione annua

fino al 20%Obiettivoquota export

6%Quota export

80% produzioneCanale Gdo(Grande distribuzioneorganizzata)

40%pane morbido

60%piadine

19milatonn

150

30 25

dipendenti

fino a 50 Utile/fatturato2-3% (non distribuito)

20

30

40

50

Fatturatoannuo

Obiettivodi fatturato

Investimentonuovo

stabilimento(In milioni di €)

200dipendentidipendenti

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BO

16 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese

mila euroè il tetto massimodi contributi a fondo perduto per giovani contadini

50

Alimentare

Controlli Italiani equiparati a quelli Usa, export più facile per il prosciutto Parma

S ulle tavole delle famigliestatunitensi continuerà adesserci il prosciutto di Par-

ma. Perché l’organizzazioneamericana che si occupa deicontrolli alimentari, il Fsis –Food Safety and Inspection Ser-vice, ha confermato l’equivalen-za dei sistemi di controllo ita-liano e americano. Una buonanotizia, dopo che le stesse au-torità americane, in passatoavevano deciso di sottoporre acampionamento tutte le partitedi prodotti a base di carne pro-venienti da stabilimenti italianie in arrivo alle dogane statuni-tensi. Tale prescrizione, con-temporaneamente al divieto diinserimento ex novo di stabili-menti nella lista degli impiantiabilitati all’export verso gli Usa,rappresentava una misura cau-telativa in attesa della conclu-sione del processo di valutazio-ne del sistema dei controlli uf-ficiali implementati nel nostroPaese. «Sono stati anni di in-tenso lavoro — ha dichiaratoStefano Fanti, direttore delConsorzio del Prosciutto diParma — che hanno causatonon pochi disagi ai nostri pro-duttori. Oggi finalmente sonoripagati tutti gli sforzi. Un suc-cesso meritato che va condivisocon tutti coloro che sono quoti-dianamente impegnati nel con-ferire e assicurare al Prosciuttodi Parma tutti quei requisiti disicurezza e tracciabilità indi-spensabili per poter essereesportato in tutto il mondo».Gli Stati Uniti sono il primomercato per le esportazioni delProsciutto di Parma e nel 2014hanno registrato una crescitadel 12% , con circa 565.000 pro-sciutti, per 60 milioni di euro.

Maria Centuori© RIPRODUZIONE RISERVATAe

Normative

Più biologico, più gio-vani agricoltori, piùtecnologia: è l’agricol-tura del futuro che laRegione Emilia-Roma-

gna vuole realizzare con il Pia-no di Sviluppo Rurale. Un do-cumento di oltre 700 pagineche fissa la programmazionedelle politiche agricole e ruralie le linee di spesa dei fondicomunitari fino al 2020, appe-na licenziato dalla Commis-sione europea. Due anni dianalisi dei fabbisogni, delcontesto, delle criticità, delleopportunità, di consultazionedi associazioni di categoria eproduttori, hanno portato allastesura della prima versionedel testo, poi modificato inbase alle osservazioni di Bru-xelles. E oggi il Psr dell’Emilia-Romagna è tra i primi quattroa ricevere il via libera dallaComunità.

L’approvazione del piano «èfrutto del lavoro di squadra tral’assessorato e la Consultaagricola — scrive AgrinsiemeEmilia-Romagna, che riunisceConfagricoltura, Cia, Fedagri-Confcooperative, Agci-Agrital e Legacoop Agroalimentare erappresenta oltre 40 mila im-prese —. Adesso proseguireinsieme anche sulla definizio-ne dei bandi: le aziende nonpossono più aspettare e chie-dono con urgenza misure vol-te a generare reddito e nuovaoccupazione».

Dal Psr saranno in totale di-stribuiti 1 miliardo e 190 mi-lioni di euro alle aziende daqui al 2020. Sono tre i macroobiettivi del piano: competiti-vità, 515,7 milioni di euro(43,4% totale); ambiente e cli-ma, 509,3 milioni di euro(42,8%); sviluppo locale comu-nità rurali, 139,8 milioni(11,7%del totale).

Già pronti i primi due ban-di. Il primo per i nuovi inse-diamenti rivolto a imprendito-ri con meno di 40 anni. A lorosono destinati dai 30 ai 50 mi-la euro a fondo perduto. «Igiovani sono una priorità»,osserva l’assessore all’Agricol-tura dell’Emilia-Romagna Ste-fania Caselli. E il presidenteregionale di ConfagricolturaGiovanni Tosi loda «l’attenzio-

ne verso il ricambio genera-zionale, che è alla base dellosviluppo del settore agricolo.Ma auspico anche una solu-zione al blocco imposto daBruxelles ai finanziamenti aiprimi insediamenti con pro-duttività superiore ai 250 milaeuro. Così si nega il sostegnoa chi produce, ad esempio,più di 2 mila quintali di latteall’anno». Il problema dell’in-vecchiamento degli agricoltoriè particolarmente rilevante: inEmilia-Romagna solo l’8% del-le aziende agricole è condottoda imprenditori con meno di40 anni (la media nazionale èdel 10%). Il 55% è di proprietàdi agricoltori con più di 60anni.

L’altro bando invece è giàpartito e riguarda le indennitàcompensative per le zonesvantaggiate: dai 90 ai 150 eu-ro per ettaro per un totale di

15 milioni di euro. L’assessore Caselli non na-

sconde la difficoltà di elabora-re un Piano di sviluppo ruraleper un realtà complessa dalpunto di vista della biodiversi-tà, sia ambientale che delleproduzioni: «Il nostro è il ter-ritorio più disomogeneo d’Ita-lia: si va dai terreni sotto illivello del mare alle monta-gne, in regione coltiviamo ditutto, dai pioppi alle ciliegie. Èuna ricchezza che va tutelata».Così come vanno tutelati i 41marchi dop e igp, che si por-tano dietro una filiera che vale13 miliardi di euro. Da incenti-vare c’è poi il settore del bio-logico, su cui la Regione hafatto una scelta strategica: 100milioni di euro destinati allaconversione e al mantenimen-to delle produzioni. «Il 9% del-la superficie agricola dell’Emi-lia-Romagna produce alimenti

biologici, l’obiettivo è raddop-piarla — fa sapere l’assessore—. La domanda di consumoin questo settore è cresciutadel 37% nonostante la crisi».

La novità assoluta di questoPsr sono gli incentivi per labanda larga e ultralarga. Nelmacro-obiettivo per lo svilup-po locale delle comunità rura-li ci sono 50 milioni per infra-strutturare la montagna.«L’innovazione tecnologica —spiega l’assessore Caselli — èfondamentale: ci sono tecni-che di precisione per l’irriga-zione e la fertilizzazione deicampi ad esempio, che per-mettono di risparmiare, manecessitano che il terreno siageoreferenziato».

Confagricoltura, infine, po-ne l’accento sulla necessità disalvaguardare il territorio. Ilpresidente Tosi ribadisce:«Auspichiamo che i fondi atutela dell’ambiente e del ter-ritorio (tra questi ci sono 39milioni per il dissesto idroge-ologico, ndr) siano il primopasso verso l’adozione di unvero piano di prevenzione eintervento pluriennale».

Andreina Baccaro© RIPRODUZIONE RISERVATA

La Regione disegna i contadini del futuroGiovani, biologici e ad alta tecnologia Varato il Piano rurale 2014-2020 con stanziamenti per quasi due miliardi

Stagione per stagione

di Barbara Bertuzzi

Verde, giallo e viola, nel piatto arriva l’arcobaleno nutriente del fagiolino

Con buona pace della fantasia a tavola, ilverde vince ancora sul giallo e sul viola.«Non solo, la sfida si disputa proprio trale tonalità del colore dominante» è certoBruno Parisi, breeder presso il Centro di

ricerca per le colture industriali di Bologna, «cosìil baccello verde scuro brillante si vende di più delchiaro».

Lo dice la piazza che conferma leader del mo-mento, in Emilia-Romagna, la varietà Valentino:colore scuro intenso, calibro grosso e senza filocon una elevata produttività della pianta. Segue aruota la Sybaris, seconda cultivar testimone delmercato locale, dal baccello diritto, cilindrico eiridescente che si distingue per la particolare ser-bevolezza post raccolta.

Giuseppe Minzoni a Madonna dell’Albero nelRavennate produce a pieno campo 3 mila quintaliall’anno di fagiolini e della Valentino racconta: «Èprecoce, si raccoglie dopo 50 giorni ed ha una

resa media di 100 q/Ha». Poi aggiunge: «Però neigiorni della fioritura non deve soffiare il garbino,vento caldo da Sud-Ovest».

Nuove varietà sono comunque in arrivo, prontea contendersi il primato sulla brillantezza del co-lore, sulla contemporaneità di maturazione oltreche sulla resistenza alla ruggine e alla batteriosi,virus tra i più insidiosi. «Adesso l’attenzione deiricercatori si concentra anche sulla problematicadella cascola fogliare — informa Parisi — affinchéla chioma, che è in grado di proteggere meglio ilbaccello, si mantenga integra fino al periodo diraccolta».

I fagiolini in commercio, detti anche cornetti oboby, sono di calibro fine (da 3,1 a 8,7 euro/kgnella Grande distribuzione;fonte Cso) e medio (da3,9 a 4,3 euro/kg) di provenienza nazionale edestera (Egitto, Marocco finanche Senegal). All’in-grosso si trova persino la varietà Piatti verdi, sui2-2,8 euro/kg, dalla forma lunga e piatta, prodotta

quasi esclusivamente nella piana del Sele a Sud diSalerno e da noi poco cucinata pur offrendo unostraordinario apporto nutritivo. Tra le cose da nonfare: «Mai scegliere un fagiolino con la marcaturadel seme», consiglia Silvia Paolini, tecnico speri-mentatore di Astra Innovazione e Sviluppo. «Se lasuperficie non è liscia, vuol dire che è stato raccol-to da oltre una settimana».

Per chi ama invece la verdura di nicchia e ten-denza, ampio spazio alla creatività spaziando dalgiallo fosforescente al violaceo scuro, al nero. Ma-rilena Civolani nella Bassa tra Bologna e Modenacoltiva in serra da circa un mese la varietà Blacktiger, calibro medio e 4-5 cm di lunghezza e laYellow queen fino a 7-8 cm (nei punti venditaFruttiamo di Modena, Savignano sul Panaro e Car-pi a partire da 8 euro/kg). Ma attenzione allesorprese: una volta cotto, il fagiolino viola perde ilsuo colore originario e si trasforma in verde scuro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La piantaI fagiolini, detti anche cornetti, sono i baccelli giovani del fagiolo, ma hanno proprietà che li rendono assimilabili a un ortaggio: contengono infatti poche calorie. Questo perché la raccolta del baccello viene effettuata quando ancora il fagiolo all’interno è in fase di maturazione

CaselliIl nostro è il territorio più disomogeneo d’Italia: si va dai terreni sotto il livello del mare alle montagne, in regione coltiviamo di tutto. È una ricchezza che va tutelata

FOOD VALLEY

L’agenda 25 maggioTerza torre della Regione , Bologna, Stefano Bonaccini chiuderà il convegno «Il sistema Agro-alimentare dell’Emilia-Romagna». Ore9

26 maggio Aula Magna Santa Lucia, Bologna, «Come moltiplicare il codice della vita?» con il Nobel Kary Mullis. Ore 10.30

25 maggioCamera di Commercio, Modena, il convegno «Qualsiasi momento è un ottimo momento per fare impresa». Ore 14.30

Fino al 31 maggioLa Wellness week in Romagna portaoltre 300 iniziative e grandi eventi sportivi come la Gran Fondo Nove Colli

30 maggioCon l’Università di Ferrara il progetto «How I met Science!», dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, al polo degli Adelardi

5 giugnoPer partecipare come azienda italiana alla fiera Excon, a Bangalore, occorre aderire entro il 5 giugno. Organizzano Confindustria Modena, Veronafiere-Samoter e Unacea.

Programma di sviluppo rurale 2014-2020

COMPETITIVITÀTTDELLE AZIENDE

515,7 milioni di euro

di cui128 milioni

per il pacchettogiovani

AMBIENTEE CLIMA

509,3 milioni di euro

di cuiil 100 milioni per il biologico

e 39 milioni per ildissesto idrogeologico

42,8%

SVILUPPO LOCALECOMUNITÀTT RURALI

139,8 milioni di euro

di cui51,5 milioni

per la banda largae ultralarga

11,7%

VALORE

1 miliardo 190 milioni di euroTRE MACRO OBIETTIVI

43,4%del totale

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19Lunedì 25 Maggio 2015Corriere Imprese

L’analisi

Globalitàe private equityper crescere

SEGUE DALLA PRIMA

Èassolutamente ne-cessario ripensaregli strumenti di fi-nanziamento per gliinvestimenti delle

imprese e, al tempo stesso,favorire l’utilizzo di fondi diprivate equity destinati adaziende del territorio, nonsolo per investimenti inno-vativi, ma anche con l’obiet-tivo di ampliare la scalaproduttiva. Molti Paesi«emergenti», oggi cercanonuovi partner per sviluppa-re le proprie potenzialità.Gli imprenditori italiani so-no tra i «più desiderati»,come investitori provenien-ti da Paesi a capitalismomaturo. Tuttavia, visti i vin-coli di Basilea 3 sugli assor-bimenti patrimoniali dellebanche, per permettere allaimprese di realizzare inve-stimenti all’estero con ele-vata redditività è opportu-no creare fondi di privateequity riservate alle impre-se italiane che vogliano in-ternazionalizzarsi. Anchequesta è una conseguenzadella crescente e progressi-va integrazione dei mercatiche deve spingere gli im-prenditori a immaginare lacreazione di nuovi businessin contesti diversi: pensoad esempio, alle materieprime, di cui sono ricchimolti Paesi emergenti. Nonè strategico lasciare sempread altri business così profit-tevoli. Questi ragionamenti,però, portano direttamenteal tema della finanza per lacrescita delle imprese: sa-rebbe cruciale costituirefondi di investimento dedi-cati alle imprese del territo-rio. Se infatti è possibiledotare le banche di unostrumento di canalizzazio-ne del risparmio che si for-ma sul territorio, diventapiù semplice co-finanziareprogetti innovativi, unita-mente al tradizionale cana-le del credito. Il futuro perla crescita si gioca tutto suun’efficiente allocazione ediversificazione delle risor-se finanziarie: non più solocredito, ma anche capitaledi rischio. Le imprese sonofatte di donne e uomini:una strategia per la crescitapassa necessariamente an-che da una moderna ed ef-ficiente rivisitazione deitempi di lavoro. La globaliz-zazione, nel bene e nel ma-le, entra anche nell’organiz-zazione delle nostre vite: èil prezzo da pagare per ga-rantire un futuro adeguatoal nostro territorio.

Massimiliano Marzo© RIPRODUZIONE RISERVATA

OPINIONI

& COMMENTI

La risposta di Massimo Degli Esposti

LA RIPRESA? QUANDO CRESCERÀ L’OCCUPAZIONE

Le pagine di tutti i giornali, compreso il vostroCorriere Imprese, pullulano di titoli sulla ripresa.Verrebbe da pensare a un’economia in pienoboom. Io che sono un piccolo imprenditore delsettore costruzioni, invece, vedo in giro ancoratanta crisi. Il lavoro scarseggia, le aziende indifficoltà sono sempre di più, le banche nonscuciono un soldo e anche chi potrebbe andarediscretamente rischia di naufragare perché i clienti non pagano.

Marco C., Reggio Emilia

Caro Marco, l’importante è intendersi sul si-gnificato della parola ripresa. Per gli economisti(e per i giornali che ne riportano i giudizi), ripre-sa vuol dire inversione di tendenza; quindi inizianel momento stesso in cui si passa dal segnomeno al segno più. È indubbiamente il caso diquesto inizio 2015, quando il Pil, e non soloquello, ha segnato un incremento (+0,3%) dopouna serie di trimestri in negativo durata quasidue anni e anzi, escludendo brevi rimbalzi, più disette. Per l’Emilia- Romagna è andata anche me-glio, perché la svolta è iniziata già nel 2014 con

un saldo annuo finale del +0,4%. Nell’arco di unacrisi da tutti ritenuta la più grave dal dopoguerra,quindi da metà 2008, il prodotto interno lordo haperso il 9%, la produzione industriale oltre il 23%,gli investimenti quasi il 30%. Su macerie di taleportata, l’anticamera della ripresa, perché di que-sto per ora si tratta, non può certo avere effettivisibili «a occhio nudo». Chi è disoccupato conti-nuerà a non trovare lavoro, le aziende in difficol-tà continueranno a soffrire e i debitori a nonpagare. Anche quelli delle banche, e questo spie-ga perché anch’esse restino a dir poco prudenti.

Tuttavia, in questa fase, più ancora dell’oggideve interessarci il domani e il dopodomani. So-prattutto per chi fa l’imprenditore e deve giocared’anticipo. In questo senso i numeri, seppuromeopatici, sono significativi. Non per il datoassoluto, ma per l’accelerazione che esprimono.Si disse per esempio che gli 80 euro non avevanoprodotto effetti. Eppure pochi mesi dopo l’eroga-zione assistemmo a una ripresa delle vendite diauto (guarda caso quella cifra corrisponde più omeno alla rata mensile per l’acquisto di un’utilita-ria), poi alla crescita della domanda dei mutuicasa e delle compravendite, oggi infine alla primarisalita dei consumi finali. Ma solo quando vedre-mo crescere l’occupazione potremo dire di essereusciti dal tunnel.

C he l’Emilia-Romagna sia una regioneparticolarmente competitiva, dal pun-to di vista imprenditoriale, non è cer-to una novità. In quest’ottica, la sta-

gione delle trimestrali ne è la testimone piùattendibile, pur in una fase economica mon-diale tutt’altro che brillante. Interpump, diSant’Ilario d’Enza, evidenzia dimensioni mol-to interessanti. In meno di cinquant’anni l’azienda reggiana è cresciuta e si è espansain buona parte del globo. La capacità im-prenditoriale del fondatore ha fatto sì cheora Interpump sia diventata leader mondialenelle pompe a pistoni ad alta pressione, eche abbia un ruolo trainante anche nel setto-re oleodinamico. A ogni trimestre l’aziendatocca nuove punte d’eccellenza. SecondoMatteo Zardoni, di Banca Albertini Syz, «lapenetrazione internazionale della produzio-ne di Interpump rappresenta un punto diforza imprescindibile. Al tempo stesso, laqualità del lavoro italiano continua a essereun punto di forza eccezionale. Avere unito idue aspetti è la migliore strategia possibile».

I risultati d’inizio 2015 lo confermano perchéle vendite nette sono salite a 222,6 milioni dieuro, rispetto ai 160,2 milioni nel primo tri-mestre 2014. All’aumento del fatturato hannocontribuito anche le recenti acquisizioni diWalvoil, gruppo reggiano, e Inoxihp, di NovaMilanese. Aziende, ambedue, che, oltre allatecnologia di cui sono dotate, dispongono diottimi portafogli clienti, operanti natural-mente nello stesso settore di Interpump. Im-portante incremento anche dell’utile nettoconsolidato: 29,2 milioni di euro contro 13,6milioni del primo trimestre 2014. Altri datipositivi non mancano, ma ciò che conta è lafilosofia dell’azienda: qualità della produzio-ne, espansione delle vendite e crescita conacquisizione di aziende soprattutto del terri-torio, complementari con il resto dell’attività,focalizzata sui controlli idraulici. Accompa-gnare l’azienda, investendo in azioni Inter-pump potrebbe rappresentare una buonaopportunità, pur a prezzi sensibilmente sali-ti.

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SEGUE DALLA PRIMA

Oggi le aziende tendonoa disperdere opportunità;mettendo assieme risorse eknow how potrebbero in-vece aspirare ad una mag-gior capacità produttiva edi marketing.

La forza del settore pri-mario sta nell’imprescindi-bile e stretto legame colterritorio. D’altronde l’im-pegno dell’imprenditoreagricolo è quotidianamentefinalizzato alla produzionedi cibo, da un lato, e allasalvaguardia del patrimo-nio paesaggistico e natura-l e , d a l l ’ a l t r o .Confagricoltura lotta da an-ni contro il finto ambienta-lismo che proprio nelledrammatiche esondazionidi fiumi e torrenti in regio-ne, ha mostrato il suo latopeggiore.

Rimarchiamo, inoltre,

l’improrogabilità di un pia-no nazionale per la ridu-zione del consumo di suo-lo che contrasti l’urbaniz-zazione selvaggia e pro-muova la valorizzazionedelle aree agricole. Una re-te viaria sovradimensionataha determinato negli annidanni incalcolabili all’equi-librio antropico soprattuttoper la componente agrico-la, tra cui l’impermeabiliz-zazione delle aree di rico-stituzione delle falde sot-terranee.

Confagricoltura combat-te ogni ostracismo cultura-le-scientifico e auspical’inizio di un nuovo corsonel superamento della logi-ca «pro o contro Ogm». Èora che la questione degliorganismi geneticamentemodificati venga affrontatasenza pregiudizi ideologicima secondo una logicascientifica e imprenditoria-

le: ricerca e innovazionesono tappe di svolta strate-giche per lo sviluppo delleimprese agricole. Il nostroPaese vanta peraltro unascuola di genetica di cara-tura mondiale, è assurdonon lasciarla operare. Iconsumatori hanno biso-gno di risposte certe, calatenel contesto rurale nazio-nale.

La vera tutela dell’agri-coltura emiliano-romagno-la, che vede tra l’altro com-parti in netta crescita comeil biologico, si promuovesolo con politiche di setto-re condivise e con un pianostrategico che sia espres-sione di tutti gli attori dellafiliera. Solo così saremo ingrado di difendere le no-stre produzioni regionalisul mercato italiano edestero; solo così potremooffrire cibo di qualità, ga-ranzia di tracciabilità e si-curezza.

Gianni Tosi** n e o p r e s i d e n t e

Confagricoltura Emilia-Ro-magna

L’interventoLa via dell’agricoltura emiliano-romagnola tra aggregazione e internazionalizzazione

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Piazza Affari di Angelo Drusiani

Acquisizioni e qualitàLa forza di Interpump

Fatti e scenari

Zanetti porta il nome in BorsaIl caffè dei Segafredo rinasce con Esse rossa e design Giugiaro

N ei listini di Borsa comparirà come Massimo Zanet-ti Beverage Group. Ma per tutti la società che il 3giugno debutterà a Piazza Affari sarà la Segafredo

Zanetti, assieme a Lavazza principale produttore dicaffè italiano e uno dei maggiori al mondo con oltre unmiliardo di euro di fatturato. Il nome Segafredo diràancora qualcosa in più ai bolognesi, visto che il mar-chio deriva dalla bolognesissima famiglia dei fondatori,costretta a passar la mano a metà degli anni 70 quandofu rapito l’allora ventenne Francesco, erede destinatoalla successione. Per pagare il riscatto i Segafredo do-vettero ricorrere all’aiuto del loro distributore, MassimoZanetti appunto, che di conseguenza divenne proprie-tario dell’azienda. Francesco, però, non è rimasto conle mani in mano e all’inizio degli anni 80 si è ributtatonel caffè. Dapprima sottotraccia nel circuito bar, oggi dinuovo allo scoperto con un marchio riconoscibile dallagrande S rossa di Esssecaffè che richiama l’iniziale delvecchio logo e con una macchina espresso a capsulefirmata dal re dei designer Giugiaro.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il caso dei suini di MontorsiQuando è la burocrazia che costringe a delocalizzare

A quasi un anno dall’approvazione, la legge regiona-le per attrarre nuovi investimenti resta sostanzial-mente sulla carta. Il risultato è che, mentre cele-

briamo successi con Toyota o Philip Morris, continuia-mo a collezionare fiaschi quando prevalgono, nel casoper caso, burocrazia e arbitrio. A Serramazzoni, peresempio, Pier Luigi Montorsi, titolare del salumificiodel maialino rampante, non è ancora riuscito a porrela prima pietra di un nuovo stabilimento sull’area di200 mila metri quadrati acquistata sette anni fa. Dovevadiventare un allevamento modello di suini «leggeri»con annesso impianto di trasformazione degli scarti infertilizzanti ed energia. Insomma, un ciclo chiuso eassolutamente rispettoso dell’ambiente. Ma in sette an-ni non è riuscito a smuovere il macigno delle autorizza-zioni. Così ha deciso che allevamento e stabilimento lifarà in Albania, dove in tre mesi può avviare i lavori.Con tanto di incentivi fiscali e lasciapassare verso laRussia, oggi off limits per l’Italia causa sanzioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Presidente Massimo Zanetti della Segafredo Zanetti

Page 20: L'intervista La novit IMPRESE · Luned, 25 Maggio 2015 L'ECONOMIA, GLI AFFARI, LE STORIE DELL'EMILIA-ROMAGNA IMPRESE L'intervista Parla il fondatore della Paolo Castelli spa: «Design

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20 Lunedì 25 Maggio 2015 Corriere Imprese