L'INTERVISTA ALEJANDROSOLALINDE … stampa 2017/Solalinde...trafficanti» di Francesco Comina A lej...

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Alto Adige (ITA) - it Print Tipo media: Stampa locale Tiratura: 16.283 Publication date: 08.05.2017 Diffusione: Pagina: 1, 8 Spread: 11.110 Readership: 124.314 Alto Adige (ITA) - it Tipo media: Publication date: Pagina: Stampa locale 08.05.2017 1, 8 Tiratura: Diffusione: Spread: Readership: Print 16.283 11.110 124.314 CULTJRA)) DomaniallaLubAlejandroSolalinde, l'uomochei narcosvoglionomorto. COMINAAPAG.8 L'INTERVISTA » ALEJANDROSOLALINDE narcosvogliono ammazzarrni manonhopaura» Bolzano, domaniallaLubl'xerede»diRomero Messico i migranti sonopredadeitrafficanti» Francesco Comiria lejandro Solalinde è dei più coraggiosi testimoni dcli' America oggi. Un prete della Oscar Arnulfo Rome- vescovo di San Salvador 1980 che ha cono- cui si ispira. E la vio- vive nello stato di Oa- del Messico, è deva- Forse è uno dei lembi di gronda più sangue. tre mesi di quest' an- stati 211 omicidi. Su frontiera degli eccidi So- IalindeharealizzaLol' ultiiiio ri- più poveri, i più vul- più esposti alla so- praffazione: i migranti senza (gli indocumenta- creato il centro di acco- en e! cami- ospita fino a 20 mila anno. Sono uomini, ragazzi, perfino bambi- tentano di attraversare il Messico e Usa ma maggior parte sono trafficanti - i vari car- nacrotraffico - che han- il business sulla Tutti i diritti riservati PAESE : Italia PAGINE : 1, 8 SUPERFICIE : 0 % AUTORE : Francesco Comina 8 maggio 2017

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Page 1: L'INTERVISTA ALEJANDROSOLALINDE … stampa 2017/Solalinde...trafficanti» di Francesco Comina A lej andrò Soialinde è Ljk uno dei più coraggiosi A A., testimoni dell' America Latina

CULTURA» Domani alla Lub Alejandro Soialinde, l'uomo che i narcos vogliono morto ? COMINA A PAG. 8 L'INTERVISTA » ALEJANDRO SOLALINDE Bolzano, domani alla Lub r«erede» di Romero «In Messico i migranti sono preda dei trafficanti» di Francesco Comina A lej andrò Soialinde è Ljk uno dei più coraggiosi A A., testimoni dell' America Latina di oggi. Un prete della tempra di Oscar Arnulfo Romero, il vescovo di San Salvador ucciso nel 1980 che ha conosciuto e a cui si ispira. E la violenza che vive nello stato di Oa- xaca, a sud del Messico, è devastante. Forse è uno dei lembi di terra dove gronda più sangue. Nei primi tre mesi di quest' anno ci sono stati 211 omicidi. Su questa frontiera degli eccidi Soialinde ha realizzato l'ultimo rifugio per i più poveri, i più vulnerabili, i più esposti alla sopraffazione: i migranti senza documenti (gli indocumenta- dos). Ha creato il centro di accoglienza "Hermanos en el camino", che ospita fino a 20 mila migranti 1' anno. Sono uomini, donne, ragazzi, perfino bambini che tentano di attraversare il confine fra Messico e Usa ma che per la maggior parte sono preda dei trafficanti - i vari cartelli del nacrotraffico - che hanno costruito il business sulla lo- ro pelle. Per questo suo impegno Soialinde è stato insignito di numerosi premi per i diritti umani e ora è candidato al Nobel per la pace. Ma è anche sotto costante minaccia di morte dei narcos ed è costretto a girare sotto scorta. Alejandro Soialinde sarà a Bolzano domani, martedì 9 maggio alle ore 18 nell' aula DICI della Libera Università per presentare il suo libro-denuncia, "I narcos mi vogliono morto" (prefazione di Luigi Ciotti) uscito con la Emi. Un libro che toglie la terra sotto i piedi, che fa accapponare la pelle e piangere. Tanto. Un pianto ininterrotto sul destino di migliaia di uomini e donne poveri, indifesi, disumanizzati dal crimine e dalla spietatezza dell' uomo lupo per l'altro uomo. Alejandro Soialinde, Lei è un testimone del Vangelo che vive in una terra dove i Cristi di oggi vengono quotidianamente respinti, rifiutati, brutalizza- ti e spesso uccisi. Ci faccia capire: chi sono gli indocumenta- dos che cercano di superare il confine del Messico per arrivare nella terra promessa tanto agognata?«Negli ultimi anni, il Messico è diventato, in misura crescente, corridoio di passaggio per i centroamericani - salvadoregni, honduregni e guatemalte- chi - in fuga dal mix di ferocia e miseria che dilania il Centro America, la regione più violenta al mondo. Mezzo milione di esseri umani: donne, uomini, bambini, ogni hanno, attraversano il Paese diretti verso gli Usa. Non si tratta ormai più di inseguire il "sogno americano", come è stato per lungo tempo. Lasciare la propria terra è, soprattutto peri giovani, questione di vita o di morte. Restare vuol dire essere ammazzati da bande criminali sempre più potenti, eredità dei conflitti civili degli anni Ottanta». La Bestia non è solo una metafora del male tratta dalla Bibbia. La Bestia in Messico è per i migranti l'unica ancora di salvezza per cercare di superare il confine. È mai possibile che per difendere la propria vita oggi milioni di esseri debbano aggrapparsi sul dorso di un treno in corsa?«La Bestia è il treno che trasporta le merci dal sud al nord del Messico, per un tratto di 4mila chilometri. Nel Paese, in pratica, non esiste trasporto passeggeri su rotaia. Per raggiungere 0 confine settentrionale, i migranti irregolari devono, dunque, arrampicarsi sulla Bestia. Sui bus i controlli sono frequenti. Gli "indocumentados" viaggiano sul tetto del treno, esposti alle intemperie: in teoria è vietato, ma le mazzette convincono facilmente i macchinisti. Il tragitto della Bestia non è diretto. Dopo 10-12 ore di cammino, si ferma. Un altro treno proseguirà verso nord, dopo qualche ora o qualche giorno. Proprio in queste pause, i migranti corrono il maggior rischio di essere sequestrati da bande criminali. Oltretutto, ora, il governo ha aumentato la velocità per scoraggiare la migrazione irregolare. L'unico risultato è stato quello di far salire vertiginosamente gli incidenti: sempre più irregolari si presentano al rifugio con arti amputati e ferite provocate da La Bestia». In Europa si parla poco della "guerra" che si sta combattendo in Messico sul fronte del narcotraffico. Una guerra terribile che ha già provocato 250 mila morti. Perché i migranti indocumentados fanno così gola ai narcos?«I narcos, grazie alla complicità di interi pezzi di istituzioni, controllano ampie porzioni del Paese. Essi hanno visto in questo flusso di individui indifesi - poiché stranieri senza documenti - che attraversa il Messi- co, un' imperdibile occasione di guadagno. I migranti sono una preda fin troppo facile: ufficialmente non esistono. Chi denuncia, dunque, se spariscono? Così è nata T industria del sequestro dei migranti. La "caccia" può avvenire sul treno, nelle stazioni d' arrivo, nelle vie isolate imboccate per sfuggire al controllo delle autorità. Gli irregolari vengono presi a gruppi di decine, a volte anche di centinaia. Gli unici dati disponibili - i casi registrati con nome e cognome nel 2009 e nel 2010 - parlano di 20mila rapimenti l'anno. I sequestrati sono portati nelle cosiddette "case di sicurezza". Prigioni clandestine allestite in fattorie isolate ma anche in appartamenti in città. Là avviene la selezione: gli anziani "inutili" vengono freddati sul posto. A chi ha un parente o un amico stretto negli Stati Uniti viene estorto il numero di telefono per poter chiedere il riscatto. Si parte dai duemila dollari e si va fino ai settemila. Per convincerli a "scucire", i narcos fanno sentire in diretta telefonica le sevizie inflitte al congiunto. Giovani e giovanissimi, poi, sono arruolati a forza e impiegati come carne da cannone negli scontri a fuoco con le bande rivali. Le donne sono, in genere, rivendute nel mercato del sesso, i bimbi in quello della pedofilia o delle adozioni clandestine. C'è, infine, il business del traffico d'organi». Lei è stato minacciato di morte, vive sotto scorta. Leggendo il suo libro viene da pensare a Romero, anche lui isolato, accusato dalla sua stessa chiesa di essere un sovversivo, una testa calda. Si sente anche lei solo nella sua battaglia?«Ho conosciuto monsignor Romero. L'ho incontrato all'arcivescovado di San Salvador il 19 settembre 1979. Sarebbe stato assassinato poco dopo. Quando lo incontrai, monsignor Romero si mostrò tranquillo. Disse che la sua vita era nelle mani di Dio, per questo non aveva paura della morte. Nemmeno io temo la morte. E no, non mi sento solo. Sento Dio accanto a me. Da solo non muoverci un solo passo. È grazie a Lui se ho potuto proseguire finora». La teologia della liberazione ha fatto la scelta preferenziale per i poveri. Questa teologia è ancora presente nel continente latinoamericano?«Certamente! L opzione preferenziale per i poveri non è solo alla base della Teologia della Liberazione. È un imperativo cristologico. Il cristianesimo implica un' opzione irrevocabile per l'essere umano, qualunque essere umano. Da qui, come conseguenza diretta, discende l'ineludibile "presa di posizione" in favore dei poveri. Solamente questi ultimi possono salvare 1' umanità dell'essere umano». La politica utilizza spesso degli stereotipi per demonizzare i migranti. Anche in Europa essi vengono considerati come i capri espiatori di una violenza mimetica. Cosa direbbe ai politici che si trovano a governare questo "problema"?«I migranti sono un segno dei tempi. Sono vittime del neoliberismo selvaggio che ha divorato il proprio Paese d'origine e li ha costretti a lasciarlo. In questo senso, sono testimoni di un mondo in disfacimento. Al contempo, però, i migranti sono i pionieri del futuro. Anticipano, con la loro ostinata resistenza, la possibilità di una nuova società. Perché? Perché non hanno paura di rischiare. Non hanno nulla da perdere: il sistema neoliberista dominante gli ha già strappato tutto. Sono, dunque, costretti ad andare all'essenziale. Lo imparano lungo il cammino, fra atroci sofferenze. Noi, invece, siamo perenne- mente terrorizzati. Temiamo di perdere il denaro, il benessere. La paura ci paralizza. Rendendoci ancor più schiavi di questo sistema disumanizzante. Chiusi a doppia mandata nelle nostre isole blindate, viviamo paralizzati dal terrore. O, ancora, ci illudiamo di vivere. Non è, però, troppo tardi. Possiamo e dobbiamo avere il coraggio di rischiare un po' del nostro benessere per restare umani. Non più noi o voi ma noi e voi, io e l'altro. Insieme. O ci salviamo tutti o tutti verremo travolti».

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CULTJRA)) DomaniallaLubAlejandroSolalinde,l'uomochei narcosvoglionomorto. COMINAAPAG.8

L'INTERVISTA » ALEJANDROSOLALINDE

narcosvoglionoammazzarrnimanonhopaura»Bolzano,domaniallaLubl'xerede»diRomero

Messicoi migrantisonopredadeitrafficanti»FrancescoComiria

lejandro Solalinde èdei più coraggiosi

testimoni dcli' Americaoggi. Un prete dellaOscar Arnulfo Rome-

vescovo di San Salvador1980 che ha cono-

cui si ispira. E la vio-vive nello stato di Oa-

del Messico, è deva-Forse è uno dei lembi di

gronda più sangue.tre mesi di quest' an-

stati 211 omicidi. Sufrontiera degli eccidi So-

IalindeharealizzaLol' ultiiiio ri-più poveri, i più vul-più esposti alla so-

praffazione: i migranti senza(gli indocumenta-

creato il centro di acco-en e! cami-

ospita fino a 20 milaanno. Sono uomini,

ragazzi, perfino bambi-tentano di attraversare il

Messico e Usa mamaggior parte sono

trafficanti - i vari car-nacrotraffico -che han-

il business sulla

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PAESE : Italia PAGINE : 1, 8SUPERFICIE : 0 %

AUTORE : Francesco Comina

8 maggio 2017

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ro pelle. Per questo suo impe-grio Solalinde è stato insignitodi nunierosi prellli per i dirittiumani e ora è candidato al No-bel per la pace. Ma è anche sot-to costante minaccia di mortedei narcos ed è costretto a gira-re sotto scorta.

Alejandro Solalinde sarà aBolzano domani, martedì 9maggio alle ore 18 nell' aulaDiOl della Libera Universitàper presentare il suo libro-de-iluncia, narcos mi vogliono

(prefazione di luigiCiotti) uscito con la Enii. Un li-bro che toglie la terra sotto i pie-di, che fa accapponare la pelle epiangere. Tanto. Un piantoininterrotto sui destino di mi-gliaia di uomini e donne poveri,indifesi, disumanizzati dal cri-mine e dalla spietatezza dcli'uomo lupo peri' altro uomo.

Alejandro Solaiinde, Lei èun testimone dei Vangelo chevive in una terra dove i Cristi dioggi vengono quotklianamen-te respinti, rifiutati, brutalizza-ti e spesso uccisi. Ci faccia capi-re: ch sono gli indocumenta-dos che cercano di superare ilconfine del Messico per arriva-re nella terra promessa tantoagognata?

«Negli ultinii anni, il Messicoè diventato, in misura crescen-te, corridoio di passaggio per icentroamericani - salvadore-gni, honduregni e guatemaite-chi - in fuga dai mix di ferocia emiseria che dilania il CentroAmerica, la regione più violentaal mondo. Mezzo milione di es-seri umani: donne, uomini,bambini, ogni hanno, attraver-sano il Paese diretti verso glilJsa. Non si tratta ormai più diinseguire li sognocome è stato per lungo tempo.Lasciare la propria terra è, so-prattutto per i giovani, questio-ne di vita o di morte. Restarevuol dire essere ammazzati dabande criminali sempre più po-tenti, eredità dei conflitti civilidegli anni Ottanta».

La Bestia non è solo una me-tafora del male tratta dalla Bib-bia. la Bestia in Messico è per imigranti 1'unica ancora di sal-vezza per cercare di superare ilconfine. li mai possibile che

per difendere la propria vitaoggi milioni di esseri debbanoaggrapparsi sul dorso di un ire -no in corsa?

«La Bestia è il treno che tra-sporta le merci dal sud al norddel Messico, per un tratto di4mila chilometri. Nel Paese, inpratica, non esiste trasportopasseggeri su rotaia Per rag-giungere il confine settentriona-le, i migranti irregolari devono,dunque, arrampicarsi sulla Be-stia. Sui bus i controlli sono fre-quenti.viaggiano sul tetto del treno,esposti alle intemperie: in teo-ria è vietato, ma le mazzettecnnvincnno facilmente i mac-chinisti. Il tragitto della Bestianon è diretto. Dopo 10-12 ore dicammino, si ferma. Un altro tre-no prosegriirà verso nord, dopoqualche ora o qualche giorno.Proprio in queste pause, i mi-granti corrono il maggior ri-

schio di essere sequestrati dabande criminali. Oltretutto,ora, il governo ha aumentato lavelocità per scoraggiare la mi-grazione irregolare. L'unico ri-sultato è stato quello di far sali-re vertiginosamente gli inciden-ti: sempre più irregolari si pre-sentano al rifugio con arti am-putati e ferite provocate da LaBestia».

In Europa si parla poco del-la \guerra\ che si sta combat-tendo in Messico sul fronte delnarcotraffico. Una guerra ter-ribile che ha già provocato 250mila morti. Perché i migrantiindocumentados fanno coigola ai narcos?

«I narcos, grazie alla compli-cità di interi pezzi di istituzioni,controllano ampie porzioni delPaese. Essi hanno visto in que-sto flusso di individui indifesi -

poiché stranieri senza docu-menti - che attraversa il Messi-co, un' imperdibile occasionedi guadagno. I migranti sonouna preda fin troppo facile: uffi-cialmente non esistono. Chi de-nuncia, dunque, se spariscono?Così è nata l'industria del se-questro dei migranti. t,a\caccia\ può avvenire sul treno,nelle stazioni d arrivo, nelle vieisolate imboccate per sfuggire

al controllo delle autorità. Gli ir-regolari vengono presi a gruppi

di decine, a volte anche di centi-naia. Gli unici dati disponibili -

i casi registrati con nome e co-gnome nel 2009 e nel 2010- par-lano di 2Omila rapimenti l'an-no. I sequestrati sono portatinelle cosiddette di sicu-

Prigioni clandestine alle-stite in fattorie isolate ma anchein appartamenti in città. Là av-viene la selezione: gli anziani\inutili\ vengono freddati sulposto. A chi ha un parente o unamico stretto negli Stati Unitiviemieestorto il numero di tele-

fono per poter chiedere il riscat-to. Si parte dai duemila dollari esi va fino ai settemila. Per con-vincerli a \scucire\, i narcos fan-no sentire in diretta telefonicale sevizie inflitte al congiunto.Giovani e giovanissimi, poi, so-no arruolati a forza e impiegaticome carne da cannone negliscontri a fuoco con le bande ri-vali. Le donne sono, in genere,rivendute nel mercato del ses-so,i bimbi in quello della pedo -filia o delle adozioni clandesti-ne. C'è, infine, il business deltraffico d'organi».

Lei è stato minacciato dimorte, vive sotto scorta. Leg-gendo il suo libro viene da pen-sare a Romero, anche lui isola-to, accusato dalla sua stessachiesa di essere un sovversivo,una testa calda. Si sente anchelei solo nella sua battaglia?

«Ho conosciuto monsignorRomero. L' ho incontrato all'ar-civescovado di San Salvador il19 settenibre 1979. Sarebbe sta-to assassinato poco dopo.Quando lo incontrai, monsi-gnor Romero si mostrò tran-quillo. Disse che la sua vita eranelle mani di Dio, per questonon aveva paura della morte.Nemmeno io temo la morte. Eno, non mi sento solo. SentoDio accanto a me. Da solo nonmuoverci un solo passo. E gra-zie a Lui se ho potuto prosegui-re finora».

La teologia della liberazioneha fatto la scelta preferenzialeper i poveri. Questa teologia èancora presente nel continen-telatinoamericano?

«Certamente! L'opzione pre-ferenziale per i poveri non è so-lo alla base della Teologia dellaLiherazione. E un imperativocristologico. Il cristianesimo im-plica un' opzione irrevocabileper 1'essere umano, qualunqueessere umano. Da qui, comeconseguenza diretta, discendel'ineludibile di posizio-

in favore dei poveri. Sola-mente questi ultimi possonosalvare 1' umanità dell'essereornano».

La politica utilizza spessodegli stereotipi per demonizza -rei migranti. Anche in Europaessi vengono considerati comei capri espiatori di una violen-za mimetica. Cosa direbbe aipolitici che si trovano a gover-nare questo \problema\?

«I migranti sono un segno deitempi. Sono vittime del neolibe-rismo selvaggio clic isa divoratoil proprio Paese d'origine e li hacostretti a lasciarlo. In questosenso, sono testimoni di unmondo in disfacimento. Al con-tempo, però, i migranti sono ipionieri del futuro. Anticipano,con la loro ostinata resistenza,la possibilità di una nuova so-cietà. Perché? Perché non han-no paura di rischiare. Non han-no nulla da perdere: il sistemaneoliherista dominante gli hagià strappato tutto. Sono, dun-que, costretti ad andare all'es-senziale. Lo imparano lungo ilcanìmino, fra atroci soffèrenze.Noi, invece, siamo perenne-mente terrorizzati. Temiamo diperdere il denaro, il benessere.La paura ci paralizza. Renden-doci ancor più schiavi di questosistema disumanizzante. Chiu-si a doppia mandata nelle no-stre isole blindate, viviamo pa-ralizzati dal terrore. O, ancora,ci illudiamo cli vivere. Non è, pe-rò, troppo tardi. Possiamo edobbiamo avere il coraggio dirischiare un po' del nostro be-nessere per restare umani. Nonpiù noi o voi ma noi e voi, io el'altro. Insieme. O ci salviamotutti o tutti verremo travolti».

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