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L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano le spese Da Our finite world . Traduzione di Massimiliano Rupalti. Di Gail Tverberg, 25/2/2014 Steve Kopits ha recentemente fatto una presentazione spiegando il nostro attuale dilemma: il costo dell'estrazione del petrolio è cresciuto rapidamente (10,9% all'anno) ma i prezzi del petrolio sono rimasti stabili. Le grandi compagnie petrolifere si ritrovano i propri profitti strizzati e di recente hanno annunciato piani di vendita di parte dei loro beni per avere fondi per pagare i dividendi. Un tale approccio è probabile che porti ad una eventuale diminuzione della produzione di petrolio. Ho parlato di cose del genere in precedenza ( qui e qui ), ma Kopits aggiunge alcune prospettive addizionali che mi ha dato il permesso di condividere con i miei lettori. Esorto i lettori a guardare la presentazione originale di un'ora alla Columbia University, se ne hanno il tempo. Controversia: il petrolio dipende dalla “crescita dell'offerta” o dalla “crescita della domanda”? La prima sezione della presentazione è dedicata alla connessione fra crescita del PIL e crescita dell'offerta di petrolio rispetto alla crescita della domanda di petrolio. In questo scritto ometto una parte considerevole di questa discussione. Gli economisti e le compagnie petrolifere, quando fanno le loro proiezioni, quasi sempre le fanno dipendere dalla “crescita della domanda” - la quantità che la gente e le imprese vogliono. Questa crescita della domanda viene vista come in crescita indefinita nel futuro. Non ha niente a che fare con l'accessibilità o se i consumatori potenziali abbiano realmente un lavoro per comprare i prodotti petroliferi. Kopits presenta il seguente elenco di assunti di previsione limitata dalla domanda. (IOC sono le “Compagnie Petrolifere Indipendenti” - Independent Oil Companies” - come Shell ed Exxon Mobil, contrapposte alle compagnie di proprietà governativa che sono prevalenti fra gli esportatori di petrolio).

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L'inizio della fine? Le compagnie petrolifere tagliano le spese

Da Our finite world. Traduzione di Massimiliano Rupalti.Di Gail Tverberg, 25/2/2014

Steve Kopits ha recentemente fatto una presentazione spiegando il nostro attuale dilemma: il costodell'estrazione del petrolio è cresciuto rapidamente (10,9% all'anno) ma i prezzi del petrolio sonorimasti stabili. Le grandi compagnie petrolifere si ritrovano i propri profitti strizzati e di recentehanno annunciato piani di vendita di parte dei loro beni per avere fondi per pagare i dividendi. Untale approccio è probabile che porti ad una eventuale diminuzione della produzione di petrolio. Hoparlato di cose del genere in precedenza (qui e qui), ma Kopits aggiunge alcune prospettiveaddizionali che mi ha dato il permesso di condividere con i miei lettori. Esorto i lettori a guardare lapresentazione originale di un'ora alla Columbia University, se ne hanno il tempo.

Controversia: il petrolio dipende dalla “crescita dell'offerta” o dalla “crescita delladomanda”?La prima sezione della presentazione è dedicata alla connessione fra crescita del PIL e crescitadell'offerta di petrolio rispetto alla crescita della domanda di petrolio. In questo scritto ometto unaparte considerevole di questa discussione.

Gli economisti e le compagnie petrolifere, quando fanno le loro proiezioni, quasi sempre le fannodipendere dalla “crescita della domanda” - la quantità che la gente e le imprese vogliono. Questacrescita della domanda viene vista come in crescita indefinita nel futuro. Non ha niente a che farecon l'accessibilità o se i consumatori potenziali abbiano realmente un lavoro per comprare i prodottipetroliferi. Kopits presenta il seguente elenco di assunti di previsione limitata dalla domanda. (IOCsono le “Compagnie Petrolifere Indipendenti” - Independent Oil Companies” - come Shell edExxon Mobil, contrapposte alle compagnie di proprietà governativa che sono prevalenti fra gliesportatori di petrolio).

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Così, nelle previsioni, è il punto di vista limitato alla domanda che da adito alla visione secondo cuil'OPEC abbia un'enorme effetto di leva. Si assume che l'OPEC possa aggiungere o sottrarre a suascelta tutta l'offerta che vuole. Kopits fornisce le prove che di fatto il punto di vista basato sulladomanda oggi non è più applicabile, quindi tutta questa storia non sta in piedi.

Un elemento di prova del fatto che il modello basato sulla domanda sia sbagliato è il fatto che laproduzione del petrolio greggio mondiale (compresi i condensati [1]) è stata pressoché piatta dal2004, in un periodo in cui la Cina ed altre economie orientali in crescita hanno cercato dimotorizzarsi. In confronto, ci fù un aumento del 2,7% all'anno quando l'Occidente, con unapopolazione analoga, fece altrettanto negli anni '60.

Kopits evidenzia che la grande fonte di approvvigionamento di petrolio della Cina è giunta dagliStati Uniti: per soddisfare i propri bisogni, la Cina compra la propria fornitura di petrolio portandolavia agli Stati Uniti. E' questo il modo con cui i mercati hanno reso disponibile il petrolio alla Cina,nel momento in cui l'offerta mondiale non sta crescendo granché. E' parte del motivo per cui i prezzidel petrolio sono aumentati.

Un altro elemento di prova che il modello della domanda sia sbagliato è collegato all'assunto che igusti sociali siano semplicemente cambiati, portando ad una diminuzione del consumo di petrolionegli Stati Uniti. Kopits mostra il seguente grafico, indicando che il motivo principale per cui igiovani non hanno l'automobile è perché non hanno un lavoro a tempo pieno.

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Kopits fa un paragone fra il ruolo del petrolio nella crescita del PIL e il ruolo dell'acqua nellacrescita delle piante nel deserto. Senza petrolio c'è meno crescita del PIL, come senz'acqua undeserto è affamatodell'elemento di cui ha bisogno per la crescita delle piante. La mancanza dipetrolio può essere considerata un legame vincolante alla crescita del PIL. (La disponibilità dilavoro potrebbe essere un vincolo, ma non sarebbe un legame vincolante, perché ci sono un sacco di

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persone disoccupate che potrebbero lavorare se la domanda aumentasse). Quando è disponibile piùpetrolio ad un prezzo leggermente inferiore, viene rapidamente assorbito dai mercati.

Il fattore limitante negli ultimi anni è la “crescita dell'offerta”, perché la quantità di estrazione stacrescendo solo lentamente a causa di limiti geologici e del fatto che il numero di utenti è aumentatoal punto che c'è una carenza.

L'esperienza delle grandi compagnie produttrici di petrolio

Kopits presenta dati che mostrano quanto siano mal messe le grandi compagnie petrolifere quotatein borsa. Pone la sua attenzione a due informazioni:

• “Capex” – “Spese per capitale” – Quanto stanno spendendo le compagnie in cose comeesplorazione, trivellazione e costruzione di nuove piattaforme offshore.

• “Produzione di petrolio greggio” Normalmente ci si aspetterebbe che la produzione di petrolio greggio aumenti con l'aumentare delCapex, ma Kopits mostra che di fatto dal 2006 il Capex ha continuato ad aumentare, ma laproduzione di petrolio greggio è diminuita.

Le informazioni di cui sopra sono mondiali, non per i soli Stati Uniti. Ad un certo punto ci siaspetterebbe che le compagnie comincino a sentirsi frustrate – spendono sempre di più, ma nonvanno granché avanti nell'estrazione di petrolio.

Kopits mostra quindi un'altra versione della storia del Capex più una previsione (stavolta le quantitàsono etichettate “Upstream”, quindi le spese sono chiaramente per esplorazione e perforazione,piuttosto che legate a raffinerie od oleodotti).

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Le quantità questa volta sono per l'industria nel suo complesso, comprendendo le NOC (National Oil Companies, ndt.), che sono di proprietà dei governi (nazionali) così come le IOC(International Oil Companies), sia grandi che piccole. Kopits osserva che le previsioni mostrate sono state fatte solo sei mesi fa. Quando parla della slide qui sopra Koptis dice:

Le persone nell'industria hanno pensato “il Capex è andato sempre più su. Continuerà adandare benissimo. Siamo stati in questa traiettoria da sempre e da questo continueremosemplicemente a guadagnare sempre più soldi”.

Ora perché è così? La ragione è che in un modello limitato dalla domanda, per coloro fravoi che hanno studiato economia, il prezzo equivale al costo marginale. Giusto? Quindi se imiei costi aumentano, il prezzo aumenterà a sua volta. Giusto? Questo è il modello limitatodalla domanda. Quindi se mi costa di più ottenere il petrolio, non c'è problema, il mercatolo riconoscerà a un certo punto in un modello limitato dalla domanda.

Non in un modello limitato dall'offerta! In un modello limitato dall'offerta, il prezzo sale adun livello che è molto simile al prezzo di monopolio, dopo di che non può più essereaumentato, perché quei consumatori marginali preferiranno utilizzarne meno piuttosto chepagare di più. Non riconosceranno [pagheranno] il vostro costo marginale. In quelmodello, si arriva a un prezzo e, dopo quel prezzo, c'è una resistenza significativa da partedei consumatori a passare ad un prezzo maggiore. Questo è il “prezzo limitato dall'offerta”.Se i vostri costi continuano a sforare, i consumatori non lo riconosceranno.

La previsione di rapido aumento del Capex è implicitamente una previsione limitata dalladomanda. Dice certo, il Capex più salire a tre trilioni di dollari all'anno. Possiamospendere tre trilioni di dollari all'anno per cercare petrolio e gas. L'economia globale loaccetterà.

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Cito questo perché non sono sicura di avere spiegato la situazione esattamente in quel modo. Forseho detto che la domanda deve essere collegata a ciò che i consumatori possono permettersi. Glistipendi non aumentano magicamente da soli (anche se gli economisti pensano che lo possano fare).

Secondo Koptis, il costo dell'estrazione di petrolio è cresciuto negli ultimi anni del 10,9% all'annodal 1999 (CAGR significa “compound annual growth rate” - tasso di crescita composto annuo).

I prezzi del petrolio sono rimasti piatti, allo stesso tempo. Nel grafico sopra, “E&P Capex perbarile” è praticamente lo stesso tipo di spese mostrate nei due grafici precedenti. E&P significaEsplorazione e Produzione.

Kopits spiega che l'industria ha bisogno di prezzi al di sopra dei 100 dollari al barile.

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La versione del grafico che ho messo sopra è troppo piccola perché si possano leggere i nomi dellesingole compagnie. Se desiderate un grafico coi nomi scritti più in grande, potete scaricare lapresentazione originale.

Storicamente, le compagnie petrolifere hanno usato un approccio di flussi di cassa attualizzati percapire se sul lungo periodo i prezzi di un particolare giacimento sarebbero stati redditizi.Sfortunatamente, questo approccio “standard” non ha funzionato bene di recente. Le spese sonoaumentate troppo rapidamente e ci sono stati troppi siti di trivellazione che hanno prodotto al disotto delle aspettative. Nella slide sopra Kopitz mostra i prezzi di cui le compagnie hanno bisognosu una base diversa – una base di “flusso di cassa” - di modo che ogni anno le compagnie abbianoabbastanza denaro per pagare le spese di capitale attuali, più le spese attuali, più i dividendi attuali.

La ragione dell'uso dell'approccio del flusso di cassa è che le compagnie si sono ritrovate allestrette: hanno scoperto che dopo aver pagato le spese di capitale ed altre spese come le tasse, nonhanno abbastanza denaro rimanente per pagare i dividendi, a meno che non prendano soldi inprestito o svendano beni. Le compagnie petrolifere devono pagare i dividendi perché i pianipensionistici ed altri acquirenti delle loro azioni si aspettano di ricevere dividendi regolari inpagamento dei loro investimenti azionari. I dividendi sono importanti per i piani pensionistici.

All'ultimo punto dell'elenco della slide, Koptis ci dice che su questa base, gran parte dellecompagnie petrolifere americane hanno bisogno di un prezzo di 130 dollari al barile o di più. Honotato che la brasiliana Petrobras ha bisogno di un prezzo di oltre 150 dollari al barile (la OSX, laseconda compagnia petrolifera brasiliana, ha recentemente fatto bancarotta).

Nella slide sotto, Kopits mostra come il petrolio della Shell risponde alla situazione di basso flussodi cassa delle grandi compagnie petrolifere, sulla base di recenti annunci.

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Fondamentalmente, la Shell sta tagliando. Non dirà più agli investitori quanto pianifichi di produrre in futuro. Piuttosto, si concentrerà sulla generazione di flusso di cassa, almeno in parte svendendo gli attuali programmi.

Infatti, Kopits riporta che tutte le grandi compagnie petrolifere stanno comunicando programmi di disinvestimento. Vendere beni risolve davvero i problemi delle compagnie petrolifere? Ciò che piacerebbe fare davvero alle compagnie petrolifere è alzare i propri prezzi, ma non possono farlo, perché non lo stabiliscono loro, lo fa il mercato – e i prezzi non sono sufficientemente alti. E le compagnie petrolifere non possono davvero tagliare i costi. Quindi vendono invece i beni per pagare i dividendi, o forse solo per uscire dall'affare. Ma questo è sostenibile?

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La slide sopra mostra che la produzione di petrolio convenzionale ha raggiunto il picco nel 2005. Lalinea in alto rappresenta la produzione totale convenzionale di petrolio (calcolata come produzionemondiale di petrolio, meno i liquidi da gas naturale, meno il petrolio di scisto americano e meno lesabbie bituminose canadesi). Per ottenere la sua stima di “normale declino del petrolio greggio”,Kopits usa l'immagine allo specchio dell'aumento della produzione di petrolio convenzionale primadel 2005. Mostra anche una voce separata per l'aumento della produzione di petrolio in Iraq dal2005. La parte gialla, chiamata “produzione di greggio a termine” è quindi la linea più alta, meno lealtre due voci. Ci sono voluti 2,5 trilioni di dollari per aggiungere questo nuovo blocco giallo. Oraquesta strategia ha fatto il suo corso (sulla base dei cattivi risultati che stanno riportando lecompagnie dalle recenti trivellazioni), quindi cosa faranno ora le compagnie?

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Sopra, Kopits mostra le prove che molte compagnie negli ultimi mesi hanno tagliato i loro bilanci. Si tratta di grandi riduzioni – miliardi e miliardi di dollari.

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Sul grafico sopra, Kopits cerca di stimare la forma della curva discendente nelle spese di capitale.Questo grafico non vale per tutte le compagnie. Esclude le compagnie più piccole e le compagniepetrolifere nazionali, quindi riguarda un terzo del mercato. La linea grigia orizzontale in alto è ilconsenso dell'industria a ottobre. Le altre linee rappresentano le stime più recenti di come il Capexstia declinando. Il declino più netto è la previsione basata sull'annuncio di Hess. Quella più netta aseguire (la linea grigia punteggiata) è la previsione basata sui tagli della Shell. I tagli per la parte delmercato non mostrati nel grafico è probabile che siano diversi.

Petrolio e crescita economica

Kopits offre il suo punto di vista di quanta efficienza si possa guadagnare in un dato anno, nella slide sotto:

Dal suo punto di vista, l'aumento massimo sostenibile di efficienza è del 2,5% in un periodo nonrecessivo, ma un aumento più normale è del 1% all'anno. Agli attuali livelli di crescita dell'offertapetrolifera, la crescita del PIL dell'OCSE è ridotta al 1-2%. L'effetto dell'offerta di petrolio limitata èquello di ridurre il PIL dell'OCSE di un 1 o 2%.

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Conclusioni

Mentre i modelli limitati dalla domanda dominano il pensiero, di fatto un modello limitatodall'offerta è più appropriato negli ultimi anni. Sembra che siamo a corto di petrolio. Quantunque cisia petrolio extra sul mercato, questo viene rapidamente risucchiato. I prezzi del petrolio non sonocollassati. Nessuno è inquieto riguardo ad un collasso del prezzo.

Di recente la Cina ha creato poca pressione al prezzo di mercato – la sua domanda di recente èmeno alta. Kopits pensa che la Cina alla fine tornerà sul mercato, facendo pressione sui prezzi delpetrolio. Così, ad un certo punto, è probabile che le pressioni sul prezzo del petrolio ritornino.

Osservazioni di Gail

Un punto ovvio, che penso di aver sentito quando ho assistito alla presentazione la prima volta, mache non ho sentito la seconda, è “Chi comprerà tutti questi beni sul mercato e a quale prezzo?” LaCina sembrerebbe la possibile compratrice, se se ne deve trovare una. Ma quando diversecompagnie vogliono vendere allo stesso tempo, ci si chiede quali prezzi saranno disponibili.

La nuova strategia è, in effetti, quella di mantenere i dividendi restituendo parte del capitale.Chiaramente non si tratta di una strategia sostenibile.

Ci vorrà un po' perché questi tagli nelle spese Capex abbiano i loro effetti sulla produzione dipetrolio, ma potrebbero cominciare entro un anno o due. Questo è inquietante.

Ciò cui stiamo assistendo ora è un taglio a ciò che le compagnie considerano “petrolio

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economicamente estraibile” - una cosa che non viene riportata esattamente dalle compagnie. Miaspetto che ciò che viene svenduto principalmente non includa le “riserve provate”.

In questa presentazione, sembra che la mancanza di un sufficiente investimento stia per tirare giù ilsistema. Si tratta fondamentalmente del limite previsto dai “Limiti dello Sviluppo”. In teoria, seun'espansione della domanda di petrolio della Cina riporta ancora su i prezzi del petrolio, questopotrebbe incoraggiare un'attività di perforazione. Ma è dubbio il fatto che le economie possanosostenere i prezzi alti – stanno già avendo problemi con l'attuale livello dei prezzi , considerata lanecessita continua di Alleggerimento Quantitativo(Quantitative Easing) per mantenere bassi i tassidi interesse.

Una notizia recente era intitolata I Ministri delle Finanze del G20 concordano di alzare l'obbiettivodella crescita globale. Secondo quell'articolo,

Il signor Hockey ha detto che raggiungere l'obbiettivo richiederebbe un aumentodell'investimento, ma che potrebbe creare “decine di milioni di nuovi posti di lavoro”.

I tagli nell'investimento delle compagnie petrolifere vanno esattamente nella direzione opposta. Sequesti tagli agiscono come taglio delle futura estrazione di petrolio, faranno scendere ulteriormentela crescita.

Fine.

[1] I condensati (lease condensate) comprendono il pentano e gli idrocarburi più pesanti. Essi derivano, nell'upstream, dal gas naturale mediante separazione, subito dopo l'estrazione, della componente liquida da quella gassosa. Tale frazione non include il GPL (principalmente butano e propano), che è invece separato successivamente nel downstream.