L’influenza delle origini familiari sui percorsi di...

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RASS DOTTORATO IN RICERCA APPLICATA NELLE SCIENZE SOCIALI Dai genitori ai figli. L’influenza delle origini familiari sui percorsi di mobilità dei figli. Tesi di dottorato della Dr.ssa Paola Muccitelli Ciclo XXIV Anni accademici 2008/2011 Commissione giudicatrice: Prof.ssa Rosanna Memoli – Università “Sapienza” di Roma Prof. Antonio Pacinelli – Università “G. d'Annunzio” di Chieti-Pescara Prof. Nicola Porro - Università degli Studi di Cassino Tutor: Prof.ssa Laura Bocci, Università “Sapienza” di Roma Prof. Angelo Castaldo, Università “Sapienza” di Roma Il Coordinatore del Dottorato Prof. Guglielmo Chiodi, Università “Sapienza” di Roma Seduta del 30 novembre 2012 Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione Dipartimento di Scienze Sociali

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RASS DOTTORATO IN

RICERCA APPLICATA NELLE SCIENZE SOCIALI

Dai genitori ai figli.

L’influenza delle origini familiari sui percorsi di mobilità dei figli.

Tesi di dottorato della

Dr.ssa Paola Muccitelli

Ciclo XXIV

Anni accademici 2008/2011

Commissione giudicatrice:

Prof.ssa Rosanna Memoli – Università “Sapienza” di Roma

Prof. Antonio Pacinelli – Università “G. d'Annunzio” di Chieti-Pescara

Prof. Nicola Porro - Università degli Studi di Cassino

Tutor:

Prof.ssa Laura Bocci, Università “Sapienza” di Roma

Prof. Angelo Castaldo, Università “Sapienza” di Roma

Il Coordinatore del Dottorato Prof. Guglielmo Chiodi, Università “Sapienza” di Roma

Seduta del 30 novembre 2012

Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione Dipartimento di Scienze Sociali

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2

Alla mia famiglia di origine

e

a quella di destinazione.

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INDICE

INDICE DELLE FIGURE E DELLE TABELLE 5 INTRODUZIONE 8 CAPITOLO 1. MOBILITÀ INTERGENERAZIONALE E PERCORSI DI VITA 10

1.1. Il processo complesso, continuo e cumulativo della mobilità intergenerazionale: l’approccio e le ipotesi di ricerca ............................................................................................................................... 11

1.2. Dall’uscita dal sistema di istruzione all’ingresso nel mondo del lavoro: le fasi e i percorsi di mobilità di istruzione e di occupazione ............................................................................................. 20

1.3. La dimensione economica e culturale del canale familiare nel processo di mobilità: i presupposti teorici .............................................................................................................................................. 23

1.4. Metodologie di analisi per lo studio della mobilità sociale ................................................................. 27 1.4.1 Le analisi semplici: la tavola di mobilità 32 1.4.2 Le analisi complesse: i modelli 36

1.5. Le fonti per lo studio della mobilità ................................................................................................... 37 1.5.1. La fonte dati: le Indagini Istat sulla transizione istruzione-lavoro 41

1.6. La definizione delle variabili di analisi .............................................................................................. 44 CAPITOLO 2. LA FAMIGLIA DI ORIGINE E LE SCELTE DI ISTRUZIONE E DI TRANSIZIONE DEI FIGLI 52

2.1. La scelta del tipo di istruzione secondaria superiore: l’inizio del percorso di mobilità intergenerazionale ........................................................................................................................... 54

2.2. I percorsi di transizione dopo il diploma: tra scelte individuali e familiari ........................................... 63 CAPITOLO 3. PERCORSI DI MOBILITÀ DI ISTRUZIONE E DI OCCUPAZIONE: QUANTO CONTA LA FAMIGLIA? 77

3.1. Il proseguimento degli studi: l’iscrizione all’università ....................................................................... 81

3.2. L’opportunità di conseguire un titolo universitario ............................................................................. 88

3.3. L’eredità della classe occupazionale familiare nei percorsi lavorativi dei figli .................................... 97

3.4. L’opportunità di appartenere alle diverse classi occupazionali ........................................................ 105 CONCLUSIONI 122 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 126

5

Indice delle Figure e delle Tabelle

Figure

FIGURA 1.1. DIFFERENZE NELLA MEDIA DEI PUNTEGGI IN MATEMATICA ASSOCIATE AD UN ANNO IN PIÙ DI SCOLARITÀ DEI GENITORI. 14

FIGURA 1.2. INCREMENTO PERCENTUALE REGISTRATO NELLA MEDIA DEI PUNTEGGI IN

MATEMATICA E SCIENZE, RISPETTO ALLA MEDIA DEI PUNTEGGI DI UNA SELEZIONE DI PAESI DELL’OECD, ALL’INCREMENTO DEL NUMERO DI LIBRI DISPONIBILI IN CASA. 15

FIGURA 1.3. IL PROCESSO DI MOBILITÀ INTERGENERAZIONALE. 16 FIGURA 1.4. IL PROCESSO CUMULATIVO DI VANTAGGI E SVANTAGGI. 18 FIGURA 1.5. LE FASI PRINCIPALI DEGLI EVENTI DI TRANSIZIONE ALL’ETÀ ADULTA CRUCIALI PER I

PERCORSI DI ISTRUZIONE E DI OCCUPAZIONE. 22 FIGURA 2.1. EVENTO USCITA DAL SISTEMA DI ISTRUZIONE: FASI CRUCIALI E RELATIVE

TRANSIZIONI SCOLASTICHE E OCCUPAZIONALI. 52 FIGURA 2.2. DIPLOMATI DEL 2004 PER TIPO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE E LIVELLO DI

ISTRUZIONE DEI GENITORI (VALORI PERCENTUALI). 56 FIGURA 2.3. DIPLOMATI DEL 2004 PER TIPO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE DEI FIGLI E

CLASSE OCCUPAZIONALE DEL PADRE (A) (VALORI PERCENTUALI). 58 FIGURA 2.4. PERCORSI POST-DIPLOMA DEI DIPLOMATI DEL 2004. (VALORI PERCENTUALI). 64 FIGURA 2.5. CONDIZIONE DEI DIPLOMATI DEL 2004 A TRE ANNI DAL DIPLOMA (A) PER CLASSE

OCCUPAZIONALE DEL PADRE (B). (VALORI PERCENTUALI). 65 FIGURA 2.6. VARIAZIONE PERCENTUALE DELLA QUOTA DEI DIPLOMATI DEL 2004 SECONDO LA

CONDIZIONE A TRE ANNI DAL DIPLOMA (A) PER TITOLO DI STUDIO DELLA MADRE RISPETTO A QUELLO DEL PADRE. 68

FIGURA 3.1. TRANSIZIONI SCOLASTICHE DEI PERCORSI DI MOBILITÀ DI ISTRUZIONE. 78 FIGURA 3.2. TRANSIZIONI SCOLASTICHE E OCCUPAZIONALI DEI PERCORSI DI MOBILITÀ DI

OCCUPAZIONE. 80 FIGURA 3.3. DIPLOMATI DEL 2004 CHE PROSEGUONO GLI STUDI ISCRIVENDOSI ALL’UNIVERSITÀ (A)

PER CLASSE OCCUPAZIONE DEL PADRE (B). (VALORI PERCENTUALI). 82 FIGURA 3.4. DIPLOMATI DEL 2004 CHE HANNO CONSEGUITO UN TITOLO UNIVERSITARIO (A) PER

CLASSE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI (B). (VALORI PERCENTUALI). 90 FIGURA 3.5. DIPLOMATI DEL 2004 CHE HANNO CONSEGUITO UN TITOLO UNIVERSITARIO (A) PER

LIVELLO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI. (VALORI PERCENTUALI) 91

6

Tabelle

TABELLA 2.1. FATTORI INFLUENTI SULLA SCELTA E SULLA CONCLUSIONE DI UNA FORMAZIONE SECONDARIA SUPERIORE. 59

TABELLA 2.2. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI SCEGLIERE E CONCLUDERE UNA

FORMAZIONE SECONDARIA SUPERIORE DI TIPO GENERAL PER I DIPLOMATI DEL 2004. STIME DEL MODELLO LOGISTICO BINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI E FATTORI FAMILIARI ASCRITTIVI. 60

TABELLA 2.3. CONDIZIONE DEI DIPLOMATI DEL 2004 A TRE ANNI DAL DIPLOMA (A) PER TITOLO DI

STUDIO DEL PADRE E DELLA MADRE (VALORI PERCENTUALI E ASSOLUTI TRA PARENTESI). 66

TABELLA 2.4. FATTORI INFLUENTI SULLA SCELTA DEL PERCORSO POST-DIPLOMA. 70 TABELLA 2.5. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI INTRAPRENDERE UN PERCORSO POST-

DIPLOMA. STIME DEL MODELLO LOGISTICO MULTINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI), FATTORI FAMILIARI ASCRITTIVI E FATTORI CONTESTUALI. 73

TABELLA 2.6. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI INTRAPRENDERE UN PERCORSO POST-

DIPLOMA. STIME DEL MODELLO LOGISTICO MULTINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI - ESCLUSA LA VARIABILE TIPO DI DIPLOMA DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE), FATTORI FAMILIARI ASCRITTIVI E FATTORI CONTESTUALI. 76

TABELLA 3.1. DIPLOMATI DEL 2004 CHE PROSEGUONO GLI STUDI ISCRIVENDOSI ALL’UNIVERSITÀ O

MENO (A) PER LIVELLO DI ISTRUZIONE DEL PADRE E DELLA MADRE (VALORI PERCENTUALI E ASSOLUTI TRA PARENTESI). 83

TABELLA 3.2. FATTORI INFLUENTI SULL’OPPORTUNITÀ DI PROSEGUIRE GLI STUDI ALL’UNIVERSITÀ. 84 TABELLA 3.3. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI PROSEGUIRE GLI STUDI ISCRIVENDOSI

ALL’UNIVERSITÀ. STIME DEL MODELLO LOGISTICO BINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI), FATTORI FAMILIARI ASCRITTIVI E FATTORI CONTESTUALI. 86

TABELLA 3.4. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI PROSEGUIRE GLI STUDI ISCRIVENDOSI

ALL’UNIVERSITÀ. STIME DEL MODELLO LOGISTICO BINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI – ESCLUSA LA VARIABILE TIPO DI DIPLOMA DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE), FATTORI FAMILIARI ASCRITTIVI E FATTORI CONTESTUALI. 88

TABELLA 3.5. FATTORI INFLUENTI SULL’OPPORTUNITÀ DI CONSEGUIRE UN TITOLO UNIVERSITARIO. 92 TABELLA 3.6. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI CONSEGUIRE UN TITOLO

UNIVERSITARIO. STIME DEL MODELLO LOGISTICO BINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI), FATTORI FAMILIARI ASCRITTIVI E FATTORI CONTESTUALI. 94

TABELLA 3.7. MATRICE DI MOBILITÀ ASSOLUTA DELLA CLASSE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI E

DEI FIGLI (VALORI ASSOLUTI E PERCENTUALI). 99 TABELLA 3.8. ANALISI DI DEFLUSSO DELLA MATRICE DI MOBILITÀ OCCUPAZIONALE (VALORI

PERCENTUALI). 100 TABELLA 3.9. ANALISI DI AFFLUSSO DELLA MATRICE DI MOBILITÀ OCCUPAZIONALE (VALORI

PERCENTUALI). 101 TABELLA 3.10. MATRICE DI MOBILITÀ RELATIVA DELLA CLASSE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI E

DEI FIGLI (ODDS RATIOS GENERALIZZATI). 102 TABELLA 3.11. MATRICE DI MOBILITÀ RELATIVA DELLA CLASSE OCCUPAZIONALE DEI GENITORI E

DEI FIGLI PER LIVELLO DI ISTRUZIONE DEI GENITORI (ODDS RATIOS GENERALIZZATI). 104 TABELLA 3.12. VARIABILI DI INTERESSE PER LO STUDIO DELL’OPPORTUNITÀ DI APPARTENERE

ALLE DIVERSE CLASSI OCCUPAZIONALI. 106

7

TABELLA 3.13. DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DELLE VARIABILI DI INTERESSE PER LO STUDIO DELL’OPPORTUNITÀ DI APPARTENERE ALLE DIVERSE CLASSI OCCUPAZIONALI. 108

TABELLA 3.14. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI APPARTENERE ALLE DIVERSE CLASSI

OCCUPAZIONALI. STIME DEL MODELLO LOGISTICO MULTINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI) E FATTORI CONTESTUALI. 115

TABELLA 3.15. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI APPARTENERE ALLE DIVERSE CLASSI

OCCUPAZIONALI. STIME DEL MODELLO LOGISTICO MULTINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI), FATTORI CONTESTUALI E FATTORI ASCRITTIVI FAMILIARI DESCRITTI DALLA CLASSE OCCUPAZIONALE DEL NUCLEO FAMILIARE (A). 118

TABELLA 3.16. EFFETTI MARGINALI SULL’OPPORTUNITÀ DI APPARTENERE ALLE DIVERSE CLASSI

OCCUPAZIONALI. STIME DEL MODELLO LOGISTICO MULTINOMIALE CON FATTORI INDIVIDUALI (ASCRITTIVI E ACQUISITIVI), FATTORI CONTESTUALI E FATTORI ASCRITTIVI FAMILIARI DESCRITTI DAL LIVELLO DI ISTRUZIONE DEL NUCLEO FAMILIARE (A). 121

8

Introduzione

In Italia, dopo il boom economico e il conseguente forte dinamismo sociale e culturale che

ha contraddistinto gli anni ’50 e ’60, si è avviato un lento processo di stasi che ha coinvolto

con intensità variabile i diversi ambiti – economico, finanziario, sociale e culturale – del Paese,

a cui è seguita un’ulteriore stagnazione determinata dalla recente crisi finanziaria

internazionale. Negli ultimi decenni, infatti, le opportunità di promozione sociale dei figli si

sono arrestate, delineando una società statica, in cui i giovani hanno poche speranze di

riuscire a migliorare le proprie condizioni di vita rispetto a quelle avute dai loro genitori.

Come efficacemente riassunto nel titolo “Immobilità diffusa” del rapporto a cura di Checchi

(2010), l’Italia presenta uno dei livelli più bassi in ambito europeo di mobilità

intergenerazionale. Poche sono le chances dei figli di raggiungere una posizione

occupazionale migliore di quella dei loro genitori, mentre si delinea prevalentemente un

processo di persistenza occupazionale diffusa (Raitano, 2010). Allo stesso modo, nonostante

l'accesso ai livelli più elevati di istruzione sia formalmente a disposizione di tutti, le

opportunità educative dei figli sono fortemente condizionate dal livello di istruzione dei

genitori (Schizzerotto, 2002). Come confermato dal recente studio internazionale dell’OECD

del 2010, l’immobilità caratterizza i processi di trasmissione intergenerazionale sia di

occupazione sia di istruzione dei diversi paesi dell’Organizzazione, tra i quali l’Italia si

presenta spesso al di sotto del livello medio internazionale.

In tale situazione di immobilità sociale ed economica, la famiglia, quindi, sembrerebbe

contenere le aspettative e le possibilità di ascesa sociale dei figli, e, di contro, i loro percorsi

di vita parrebbero svilupparsi prevalentemente all’interno dei confini familiari. Di qui

l’interesse della presente ricerca, volto ad analizzare quanto le origini familiari incidano sulle

prospettive di mobilità educativa e occupazionale dei figli. Le influenze familiari sono

indagate in maniera complessa, considerandone gli aspetti legati all’istruzione e

all’occupazione, continuativa, osservandole in corrispondenza di determinati eventi della vita

dei figli, e cumulativa, valutandone i vantaggi o svantaggi diretti e indiretti, ossia immediati e

futuri.

Tale approccio consente di analizzare il fenomeno della mobilità di istruzione e di

occupazione intergenerazionale in un’ottica consolidata nel panorama delle recenti ricerche

empiriche, in cui la mobilità sociale è studiata come fenomeno multidimensionale che da

luogo ad un percorso di ricerca nel quale sono coinvolti ed integrati altri concetti densi di

significato sociologico, tra i quali quello di status sociale, spazio sociale, capitale culturale ed

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economico (Memoli, 2007), all’interno di differenti approcci teorici, come la teoria

dell’investimento familiare (Becker e Tomes, 1986), della selezione differenziale (Bourdieu e

Passeron, 1964), della scelta razionale (Boudon, 1981) ed infine la teoria del Relative Risk

Aversion (Breen e Yaish, 2003).

Gli aspetti teorici appena richiamati, così come il complessivo impianto metodologico

(fonti, metodologie e tecniche di analisi per lo studio della mobilità sociale), sono presentati

nel primo capitolo del presente lavoro. I successivi, nell’ottica di analisi del processo di

mobilità inteso come complesso, continuo e cumulativo di cui sopra, riguardano invece la

ricerca applicata. Nello specifico, il secondo capitolo analizza l’influenza della famiglia di

origine sulle scelte legate ai percorsi di istruzione - partendo dalla scelta della scuola

secondaria superiore - e di transizione post-diploma dei figli – analizzando le scelte sia di

studio sia di lavoro. Se questo secondo capitolo considera l’impatto della famiglia sulle scelte

relative al primo evento cruciale di transizione verso la vita adulta - uscita dal sistema di

istruzione nel livello secondario superiore - il terzo riguarda il ruolo giocato dalla famiglia

negli eventi successivi. Infatti, in quest’ultimo capitolo si analizza l’influenza della famiglia

sulle opportunità – in termini di accesso e di conseguimento di un livello di istruzione più

elevato e di inserimento occupazionale - determinate dalle scelte attuate nelle fasi

precedenti.

L’approccio di analisi del fenomeno come processo caratterizzato da complessità,

continuità e cumulabilità, esplicito anche nella struttura redazionale del presente lavoro,

consente di monitorare e valutare come il ruolo del background familiare, determinante nei

primi eventi di transizione verso la vita adulta dei figli, si modifichi man mano che si volge

verso la conclusione di tale processo di transizione. In queste fasi più avanzate, si

impongono come fattori decisivi quelli individuali, acquisiti durante le fasi precedenti e a loro

volta condizionati dal canale familiare. Come si avrà modo di osservare nel dettaglio nella

parte empirica e nelle conclusioni finali, si delinea quindi per la generazione dei figli un

processo di progressiva emancipazione dai legami economici e culturali dei genitori, in cui le

strategie soggettive e di tipo razionale concorrono a definire le proprie opportunità di mobilità,

anche se, con le parole di Boudon, si tratta:

[…] di individui situati socialmente, in altri termini, di individui che appartengono

anzitutto a una famiglia, ma anche ad altri gruppi sociali, e che dispongono di

risorse non solo economiche, ma culturali (Boudon, 1981, pp. 10,11).

Capitolo 1. Mobilità intergenerazionale e percorsi di vita

Per poter inquadrare l’oggetto della presente ricerca, che si colloca all’interno degli studi

sulla mobilità sociale intergenerazionale, si intende partire da alcuni concetti sociologici di

fondamentale importanza, tra i quali quello di status sociale e di spazio sociale, dei quali -

come si vedrà in seguito nella presentazione del lavoro di ricerca e delle ipotesi che lo hanno

indirizzato – se ne accolgono specifiche accezioni.

In riferimento al primo, nella definizione che ne da Gallino (2009, p. 655), esso è:

[…] un complesso pluridimensionale di risorse sociali, di cose positivamente

valutate o ambite in una società – in prevalenza, qualche forma di ricchezza o

possesso o proprietà, di potere o di influenza, di prestigio – che sono attribuite o

che comunque confluiscono a una data posizione, ossia a chi la occupa.

Appare evidente come lo status sociale si connoti anche per una sua componente

dinamica ed evolutiva all’interno di un contesto osservativo, quale lo spazio sociale, definito

dallo stesso autore come:

[…] l’universo delle relazioni fornite di senso tra individui, gruppi, categorie, strati e

classi sociali, elementi culturali. Un mutamento di posizione in tale universo

relazionale viene percepito dalla coscienza sociale come un movimento, anche se

il soggetto non muta fisicamente di posto (Gallino, 2009, p. 643).

In questa sede il riferimento al mutamento di posizione (ovvero di status) consente di

introdurci alla nozione di mobilità sociale, ossia:

[…] il passaggio di un individuo o gruppo da uno strato sociale ad un altro, superiore

o inferiore al primo, che può accompagnarsi o meno ad un passaggio di classe

sociale, o anche al passaggio da una posizione sociale ad un’altra entro un

medesimo strato o classe. La mobilità verso l’alto o verso il basso nel sistema di

stratificazione è detta mobilità sociale verticale; quella che si svolge entro uno

stesso strato è detta orizzontale. Di fatto, la maggior parte degli studi che trattano

di mobilità sociale si riferiscono a fenomeni di mobilità verticale, da uno status

meno elevato a uno più elevato, ossia a fenomeni di ascesa o promozione sociale

(Gallino, 2009, p. 421).

11

È evidente la molteplicità delle dimensioni concettuali che sottendono il fenomeno della

mobilità sociale nella sua complessità e articolazione: esso rimanda infatti a classici concetti

sociologici, tra i quali quelli appena presentati.

Nel presente lavoro si intende approfondire alcuni specifici aspetti della mobilità, quali la

mobilità di istruzione e di occupazione intergenerazionale, vale a dire il cambiamento di

status, nei livelli di istruzione e di occupazione nei percorsi di vita dei figli. Tale processo è

investigato col fine di valutare l’impatto della famiglia di origine all’interno di esso.

Per orientare il lettore in tale percorso di ricerca, nel presente capitolo sono presentati gli

approcci teorici e metodologici utilizzati per lo studio della mobilità intergenerazionale, le

ipotesi di ricerca e le relative tecniche utilizzate per la loro verifica empirica, nonché le fonti

utilizzate in questo ambito di studio.

1.1. Il processo complesso, continuo e cumulativo della mobilità intergenerazionale: l’approccio e le ipotesi di ricerca

Con il passaggio da uno status di origine (partenza) ad uno status di destinazione (arrivo)

si definisce un percorso di mobilità.

Negli studi intergenerazionali questo cambiamento di status è osservato tra due

generazioni familiari successive: da quella dei genitori a quella dei figli. Il percorso di mobilità

inizia nella famiglia di origine e si conclude quando il figlio conquista un proprio status

raggiungendo un’indipendenza dalle proprie origini.

In questa ricerca, un percorso di mobilità intergenerazionale è studiato come un processo

di trasmissione complesso - poiché influenzato da meccanismi sociali attivati da diversi

canali - continuo - perché si sviluppa e si snoda in diverse fasi del percorso di vita dei figli - e

cumulativo - per cui gli esiti di una fase condizionano significativamente quelli della fase

successiva.

Gli aspetti della complessità, della continuità e della cumulabilità adottati per lo studio

della mobilità intergenerazionale contraddistinguono questa ricerca e sono di seguito

illustrati, esplicitando i principali riferimenti teorici e loro applicazione.

Rispetto alla complessità, in letteratura, da Meade (1973) a Solon (1999), fino ai più

recenti contributi di D’Addio (2007) e di Franzini e Raitano (2010), si fa riferimento ai

principali canali di trasmissione intergenerazionale identificati in:

a) genetico, relativo alle abilità cognitive e non cognitive trasmesse per via ereditaria dai

genitori ai figli;

b) economico, riguardante il reddito e la ricchezza familiare;

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c) culturale, connesso all’ambiente culturale della famiglia e al family networking;

d) sociale, legato all’area di residenza e ai networks sociali.

I primi tre canali afferiscono a dimensioni che interessano, principalmente, i meccanismi

che si determinano nella famiglia di origine, mentre il quarto, pur contemplando l’influenza

esercitata dall’ambiente territoriale in cui i genitori risiedono, include meccanismi che

afferiscono a dimensioni che si rifanno all’ambiente sociale di riferimento (ad esempio,

gruppo dei pari, ambiente scolastico e lavorativo).

I meccanismi attivati dai quattro canali agiscono e interagiscono sui percorsi di mobilità

dei figli in maniera articolata e complessa. La riflessione teorica e metodologica su questo

tema è continua; tra gli studi recenti, che cercano di presentare una rassegna dettagliata sui

principali risultati relativi all’importanza dei suddetti quattro canali e al loro effetto sulle

opportunità future dei figli, si ricordano quelli di Black e Devereux (2010) e di Holmlund et al.

(2011).

L’interesse di questa ricerca si circoscrive ai meccanismi connessi alla famiglia di origine.

A tal fine si analizzeranno gli effetti delle due dimensioni economico e culturale del canale

familiare, tralasciando quelli che interessano gli aspetti genetici e trattando in maniera

parziale quelli del canale sociale.

La scelta di non studiare l’impatto del canale genetico sui percorsi di mobilità scaturisce

dalla considerazione di due criticità, tra le più rilevanti, emerse in letteratura: la prima

riguarda la difficoltà di isolare gli effetti di questo canale di trasmissione negli studi sulla

mobilità sociale mentre la seconda rimanda alla necessità di avere, per questo tipo di analisi,

dati costruiti ad hoc mediante un piano degli esperimenti. Nei lavori di Bjorklund, Janatti e

Solon (2005) e di Carneiro e Heckman (2003) si mettono in evidenza le criticità che

riguardano il primo aspetto, ovvero di come l’interazione fra dotazione genetica (nature) e

l’ambiente circostante (nurture) di un individuo rende difficile isolare l’effetto delle abilità

trasmesse per via biologica. Nel panorama della ricerca italiana, il lavoro del 2007 di

Ballarino sottolinea, invece, come negli studi di mobilità sociale le spiegazioni basate

sull’eredità genetica dell’intelligenza non hanno mai superato la prova della verifica empirica.

Riguardo il secondo aspetto, la necessità di studiare l’azione dei meccanismo di tipo

genetico solo attraverso studi sperimentali è avanzata nel lavoro di Bowles e Gintis (2002), in

cui, appunto, la trasmissione delle abilità cognitive viene indagata confrontando gli esiti di

mobilità sociale tra coppie di gemelli omozigoti e quelle di semplici fratelli utilizzando un

disegno sperimentale di ricerca.

L’influenza del canale di trasmissione sociale è studiata, nel presente lavoro,

considerando unicamente quella esercitata dal territorio in cui l’individuo risiede. L’attenzione

è, dunque, rivolta principalmente al modo in cui le opportunità dei figli sono condizionate dal

contesto geografico in cui si trovano a crescere e a vivere negli anni cruciali della loro

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formazione. Allo stesso tempo si è consapevoli di come l’impossibilità di studiare, all’interno

dei meccanismi attivati dal canale sociale, l’impatto della rete di relazioni sociali

dell’individuo, dovuta alla carenza di tali informazioni nella fonte dei dati utilizzata per la parte

empirica, esclude dall’analisi una altrettanto importante prospettiva di studio dei processi di

mobilità. Infatti, soprattutto in alcuni snodi dei percorsi di vita dei figli, l’influenza delle

persone con cui si condividono le esperienze di vita (peer effect) è determinante.

Riportando l’attenzione alla dimensione economica e culturale del canale familiare, la

rassegna della letteratura più recente, di seguito presentata, evidenzia l’importanza di tali

fattori negli esiti di mobilità dei figli, attraverso l’utilizzo di molteplici indicatori per studiarne

l’impatto.

A questo scopo si riprende il lavoro di Franzini e Raitano (2010), in cui gli autori,

utilizzando i dati rilevati dall’indagine campionaria EU-SILC (European Union Survey on

Income and Living Conditions) del 2005, hanno dimostrato la presenza di un effetto diretto

delle condizioni culturali ed economiche della famiglia, studiate attraverso il livello di

istruzione dei genitori e la presenza di problemi finanziari in famiglia quando gli intervistati

erano in età giovanile, sulle scelte di istruzione e sui livelli retributivi dei figli. Questo effetto è

stato osservato sulla quasi totalità dei 15 paesi appartenenti all’Unione Europea ma con

intensità diverse: più forte nei paesi mediterranei (Italia e Spagna) e più debole nei paesi

nordici (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia).

In un’ottica nazionale si colloca il lavoro di Raitano del 2009, in cui il processo di

trasmissione intergenerazionale è analizzato concentrandosi esclusivamente sulla

dimensione economica familiare misurata attraverso l’occupazione svolta dai genitori.

L’autore indaga in quale misura le prospettive occupazionali dei figli siano legate al contesto

occupazionale dei genitori. I risultati a cui giunge, utilizzando i dati del 2006 dell’indagine

Isfol-Plus (Participation, Labour, Unemployment, Survey), segnalano una persistenza

occupazionale tra i genitori e i figli e per chi proviene da un background occupazionale più

qualificato il raggiungimento di posizioni occupazionali meglio retribuite.

Nella ricerca di D’Addio (2007) è investigato il ruolo del canale familiare, sia per la

dimensione economica sia per quella culturale, nei processi di mobilità intergenerazionale di

istruzione e di occupazione, in una prospettiva di confronto internazionale tra i paesi

dell’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development). Per la dimensione

culturale, l’autrice, riprendendo alcune ricerche internazionali, mette in evidenza come, pur

utilizzando diversi indicatori relativi a questa dimensione, emerga, comunque, una forte

influenza sui percorsi di mobilità dei figli. Ad esempio, nel lavoro sui dati dell’indagine Pisa

(Programme for International Student Assessment) del 2003, l’influenza del canale culturale

familiare è osservata prendendo in considerazione il numero di anni di istruzione dei genitori.

L’effetto sulle performance scolastiche dei figli è misurato dall’incremento del punteggio

14

medio dei test di matematica (dei figli quindicenni) associato ad un anno in più di scolarità dei

genitori. La figura 1.1 evidenzia un’associazione molto forte in Ungheria e nella Repubblica

Ceca (un anno in più di istruzione dei genitori comporta un incremento di oltre 15 punti nel

punteggio medio nei rispettivi paesi) e molto debole in Messico e Portogallo (un anno in più

di istruzione dei genitori comporta un incremento di circa 5 punti nel punteggio medio).

L’Italia si colloca al di sotto dell’incremento medio dei 29 paesi OECD analizzati e presenta

un livello di associazione bassa (l’incremento è di poco superiore ai 6 punti).

Figura 1.1. Differenze nella media dei punteggi in matematica associate ad un anno in più di scolarità

dei genitori.

Fonte: OECD (2007), elaborazioni su dati PISA (2003).

Nel lavoro di Schütz et al. (2005), la cui fonte dei dati è rappresentata dall’indagine TIMSS

(Trends in International Mathematics and Science Study), invece, la misura utilizzata per

sintetizzare il canale culturale familiare è il numero dei libri presenti in casa. In questo lavoro

si studia la relazione tra questo indicatore e la performance scolastica dei figli valutata

attraverso la media dei punteggi in matematica e scienze. Il parametro stimato dall’autore,

definito come una proxy dell’effetto del background familiare, misura di quanto varia la media

dei punteggi di un paese, rispetto alla media dei punteggi dei paesi OECD, all’incremento del

numero di libri disponibili in casa. Per l’Italia, come mostra la figura 1.2, la stima di questo

effetto è pari a circa 17 per cento: la differenza di un punto del parametro stimato, ossia la

differenza nel background familiare che equivale alla differenza tra l’avere uno o due libri in

casa, implica una deviazione standard pari al 17 per cento tra la media dei punteggi dei test

in matematica e scienze degli studenti italiani e la media dei punteggi rilevata tra i paesi

analizzati. Il parametro è stato interpretato dagli autori come una misura dell’ineguaglianza

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delle opportunità e, come si evince dalla figura 1.2, è ampia in Inghilterra, Scozia, Ungheria

mentre è contenuta in Francia, Canada e Portogallo.

Figura 1.2. Incremento percentuale registrato nella media dei punteggi in matematica e scienze,

rispetto alla media dei punteggi di una selezione di paesi dell’OECD, all’incremento del numero di libri

disponibili in casa.

Fonte: OECD (2007), elaborazioni sul coefficiente stimato in Schütz et al. (2005).

Per la dimensione economica familiare, misurata attraverso la variabile reddito familiare,

la principale evidenza, riportata nello studio di D’Addio del 2007, è che la mobilità

intergenerazionale dei redditi varia notevolmente nei paesi studiati: è più alta nei paesi

Nordici, nel Canada e in Australia e più bassa in Italia, negli Stati Uniti e nei paesi del Regno

Unito. Lo studio conferma, quindi, come la dimensione economica familiare sia determinante

per le opportunità di mobilità dei redditi dei figli.

In uno studio più recente dell’OECD del 2010 si mette in evidenza l’interazione tra i

meccanismi di tipo economico e culturale del canale familiare, dimostrando come il livello di

istruzione raggiunto dai figli sia il fattore che maggiormente contribuisce alla determinazione

dei loro livelli salariali futuri ma che, a sua volta, sia fortemente influenzato dai meccanismi di

trasmissione intergenerazionale dell’istruzione.

Prendendo spunto da queste evidenze empiriche, l’interesse della presente ricerca è,

dunque, concentrato solo sugli effetti attivati dai meccanismi economici e culturali del canale

familiare sui percorsi di mobilità intergenerazionale. In particolare si intende indagare sulla

trasmissione del livello di istruzione e della classe occupazionale dai genitori ai figli. Nella

figura 1.3 si propone una schematizzazione di questo processo.

16

Figura 1.3. Il processo di mobilità intergenerazionale.

Fonte: elaborazione da Pisati (2000).

Per gli aspetti legati alla continuità che caratterizza la mobilità intergenerazionale, si è

preso spunto dagli studi sulle disuguaglianze delle opportunità educative, che rappresentano

la trasmissione intergenerazionale come un continuum lungo il percorso di vita dei figli,

caratterizzato da eventi topici, ai quali corrispondono altrettante transizioni di status (Mare,

1980; Shavit e Westerbeek, 1997). Già nella ricerca di Schizzerotto (2002) è condiviso

questo approccio finalizzato allo studio della mobilità sociale: l’analisi della trasmissione

intergenerazionale è configurata nel corso di vita dei figli ed è centrata in quelle fasi del

processo che portano all’assunzione dei ruoli adulti1. Queste fasi, come già descritto da

Hogan e Astone (1986) e da Modell et al. (1976), sono identificate in cinque eventi

fondamentali: I) l’uscita dal sistema di istruzione2; II) l’ingresso nel mondo del lavoro; III)

l’uscita dalla famiglia di origine; VI) l’inizio della prima unione (matrimonio o convivenza more

uxorio) e V) la nascita del primo figlio.

Il presente lavoro è circoscritto allo studio dei primi due eventi del processo di transizione

verso la vita adulta, ovvero l’uscita dal sistema di istruzione e l’ingresso nel mercato del

lavoro, poiché in questi i meccanismi di trasmissione familiare esercitano la loro azione

diretta e indiretta e influenzano in maniera determinante le prospettive future dei figli (Pisati,

2000; OECD, 2010).

Relativamente alla cumulabilità, la prospettiva di studio della mobilità come un processo di

vantaggio (o svantaggio) cumulativo riprende un’idea affermata in letteratura ed esposta nel

1 Per una trattazione più ampia dell’analisi dei fenomeni sociali secondo un approccio del corso di vita si veda Saraceno (1986). 2 In questa ricerca, per la classificazione del sistema di istruzione si fa riferimento alla International Standard Classification of Education (Isced 1997), realizzata dall’Unesco (1997) presentata nel dettaglio nel paragrafo 1.6. Con riferimento al sistema italiano si distinguono i seguenti livelli di istruzione: Istruzione pre-primaria (Isced 0); Istruzione primaria (Isced 1); Istruzione secondaria inferiore (Isced 2); Istruzione secondaria superiore (Isced 3); Istruzione post-secondaria non terziaria (Isced 4); Istruzione terziaria (Isced 5 e 6).

Canale Familiare: dimensione economica

Canale Familiare: dimensione culturale

Status di

Destinazione

Percorso di mobilità di istruzione

Status di

Origine

Percorso di mobilità di

occupazione

17

recente lavoro di DiPrete e Eirich (2006). Gli studiosi individuano, dunque, nella mobilità un

“processo di vantaggio cumulativo”, in cui, riprendendo le assunzioni di Merton (1988, p.

610):

[…] vantaggi comparativi iniziali in termini di capacità acquisite, di posizione

strutturale e di risorse disponibili producono vantaggi incrementali successivi tali

che lo scarto tra coloro che hanno e coloro che non hanno nel campo scientifico

(così come in altri ambiti della vita associata) si accentua finché non intervengono

processi di bilanciamento.

La dinamica di questo processo venne denominata da Merton “effetto Matteo”,

riprendendo la parabola dei talenti descritta nel Vangelo di Matteo (25, 1-28); dalle parole del

sociologo:

[…] the Matthew effect as the accruing of grater increments of recognition for

particular scientific contributions to scientists of considerable repute and

withholding of such recognition from scientists who have not yet made their mark

(Merton, 1973, p. 446)

In altri termini, questo principio si traduce in un effetto cumulativo che premia

esponenzialmente coloro che si trovano già in una posizione di privilegio.

Come indicato da DiPrete e Eirich (2006), una prima riflessione sull’approccio di vantaggio

cumulativo applicato al fenomeno della mobilità sociale, è presente, seppur con le dovute

differenze, nella ricerca condotta da Blau e Duncan (1967) volta a misurare l’influenza delle

determinanti dello status sociale individuale, identificate nei fattori familiari ascrittivi, ereditati

dalla famiglia di origine, e nei fattori acquisitivi individuali, ovvero le risorse capitalizzate dal

soggetto in ambito scolastico e lavorativo. Nel lavoro è identificato un processo di svantaggio

cumulativo che interessa i maschi di origine afro-americana. A differenza della descrizione

mertoniana del vantaggio cumulativo, nel lavoro di Blau e Duncan si enfatizzano le differenze

tra i gruppi piuttosto che le ineguaglianze all’interno dei gruppi. Come descritto dagli stessi

autori:

[…] instead, cumulative advantage or disadvantage in the Blau-Duncan sense

referred to persisting direct and interaction effects of a status variable, where the

interaction effects implied group differences in the returns to socioeconomic

resources (DiPrete e Eirich, 2006, p. 3)

I risultati della ricerca hanno messo in evidenza come i fattori acquisitivi, identificati nel

livello di istruzione raggiunto dai figli, hanno una forte influenza sulla mobilità sociale

18

raggiunta dagli stessi. Tuttavia, i fattori familiari ascrittivi, come la posizione occupazionale o

il livello di istruzione del padre, influiscono a loro volta sul percorso di istruzione,

trasmettendo quindi il proprio effetto come vantaggio o svantaggio cumulativo nelle diverse

fasi di transizione scolastica.

La presente ricerca si colloca all’interno di questo filone di studi che offre una rinnovata

lettura dei processi di vantaggio cumulativo, descritti dal sociologo Merton, per lo studio della

trasmissioni delle disuguaglianze sia in termini di istruzione sia di occupazione.

I percorsi di mobilità sono, quindi, definiti come un processo cumulativo nel corso del

quale gli effetti dei meccanismi connessi alle origini, siano essi vantaggi o svantaggi (anche

se non percepiti come tali dai figli), si verificano in determinate fasi e si sommano tra loro nel

corso del tempo fino a produrre una struttura stabile delle disuguaglianze (figura 1.4).

Figura 1.4. Il processo cumulativo di vantaggi e svantaggi.

Fonte: Malcom (2008), elaborato da Merton (1968, 1988), DiPrete e Eirich (2006).

Il ciclo3 del presente lavoro è esposto ripercorrendo lo schema di Goldthorpe (2000) della

ricerca empirica, che si compone di tre fasi: la prima riguarda la descrizione del fenomeno

3 Si preferisce fare riferimento al ciclo piuttosto che al progetto di ricerca: l’output prodotto è funzionale ad alimentare l’input di un successivo ciclo di ricerca. A chiusura di questo lavoro sono molteplici gli sviluppi di ricerca palesati su cui investigare.

19

analizzato, la seconda interessa la formulazione delle ipotesi di ricerca, la terza è il test

empirico delle ipotesi.

Per la prima fase si rimanda alla letteratura, nazionale e internazionale, esposta in

precedenza per descrivere l’esistenza e la rilevanza empirica del fenomeno della mobilità

intergenerazionale inteso come un processo complesso, continuo e cumulativo.

In riferimento alla seconda fase, la formulazione delle ipotesi di ricerca è effettuata

all’interno del quadro teorico degli studi della mobilità che considera il canale familiare, nella

sua dimensione economica e culturale, determinante nel processo di trasmissione

intergenerazionale. Le ipotesi di questa ricerca sono, dunque, così formulate:

I. Ruolo del background familiare. L’influenza del canale familiare è osservata nei primi

due eventi di transizione verso la vita adulta, quali l’uscita dal sistema di istruzione e

l’ingresso nel mercato del lavoro, poiché in questi due eventi si attivano meccanismi

di trasmissione intergenerazionale che sono determinanti per i futuri percorsi di

mobilità di istruzione e di occupazione dei figli.

II. Continuità del processo. I meccanismi familiari influenzano gli esiti delle transizioni

che caratterizzano questi eventi. L’azione del canale familiare, ovvero dei fattori

familiari ascrittivi, è forte all’inizio del processo di mobilità e decresce man mano che

si sviluppa tale processo.

III. Cumulabilità del processo. I vantaggi o svantaggi attivati dai meccanismi familiari e

manifesti nei primi eventi di trasmissione intergenerazionale, presentano un processo

cumulativo determinando maggiori o minori opportunità di mobilità di istruzione e/o di

occupazione.

IV. Complessità del processo. Le due dimensioni del canale familiare – economica e

culturale – agiscono in maniera complessa e differenziata nelle diverse fasi dei

processi di mobilità di istruzione e di occupazione.

V. Impatto dei fattori familiari e individuali. Durante lo sviluppo del processo, in

corrispondenza degli eventi di uscita dal sistema di istruzione e di ingresso nel

mercato del lavoro, l’impatto dei fattori ascrittivi familiari e individuali si differenzia. I

secondi si impongono man mano che il processo si evolve.

VI. Peso genitoriale differenziato nella trasmissione di istruzione. Nei meccanismi attivati

dalla dimensione culturale del canale familiare, l’istruzione dei genitori ha un ruolo ed

un peso differenziato.

A seguire la formulazione delle ipotesi è il test empirico delle stesse, ovvero la terza ed

ultima fase del ciclo della ricerca empirica. Per indagare empiricamente l’influenza del canale

familiare sui processi di mobilità dei figli, così come esplicitato nelle ipotesi, si utilizzano i dati

20

delle indagini campionarie dell’Istat sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati e

sull’Inserimento professionale dei laureati condotte nel 2007 (descritte nel paragrafo 1.5.1).

Le procedure di analisi dei dati utilizzate sono classificabili in due categorie: elementari e

complesse. Alla prima categoria appartengono le analisi effettuate attraverso le tavole di

mobilità (presentate nel paragrafo 1.4.1), mentre alla seconda afferiscono, invece, le

tecniche di analisi di regressione logistica, binomiale e multinomiale (presentate nel

paragrafo 1.4.2)

1.2. Dall’uscita dal sistema di istruzione all’ingresso nel mondo del lavoro: le fasi e i percorsi di mobilità di istruzione e di occupazione

Lo studio della trasmissione intergenerazionale di istruzione e di occupazione è collegato,

dunque, a quello dei corsi di vita e focalizzato sui primi due eventi di transizione verso la vita

adulta, in cui il canale familiare sembra esercitare le influenze, dirette e indirette, più

cospicue sulle prospettive future dei figli.

L’uscita dal sistema di istruzione costituisce il primo evento di transizione all’età adulta,

ovvero la prima tappa di un percorso verso l’emancipazione dalle proprie origini da parte del

figlio. Nell’ottica dello studio delle trasmissioni intergenerazionali, l’osservazione di questo

evento nel corso della vita di un figlio è determinante poiché costituisce un primo e

fondamentale snodo per i futuri percorsi di mobilità di istruzione e di occupazione

(Schizzerotto, 2002).

Nella presente ricerca questo primo evento è definito come la conclusione di un percorso

formativo attraverso l’ottenimento di un titolo di studio, ovvero il raggiungimento di un

determinato livello di istruzione. In questa accezione, una volta espletato l’obbligo di

istruzione4, sono contemplati i due eventi di uscita dal sistema: il completamento degli studi

di istruzione secondaria superiore o degli studi di istruzione terziaria. I titoli di studio

conseguiti al termine dei due percorsi individuano il raggiungimento di un livello di istruzione

di tipo secondario superiore o di tipo terziario (figura 1.5) 5.

4 Nel periodo osservato l’obbligo di istruzione vigente (Legge n. 9 del 20 Gennaio 1999 e relativo regolamento) rendeva obbligatoria l’istruzione fino ai 15 anni. Il percorso scolastico obbligatorio comprendeva i cinque anni dell’istruzione primaria, i tre anni dell’istruzione secondaria inferiore (scuola secondaria di I grado) e il primo anno di istruzione secondaria superiore (scuola secondaria di II grado) (Istat, 2005). 5 Per i livelli di istruzione, definiti dal titolo di studio conseguito, si fa riferimento alla classificazione proposta dall’Istituto nazionale di statistica - Classificazione dei titoli di studio (Istat, 2006 b) - presentata nel dettaglio nel paragrafo 1.6. In linea generale si distingue in: Titolo di istruzione primaria: Licenza elementare; Titoli di istruzione secondaria inferiore: Licenza Media; Avviamento professionale; Titoli di istruzione secondaria superiore: Diploma di istruzione secondaria superiore (che permette o non permette l’accesso all’istruzione universitaria); Titoli di Istruzione Terziaria: Diploma terziario extra-

21

Essendo il livello di istruzione raggiunto uno tra i principali strumenti capaci di favorire la

mobilità intergenerazionale, come dimostrato anche nel lavoro di Checchi e Zollino (2001), si

è scelto di investigare su alcune delle fasi salienti che caratterizzano i percorsi formativi,

determinanti per l’esito finale. Queste fasi, identificate nella scelta del tipo di istruzione

secondaria superiore e del percorso da intraprendere dopo il conseguimento del diploma6, si

contraddistinguono per la presenza contestuale di processi di transizione sia educativi sia

occupazionali (Mare, 1980).

Al momento della scelta della scuola secondaria di II grado si attua la transizione

scolastica che determina il passaggio dall’istruzione secondaria inferiore a quella superiore

(figura 1.5). La decisione cruciale di questa transizione è la scelta tra una formazione di tipo

generalista, come quella liceale e dell’istruzione magistrale, orientata al proseguimento degli

studi, e una di tipo professionalizzante, che include l’istruzione tecnica, professionale e

artistica, volta all’inserimento nel mercato del lavoro. Come evidenziato in diversi studi

(Shavit e Westerbeek, 1997; Shavit e Müller, 1998), le caratteristiche e gli esiti di questa

prima transizione scolastica sono decisivi per le future carriere scolastiche che, a loro volta,

determinano buona parte delle opportunità lavorative.

Nella scelta dei percorsi da intraprendere dopo il conseguimento del titolo di istruzione

secondaria superiore, definiti percorsi post-diploma, si compie un processo di transizione che

può avere due esiti principali: il passaggio dalla scuola all’università o dalla scuola al mondo

del lavoro (figura 1.5). Nel primo caso, per gli individui che proseguono gli studi

nell’istruzione terziaria, avviene una transizione all’interno del sistema di istruzione, e nel

secondo caso, invece, si realizza una transizione verso il mercato del lavoro, per i soggetti

che si inseriscono nel mondo lavorativo con un titolo di istruzione secondaria superiore7.

I percorsi di mobilità di istruzione si compongono di un processo di transizioni educative

che prevede nella prima fase della scelta della formazione scolastica, la conclusione della

transizione verso l’istruzione secondaria superiore con il conseguimento del titolo (diploma di

istruzione secondaria superiore) e per la seconda fase della scelta del percorso post-

diploma, l’avvio della transizione verso l’istruzione terziaria e del suo completamento

attraverso l’ottenimento del relativo titolo.

I percorsi di mobilità occupazionale si sviluppano, invece, a partire dalle transizioni verso il

mercato del lavoro, che avvengono nei due eventi di uscita dal sistema di istruzione dopo

universitario, Diploma universitario, Laurea, Laurea specialistica/magistrale, Master universitario di I e II livello, Diploma di specializzazione di I e II livello, Dottore di ricerca. 6 Il diploma è il titolo che si consegue dopo aver sostenuto l’esame di stato al termine degli studi di istruzione secondaria superiore. 7 In questa schematizzazione sono rappresentate solo le transizioni di status più rilevanti. Ad esempio non sono contemplate le transizioni minori che avvengono prima e tra questi due snodi dei percorsi di vita, come ad esempio la transizione verso il mercato del lavoro con un titolo di istruzione secondaria inferiore o verso la formazione professionale.

22

aver conseguito un titolo o di istruzione secondaria superiore (transizione dalla scuola al

lavoro) o di istruzione terziaria (transizione dall’università al lavoro).

Figura 1.5. Le fasi principali degli eventi di transizione all’età adulta cruciali per i percorsi di istruzione

e di occupazione.

La verifica empirica dell’influenza del canale familiare, articolata nelle ipotesi di ricerca, è

stata condotta sia nelle fasi di scelta che contraddistinguono il primo evento di transizione di

uscita dal sistema di istruzione, sia sulle opportunità di mobilità di istruzione e di

occupazione.

Scelta del tipo

di istruzione

secondaria superiore

Istruzione secondaria

di tipo professionalizzante

Conseguimento

del titolo di istruzione

secondaria superiore

Istruzione secondaria

di tipo generalista

Scelta del tipo

di percorso

post-

diploma

Ingresso nel mercato del lavoroIscrizione istruzione terziaria

Conseguimento

del titolo di istruzione

terziaria

Ingresso nel mercato del lavoro

Scelta del tipo

di istruzione

secondaria superiore

Istruzione secondaria

di tipo professionalizzante

Conseguimento

del titolo di istruzione

secondaria superiore

Istruzione secondaria

di tipo generalista

Scelta del tipo

di percorso

post-

diploma

Ingresso nel mercato del lavoroIscrizione istruzione terziaria

Conseguimento

del titolo di istruzione

terziaria

Ingresso nel mercato del lavoro

23

Nello specifico, le analisi presentate nel secondo capitolo hanno lo scopo di esaminare

come i fattori familiari influenzino le decisioni prese nelle fasi cruciali di scelta del tipo di

istruzione secondaria superiore e del percorso post-diploma. Nel capitolo terzo, invece, le

tecniche di analisi condotte verificano empiricamente le ipotesi di ricerca riguardanti gli effetti

dei meccanismi familiari sulle opportunità di accedere all’istruzione terziaria e di conseguirne

il titolo (evento uscita dal sistema di istruzione ad un livello terziario), nonché sull’opportunità

di collocarsi nelle diverse classi occupazionali (evento ingresso nel mercato del lavoro con

un titolo di istruzione terziario).

1.3. La dimensione economica e culturale del canale familiare nel processo di mobilità: i presupposti teorici

L’influenza del canale familiare sui percorsi di mobilità dei figli è osservata secondo le due

dimensioni: economica e culturale.

Per l’analisi della relazione tra la dimensione economica familiare e le prospettive future

dei figli, l’impianto teorico della presente ricerca si riferisce a due teorie che esplorano tale

associazione partendo da una operativizzazione diversa del canale economico familiare. La

prima, denominata la teoria dell’investimento familiare, esposta nel contributo di Becker e

Tomes (1986)8, si colloca all’interno delle teorie sulla trasmissione intergenerazionale del

reddito9, mentre la seconda, la cosiddetta teoria della selezione differenziale di Bourdieu e

Passeron (1964), fa riferimento ai meccanismi economici familiari in termini di classi sociali.

Secondo la teoria dell’investimento familiare, l’associazione tra reddito e prospettive future

dei figli è il risultato congiunto del trasferimento intergenerazionale sia di dotazioni

(genetiche, culturali, valori) sia di risorse (reddito, ricchezza, tempo, social network). Se i

mercati dei capitali sono imperfetti, le decisioni individuali di investimento avvengono in

condizioni di disuguaglianza, per cui il reddito e la ricchezza familiare sono decisivi per

finanziare l’investimento in istruzione dei figli dal quale dipende la possibilità di accedere a

redditi da lavoro più elevati.

L’istruzione è quindi considerata un bene di investimento e ha lo scopo di accrescere le

capacità di reddito future. La differenziazione di investimenti in istruzione è, dunque, il

8 Riprende i tratti essenziali della teoria sul capitale umano di Becker (1964), che considera l’istruzione come investimento che consente l’acquisizione di conoscenze e una maggiore produttività, che a loro volta producono un reddito più elevato. In questa teoria dell’investimento familiare si teorizza il legame tra gli investimenti in termini di istruzione e le risorse economiche di una famiglia. 9 La teoria studia la relazione tra dimensione economica familiare e mobilità dei figli attraverso la variabile reddito familiare. I presupposti teorici di questa teoria sono utilizzati in questa ricerca in cui il contesto economico della famiglia è sintetizzato dalla variabile classe occupazionale del nucleo familiare.

24

riflesso di differenti risorse familiari e costituisce uno dei principali vettori del processo di

trasmissione delle disuguaglianze. Provenire da una famiglia con una condizione economica

modesta comporterebbe uno svantaggio comparato in termini di istruzione.

Nella presente ricerca, i presupposti di tale teoria sono verificati nelle fasi cruciali dei

percorsi di vita dei figli, decisive per le loro prospettive future. L’esistenza e gli effetti del

condizionamento dell’ambiente economico familiare sono analizzati sia nelle scelte di

istruzione dei figli sia nelle fasi di transizione verso il mercato del lavoro. Si intende, dunque,

verificare che l’influenza del conteso economico della famiglia di origine non si esaurisca con

il completamento degli studi, ma che persista anche nelle fasi successive quali l’ingresso nel

mercato del lavoro. Nel lavoro di Franzini e Raitano (2010) è dimostrato come la provenienza

da un ambiente economico familiare agiato costituisce un vantaggio comparato per i figli

nell’avvio di attività autonome, dovuto alla disponibilità di un capitale iniziale familiare, o nella

fase di ricerca di lavoro, che grazie al sostegno economico familiare, può essere protratta

fino all’offerta di un lavoro più aderente alle loro aspirazioni. Ancora, come rilevato in

Ballarino e Bratti (2010), i figli con origini economicamente agiate sperimenterebbero dei

vantaggi nell’accesso ad un lavoro più prestigioso grazie a reti familiari più efficienti.

La seconda teoria di riferimento, quella della selezione differenziale, studia la relazione tra

la dimensione economica familiare e gli esiti futuri dei figli in una prospettiva di trasmissione

intergenerazionale di posizione sociale. Gli effetti netti della classe sociale di origine sono

distinti in una componente primaria, che riguarda le abilità cognitive e l'interesse verso lo

studio trasmessi da ogni classe ai propri discendenti, ed in una secondaria, secondo la quale

le risorse di potere e la disponibilità materiale di ogni classe influenzano la propensione ad

investire nell'istruzione: più l’estrazione sociale è elevata e maggiore è l’investimento in

istruzione dei figli (Schizzerotto e Barone, 2006).

Bourdieu e Passeron considerano la scuola come uno strumento che perpetua nel tempo

le disuguaglianze sociali attraverso meccanismi di selezione, come dalle loro parole:

[…] le probabilità di accesso agli studi superiori appaiono come il risultato di una

selezione che, nel corso del curriculum scolastico, viene esercitata con un rigore

che varia notevolmente a seconda dell’origine sociale dei soggetti; in effetti, per le

classi meno abbienti, si tratta puramente e semplicemente di eliminazione

(Bourdieu e Passeron, 1976, p. 55).

Questi meccanismi possono operare attraverso una forte selezione o attraverso lo

sviluppo di un atteggiamento negativo degli studenti con origini sociali svantaggiate che

influiscono sulle decisioni dei percorsi di istruzione e sui successivi percorsi occupazionali.

Lo studio delle opportunità di mobilità occupazionale, presentato nel capitolo terzo, è

affrontato su un collettivo di soggetti che hanno conseguito un titolo terziario, e che sono,

25

quindi, sopravvissuti alla selezione differenziale raggiungendo un livello elevato di istruzione,

anche provenendo da un’estrazione sociale bassa. In questa fase di analisi, la finalità è

quella di osservare il ruolo e l’intensità dell’influenza della famiglia di origine una volta

concluso il percorso di istruzione. In particolare, si vuole indagare se, a prescindere dal

raggiungimento di un livello di istruzione elevato da parte dei figli, il canale familiare opera in

termini di vantaggi e svantaggi su una fase di transizione verso la vita adulta, ovvero

nell’ingresso nel mercato del lavoro.

Dopo aver illustrato i presupposti teorici della presente ricerca in merito alla relazione tra

la dimensione economica e le prospettive future dei figli, si prosegue con i riferimenti teorici

relativi alla dimensione culturale familiare. Secondo la teoria della trasmissione del capitale

culturale familiare di Bourdieu (1978, 1979), il profitto scolastico degli studenti è determinato

dalla trasmissione da parte delle famiglie del loro insieme di conoscenze, valori e

atteggiamenti nei riguardi della cultura (capitale culturale) che facilitano il rendimento

scolastico. Questa eredità culturale viene tramandata tramite il vissuto quotidiano in famiglia

ed è perciò considerata "naturale" dall'individuo. Tale processo porta a pensare che le

diseguaglianze sociali siano dovute alle doti individuali, innate, mentre in realtà, come rileva

Bourdieu, gli alunni che provengono da famiglie economicamente privilegiate conseguono

maggiori successi formativi per una serie di motivi. Da una lato perché dotati di un patrimonio

di conoscenze, abilità e valori che agevolano il percorso formativo, dall’altro perché possono

contare sull’appoggio materiale e morale dei genitori. In particolare possono contare sul loro

interesse e coinvolgimento nel processo di istruzione, in quanto dispongono di adeguate

risorse finanziarie per beni (materiale didattico e sussidi) e servizi (lezioni private, trasporto,

biblioteca).

Il concetto di capitale culturale sviluppato da Bourdieu è dunque un concetto complesso e

articolato che si sostanzia in tre forme. La prima, definita embodied, ossia nello stato

incorporato, che viene acquisito attraverso un processo di incorporazione subìto dagli

individui; la seconda, definita objectified, ossia nello stato oggettivato, che viene acquisito

attraverso la trasmissione nei suoi aspetti più materiali, poiché questo tipo di capitale ha un

valore economico immediato; la terza ed ultima forma in cui esplicita il capitale culturale è

quella definita institutionalized, ossia istituzionalizzata, che si esprime nella forma di titolo di

studio legalmente riconosciuto (Bourdieu, 1986). Nella presente ricerca, la dimensione

culturale della famiglia di origine è studiata facendo riferimento alla forma di capitale culturale

istituzionalizzato definita da Bourdieu, operativizzata dalla variabile concernente il livello di

istruzione, utilizzando l’indicatore semplice sul titolo di studio conseguito dai genitori. In

letteratura si annoverano diversi studi in cui la rappresentazione della dimensione culturale

familiare è fatta a partire da una formalizzazione del concetto di capitale culturale descritto

da Bourdieu. Quella proposta in questo studio appartiene alla sfera delle mediazioni adattive

26

del concetto di Bourdieu più elementari, in cui, sostanzialmente, si fa riferimento ad una sola

forma di capitale indagata attraverso una variabile rilevata per entrambi i genitori. Tra

soluzioni più articolate, che si rifanno ad una sintesi di più variabili attraverso l’utilizzo di

tecniche statistiche, si cita il recente lavoro di Memoli et al. (2011) in cui si propone una

costruzione degli indici di capitale culturale a partire da una rilettura del capitale culturale del

sociologo francese per lo studio dei consumi culturali degli italiani. In tale lavoro

l’operativizzazione di tale concetto avviene prendendo in considerazione le due dimensioni,

individuale e familiare, del capitale culturale. Per formalizzare la dimensione individuale,

sono stati costruiti due indici che fanno propri alcuni aspetti concettuali di capitale culturale

incorporato di Bourdieu, mentre per quella di tipo familiare, sintetizzata dall’indice di capitale

culturale familiare, ingloba le nozioni di Bourdieu di capitale culturale oggettivato e

istituzionalizzato.

Per le evidenze empiriche sulla trasmissione intergenerazionale culturale, studiata nella

sua accezione più ristretta della trasmissione dei livelli di istruzione dai genitori ai figli, si

riporta il lavoro di Shavit e Blossfeld (1993). Tale studio si focalizza sulla persistenza dei

livelli di istruzione tra le generazioni, e osserva come, in diversi paesi, l’espansione

dell’istruzione non ha ridotto la disuguaglianza educativa tra le classi. Anche nel nostro

paese, la recente ricerca di Fiorio e Leonardi (2010), condotta sui dati dell’Indagine sui

Bilanci delle Famiglie Italiane della Banca d’Italia, ha dimostrato come l’espansione

dell’istruzione secondaria superiore, che ha caratterizzato l’Italia nella seconda metà del

secolo scorso, non ha dato impulso a migliorare le prospettive di mobilità sociale. Altri studi

nazionali e internazionali ribadiscono la forte persistenza intergenerazionale in Italia dei titoli

di studio. In Comi (2004), in uno studio comparativo a livello europeo sui dati della ECHP

(European Community Household Panel), in Italia è stato stimato un basso grado di mobilità

intergenerazionale dei titoli di studio. In linea con queste evidenze si colloca lo studio di

Franzini e Raitano (2008) che, sfruttando le informazioni dell’Indagine Isfol-Plus

(Participation, Labour, Unemployment, Survey) del 2006, riscontra un elevato grado di

correlazione tra il titolo di studio dei padri e quello dei figli.

Una ulteriore teoria che ha guidato la presente ricerca è quella usata per descrivere il

legame tra la scarsa mobilità di istruzione e i bassi risultati in termini di mobilità sociale: la

teoria del Relative Risk Aversion (RRA), riportata, con grande attenzione, nella recente

letteratura (Goldthorpe, 1996; Breen e Goldthorpe, 1997; Becker, 2003; Breen e Yaish,

2003). L'argomento centrale di questa teoria è che le scelte educative riflettono la volontà

dell'individuo di conservare la posizione di classe della famiglia di origine, al fine di evitare

percorsi discendenti di mobilità sociale. Si delinea quindi un’avversione al rischio

nell’investimento di capitale culturale istituzionalizzato da parte degli individui che

27

provengono da famiglie con un basso livello di istruzione, dovuta ad una maggiore probabilità

di fallimento nel percorso scolastico e nella successiva carriera.

Per la RRA l'istruzione è, dunque, uno strumento con cui gli individui cercano di

massimizzare la probabilità di appartenere almeno alla stessa classe sociale dei loro genitori.

Questo meccanismo spiegherebbe il motivo per cui le disuguaglianze tra i livelli di istruzione

persistono anche quando l'accesso ai livelli più elevati è formalmente a disposizione di tutti

(Holm e Jæger, 2006).

Nell’analisi empirica, esposta nel secondo e terzo capitolo, si intende verificare i

presupposti di questa teoria ovvero come l’influenza di un modesto ambiente culturale di

provenienza incida sia sulle scelte di istruzione e di transizione e sia sulle opportunità di

mobilità di istruzione e di occupazione.

In entrambi i capitoli la lettura dei risultati, in vista di una rilettura critica delle teorie di

riferimento fin qui presentate ed adottate che hanno indirizzato le analisi, viene fatta anche

alla luce della teoria della scelta razionale di Boudon (1981), che rimanda ad una dimensione

più individuale, in cui le scelte di investimento in istruzione sono l’effetto di scelte razionali e

individuali legate soprattutto alle capacità e alle aspirazioni sociali. La prospettiva individuale

e razionale sulla scelta di investimento in termini di istruzione e, dunque, sulle opportunità di

mobilità è utile nel momento in cui si analizzano le fasi dei percorsi di vita più avanzate, come

l’uscita dal sistema di istruzione (sia secondario superiore che terziario) e l’ingresso nel

mondo del lavoro, in cui, l’impatto diretto della famiglia è più debole, e si innescano strategie

soggettive e di tipo razionale. Così come esplicitato dallo stesso autore:

[…] comportamenti individuali non sono evidentemente il prodotto di individui

disincantati, di calcolatori astratti, ma, al contrario, di individui situati socialmente,

in altri termini, di individui che appartengono anzitutto a una famiglia, ma anche ad

altri gruppi sociali, e che dispongono di risorse non solo economiche, ma culturali.

Questi individui, inoltre, sono posti di fronte non a scelte astratte, ma a scelte i cui

termini sono invece fissati da istituzioni concrete, come nel caso delle scelte

scolastiche, o da vincoli derivanti dalla domanda e dall’offerta di competenze,

come nel caso delle scelte professionali (Boudon, 1981, pp. 10,11).

1.4. Metodologie di analisi per lo studio della mobilità sociale

Il filone di ricerche empiriche sulla mobilità sociale prende avvio con lo studio di Sorokin

(1927), in cui vengono presentate per la prima volta delle originali coordinate teoriche ed

empiriche per lo studio del fenomeno.

28

È di Sorokin la definizione di mobilità intesa come:

[…] il passaggio di un individuo oppure di un oggetto o di un valore sociale - cioè di

qualsiasi cosa sia stata creata o modificata dall'attività umana - da una posizione

sociale ad un'altra (Sorokin, 1965, p. 133).

Traslando le nozioni della geometria analitica dello spazio euclideo, secondo cui, la

localizzazione di un oggetto è determinata facendo ricorso a un sistema di coordinate,

Sorokin si avvale, di una metafora spaziale per spiegare il meccanismo della mobilità non in

termini di cambiamento di posizioni quanto di movimento all’interno di uno spazio sociale con

molte dimensioni, corrispondenti ai diversi fattori di differenziazione delle posizioni sociali (De

Lillo, 1996).

A partire da questa concezione della mobilità sociale, si sono sviluppati strumenti

metodologici idonei a cogliere e misurare i movimenti degli individui all’interno dello spazio

sociale. A seconda di come viene rappresentato lo spazio sociale si possono avere differenti

impianti teorici ed empirici, di seguito trattati.

Come ripreso da Cardano (1994), ai concetti di stratificazione sociale e di struttura di

classe10 fanno capo due diversi modelli di rappresentazione dello spazio sociale11. Come

illustra la figura 1.6, a queste diverse rappresentazioni sono associate differenti processi di

operazionalizzazione del concetto di spazio sociale. Inoltre, è presentata una

schematizzazione delle principali tecniche di analisi della mobilità articolate secondo il grado

di complessità (semplici e complesse) e le principali ricerche12 che, nella letteratura degli

studi sulla mobilità, hanno utilizzato queste tecniche.

Le tecniche di analisi semplici costituiscono la strumentazione di base per lo studio della

mobilità e rispondono a interrogativi più semplici sull’entità e sulla natura del fenomeno. Le

analisi sono condotte utilizzando strumenti statistici descrittivi.

10 Il dibattito sui domini semantici di strati e classi è tuttora aperto. Riprendendo Cardano (1994, pag. 6) «A ciò si aggiunga il nostro intento di sbarazzarci dell'ipoteca realista che porta a impostare la discussione nei termini di esistenza ora delle classi, ora degli strati. Classi e strati altro non sono che “schemi d'intelligibilità” (Boudon, 1984), “rappresentazioni sociologiche” (Gobo, 1993) di ciò che il senso comune definisce come differenze e, talvolta, come disuguaglianze. Le teorie che si sviluppano attorno a questi concetti devono pertanto essere intese come nulla più di un efficace linguaggio di secondo livello, utile a connotare un “oggetto” che il senso comune, un linguaggio di primo livello, definisce come disuguaglianza» (Addario, 1987). 11 Per un’esauriente rassegna critica della letteratura sulla teoria della stratificazione sociale e della struttura di classe e di possibili approcci alternativi utilizzati nella ricerca sociale italiana si veda Cardano (1994). 12 La sistematizzazione delle ricerche storiche sulla mobilità sociale sulla base delle tecniche di analisi utilizzate per lo studio del fenomeno è stata presentata più volte in letteratura. In Italia, si citano, tra gli altri, i lavori di Pisati (1995) e Ballarino e Cobalti (2003), a livello internazionale quello di Ganzeboom et al. (1991).

29

Tra le tecniche complesse, rientrano, invece, le analisi che ricorrono all’utilizzo dei modelli

statistici. Questo approccio per lo studio della mobilità nasce dall’esigenza di costruire dei

modelli per semplificare la complessità delle informazioni consentendo anche l’utilizzo di

tecniche inferenziali.

Figura 1.6. Classificazione delle tecniche di analisi della mobilità per tipo di teoria di rappresentazione

dello spazio sociale e livello di complessità.

Path Analysis Blau e Duncan (1967)

Event history analysis Blossfeld (1986)

Tecniche di

analisi sempliciTavole di mobilità

Misure della tavola di mobilità

Glass (1954), Rogoff

(1953), Lipset e Bendix

(1975)

Tecniche di

analisi complesse

Modelli della tavola di

mobilità:

a) Modelli di mobilità perfetta

b) Modelli Log-lineari

Glass (1954), Lipset e

Bendix (1975), Erikson

e Goldthorpe (1992)

Variabile

continua

Continuum di

posizioni sociali

Tecniche di analisi

complesse

Rappresentazione

dello spazio sociale

Classi sociali

Variabile

categoriale

ordinale

Teoria della struttura

in classi

Teoria della

stratificazione

sociale

L'applicazione della teoria della stratificazione conduce a una rappresentazione dello

spazio sociale nei termini di un continuum di posizioni, o meglio, di ruoli, cui compete un

determinato ammontare di privilegi sociali, espressi generalmente attraverso un indice

sintetico13 di ricchezza, prestigio e potere. Il risultato a cui giunge questa procedura è la

costruzione, attraverso l’utilizzo delle statistiche di posizione nelle scale ordinali, come decili,

quartili e quintili, di una curva di distribuzione dei punteggi di status sociale che permette

l’individuazione dei diversi strati sociali.

Negli studi che presuppongono questa concezione teorica dello spazio si sono sviluppate

strategie analitiche per variabili continue, all’interno di due principali metodologie di analisi

dei dati.

La prima caratterizza lo studio di Blau e Duncan (1967), in cui la mobilità sociale subisce

una trasformazione concettuale. Non è più il movimento di singoli o gruppi nel corso della

vita, o rispetto alle posizioni di partenza, ma diventa il conseguimento di uno status

individuale come risultato dell'azione congiunta di più cause, che influiscono, con peso

13 Per il dettaglio delle procedure di costruzione dell’indice si veda ad esempio Chiesi (1991) o De Lillo e Schizzerotto (1985).

30

variabile in momenti diversi, sul complessivo risultato finale. L’innovazione che la ricerca ha

apportato agli studi di mobilità si ripercuote anche in termini di tecniche statistiche analizzate.

Per la prima volta la tecnica della path analysis14, cioè di un sistema di equazioni di

regressione multipla ordinate gerarchicamente in modo da rappresentare un modello di

relazioni causali, è stata utilizzata per lo studio della mobilità. La variabile dipendente di tipo

continuo esprime lo status socio-economico di ciascun individuo. Nel modello teorico, definito

dello status attainment (o di conseguimento dello status), sono rappresentate le influenze

dei fattori acquisitivi individuali e ascrittivi della famiglia di origine sullo status del soggetto

(De Lillo, 1996).

La seconda metodologia di analisi si sviluppa all’interno della life course theory che

concepisce il percorso di vita come:

[…] una sequenza di eventi socialmente definiti e dei ruoli che l'individuo attraversa

nel corso del tempo (Giele e Elder, 1998, p. 22).

Il processo di mobilità è investigato nel suo evolversi nel tempo. Le metodologie impiegate

per analizzare questo tipo di dati appartengono alla famiglia delle tecniche di regressione e

sono conosciute come Event History Analysis (EHA). L’analisi della mobilità attraverso l’EHA

permette di avere informazioni su tutti i passaggi di status avvenuti nei vari momenti della

vita, ed è possibile capire come e perché un individuo è arrivato ad una determinata

posizione, nonché imputare la causalità agli eventi che si sono succeduti nel tempo. La Event

History Analysis è finalizzata, quindi, allo studio dei tempi di transizione da una data

posizione iniziale ad una finale, avendo come obiettivo principale quello di ottenere stime

della probabilità di compiere la transizione, associata ad ogni punto del tempo.

L’applicazione della EHA presuppone la disponibilità di dati longitudinali. Nello studio di

Blossfeld (1986) questa tecnica di analisi è stata applicata per studiare le opportunità di

carriera lungo il corso di vita.

Viceversa, a una diversa rappresentazione dello spazio sociale, secondo la struttura di

classe, appartengono le teorie delle classi sociali15.

14 Per approfondimenti sulla tecnica di analisi si veda Duncan (1966), Land (1969) o i più recenti Wolfle (2003) e Stage et al. (2004). 15 A queste appartengono la teoria marxiana delle classi, dove le queste prendono forma all’interno dei rapporti di produzione, e quella weberiana, che identifica nel mercato il luogo in cui le classi si definiscono. In questa seconda accezione la struttura delle disuguaglianze si definisce, quindi, non nella sfera produttiva (così come postulato da Marx), ma in quella della distribuzione. In relazione allo status lavorativo di un individuo, le classi sono definite come dei raggruppamenti discreti tra i quali intercorrono delle relazioni complesse non semplicemente riconducibili ad una gerarchia lineare, di dominio o di subordinazione.

31

All’interno di questo approccio, i processi di mobilità sociale sono studiati come movimenti

tra classi sociali definite a partire dalla condizione occupazionale dell’individuo; la variabile di

interesse è, dunque, di tipo categoriale ordinale. Lo strumento che caratterizza questo tipo di

ricerche sulla mobilità è la tavola (o matrice) di mobilità. Lo studio della tavola, attraverso

tecniche di analisi semplici, consente di descrivere i movimenti tra classe di origine e di

destinazione, fornendo risposte a interrogativi come, ad esempio, quali e quanti sono i

percorsi di mobilità e, ancora, quale posizione sociale ha maggiori opportunità di ascesa

sociale. Tra le ricerche storiche sulla mobilità che hanno utilizzato queste tecniche di analisi

elementari si ricordano quelle di Glass (1954), Rogoff (1953) e Lipset e Bendix (1975)16.

L’evoluzione metodologica delle tecniche di analisi contempla l’utilizzo di modelli statistici

per lo studio delle relazioni tra i movimenti degli individui, rilevate nella tavola di mobilità, e i

fattori di diversa natura che possono influenzare e determinare tali percorsi, come ad

esempio il genere, l’età, l’istruzione e l’origine familiare. Gli stessi Glass (1954), Lipset e

Bendix (1975), nonché Erikson e Goldthorpe (1992), hanno sviluppato studi sulla mobilità

contemplando la teoria della struttura in classi applicando tecniche di analisi complesse,

ovvero facendo ricorso a modelli statistici per studio della tavola di mobilità. In particolare,

Glass ha proposto l’utilizzo del modello di mobilità perfetta, mentre Erikson e Goldthorpe

hanno applicato modelli log-lineari.

L’approccio metodologico a cui fa riferimento la presente ricerca è quello che consegue

alla rappresentazione dello spazio sociale in termini di struttura in classi. Alle necessità

conoscitive proprie di questo filone di studi della mobilità intergenerazionale ben si adattano

le caratteristiche dei dati secondari scelti, provenienti dalle indagini campionarie dell’Istat

sulla transizione istruzione-lavoro, che dunque sono stati analizzati con opportune tecniche

per studiare l’influenza del canale familiare sulle prospettive di mobilità. In particolare, nella

ricerca empirica, sono state utilizzate tecniche di analisi elementari e complesse, quali

l’analisi della tavola di mobilità e i modelli logistici, binomiali e multinomiali, appartenenti ai

modelli log-lineari.

L’aspetto dinamico della mobilità è stato investigato studiando l’influenza delle origini

familiari in corrispondenza di alcuni eventi dei percorsi di vita dei figli - uscita dal sistema di

istruzione e ingresso nel mercato del lavoro - decisivi per le loro prospettive future sia in

termini di istruzione sia di occupazione. L’interpretazione dei risultati, osservati in questi

eventi cruciali, permette di verificare se, come e quando si modificano le condizioni di status

tra genitori e figli.

16 La prima edizione della ricerca di Lipset e Bendix è stata pubblicata nel volume del 1959 con il titolo Social Mobility in Industrial Society.

32

1.4.1 Le analisi semplici: la tavola di mobilità

La tavola di mobilità, o matrice di mobilità, è lo strumento più utilizzato per una prima

analisi del fenomeno e consente, attraverso il calcolo di specifici indici, di fornire le

informazioni basilari sull’entità dei flussi di individui o di gruppi che si spostano tra le varie

posizioni sociali. Nel presente lavoro questo strumento di analisi è utilizzato per lo studio

dell’eredità della classe occupazionale dei genitori nei percorsi lavorativi dei figli (paragrafo

3.3).

Una matrice di mobilità intergenerazionale è rappresentata da una tabella a doppia

entrata, che classifica i soggetti in base alla loro origine sociale (classe di origine) e alla loro

destinazione sociale (classe di destinazione), in modo da stabilire quanti individui

appartengono a ciascuna delle possibili combinazioni origine-destinazione. La tabella 1.1

offre un’esemplificazione di una matrice di mobilità in cui sia per le origini che per le

destinazioni si hanno tre classi sociali ordinate in maniera decrescente (i, j, z,.rispettivamente

classe borghese, classe media e classe operaia).

Nel caso di immobilità sociale, ossia quando nella società vigono meccanismi di

ereditarietà sociale, tutti gli individui nel corso della vita adulta conseguono una posizione

sociale identica a quella della loro famiglia di origine: la tavola si presenta con valori non

nulli solo sulla diagonale principale (celle gialle della tabella 1.1), ovvero non ci sono

movimenti e tutti gli individui si trovano in una posizione di destinazione identica a quella di

origine.

La mobilità sociale interessa tutti gli individui che presentano una posizione sociale di

origine diversa da quella di destinazione ed è tanto più forte quanto più sono dissimili le

distribuzioni marginali della tavola.

Per individuare la direzione del movimento si definisce la mobilità ascendente (celle

azzurre della tabella 1.1) quando il movimento nello spazio sociale implica un miglioramento

della propria condizione. Al contrario la mobilità discendente (celle verdi della tabella 1.1)

interessa tutti gli individui che si muovono in direzione opposta, ossia peggiorando la propria

condizione. Nella matrice di mobilità si possono individuare nelle celle al di sotto della

diagonale principale tutti i soggetti interessati da flussi di mobilità ascendente; mentre, al di

sopra, tutti i soggetti che hanno sperimentato una mobilità discendente.

33

Tabella 1.1. Matrice di mobilità intergenerazionale.

Di Dj Dz Totale

Oi xii xij xiz xi.

Oj xji xjj xjz xj.

Oz xzi xzj xzz xz.

Totale x.i x.j x.z x..

Classe di

origine

Classe di destinazione

Le misure utilizzate per una prima analisi della tavola sono i tassi di mobilità, costruiti

come rapporto tra il numero di individui che hanno cambiato posizione sociale e il numero

totale di individui. Analogamente si costruiscono i tassi d’immobilità, di mobilità ascendente

e discendente.

È possibile condurre analisi di deflusso, se si è interessati a vedere dove si va a

collocare, nello spazio sociale, chi proviene da una determinata origine. Specularmene,

un’analisi di afflusso permette di individuare da dove provengono coloro che si trovano in

una determinata classe. Per eseguire queste analisi le misure che si costruiscono sono,

rispettivamente, le percentuali di riga e di colonna.

Per valutare l’omogeneità della composizione di una classe, in termini di provenienza

sociale e di esperienze di vita dei suoi membri, si calcola il tasso di auto-reclutamento dato

dal rapporto tra il numero di individui immobili di una determinata classe e il numero di

individui che attualmente la occupano.

Le suddette misure interessano l’analisi della mobilità assoluta definita dal numero di

soggetti che possono considerarsi mobili da una classe a un’altra. Se invece si è interessati

alla differenza che c’è nelle possibilità di mobilità di ciascuna classe sociale, ci si colloca

nell’ambito dello studio della mobilità relativa. Operativamente la mobilità relativa è data dal

numero di persone immobili in una determinata classe confrontato con il numero di persone

che si sono mosse verso quella stessa classe. Attraverso questa misura è possibile valutare

il grado di apertura/chiusura di una società in termini di uguaglianza di opportunità. Se una

società presenta un livello basso di mobilità relativa allora la classe sociale di destinazione è

fortemente determinata dalla classe di origine; al contrario, un livello elevato di mobilità

relativa individua una società dove la posizione sociale di arrivo è indipendente dalla

posizione di origine. Entrambe le situazioni corrispondono a due scenari ipotetici di mobilità:

il primo, definito di massima ereditarietà sociale (assenza di fluidità sociale), il secondo, di

perfetta uguaglianza delle opportunità di mobilità sociale (fluidità sociale massima).

Un primo tentativo di misurazione della mobilità relativa fu compiuto da Natalie Rogoff

(1953) che definì il social distance ratio (s.d.r.) come rapporto tra la proporzione di mobili

34

dall’origine Oi alla destinazione Dj (xij/xi.) e la proporzione di persone nella destinazione Dj sul

totale dei casi (x.j/x..):

..

.

....

x

x

x

x

rdsj

i

ij

Un lungo dibattito sulle capacità di misura dell’indicatore fece emergere come questo non

avesse validità statistica poiché sensibile a variazioni delle distribuzioni marginali: il valore

del rapporto dipende dalla numerosità totale di ciascuna classe e dalla relativa variazione in

cui si manifesta il mutamento della struttura occupazionale.

Tra le misure elementari, una misura non sensibile a variazioni delle distribuzioni

marginali è rappresentata dagli odds (rapporti di probabilità) definita in statistica come

rapporto tra la probabilità che si verifichi un evento e la probabilità che si verifichi l’evento

complementare.

Formalizzando:

ij

ii

i

ij

i

ii

x

x

x

x

x

x

odds

.

.

Dove xii è il numero di soggetti con origine Oi e destinazione Di; xi. è il totale degli individui

con origine Oi (totale di riga) e xij è il numero di soggetti con origine Oi e destinazione Dj.

Ipotizzando che Oi rappresenti la posizione sociale della borghesia e Dj quella della

classe media il rapporto xii/xi. indica la probabilità di osservare una famiglia in cui il figlio è

nella classe della borghesia e il padre nella stessa classe, ossia la probabilità dei figli di

rimanere nella stessa posizione dei padri. Allo stesso modo il rapporto xij/xi. indica la

probabilità di osservare una famiglia in cui il figlio è nella classe media e il padre nella classe

della borghesia, in altri termini la probabilità che il figlio si muova dalla classe della

borghesia verso la classe media.

L’odds assume valori maggiori o uguali a zero; un valore pari a uno indica una probabilità

di rimanere nella stessa classe di origine Oi uguale alla probabilità di spostarsi nella classe

Dj. Valori di odds superiori ad uno si hanno quando la probabilità di immobilità nella classe Oi

35

è maggiore della probabilità di spostarsi nella classe Dj; viceversa per valori inferiori di uno.

Il caso di un odds pari a zero si ha quando la probabilità di rimanere nella stessa classe di

origine è nulla.

Il rapporto tra due valori di odds, denominato odds ratio, definisce una misura che indica

la disparità di opportunità per individui di diversa origine. Si prendano ad esempio l’odds dei

figli di famiglie borghesi Oi di muoversi verso la classe media Dj (xii/xij) e l’odds dei figli di

famiglie appartenenti alla classe media Oj di muoversi verso la classe borghese Di (xji/xjj),

l’odds ratio sarà dato da:

jj

ji

ij

ii

x

x

x

x

ratioodds _

Questa misura, proposta da Goldthorpe (1980), esprime il vantaggio (svantaggio)

concorrenziale che, in questo caso, godono i figli di famiglie borghesi sui figli di famiglie

appartenenti alla classe media per l’ottenimento della posizione borghese. Questa misura si

è affermata, da Goldthorpe in poi, come base delle analisi di mobilità relativa. È una misura

valida perché non dipende in alcun modo dalla consistenza di origini e destinazioni, ma solo

dai cambiamenti nella distribuzione delle posizioni tra le origini.

Per ogni cella di una tavola di mobilità si possono calcolare (k-1)2 odds ratio (dove k è il

numero di righe e colonne della tavola, ossia il numero delle categorie della variabile).

La definizione di una misura di sintesi che riassuma le informazioni degli odds ratio

calcolabili per ogni combinazione di origine e di destinazione, quindi per ogni cella della

tavola, si utilizza la media geometrica di tali valori. L’odds ratio generalizzato della cella

relativa alla combinazione (Oi,Di) (origine classe borghese e destinazione classe borghese)

indica il vantaggio concorrenziale medio di cui godono i figli della classe borghese per

rimanere nella stessa classe rispetto a quelli di tutte le altre origini (Cobalti, 1995). L’odds

ratio generalizzato assume valore pari a uno quando nella società analizzata c’è una

situazione di uguali opportunità di mobilità da tutte le posizioni di origine a quella determinata

posizione. Ancora, per valori maggiori o minori di uno di questa misura si hanno,

rispettivamente, meno o più opportunità di mobilità da tutte le posizioni di origine a quella

determinata posizione.

Calcolando gli odds ratio generalizzati per tutte le combinazioni (Oi,Dj) della tavola di

mobilità si costruisce la tavola di mobilità relativa, ovvero una tabella dove in ogni cella è

presente l’odds ratio generalizzato. A questo punto per avere una misura sintetica che

36

fornisca il valore medio di vantaggio, o svantaggio, concorrenziale relativo alla società

studiata si calcola il valore medio, utilizzando la media geometrica, degli odds ratio

generalizzati.

Nella presente ricerca, lo strumento della matrice di mobilità intergenerazionale e delle

sue misure sono stati implementati per lo studio del fenomeno dell’eredità della classe

occupazionale familiare al momento dell’inserimento nel mercato del lavoro con un titolo di

studio universitario (paragrafo 3.3.)

1.4.2 Le analisi complesse: i modelli

Con la ricerca condotta da Erikson e Goldthorpe (1992), all’interno del progetto

CASMIN17, si hanno nuovi sviluppi per l’analisi complessa dello studio della tavola di mobilità

attraverso i modelli, dovuta alle evoluzioni delle tecniche statistiche di analisi di variabili non

metriche (come nel caso della posizione occupazionale). Attraverso l’applicazione di modelli

log-lineari, gli autori giunsero alla definizione del modello denominato nucleo comune di

fluidità. I risultati della ricerca dimostrano la presenza di grandi differenze di struttura

occupazionale tra i paesi analizzati ma, al tempo stesso, una struttura della mobilità relativa

piuttosto simile tra i diversi paesi industrializzati, definita appunto dagli studiosi nucleo

comune di fluidità.

I modelli log-lineari rappresentano, quindi, un approccio complementare di tipo complesso

all’analisi di variabili categoriali. L’obiettivo dell’utilizzo di questi modelli è la descrizione della

distribuzione di una variabile dipendente categoriale come funzione di una o più variabili

indipendenti. Il modello permette di valutare l’effetto netto di ciascuna variabile indipendente

sulla dipendente, cioè l’effetto che essa produce sulla variabile risposta a parità di ogni altra

condizione. Qualora il modello preveda tutte le interazioni possibili delle variabili indipendenti

(presenza di tutti gli effetti), questo si definisce saturo e consente di realizzare l’identità tra le

frequenze attese e quelle osservate. Invece, i modelli insaturi (assenza di alcuni effetti)

generano delle frequenze attese che devono essere confrontate con le frequenze osservate.

Nel caso in cui gli scarti tra frequenze attese e quelle osservate nella tavola di mobilità sono

di entità ridotta, il modello semplificato viene accettato. Tale confronto viene fatto sulla base

del calcolo della statistica del chi-quadro del rapporto di verosimiglianza (L2). L’obiettivo è

17 Il progetto CASMIN (Comparative Analysis of Social Mobility in Industrial Nations), costituisce una tra le più importanti ricerche comparative condotte sul tema della mobilità sociale, realizzata tra gli inizi degli anni settanta e metà degli anni ottanta su 15 nazioni. L’interrogativo di fondo a cui questa ricerca cerca di rispondere è quello delle conseguenze previste dalla teoria della società industriale e della modernizzazione sul cambiamento della struttura sociale e l’andamento nel tempo della mobilità: fondamentalmente, la riduzione delle posizioni agricole e l’aumento della mobilità.

37

trovare un modello con un basso valore della statistica L2 e quindi con un’alta probabilità di

rappresentare la struttura delle relazioni tra le variabili a livello di popolazione. Un modello

viene accettato quando i dati osservati hanno un’elevata probabilità di essere generati dal

modello ipotizzato.

All’interno della famiglia dei modelli log-lineari si annoverono i modelli di regressione

logistica, binomiale e multinomiale, utilizzati nella parte applicata della presente ricerca.

Nel modello di regressione logistica, l’obiettivo è esprimere la distribuzione di una

variabile dipendente categoriale come funzione di una o più variabili indipendenti. Se la

variabile dipendente è dicotomica (assume solo i valori zero e uno) allora si parla di

regressione logistica binomiale; viceversa se essa è politomica (cioè si articola in tre o più

categorie) si utilizza il modello di regressione logistica multinomiale. Quest’ultimo può essere

considerato come la combinazione di due o più modelli di regressione logistica binomiale

opportunamente specificati. Il modello di regressione logistica multinomiale applicato a una

variabile dipendente a k categorie si articola in k-1 equazioni diverse e, quindi, in k-1 insiemi

diversi di parametri da stimare. Per assicurare la massima efficienza delle stime, queste

equazioni non devono essere risolte separatamente, come se fossero k-1 modelli di

regressione logistica binomiali indipendenti, ma simultaneamente.

Nella presente ricerca, i modelli di regressione logistica binomiale sono applicati per

verificare empiricamente, da un lato, l’influenza dei fattori ascrittivi familiari sulle scelte

scolastiche (paragrafo 2.1) e, dall’altro, l’impatto degli stessi sulle opportunità di mobilità di

istruzione (paragrafi 3.1 e 3.2).

La tecnica di regressione logistica multinomiale, invece, è stata utilizzata per stimare

l’influenza dei fattori ascrittivi familiari e individuali acquisitivi sulla scelta del percorso post-

diploma (paragrafo 2.2) e sull’opportunità di collocarsi in diverse classi occupazionali

all’interno del mercato del lavoro (paragrafo 3.4).

1.5. Le fonti per lo studio della mobilità

Le informazioni intergenerazionali per lo studio della mobilità sono raccolte principalmente

attraverso due tipi di indagine: longitudinale e trasversale (cross section). Nella prima,

l’obiettivo è principalmente rivolto a misurare l’evoluzione nel tempo delle caratteristiche di

interesse, ricontattando periodicamente le unità per analizzarne i cambiamenti. Nelle

seconde, invece, si contattano le unità statistiche raccogliendo informazioni di interesse

riferite ad un particolare momento o periodo di tempo, con l’intento di stimare le

caratteristiche della popolazione di riferimento nel momento o nel periodo stesso di interesse

(Fortini, 2000).

38

Le indagini di tipo longitudinale sono uno strumento metodologico che offre numerosi

vantaggi per l’analisi della trasmissione intergenerazionale poiché seguono le generazioni

dei genitori e dei figli nel tempo, rilevando le informazioni d’interesse per lo studio dei

cambiamenti di status (economico, educativo, professionale). L’obiettivo è quello di studiare i

passaggi di status durante il tempo, a partire dai cambiamenti rilevati sui singoli individui. Le

informazioni rilevate attraverso queste indagini consentono di stabilire se eventuali

mutamenti, osservati nelle condotte e nella configurazione dei cicli di vita individuali e

familiari, siano attribuibili a effetti di periodo, di coorte o di età.

L’esperienza italiana in questo campo è iniziata nel 1997 con l’Indagine Longitudinale

sulle Famiglie Italiane (ILFI)18. L'ILFI è uno studio panel prospettico articolato in cinque

rilevazioni, condotte fino al 2005 con cadenza biennale. Nel corso della prima rilevazione

sono state raccolte le informazioni retrospettive relative a tutti gli eventi rilevanti accaduti ai

membri del campione nel periodo compreso fra la data della loro nascita e la data

dell'intervista. Lo scopo di ciascuna delle cinque rilevazioni successive è quello di aggiornare

tali informazioni, registrando tutti gli eventi rilevanti accaduti ai membri del campione nel

periodo compreso fra la data dell'intervista precedente e quella attuale.

A livello europeo si cita l’esperienza del panel europeo sulle famiglie European

Community Household Panel (ECHP), un’indagine campionaria che, dal 1994 al 2001, è

stata effettuata con cadenza annuale in tutti i paesi dell’Unione Europea19. L’ECHP

rappresenta una fonte unica di informazioni sul reddito, familiare e individuale, e sulle

condizioni di vita nei paesi dell’Unione Europea per la comparabilità dei dati prodotti, per i

molteplici temi indagati e per la sua struttura longitudinale che consente lo studio dei

mutamenti nel tempo. Dal 2004, l’indagine è stata sostituta dal progetto EU-SILC (European

Union Survey on Income and Living Conditions) che costituisce una delle principali fonti di

dati per i rapporti periodici dell'Unione Europea sulla situazione sociale e sulla diffusione

della povertà nei paesi membri. L’Italia partecipa al progetto con l'indagine EU-SILC,

condotta annualmente, sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie, fornendo statistiche

sia a livello trasversale, sia longitudinale20.

Le criticità delle indagini longitudinali riguardano principalmente: a) la durata, che può

produrre, nei soggetti studiati, cambiamenti non direttamente collegati al fenomeno studiato;

b) i costi elevati, sia in termini economici che di tempo; c) le difficoltà di individuazione delle

18 Per approfondimenti si veda http://www.soc.unitn.it/ilfi/. 19 L’Austria e la Finlandia sono entrate a far parte del progetto rispettivamente nel 1995 e nel 1996. L’ECHP copre i 15 paesi dell’Unione Europea e, a partire dal 1997, tre paesi hanno fatto confluire i loro panel nazionali nell’indagine comunitaria. L’indagine è realizzata dai paesi membri con il coordinamento dell’Eurostat: questo fa sì che esistano standard comuni in riferimento alla raccolta e predisposizione dei dati (costruzione delle variabili, registrazione e editing dei dati, definizione dei pesi, elaborazione di procedure di imputazione). 20 La componente longitudinale è data dalla permanenza delle famiglie per quattro anni consecutivi.

39

unità da seguire (perdite per mortalità, spostamenti territoriali, ecc.).

L’alternativa delle indagini trasversali è diffusa soprattutto perché meno costosa in termini

di risorse e di tempo. La rilevazione avviene in un determinato periodo di tempo e le

informazioni intergenerazionali sono raccolte in maniera retrospettiva.

In Italia, l’offerta di indagini cross-section è piuttosto articolata. All’interno del patrimonio

informativo dell’Istituto Nazionale di Statistica le indagini maggiormente utilizzate negli studi

di mobilità sono:

a) Indagine EU-SILC (European Union Survey on Income and Living Conditions), sul

reddito e sulle condizioni di vita delle famiglie italiane, per la sua componente trasversale.

Tale fonte è adatta allo studio della mobilità intergenerazionale in termini di redditi offrendo la

possibilità di comparazioni internazionali;

b) Indagine sui consumi delle famiglie, che permette di analizzare e seguire l'evoluzione

del livello e della struttura della spesa secondo le principali caratteristiche sociali,

economiche e territoriali delle famiglie e degli individui che le compongono. La suddetta fonte

risulta adatta a studiare la mobilità in termini socio-economici;

c) Indagine Famiglia e soggetti sociali, del ciclo di indagini tematiche Multiscopo sulle

famiglie, costituisce la principale fonte statistica sulla struttura familiare e sulle caratteristiche

sociali della famiglia in Italia; è utilizzata per lo studio della mobilità in termini di movimenti tra

classi socio-occupazionali;

d) Rilevazione continua sulle forze di lavoro (RCFL), che rappresenta la principale fonte di

informazione statistica sul mercato del lavoro italiano. Le informazioni rilevate presso la

popolazione costituiscono la base sulla quale vengono derivate le stime ufficiali degli

occupati e delle persone in cerca di lavoro, nonché le informazioni sui principali aggregati

dell'offerta di lavoro. Tale fonte è adatta allo studio della mobilità intergenerazionale in

termini di istruzione e occupazione. Anche la RCFL (come l’indagine EU-SILC) incorpora una

struttura longitudinale, derivante dal sistema di rotazione delle famiglie nei campioni

trimestrali;

e) Sistema di Indagini Istat sulla transizione istruzione-lavoro, che costituisce una

rilevante fonte di dati per l'analisi comparativa della resa dei diversi titoli di studio sul mercato

del lavoro per valutare l'efficacia del sistema di istruzione nel suo complesso. Il sistema si

compone attualmente di tre rilevazioni: a) Indagine campionaria sui percorsi di studio e di

lavoro dei diplomati di scuola secondaria superiore; b) Indagine campionaria sull'inserimento

professionale dei laureati; c) Indagine definitiva sull'inserimento professionale dei dottori di

ricerca21. Tali fonti, sono volte allo studio della mobilità intergenerazionale in termini di

21 L’Indagine sull’inserimento professionale dei dottori di ricerca, presenta caratteristiche metodologiche peculiari: la prima edizione è stata realizzata nel 2009 e ha riguardato due coorti di dottori in ricerca che hanno conseguito il titolo nel corso del 2004 e del 2006. L’indagine, pertanto, ha rilevato la condizione

40

istruzione e occupazione. Le prime due indagini, utilizzate nella presente ricerca, sono

descritte nel dettaglio nel paragrafo successivo.

Oltre alle suddette indagini Istat, l’offerta della Banca d’Italia è centrata sull’Indagine sui

bilanci delle famiglie italiane, la quale permette di avere, tra le altre, le informazioni sul

benessere percepito, sulle condizioni delle famiglie (attuale e di origine) e sugli strumenti di

pagamento. Anch’essa, dal 1995, presenta una componente longitudinale e consente di

analizzare la mobilità in termini di istruzione, di occupazione e dei redditi.

L’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori (ISFOL) conduce

un’indagine campionaria sull'offerta di lavoro Isfol-Plus (Participation, Labour,

Unemployment, Survey). Questa rilevazione è finalizzata alle analisi del mercato del lavoro

italiano, in un’ottica di complementarietà con le fonti nazionali già disponibili (Istat e Inps).

Questa fonte è utilizzata per lo studio della mobilità intergenerazionale in termini di istruzione

e occupazione.

Infine, da menzionare, tra le indagini trasversali che offrono un patrimonio di notevole

interesse per lo studio della trasmissione intergenerazione, soprattutto in termini di

istruzione, a livello internazionale, è l’indagine PISA (Programme for International Student

Assessment) di tipo campionario promossa dall’OECD che dal 2000 coinvolge 32 paesi

europei ed extraeuropei. L’indagine ha l’obiettivo di misurare le competenze degli studenti in

matematica, scienze, lettura e problem solving. La popolazione di riferimento di questa

rilevazione sono i quindicenni che frequentano un’istituzione formativa nei rispettivi paesi.

Nell’utilizzo delle informazioni intergenerazionali raccolte attraverso le indagini trasversali

per lo studio delle disuguaglianze intergenerazionali è opportuno evidenziale alcune criticità

di carattere metodologico.

L’attendibilità delle informazioni raccolte sullo status della famiglia di origine, come il

livello di istruzione e l’occupazione dei genitori, potrebbe essere inficiata, tra gli altri tipi di

errori non campionari, da quelli di misurazione da parte dei figli intervistati, i quali potrebbero

non ricordare, a distanza di diverso tempo, o non essere in possesso delle informazioni

necessarie per riferire sulle condizioni culturali ed economiche dei loro genitori. Su questo

punto, ed in particolare sulla rilevazione del livello di istruzione, studi recenti hanno

dimostrato la tendenza da parte dei figli a sovrastimare il titolo di studio conseguito dai

genitori (Checchi e Redaelli, 2010). Anche per quanto riguarda la rilevazione dei redditi della

famiglia di origine, si incontrano problemi di misurazione del dato: come evidenziano Franzini

occupazionale a circa tre e cinque anni dal titolo e, diversamente dalle altre rilevazioni del sistema, che sono campionarie, ha riguardato tutti i dottori di ricerca delle due leve. La tecnica di rilevazione utilizzata ha combinato la modalità CATI e CASI-WEB (Computer Assisted Software Interviewing tramite collegamento WEB), per la raccolta delle informazioni sulle attività svolte in ambito lavorativo e la produttività scientifica.

41

e Raitano (2010), vi è una grossa difficoltà a ricordare con precisione importi relativi a decine

di anni prima, soprattutto per quelli relativi ai propri genitori.

Allo stesso tempo le caratteristiche di istruzione e di occupazione della famiglia di origine,

riferite ad una determinata età del figlio, hanno la limitazione di avere una distribuzione

temporaneamente indeterminata, dato che si riferiscono a quando l’intervistato aveva una

determinata età22, che viene raggiunta in anni diversi a seconda dell’anno di nascita del

soggetto, e dunque, non rappresenta la distribuzione di quella caratteristica in uno specifico

momento. I genitori, infatti, hanno figli ad età diverse, e le caratteristiche familiari rilevate

facendo riferimento ad una determinata età dei figli, potrebbero ancora non essere quelle

definitive (ad esempio, per il livello di istruzione, uno dei due genitori potrebbe ancora essere

in formazione e dunque non aver completato il percorso di istruzione).

Le informazioni raccolte sulla famiglia di origine non possono essere considerate

rappresentative, ad esempio, della struttura socio-economica in un determinato periodo di

tempo. Per la classe occupazionale, il campione delle origini familiari non si può considerare

rappresentativo di quanti avevano un’occupazione in passato, perché, solo per fare un

esempio, non sono compresi coloro che non hanno avuto figli. Il campione delle famiglie di

origine, dunque, oltre a essere temporalmente indeterminato è anche distorto e non può

essere usato per rigorosi confronti nel tempo (Ballarino e Cobalti, 2003).

1.5.1. La fonte dati: le Indagini Istat sulla transizione istruzione-lavoro

I dati utilizzati nella presente ricerca sono tratti dalle ultime edizioni, realizzate dall’Istat nel

2007, delle indagini dei Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati e dell’Inserimento

professionale dei laureati. Le coorti di riferimento per queste edizioni delle indagini sono i

diplomati di scuola secondaria superiore e i laureati che hanno conseguito il titolo nel 2004,

intervistati dopo tre anni, ovvero nel 2007.

Le indagini sui diplomati di scuola secondaria di II grado e sui laureati sono coerenti dal

punto di vista della metodologia adottata: sono campionarie, condotte a cadenza triennale su

una singola leva di studenti, intervistati a circa tre anni dal conseguimento del titolo; infine la

tecnica di rilevazione utilizzata è quella CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing).

La struttura del questionario è analoga nelle due rilevazioni e questo consente di

effettuare le stesse analisi sui due campioni. In particolare, si prestano per analisi che

22 Il livello di istruzione e la condizione occupazionale della famiglia di origine è spesso rilevata all’età di 14 anni del figlio.

42

interessano il rendimento del titolo di studio nel mercato del lavoro, gli effetti dell’origine

familiare sul processo di selezione scolastica e universitaria e l’inserimento lavorativo.

Per la quarta edizione dell’indagine sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati

realizzata nel 2007 sono stati intervistati 25.88023 ragazzi che hanno conseguito per la prima

volta il diploma nell’anno scolastico 2003/2004, rappresentativi di 447.595 individui24. Il

disegno di campionamento è a due stadi di selezione, con stratificazione delle unità di primo

stadio, rappresentate dalle scuole secondarie di II grado, pari a 2.598, stratificate per

regione, tipo di scuola e numerosità dei diplomati. Le unità di secondo stadio sono, appunto, i

diplomati di scuola secondaria di II grado del 2004. L’ampliamento del campione di indagine,

rispetto alle edizioni precedenti, ha permesso di rilasciare, per la prima volta nel 2007, stime

affidabili a livello regionale.

La settima edizione dell’indagine sull’Inserimento professionale dei laureati è stata

condotta nel 2007 su 47.300 intervistati che hanno conseguito una laurea nell’anno solare

2004, di cui 26.570 in corsi di laurea di durata 4-6 anni e 20.730 in corsi triennali. L’universo

di riferimento dell’indagine è costituito da un totale di 260.070 laureati dell’anno solare 2004

in tutti gli atenei italiani. Di questi, 167.886 hanno conseguito il titolo in un corso di laurea di

durata 4-6 anni, mentre 92.184 hanno conseguito la laurea in un corso di laurea di durata

triennale. L’indagine è campionaria, con disegno di campionamento a uno stadio, stratificato

per sesso, ateneo e corso di laurea (per i corsi di durata 4-6 anni) o classe di laurea (per i

corsi triennali). Rispetto alla precedente edizione, la numerosità campionaria è stata

notevolmente ampliata fino agli attuali 47.300 unità, allo scopo di garantire stime attendibili

per ateneo e per area didattica distintamente per le due tipologie di corsi di laurea (corsi di

laurea di durata 4-6 anni e corsi triennali)25.

La scelta di queste fonti è scaturita dalle capacità informative che offrono per lo studio

della mobilità intergenerazionale secondo l’approccio utilizzato in questa ricerca, definito

complesso, continuo e cumulativo. Entrambe le indagini raccolgono informazioni

intergenerazionali in maniera retrospettiva e permettono di ricostruire le dimensioni del

canale familiare, sia di tipo culturale sia economica, attraverso, rispettivamente, le variabili

titolo di studio e professione occupazionale dei genitori. Il riferimento temporale di queste

informazioni - relative all’età di 14 anni dell’intervistato - permette di fotografare le

caratteristiche peculiari della famiglia di origine nel momento in cui si prendono decisioni

23 Il campione di intervistati è di 26.181 ragazzi, di questi 301 sono risultati al secondo diploma e pertanto esclusi dall’indagine. 24 L’universo di riferimento dei diplomati italiani nel 2004 è pari a 452.726. 25 Per un dettaglio maggiore sugli aspetti tecnici delle rilevazioni si consulti la nota metodologica dei volumi dell’Istat dedicati alle edizioni del 2007 delle indagini, rispettivamente: I Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati, Indagine 2004 e 2007 (Istat, 2010 a) e L’inserimento professionale dei laureati, Indagine 2007 (Istat, 2010 b).

43

importanti per la vita futura, come, ad esempio, la scelta della formazione scolastica, e su cui

l’influenza delle origini è forte (Ballarino e Cobalti, 2003). La rilevazione di queste

informazioni è centrale per verificare le principali ipotesi della presente ricerca, presentate

nel paragrafo 1.1.

Infatti, l’Indagine sui percorsi di studio e di lavoro dei diplomati consente di analizzare in

maniera approfondita il percorso scolastico concluso e le scelte intraprese nei tre anni

successivi al titolo, siano esse di studio o di lavoro. Il dettaglio di informazioni offerto su

questi momenti dei percorsi di vita degli intervistati permettono di studiare e verificare

empiricamente le ipotesi di ricerca sull’influenza del canale familiare in corrispondenza delle

fasi, definite di scelta in questo lavoro, determinanti per i futuri percorsi di mobilità. A tal fine

sono stati utilizzati i dati di questa indagine per esplorare la relazione tra i fattori ascrittivi

familiari e le scelte attuate dai figli sia sulla formazione scolastica sia sul percorso intrapreso

dopo l’uscita dall’istruzione secondaria superiore (paragrafi 2.1 e 2.2). In particolare, la

presenza di una ricca e articolata sezione tematica sulla formazione terziaria intrapresa dopo

il diploma, ha reso adatto l’utilizzo di questa indagine per lo studio dei meccanismi di

trasmissione familiare nella mobilità di istruzione e sulle opportunità di conseguire un titolo di

istruzione terziaria (paragrafi 3.1 e 3.2).

Altresì, le caratteristiche dell’indagine sull’Inserimento professionale dei laureati la

rendono idonea allo studio dell’evento-transizione relativo all’ingresso nel mercato del lavoro

che, come visto, è determinante nel processo di trasmissione intergenerazionale dello status

occupazionale. Le informazioni raccolte sul percorso formativo terziario intrapreso

permettono di verificare empiricamente l’influenza dei fattori acquisitivi individuali, ottenuti dal

figlio proprio nel percorso di istruzione, sugli esiti occupazionali, nonché descrivono nel

dettaglio la carriera universitaria (indirizzo accademico concluso, rendimento,

interruzioni/trasferimenti di corso, soddisfazione per le scelte di studio effettuate, ulteriore

impegno in attività formative). Inoltre, per i laureati attivi nel mercato del lavoro, si hanno

informazioni sulle caratteristiche del lavoro svolto (professione, posizione nella professione,

tipo di lavoro, guadagno mensile, data di inizio, modalità di accesso al lavoro, coerenza con il

titolo di studio posseduto, livello di soddisfazione rispetto a particolari aspetti del lavoro). Le

informazioni sul livello di istruzione dei genitori e sulla loro posizione professionale offrono

elementi utili sia ad analizzare l’effetto delle condizioni di istruzione e di occupazione di

origine sulle modalità di inserimento lavorativo, sia a confrontare la posizione occupazionale

raggiunta dai giovani a tre anni dalla laurea rispetto a quelle della famiglia d’origine (paragrafi

3.3. e 3.4).

I risultati emersi nella ricerca empirica, sebbene si riferiscano all’anno 2007, offrono una

fotografia dei processi di mobilità intergenerazionale di istruzione e di occupazione osservati

su una popolazione di studenti, selezionata per il titolo di studio (istruzione secondaria

44

superiore e terziaria) conseguito nel 2004. Le evidenze emerse si riferiscono dunque al

periodo che precede la crisi finanziaria del 2008, e, pur tenendo conto della staticità dei

fenomeni legati alla mobilità intergenerazionale, questo studio può offrire un punto di

riferimento per future analisi sull’evoluzione dei fenomeni di mobilità dopo la crisi che ha

innescato a livello globale cambiamenti così importanti da diversi punti di vista: economico,

finanziario, politico e sociale.

1.6. La definizione delle variabili di analisi

Dopo aver evidenziato alcune criticità relative alla rilevazione delle informazioni

intergenerazionali attraverso le indagini di tipo trasversale (cross section) ed esaminato le

caratteristiche delle indagini utilizzate per lo studio della mobilità, si presenta una descrizione

delle misure utilizzate in questa ricerca per sintetizzare lo status occupazionale e le variabili

esplicative del canale familiare, nella sua dimensione economica e culturale, che influenzano

il processo di trasmissione.

Lo status occupazionale per le generazioni dei genitori e dei figli e la relativa dimensione

economica del canale familiare sono stati operativizzati dalla variabile della posizione

nell’occupazione. Questa scelta, effettuata sulla base della disponibilità di informazioni

intergenerazionali utilizzate per la ricerca applicata, rispecchia l’approccio sociologico degli

studi della mobilità in cui la partecipazione al sistema produttivo costituisce la fonte principale

di risorse. Diverse posizioni occupazionali offrono, a coloro che le occupano, diversi sistemi

di risorse (materiali e simboliche), il cui ammontare e la cui natura variano a seconda

dell’occupazione stessa e che, a loro volta, si traducono in differenti opportunità di vita.

L’utilizzo della posizione occupazionale, come proxy della dimensione economica del

canale familiare, presuppone che esista una sostanziale sovrapposizione delle

disuguaglianze economiche, intese in termini di ricchezza e reddito, e delle disuguaglianze

occupazionali, che a loro volta riflettono le disuguaglianze sociali. In particolare, come

specificato anche nel Rapporto ISAE del 2009, l’occupazione dei genitori, oltre che per gli

aspetti sociali ad essa connessi (prestigio, potere, capitale relazionale), è generalmente

ritenuta una buona proxy del reddito permanente della famiglia di origine.

Per la definizione della posizione occupazionale familiare e individuale si è fatto

riferimento alla teoria relazionale della struttura occupazionale, che, contrapponendosi a

quella funzionalista26, propone uno schema di classificazione delle occupazioni di tipo

26 Come riportato in Cardano (1994), Davis e Moore (1945) fornirono la prima formulazione sistematica della teoria funzionalista, in cui la struttura delle disuguaglianze sociali è il meccanismo funzionale

45

relazionale, secondo quanto elaborato da Erikson e Goldthorpe (1992). Tale teoria, definita

neoweberiana per il forte riferimento agli studi di Weber, suddivide le occupazioni in classi

secondo due dimensioni: la situazione di lavoro e la situazione di mercato.

La situazione di lavoro si riferisce alla posizione che gli individui occupano all’interno del

processo lavorativo e si diversifica in termini di controllo dei mezzi di produzione, orario di

lavoro, autonomia nello svolgimento dei compiti, possibilità di variare la loro produttività.

Con la situazione di mercato si definisce l’insieme di ricompense, materiali e non, che gli

individui ricevono per il loro lavoro. Il reddito è un fattore che differenzia la situazione di

mercato delle diverse occupazioni (ad esempio, occupazioni più remunerate di altre) insieme

al prestigio e alle condizioni lavorative. Lo schema di classificazione di Erikson e

Goldthorpe27 individua tre grandi categorie, in relazione al possesso dei mezzi di produzione,

che sono: gli imprenditori, i lavoratori autonomi senza dipendenti e i lavori dipendenti.

Articolando ciascuna categoria per la situazione di mercato e il settore economico si

distinguono undici classi28 come rappresentato nella tabella 1.2.

attraverso il quale la società, ricompensando in maniera differenziata coloro che si sottopongono ad un lungo tirocinio per l’espletamento dei ruoli più complessi e di responsabilità, recluta le persone più capaci per le svolgimento di funzioni ri-produttive cruciali al funzionamento della vita sociale (conseguimento individuale dello status). Ne deriva una classificazione occupazionale meramente descrittiva delle differenze in termini di reddito, prestigio sociale e autorità. 27 A livello internazionale è diffusa la denominazione di schema di classificazione “EGP”, dal nome dei tre autori – Erikson, Golthorpe e Portocarero – che l’hanno proposto (Erikson e Goldthorpe, 1992). 28 Nella maggior parte degli studi, lo schema di classificazione è utilizzato nella sua versione più ristretta a sette classi: Classe I: grandi imprenditori, professionisti e manager di livello superiore; Classe II: professionisti e dirigenti di livello inferiore; Classe III: Impiegati e addetti alle vendite; Classe IV: piccola borghesia urbana; Classe V: Tecnici di livello basso e supervisori; Classe VI: operai specializzati; Classe VII operai non qualificati estesa (Erikson e Goldthorpe, 1992, pp. 38-39).

46

Tabella 1.2. Schema di classificazione delle occupazioni di Erikson e Goldthorpe.

Class Occupational Grouping/Employment Status

I. Professionals, administrators and managers, higher-grade

II. Professionals, administrators and managers, higher-grade; technicians, higher-grade

IIIa. Routine nonmanual employees, higher grade

IIIb. Routine nonmanual employees, lower grade

IVa. Small employers

IVb. Self-employed workers (non-professional)

IVc. Farmers

V. Technicians, lower grade; supervisors of manual workers

VI. Skilled manual workers

VIIa. Nonskilled manual workers (other than in agriculture)

VIIb. Agricultural workers

Fonte: Erikson e Goldthorpe (1992)

Le limitazioni relative all’utilizzo di questa classificazione, in cui l’occupazione di un

individuo costituisce un indicatore della posizione sociale e del sistema di risorse a

disposizione, riguardano il riferimento alla sola popolazione che svolge un’attività lavorativa.

Non sono pertanto classificati tutti gli individui che non svolgono un’occupazione retribuita,

come studenti, casalinghe, pensionati, inabili al lavoro e disoccupati (Pisati, 2000).

L’adattamento al caso italiano della classificazione di Erikson e Goldthorpe (1992), è

opera del gruppo di ricerca afferente all’Università di Trento (Barbagli, Capecchi e Cobalti,

1988; Cobalti e Schizzerotto, 1994) che, riprendendo l’approccio relazionale della struttura

occupazionale, definisce la classe occupazionale come:

[…] l’insieme di individui/famiglie che, in virtù del controllo esercitato su una o più

risorse di potere, occupano simili posizioni sul mercato e nella divisione sociale del

lavoro e che perciò godono di simili chances di vita […]. Le classi, diversamente

dagli strati, non danno origine a graduatorie di rango costituite da posizioni

contigue dagli incerti confini, ma reti di relazioni sociali tra un numero relativamente

contenuto di entità distinte le une dalle altre (Cobalti e Schizzerotto, 1994, p. 20).

Negli studi di mobilità intergenerazionale italiana la schematizzazione delle occupazioni

secondo Cobalti e Schizzerotto (1994) è articolata nelle seguenti classi: 1) Borghesia:

imprenditori, libero professionisti, dirigenti; 2) Classe media impiegatizia: impiegati di

47

concetto, funzionari; 3) Piccola borghesia urbana: artigiani e commercianti; 4) Piccola

borghesia agricola: coltivatori diretti, piccoli proprietari di imprese agricole; 5) Classe operaia

urbana: lavoratori dipendenti manuali e impiegati esecutivi, dipendenti nel commercio e nei

servizi; 6) Classe operaia agricola: braccianti.

Nella presente ricerca, la classificazione delle posizioni occupazionali utilizzata nell’analisi

prende spunto da quella fornita dai suddetti autori, adottata anche in Istat, dove le classi

sono concepite come aggregati di posizioni in cui si sperimentano condizioni simili di vita e

definiscono le collocazioni sociali tra le quali si muovono i singoli e le loro famiglie. Tuttavia,

per garantire la significatività statistica della classificazione, quella utilizzata nella presente

ricerca, non contempla per la piccola borghesia e la classe operaia la distinzione secondo

l’ambito (urbano o agricolo), e perciò si articola in quattro classi, ovvero borghesia, classe

media, piccola borghesia e classe operaia. Inoltre, mentre nella classificazione di Cobalti e

Schizzerotto la categoria relativa agli impiegati esecutivi è inserita all’interno della classe

operaia, nella presente ricerca questa categoria, così come adottato in Istat, viene inserita

nella classe della piccola borghesia.

Nella tabella 1.3 si presenta la schematizzazione della variabile classe occupazionale

costruita, sia per i genitori sia per i figli, dalle combinazioni tra le variabili tipo di rapporto di

lavoro e posizione della professione.

Tabella 1.3. Definizione della variabile classe occupazionale.

Fonte: Elaborazione da Istat (2010 a).

Classe

occupazionale Definizione della Classe occupazionale

Borghesia

Tipo di rapporto di lavoro: Autonomo

Posizione: Imprenditore e Libero professionista

Tipo di rapporto di lavoro: Dipendente

Posizione: Dirigente

Classe

media

Tipo di rapporto di lavoro: Dipendente

Posizione: Quadro, Funzionario, Impiegato alta-media qualificazione

Piccola

borghesia

Tipo di rapporto di lavoro: Autonomo

Posizione: Lavoratore in proprio, Coadiuvante nell’azienda familiare, Socio di una cooperativa

Tipo di rapporto di lavoro: Dipendente

Posizione: Impiegato esecutivo

Classe

operaia

Tipo di rapporto di lavoro: Autonomo

Posizione: Lavoratore senza specifica qualificazione

Tipo di rapporto di lavoro: Dipendente

Posizione: Lavoratore senza specifica qualificazione

48

Per la definizione della variabile classe occupazionale a livello familiare si possono

utilizzare diversi approcci. Il primo, definito convenzionale, ripreso nel lavoro di Goldthorpe

(1983), in cui la posizione occupazionale della famiglia deriva dall’occupazione svolta dal

membro che partecipa al mercato del lavoro in maniera più stabile e continua: nella maggior

parte dei casi questa figura coincide con il capofamiglia maschio, il padre. Il secondo

considera restrittivo determinare la posizione occupazionale familiare a partire dalla sola

occupazione del capofamiglia maschio. Pisati (2000) individua due orientamenti di questo

approccio: il primo segue il principio della dominanza, il secondo quello della classificazione

congiunta. In Erikson (1984) è illustrato il principio della dominanza come strumento per

identificare lo status occupazionale a livello familiare. In sostanza, si tratta di una rivisitazione

della prospettiva convenzionale, in cui viene eletta a rappresentazione dello status

occupazionale familiare la posizione del capofamiglia, indifferentemente il padre o la madre,

che può essere considerata dominante in termini sia di tempo di lavoro che di posizione di

lavoro. Questa scelta prende in considerazione la partecipazione femminile al mercato del

lavoro, e, dunque, il contributo alle risorse familiari anche da parte della madre. In ogni caso,

il principio di dominanza non si distanzia molto, in termini di risultati, dall’approccio

convenzionale, poiché nelle società moderne è piuttosto diffusa la dominanza della posizione

occupazionale dei padri piuttosto che delle madri.

La seconda prospettiva definita della classificazione congiunta, ripresa anche in Barbagli

(1988) e in Health e Britten (1984), ritiene che la classe familiare sia determinata tenendo in

considerazione la posizione occupazionale di entrambi i genitori: se queste coincidono,

allora, la posizione familiare è data da una qualsiasi delle due posizioni, se invece

differiscono, la famiglia sarà rappresentata da una combinazione delle due posizioni. Questa

modalità di ricostruzione della posizione familiare parte dal presupposto che il contributo al

sistema delle risorse familiari sia egualitario per entrambi i genitori e offre una

rappresentazione accurata delle differenze esistenti nelle famiglie. Tuttavia, la dettagliata

articolazione delle posizioni familiari ha il limite di rappresentare in maniera molto

frammentata la struttura occupazionale di una società con la conseguenza che alcune

posizioni familiari congiunte abbiano una scarsa consistenza in termini di numerosità,

circostanza che costituisce un inconveniente soprattutto nell’applicazione empirica.

In questa ricerca, la posizione occupazionale della famiglia di origine è stata costruita, a

seconda delle necessità di analisi, utilizzando entrambi gli approcci, sia convenzionale

(classe occupazionale del padre) sia alternativo, classificando congiuntamente le posizioni

dei genitori secondo il principio della dominanza.

Seguendo l’approccio convenzionale è stata utilizzata la sola posizione occupazionale del

padre a rappresentare l’intero sistema familiare di risorse, come nelle analisi che vanno a

verificare empiricamente l’influenza dello status occupazionale del padre sulle scelte di

49

transizione post-diploma (paragrafo 2.2) e sull’opportunità di iniziare un percorso

universitario (paragrafo 3.1). A partire dall’approccio alternativo, è stata costruita una

variabile a livello familiare tenendo conto di entrambe le prospettive: se i genitori presentano

la stessa posizione occupazionale si utilizza la posizione congiunta, se, invece, la loro

posizione è differente, per il principio della dominanza, si considera la posizione familiare

coincidente con quella dominante tra i due genitori. La posizione occupazionale familiare,

così definita, è stata utilizzata per l’analisi delle determinanti nella scelta del tipo di istruzione

secondaria superiore (paragrafo 2.1) e della mobilità occupazionale (paragrafi 3.3 e 3.4).

A sostenere l’utilizzo della variabile posizione occupazionale familiare costruita facendo

riferimento alternativamente ai due approcci, ci sono diverse evidenze empiriche che

dimostrano, almeno negli studi di mobilità, risultati sostanzialmente simili (Pisati, 2000).

La dimensione culturale del canale familiare è studiata riprendendo il concetto di capitale

culturale istituzionalizzato, espresso da Bourdieu (1986), ed individuato nella variabile livello

di istruzione riconosciuto sotto forma di titoli di studio. Per la classificazione dei livelli di

istruzione si fa riferimento alla International Standard Classification of Education (Isced

1997), realizzata dall’Unesco nel 1997 e utilizzata da OECD, UNESCO e EUROSTAT per

studi comparativi sull’istruzione.

Tale classificazione, denominata Isced 1997, identifica sette livelli di istruzione, che per

l’Italia si articolano in:

Istruzione pre-primaria (Isced 0), di durata triennale, attuata nella scuola dell’infanzia (3-6

anni di età);

Istruzione primaria (Isced 1), di durata quinquennale, attuata nella scuola primaria (6-11

anni di età);

Istruzione secondaria inferiore (Isced 2), di durata triennale, attuata nelle scuole secondaria

di I grado (11-14 anni di età);

Istruzione secondaria superiore (Isced 3), di durata triennale (14-17 anni di età) o

quinquennale (14-19 anni di età), attuata all’interno del sistema scolastico, attraverso le

scuole secondarie di II grado, e nel sistema di formazione professionale iniziale di

competenza regionale;

Istruzione post-secondaria non terziaria (Isced 4), che si svolge nell’ambito del sistema di

Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS);

Istruzione terziaria di primo livello (Isced 5):, che comprende l’istruzione superiore

universitaria e l’istruzione superiore non universitaria. L’istruzione superiore universitaria è

realizzata negli istituti universitari, l’istruzione superiore non universitaria è realizzata negli

istituti dell’Alta formazione artistica e musicale (AFAM) e altri istituti (Accademia Santa

Cecilia, Scuola nazionale di Cinema, Accademie militari, etc.);

Isced 6: Istruzione terziaria di secondo livello, che comprende i corsi universitari di

50

Dottorato di ricerca.

Per la ricostruzione dei livelli di istruzione a partire dal titolo di studio conseguito dai

genitori, informazioni disponibili nella fonte dati utilizzata nella ricerca applicata, si fa

riferimento alla Classificazione dei titoli di studio dell’Istat (2006 b) che riprende

l’articolazione della classificazione internazionale Isced 1997. I livelli della classificazione dei

titoli di studio29 sono presentati nella tabella 1.4, e includono anche le corrispondenze con i

livelli della classificazione Isced 1997.

Tabella 1.4: Classificazione dei titoli di studio e livelli di istruzione della classificazione Isced 1997.

LIVELLO DI ISTRUZIONE TITOLO DI STUDIOLIVELLO DI ISTRUZIONE

Isced 1997

ISTRUZIONE PRIMARIA LICENZA ELEMENTARE 1

ISTRUZIONE SECONDARIA INFERIORE LICENZA MEDIA

AVVIAMENTO PROFESSIONALE

2

TITOLO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

(SCOLASTICA ED EXTRASCOLASTICA)

CHE NON PERMETTE L'ACCESSO ALL'UNIVERSITÀ (qualifica di istituto

professionale, licenza di maestro d'arte, abilitazione all'insegnamento nella

scuola materna, diploma di danzatore, diploma di conservatorio)

3

DIPLOMA DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE CHE PERMETTE

L'ACCESSO ALL'UNIVERSITÀ

3

DIPLOMA TERZIARIO EXTRA-UNIVERSITARIO (Diploma Accademico,

Diploma Accademico di specializzazione, Diploma di perfezionamento o

master)

5

DIPLOMA UNIVERSITARIO 5

LAUREA

(corsi di durata 3 anni)

5

LAUREA SPECIALISTICA/MAGISTRALE

(corsi di durata 2 anni o 5-6 anni per i corsi di medicina e chirurgia, medicina

veterinaria, odontoiatria e protesi dentaria, farmacia, architettura,

giurisprudenza)

5

MASTER UNIVERSITARIO DI PRIMO E SECONDO LIVELLO 5

DIPLOMA DI SPECIALIZZAZIONE DI PRIMO E DI SECONDO LIVELLO 5

TITOLO DI DOTTORE DI RICERCA 6

ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE

ISTRUZIONE TERZIARIA

Fonte: Elaborazione da Istat (2006 b).

Anche per la definizione della variabile livello di istruzione del nucleo familiare si è fatto

riferimento alla combinazione delle due prospettive, definite da Pisati (2000) per la

costruzione della variabile posizione occupazionale familiare. La variabile che sintetizza la

dimensione culturale familiare è stata costruita tenendo conto di entrambe le prospettive

dell’approccio alternativo: se i genitori presentano lo stesso titolo di studio questo identifica il

29 Rispetto alla Classificazione dei titoli di studio presentata nella pubblicazione Istat (2006 b), i titoli di studio dell’istruzione sono stati aggiornati con le denominazioni e le caratteristiche vigenti nel periodo di riferimento dei dati utilizzati nella ricerca (a.a. 2003/2004). Il livello Isced 4 non è presente nella classificazione Istat data l’esiguità dei relativi titoli conseguiti nell’anno di riferimento.

51

livello di istruzione familiare, se, invece, i titoli di studio sono differenti tra i genitori, il livello di

istruzione familiare è identificato secondo il principio della dominanza e coincide con il titolo

di studio più elevato (dominante) tra i due genitori. Questa classificazione è utilizzata per

l’analisi della scelta del tipo di istruzione secondaria superiore (paragrafo 2.1),

dell’opportunità di intraprendere gli studi universitari (paragrafo 3.1) e della mobilità

occupazionale (paragrafo 3.4).

Per verificare la presenza di un’influenza culturale differenziata esercitata dal padre e

dalla madre sulle scelte di vita dei figli e sulle loro prospettive di mobilità sono stati

considerati separatamente i livelli di istruzione dei genitori. Nello specifico questa scelta è

adottata per lo studio delle determinanti dei percorsi intrapresi dopo il diploma (paragrafo 2.2)

e delle opportunità di conseguire il livello di istruzione terziario di tipo universitario (paragrafo

3.2).

52

Capitolo 2. La famiglia di origine e le scelte di istruzione e di transizione dei figli

Lo studio della mobilità intergenerazionale, inteso come un processo continuo e dinamico

che si sviluppa nei percorsi di vita, ha portato a sviluppare l’analisi di questo fenomeno

focalizzando l’attenzione su precisi eventi di transizione alla vita adulta.

Nel presente capitolo lo studio è concentrato sul primo evento rappresentato dall’uscita

dal sistema di istruzione, che è in parte determinato anche dalle scelte intraprese al

momento del passaggio dalla scuola secondaria di I a quella di II grado.

Nell’intento di capire come si realizza la mobilità intergenerazionale in questo momento

cruciale della vita di un figlio, si è dunque deciso di studiare non solo il momento in cui

l’evento in sé si realizza, ma l’intero percorso che lo determina. L’attenzione è quindi rivolta

alle fasi principali che scandiscono il percorso di uscita dal sistema di istruzione: la scelta del

tipo di istruzione secondaria superiore e la scelta del percorso post-diploma.

La figura 2.1 riporta una schematizzazione delle fasi e delle transizioni che caratterizzano

l’evento di uscita dal sistema di istruzione. L’attenzione di ricerca su questi snodi del

percorso di vita dei figli è condivisa da diverse ricerche internazionali (Mare, 1980; Shavit e

Blossfeld, 1993; Shavit e Müller, 1998).

Figura 2.1. Evento uscita dal sistema di istruzione: fasi cruciali e relative transizioni scolastiche e

occupazionali.

Scelta del

tipo di

istruzione

secondaria

superiore

• Transizione verso la

scuola secondaria di II

grado

Scelta del

percorso

post-diploma

• Transizione verso la

l’istruzione terziaria

• Transizione verso il

mercato del lavoro

• Transizione mista

(istruzione e lavoro)

Scelta del

tipo di

istruzione

secondaria

superiore

• Transizione verso la

scuola secondaria di II

gradoScelta del

tipo di

istruzione

secondaria

superiore

• Transizione verso la

scuola secondaria di II

grado

Scelta del

percorso

post-diploma

• Transizione verso la

l’istruzione terziaria

• Transizione verso il

mercato del lavoro

• Transizione mista

(istruzione e lavoro)

53

Nella prima fase si determina la transizione verso l’istruzione secondaria superiore che si

realizza con l’iscrizione alla scuola secondaria di II grado prescelta. Tuttavia il percorso

scolastico intrapreso può essere interrotto prima del conseguimento del diploma. Si

delineano quindi due esiti: la conclusione del percorso con il conseguimento del diploma e

l’abbandono che determina un’uscita precoce dal sistema di istruzione. Nel presente studio,

si analizzano solo i percorsi con esito positivo, contraddistinti dal conseguimento del diploma,

al fine di indagare come i meccanismi di trasmissione intergenerazionale agiscono sulla

scelta della scuola secondaria di II grado.

Nella seconda fase, la scelta del percorso post-diploma, le possibili transizioni sono

articolate in una molteplicità di percorsi che si definiscono a partire da scelte di studio o di

lavoro. Ad esempio, si hanno i percorsi di istruzione o i percorsi di formazione professionale,

caratterizzati rispettivamente dalla scelta di proseguire gli studi nel sistema di istruzione

terziario o in quello di formazione professionale. La scelta di lavorare dopo il diploma

identifica i percorsi lavorativi che, a loro volta, si articolano sulle diverse posizioni del mercato

del lavoro (attive o non attive). In ultimo, ma per questo non meno importanti, si hanno i

percorsi definiti misti, in cui le scelte tra studio e lavoro si combinano secondo priorità diverse

date dall’individuo.

Nello studio delle implicazioni tra ambiente familiare e le scelte intraprese dopo il

conseguimento del diploma, l’interesse di questa ricerca è rivolto esclusivamente a tre

tipologie di transizioni: verso la formazione terziaria, verso il mondo del lavoro e alla loro

combinazione (figura 2.1). Non sono, dunque, considerati i percorsi di transizione verso la

formazione professionale post-diploma dato che quest’ultima scelta è poco frequente tra i

diplomati, come descritto anche nelle recenti pubblicazioni tematiche dell’Istat (2010 a)30.

All’interno del quadro teorico che considera la mobilità come un processo complesso,

continuo e cumulativo, la prima parte di verifica delle ipotesi di ricerca è, dunque, volta a

studiare le relazioni tra i diversi fattori (ascrittivi e acquisitivi) e le scelte che caratterizzano il

primo evento di transizione verso la vita adulta31.

Nello specifico, si vuole osservare come i canali familiari operano in queste fasi di scelta,

in maniera diretta o indiretta, se presentano influenze diverse rispetto alla loro natura (di tipo

economico o culturale) e se si caratterizzano secondo un processo cumulativo. Lo scopo è

30 Dopo il conseguimento del titolo di istruzione secondaria superiore nel 2004, il 12,4 per cento dei diplomati ha dichiarato nel 2007 di essersi iscritto ad un corso di formazione professionale (Istat, 2010 a). 31 I risultati della ricerca presentati in questo secondo capitolo, riguardo all’influenza della famiglia di origine sulle scelte di istruzione e di transizione dei figli, costituiscono una trattazione più estesa di lavori presentati, come coautrice negli anni del percorso dottorale, in convegni e giornate di studio sul tema della mobilità sociale. Nello specifico si tratta del lavoro di Muccitelli e Vallo (2009) - presentato al Convegno Disuguaglianza e Coesione Sociale, organizzato dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento (Trento, 8 e 9 Ottobre 2009) – e del lavoro di Muccitelli, Verzicco e Lo Conte (2011) - presentato alla XI edizione delle Giornate di studio della popolazione organizzata dalla Società Italiana di Statistica (Ancona, 2-4 Febbraio 2011).

54

rilevare la presenza di vantaggi (o svantaggi) familiari che influenzano l’esito della scelta del

tipo di istruzione secondaria superiore e che determinano ulteriori vantaggi (o svantaggi)

nella fase successiva di scelta dei percorsi post-diploma.

Nell’analisi delle determinanti di tali scelte è, inoltre, studiata l’influenza dei fattori

individuali (ascrittivi e acquisitivi), connessi alle caratteristiche e alle capacità e competenze

dell’individuo, e dei fattori contestuali, relativi al territorio geografico di residenza, che

spiegano l’azione del canale sociale di trasmissione familiare.

2.1. La scelta del tipo di istruzione secondaria superiore: l’inizio del percorso di mobilità intergenerazionale

In Italia, il sistema di istruzione secondario superiore presenta un livello di stratificazione

intermedio32 (Muller et al., 1977; Green et al., 1999), in cui l’offerta dei programmi educativi e

formativi può essere ripartita in istruzione superiore di tipo generale e di tipo professionale

(Eurydice, 2006). L’istruzione generale ha per fine precipuo quello di preparare agli studi

universitari e comprende tutti gli istituti di istruzione liceale (indirizzo classico, scientifico,

linguistico, artistico) e di istruzione magistrale (indirizzo psico-pedagogico, di comunicazione

e delle scienze sociali). L’istruzione di tipo professionale ha la finalità di offrire una

formazione professionalizzante orientata all’acquisizione di competenze tecniche e

professionali specifiche per un inserimento nel mercato del lavoro. Include l’istruzione

professionale, l’istruzione tecnica e l’istruzione artistica. Questa articolazione riproduce la

distinzione del livello di istruzione secondaria superiore in general e vocational, secondo i

criteri della Classificazione internazionale dell’istruzione dell’Unesco (Isced, 1997)33.

L’orientamento general contraddistingue tutti gli indirizzi di studio (istruzione liceale e

magistrale) con una formazione didattica propedeutica all’iscrizione di corsi di istruzione

terziaria (di tipo universitario e non). Gli indirizzi di studio di tipo vocational (istituti tecnici,

professionali ed istituti d’arte34), offrono, invece, una specifica preparazione teorico-pratica

indirizzata al mercato del lavoro.

32 Il livello di stratificazione di un sistema scolastico è determinato dalla presenza e dal numero di indirizzi di studio differenti (curricula didattici). 33 Per approfondimenti si veda la Classificazione internazionale dei titoli di studio (Isced 1997) disponibile alla voce web: http://www.unesco.org/education/information/nfsunesco/doc/isced_1997.htm 34 Gli Istituti d’arte prevedono un corso di 3 anni. Con la legge 27 ottobre 1969, n. 754 sono stati istituiti presso gli istituti d'arte, dopo il triennio, corsi biennali che danno accesso all'Università. I corsi triennali, invece, si concludono con un diploma di qualifica. Il liceo artistico, invece, prevede un corso di 4 anni; con la frequenza di un quinto anno chiamato corso integrativo è possibile l'iscrizione all'Università. È da osservare che, utilizzando lo strumento della sperimentazione ormai quasi tutti i licei artistici hanno un corso di studi di durata quinquennale, al termine del quale è possibile l'iscrizione all'Università senza la necessità di frequentare l'anno integrativo.

55

Il processo di allocazione degli studenti tra i diversi indirizzi di istruzione secondaria

superiore non riflette criteri esclusivamente meritocratici, ovvero basati sulle abilità che lo

studente ha sviluppato nel percorso scolastico precedente ma, come dimostrato nel recente

lavoro di Checchi e Redaelli (2010), è fortemente condizionato dall’ambiente familiare. Infatti,

utilizzando i dati delle edizioni dell’Indagine PISA (Programme for International Student

Assessment) del 2000, del 2003 e del 2006, gli autori evidenziano come la distribuzione delle

scelte dei ragazzi tra indirizzi superiori general o vocational tende a riprodurre la

stratificazione sociale di provenienza: ambienti familiari più agiati orientano maggiormente

verso indirizzi di studio di tipo general mentre, al contrario, gli ambienti più modesti

consigliano una scelta scolastica di tipo professionalizzante o vocational. Tuttavia, una volta

intrapreso e concluso un percorso di studio, l’effetto del tipo di formazione scolastica

superiore è determinante per i futuri percorsi di mobilità, benché sia sempre rafforzato dagli

effetti dell’ambiente familiare.

Il processo di selettività sociale inizia, dunque, con l’allocazione degli studenti tra i due tipi

di istruzione secondaria superiore, si consolida durante il percorso scolastico e determina i

successivi processi di mobilità sociale.

Per investigare empiricamente le relazioni tra le caratteristiche della famiglia e la scelta

del tipo di istruzione secondaria superiore sono stati utilizzati i dati dell’indagine Istat del

2007 sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati di scuola secondaria di II grado. La scelta

di questa fonte è data dall’opportunità di studiare le suddette relazioni su un campione

rappresentativo di studenti che hanno conseguito il diploma di istruzione secondaria

superiore nel 2004. Questi studenti hanno scelto un tipo di formazione scolastica circa

cinque anni prima, vi si sono iscritti e hanno portato a termine il percorso di studi. Si tratta di

ragazzi, quindi, che hanno concluso con esito positivo la transizione verso la scuola

secondaria di II grado, superando il forte processo di selezione scolastica che caratterizza i

primi anni di questo livello di istruzione.

Allo stesso tempo, tuttavia, nell’interpretazione dei risultati si deve tener conto che il

campione dei diplomati del 2004 non comprende i soggetti che non si sono iscritti alla scuola

secondaria di II grado o non sono riusciti a terminarla. Per dare un’idea della quota di ragazzi

fuoriusciti dal sistema di istruzione si tenga conto che, su 100 diciannovenni aventi diritto al

titolo nell’anno scolastico di riferimento, il 2003/2004, circa 77 ragazzi hanno conseguito il

diploma. Dunque il campione considerato nelle analisi non include circa il 23 per cento della

popolazione di riferimento in quanto fuoriuscita dal sistema di istruzione per varie ragioni

(Istat, 2005).

Una preliminare analisi esplorativa, attraverso le informazioni fornite da questa fonte dati,

rappresentative della coorte di ragazzi che ha sostenuto l’esame di stato di istruzione

secondaria superiore nel 2004, consente di evidenziare che tra i 447.595 studenti, che si

56

sono diplomati per la prima volta in questo anno scolastico, si rileva una netta prevalenza di

studenti che hanno concluso una formazione di tipo professionale (61,3 per cento) rispetto

alla conclusione di un percorso di tipo generale (38,7 per cento). All’interno di queste macro

aree, gli istituti più rappresentati sono quelli tecnici, con 182.332 diplomati, per l’orientamento

vocational, ed i licei, con 136.853 diplomati, per gli indirizzi di tipo general.

Le differenze di genere sono piuttosto spiccate: la presenza femminile caratterizza

l’istruzione di tipo generalista (65 donne per 100 diplomati in questo indirizzo) mentre quella

maschile gli indirizzi professionalizzanti (57 uomini per 100 diplomati in questo indirizzo).

Entrando nel dettaglio dei singoli indirizzi di studio, la componente femminile è prevalente

nell’istruzione magistrale, artistica e liceale, mentre quella maschile caratterizza gli istituti

tecnici.

L’analisi della distribuzione dei diplomati secondo le caratteristiche culturali ed

economiche della famiglia di origine, utilizzando le variabili relative al titolo di studio dei

genitori e la classe occupazionale del padre, mette in luce delle relazioni rilevanti (figura 2.2).

Figura 2.2. Diplomati del 2004 per tipo di istruzione secondaria superiore e livello di istruzione dei

genitori (valori percentuali).

17,2

6,2

13,0

45,4

25,5

37,7

33,6

48,8

39,4

19,5

9,9

3,8

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0

Istruzione secondaria

superiore di tipo

professionale

Istruzione secondaria

superiore di tipo generale

Totale

Fig

li

Genitori

Fino al titolo di istruzione primaria Titolo di istruzione secondaria inferiore

Titolo di istruzione secondaria superiore Titolo di istruzione terziaria

Fonte: elaborazioni su dati dell’indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati (2007).

Il conseguimento di una formazione di tipo general è più diffuso tra i figli di genitori con

almeno un titolo di istruzione secondaria superiore, nella misura del 62,6 per cento. In

57

particolare, tra chi ha intrapreso questa scelta si rileva la quota più elevata, pari al 19,5 per

cento, di diplomati provenienti da un contesto familiare caratterizzato dal più alto livello di

studio, quello terziario.

Di contro, i ragazzi che hanno concluso un percorso scolastico di tipo professionalizzante,

provengono maggiormente da un ambiente culturale modesto: il livello di istruzione dei loro

genitori è nel 63 per cento dei casi al massimo di tipo secondario inferiore. Tra questi, a

differenza di quelli nell’indirizzo general, la quota più elevata di diplomati ha genitori con

un’istruzione elementare, ovvero che hanno raggiunto al massimo un titolo di istruzione

primaria (17,2 per cento).

Nella figura 2.3, invece, è rappresentata la distribuzione della scelta del tipo di istruzione

in relazione alla variabile classe occupazionale del padre, utilizzata come proxy

dell’ambiente economico familiare, che evidenzia una ulteriore caratterizzazione della scelta

del tipo di scuola. Il conseguimento di un diploma di tipo professionale è diffuso tra i ragazzi

che provengono da famiglie con posizioni occupazionali modeste: quasi il 43 per cento è

figlio di un padre che svolge un’occupazione afferente alla classe operaia, mentre la

distribuzione dei diplomati di tipo general per posizione occupazionale del padre si presenta

più omogenea, anche se la quota percentuale più elevata, pari al 29,2 per cento, si osserva

in corrispondenza della classe media. Dal confronto con la distribuzione dei diplomati di tipo

vocational risalta, soprattutto, la sovra rappresentazione della formazione general dei figli

appartenenti alla classe borghese (pari al 23,3 per cento dei diplomati general rispetto al

10,9 per cento di quelli vocational) e la sotto rappresentazione dei diplomati con padre di

origini operaie (22,3 per cento dei diplomati general rispetto al 42,6 per cento di quelli

vocational).

58

Figura 2.3. Diplomati del 2004 per tipo di istruzione secondaria superiore dei figli e classe

occupazionale del padre (a) (valori percentuali).

10,9

23,3

15,7

17,9

29,2

22,2

28,6

25,2

27,3

22,3

34,8

42,6

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0

Istruzione secondaria

superiore di tipo

professionale

Istruzione secondaria

superiore di tipo generale

Totale

Fig

li

Genitori

Borghesia Classe media

Piccola borghesia

Classe operaia

(a) Non sono inclusi i padri che hanno dichiarato di essere in un’altra condizione occupazionale

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati (2007)

A verifica di queste prime evidenze descrittive ed esplorative, il diverso impatto dei fattori

ascrittivi individuali e familiari sulla scelta del tipo di scuola secondaria di II grado è stato

valutato tramite l’analisi multivariata, condotta in un’ottica confermativa, attraverso lo

strumento della regressione logistica binomiale. L’utilizzo di questo modello consente di

stimare la probabilità di concludere un percorso di formazione scolastica di tipo generalista

piuttosto che professionalizzante. La variabile risposta formalizza i due eventi: scelta e

completamento di una formazione secondaria superiore di tipo general e scelta e

completamento di una formazione secondaria superiore di tipo vocational.

Nella definizione delle variabili esplicative si è fatto riferimento esclusivamente alle

caratteristiche ascrittive dei diplomati, sia a livello individuale sia a livello familiare, che sono

considerate strategiche per lo studio della mobilità in questa prima fase di scelta. Si tratta

della variabile di genere per i fattori ascrittivi individuali e, per quelli ascrittivi relativi al canale

familiare, delle variabili livello di istruzione e classe occupazionale dei genitori.

La scelta metodologica di considerare il genere come unica esplicativa dei fattori

individuali è sostenuta dalle evidenze, ribadite anche nella recente letteratura internazionale

(OECD, 2007; Eurydice, 2009), che individuano in questa variabile un fattore determinante e

fortemente connesso alla scelta degli studi secondari superiori.

59

Per i fattori familiari invece, le variabili scelte, quali il livello di istruzione e la classe

occupazionale dei genitori, forniscono informazioni, rispettivamente, sull’influenza delle

dimensioni culturale ed economica del canale di trasmissione familiare.

Nella tabella 2.1 sono presentati i regressori del modello, con riferimento al canale di

trasmissione intergenerazionale, al tipo di fattore e alle specifiche variabili utilizzate per

rappresentarli.

Tabella 2.1. Fattori influenti sulla scelta e sulla conclusione di una formazione secondaria superiore.

Canali di trasmissione

intergenerazionaleFattori

Descrizione

dei FattoriVariabili Modalità*

Fattori ascrittivi

individualiCaratteristiche anagrafiche Genere Femmina; Maschio

Ambiente culturale familiareLivello di istruzione

del nucleo familiare

Titolo di istruzione terziaria;

Titolo di istruzione secondaria

superiore; Fino al titolo di

istruzione secondaria inferiore

Ambiente economico familiareClasse occupazionale

del nucleo familiare

Borghesia; Classe media;

Piccola Borghesia; Classe

operaia

* L'ordine di presentazione delle modalità è quello utilizzato nel modello logistico binomiale

Canale familiareFattori ascrittivi

familiari

Il campione utilizzato per stimare il modello è costituito da 25.246 diplomati, intervistati nel

2007, che hanno conseguito per la prima volta un diploma di istruzione secondaria superiore

nel 2004. Sono stati esclusi i diplomati nati prima del 1973, pari a 643 soggetti, poiché

presentavano un’età adulta al conseguimento del titolo e, dunque, concludevano nel 2004 un

percorso di studio iniziato in precedenza con caratteristiche e finalità disomogenee rispetto

agli altri intervistati.

Dal risultato del test di significatività del modello di regressione binomiale si evince che il

modello con tutti i predittori è significativo rispetto a quello in cui viene considerata la sola

intercetta (Chi-quadro 83.938; df 7; p-value < 0,000).

Nella tabella 2.2 sono presentati i coefficienti stimati del modello di regressione logistica

(indicati con B): essi esprimono la relazione positiva o negativa con la variabile risposta, data

dal rapporto tra la probabilità di scegliere e concludere una formazione general piuttosto che

una formazione vocational. La stima dell’incremento o del decremento di tale rapporto di

probabilità è dato dall’esponenziale del coefficiente B (indicato con Exp (B)). Per ciascuna

stima dei parametri è fornito il livello di significatività del test di Wald.

60

Tabella 2.2. Effetti marginali sull’opportunità di scegliere e concludere una formazione secondaria

superiore di tipo general per i diplomati del 2004. Stime del modello logistico binomiale con fattori

individuali e fattori familiari ascrittivi.

Variabili Modalità B Std. Error Wald df Sig. Exp(B)

Intercetta -1,298 0,018 5500,6 1 0,000

Genere (Maschio) Femmina 1,01 0,008 21466,4 1 0,000 3,0

Titolo di istruzione terziaria 2,513 0,021 14716,5 1 0,000 12,3

Titolo di istruzione secondaria

superiore

1,147 0,018 3989,4 1 0,000 3,1

Titolo di istruzione secondaria

inferiore

0,314 0,019 286,2 1 0,000 1,4

Borghesia 0,731 0,014 2558,4 1 0,000 2,0

Classe media 0,653 0,011 3710,8 1 0,000 2,0

Piccola Borghesia 0,369 0,009 1681,9 1 0,000 1,4

Classe occupazionale

del nucleo familiare

(Classe operaia)

Livello di istruzione del

nucleo familiare (Fino al

titolo di istruzione

primaria)

Nel modello la categoria di riferimento è Scegliere e concludere una formazione secondaria superiore di tipo

vocational.

Per i regressori, le categorie di riferimento sono indicate tra parentesi.

I fattori ascrittivi familiari si confermano i più influenti. È soprattutto un livello di istruzione

elevato dei genitori a giocare un ruolo determinate nel processo decisionale della scelta di un

indirizzo scolastico di tipo generalista: il rapporto tra la probabilità di conseguire un diploma

general e quella di conseguire un diploma vocational è di 12 volte a favore dei diplomati con

genitori molto istruiti rispetto ai diplomati provenienti da famiglie con un livello basso di

istruzione. Se, invece, almeno uno dei genitori ha un titolo di istruzione secondaria superiore,

le opportunità di scegliere e conseguire una formazione scolastica di tipo general sono

comunque elevate ma più contenute (odds ratio 3,1), così come si riducono ancor più (1,4)

tra chi proviene da situazioni familiari culturalmente più svantaggiate. La forza del

condizionamento familiare sulla scelta di percorsi di studi general è, dunque, direttamente

proporzionale al livello di istruzione raggiunto dai genitori.

Comparando l’intensità degli effetti dei livelli di istruzione familiare sulla variabile risposta

emerge con forza il meccanismo di trasmissione intergenerazionale dell’istruzione. Più la

famiglia è istruita più i loro figli si orientano e concludono percorsi di formazione scolastica

generalista che offrono, a loro volta, maggiori opportunità di mobilità in termini di istruzione.

Questo processo di vantaggio cumulativo per i diplomati provenienti da famiglie istruite verrà

messo ancor più in evidenza dalle analisi condotte nel capitolo terzo dove si studiano le

determinanti sull’opportunità di intraprendere una formazione di tipo terziario (paragrafo 3.1)

e sull’ottenimento di un titolo universitario (paragrafo 3.2).

61

La dimensione economica del canale familiare, studiata attraverso la classe

occupazionale dei genitori, presenta effetti positivi, ma più contenuti, sul conseguimento di

un diploma general. Infatti, la posizione borghese e la classe media agiscono con la stessa

forza (odds ratios pari a 2,0) sulla probabilità di conseguire una formazione secondaria

superiore generalista, mentre i figli della piccola borghesia, rispetto ai figli della classe

operaia, vedono aumentare la probabilità di accedere e conseguire un titolo generalista solo

1,4 volte rispetto alla probabilità di concludere una formazione di tipo vocational.

Per i fattori ascrittivi individuali, in linea con la letteratura e come ipotizzato, le differenze di

genere nella scelta dell’indirizzo scolastico sono presenti e marcate: il sesso femminile

rispetto a quello maschile ha un vantaggio pari a 3 volte di far aumentare la probabilità di

conseguire un diploma di tipo generalista piuttosto che uno professionalizzante.

Il confronto tra l’influenza di questa variabile individuale e quelle ascrittive familiari fa

risaltare il peso, anche se secondario, delle caratteristiche di genere all’interno del processo

decisionale sulle scelte scolastiche. Le scelte di genere riflettono anche, in maniera indiretta,

aspetti legati alle performance scolastiche degli alunni. Il maggiore successo nella carriera

scolastica precedente, quale la scuola secondaria di I grado, che contraddistingue le donne

sarebbe un ulteriore fattore influente delle scelte di istruzione secondaria superiore (Istat,

2005).

Dunque, il profilo del diplomato che presenta maggiori opportunità di scegliere e

completare un indirizzo di studi general, con probabilità pari all’87 per cento, è il seguente:

una ragazza, con genitori laureati e appartenenti alla borghesia.

Le ipotesi di questa ricerca, presentate nel capitolo precedente, sono quindi verificate da

queste evidenze. La presenza e l’intensità del condizionamento dell’ambiente familiare sulle

scelte scolastiche e sull’opportunità di portarle al termine, conseguendo un diploma, emerge

con forza in questa fase di vita dei figli. All’interno del canale familiare i meccanismi di

trasmissione intergenerazionale economici e culturali, così come definiti in questa ricerca,

agiscono in maniera differenziata. La probabilità di scegliere, a 14 anni, un percorso

scolastico più orientato alla prosecuzione degli studi in ambito universitario è fortemente

influenzata, a parità di altri fattori ascrittivi familiari e non, più da un livello di istruzione

elevato che non da una posizione occupazionale elevata dei genitori. Queste evidenze

trovano conferme nella letteratura sulla trasmissione intergenerazionale: l’istruzione dei

genitori è tra i meccanismi familiari determinanti delle scelte e del successo scolastico dei

figli (Haveman e Wolfe, 1995; ISAE, 2007; Checchi e Redaelli, 2010).

Allo stesso tempo, i risultati del modello dimostrano che, se si considerano origini

modeste, sia in termini di istruzione sia di occupazione, l’azione dei meccanismi di

trasmissione familiare sulla scelta e sulla conclusione dei percorsi scolastici è statisticamente

significativa ma sostanzialmente indifferenziata. Infatti, l’influenza sulla scelta formativa

62

general del figlio è la stessa, nonché piuttosto contenuta, sia per una famiglia piccolo

borghese sia per una famiglia con almeno un genitore con un titolo di istruzione secondario

inferiore (odds ratio 1,4).

L’avversione nei confronti della scelta di un percorso scolastico di tipo general manifestata

dai diplomati provenienti da una famiglia appartenente alla classe operaia o dove il titolo di

studio dei genitori è al massimo la licenza elementare potrebbe riflettere un adattamento

delle scelte individuali dei figli ai modelli di istruzione e di occupazione presenti nella famiglia

di origine. Infatti, una famiglia poco istruita o con una posizione occupazionale debole

potrebbe trasmettere al figlio un’avversione al rischio verso la scelta di un percorso

scolastico di tipo general, considerato meno sicuro di un indirizzo scolastico

professionalizzante che, invece, offre un titolo di studio immediatamente spendibile sul

mercato del lavoro (Checchi e Zollino, 2001). L’emulazione dei percorsi familiari spingerebbe

il figlio a non intraprendere una formazione generalista, più orientata al proseguimento degli

studi, poiché molto lontana dall’esperienza di istruzione e di occupazione della famiglia di

origine e, sicuramente, più rischiosa.

Questa interpretazione del condizionamento delle scelte scolastiche da parte

dell’ambiente familiare trova conferme nella teoria del Relative Risk Aversion (RRA), riportata

nel primo capitolo. Con le dovute differenze35, questa teoria supporterebbe l’interpretazione

dell’avversione al rischio dei diplomati provenienti da un modesto background familiare, per i

quali la scelta di una formazione vocational, finalizzata a sbocchi occupazionali, sarebbe

sostenuta anche da una volontà di assicurarsi almeno la modesta posizione occupazionale

dei propri genitori.

L’analisi di questa prima cruciale transizione scolastica mette in luce alcune peculiarità nei

meccanismi di trasmissione dai genitori ai figli. L’ipotesi di ricerca sull’azione differenziata

delle due dimensioni del canale familiare è verificata con alcune singolarità. La componente

legata alla scolarità dei genitori, più che alla loro posizione occupazionale, ha un ruolo

importante all’interno del processo decisionale della scelta scolastica, che è, a sua volta,

determinante, come vedremo nel capitolo successivo, per i percorsi formativi e occupazionali

futuri.

L’eredità del livello di istruzione è un meccanismo che si innesca già in questa prima fase

di scelta dei figli. Più l’ambiente familiare è istruito e maggiori sono le opportunità per i figli di

scegliere un percorso scolastico preparatorio e idoneo ad una formazione terziaria. Tuttavia,

anche una posizione occupazionale prestigiosa dei genitori evidenzia un effetto positivo sulla

decisione di iniziare e concludere una formazione generalista.

35 Nel presente lavoro, la struttura in classi della famiglia di origine si basa, a seconda della finalità e degli obiettivi dell’analisi, sull’occupazione di entrambi i genitori o solo del padre. I risultati sono letti in termini di influenza della classe occupazionale e non di classe sociale.

63

2.2. I percorsi di transizione dopo il diploma: tra scelte individuali e familiari

Dopo aver analizzato l’influenza del background familiare sulla scelta del tipo di istruzione

secondaria superiore, si intende ora indagare sui percorsi di transizione intrapresi dai figli

dopo il diploma, a partire dalle evidenze empiriche emerse nello studio della fase

precedente.

Le transizioni cruciali che caratterizzano questa seconda fase del percorso (figura 2.1)

sono analizzate per verificare come si modifica, in termini di presenza e di forza, l’influenza

del canale familiare. A questa finalità di analisi, che verifica i presupposti della continuità e

della cumulabilità dei fattori ascrittivi familiari nelle diverse fasi, si affianca l’obiettivo di

investigare il diverso effetto sulle scelte post-diploma che esercitano i fattori sia familiari sia

individuali.

Dopo il conseguimento del diploma, si realizza un passaggio importante per la transizione

verso la vita adulta dei figli: sono prese delle decisioni fra le più impegnative e dense di

conseguenze per le prospettive future sia di istruzione sia di occupazione.

I dati dell’indagine Istat del 2007 sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati presentano

una fotografia esaustiva e rappresentativa delle scelte attuate dopo il diploma.

L’articolazione dei possibili percorsi, che emerge dalla figura 2.4, è un indicatore della

complessità di questa fase di transizione post-diploma. Accanto alle alternative tra un

percorso di studio, che consiste nell’iscrizione all’università, e un percorso di lavoro, che

invece prevede l’inserimento nel mercato del lavoro, si delineano altri percorsi caratterizzati

da diverse combinazioni di scelte di studio e di lavoro.

A tre anni dal diploma, il 44,4 per cento dei diplomati ha scelto un percorso di lavoro. Nello

specifico il 37,3 è impegnato in una attività lavorativa mentre il 7,1 è alla ricerca di un lavoro.

La determinazione nel continuare gli studi, impegnandosi esclusivamente nelle attività di

studio universitario, coinvolge, invece, il 31,5 per cento dei diplomati. Una quota consistente,

pari al 21,1 per cento, sostiene la scelta di un percorso di studio combinandola ad una

posizione attiva nel mercato del lavoro. Infatti, nel 13,1 per cento dei casi, i diplomati

studiano e lavorano, nell’8 per cento dei casi, invece, il diplomato oltre a studiare è attivo

nella ricerca di un lavoro. I diplomati che, al momento dell’intervista, hanno dichiarato di non

essere impegnati in alcuna attività (non lavorano, non studiano, non cercano) sono il 3 per

cento dei casi.

64

Figura 2.4. Percorsi post-diploma dei diplomati del 2004. (Valori percentuali).

Studiano e

cercano lavoro

8,0%

Lavorano

37,3%

Cercano lavoro

7,1%

Lavorano e

studiano

13,1%

Studiano

31,5%

Non lavorano,

non studiano, non

cercano

3,0%

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro (2007).

La frammentazione delle scelte post-diploma, dovuta alla presenza di percorsi misti – così

definiti per la coesistenza di condizioni di studio e di lavoro - fa emergere la transitorietà della

condizione dello studente a tre anni dal diploma. I percorsi sono nel pieno della loro

evoluzione e si delinea, accanto alle scelte consuete di studio o di lavoro, la presenza di una

terza scelta che si articola tra studio e lavoro. Questa terza via interessa sempre più giovani

che, insieme ad un percorso di istruzione di tipo terziario, scelgono di partecipare

attivamente al mercato del lavoro offrendo le competenze professionali del titolo conseguito,

il diploma. Rispetto all’edizione precedente dell’indagine, condotta nel 2004 sui diplomati del

2001, si rileva un incremento dei percorsi misti (più 18,5 per cento) e di quelli lavorativi (più

6,6 per cento) a fronte di una contrazione (meno 7,0 per cento) dei percorsi esclusivamente

di studio (Istat, 2010 a).

Si è scelto, dunque, di analizzare le determinanti delle scelte post-diploma ponendo

l’accento su queste condizioni miste e definendo i possibili percorsi di transizione a partire

dalla condizione del diplomato sia rispetto al mondo del lavoro sia rispetto agli studi

universitari.

La scelta esclusiva di un percorso di studio, contraddistingue la posizione di uno studente

universitario. Per chi affianca all’attività di studente universitario la partecipazione attiva al

mercato del lavoro, svolgendo un lavoro oppure impegnandosi nella ricerca attiva36 di una

36 Riprendendo la classificazione nella Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (RCFL), sono definiti alla ricerca di occupazione i soggetti che hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nei

65

occupazione, la posizione è quella di studente universitario attivo sul mercato del lavoro. In

ultimo, con diplomato attivo sul mercato del lavoro si identifica il ragazzo che ha scelto di non

proseguire gli studi universitari ed è attivo sul mercato del lavoro (lavora o è alla ricerca attiva

di un lavoro).

Si presenta di seguito la composizioni di tali categorie distinguendo secondo la

dimensione economica del contesto familiare, rappresentata dalla variabile classe

occupazionale del padre, e ciò consente di evidenziare una diversificazione delle scelte

intraprese dopo il diploma (figura 2.5).

Figura 2.5. Condizione dei diplomati del 2004 a tre anni dal diploma (a) per classe occupazionale del

padre (b). (Valori percentuali).

48,0

41,9

30,2

21,9

32,7

23,2

25,7

21,8

18,7

21,8

28,8

32,4

48,0

59,4

45,5

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Borghesia

Classe media

Piccola borghesia

Classe operaia

Totale

Pa

dre

Figli

studente universitario studente univeristario attivo MDL diplomato attivo MDL

(a) Non sono inclusi i diplomati che dichiarano di non lavorare, non studiare e non essere alla ricerca di un lavoro.

(b) Non sono inclusi i padri che hanno dichiarato di essere in un’altra condizione occupazionale.

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro (2007).

Come desumibile dalla figura 2.5, le scelte dei figli appartenenti alle famiglie borghesi o

operaie presentano comportamenti opposti. Tra i diplomati con origini familiari operaie la

scelta di un percorso lavorativo è la più frequente: a tre anni del diploma più della metà dei

trenta giorni che precedono l’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista, oppure, inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla data dell’intervista e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive all’intervista, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro (Istat, 2008).

66

figli è attivo sul mercato del lavoro (59,4 per cento). Per i diplomati con un padre borghese la

transizione post-diploma ha esiti esattamente opposti rispetto ai figli di operai: la condizione

di studente universitario è la più frequente (48 per cento), mentre la condizione di diplomato

attivo sul mercato del lavoro presenta una quota pari al 28,8 per cento (la più bassa tra le

diverse classi occupazionali di provenienza dei diplomati). La posizione in cui si combinano

attività di studio e di lavoro è più diffusa tra i diplomati con un’estrazione media: un diplomato

su quattro è uno studente universitario con una posizione attiva sul mercato del lavoro (25,7

per cento).

Il legame tra la scolarità dei genitori e i percorsi di transizione del figlio è forte e si rileva

dall’analisi della tabella 2.3. Un percorso post-diploma orientato esclusivamente verso il

proseguimento degli studi contraddistingue i figli di genitori con una scolarità elevata. La

quota di diplomati che a tre anni dal titolo sono impegnati negli studi universitari cresce al

crescere del titolo di studio conseguito dai genitori passando da un valore minimo pari al 16

per cento ad un massimo del 60 per cento. Un andamento opposto contraddistingue la scelta

di un percorso di tipo lavorativo: più i genitori presentano una scolarità bassa, maggiore è la

percentuale di diplomati che sceglie di inserirsi attivamente nel mercato del lavoro

(percentuali superiori al 66 per cento per un livello elementare di istruzione dei genitori).

Tabella 2.3. Condizione dei diplomati del 2004 a tre anni dal diploma (a) per titolo di studio del padre e

della madre (valori percentuali e assoluti tra parentesi).

Genitore Livello di istruzioneStudente

universitario

Studente

univeristario attivo

sul mercato del

lavoro

Diplomato attivo

sul mercato del

lavoro

Fino a titolo di istruzione primaria 17,8 15,8 66,4 100,0 (56.308)

Titolo di istruzione secondaria inferiore 22,7 20,2 57,1 100,0 (163.075)

Titolo di istruzione secondaria superiore 38,5 24,1 37,4 100,0 (171.811)

Titolo di istruzione terziaria 60,0 25,3 14,7 100,0 (43.085)

Totale 32,5 21,7 45,8 100,0 (434.279)

Fino a titolo di istruzione primaria 16,0 16,2 67,8 100,0 (55.163)

Titolo di istruzione secondaria inferiore 23,1 19,3 57,6 100,0 (160.102)

Titolo di istruzione secondaria superiore 40,0 24,6 35,4 100,0 (170.043)

Titolo di istruzione terziaria 59,3 26,8 13,9 100,0 (48.971)

Totale 32,5 21,7 45,8 100,0 (434.279)

Madre

Totale

Padre

(a) Non sono inclusi i diplomati che dichiarano di non lavorare, non studiare e non essere alla ricerca di un lavoro.

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro (2007).

Il dettaglio presentato nella tabella 2.3 è utile a verificare l’esistenza di diversi esiti nella

transizione dei figli a seconda dell’istruzione del padre o della madre. Si vuole osservare se

esistono delle differenze di genere nei meccanismi familiari di trasmissione del capitale

culturale. A tal fine nella figura 2.6 sono presentate le variazione percentuali tra le quote di

diplomati, che si trovano in una determinata condizione, rilevate per un determinato livello di

istruzione del padre e quelle rilevate per il medesimo livello di istruzione della madre.

67

Attraverso questa misura si vuole mettere in evidenza di quanto varia la quota di diplomati in

un percorso di transizione se si considera un determinato livello di istruzione della madre

rispetto allo stesso livello di istruzione del padre.

Per la condizione di studente universitario la variazione è importante per i livelli bassi di

istruzione familiare: la percentuale di diplomati impegnati negli studi universitari e con una

madre con un titolo di studio elementare è inferiore del 10 per cento rispetto alla quota di

diplomati nelle medesime condizioni ma con un padre avente un livello di istruzione basso.

Variazioni più contenute, ma di segno positivo, si registrano per il livello di istruzione

secondario superiore: in questo caso l’incremento della quota di studenti universitari è pari al

4 per cento per i figli di madri con un diploma rispetto ai padri con un diploma.

I percorsi di transizione misti tra scelte di studio e di lavoro sono supportati più da un

livello di istruzione terziario della madre rispetto allo stesso livello del padre (più 6 per cento).

La situazione si ribalta se si prende in considerazione il livello di istruzione di tipo secondario

inferiore (meno 5 per cento).

Le quote di diplomati che scelgono di avere una posizione attiva sul mercato del lavoro

dopo il diploma si presentano più contenute, di circa il 5 per cento, se si considera un livello

di istruzione della madre medio elevato (dal diploma in su) rispetto allo stesso livello di

istruzione del padre.

L’analisi appena presentata evidenzia come un esclusivo percorso universitario è meno

frequente per chi ha una madre con un titolo di studio basso (licenza elementare) piuttosto

che un padre con lo stesso titolo. Per un livello elevato di istruzione, di tipo terziario, la quota

di diplomati che sceglie di affiancare allo studio universitario una posizione attiva sul mercato

del lavoro è più elevata se questo livello è posseduto dalla madre. Ancora, un percorso

esclusivamente lavorativo è meno frequente per chi ha una madre con un titolo di studio

secondario o terziario piuttosto che un padre con lo stesso titolo.

68

Figura 2.6. Variazione percentuale della quota dei diplomati del 2004 secondo la condizione a tre anni

dal diploma (a) per titolo di studio della madre rispetto a quello del padre.

-10,00

2,94

1,971,85

-4,49

0,85

3,86

2,08

-5,31

-1,03

5,88

-5,86

-15

,00

-10

,00

-5,0

00

,00

5,0

01

0,0

0

Studente universitario Studente univeristario attivo sul mercato del lavoro Diplomato attivo sul mercato del lavoro

fino a titolo di istruzione primaria titolo di istruzione secondaria inferiore titolo di istruzione secondaria superiore titolo di istruzione terziaria

(a) Non sono inclusi i diplomati che dichiarano di non lavorare, non studiare e non essere alla ricerca di un lavoro.

Fonte: elaborazioni su dati Istat, Indagine sui Percorsi di studio e di lavoro (2007).

Dalle analisi descrittive presentate, il canale familiare, nella sua dimensione economica e

culturale, si rivela, dunque, un fattore che caratterizza anche le scelte post-diploma dei figli.

Per stabilire come agiscono sia questi meccanismi familiari sia quelli di carattere

individuale sulla probabilità di intraprendere un determinato percorso di transizione dopo il

diploma, è stato costruito un modello di regressione logistica multinomiale. L’utilizzo di

questa modellistica ci consente di analizzare gli effetti dei diversi fattori sulla scelta di un

percorso post-diploma.

La variabile dipendente, cioè la condizione del diplomato a tre anni dal titolo, è

formalizzata in tre categorie che corrispondono a tre diverse scelte post-diploma: la prima,

essere uno studente universitario, la seconda, essere uno studente universitario attivo sul

mercato del lavoro e, infine la terza, essere un diplomato attivo sul mercato del lavoro.

Le variabili indipendenti sono state classificate in fattori ascrittivi e acquisitivi come

schematizzato nella tabella 2.4.

Per il canale di trasmissione familiare, i fattori ascrittivi considerati descrivono sia la

dimensione culturale sia la dimensione economica della famiglia di origine. Per gli aspetti

legati alla trasmissione culturale, si è scelto di introdurre nel modello il livello di istruzione sia

del padre sia della madre, con lo scopo di verificare l’esistenza e l’intensità di un diverso

impatto della scolarità dei genitori sulle scelte di transizione del figlio.

69

Le informazioni sulla dimensione economica della famiglia sono contemplate nel modello

attraverso l’utilizzo della variabile classe occupazionale del padre. In questa analisi si è

scelto di verificare l’influenza di questo fattore assumendo che la posizione occupazionale

del padre possa rappresentare le condizioni economiche dell’intera famiglia. A supporto di

questa impostazione metodologica, che tiene conto solo della posizione occupazionale del

padre invece che di entrambi i genitori, come suggerisce Pisati (2000), diversi studi hanno

dimostrato l’assenza di significative divergenze in termini di risultati.

A livello individuale, tra i fattori ascrittivi è stato considerato il genere mentre tra quelli

acquisitivi sono state considerate alcune variabili che descrivono la carriera scolastica, quali:

il tipo di diploma di istruzione secondaria superiore conseguito, il voto di diploma e la

presenza di eventi di ripetenza. Queste variabili, definite intervenienti da Pisati (2002),

arricchiscono l’analisi poiché, oltre ad avere effetti diretti sulla variabile dipendente, svolgono

una funzione di controllo degli effetti esercitati dalle variabili concernenti il canale familiare. In

particolare, per la variabile tipo di diploma, si fa riferimento al tipo di formazione scolastica

conclusa articolata in: licei, istruzione magistrale, istruzione artistica, istituti tecnici e istituti

professionali. Rispetto all’analisi esposta nel paragrafo precedente, alla classificazione

secondo l’orientamento general o vocational è stata preferita questa più articolata al fine di

valutare gli effetti esercitati dai diversi indirizzi scolastici sulle scelte post-diploma.

Per l’influenza del canale sociale, sono considerati solo gli effetti derivati dal contesto di

residenza della famiglia di origine dei diplomati. La variabile utilizzata è relativa alla

ripartizione geografica in cui il diplomato dichiara di risiedere, insieme alla sua famiglia, nel

periodo di frequenza della scuola secondaria di II grado.

70

Tabella 2.4. Fattori influenti sulla scelta del percorso post-diploma.

Canali di trasmissione

intergenerazionaleFattori Descrizione dei Fattori Variabili Modalità*

Fattori ascrittivi

individualiCaratteristiche anagrafiche Genere Femmina; Maschio

Tipo di diploma di istruzione

secondaria superiore

Licei, Istruzione Magistrale,

Istruzione Artistica, Istituti

Tecnici, Istituti professionali

Voto di diploma da 100 a 77centesimi;

da 76 a 60 centesimi

Presenza di eventi di ripetenza No;

Si

Livello di istruzione del padre

Titolo di istruzione terziaria;

Titolo di istruzione secondaria

superiore; Fino al titolo di

istruzione secondaria inferiore

Livello di istruzione della madre

Titolo di istruzione terziaria;

Titolo di istruzione secondaria

superiore; Fino al titolo di

istruzione secondaria inferiore

Ambiente economico familiare Classe occupazionale del padre

Borghesia; Classe media;

Piccola Borghesia; Classe

operaia

Canale sociale Fattori contestuali Ambiente sociale Ripartizione di residenza Mezzogiorno; Centro; Nord

* L'ordine di presentazione delle modalità è quello utilizzato nel modello logistico multinomiale

Canale familiare

Caratteristiche del percorso

scolasticoFatttori acquisitivi

Ambiente culturale familiare

Fattori ascrittivi

familiari

La stima del modello multinomiale è condotta su un campione di 24.047 diplomati, che

non include i nati prima del 1973 e coloro che hanno dichiarato di non svolgere nessuna

attività al momento dell’intervista. Dal campione iniziale di 25.880 diplomati, quindi, sono

state escluse 1.883 unità che presentavano un’età elevata al conseguimento del diploma o

che, a tre anni dal diploma, non erano impegnate, per vari motivi, in un percorso di

transizione. Per non alterare le caratteristiche del piano di campionamento a ciascuna unità è

stato attribuito un peso normalizzato, dato dal rapporto tra il peso originale del campione e la

somma dei pesi delle unità del collettivo analizzato.

Il modello stimato risulta adeguato a predire il fenomeno, con elevati livelli di significatività

(Chi-quadro 10.825; df 32; p-value < 0,000). Allo stesso tempo, il modello presenta livelli

soddisfacenti di adattamento ai dati (Chi-quadro della statistica di Pearson 6.910; df 4894; p-

value < 0,000).

71

Nella tabella 2.5 sono riportate le stime del modello. I coefficienti di regressione stimati

delle variabili indipendenti (riportati nella colonna B) esprimono la relazione positiva o

negativa con la variabile dipendente, data dal rapporto tra le probabilità di essere

esclusivamente uno studente universitario, o uno studente universitario attivo sul mercato del

lavoro rispetto a quella di essere un diplomato attivo nel mercato del lavoro. La stima

dell’incremento o del decremento di questi due rapporti di probabilità è data

dall’esponenziale del coefficiente B (indicato con Exp (B)). Per ciascuna stima dei parametri

è fornito il livello di significatività del test di Wald.

Tra i fattori ascrittivi familiari, l’ambiente culturale della famiglia di origine si presenta più

influente sulle scelte di transizione dei figli.

Avere un padre o una madre con un titolo terziario fa aumentare considerevolmente la

probabilità di essere uno studente universitario piuttosto che un diplomato attivo sul mercato

del lavoro (odds ratios 2,3). La transizione dalla scuola all’università è, dunque,

significativamente influenzata da livelli elevati di istruzione dei genitori: più i genitori sono

istruiti più aumentano per i loro figli le possibilità di essere, a tre anni dal diploma, uno

studente universitario piuttosto che uno studente attivo sul mercato del lavoro.

Un livello di istruzione familiare di tipo secondario superiore influenza positivamente la

propensione ai percorsi di studio anche se con un’intensità più contenuta. Si evidenzia, per

questo livello, una leggera differenza tra l’impatto del titolo di studio della madre rispetto a

quello del padre (gli odds ratios sono, rispettivamente, pari a 1,6 e 1,4).

Per la condizione di studente universitario attivo sul mercato del lavoro gli effetti dei livelli

dei titoli di studio dei genitori si presentano inferiori rispetto alla condizione esclusiva di

studente universitario. In particolare, anche se si tratta di differenze contenute, per i padri più

istruiti si rilevano scarti tra gli odds ratios stimati maggiori di quelli registrati per madri più

istruite (odds ratios rispettivamente pari a 1,7 e 2,0). Dunque, sulle scelte post-diploma

orientate verso gli studi universitari piuttosto che verso la partecipazione al mondo del lavoro,

il livello di istruzione della madre incide in maniera più forte.

La posizione occupazionale del padre influenza positivamente la scelta di un percorso di

studio, sia esso esclusivo o combinato ad attività di lavoro o di ricerca, da parte dei figli.

L’influenza è leggermente maggiore per le appartenenze a classi occupazionali più elevate

come la borghesia (odds ratio 1,5) e la classe media (odds ratio 1,4) rispetto a quelle più

basse, come la classe operaia. In generale, la classe occupazionale del padre, se diversa

dalla classe operaia, costituisce una leva positiva sulla scelta di intraprendere un percorso

universitario piuttosto che uno lavorativo, ma meno importante rispetto all’istruzione del

padre e della madre.

Tra i fattori acquisitivi individuali, le caratteristiche della carriera scolastica del diplomato

costituiscono delle determinanti importanti della transizione post-diploma. La formazione

72

scolastica di tipo liceale piuttosto che quella professionale fa aumentare notevolmente la

probabilità di essere nella condizione di studente universitario puro (odds ratio 8,4). L’odds

dei diplomati con un’istruzione magistrale è 2,6 volte più elevato dell’odds registrato dai loro

compagni che hanno concluso un percorso secondario di tipo professionale. Sia l’istruzione

artistica sia quella di tipo tecnico, rispetto ad una formazione professionale, sembrerebbero

offrire meno chances di trovarsi a tre anni dal diploma nella condizione di studente

universitario (odds ratios rispettivamente pari a 0,6 e 0,3).

Una carriera scolastica in cui non si sono verificati eventi di ripetenza e si è conclusa con

una votazione elevata al conseguimento del diploma ha effetti positivi e consistenti sulla

variabile risposta. Per i diplomati che presentano un percorso scolastico così articolato, le

possibilità di essere impegnati negli studi universitari piuttosto che di essere attivi nel

mercato del lavoro sono maggiori (per un elevato voto di diploma odds ratio pari a 4,1 e per

l’assenza di ripetenze odds ratio pari a 2,4).

L’associazione che lega gli esiti della transizione dopo il diploma al genere è positiva ma

debole. Le donne diplomate presentano un vantaggio contenuto rispetto agli uomini

nell’avviare un percorso di studi accademico piuttosto che lavorativo (odds ratio 1,2).

Il luogo di residenza della famiglia, in questo modello, non è un fattore significativo nella

scelta dei percorsi post-diploma: l’appartenenza a un determinato contesto territoriale, infatti,

non ha effetti significativi sulla condizione del diplomato a tre anni dal diploma.

Per la condizione di studente universitario attivo sul mercato del lavoro si evidenziano

delle associazioni tra le variabili esplicative e la variabile risposta del modello

sostanzialmente in linea con quelle rilevate per la condizione finora analizzata (studente

universitario) (tabella 2.5). Si rilevano differenze in termini di intensità dell’influenza delle

variabili di percorso scolastico: gli effetti dell’istruzione liceale rispetto a quella di tipo

professionale, di una votazione elevata piuttosto che di una bassa e, infine, della presenza di

ripetenze sono meno forti sulla probabilità di essere studente universitario che lavora o è alla

ricerca di lavoro, invece di essere un diplomato attivo sul mercato del lavoro.

73

Tabella 2.5. Effetti marginali sull’opportunità di intraprendere un percorso post-diploma. Stime del modello logistico multinomiale con fattori individuali

(ascrittivi e acquisitivi), fattori familiari ascrittivi e fattori contestuali.

Intercetta -2,956 0,069 1843,1 1 0,000 -2,227 0,063 1248,4 1 0,000

Genere (Maschio) Femmina 0,217 0,400 29,4 1 0,000 1,2 0,31 0,40 58,9 1 0,000 1,4

Licei 2,125 0,050 1831,4 1 0,000 8,4 1,63 0,052 996,5 1 0,000 5,1

Istruzione magistrale 0,941 0,069 187,2 1 0,000 2,6 0,912 0,069 176,5 1 0,000 2,5

Istruzione artistica -0,549 0,103 28,0 1 0,000 0,6 -0,294 0,098 9,0 1 0,003 0,7

Istituti tecnici -1,300 0,065 394,5 1 0,000 0,3 -0,971 0,059 268,9 1 0,000 0,4

Voto di diploma

(da 76 a 60 centesimi)

da 77 a 100 centesimi 1,403 0,039 1271,8 1 0,000 4,1 0,936 0,040 560,8 1 0,000 2,5

Presenza di eventi di ripetenza

(Si)

No 0,894 0,054 269,1 1 0,000 2,4 0,401 0,490 66,0 1 0,000 1,5

Titolo di istruzione terziaria 0,852 0,086 97,2 1 0,000 2,3 0,511 0,090 32,4 1 0,000 1,7

Titolo di istruzione

secondaria superiore

0,322 0,045 50,6 1 0,000 1,4 0,18 0,046 15,5 1 0,000 1,2

Titolo di istruzione terziaria 0,819 0,086 90,1 1 0,000 2,3 0,708 0,089 62,9 1 0,000 2,0

Titolo di istruzione

secondaria superiore

0,455 0,043 110,3 1 0,000 1,6 0,341 0,044 60,9 1 0,000 1,4

Borghesia 0,422 0,064 43,9 1 0,000 1,5 0,224 0,065 11,7 1 0,001 1,3

Classe media 0,313 0,057 30,3 1 0,000 1,4 0,311 0,057 29,7 1 0,000 1,4

Piccola Borghesia 0,131 0,048 7,5 1 0,000 1,1 0,099 0,048 4,2 1 0,040 1,1

Nord 0,075 0,042 3,2 1 0,073 1,1 0,084 0,042 4,0 1 0,045 1,1

Centro -0,041 0,052 0,6 1 0,431 1,0 -0,076 0,053 2,1 1 0,150 0,9

Studente universitario Studente universitario attivo nel mercato del lavoro

WaldStd. ErrorBExp(B)Std. ErrorB

Nel modello la categoria di riferimento è Diplomato attivo sul mercato del lavoro. Per i regressori la categoria di riferimento è indicata tra parentesi.

Tipo di diploma di istruzione

secondaria superiore

(Istituti professionali)

Wald df Sig. Exp(B)

Classe occupazionale del

padre (Classe operaia)

Ripartizione di residenza

(Mezzogiorno)

df Sig.

Variabili Modalità

Livello di istruzione del padre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

Livello di istruzione della madre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

74

Il confronto tra gli effetti esercitati dalle variabili oggetto d’analisi sui diversi profili

(studente universitario, studente universitario attivo nel mercato del lavoro rispetto al

diplomato attivo sul mercato del lavoro) mettono in luce come la scelta di proseguire gli studi

dedicandosi esclusivamente alle attività universitarie sia una prerogativa degli studenti che

provengono da determinati indirizzi scolastici e con una buona performance scolastica.

Considerata la forte associazione tra il tipo di formazione scolastica conclusa dal

diplomato e la possibilità di essere in un percorso di studio universitario o in uno misto

piuttosto che in uno di lavoro, si è scelto di testare un secondo modello di regressione

logistica multinomiale37 che non include questa variabile nell’analisi. Questa strategia di

analisi permette di valutare quanto varia l’influenza dei fattori relativi al canale familiare se si

esclude il fattore più importante per la determinazione degli esiti di transizione.

Le stime di questo modello (tabella 2.6) evidenziano un incremento importante degli odds

ratios per i livelli elevati di istruzione sia del padre sia della madre per entrambe le condizioni

di studente universitario (sia non attivo che attivo sul mercato del lavoro) rispetto alla

condizione di diplomato impegnato in un lavoro o alla ricerca di un lavoro. Nello specifico, sul

percorso post-diploma che combina la scelta di studio e di lavoro agisce con più forza un

livello di istruzione elevato della madre (odds ratio 3,2 rispetto al 2,5 del padre), mentre per

gli studenti universitari i rispettivi valori sostanzialmente si equivalgono, essendo prossimi al

4,0.

L’effetto della classe occupazionale del padre si rafforza, ma si tratta di variazioni di odds

ratio di poco rilievo.

Il contributo delle variabili sulla carriera scolastica confermano i livelli di associazione

rilevati nel modello precedente. A dimostrazione di come nella riuscita scolastica entra in

azione una componente soggettiva legata alle abilità e capacità individuali.

In altri termini, l’esclusione della variabile sul tipo di formazione scolastica secondaria dei

diplomati dimostra come questa variabile interveniente non contribuisca a spiegare i fattori

familiari relativi alla posizione occupazionale ma una parte di quelli riguardanti la dimensione

culturale. Il tipo di diploma è, dunque, una variabile fortemente determinata dai livelli elevati

di istruzione sia del padre sia della madre.

Rileggendo queste evidenze nell’ottica della continuità e della cumulabilità del processo di

trasmissione intergenerazionale emerge come il profilo culturale dei genitori manifesta

l’effetto più forte sulla scelta scolastica del tipo di istruzione secondaria superiore che si

riflette in maniera indiretta nella fase successiva di scelta del percorso post-diploma. La

37 Il modello, stimato su 24.047 unità, risulta adeguato a predire il fenomeno, con elevati livelli di significatività (Chi-quadro 6.747; df 24; p-value < 0,000). Allo stesso tempo, il modello presenta livelli soddisfacenti di adattamento ai dati (Chi-quadro della statistica di Pearson 2.874; df 1.444; p-value < 0,000).

75

componente culturale del canale familiare innesca influenze positive che si cumulano

attraverso effetti diretti e indiretti nelle fasi caratterizzanti dell’evento di uscita dal sistema di

istruzione.

76

Tabella 2.6. Effetti marginali sull’opportunità di intraprendere un percorso post-diploma. Stime del modello logistico multinomiale con fattori individuali

(ascrittivi e acquisitivi - esclusa la variabile tipo di diploma di istruzione secondaria superiore), fattori familiari ascrittivi e fattori contestuali.

Intercetta -3,224 0,064 2574,1 1 0,000 -2,488 0,059 1764,6 1 0,000

Genere (Maschio) Femmina 0,451 0,035 167,6 1 0,000 1,6 0,515 0,037 198,9 1 0,000 1,7

Voto di diploma

(da 76 a 60 centesimi)

da 77 a 100 centesimi 1,350 0,036 1438,0 1 0,000 3,9 0,893 0,037 571,4 1 0,000 2,4

Presenza di eventi di ripetenza

(Si)

No 1,062 0,051 433,2 1 0,000 2,9 0,499 0,047 111,7 1 0,000 1,6

Titolo di istruzione

terziaria

1,379 0,078 327,9 1 0,000 4,0 0,908 0,084 117,0 1 0,000 2,5

Titolo di istruzione

secondaria superiore

0,525 0,041 346,2 1 0,000 1,7 0,319 0,043 54,1 1 0,000 1,4

Titolo di istruzione

terziaria

1,413 0,078 327,9 1 0,000 4,1 1,165 0,083 196,1 1 0,000 3,2

Titolo di istruzione

secondaria superiore

0,733 0,039 346,2 1 0,000 2,1 0,549 0,041 176,2 1 0,000 1,7

Borghesia 0,698 0,058 78,8 1 0,000 2,0 0,430 0,062 48,0 1 0,000 1,5

Classe media 0,460 0,052 38,0 1 0,000 1,6 0,422 0,054 60,7 1 0,000 1,5

Piccola Borghesia 0,273 0,044 311,2 1 0,000 1,3 0,205 0,046 20,0 1 0,000 1,2

Nord 0,197 0,009 26,7 1 0,000 1,2 0,187 0,040 22,0 1 0,000 1,2

Centro 0,056 0,011 1,4 1 0,239 1,1 -0,007 0,500 0,0 1 0,889 1,0

Modalità B Std. Error Std. Error

Classe occupazionale del

padre (Classe operaia)

Ripartizione di residenza

(Mezzogiorno)

Wald

Nel modello la categoria di riferimento è Diplomato attivo sul mercato del lavoro. Per i regressori la categoria di riferimento è indicata tra parentesi.

Sig. Exp(B)df

Livello di istruzione del padre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

Livello di istruzione del madre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

Variabili

Studente universitarioStudente universitario attivo nel mercato del

lavoro

Wald df Sig. Exp(B) B

77

Capitolo 3. Percorsi di mobilità di istruzione e di occupazione: quanto conta la famiglia?

Nel capitolo precedente è stata studiata l’influenza del canale familiare durante le fasi cruciali

che caratterizzano il primo evento di transizione alla vita adulta: l’uscita dal sistema di

istruzione.

Nell’ottica di un processo di mobilità intergenerazionale complesso, continuo e cumulativo le

scelte attuate nelle fasi che contraddistinguono il primo evento hanno sviluppi decisivi sulle

opportunità future dei figli.

La famiglia di origine è presente in questo processo decisionale ed attraverso l’azione di

meccanismi di tipo economico e culturale influenza gli esiti di tale processo e si delinea come

uno tra i fattori determinanti dei percorsi di mobilità.

In questa seconda parte della ricerca empirica si vuole verificare come gli esiti delle scelte,

sia sul tipo di formazione scolastica sia sul percorso di transizione intrapreso, si riflettono e

caratterizzano i futuri percorsi di mobilità di istruzione e di occupazione.

Nel presente lavoro l’interesse di ricerca non è rivolto soltanto allo studio della mobilità di

istruzione, intesa come trasmissione intergenerazionale dei titoli di studio, ma anche all’analisi

dei percorsi di istruzione al fine di individuare una successione di scelte che determinano

maggiori opportunità di raggiungere il livello più elevato di istruzione.

La preferenza per questa linea di ricerca nasce da una riflessione al margine del lavoro di

Checchi, Leonardi e Fiorio (2006), i quali hanno studiato l’evoluzione della mobilità

intergenerazionale di istruzione negli ultimi sessanta anni in Italia. Gli autori hanno dimostrato

come la crescente scolarizzazione, osservata in questo periodo, ha comportato una riduzione

delle diseguaglianze, in termini assoluti, nei livelli di scolarità conseguiti. È stato registrato un

aumento del grado di mobilità intergenerazionale, misurato in anni di istruzione. Soprattutto per

le generazioni dei genitori, infatti, si è assistito ad una forte riduzione delle quote di individui con

una bassa scolarità: ci sono stati sempre meno genitori analfabeti o che non hanno completato

neanche l’obbligo scolastico. Le distribuzioni marginali della scolarità nella generazione dei figli

ed in quella dei genitori si sono avvicinate. Tuttavia il processo rallenta, o addirittura inverte la

tendenza alla convergenza, quando si considera il conseguimento del livello più alto di

istruzione, quello universitario. Nel lavoro, condotto sui dati dell’Indagine sui bilanci delle

famiglie italiane della Banca d’Italia e sulle Indagini Istat della transizione istruzione-lavoro, i tre

autori sottolineano con forza questo risultato: i figli dei genitori con un livello di istruzione al

78

massimo di tipo secondario superiore incontrano una sorta di “soffitto di vetro”38 nel conseguire

una laurea. Nel conseguimento dei livelli più elevati di istruzione permane, infatti, un

differenziale di probabilità basato sul diverso background familiare.

Tornando agli obiettivi di questa ricerca, studiare come nascono e si definiscono le

opportunità di raggiungere un livello di istruzione terziario e come la famiglia di origine influenza

queste opportunità, permette di raccogliere informazioni su quali sono le caratteristiche che un

percorso di istruzione dovrebbe avere per offrire delle prospettive di mobilità di istruzione.

Nell’ottica di un processo continuo e cumulativo, le opportunità di mobilità si sviluppano a

partire dalle scelte intraprese nelle fasi che precedono e determinano l’evento di uscita dal

sistema di istruzione. Infatti, con riferimento alle evidenze emerse nella prima parte della ricerca

applicata, la transizione verso un indirizzo di istruzione secondaria superiore di tipo generalista

offre prospettive formative a lungo termine. La scelta di questo indirizzo di studi, proprio per le

caratteristiche curricolari, è più frequente tra gli studenti che tendenzialmente sono orientati al

proseguimento degli studi oltre il livello secondario superiore. Così come la scelta di una

transizione verso gli studi universitari dopo il diploma individua un percorso che, con una certa

probabilità, si concluderà con il raggiungimento di un titolo di studio terziario.

In questa seconda parte della ricerca applicata, si vuole indagare sui fattori che determinano

le opportunità di mobilità di istruzione nelle fasi successive del percorso di istruzione a partire

dalla scelta della scuola secondaria superiore, come mostrato nella figura 3.1.

Figura 3.1. Transizioni scolastiche dei percorsi di mobilità di istruzione.

Fonte: elaborazione da Boudon (1979).

38 Come riportato in nota da Checchi, Leonardi e Fiorio (2006, p. 316): «L’espressione glass ceiling è normalmente utilizzata nell’analisi dei differenziali di genere, per indicare quell’insieme di norme e comportamenti non formalizzati che tendono ad escludere le donne dalle posizioni apicali».

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

Altro

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso

l'istruzione

terziaria

Iscrizione ad

un corso di

l'istruzione

terziaria

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

terziaria

Altro Altro Altro Altro

Tempo t Tempo t+n

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

AltroAltro

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso

l'istruzione

terziaria

Transizione

verso

l'istruzione

terziaria

Iscrizione ad

un corso di

l'istruzione

terziaria

Iscrizione ad

un corso di

l'istruzione

terziaria

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

terziaria

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

terziaria

AltroAltro AltroAltro AltroAltro AltroAltro

Tempo t Tempo t+n

79

Sono studiate le fasi del percorso di istruzione successive a quella della transizione verso

l’istruzione terziaria, limitando le analisi al segmento universitario di questo livello di istruzione39.

In prima analisi, si valutano quali sono le determinanti che influiscono sull’opportunità di

iscriversi all’università. In seconda analisi, l’attenzione è rivolta allo studio dei fattori che

influiscono sul conseguimento di un titolo universitario. Per entrambe le fasi, sono osservati gli

effetti e il peso del canale familiare, nella sua dimensione economica e culturale, nonché dei

fattori individuali, sia di tipo ascrittivo che acquisitivo40.

Rispetto all’analisi effettuata nel paragrafo 2.2, che aveva la finalità di studiare il momento

della scelta dei percorsi post-diploma dove la transizione verso l’università costituiva solo una

delle possibili alternative, in questo ambito di ricerca si esplora esclusivamente il momento di

iscrizione all’università, con lo scopo di individuare quali sono le caratteristiche che assicurano

maggiori opportunità di accedere a tale livello di istruzione.

La mobilità occupazionale è anch’essa studiata nell’ottica di un processo complesso continuo

e cumulativo. Per questi ultimi aspetti legati alla continuità e alla cumulabilità, ci viene in aiuto la

rappresentazione del percorso di mobilità occupazionale, illustrato nella figura 3.2, che illustra

come tale percorso si componga di transizioni sia scolastiche sia lavorative. Le scelte intraprese

nelle diverse fasi hanno effetti diretti e indiretti sull’esito finale del processo volto all’inserimento

professionale.

Nella prima parte di questa ricerca, presentata nel capitolo precedente, si è indagato sulle

fasi che caratterizzano il primo evento di transizione verso la vita adulta: l’uscita dal sistema di

istruzione. Per ciascuna fase le evidenze empiriche hanno messo in risalto quali sono le scelte,

sia rispetto alla formazione scolastica secondaria sia rispetto al percorso da intraprendere dopo

il diploma, volte all’inserimento occupazionale dei figli. Nello specifico, la scelta di un tipo di

formazione secondaria di tipo vocational attiva maggiori possibilità di inserimento professionale

dopo la conclusione degli studi. Così come, la scelta di intraprendere un percorso di transizione

verso il mercato del lavoro dopo il diploma è fortemente connessa con alcune caratteristiche

della carriera scolastica e del background familiare. Nel capitolo secondo è stata, dunque,

sviluppata l’analisi dei percorsi di mobilità occupazionale come studio delle opportunità di

intraprendere un percorso di transizione verso il mercato del lavoro dopo aver conseguito un

39 Non sono analizzate le transizioni verso l’istruzione post-secondaria non terziaria, che si svolge nell’ambito del sistema di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS) e verso l’istruzione terziaria non universitaria realizzata negli istituti dell’Alta formazione artistica e musicale (AFAM) e in altri istituti (Accademia Santa Cecilia, Scuola nazionale di Cinema, Accademie militari, etc.). 40 I risultati della ricerca presentati in questo secondo capitolo, riguardo all’influenza della famiglia di origine sui percorsi di istruzione e di occupazione dei figli, costituiscono una trattazione più estesa di lavori presentati, come coautrice negli anni del percorso dottorale, in convegni e giornate di studio sul tema della mobilità sociale. Nello specifico si tratta del lavoro di Muccitelli e Vallo (2009) - presentato al Convegno Disuguaglianza e Coesione Sociale, organizzato dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento (Trento, 8 e 9 Ottobre 2009)- e del lavoro di Muccitelli, Verzicco e Lo Conte (2011) - presentato alla XI edizione delle Giornate di studio della popolazione organizzata dalla Società Italiana di Statistica (Ancona, 2-4 Febbraio 2011).

80

titolo di istruzione secondaria superiore. Si tratta, dunque, del primo dei due percorsi presentati

nella figura 3.2.

Figura 3.2. Transizioni scolastiche e occupazionali dei percorsi di mobilità di occupazione.

Fonte: elaborazione da Boudon (1979).

In questo terzo capitolo, invece, si vuole investigare il processo di mobilità occupazionale che

si verifica nell’altro evento di transizione verso la vita adulta: l’ingresso nel mercato del lavoro

dopo il conseguimento di un titolo di istruzione universitario. Questo processo è osservato a tre

anni dal conseguimento di un titolo terziario con la finalità di verificare l’esistenza e il tipo di

influenza (diretta o indiretta) esercitata dal canale familiare. Nella figura 3.2, questo percorso è

rappresentato dal secondo dei percorsi illustrati. In questo caso, l’attenzione dello studio è

rivolta all’individuazione del diverso ruolo giocato dai fattori familiari e individuali, e tra questi

ultimi quelli di tipo acquisitivo posseduti dal figlio al raggiungimento del massimo livello di

istruzione.

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

Altro

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso il

mercato del

lavoro con un

titolo di

istruzione

secondaria

superiore

Altro Altro

Tempo tTempo t+n

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

Altro

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Conseguimento

di un titolo di

istruzione

terziaria

Altro Altro Altro Altro

Tempo t Tempo t+n

Transizione

verso il

mercato del

lavoro con un

titolo di

istruzione

terziaria

Transizione

verso

l’istruzione

terziaria

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

AltroAltro

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso il

mercato del

lavoro con un

titolo di

istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso il

mercato del

lavoro con un

titolo di

istruzione

secondaria

superiore

AltroAltro AltroAltro

Tempo tTempo t+n

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

Transizione

verso

l'istruzione

secondaria

superiore

AltroAltro

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Conseguimen

to di un titolo

di istruzione

secondaria

superiore

Conseguimento

di un titolo di

istruzione

terziaria

AltroAltro AltroAltro AltroAltro AltroAltro

Tempo t Tempo t+n

Transizione

verso il

mercato del

lavoro con un

titolo di

istruzione

terziaria

Transizione

verso

l’istruzione

terziaria

Transizione

verso

l’istruzione

terziaria

81

3.1. Il proseguimento degli studi: l’iscrizione all’università

La transizione dalla scuola secondaria superiore all’università costituisce una fase cruciale

per i percorsi di mobilità intergenerazione di istruzione. Lo studio dell’influenza dell’ambiente

familiare di origine sulla scelta di proseguire gli studi universitari consente di mettere a fuoco i

meccanismi di trasmissione familiare che ostacolano o favoriscono i percorsi di mobilità di

istruzione.

L’obiettivo della presente analisi è valutare la diversa influenza dei meccanismi di

trasmissione familiare, ed in particolare quelli legati all’istruzione e alla posizione occupazionale

della famiglia d’origine, nel momento della transizione universitaria. Si intende pertanto studiare

l’esistenza e la forza dei differenti effetti attivati dal livello di istruzione del padre e della madre

sulle opportunità di mobilità di istruzione dei figli. Diversi studi (Haveman e Wolfe, 1995; Hertz et

al., 2007) hanno infatti dimostrato la presenza di un’associazione positiva tra il livello di

istruzione dei genitori e quello dei figli, mentre meno concordanti sono le evidenze empiriche sul

diverso peso che il livello di istruzione del padre disgiunto da quello della madre, e viceversa, ha

sui percorsi di istruzione dei figli (Black et al., 2005; Pronzato, 2009).

Per indagare empiricamente i legami tra le diverse dimensioni del canale familiare e le

prospettive di mobilità di istruzione dei figli, si utilizzano i dati dell’indagine Istat del 2007 su

Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati. Il patrimonio informativo di questa indagine soddisfa

pienamente le specifiche esigenze della presente ricerca in quanto viene caratterizzato il

percorso scolastico concluso, l’eventuale carriera universitaria intrapresa e le variabili su

istruzione e occupazione di entrambi i genitori.

Per una prima analisi descrittiva di questi legami si presenta la distribuzione del collettivo dei

diplomati nel 2004 che si sono iscritti all’università nei tre anni successivi al conseguimento del

titolo, secondo le principali variabili inerenti la dimensione economica e culturale della famiglia

di origine.

La figura 3.3 illustra la distribuzione dei diplomati che proseguono gli studi per classe

occupazionale del padre.

La quota di studenti che prosegue negli studi universitari aumenta all’aumentare della

condizione occupazionale del padre. La quota di iscritti all’università è pari al 51,8 per cento tra i

diplomati che hanno un padre appartenente alla classe operaia, cresce al 64,4 per cento per

origini paterne nella classe media, aumenta al 77,1 per cento per i figli di un padre piccolo-

borghese fino ad arrivare a toccare l’80 per cento circa tra chi proviene da una famiglia

borghese. Anche se tra i figli con origini nella classe operaia la scelta di iscriversi all’università è

meno diffusa rispetto ai diplomati con altre origini occupazionali, comunque tra questi più della

metà di essi prosegue negli studi post-diploma.

82

Figura 3.3. Diplomati del 2004 che proseguono gli studi iscrivendosi all’università (a) per classe

occupazione del padre (b). (Valori percentuali).

79,9

77,1

64,4

51,8

65,5

20,1

22,9

35,6

48,2

34,5

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0

Borghesia

Piccola borghesia

Classe media

Classe operaia

Totale

Pa

dre

Figli

Prosegue gli studi all'università Non prosegue gli studi all'università

(a) Non sono inclusi i diplomati nati prima del 1973.

(b) Non sono inclusi i padri che hanno dichiarato di essere in un’altra condizione occupazionale.

Fonte: elaborazioni su dati dell’indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati (2007).

Spostando questa prima analisi descrittiva dalla dimensione economica a quella culturale del

canale familiare, le differenze di comportamento tra la scelta di proseguire o meno negli studi

universitari persistono. Nella tabella 3.1 sono illustrate le quote di studenti che scelgono o meno

di proseguire gli studi per livello di istruzione dei genitori, sia del padre che della madre. La

scelta di proseguire riguarda la quasi totalità dei figli di genitori con un livello di istruzione

elevato: quasi 92 studenti su 100 che hanno un padre o una madre con un titolo di studio

terziario iniziano un percorso all’università. Al contrario, la quota più elevata di diplomati che

scelgono di non proseguire gli studi dopo il conseguimento del titolo, pari al 48 per cento, si

rileva tra coloro che provengono da un ambiente culturale modesto, dove o il padre o la madre

hanno raggiunto al massimo il titolo di istruzione secondaria inferiore. Analizzando le

distribuzioni dei diplomati, che hanno proseguito o meno gli studi, rispetto al livello di istruzione

del padre o della madre non emergono differenze sostanziali: si segnala comunque una quota

di diplomati che scelgono di continuare gli studi con madre avente un titolo di studio secondario

superiore di poco maggiore rispetto a quella rilevata tra i diplomati con padre dello stesso livello

di istruzione (74,7 per cento rispetto a 73,3 per cento).

83

Tabella 3.1. Diplomati del 2004 che proseguono gli studi iscrivendosi all’università o meno (a) per livello

di istruzione del padre e della madre (valori percentuali e assoluti tra parentesi).

Genitore Livello di istruzioneProsegue

gli studi

Non

prosegue

gli studi

Fino al titolo di istruzione secondaria inferiore 52,4 47,6 100,0 (210.730)

Titolo di istruzione secondaria superiore 73,3 26,7 100,0 (173.562)

Titolo di istruzione terziaria 91,5 8,5 100,0 (50.094)

Totale 65,3 34,7 100,0 (434.386)

Fino al titolo di istruzione secondaria inferiore 52,0 48,0 100,0 (214.564)

Titolo di istruzione secondaria superiore 74,7 25,3 100,0 (175.757)

Titolo di istruzione terziaria 91,9 8,1 100,0 (44.065)

Totale 65,3 34,7 100,0 (434.386)

Padre

Madre

Totale

(a) Non sono inclusi i diplomati nati prima del 1973.

Fonte: elaborazioni su dati dell’indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati (2007).

In sintesi, dalle analisi descrittive, emerge, dunque, una netta caratterizzazione della scelta di

proseguire gli studi all’università rispetto alle due dimensioni del canale familiare. Per questo

motivo, e per verificare le diverse opportunità di accesso al livello di istruzione universitario, è

stato stimato un modello di regressione logistica binomiale, in cui la variabile dipendente

dicotomica formalizza da un lato l’evento favorevole, ossia il diplomato prosegue gli studi

iscrivendosi all’università, e dall’altro quello sfavorevole, ovvero non prosegue gli studi.

Le variabili indipendenti, illustrate nella tabella 3.2, sono classificate secondo fattori ascrittivi

(individuali e familiari), fattori acquisitivi e contestuali, inquadrati secondo il canale di

trasmissione intergenerazionale, di tipo familiare (ambiente culturale e ambiente economico) e

di tipo sociale (ambiente sociale di residenza).

Anche per la presente analisi, come per la precedente esposta nel paragrafo 2.2, i fattori

ascrittivi familiari sono definiti da variabili che sintetizzano l’ambiente culturale familiare

attraverso i livelli di istruzione dei singoli genitori, al fine di verificare l’esistenza di un diverso

effetto esercitato dalla scolarità del padre o della madre sulle opportunità di accesso

all’istruzione terziaria. Tale scelta metodologica implica la non considerazione degli effetti di

interazione dei livelli di istruzione dei genitori. Infine, l’ambiente economico familiare è descritto

dalla classe occupazionale del padre, ritenendo questa variabile una proxy adeguata delle

condizioni economiche familiari.

Per i fattori individuali ascrittivi, tra le variabili considerate influenti sulla propensione a

proseguire gli studi è stato scelto il genere, mentre per quelli acquisitivi alcune variabili che

descrivono la carriera scolastica quali il tipo di diploma, il voto di diploma e la presenza di eventi

di ripetenza. In particolare, la variabile tipo di diploma è articolata in cinque categorie che fanno

riferimento agli indirizzi scolastici in cui è stato conseguito il titolo. Tale dettaglio è stato scelto

84

per valutare la propensione a continuare gli studi che contraddistingue i singoli titoli di istruzione

secondaria superiore. Lo studio degli effetti delle variabili relative alla carriera scolastica,

definite intervenienti, come già introdotto nel paragrafo 2.2, è di grande rilevanza poiché queste

esercitano una funzione di controllo degli effetti che le variabili relative al canale familiare hanno

sulla variabile risposta.

La presenza della variabile ripartizione territoriale di residenza della famiglia del diplomato,

relativa al canale sociale, permette di verificare la presenza di un effetto territoriale sulla

possibilità di iscriversi all’università. Si tenga conto che, ad esempio, vivere in un contesto

territoriale con una maggiore e migliore disponibilità di occasioni d’impiego anche senza il

possesso della laurea deprime di per sé la propensione a proseguire all’università.

Il collettivo utilizzato per la stima del modello è composto da 24.775 diplomati. Dal campione

iniziale di 25.880 unità sono state escluse, quindi, 1.105 unità che hanno conseguito il diploma

in un’età avanzata (nati prima del 1973). Per conservare le caratteristiche del piano di

campionamento a ciascuna unità è stato attribuito un peso normalizzato definito dal rapporto tra

il peso campionario iniziale e la media dei pesi del collettivo di interesse.

Tabella 3.2. Fattori influenti sull’opportunità di proseguire gli studi all’università.

Canali di trasmissione

intergenerazionaleFattori

Descrizione dei

FattoriVariabili Modalità*

Fattori

ascrittivi

individuali

Caratteristiche

anagraficheGenere Femmina; Maschio

Tipo di diploma di istruzione

secondaria superiore

Licei, Istruzione Magistrale, Istruzione

Artistica, Istituti Tecnici, Istituti

professionali

Voto di diploma da 100 a 77 centesimi;

da 76 a 60 centesimi

Presenza di eventi di

ripetenza No; Si

Canale familiareLivello di istruzione del

padre

Titolo di istruzione terziaria; Titolo di

istruzione secondaria superiore; Fino al

titolo di istruzione secondaria inferiore

Livello di istruzione della

madre

Titolo di istruzione terziaria; Titolo di

istruzione secondaria superiore; Fino al

titolo di istruzione secondaria inferiore

Ambiente economico

familiare

Classe occupazionale del

padre

Borghesia; Classe media; Piccola

Borghesia; Classe operaia

Canale socialeFattori

contestualiAmbiente sociale Ripartizione di residenza Mezzogiorno; Centro; Nord

* L'ordine di presentazione delle modalità è quello utilizzato nel modello logistico binomiale

Caratteristiche del

percorso scolastico

Fattori

acquisitivi

Ambiente culturale

familiareFattori

ascrittivi

familiari

Il modello stimato presenta un livello elevato di significatività per la statistica test

dell’adeguamento (chi-quadro 178.963; df 20; p-value < 0,000). Dunque, il modello contenente

tutte le variabili esplicative, è significativo rispetto al modello che include solo la costante. Le

85

statistiche che valutano l’adattamento del modello ai dati sono significative (chi-quadro della

statistica di Pearson 120.909; df 5.345; p-value < 0,000). Queste informazioni sul modello

stimato confermano come le variabili indipendenti scelte colgano fattori effettivamente rilevanti

per lo studio dell’opportunità di proseguire gli studi all’università.

Il profilo di riferimento nel modello logistico è un diplomato di sesso maschile che ha

terminato un istituto professionale con un voto di diploma inferiore a 77 centesimi e ha avuto

eventi di ripetenza durante il percorso scolastico. Per l’ambiente familiare, il diplomato di

riferimento è figlio di un padre con una posizione occupazionale operaia, sia il padre sia la

madre hanno un livello di istruzione basso (al massimo un titolo di istruzione secondaria

inferiore) e risiedono in una regione del Nord.

Nella tabella 3.3 sono riportati i parametri stimati del modello. Per ciascuna modalità della

variabile esplicativa i coefficienti di regressione (indicati con B) indicano la direzione

dell’influenza di quella categoria rispetto alla categoria di riferimento sulla variabile risposta,

data dal rapporto tra la probabilità di proseguire gli studi all’università e quella di non proseguire.

Gli esponenziali di questi coefficienti (indicati con exp (B)), definiti odds ratios, indicano il peso

dell’impatto sul rapporto di probabilità, ovvero la forza dell’influenza.

Dalle stime dei parametri del modello, emerge in primo luogo il peso dei fattori individuali di

tipo acquisitivo come determinanti sulla scelta di iscriversi ad un corso universitario.

Infatti, relativamente al tipo di diploma, risulta fortemente positiva e significativa la relazione

diretta tra la probabilità di iscriversi all’università e l’aver concluso un liceo invece che una

formazione di tipo professionale: per i diplomati liceali, l’accesso agli studi universitari è un

evento molto probabile (odds ratio 10,6). Tuttavia, anche un titolo di istruzione magistrale fa

aumentare significativamente la probabilità di iscriversi all’università (odds ratio 3,3). Una

situazione differente si registra, invece, per i diplomati negli istituti di istruzione artistica o

tecnica: questo collettivo di studenti sperimenta una probabilità più bassa di accedere agli studi

universitari (odds ratios rispettivamente pari a 0,5 e 0,3).

Proseguendo nell’analisi dei fattori individuali di tipo acquisitivo, una votazione elevata

all’esame di diploma ha effetti positivi e importanti sulla possibilità di proseguire gli studi (odds

ratio 3,3), così come l’aver avuto un percorso scolastico senza eventi di ripetenza (odds ratio

1,7).

Un impatto positivo ma trascurabile si rileva rispetto al genere: essere di sesso femminile

piuttosto che maschile ha un effetto diretto debole sulla probabilità di proseguire gli studi,

segnalando un leggero vantaggio per le donne rispetto agli uomini (odds ratio 1,1). Il genere

sembra quindi non essere un fattore determinante nella transizione verso l’università, mentre si

può supporre che agisca in maniera indiretta attraverso i fattori acquisitivi relativi al percorso

scolastico concluso, così come emerso nel paragrafo 2.2.

86

Spostando l’analisi sui fattori ascrittivi familiari, si evidenzia come il livello di istruzione, tanto

del padre quanto della madre, eserciti un’influenza positiva forte e significativa sulla probabilità

di proseguire gli studi. In particolare, se i genitori hanno raggiunto il livello più elevato di

istruzione le probabilità di continuare gli studi sono le più alte (odds ratio rispettivamente pari a

2,2 e 2,3). Anche un livello di istruzione di tipo secondario superiore dei genitori stimola

positivamente l’iscrizione all’università rispetto ad un ambiente in cui questo livello è di tipo

secondario inferiore (odds ratio rispettivamente pari a 1,4 e 1,5). A parità di altre condizioni,

quindi, l’effetto del capitale culturale familiare è positivo ma il peso dell’impatto di questo fattore

sulla probabilità di iscriversi all’università diventa sempre meno importante man mano che il

livello di istruzione dei genitori si abbassa.

Anche se con intensità minore, l’influenza della posizione occupazionale del padre ha un

andamento simile sulla scelta di proseguire gli studi. Se il diplomato appartiene ad una famiglia

borghese o della classe media la probabilità di proseguire il percorso formativo con studi

universitari aumenta di 1,5 volte. L’effetto di origini piccolo borghesi è, invece, di poco più

contenuto (odds ratio 1,3).

Tabella 3.3. Effetti marginali sull’opportunità di proseguire gli studi iscrivendosi all’università. Stime del

modello logistico binomiale con fattori individuali (ascrittivi e acquisitivi), fattori familiari ascrittivi e fattori

contestuali.

Variabili Modalità B Std. Error Wald df Sig. Exp(B)

Intercetta -1,23 0,052 551,9 1 0,000

Genere

(Maschio)

Femmina 0,137 0,036 14,6 1 0,000 1,1

Licei 2,361 0,061 1509,9 1 0,000 10,6

Istruzione Magistrale 1,189 0,069 294,5 1 0,000 3,3

Istruzione Artistica -0,702 0,078 81,3 1 0,000 0,5

Istituti Tecnico -1,055 0,043 605,4 1 0,000 0,3

Voto di diploma

(da 76 a 60 centesimi)

da 77 a 100 centesimi 1,205 0,036 1140,7 1 0,000 3,3

Presenza di eventi di ripetenza

(Si)

No 0,541 0,041 173,7 1 0,000 1,7

Titolo di istruzione terziaria 0,775 0,093 69,7 1 0,000 2,2

Titolo di istruzione secondaria

superiore

0,302 0,04 57,2 1 0,000 1,4

Titolo di istruzione terziaria 0,832 0,095 76,3 1 0,000 2,3

Titolo di istruzione secondaria

superiore

0,400 0,038 108,2 1 0,000 1,5

Borghesia 0,395 0,059 44,5 1 0,000 1,5

Classe media 0,387 0,051 57,2 1 0,000 1,5

Piccola Borghesia 0,241 0,041 34,4 1 0,000 1,3

Mezzogiorno -0,014 0,037 0,1 1 0,701 1,0

Centro -0,062 0,047 1,7 1 0,190 0,9

Tipo di diploma di istruzione

secondaria superiore

(Istituti professionali)

Livello di istruzione della madre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

Ripartizione di residenza

(Nord)

Classe occupazionale del padre

(Classe operaia)

Livello di istruzione del padre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

Per la variabile risposta la categoria di riferimento è Non proseguire gli studi iscrivendosi all’università.

Per i regressori la categoria di riferimento è indicata tra parentesi.

87

Il canale sociale, relativamente all’ambiente territoriale di residenza della famiglia di origine,

non presenta effetti significativi sulla scelta di proseguire gli studi.

In sintesi, raccordando i primi risultati emersi alla verifica delle ipotesi della presente ricerca,

emergono le seguenti evidenze. Gli effetti del canale familiare, per entrambe le dimensioni, sia

culturale sia economica, sono positivi sulla scelta di continuare gli studi universitari: più elevato

è il background familiare maggiori sono le opportunità per i figli di iniziare un percorso di

formazione terziaria. Differente è invece l’intensità con cui queste due dimensioni agiscono in

questa transizione: sono più forti i meccanismi di trasmissione di istruzione, ossia quelli legati al

capitale culturale familiare, di quelli relativi alla posizione occupazionale, ovvero quelli legati al

capitale economico familiare. Non emergono differenze importanti tra la scolarità del padre e

della madre nel processo di transizione verso un percorso di formazione terziaria. Infatti, su tale

scelta non sembrano agire modelli di comportamento da parte del figlio che dipendono dal

diverso livello di istruzione del padre e della madre.

Al fine di verificare le variazioni degli effetti diretti delle due dimensioni del canale familiare

sulla propensione ad accedere ad una formazione universitaria, si presentano i risultati di un

secondo modello di regressione logistica binomiale che non include la variabile relativa al tipo di

diploma di istruzione secondaria superiore. Questo regressore, oltre a esercitare l’effetto diretto

più consistente sulla probabilità di continuare gli studi, è, a sua volta, espressione indiretta

dell’ambiente familiare di provenienza, così come dimostrato nelle analisi del paragrafo 2.2 a

conferma di diverse evidenze presenti in letteratura (Cobalti e Schizzerotto, 1994; Checchi e

Redaelli, 2010).

Le stime di questo modello, presentate nella tabella 3.4, confermano l’importanza dei fattori

acquisitivi individuali e mettono in luce un’associazione più forte tra i fattori familiari e la scelta di

studiare all’università.

Il ruolo giocato dall’istruzione dei genitori acquista maggiore rilevanza rispetto alla posizione

occupazionale del padre e emerge con più forza la relazione tra istruzione della madre e

percorsi di istruzione dei figli: un diplomato con una madre laureata ha maggiori probabilità di

iscriversi all’università rispetto ad un diplomato con un padre laureato. Infatti, rispetto al modello

precedente (tabella 3.3) gli odds ratios relativi al livello di istruzione di tipo terziario della madre

passano da 2,3 a 4,0 e quelli del padre da 2,2 a 3,6. Per un livello di istruzione secondario

superiore si rileva una crescita, in termini di odds ratio, solo per la madre, il cui valore passa da

1,5 a 1,9.

Anche la classe occupazione sembra operare con più decisione sulla scelta di proseguire gli

studi: il peso dell’impatto si differenzia maggiormente per le diverse classi, soprattutto in quanto

le origini borghesi sono più incisive sull’opportunità di iscriversi all’università (odds ratio pari a

1,9 rispetto a 1,5 nel precedente modello).

88

Il territorio di appartenenza, invece, si presenta significativo solo per le regioni del

Mezzogiorno rispetto a quelle settentrionali e con un effetto trascurabile (odds ratio 1,1).

L’esclusione della variabile relativa al tipo di diploma conseguito permette quindi ai fattori

ascrittivi familiari di esplicitare una parte di quell’influenza diretta - in parte catturata dalla

variabile tipo di diploma - che tanto i livelli elevati di istruzione dei genitori quanto posizioni

occupazionali prestigiose del padre hanno sull’opportunità dei figli di iniziare un percorso

formativo in ambito universitario.

Tabella 3.4. Effetti marginali sull’opportunità di proseguire gli studi iscrivendosi all’università. Stime del

modello logistico binomiale con fattori individuali (ascrittivi e acquisitivi – esclusa la variabile tipo di

diploma di istruzione secondaria superiore), fattori familiari ascrittivi e fattori contestuali.

Variabili Modalità B Std. Error Wald df Sig. Exp(B)

Intercetta -1,554 0,047 1079,6 1 0

Genere

(Maschio)

Femmina 0,384 0,031 153,5 1 0,0000 1,5

Voto di diploma

(da 76 a 60 centesimi)

da 77 a 100 centesimi 1,168 0,032 1311,3 1 0,0000 3,2

Presenza di eventi di ripetenza

(Si)

No 0,679 0,038 323,9 1 0,0000 2,0

Titolo di istruzione terziaria 1,284 0,084 236,0 1 0,0000 3,6

Titolo di istruzione secondaria

superiore

0,468 0,036 166,2 1 0,0000 1,6

Titolo di istruzione terziaria 1,391 0,086 262,8 1 0,0000 4,0

Titolo di istruzione secondaria

superiore

0,65 0,035 348,9 1 0,0000 1,9

Borghesia 0,633 0,054 138,4 1 0,0000 1,9

Classe media 0,513 0,046 121,7 1 0,0000 1,7

Piccola Borghesia 0,348 0,037 87,4 1 0,0000 1,4

Mezzogiorno 0,115 0,034 11,5 1 0,0010 1,1

Centro 0,014 0,043 0,1 1 0,7430 1,0

Livello di istruzione del padre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

Livello di istruzione della madre

(Fino al titolo di istruzione

secondaria inferiore)

Ripartizione di residenza

(Nord)

Classe occupazionale del padre

(Classe operaia)

Per la variabile risposta la categoria di riferimento è Non proseguire gli studi iscrivendosi all’università.

Per i regressori la categoria di riferimento è indicata tra parentesi.

3.2. L’opportunità di conseguire un titolo universitario

Con la conclusione di una formazione terziaria di tipo universitario, attraverso l’ottenimento

del titolo, si completa il percorso di istruzione.

In questa sede si intende analizzare come i fattori familiari intervengono attraverso i

meccanismi di trasmissione intergenerazionale nella fase conclusiva del processo di mobilità di

istruzione.

89

Dopo aver esaminato l’influenza dell’ambiente familiare sull’accesso al livello più elevato di

istruzione, illustrata nel paragrafo precedente, si vuole verificare come questa influenza incide

sul conseguimento del titolo di studio universitario. Riprendendo i risultati della ricerca di

Checchi, Leonardi e Fiorio (2006), si vuole verificare se anche in questo caso le caratteristiche

familiari ostacolano le opportunità di mobilità di istruzione dei figli, costruendo quello che è stato

definito dagli autori un “soffitto di vetro”.

Anche lo studio di questa fase, relativa alla conclusione di un percorso universitario con

l’ottenimento di una laurea, è condotto utilizzando la fonte dei dati relativa all’indagine Istat del

2007 sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati. L’esauriente capacità informativa offerta

dall’indagine sulla carriera universitaria, nonché sulle informazioni intergenerazionali, soddisfa a

pieno gli scopi investigativi della presente analisi. Tuttavia l’uso di questa fonte di dati non è

esente da parziali limitazioni. L’indagine del 2007 offre, infatti, un’accurata descrizione del

percorso universitario ma solo relativamente al periodo di osservazione delle unità, di tre anni,

ovvero dal momento del conseguimento del diploma nel 2004 al momento dell’intervista nel

2007. Per i diplomati che si sono iscritti all’università in questo lasso di tempo, la posizione nei

confronti degli studi universitari nel 2007 era la seguente: l’11,3 per cento aveva già conseguito

un titolo universitario (nel 99,3 per cento dei casi una laurea triennale), il 14,6 per cento aveva

interrotto gli studi universitari mentre il 74,1 per cento era ancora iscritto all’università (Istat,

2010 a). In questo studio, il collettivo di chi consegue un titolo universitario è identificato sia

dagli studenti che si sono iscritti all’università e hanno conseguito un titolo sia da quelli che

hanno una carriera universitaria regolare e che presumibilmente concluderanno con il

conseguimento del titolo. Questi ultimi studenti, e cioè i diplomati che dichiarano di essere

iscritti all’università e in regola con i crediti universitari al momento dell’intervista, costituiscono,

quindi, una proxy di chi ha conseguito un titolo universitario. Il collettivo è quindi identificato al

netto degli studenti sia che sono in ritardo con gli studi sia di quelli che li hanno intrapresi e poi

interrotti. L’esclusione di questi studenti consente perciò di non considerare nelle analisi le

carriere universitarie che non si sono concluse o non si concluderanno con successo. A

supportare tale scelta metodologica si riporta l’evidenza empirica descritta in Istat (2010 a) a

riguardo delle interruzioni universitarie: sono più frequenti e consistenti soprattutto nei primi anni

della carriera universitaria41. Si può assumere, quindi, che escludendo queste unità dalla nostra

analisi il collettivo selezionato per lo studio delle determinanti della riuscita universitaria

costituisca una buona proxy.

Come primo passo dell’analisi è di seguito illustrata la distribuzione del collettivo rispetto alle

due dimensioni del canale familiare: il livello di istruzione e la classe occupazionale del nucleo

41 La quasi totalità delle interruzioni universitarie, pari all’81,6 per cento, avviene nel primo anno di immatricolazione. Nel secondo anno, invece, le interruzioni raggiungono la quota del 15,2 per cento, nel terzo anno la quota si contrae al 3,2 per cento.

90

familiare. La scelta di analizzare l’istruzione a livello familiare è stata determinata, come già

osservato nelle precedenti analisi esplorative, dal fatto che non si riscontrano sostanziali

difformità tra gli effetti osservati della scolarità del padre e della madre sulla probabilità di

proseguire gli studi. Per la dimensione economica del canale familiare, si è scelto, invece, di

indagare la sua influenza considerando le posizioni occupazionali di entrambi i genitori,

secondo il criterio della dominanza come descritto nel capitolo primo.

Figura 3.4. Diplomati del 2004 che hanno conseguito un titolo universitario (a) per classe occupazionale

dei genitori (b). (Valori percentuali).

76,2

77,8

62,7

46,5

60,7

23,8

22,2

37,3

53,5

39,3

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0

Borghesia

Classe media

Piccola borghesia

Classe operaia

Totale

Ge

nit

ori

Figli

Consegue titolo universitario Non consegue titolo universitario

(a) Non sono inclusi i diplomati nati prima del 1973.

(b) Non sono inclusi i genitori che hanno dichiarato di essere in un’altra condizione occupazionale.

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati (2007).

Esaminando la figura 3.4 si rileva la somiglianza tra questa distribuzione e quella osservata,

rispetto alla classe occupazionale del padre, sul collettivo dei diplomati che si sono iscritti

all’università (figura 3.3). Gli studenti provenienti da una famiglia con origini nella classe media

e borghese presentano la percentuale più elevata di successo negli studi universitari

(rispettivamente 77,8 per cento e 76,2 per cento). Anche in questo caso al crescere della

posizione occupazionale della famiglia d’origine aumenta la quota di coloro che concludono con

successo il percorso universitario.

Rispetto al livello di istruzione familiare (figura 3.5), la maggiore riuscita si osserva tra i figli di

genitori che hanno conseguito anche essi un titolo universitario (quasi il 90 per cento). Di contro,

91

le difficoltà maggiori si rilevano tra i figli di famiglie in cui si è raggiunto al massimo un titolo di

istruzione primaria: solo un terzo dei diplomati che si iscrivono all’università riescono a

conseguire un titolo.

Figura 3.5. Diplomati del 2004 che hanno conseguito un titolo universitario (a) per livello di istruzione dei

genitori. (Valori percentuali).

89,8

66,1

43,1

33,7

60,7

10,2

33,9

56,9

66,3

39,3

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0

Titolo di istruzione terziaria

Titolo di istruzione secondaria

superiore

Titolo di istruzione secondaria

inferiore

Fino al titolo di istruzione primaria

Totale

Ge

nit

ori

Figli

Consegue un titolo universitario Non consegue un titolo universitario

(a) Non sono inclusi i diplomati nati prima del 1973.

Fonte: elaborazioni sui dati dell’Indagine Istat sui Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati (2007).

L’opportunità di raggiungere un titolo di istruzione terziaria è studiata utilizzando un modello

di regressione logistica binomiale. La finalità è quella di verificare le influenze dei fattori

individuali e familiari sulla possibilità di portare a compimento un percorso di mobilità di

istruzione, raggiungendo il livello più alto di istruzione, con il conseguimento del titolo di

istruzione terziaria. Il valore aggiunto di questa analisi consiste nella possibilità di poter studiare

come agiscono i meccanismi familiari di trasmissione su un collettivo di individui che ha

intrapreso e concluso con successo la transizione dalla scuola all’università.

Nel modello la variabile risposta, definita come l’opportunità di conseguire un titolo

universitario, assume due modalità: la prima in cui si verifica l’evento del conseguimento di un

titolo di studio universitario, la seconda in cui l’evento non si verifica. Assumono la prima

modalità, come specificato in precedenza, oltre agli studenti che hanno conseguito un titolo

universitario nei tre anni successivi al conseguimento del diploma, anche gli studenti iscritti e in

regola con i crediti universitari.

92

Le stime del modello sono state condotte sul campione di 22.880 diplomati del 2004, ed

anche in questo caso non sono stati inclusi i soggetti con età elevata, nati prima del 1973.

Le variabili utilizzate come regressori sono illustrate nella tabella 3.5 secondo la

classificazione dei canali di trasmissione intergenerazionali per fattori e variabili.

Tabella 3.5. Fattori influenti sull’opportunità di conseguire un titolo universitario.

Canali di trasmissione

intergenerazionaleFattori Descrizione dei Fattori Variabili Modalità*

Fattori ascrittivi

individuali

Caratteristiche

anagraficheGenere Maschio; Femmina

Caratteristiche del

percorso scolastico

Tipo di diploma di istruzione

secondaria superioreGeneral ;Vocational

Influenza familiare sulla scelta

della formazione scolastica

percepita dal diplomato

Debole; Forte

Condizione rispetto al

mercato del lavoro

Condizione occupazionale del

diplomatoNon occupato; Occupato

Ambiente culturale

familiare

Livello di istruzione del nucleo

familiare

Titolo di istruzione terziaria; Titolo di istruzione

secondaria superiore; Titolo di istruzione

secondaria inferiore; Fino al titolo di istruzione

primaria

Ambiente economico

familiare

Classe occupazionale del nucleo

familiare

Borghesia; Classe media; Piccola Borghesia;

Classe operaia

Ripartizione di residenza Nord; Centro; Mezzogiorno

Percentuale di occupatiSuperiore al valore medio; uguale al valore

medio; inferiore al valore medio

* L'ordine di presentazione delle modalità è quello utilizzato nel modello logistico binomiale

Fattori acquisitivi

Ambiente socialeCanale sociale Fattori

contestuali

Fattori ascrittivi

familiari Canale familiare

Il modello stimato con queste variabili indipendenti è adeguato a predire la variabile risposta.

La statistica test dell’adeguamento del modello è significativa (chi-quadro 218.526; df 14; p-

value < 0,000). Si rifiuta, dunque, l’ipotesi nulla che tutti i coefficienti delle variabili indipendenti

siano uguali a zero. Il modello presenta livelli soddisfacenti di adattamento ai dati (chi-quadro

della statistica di Pearson 36.982; df 1.152; p-value < 0,000).

Rispetto alle variabili esplicative utilizzate nelle precedenti analisi, già descritte rispetto alle

loro caratteristiche, in questa analisi ne sono state introdotte delle ulteriori, che arricchiscono il

contributo informativo dei fattori acquisitivi individuali e di quelli contestuali42. Per i primi,

42 Per quanto riguarda il tipo di diploma di istruzione secondaria superiore si considera la variabile che distingue tra gli orientamenti general e vocational, piuttosto che quella utilizzata nella precedente analisi, che distingueva tra le cinque categorie che fanno riferimento agli indirizzi scolastici.

93

relativamente ai regressori che descrivono le caratteristiche del percorso scolastico concluso, è

stata inserita nel modello una variabile sull’influenza, percepita dal diplomato, della famiglia

d’origine sulla scelta del tipo di istruzione secondaria superiore concluso. La variabile rilevata

secondo la scala “molto, abbastanza, poco, per niente” è stata ricodificata nelle modalità: forte

influenza della famiglia (molto e abbastanza) e debole influenza della famiglia (poco e per

niente). La condizione occupazionale del diplomato è stata inserita nel modello per considerare

l’effetto sulla riuscita universitaria anche in presenza di un impegno in un’attività lavorativa, oltre

che nello studio. Per il canale sociale, insieme all’area di residenza territoriale della famiglia di

origine, è stata considerata anche una variabile che fornisce ulteriori informazioni sulla

situazione occupazionale locale. La presenza di un mercato del lavoro attivo e recettivo, anche

per i possessori di un diploma di istruzione secondario superiore, potrebbe costituire un fattore

dissuasivo per il completamento di un percorso universitario. La variabile utilizzata per

sintetizzare queste informazioni è costruita a partire dalla percentuale di diplomati occupati

calcolata a livello regionale e classificata successivamente in tre modalità rispetto al valore

medio nazionale (superiore, uguale, inferiore). Ad ogni diplomato è stata attribuita la categoria

corrispondente alla propria regione di residenza.

I risultati della stima del modello di regressione logistica sono presentati nella tabella 3.6. I

coefficienti di regressione, indicati con B, registrano l’effetto positivo o negativo delle variabili

indipendenti sulla variabile dipendente del modello. L’esponenziale di tali coefficienti di

regressione, indicati con exp(B) e definito odds ratio, esprime la variazione del rapporto tra la

probabilità a favore (conseguire un titolo di istruzione terziaria) e la probabilità contraria in

funzione di variazioni della variabile indipendente. Nella tabella sono riportati inoltre la

significatività dei coefficienti e degli odds, attraverso la statistica test di Wald.

Il profilo di riferimento nel modello è rappresentato da un soggetto maschio, con istruzione

scolastica di tipo vocational (professionalizzante), che ha subito una forte influenza della

famiglia sulla scelta del percorso scolastico e risulta occupato a tre anni dal conseguimento del

diploma, che proviene da una famiglia appartenente alla classe operaia con un livello di

istruzione basso (analfabeta/licenza elementare), residente nelle regioni del Mezzogiorno in un

contesto regionale con una percentuale di occupati inferiore al livello nazionale. Questo profilo

base, come indicato dal coefficiente negativo dell’intercetta pari a -2,151, è connesso ad una

bassa probabilità di conseguire un titolo di studio universitario.

I fattori acquisitivi si confermano tra i più influenti sull’opportunità di raggiungere un livello di

istruzione elevato e interessano il tipo di formazione scolastica conclusa e la condizione

occupazione del diplomato a tre anni dal titolo. Possedere un titolo di istruzione secondaria

superiore di tipo generalista, orientato al proseguimento degli studi (odds ratio 11,0), e non

svolgere una attività lavorativa al momento dell’intervista (odds ratio 10,5) sono delle

94

prerogative che costituiscono un vantaggio per il raggiungimento di un livello di istruzione

universitario.

Le differenze di genere sono presenti ma con effetti contenuti: l’odds ratio si attesta al valore

di 1,2 indicando un debole vantaggio del sesso femminile rispetto a quello maschile di

conseguire un livello di istruzione universitario.

L’influenza della famiglia nella scelta della scuola percepita dal diplomato, pur essendo

significativa, presenta valori di odds ratio prossimi all’unità (0,96) e dunque poco influenti sulla

probabilità di conseguire un livello di istruzione elevato.

Tabella 3.6. Effetti marginali sull’opportunità di conseguire un titolo universitario. Stime del modello

logistico binomiale con fattori individuali (ascrittivi e acquisitivi), fattori familiari ascrittivi e fattori

contestuali.

Variabili Modalità B Std. Error Wald df Sig. Exp(B)

Intercetta -2,151 0,021 10794,3

Genere (Maschio) Femmina 0,165 0,009 316,6 1 0,000 1,2

Tipo di diploma di istruzione

secondaria superiore

(Vocational)

General 2,400 0,012 41284,2 1 0,000 11,0

Influenza familiare sulla

scelta della formazione

scolastica percepita dal

diplomato (Forte)

Debole -0,045 0,010 22,0 1 0,000 1,0

Condizione occupazionale

del diplomato (Occupato)

Non occupato 2,349 0,010 60618,0 1 0,000 10,5

Titolo di istruzione terziaria 1,387 0,025 3129,1 1 0,000 4,0

Titolo di istruzione

secondaria superiore

0,698 0,019 1394,6 1 0,000 2,0

Titolo di istruzione

secondaria inferiore

0,137 0,019 54,5 1 0,000 1,1

Borghesia 0,390 0,020 394,0 1 0,000 1,5

Classe media 0,360 0,014 661,7 1 0,000 1,4

Piccola Borghesia 0,253 0,011 561,2 1 0,000 1,3

Nord 0,363 0,018 421,2 1 0,000 1,4

Centro 0,186 0,022 74,4 1 0,000 1,2

Superiore al valore medio 0,119 0,018 46,0 1 0,000 1,1

Uguale al valore medio 0,077 0,026 8,6 1 0,003 1,1

Livello di istruzione del

nucleo familiare (Fino al

titolo di istruzione primaria)

Classe occupazionale del

nucleo familiare (Classe

operaia)

Ripartizione di residenza

(Mezzogiorno)

Percentuale di occupati

(Inferiore al valore medio)

Per la variabile risposta la categoria di riferimento è Non conseguire un titolo universitario.

Per i regressori la categoria di riferimento è indicata tra parentesi.

Tra i fattori ascrittivi familiari, si conferma il potere discriminante del livello di istruzione

familiare piuttosto che della classe occupazionale dei genitori.

95

Le probabilità maggiori di conseguire un titolo di studio elevato sono assegnate agli studenti

provenienti da una famiglia con genitori in possesso di un titolo di studio terziario (odds ratio

4,0). Questa probabilità si contrae man mano che il livello di istruzione della famiglia si fa più

modesto. Se avere dei genitori con un titolo di istruzione secondaria superiore costituisce un

importante fattore di spinta per il conseguimento di un titolo terziario (odd ratio 2,0), lo stesso

non si può affermare per i figli con genitori con un titolo di istruzione secondaria inferiore, in

quanto il vantaggio sperimentato è di poco superiore a quello dei figli con genitori che hanno al

massimo un livello di istruzione di tipo primario (odds ratio 1,1).

La posizione occupazionale della famiglia di origine presenta un’associazione positiva con la

probabilità del soggetto di raggiungere un livello di istruzione terziario, anche se con un impatto

modesto. Le opportunità di avere un percorso di istruzione che si conclude con il

raggiungimento del titolo più elevato decresce nel passaggio dalla classe borghese alla classe

operaia. Rispetto ai figli della classe operaia, i diplomati provenienti da famiglie borghesi e della

classe media (rispettivamente odds ratios 1,5 e 1,4) presentano maggiori vantaggi dei figli della

piccola borghesia (odds ratio 1,3) per il raggiungimento del massimo livello di istruzione.

L’ambiente sociale di riferimento più favorevole alle opportunità di conseguire un titolo di

istruzione elevato è relativo alle regioni del Nord e del Centro Italia rispetto alle regioni del

Mezzogiorno (rispettivamente odds ratios relativi a 1,4 e 1,2). Invece, un mercato del lavoro

locale più attivo rispetto alla media nazionale non è particolarmente influente (odds ratio 1,1).

Infine, il modello logistico consente di stimare anche la probabilità che un soggetto con un

determinato profilo (combinazione delle modalità delle variabili indipendenti) si trovi nella

condizione di raggiungere un livello di istruzione universitario.

La probabilità più elevata di avere un titolo di studio universitario è pari al 99 per cento ed è

associata ad una studentessa, che ha conseguito un diploma di tipo general, che non lavora,

che è residente al Nord, in una regione con una percentuale di occupati superiore alla media

nazionale, che proviene da una famiglia con un livello di istruzione universitario e appartenente

alla borghesia, la quale ha influenzato fortemente la scelta del tipo di scuola secondaria

superiore della figlia.

La probabilità più bassa, invece, è vicina allo zero, e si riferisce ad uno studente maschio,

che ha conseguito un diploma di tipo vocational, che è occupato, residente nel Mezzogiorno in

una regione con una percentuale di occupati inferiore alla media nazionale, proviene da una

famiglia con un livello di istruzione uguale o inferiore alla licenza elementare, appartenente ad

una classe sociale operaia e che ha influenzato debolmente la scelta del tipo di scuola da far

intraprendere al figlio.

In conclusione, dai risultati del modello emerge in primo luogo la forza dell’influenza dei

fattori acquisitivi individuali, quali la formazione scolastica conclusa e la condizione lavorativa

del diplomato, sull’opportunità di conseguire un livello di istruzione elevato. Sembra quindi,

96

riprendendo lo schema teorico della scelta razionale di Boudon (1981), che in questa fase giochi

un ruolo importante anche l’intenzionalità del soggetto e la sua capacita di porsi in relazione con

il proprio futuro. Riprendendo la chiave di lettura proposta nel rapporto Ires sulle scelte

scolastiche individuali (1996, p.15) “i soggetti assunti come agenti, che, per così dire, sanno

quello che fanno e fanno quello che vogliono, pur entro il condizionamento di vincoli definiti

anche dalle loro condizioni economiche e socioculturali di partenza”. In secondo luogo

l’ambiente familiare conserva una significativa influenza diretta ma gioca un ruolo secondario,

sebbene le informazioni relative sia all’istruzione sia alla posizione occupazionale del nucleo

familiare consentano di valutare il diverso impatto di queste due dimensioni familiari sui possibili

percorsi di mobilità dei figli. A parità di tutte le altre condizioni, il livello di istruzione dei genitori è

un fattore maggiormente influente rispetto alla loro posizione occupazionale: provenire da una

famiglia in cui almeno un genitore ha un titolo di studio terziario offre vantaggi superiori, in

termini di opportunità di istruzione, rispetto all’avere una famiglia che ricopre posizioni

occupazionali borghesi. Nei percorsi di mobilità di istruzione la trasmissione intergenerazionale

dell’istruzione mostra persistenze più marcate: un diplomato figlio di genitori con almeno un

titolo universitario ha maggiori probabilità di raggiungere lo stesso livello di istruzione della

famiglia .

Queste evidenze trovano conferme in diversi lavori (Pisati, 2002; Checchi, 2006) che

dimostrano come a origini familiari modeste, sia in termini di istruzione sia di occupazione, sono

associate maggiori difficoltà per i figli di iniziare e concludere un percorso di istruzione terziaria.

Gli effetti che un ambiente familiare svantaggiato ha sull’opportunità di raggiungere

l’istruzione più elevata sono sia economici, determinati dalle scarse risorse da destinare al

finanziamento degli studi universitari del figlio, sia culturali nei termini di trasmissione di un

modello di vita: il genitore poco istruito è poco propenso ad indirizzare il figlio verso la

prosecuzione degli studi e dunque al raggiungimento di un livello di istruzione più elevato.

L’investimento in termini di istruzione è fortemente differenziato rispetto al profilo culturale e

economico della famiglia di origine.

I riferimenti in letteratura di questa evidenza empirica sono numerosi43 e si distinguono due

interpretazioni.

La prima è legata ai vincoli di liquidità che alcune famiglie si trovano ad affrontare nei

momenti cruciali del percorso di istruzione dei figli e che influenzano le risorse necessarie per

finanziare la formazione scolastica e universitaria. Secondo questa interpretazione le famiglie

con meno risorse economiche non sosterrebbero un percorso universitario dei figli perché non

possono ottenere credito e dunque l’opportunità di conseguire un titolo universitario sarebbe

43 Per un’analisi dettagliata tra risorse economiche familiari e accesso a livello di istruzione terziaria si rimanda al lavoro di Carneiro e Heckman (2003).

97

influenzata da vincoli di liquidità dei genitori. In un’ottica propriamente sociologica, riprendendo

la citata teoria della scelta razionale di Boudon, gli investimenti in termini di istruzione sarebbero

determinati da valutazioni razionali a base economica, in cui per i soggetti di bassa estrazione

sociale, rispetto a quelli provenienti da classi più elevate, i costi economici per raggiungere un

alto livello di istruzione sono più alti, mentre le probabilità di successo, alla luce dei precedenti

risultati scolastici, sono più basse. Sostanzialmente le prospettive di mobilità che si aprono con

un raggiungimento di un elevato titolo di studio sono interpretate, dai soggetti con una bassa

estrazione sociale, non in termini di opportunità ma in termini di perdita, ovvero di non guadagno

per il periodo di studio.

La seconda interpretazione riprende i presupposti della teoria del Relative Risk Aversion

(RRA). Esisterebbe dunque una differenziale avversione al rischio di genitori con diversi livelli di

istruzione. L’istruzione è considerata un investimento rischioso che presenta sia costi incerti che

benefici incerti. Una famiglia con basso livello di istruzione è più avversa al rischio di investire in

istruzione e a parità di altre condizioni sarebbero meno orientati ad investire nell’istruzione dei

figli. Anche in questa fase avanzata del percorso di istruzione dei figli, l’ambiente culturale

familiare rappresenta un modello di comportamento da cui i figli traggono ispirazione e sostegno

nelle proprie scelte di istruzione, come per le fasi precedenti di scelta del tipo di formazione

scolastica e di iscriversi all’università. Nel legame osservato tra ambiente familiare e opportunità

di raggiungere il massimo livello di istruzione l’effetto dell’avversione al rischio dei genitori sul

conseguimento di un titolo universitario è evidente.

3.3. L’eredità della classe occupazionale familiare nei percorsi lavorativi dei figli

Nello studio dei processi di trasmissione intergenerazionale, l’analisi della mobilità

occupazionale contribuisce ad arricchire il quadro informativo sulle persistenze delle

disuguaglianze nel passaggio dai genitori ai figli. Nello specifico, questo tipo di analisi permette

di studiare la relazione tra la posizione occupazionale del figlio e quella della famiglia in cui è

cresciuto (Breen, 2004). Si osservano, dunque, le implicazioni in termini di reddito, di prestigio e

di potere derivanti dalla posizione lavorativa dei genitori sulle opportunità lavorative dei figli.

Nella presente ricerca, la mobilità occupazionale è osservata in corrispondenza dell’evento di

ingresso nel mercato del lavoro, ovvero del secondo momento di transizione verso la vita

adulta. Con riferimento al processo di mobilità occupazionale illustrato nella figura 3.2, si

focalizzerà l’attenzione sulla transizione dei figli verso il mercato del lavoro con un titolo di

istruzione terziaria di tipo universitario.

I dati dell’Indagine sull’Inserimento professionale dei laureati del 2004 condotta dall’Istat nel

2007 consentono di studiare la trasmissione intergenerazionale occupazionale esplorando le

98

relazioni tra la posizione occupazionale dei figli, raggiunta a tre anni dal conseguimento di un

titolo di istruzione universitario, e quella rilevata dai genitori.

La prospettiva di analisi offerta da questa fonte presenta il vantaggio di studiare la

trasmissione occupazionale a parità di livello di istruzione raggiunto dai figli. Restringendo

l’analisi ai soli individui laureati, infatti, si analizza la riproduzione intergenerazionale della

struttura occupazionale ceteris paribus al livello di istruzione, che, come confermato nella

letteratura più recente (Corak, 2004; Bowles et al., 2005; Morgan et al., 2006), è uno dei fattori

maggiormente influente. A tal fine, la definizione del sottocampione di analisi è stata effettuata

selezionando dal campione iniziale le unità con caratteristiche omogenee per titolo di studio e

per condizione al momento di ingresso nel mercato del lavoro.

Dal campione iniziale di 47.300 unità, rappresentativo di 260.070 laureati nel 2004, sono

state pertanto escluse:

le 840 unità che nel 2004 hanno conseguito una seconda laurea. Sono individui di

età superiore ai 30 anni nell’80 per cento dei casi e che nel 2004 hanno conseguito

una seconda laurea, prevedibilmente a completamento di un percorso formativo

iniziato in precedenza44;

le 13.343 unità che non svolgevano un’attività lavorativa al momento dell’intervista;

le 7.398 unità che si dichiarano occupate nel 2007 in un lavoro iniziato prima

dell’ottenimento della laurea. Questi individui, infatti, presentano una condizione

differente: la loro posizione sul mercato del lavoro è antecedente a quella degli altri

laureati che hanno trovato un’occupazione dopo il conseguimento del titolo

universitario.

Il sottocampione di interesse è costituito, dunque, da 25.455 unità ed è rappresentativo di

145.925 persone che hanno conseguito in Italia un titolo universitario nel 2004. Per non alterare

le caratteristiche del piano di campionamento, ciascuna unità ha un peso normalizzato, costruito

come il rapporto tra il peso campionario iniziale e la media dei pesi del collettivo di interesse.

Il primo passo per lo studio dei processi di mobilità intergenerazionale è lo studio delle

matrici di mobilità occupazionale che misurano l’associazione tra la classe occupazionale della

famiglia di origine e quella raggiunta dal figlio a tre anni dalla laurea (tabella 3.7) 45. Si evidenzia

una differente distribuzione delle posizioni occupazionali dei genitori rispetto a quelle dei figli.

L’indice di eterogeneità di Gini, attestandosi a 0,92 per la distribuzione dei genitori e a 0,67 per

quella dei figli, evidenzia un maggior livello di eterogeneità nella posizioni occupazionali dei

genitori rispetto a quelle dei figli.

44 Nel questionario di rilevazione non sono presenti domande che forniscono informazioni sul percorso accademico precedente per chi consegue una seconda laurea nel 2004. 45 La numerosità osservata nella matrice di mobilità occupazionale è pari 21.105 casi. Rispetto al collettivo di interesse, si rileva una contrazione dei casi pari al 17,1 per cento, dovuta alla presenza di valori mancanti per la variabile classe occupazionale dei genitori e dei figli.

99

L’eredità occupazionale si manifesta attraverso la persistenza intergenerazionale, espressa

dal tasso di immobilità46 pari al 35,8 per cento dei laureati: più di un terzo dei figli riesce ad

inserirsi nel mercato del lavoro ereditando la posizione occupazionale dei genitori. In

particolare, i figli di famiglie della classe media sono i più immobili (25,8 per cento) a differenza

di quelli della classe operaia che presentano una persistenza occupazionale minima (0,3 per

cento).

Tabella 3.7. Matrice di mobilità assoluta della classe occupazionale dei genitori e dei figli (valori assoluti e

percentuali).

Borghesia Classe media Piccola Borghesia Classe operaia Totale

Borghesia 1.249 2.949 572 52 4.822

% rispetto al totale 5,9 14,0 2,7 0,2 22,8

Classe media 1.420 5.454 1.043 98 8.015

% rispetto al totale 6,7 25,8 4,9 0,5 38,0

Piccola Borghesia 811 3.317 786 51 4.965

% rispetto al totale 3,8 15,7 3,7 0,2 23,5

Classe operaia 494 2.276 464 69 3.303

% rispetto al totale 2,3 10,8 2,2 0,3 15,7

Totale 3.974 13.996 2.865 270 21.105

% rispetto al totale 18,8 66,3 13,6 1,3 100,0

Classe occupazionale

del nucleo familiare

Classe occupazionale dei figli

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sull’Inserimento professionale dei laureati (2007)

Il tasso di mobilità assoluta, complemento a 100 del tasso di immobilità, indica una certa

diffusione della mobilità occupazionale dei laureati che sperimentano percorsi di mobilità

ascendente47 nel 25,9 per cento dei casi, di tipo orizzontale48 nel 20,7 per cento dei casi e, infine

di tipo discendente49 nel 17,6 per cento dei casi (tabella 3.7).

Nell’interpretazione di queste misure, che indicano una prevalenza della mobilità ascendente

su quella discendente, è necessario fare alcune considerazioni. Le tendenze di mobilità

delineate in queste prime analisi esplorative sono influenzate dalle trasformazioni della struttura

occupazionale che hanno interessato i paesi industrializzati dalla seconda metà del novecento

in poi (Ballarino e Cobalti, 2003). In primis, il processo di industrializzazione, che ha dato luogo

a fenomeni di transizione occupazionale dal settore primario al settore secondario; in secundis,

46 Il tasso di immobilità assoluta è dato dal rapporto tra i soggetti che hanno conservato la posizione di origine e il totale. 47 Comprende tutti i passaggi alla borghesia e quelli dalla classe operaia alla classe media e alla piccola borghesia. 48 Comprende tutti i passaggi tra classe media e piccola borghesia. 49 Comprende tutti i passaggi dalla borghesia alle altre classi e dalla classe media o dalla piccola borghesia alla classe operaia.

100

alla più recente terziarizzazione della società, ossia uno stadio di sviluppo economico delle

società post-industriali caratterizzato da transizioni occupazionali dal settore secondario al

terziario (Rostow, 1959). Un’altra riflessione che deve accompagnare la lettura di questi risultati

è l’effetto, non trascurabile, dovuto al sistema di classificazione applicato per la costruzione

delle variabili esaminate nella matrice di mobilità. In questo lavoro, ad esempio, il

raggruppamento delle posizioni occupazionali in quattro categorie, necessario per assicurare

significatività statistica alle singole classi in termini di numerosità, influenza i risultati delle

analisi. Il dibattito sull’operazione di classificazione delle occupazioni è, in letteratura, da

sempre aperto. Solo per fare un riferimento si citano le critiche mosse alla classificazione

utilizzata in una delle ricerche più importanti del filone di studi sulla mobilità, quella di Lipset e

Bendix (1975). Utilizzando una classificazione delle posizioni dicotomica, articolata in due

categorie (lavori manuali e lavori non manuali), per motivi legati alla comparabilità

internazionale dei risultati, molte differenze tra le distribuzioni di origine e di destinazione dei

diversi paesi scompaiono. Quindi, la comunanza di mobilità assoluta, rilevata nella ricerca di

Lipset e Bendix, sarebbe, secondo tali critiche, dovuta proprio al tipo di classificazione usata per

studiare il fenomeno.

Lo studio della mobilità assoluta si completa con l’analisi di deflusso, condotta sulle

distribuzioni percentuali di riga della matrice di mobilità, e quella di afflusso, che interessa,

invece, le distribuzioni percentuali di colonna.

L’analisi di deflusso (tabella 3.8) consente di individuare le nuove collocazioni dei figli rispetto

all’origine sociale dei genitori.

Tabella 3.8. Analisi di deflusso della matrice di mobilità occupazionale (valori percentuali).

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sull’Inserimento professionale dei laureati (2007).

L’ereditarietà occupazionale contraddistingue i figli della classe media: il 68 per cento

permane nella stessa classe dei genitori. I deflussi che sperimentano i figli laureati della classe

media sono di breve raggio e interessano prevalentemente le classi adiacenti: il 17,7 per cento

migliora la propria posizione raggiungendo la borghesia mentre il 13,0 per cento si colloca nella

classe della piccola borghesia.

101

I figli della classe occupazionale più elevata, la borghesia, persistono nella posizione di

origine in un caso su quattro (25,9 per cento) mentre il deflusso è consistente: più del 70 per

cento dei casi sperimenta l’uscita da questa classe attraverso percorsi di mobilità discendenti,

quasi sempre di breve raggio verso la classe media (61,2 per cento).

Ad ampio raggio sono, invece, i movimenti dei figli della classe operaia: il deflusso dalla

classe d’origine dei genitori è consistente (97,9 per cento) e più di due figli su tre, dopo la

laurea, raggiungono una posizione occupazionale appartenente classe media.

L’analisi di afflusso (tabella 3.9) è utile per studiare la composizione della classe

occupazionale dei figli secondo le loro origini sociali. Il tasso di auto-reclutamento, dato dal

rapporto tra i laureati immobili di una classe occupazionale e il totale dei laureati in quella

classe, è una misura utilizzata in questo tipo di analisi per verificare l’omogeneità di una classe.

Il valore massimo del tasso si rileva nella classe media (39,0 per cento), il valore minimo,

invece, nella classe operaia (25,6 per cento). Stilando una graduatoria in termini di omogeneità

di composizione delle classi occupazionali dei figli si ha la classe media al primo posto (39,0 per

cento) a seguire la borghesia (31,5 per cento), la piccola borghesia (27,4 per cento) e infine la

classe operaia (25,6 per cento). Come suggerisce Ballarino (2003), l’omogeneità di una classe

occupazionale è in stretta relazione con la sua identità: più è omogenea, più coesa e forte è la

condivisione degli interessi collettivi da parte dei suoi membri.

Tabella 3.9. Analisi di afflusso della matrice di mobilità occupazionale (valori percentuali).

Fonte: elaborazioni sui dati dell’Indagine Istat sull’Inserimento professionale dei laureati (2007).

Il passaggio allo studio della mobilità relativa è necessario per individuare le diverse

possibilità di mobilità di ciascuna classe occupazionale. Per valutare se in una società sono

garantite pari opportunità di mobilità a tutti gli individui è necessario porre a confronto la

posizione di origine con quella dei figli al netto dei cambiamenti della struttura occupazionale.

Le misure di mobilità relativa permettono di conoscere l’effettivo grado di apertura o fluidità

sociale di una società che può oscillare da un minimo, che contraddistingue le società in cui la

posizione dei figli è predeterminata da quella dei genitori (ad es. la società castale), ad un

massimo delle società definite di mobilità perfetta, in cui la posizione sociale di arrivo dei figli è

102

indipendente da quella di origine dei genitori.

Il passaggio preliminare alla costruzione della matrice di mobilità relativa (tabella 3.10) è il

calcolo dei rapporti di probabilità relative di collocarsi in una classe piuttosto che in un’altra,

sperimentate dai soggetti provenienti da un determinato background familiare50.

Partendo dalla matrice di mobilità assoluta (tabella 3.7), si costruisce la matrice di mobilità

relativa (tabella 3.10) calcolando per ciascuna combinazione di posizione occupazionale dei

genitori e dei figli una misura di sintesi delle informazioni dei relativi odds ratios51. In ogni cella è

indicato l’odds ratio generalizzato52, che esprime il vantaggio o lo svantaggio concorrenziale

medio della classe di origine analizzata rispetto a tutte le altre origini, ai fini del raggiungimento

della classe di destinazione presa in considerazione. In una società in cui, ad esempio, tutti gli

individui di una classe di origine sperimentano uguali opportunità di mobilità rispetto alle altre

origini per il raggiungimento di una determinata posizione, l’odds ratio generalizzato assumerà

valore pari a uno. Valori maggiori o minori di uno indicano, rispettivamente, un vantaggio o uno

svantaggio concorrenziale relativo della classe di origine considerata su tutte le altre per il

raggiungimento della posizione in analisi (Cobalti, 1995).

Per conoscere il livello di mobilità relativa di una determinata società si ricorre al calcolo di

una misura di sintesi della matrice di mobilità relativa – media geometrica di tutti gli odds ratios

generalizzati - che fornisce indicazioni sul livello di fluidità totale.

Lo studio della matrice di mobilità relativa dei laureati (tabella 3.10) dettaglia maggiormente

le informazioni emerse dall’osservazione della matrice di mobilità assoluta. In particolare, al

netto dei cambiamenti strutturali, la persistenza occupazionale di alcune classi sociali emerge

con più forza, così come evidenziato anche nei lavori di Istat (2006 a) e Raitano (2010).

Tabella 3.10. Matrice di mobilità relativa della classe occupazionale dei genitori e dei figli (odds ratios

generalizzati).

Fonte: elaborazioni su dati dell’Indagine Istat sull’Inserimento professionale dei laureati (2007).

50 Per dettagli sul calcolo degli odds ratio si veda l’appendice terza di Cobalti e Schizzerotto (1994). 51 Il numero di odds ratio è dato da (K-1)2 dove K è il numero di categorie della classificazione della posizione occupazionale utilizzata nella matrice di mobilità assoluta. 52 Calcolato come media geometrica di tutti i possibili rapporti di probabilità (odds ratios) di ogni cella.

103

Lo dimostrano i valori degli odds ratios generalizzati, superiori all’unità, relativi alle

combinazioni di posizioni sociali in cui origine e destinazione coincidono: la prima e l’ultima

categoria della classificazione raggiungono i livelli più alti di persistenza. Per gli originari della

borghesia si rileva un vantaggio concorrenziale sugli altri nella possibilità di trovarsi, dopo la

laurea, nella medesima classe (coefficiente relativo pari a 1,90) e un debole svantaggio rispetto

agli originari della classe media (0,89), della piccola borghesia (0,80) e della classe operaia

(0,74) nella possibilità di sperimentare mobilità discendente. In altre parole, i laureati della

classe borghese hanno più possibilità di conservare i privilegi occupazionali dei loro genitori.

Per la classe media si evidenziano due odds ratios generalizzati di poco superiori all’unità:

per il percorso di immobilità (1,10) e il percorso di mobilità discendente verso la classe operaia

(1,21). I laureati della classe media sperimentano, dunque, un rischio di poco superiore di avere

un percorso discendente piuttosto che di immobilità .

Tra i laureati provenienti da genitori della piccola borghesia il percorso più frequente è quello

di immobilità (1,42). Nel percorso di mobilità orizzontale verso la classe media, gli originari della

piccola borghesia hanno un debole vantaggio rispetto agli altri laureati (1,11).

L’origine nella classe operaia condiziona in maniera forte la persistenza dei figli rispetto alle

altre origini (2,00): il raggiungimento di un livello di istruzione elevato per i figli della classe

operaia offre meno possibilità, rispetto ai figli delle altre classi, di emanciparsi dalla propria

origine.

In linea generale, la matrice di mobilità mostra una struttura occupazionale in cui gli

spostamenti sono relativamente scarsi. A parte gli odds ratios generalizzati dei percorsi di

immobilità, i rimanenti presentano, nella maggioranza dei casi, valori compresi tra zero ed uno e

indicano percorsi poco frequenti (Ballarino e Cobalti, 2003).

La misura complessiva della matrice di mobilità relativa, data dalla media geometrica di tutti

gli odds ratios generalizzati, è pari a 0,996, un valore molto prossimo a uno che indica una

situazione di equilibrio concorrenziale. La stessa misura è calcolata a partire dagli odds ratios

generalizzati dei casi di immobilità al fine di evidenziare la frequenza dei percorsi immobili

rispetto agli altri percorsi possibili. Per questi percorsi la misura complessiva sale a 1,5 ed

evidenzia una maggiore possibilità da parte dei laureati di permanere nella classe d’origine.

L’analisi della mobilità relativa dei laureati per livello di istruzione dei genitori (tabella 3.11)

aggiunge ulteriori informazioni allo studio dei percorsi. Più il livello di istruzione familiare è

elevato e più i meccanismi di persistenza nella classe occupazionale borghese sono più forti: se

almeno uno dei due genitori ha raggiunto un livello di istruzione elevato le chances dei figli di

conservare la posizione sociale borghese sono maggiori (1,74) rispetto a quelle di un figlio

proveniente da una famiglia borghese con un livello di istruzione più basso (pari a 1,30 per un

titolo di istruzione secondaria superiore e 1,19 per un titolo di istruzione secondaria inferiore).

104

Di contro nella classe operaia si rileva un’associazione inversa tra l’istruzione familiare e la

persistenza occupazionale. I meccanismi di tipo ereditario sono leggermente più forti se le

origini familiari sono modeste, sia per la posizione occupazionale ricoperta sia per il livello di

istruzione raggiunto. Un laureato con genitori appartenenti alla classe operaia che hanno

raggiunto al massimo un livello di istruzione di tipo secondario inferiore sconta un rischio di

persistere nella stessa posizione occupazionale dei genitori superiore, anche se di poco,

rispetto a quello di un laureato con le stesse origini occupazionali ma con almeno un genitore

con un livello di istruzione di tipo terziario. Le misure in questione, infatti, si contraggono da 1,95

a 1,81.

Tabella 3.11. Matrice di mobilità relativa della classe occupazionale dei genitori e dei figli per livello di

istruzione dei genitori (odds ratios generalizzati).

(a) assenza del fenomeno.

Fonte: elaborazioni sui dati dell’Indagine Istat sull’Inserimento professionale dei laureati (2007).

Così come per la matrice di mobilità relativa della classe occupazionale presentata nella

tabella 3.10, anche gli odds ratios di queste matrici di mobilità per livello di istruzione dei genitori

confermano la presenza di una struttura occupazionale tendenzialmente stabile: la maggioranza

dei percorsi presentano valori prevalentemente compresi tra zero e uno, che si manifestano

dunque con una bassa frequenza, ad eccezione dei percorsi di mobilità discendente di breve

raggio osservati tra i figli laureati della classe borghese verso la classe media. Il rischio di

sperimentare questi percorsi di mobilità è in relazione inversa al livello di istruzione familiare: la

provenienza da una famiglia borghese con un’istruzione bassa fa aumentare le opportunità dei

figli di inserirsi nel mercato del lavoro, dopo il conseguimento della laurea, in una posizione

afferente alla classe media. Infatti, per chi proviene da un ambiente familiare borghese con un

livello di istruzione elevato, il rischio di sperimentare un percorso di mobilità discendente verso

105

la classe media è piuttosto contenuto ed è pari a 1,86. Se, invece, si considerano i laureati di

estrazione borghese ma con genitori aventi un livello di istruzione di tipo secondario superiore il

rischio di inserirsi nel mercato del lavoro occupando una posizione media raggiunge valori

elevati, pari a 8,37. Tale rischio rimane comunque alto anche se più contenuto per i figli di una

famiglia borghese che ha conseguito al massimo un titolo di istruzione secondaria inferiore.

Calcolando la misura di sintesi di mobilità occupazionale per ciascuna delle tre matrici della

tabella 3.11, ovvero la media geometrica di tutti gli odds ratios generalizzati per ciascun livello di

istruzione familiare, si evidenzia un debole vantaggio nelle opportunità di mobilità

occupazionale dei laureati provenienti da famiglie con livello di istruzione basso. Infatti, il valore

di questa misura di sintesi (0,9) è inferiore a uno per le famiglie d’origine con un livello di

istruzione terziario mentre è superiore all’unità (1,2) per quelle che hanno al massimo un titolo di

istruzione secondario inferiore, per i quali quindi si prospetta una maggiore mobilità

occupazionale.

3.4. L’opportunità di appartenere alle diverse classi occupazionali

La complessa relazione tra gli esiti dei percorsi di mobilità intergenerazionale di occupazione

e l’influenza del contesto familiare è studiata attraverso analisi complesse che fanno riferimento

ai modelli logistici multinomiali.

Focalizzare l’analisi solo su individui che hanno conseguito un titolo di istruzione terziaria

consente di depurare il fenomeno di mobilità occupazionale dagli effetti indiretti del background

familiare sul livello di istruzione raggiunto dai figli (Checchi, Ichino e Rustichini, 1999, Gabriele e

Kostoris Padoa Schioppa, 2006). In altre parole, l’influenza dei fattori familiari è misurata su un

collettivo di figli che hanno raggiunto un livello di istruzione elevato e, dunque, al netto dei

meccanismi di trasmissione dei livelli di istruzione dai genitori ai figli (Cobalti e Schizzerotto,

1994).

I modelli logistici multinomiali, per variabili di risposta categoriali, permettono di stimare le

probabilità di appartenere alle diverse classi sociali, controllando l’effetto di diversi fattori

individuali, familiari e sociali. Nella tabella 3.12 sono illustrate e definite le variabili che

permettono di ricostruire oltre alle caratteristiche dell’individuo, di tipo ascrittivo e acquisitivo,

anche alcuni aspetti del canale familiare e sociale di trasmissione intergenerazionale, articolato

in fattori ascrittivi familiari e contestuali potenzialmente influenti nei processi di mobilità.

106

Tabella 3.12. Variabili di interesse per lo studio dell’opportunità di appartenere alle diverse classi

occupazionali.

Canali di trasmissione

intergenerazionaleVariabili Modalità* Ricodifica

Genere Maschio; Femmina

Classi di etàFino a 24 anni; 25-29 anni; 30

anni e più

Stato civileCelibe/nubile;

Sposato/convivente

Sono stati esclusi i divorziati, i separati e i vedovi pari all'1

per cento dei casi

Tipo di diploma di istruzione

secondaria superioreGeneral ;Vocational

Le modalità della variabile relativa al tipo di diploma di

istruzione secondaria superiore sono state codificate

secondo la Isced 97 - International Standard Classification

of Education (UNESCO-UIS, 1997) che articola l'istruzione

secondaria in General (Istruzione liceale e magistrale);

Vocational : Istruzione tecnica, professionale e artistica)

Voto di diploma di istruzione

secondaria superiore

da 60 a 50;

da 49 a 36

Le modalità sono state costruite tenendo conto del valore

mediano della distribuzione dei voti di diploma rilevati in

centesimi.

Area disciplinare degli studi

universitari

Area Umanistica; Area

Economico-statistica; Area

Politico-sociale; Area Scientifica;

Area Ingegneria; Area

Architettura; Area Medica; Area

Educazione Fisica; Area

Giuridica

Area Umanistica (gruppo letterario, linguistico,

insegnamento, psicologico); Area Economico-statistica

(gruppo economico-statistico); Area Politico-sociale

(gruppo politico-sociale); Area Scientifica

(gruppo scientifico, chimico-farmaceutico, geo-biologico,

agrario); Area Ingegneria (gruppo ingegneria); Area

Architettura

(gruppo architettura); Area Medica

(gruppo medico); Educazione Fisica; (gruppo educazione

fisica); Area Giuridica (gruppo giuridico, difesa e sicurezza)

Voto di laurea da 110 con o senza lode a 106;

da 105 a 100; da 99 a 66

Costruita a partire dalle variabile Voto di laurea e Presenza

di Lode

Interruzioni universitarie No; Si

Laurea in corso o fuori corso In corso; Fuori corso

Lavoro durante gli studiSi, occasionalmente; Si,

continuativamente; No

Partecipazione a programmi

di studio per la mobilità

internazionale

Si; No

Formazione terziaria dopo il

titolo universitario del 2004No ; Si

Esperienza lavorativa

precedente interrotta

Esperienza interrotta a tempo

indeterminato; Esperienza

interrotta a tempo determinato;

Nessuna esperienza interrotta

Costruita a partire dalle variabili Tipologia del primo lavoro

interrotto dopo la laurea e Lavoro interrotto a tempo

determinato o indeterminato

Tempo di attesa per

l'impiego nel lavoro attualeEntro anno; Tra due e tre anni

Costrutita a partire dalla variabile Anno di inizio attuale

lavoro

Lavoro attuale a tempo in

determinato o determinato

Tempo indeterminato; Tempo

determinato

Costruita a partire dalle variabili Lavoro a tempo

determinato o indeterminato e Tipo di lavoro. La modalità

tempo determinato comprende anche i lavoratori

occasionali o stagionali

Professione figlio per livello

di competenza

Professioni Laurea; Professioni

Diploma; Professioni obbligo

scolastico o meno

Costruita a partire dalla variabile Professione tenendo

conto del livello di competenza - titolo di studio - richiesto

dalla Classificazione delle Professioni del 2001 (Istat,

2001)

Laurea requisito necessario

per accedere al lavoro

attuale

Si; No

Soddisfazione mansioni

svolte

Molto Abbastanza; Poco o Per

niente

Reddito Superiore a 1.201 euro;1.200

euro o reddito inferiore

Costruita a partire dalla variabile Reddito; le classi sono

state costruite tenendo conto del valore mediano (1.200

euro).

Canali di accesso al lavoro Formali; Informali; Iniziativa

personale

Costruita a partire dalla variabile Canali di accesso al

lavoro

Canale familiareAmbiente culturale

familiare

Livello di istruzione del

nucleo familiare

Ttolo di istruzione terziaria;

Titolo di istruzione secondaria

superiore; fino a Titolo di

istruzione secondaria inferiore

Costruita a partire dalle variabili Titolo di studio del padre e

Titolo di studio della madre secondo il criterio della

prevalenza

Condizione occupazionale

dei genitori

Entrambi occupati; Solo padre

occupato; Solo madre occupata

Costruita a partire dalle variabili relative alla Condizione

occupazionale sia del padre sia della madre

Classe occupazionale del

nucleo familiare

Borghesia; Classe media; Piccola

Borghesia; Classe operaia

Le variabili relative alla classe occupazionale sia del padre

che della madre sono costruite dalle variabili Tipo di lavoro

e Posizione della professione rilevate su entrambi i genitori.

La classe del nucleo familiare è costruita secondo il criterio

della prevalenza

Professione padre per livello

di istruzione

Professioni Laurea; Professioni

Diploma; Professioni Obbligo

scolastico o meno

Costruita a partire dalla variabile Professione tenendo

conto del livello di competenza - titolo di studio - richiesto

dalla Classificazione delle Professioni del 2001 (Istat,

2001)

Canale socialeFattori

contestualiAmbiente sociale

Ripartizione di domicilio

abitualeNord; Centro; Mezzogiorno

Costruita a partire dalla variabile Regione di domicilio

abituale

* L'ordine di presentazione delle modalità è quello utilizzato nel modello logistico multinomiale.

Fattori

Fattori ascrittivi

familiariAmbiente

economico

familiare

Caratteristiche del

percorso formativo

Caratteristiche di

inserimento

lavorativo e del

lavoro attuale

Fattori ascrittivi

individuali

Fattori acquisitivi

Caratteristiche

anagrafiche

107

Attraverso le distribuzioni percentuali delle variabili prese in considerazione (tabella 3.13) è

possibile descrivere, secondo queste caratteristiche, il collettivo di analisi. La presenza

femminile è preponderante (57,4 per cento) e due laureati su tre hanno più di 25 anni (67,0 per

cento). In particolare, l’11,2 per cento dei laureati presenta un’età elevata, uguale o superiore ai

30 anni. La presenza di questa quota è in parte dovuta al conseguimento nella maggioranza dei

casi di una laurea in corsi lunghi (69,7 per cento), della durata di quattro o sei anni, e in alcuni

corsi del vecchio ordinamento, che persistono tuttora nel sistema universitario (Istat, 2010 b).

La regolarità nel concludere gli studi negli anni previsti dagli ordinamenti interessa il 42,3 per

cento dei laureati mentre il 57,2 per cento conclude il percorso ottenendo un voto inferiore a

106/110. Gli studi di tipo umanistico raccolgono la quota più elevata dei laureati pari al 22,1 per

cento.

Per gli aspetti lavorativi, il rapporto di lavoro più diffuso è quello a tempo determinato (51,7

per cento) e rispetto alla professione53 esercitata, una quota consistente dichiara di svolgere

una professione per la quale è richiesto un livello di competenze relativo ad un’istruzione

formale di tipo secondario (44,7 per cento). Anche se in maniera grossolana, questo primo dato

mette in luce una prima criticità dell’inserimento lavorativo dei laureati: essere un lavoratore

overeducated collocato sul mercato del lavoro con un titolo di studio posseduto superiore a

quello richiesto (Istat, 2006 c).

Attivarsi nella ricerca del lavoro attraverso l’iniziativa personale, come inviando un curriculum

o rispondendo ad annunci di lavoro, è decisivo per trovare l’impiego che si sta svolgendo al

momento dell’intervista per la maggioranza dei lavoratori (53,0 per cento). A tre anni dalla

laurea, la soglia di reddito dichiarato che bipartisce la distribuzione dei laureati intervistati,

ovvero il reddito mediano, è pari a 1.200 euro, ed il 59,3 per cento degli individui percepisce un

reddito al massimo uguale a questo valore.

Le caratteristiche prevalenti dell’ambiente familiare sono relative ad un livello di istruzione

familiare di tipo secondario superiore (nel 42,6 per cento) e un’estrazione sociale riconducibile

alla classe media (38,3 per cento).

53 Nel file standard, l’informazione rilasciata sulla professione dei laureati è limitata al Grande gruppo professionale secondo la Classificazione delle professioni Istat del 2001 (Istat, 2001).

108

Tabella 3.13. Distribuzione percentuale delle variabili di interesse per lo studio dell’opportunità di

appartenere alle diverse classi occupazionali.

Variabile Modalità*Valori Percentuali (su N. casi

validi)

Missing

System

Maschio 42,6

Femmina 57,4

N. 24.948

Fino a 24 anni 33,0

25-29 anni 55,8

30 anni e più 11,2

N. 21.293

celibe/nubile 75,9

sposato/convivente 24,1

N. 25.356

General 69,1

Vocational 30,9

N. 25.455

da 60 a 50 centesimi 49,4

da 49 a 36 centesimi 50,6

N. 25.455

Area umanistica 22,1

Area Economico-statistica 16,7

Area Politico-sociale 10,3

Area Scientifica 11,8

Area Ingegneria 0,9

Area Architettura 15,7

Area Medica 5,3

Area Educazione Fisica 9,4

Area Giuridica 7,9

N. 25.455

da 110 con o senza lode a 106 42,8

da 105 a 100 28,7

da 99 a 66 28,5

N. 25.455

No 82,0

Si 18,0

N. 25.455

In corso 42,3

Fuori corso 57,7

N. 25.455

Si, occasionalmente 55,0

Si, continuativamente 11,9

No 33,1

N. 25.455

Si 8,8

No 91,2

N. 25.455

No 26,8

Si 73,2

N. 25.455

Esperienza interrotta a tempo indeterminato 7,0

Esperienza interrotta a tempo determinato 35,7

Nessuna esperienza interrotta 57,3

N. 25.455

Entro 1 anno 49,1

Tra due e tre anni 50,9

N. 23.302

Tempo indeterminato 48,3

Tempo determinato 51,7

N. 21.831

Professioni Laurea 40,3

Professioni Diploma 44,7

Professioni obbligo scolastico o meno 15,0

N. 25.455

Si 69,4

No=2 30,6

N. 25.455

Molto Abbastanza 86,7

Poco o Per niente 13,3

N. 25.447

Reddito superiore a 1201 euro 40,7

Reddito inferiore a 1200 euro 59,3

N. 23.302

Formali 24,9

Informali 22,1

Iniziativa personale 53,0

N. 25.455

Titolo di istruzione terziaria 26,2

Titolo di istruzione secondaria superiore 42,6

Fino a titolo di istruzione secondaria inferiore 31,2

N. 25.347

Entrambi occupati 56,2

Solo padre occupato 42,4

Solo madre occupata 1,4

N. 25.235

Borghesia 22,7

Classe media 38,3

Piccola Borghesia 23,4

Classe operaia 15,6

N. 25.196

Professioni laurea 18,6

Professioni Diploma 29,5

Professioni obbligo scolastico o meno 51,9

N. 24.889

Nord 53,9

Centro 22,4

Mezzogiorno 23,7

N. 25.455

* L'ordine di presentazione delle modalità è quello utilizzato nei modelli logistici multinomiali.

0Voto di diploma di istruzione secondaria

superiore

Genere 507

4.162Classi di età

Stato civile 99

Tipo di diploma di istruzione secondaria

superiore0

Partecipazione a programmi di studio per la

mobilità internazionale 0

Area disciplinare degli studi universitari 0

Voto di laurea 0

Interruzioni universitarie 0

Laurea in corso o fuori corso 0

Lavoro durante gli studi 0

Laurea requisito necessario per accedere al

lavoro attuale0

8Soddisfazione mansioni svolte

Lavoro attuale a tempo indeterminato o

determinato3.624

0Professione figlio per livello di competenza

259

Ripartizione di domicilio abituale

566

0

Classe occupazionale del nucleo familiare (a

14 anni dell'intervistato)

Professione padre per livello di competenza

220Condizione occupazionale dei genitori (a 14

anni dell'intervistato)

Tempo di attesa per l'impiego nel lavoro

attuale2.153

Reddito 2.153

108Livello di istruzione del nucleo familiare (a 14

anni dell'intervistato)

Canali di accesso al lavoro 0

Formazione terziaria dopo il titolo universitario

del 20040

Esperienza lavorativa precedente interrotta 0

109

Passando ad un livello di analisi più complesso, le analisi multivariate condotte in questa

sede presentano i risultati dei modelli multinomiali che stimano la probabilità che i figli hanno, a

tre anni dal conseguimento di un titolo di istruzione terziaria, di collocarsi nella classe

occupazionale borghese o nella classe media o nella piccola borghesia piuttosto che nella

classe operaia.

La variabile dipendente è articolata, dunque, in quattro posizioni professionali in cui la classe

operaia è definita come categoria di riferimento.

La procedura di selezione dei regressori per la stima del modello finale è stata effettuata in

più passi. Nel primo si sono analizzate le associazioni tra le variabili esplicative e la dipendente,

utilizzando gli indici di associazione per variabili nominali e ordinali (Chi-quadro, Kendall’s tau b

e Spearman’s rho), mentre nel secondo passo è stata applicata la procedura forward54 per la

selezione dei fattori del modello. Nel terzo, ed ultimo passo, la valutazione delle variabili

indipendenti è stata effettuata sulla base della significatività della stima dei singoli parametri del

modello.

Al termine di questa procedura, le variabili classe d’età e stato civile non sono state introdotte

nel modello, per mancanza di significatività statistica. Ad eccezione dell’area disciplinare degli

studi universitari55, tutte le altre variabili che descrivono il percorso di studi fino al

conseguimento della laurea sono state escluse dalla stima del modello (la tipologia e l’esito

della formazione secondaria superiore, il voto di laurea, le eventuali interruzioni universitarie,

l’aver conseguito una laurea in corso o fuori corso, l’avere lavorato durante gli studi, la

partecipazione a programmi di studio per la mobilità internazionale, l’avere intrapreso una

ulteriore formazione universitaria dopo il titolo del 2004), anche in questo caso per motivi legati

alla significatività statistica.

Le informazioni sull’inserimento lavorativo e sul lavoro attuale contribuiscono

significativamente alla spiegazione del modello, ad esclusione della variabile relativa alla

professione esercitata dai laureati classificata per il livello di competenza, eliminata durante la

procedura di selezione dei regressori.

Per i fattori ascrittivi familiari, la presenza di un’associazione tra le variabili livello di istruzione

del nucleo familiare e classe occupazionale familiare56 ha suggerito la scelta di inserirle

alternativamente nei modelli finali. Questa strategia di analisi soddisfa un duplice obiettivo:

54 La tecnica forward (in italiano: inserimento in avanti) seleziona i regressori dei modelli iniziando con un modello con solo l’intercetta e aggiungendo una ad una le variabili significative. 55 Nei modelli multinomiali la variabile relativa all’area disciplinare degli studi universitari è articolata in sette modalità (invece che nove). Tale ricodifica ha interessato le aree di studi scarsamente rappresentate in termini di laureati nel collettivo selezionato per la stima dei modelli. In particolare, l’area di ingegneria, con lo 0,6 per cento di laureati, è stata considerata nell’area di architettura. L’area medica invece è stata accorpata all’area di educazione fisica (solo il 2,6 per cento dei laureati nell’area medica). 56 Gli indici di associazione Kendall’s tau b e Spearman’s rho assumono valori pari a 0,506 e 0,567 con un elevato livello di significatività (p-value < 0,000).

110

osservare l’impatto di ciascuna dimensione del canale familiare sulla variabile risposta ed

escludere possibili problemi di collinearità tra i due regressori.

Al fine di valutare la diversa influenza esercitata dai fattori ascrittivi familiari e dai fattori

acquisitivi individuali sull’opportunità di collocarsi nelle diverse classi occupazionali, sono stati

applicati tre modelli logistici multinomiali.

Attraverso il primo modello, si vuole indagare come i fattori ascrittivi e acquisitivi del laureato,

questi ultimi connessi al percorso di studio e all’inserimento nel mercato del lavoro, insieme ai

fattori contestuali relativi all’ambiente territoriale di residenza, agiscono sulle opportunità di

ascesa occupazionale. Sono perciò state escluse da questa prima analisi le informazioni sul

canale familiare.

Il secondo modello comprende, oltre ai fattori individuali e contestuali, i fattori ascrittivi

familiari che descrivono la dimensione economica della famiglia attraverso la variabile classe

occupazionale dei genitori. Attraverso questo modello si vuole valutare la presenza di un effetto

diretto dell’ambiente economico familiare sulla variabile risposta. Allo stesso tempo, il confronto

tra le stime di questi primi due modelli permette di valutare l’effetto indiretto dei fattori di tipo

economico della famiglia di origine sui fattori acquisitivi individuali.

Nel terzo ed ultimo modello, invece, si esplora l’influenza sia dei fattori individuali sia dei

fattori culturali familiari sulle opportunità di mobilità dei figli. Anche per questo modello, il

confronto con le stime del primo modello, che contempla i soli fattori individuali e contestuali,

permette di valutare la presenza e l’entità di effetti diretti e indiretti degli aspetti culturali della

famiglia di origine sul posizionamento occupazionale dei figli.

Le stime del primo modello, presentate nella tabella 3.14, consentono, dunque, di esplorare

unicamente le influenze dei fattori individuali, legate al percorso di studio e all’inserimento nel

mercato del lavoro, e di quelli contestuali, pertinenti all’area geografica di appartenenza, sulle

opportunità di appartenere ad una determinata classe occupazionale. Il modello, stimato su

16.127 unità57, è adeguato a predire il fenomeno in esame come mostra il test del rapporto di

verosimiglianza58. Altresì, le variabili indipendenti sono tutte significative al test del rapporto di

verosimiglianza, per cui l’ipotesi nulla di coefficienti uguali a zero è stata rifiutata.

Nella tabella 3.14 i coefficienti stimati del modello di regressione logistica sono indicati con B

ed esprimono la relazione positiva o negativa con la variabile risposta data dal rapporto tra la

probabilità di appartenere ad una determinata classe occupazionale piuttosto che a quella di

riferimento. La stima dell’incremento o del decremento di tale rapporto di probabilità è dato

57 Il modello è stimato solo sui casi validi. Sono pertanto escluse tutte le unità che presentano missing value per i regressori del modello. 58 La statistica test dell’adeguamento del modello è significativa (chi-quadro 2.673; df 54; p-value < 0,000). Si rifiuta l’ipotesi nulla che tutti i coefficienti dei fattori siano uguali a zero. Il modello presenta livelli soddisfacenti di adattamento ai dati (chi-quadro della statistica di Pearson 15.904; df 12.906; p-value < 0,000). Lo pseudo R-quadrato McFadden è pari a 0,144.

111

dall’esponenziale del coefficiente B, indicato con Exp (B). Per ciascuna stima dei parametri è

fornito il livello di significatività del test di Wald59.

Il profilo di riferimento, utilizzato nel modello, è una laureata, con una formazione

accademica giuridica, domiciliata in una regione del Mezzogiorno. Rispetto al percorso

lavorativo, la laureata di riferimento dichiara di aver atteso due o più anni dal conseguimento

della laurea prima di trovare il lavoro che sta svolgendo, di essersi candidata personalmente

all’attuale posto di lavoro attraverso l’iniziativa personale, di svolgere un lavoro per cui non è

necessario il titolo universitario, di essere occupata a tempo determinato, di essere poco o per

niente soddisfatta delle mansioni lavorative svolte, di guadagnare non oltre i 1.200 euro mensili

e di non aver avuto esperienze di lavoro interrotte prima di quella attuale.

Per la scelta del profilo base si è fatto riferimento a quelle caratteristiche che, sulla base di

evidenze empiriche, non favoriscono processi di mobilità occupazionale. Infatti, richiamando il

lavoro di Tivoli, Strozza e Rottino (2011), un inserimento professionale difficile, che porta ad

essere impegnati in un lavoro per cui, ad esempio, non è stato richiesto il titolo di studio

posseduto o che presenta una bassa retribuzione, è spesso associato ad una collocazione

modesta sul mercato del lavoro. Gli autori definiscono le caratteristiche “oggettive” che

individuano un lavoro “di qualità” elevata: tra le altre, svolgere - a tre anni dalla laurea - un

lavoro da dipendente a tempo indeterminato, per cui sia stato espressamente richiesto il titolo di

studio universitario e, infine, percepire un guadagno mensile netto superiore a quello medio.

Così come l’aver conseguito un titolo accademico che non ha una buona performance sul

mercato del lavoro costituisce uno svantaggio, almeno per il primo inserimento lavorativo a tre

anni dalla laurea. Rientrano in questa casistica, i laureati dell’area giuridica che presentano, nel

periodo osservato dal 2004 al 2007, un tasso di disoccupazione più elevato rispetto al valore

medio, ossia del 36,4 per cento rispetto alla media nazionale, pari al 19,3 per cento (Istat, 2010

b)60.

Gli effetti più consistenti sulla variabile risposta si rilevano tra le variabili che sintetizzano

alcune caratteristiche dell’inserimento lavorativo e del lavoro attuale. I fattori acquisitivi relativi al

percorso lavorativo dei laureati emergono, dunque, come determinanti delle opportunità di

mobilità occupazionale.

Svolgere, a tre anni dal conseguimento della laurea, un lavoro per cui il titolo accademico è

un requisito necessario, è decisivo per collocarsi soprattutto nella classe borghese piuttosto che

nella classe operaia. L’effetto di questo fattore è in relazione diretta con le opportunità di

collocarsi nelle classi occupazionali più prestigiose: la sua influenza è positiva e forte sulla

59 La soglia per la significatività statistica dei parametri è fissata allo 0,05 per cento. Sono, pertanto, commentati solo i coefficienti con una significatività inferiore a tale soglia. 60 Come segnalato anche nella pubblicazione Istat (2010 b), una parte consistente dei laureati dell’area giuridica è impegnata nei tre anni successivi al conseguimento del titolo ancora in formazione nelle attività di praticantato.

112

probabilità di raggiungere la classe borghese (odds ratio 8,1) e la classe media (odds ratio 7,8),

è, invece, sempre positiva, ma significativamente più debole, sulla probabilità di svolgere

un’occupazione della piccola borghesia (odds ratio 2,4).

L’aver avuto precedenti esperienze di lavoro a tempo indeterminato, in seguito interrotte,

rispetto a chi non ha avuto altre esperienze al di fuori di quella attuale, fa aumentare di 3,1 volte

l’odds ratio di collocarsi nella classe borghese piuttosto che nella classe operaia. L’esperienza

lavorativa a tempo determinato interrotta è una caratteristica che contraddistingue i percorsi

occupazionali di accesso alla classe media e alla piccola borghesia (odds ratios pari a 1,4 e

1,7). La tipologia di rapporti di lavoro che precedono il lavoro attuale influenza, dunque, con

intensità differenti, le opportunità d’inserimento in classi occupazionali diverse da quella

operaia: l’aver svolto un lavoro a tempo indeterminato fa aumentare notevolmente le chances di

svolgere un’occupazione di tipo borghese, mentre quello a tempo determinato è un passaggio

preliminare che facilita l’accesso alla classe media e alla piccola borghesia.

Essere soddisfatti delle competenze professionali teoriche e pratiche richieste nel lavoro,

aumenta le opportunità di collocarsi in posizioni occupazionali più importanti, quali quelle

borghesi e della classe media (odds ratios pari a 2,2 e 1,8), mentre non ha effetti

statisticamente significativi per la classe occupazionale relativa alla piccola borghesia.

Per gli aspetti legati alla retribuzione economica del lavoro, avere un reddito superiore a

1.200 euro, assicura una maggiore propensione ad accedere alle classi occupazionali più

elevate: l’effetto di questo fattore risulta essere forte per la borghesia (odds ratio 2,2), discreto

per la classe media (odds ratio 1,5) e non significativo per la piccola borghesia.

La modalità di inserimento lavorativo sembra avere influenza solo per il posizionamento nella

classe borghese e nella classe media. Rispetto all’iniziativa personale, infatti, le azioni di ricerca

di lavoro di tipo formale, come la partecipazione ad un concorso pubblico o l’utilizzo di canali di

collegamento pubblici o privati, hanno un effetto positivo e statisticamente significativo per

collocarsi nella classe media (odds ratio 1,5) piuttosto che nella classe operaia. Per appartenere

alla classe borghese, invece, sono più efficaci le azioni di ricerca informali, come procurarsi il

contatto lavorativo attraverso l’utilizzo di reti di relazioni interpersonali, prevalentemente, ad

esempio, la conoscenza diretta del datore di lavoro da parte di un conoscente (odds ratio 2,5).

Da queste stime, si deduce, quindi, che le modalità di ricerca di lavoro possono risultare

determinanti per le carriere individuali e per i loro esiti in termini di conseguimento di una

posizione occupazionale più o meno privilegiata. Questi risultati sostengono le evidenze rilevate

nel lavoro di Ballarino e Bratti (2010)61 in cui emerge come tra i laureati provenienti dalla

borghesia sia maggiore la probabilità, rispetto a quelli provenienti dalla classe operaia, di

61 Gli autori utilizzano i dati dell’edizione del 2001 dell’indagine Istat sull’Inserimento professionale dei laureati per stimare la probabilità di trovare lavoro attraverso i canali informali piuttosto che formali.

113

trovare un impiego tramite contatti diretti con il datore di lavoro. Quindi una modalità informale di

ricerca di lavoro sembra caratterizzare sia l’accesso alle posizioni borghesi sia la provenienza

da tale classe.

Il tempo intercorso tra il conseguimento della laurea e l’impiego nell’attuale lavoro è un altro

fattore significativo per i percorsi di mobilità: iniziare l’attività lavorativa entro un anno dalla

laurea agevola il posizionamento in classi sociali diverse da quella operaia, come la classe

media (odds ratio 1,7) e la piccola borghesia (odds ratio 1,5). Il contratto di lavoro, a tempo

determinato o a tempo indeterminato, non è un fattore statisticamente significativo per

determinare la probabilità di collocarsi nelle classi occupazionali borghesi e della classe media.

Avere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato piuttosto che a tempo determinato influisce

negativamente sulla probabilità di collocarsi nella piccola borghesia invece che nella classe

operaia (odds ratio 0,7).

Tra i fattori ascrittivi individuali il coefficiente associato al genere non è significativo per il

posizionamento nella borghesia, al contrario per quello nella classe media e nella piccola

borghesia in cui si rileva uno svantaggio per il genere maschile rispetto al femminile (odds ratios

rispettivamente pari a 0,5 e 0,4).

L’area di formazione universitaria conclusa ha delle connessioni solo su alcuni percorsi di

destinazione sociale. Rispetto all’area di formazione di riferimento - quella giuridica - l’aver

conseguito un titolo universitario nell’area economico-statistico offre maggiori opportunità di

ingresso nelle posizioni occupazionali diverse da quelle operaie. Questo tipo di formazione,

orientata su contenuti economici e statistici, offre significativi vantaggi per l’inserimento nella

borghesia (odds ratio pari a 6,3), nella piccola borghesia (odds ratio pari a 5,3) e nella classe

media (odds ratio pari a 3,7). I laureati in discipline di tipo politico-sociale hanno più chances di

raggiungere una posizione borghese rispetto ai laureati in area giuridica (odds ratio pari a 3,1). Il

vantaggio positivo, anche se più contenuto, è mantenuto anche per l’inserimento occupazionale

di questa categoria di laureati nella classe della piccola borghesia (odds ratio 2,3). Solo per

l’ingresso nella classe piccolo borghese alcune formazioni accademiche presentano dei netti

svantaggi rispetto agli studi giuridici. È il caso dei laureati dei gruppi dell’area scientifica, di

architettura-ingegneria e di educazione fisica-medica (rispettivamente odds ratios pari a 0,4, 0,5

e 0,3). I forti svantaggi occupazionali che interessano i laureati di questi ambiti disciplinari,

rispetto a quelli dell’area giuridica, sono da ricercare nel diverso inserimento professionale che

questi laureati sperimentano a tre anni dalla laurea. Le analisi descrittive sul collettivo di

riferimento evidenziano per queste categorie di lauree quote inferiori di occupati nelle classi

della piccola borghesia e operaia rispetto a quella rilevata per i laureati nel gruppo giuridico. In

termini percentuali l’11,5 per cento dei laureati dell’area scientifica è posizionato nelle due classi

della piccola borghesia e della classe operaia, a seguire il 7,3 per cento dei laureati in

architettura-ingegneria, il 3,8 dei laureati nel gruppo di educazione fisica-medico, contro una

114

quota pari al 13,0 per cento dei laureati nell’ambito giuridico. L’allocazione tra le due classi di

questi ambiti disciplinari è a favore della classe operaia, a differenza dei laureati dell’area

giuridica che presentano quote maggiori di occupati nella piccola borghesia. Si può affermare

che i laureati dell’area giuridica si collocano tendenzialmente in misura maggiore nelle posizioni

piccolo borghese e operaia rispetto ai laureati delle aree scientifica, architettura-ingegneria,

educazione fisica e medica. Tuttavia, la distribuzione dei laureati in ambito giuridico tra queste

due classi è migliore: più facilmente degli altri laureati, questi raggiungono una classe

occupazionale piccola borghese piuttosto che la classe operaia62.

In questo modello, l’ambiente territoriale di appartenenza del laureato non è particolarmente

influente sui percorsi di destinazione occupazionale: è significativo solo per la stima del rapporto

tra la probabilità di appartenere alla piccola borghesia ed in misura minore alla classe operaia.

In particolare, vivere nelle regioni settentrionali fa avere più opportunità di collocarsi nella

piccola borghesia (odds ratio 1,6).

62 Fatto 100 i laureati occupati nelle classi piccola borghesia e operaia la composizione percentuale per aree di studi è così articolata: giuridica (90 per cento e 10 per cento), architettura-ingegneria (78 per cento e 22 per cento), scientifica (82 per cento e 18 per cento) e educazione fisica- medica (83 per cento e 17 per cento).

115

Tabella 3.14. Effetti marginali sull’opportunità di appartenere alle diverse classi occupazionali. Stime del modello logistico multinomiale con fattori individuali

(ascrittivi e acquisitivi) e fattori contestuali.

Variabili B Std. Error Wald df Sig. Exp(B) B Std. Error Wald df Sig. Exp(B) B Std. Error Wald df Sig. Exp(B)

Intercetta -2,817 0,524 28,9 1 0,00 1,900 0,320 35,2 1 0,00 2,125 0,329 41,7 1 0,00

Genere

(Femmina) Maschio -0,204 0,217 0,9 1 0,35 0,8 -0,745 0,162 21,0 1 0,00 0,5 -1,031 0,168 37,7 1 0,00 0,4

Area umanistica 0,489 0,443 1,2 1 0,27 1,6 0,160 0,275 0,3 1 0,56 1,2 -0,015 0,283 0,0 1 0,96 1,0

Area Economico-statistica 1,845 0,474 15,1 1 0,00 6,3 1,296 0,340 14,5 1 0,00 3,7 1,671 0,346 23,3 1 0,00 5,3

Area Politico-sociale 1,142 0,486 5,5 1 0,02 3,1 0,565 0,326 3,0 1 0,08 1,8 0,833 0,333 6,3 1 0,01 2,3

Area Scientifica -0,500 0,483 1,1 1 0,30 0,6 -0,110 0,290 0,1 1 0,70 0,9 -0,835 0,305 7,5 1 0,01 0,4

Area Architettura - Ingegneria 0,018 0,445 0,0 1 0,97 1,0 0,051 0,282 0,0 1 0,86 1,1 -0,790 0,299 7,0 1 0,01 0,5

Area Educazione Fisica - Medica 0,094 0,498 0,0 1 0,85 1,1 0,127 0,332 0,1 1 0,70 1,1 -1,228 0,357 11,9 1 0,00 0,3

Tempo di attesa per

l'impiego nel lavoro attuale

(Tra due e tre anni) Entro un anno 0,235 0,209 1,3 1 0,26 1,3 0,525 0,154 11,6 1 0,00 1,7 0,419 0,160 6,9 1 0,01 1,5

Formali 0,062 0,253 0,1 1 0,81 1,1 0,437 0,184 5,6 1 0,02 1,5 0,153 0,190 0,7 1 0,42 1,2

Informali 0,919 0,218 17,9 1 0,00 2,5 0,021 0,166 0,0 1 0,90 1,0 0,056 0,172 0,1 1 0,74 1,1

Laurea requisito necessario per

accedere al lavoro attuale

(Laurea requisito non necessario) Laurea requisito necessario 2,090 0,218 91,7 1 0,00 8,1 2,052 0,163 159,4 1 0,00 7,8 0,883 0,168 27,7 1 0,00 2,4

Lavoro attuale a tempo indeterminato o

determinato

(Tempo determinato) Tempo indeterminato 0,232 0,219 1,1 1 0,29 1,3 -0,102 0,158 0,4 1 0,52 0,9 -0,350 0,162 4,7 1 0,03 0,7

Soddisfazione mansioni svolte

(Poco o per niente soddisfatto) Molto o abbastanza 0,771 0,280 7,6 1 0,01 2,2 0,605 0,166 13,3 1 0,00 1,8 -0,310 0,170 3,3 1 0,07 0,7

Reddito

(Reddito uguale o inferiore a 1.200

euro) Reddito superiore a 1.201 euro 0,775 0,214 13,1 1 0,00 2,2 0,410 0,163 6,3 1 0,01 1,5 -0,044 0,170 0,1 1 0,79 1,0

Esperienza interrotta

a tempo indeterminato 1,122 0,345 10,6 1 0,00 3,1 0,462 0,290 2,5 1 0,11 1,6 0,440 0,301 2,1 1 0,14 1,6

Esperienza interrotta

a tempo determinato 0,372 0,213 3,0 1 0,08 1,5 0,337 0,157 4,6 1 0,03 1,4 0,544 0,162 11,3 1 0,00 1,7

Nord -0,217 0,225 0,9 1 0,33 0,8 0,253 0,171 2,2 1 0,14 1,3 0,461 0,178 6,7 1 0,01 1,6

Centro -0,521 0,275 3,6 1 0,06 0,6 0,068 0,200 0,1 1 0,73 1,1 0,203 0,208 1,0 1 0,33 1,2

Classe media Piccola borghesia

Ripartizione

di domicilio abituale

(Mezzogiorno)

Borghesia

Area disciplinare

degli studi universitari

(Area Giuridica)

Canali di accesso al lavoro

(Per iniziativa personale)

Esperienza lavorativa precedente

interrotta

(Nessuna esperienza interrotta)

Per la variabile di risposta la categoria di riferimento è la classe operaia. Per i regressori le categorie di riferimento sono riportate tra parentesi. In grassetto sono evidenziati i

coefficienti con un livello di significatività inferiore al 0,05 per cento

116

Le stime del secondo modello63, riportate nella tabella 3.15, integrano l’analisi delle

opportunità di inserimento professionale dei laureati con la variabile che sintetizza la

posizione occupazionale della famiglia. Si ricorda che il secondo modello comprende, oltre ai

fattori individuali (ascrittivi e acquisitivi) e i fattori contestuali, la situazione economica della

famiglia d’origine, con lo scopo di valutarne l’eventuale effetto diretto sulla variabile risposta

e, attraverso il confronto tra le stime prodotte dai due modelli (tabella 3.14 e tabella 3.15),

valutarne l’effetto indiretto sui fattori acquisitivi individuali.

L’integrazione nel modello delle informazioni sulla posizione familiare non modifica in

maniera significativa le associazioni tra i regressori dei fattori individuali (ascrittivi e

acquisitivi) e l’opportunità di appartenere alle diverse classi sociali, emerse nel modello

precedente che escludeva le informazioni intergenerazionali. Le conclusioni principali tratte

su tali regressori sono confermate anche in questo secondo modello, con l’unica eccezione

per la variabile territoriale che in questo modello presenta un coefficiente significativo per le

regioni centrali rispetto al Mezzogiorno. In particolare, essere domiciliati in una regione del

centro Italia costituisce uno svantaggio sulle opportunità di posizionarsi nella classe

borghese (odds ratio 0,6).

Per la destinazione occupazionale più ambita, quale la classe borghese, l’effetto della

classe occupazionale di origine è importante soprattutto se si proviene da una famiglia con

occupazione borghese o della classe media (odds ratios pari a 2,4 e 2,0). Queste origini

assicurano ai loro figli un vantaggio nel collocarsi nella borghesia rispetto ai figli della classe

operaia.

Per la destinazione nella classe media l’effetto della situazione economica della famiglia

di origine è positivo e crescente al passaggio dalle fasce sociali più elevate a quelle più

basse. Il rapporto tra la probabilità di entrare nella classe media e quella di appartenere alla

classe operaia è pressoché lo stesso sia per i figli laureati di una famiglia borghese sia per

quelli della classe media ed è almeno 1,7 volte più elevato se confrontato con quello di un

laureato con origini operaie. Questo rapporto di probabilità aumenta, raggiungendo un

incremento pari a più del doppio (odds ratio 2,3), se si comparano le origini di un laureato

della piccola borghesia con quelle della classe operaia.

Per la destinazione nella piccola borghesia è significativo, ed ha un effetto positivo, il

coefficiente relativo al posizionamento nella stessa classe di origine: provenire da una classe

piccolo borghese invece che dalla classe operaia fa aumentare di 2,4 volte il rapporto di

63 Il modello è stimato solo sui casi validi pari a 15.961 unità. Sono state pertanto escluse dall’analisi tutte le unità che presentano missing value. La statistica test dell’adeguamento del modello è significativa (chi-quadro 2.654; df 63; p-value < 0,000). Si rifiuta l’ipotesi nulla che tutti i coefficienti dei fattori siano uguali a zero. Il modello presenta livelli soddisfacenti di adattamento ai dati (chi-quadro della statistica di Pearson 27.702; df 23.232; p-value < 0,000). Lo pseudo R-quadrato McFadden è pari a 0,145.

117

probabilità di appartenere alla classe piccola borghesia piuttosto che alla classe operaia.

Anche i figli con origini nella classe media rispetto a chi ha i genitori occupati nella classe

operaia presentano un vantaggio nel posizionarsi nella piccola borghesia (odds ratio 1,5).

Dai risultati del modello emergono con forza i meccanismi di persistenza generazionale

della classe borghese e della piccola borghesia: i laureati con queste origini hanno più

chances di inserirsi nella stessa posizione occupazionale dei loro genitori. La classe media si

contraddistingue per una maggiore fluidità sociale: le opportunità di accesso a questa classe

sono maggiori per i figli della piccola borghesia. Si rileva, dunque, più possibilità di percorsi di

mobilità orizzontali di breve raggio verso questa classe, sia di tipo ascendente, per i laureati

con origini piccolo borghese, sia di tipo discendente per i laureati con origini borghesi.

Dalle stime di questo modello si evidenzia, quindi, da un lato la presenza di un effetto

diretto della dimensione economica familiare sulla variabile risposta e dall’altro la poca

rilevanza del suo effetto indiretto sui fattori acquisitivi individuali che interessano l’area di

formazione universitaria, le caratteristiche dell’inserimento lavorativo e del lavoro che i

laureati stanno svolgendo al momento dell’intervista. Piuttosto che in questa fase di

transizione alla vita adulta, ovvero l’ingresso nel mercato del lavoro, l’azione indiretta dei

meccanismi di trasmissione familiare di tipo economico è più evidente nelle fasi di scelta che

caratterizzano il primo evento di transizione alla vita adulta: l’uscita dal sistema di istruzione.

118

Tabella 3.15. Effetti marginali sull’opportunità di appartenere alle diverse classi occupazionali. Stime del modello logistico multinomiale con fattori individuali

(ascrittivi e acquisitivi), fattori contestuali e fattori ascrittivi familiari descritti dalla classe occupazionale del nucleo familiare (a).

Variabili B Std. Error Wald df Sig. Exp(B) B Std. Error Wald df Sig. Exp(B) B Std. Error Wald df Sig. Exp(B)

Intercetta -3,389 0,561 36,5 1 0,00 1,378 0,345 16,0 1 0,00 1,681 0,355 22,4 1 0,00

Genere

(Femmina) Maschio -0,235 0,218 1,2 1 0,28 0,8 -0,758 0,164 21,5 1 0,00 0,5 -1,025 0,169 36,8 1 0,00 0,4

Area umanistica 0,527 0,446 1,4 1 0,24 1,7 0,159 0,276 0,3 1 0,57 1,2 -0,048 0,284 0,0 1 0,87 1,0

Area Economico-statistica 1,889 0,475 15,8 1 0,00 6,6 1,328 0,341 15,2 1 0,00 3,8 1,683 0,347 23,5 1 0,00 5,4

Area Politico-sociale 1,189 0,487 6,0 1 0,01 3,3 0,585 0,327 3,2 1 0,07 1,8 0,847 0,334 6,4 1 0,01 2,3

Area Scientifica -0,398 0,485 0,7 1 0,41 0,7 -0,074 0,292 0,1 1 0,80 0,9 -0,815 0,306 7,1 1 0,01 0,4

Area Architettura - Ingegneria 0,091 0,446 0,0 1 0,84 1,1 0,094 0,283 0,1 1 0,74 1,1 -0,766 0,299 6,5 1 0,01 0,5

Area Educazione Fisica - Medica 0,295 0,503 0,3 1 0,56 1,3 0,237 0,337 0,5 1 0,48 1,3 -1,171 0,362 10,5 1 0,00 0,3

Tempo di attesa per l'impiego nel lavoro

attuale

(Tra due e tre anni) Entro un anno 0,277 0,211 1,7 1 0,19 1,3 0,551 0,156 12,5 1 0,00 1,7 0,452 0,161 7,9 1 0,01 1,6

Formali 0,070 0,254 0,1 1 0,78 1,1 0,448 0,184 5,9 1 0,02 1,6 0,164 0,190 0,7 1 0,39 1,2

Informali 0,911 0,219 17,3 1 0,00 2,5 0,029 0,167 0,0 1 0,86 1,0 0,077 0,173 0,2 1 0,66 1,1

Laurea requisito necessario per

accedere al lavoro attuale

(Laurea requisito non necessario) Laurea requisito necessario 2,098 0,220 91,2 1 0,00 8,1 2,063 0,163 159,4 1 0,00 7,9 0,916 0,169 29,4 1 0,00 2,5

Lavoro attuale a tempo indeterminato o

determinato

(Tempo determinato) Tempo indeterminato 0,206 0,220 0,9 1 0,35 1,2 -0,117 0,158 0,5 1 0,46 0,9 -0,360 0,163 4,9 1 0,03 0,7

Soddisfazione mansioni svolte

(Poco o per niente soddisfatto) Molto o abbastanza 0,753 0,281 7,2 1 0,01 2,1 0,614 0,166 13,7 1 0,00 1,8 -0,289 0,171 2,9 1 0,09 0,7

Reddito

(Reddito uguale o inferiore a 1.200

euro) Reddito superiore a 1.200 euro 0,745 0,215 12,0 1 0,00 2,1 0,394 0,164 5,8 1 0,02 1,5 -0,044 0,170 0,1 1 0,79 1,0

Esperienza interrotta a tempo

indeterminato 1,137 0,346 10,8 1 0,00 3,1 0,467 0,291 2,6 1 0,11 1,6 0,465 0,301 2,4 1 0,12 1,6

Esperienza interrotta a tempo

determinato 0,399 0,215 3,5 1 0,06 1,5 0,349 0,158 4,9 1 0,03 1,4 0,557 0,163 11,7 1 0,00 1,7

Nord -0,265 0,227 1,4 1 0,24 0,8 0,221 0,172 1,7 1 0,20 1,2 0,426 0,179 5,7 1 0,02 1,5

Centro -0,586 0,278 4,4 1 0,04 0,6 0,037 0,201 0,0 1 0,85 1,0 0,172 0,209 0,7 1 0,41 1,2

Borghesia 0,868 0,293 8,8 1 0,00 2,4 0,521 0,210 6,1 1 0,01 1,7 0,268 0,219 1,5 1 0,22 1,3

Classe media 0,683 0,268 6,5 1 0,01 2,0 0,573 0,181 10,0 1 0,00 1,8 0,417 0,189 4,8 1 0,03 1,5

Piccola borghesia 0,512 0,315 2,6 1 0,10 1,7 0,824 0,214 14,8 1 0,00 2,3 0,857 0,221 15,0 1 0,00 2,4

Piccola borghesia

Canali di accesso al lavoro

(Per iniziativa personale)

Esperienza lavorativa precedente

interrotta

(Nessuna esperienza interrotta)

Area disciplinare

degli studi universitari

(Area Giuridica)

Classe mediaBorghesia

Classe sociale del nucleo familiare

(Classe operaia)

Ripartizione di domicilio abituale

(Mezzogiorno)

Per la variabile risposta la categoria di riferimento è la classe operaia. Per i regressori le categorie di riferimento sono riportate tra parentesi.

In grassetto sono evidenziati i coefficienti con un livello di significatività inferiore al 0,05 per cento.

119

Nella tabella 3.16 sono presentati i risultati del terzo modello64 stimato per conoscere le

opportunità di collocarsi nelle diverse classi sociali considerando, come esplicativa del canale

familiare, la variabile relativa al livello di istruzione dei genitori. Anche in questo caso, si intende

valutare sia gli effetti diretti ma anche quelli indiretti degli aspetti culturali della famiglia di origine

sul posizionamento occupazionale dei figli.

L’inserimento fra i regressori del titolo di studio familiare, come unico fattore esplicativo del

background familiare, non modifica significativamente i coefficienti stimati dei fattori individuali e

sociali. Anche in questo caso, quindi, il modello consente di valutare il modesto effetto indiretto sui

fattori individuali e sociali al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro con un titolo di studio

universitario.

Relativamente invece agli effetti diretti spiegati dal modello, la relazione tra il livello di istruzione

della famiglia di origine e la probabilità di posizionarsi in una classe occupazionale borghese è

positiva e crescente: provenire da una famiglia più istruita costituisce sempre una circostanza

favorevole per la possibilità di entrare nelle fasce occupazionali più elevate.

L’effetto di un’istruzione familiare elevata è più forte per l’accesso nella borghesia: il vantaggio

dei laureati con almeno uno dei genitori con un titolo terziario è quasi il doppio di quello dei laureati

che provengono da una famiglia che ha raggiunto al massimo un titolo di istruzione secondaria

inferiore (odds ratio 2,3). Tuttavia, anche un livello di istruzione familiare di tipo secondario

superiore offre, rispetto ad un livello familiare di istruzione più basso (al massimo la licenza media),

migliori opportunità di posizionarsi nella classe borghese (odds ratio 1,8).

Per il posizionamento nella classe media, un livello di istruzione di tipo terziario dei genitori

costituisce un vantaggio per l’appartenenza a questa classe (il rapporto di probabilità aumenta di

1,6 volte). Rispetto ad un ambiente familiare con un basso livello di istruzione, provenire da una

famiglia in cui entrambi i genitori hanno una formazione secondaria superiore favorisce

l’inserimento occupazionale in una classe media piuttosto che operaia (odds ratio 1,4).

In egual misura, provenire da una famiglia con un titolo di istruzione secondaria superiore rende

più probabile l’accesso nella classe piccolo borghese piuttosto che nella classe operaia (odds ratio

1,4).

In conclusione, l’analisi multivariata presentata evidenzia come le opportunità di mobilità

occupazionale siano, in primo luogo, influenzate direttamente dai fattori acquisitivi relativi sia al

percorso di studi terziario ed al percorso lavorativo intrapreso dopo la laurea, e che, in secondo

luogo, gli effetti determinati dal capitale economico e culturale della famiglia di origine siano a

livello diretto presenti anche se più contenuti.

64 Il modello è stimato solo sui casi validi pari a 16.065 unità. Sono state pertanto escluse dall’analisi tutte le unità che presentano missing value. La statistica test dell’adeguamento del modello è significativa (chi-quadro 2.687; df 60; p-value < 0,000). Si rifiuta l’ipotesi nulla che tutti i coefficienti dei fattori siano uguali a zero. Il modello presenta livelli soddisfacenti di adattamento ai dati (chi-quadro della statistica di Pearson 25.239; df 21.000; p-value < 0,000). Lo pseudo R-quadrato McFadden è pari a 0,146.

120

L’azione indiretta dei meccanismi di trasmissione familiare è in questa fase poco presente ma,

come visto, contraddistingue con più forza le fasi precedenti del percorso di vita dei figli, come la

scelta del tipo di istruzione secondaria superiore e i percorsi di transizione post-diploma.

121

Tabella 3.16. Effetti marginali sull’opportunità di appartenere alle diverse classi occupazionali. Stime del modello logistico multinomiale con fattori individuali

(ascrittivi e acquisitivi), fattori contestuali e fattori ascrittivi familiari descritti dal livello di istruzione del nucleo familiare (a).

Variabili B Std. Error Wald df Sig. Exp(B) B Std. Error Wald df Sig. Exp(B) B Std. Error Wald df Sig. Exp(B)

Intercetta -3,227 0,542 35,5 1 0,00 1,672 0,332 25,3 1 0,00 1,962 0,342 33,0 1 0,00

Genere

(Femmina) Maschio -0,272 0,218 1,6 1 0,21 0,8 -0,782 0,163 22,9 1 0,00 0,5 -1,050 0,169 38,7 1 0,00 0,4

Area umanistica 0,519 0,445 1,4 1 0,24 1,7 0,182 0,275 0,4 1 0,51 1,2 -0,026 0,283 0,0 1 0,93 1,0

Area Economico-statistica 1,951 0,478 16,7 1 0,00 7,0 1,383 0,344 16,1 1 0,00 4,0 1,741 0,350 24,7 1 0,00 5,7

Area Politico-sociale 1,160 0,486 5,7 1 0,02 3,2 0,580 0,326 3,2 1 0,08 1,8 0,838 0,333 6,3 1 0,01 2,3

Area Scientifica -0,423 0,484 0,8 1 0,38 0,7 -0,070 0,291 0,1 1 0,81 0,9 -0,817 0,305 7,2 1 0,01 0,4

Area Architettura - Ingegneria 0,061 0,446 0,0 1 0,89 1,1 0,084 0,283 0,1 1 0,77 1,1 -0,779 0,299 6,8 1 0,01 0,5

Area Educazione Fisica - Medica 0,217 0,500 0,2 1 0,66 1,2 0,196 0,334 0,3 1 0,56 1,2 -1,206 0,358 11,3 1 0,00 0,3

Tempo di attesa per l'impiego nel lavoro

attuale

(Tra due e tre anni) Entro un anno 0,265 0,210 1,6 1 0,21 1,3 0,551 0,155 12,6 1 0,00 1,7 0,435 0,161 7,3 1 0,01 1,5

Formali 0,039 0,254 0,0 1 0,88 1,0 0,431 0,184 5,5 1 0,02 1,5 0,144 0,190 0,6 1 0,45 1,2

Informali 0,889 0,218 16,6 1 0,00 2,4 0,005 0,167 0,0 1 0,97 1,0 0,045 0,173 0,1 1 0,79 1,0

Laurea requisito necessario per

accedere al lavoro attuale

(Laurea requisito non necessario) Laurea requisito necessario 2,046 0,219 87,0 1 0,00 7,7 2,028 0,163 154,8 1 0,00 7,6 0,883 0,168 27,5 1 0,00 2,4

Lavoro attuale a tempo indeterminato o

determinato

(Tempo determinato) Tempo indeterminato 0,209 0,220 0,9 1 0,34 1,2 -0,114 0,159 0,5 1 0,47 0,9 -0,360 0,163 4,9 1 0,03 0,7

Soddisfazione mansioni svolte

(Poco o per niente soddisfatto) Molto o abbastanza 0,749 0,281 7,1 1 0,01 2,1 0,604 0,166 13,3 1 0,00 1,8 -0,319 0,170 3,5 1 0,06 0,7

Reddito

(Reddito uguale o inferiore a 1.200

euro) Reddito superiore a 1.200 euro 0,769 0,215 12,8 1 0,00 2,2 0,396 0,163 5,9 1 0,02 1,5 -0,048 0,170 0,1 1 0,78 1,0Esperienza interrotta a tempo

indeterminato 1,129 0,346 10,7 1 0,00 3,1 0,478 0,290 2,7 1 0,10 1,6 0,446 0,301 2,2 1 0,14 1,6

Esperienza interrotta a tempo

determinato 0,371 0,214 3,0 1 0,08 1,4 0,338 0,157 4,6 1 0,03 1,4 0,528 0,162 10,6 1 0,00 1,7

Nord -0,217 0,226 0,9 1 0,34 0,8 0,242 0,172 2,0 1 0,16 1,3 0,447 0,178 6,3 1 0,01 1,6

Centro -0,553 0,277 4,0 1 0,05 0,6 0,036 0,200 0,0 1 0,86 1,0 0,184 0,208 0,8 1 0,38 1,2

Titolo di istruzione terziaria 0,829 0,257 10,4 1 0,00 2,3 0,475 0,192 6,1 1 0,01 1,6 0,212 0,199 1,1 1 0,29 1,2

Titolo di istruzione secondaria superiore 0,590 0,221 7,1 1 0,01 1,8 0,328 0,155 4,5 1 0,03 1,4 0,344 0,160 4,6 1 0,03 1,4

Ripartizione

di domicilio abituale

Esperienza lavorativa precedente

interrotta

(Nessuna esperienza interrotta)

Borghesia Classe media

Area disciplinare

degli studi universitari

(Area Giuridica)

Piccola borghesia

Canali di accesso al lavoro

(Per iniziativa personale)

Livello di istruzione del nucleo familiare

(Fino a Titolo di istruzione secondaria

Per la variabile risposta la categoria di riferimento è la classe operaia. Per i regressori le categorie di riferimento sono riportate tra parentesi.

In grassetto sono evidenziati i coefficienti con un livello di significatività inferiore al 0,05 per cento.

122

Conclusioni

La presente ricerca sulla mobilità intergenerazionale ha consentito di verificare

empiricamente la tenuta delle ipotesi di studio, che riguardano l’esistenza di un processo

complesso, continuo e cumulativo della trasmissione fra le generazioni dei genitori e dei figli,

nonché il ruolo giocato dalle origini familiari (sia a livello di nucleo sia dei singoli genitori) e dai

fattori individuali all’interno di questo processo. Rispetto ai percorsi di vita degli individui,

l’attenzione è stata posta solo sui primi due eventi di transizione verso la vita adulta - uscita dal

sistema di istruzione e l’ingresso nel mercato del lavoro – poiché considerati determinanti per le

prospettive di mobilità di istruzione e di occupazione dei figli.

I risultati della ricerca, in linea con le evidenze empiriche emerse in letteratura, hanno messo

in luce come l’influenza del canale di trasmissione familiare si eserciti in maniera consistente e

diretta durante la fase iniziale del percorso di transizione verso la vita adulta - in particolare nella

scelta del tipo di istruzione secondaria superiore - mentre assuma una forza più contenuta ed

indiretta, mediata dai fattori individuali acquisitivi, nelle fasi successive. Infatti, al momento della

scelta dei percorsi da intraprendere dopo il conseguimento del diploma, il peso dei fattori

acquisitivi individuali, legati al percorso scolastico concluso, inizia ad imporsi su quello dei fattori

ascrittivi familiari. Questi ultimi conservano un moderato effetto diretto sulle scelte di transizione

- sia di istruzione sia di lavoro - ma le influenzano attraverso un effetto indiretto veicolato dalle

scelte scolastiche precedenti e dai risultati scolastici ottenuti. Per coloro che accedono ad un

percorso di studi terziario questi meccanismi di azione diretta e indiretta si accentuano: le

opportunità di conseguire sia un titolo di studio sia una posizione occupazionale più elevati sono

maggiormente determinate da fattori individuali piuttosto che da quelli legati alla famiglia di

origine. Anche in questa fase finale del processo il ruolo preponderante dei fattori individuali,

legati alle precedenti scelte di istruzione o di lavoro, riflette influenze indirette e pregresse legate

alle origini familiari, soprattutto nella sua dimensione culturale.

In sintesi, quindi, si riportano le suddette considerazioni alle ipotesi di ricerca formulate per

testarne la validità. L’ipotesi sulla continuità del processo, in cui si ipotizza che l’azione dei

fattori familiari ascrittivi sia presente durante l’intero processo di mobilità ma con intensità

differenziata, è stata validata riscontrando come l’influenza familiare sia forte nella scelta degli

studi secondari superiori e si attenui nella scelta dei percorsi post-diploma e in quelli di

inserimento occupazionale. Quella relativa alla cumulabilità prevedeva che i vantaggi o

svantaggi attivati nei primi eventi di trasmissione intergenerazionale determinino effetti di tipo

123

cumulativo in termini di maggiore o minore opportunità di mobilità di istruzione e di occupazione:

le evidenze empiriche hanno messo in luce come il vantaggio di provenire da un ambiente

familiare privilegiato determini una maggiore probabilità di scegliere e concludere una

formazione secondaria superiore di tipo general, con un profitto elevato e, cumulativamente,

una maggiore probabilità di conseguire un titolo terziario. Anche l’ipotesi della complessità,

secondo la quale le due dimensioni del canale familiare - economica e culturale - agiscano in

maniera complessa e differenziata nelle diverse fasi dei processi di mobilità di istruzione e di

occupazione, è stata validata: la dotazione di un elevato capitale culturale familiare costituisce

sempre un fattore di “spinta” più incisivo rispetto a quella di un elevato capitale economico, con

intensità diverse durante l’intero processo.

La validazione dell’ipotesi sul differente peso che assumono progressivamente i fattori

familiari rispetto a quelli individuali ha evidenziato come, durante il processo di trasmissione in

corrispondenza degli eventi di uscita dal sistema di istruzione e di ingresso nel mercato del

lavoro, il peso dei fattori acquisitivi individuali si imponga rispetto a quelli ascrittivi familiari – ad

esempio, nell’ingresso nel mercato del lavoro con un titolo di studio universitario.

Infine, l’ipotesi relativa al peso differenziato svolto dal titolo di studio in possesso dei genitori

è stata verificata ma non validata, in quanto non si sono osservati differenti effetti attivati dai

diversi livelli di istruzione del padre e della madre né sulle scelte post-diploma né sulle

opportunità di mobilità di istruzione terziaria dei figli.

L’affievolirsi dell’influenza familiare con il progredire del percorso di transizione verso la vita

adulta dei figli, riscontrato empiricamente anche in questa ricerca come in molte altre sugli studi

di mobilità, induce a fare delle considerazioni specifiche rispetto ai collettivi su cui tale

andamento è stato osservato. La composizione sia per classe occupazionale sia per titolo di

studio dei genitori riferita ai diplomati nel 2004 è più sbilanciata verso le classi medio-inferiori,

laddove quella dei laureati nello stesso anno lo è verso le classi medio-superiori. Ciò significa

che entrambi i collettivi sono stati interessati da un processo, noto in letteratura come “selezione

differenziata”, secondo cui la probabilità di concludere uno specifico livello di istruzione è

influenzata da fattori individuali (capacità, motivazioni e riuscita) che a loro volta sono

condizionati da fattori legati all’origine familiare. Progredendo nei livelli di istruzione la

popolazione diventa più omogenea dal punto di vista dei fattori individuali (arrivano a

conclusione i più abili) e più sbilanciata nella composizione delle origini familiari, che si

manifesta con una sovra-rappresentazione dei figli provenienti dalle classi medio-alte.

Tali sbilanciamenti legati alle origini sociali dei laureati, ossia di chi conclude il ciclo formativo

a livello più alto, che come si è più volte ribadito è l’esito di un processo che inizia in una fase

ben anteriore, inducono a focalizzare l’attenzione sulle proposte di policy educative volte a

124

attutire le influenze della famiglia di origine sulle scelte scolastiche dei figli. All’età di 14 anni la

scelta del tipo di percorso scolastico, come si è visto, è maggiormente indotta e condizionata da

aspetti ascrittivi familiari, e tale aspetto è ulteriormente rafforzato dalle procedure previste dal

sistema scolastico italiano per l’accesso al livello di istruzione secondaria superiore.

L’iscrizione alla scuola secondaria di II grado, infatti, è ultimata dai genitori e le valutazioni

fornite dal personale docente, a conclusione della scuola secondaria di I grado, rispetto alle

capacità dello studente e al suo andamento scolastico, hanno principalmente un valore di

orientamento senza avere poi un esito diretto sulla scelta dell’indirizzo di studio superiore.

In questa sede si intendono richiamare alcune proposte di policy educative connesse alla

fase di scelta della formazione secondaria superiore, avanzate nel recente dibattito sul tema. La

prima propone il rinvio di due anni della scelta del tipo di percorso scolastico secondario

superiore (all’età di 16 anni), affinché lo studente affronti questa transizione con maggiore

consapevolezza delle sue capacità. La seconda introduce l’utilizzo di strumenti standardizzati di

orientamento a cui vincolare l’ammissione ai percorsi secondari superiori (tests o prove), in

modo tale da rendere il processo decisionale più meritocratico e meno legato al capitale

culturale e alle informazioni disponibili in famiglia. La terza prevede di affidare agli insegnanti un

ruolo decisivo per l’ammissione ai livelli scolastici secondari superiori, come in Germania, dove

l’associazione tra origine familiare e tipo di percorso secondario è meno diretta che in Italia.

Questi strumenti di policy forniscono indicazioni su quali siano le criticità da superare in

questa fase di scelta, così importante e decisiva per le carriere scolastiche degli individui.

Sostanzialmente, si tratta di individuare un ulteriore percorso condiviso, che permetta di

combinare le influenze dell’ambiente familiare con gli aspetti più propriamente individuali dei figli

(capacità e competenze scolastiche, consapevolezza delle scelte). Tra i due attori del processo

decisionale, da un lato la famiglia e dall’altra lo studente, la scuola dovrebbe avere un ruolo

riconosciuto, formale e sostanziale, volto a orientare la carriera scolastica degli studenti

secondo criteri più vicini alle abilità individuali, dunque più meritocratici, e in grado di moderare i

meccanismi di trasmissione di istruzione tra genitori e figli.

Per concludere, si intende richiamare l’attenzione su alcune esigenze della ricerca empirica

applicata alla mobilità: lo studio dei meccanismi di trasmissione familiare, considerata la

complessità e dinamicità del fenomeno, è stato affrontato nella presente ricerca nei suoi aspetti

considerati in letteratura, valorizzandoli all’interno dell’approccio seguito, legato alla sua

concettualizzazione in termini di processo complesso, continuo e cumulativo. Tuttavia, per

arricchire il patrimonio di conoscenze sul ruolo della famiglia di origine all’interno dei percorsi di

mobilità di istruzione ed occupazione, si evidenziano in questa sede alcune necessità

informative per ulteriori sviluppi nelle analisi secondarie del fenomeno, a seguito delle riflessioni

maturate a conclusione della presente ricerca. In primo luogo, la disponibilità di fonti informative

125

che documentino il ruolo della famiglia nelle diverse fasi di transizione non solo nel secondo

ciclo di istruzione e nell’istruzione terziaria, ma anche durante il primo ciclo di istruzione

(istruzione primaria e secondaria inferiore). Alcuni studi hanno, infatti, messo a fuoco come

l’ambiente socio-culturale familiare sembra esercitare un profondo influsso su capacità e abilità

dei figli già al momento della formazione primaria, che si maturano in periodi formativi

successivi e che poi si riflettono in termini di opportunità di mobilità.

In secondo luogo arricchire il quadro informativo su alcuni aspetti del contesto familiare che

potrebbero avere un peso nei meccanismi di trasmissione familiare, come, ad esempio, la

partecipazione dei genitori alle attività extrascolastiche (sostegno allo studio, aiuto nei compiti,

possibilità di usufruire di lezioni private), nonché ampliare la quantità e qualità di informazioni

demografiche (composizione della famiglia, livello di istruzione dei fratelli), sociali (rete di

relazioni familiari, network sociale, gruppo dei pari), culturali (disponibilità, accessibilità e

propensione all’uso di prodotti culturali) ed economiche (rilevazione della fascia di reddito dei

genitori, presenza di problemi finanziari familiari).

126

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