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L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011 1 Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti. Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito. L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011 di Gianfranco Ceresini 1 Introduzione L’illuminazione di un ambiente di lavoro in interni deve soddisfare alcuni requisiti allo scopo di offrire ai lavoratori presenti una visione soddisfacente, sicura e invariabile nel tempo. Questi requisiti sono definiti da disposizioni legislative (tabella 1), istituzionali (tabella 2) e normative (tabella 3). Prescrizioni per l’illuminazione dei luoghi di lavoro previste dal Dlgs 81/08 Integrazione tra illuminazione naturale e artificiale Allegato IV articoli: 1.10.1. A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità delle lavorazioni e salvo che non si tratti di locali sotterranei, i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale. In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano un'illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori. 1.10.5. Gli ambienti, i posti di lavoro ed i passaggi devono essere illuminati con luce naturale o artificiale in modo da assicurare una sufficiente visibilità. 1.10.6. Nei casi in cui, per le esigenze tecniche di particolari lavorazioni o procedimenti, non sia possibile illuminare adeguatamente gli ambienti, i luoghi ed i posti indicati al punto 1.10.5, si devono adottare adeguate misure dirette ad eliminare i rischi derivanti dalla mancanza e dalla insufficienza della illuminazione. Sicurezza dai pericoli Allegato IV art. 1.10.2. - Gli impianti di illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere installati in modo che il tipo d'illuminazione previsto non rappresenti un rischio di infortunio per i lavoratori. Illuminazione di sicurezza Allegato IV art. 1.10.3. - I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità. Allegato IV art. 1.5.11 - Le vie e le uscite di emergenza che richiedono un'illuminazione devono essere dotate di un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto elettrico. Allegato IV articoli: (“illuminazione sussidiaria” va letta come “illuminazione di sicurezza”) Pubblicato il 23/02/2012 Aggiornato al: 23/02/2012

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L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

1 Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti. Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011 di Gianfranco Ceresini

1 Introduzione

L’illuminazione di un ambiente di lavoro in interni deve soddisfare alcuni requisiti allo scopo di offrire ai

lavoratori presenti una visione soddisfacente, sicura e invariabile nel tempo. Questi requisiti sono

definiti da disposizioni legislative (tabella 1), istituzionali (tabella 2) e normative (tabella 3).

Prescrizioni per l’illuminazione dei luoghi di lavoro previste dal Dlgs 81/08

Integrazione tra

illuminazione

naturale e

artificiale

Allegato IV articoli:

1.10.1. A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità delle lavorazioni e salvo che non si tratti di locali sotterranei, i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale. In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano un'illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori.

1.10.5. Gli ambienti, i posti di lavoro ed i passaggi devono essere illuminati con luce naturale o artificiale in modo da assicurare una sufficiente visibilità. 1.10.6. Nei casi in cui, per le esigenze tecniche di particolari lavorazioni o procedimenti, non sia possibile illuminare adeguatamente gli ambienti, i luoghi ed i posti indicati al punto 1.10.5, si devono adottare adeguate misure dirette ad eliminare i rischi derivanti dalla mancanza e dalla insufficienza della illuminazione.

Sicurezza dai

pericoli Allegato IV art. 1.10.2. - Gli impianti di illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere installati in modo che il tipo d'illuminazione previsto non rappresenti un rischio di infortunio per i lavoratori.

Illuminazione di

sicurezza Allegato IV art. 1.10.3. - I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità. Allegato IV art. 1.5.11 - Le vie e le uscite di emergenza che richiedono un'illuminazione devono essere dotate di un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto elettrico. Allegato IV articoli: (“illuminazione sussidiaria” va letta come “illuminazione di sicurezza”)

Pubblicato il 23/02/2012 Aggiornato al: 23/02/2012

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

2 Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti. Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

1.10.7.1. Negli stabilimenti e negli altri luoghi di lavoro devono esistere mezzi di illuminazione sussidiaria da impiegare in caso di necessità.

1.10.7.2. Detti mezzi devono essere tenuti in posti noti al personale, conservati in costante efficienza ed essere adeguati alle condizioni ed alle necessità del loro impiego.

1.10.7.3. Quando siano presenti più di 100 lavoratori e la loro uscita all'aperto in condizioni di oscurità non sia sicura ed agevole; quando l'abbandono imprevedibile ed immediato del governo delle macchine o degli apparecchi sia di pregiudizio per la sicurezza delle persone o degli impianti; quando si lavorino o siano depositate materie esplodenti o infiammabili, l’illuminazione sussidiaria deve essere fornita con mezzi di sicurezza atti ad entrare immediatamente in funzione in caso di necessità e a garantire una illuminazione sufficiente per intensità, durata, per numero e distribuzione delle sorgenti luminose, nei luoghi nei quali la mancanza di illuminazione costituirebbe pericolo. Se detti mezzi non sono costruiti in modo da entrare automaticamente in funzione, i dispositivi di accensione devono essere a facile portata di mano e le istruzioni sull'uso dei mezzi stessi devono essere rese manifeste al personale mediante appositi avvisi.

1.10.7.4. L'abbandono dei posti di lavoro e l'uscita all'aperto del personale deve, qualora sia necessario ai fini della sicurezza, essere disposto prima dell'esaurimento delle fonti della illuminazione sussidiaria.

1.10.8. Ove sia prestabilita la continuazione del lavoro anche in caso di mancanza dell’illuminazione artificiale normale, quella sussidiaria deve essere fornita da un impianto fisso atto a consentire la prosecuzione del lavoro in condizioni di sufficiente visibilità.

Attrezzature di

lavoro Allegato V art. 7.1 - Le zone di operazione ed i punti di lavoro o di manutenzione di un'attrezzatura di lavoro devono essere opportunamente illuminati in funzione dei lavori da effettuare.

Allegato VI art. 1.3 - Le zone di azione delle macchine operatrici e quelle dei lavori manuali, i campi di lettura o di osservazione degli organi e degli strumenti di controllo, di misure o indicatori in genere e ogni luogo od elemento che presenti un particolare pericolo di infortunio o che necessiti di una speciale sorveglianza, devono essere illuminati in modo diretto con mezzi particolari.

Nei casi in cui, per le esigenze tecniche di particolari lavorazioni o procedimenti, non sia possibile illuminare adeguatamente i posti indicati al punto precedente, si devono adottare adeguate misure dirette ad eliminare i rischi derivanti dalla mancanza o dalla insufficienza della illuminazione.

Manutenzione Allegato IV art. 1.10.4. - Le superfici vetrate illuminanti ed i mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza.

Illuminazione in

presenza di Allegato XXXIV art. 2b - L'illuminazione generale e specifica (lampade da tavolo) deve garantire un illuminamento sufficiente e un contrasto appropriato tra lo schermo e l'ambiente circostante, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e

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videoterminali delle esigenze visive dell'utilizzatore.

Riflessi sullo schermo, eccessivi contrasti di luminanza e abbagliamenti dell’operatore devono essere evitati disponendo la postazione di lavoro in funzione dell'ubicazione delle fonti di luce naturale e artificiale.

Si dovrà tener conto dell’esistenza di finestre, pareti trasparenti o traslucide, pareti e attrezzature di colore chiaro che possono determinare fenomeni di abbagliamento diretto e/o indiretto e/o riflessi sullo schermo.

Le finestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro.

Tabella 1 – Prescrizioni di illuminazione dei luoghi di lavoro previste dal Dlgs 81/08

Requisiti di illuminazione richiesti dalle Linee Guida Ex-ISPESL

Quantità di illuminazione

E’ opportuno che i luoghi di lavoro siano dotati di una quantità di luce adeguata per una corretta visibilità nell’ambiente di lavoro e, in particolare, per lo specifico compito visivo da svolgere

Integrazione tra illuminazione naturale e

artificiale

E’ opportuno che i luoghi di lavoro siano dotati di una distribuzione ed una collocazione adeguata delle fonti (naturali e/o artificiali) di illuminazione, atte ad evidenziare eventuali situazioni di pericolo (ostacoli, spigoli vari, ecc.) e ad evitare fenomeni di abbagliamento

Qualità dell’illuminazione E’ opportuno che i luoghi di lavoro siano dotati di una qualità dell’illuminazione che consenta di distinguere convenientemente i colori

Nitidezza dell’immagine

Più l’oggetto da osservare è vicino e di ridotte dimensioni, maggiore è lo sforzo che viene richiesto all’apparato visivo per vedere nitidamente; più l’illuminazione dell’oggetto è debole, più la nitidezza è ridotta ed aumenta lo sforzo di accomodamento

Adattamento alla quantità della luce

Gli oggetti riflettono in modo diverso la luce a seconda del loro colore (chiaro o scuro) e della loro superficie (opaca o brillante); i cambiamenti rapidi di direzione dello sguardo e/o la presenza nel campo visivo di zone a luminosità molto differenziata, impongono all’occhio una complessa attività di regolazione. Per questa ragione occorre evitare tanto la visione diretta delle sorgenti luminose di notevole intensità, quanto i loro riflessi fastidiosi (dovuti a

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schermi, cristalli, vernici brillanti, ecc.); i contrasti sono tuttavia utili: un oggetto sarà più o meno facilmente visibile a seconda del contrasto dello stesso al fondo

Limitazione e prevenzione degli effetti sulla

salute

La necessità di effettuare molteplici regolazioni della vista a causa di sfavorevoli condizioni di illuminazione, in rapporto con le operazioni da compiere, può affaticare sensibilmente l’apparato visivo. Detto fenomeno, che si manifesta agli inizi con irritazione degli occhi, finisce per determinare veri e propri disturbi. Inoltre, la postura, eventualmente assunta per compensare insufficienti o inidonee condizioni di illuminazione del posto di lavoro, può provocare disturbi a carico dell’apparato muscolo-scheletrico. Al fine di prevenire i danni alla salute imputabili all’illuminazione, occorre adottare i correttivi che le norme di legge o di buona tecnica prescrivono in relazione alle possibili causali di rischio (tendaggi, corretto posizionamento della postazione di lavoro rispetto alle fonti di illuminazione, adeguamento della intensità,...). Quanto, infine, alla intensità ed alle caratteristiche della illuminazione, è opportuno che esse vengano adeguate in relazione alle esigenze connesse al tipo di lavorazione/attività espletata. Contro l’incidenza diretta o riflessa del flusso luminoso, possono essere adottate schermature, tendaggi, veneziane preferibilmente a lamelle orizzontali. Effetti positivi possono riscontrarsi, inoltre, prevedendo, ove possibile, il corretto posizionamento delle postazioni di lavoro rispetto alle fonti di illuminazione, di cui dovrà curarsi la costante manutenzione e pulizia, soprattutto per le superfici vetrate o illuminanti

Tabella 2 – Indicazioni di illuminazione dei luoghi di lavoro previste dall’INAIL (Ex-ISPESL)

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Requisiti di illuminazione richiesti dalla norma UNI EN 12464-1

Comfort visivo L’illuminamento dell’ambiente deve indurre una sensazione di benessere che faciliti il compito visivo e lavorativo delle persone

Prestazione visiva

L’illuminamento dell’ambiente deve garantire una buona visibilità allo scopo di poter svolgere al meglio una determinata attività ovvero riuscire a percepire con velocità, accuratezza e contrasto l’oggetto della visione

Sicurezza L’illuminamento dell’ambiente deve garantire un rapido e sicuro riconoscimento dei possibili pericoli presenti nel luogo di lavoro

Tabella 3 – Requisiti di progettazione illuminotecnica richiesti dalla norma UNI EN 12464-1

La nuova normativa UNI EN 12464-1 “Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 1: posti di lavoro in

interni” in vigore dal 1 luglio 2003, andata a sostituire la vecchia UNI EN 10380 datata 1994

“Illuminazione di interni con luce artificiale”, va a definire i criteri per una corretta progettazione

illuminotecnica dei luoghi di lavoro ed introduce alcuni concetti atti a migliorare la qualità

dell’illuminazione. L’edizione 2003 della norma UNI EN 12464-1 è andata in pensione lo scorso 31

dicembre 2011 per essere sostituita da una nuova versione datata luglio 2011 e pubblicata per ora

solo in lingua inglese dall’UNI.

La norma EN 12464-1 versione 2011 apporta alcune significative differenze rispetto alla versione del

2003, ma come la precedente riunisce nel soddisfacimento di tre fattori fondamentali (tabella 3), l’idea

di progettazione illuminotecnica nei luoghi di lavoro:

Comfort visivo, cioè il raggiungimento di una sensazione di benessere, fisiologico e psicologico,

che contribuisca a migliorare la produttività dei lavoratori;

Prestazione visiva, cioè la possibilità, da parte dei lavoratori, di svolgere il loro compito anche in

condizioni difficili e a lungo nel tempo. Può essere definita come il rapporto tra il lavoro svolto con

un certo illuminamento e lo stesso lavoro svolto in condizioni di illuminamento ideale (se ne ricava

un coefficiente inferiore ad 1 come risulta dalla tabella 4). La prestazione visiva viene influenzata

dalla capacità visive della persona (giovane, anziana), dal tipo di compito visivo da svolgere

(facile, medio, difficile) e dalle caratteristiche dell’ambiente e del tipo di impegno richiesto (medio,

elevato);

Sicurezza, cioè la garanzia che l’illuminazione non incida negativamente sulle condizioni di

sicurezza dei lavoratori;

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Livello di impegno medio Livello di impegno elevato Compito Prestazione visiva Prestazione visiva Prestazione visiva Prestazione visiva

Facile 0,97 0,83 0,83 0,75 Medio 0,85 0,7 0,7 0,6 Difficile 0,7 0,45 0,6 0,4

Giovani Anziani Giovani Anziani

Tabella 4 – Dalla pubblicazione CIE 19.2, le variazioni delle prestazioni visive tra giovani e anziani in

una situazione con illuminamento medio di 500 lx

Esaminiamo in dettaglio i parametri che vanno presi in considerazione per garantire comfort,

prestazione visiva e sicurezza:

• Illuminamento e sua uniformità

• Illuminamento delle pareti e del soffitto

• Distribuzione delle luminanze

• Abbagliamento e sua limitazione

• Direzione della luce

• Aspetti cromatici della luce

• Sfarfallamento ed effetti stroboscopici

• Illuminamento dello spazio interno (cilindrico, modellato, direzionale)

• Fattore di manutenzione

• Efficienza energetica

• Integrazione della luce diurna

• Illuminazione in presenza di videoterminali

• Valutazione del rischio dovuto all’illuminazione

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2 Illuminamento e sua uniformità

Come nella vecchia versione, anche nella versione 2011 della UNI EN 12464-1 si differenzia

l’illuminazione concentrandola dove è richiesto un determinato compito (es. lettura, scrittura, disegno,

lavoro sul computer). L’area dove, per lavoro, occorre svolgere un determinato compito visivo può

essere orizzontale, inclinata o anche verticale (figura 1).

Figura 1 – Illuminazione differente per compiti visivi differenti

A questo scopo è stato definito l’illuminamento medio mantenuto Em, cioè il minimo valore di

illuminamento medio consentito in una zona dove deve essere svolto un determinato compito visivo:

non si può mai scendere al di sotto, di conseguenza l’avvicinamento a questo valore indica che è

giunto il momento di effettuare una manutenzione. A questo proposito è importante sottolineare che,

in sede di definizione del valore iniziale dell’illuminamento medio, sarà opportuno dividere il valore di

Em fornito dalla norma per il fattore di manutenzione FM per tenere conto dell’inevitabile decadimento

nel tempo (quindi ad esempio in una cucina di un ristorante, dove si è determinato un fattore di

manutenzione di 0,8, l’illuminamento medio in sede di progettazione non dovrà essere 500 lx come

previsto dalla norma UNI EN 12464-1, vedi tabella 21, ma bensì 500/0,8 = 625 lx).

Possono ovviamente esserci diversi valori all’interno di uno stesso locale, potendo convivere differenti

tipologie di lavori e quindi di compiti visivi.

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Essendo difficile in fase di progettazione individuare con esattezza la zona dove si svolgerà il compito

visivo, la norma prevede un’area più estesa attorno a quella sede del compito visivo, chiamata zona

del compito visivo, all’interno della quale mantenere l’illuminamento Em (figura 2). Attorno a questa

zona viene definita una zona immediatamente circostante che è una fascia attorno alla zona del

compito di ampiezza minima di 0,5 m, nella quale l’illuminamento può essere diminuito rispetto a

quello della zona del compito visivo, in base a quanto prescritto dalla tabella 5. Attorno alla zona

circostante viene considerata un’altra area chiamata zona di sfondo.

La zona di sfondo è una fascia di almeno 3 metri attorno all’area immediatamente circostante e deve

essere illuminata con un valore medio mantenuto pari ad almeno 1/3 dell'illuminamento previsto per

l'area immediatamente circostante.

Illuminamento nella zona

del compito visivo lx

Illuminamento nella zona immediatamente circostante

lx

Illuminamento della zona di sfondo

lx ≥ 750 500 > 500/3 500 300 > 300/3 300 200 > 200/3 200 150 > 150/3 ≤ 150 Uguale a quello della zona del

compito visivo > (illuminamento compito

visivo)/3

Tabella 5 – Correlazione tra illuminamenti delle zone del compito con le zone circostanti e con la zona di sfondo

Figura 2 – Zona del compito visivo, area di colore blu, che comprende al suo interno l’area sede del compito visivo (Zumtobel Staff)

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Figura 3 - Ampiezza della zona di sfondo (novità introdotta dalla UNI EN 12464-1:2011)

Nel caso in cui non si riescano ad individuare le zone del compito visivo all’interno dell’ambiente di

lavoro, ci sono due soluzioni possibili:

a. estendere a tutto l’ambiente la zona del compito, escludendo solo le aree nelle quali si sia

certi che non si svolgerà l’attività visiva legata al lavoro, oppure

b. si illumina l'intera area con una uniformità U0 ≥ 0,4 con un livello di illuminamento previsto dal

progettista. Se il compito visivo diventa noto in un secondo momento, il layout dell'impianto

deve essere riprogettato per garantire l'illuminamento prescritto.

Chiaramente non ci possono essere variazioni troppo brusche tra zone del compito e zone circostanti,

pena abbagliamento e conseguente affaticamento visivo. A questo proposito, per sentirsi bene e non

stancarsi precocemente è fondamentale una distribuzione equilibrata delle luminanze. Per questo

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scopo va mantenuto un determinato livello minimo di uniformità d’illuminamento sia nella zona del

compito visivo che nella zona immediatamente circostante. L’uniformità di illuminamento è un

parametro definito come il rapporto fra l’illuminamento minimo e l’illuminamento medio su una data

superficie (Emin/Emedio). La norma UNI EN 12464-1 definisce i valori minimi di uniformità al di sotto dei

quali non scendere;

o per le zone del compito visivo il valore minimo di uniformità cambia a seconda del compito ed

è indicato in tabella 21

o per le zone immediatamente circostanti l’uniformità minima è di 0,4;

o per le zone di sfondo l’uniformità minima scende a 0,1.

La stessa norma, per i livelli di illuminamento dei vari locali, propone una scala di valori espressi in lux,

di questo tipo: 20 – 30 – 50 – 75 – 100 – 150 – 200 – 300 – 500 – 750 – 1000 – 1500 – 2000 – 3000 –

5000. Detto che 20 lx sono il livello minimo indicato, in quanto è il valore al di sotto del quale non si

riesce ad identificare una persona, e che 200 lx è il valore minimo di illuminamento che la norma

concede in zone occupate continuamente, si possono accettare delle deviazioni dai valori indicati

dalla tabella generale dei requisiti illuminotecnici (tabella 21), aumentandone i lux di gradino (ad

esempio da 300 a 500) della scale degli illuminamenti quando esista una delle seguenti condizioni

particolarmente critiche di lavoro:

Compito visivo critico

Errori non economicamente accettabili

Compito svolto per tempi eccezionalmente lunghi

Dettagli del compito eccezionalmente piccoli

Capacità visive del lavoratore inferiori alla norma

Importanti alta produttività e accuratezza nel lavoro

o diminuendone i lux dello stesso gradino (ad esempio da 200 a 150), quando le condizioni di lavoro

lo consentono:

Compito visivo con dettagli non particolarmente piccoli o con alti contrasti

Compito svolto per tempi eccezionalmente brevi

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3 Illuminamento delle pareti e del soffitto

Nella versione 2004 della norma UNI EN 12464-1, nessuna prescrizione era prevista per queste

superfici. Invece, nella revisione 2011 sono state inserite delle prescrizioni relative ai valori di

illuminamento delle principali superfici di ambienti chiusi. Le motivazioni che hanno portato a

prescrivere questi illuminamenti sono giustificati dal fatto che sia le pareti, che il soffitto, entrano nel

campo visivo dell’osservatore (“background”), quindi queste superfici rivestono una notevole

importanza nel definire il comfort visivo dell’ambiente. I valori di illuminamento medi prescritti sono:

• per le pareti > 50 lx con U0 ≥ 0,10

• per il soffitto > 30 lx con U0 ≥ 0,10

In una nota è specificato che in locali dove a causa delle dimensioni, della complessità e di costrizioni

operative non è possibile rispettare quanto sopra prescritto, un valore ridotto dell’illuminamento

potrebbe essere accettato. Questo significa che, se ad esempio il locale da illuminare è molto alto e gli

apparecchi sono molto distanti dal soffitto, le parti più elevate delle pareti saranno poco illuminate,

quindi l'illuminamento medio di queste superfici sarà molto basso. In queste condizioni la norma

accetta valori ridotti di illuminamento. Un’altra nota prevede invece, per locali dove sono presenti

attività o compiti visivi che richiedono superfici luminose come uffici, ospedali e aule scolastiche, il

valore dell’illuminamento medio mantenuto diventa > 75 lx per le pareti e > 50 lx per il soffitto.

L’uniformità rimane per ambedue le superfici U0 ≥ 0,10.

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4 Distribuzione delle luminanze

La luminanza è l’unica, fra le grandezze illuminotecniche, ad essere percepita direttamente dal nostro

occhio. Di conseguenza risulta di estrema importanza garantire una distribuzione bilanciata della

luminanza nel campo visivo dei lavoratori, allo scopo di aumentare la nitidezza della visione, di

migliorare la possibilità di distinguere piccole differenze di luminanza, di aumentare l’efficienza delle

funzioni oculari (quali l’accomodamento, la convergenza, etc.), e di migliorare il comfort visivo.

La percezione di un oggetto è in funzione del contrasto rispetto a ciò che sta intorno, ossia della

differenza di luminanza fra l’oggetto e lo sfondo.

Poiché l’entità della luminanza dipende dall’illuminamento di una superficie, dall’indice di riflessione

della superficie illuminata e dalla direzione della luce riflessa, la norma consiglia i seguenti fattori di

riflessione per le pareti di un locale adibito a lavoro (tabella 6).

Tipo di superficie Fattore di riflessione consigliato (EN 12464-1)

Soffitto Da 0,7 a 0,9 Pareti Da 0,5 a 0,8

Pavimento Da 0,2 a 0,4

Tabella 6 – Intervalli consigliati per i fattori di riflessione di un locale

Nella edizione 2011 della norma UNI EN 12464-1 non è più prescritto il fattore di riflessione del piano

di lavoro, ma una nota specifica che il fattore di riflessione degli oggetti principali (arredi, macchinari,

superfici delle scrivanie) dovrebbe essere compreso tra 0,2 e 0,7.

Gli effetti negativi causati da scelte errate legate alla luminanza possono portare ad abbagliamento

(nel caso di luminanze troppo elevate), ad affaticamenti oculari (nel caso di contrasti di luminanza

troppo alti) e ad un ambiente di lavoro poco piacevole e poco stimolante (nel caso si ottengano

luminanze e contrasti troppo bassi). In genere un rapporto di 1 a 3 fra la luminanza media della zona

immediatamente circostante e quella del compito visivo e di 1 a 10 fra la luminanza media delle aree

periferiche del campo visivo, ossia pareti, soffitto e pavimento, e quella del compito visivo, sono

considerati valori limite da non superare. Ad esempio se la luminanza del compito visivo è di 150

cd/m2, la luminanza negli immediati dintorni non deve scendere sotto 50 cd/m2 e quella delle zone

periferiche sotto 15 cd/m2.

Figura 4 – Equilibrio errato e corretto delle luminanze

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

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5 Abbagliamento e sua limitazione Per abbagliamento si intende la sensazione visiva causata da una distribuzione sfavorevole delle

luminanze e/o da contrasti eccessivi di luminanze nel campo visivo. L’abbagliamento si può dividere in

due categorie:

Abbagliamento diretto (chiamato molesto) che è provocato direttamente dalle sorgenti

luminose, cioè dagli apparecchi di illuminazione o dalle finestre;

Figura 5 – Abbagliamento diretto (Zumtobel Staff)

Abbagliamento riflesso che è provocato dalla riflessione della luce su oggetti e superfici

che fanno da specchio (es. schermo di computer) ;

Figura 6 – Abbagliamento riflesso (Zumtobel Staff)

Entrambi i tipi di abbagliamento sono da evitare, in quanto portano a cali di concentrazione ad

aumento degli errori e a stanchezza.

Abbagliamento diretto

Mentre per l’abbagliamento diretto provocato dalle finestre vi rimandiamo ad un punto successivo,

parliamo dell’abbagliamento diretto provocato dagli apparecchi di illuminazione che viene

valutato nella norma UNI EN 12464-1, attraverso il metodo dell’indice unificato di abbagliamento UGR

(Unified Glare Rating). L'UGR è un indice unificato in campo internazionale, sviluppato dalla CIE

(Commission International de l'Eclairage) nella pubblicazione 117 del 1995, per la valutazione

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dell'abbagliamento diretto per ogni specifica applicazione, in funzione della disposizione degli

apparecchi illuminanti, delle caratteristiche dell'ambiente (dimensioni, riflessioni) e del punto di

osservazione degli operatori. I valori standard di riferimento dell'UGR sono compresi tra 10 (nessun

abbagliamento) e 30 (abbagliamento fisiologico considerevole) distanziati di 3 unità (10, 13, 16, 19,

22, 25 e 28), da ricercarsi nelle due direzioni di vista (trasversale e longitudinale rispetto

all'apparecchio): più basso è il valore, minore è l'abbagliamento diretto. In tabella 6bis viene indicato

più in dettaglio il rapporto tra valori di UGR e grado di abbagliamento percepito. Nella tabella generale

dei requisiti illuminotecnici dei vari locali (tabella 21), viene indicato (dove può essere definito) il valore

massimo di UGR da non superare. Il fattore UGR tiene conto della luminanza di sfondo (soffitto,

pareti) e della somma dell’effetto di abbagliamento di ciascun apparecchio collocato nel locale riferite

ad una posizione standard dell’osservatore. L’UGR, che dovrebbe essere fornito dal costruttore

dell’apparecchio di illuminazione per una certa geometria di ambiente, non è però definito per

apparecchi di illuminazione che hanno una componente di illuminazione indiretta superiore al 65%.

Se le posizioni degli apparecchi e dell’osservatore differiscono di molto rispetto a quelle standard, il

fattore UGR può cambiare anche di molto. I valori limite in questo caso sono ancora allo studio, anche

se esistono tabelle del CIE che consentono di fare delle stime in base al variare della posizione

dell’osservatore.

Ma come è possibile ridurre e/o rimediare alla distorsione di visione causata da un abbagliamento ?

Se l’abbagliamento è provocato dalle finestre, per la sua limitazione ci si affida a tende e serrande,

mentre se l’abbagliamento proviene dagli apparecchi luminosi, lo si limita con una adeguata

schermatura delle lampade con elementi che non siano trasparenti, come per esempio le lamelle, con

un angolo minimo di schermatura indicato in tabella 7. L’angolo di schermatura α di un apparecchio,

viene misurato rispetto all’orizzontale (figura 7). Nel caso più semplice gli apparecchi schermati

possiedono lamelle metalliche o di plastica montate sia trasversalmente che longitudinalmente rispetto

all’asse della lampada.

La norma UNI EN 12464-1 fornisce una formula per il calcolo manuale del fattore UGR, ma in genere

viene calcolato attraverso software.

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Figura 7 – Esempi di angoli di schermatura di alcuni apparecchi di illuminazione (Zumtobel Staff)

Entità dell’abbagliamento diretto UGR Abbagliamento intollerabile > 28

Abbagliamento quasi intollerabile 28 (es. sottopassi ferroviari) Abbagliamento fastidioso 25 (es. lavori grezzi industriali)

Abbagliamento quasi fastidioso 22 (es. lavori fini industriali) Abbagliamento appena accettabile 19 (es. uffici)

Abbagliamento accettabile 16 Abbagliamento percepibile 13

Abbagliamento appena percepibile 10

Tabella 7 – Valori dell’abbagliamento diretto dovuto alla luce artificiale diretta e indice UGR

Luminanza della lampada L [kcd/m2]

Angolo minimo di schermatura

20 ≤ L < 50 15° 50 ≤ L < 500 20°

L ≥ 500 30°

Tabella 8 – Angoli di schermatura minimi in base alla luminanza della lampada (valori non validi in caso di apparecchi ad illuminazione indiretta o montati al di sotto del livello della

visione)

Abbagliamento riflesso

A causa di superfici troppo riflettenti e del posizionamento sbagliato degli apparecchi di illuminazione

e/o dei posti di lavoro, possono venire alterate le condizioni di visibilità del compito. Per evitare o

ridurre l’abbagliamento riflesso si possono seguire le seguenti indicazioni:

Sistemazione adeguata e coerente tra apparecchi di illuminazione e posti di lavoro;

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Uso di superfici opache e satinate, a riflessione diffusa o schermate sul posto di lavoro;

Riduzione della luminanza degli apparecchi di illuminazione in modo da limitare i riflessi

sull’oggetto da vedere;

Aumento dell’area luminosa dell’apparecchio di illuminazione, cioè utilizzo di luce diffusa,

con forti componenti di luce indiretta;

Avere pareti e soffitto di colore chiaro;

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6 Direzione della luce

L’illuminazione diffusa dovrebbe essere miscelata in maniera equilibrata, ad una illuminazione

direzionale (cioè che proviene da una ben precisa direzione), allo scopo di migliorare il riconoscimento

tridimensionale degli oggetti, creando un’ombreggiatura nella quale si passa dalla zone scure a quelle

chiare senza traumi visivi e le forme sono rivelate in modo chiaro e piacevole.

Senza un equilibrio tra illuminazione direzionale e diffusa potrebbero crearsi inconvenienti quali un

ambiente senza ombre dove tutto appare monotono (eccesso di luce diffusa), oppure un ambiente con

ombre troppo pronunciate con conseguenti zone completamente scure (eccesso di luce direzionale).

L’illuminazione direzionale può essere utilizzata inoltre per migliorare uno specifico compito visivo,

aumentando la visibilità dei dettagli dell’attività da svolgere.

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7 Aspetti cromatici della luce

Per descrivere le proprietà cromatiche di una sorgente luminosa, la norma UNI EN 12464-1 prende in

considerazione due fattori:

La temperatura di colore (TCP) che indica l'apparenza cromatica della luce stessa;

L'indice di resa del colore (Ra) che dice in che misura il colore di un oggetto illuminato

artificialmente (es. pareti, mobili, oggetti di lavoro, etc.) appare naturale a chi lo osserva;

Temperatura di colore

Questo parametro nasce da un confronto che viene effettuato con le variazioni luminose di un corpo

nero riscaldato. Man mano che aumenta la temperatura, il corpo nero passa gradualmente dal rosso

all'arancio, al giallo, al bianco, fino al bianco azzurrognolo. La temperatura di colore di una sorgente

luminosa è appunto la temperatura, espressa in gradi kelvin (K), alla quale il colore del corpo nero

corrisponderà esattamente a quello della sorgente luminosa. Poiché per molte sorgenti luminose non

è possibile ottenere una corrispondenza perfetta, in tali casi si fa riferimento alla corrispondenza più

vicina possibile, ed il colore viene descritto come temperatura di colore correlata (TCP). E’ questa la

temperatura che viene indicata nella tabella 9, tratta dalla norma, e che mostra il colore apparente

della luce in relazione alla temperatura di colore delle lampade.

Si noti che le descrizioni (calda, fredda, etc.) si riferiscono al modo in cui vengono percepiti i colori,

ovvero all'impatto psicologico dell'illuminazione. I colori e le sorgenti luminose nella zona blu dello

spettro sono indicati come freddi e quelli verso la zona rossa-arancione sono invece descritti come

caldi.

Apparenza del colore Temperatura correlata

Calda TCP < 3300 K

Neutra 3300 K ≤ TCP ≤ 5300 K

Fredda TCP > 5300 K

Tabella 9 – Gruppi di apparenza di colore delle lampade

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Figura 8 – Diagramma che mette in relazione illuminamento e temperatura di colore per ottenere un

buon livello di comfort visivo.

Resa del colore

La resa del colore è un indice che ci permette di capire se i colori e la pelle umana, illuminati in modo

artificiale, sono resi in modo naturale, cioè appaiono a chi li osserva come illuminati dalla luce del sole.

Nella tabella generale dei requisiti illuminotecnici dei vari locali (tabella 21) viene indicato il valore

minimo di Ra, che consiste in un numero compreso tra 0 e 100. Un indice Ra pari o superiore ad 80

viene normalmente considerato alto ed indica che la sorgente ha buone proprietà di resa cromatica;

ad esempio le sorgenti di tipo termico, come le lampade a incandescenza, hanno un’ottima resa del

colore, mentre le lampade fluorescenti sono invece disponibili in diverse rese.

La norma UNI EN 12464-1 consiglia di non utilizzare lampade con un indice inferiore ad 80 nei luoghi

di lavoro dove le persone permangono e/o lavorano per lunghi periodi. Viene consentito un indice

inferiore ad 80, come eccezione, se il locale da illuminare è molto alto, ma comunque va garantita

un’illuminazione con un indice di resa del colore più elevata in corrispondenza dei posti di lavoro fissi

occupati in continuazione e dove i colori dei segnali di sicurezza devono essere riconosciuti.

In generale quindi, un indice Ra elevato significa che una sorgente luminosa renderà bene i colori.

Dato comunque che gli indici Ra sono calcolati per le sorgenti luminose a una specifica temperatura di

colore, non ha senso confrontare due sorgenti luminose con differente temperatura di colore e stesso

indice di resa del colore Ra. Ricordiamo inoltre che l'indice Ra è la media effettuata su otto differenti

colori, e che di conseguenza una sorgente luminosa con un indice Ra elevato non garantisce la resa

naturale di uno specifico colore, ma solo la tendenza a rendere bene un ampio spettro di colori.

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8 Sfarfallamento ed effetti stroboscopici

Effetti assolutamente indesiderati sono lo sfarfallamento (flicker), responsabile di distrazioni e a lungo

andare, anche di disturbi più gravi come le cefalee, e l’effetto stroboscopico provocato dal flusso

luminoso che pulsa a frequenza doppia di quella della rete (100 Hz). Normalmente questa frequenza

non viene percepita, ma nel momento in cui ci sono macchinari, quali ad esempio un tornio, che

ruotano velocemente, si può creare una pericolosissima illusione ottica tale per cui l’attrezzo sembra

addirittura fermo, determinando così una situazione di estremo pericolo. L’effetto stroboscopico si può

annullare utilizzando ad esempio lampade a scarica con reattori elettronici funzionanti ad alte

frequenze (circa 30 kHz), oppure lampade ad incandescenza alimentate in continua.

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9 Illuminamento dello spazio interno (cilindrico, modellato, direzionale)

Oltre all’illuminazione del compito visivo, dovrebbe essere illuminato anche il volume di spazio

occupato dalle persone. Questa luce è necessaria per evidenziare meglio gli oggetti, rilevarne la

consistenza e migliorare l'aspetto delle persone all'interno dello spazio. I termini "illuminamento medio

cilindrico", "modellato" e "illuminazione direzionale" descrivono queste condizioni di illuminazione.

Un buon riconoscimento degli oggetti all'interno di uno spazio richiede che il volume di spazio nel

quale le persone lavorano debbano essere illuminati. Ciò è realizzato fornendo un adeguato

illuminamento medio cilindrico, Ez, nello spazio. L'illuminamento medio mantenuto cilindrico

(illuminamento medio sul piano verticale) per l'attività e le aree interne non deve essere inferiore a 50

lx con Uo ≥ 0,1, su un piano orizzontale ad un'altezza specificata, ad esempio 1,2 m per persone

sedute e 1,6 m per le persone in piedi sopra il pavimento. Nelle zone in cui è importante una buona

comunicazione visiva, soprattutto in uffici, sale riunioni e aree di insegnamento, Ez non deve essere

inferiore ai 150 lx con Uo ≥ 0,1.

L'aspetto generale di un ambiente interno è esaltato quando le sue caratteristiche strutturali, le

persone e gli oggetti al suo interno sono illuminati in modo tale che le forme siano rivelate in modo

chiaro e piacevole. L’illuminazione non dovrebbe essere né troppo direzionale, per non produrre

ombre troppo dure, né troppo diffusa per non perdere completamente l’effetto del modellato, rendendo

l’ambiente luminoso monotono. Ombre multiple causate da un’illuminazione direzionale da più

posizioni dovrebbe essere evitata in quanto questo può portare ad una effetto visivo confuso. Il

modellato descrive l'equilibrio tra luce diffusa e luce diretta. Il rapporto cilindrico dell’illuminamento

orizzontale in un punto è un indicatore di modellazione. Con una disposizione uniforme di apparecchi

o lucernari un valore compreso tra 0,30 e 0,60 è un indicatore di buona modellazione.

L’illuminazione da una direzione specifica può rilevare i dettagli di un compito visivo, aumentandone la

visibilità e rendendo più facile l’espletamento del compito stesso. Devono essere evitate le ombre

troppo dure che interferiscono con il compito visivo, ma alcune ombre contribuiscono ad aumentare la

visibilità del compito.

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10 Fattore di manutenzione

La manutenzione degli impianti di illuminazione è essenziale per mantenere nel tempo le prestazioni

di un sistema di illuminazione entro i limiti progettuali e per promuovere un uso efficiente dell’energia.

Il livello di illuminazione all’interno di un locale infatti decresce gradualmente nel corso della vita

dell’impianto. Il parametro che descrive questa riduzione viene definito fattore di manutenzione (FM),

la cui definizione è la seguente: “il rapporto tra l’illuminamento medio sul piano di lavoro dopo un certo

periodo di uso dell’impianto (1°manutenzione) rispetto al valore medio dell’illuminamento ottenuto

sotto le stesse condizioni quando l’impianto è nuovo”.

inEmEFM =

dove Em è l’illuminamento medio mantenuto ed Ein è l’illuminamento iniziale.

E’ evidente quindi che stiamo parlando di un parametro di valore inferiore ad 1, di fondamentale

importanza per la progettazione dell’impianto di illuminazione. Il progettista deve infatti, in base alla

norma UNI EN 12464-1:

stabilire il fattore di manutenzione ed elencare tutte le ipotesi richieste per la valutazione

di questo valore;

specificare gli apparecchi di illuminazione adatti per l’ambiente;

preparare un programma completo di manutenzione in cui si devono indicare: la

frequenza con cui si devono sostituire le lampade, gli intervalli di pulizia degli apparecchi

di illuminazione e del locale, ed il metodo di pulizia più adeguato.

In sostanza, il fattore di manutenzione serve per valutare nel progetto il calo di illuminamento dovuto a

sporcizia, usura e guasti delle lampade che si verificano nel corso del tempo, e dipende da come

vengono “mantenute” le lampade, gli alimentatori, gli apparecchi di illuminazione, l’ambiente

circostante, e da come viene elaborato il programma di manutenzione. L’illuminamento che il

progettista calcola inizialmente Ein, deve essere allora superiore a quello desiderato per l’ambiente da

illuminare Em, per tenere conto del fattore di manutenzione.

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Figura 9 – Variazione dell’illuminamento attraverso la vita di un impianto.

In assenza di manutenzione, l’illuminamento dopo 6 anni scende al 50 % di quello iniziale. Un

programma di manutenzione biennale unito alla sostituzione delle lampade ed alla pulizia delle pareti

ogni 6 anni, porta ad ottenere un illuminamento dopo 6 anni pari al 98 % di quello iniziale.

(Esempio di lampade fluorescenti lineari montate su apparecchi riflettori in ambito industriale)

Per una valutazione più precisa ci si può rifare alla pubblicazione CIE 97/2005 “Guida alla

manutenzione dei sistemi di illuminazione per interni”, la quale permette di calcolare il fattore di

manutenzione (FM) come prodotto di quattro parametri:

FM = LLMF x LSF x LMF x RSMF

dove:

LLMF è il fattore di manutenzione del flusso luminoso che indica la riduzione del

flusso specifica di una lampada nel corso della sua durata;

LSF è il fattore di durata delle lampade che indica la percentuale di lampade ancora

funzionanti trascorso un certo intervallo di manutenzione;

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LMF è il fattore di manutenzione dell’apparecchio che indica il calo di efficienza di un

apparecchio dovuto alla sporcizia che si accumula trascorso un certo intervallo di

manutenzione/pulizia;

RSMF è il fattore di manutenzione del locale che indica il calo degli indici di riflessione

delle superfici perimetrali, dovuto alla sporcizia che si accumula trascorso un certo

intervallo di manutenzione/pulizia.

Le tabelle seguenti prese dalla pubblicazione CIE 97 del 2005, permettono di risalire al valore di

questi quattro parametri:

Durata di esercizio in 1000 ore 0,1 0,5 1 2 4 6 8 10 12 15 20 30

Tipo lampade Fattore

Incandescenza LLMF LSF

1,00 1,00

0,97 0,98

0,93 0,50

Alogene LLMF LSF

1,00 1,00

0,99 1,00

0,97 0,78

0,95 0,50

Fluorescenti trifosforo

LLMF LSF

1,00 1,00

0,99 1,00

0,98 1,00

0,97 1,00

0,93 1,00

0,92 0,99

0,90 0,98

0,90 0,98

0,90 0,97

0,90 0,94

0,90 0,50

Fluorescenti alofosfati

LLMF LSF

1,00 1,00

0,98 1,00

0,96 1,00

0,95 1,00

0,87 1,00

0,84 0,99

0,81 0,98

0,79 0,98

0,77 0,92

0,75 0,50

Fluorescenti compatte

LLMF LSF

1,00 1,00

0,98 0,99

0,97 0,99

0,94 0,98

0,91 0,97

0,89 0,94

0,87 0,86

0,85 0,50

Vapori di mercurio alta

pressione

LLMF LSF

1,00 1,00

0,99 1,00

0,97 0,99

0,93 0,98

0,85 0,97

0,82 0,94

0,80 0,90

0,79 0,86

0,78 0,79

0,77 0,69

0,76 0,50

Ioduri metallici

LLMF LSF

1,00 1,00

0,98 0,99

0,95 0,99

0,90 0,98

0,87 0,97

0,83 0,92

0,79 0,86

0,65 0,80

0,63 0,73

0,58 0,66

0,50 0,50

Vapori di sodio alta pressione

LLMF LSF

1,00 1,00

1,00 1,00

0,98 1,00

0,98 1,00

0,98 0,99

0,97 0,99

0,97 0,99

0,97 0,99

0,97 0,97

0,96 0,95

0,94 0,92

0,90 0,50

LED LLMF LSF

I dati stanno cambiando troppo rapidamente I dati stanno cambiando troppo rapidamente

Tabella 10 – Fattore di manutenzione del flusso luminoso (LLMF) e fattore di durata delle lampade (LSF)

Se è prevista la sostituzione singola delle lampade, il fattore di durata delle lampade LSF sarà pari a 1

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Intervallo di pulizia degli apparecchi

(anni)

0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0

Condizioni dell’ambiente

Qual-siasi MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S

Tipo apparecchi

A 1 0,98 0,95 0,92 0,88 0,96 0,93 0,89 0,83 0,95 0,91 0,87 0,80 0,94 0,89 0,84 0,78 0,93 0,87 0,82 0,75 0,92 0,85 0,79 0,73

B 1 0,96 0,95 0,91 0,88 0,95 0,90 0,86 0,83 0,94 0,87 0,83 0,79 0,92 0,84 0,80 0,75 0,91 0,82 0,76 0,71 0,89 0,79 0,74 0,68

C 1 0,95 0,93 0,89 0,85 0,94 0,89 0,81 0,75 0,93 0,84 0,74 0,66 0,91 0,80 0,69 0,59 0,89 0,77 0,64 0,54 0,87 0,74 0,61 0,52

D 1 0,94 0,92 0,87 0,83 0,94 0,88 0,82 0,77 0,93 0,85 0,79 0,73 0,91 0,83 0,77 0,71 0,90 0,81 0,75 0,68 0,89 0,79 0,73 0,65

E 1 0,94 0,96 0,93 0,91 0,96 0,94 0,90 0,86 0,92 0,92 0,88 0,83 0,93 0,91 0,86 0,81 0,92 0,90 0,85 0,80 0,92 0,90 0,84 0,79

F 1 0,94 0,92 0,89 0,85 0,93 0,86 0,81 0,74 0,91 0,81 0,73 0,65 0,88 0,77 0,66 0,57 0,86 0,73 0,60 0,51 0,85 0,70 0,55 0,45

G 1 1,00 1,00 0,99 0,98 1,00 0,99 0,96 0,93 0,99 0,97 0,94 0,89 0,99 0,96 0,92 0,87 0,98 0,95 0,91 0,86 0,98 0,95 0,90 0,85

Tabella 11 – Fattore di manutenzione dell’apparecchio (LMF)

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Intervallo di pulizia del locale

(anni) 0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0

Condizioni dell’ambiente Qual-siasi MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S

Fattori di riflessione di soffitto/

pareti/ pavimento

Tipo di illuminazione

0,8/0,7/0,2 Diretta

Diretta/Indiretta Indiretta

1,00 1,00 1,00

0,97 0,95 0,93

0,93 0,90 0,86

0,88 0,81 0,72

0,81 0,70 0,54

0,96 0,94 0,91

0,92 0,88 0,82

0,86 0,78 0,67

0,80 0,67 0,50

0,95 0,93 0,90

0,91 0,87 0,81

0,86 0,77 0,66

0,80 0,67 0,49

0,95 0,93 0,90

0,91 0,87 0,81

0,85 0,77 0,66

0,80 0,67 0,49

0,95 0,93 0,90

0,91 0,87 0,81

0,85 0,77 0,66

0,80 0,67 0,49

0,95 0,93 0,90

0,91 0,87 0,81

0,85 0,77 0,66

0,80 0,67 0,49

0,7/0,5/0,2 Diretta

Diretta/Indiretta Indiretta

1,00 1,00 1,00

0,98 0,97 0,95

0,96 0,93 0,89

0,92 0,87 0,77

0,87 0,77 0,60

0,97 0,96 0,93

0,95 0,91 0,86

0,91 0,84 0,73

0,86 0,75 0,56

0,97 0,95 0,92

0,94 0,91 0,85

0,90 0,84 0,72

0,86 0,75 0,55

0,97 0,95 0,92

0,94 0,91 0,85

0,90 0,83 0,72

0,86 0,75 0,55

0,97 0,95 0,92

0,94 0,91 0,84

0,90 0,83 0,72

0,86 0,75 0,55

0,97 0,95 0,92

0,94 0,91 0,84

0,90 0,83 0,72

0,86 0,75 0,55

0,5/0,3/0,2 Diretta

Diretta/Indiretta Indiretta

1,00 1,00 1,00

0,99 0,98 0,96

0,98 0,96 0,91

0,96 0,92 0,81

0,93 0,85 0,66

0,99 0,97 0,95

0,97 0,95 0,89

0,95 0,90 0,78

0,92 0,84 0,62

0,98 0,97 0,94

0,97 0,94 0,88

0,95 0,90 0,77

0,92 0,84 0,61

0,98 0,97 0,94

0,97 0,94 0,88

0,95 0,90 0,77

0,92 0,84 0,61

0,98 0,97 0,94

0,97 0,94 0,88

0,95 0,90 0,77

0,92 0,84 0,61

0,98 0,97 0,94

0,97 0,94 0,88

0,95 0,90 0,77

0,92 0,84 0,61

Tabella 12 – Fattore di manutenzione del locale (RSMF)

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Condizioni dell’ambiente (grado di sporcizia derivante dall’uso che viene fatto di un

locale)

Intervallo massimo di manutenzione Settori lavorativi

Molto pulito (MP)

3 anni

Ambienti asettici, centri di calcolo, reparti di assemblaggio

di componenti elettronici, cliniche ospedaliere (qui per

motivi igienici possono essere richiesti intervalli di

manutenzione più brevi)

Pulito (P) Uffici, scuole, reparti ospedalieri

Normale (N) 2 anni Negozi, laboratori, ristoranti,

magazzini, capannoni di montaggio

Sporco (S) 1 anno Acciaierie, impianti chimici,

fonderie, impianti metallurgici, lavorazione del legno

Tabella 13 – Condizioni dell’ambiente (da utilizzare nelle tabelle 11 e 12)

Intervallo di pulizia degli apparecchi

3 anni 2 anni 1 anno

Condizioni dell’ambiente

MP P N S MP

P N S MP P N S

Tipo apparecchi A - Supporti a fascio libero X X X

B - Riflettori aperti verso

l’alto (a ventilazione

naturale)

X X X

C - Riflettori chiusi verso l’alto (non ventilati)

X (X) X

D - Apparecchi IP2X chiusi X (X) X

E - Apparecchi IP5X antipolvere X X X

F - Apparecchi a luce indiretta X (X) X

G - Apparecchi a ventilazione

forzata X X X

Tabella 14 – Intervallo di pulizia degli apparecchi (da utilizzare nelle tabelle 11 e 12).

La tabella vale per fattori di manutenzione apparecchio ≥ 0,8

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Attività lavorativa Durata di accensione

Comando sulla base della luce diurna

(le lampade si accendono

automaticamente quando la luce

diurna è insufficiente) *

Durata di esercizio per

lampada (ore di

accensione)

Giorni di

accensione all’anno

Ore al giorno

Industria Turni 24 ore su 24. Comando/controllo

del sistema

365 365

24 24

No Si

8760 7300

Doppi turni, 6 giorni alla settimana

310 310

16 16

No Si

4960 3720

Turno unico, 6 giorni alla settimana

310 310

10 10

No Si

3100 1760

Turno unico, 5 giorni alla settimana

258 258

10 10

No Si

2580 1550

Vendita al dettaglio 6 giorni alla settimana 310 10 No 3100

Uffici 5 giorni alla settimana

258 10 No 2580 258 10 Si 1550

Scuole 5 giorni alla settimana

190 10 No 1900 190 10 Si 1140

Ospedali 7 giorni alla settimana

365 16 No 5840 365 16 Si 3504

Tabella 15 – Durata di esercizio delle lampade (da utilizzare nella tabella 10). I dati valgono a condizione che per la metà dell’anno sia data luce diurna in quantità sufficiente.

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Percorso logico per il calcolo di FM ed esempio pratico

Procedura per determinare passo dopo passo il fattore di manutenzione

Passo 1 – Selezionare lampade e apparecchi di illuminazione (tabella 2)

Passo 2 – Determinare la durata di esercizio delle lampade (tabella 3)

Passo 3 – Ottenere i fattori LLMF e LSF (tabella 4)

Passo 4 – Valutare l’intervallo di manutenzione del locale (tabella 1)

Passo 5 – Determinare gli intervalli di pulizia degli apparecchi e del locale

Passo 6 – Ottenere il fattore LMF (tabella 5)

Passo 7 – Ottenere il fattore RSMF (tabella 6)

Passo 8 – Calcolare FM = LLMF x LSF x LMF x RSMF

Passo 9 – E’ consigliabile ripetere i passi da 1 a 8, assestando i vari parametri

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Luogo Fabbrica che assembla ricevitori televisivi

Dimensioni Grande spazio aperto in condizioni normali

Fattori di riflessione Soffitto/pareti/pavimento rispettivamente a 70/30/20

Sistema di illuminazione Riflettori di metallo con lampade fluorescenti trifosforo

Ore di accensione 4000 ore all’anno con sostituzione delle lampade bruciate

Calendario di manutenzione

Pulizia e cambio lampade ogni 2 anni

Dalla tabella 4 LLMF = 0,90 per 8000 ore di durata di esercizio

Dalla tabella 4 LSF = 1,00 (ipotizzando la sostituzione singola delle lampade)

Dalla tabella 5 LMF = 0,80 per una pulizia biennale di un apparecchio di tipo B

Dalla tabella 6 RSMF = 0,93 per una pulizia delle superfici effettuata ogni 6 anni

Fattore di manutenzione

FM = 0,90 x 1,00 x 0,80 x 0,93 = 0,67

Se la pulizia fosse effettuata annualmente e non ogni 2 anni, il fattore LMF diventerebbe 0,90 ed il fattore di manutenzione FM passerebbe a 0,72 con un incremento del 7% che si tradurrebbe in un risparmio nel dimensionamento dell’impianto e nel consumo successivo di energia.

Dopo aver stabilito il fattore di manutenzione ed aver scelto adeguati apparecchi di illuminazione, è di

fondamentale importanza preparare un programma completo di manutenzione. Nell’elaborare un

programma di manutenzione vanno affrontati i seguenti punti:

La modalità di sostituzione lampade, cioè singolarmente in base ai guasti (manutenzione

correttiva) oppure a gruppi, pianificata secondo determinate scadenze (manutenzione

preventiva);

La manutenzione degli apparecchi, cioè in sostanza la pulizia degli apparecchi stessi;

La manutenzione delle superfici perimetrali, cioè la pulizia regolare delle superfici

perimetrali che è tanto più importante quanto più sono forti la componente di luce indiretta

di un impianto e il livello di sporcizia che si sviluppa nel locale. Ad esempio, in un

ambiente con forte sviluppo di sporco e con un impianto a luce prevalentemente indiretta il

calo di efficienza luminosa è di circa 1/3 nel giro di tre anni;

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L’attrezzatura per la manutenzione, ad esempio i vari elevatori e gru (montacarichi, carrelli

elevatori, etc.), i meccanismi per apparecchi d‘illuminazione che permettono di abbassare

gli apparecchi a livello del pavimento, le strutture per effettuare il bagno degli apparecchi

mediante detergenti liquidi o ultrasuoni, etc.;

I criteri per minimizzare il lavoro di manutenzione, che possono consistere in:

• uso di sorgenti luminose che mantengono costanti le caratteristiche

illuminotecniche nel corso di tutta la loro durata;

• misure contro la penetrazione di oggetti estranei negli apparecchi;

• installazione di lampade resistenti alla polvere;

• scelta accurata dei materiali;

• uso di apparecchi che comportino il minor lavoro possibile nel montare/smontare

le parti ottiche;

• scelta dei materiali in funzione delle condizioni dell‘ambiente;

• sfruttamento dell’effetto di autopulitura degli apparecchi (es. riflettori aperti verso

l’alto);

Il programma di manutenzione può essere impostato secondo due filosofie di intervento sull’impianto:

a intervalli regolari o ad intervalli variabili. Il programma di manutenzione ad intervalli regolari (figura

10) stabilisce una cadenza temporale rigida per gli interventi di pulizia, mentre il programma ad

intervalli variabili è impostato su intervalli di pulizia diseguali (figura 11). Quest’ultima impostazione è

particolarmente vantaggiosa nell’ottenere fattori di manutenzione più elevati, quando l’impianto di

illuminazione ha elevati costi iniziali e di consumo energetico, ma bassi costi di manutenzione.

Figura 10 – Programma di manutenzione ad intervalli regolari

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Figura 11 - Programma di manutenzione ad intervalli variabili

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11 Risparmio energetico

Un impianto di illuminazione deve corrispondere ai requisiti di illuminazione di un particolare luogo

senza che venga sprecata energia. Tuttavia, questo deve avvenire senza compromettere l’aspetto

visivo di un impianto di illuminazione, e per ottenere ciò occorre un esame approfondito dei sistemi più

appropriati di illuminazione, delle apparecchiature, dei comandi e dell’uso della luce diurna disponibile.

La problematica del risparmio energetico è sempre più pressante a livello mondiale e l’illuminazione

può contribuire in maniera determinante nel ridurre i consumi energetici.

Il risparmio energetico può essere fatto integrando la luce naturale con quella artificiale. Una

procedura per la stima del fabbisogno energetico di un impianto di illuminazione è data nella norma

EN 15193. La norma fornisce una metodologia per il calcolo di un indicatore numerico di energia di

illuminazione (LENI), che rappresenta la prestazione energetica di illuminazione degli edifici.

Questo indicatore può essere utilizzato per locali singoli solo su base comparativa, poiché i valori di

riferimento riportati nella EN 15193 sono pensati per un intero edificio.

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12 Integrazione della luce diurna

La luce diurna potrebbe fornire tutta o parte dell’illuminazione necessaria per i compiti visivi, anche se

il suo livello e la sua qualità variano durante il giorno, causando quindi una condizione di variabilità di

percezione luminosa. Tuttavia, a causa della sua direzionalità (orizzontale) la luce diurna può

contribuire a creare una equilibrata distribuzione delle luminanze insieme alla luce artificiale di tipo

diffuso.

Poiché negli interni con finestre laterali, la luce diurna disponibile diminuisce rapidamente a seconda

della distanza dalla finestra, sarà necessaria un’illuminazione supplementare per garantire

l’illuminamento necessario sui posti di lavoro all’interno della stanza. Si possono usare dispositivi di

accensione e/o di regolazione della luminosità, sia automatici che manuali, per garantire un’adeguata

integrazione tra l’illuminazione elettrica e la luce diurna.

L’illuminazione artificiale, pertanto non può essere mai considerata isolatamente, bensì va sempre

vista come necessaria integrazione della luce diurna, per aiutare il lavoro nei luoghi interni, creando

un’atmosfera il più possibile naturale. Per descrivere la luce diurna che entra negli interni si può usare

il fattore medio di luce diurna, ηm è il rapporto (%) tra l’illuminamento medio dell’ambiente, Em, e

l’illuminamento esterno prodotto dalla volta celeste, E0. Questo fattore può essere calcolato attraverso

una formula (vedi scheda). In ogni caso i valori ottimali, forniti da indicazioni normative e/o legislative,

indicano come soglia minima uno 0,7% per le aree occupate in modo non continuativo da lavoratori e

un 2% per le aree in cui si svolgono attività lavorative.

A titolo di esempio riportiamo in tabella 16 i valori del fattore medio di luce diurna richiesti dalla norma

UNI 10840 per gli ambienti scolastici.

Scheda per il calcolo del fattore medio di luce diurna ηm (norma UNI 10840)

ψε

ηtot

f

ArmAt

m⋅−

⋅⋅=

)1(

Af = area della superficie trasparente della finestra

(escluso il telaio)

Atot = area totale delle superfici interne che delimitano

l’ambiente (comprese le superfici delle finestre)

t = fattore di trasmissione luminosa del vetro, che vale:

o 0,9 per vetro semplice trasparente

o 0,85 per vetro retinato

o 0,8 per doppio vetro trasparente

rm = fattore medio di riflessione luminosa delle

superfici interne che delimitano l’ambiente, che vale *:

o 0,8 per intonaco comune o carta bianchi

o 0,7 per intonaco comune o carta di colore

molto chiaro (avorio, giallo, grigio)

o 0,5 ÷ 0,6 per intonaco comune o carta di

colore chiaro (avorio, rosa chiaro)

o 0,3 ÷ 0,5 per intonaco comune o carta di

colore medio (verde chiaro, azzurro chiaro)

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o 0,1 ÷ 0,3 per intonaco comune o carta di

colore scuro (verde oliva, rosso)

o 0,4 per mattone chiaro

o 0,2 per mattone scuro, cemento grezzo, legno

scuro, pavimenti di tinta scura

o 0,4 ÷ 0,6 per pavimenti di tinta chiara

o 0,4 ÷ 0,6 per pavimenti di tinta chiara

o 0,8 ÷ 0,9 per alluminio

* rm andrebbe calcolato come media pesata dei fattori

di riflessione delle singole superfici interne

� = fattore finestra, che vale:

o 1 per finestra orizzontale, tipo un lucernario,

che non ha ostruzioni di luce

o 0,5 per finestre verticali senza ostruzioni di

luce

o < 0,5 per finestre verticali con ostruzioni di

luce determinate da edifici in prossimità (vedi

grafico sotto per la sua determinazione

precisa)

� = fattore di riduzione del fattore finestra (vedi

grafico sotto)

dove:

h = altezza della finestra dal piano stradale

H = altezza del fabbricato posto di fronte

La = larghezza della strada

dove:

Lf = larghezza della finestra

hf = altezza della finestra

p = distanza tra la finestra ed il bordo esterno della

parete

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Fattore medio di luce diurna

Tipo di compito od attività in interni ηm (%) Note e

consigli

Asili nido, scuole materne Aule giochi ≥5

Nido ≥5 Aule per lavoro manuale ≥3

Locali scolastici Aule scolastiche ≥3

Aule per corsi serali e per adulti - Sale lettura ≥3

Lavagna - Tavolo per dimostrazioni - Aule educazione artistica ≥3

Aule educazione artistica in scuole d’arte

≥3

Aule per disegno tecnico ≥3 Aule per educazione tecnica e

laboratori ≥3

Aule lavori artigianali ≥3 Laboratorio di insegnamento ≥3 Aule di pratica della musica ≥3

Laboratori di informatica ≥3 Rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali

Laboratori linguistici ≥3 Aule di preparazione e officine ≥3

Ingressi ≥1 Zone di circolazione, corridoi ≥1

Scale ≥1 Sale comuni per gli studenti e

aula magna ≥2

Sale professori ≥2 Biblioteca: scaffali -

Biblioteca: zone di lettura ≥3 Magazzini materiale didattico ≥1 Palazzetti, palestre, piscine

(uso generale) ≥2

Mensa ≥2 Cucina ≥1 Bagni ≥1

Tabella 16 – Fattore medio di luce diurna da ottenere per garantire un’adeguata distribuzione

dell’illuminazione naturale nei locali scolastici

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

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In alternativa al fattore medio di luce diurna ηm come indice per descrivere i livelli di illuminazione

naturale di un edificio, alcuni regolamenti edilizi comunali propongono l’utilizzo di un parametro di più

facile calcolo, anche se presenta dei limiti sulla quantità di luce naturale che riesce a garantire negli

ambienti. Si tratta del rapporto illuminante RI, definito semplicemente come il rapporto fra la superficie

finestrata e la superficie pavimentata di un ambiente. I valori minimi sono indicati in tabella 21.

Tipologia del locale Dimensione RI minimo Uffici, ambulatori, mense, locali di riposo, aule, locali di degenza

-- 1/8

Locali adibiti ad attività lavorative diverse dalle precedenti, compresi i

magazzini e gli archivi, occupati durevolmente dai lavoratori

< 1000 m2 1/10 1000 ÷ 3000 m2 1/12

> 3000 m2 1/15

Locali occupati temporaneamente dai lavoratori

* -- 1/20

* in questi locali può anche essere ammessa una illuminazione naturale ridotta rispetto all’RI indicato, nei casi in cui vi siano impedimenti tecnici (strutturali e/o vincoli urbanistici) od altri ostacoli che rendono particolarmente complessa la realizzazione di superfici trasparenti Coefficienti correttivi applicabili al valore di RI:

o per superfici a bassa trasmissione luminosa (t < 0,7) va aumentata la superficie vetrata

o vanno escluse le superfici vetrate poste ad una altezza dal pavimento < 0,60 m

o RI corretto solo per profondità dell’ambiente < 2,5 volte Hmax della superficie vetrata

o in presenza di tettoie, balconi e simili aumentare la superficie vetrata di 0,05 m2 ogni 5 cm di

ostruzione, oltre il metro di profondità dell’ostacolo

Tabella 17 – Valori del rapporto illuminante RI per alcune tipologie di locali

Un punto a favore della luce diurna è che psicologicamente predispone le persone ad un miglior

umore e di conseguenza ad un miglior rendimento sul lavoro, rispetto alla luce artificiale, mentre

invece il maggior problema provocato dall’illuminazione naturale è l’abbagliamento dovuto alla

notevole differenza di luminanza fra le superfici vetrate delle finestre e le superfici opache dei muri

interni. Per ridurre l’abbagliamento causato dalle finestre, si dovrà quindi provvedere ad un’adeguata

schermatura, tramite tende e similari soprattutto in condizioni di elevata luminanza esterna. Per

valutare l’abbagliamento causato dalla luce naturale si utilizza l’indice DGI (Daylight Glare Index)

definito attraverso una formula dalla norma UNI 10840. Valori indicativi sono riportati in tabella 18.

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Entità dell’abbagliamento naturale DGI Abbagliamento intollerabile > 28

Abbagliamento quasi intollerabile 28 Abbagliamento fastidioso 26

Abbagliamento quasi fastidioso 24 Abbagliamento appena accettabile 22

Abbagliamento accettabile 20 Abbagliamento percepibile 18

Abbagliamento appena percepibile 16

Tabella 18 – Valori dell’abbagliamento dovuto alla luce naturale e indice DGI

Una soluzione di recente introduzione per lo sfruttamento razionale dell’illuminazione naturale è quella

delle guide di luce, formate da superfici prismatiche che riflettono la luce diretta del sole attraverso un

condotto tubolare per consentirgli di raggiungere spazi in profondità rispetto al tetto dell’edificio.

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13 Illuminazione in presenza di videoterminali

Il principale problema che ci si trova ad affrontare, quando il lavoro viene svolto di fronte ad uno

schermo, è l’abbagliamento riflesso sul monitor. Per limitarlo, si devono seguire le disposizioni già

indicate nel punto 4, che qui velocemente ricordiamo: sistemazione adeguata e coerente tra

apparecchi di illuminazione, monitor e posti di lavoro, uso di superfici opache e satinate, a riflessione

diffusa o schermate sul posto di lavoro, riduzione della luminanza degli apparecchi di illuminazione in

modo da limitare i riflessi sull’oggetto da vedere, aumento dell’area luminosa dell’apparecchio di

illuminazione, cioè utilizzo di luce diffusa, con forti componenti di luce indiretta. Segnaliamo comunque

che i riflessi dipendono dagli angoli e che quindi per evitare i riflessi a volte basta solo girare o

inclinare il video.

Stato della luminanza sullo

schermo

Schermo ad alta luminanza

> 200 cd/m2

Schermo a media luminanza

≤ 200 cd/m2

Caso A ≤ 3000 cd/m2 ≤ 1500 cd/m2

Caso B ≤ 1500 cd/m2 ≤ 1000 cd/m2

Tabella 19 – Luminanza media da non superare per un corpo illuminante riflesso su uno schermo

piatto

In ogni caso la norma UNI EN 12464-1 nella revisione 2011, propone una tabella (tabella 19) con i

valori delle luminanze massime degli apparecchi che, a causa della loro posizione possono creare

riflessioni fastidiose sugli schermi piatti (LCD) dei computer.

Il caso A riguarda gli schermi piatti funzionanti a polarità positiva con normali esigenze riguardo ai

colori ed ai dettagli delle informazioni raffigurate (ad esempio: uffici, scuole, ecc.).

Il caso B riguarda, invece, gli schermi piatti funzionanti a polarità negativa e/o con elevate esigenze

riguardo ai colori ed ai dettagli delle informazioni raffigurate (ad esempio: CAD, ispezione colori).

Se, uno schermo ad alta luminanza viene usato con meno di 200 cd/m2, vanno usate le prescrizioni

relative allo schermo a luminanza media. La luminanza dello schermo (vedi ISO 9241-302) descrive la

luminanza massima delle parti bianche dello schermo; questo dato è riportato nella documentazione

del costruttore dello schermo. Alcune attività, compiti visivi o tecnologie con video display molto lucidi,

possono richiedere differenti condizioni di luce (ad esempio: bassi limiti di luminanza, speciali

protezioni, regolazioni individuali della luce, ecc.).

In aree con attività industriali e professionali i display hanno, alcune volte, un vetro protettivo

addizionale. Le riflessioni indesiderate prodotte su questi vetri di protezione devono essere ridotte con

metodi adeguati come, ad esempio, trattamenti antiriflessione, montaggio dei vetri di protezione con

angoli di inclinazione corretti o usando adeguate schermature per la luce incidente sui vetri di

protezione stessi.

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14 Valutazione del rischio dovuto all’illuminazione

Il Dlgs 81/08 pone in capo al datore di lavoro l’obbligo alla valutazione dei rischi a cui sono sottoposti i

dipendenti durante il lavoro. Tra questi rischi, va valutato anche il rischio legato all’illuminazione. Tale

valutazione può essere effettuata attraverso l’ausilio di opportune check-list che permettano di

individuare la presenza o l’assenza del rischio. Un esempio può essere quello proposto da linee guida

Ex-ISPESL (tabella 20).

Indagine Responso Modalità di intervento

(in caso di NO) Tutti gli ambienti utilizzati come luogo di lavoro sono dotati di illuminazione naturale nella quantità richiesta dal Regolamento Edilizio locale o, in sua assenza, forniti di un RI maggiore di 1/8 ?

SI NO

Misurare l’indice RI o eventualmente il fattore medio di luce diurna �m; ampliare le finestre e/o modificare la destinazione d’uso del locale

Ci sono addetti che si lamentano della poca o troppa luce naturale oppure della troppa o poca luce artificiale ?

SI NO

Verificarne le cause e sanare la situazione

Ci sono addetti che lamentano una scarsa qualità dell’ambiente luminoso (abbagliamenti, riflessi, cattiva percezione dei colori, fatica visiva, etc.) ?

SI NO

Verificarne le cause anche con specifiche misurazioni; analizzare la situazione con il medico competente e sanarla

Gli impianti di illuminazione e le finestre sono regolarmente oggetto di manutenzione (in particolare sostituzione delle lampade, pulizia di vetri e corpi illuminanti) ?

SI NO

Effettuare una manutenzione straordinaria ed attivare una procedura per la manutenzione programmata

Tutti i centri di pericolo hanno una illuminazione localizzata sufficiente ?

SI NO

Installare l’illuminazione localizzata

E’ presente e funzionante un impianto per l’illuminazione di sicurezza delle vie di fuga fino ad un luogo sicuro ?

SI NO

Installare e verificare almeno ogni 6 mesi

Tabella 20 – Esempio di lista di controllo per analizzare rischi legati all’illuminazione nei luoghi di

lavoro

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15 Requisiti di illuminazione richiesti in ambienti interni La norma UNI EN 12464-1:2011 riporta una tabella nella quale vengono elencate, per varie tipologie

ed ambienti lavorativi (se l’attività o il compito non viene menzionato, si deve far riferimento ad una

situazione paragonabile), tre caratteristiche illuminotecniche fondamentali da rispettare:

l’illuminamento medio mantenuto, ossia il valore al di sotto del quale l’illuminamento medio, su

una specifica superficie (orizzontale, verticale o inclinata) sede di uno specifico compito visivo ,

non può mai scendere;

Il valore massimo dell’indice unificato di abbagliamento UGR;

Il valore minimo di uniformità di illuminamento U0 sul piano di riferimento

Il valore minimo dell’indice di resa del colore Ra;

Requisiti di illuminazione richiesti dalla norma UNI EN 12464-1:2011 per compiti e attività nei luoghi di lavoro in interni

Tipo di compito od attività in interni

Illuminamento medio

mantenuto

Em [lx]

Valore massimo

Indice unificato

di abbagliamento

(se

applicabile

al luogo)

UGRL

Valore minimo Indice di resa

del colore

Ra

Uniformità di illuminament

o U0 Requisiti specifici

Zone di circolazione e spazi comuni all’interno di edifici

Zone di circolazione Zone di circolazione e

corridoi 100 28 40 0,4 -Illuminamento a livello

pavimento - Aumentare a 150 lx se ci sono veicoli in movimento (es. muletti) - Ra e UGR devono essere simili a quelli delle zone adiacenti

- L’illuminazione delle uscite e delle entrate deve prevedere una zona di transizione per evitare improvvise modifiche nell’illuminamento tra interno e esterno durante il giorno e la notte

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- Fare attenzione all’abbagliamento di mezzi e pedoni

Scale, ascensori, tappeti mobili

100 25 40 0,4 E’ necessario dare risalto ai singoli gradini Di fronte all’ascensore minimo 200 lx

Rampe e binari di carico – aree carico/scarico

merce

150 25 40 0,4

Sale di riposo, infermeria e pronto soccorso Mense 200 22 80 0,4

Locali di riposo 100 22 80 0,4 Locali per l’esercizio

fisico 300 22 80 0,4

Guardaroba, gabinetti, bagni, toilette

200 25 80 0,4 Illuminazione in ogni singolo bagno se questi sono totalmente chiusi

Infermeria 500 19 80 0,6 Locali per visita medica 500 16 90 0,6 Temperatura colore TCP ≥ 4000

K e ≤5000 K

Sale di comando o di controllo Locali impianti, sala

interruttori 200 25 60 0,4

Locali telex, posta, quadri di controllo

500 19 80 0,6

Magazzini/magazzini refrigerati Magazzini, zone di

stoccaggio 100 25 60 0,4 Aumentare a 200 lx se il

magazzino è occupato costantemente

Zone di movimentazione,

imballaggio, spedizione

300 25 60 0,6

Magazzini con scaffali Corsie senza personale 20 - 40 0,4 Illuminamento a livello

pavimento Corsie con presenza di

personale 150 22 60 0,4 Illuminamento a livello

pavimento

Stazione di controllo 150 22 60 0,6

Facciata del magazzino 200 - 60 0,4 Illuminazione verticale, possibile utilizzo di luce portatile

Attività industriali ed artigianali

Agricoltura Carico e manovra delle

merci, uso di attrezzatura e macchinario di

movimentazione

200 25 80 0,4

Edifici per il bestiame 50 - 40 0,4

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Zone per animali malati, celle parto

200 25 80 0,6

Preparazione mangime, area mungitura, lavaggio utensili

200 25 80 0,6

Forni, panifici, pasticcerie Preparazione, cottura al

forno 300 22 80 0,6

Finitura, glassatura, decorazione

500 22 80 0,7

Cemento, prodotti in cemento, calcestruzzo, mattoni Asciugatura 50 28 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza

devono essere riconoscibili Preparazione dei

materiali, lavori al forno e ai miscelatori

200 28 40 0,4

Lavorazioni generiche alle macchine

300 25 80 0,6

Lavorazioni grossolane 300 25 80 0,6

Ceramica, piastrelle, vetro, vetrerie Asciugatura 50 28 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza

devono essere riconoscibili Preparazione,

lavorazioni generiche alle macchine

300 25 80 0,6

Smaltatura, laminatura, stampaggio, formatura

di parti semplici, montaggio, soffiatura

vetro

300 25 80 0,6

Molatura, incisione, brillantatura vetro,

formatura di precisione, fabbricazione strumenti

in vetro

750 19 80 0,7

Molatura di vetro ottico, cristallo, molatura

manuale e incisione

750 16 80 0,7

Lavori di precisione, per esempio molatura

decorativa, pittura a mano

1000 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Lavorazione di pietre preziose sintetiche

1500 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Industria chimica, della plastica e gomma Impianto di processo controllato a distanza

50 - 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili

Impianto di processo con intervento manuale

150 28 40 0,4

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limitato Luoghi di lavoro in

installazioni di processo con presenza continua

di personale

300 25 80 0,6

Ambienti per misurazione di

precisione, laboratori

500 19 80 0,6

Produzione farmaceutica 500 22 80 0,6

Produzione di pneumatici

500 22 80 0,6

Ispezione dei colori 1000 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Taglio, finitura, ispezione

750 19 80 0,7

Industria elettrica ed elettronica Fabbricazione di cavi e

fili 300 25 80 0,6

Avvolgimento bobine di grandi dimensioni

300 25 80 0,6

Avvolgimento bobine di medie dimensioni

500 22 80 0,6

Avvolgimento bobine di piccole dimensioni

750 19 80 0,7

Impregnazione delle bobine

300 25 80 0,6

Galvanizzazione 300 25 80 0,6

Lavori di assemblaggio grossolano (es. grandi

trasformatori)

300 25 80 0,6

Lavori di assemblaggio medio (es. quadri

elettrici)

500 22 80 0,6

Lavori di assemblaggio fine (es. telefoni)

750 19 80 0,7

Lavori di assemblaggio di precisione (es. attrezzatura di

precisione)

1000 16 80 0,7

Laboratorio elettronico, prove, messa a punto

1500 16 80 0,7

Generi alimentari e industrie alimentari di lusso Posti e zone di lavoro:

- fabbriche di birra, fermentazione e malto;

- lavaggio, riempimento barili, pulizia, setacciamento,

200 25 80 0,4

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sbucciatura; - cottura in

fabbriche di conserve e cioccolato

- zuccherifici - fermentazione e

asciugatura del tabacco, cantine di fermentazione

Selezione e lavaggio prodotti, tritatura,

miscelatura, confezionamento

300 25 80 0,6

Posti di lavoro e zone critiche

in macelli, macellerie, caseifici,

mulini, al piano di filtrazione nelle

raffinerie di zucchero

500 25 80 0,6

Taglio e selezione di vegetali e frutta

300 25 80 0,6

Produzione gastronomica, lavori di

cucina, produzione sigari e sigarette

500 22 80 0,6

Ispezione di vetri e bottiglie, controllo

prodotti, guarnitura, selezione decorazione

500 22 80 0,6

Laboratori 500 19 80 0,6

Ispezione dei colori 1000 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Fonderie e fusione del metallo Gallerie di

manutenzione, sotterranei

50 - 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili

Piattaforme 100 25 40 0,4

Preparazione delle sabbie

200 25 80 0,4

Spogliatoi 200 25 80 0,4

Zone di lavoro al cubilotto e al miscelatore

200 25 80 0,4

Spazio di colata 200 25 80 0,4

Zona di disfattatura 200 25 80 0,4

Formatura a macchina 200 25 80 0,4

Formatura manuale delle anime

300 25 80 0,6

Pressofusione 300 25 80 0,6

Costruzione di modelli 500 22 80 0,6

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Parrucchieri Parrucchieri 500 19 90 0,6

Produzione gioielli Lavorazione delle pietre

preziose 1500 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000

K e ≤6500 K

Produzione gioielli 1000 16 90 0,7

Produzione orologi (manuale)

1500 16 80 0,7

Produzione orologi (automatica)

500 19 80 0,6

Lavanderie e tintorie Raccolta capi, marcatura

e smistamento 300 25 80 0,6

Lavaggio e pulizia a secco

300 25 80 0,6

Stiratura, stiratura a vapore

300 25 80 0,6

Ispezione e riparazione 750 19 80 0,7

Pelle e capi in pelle Lavori in tino, vasca,

fossa 200 25 40 0,4

Scamatura, cuciture, tiratura, lucidatura delle

pelli

300 25 80 0,4

Lavori di selleria, manifattura scarpe: cucitura, lucidatura, formatura, taglio,

foratura

500 22 80 0,6

Selezionatura 500 22 90 0,6 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Tintura del cuoio (a macchina)

500 22 80 0,6

Controllo qualità 1000 19 80 0,7

Ispezione dei colori 1000 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500

Produzione scarpe 500 22 80 0,6

Produzione guanti 500 22 80 0,6

Lavorazione e trasformazione dei metalli Fucinatura libera 200 25 60 0,6

Fucinatura a stampo 300 25 60 0,6

Saldatura 300 25 60 0,6

Lavorazione di macchina grossolana e media: tolleranza ≥0,1 mm

300 22 60 0,6

Lavorazione di macchina fine: tolleranza <0,1

mm

500 19 60 0,7

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47 Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti. Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

Tracciatura, ispezione 750 19 60 0,7

Laboratorio trafilatura, costruzione tubi,

formatura a freddo

300 25 60 0,6

Lavorazione laminati:spessore ≥5

mm

200 25 60 0,6

Lavorazione fogli: spessore < 5 mm

300 22 60 0,6

Fabbricazione utensili e attrezzi da taglio

750 19 60 0,7

Assemblaggio grossolano

200 25 80 0,6

Assemblaggio medio 300 25 80 0,6

Assemblaggio fine 500 22 80 0,6

Assemblaggio di precisione

750 19 80 0,7

Galvanizzazione 300 25 80 0,6

Preparazione superfici e verniciatura

750 25 80 0,7

Attrezzi, preparazione sagome e calibri,

meccanica di precisione, micromeccanica

1000 19 80 0,7

Carta e oggetti di carta Preparazione dell’impasto e raffinazione

200 25 80 0,4

Fabbricazione e trasformazione della carta, macchine per

carta e cartone ondulato, fabbricazione

del cartone

300 25 80 0,6

Lavori di rilegatura, es: piegatura, smistamento,

incollaggio, taglio, stampa, cucitura

500 22 80 0,6

Centrali elettriche Impianto alimentazione

combustibile 50 - 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza

devono essere riconoscibili

Locale caldaie 100 28 40 0,4

Sala macchine 200 25 80 0,4

Locali annessi (es. locali pompe, locali

condensatori, quadri di controllo interni)

200 25 60 0,4

Sale di controllo 500 16 80 0,7 I quadri di controllo sono in genere verticali. Potrebbe essere necessario utilizzare apparecchi con la regolazione del flusso luminoso.

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Stamperie Taglio, doratura, stampa in rilievo, lavori su pietra

e lastra, macchine da stampa, costruzione

matrici

500 19 80 0,6

Selezione fogli e stampa a mano

500 19 80 0,6

Montaggio caratteri, ritocco, litografia

1000 19 80 0,7

Ispezione dei colori in stampe policrome

1500 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Incisione su acciaio e rame

2000 16 80 0,7 Potrebbe essere necessaria una illuminazione direzionale

Laminatoi, lavorazioni ferro e acciaio Impianti di produzione

senza intervento manuale

50 - 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili

Impianti di produzione con intervento manuale

occasionale

150 28 40 0,4

Impianti di produzione con intervento manuale

continuo

200 25 80 0,6

Magazzino di laminati 50 - 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili

Fornace 200 25 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili

Treno di laminazione, avvolgitori, linea di

taglio

300 25 40 0,6

Piattaforme di controllo, quadri di controllo

300 22 80 0,6

Prova, misurazione e controllo

500 22 80 0,6

Gallerie di manutenzione, sezione

cinghie, sotterranei, etc.

50 - 20 0,4 I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili

Lavorazione e manifattura tessile Zone di lavoro a lato

delle vasche di lavaggio, apertura balle

200 25 60 0,6

Cardatura, lavaggio, stiratura, disegno,

pettinatura, imbozzimatura,

incollaggio, punzonatura cartoni, profilatura,

filatura juta e canapa

300 22 80 0,6

Filatura, ritorcitura, 500 22 80 0,6 Occorre impedire gli effetti stroboscopici

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aspatura, bobinatura Ordinatura, tessitura,

intrecciatura, maglieria 500 22 80 0,6 Occorre impedire gli effetti

stroboscopici

Cucitura, maglieria fine, rimagliatura, rammendo

750 22 80 0,7

Disegno manuale, disegno trame

750 22 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Finitura, tintura 500 22 80 0,6

Camera di asciugatura 100 28 60 0,4

Stampaggio automatico 500 25 80 0,6

Annodatura, ispezione della trama,

passamaneria

1000 19 80 0,7

Ispezione colori, controllo fabbricazione

1000 16 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Rammendo invisibile 1500 19 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Manifattura cappelli 500 22 80 0,6

Costruzione veicoli Carrozzeria e assemblaggio

500 22 80 0,6

Camera di verniciatura, spruzzatura, lucidatura

750 22 80 0,7

Verniciatura: ritocco, ispezione

1000 19 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Fabbricazione rivestimenti interni

1000 19 80 0,7

Ispezione finale 1000 19 80 0,7

Servizi generici per veicoli, riparazione e

testing

300 22 80 0,6 Considerare l’illuminazione del locale

Lavorazione e manifattura del legno Processi automatici come ad esempio l’essiccazione e la fabbricazione del

compensato

50 28 40 0,4

Camere del vapore 150 28 40 0,4

Sega 300 25 60 0,6 Occorre impedire gli effetti stroboscopici

Lavori al banco di falegnameria, incollaggio,

assemblaggio

300 25 80 0,6

Lucidatura, verniciatura, falegnameria di fantasia

750 22 80 0,7 Occorre impedire gli effetti stroboscopici

Lavorazioni su macchine per lavorazione del

legno quali: tornitura, scannellatura,

sgrossatura, ribassatura, scanalatura, taglio,

500 19 80 0,6

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segatura, cavatura Selezione legno per

impiallacciatura 750 22 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000

K e ≤6500 K

Intarsio, lavoro di intarsio

750 22 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Controllo qualità, ispezione

1000 19 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 4000 K e ≤6500 K

Uffici Archiviazione, copiatura,

etc. 300 19 80 0,4

Scrittura, dattilografia, lettura, elaborazione

dati

500 19 80 0,6 Nel caso, rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali

Disegno tecnico 750 16 80 0,7

Postazioni CAD 500 19 80 0,6 Nel caso, rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali

Sale conferenze e riunioni

500 19 80 0,6 Illuminazione regolabile

Reception 300 22 80 0,6

Archivi 200 25 80 0,4

Vendita al dettaglio Zone di vendita 300 22 80 0,4

Zona delle casse 500 19 80 0,6

Tavolo imballaggio 500 19 80 0,6

Luoghi pubblici

Spazi comuni Ingressi 100 22 80 0,4 UGR solo se applicabile

Guardaroba 200 25 80 0,4

Sale d’attesa 200 22 80 0,4

Biglietteria 300 22 80 0,6

Ristoranti e Hotel Reception, cassa,

portineria 300 22 80 0,6

Cucina 500 22 80 0,6 Dovrebbe esserci una zona di transizione tra cucina e ristorante

Ristorante, sala da pranzo, sala ricevimenti

- - 80 - L’illuminazione dovrebbe essere progettata per creare un’atmosfera appropriata

Ristoranti self-service 200 22 80 0,4

Buffet 300 22 80 0,6

Sale conferenze 500 19 80 0,6 Illuminazione regolabile

Corridoi 100 25 80 0,4 Livelli inferiori accettabili durante la notte

Teatri, sale da concerto, cinema Sale di prova 300 22 80 0,6

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51 Le informazioni contenute nel presente documento sono tutelate dal diritto d’autore e possono essere usate solo in conformità alle norme vigenti. In particolare Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico si riserva tutti i diritti sulla scheda e su tutti i relativi contenuti. Il materiale e i contenuti presentati nel documento sono stati attentamente vagliati e analizzati, e sono stati elaborati con la massima cura. In ogni caso errori, inesattezze e omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

Spogliatoi 300 22 90 0,6 L’illuminazione degli specchi per il trucco deve essere priva di abbagliamento

Aree con posti a sedere – manutenzione - pulizia

200 22 80 0,5

Palco - attrezzatura 300 25 80 0,4

Fiere, padiglioni espositivi Illuminazione generale 300 22 80 0,4

Musei Oggetti esposti

insensibili alla luce Illuminazione dettata dalle

esigenze della mostra

Oggetti esposti sensibili alla luce

Illuminazione dettata dalle esigenze della mostra. E’ importante la protezione delle opere dalle radiazioni dannose.

Biblioteche Scaffali 200 19 80 0,4

Zona di lettura 500 19 80 0,6

Posti di servizio al pubblico

500 19 80 0,6

Parcheggi pubblici coperti Rampe di

ingresso/uscita (di giorno)

300 25 20 0,4 Illuminazione a livello pavimento. I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili.

Rampe di ingresso/uscita (di

notte)

75 25 20 0,4 Illuminazione a livello pavimento. I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili.

Corsie di circolazione 75 25 20 0,4 Illuminazione a livello pavimento. I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili.

Zone di parcheggio 75 - 20 0,4 Illuminazione a livello pavimento. I colori dei segnali di sicurezza devono essere riconoscibili. Un illuminamento verticale elevato aumenta il riconoscimento delle persone e quindi il senso di sicurezza.

Biglietteria 300 19 80 0,6 Evitare riflessione sulle finestre e abbagliamento dall’esterno

Edifici scolastici

Asili nido, scuole materne Aule giochi 300 19 80 04 Evitare illuminazione dal basso

Nido 300 19 80 0,4 Evitare illuminazione dal basso

Aule per lavoro manuale 300 19 80 0,6

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Locali scolastici Aule scolastiche 300 19 80 0,6 Illuminazione regolabile

Aule per corsi serali e per adulti

500 19 80 0,6 Illuminazione regolabile

Sale lettura 500 19 80 0,6 Illuminazione regolabile

Lavagna 500 19 80 0,7 Evitare le riflessioni speculari

Tavolo per dimostrazioni 500 19 80 0,7 Nelle sale lettura 750 lx

Aule educazione artistica 500 19 80 0,6

Aule educazione artistica in scuole d’arte

750 19 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 5000 K e ≤ 6500 K

Aule per disegno tecnico 750 16 80 0,7

Aule per educazione tecnica e laboratori

500 19 80 0,6

Aule lavori artigianali 500 19 80 0,6

Laboratorio di insegnamento

500 19 80 0,6

Aule di pratica della musica

300 19 80 0,6

Laboratori di informatica 300 19 80 0,6 Rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali

Laboratori linguistici 300 19 80 0,6

Aule di preparazione e officine

500 22 80 0,6

Ingressi 200 22 80 0,4

Zone di circolazione, corridoi

100 25 80 0,4

Scale 150 25 80 0,4

Sale comuni per gli studenti e aula magna

200 22 80 0,4

Sale professori 300 19 80 0,6

Biblioteca: scaffali 200 19 80 0,6

Biblioteca: zone di lettura

500 19 80 0,6

Magazzini materiale didattico

100 25 80 0,4

Palazzotti, palestre, piscine (uso generale)

300 22 80 0,6 Per l’illuminazione di installazioni sportive specifiche fare riferimento alla norma UNI EN 12193

Mensa 200 22 80 0,4

Cucina 500 22 80 0,6

Edifici di cura

Locali di uso generale Dovrebbe essere evitata

un’illuminazione troppo elevata nel campo visivo dei pazienti

Sale d’attesa 200 22 80 0,4 Illuminamento a livello pavimento

Corridoi: di giorno 200 22 80 0,4 Illuminamento a livello pavimento

Corridoi: pulizia 100 22 80 0,4 Illuminamento a livello pavimento

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Corridoi: di notte 50 22 80 0,4 Illuminamento a livello pavimento

Corridoi multiuso 200 22 80 0,6

Sale giorno (Day room) 200 22 80 0,6

Ascensori per persone e visitatori

100 22 80 0,6 Illuminamento a livello pavimento

Ascensore di servizio 200 22 80 0,6 Illuminamento a livello pavimento

Locali per il personale Ufficio per il personale 500 19 80 0,6

Stanze per il personale 300 19 80 0,6

Corsie, reparti maternità Evitare luminanza elevate nel

campo visivo dei pazienti Illuminamento a livello pavimento

Illuminazione generale 100 19 80 0,4 Illuminamento a livello pavimento

Illuminazione di lettura 300 19 80 0,7

Visita semplice 300 19 80 0,6

Visita e trattamento 1000 19 90 0,7

Luce notturna, luce di sorveglianza

5 - 80 -

Bagni, toilette per pazienti

200 22 80 0,4

Locali diagnostici (generale) Illuminazione generale 500 19 90 0,6 Temperatura colore TCP ≥ 5000

K e ≤ 5000 K Visita e trattamento 1000 19 90 0,7

Locali per visite oculistiche Illuminazione generale 500 19 80 0,6 Temperatura colore TCP ≥ 5000

K e ≤ 5000 K Visita esterna dell’occhio 1000 - 90 -

Test di lettura e visione dei colori su pannelli

500 16 90 0,7

Locali per visite otorinoloringoiatriche Illuminazione generale 500 19 80 0,6

Visita orecchio 1000 - 90 -

Locali analisi Illuminazione generale 300 19 80 0,6

Analisi con amplificatore di immagini e sistemi

televisivi

50 19 80 - Nel caso rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali

Sale parto Illuminazione generale 300 19 80 0,6

Visita e trattamento 1000 19 80 0,7

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Locali di cura (generale) Dialisi 500 19 80 0,6 Illuminazione regolabile

Dermatologia 500 19 90 0,6

Endoscopia 300 19 80 0,6

Ingessatura 500 19 80 0,6

Bagni medicali 300 19 80 0,6

Massaggio e radioterapia

300 19 80 0,6

Sale operatorie Locale pre-operatorio e

risveglio 500 19 90 0,6

Sala operatoria 1000 19 90 0,6

Sale operatorie per denti - - - Illuminamenti da 10000 lx a 100000 lx

Rianimazione e cure intensive Illuminazione generale 100 19 90 0,6 Illuminamento a livello

pavimento Visita semplice 300 19 90 0,6 Illuminamento a livello letto

Visita e trattamento 1000 19 90 0,7 Illuminamento a livello letto

Sorveglianza notturna 20 19 90 -

Odontoiatria Illuminazione generale 500 19 90 0,6 Evitare l’abbagliamento sul

paziente Sul paziente 1000 - 90 0,7

Zona operatoria dentistica

- - - - Vedere EN ISO 9680

Controllo del bianco dei denti

- - - - Vedere EN ISO 9680

Laboratori e farmacie Illuminazione generale 500 19 80 0,6

Ispezione colori 1000 19 90 0,7 Temperatura colore TCP ≥ 6000 K e ≤ 6500 K

Locali di decontaminazione Locali di sterilizzazione 300 22 80 0,6

Locali di disinfezione 300 22 80 0,6

Locali per autopsia e camera mortuaria Illuminazione generale 500 19 90 0,6

Tavolo per autopsia e dissezione

5000 - 90 - Valori maggiori di 5000 lx quando richiesto

Trasporti

Aeroporti Sale di arrivo e

partenza, zone ritiro 200 22 80 0,4 Se il locale è molto alto, Ra può

essere inferiore ad 80

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bagagli Zone di collegamento, scale e tappeti mobili

150 22 80 0,4

Banchi informazione, accettazione

500 19 80 0,7 Nel caso rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali

Dogana e controllo passaporti

500 19 80 0,7 E’ importante l’illuminamento verticale per il riconoscimento dei volti

Sale d’attesa 200 22 80 0,4

Deposito bagagli 200 25 80 0,4

Zone controllo di sicurezza

300 19 80 0,6 Nel caso rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali

Torre di controllo traffico aereo

500 16 80 0,6 - Illuminazione regolabile - Nel caso rispettare le prescrizioni previste per i videoterminali - Evitare l’abbagliamento da luce diurna - Evitare la riflessione sulle finestre specie di notte

Hangar per le riparazioni e i controlli

500 22 80 0,6

Zone controllo motori 500 22 80 0,6

Zone di misurazione all’interno degli hangar

500 22 80 0,6

Stazioni ferroviarie Binari completamente

chiusi, numero ristretto di passeggeri

100 - 40 0,4 1. particolare attenzione ai bordi dei binari 2. evitare abbagliamento degli autisti 3. illuminazione a livello del pavimento

Binari completamente chiusi, numero notevole

di passeggeri

200 - 60 0,5 1. particolare attenzione ai bordi dei binari 2. evitare abbagliamento degli autisti 3. illuminazione a livello del pavimento

Sottopassi, numero ristretto di passeggeri

50 28 40 0,5 Illuminazione a livello pavimento

Sottopassi, numero notevole di passeggeri

100 28 40 0,5 Illuminazione a livello pavimento

Atrio e biglietteria 200 28 40 0,5

Deposito bagagli, cassa 300 19 80 0,5

Sale attesa 200 22 80 0,4

Ingressi, saloni 200 - 80 0,4

Stanze di trasferimento 200 28 60 0,4 Colori di sicurezza riconoscibili

Accesso ai tunnel 50 - 20 0,4 Illuminazione a livello pavimento

Manutenzione e servizi 300 22 60 0,5

Tabella 21 – Requisiti illuminotecnici da rispettare nei vari luoghi e postazioni di lavoro

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

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16 Misure e verifiche degli impianti di illuminazione I principali parametri che occorre misurare una volta effettuata l’installazione dell’impianto di

illuminazione si possono ridurre a tre: il livello di illuminamento, il fattore medio di luce diurna

(ricostruibile da misure di livelli di illuminamento) e la luminanza. Le verifiche, oltre che sui tre

parametri citati, vanno eseguite anche sui fattori UGR e Ra, i quali però possono essere verificati

senza l’effettuazione di misure.

Gli strumenti di misura (che devono rispondere alla norma UNI 11142) utilizzabili a questo scopo sono

i seguenti:

Luxmetro (quantità dell’illuminazione): è lo strumento che permette la misura dei livelli di

illuminamento creati sia da luce artificiale che da luce naturale all’interno od all’esterno di un

ambiente. E’ in genere costituito dallo strumento vero e proprio sul quale viene visualizzata la

misura e da una parte mobile rappresentata da un trasduttore fotoelettrico (figura 12). La

radiazione luminosa che colpisce la fotocellula viene trasformata, dal sensore, in corrente

elettrica, la quale viene rilevata da un galvanometro, posto all’interno dello strumento, la cui scala

è tarata in lux.

Figura 12 – Luxmetro (Pce Group)

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Luminanzometro (qualità dell’illuminazione): è lo strumento che permette la misura della

luminanza, intesa come contrasti di luminanza, di una superficie. La luce emessa dalla sorgente

passa attraverso le lenti di un obiettivo (A). L’obiettivo forma in uno specchio (B) l’immagine del

campo visivo nel quale è contenuta la zona di misura. Una parte della luce viene deflessa dallo

specchio (B) in direzione di un sistema ottico, prisma (C) e disco (D) che trasmette l’immagine

verso l’occhio dell’operatore. Attraverso un sistema di filtri (E), la luce raggiunge una fotocellula

(F) tramite la quale si effettua la misurazione in cd/m2.

Figura 13 – Schema di principio di un luminanzometro (Zunino)

Per luxmetri e luminanzometri, la CIE ha individuato tre classi di precisione in funzione dei diversi tipi

di impiego (tabella 22). La taratura degli strumenti per verifiche illuminotecniche deve essere almeno

biennale.

Classe Impiego Limite di incertezza [%]

Luxmetri Luminanzometri

A Misure di precisione 5 7,5

B Misure su impianti in esercizio

10 10

C Misure orientative 20 20

Tabella 22 – Precisioni degli strumenti di misura in base alle tipologie di utilizzo

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

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Verifica dell’illuminamento

La norma UNI EN 12464-1 del 2003 non prevedeva prescrizioni relative al numero minimo di punti

delle griglie di calcolo, sia per le aree dei compiti visivi che per altre aree. Nella revisione normativa

attuale (luglio 2011) invece, sono stati definiti il numero minimo di punti di calcolo e le dimensioni delle

celle delle griglie per le aree dei vari compiti visivi. Ricordiamo che l’area del compito visivo è quella

dove il lavoro è effettivamente svolto. Le griglie di calcolo, che preferibilmente devono essere

approssimativamente quadrate, sono definite derivandone i criteri dalla norma UNI EN 12193 e hanno

le seguenti caratteristiche:

• il rapporto tra lunghezza e la larghezza delle celle della griglia è compreso tra 0,5 e 2,

• i punti di calcolo sono posizionati nel baricentro di ogni cella e

• la dimensione massima della cella della griglia è data dalla formula:

p = 0,2 x 5log10(d)

dove “p” è la dimensione della cella della griglia e può assumere un valore massimo di 10 m e “d” è la

lunghezza del lato maggiore dell'area di calcolo, se il rapporto tra lato maggiore e lato minore è

inferiore a 2, altrimenti “d” è la dimensione minore.

Il numero “n” di punti di calcolo nella direzione della dimensione “d” è dato dal più vicino numero intero

superiore al rapporto:

n = d / p

Nello stesso modo vengono calcolati i punti relativi all'altro lato della griglia di calcolo. Il rapporto tra i

due lati della cella deve essere il più vicino possibile a 1. Le griglie di calcolo devono escludere una

fascia di almeno 0,5 m dalle pareti tranne quando la area del compito visivo è posizionata vicino alla

parete. Dei valori tipici di spaziatura (ricavati dalle formule precedenti) dei punti della griglia sono

indicati in tabella:

Lunghezza dell’area “d”

[m]

Distanza massima fra i punti

della griglia “p” [m]

Numero minimo di punti della

griglia “n”

0,4 0,15 3

0,6 0,2 3

1 0,2 5

2 0,3 6

5 0,6 8

10 1 10

25 2 12

50 3 17

100 5 20

Tabella 23 - Numero consigliato di punti per una griglia di calcolo o di verifica (EN 12464-1:2011)

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

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Durante una verifica occorre controllare sia che il livello di illuminamento medio che l’uniformità siano

superiori a quelli indicati in tabella 21.

L’illuminamento medio verrà calcolato come media aritmetica degli illuminamenti nei punti considerati.

Più è elevato il numero di punti di misura scelti e maggiore sarà la precisione del valore in lux

ottenuto.

La fotocellula del luxmetro va posta sul piano di lavoro in posizione parallela alla superficie sede del

compito visivo (che ricordiamolo può essere orizzontale, verticale o inclinata) e collocata al centro di

ciascuna maglia rettangolare del reticolo. L’illuminamento medio Em viene calcolato come media

aritmetica dei valori di illuminamento misurati (nell’esempio di figura 9 si ottiene Em = 1511 lx)

L’uniformità di illuminamento viene calcolata eseguendo il rapporto tra l’illuminamento minimo Emin e

l’illuminamento medio Em calcolato precedentemente (nell’esempio di figura 14 si ottiene U = Emin/ Em

= 1308/1511 = 0,86). Durante le misure è bene fare attenzione a non creare ombre con il proprio

corpo o con altri oggetti.

Figura 14 – Esempio di punti di misura in un ambiente dalla forma regolare con indicati i valori di illuminamento misurati

L’illuminazione dei luoghi di lavoro in interni – UNI EN 12464-1:2011

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Verifica della luminanza

Nonostante molti ambienti e luoghi di lavoro abbiano livelli di illuminamento corretti in base alle norme,

spesso si verificano fenomeni di abbagliamento dovuti a contrasti eccessivi di luminanza (figure 15 e

16). Per questo, oltre a misurare i lux, una verifica significativa delle condizioni di illuminazione di un

locale deve prevedere anche misure di luminanza per rilevare soprattutto contrasti (differenze) di

luminanza nell’area sede del compito visivo e nelle aree circostanti. Il contrasto di luminanza si può

definire come il rapporto tra la luminanza del dettaglio (per esempio i caratteri di un documento da

leggere) e la luminanza del suo sfondo (il foglio e sue immediate vicinanze).

Il luminanzometro deve essere collocato nella posizione che l’operatore assume nella postazione di

lavoro, ad una altezza corrispondente a quella degli occhi e in direzione della sorgente di luce o della

superficie di cui si vuole misurare la luminanza. In particolare è bene misurare la luminanza della

superficie del compito visivo, dello sfondo che contiene il compito visivo, delle zone circostanti il

compito visivo e delle superfici verticali più lontane poste di fronte all’operatore (figure 15 e 16).

Effettuate alcune misure per ogni tipo di luminanza se ne effettua la media aritmetica e si ottengono i

valori medi di luminanza per le diverse superfici.

Gli unici valori limite normativi per la luminanza sono prescritti dalla norma UNI EN 12464-1 per le

postazioni con videoterminali (indicati in tabella 19).

Figura 15 – La vetrata sullo sfondo causa elevati contrasti di luminanza nel campo visivo dell’operatore. L’illuminamento sul piano di lavoro rientra nei limiti normativi

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Figura 16 – L’apparecchio di illuminazione ha una luminanza troppo elevata in rapporto alle luminanze presenti sugli schermi dei PC e ciò causa abbagliamento. E’ bene che il rapporto fra la luminanza del

compito visivo e quella delle zone circostanti non sia inferiore a 1/3, né superiore a 3. L’illuminamento sul piano di lavoro rientra nei limiti normativi

Verifica dell’UGR

In base ai dati ufficiali dell’UGR, che devono essere forniti dal costruttore degli apparecchi, occorre

verificare che ci sia conformità tra, da un lato, la disposizione effettiva degli apparecchi di

illuminazione e le finiture delle superfici, e dall’altro ciò che è indicato nel progetto. Lo scopo è

ovviamente garantire che l’UGR del locale sia inferiore a quello massimo indicato in tabella 21.

Verifica di Ra

In base ai dati ufficiali dell’indice Ra, che devono essere forniti dal costruttore delle lampade, occorre

verificare che le sorgenti installate abbiano un indice pari o superiore a quello indicato nel progetto e

quindi nella tabella 21.