Life-long Learning: Italia lontana dagli standard europei

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Life-long learning: Italia lontana dagli standard europei Summary: Solo il 6,1% dei 25-64enni italiani partecipa ad attività di formazione permanente (9,1% nell’UE27, 10,4% nell’UE15, oltre il 20% in Finlandia, Svezia, Danimarca); La formazione permanente degli adulti è mediamente più frequente nel Centro (6,9%) e Nord-Est (6,7%), mentre a livello regionale si segnala il primato di Friuli Venezia Giulia (8,2%) e Trentino Alto Adige (7,9%); In Europa, la percentuale di occupati che partecipa ad attività di formazione permanente è superiore a quella dei disoccupati (rispettivamente 9,8% e 9,2%). In Italia, viceversa, lo status occupazionale è ininfluente. Occupati e disoccupati partecipano, infatti, in egual misura ad attività di formazione permanente (6,2%); Un giovane europeo disoccupato su cinque (22,3%) è coinvolto in attività di formazione permanente. La stessa percentuale scende al 10,7% in Italia (poco più di un giovane disoccupato su dieci); I settori economici più penalizzati sono l’agricoltura (1,6% degli occupati coinvolto in attività di formazione permanente), le costruzioni (2,2%) e il manifatturiero (3,5%); I paesi europei in cui gli adulti sono maggiormente coinvolti in attività di formazione permanente sono mediamente più ricchi e caratterizzati da: un mercato del lavoro interno più permformante; un livello medio di istruzione scolastica più elevato; una maggiore produttività del lavoro.

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Ricerca del Centro Studi Socio-Economici della Pragma sul tema della formazione permanente (o life-long learning), relativamente alla quale l'Italia sconta ancora un forte ritardo rispetto alle best practice in ambito europeo.

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Life-long learning:

Italia lontana dagli standard europei

Summary:

Solo il 6,1% dei 25-64enni italiani partecipa ad attività di formazione permanente (9,1% nell’UE27, 10,4% nell’UE15, oltre il 20% in Finlandia, Svezia, Danimarca);

La formazione permanente degli adulti è mediamente più frequente nel Centro (6,9%) e Nord-Est (6,7%), mentre a livello regionale si segnala il primato di Friuli Venezia Giulia (8,2%) e Trentino Alto Adige (7,9%);

In Europa, la percentuale di occupati che partecipa ad attività di formazione permanente è superiore a quella dei disoccupati (rispettivamente 9,8% e 9,2%). In Italia, viceversa, lo status occupazionale è ininfluente. Occupati e disoccupati partecipano, infatti, in egual misura ad attività di formazione permanente (6,2%);

Un giovane europeo disoccupato su cinque (22,3%) è coinvolto in attività di formazione permanente. La stessa percentuale scende al 10,7% in Italia (poco più di un giovane disoccupato su dieci);

I settori economici più penalizzati sono l’agricoltura (1,6% degli occupati coinvolto in attività di formazione permanente), le costruzioni (2,2%) e il manifatturiero (3,5%);

I paesi europei in cui gli adulti sono maggiormente coinvolti in attività di formazione permanente sono mediamente più ricchi e caratterizzati da: un mercato del lavoro interno più permformante; un livello medio di istruzione scolastica più elevato; una maggiore produttività del lavoro.

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MENO DI UN ITALIANO SU VENTI PARTECIPA AD ATTIVITÀ DI FORMAZIONE PERMANENTE

L’istruzione scolastica rappresenta una parte fondamentale di un più esteso ed eterogeneo processo di

formazione individuale noto con il termine di life-long learning, ovvero “l’insieme di ogni attività di

apprendimento finalizzata, con carattere di continuità, intesa a migliorare conoscenza, qualifiche e

competenze” (Strategia Europea per l’occupazione, novembre 1997).

In chiave moderna, la valutazione della competitività di un sistema formativo, tradizionalmente circoscritta

ai soli livelli medi di istruzione scolastica della popolazione di riferimento1, non può prescindere da

un’analisi di più amplio respiro, che comprenda anche le attività di formazione extra-scolastica e

permanente. In quest’ottica, le performance dell’Italia sono ancora lontane dagli standard europei:

solo il 6,1% dei 25-64enni italiani partecipa ad attività di formazione permanente (poco più di un

adulto su venti), contro una media del 9,1% nell’UE27 e del 10,4% nell’UE15;

in termini assoluti, il differenziale tra Italia ed UE27 corrisponde ad un mancato coinvolgimento

ad attività di formazione permanente di circa 980.000 adulti;

Nel confronto tra Stati Membri, l’Italia si posiziona 16esima, accanto a Irlanda, Malta e

Portogallo. A guidare la classifica sono Danimarca, Svezia e Finlandia, dove la percentuale di

partecipazione dei 25-64enni ad attività di formazione permanente supera il 20% (più di un adulto

su cinque). Sotto la media europea, oltre all’Italia, altri 16 Stati Membri, con percentuali di

partecipazione comprese tra l’1,2% (Bulgaria) e il 7,7% (Germania, Cipro);

Solo 8 dei 27 Stati Membri supera la soglia del 12,5% dei 25-64enni che partecipano ad attività di

formazione permanente fissata nell’ambito della Strategia di Lisbona.

Graf.1 - Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente nell’UE27 e nei singoli Stati Membri (valori percentuali, anno 2010)

0

5

10

15

20

25

30

35 32,8

24,523,0

19,4

16,5 16,2

13,7 13,4

10,9 10,8

7,7 7,7 7,5 7,2 6,7 6,2 6,2 5,5 5,3 5,0 5,04,0

3,0 2,8 2,81,3 1,2

UE27=9,1

Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente nell'UE27 e nei singoli Stati Membri (valori percentuali, anno 2010)

Fonte: su dati Eurostat

1 In merito al quale si sottolinea il considerevole ritardo dell’Italia rispetto al quadro complessivo europeo e ai

principali competitor europei: solo il 14,8% dei 18-64enni italiani ha un livello di istruzione terziaria di primo e secondo

grado, contro una media europea del 27,8%. Nell’UE27 gli unici paesi con percentuali di istruzione terziaria inferiori

all’Italia sono Malta e Romania (dati 2010).

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L’eterogeneità territoriale dei livelli di partecipazione ad attività di formazione permanente trova un’

ulteriore conferma nel confronto tra le aree geografiche e regioni dei singoli Stati Membri.

Nel caso dell’Italia, la percentuale di adulti coinvolti in attività di formazione permanente risulta:

superiore alla media nazionale nel Centro e Nord-Est (rispettivamente 6,9% e 6,7%), mentre nel

Sud e nelle Isole è inferiore al 6% (rispettivamente 5,6% e 5,3%). In quest’ultimo caso il

differenziale rispetto alla media europea sale, quindi, al 3,8%;

superiore al 7% in sei regioni su 20, con valori compresi tra il 7,2% della Sardegna e l’8,2% del

Friuli Venezia Giulia. Le percentuali più basse sono, viceversa, registrate in Valle d’Aosta, Marche e

Sicilia (meno del 5%).

Graf.2 - Partecipazione degli adulti ad attività di formazione nelle aree geografiche e regioni italiane (valori percentuali, anno 2010)

Regione %

UE27 9,1

Italia 6,2

Friuli Venezia Giulia 8,2

Trentino Alto Adige 7,9

Umbria 7,3

Toscana 7,2

Lazio 7,2

Sardegna 7,2

Liguria 6,8

Emilia Romagna 6,8

Molise 6,5

Abruzzo 6,3

Piemonte 6,2

Lombardia 6,2

Veneto 5,9

Basilicata 5,8

Campania 5,6

Calabria 5,6

Puglia 5,2

Sicilia 4,7

Marche 4,6

Valle d'Aosta 4,4* Nord-Ovest

6,2

Nord-Est

6,7

Centro

6,9

Sud

5,6

Isole

5,3

Nord-Ovest6,2

Nord-Est6,7

Centro6,9

Sud5,6

Isole5,3

Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente nelle aree geografiche e regioni italiane(valori percentuali, anno 2010)

Fonte: su dati Eurostat

STATUS OCCUPAZIONALE E FORMAZIONE PERMANENTE

A influenzare il livello di partecipazione degli europei ad attività di formazione permanente è, anzitutto, il

loro status occupazionale: nell’UE27 la percentuale di 25-64enni occupati coinvolta in corsi di formazione

permanente è, infatti, pari al 9,8% (11% nell’UE15), contro il 9,2% dei disoccupati (10,5% nell’UE15).

Se si guarda all’Europa nel suo complesso, chi è occupato ha, quindi, maggiori possibilità di migliorare le

proprie conoscenze, qualifiche e competenze rispetto a chi è disoccupato (partecipando, ad esempio, a

corsi di aggiornamento e formazione professionale).

Tuttavia, un’analisi più approfondita della relazione tra status occupazionale e formazione permanente,

effettuata a livello di singolo Stato Membro, rileva una notevole eterogeneità territoriale, in quanto:

in 7 Paesi (Finlandia in testa), il differenziale positivo tra percentuale di occupati e disoccupati che

partecipano ad attività di formazione permanente è più marcato rispetto alla media europea;

(*) dato al 2009

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in 5 Paesi, tale differenza si riduce sensibilmente, fino ad azzerarsi. E’ il caso, ad esempio,

dell’Italia, dove occupati e disoccupati partecipano in egual misura ad attività di formazione

permanente (6,2%);

negli altri Paesi (Svezia in testa), i 25-64enni disoccupati sono, viceversa, maggiormente coinvolti

rispetto agli occupati in attività di formazione permanente.

Graf.3 - Partecipazione degli adulti ad attività di formazione nell’UE27 e nei singoli Stati Membri per status occupazionale

(valori percentuali, anno 2010)

0

5

10

15

20

25

30

35

40

25,0

12,9

8,6

21,4

8,2 7,7

4,52,9

17,9

6,45,1

2,5

18,3

0,92,8

6,1 5,3

33,3

7,6

4,9

10,6

14,5 14,5

23,3

16,8

7,15,2

18,3

5,4 5,6

3,21,6

17,4

5,94,9

2,4

6,2

18,4

1,43,4

7,1 6,5

34,5

9,07,3

13,1

17,219,4

40,0Occupati Disoccupati

-20

-15

-10

-5

0

5

108,2

5,83,4 3,1 2,8 2,1 1,3 1,3 0,5 0,5 0,2 0,1 0,0

-0,1 -0,5 -0,6 -1,0 -1,2 -1,2 -1,4 -2,4 -2,5 -2,7-4,9

-16,7

Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente nell'UE27 e nei singoli Stati Membr per status occupazionale (valori perce ntuali, anno 2010)

Fonte: su dati Eurostat

La differenza tra livelli di partecipazione ad attività di formazione permanente in funzione dello status

occupazionale cresce sensibilmente al ridursi dell’età: oltre un terzo dei 18-24enni europei occupati

(34,5% nel 2010) è coinvolto nel processo di formazione permanente, mentre la stessa percentuale è di

poco superiore al 20% tra i disoccupati (22,3% nel 2010).

Come gli adulti, anche i giovani italiani sembrerebbero penalizzati rispetto ai coetanei europei e a quelli

dei principali paesi competitor, in quanto:

solo un giovane occupato su dieci (13,5%) è coinvolto in attività di formazione permanente. L’Italia

è al 21esimo posto in Europa, accanto a Belgio, Grecia e Bulgaria e distanziata di oltre 45 punti

percentuali dagli Stati Membri ai vertici della classifica (Paesi Bassi 69,6%, Danimarca 62,4%);

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tra i giovani in cerca di lavoro le attività di formazione e aggiornamento professionale sono ancora

meno frequenti. Vi partecipa, infatti, solo il 10,7% dei 18-24enni disoccupati, un valore di poco

superiore a quello rilevato in Grecia, Ungheria e Repubblica Ceca e notevolmente inferiore al dato

medio europeo.

Tab.1 - Partecipazione dei giovani ad attività di formazione permanente nell’UE27 e in Italia per status occupazionale

(valori percentuali, anno 2010)

Status occupazionale UE27 (%) Italia (%) Diff. (%)

Occupato 34,5 13,5 -21,0

Disoccupato 22,3 10,7 -11,6

Fonte: su dati Eurostat

I SETTORI ECONOMICI PIÙ PENALIZZATI: AGRICOLTURA, COSTRUZIONI, MANIFATTURIERO

La partecipazione degli occupati ad attività di formazione permanente varia notevolmente in relazione non

solo all’età ma anche al settore economico di riferimento. Nel caso specifico dell’Italia:

gli unici settori in cui la percentuale di occupati coinvolti in attività di formazione permanente

supera la soglia del 10% sono le attività finanziare e assicurative, la sanità e l’assistenza sociale,

l’istruzione (rispettivamente 13,2%, 13,1% e 11,8%);

in poco più della metà dei settori economici, le attività di formazione permanente coinvolgono una

percentuale di occupati pari o inferiore al dato medio nazionale (6,2%). I più penalizzati sono gli

occupati nell’agricoltura (1,6%), nelle costruzioni (2,2%) e nel manifatturiero (3,5%).

Graf.4 - Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente in Italia per settore economico

(valori percentuali, anno 2010)

0 2 4 6 8 10 12 14

Attività finanziarie e assicurative

Sanità e assistenza sociale

Istruzione

Servizi di informazione e comunicazione

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore

Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento

Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria

Attività professionali, scientifiche e tecniche

Estrazione di minerali

Altre attività di servizi

Fornitura di acqua, reti fognarie

Attività immobiliari

Trasporto e magazzinaggio

Commercio all' ingrosso e al dettaglio

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese

Manifatturiero

Costruzioni

Agricoltura

13,2

13,1

11,8

9,7

9,2

8,4

7,7

7,76,2

5,6

5,1

5,1

4,5

4,5

4,0

4,0

3,5

2,2

1,6

Media Italia=6,2

Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente in Italia per settore economico (valori percentuali, anno 2010)

Fonte: su dati Eurostat

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L’estrazione di minerali è l’unico settore in cui la partecipazione ad attività di formazione

permanente è in linea con gli standard europei (6,2% degli occupati coinvolti). In tutti gli altri

settori, la percentuale di occupati che frequenta corsi di formazione e aggiornamento professionale

risulta, viceversa, inferiore al dato medio europeo, con scostamenti di oltre il 6% nelle attività

immobiliari (5,1% in Italia, 18,2% nell’UE27), nell’istruzione (11,8% in Italia, 18,2% nell’UE27),

nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (7,7% in Italia, 15,2% nell’UE27).

Tab.2 - Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente per settore economico: confronto Italia-Europa

(valori percentuali, anno 2010)

Settore economico UE27 (%) Italia (%) Diff.(%)

Attività professionali, scientifiche e tecniche 15,2 7,7 7,5

Istruzione 18,2 11,8 6,4

Attività immobiliari 11,2 5,1 6,1

Amministrazione pubblica e difesa, assicurazione sociale obbligatoria 12,6 7,7 4,9

Altre attività di servizi 10,0 5,6 4,4

Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento 12,6 8,4 4,2

Sanità e assistenza sociale 17,2 13,1 4,1

Servizi di informazione e comunicazione 13,7 9,7 4,0

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 7,5 4,0 3,5 Costruzioni 5,5 2,2 3,3

Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 7,2 4,0 3,2

Commercio all' ingrosso e al dettaglio 7,3 4,5 2,8

Manifatturiero 6,2 3,5 2,7

Attività finanziarie e assicurative 15,3 13,2 2,1

Trasporto e magazzinaggio 6,6 4,5 2,1

Fornitura di acqua, reti fognarie 7,0 5,1 1,9

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore 11,0 9,2 1,8

Agricoltura 3,4 1,6 1,8

Estrazione di minerali 6,2 6,2 0,0

Fonte: su dati Eurostat

FORMAZIONE PERMANENTE E VARIABILI DI CONTESTO

L’ambito territoriale, l’età degli individui, il loro status occupazionale e il settore economico, sono tutte

variabili in funzione delle quali il coinvolgimento degli europei in attività di formazione permanente tende a

variare sensibilmente.

Per valutare in che misura tale eterogeneità sia riconducibile al più generale contesto sociale ed economico

di riferimento, si è deciso, anzitutto, di suddividere i paesi europei in quattro cluster:

1° cluster - paesi con una partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente

superiore al 20%;

2° cluster - paesi in cui la formazione permanente coinvolge tra il 10% e il 20% degli adulti;

3° cluster - paesi con una percentuale di partecipazione degli adulti ad attività di formazione tra il

5% e il 10% (tra cui l’Italia);

4° cluster - paesi in cui la formazione permanente coinvolge meno del 5% degli adulti.

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Graf.5 - Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente nei paesi dell’UE27

(valori percentuali, anno 2010)

Paese %

Danimarca 32,8

Svezia 24,5

Finlandia 23

1° ClusterPaese %

Regno Unito 19,4

Paesi Bassi 16,5

Slovenia 16,2

Austria 13,7

Lussemburgo 13,4

Estonia 10,9

Spagna 10,8

2° Cluster

Paese %

Germania 7,7

Cipro 7,7

Repubblica Ceca 7,5

Belgio 7,2

Irlanda 6,7

Italia 6,2

Malta 6,2

Portogallo 5,5

Polonia 5,3

Francia 5

Lettonia 5

3° Cluster

Paese %

Lituania 4

Grecia 3

Ungheria 2,8

Slovacchia 2,8

Romania 1,3

Bulgaria 1,2

4° Cluster

Fonte: su dati Eurostat

Sono state, quindi, selezionate alcune variabili proxy della ricchezza, delle condizioni interne del mercato

del lavoro, del livello di istruzione scolastica e delle performance delle imprese, calcolandone il valore

medio all’interno di ciascun cluster.

Il risultato finale è una griglia di valori (vedi tabella pagina seguente), da cui si desume come i paesi in cui la

formazione permanente è più diffusa si differenziano dagli altri in quanto mediamente più ricchi (Pil pro-

capite medio dei paesi che appartengono al 1° cluster di 37.700 euro, contro i 10.133 euro dei paesi che

appartengono al 4° cluster ) e caratterizzati da:

un mercato del lavoro più performante, con più alti tassi di occupazione (71,4% nel 1° cluster,

58,4% nel 4° cluster), più bassi tassi di disoccupazione (8,1% nel 1° cluster, 12,4% nel 4° cluster) e

una minore incidenza della disoccupazione di lungo periodo (20,3% dei disoccupati nel 1° cluster,

46,8% nel 4° cluster);

un più elevato livello medio di istruzione scolastica. La percentuale di adulti con istruzione

terziaria (di primo e secondo grado) supera il 35% nel 1° cluster, mentre scende sotto la soglia del

25% nel 3° e 4° cluster;

migliori performance delle imprese in termini di produttività del lavoro. Il valore aggiunto per

addetto è pari a 61.000 euro nel 1° cluster, oltre 40.000 euro in più rispetto a quanto rilevato nel 4°

cluster (17.900 euro).

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Tab.3 - Partecipazione degli adulti ad attività di formazione permanente e variabili di contesto socio-economico (valori assoluti e percentuali, anno 2010)

Variabile Cluster

1° 2° 3° 4°

Adulti che partecipano ad attività di formazione permanente Oltre il 20% 10-20% 5-10% Meno del 5% Pil pro-capite 37.700 32.457 21.582 10.133

Tasso di occupazione 71,4 66,7 62,6 58,4

Tasso di disoccupazione 8,1 9,4 9,8 12,3

% disoccupati di lungo periodo 20,3 34,3 42,7 46,8

% adulti con livello di istruzione terziaria 35,5 30,2 24,9 21,8 Valore aggiunto per addetto* 61.000 51.700 44.000 17.900 (*) dati al 2009

Fonte: su dati Eurostat Il contesto socio-economico ha, quindi, una notevole influenza sulla propensione dei singoli individui e delle imprese ad investire tempo e risorse finanziarie nella formazione: il coinvolgimento di entrambi cresce infatti, sensibilmente in relazione a miglioramenti, anche marginali, del benessere complessivo del paese, nelle sue molteplici manifestazioni.

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Per saperne di più:

Eurostat: Statistiche sulla formazione continua

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home/ Commissione Europea: Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente, (SEC(2000) 1832)

http://ec.europa.eu/education/lifelong-learning-policy/doc/policy/memo_it.pdf

Isfol: La formazione continua in Italia (Rapporto 2010 e anni precedenti) http://formazionecontinua.isfol.it/default_econgedi.php?id=94

Isfol: statuto, regolamenti, piani operativi dei Fondi paritetici interprofessionali http://fondinterprofessionali.isfol.it/

Parlamento Europeo: Strategia di Lisbona http://www.europarl.europa.eu/summits/lis1_it.htm