Libertà religiosa, via per la pace · Giornata Mondiale della Pace (1° Gennaio 2011) ... Poi il...

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Libertà religiosa, via per la pace Giornata Mondiale della Pace (1° Gennaio 2011) insegnamenti 02 “Messaggio augurale in occasione del Santo Natale 2010” 02 Anniversario ordinazione episcopale evangelizzazione 03 “Libertà religiosa, via per la pace” 04 Mons. Di Donna e l’impegno dei fedeli laici nella pastorale ordinaria e nel sociale 05 Quale ministerialità e partecipazione dei laici nella liturgia 06 Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani 07 “Onora tuo padre e tua madre” 08 I laici cristiani e le realtà del mondo caritas 09 “Per una cultura dell’altro” 10 “Mentre scorre il fiume lento” 11 C’è un solo cielo per tutto il mondo associazioni e movimenti 12 “Educatori in una terra di meraviglie” 13 Per amore della persona 14 Impegno e solidarietà 15 “Cammina nella luce” dalle parrocchie 16 Una comunità in festa 17 Centenario della Chiesa dell’Immacolata di Andria 18 Una vocazione a servizio società 19 La scuola tra sogno e realtà 21 “I diritti alzano la voce” 22 Educatori “più” 22 Un incontro speciale 23 Diritto alla salute: un diritto per tutti? 24 I fatti del mese: Dicembre cultura 25 L’antica storia della Madonna dei Miracoli e della città di Andria in un’opera del secolo XVII 26 La Madre di Dio fonte di vita 27 “Io sono con te” 28 Copertone selvaggio, discariche continue: la dura legge del “puf” adolescenti 29 “Qualcuno con cui correre” rubrica 30 Film&Music point itinerari 31 Leggendo… leggendo appuntamenti 32 Appuntamenti Gennaio 2011 mensile di informazione della diocesi di Andria “Il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. (dal Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2011, n. 8)

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Libertà religiosa,via per la pace

Giornata Mondiale della Pace(1° Gennaio 2011)

insegnamenti02 “Messaggio augurale in occasione

del Santo Natale 2010”02 Anniversario ordinazione episcopale

evangelizzazione03 “Libertà religiosa, via per la pace”04 Mons. Di Donna e l’impegno dei fedeli laici

nella pastorale ordinaria e nel sociale05 Quale ministerialità e partecipazione

dei laici nella liturgia06 Settimana di preghiera

per l’Unità dei Cristiani07 “Onora tuo padre e tua madre”08 I laici cristiani e le realtà del mondo

caritas09 “Per una cultura dell’altro”10 “Mentre scorre il fiume lento”11 C’è un solo cielo per tutto il mondo

associazioni e movimenti12 “Educatori in una terra di meraviglie”13 Per amore della persona14 Impegno e solidarietà15 “Cammina nella luce”

dalle parrocchie16 Una comunità in festa17 Centenario della Chiesa dell’Immacolata

di Andria18 Una vocazione a servizio

società19 La scuola tra sogno e realtà21 “I diritti alzano la voce”22 Educatori “più”22 Un incontro speciale23 Diritto alla salute: un diritto per tutti?24 I fatti del mese: Dicembre

cultura25 L’antica storia della Madonna dei Miracoli

e della città di Andria in un’operadel secolo XVII

26 La Madre di Dio fonte di vita27 “Io sono con te”28 Copertone selvaggio, discariche continue:

la dura legge del “puf”

adolescenti29 “Qualcuno con cui correre”

rubrica30 Film&Music point

itinerari31 Leggendo… leggendo

appuntamenti32 Appuntamenti

Gennaio 2011

mensile di informazione della diocesi di Andria

“Il fondamentalismo religioso

e il laicismo

sono forme speculari ed estreme

di rifiuto del legittimo pluralismo

e del principio di laicità.

Entrambe, infatti,

assolutizzano

una visione

riduttiva

e parziale

della persona

umana”.

(dal Messaggio di Benedetto XVIper la Giornata Mondiale della Pace 2011, n. 8)

A tutti i fedeli e cit-tadini della diocesidi Andria porgo i piùcordiali auguri diogni bene, deside-rando per ciascunodi loro un nuovo ini-zio, una svolta nelsegno della speran-za e dell’ottimismo,non quello simulatoche affiora sul volto solo in superficie, ma quello profondoche scaturisce dal cuore, per usare una terminologiabiblica.Non ricorro a considerazioni di natura filosofica o teologi-ca, che richiedono una specifica predisposizione e prepa-razione. Il Presepe, invece, parla a piccoli e grandi ed è ingrado ancora di stupirci e di farci riflettere, come giàavvenne per San Francesco d’Assisi, l’inventore delPresepe.Nella Vita prima di Tommaso da Celano si legge: “Il Santoè lì estatico di fronte al presepio, lo spirito vibrante di com-punzione e di gaudio ineffabile. Poi il sacerdote celebrasolennemente l’Eucaristia sul presepio e lui stesso assa-pora una consolazione mai gustata prima. Francesco si èrivestito dei paramenti diaconali perché era diacono, ecanta con voce sonora il santo Vangelo: quella voce fortee dolce, limpida e sonora rapisce tutti in desideri di cielo.

Poi parla al popolo econ parole dolcissi-me rievoca il neona-to Re povero e lapiccola città diBetlemme” (FontiFrancescane, 469-470).Cari fratelli e sorelle,cari bambini e giova-ni, se sapete stupir-

vi, piangere lacrime di gioia e di commozione per un Dioche nasce povero, fragile e indifeso per amore nostro, perincontrarci sui nostri passi e nella nostra vita, il Natalesarà evento che vi renderà migliori. Tutti noi scopriamoche la vita è bella, come recita il titolo di un film di Benigni,e degna di essere vissuta, gustata e non sprecata e dila-pidata.Se ognuno di noi diventa migliore, migliorerà il mondo e lanostra società.Le luminarie che abbelliscono le nostre città e palpitanonelle oscure e freddi notti non ci distraggano dal misterodel Natale: sarebbe imperdonabile barattare un tesororiducendolo in bollicine svaporanti di un bicchiere dichampagne.Pace e bene, e felice Natale.Andria, 13 dicembre 2010.

+ Raffaele Calabro, Vescovo

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Mercoledì 6 Gennaio, Solennità dell’Epifania del Signore, la Chiesa ricorda lamanifestazione di Gesù a tutte le genti con la venuta dei magi.Nella nostra Chiesa locale la ricorrenza ha un valore speciale; 22 anni fa,infatti, Mons. Raffaele Calabro fu ordinato, nella Basilica diS. Pietro, in Vaticano, Vescovo di Andria, dal venerabile Giovanni Paolo II.Tradizionalmente, nella mattina dell’Epifania, la comunità diocesana festeggiail proprio Pastore durante il Solenne Pontificale nella Cattedrale di Andria.L’appuntamento è per le ore 11.30.Al nostro Vescovo rivolgiamo sin d’ora gli auguri più sinceri e assicuriamo lanostra preghiera perchè continui ad essere guida del popolo a lui affidato,secondo il cuore di Dio.

Anniversario

ordinazione

episcopale

“Messaggio auguralein occasione del Santo Natale 2010”

All’inizio di un Nuovo Anno il mio augu-rio vuole giungere a tutti e a ciascuno;è un augurio di serenità e di prosperità,ma è soprattutto un augurio di pace.Anche l’anno che chiude le porte èstato segnato, purtroppo, dalla perse-cuzione, dalla discriminazione, da terri-bili atti di violenza e di intolleranza reli-giosa. Il mio pensiero si rivolge in particolarealla cara terra dell’Iraq, che nel suocammino verso l’auspicata stabilità ericonciliazione continua ad essere sce-nario di violenze e attentati. Vengonoalla memoria le recenti sofferenze dellacomunità cristiana, e, in modo speciale,il vile attacco contro la Cattedrale siro-cattolica “Nostra Signora del PerpetuoSoccorso” a Baghdad, dove, il 31 otto-bre scorso, sono stati uccisi due sacer-doti e più di cinquanta fedeli, mentreerano riuniti per la celebrazione dellaSanta Messa.(…)I cristiani sono attualmente il grupporeligioso che soffre il maggior numerodi persecuzioni a motivo della propriafede. Tanti subiscono quotidianamenteoffese e vivono spesso nella paura acausa della loro ricerca della verità,della loro fede in Gesù Cristo e del lorosincero appello perché sia riconosciutala libertà religiosa. Tutto ciò non puòessere accettato, perché costituisceun’offesa a Dio e alla dignità umana;inoltre, è una minaccia alla sicurezza ealla pace e impedisce la realizzazione diun autentico sviluppo umano integrale.Nella libertà religiosa, infatti, trovaespressione la specificità della perso-na umana, che per essa può ordinare lapropria vita personale e sociale a Dio,alla cui luce si comprendono piena-mente l’identità, il senso e il fine dellapersona. Negare o limitare in manieraarbitraria tale libertà significa coltivareuna visione riduttiva della personaumana; oscurare il ruolo pubblico dellareligione significa generare una socie-tà ingiusta, poiché non proporzionata

alla vera natura della persona umana;ciò significa rendere impossibile l’af-fermazione di una pace autentica eduratura di tutta la famiglia umana.La compresenza nell’uomo dell’umanoe del divino, ci fa comprendere ancorameglio quanto la libertà religiosa siadavvero un diritto da accogliere a farfruttare…Il diritto alla libertà religiosa è radicatonella stessa dignità della personaumana, la cui natura trascendente nondeve essere ignorata o trascurata. Dioha creato l’uomo e la donna a sua imma-gine e somiglianza (cfr Gen 1,27). Perquesto ogni persona è titolare del sacrodiritto ad una vita integra anche dalpunto di vista spirituale. Senza il ricono-scimento del proprio essere spirituale,senza l’apertura al trascendente, la per-sona umana si ripiega su se stessa, nonriesce a trovare risposte agli interrogati-vi del suo cuore circa il senso della vitae a conquistare valori e principi eticiduraturi, e non riesce nemmeno a speri-mentare un’autentica libertà e a svilup-pare una società giusta.Chiaramente non poteva mancare ilriferimento alla “sfida educativa” checaratterizzerà il prossimo decennio: trai maggiori responsabili troviamo lafamiglia, scuola di pace perché scuoladi educazione religiosa…Se la libertà religiosa è via per la pace,l’educazione religiosa è strada privile-giata per abilitare le nuove generazionia riconoscere nell’altro il proprio fratel-lo e la propria sorella, con i quali cam-minare insieme e collaborare perchétutti si sentano membra vive di unastessa famiglia umana, dalla quale nes-suno deve essere escluso. La famiglia

fondata sul matrimonio, espressione diunione intima e di complementarietàtra un uomo e una donna, si inserisce inquesto contesto come la prima scuoladi formazione e di crescita sociale, cul-turale, morale e spirituale dei figli, chedovrebbero sempre trovare nel padre enella madre i primi testimoni di una vitaorientata alla ricerca della verità eall’amore di Dio. Gli stessi genitoridovrebbero essere sempre liberi di tra-smettere senza costrizioni e conresponsabilità il proprio patrimonio difede, di valori e di cultura ai figli. Lafamiglia, prima cellula della societàumana, rimane l’ambito primario di for-mazione per relazioni armoniose a tuttii livelli di convivenza umana, nazionalee internazionale. Questa è la strada dapercorrere sapientemente per lacostruzione di un tessuto sociale solidoe solidale, per preparare i giovani adassumere le proprie responsabilitànella vita, in una società libera, in unospirito di comprensione e di pace. Meditiamo nel nostro cuore le paroledel Signore Gesù: “Beati quelli chesono nel pianto, perché saranno con-solati […]. Beati quelli che hanno famee sete della giustizia, perché sarannosaziati [...]. Beati voi quando vi insulte-ranno, vi perseguiteranno e, mentendo,diranno ogni sorta di male contro di voiper causa mia. Rallegratevi ed esultate,perché grande è la vostra ricompensanei cieli” (Mt 5,4-12). Rinnoviamo allora“l’impegno da noi assunto all’indulgen-za e al perdono, che invochiamo nelPater noster da Dio, per aver noi stessiposta la condizione e la misura delladesiderata misericordia. Infatti, pre-ghiamo così: «Rimetti a noi i nostri debi-ti, come noi li rimettiamo ai nostri debi-tori» (Mt 6,12)”.17 La violenza non sisupera con la violenza. Il nostro grido didolore sia sempre accompagnato dallafede, dalla speranza e dalla testimo-nianza dell’amore di Dio.

Benedetto XVI

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“Libertà religiosa, via per la pace”Pubblichiamo stralci del messaggio di Benedetto XVI

in occasione della Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2011)

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Il Programma Pastorale Diocesano 2010-2011 dal titolo“Andate anche voi nella mia vigna” (Mt. 20,4) vuol essere,dopo l’anno sacerdotale, un invito a riscoprire la vocazionedei laici nella Chiesa e nella società d’oggi. Pare opportunorichiamare l’azione pastorale del Venerabile Mons. GiuseppeDi Donna, Vescovo di Andria dal 1940 al 1952, e il conseguen-te coinvolgimento dei fedeli laici.Durante il suo episcopato egli considerò, sempre, l’attivitàcatechistica strumento essenziale per la promozione delbene spirituale del popolo a lui affidato. In campo liturgicoritenne opportuno che in ogni parrocchia si costituissel’Associazione del Piccolo Clero, per garantire ai fanciulli eai giovani il culto della pietà Eucaristica. Nel 1943 istituì i“Ritiri di Perseveranza“ che avevano lo scopo di assicurarei fedeli alla pratica religiosa mediante la frequenza assidua aisacramenti. Convinto che la carità fosse una virtù che distin-gueva il cristiano in ogni tempo, esortò a fondare in tutte leparrocchie le Conferenze di San Vincenzo de’ Paoli comesviluppo delle opere di carità. Tutte attività, queste, intese acoinvolgere i laici nella vita della Chiesa. La sua azione, però,andava ben oltre il coinvolgimento ecclesiale per raggiunge-re una presenza attiva dei fedeli nella vita sociale, sempreper il trionfo della fede cristiana.Con la lettera pastorale “L’edificio sociale” del 1944, Mons.Di Donna, infatti, pose le basi per una fiorente attività socia-le. Come Vescovo sentiva il dovere di levare la propria voce,accanto a quella dei sacerdoti e con il sostegno del laicatoimpegnato, per offrire il conforto della Parola di Dio e dellaChiesa nella ricostruzione morale e materiale del suo popolo. Per sua iniziativa furono istituite, in Diocesi, le A.C.L.I.(Associazione Cristiana dei Lavoratori Italiani). Sotto laguida delle A.C.L.I. sorsero l’Associazione dei ColtivatoriDiretti, il Sindacato degli Insegnanti, il Centro dell’ArtigianatoCristiano, la Libera Confederazione Generale del Lavoro e iSindacati dei Muratori e dei Mugnai. Nei progetti delVescovo queste Associazioni dovevano favorire un cambia-mento della società andriese che presentava ancora dispa-rità tali che provocavano sentimenti di odio.Particolare attenzione ricevettero dal Vescovo, sempre incampo sociale, i giovani e l’Azione Cattolica. Mons. DiDonna fece proprio il metodo pedagogico di don Bosco evedeva nell’esperienza dell’oratorio ciò che poteva procura-re alla gioventù sia i leciti svaghi, sia l’istruzione religiosa. Allaicato femminile affidò il grave compito del risanamentomorale e al C.I.F. (Centro Italiano Femminile) l’assistenza

all’infanzia povera, la conduzione degli asili, delle colonieestive per i bambini poveri, del doposcuola gratuito e l’orga-nizzazione dei corsi professionali. Secondo l’insegnamentocristiano della carità, tutti erano assistiti, senza alcunadiscriminazione di fede, di partito o di altro. Nel 1948 istituì la Casa del Fanciullo per i figli dei bracciantimettendo a disposizione la Guardiola del Sacro Cuore checessò di essere Villa vescovile e sollevò il problema, anchedinanzi alle Autorità governative centrali, della povera genteche abitava nel rione detto delle grotte di Sant’Andrea.Nel 1950, con forti prestiti ottenuti dalla PontificiaCommissione Assistenza incoraggiò l’acquisto di terreni infavore dei braccianti in quelle località che, oggi, per suovolere, portano il nome di Contrada Crocifisso. Sollecitava i fedeli laici ad essere sale della terra e luce delmondo. Li spronava ad una sana condotta di vita in famiglia enella società. Consapevole del ruolo dei fedeli laici nellasocietà, chiedeva loro di testimoniare la buona notizia delVangelo accanto ai sacerdoti e là dove il sacerdote non pote-va arrivare, nutrendosi della pratica sacramentale e dellaParola di Dio per essere efficaci nell’azione evangelizzatrice.Un laicato adulto, responsabile e corresponsabile con lagerarchia, questo chiedeva Mons. Di Donna e questo chiedea noi tutti oggi: essere uomini e donne di speranza.

di Michele AllegroCommissione diocesana “Mons. Di Donna”

Mons. Di Donnae l’impegno dei fedeli laicinella pastorale ordinaria e nel sociale

In margine ad un recente Convegno nella nostra Diocesi

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di don Ettore LestingiUfficio liturgico diocesano

Quale ministerialità e partecipazio-ne dei laici nella liturgia, è stato il temadel Convegno diocesano organizzatodall’Ufficio Liturgico nei giorni 17 e 18novembre, presso l’Auditoriumdell’Oratorio S. Annibale Maria DiFrancia in Andria, inserendosi piena-mente nel solco del programma pasto-rale di quest’anno. A provocare lariflessione dei 300 partecipanti, prove-nienti dalle Parrocchie, Associazioni eMovimenti ecclesiali, sono state lemagisteriali relazioni del Prof. AndreaGrillo, Docente di Liturgia pressol’Anselmianum di Roma e dell’Istituto

di liturgia pastorale di Padova, e dellaProfessoressa Suor AntonellaMeneghetti, Docente di Liturgia pres-so l’Auxilium di Roma.Dalle relazioni è emersa l’importanzadella ministerialità delle e nellenostre assemblee liturgiche, intesa

non in senso funzionale, ma “diaconi-ca”, cioè un servizio reciproco cheoltre a orientare all’incontro conCristo, diventa epifania della Chiesacome popolo tutto ministeriale, carat-terizzato dal comando dell’amore eche nelle azioni liturgiche indossa nonsolo i paramenti dello splendore, comepallido riflesso dell’abbassamentodella Bellezza (la Kenosi dellaBellezza), ma anche il grembiule delservizio, come testimonianza dellaBellezza dell’abbassamento (laBellezza della Kenosi).Dunque, non una riflessione tecnico-

rubricistica sui ministeri istituiti e difatto, ma un cogliere il senso profondoed anche testimoniale della ministe-rialità nella Chiesa.Il Convegno ha ridestato in tutti i par-tecipanti il desiderio profondo di rida-re slancio alla ministerialità nella

Chiesa, ma anche la convinzione dellanecessità di un percorso formativo,per giungere al servizio liturgico purifi-cati da ogni tentazione di protagoni-smo.A servizio di tale desiderio di formazio-ne si pone l’Ufficio Liturgico diocesa-no, programmando incontri laborato-riali all’interno delle Zone Pastorali.Di fatti sono stati già calendarizzati gliincontri di approfondimento (10 e 11gennaio; 3 e 4 febbraio 2011), e avran-no come obiettivo fondamentale quel-lo di riqualificare laddove ci sono e diimpiantare dove mancano i Gruppiliturgici parrocchiali, intesi comeforma di corresponsabilità laicalenella preparazione e animazione dellecelebrazioni liturgiche.Agli incontri sarà proposta una lezionesul senso e sui compiti del GruppoLiturgico, a seguire una simulazionesul come è chiamato ad operare unGruppo Liturgico, nel quadro dellariscoperta della dignità e della missio-ne dei laici nella Chiesa in ambito litur-gico.E tutto con l’augurio che le nostreassemblee liturgiche esprimano inpienezza la loro identità di popolo adu-nato dal Padre, dal Figlio e dalloSpirito, che celebra le meraviglie diDio nella multiforme varietà dei cari-smi e dei ministeri.

Quale ministerialitàe partecipazione dei laici

nella liturgia

I relatori al tavolo del Convegno

Il mese di gennaio ci riporta all’appuntamento annuale con laSettimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, un’iniziativa ecu-menica, che si è andata strutturando ormai da oltre un secolo, eche attira ogni anno l’attenzione su un tema, quello dell’unità visi-bile tra i cristiani, che coinvolge la coscienza e stimola l’impegnodi quanti credono in Cristo. E lo fa innanzitutto con l’invito alla pre-ghiera, ad imitazione di Gesù stesso, che chiede al Padre per isuoi discepoli “Siano uno, affinché il mondo creda” (Gv 17,21). Il richiamo perseverante alla preghiera per la piena comunionetra i cristiani manifesta l’orientamento più autentico e più profon-do dell’intera ricerca ecumenica, perché l’unità, prima di tutto, èdono di Dio (cf UR 24).Pertanto, oltre al nostro sforzo di sviluppare relazioni fraterne epromuovere il dialogo per chiarire e risolvere le divergenze cheseparano le Chiese e le Comunità ecclesiali, è necessaria la fidu-ciosa e concorde invocazione al Signore.Il tema di quest’anno è preso da At 2,42-47, in particolare dalprimo versetto, il v. 42: “Essi ascoltavano con assiduità l’insegna-mento degli apostoli, vivevano insieme fraternamente, parteci-pavano alla Cena del Signore e pregavano insieme”. La proposta del tema e la preparazione del Sussidio sono statedemandate dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità deiCristiani, in accordo con la Commissione Fede e Costituzione delConsiglio Ecumenico delle Chiese, alle Chiese cristiane diGerusalemme, che hanno voluto così richiamare i quattro elementipeculiari e fondamentali della comunità cristiana originaria comeessenziali alla vita di ogni comunità cristiana, chiamata - ovunqueessa si trovi - a rivivere il tempo in cui la Chiesa era unita.Il brano è uno dei sommari che punteggiano la prima parte dellibro degli Atti: 2,42-47; 4,32-35; 5,12-16; 5,42; 6,7-8; 8,lb-4.I «sommari» sono testi narrativi in cui vengono generalizzati unaserie di comportamenti che l’autore presenta come diffusi e reite-rati, tali da caratterizzare non questo o quel momento della vita diun organismo, ma la sua stabile costituzione. Luca alterna, parti-colarmente nella prima parte degli Atti, dal cap. 1 agli inizi del cap.8, testi riassuntivi e generalizzanti con narrazioni di singoli episodi:sommari e racconti, con lo scopo di offrire un’immagine esemplaredella Chiesa di sempre e della sua missione, un modello di Chiesa

che possa valere perennemente, ancorandolo ai suoi caratteri fon-damentali.Ma non tutti i sommari hanno la stessa importanza. Dal confrontoemerge chiaramente che il sommario che chiude il c. 2 del libro hauna particolare rilevanza. La sua collocazione iniziale, la sua esten-sione, il suo rapporto con il contenuto dei sommari successivilasciano emergere come At 2,42-47 sia da intendersi quale nucleogeneratore dei successivi sommari e quindi di tutta la narrazione,almeno dei primi sette capitoli degli Atti. Con un’espressione provo-catoria, potremmo dire che tutto il libro degli Atti, o almeno la suaprima parte, è contenuto nei sei versetti finali del c. 2.Va tenuto presente che la comunità che Luca descrive nasce dalloSpirito (Pentecoste: At 2,1-13) e dalla Parola (Discorso di Pietro:2,14-41), una comunità che vive e si regge su quattro strutture por-tanti: insegnamento e comunione (didaché e koinonìa), frazione delpane e preghiere. C’è una profonda unità e una coesa dinamica tra queste quattrostrutture portanti della vita cristiana. La fede, continuamentealimentata dall’ascolto della Parola, è il fondamento di quell’unità dicuori che si esprime anche nella condivisione dei beni per la solida-rietà verso i bisognosi. È la stessa comunione che si esprime e si ali-menta nella frazione del pane ed è la condizione per presentarsi difronte al Padre nelle preghiere. La medesima fede alimenta la gioia che scaturisce dall’esperien-za della salvezza escatologica, assicurata dalla presenza del Ri-sorto, che convoca tutti all’unità e alla perseveranza.In quella comunità i cristiani di ogni tempo e di ogni luogo sonochiamati a riconoscere la propria origine e il proprio modello ea riscoprire i valori che tennero uniti i primi cristiani diGerusalemme. Guardando alla Chiesa madre di Gerusalemmesiamo chiamati a rinnovare il nostro impegno perché “la nostratestimonianza possa, come quella dei primi cristiani, essere visi-bile e costituire un modo di essere obbedienti alla preghiera diGesù “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21)” (cf Sussidio, p. 6).Come ha ricordato Benedetto XVI il 19-11-2010 al PontificioConsiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani: “L’azione ecu-menica ha un duplice movimento.

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Uniti nell’insegnamento degli Apostoli, nella comunione,

nello spezzare il pane e nella preghiera

di don Michele LenociDelegato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

Settimana di preghieraper l’Unità dei Cristiani(18-25 Gennaio 2011)

Giornata per l’approfondimentoe lo sviluppo del dialogotra cattolici ed ebrei

Settimana di preghieraper l’Unità dei Cristiani

Martedì 18 gennaio, a CANOSA, presso la Parrocchia Gesù Liberatore, alle ore 19,00- riflessione del Prof. FURIO BIAGINI, docente di storia dell’ebraismo, presso la Facoltà

di Lingue e Letteratura Straniera dell’Università di Lecce, su:La quinta parola: “onora tuo padre e tua madre” (es 20,12)

Mercoledì 19 gennaio, a MINERVINO, presso la Parr. Maria SS. Incoronata, alle ore 18,30incontro ecumenico di riflessione e di preghiera animato da:- Sac. MICHELE LENOCI, Delegato diocesano- Prof.ssa PORZIA QUAGLIARELLA, Delegata diocesana.

Lunedì 24 gennaio, ad ANDRIA, presso la Parrocchia SS. SACRAMENTO, alle ore 19,00,incontro ecumenico di riflessione e di preghiera animato da:- Prof. ELISEO TAMBONE, Pastore della Chiesa Evangelica Valdese di Andria; - Prof.ssa PORZIA QUAGLIARELLA, Delegata diocesana.

UFFICIO PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO

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Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo fra Cattolici ed Ebrei

di Porzia QuagliarellaDelegata per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso

Nel 2011 continuerà la comu-ne riflessione sulle “DieciParole”, che anche il SantoPadre ha incoraggiato in occa-sione dell’incontro di Roma nellaSinagoga Maggiore. Egli, par-lando del Decalogo, l’ha definito“… un faro e una norma di vitanella giustizia e nell’amore, un“grande codice” etico per tuttal’umanità”. Il verso riportatonella Bibbia CEI afferma “Onoratuo padre e tua madre, perché siprolunghino i tuoi giorni nelpaese che ti dà il Signore, tuoDio”, dove la radice del verboKabad, (onora) in ebraico, contiene l’ideache “ciò che conta, che pesa, che simanifesta e deve contare agli occhi ditutti, deve essere riconosciuto e manife-stato a causa del suo valore eminente”.La quinta parola è, dunque quella chericonosce una situazione privilegiata deigenitori, dando loro il giusto valore. Sono,infatti, con il loro amore, strumenti di Diocome fonte di vita e insieme garanti diquella filogenesi che unisce, con un filoinvisibile, ma continuo, tutte le generazio-ni precedenti.Secondo Abulafia, uno dei più grandimaestri di Kabbalah mai esistiti, si posso-no fare delle ricerche cabalistiche suparole non in ebraico e collegarle conl’ebraico.Il rapporto padre-madre, che genera ilfiglio è un legame di amore che in ebrai-co si scrive:

ALEF – MEM – VAV – RESH – ALEFLe prime due lettere, Alef-mem; formanola parola E M, madre. La madre è il primoesempio d’amore che riceviamo, oltreche riconosciuta come la diade fra le piùsignificative delle relazioni. Poiché origi-naria, l’individuo, il figlio in questo caso,può emanciparla o arrestarla in un rap-porto simbiotico, responsabile in futuro dinumerose manifestazioni nevrotiche epsicotiche. Il padre, invece, consentendoal bambino il passaggio dal registro delbisogno pressante verso la madre, aquello del desiderio, prepara e trova inseguito la sua espressione nella doman-da dell’Altro da sé e nella separazione

simbiotica, necessaria alla crescita.Come unità sociale istituzionalizzata, lafamiglia entra nel gioco delle responsabi-lità e deresponsabilizzazioni di cui è gra-vido il vissuto psichico dell’individuo, conle sue particolarità, la sua visione delmondo o le sue eventuali anomalie.Sempre nella Kabbalah l’unione Adamo-Eva, prima famiglia al mondo, è esamina-ta sommando i valori numerici dei rispet-tivi nomi. Adamo+Eva=64 (45+19). Questonumero è importante dal punto di vistacabalistico, perché:1) 64 sono i percorsi dell’Albero della

Vita dall’alto in basso (32) e dal bassoin alto (32).

2) 64 è anche 8x8 dove 8 è l’infinito, altronumero di Dio. E’ il quadrato dell’im-mortalità.

3) 64 sono i codici unici del DNA (4x4x4).4) 64 sono gli esagrammi dell’I Ching

Cinese.Mentre la Cheit, iniziale di Chavà, Eva, èformata da due lettere che sono la Zain ela Vav.Simbolicamente esse rappresentano laconsapevolezza superiore (Zain) e il pro-cesso di discesa graduale (Vav) che vannounite per dare vita e forma alla Cheit. Laforma della Cheit ricorda inoltre il baldac-chino nunziale dei matrimoni ebraici,quindiun’unione sacra e l’inizio di una nuova vita,legata ai comandamenti precedenti dal-l’adorazione del Dio unico, Padre pereccellenza. I genitori sono, quindi, a titolospeciale l’immagine di Dio, nei suoiaspetti paterni (Cfr. Os 11,1-4; Is 63,16; Ger

3,19…) con un cuore di madre (Cfr. Is49,15; Os 11,8; Ger 31,20).Ecco perché la trasgressione diquesto comandamento era punitaseveramente. Nel codice d’Alleanzatroviamo le prescrizioni: “Chi battesuo padre o sua madre, costui siamesso a morte. Chi maledisce suopadre o sua madre, costui siamesso a morte” (Es 21,15.17). Nellibro del Deuteronomio, il disprezzodei genitori viene annoverato tra idelitti degni di maledizione. (Dt27,16). Anche il libro dei Proverbitratteggerà in modo negativo, l’at-teggiamento sprezzante verso i

genitori “Chi rovina il padre e fa fuggire lamadre è un figlio disonorato e infame”.(Pr 19,26), oppure in Pr 20,20 “Chi maledi-ce il padre e la madre vedrà spegnersi lasua lucerna nel cuore delle tenebre”, èlegato alla seconda parte del versetto:“…perché si prolunghino i tuoi giorni…”.La promessa di benedizione si può spie-gare come richiamo alla necessità che ilfuturo del popolo di Dio, dipenda dafamiglie sane, amanti dei genitori e delletradizioni. Tra l’altro nella struttura socia-le di quel tempo solo la generazione suc-cessiva poteva prendersi cura della pre-cedente, quando ormai l’invecchiamentoe le forze affievolite, dovevano necessa-riamente contare sui figli e sul rispetto,l’onore e l’affetto che a loro si doveva.Nella Bibbia fra l’Antico e il NuovoTestamento ci sono esempi mirabili diqueste situazioni, che non cito per estesoper motivi di spazio, ma dal libro di Tobia,magnifico esempio di amore filiale,all’Eccl. 3,2-16 alle parole di Gesù inMatteo 15,4-6; o Marco 7,10-13 o a quelleparole di S. Paolo in Ef 6,1; o Col 3,20 sonotutti insegnamenti che spingono inun’unica direzione. Il “vivere per lunghigiorni” dove la vita è il bene primario, èassicurato dall’osservanza delle Dieciparole, incise sulla pietra dal dito di Dio,per amore dell’uomo. “Quando il Signoreebbe finito di parlare con Mosè sul monteSinai, gli diede le due tavole dellaTestimonianza, tavole di pietra, scritte daldito di Dio” (Es 31,18).

“Onora tuo padre e tua madre”

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di Giuseppe MastropasquaMagistrato e Delegato per il laicato nella Diocesi di Trani-Barletta-Bisceglie

I laici cristianie le realtàdel mondo

I tanti rischi che avvolgono l’attualesocietà, sollecitano i laici a ripensare lostile della loro testimonianza nel mondo;infatti, il problema principale dei laicicristiani oggi è non tanto quello di defi-nirne l’identità nella Chiesa e nelmondo, bensì quello del come esseretestimoni fedeli, credibili e coerentinei diversi contesti in cui vivono.Per cercare di sciogliere questo nodoproblematico, è necessario ricorrerealle immagini evangeliche del lievito,del sale, della luce e chiedersi: cosasignifica per il laico nell’attualemomento storico essere lievito, sale eluce?A questa domanda si può rispondere,richiamando quanto è scritto in alcunidocumenti del Concilio Vaticano II°: ilaici sono chiamati ad indirizzare eordinare le attività temporali verso Dioe, cioè, secondo il progetto salvifico diDio, rispettando, però, l’autonomiadelle realtà terrene e le norme chelegittimamente le governano e ledisciplinano.Rievocando anche un testo antichissi-mo (Lettera a Diogneto), possiamodire che i laici sono chiamati ad esse-re nel mondo ‘pellegrini’ con la bisac-cia sulle spalle, perché abitano nelmondo senza appartenervi, cammina-no sulle strade del mondo con losguardo rivolto all’Oltre, rispettano eosservano le leggi del mondo senzarestarne prigionieri.Queste osservazioni aiutano a com-prendere meglio il senso profondodelle immagini del lievito, del sale edella luce.Invero, ad un raffronto superficiale esbrigativo, le immagini del lievito e delsale, da una parte, e quella della luce,dall’altra, sembrano essere tra lorocontraddittorie; infatti, istintivamente

si potrebbe affermare che mentre il lie-vito e il sale possono svolgere la lorofunzione peculiare soltanto se -dialo-gando con la ‘pasta’ e gli alimenti- sidissolvono e si disperdono in essa,invece la luce afferma la propria iden-tità nel momento in cui domina, sovra-sta, trasforma e fa retrocedere il ‘buio’.Tuttavia, a ben guardare le tre immagi-ni in parola non sono in contrasto traloro, ma hanno un comune denomina-tore e si completano reciprocamentenel momento in cui vengono utilizzateper comprendere lo stile della testimo-nianza del laico nel mondo.Infatti, il sale è un ingrediente cheserve a dar sapore ad alimenti di persé insipidi e poco graditi al palato del-l’uomo; il sale dà sapore nel momentoin cui si scioglie negli alimenti con cuiviene a contatto, arricchendoli e ren-dendoli gustosi.Anche il lievito non fa a ‘pugni’ con lafarina, ma dialoga a tutto campo conessa, perché vi s’immerge e vi si con-fonde totalmente sino a rendersi indi-stinguibile, fermentandola prepotente-mente dal di dentro.In altri termini, il sale e il lievito sononaturalmente destinati non a vivereseparati dagli alimenti, ma ad unirsi aquesti e a disperdersi in essi fino alpunto da non poter essere più distinti;questa dispersione -silenziosamente epazientemente- fa diventare gli ali-menti diversi da ciò che erano prima.Allo stesso modo la luce esiste soltan-to se c’è il buio; anzi, la stessa identitàdella luce viene costitutivamente defi-nita a contrario rispetto al buio, per-ché quella è soltanto nel momento incui è anche questo.Ne consegue che la luce si rapportasempre col buio; questa relazione èchiaramente visibile soprattutto nella

zona della ‘penombra’ ovvero lì doveluce e buio -nel silenzio e pacifica-mente- s’incontrano, dialogano, s’in-trecciano e si fondono inestricabil-mente, creando ‘chiaroscuri’ in cui èpraticamente impossibile distingueree separare l’una dall’altro.Inoltre, la luce ha la funzione di illumi-nare e rischiarare gli ambienti, ren-dendo visibili gli stessi e ciò che sitrova al suo interno; tuttavia, è agevo-le constatare che la luce non trasfor-ma con la forza gli ambienti e glioggetti illuminati, ma silenziosamentene rispetta le peculiari dimensioni e neenfatizza le diverse forme e i moltepli-ci colori, valorizzandoli per ciò cheessi singolarmente sono nel contestoin cui si trovano.Queste similitudini inducono a ritene-re che l’incarnazione dei valori cri-stiani impone ai laici di essere testi-moni di Cristo senza proclami e con-trapposizioni deleterie: il lievito e ilsale operano senza far rumore e senzacontrapporsi ai corpi con cui vengonoa contatto; anche la luce illumina insilenzio e senza ‘spargimento di san-gue’, rispettando ed esaltando lediverse forme e i variegati colori deglioggetti e degli ambienti rischiarati.

(Questo intervento, riprodotto parzialmente, èstato tenuto nella Cattedrale di Andria in occa-sione del Triduo di preparazione alla festa deiSanti Patroni. Nei numeri precedenti abbiamoriportato gli interventi degli altri due laici inter-venuti, Paolo Farina e Annamaria Di Leo).

Voce dei laici

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“Per una cultura dell’altro”XX Rapporto sull’Immigrazione

della Caritas Italiana

e Fondazione Migrantes

È stato presentato di recente il XX Rapportosull’Immigrazione di Caritas Italiana e della FondazioneMigrantes, l’attento lavoro che monitora annualmente la situa-zione dell’immigrazione. Non è un caso che il titolo che il rappor-to riporta quest’anno è lo stesso di quello che riportava il primoanno; L’iniziativa esprimeva la sensibilità della comunità eccle-siale nei confronti di un “segno dei tempi” nel quale si configu-ravano le linee del cambiamento in atto in Italia, in Europa e nel-l’intero contesto mondiale (ci troviamo all’inizio degli anni ’90). IlDossier suscitò subito grande interesse. Questa prima raccoltaorganica dei dati statistici andava incontro alle esigenze deglioperatori sociali, dei funzionari pubblici e dei giornalisti, tant’èche nel giro di pochi mesi si rese necessaria una ristampa. Sonoaumentate man mano le pagine del rapporto, che ha suscitatospesso l’apprezzamento di altri paesi europei dove non è dispo-nibile un sussidio così completo. In Italia, invece, è stata avver-tita talvolta una reazione di disappunto, quasi che la Chiesa cat-tolica abbia praticato una sorta di invasione di campo occupan-dosi delle statistiche sull’immigrazione. In realtà questa ricerca,nata per rimediare a una carenza, non è avulsa dai compitipastorali, perché la missione della Chiesa si compone sia dievangelizzazione e testimonianza della fede cristiana, sia dipromozione umana e sostegno sociale. Con questo progettoculturale è stato messo a disposizione un sussidio di larga diffu-sione per favorire una conoscenza del fenomeno migratoriolibera da pregiudizi culturali e contrapposizioni partitiche. Difondamentale supporto è stata la rete di migliaia di operatoripastorali, a loro volta collegati con altre realtà sociali e di ricer-ca. È stata questa la base che ha consentito di arricchire di con-tenuti l’osservazione sulle dimensioni nazionali e regionali delfenomeno migratorio e di far sentire il Dossier come un prodot-to a disposizione di tutti.Questo ventesimo anniversario cade in una fase complessa eproblematica come attestano i tre concetti che si sono scelti diargomentare (crisi, criminalità e integrazione), i quali costitui-scono un ricorrente motivo di contrapposizione tra gli italiani edi avversione agli immigrati e sui quali il Dossier, con i suoinumeri, cerca di apportare elementi di chiarezza.In questi 20 anni la popolazione immigrata è cresciuta di quasi10 volte, arrivando alla soglia di 5 milioni, ma insieme al numerodegli immigrati sono aumentate anche le chiusure.L’immigrazione e la crisi economico-occupazionale

A predisporre negativamente la popolazione verso la presenzaimmigrata sono gli effetti in Italia della crisi mondiale: è il nostrosistema economico a trovarsi in difficoltà e alla luce degli effet-ti della crisi bisogna chiedersi se gli immigrati, che contribuisco-no alla produzione del Prodotto Interno Lordo per l’11,1% sianoil problema o non piuttosto un contributo per la sua soluzione. E il fattore criminalità? 1. la criminalità in Italia è aumentata in misura contenuta negli

ultimi decenni, nonostante il forte aumento della popolazionestraniera, e addirittura è andata diminuendo negli anni 2008 e2009;

2. il ritmo d’aumento delle denunce contro cittadini stranieri èmolto ridotto rispetto all’aumento della loro presenza, per cuiè infondato (e non solo per il Dossier) stabilire una rigorosacorrispondenza tra i due fenomeni;

3. il Rapporto del Cnel ha mostrato che il tasso di criminalitàaddebitabile agli immigrati venuti ex novo nel nostro paese,quelli su cui si concentrano maggiormente le paure, è risul-tato, nel periodo 2005 - 2008, più basso rispetto a quello rife-rito alla popolazione già residente;

4. il confronto tra la criminalità degli italiani e quella degli stra-nieri, ha consentito di concludere che gli italiani e gli stranie-ri in posizione regolare hanno un tasso di criminalità simile.

Queste linee interpretative non devono portare ad “abbassarela guardia”, bensì a vincere i preconcetti e a investire maggior-mente sulla prevenzione e sul recupero.Immigrazione e pari opportunità: un binomio irrinunciabileL’immigrazione e l’integrazione devono andare di pari passo. IlGoverno ha proposto un piano per l’integrazione nella sicurez-za e nel documento vengono individuati 5 assi di intervento:l’educazione e l’apprendimento, dalla lingua ai valori; il lavoro ela formazione professionale; l’alloggio e il governo del territorio;l’accesso ai servizi essenziali; l’attenzione ai minori e alleseconde generazioni. Si insiste inoltre, sugli aiuti allo sviluppo,progressivamente ridotti in Italia a un livello veramente minimo,oltre che sulle migrazioni a carattere rotatorio e sui rientri. Ma,intanto, è andata radicandosi la convinzione, supportata daidati, che l’immigrazione stia acquisendo un carattere semprepiù stabile. Nel 2009, tuttavia, il Fondo nazionale per l’inclusio-ne sociale è rimasto sprovvisto di copertura e questa carenza,oltre tutto in fase di crisi economica, di certo non aiuta l’inte-grazione, anzi continua a essere più difficoltoso per gli immi-grati l’accesso ai servizi. Integrazione e pari opportunità, quin-di, devono andare di pari passo, in un intreccio di doveri maanche di diritti.Il “Dossier Statistico Immigrazione” della Caritas e dellaFondazione Migrantes da 20 anni si batte per diffondere questacultura dell’altro: l’ampliamento di questa campagna di sensibi-lizzazione sarà una maniera molto concreta per prepararel’Italia del futuro.

di Simona InchingoloRedazione “Insieme”

Copie vendute a scopo benefico,al fine di sollecitare e promuovere ilprogramma di educazione inter-culturale avviato dalla comunitàcomboniana in Egitto, animato dasuor Annamaria Sgaramella.Questo è stato il lavoro di cui SantaPorro, insieme con la collaborazio-ne di quanti hanno condiviso la pro-posta della Caritas diocesana, si èfatta promotrice nonché portavoceesemplare. La sua eco la si avverteforte, prorompente. Le gole deldeserto dorato pullulano di speranza, profumano di sogni,attendono risposte concrete. La Caritas diocesana, impegna-ta nel “campo missione” in Egitto ha confermato la sua pro-posta, credendo sempre più in un impegno che racconta a noitutti l’esigenza di una fraternità universale. Sacerdoti dellanostra Diocesi insieme a giovani e una coppia di coniugi, sisono immersi nelle acque di quel “fiume lento”, il Nilo, che conil suo sciabordio melodioso, li ha condotti in una della peregri-nazioni più toccanti, capace di far vibrare le corde del cuore.Poiché, l’Egitto, non è solo la realtà faraonica che conoscia-mo, realtà che ammalia, che incanta e stupisce. L’Egitto pos-siede anche una fetta di mela marcia, ingiallita, corrosa dallapovertà, dalla fame, dal disagio, dalla violenza, dalla precarie-tà e dalla corruttela dell’animo umano. Un paesaggio, quellodel Cairo, con strade non asfaltate, bambini dai volti già adul-ti e dalle mani bianche intinte di calce, donne dal volto rigo-rosamente coperto, quasi a voler velare e mal celare queldolore che serpeggia dentro. Ed intanto sorge l’aurora e all’im-brunire cala la notte…e il fiume continua a scorrere lento. Trai rifiuti si trova la ricchezza. Gli avanzi della società benestan-te, diventano “pane quotidiano” da spezzare alla mensa deipiù poveri, dei diseredati, delle vittime della violenza e del con-sumismo. Il gruppo dei volontari, impegnato nella costruzionee manutenzione di una scuola per bambini, riscopre ogni gior-no al sorger del sole, la sua collocazione nel mondo. Stenderepennellate su pennellate, allestire l’ambiente, creare spaziidonei adibiti all’insegnamento e alla cultura, rendono ricchedi gioia le giornate. Vince la collaborazione, viene premiatol’impegno, e i piccoli gesti paiono doni meravigliosi. La ricono-scenza non ha eguali, la gratitudine della gente del posto com-muove. Collaborare al fine di raggiungere obiettivi che nobili-tano l’animo umano, permette di guardare oltre i meandri della

crudeltà e della miseria, malattiequeste che incancreniscono i sen-timenti. L’Egitto che vive nell’agio enello sfarzo, pare non avere occhiper quella parte di umanità soffe-rente. Gli alti palazzi grigi e il fumodenso delle ciminiere, paionoannebbiare gli spiriti di quanti vivo-no adagiati su baldacchini colorrosso porpora. Altro è il senso dellavita piena e vera, quella dello spiri-to. Ciascun uomo è solo di passag-gio. Siamo matite nelle mani del

Signore, è Lui Colui il quale avrà premura nel delineare ilnostro ritratto. Basta lasciare le redini e percorrere il fiume,qualunque sia il suo corso. Tutto deve vivere in funzione di Luie per Lui. Siamo cittadini chiamati a rendere questo mondomigliore, debellando ogni sorta di violenza o forma di razzismo.Siamo diversi gli uni dagli altri, ma nella diversità ci si scoprefratelli del cielo. La nostra meta non deve mai dissolversi ….“Il campo lavoro” diventa dunque esperienza di condivisione,crescita, formazione spirituale, donazione di sé stesso versol’altro, il povero, il bisognoso, il senza tetto, l’ammalato, ilbambino desideroso di affetto. Sorprendente diventa il pesodel fardello di ritorno. Non più i soli indumenti sono posti invaligia. Vi è spazio in abbondanza occupato dall’amore ricevu-to in dono, dai sorrisi rubati ai sudanesi in un giorno riservatoal divertimento in mare, dalle mani che si toccavano e stringe-vano le une con le altre durante i momenti dediti alla preghie-ra, dal pane bianco, spezzato, condiviso e assaporato con ungusto diverso dal quotidiano. Il “campo lavoro” irrobustisce laspiritualità di quanti aderiscono all’iniziativa carichi di entu-siasmo e voglia di versare una piccola goccia in quell’oceanoprofondo, ricco di speranza e voglia di cambiare una realtàdolente. Affinché ciascuno leggendo le pagine di questo “dia-rio di bordo”, possa far propria un’esperienza che ha segnatola vita di tanti e possa nascere un germe che spinga molti apercorrere lo stesso cammino di fede, entro il medesimo“fiume lento” e le medesime gole del deserto dell’Egitto,deserto che attende l’arrivo della primavera. Il libro è in vendita presso le librerie, la bottega Filomondo, edè ordinabile anche on line sul sito della Casa editrice(www.etet.it). Il ricavato della vendita permette alla Caritasdi finanziare un’altra annualità del progetto di educazioneinterculturale.

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di Rossella FusaroCaritas diocesana

“Mentre il fiume scorre lento”Un libro-testimonianza

di Santa Porro su un

“Campo di lavoro”

in Egitto

Il 30 gennaio 2011 sarà organizza-ta in tutta Italia la Giornata dei mala-ti di lebbra. Ogni anno circa 250.000persone, tra cui molti bambini, con-traggono questa malattia. La lebbranasce dalla povertà e dall’ignoranza,infligge terribili sofferenze, sfigural’integrità del corpo.Dal 1961, l’AIFO - AssociazioneItaliana Amici di Raoul Follereau èal fianco dei malati di lebbra in tuttoil mondo, per ridare loro la speranzae sconfiggere l’emarginazione e ilpregiudizio.Per questo dobbiamo continuare lanostra azione contro le varie formed’ingiustizia che negano il diritto allasalute e le cure mediche a coloroche vivono nei paesi del Sud delmondo. Oggi bisogna farlo con piùforza perché la grave crisi economi-ca e finanziaria in atto genera ungrave peggioramento delle condizio-ni di vita delle popolazioni che vivo-no nei paesi in via di sviluppo.Mai come oggi il messaggio diRaoul Follereau di costruire unasocietà basata sulla giustizia esulla pace, affinché ogni uomopossa vivere in pienezza la suadignità, è una priorità e un’esigenzafondamentale per l’umanità.Anche quest’anno tanti volontaridell’AIFO in centinaia di piazze e par-rocchie, domenica 30 gennaio, offri-ranno il “Miele della solidarietà”,proveniente dal circuito del com-mercio equo e solidale. I vasetti di

miele saranno distribuiti in sacchettidi juta confezionati da ex malati dilebbra di Bangalore, in India. La Giornata mondiale gode delPatrocinio del Segretariato SocialeRAI e della collaborazione ufficialedi Banca Etica, AGESCI, GIFRA(Gioventù Francescana), SISM(Segretariato italiano degli studentidi Medicina), AIAC (AssociazioneItaliana Allenatori di Calcio) e dellaLega Calcio italiana.I fondi che verranno raccolti durantela Giornata saranno destinati ai

Progetti dell’AIFO in Africa e inMozambico in particolare, dovenegli ultimi anni sono stati registratinumerosi casi di lebbra.Salviamo la bellezza dell’uomo dallalebbra e da tutte le lebbre che inari-discono, impoveriscono e soffocanola nostra esistenza.Contatti:Gruppo AIFO AndriaTel. 0883.594434e-mail: [email protected]: www.aifo.it

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58a Giornata Mondiale dei malati di lebbra (30 gennaio 2011)

di Giovanna Di Pietro

C’è un solo cieloper tutto il mondo

Referente AIFO - Andria

Incontro promosso

dal MEIC

Venerdì

14 gennaio 2011

ore 19,00

Opera Diocesana

“Giovanni Paolo II”

“Per un Paese

solidale

Chiesa italiana

e Mezzogiorno”

Presenterà il documento

dell’Episcopato Italiano

Mons. Agostino

SuperboArcivescovo di Potenza

e Vice Presidente della CEI

Alice […] ormai era tutta presa dalla curiosità: rin-corse il coniglio attraverso il campo e per fortunaarrivò in tempo per vederlo infilarsi in una grandetana, sotto una siepe.Un momento dopo Alice s’infilava nella tana dietrodi lui: non le venne neppure in mente di chiedersicome avrebbe poi fatto a uscire da quel posto.

(da L. Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie)

Da sempre la curiosità stimola la ricerca suscitando stu-pore. E l’ufficio centrale ACR ha saputo stupirci, oltre chearricchirci, con un seminario di studi tenuto da profondiconoscitori del mondo adolescenziale che hanno analiz-zato l’universo dei Tweens in tutte le sue sfaccettature esempre con uno sguardo attento alla realtà, con unapproccio pratico e concreto a questa sorta di terra dimezzo di tolkeniana memoria.Partiamo dal titolo: chi sono i tweens? Il termine sta aindicare in mezzo, fra (dall’inglese between), si tratta dun-que di ragazzi non più bambini e non ancora adolescenti,che vanno a più velocità: quella del fisico, che si sviluppae trasforma sempre più precocemente, e quella dellasfera psico-emotiva, più lenta, legata alla corporeità, alfaccia a faccia, al contatto fisico, che può essere l’ab-braccio della mamma o lo scazzottamento con il compa-gno di squadra, ma è altresì attratta dal sentirsi e volersi“grande”, dalla voglia di sperimentare il distacco dallafamiglia, essere parte del gruppo, scolastico, sportivo oparrocchiale che sia.Come possiamo noi educatori gestire questa “emergenzaeducativa”? Nel suo intervento il prof. Savagnone sosteneva chel’emergenza educativa riguarda più gli adulti che i ragaz-zi. Perché, riprendendo il bel parallelo fra il rapportoragazzi-adulti e la storia di Alice, proposto da MirkoCampoli a conclusione dei lavori, gli adulti hanno semprefretta, come il Coniglio; talvolta sono incomprensibili,come il Cappellaio; talvolta troppo autoritari, come laRegina. Alice, invece, è mossa dalla curiosità, dallavoglia di scoprire senza neanche porsi il problema didove andrà a finire. Noi adulti siamo sempre pronti ascommettere e investire sul futuro dei ragazzi, ma ci chie-diamo cosa pensano del futuro – se mai ci pensano – loro

che vivono nel qui e ora, in una realtà sempre più virtualee sempre meno reale?Il tema scottante dei social network è stato affrontato consapiente intelligenza da don Mario Delpiano, il quale, lungidal demonizzarli, ne ha messo in evidenza i possibili risvol-ti positivi, purché non si perda la consapevolezza che sitratta pur sempre di strumenti.La questione è a dir poco complessa, tanto più quando sitocca l’argomento evangelizzazione. L’abbandono post-cresima è sempre più diffuso e anche in questo senso leagenzie preposte stentano a trovare soluzioni. Una pos-sibilità ci viene suggerita da don Armando Matteo, ilquale insiste sul dare fiducia ai ragazzi affinché superinola vergogna. E un’iniezione di fiducia la fa a noi, educato-ri di ACR, quando afferma che l’ACR è forse l’unica real-tà in grado di abolire questa vergogna, di far capire chela chiesa è per ogni stagione della vita; che Dio non èaffare della chiesa, ma di chiunque voglia una vitabuona; che la fede (che è una forma di fiducia!) non èuna questione di cuore, ma di corpo e di libertà e che èuna sfida, per questo è difficile. E se la preadolescenza èun periodo di rottura, rompiamo anche noi gli schemati-smi e facciamo capire ai ragazzi che «il cristianesimo èpiù di una morale sessuale, più di quello che dice la fami-glia o la TV, più dei preti con la pancia e delle suore coni baffi». Insomma compito dell’educatore è stimolaredomande, sollevare dubbi e dare fiducia. Non dimenti-chiamo, ancora con il prof. Savagnone, che l’educatoreè un pescatore che va alla ricerca dei pesci; sono sot-t’acqua e non li vede, non li giudica, ma li segue, li osser-va, riflette e studia le loro mosse, solo dopo aver pesca-to si “trasforma” in contadino, che pianta il seme, lo col-tiva e lo ama perché dia frutti.

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Riflessioni su un recente seminario nazionale A.C.R. sul tema:“Tweens - La preadolescenza: un’età a più velocità”

di Valeria FucciEducatrice A.C.R. Parrocchia S. Paolo Apostolo - Andria

“Educatoriin una terra di meraviglie”

Foto ricordo del Seminario di Studio a Roma

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di Giulia e Giuseppe Coratella

“L’uomo è chiamato a una pienezzadi vita che va ben oltre le dimensionidella sua esistenza terrena, poichéconsiste nella partecipazione alla vitastessa di Dio.” (Evangelium Vitae 2)Rivestiti della pienezza di vita e consa-pevoli della necessità di continuare ilcammino formativo di ricerca dei valoriautentici relativi alla dimensione affet-tivo-relazionale nella vita di coppia, ilsettore adulti dell’Azione CattolicaDiocesana di Andria ha continuato ilpercorso organico guidato dadon Luigi Renna, rettore del seminariopontificio regionale pugliese, docentedi teologia morale.“Maternità e paternità responsabile,alla luce del magistero e della teolo-gia” il titolo del nostro primo incontro.Nell’ottica di una sessualità di coppiache comprenda in sé sia la funzioneriproduttiva sia quella di intimo rappor-to relazionale, il Cristiano è chiamatoad una straordinaria compartecipazio-ne alla natura generativa di Dio e nellostesso tempo ad un utilizzo gioioso epositivo della propria reciproca corpo-reità. Siamo strumenti e coautori nelprocreare nuova vita per volere di Dio,con la responsabilità di regolare inmaniera armoniosa tale capacitàsecondo la nostra razionalità.Sul controllo delle nascite la Chiesa hain passato fatto un lungo cammino didiscernimento per elaborare il suoinsegnamento in una materia così deli-cata, che va ad intercettare la sferaaffettiva e sessuale della coppia e lacoscienza e la libertà umana. La coppiapuò e deve avere la possibilità di viverela propria sessualità anche e non solo ascopo procreativo, per vivere in pienez-za anche il significato unitivo. Questocomporta lo sviluppo di una maturità eduna comunanza di intenti all’internodella coppia che possono essere rag-giunti attraverso una formazione ed un

sostegno soprattutto da parte di chi,all’interno della Chiesa ha sviluppatospecifiche capacità tecnico-scientifi-che, come ad esempio gli operatori deiconsultori familiari cristiani.Nel secondo incontro don Luigi haguardato al tema “Interruzione dellagravidanza…interpella la coscienzadel credente”. Il dibattito sull’aborto èdivenuto molto vivo dall’epoca del refe-rendum popolare che ha introdotto lapossibilità in Italia di praticare l’interru-zione volontaria della gravidanza entrodeterminate condizioni. La vita è undono di Dio e come tale va accettata edifesa, ed in particolare quella dell’em-brione. La Chiesa, sempre aperta aldialogo continuo, mantiene salda ladignità di essere umano all’embrionefin dal suo concepimento; per noiCristiani la vita ha inizio nel momentostesso in cui i cromosomi del padre equelli della madre si uniscono in unanuova cellula, lo zigote, che porta in séun corredo genetico e quindi una indi-vidualità unica ed irripetibile, perchéunico ed irripetibile è ciascuno di noinel cuore e nella mente del Creatore.

La fermezza delle posizioni della Chiesasu tematiche che, come queste, tocca-no il rispetto e la sacralità della vita,non va confusa però con un atteggia-mento di condanna verso l’uomo o conuna sorta di freddo e distaccato deca-logo moralistico. Lo stesso don Luigi haricordato anche l’atteggiamento teneroe misericordioso della Chiesa verso lafragilità umana, verso il dramma chespesso accompagna scelte tragiche edolorose.Il percorso formativo sulle questionebioetiche, intrapreso dal settore adultidell’ A.C., ha mantenuto l’impegno distimolare il pensiero, la consapevolez-za e l’attenzione verso la ricerca delbene integrale della persona umana ela sua vocazione massima all’amoreper la vita, mettendo in relazione lediverse generazioni, convocandole adun discernimento comune.I prossimi anni, comunque, ci vedrannoimpegnati nella ricerca di modi nuoviper fare educazione e di nuovi modi dicomunicare, lo faremo con impegnoaffidandoci, come sempre, all’aiutodello Spirito.

Per amoredella persona

Incontro formativocon Don Luigi Renna

Un percorso formativo di A.C.sulle questioni bioetiche

Equipe settore adulti di Azione Cattolica e consiglieri diocesani

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Nata da un’idea di Don Felice Bacco,presso la città di Canosa di Puglia dacirca venti anni esisteun’Associazione, “GRUPPO AMICI”,che ha come obiettivo fondamentale ilpuro volontariato. Lo stesso nome del-l’associazione ci deve far pensare chesi tratta essenzialmente di un gruppo diamici che si incontrano per passare deltempo insieme, per trascorrere alcuneore in armonia e divertirsi un po’. E stia-mo parlando di amici davvero speciali! Questa associazione conta una ventinadi collaboratori, tra giovani e adulti,che, sotto la guida dei due presidentiAntonio e Giuseppina Capacchione,garantiscono con il loro servizio lagiusta assistenza a giovani affetti dahandicap fisici e mentali, soprattuttodisturbi di apprendimento. Ogni sabato pomeriggio i ragazzi siincontrano presso l’Istituto OasiMinerva, dove si dedicano alle attività,che i volontari scelgono per loro, duran-te l’incontro di preparazione settimana-le del mercoledì. Le attività sono varie ecoinvolgono sia l’aspetto ludico-ricreativo, che quello formativo. Iragazzi, infatti, si dedicano molto volen-tieri ad alcuni lavori di manipolazione, aldisegno e alla realizzazione di lavorimanuali sperimentando l’uso delle sva-riate tecniche di disegno e di realizza-zione e percependo i diversi materiali.Inoltre, allestiscono dei recital e perio-dicamente prendono parte a dei giochiorganizzati. Per i ragazzi, i collaboratoriorganizzano delle gite fuori porta delladurata di un giorno in alcuni luoghi diparticolare interesse storico e culturalee ogni estate, per una settimana, aderi-scono alla colonia organizzata dallaparrocchia. Ogni incontro settimanalesi conclude con una festa, in cui ragaz-zi possono divertirsi ballando e cantan-do tra loro e in compagnia dei volontari.

Il gruppo, ben inseri-to nel contesto par-rocchiale e cittadino,partecipa ognidomenica ed ognigiorno festivo allacelebrazione dellaSanta Messa, ed adalcuni incontri comu-nitari periodici, a completare l’attivitàformativa.Come già accennato in precedenza,tutto ciò è possibile, grazie alla costan-te presenza dei volontari, veri e propripunti di riferimento: si occupano perso-nalmente degli spostamenti dei ragaz-zi, poiché ogni volta che devono incon-trarsi si preoccupano di andarli aprendere e poi riaccompagnarli, colpulmino messo a disposizione dallaParrocchia San Sabino. Cercano, inol-tre di mantenere sempre un contattotelefonico diretto con tutti i ragazzi,specialmente con quelli impossibilitatia frequentare assiduamente il gruppo.Fondamentale è stato anche l’aiuto delgruppo Scout Canosa I, in particolaredel Clan, che ha prestato servizio pres-so questo gruppo per alcuni anni, aiu-tando i collaboratori nell’assistenza airagazzi nei vari spostamenti e nellediverse attività e riscontrando congrande piacere l’affetto degli stessi,che molto hanno apprezzato la gioia, lacordialità e il servizio che da semprecontraddistingue il gruppo Scout. Periodicamente sono allestiti dei mer-catini, in cui sono messi in venditaoggetti e lavori realizzati dai ragazzi, icui guadagni servono a creare unfondo cassa che permette loro di auto-finanziare l’associazione.Tanto impegno e tanta disponibilitàdovrebbero farci fermare un attimo ariflettere: siamo sempre occupati a faremille cose senza renderci conto che

forse tutti noi, dovremmo dedicareparte del nostro “prezioso” tempo aglialtri, anche solo per regalare unabbraccio, un sorriso ai nostri“AMICI”... lo stesso che loro regalanoa tutti volontari!

di Paola CeccaRedazione “Insieme”

Impegno e solidarietàIl Gruppo Amici a Canosa

L’Ordine Francescano di Puglia, loscorso 25 novembre, ha conferito l’in-carico di responsabile della comuni-cazione al Dott. Marco Grassi. L’O.F.S.è presente in numerosi conventi eparrocchie e riunisce laici, sacerdotie religiosi che si riconoscono suimodelli di San Francesco d’Assisi inmetodi e forme diverse. Il prestigiosoincarico, che non prevede alcun com-penso, riferisce Grassi, in un intervi-sta alla rivista ufficiale di Assisi, “mipermette di conoscere ancora più afondo il mondo Francescano; cerche-rò di divulgare attraverso i medialocali, regionali e nazionali le attivitàche l’Ordine francescano di Pugliapromuove quotidianamente in nomedel Santo Patrono d’Italia”.Marco Grassi è impegnato nello stu-dio della comunicazione pressol’Università degli Studi di Bari “A.Moro”, dove è cultore della materia“etica della comunicazione”. Tra l’al-tro, è il portavoce del meeting inter-nazionale di Andria “Cercatori dellaVerità”

Novità in casa O.F.S.

di Lucia Capogna e i ragazzi della Comunità Papa Giovanni XXIII

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Da un’esperienza propostadall’Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII di Andria e Barletta.

Come far sperimentare lapossibilità di un “incontrosimpatico con Gesù” ai gio-vani? La riposta di don OresteBenzi a questa domandasarebbe stata: “nella condivi-sione diretta con gli ultimi!”.E così è nata la proposta direndere accessibile a tantigiovani quello che nelCarisma della “Papa Giovanni”è ordinario: andare a cercare i poveri là dove sono, in luo-ghi come le carceri e la strada. Per questo, armati di tantafiducia in Dio, abbiamo pensato di realizzare un “campofuori le mura” nella nostra Diocesi. Cosa significa “campofuori le mura”? Sappiamo tutti che Gesù non è morto incittà, ma fuori delle mura della città, vivendo la stessa sorteriservata ai delinquenti e ai diseredati … mostrando diessere più vicino ai peccatori che ai giusti …. e così abbia-mo pensato di portare alcuni giovani fuori dalle mura diAndria … sulle piazzole di una strada dove la dignitàumana e la carità cristiana scompaiono per lasciare spazioalla schiavitù e allo sfruttamento … nei corridoi di un car-cere in cui l’uomo cessa di essere uomo sia nella sua vestedi vittima che di carnefice.Ma l’amore di Dio ci spinge ad andare oltre , ad abbattereil muro di indifferenza e a portare l’annuncio del Vangeloanche a coloro che a causa delle ferite e della durezzadella loro vita lo hanno dimenticato!Per questo unico obiettivo che ci univa, noi ragazzi della“Papa Giovanni”, insieme ai giovani di Andria,di Barlettaed alcune città limitrofe che hanno voluto condividere connoi questa esperienza, siamo partiti dall’Oratorio Madonnadi Guadalupe per recarci ad incontrare le ragazze vittimedi tratta sulla ex SS.98 e i ragazzi reclusi nel carcere mino-rile di Bari “Fornelli” .Per tutti è stata un’esperienza molto forte e capace di fis-sarsi indelebilmente nei pensieri e nei ricordi … alcuneimmagini, alcuni volti, alcune storie, sicuramente rimango-no impresse più di tante parole. Non si possono dimentica-

re gli occhi nero car-bone di “A.”, unaragazzina appenaarrivata dalla Nigeriacon il sogno di trova-re un lavoro dignitosoper poi ritrovarsi,invece, costretta daaltri, a fare la “pro-stituta”, non è possi-bile cancellare la tri-

stezza e la disperazione che le segnano il volto e non sen-tire le catene interiori che la tengono legata a quella vita..Non è facile dimenticare quanto ci ha detto “L.”, convintache tutti gli uomini sono cattivi, perché probabilmente tuttiquelli che ha incontrato non le hanno dimostrato il contra-rio… E come non ricordare gli occhi blu profondi di “E.”,così piccolo e già con una pena pesante da scontare, escoprire che quel Dio che ci ama tanto lui non vuole incon-trarlo perché nella vita gli hanno insegnato tutto tranneche ad amare, perché nella vita gli hanno dato tutto tranneche l’amore!Fuori le mura della città abbiamo scoperto tutto questo, per-ché fuori le mura della città tutto cambia aspetto: la vita pianpiano si scolora, la speranza svanisce e le luci pian piano sispengono lasciando spazio alle tenebre … ma se noi siamola luce del mondo (Mt 5, 14) tocca a noi riportare la luce lad-dove la vita si è spenta … la nostra luce è Gesù che invitatutti ad annunciare che Lui ha vinto la morte, che ha tramu-tato la nostra tristezza in danza.. in un inno infinito alla vita!E così dopo esser scesi negli inferi del mondo è possibilesperimentare la forza e la grazia della resurrezione.Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile quest’espe-rienza. Un ringraziamento particolare al nostro vescovomons. Raffaele Calabro per il suo incoraggiamento, graziea tutti coloro che hanno partecipato con entusiasmo, gra-zie soprattutto al Signore che è l’artefice di tutto!Il nostro messaggio finale è rivolto a tutti i giovani:“Camminate nella luce di Dio, perché Lui solo e Via, Veritàe Vita!!!”

“Camminanella luce”

Oratorio “Madonna di Guadalupe” ad Andria

Vivere la festività dell’Immacolata Concezione, è divenu-to un appuntamento annuo, ricercato con grande fede daogni credente. Perché la festa dell’Immacolata non diventisolo un’occasione da dissipare nel vento o vivere comemera tradizione popolare, anche in questo nuovo annopastorale, la nostra comunità parrocchiale si è cimentatain numerose attività che hanno valorizzato ogni ambito edogni fascia d’età, nessuno escluso. Proposte queste chehanno abbracciato un arco di tempo molto ampio per darspazio a ciascuno di poter esprimere se stesso in modo nonconsueto ma particolare. L’obiettivo alla base è rientratonelle aspettative di partenza, ovverosia: creare armonia econdivisione all’intero della comunità stessa, la quale perprincipio dovrebbe rappresentare la culla dell’accoglienzae dalla gioia di vivere nella fede. In primo ordine l’attenzio-ne è caduta sulla fascia dei fanciulli, chiamati e sollecitatia offrire il proprio contributo, scrivendo una lettera dedica-ta a Maria, la mamma celeste, affinché per sua intercessio-ne le preghiere e le suppliche a Lei rivolte, potessero trova-re esaudimento, conforto e speranza. Una cassettina bian-ca, decorata è stata posta per l’occasione ai piedi della sta-tua dell’Immacolata per tutto il periodo, ed è stata riempitadi innumerevoli letterine bianche, celesti, color pastello,ricche di ogni decorazione e di ogni preghiera commoven-te e toccante se si pensa che siano state scritte da cuoripuri e semplici, capaci di donare amore sincero. Non solo,tanti nostri parrocchiani, grandi e piccoli, si sono messi ingioco in tutti i sensi, portando in scena una commediadivertente che arrecava dietro sé un messaggio profondo:“insieme alle tradizioni popolari e alle abitudini del paese,salda rimane la fede in Colei che ha saputo concedere séstessa a Dio Padre, affinché si compissero le sue meravi-gliose opere”. Un’atmosfera calda e confidenziale si respi-rava durante i mesi di prove assidue prima della messa inscena della stessa. Tutti sentivano di muoversi sui binarigiusti, quelli della conoscenza di sé stessi e degli altri, tuttisi sono misurati con i propri limiti e attraverso questi hannoscoperto i loro pregi, le tante qualità e i tanti punti di forzavincenti che hanno reso la rappresentazione piacevole alpubblico parrocchiale. Maria “fanciulla dell’attesa”, madredal manto celestiale che tutti i suoi fedeli avvolge. Mariadonna della preghiera e della perseveranza, Signora del“sì” che si presta a servizio di un disegno divino imprescin-dibile. Maria donna dell’attesa e della speranza, donna rive-stita di sole. Costei ci presta il suo esempio come monito aperseguire la via giusta, feconda e ricolma di ogni grazia

che permette a quanti vivono nella fede di raggiungerevette sublimi dove la vista è bellissima, l’orizzonte è esta-siante, l’aria che si respira riempie i polmoni di vita nuova.Muovendoci sui suoi passi in processione, abbiamo unani-mi fatto risplendere la sua presenza, che andava oltre lastaticità di una statua in perpetuo movimento tra le vieaddobbate del paese in festa. Il suo volto profondo, le suemani giunte sul petto, il mantello azzurro e morbido e lacorona di stelle, hanno raccolto intorno a lei numerosi fede-li, i quali malgrado il freddo gelido non hanno smesso diregalarle suppliche, canti e momenti di assoluto silenzio emeditazione. Preghiera che ha trovato ragion d’esseredurante la benedizione del fuoco la sera del sette dicem-bre. Ricordare secondo tradizione Colei che stese pressoil fuoco i panni bianchi profumati di lavanda che avrebbe-ro accolto e vestito il nascituro divino, diventa di anno inanno un momento di sentito ritrovo. Ciascuno si immedesi-ma e fa sua questa toccate scena impregnata di profondoamore materno. Condividere lo stesso cibo, danzare intornoal fuoco, ritrovarsi con le persone care, ascoltare i raccon-ti passati delle anziane signore, sono momenti che vorrestinon finissero mai. All’indomani, tutti erano seduti, festosi,in parrocchia pronti a ricevere la parola del Signore. UnaParola nota, facile da ricordare, ma mai scontata, maibanale, mai abituale. Parola sempre nuova, da riscoprire,ricercare, assaporare, meditare. Maria, la VergineImmacolata, non vive in noi una sola volta durante l’anno.La Sua presenza di Madre premurosa e vigile, ci accompa-gna tutti i giorni della nostra vita. Ella invita ciascuno di noi,ad accogliere il “Grande Mistero”, Gesù, così come hasaputo ben fare lei. Perché la fede è abbandono- è contem-plazione, è desiderio di porre la propria vita nelle mani di unDio buono, il Quale esige da ciascuno soltanto il bene. Inquella grotta di Betlemme ciascuno deve prostrarsi in ado-razione di quel Bambino che nasce ogni giorno per ciascu-no di noi, che abita nelle nostre vite, nelle nostre giornate.Maria durante la sua gestazione, lo ha portato in gremboper nove mesi, assaporando la grazia e vivendo nella spe-ranza che ciascuno potesse “dare alla luce” un po’ di quelmistero che d’incanto e gemendo venne al mondo, da verobambino, per la nostra conversione e salvezza.

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Una comunitàin festaNella parrocchia

B.V. Immacolata a Minervino

di Rossella FusaroParr. B.V. Immacolata di Minervino Murge

La comunità in festa nella parrocchia B.V. Immacolata

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di Don Paolo Zamengo

È davvero un altro anno fortunatoper la comunità salesiana e parroc-chiale dell’Immacolata. Celebriamo,infatti, il 18 e 19 dicembre 2010 il cente-nario dell’arrivo della statua dellaVergine Maria che campeggia nell’ab-side e il centenario della dedicazionedella chiesa.A dire il vero, la statua in Andria eragiunta il 26 aprile 1910 e poiché i lavo-ri di costruzione dell’edificio si prolun-gavano fu ospitata nell’abitazione deldefunto Vescovo Stefano Porro finchéfosse necessario. Il Vescovo, insignebenefattore, non arrivò a vedere coro-nato il suo sogno. Le cronache diconoche si ammalò gravemente di polmoni-te il 10 marzo del 1904 e il 23 marzospirò, lasciando però nella disposizio-ne testamentaria l’obbligo di continua-re i lavori della chiesa e lasciò per que-st’opera una congrua somma.La storia dell’origine della costruzionedella chiesa dell’Immacolata risalealla fine del 1800. Con atto pubblico delnotaio Isacco Guglielmi, redatto inAndria in data 11 dicembre 1881 ilVescovo Mons. Galdi acquistava per lasomma di L. 8.500 lasciata da SalvatoreSavarese, un suolo edificatorio daiSigg. Nicola Giannone De Maioribus daBitonto e Riccardo Guantario da Andria.Con un altro atto dello stesso notaioGuglielmi, il Vescovo Mons. Galdiacquistava in data 20 ottobre 1882 unaltro suolo del medesimo Giannone.Il Vescovo Galdi nominò una commis-sione formata da diversi sacerdoti esignori, per far costruire una chiesadedicata all’Immacolata. I lavori inizia-vano, ma dopo pochi mesi, esaurite leofferte raccolte, i lavori furono sospesie fu costruito un muro di cinta.

Nel 1889 Mons. Stefano PorroCanonico Priore del CapitoloCattedrale, Vescovo titolare diCesaropoli ed ausiliario di Andria, perassecondare il desiderio vivissimo delsuo carissimo nipote sacerdoteStefano Porro, proponeva di elargireda parte sua una cospicua somma perla creazione di detta chiesa, nominan-do contemporaneamente una commis-sione di sacerdoti per raccogliere leofferte.Nel febbraio 1904 si dette inizio ailavori, sospesi precedentemente, permano della cooperativa muratori“Umberto I°”; direttore fu l’ingegnereZagaria Giuseppe. Bisogna tributare unmerito all’ingegnere cavalier RiccardoCeci, il quale prestò gratuitamentel’opera sua per detta costruzione e conzelo veramente ammirabile. La statuadell’Immacolata fu acquistata dallaSig.na Antonia Porro fu Riccardo.Il 18 dicembre 1910, domenica, ebbeluogo il trasporto della statua dellaVergine Immacolata dalla casa deldefunto Vescovo alla chiesa con un’im-ponente processione e il 19 dicembre,lunedì, verso le ore 10, Mons. Staitibenediceva il tempio e dava incarico aDon Stefano Porro di dirigere la chiesa. Mons. Macchi, dato l’espandersi dellacittà volle erigerla a parrocchia e il30 settembre 1930, nominò primo par-roco Don Riccardo Losito. I Salesianifurono chiamati in Andria dal nuovoVescovo Ferdinando Bernardi l’11 gen-naio 1934. Il 23 settembre dello stessoanno il salesiano Don Bernardo Savarèdivenne parroco dell’Immacolata. Il tempio dedicato all’ImmacolataConcezione è di stile lombardo-roma-no, lungo 40 metri, largo 24 metri e alto

25 metri. È diviso in tre navate. Il pro-spetto è maestoso. La grande portache dà accesso alla navata centrale èadorna di colonne e frontone nel cuicentro sono scolpite le inizialidell’Immacolata. Le due porte chedanno accesso alle navate laterali por-tano lesene e capitelli, simili alla portacentrale. Nella parte superiore del pro-spetto si aprono due bifore e una trifo-ra centrale. Su quest’ultima si nota unrosone di gran valore. Tre finimenti acampanile completano il prospetto. Levolte sono a crociera.Oggi la comunità parrocchiale nonpuò dimenticare la sua origine. Il teso-ro di fede, di impegno e di generositàricevuto dalle generazioni passate èmotivo di gioia e di santo orgoglio.Siamo grati al Signore per il dono dellasua presenza in mezzo a noi. La suacasa tra le case degli uomini è segno dibenedizione. La statua della VergineImmacolata, cara a tante generazionidi devoti andriesi, continua ad acco-gliere quanti si inginocchiano in pre-ghiera ai suoi piedi.Celebrare il centenario non è sfoglia-re semplicemente l’album sbiadito deiricordi ma rinnovare l’impegno di con-servare integra la fede per donarla, piùlimpida che mai, agli anni che verran-no, per dire a tutti, con la stessa pas-sione e con immutata devozione, cheDio è buono. Umilmente, vogliamo rendere vera eattuale la decisione dell’apostoloGiovanni, quando, sotto la croce, sisentì affidare in custodia da Gesùmorente la Madre. “Da quel momentoegli la prese con sé”. Riprendiamo connoi Maria perché sia, per tutti e persempre, la Madre.

Parroco B.V. Immacolata ad Andria

Un’antica promettente giovinezza

Centenario della Chiesadell’Immacolata di Andria

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Una vocazionea servizio

La comunità parrocchiale SantaMaria Addolorata alle Croci, i sacer-doti Don Riccardo Agresti e DonVincenzo Fortunato, i volontari e ilpersonale dell’oratorio Santa MariaAnnibale di Francia, nonché la comu-nità delle suore Betlemite, e il perso-nale docente della Scuoladell’Infanzia e dell’asilo Nido“Piccola Betleme”, sono in festa peril 50° di consacrazione di Suor Angelaa cui hanno espresso sentimenti digioia, affetto, stima e ringraziamentoper la sua dedizione al Vangelo nellavita quotidiana delle proprie comuni-tà. Suor Angela, ci racconti dove è natala sua vocazione religiosa con unosguardo al contesto socio familiareda cui proviene?È veramente difficile parlare dei pri-mordi della mia vocazione, che senzadubbio risale al primo periodo dellamia adolescenza. Sono nata a Sturnopaese della provincia di Avellino, ilmio paese non aveva e non ha più didiecimila abitanti, ci conoscevamotutti, l’ambiente socio-familiare diprovenienza era abbastanza aristo-cratico, eravamo sei figli, abbiamotutti una qualifica professionale, ed ioero la quarta. Nel periodo estivo frequentavo lascuola di ricamo ed io ero la più pic-cola delle ragazze.Ancora oggi rifletto sul comportamen-to semplice e spontaneo delle suoredell’Orfanotrofio “Aufiero” che si pro-digavano sia per i bambini, che per leragazze orfane per la formazioneumano-spirituale delle giovani, grazie

alla catechesi ed alla scuola di ricamo.Fra questi ricordi emerge in modoparticolare proprio la maestra di rica-mo che con la sua autorevolezza eautenticità di vita ci insegnava a pre-gare e a relazionarci bene fra noi edera instancabile nella trasmissionedei valori cristiani.Questa estiva constatazione fecenascere il desiderio di farmi suora,che tenni ben custodito in me e solopiù tardi iniziai a parlarne con la miasuora preferita e con mamma che simostrò compiaciuta, mi disse affabilie credibili parole: “sii felice con l’aiu-to della Vergine di Pompei, ti accom-pagnerò con la mia preghiera”.

Perché ha deciso di entrare nell’or-dine delle suore Betlemiti? Qual èl’opzione preferenziale di testimo-nianza del suo ordine?A questo punto iniziai a sentire unanormale simpatia per le suoreBetlemite che vivevano a Sturno.All’inizio del mese di ottobre 1957 par-tii alla volta di Roma e lì fui accoltacon fraterna gioia dalle consorelledella Casa Provinciale ed iniziai l’im-mediata preparazione al noviziatoche avvenne il giornodell’Immacolata del 1958 e durò dueanni e poi la I. professione nel 1960sempre il giorno della festadell’Immacolata. Nei primi anni dellavita religiosa, soprattutto prima dellaprofessione perpetua, spesso riflette-vo in cuor mio sulla seguente frase diGesù, desunta dal Vangelo di S.Matteo “Chi mette mano all’aratro epoi volge indietro lo sguardo non èdegno di me”.

Tale espressione mi ha guidato dolce-mente nel corso della mia gioventù,fino a rendermi sicura e felice dellamia vocazione di cui oggi ringrazioprima di tutto il Signore che nella suainfinita bontà mi ha scelto. L’opzionepreferenziale di impegno delle suoreBetlemite è, nella obbedienza allapovertà essere formatrici zelantidell’Amore del Sacro Cuore di Gesù,infatti il nostro impegno nell’educazio-ne degli infanti, nella scuola elementa-re fino alle scuole superiori.

Lei da anni è responsabile della dire-zione della Scuola dell’infanzia con-siderata una Istituzione della nostracittà, nonché responsabile dell’AsiloNido di recente istituzione. Cosa cipuò dire di questa realtà e dell’edu-cazione agli infanti oggi?Nel 1970 mi sono laureata in pedago-gia e nel 1975 ho preso l’abilitazionenelle scienze umane a Bari, dopo annidi insegnamento oggi sono la dirigentedell’asilo nido e della scuola dell’infan-zia dell’Istituto Sacro Cuore di Gesùdell’ordine Betlemite. Ricorrentementeoggi si parla di emergenza educativa etale urgenza la si riscontra già dai pri-mordii della infanzia, i bambini sonocambiati, sono molto più attivi del pas-sato oserei dire iperattivi, servonoregole e testimoni autentici. La sfidaculturale e formativa pretesa è durama per “il bene e l’amore dei più picco-li” vale la pena accoglierla.

Sr. Angela Auferio ricorda

il 50° di consacrazione

di Michele CaldarolaParrocchia S.M. Addolorata alle Croci

1) Prof. Mattana, 20 anni compiuti didirigenza seria e proficua nellascuola italiana. Un bilancio di que-sta memoria storica.Ho un sogno - diceva Martin LutherKing - che un giorno i miei quattro figlivivranno in una nazione nella qualenon saranno giudicati in base al colo-re della pelle bensì in base al lorocarattere-. Anche noi (preside,docenti,personale amministrativo,collaboratori scolastici, genitori), apartire da quel lontano anno scolasti-co 1991-1992 nutrivamo un sogno:fare della scuola l’organo ordinato apromuovere un balzo storico-socio-culturale di istruzione e di educazio-ne morale,civile e civica; caratteriz-zare la scuola come prioritaria agen-zia formativa sul territorio,conferen-dole il ruolo di “presidio” di legalità edi giustizia; superare l’isolamento fisi-co; migliorare la progettualità e ladidattica; mettere al centro il sogget-to che apprende più che l’oggetto,l’apprendimento come prius rispettoall’insegnamento (vera e propria rivo-luzione copernicana). Questo arcipe-lago di soggetti, che ha fatto dellacollegialità la garanzia per un serviziocerto,comunicato e negoziato, che haposto sulle sue spalle questo “zainoculturale e pedagogico”, che hacreato ponti, collegamenti ed isolecomuni, in tutti questi anni, ha ,senza dubbio alcuno, dato vita ad unascuola attenta,inclusiva, comprensi-va, generosa e gentile, ad una scuo-la attraente come forse la immagina-vano i Nostri Padri Costituendiquando scrissero la Carta fondamen-dale dello Stato, ad una scuola chenel tempo è divenuta una vera e pro-pria isola di approdo e di accoglien-za, un centro di formazione culturalee sociale che ha permesso a ciascunragazzo, attraverso metodologie effi-caci e piacevoli, attraverso sceltedidattiche coraggiose, attraversol’impegno serio e costante dei docen-ti, del personale amministrativo e deicollaboratori scolastici, attraverso ilcoinvolgimento di tutte le agenzie

presenti sul territorio, in modo parti-colare della parrocchia San Riccardoretta prima da don Vito Miracapillo epoi da don Giuseppe Zingaro, attra-verso differenziati percossi formativi,di coltivare i propri interessi, le formedi intelligenza per le quali si sentivamaggiormente versato e per le qualinutriva una spiccata preferenza, diraggiungere buoni risultati pur inpresenza di oggettive situazioni dideprivazione sociale e di difficoltàpersonali. L’evoluzione educativa edidattica,metodologica e organizzati-va della suola secondaria di 1° grado“Gaetano Salvemini” è stata vissuta:come una “storia di frontiera” nel-l’accezione che il termine “frontiera”ha assunto nella cultura americana;come sfida personale: lancio il miocuore e la mia intelligenza oltrel’ostacolo; come sfida per le nostrecapacità e competenze; come mezzoper sperimentare e aumentare lanostra soggettività nel contesto orga-nizzativo; come avventura, rischio,potere soggettivo e collettivo; comescuola dell’abbondanza che ha sapu-to proporre, che ha fatto delle preci-se scelte legate allo sviluppo dellecompetenze specifiche del ragazzo,che ha dimostrato serietà professio-nale a tutti i livelli dell’organizzazione,che ha saputo inventarsi e realizzareprogetti didattici, che ha saputousare la flessibilità didattica, che hasaputo sviluppare il pensiero creati-vo, che ha saputo prevedere il disa-gio e ha saputo tener conto delle opi-nioni degli altri; come scuola dovetutti hanno avuto spazio per essereattori; come scuola che ha saputopraticare la pedagogia della memoriae dell’ascolto, la pedagogia del sorri-so e la pedagogia del luogo; comescuola che ha saputo superare l’iso-lamento fisico evitando di chiudersientro i confini del quartiere e allonta-nando così il pericolo di una ghettiz-zazione sociale e culturale; comescuola che è divenuta, sempre più,centro permanente per l’istruzionedegli adulti, lungo tutto l’arco della

vita, e centro risorse interculturaleper adulti e minori di lingua non italia-na; come scuola fuori di sé, interatti-va, etero-referenziale, capace di daree di ricevere, trasformare e trasfor-marsi, rinnovare e innovarsi in unareciprocità di scambi, transazioni,processi di integrazione con il propriobacino territoriale; come scuola cheha saputo sempre ispirarsi alle ragio-ni del cuore “Pascaliane” per scopri-re e comprendere il “ Logos” che stadietro il “Pathos”. Oggi, potremmodire di avere realizzato questo sogno:un concetto di scuola democratica,avversa alla selezione, che ha con-sentito a tutti il “massimo possibiledi sviluppo” della propria personali-tà, vale a dire il massimo di educa-zione senza discriminazioni, inbuona sostanza un’idea di scuolache fosse di tutti e di ciascuno.Anche la sua collocazione in primafascia (sono quattro le fasce in cuisono state suddivise le scuoledall’Ufficio Scolastico Regionale) staa testimoniare il fermento pedagogi-co volto all’innovazione didattica ealla sperimentazione di nuove strate-gie nel campo della formazione del-l’uomo e del cittadino. Tutto ciò,senza ombra di dubbio, è stato possi-bile grazie alla “singulari humanitate”da cui sono stati mossi tutti coloroche operano e continuano ad opera-re nella scuola “Salvemini”: i docen-ti attualmente in servizio,i docentiche, frattanto, hanno cessato la loroattività educativa, oppure sono rien-trati nei loro paesi di origine, dopolunghi anni di servizio alla“Salvemini”, o hanno assunto il ruolodi dirigente scolastico (prof. CarloZincarelli, preside della S.S. di 1°grado A. Manzoni - Andria; prof.Tommaso Miccoli, preside della S.S.di 1°grado A, De Gasperi -Corato); icollaboratori: prof.ssa Dora Ricciardi,prof.ssa Lucia Strummiello; lo staffdelle funzioni strumentali al Pianodell’Offerta Formativa: prof.sse LuciaScarcelli, Cecilia Nisio, Maria PiaTondolo, Rosa Moschetta, Rossella

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di Maria MiracapilloRedazione “Insieme”

La scuolatra sogno e realtà

Intervista al prof. Salvatore Mattana,dirigente scolastico uscente della

Scuola Secondaria I Grado “G. Salvemini” ad AndriaProf. Salvatore Mattana

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Campanile, Luciana Zingaro; per ilC.T.P.-I.D.A. i proff. VincenzoBianchini, Vincenzo Cicco, DomenicoRuta; il personale amministrativo:DSGA dott.ssa Antonia Iennarelli, leassistenti amministrative: AntoniettaAlbanese, Angela Chieppa, EnzaDionisio, Maria Zefferino; i collabora-tori scolastici, i genitori, le associa-zioni e le agenzie educative presentisul territorio, gli Enti Locali, gli esper-ti esterni. Voglio, infine, formulare alnuovo dirigente, prof.ssa SerafinaArdito che a me è subentrata dal 1°settembre 2010, i più sentitiauspici per una dirigenzaserena e feconda di tantilusinghieri risultati non solosul piano organizzativo erelazionale , ma pure sulpiano della formazioneumana e culturale deidiscenti, nel solco, ovvia-mente, della continuità.

2) Quale sfida educativa devemettere in atto la scuolaitaliana?“Dimmi e non capirò, fammivedere e forse capirò, coin-volgimi e capirò”. Credoproprio che il compito diuna buona scuola debbaessere questo: spingereogni allievo a dare ilmeglio di sé, valorizzando tutte lesue attitudini e cercando di colmarele sue lacune, tenendo ben presenteche ognuno ha i suoi propri tempi ,ipropri metodi ed il proprio singolo,speciale tipo di intelligenza. Questoimperativo pedagogico si impone,ancor più oggi, perché è in atto unaprogressiva e inarrestabile frantuma-zione del tessuto sociale, visibile siaa livello di struttura sia di cultura. Lanostra società, da molti definitasocietà complessa, è una societàsenza “centro”, una società estrema-mente fluida, in cui il cambiamento ècontinuo e la “precarietà” è normale.Una conseguenza tipica di tutto ciò èla crisi dei valori, la crisi delle certez-ze. Tutto diventa centrale e perifericoallo stesso tempo. Di fronte alla com-plessità, specialmente i più deboli siperdono. La stessa adolescenza, poi,è un’età difficile e ricca di conflitti, acui si aggiungono stili di vita, miti edillusioni imposti dalla” cultura impe-rante”. E così, molto più ampie diquanto non si creda , sono le fasce didisadattamento ingrossate ogni gior-no dalle fila di coloro che, senzasostegno, protezione, supporto, ven-gono quotidiamente emarginati.Questo universo delle tre D (disagio,devianza, delinquenza) che coinvol-ge, in modo differenziato, il nostrosistema scolastico, trova il suomomento critico nel passaggio da un

ciclo scolastico all’altro facendo lesue vittime soprattutto tra i ragazzidai 14 ai 16 anni. La scuola ha, in que-sto campo, un ruolo insostituibile:essa deve educare a vivere con lamaggior pienezza e partecipazionepossibile, l’educazione deve essere,in primo luogo, educazione alla vita,che è, a sua volta, educazione allosviluppo integrale della persona, invista di un nuovo umanesimo educa-tivo fondato sui valori essenzialidella salute, della gioia,serenità,del-l’equilibrio e della partecipazione.

La stessa cosa si può dire per unacostruenda “pedagogia positiva”chenon ha ancora una sua specifica let-teratura né un quadro epistemologicoben definito. In buona sostanza,abbiamo bisogno di una pedagogiapositiva che miri a favorire il gradua-le incremento delle capacità perso-nali dell’alunno e quindi a potenziaretutte le capacità personali, il benes-sere soggettivo, l’autostima, la creati-vità e la relazione sociale, che stimo-li nei docenti la ricerca di una profes-sionalità deontologicamente corret-ta, che aiuti ad orientarsi in tutte lefasi dello sviluppo, che tenga in buonconto i “Non uno di meno”.

3) Quali cambiamenti significativiurgono per una scuola del futuro?Quale scuola, nel suo essere effet-tuale, ordinata a promuovere il suoautentico concetto: la promozionedelle personalità e la ricostruzioneculturale, civile e civica della socie-tà italiana, caratterizzata da disordi-ne esistenziale, smarrimento escomparsa della moralità? Prima ditutto non una scuola come un pendo-lo, il pendolo delle maggioranze.Questa metafora è stata utilizzata inun articolo, scritto a quattro mani daGiuseppe Bertagna e RobertoMaragliano, organici alle due cortidiversamente colorate, che siapprezza per la sincera lucidità nelladescrizione della posizione imbaraz-

zante riservata alla scuola nel ring-agone parlamentare fra opposizionee maggioranza. La riflessione è parti-colarmente interessante e induce aqualche amarezza, perché il quadropolitico complessivo, nel qualecomunque ci si trova inseriti, nonsembra aver desiderio di tregue e leprospettive confermano l’idea di unascuola che continuerà ad essere unapalla che rimbalza, una scuola ostag-gio tra maggioranze e opposizioniche potrebbero modificarsi da unalegislatura all’altra. Si ha cosi, anche

per incursioni di incompeten-ze e di confusioni di compiti,una pedagogia dei politici,una pedagogia dei sindacati,anziché una politica scolasti-ca e sindacale dei pedagogistie degli uomini di cultura,dimenticando che non si vadalla politica della scuola allateoria della scuola ed infinealla pedagogia della scuola,ma al contrario, secondo lalogica delle cose e dellaragione, dalla pedagogia dellascuola, nel suo concetto veri-ficato, alla teoria della scuolaper pervenire alla politica ealla legislazione della scuola.Importanti non sono, tuttavia,tanto le diagnosi e le convin-

zioni valutative che se ne possonotrarre; importante è porsi il problemadi come e a che educare nella vita enella scuola, per un’umanità e degliuomini che “sappiano”, che “inveri-no” una moralità, che fruiscano della“cultura” e ne siano produttori a sestessi ed al fluire delle generazioni,che conseguano un “senso dellavita” e del suo “significato”.Ricostruire o confermare non haquindi molto senso se i valori stannoa guardare, Bisogna, allora, andareoltre la contingenza: non si trattatanto di affrontare e risolvere singoliproblemi, quanto, innanzi tutto, dipromuovere un investimento globaledella società’ sulla scuola, qualeluogo privilegiato dove si impara aconvivere, dove si riconoscono dirittie si pratica il senso del dovere, dovesi acquisiscono conoscenze e criteriper valutare criticamente la realtà(“La mente del Ragazzo non è unvaso da riempire ma una fiaccola daaccendere” Plutarco); nel segno diun’autonomia (D.P.R. 275 del 1999)che ha significato solo se si riuscirà adefinirla come spazio di decisionalitàsia in ambito organizzativo e didatticosia nella capacità progettuale, nellaprospettiva della responsabilità comenella capacità di valutare e di autova-lutarsi. Al di là delle parole questacoscienza manca a tutti i livelli e nonsolo purtroppo a livello politico, digoverno e di opposizione.

(Continua della pagina precedente)

Una sala computernella Scuola “Salvemini”

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di Don Vito Miracapillo

Il 10 dicembre scorso si è tenuto ad Andria c/o la Casadi Spiritualità “Giovanni Paolo II” l’incontro-dibattito,promosso dagli uffici diocesani di Pastorale Sociale,Migrantes e Casa di Accoglienza “Santa Maria Goretti”,Caritas, Pastorale Giovanile, dal Progetto Policoro e PaxChristi, con il patrocinio della Città di Andria, su “I dirittialzano la voce”, in occasione del 62° anniversario dellaCarta Universale dei Dirittti Umani.Sono intervenuti Lilli Papa, mediatrice culturale rumena,Abdu Cri, mediatore culturale arabo, collaboratoridell’Ufficio per le Migrazioni, Giovanni Suriano, coordi-natore CGIL Camera del Lavoro - Canosa di Puglia. Hafatto da moderatrice Anna Maria Di Leo, referente di PaxChristi.L’incontro ha messo a fuoco il vissuto degli immigratinella comunità andriese, in relazione ai diritti umani, ela cultura che la popolazione esprime nei loro confronti,non sempre positiva e rispettosa delle diversità e deidiritti dei singoli. Il cammino dell’integrazione “degli e con gli immigrati”esige incontro, conoscenza, scambio, giustizia nei rap-porti di lavoro, sforzi congiunti per superare incompren-sioni e “separazioni” e contribuire al bene comune deisingoli come della collettività.Il sottoscritto nel suo intevento conclusivo ha ribaditoche si avverte la necessità di:1. recuperare la soggettività antropologica nel senso

dell’affermazione dei diritti inalienabili della persona edi ogni persona umana in una prospettiva che non èsoltanto individuale, esclusiva ed escludente, ma col-lettiva, cioè inclusiva di responsabilità verso ogni“altro”, le differenze e le diversità, e partecipativanelle proposte, nelle decisioni, nei percorsi di vitaquotidiana a partire dai più deboli, dagli emarginati,dagli esclusi;

2. ricostruire relazioni e modi di essere, stili di vita emessaggi non di buone intenzioni, ma di assunzioneconsapevole di solidarietà e di cambiamenti veri nella

politica, nell’economia, nel vissuto sul territorio e nelmondo globale, comunque … aperti al futuro;

3. innescare atteggiamenti e comportamenti formativi eresponsabili per lo sviluppo umano e dei popoli.

In chiusura è stato proposto il documento che segue.

DOCUMENTO CONCLUSIVO

I partecipanti all’incontro-dibattito “I diritti alzano lavoce” dopo aver ascoltato gli interventi dei relatori e diquanti hanno preso parte al dibattito,

riaffermano la loro volontà di guardare con lucidità lasituazione della Città con particolare riguardo aldisagio di quanti, immigrati e locali, lavorano in con-dizioni in cui non sono rispettati i più elementari dirit-ti connessi all’esercizio di ogni attività lavorativa.ritengono doveroso non tacere e riaffermare il pro-prio impegno per la giustizia contro ogni forma sfrut-tamento e per il riconoscimento dei diritti di tutti.

Nella consapevolezza che l’impegno sociale dei cristianideriva necessariamente dalla manifestazione dell’amoredivino la Consulta della pastorale sociale e del lavoro,giustizia, pace e salvaguardia del creato assume perma-nentemente il compito di:

promuovere ulteriori opportunità per consolidarel’impegno della comunità cristiana per la giustiziasociale nella consapevolezza che solo “insieme” sipuò migliorare la qualità della vita della nostra città; considerare l’anniversario annuale dellaDichiarazione universale dei diritti umani come occa-sione per monitorare la situazione locale in ordine alrispetto dei fondamentali diritti umani nei riguardi ditutti, stranieri e autoctoni, occupati e sottoccupatidell’agricoltura, dell’industria e dell’edilizia;convocare il tavolo della concordia per mettere inatto strategie capaci di favorire, anche nella nostrarealtà, esperienze concrete di economia di fraternità.

responsabile dell’Ufficio di Pastorale Sociale

Un incontro-dibattito in Diocesi

“I dirittialzano la voce”

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Giornata di formazione

degli Insegnanti di Religione

Educatori “più”

“Educare alla vita buona del vangelo”, è la propostapastorale dei Vescovi italiani per il decennio 2010-2020 intor-no alla quale circa quaranta docenti di Religione, fedeli laicidella diocesi, guidati dal Direttore dell’Ufficio scuola mons.Michele Lenoci , si sono fermati a riflettere per una giornatadi formazione spirituale e professionale. Educare a una umanità nuova e piena, promuovendo la ricer-ca, l’apertura e il confronto con l’Uomo “più”, Gesù, vero Dioe vero uomo, è la motivazione di fondo, la forza interiore su sipoggia il nostro lavoro di docenti di religione tra generazioniche globalmente definirei del ‘senza senso’, individualisti,mediocri, resistenti ad interrogarsi su se stessi, sulla vita, chenon cercano il ‘più’, in una scuola sempre più difficile, com-plessa e faticosa da gestire.Il Papa ci incoraggia in questa direzione in quanto riconosceche l’educare oggi assume caratteristiche più ardue visti gliinsuccessi degli sforzi per formare persone solide, capaci dicollaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita.Il Vangelo ci mette in contatto con Cristo, maestro e pedago-go, modello di educatore che parla all’intelligenza e scalda ilcuore; alla sua scuola scopriamo il nostro specifico di edu-catori: essere non tanto solo adulti, quanto piuttosto dei“risorti”, cioè persone che conoscono la vita, nelle sue con-traddizioni, ma che avendo sperimentato la risurrezione

conoscono la speranza, e in sé una certezza li anima: la vitavincerà, non il male! L’educatore ‘risorto’ affronta la realtà,ma educa attraverso la realtà che sa leggere con gli occhidella risurrezione.Di fronte a chi è convinto di ciò che sa, a chi si chiude nellecertezze che non mette mai in discussione (Saulo sulla via diDamasco At 9, 1-22; At 26,9-11), l’educatore è colui che cam-mina accanto, prega che qualcosa accada, e consola, aiutaquando le certezze vengono meno e le menti sono confuse.Di fronte a uomini dallo stato d’animo incerto, che vannoverso una ‘non meta’ ( i discepoli di Emmaus in Lc 24, 13-35),che hanno solo deciso di evadere, e che vivono senza risur-rezione nel grigiore della vita , l’educatore conforme a Gesùresta vigile nei confronti degli affanni degli uomini con quelsentimento di compassione che fa sentire sulla propria pelleil dolore degli altri, cammina accanto, li lascia esprimere,ascolta, coglie le loro domande profonde, , rispetta i tempidi crescita, tocca e risveglia il loro cuore e la loro intelli-genza, parla di sé, della propria verità, quella verità cheriguarda se stesso e prende la sua vita, fa crescere il desi-derio di credere, di aprirsi, di avere fiducia, il bisogno di un“più”, di una meta alta, la comunione con Dio nell’amore.Da educatori “risorti” a educatori “eucaristici”.

di Lella BuonvinoRedazione “Insieme” Foto ricordo degli insegnanti di Religione

Un gruppo di giovani, il silenzio, l’ascolto ma soprattutto unincontro, quello con la Parola, con Gesù. Questi i protagoni-sti del ritiro spirituale che si è svolto da sabato 4 a domeni-ca 5 dicembre, presso la Casa di Spiritualità Giovanni PaoloII. Attraverso momenti di ascolto, di lectio e condivisionesiamo stati accompagnati in un viaggio che ci ha portatiall’incontro con tre brani tratti dal Vangelo di Marco: la tem-pesta sedata (Mc 4,35-41), il momento della costituzione deidodici (Mc 3,13-21) e la professione di fede di Pietro (Mc 8,27-33). Ciascun incontro ci ha permesso di affrontare aspettidiversi della nostra relazione con il mondo ma, soprattutto,con Gesù. La capacità di superare la paura nel momento incui siamo chiamati a compiere scelte decisive, avendo fedein colui che è capace di non abbandonarci mai, il coraggioma, soprattutto, la scelta consapevole di stare con Gesùsenza aver paura delle conseguenze che possono derivarneed, infine, la capacità di affrontare ed accogliere il discorso

della croce acquisendo la consapevolezza che attraverso diessa passa la nostra felicità. Ad aiutarci nella riflessione lavisione di video, le parole di don Gianni Massaro e donPasquale Gallucci e la possibilità di confrontarci mettendo-ci a nudo, scoprendo che il rapporto con la fede, con Gesùcomporta delle scelte spesso difficili da sostenere, ma cheun amore più grande può aiutarci a vivere pienamente. Sonostati due giorni brevi ma intensi, che ci hanno permesso diritrovare noi stessi per cogliere quelle risposte che nella fre-nesia di tutti i giorni è difficile individuare. Due giorni di con-divisione ma anche un’esperienza nella quale abbiamo avutol’occasione di conoscere altri giovani con cui condividere lagioia, ad esempio, di un pasto assieme e la possibilità di con-frontarci sulla quotidianità . È stata un’occasione importanteche ci ha lasciato la gioia nel cuore e la volontà di rincontrar-ci e rincontrarLo consapevoli che amare cristianamentesignifica donare del tempo all’altro, chiunque esso sia.

Un incontro speciale

di Angela Zicolella - Parroccha S. Paolo Apostolo

Ritiro spirituale giovani della Diocesi di Andria

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a cura di Cittadinanzattiva

Per noi cittadini di Minervino Murgesembra proprio di no, dopo la propostadi riconversione prevista dal Piano diRientro e di Riordino della RegionePuglia in vista della riorganizzazionedella rete di offerta sanitaria, che que-sta volta vedrà il nostro PresidioOspedaliero trasformarsi in RSA eHospice e privato del reparto diLungodegenza.Con delibera comunale n. 71 del15/12/2008 avente per oggetto la LeggeRegionale n. 25 del 3 agosto 2006 art. 3“Rapporto tra ProgrammazioneSanitaria Regionale e Piani AttuativiLocali (PAL)”, si convenne di rimodula-re la struttura ospedaliera minervinese,realizzando un Reparto di RiabilitazionePolispecialistico, in funzione del qualefurono avanzate le seguenti proposte:- Unità Operativa semplice di Medicina

Interna (con attitivazione dellaboratorio analisi già soppresso);- Unità Operativa semplice di Geriatria

per acuti (U.G.A.) a valenza diparti-mentale;

- Unità Operativa di Lungodegenza perl’assistenza post-acuti (LDPA) e riabi-litazione;

- Rimodulazione Punto di PrimoIntervento Ospedaliero;

- Mantenimento del Servizio Dialisi.Premesso che tali proposte trovaronoconsenso da parte della DirezioneGenerale della ASL e dell’AssessoratoRegionale alla Salute, oggi ci chiedia-mo perché, a distanza di due anni, ciritroviamo a discutere nuovamente del“problema ospedale di Minervino”.Cosa è successo da indurre la Regionea cambiare idea sul nostro ospedale,stante il riconoscimento della stessaquale regione virtuosa nel territorionazionale?; perché puntare il dito con-tro i piccoli centri già sguarniti e scar-niti fino all’osso?; perché a pagaredevono essere solo e sempre i più

deboli?; non basta il prezzo pagato inprecedenza?....Il nostro Movimento, da tempo impe-gnato anche nella difesa del diritto allasalute, in questi mesi si è occupato diistruire una scheda informativa delnostro P.O. per inquadrare la situazionenell’ambito dell’intera ASL in merito a:servizi erogati; prossimità agli utenti ealle strutture ospedaliere limitrofe;situazione Consultorio familiare; situa-zione assistenza domiciliare integrata.Tali dati, inviati alla coordinatrice regio-nale del Tribunale per i Diritti delMalato di Cittadinanzattiva - Puglia,serviranno ad elaborare una piattafor-ma da presentare alla nostra Regionee da discutere in una conferenza stam-pa con l’Assessore alle Politiche dellaSalute e il nostro Movimento.L’obiettivo “a lungo raggio” del nostroMovimento è mirare a realizzare stan-dards uniformi dei servizi socio-sani-tari territoriali, ambulatoriali, domici-liari e ospedalieri; ospedali pochi maeccellenti ovvero integrati e in grado dirispondere ai bisogni di assistenzasenza sottoporre i malati e i familiari aperegrinazioni da un ospedale a unaltro; garantire servizi alternativi agliospedali per evitare dismissioni selvag-ge che vanno sanzio-nate.Ma torniamo allanostra realtà locale…Per chi non conosces-se bene la composizio-ne della popolazioneminervinese, ricordia-mo che essa è preva-lentemente costituitada anziani soli, i qualiogni qualvolta hannobisogno di esami ocure particolari, sonocostretti a recarsi neicentri più vicini con

l’autista personale a spese proprie, inquanto il nostro paese è mal collegatocon le strutture ospedaliere vicine etutto questo, aggiunto alla non floridasituazione finanziaria, va ad aggravareulteriormente la loro vita.Pur convinti di dover responsabilmenteinquadrare la questione “Ospedale diMinervino” in un’ottica più ampia diqualità delle prestazioni, anche quelleospedaliere che purtroppo non semprepossono essere garantite nei piccolipresidi come il nostro, riteniamo didoverci impegnare perché nel frattem-po vengano garantiti i livelli essenzia-li di assistenza, al fine di dare risposteimmediate e soddisfacenti ai bisognidi salute dei cittadini, soprattutto deglianziani.Di fronte all’urgenza di far quadrare iconti, secondo quanto previsto dalPiano di Rientro e di RiordinoOspedaliero della nostra Regione, noianteponiamo l’urgenza di occuparcidella persona che non è un numero maun nome, un volto, una storia, unavita,… che va rispettata e garantita nelsuo diritto primario quale è quello dellasalute, perche questo ri-diventi un dirit-to per tutti.

Minervino Murge

A proposito del Piano di riordino ospedaliero

della Regione Puglia

Diritto alla salute:un diritto per tutti?

L’Ospedale Civiledi Minervino Murge

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I fatti del mese:DicembreRubrica di cronache dei nostri giorni

di Tiziana CoratellaRedazione “Insieme”

PROGETTO DELLA CASA D’ACCOGLIENZA: “NON GETTARE, MA DONA!

La Casa di Accoglienza “Santa Maria Goretti” di Andria ha dato il via al progetto “...non gettare,ma dona!”.Durante tutto il periodo natalizio, gli esercizi commerciali che aderiscono all’iniziativa raccoglier-anno i loro prodotti alimentari da destinare alla Casa e che verranno utilizzati alla mensa.A questo progetto hanno partecipato ampiamente sia la Fida-Confcommercio che il consorzio“Maestri Macellai Andriesi”, avendo dimostrato una notevole solidarietà. Inoltre, nella settimana tra il 13 e 18 di dicembre, nei punti vendita aderenti hanno creato i “cestidella solidarietà” in cui i clienti particolarmente sensibili hanno donato parte della loro spesa.

ANDRIA: ARRIVA IL LICEO ARTISTICO

Al Professionale “G. Colasanto” nasce il primo “Liceo Artistico” ad indirizzo “Grafica”.Nonostante i vari tagli alla scuola, previsti dal governo, la giunta della provincia Barletta-Andria-Trani ha varato il Piano Provinciale di Organizzazione della Rete delle Istituzioni Scolastiche2011-2012.L’apertura di numerosi licei interesserà diversi paesi della Bat.

MINERVINO: IL FARO ILLUMINATO!

Quest’anno l’Amministrazione Comunale di Minervino ha voluto realizzare una coreografia di lucimolto particolare sul Faro. L’illuminazione è stata installata in occasione del Santo Natale peressere utilizzata in ogni occasione festiva come le degustazioni di prodotti tipici.

CANOSA, IL SANTO NATALE DI SOLIDARIETÀ

Anche Canosa ha vissuto un Natale intenso e ricco di eventi: dai presepi viventi ai concerti nella

Basilica Cattedrale di San Sabino; dalle mostre di presepi alle visite guidate nei siti archeologici.

Il momento più significativo è stato la donazione, da parte del Comune di Canosa, dell'olio prodot-

to dai terreni di proprietà comunale alle parrocchie canosine; ed infine una cena sociale.

L'Amministrazione Comunale ha organizzato un momento di convivialità dedicato a tutta la gente

che proprio durante le feste natalizie sente il peso della solitudine.

Il Natale a Canosa è stato vissuto all'insegna della solidarietà nei confronti di chi non ha soltanto

bisogno di un sostegno economico ma anche di un aiuto morale.

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di don Luigi Renna

L’antica storia della Madonna dei Miracolie della città di Andria in un’opera del secolo XVII

L’avevano stampata a Napoli, pressola Stamperia storica di Tarquinio Longonel 1606, a soli circa trent’anni daquando l’antica Valle di santaMargherita ad Andria era ritornata adessere, dopo secoli di abbandono, unluogo di fede e di vita. Ha visto una suaristampa dopo circa quattro secoli, gra-zie alla concessione dei PadriAgostiniani, custodi del Santuario, el’impegno del dottor Vincenzo Zito,andriese da sempre impegnato in seriericerche storiche su vari monumentidella città. Stiamo parlando di unadelle più antiche opere che riguardaAndria, il volume “Di Santa Maria de’Miracoli d’Andria. Libri Tre”, del cano-nico catanese don Giovanni di Franco,fratello di uno dei primi superiori- il“decano titolare” Valeriano- del mona-stero benedettino sorto accanto all’an-tica grotta affrescata. La presenza diquesti due fratelli catanesi ad Andriaha lasciato traccia anche in uno degliaffreschi della Capella del Crocifisso,vale a dire la raffigurazione della marti-re Agata, patrona della città siciliana. Il libro “Di Santa Maria de’Miracoli…”, consultato finora solo dapochi studiosi (a Zito risulta che nesono rimaste nelle biblioteche solo cin-que copie, compresa quella di Andria),conservato gelosamente dai Padri ago-stiniani, ora viene messo a disposizio-ne di un maggior numero di lettori e distudiosi. Sul frontespizio del volumerisalta lo stemma della famiglia Carafa,i feudatari della città, ed è proprio alDuca Antonio che è dedicato il testo.Facciamo parlare l’autore stesso nel-l’introduzione e poi passiamo a descri-vere brevemente le caratteristiche diciascuno dei “tre libri”. Il Di Franchi(così si firma nella presentazione, men-tre sul frontespizio viene chiamato diFranco), scrive di voler “far palesi almondo le opere meravigliose dellaReina (=Regina) del Cielo, la cui imma-

gine, (che tanti e tanti anni era stata nelbuio di una sì erma (= nascosta) e aspe-ra grotta sepolta) ammirabilmente si fènota nella felicissima contradad’Andria, Città del suo Stato; e insiemerappresentando misi l’occasione di farconoscere a gli huomini (sic) ( benchénon vi sia tal bisogno, essendo per sestessa chiara, e risplendente),l’Illustrissima, e Eccellentissima fami-glia Carafa…”(pag. 8). L’autore infattinon solo ci consegna una descrizionedel Santuario mariano e della leggendadel ritrovamento della sacra immagine,ma dedica parte del libro terzo a rac-contare la storia di Andria e dellafamiglia Carafa. Il suo interesse non èquindi solo circoscritto alla Madonnadei Miracoli, ma si estende a ricostrui-re la storia della città, quella del suosanto patrono Riccardo, quello dellesorti del feudo, passato dai Del Balzo aiCordova e venduto nel 1553 a FabrizioCarafa. Possiamo quindi a ragionechiamare il volume del di Franco il pre-cursore della prima storia di Andria,certo meno completa di quella del

Prevosto di san Nicola GiovanniPastore (sec. XVIII), poi confluita nel-l’opera dello storico don RiccardoD’Urso (sec. XIX).Il primo dei tre libri descrive il sitodella chiesa della Madonna deiMiracoli, che aveva già ormai i trelivelli attuali, la storia di san Riccardo(datata come si credeva allora erro-neamente nei secoli V e VI), quella delritrovamento della sacra immaginedella Madonna, i primi miracoli avvenu-ti attorno alla icona. Le descrizionidegli avvenimenti sono accompagnateda digressioni molto erudite, con cita-zioni bibliche e riferimenti ad operereligiose e classiche. Il secondo libroè uno straordinario documento che cifa comprendere il perché del titoloattribuito alla Madonna di Andria, conuna ricca testimonianza dei miracoliavvenuti per intercessione dellaVergine dal 1576 al 1604, con il decretodel Vescovo Luca Antonio Resta atte-stante la veridicità delle testimonianze.Dal lungo elenco si può notare che ilSantuario andriese vedeva accorrerepellegrini da tutta la Puglia, ed avevaassunto in pochi anni una grande rino-manza. Il terzo libro, come già detto,riporta una breve storia di Andria,della famiglia Carafa, un documentodella corte spagnola sulla famiglianobile andriese, altri documenti, papali,episcopali e del governo della città,sulla prima confraternita che si prende-va cura del culto mariano e poi delmonastero voluto da Fabrizio Carafa.Siamo grati a chi ha permesso la pub-blicazione e la divulgazione di questotesto, da interpretare, contestualizzarestoricamente -distinguendo, ad esem-pio, le antiche leggende sul santopatrono da ciò che la ricerca storica hapoi acclarato – studiare e far conosce-re, per una sempre migliore compren-sione delle fonti della storia religiosa ecivile di Andria.

Direttore della Biblioteca Diocesana di Andria

La ristampa anastatica di uno dei più antichi libri sulla città

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Il tema dell’acquaÈ ciò che maggiormente affascina in que-sto libro. L’acqua (e quindi la sorgente, lafonte, il fiume, il pozzo) è uno tra i simboliuniversali che in tutte le civiltà, in tutte leculture vengono associati al divino. Eraconvinzione antica, nel mondo greco-ellenistico-romano che le acque fosseropopolate di ninfe, che nelle acque delmare calme o tempestose fossero pre-senti dei e semidei depositari di arcanasaggezza. Il semidio Proteo svela alpastore Aristeo perché i suoi sciami diapi siano andati distrutti (Georgiche IV);la ninfa Arethusa per sfuggire ad Alfeo sifa trasformare da Diana in una fonte e siinabissa nel mare per riaffiorare in Sicilia,presso Siracusa, lì dove era appunto unafonte (Ecloga X,1); le acque si popolavanodi miti e leggende collegate alla divinità.Le sorgenti, i fiumi, il mare erano avverti-ti come indizi della presenza misteriosadel divino.Nel simbolismo della rivelazione giudai-co-cristiana il tema dell’acqua è domi-nante, ha un posto senza dubbio privile-giato, accanto a quello della luce,entrambi associati a significare la vitache promana da Dio. O voi tutti assetati, venite all’acqua… edissetatevi con gioia (il Profeta Isaia, 55)Avete abbandonato me, sorgente diacqua viva… per scavarvi cisterne scre-polate incapaci di contenere acqua (ilProfeta Geremia, 2).Come la cerva anela ai corsi d’acqua cosìl’anima mia anela a Te, o Dio (Salmo 42).Il fiume di Dio è gonfio di acque… Tu irri-ghi la terra e la disseti (Salmo 65).Dal lato destro del tempio scorrevaacqua che divenne un fiume che non sipoteva attraversare a guado e lungo lerive, su una sponda e sull’altra cresceva-no la vita … e le acque del fiume dovun-que giungano le risanano (dal ProfetaEzechiele, 47).L’acqua scaturita dalla roccia nel deser-to… (dal libro dell’Esodo, 17)Alla piscina di Betzatà, Gesù si offre al

paralitico come la nuova acqua che risa-na (Giovanni 5).Al pozzo della Samaritana, Gesù promet-te l’”acqua viva”… E poi dice alla folla :Chi ha sete venga a me e beva chi credein me… (Giovanni 4.7)Un simbolismo che, in una terra assetata,desertica, come il medio-Oriente, benesta a significare da una parte la condizio-ne di estremo bisogno dell’uomo, creatu-ra fragilissima ma dalle aspirazioni infini-te, e dall’altra l’infinita amabile condi-scendenza di Dio che si fa presente nellasua storia, come risposta al suo infinitobisogno di vita, purificandolo, dissetan-dolo, risanandolo, divinizzandolo.

Le iconi mariane in terra di PugliaIl perché di questa ricerca lo si intuiscechiaramente verso la fine del libro, lìdove l’Autore ci parla dell’esistenza interra di Puglia, anch’essa terra “asseta-ta”, di alcune icone mariane veneratecon questo titolo così amabile di “SantaMaria o Madonna della Fonte”. Fra tuttepiù cara all’Autore, la “Canosina”, vene-rata nella Concattedrale Basilica SanSabino in Canosa di Puglia. Si intreccia-no intorno a queste iconi tradizioni di rin-

venimenti presso le acque (il litorale, unafontana), di guarigioni miracolose, dispeciale protezione offerta dalla“Madonna della fonte” in circostanzestoriche particolari, guerre, pestilenze,terremoti. Ma al fondo di questa intitola-zione c’è sempre una motivazione benpiù profonda che affonda le sue radicinella millenaria meditazione del popolocristiano sul Mistero di questa donna,Maria, divenuta Madre di Dio.È da questo dato di fede, dalla fede inGesù Figlio di Dio Figlio di Maria, chenasce la lunghissima tradizione di pre-ghiera, di fede, di amore che a lei sirivolge con il titolo “Madre di Dio fontedi vita”.Le testimonianze antiche sono numero-sissime e si lasciano apprezzare, oltreche per la profondità teologica, anche perla straordinaria finezza del gusto lettera-rio. L’autore ne raccoglie un amplissimorepertorio, suddividendole per epoche eraggruppandole intorno ad alcuni avveni-menti importanti che hanno segnato lariflessione teologica sulla Madre di Dio. Il repertorio è vastissimo ed ognuna di que-ste citazioni, estrapolate da omelie, inniliturgici, litanie dedicate alla VergineMadre di Dio, meriterebbe di essere appro-fondita con una ricerca a parte, ma val lapena di leggerne qualcuna, anche senzacommento – così come le propone l’Autore.

Maria è la fonte dei sacri misteriPer la sua funzione di Madre (non soloper la sua esemplarità, ma come causali-tà), Maria è alle origini della nostra rige-nerazione battesimale. L’accostamentogrembo di Maria - fonte battesimale èuno dei temi più cari ai Padri dellaChiesa, alla liturgia, all’iconografia. SeCristo è l’acqua, il crisma, il cibo (i tresacramenti dell’iniziazione cristiana),Maria è il fonte che contiene l’acquasalutare, è l’essenza odorosa di cui èfatto il crisma, è la vita del sacro ban-chetto in cui Cristo dà in cibo il corpo e ilsangue che sono suoi.

La Madre di Dio fonte di vitaFra Oriente e Occidente e in terra di Puglia

Fede ecclesiale - Iconografia - Pietà popolare

di Palma CamastraAutrice dell’Introduzione al libro

Dall’Introduzione ad un libro di don Mario Porro,parroco della parrocchia Gesù, Maria e Giuseppe a Canosa

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“Io sono con te”

La figura di Maria, Madre di Dio, torna sul grande schermo

di Mario De NigrisRedazione “Insieme”

Il 19 novembre scorso su alcuni dei grandi schermi dellanostra penisola è approdato un film particolare, parados-salmente dissonante con la sterminata sinfonia di filmetticomici, d’azione e pseudo intellettuali che vengono propina-ti a cavallo delle festività natalizie.Stiamo parlando di Io sono con te, del talentuoso registaGuido Chiesa (tra l’altro già assistente di grandi registi delcalibro di Michael Cimino, Poe e Jarmusch).Tema principale della pellicola è l’infanzia di Gesù, dallasua nascita fino al famoso episodio del ritrovamento delMessia dodicenne nel tempiomentre interroga i sacerdoti.Ma la caratteristica che lorende unico sta nell’innovativopunto di vista scelto dal regi-sta: l’intera vicenda è vistaattraverso gli occhi di Mariadi Nazaret.Basandosi sulla SacraScrittura canonica, comeanche sugli scritti apocrifi cherichiamano in causa Maria, ilregista ha montato un filmradicale, eretico e sincero(così è stato definito dallafamosa e importante rivista diCinema CIAK), che racconta la storia più famosa di semprenon in senso teologico, bensì pedagogico. Quello che vienemostrato qui è un Gesù “terreno” (NB, senza mai cadere nelrazionalismo esasperato di Renan e di Strauss!) il quale èdivenuto quello che è anche grazie alla forte presenza disua madre, docile figura di donna inserita in una società daitratti prettamente patriarcali e maschilisti.È impressionante la dolcezza che la brava attrice RabebSrairi riesce a trasmettere, come anche è visibile un velosottile d’angoscia circa il certo destino di suo figlio.Altro particolare da sottolineare è la storia che ha portatoalla realizzazione del film: il regista, nel realizzare questopiccolo capolavoro, afferma di avere ritrovato la fede.Vediamo come direttamente dalle sue parole, prese dallabella intervista pubblicata su Avvenire del 19 ottobre scorso:“Quando ho iniziato a lavorare a Io sono con te, la domandache spesso mi rivolgevano era «Ma chi te lo ha fatto fare?»Ed era lecito, perché chi me la rivolgeva sapeva benissimoche fino a qualche anno fa non avrei mai fatto un film delgenere.(…) Diciamo che provenivo da un ambiente poco

interessato a queste questioni, così come mia moglie, la sce-neggiatrice del film.” Ed è stata proprio lei, Nicoletta Micheli,a dare il La che poi ha scatenato questa stupenda e signifi-cativa sinfonia di Immagini: “Un giorno Nicoletta mi ha rac-contato di un suo incontro. Quello con una mamma, la qualemi aveva parlato di Maria come nessuno aveva mai fattoprima. Per lei è stata una folgorazione, e, tornata a casa, neha parlato subito con me. Voleva farne un film. All’inizio sem-brava impazzita, ma si è trattato del primo passo che ha por-tato alla realizzazione di Io sono con te”.

La realizzazione del film, comesi diceva poc’anzi, ha fatto ritro-vare la fede al regista: “Quelloche voglio dire è che il mioessere diverso rispetto al pas-sato sta nell’accettare che nontutto debba essere spiegatorazionalmente. La scienza, peresempio, sa che non tutte lerisposte sono possibili.Pensate alla verginità di Maria.Scientificamente non è spiega-bile. Ma, per esempio, anche ilfamoso effetto Placebo non loè, eppure nessuno mette indubbio che esista veramente”.

Ulteriore motivo che ha portato alla realizzazione di un filmcosì coraggioso è la volontà di raccontare “lo scandalo delcristianesimo, il fatto che alla sua origine ci fosse unadonna. Maria è un fatto straordinario. Il Cristianesimo èl’unica religione ad identificare in una donna il principiopositivo della salvezza, a vedere nella madre il cardine del-l’intera vicenda umana”.L’intento della pellicola è nobile, ora bisogna vedere se,nella sterminata e purtroppo sterile caterva di propostecinematografiche natalizie questo piccolo gioiello trovi unasua collocazione, che porti il pubblico - che numeroso inva-de le sale in questo periodo dell’anno - a decidere di rita-gliarsi due ore di tempo per tornare a riflettere sulle originidella nostra religione. Infatti, dice il regista: “La sfida è cer-car di parlare a pubblici diversi. Alle donne in prima battuta,per le domande sollevate nel film su questioni come ilnascere, il crescere e l’educare i figli in una prospettivadecisamente femminile. Poi ai genitori e a tutti quelli inte-ressati a certi temi. Credenti e non che possano considera-re il film come un possibile argomento di discussione”.

Un’immagine del film

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di Michele PalumboGiornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”e collaboratore di “Insieme”

Discussioni, proposte, idee, provve-dimenti, polemiche: sulla questionedei rifiuti nel nostro territorio si conti-nua a discutere. Ed è una discussionegiusta e giustificata: i cittadini hannodiritto ad una città pulita, ad un servi-zio di raccolta di immondizia adegua-to ed efficiente. Ed è sacrosantodiscutere di servizio da potenziare eda migliorare, di raccolta differenzia-ta, che attende ancora di diventareuna pratica comune e consueta, peresempio ad Andria, di un appalto(quello che riguarderà proprio la rac-colta dei rifiuti; ora si è in proroga, daanni) che deve, con il suo capitolato,essere chiaro, rigoroso, pre-ciso.È giusto, dunque, discutere dirifiuti, di raccolta di immon-dizia, di differenziata, ed èimportante farlo in tutte lecittà e comunità del territo-rio. Ma è anche doveroso farnotare che la questione deirifiuti passa anche attraversoil comportamento dei cittadi-ni. Che le amministrazionipubbliche debbano faremolto, debbano essere effica-ci ed efficienti su tale fronte,non ci sono dubbi. Dev’esserecosì. Però c’è anche un altrodover essere, quello appuntodel comportamento dei citta-dini. Basta farsi un giro nellecampagne e rendersi contoche viene gettato di tutto. E dipiù. Sempre di più.Sensibilizzazione dei cittadini,informazione, controlli, inter-venti: si è fatto, si sta facendo.

Ma un bel po’ di cittadini devono farsil’esame di coscienza se ogni voltache studenti e volontari partecipanoad una bonifica del territorio, con laraccolta di rifiuti abbandonati, siriempiono decine e decine di bustonidi immondizia. Per non parlare deitanti pneumatici, copertoni, gommeche vengono lasciate dovunque. I datiparlano chiaro, soprattutto quelli dif-fusi da Legambiente ed Ecopneus (lasocietà che comprende i maggioriproduttori di gomme, dati raccolti nelrapporto”Copertone selvaggio”. Untitolo che è tutto un programma e chespiega, ancora prima dei dati, che la

situazione è allarmante, tanto che sipuò parlare di copertone selvaggio,abbandonato cioè dovunque. I dati delrapporto sono stati già pubblicati daigiornali, ma val la pena ricordarnealcuni. In Italia, le tonnellate di coper-toni gettate e smaltire illegalmentesono, negli ultimi cinque anni, oltre87mila. Un peso enorme, gigantesco,che non viene mascherato nemmenodal nome quasi dolce che viene datoa questi rifiuti: puf. Cioè pneumaticifuori uso. Più di mille le discaricheabusive individuate. Non solo: si sache ogni anno ogni anno vengonoprodotti dalla fabbriche (comprenden-

do quelle di automobili,camion, motociclette) più di35 milioni, quindi questo signi-fica che altri 35 milioni dipneumatici vengono scartati.Ma solo 26-27 milioni digomme giungono là dovedevono essere trattate e rici-clate. Circa 10 milioni digomme, invece, finiscononelle discariche abusive.Negli ultimi cinque anni inPuglia di queste discariche nesono state sequestrate più di200 e, quindi, le nostre cittàcontribuiscono (e la prova esotto gli occhi di tutti) a farnascere discariche abusive eil moltiplicarsi di copertonigettati, abbandonati, a voltepure bruciati. Continuiamopure a discutere e polemizza-re, ma ricordiamoci che queipuf scaricati dovunque nonvengono da Marte. Sono(anche) nostri.

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Copertone selvaggio,discariche continue:

la dura legge del “puf”

di Simona Di CarloRedazione “Insieme”

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Sarebbe importante nella vita avere “qualcuno con cuicorrere”.Qualcuno che corra con noi quando attraversiamo un periodopieno di difficoltà, un periodo felice, un periodo di soddisfazio-ni. Qualcuno che corra con noi se abbiamo bisogno della suapresenza, qualcuno che corra e non si stanchi, qualcuno chearrivi con noi fino al traguardo anche se non è facile.Servirebbe qualcuno che corra con noi e lo faccia accettan-do gli ostacoli sul cammino, le strade tortuose invece dellescorciatoie.“Qualcuno con cui correre” è il titolo di un libro di DavidGrossman che ho letto un bel po’ di tempo fa. Un libro che miha segnata, sfidata, fatto riflettere.È così, “correndo”, che ho capito cose che prima sentivosenza ascoltare e vedevo senza guardare. E’ una storia forte, complicata, che però Grossman affida adue ragazzi poco più che diciassettenni di Gerusalemme.Telegiornali, giornali, Internet sentivo e vedevo parlare di gio-vani dell’Oriente sfidare la vita, cambiare la vita, lasciare chealtri decidessero della loro vita; sentivo parlare di un sistemache aveva bisogno di braccia in più dietro i fucili, privandosi“consapevolmente” di menti , anime. Ragazzi sfruttati. Ragazze schiavizzate. Prostituite. E al sistema, al mondo, mamme, papà, uomini e donne di suc-cesso in meno.È il sistema che decide.Per sfuggire a tutto questo, che cosa resta? Cosa rimane?C’è una selezione naturale: si può accettare o fuggire. O, sesi è fortunati, lasciare che della propria vita sia qualcun altroa decidere. Poi, ci sono le eccezioni, i ragazzi che “corrono”, che nonsmarriscono loro stessi sulla strada.Nella Gerusalemme di Grossman ci sono giovani ragazzi cheaccettano, giovani ragazzi che sono fortunati. Tanti altri fug-gono, cercando nella droga e nel lavoro facile un mododiverso di dire si alla vita.E per le strade di questo paese così lontano da noi, vedicome e quanto sia diverso e difficile andare avanti senzapunti di riferimento. Sapersela cavare. Grossman parla di una ragazza dalla forza ormai rara,dimenticata. A noi ragazzi “fortunati”, sconosciuta.Lei vuole salvare il fratello tossicodipendente dalla sua“fuga”, dal suo modo “diverso” di vivere la vita, dalla scelta

sbagliata che ha fatto per provare solamente a cercare unmondo in cui poter essere indipendente da una famiglia chevuole a tutti i costi decidere per lui.Lui è uno di quei ragazzi che fuggono. Cercano. Si perdonoper strada. Sua sorella no. Lei è l’eccezione, lei “corre”, ma non correper se stessa, corre per suo fratello, corre per salvarlo. Rinuncia. Affronta. Cerca. Si affanna. E poi riparte perchéscopre che c’è qualcosa di più nella vita che il successo, o lescelte, o la felicità materiale. Ci sono gli affetti, che non sonopoi così tanto diversi dai nostri. Solo che noi dobbiamo ancora capirlo. Lì dove è più difficilesalvaguardarli, curarli, conservarli e accudirli si fa prima acapire cosa significa avere un fratello, una sorella, un amico.Non c’è un’età adatta per battersi, per capire cosa significa“dare la vita” per qualcuno. Ma noi no. Diamo troppo perscontato, tutto per scontato. E finiamo con “vedere senzaguardare, e sentire senza ascoltare”. La storia di questi due fratelli ha una forza schiacciante.Supera le chiusure con cui si è abituati a vedere la realtà. Dàun significato diverso alla generosità e alla purezza d’animo.E chissà, forse anche alla parola “correre”.Io credo che se si facesse leggere questo libro a noi ragaz-zi “occidentali”, noi cosiddetti ragazzi “fortunati”, anche tranoi ci sarebbe una selezione naturale.Ci sarebbe chi non capirebbe e lascerebbe il libro a metà. C’èchi finirebbe il libro per poi pensare con puro egoismo. Ma sitanto non ci riguarda.Poi ci sarebbero le eccezioni. I ragazzi disposti a “correre”.Non dare per scontato niente, imparare ad apprezzare.E un giorno, forse, qualcuno di questi ragazzi si renderàanche conto, veramente, di cosa significa avere degli amici,avere famiglie che ci lasciano liberi di scegliere, di cosasignifica voler bene a delle persone. E allora forse capiremo che non siamo così diversi dai ragazzidi Gerusalemme. I sentimenti sono sempre gli stessi. Cambia ilmodo in cui li proviamo. Cambia l’importanza che vi diamo. Ogni tanto, bisognerebbe guardarsi indietro mentre si“corre”. Solo per vedere chi c’è: con la lingua penzoloni, colsudore imperlato sulla fronte, con l’affanno, col sorriso, nonimporta. La cosa importante è che, ogni tanto, nella vita,mentre “si corre”, ci si guardi alle spalle e si sorrida. Tantoper essere sicuri che “quelle” persone siano ancora lì.

“Qualcunocon cui correre”A proposito di un libro sugli adolescenti

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Regista:Sofia CoppolaAttori:Stephen Dorff,Elle Fanning, Chris Pontius,Karissa Shannon, Kristina Shannon.Genere: DrammaticoDurata: 98’Nazionalità: USAAnno: 2010

Artista: Le Luci DellaCentrale Elettrica

Genere: Canzone d’autoreDurata: 40'Anno: 2010

Film&Music pointRubrica di cinema e musica

a cura di Claudio Pomo Redazione “Insieme”

SOMEWHERE

Johnny Marco vive in un appartamento dell'hotel Chateau Marmont. Tra spettacoli erotici di dub-bia eleganza e avventure amorose brevi e disimpegnate, trascorre le giornate in un'apatia ovatta-ta e silenziosamente distruttiva. L'inaspettata permanenza della figlia Cleo impone un cambiamen-to nel ritmo quotidiano dell'attore. Videogiochi, nuotate e un'incursione alla serata dei Telegattiitaliani riempiono le giornate dei due famigliari. L'equilibrio apparente dura fino alla partenza diCleo per il campeggio. E il ritorno alla vita di Johnny.Lo sguardo sottile della regista ci introduce al personaggio con delicata tenerezza. Non condannala sua pacata amoralità né giudica l'impacciata ricerca di incontri sessuali; preferisce invece sve-lare la sostanziale cifra di quei comportamenti, drammaticamente sconsolati e privi di vitalità. Lostile di ripresa, fatto di lunghi silenzi, inquadrature ferme (dove spesso è uno zoom lentamente gra-duato ad avvicinarsi al soggetto) e piani-sequenza densi di suggestioni, mettono in luce le contrad-dizioni esistenziali di Johnny. La regista mostra gli opposti in gioco con un senso dell'ironia sedut-tivo. L'arrivo discreto della figlia scombina questo piano narrativo e diventa lei la responsabiledella riconquista emotiva del padre.

PER ORA NOI LA CHIAMEREMO FELICITÀ

Quanto tempo ci ha messo Fabrizio De André a diventare Fabrizio De André? E Francesco DeGregori a essere Francesco De Gregori? Ecco, qui stiamo parlando di quanto occorra per diventa-re un classico. A Vasco Brondi, cioè Le Luci Della Centrale Elettrica, è bastato un solo album,Canzoni da spiaggia deturpata. Un disco generazionale, senza volerlo; canzoni costruite in manie-ra personale, come coagulazione di un flusso di coscienza e di un’incredibile urgenza di dire.Subito un classico. La seconda prova dell’artista di Ferrara nasce con questo bestione sulla schie-na e col rischio di inciampare nell’ombra del precedente. A un primo ascolto Per ora noi la chia-meremo felicità è la fotocopia del primo album, solo un po’ più di maniera. È con ripetuti ascoltiche affiorano i dettagli. A rimanere immutata è la capacità di Brondi di parlare alle viscere, di arri-vare su un piano emotivo senza passare dal cervello, ma da un serbatoio di immagini, emozioni esensazioni quasi pre-verbali che tutti proviamo di fronte alla vita e alla nostra amara quotidianità.Il secondo album mostra anche una rafforzata cadenza cantautorale e venature melodiche moltopiù marcate che sul primo. L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici commuove epotrebbe essere una canzone da falò, se il falò fosse un incendio. Anidride carbonica cita i Sognie sintomi dei CSI di Linea gotica. Le petroliere potrebbe nascere da una versione più livida dellostesso immaginario gonfio di relitti che ha ispirato Follonica ai Baustelle. Due brani particolarmen-te riusciti come Quando tornerai dall’estero e Una guerra fredda con gli arrangiamenti, questi ulti-mi giocati su una musica “atmosferica”, frutto del buon lavoro di Giorgio Canali, Stefano Pilia,Rodrigo D’Erasmo e Enrico Gabrielli. Capolavoro.

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Leggendo… leggendoRubrica di letture e spigolature varie

di Leonardo FascianoRedazione “Insieme”

La domanda proposta da uno dei personaggidel noto romanzo dello scrittore russo M.Bulgakov (1891-1940) può ben rappresentareuna delle questioni che stanno al centro dellibro- intervista di Benedetto XVI, Luce delmondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi,Libreria Editrice Vaticana, ’10 (pp.280, euro19,50). Il libro, uno dei più importanti successieditoriali delle ultime settimane, è una lungaintervista a Benedetto XVI per opera del giorna-lista tedesco Peter Seewald, sui maggiori pro-blemi della Chiesa e della società oggi. Sonotante le questioni che vengono esaminate,anche le più incresciose per la Chiesa, come ilgravissimo scandalo degli abusi sessuali, di cuila stampa si è maggiormente occupata nella presentazione diquesto libro, trascurando altri temi. Uno dei temi poco o pernulla considerati nei commenti di stampa è proprio il problemadi Dio, sentito come una “priorità” in un mondo secolarizzatoqual è il nostro. A questo proposito, così il Papa si esprime:“Credo che oggi, dopo che sono state chiarite alcune questio-ni di fondo, il nostro grande compito sia in primo luogo quellodi rimettere di nuovo in luce la priorità di Dio. La cosa impor-tante, oggi, è che si veda di nuovo che Dio c’è, che Dio ciriguarda e ci risponde. E che, al contrario, quando viene amancare, tutto può anche essere razionale quanto si vuole, mal’uomo perde la sua dignità e la sua specifica umanità; e cosìcrolla l’essenziale. Ecco perché credo che l’accento nuovoche oggi dobbiamo porre è la priorità della questione di Dio”(pp.99-100). Tale questione è il motivo di contesa, anzi, di“scontro” tra due mondi: “Ci troviamo di fronte allo scontro tradue mondi spirituali, il mondo della fede e il mondo del secola-rismo. La questione è: in cosa il secolarismo ha ragione? Incosa dunque la fede deve far proprie le forme e le immaginidella modernità, e in cosa invece deve opporre resistenza?Questa grande lotta attraversa oggi il mondo intero (…). Noidobbiamo soprattutto cercare di fare in modo che gli uomininon perdano di vista Dio; che riconoscano quale tesoro pos-siedono; e che poi essi stessi, a partire dalla propria fede, nelloscontro col secolarismo, possano praticare il discernimentospirituale. Questo processo immane è il vero, grande compitodell’ora presente” (pp.88-89). Naturalmente, il Dio di cui siparla è quello dei Vangeli, e alla domanda su che cosa vuoleGesù da noi, così il Papa risponde: “Vuole che crediamo in Lui.Che ci lasciamo condurre da Lui. Che viviamo con Lui.Divenendo così sempre più simili a Lui e con ciò giusti”(p.235).L’intervista ci consegna un Papa da una robusta fede,ma anche molto umano che non nasconde motivi di delusione

a causa del secolarismo e dell’avversione perla Chiesa (cfr. p.183). C’è poi, ovviamente, loscandalo degli abusi sessuali nella Chiesa, chelo sconvolge in modo particolare. Alla domandase si tratti di una delle più grandi crisi nella sto-ria della Chiesa, risponde rattristato molto: “Sì,è una grande crisi, bisogna dirlo. E’ stato scon-volgente per tutti noi. All’improvviso tutta quel-la sporcizia. È stato quasi come se il cratere diun vulcano avesse improvvisamente eruttatouna grossa nube di sporcizia che insudiciava erabbuiava tutto, cosicché soprattutto il sacer-dozio improvvisamente appariva come un luogodella vergogna ed ogni sacerdote era sospetta-to di essere ‘uno di quelli’. Alcuni sacerdoti dis-

sero che non avevano il coraggio di prendere per mano unbambino, per non parlare di accompagnarli nei campi estivi(…). Tutto questo ci ha sconvolti, mi scuote ancora oggi nel-l’intimo. Il Signore, però, ci ha anche detto che insieme algrano c’è l’erba cattiva, ma che nonostante questo la Suasemina, il grano buono che Lui ha seminato, continuerà a cre-scere. In questo noi confidiamo” (pp.44-46). Nell’intervistaemerge un Papa anche molto privato; per esempio, cosa guar-da in televisione? “Guardo il notiziario insieme ai miei segreta-ri e qualche volta anche un dvd” (p.30). Quali film gli piaccio-no? “C’è un film molto bello su santa Giuseppina Bakhita, unadonna africana, che abbiamo visto recentemente. Poi ci piaceDon Camillo e Peppone” (p.30). E come prega? “Per quel cheriguarda il Papa, anche lui è un povero mendicante davanti aDio, ancora più degli altri uomini. Naturalmente prego innanzi-tutto sempre il Signore, al quale sono legato, per così dire, daantica amicizia.Ma invoco anche i Santi. Sono molto amico diAgostino, di Bonaventura e di Tommaso d’Aquino. A loro quin-di dico: “Aiutatemi”! La Madre di Dio, poi, è sempre e comun-que un grande punto di riferimento. In questo senso, m’inseri-sco nella Comunione dei Santi. Insieme a loro, rafforzato daloro, parlo anche con il Dio buono, soprattutto mendicando, maanche ringraziandolo; o contento, semplicemente” (p.35). Sonoappena alcune spigolature che ci invitano a seguire per interoquesto libro-intervista che ci fa sentire più vicino questo Papa.Peccato che, se posso osare un’osservazione critica, nonvenga trattato più ampiamente il tema dei rapporti tra la ragio-ne e la fede (c’è appena qualche cenno alle pp.115 e 117) e siaassolutamente ignorato il problema della difficoltà di credere edel “silenzio” di Dio, che tormenta la coscienza tanto dei cre-denti più pensosi quanto dei non credenti in ricerca. Laresponsabilità, probabilmente, è dell’intervistatore che non haritenuto di indirizzare le domande in questa direzione.

Il frammento del mese

“Ma ecco il problema che mi preoccupa: se Dio non esiste, chi dirige la vita umana e tutto l’ordine sulla terra?”

(M. Bulgakov, Il Maestro e Margherita, La Biblioteca di Repubblica, ’02, p. 16)

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Appuntamentia cura di don Gianni MassaroVicario generale

insiemeRIVISTA DIOCESANA ANDRIESE

Reg. al n. 160 - registro stampa presso il Tribunale di Trani

Gennaio 2011 - anno 12 n. 1

Direttore Responsabile: Mons. Giuseppe RuotoloCapo Redattore: Sac. Gianni MassaroAmministrazione: Sac. Geremia AcriSegreteria: Sac. Vincenzo Chieppa Redazione: Lella Buonvino, Paola Cecca,

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Di questo numero sono state stampate 1400 copie. Spedite 350.Chiuso in tipografia il 29 Dicembre 2010.

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GENNAIO 2011

01: S. Madre di DioGiornata Mondiale di preghiera per la Pace

03: 59° Annivers. del pio transito del Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna06: Epifania di N.S.

XXII Anniver. dell'ordinazione Episcopale di S.E. Mons. R. CalabroInfanzia Missionaria

09: Terra promessa10: SFTOP (III Modulo)

Seminario di formazione liturgica11: SFTOP (III Modulo)

Seminario di formazione liturgica12: SFTOP (III Modulo)13: SFTOP (III Modulo)

Adorazione Eucaristica VocazionaleConsiglio Pastorale - Minervino

14: Ritiro Spirituale per Sacerdoti, Religiosi e DiaconiIncontro promosso dal MEIC

15: Mostra sull’immigrazione promossa dall’Uff. Dioc. per le migrazioni

16: 97ª Giorn. Mond. del migrante e del rifugiatoRitiro Spirituale per le ReligioseFesta dei Popoli - Andria

18: Incontro promosso dall’Ufficio per l’Ecumenismo a Canosa19: Incontro promosso dall’Ufficio per l’Ecumenismo a Minervino23: Incontro diocesano di formazione per animatori degli Oratori24: Incontro promosso dall’Ufficio per l’Ecumenismo ad Andria21: Congresso Diocesano MLAC22: Scuola di preghiera24: Incontro Catechisti - Minervino

Giornata delle Comunicazioni SocialiConsulta Pastorale Sociale

25: Congresso Diocesano MSAC28: Incontro di Formazione Permanente del Clero29: XXII Anniversario inizio Ministero Episcopale di S.E. Mons. R. Calabro30 Incontro dei Ministri straordinari della comunione

Giornata del Seminario - Canosa

31: Incontro Catechisti - Canosa