LIBERE DALLA VIOLENZA PER SPEZZARE IL SILENZIO · Lettura di Azzurra Fettucciari tratta dal libro...

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LIBERE DALLA VIOLENZA PER SPEZZARE IL SILENZIO a cura di Francesca Borgioni CRIS L’iniziativa si propone di contribuire a creare un clima di attenzione e sostegno diffuso nella comunità verso le donne che subiscono violenze: fisiche, sessuali, psicologiche, economiche. Inoltre vuole sollecitare le istituzioni affinché creino dei percorsi istituzionali privilegiati che realmente proteggano le donne e permettano loro di denunciare. Gli attuali percorsi istituzionali rappresentano spesso nel concreto, un ulteriore forma di violenza contro le donne, non ci si può stupire dunque che le donne non denuncino. PROGRAMMA prima parte Video “Piccole cose di valore non quantificabile” diretto da Paolo Genovese e Luca Miniero Italia 1999 Zebra Production Lettura tratta dal libro “Dietro il mulo” di Rina Gatti. Legge Azzurra Fettucciari Letture tratte dal libro “Rose rosse” 17 anni di violenza di Beatrice Lilli. Leggono le “Donne contro la Guerra” di Spoleto. La normativa contro la violenza sessuale. Interviene Elena Monni del CRIS. Dati ISTAT sulla violenza contro le donne Interviene Isabella Paoletti Presidente del CRIS. Lettera di una ragazza vittima di violenza Lettura e intervento di Simona Freddio ostetrica ospedaliera.

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LIBERE DALLA VIOLENZA

PER SPEZZARE IL SILENZIO

a cura di Francesca Borgioni – CRIS L’iniziativa si propone di contribuire a creare un clima di attenzione e sostegno diffuso nella comunità verso le donne che subiscono violenze: fisiche, sessuali, psicologiche, economiche. Inoltre vuole sollecitare le istituzioni affinché creino dei percorsi istituzionali privilegiati che realmente proteggano le donne e permettano loro di denunciare. Gli attuali percorsi istituzionali rappresentano spesso nel concreto, un ulteriore forma di violenza contro le donne, non ci si può stupire dunque che le donne non denuncino. PROGRAMMA prima parte Video “Piccole cose di valore non quantificabile” diretto da Paolo Genovese e Luca Miniero Italia 1999 Zebra Production Lettura tratta dal libro “Dietro il mulo” di Rina Gatti. Legge Azzurra Fettucciari Letture tratte dal libro “Rose rosse” 17 anni di violenza di Beatrice Lilli. Leggono le “Donne contro la Guerra” di Spoleto. La normativa contro la violenza sessuale. Interviene Elena Monni del CRIS. Dati ISTAT sulla violenza contro le donne Interviene Isabella Paoletti Presidente

del CRIS.

Lettera di una ragazza vittima di violenza Lettura e intervento di Simona Freddio ostetrica ospedaliera.

Performance Dance coreografia ed esecuzione di Francesca Borgioni del CRIS. Lettura di Azzurra Fettucciari tratta dal libro “I monologhi della vagina” di Eve Ensler. Partecipa Isabella, Simona, Azzurra, Silvia, Lucia, Elisabetta. Intervallo seconda parte

Video “Contro la violenza sulle donne”Amnesty International Gruppo 009 Torino – 2007

Mai più violenza sulle donne. Campagna Amnesty International Interviene Andrea Lupi Lettura tratta dal libro “I monologhi della vagina” di Eve Ensler Legge Azzurra Fettucciari. Amore non sopporta tutto. Campagna Chiesa Valdese Interviene Kathrin

Zanetti, pastora Chiesa Valdese Perugia.

Si può uscire dalla violenza Testimonianza di Ivette Fiocco Bianco: gli uomini contro la violenza alle donne Interviene Paolo Burini di Amnesty International. Letture e azioni teatrali con le donne della Rete Anti Violenza Danziamo tutte in cerchio Danza Sacra afro-brasiliana dedicata a tutte le donne condotta da Francesca Borgioni. tecnico e responsabile Oratorio SS:Annunziata Gabriele De Veris

PRIMA PARTE Video “Piccole cose di valore non quantificabile” diretto da Paolo Genovese e Luca Miniero Italia 1999 Zebra Production

PRESENTAZIONE

Buonasera mi chiamo Francesca Borgioni faccio parte del CRIS Associazione Centro di Ricerca e Intervento Sociale e sono l’ideatrice e regista di questo evento che si è potuto realizzare però grazie all’aiuto di tutte le appartenenti all’associazione e chiaramente grazie alla Presidente Isabella Paoletti nonché agli appartenenti di Amnesty International della sezione di Perugia, della collaborazione della Rete Anti Violenza ma anche di Simona, Azzurra, di Kathrin e di tante e tanti altri che partecipano a questa serata e di cui troverete maggiori informazioni sul programma che vi abbiamo messo a disposizione. Questo evento l’abbiamo chiamato LIBERE DALLA VIOLENZA - per spezzare il silenzio. Io personalmente, ma credo sia il pensiero anche di tante altre donne NON AVREI MAI VOLUTO organizzare una serata con questo tema, pensavo che oggi, nei nostri tempi tutto si sarebbe risolto, che le donne, avessero trovato la libertà tanto sognata da tutto ciò che ci imprigionava nel passato. Erano e sono sempre le stesse cose, la famiglia, certe regole della società, la religione nel nostro territorio, Umbria terra di santi e di sante, impensabile che da noi avvenissero certi fatti. Ma anche oggi esiste ancora la paura, di parlare, di cambiare e alle volte di fuggire, anche perché le istituzioni non ci hanno certo aiutato, non ci sono i cartelli con le indicazioni come dice la protagonista del video che abbiamo appena visto, non ci sono i segnali per farci prendere la via giusta. I segnali ce li dovevano insegnare fin da piccolissime. A me dicevano, un poco alla volta, la libertà si conquista piano piano e intanto però le donne continuavano e continuano a morire. Io direi invece, veloce veloce, urgentemente stasera stessa facciamo qualcosa e cerchiamo anche con questo piccolo evento, di trovare e vedere le possibili soluzioni. Ma non voglio dire di più perché lo sentiremo direttamente dalla voce delle altre partecipanti. Ci parleranno di oggi e di ieri e ci racconteranno di quello che succedeva qui da noi, dalle nostre parti * BUONASERA * invito alla lettrice Azzurra ad entrare

Lettura tratta dal libro “Dietro il mulo” di Rina Gatti. Legge Azzurra Fettucciari

Italia, Umbria, anni 50, Medioevo. Nei primi anni del dopoguerra, nelle campagne della piana del Tevere, una sorte comune univa nella miseria e nella precarietà intere famiglie di contadini, braccianti, artigiani, operai. Il destino di tanti mestieri tramandati, quasi immutabili per generazioni, sembrava già segnato. Mestieri che erano impersonati dal capofamiglia che li praticava, e condivisi dai numerosi familiari che ne seguivano, per amore o per forza, il destino. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia. Anche Esterina aveva pronunciato questa frase il giorno che il prete del paese l'aveva unita in matrimonio con Ernesto, giovanotto forte e manesco, figlio di carbonai e carbonaio lui stesso. Si era sposata perché era ora che lo facesse, e i suoi l'aveva spinta tra le braccia di quel giovane un po' burbero, ma con un mestiere che avrebbe garantito il pane alla famiglia. Il carbonaio era un lavoro duro, ma permetteva di vivere, specialmente se c'erano parecchie braccia ad aiutare, meglio ancora se le braccia erano di casa e non dovevano essere pagate. Esterina veniva da una famiglia numerosa ed era forte e sana, proprio come Ernesto l'aveva cercata; con soddisfazione si rallegrava ancora della sua scelta di quella donna instancabile che gli aveva messo al mondo 15 figli tutti vivi e in salute. Quel mattino Esterina si alzò in silenzio, prima dell'alba come al solito. Era meglio che il marito non si svegliasse fino a che lei non avesse preparato fuoco e colazione. Con la bocca piena, almeno, avrebbe imprecato con difficoltà. Oltre la colazione bisognava preparare le provviste da mandare agli altri che stavano sul monte a fare il carbone. Il cielo si stava schiarendo rapidamente. Esterina si chinò a raccogliere una bracciata di legna sottile per fare una bella fiamma che scaldasse la cucina. In mezzo alle fascine sentì il verso sommesso della chioccia.. Che meraviglia quello spettacolo. Lei, che aveva partorito già 15 volte, si commuoveva ancora vedendo nascere i pulcini. Esterina si alzò più contenta, la giornata forse prometteva bene. Ma non aveva fatto in tempo a sollevare di nuovo la legna, che sentì le urla di suo marito. Ernesto si era alzato ed era andato subito in bestia trovando la cucina deserta ed il focolare spento. Col cuore in gola Esterina attraversò la stalla con la legna tra le braccia. " Vengo, vengo...." disse al marito che stava affacciato in cima alle scale. Ancora più agitata sotto quella pioggia di bestemmie e di improperi, Esterina inciampò sulla sua gonna e cadde con tutta la legna. Questo fece ancor più irritare Ernesto, che afferrò la prima cosa che gli capitò tra le mani e la scagliò verso la moglie " Muoviti, non ti ricordi che dobbiamo partire per andare in città? Mi fai sempre perdere un sacco di tempo mannagg......"

Esterina fece appena in tempo ad alzare istintivamente un braccio, che un arnese la colpì, ma solo di striscio sulla tempia. Ci mise la mano, non sanguinava. Stavolta le era andata meglio che in altre occasioni. Al massimo sarebbe venuto un bernoccolo, più facile da giustificare di quando doveva andare in giro con gli occhi segnati o le labbra spaccate. O peggio quando stette due settimane con un braccio appeso al collo che non trovava nemmeno una posizione per dormire. Tanti mariti che lei conosceva facevano così: Esterina incontrava tante che come lei "cadevano" spesso dalle scale, e spesso venivano "scalciate dai muli" o "inciampavano" nel buio della cantina. Tutte scuse pietose a cui anche il dottore faceva finta di credere quando le era capitato di doverci andare. Quale destino la attendeva, perché si sentiva stretta in una condanna così brutale? Per vent'anni aveva avuto sempre la pancia piena e lividi dappertutto, perché doveva sentirsi un suo oggetto? Del marito aveva conosciuto solo l'istinto bestiale, che le dava ordini su tutto e la usava quando gli faceva comodo per le sue voglie.. anche quello era un ordine. Si sentiva umiliata, senza speranza; sentiva di non poterlo dire a nessuno, e nessuno l'avrebbe capita, ammesso che avesse saputo come dirlo. Non c'è scampo, pensava tra sé, o sopporti o crepi. Sentiva che la sua vita valeva quanto "una cicca fumata", come diceva suo nonno. A salvarla dai brutti pensieri e dalle tentazioni di farla finita era la fede. E l'amore per la sua nidiata di bambini. Italia, Umbria, Anni 50, Medioevo, Oggi.

Letture tratte dal libro “Rose rosse” 17 anni di violenza di Beatrice Lilli. Del gruppo “Donne contro la Guerra” di Spoleto.

Legge Azzurra Fettucciari

“ La violenza contro le donne-la normativa” Interviene Elena Monni del CRIS.

Il mio intervento riguardo alla legislazione in materia di violenza sessuale parte da una domanda: “la normativa da sola è garanzia di diritti?” Gli ultimi provvedimenti di legge,quelli del ’96, -Norme contro la violenza sessuale-, quelli del 2001, -Misure contro la violenza nelle relazioni familiari- così come quelli recentissimi legati agli ultimi fatti di cronaca, mi pare abbiano individuato maggiori tutele e norme più severe.

Per il violentatore e il maltrattante, sono previste condanne più severe, è previsto il suo allontanamento dalla casa familiare, il divieto di recarsi nei luoghi frequentati dalla vittima e/o dai figli, ancora è previsto di attivare, attraverso le associazioni operanti in materia, i servizi sociali a tutela delle vittime , è garantita infine l’immediatezza delle decisioni. Abbiamo una buona normativa. Possiamo noi donne sentirci tranquille? Le donne stesse, i loro familiari l’opinione pubblica hanno coscienza della gravità dei delitti connessi alla sfera sessuale e ai maltrattamenti in famiglia? Con essi è violata l’incolumità e la libertà della persona, il principio di eguaglianza e di parità tra i soggetti e non è un caso che l’ONU e il parlamento europeo definiscano le violenze sessuali e i maltrattamenti in famiglia tra le più gravi violazioni dei diritti umani. Perché i diritti di tutte le donne siano tutelati occorre ancora, migliorare l’azione giudiziaria,occorre formare gli organi istituzionali che vengono a contatto con le vittime, occorre prevedere l’apertura di altri centri antiviolenza, occorre che ogni persona uomo o donna rivendichi il diritto ad una esistenza libera dalla violenza per sé e per gli altri.

Dati ISTAT sulla violenza contro le donne

Interviene Isabella Paoletti Presidente del CRIS.

Nella ricerca Istat del 2006 sui maltrattamenti contro le donne, sono stimate in 6 milioni 743 mila le donne tra 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, cioè il 31,9% della classe di età considerata, in pratica una donna su tre è vittima di violenze. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate: il 96% delle violenze da un non partner e il 93% di quelle da partner. Anche nel caso degli stupri la quasi totalità non è denunciata. È consistente la quota di donne che non parla con nessuno delle violenze subite. I partner sono responsabili in misura maggiore di alcuni tipi di violenza sessuale come lo stupro nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Il 69,7% degli stupri, infatti, è opera di partner, il 17,4% di un conoscente e solo il 6,2% è stato opera di estranei Le violenze domestiche sono in maggioranza gravi. Il 34,5% delle donne ha dichiarato che la violenza subita è stata molto grave e il 29,7% abbastanza grave. Il 21,3% delle donne ha avuto la sensazione che la sua vita fosse in pericolo in

occasione della violenza subita. Ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, per il 44% è stato qualcosa di sbagliato e per il 36% solo qualcosa che è accaduto. Anche nel caso di stupro o tentato stupro, solo il 26,5% delle donne lo ha considerato un reato. 2 milioni 77 mila donne hanno subito comportamenti persecutori che le hanno particolarmente spaventate, da parte dei partner al momento della separazione o dopo che si erano lasciate. Il numero maggiore, 7 milioni 134 mila, è quello delle donne hanno subito o subiscono violenza psicologica: le forme più diffuse sono l’isolamento o il tentativo d’ isolamento, il controllo, la violenza economica, la svalorizzazione e le intimidazioni. Il 43,2% delle donne ha subito violenza psicologica dal partner attuale. Perché le donne non denunciano? In che modo le istituzioni sono responsabili di questo fatto?

Lettera di una ragazza vittima di violenza Lettura e intervento di Simona Freddio ostetrica ospedaliera.

LE RESPONSABILITA’ ISTITUZIONALI

Io sono un’ ostetrica e lavoro in ospedale, questa lettera è stata per noi operatori un pugno allo stomaco, ci siamo chiesti noi oggi COSA OFFRIAMO DI DIVERSO? La violenza maschile è la PRIMA CAUSA di morte ed invalidità permanente delle donne in Italia , ma le violenze oggi non sono aumentate rispetto a ieri, DIVERSO è INVECE il MARGINE DI ATTENZIONE e c’ è di nuovo che le donne oggi chiedono più aiuto e noi lo dobbiamo fornire in maniera concreta. L’ accoglienza ad una donna vittima di violenza costituisce il PRIMO INTERVENTO terapeutico . Noi operatori ospedalieri e del territorio CI SIAMO CONFRONTATI, abbiamo creato un tavolo di lavoro, abbiamo chiesto ed ottenuto dalle nostre Aziende ed iniziato un percorso di formazione specifica coinvolgendo il Comune di Perugia e le Forze dell’ Ordine , Questura e Magistratura. Per costruire insieme un percorso di collegamento, una rete tra le singole realtà esistenti nella nostra Umbria.

Abbiamo ancora da lavorare , ci sono dei VUOTI da colmare in cui avremmo bisogno di aiuto, ma che vogliamo raggiungere , come creare un AMBIENTE DEDICATO per l’ accoglienza alle donne vittime di violenza CHE PROTEGGA IL LORO SILENZIO come non può un Pronto Soccorso Ostetrico Generale di un grande ospedale a cui affluisce sempre tanta gente, perché affrontare la violenza non è solo l’ utilizzo di un apposito KIT standardizzato come noi oggi siamo formati e pronti a fare. Altro vuoto da colmare sono le Case di Accoglienza con garanzia di anonimato perché queste donne NON DEBBANO TORNARE nella stessa realtà senza possibilità di scelta. Il tavolo di lavoro è aperto, ma dobbiamo rispondere concretamente se vogliamo che EMERGA IL SOMMERSO!

PERFORMANCE DANCE

Performance Dance coreografia ed esecuzione di Francesca Borgioni del CRIS. Lettura di Azzurra Fettucciari tratta dal libro “I monologhi della vagina” di Eve Ensler. Partecipano Isabella, Simona, Azzurra, Silvia, Lucia, Elisabetta.

La performance è un modo di rappresentare e raccontare una parte di storia della donna attraverso la comunicazione visiva. Un primo momento con la copertura del capo di 6 donne tramite vestizione con veli, ognuno di un forte e diverso colore. Ne è avvolta anche la stessa protagonista la quale, con il gesto nel più assoluto silenzio, compie con la vestizione, un rito, un atto cioè di amore verso le altre donne, donando loro benessere attraverso il colore. Segue un breve racconto di un processo per stregoneria letto da una delle donne velate, dove si dice che la strega viene condannata. La condanna è chiaramente dovuta per ignoranza e semplicemente perché donna. Il brano letto introduce nell’atmosfera giusta, si torna lontano nel tempo e una musica primitiva, dalle note forti, muove la strega che diventa sciamana, danzerà un rituale in cui il movimento dei capelli, del corpo, la porterà a girare vorticosamente su se stessa fino all’esaurimento. I movimenti provengono dai

riti dei e delle Dervisci Danzanti e da certe danze del nord Africa in particolare modo dall’Egitto e che vengono eseguiti anche oggi da sole donne. Sono movimenti liberatori che ricordano anche quelli delle donne pizzicate, tarantolate del nostro sud Italia. Il solo modo che le donne avevano per esorcizzare, per sfogare, la repressione che per secoli le ha represse e ancora le reprime. Un modo per risolvere traumi, frustrazioni e conflitti familiari. Con questa danza-rito, definita anche trance dance, la strega diventa come già detto, sciamana, guaritrice, la sua energia cioè ha liberato, guarito le altre donne che ora andranno a circondarla lasciando cadere il velo a terra e rappresentando così l’antico simbolo femminile e cioè la fecondazione della madre terra. Il cerchio ora si stringe sempre di più, le donne e la sciamana diventano un'unica cosa e con il buio della notte spariscono lasciando il dubbio. Ma è accaduto veramente?

Intervallo

Seconda Parte

Video “Contro la violenza sulle donne”Amnesty International Gruppo 009 Torino – 2007

Mai più violenza sulle donne. Campagna Amnesty International Interviene Andrea Lupi Sono trascorsi ormai molti anni da quando le donne hanno iniziato ad organizzarsi globalmente per contrastare la violenza domestica e oltre 10 anni dall’adozione da

parte dei governi della Piattaforma d’azione di Pechino. Ciononostante le donne continuano ad essere picchiate, maltrattate, violentate e in alcuni casi perdono la vita per mano dei loro stessi mariti o partner.

I Governi continuano ad utilizzare il pretesto dei “valori familiari” per contrastare gli

sforzi delle donne che vogliono abbandonare i loro compagni violenti. Alcuni governi continuano ad essere più interessati a regolamentare la moralità delle donne piuttosto che a proteggerle dalla violenza. Altri non forniscono uguale accesso ai servizi per le

donne su tutto il loro territorio e in molti casi permettono che sistemi legali paralleli le

discriminino. In molti paesi, legislazioni e politiche per combattere la violenza domestica sono spesso inesistenti o non adeguate.

Nel corso della nostra campagna globale “Mai più violenza sulle donne” ed in particolare nel contesto del nostro lavoro sul tema della violenza domestica, sono

state individuate alcune aree chiave per combattere questo fenomeno. Introdurre la prospettiva dei diritti umani ed elevare gli standard legali in una materia

largamente considerata come parte della sfera privata è una di queste aree. Aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica, degli attori statali, degli attivisti di AI in generale è un’altra.

Tenuto conto di questo, Amnesty International ha messo a punto il Programma in

14 punti per la prevenzione della violenza domestica che costituisce un insieme di richieste indirizzate ai governi perché facciano fronte ai loro obblighi nei confronti della protezione delle donne dalla violenza domestica.

Programma in 14 punti di Amnesty International per la Prevenzione della Violenza Domestica

La violenza contro le donne all’interno della famiglia, comunemente chiamata violenza domestica, è una grave violazione dei diritti umani. E’ una realtà quotidiana che pervade la vita di molte donne in ogni paese del mondo. Il suo impatto sulle donne, sulle loro vite, la loro salute, il lavoro e il benessere delle loro famiglie è devastante. Amnesty International esorta tutti i Governi a realizzare questo programma in 14 punti per la prevenzione della violenza domestica. Gli Stati dovrebbero agire immediatamente per affrontare la violenza domestica, prevenirne la reiterazione in vista della sua totale eliminazione. Amnesty International invita gli individui e le organizzazioni a usare la propria influenza per assicurare che i Governi realizzino questo Programma. Le raccomandazioni contenute nel Programma in 14 punti per la prevenzione della violenza domestica sono interrelate e importanti per combattere la violenza domestica. Esse contengono i seguenti principi:

• Lo scopo di ogni azione deve essere quello di assicurare la protezione, l’autonomia e la sicurezza delle donne come pure il loro benessere fisico, mentale e sociale con riguardo alle conseguenze degli abusi subiti.

• Le politiche, le pratiche e le leggi dei Governi non devono discriminare le donne in base

al genere, età, etnia, orientamento sessuale, abilità fisica o mentale, classe sociale, lingua, cultura, credo religioso, stato civile, cittadinanza o luogo di residenza.

• I Governi dovrebbero consultarsi e lavorare in stretta connessione con le vittime, le

sopravvissute e con le organizzazioni non governative che si occupano di violenza domestica.

Tutti i governi dovrebbero: 1. Condannare la violenza domestica

I rappresentanti statali e i leader politici a ogni livello, nazionale, regionale e locale dovrebbero condannare pubblicamente e in maniera esplicita la violenza domestica sottolineandone la gravità e affermando che si tratta di una violazione dei diritti umani e non di una questione privata. I rappresentanti statali non possono invocare costumi, tradizioni e religioni per sottrarsi alla responsabilità di eliminare la violenza contro le donne. 2. Aumentare la consapevolezza dell’opinione pubblica sulla violenza domestica Campagne informative e di sensibilizzazione sulla violenza domestica dovrebbero essere realizzate a tutti i livelli dalla scuola, all’università, ai forum cittadini, ai luoghi di lavoro al fine di denunciare la violenza domestica, eliminare lo stigma associato alle donne che hanno subito violenza e incoraggiarle a cercare giustizia. Tutti i mezzi di comunicazione dovrebbero essere utilizzati inclusi la stampa, internet, lezioni e dibattiti; le campagne dovrebbero coinvolgere i leader della comunità, politici locali, giornalisti e la società civile. Tutte le informazioni dovrebbero essere facilmente accessibili e disponibili nelle lingue locali. 3. Utilizzare il sistema scolastico per contrastare i pregiudizi alla base della violenza domestica Dovrebbero essere realizzati materiali educativi da incorporare nei curricula scolastici a tutti i livelli allo scopo di prevenire la violenza domestica contrastando le idee e i pregiudizi che considerano la violenza domestica accettabile. Gli insegnanti, i professori e le altre figure coinvolte nel sistema di istruzione dovrebbero essere parte dello

sforzo per superare i pregiudizi e gli stereotipi che confinano le donne e le ragazze a ruoli subordinati contribuendo alla violenza domestica. 4. Abolire le leggi che discriminano le donne Tutte le leggi, in ambito civile, penale e del diritto di famiglia, dovrebbero essere riviste al fine di assicurare il rispetto degli standard internazionali sui diritti umani. Qualsiasi legge o provvedimento che discrimina le donne o che permette il perpetuarsi di tale discriminazione dovrebbe essere riformato, così come ogni legge che favorisce o perpetua la violenza contro le donne. Laddove necessario dovrebbe essere approvata una nuova legislazione che assicuri l’eguaglianza per le donne. 5. Assicurare che la violenza domestica sia considerata un reato Assicurare che tutte le forme di violenza contro le donne siano riconosciute nella legge e nella pratica come violazioni dei diritti umani e come reati penali, che tutti gli atti di violenza domestica siano indagati, perseguiti e puniti in base alla gravità del reato e che le vittime ricevano un’adeguata riparazione. Alla denuncia di una donna dovrebbe essere dato seguito con eguale determinazione e completezza indipendentemente dal luogo del paese ove risiede. 6. Indagare e svolgere procedimenti giudiziari sulle denunce di violenza domestica Assicurare che la polizia fornisca un ambiente sicuro e confidenziale per le donne che denunciano atti di violenza domestica, che ci sia una registrazione obbligatoria di tutte le denuncie e che su queste siano condotte indagini in modo efficace, imparziale e tempestivo. Laddove vi siano prove sufficienti, i sospettati dovrebbero essere indagati in accordo con gli standard internazionali per un equo processo senza fare ricorso alla pena di morte o a punizioni corporali e assicurando che le sentenze siano commisurate alla gravità del reato. Se un caso non viene perseguito, le ragioni dovrebbero essere rese pubbliche. 7. Rimuovere gli ostacoli nei procedimenti su casi di violenza domestica Indagare sui motivi per cui i tassi di denuncia, indagine e condanna per violenza domestica sono così bassi e affrontare gli ostacoli identificati in tali ricerche. Le procedure dei tribunali e le regole per la raccolta delle prove dovrebbero essere riformate in modo da non scoraggiare le donne a sporgere denuncia. Queste ultime, insieme ai testimoni e alle altre persone che potrebbero essere a rischio durante le indagini e il processo, dovrebbero essere protette dagli atti di intimidazione, violenza e ritorsione. Ci dovrebbe essere una stretta collaborazione tra la polizia, i giudici e le altre autorità e servizi a livello locale. 8. Rendere obbligatoria la formazione del personale statale sulla violenza domestica Finanziare e realizzare programmi di formazione obbligatori per il personale – incluso polizia, avvocati, giudici, personale medico e forense, assistenti sociali, personale addetto alle procedure di immigrazione e insegnanti – su come identificare i casi di violenza domestica, come provvedere alla sicurezza delle persone coinvolte e come raccogliere e presentare le prove. 9. Assicurare finanziamenti adeguati Fornire finanziamenti adeguati ai programmi sulla violenza domestica in tutti i settori, incluso il sistema della giustizia penale, dell’istruzione, sanitario, dei servizi sociali e abitativo, ad esempio attraverso un piano d’azione nazionale per assicurare che l’assistenza sia disponibile ed eguale in tutto il paese. Dovrebbero essere disponibili fondi sufficienti per permettere l’attuazione della legislazione contro la violenza domestica e per fornire le necessarie misure di riabilitazione e supporto per le vittime. 10. Realizzare e mettere a disposizione case rifugio per le donne in fuga dalla violenza domestica

Finanziare e realizzare un numero sufficiente di case rifugio o altri luoghi sicuri per le donne in fuga dalla violenza domestica che non compromettano la loro privacy, autonomia personale e libertà di movimento. Tali luoghi dovrebbero facilitare la ripresa fisica e mentale delle donne e aiutarle nella ricerca di una soluzione abitativa sicura nel lungo termine. 11. Fornire servizi di sostegno e assistenza Finanziare e creare servizi per le donne vittime di violenza domestica, in collaborazione con le organizzazioni della società civile in modo che possano accedere al sistema di giustizia civile e penale, inclusa l’assistenza legale gratuita sulle questioni attinenti al divorzio, la custodia dei figli e l’eredità. Assicurare l’accesso ai servizi sanitari e di supporto psicologico. I servizi dovrebbero essere accessibili anche da un punto di vista linguistico e culturale a tutte le donne che li richiedono. 12. Ridurre il rischio di violenza armata Rimuovere tutte le armi dalle case dove sono stati denunciati atti di violenza domestica. Assicurare che il possesso di armi sia rilevato in tutte le ricerche di tipo demografico, sanitario e relative ai servizi sociali. 13. Raccogliere e pubblicare i dati sulla violenza domestica Assicurare che la violenza domestica sia presente nei rapporti ufficiali e nelle statistiche, che la raccolta dei dati sia standardizzata e disaggregata per genere e per altri elementi rilevanti e che sia verificabile. Assicurare che i dipartimenti governativi competenti raccolgano, pubblichino e condividano dati e statistiche sulla violenza domestica, affinché vengano utilizzati dai leader politici e istituzionali per formulare politiche e programmi efficaci nella lotta alla violenza domestica. 14. Far conoscere alle donne i propri diritti Assicurare che le donne che subiscono violenza abbiano accesso alle informazioni circa i loro diritti e i servizi loro riservati. Le stazioni di polizia, i servizi sanitari e gli altri enti statali dovrebbero pubblicizzare le informazioni circa i diritti delle vittime incluso l’insieme delle misure di protezione disponibili. Tutte le agenzie competenti dovrebbero elaborare, realizzare e monitorare linee guida e procedure che coprano ogni fase della loro risposta ai casi di violenza domestica specificando che tipo di azione deve essere intrapresa qualora questi standard non siano rispettati. Trovi i 14 punti e maggiori informazioni su: www.amnesty.it/campagne/donne/index.html

Lettura tratta dal libro “I monologhi della vagina” di Eve Ensler Legge Azzurra Fettucciari.

Eve Ensler, Monologhi della Vagina Nel 1993 camminavo per una strada di Manhattan quando passai accanto ad un’edicola e all’improvviso fui colpita da una fotografia sulla prima pagina di Newsday, di quelle che ti turbano nel profondo: la foto di sei giovani donne appena tornate da un “campo di stupro” in Bosnia. I loro visi rivelavano choc e disperazione, ma la cosa più sconvolgente era la sensazione che qualcosa di dolce e puro fosse stato distrutto per sempre nella vita di ognuna di loro. Continuai a leggere, c’era un’altra fotografia delle giovani, insieme alle loro madri, disposte a semicerchio in una palestra: era un gruppo molto numeroso e non una di loro, madre o figlia, riusciva a guardare verso l’obiettivo … Capii che dovevo andare là, che dovevo incontrare quelle donne, nel 1994 passai due mesi in Croazia e in Pakistan a intervistare profughe bosniache: ho intervistato quelle donne e le ho frequentate nei campi, nei caffé, nei centri per i rifugiati. Mi sconvolgeva il fatto che in Europa da 20mila a 70mila donne fossero state stuprate nel 1993 come tattica sistematica di guerra, e che nessuno avesse alzato un dito per impedirlo. Una mia amica mi chiese perché mi stupissi tanto… disse che più di cinquecentomila donne negli Stati Uniti venivano stuprate ogni anno e in teoria noi non eravamo in guerra…

L’AMORE NON SOPPORTA TUTTO

Campagna Chiesa Valdese Interviene Kathrin Zanetti, pastora Chiesa Valdese Perugia.

Mi chiamo Kathrin Zanetti-Eberhart e parlo come donna di chiesa! Sono teologa e, da 4 1/2 anni, pastora della chiesa valdese di Perugia. Il 3 marzo scorso (2009) ho partecipato – come ascoltatrice – ad una Tavola rotonda organizzata dalla Federazione delle donne e-vangeliche in Italia (FDEI) e dalla Rivista

“Confronti” a Roma, che aveva il titolo “L’amore non sopporta tutto”, Violenza sulle donne: capire le cause per curare gli effetti. “L’amore non sopporta tutto” è uno degli slogan che avevano ac-compagnato già la campagna durata dieci anni che la FDEI ha condotto dal 1987 sul tema della violenza contro le donne, una campagna capillare che ha coinvolto, con varie iniziative locali, i gruppi di donne evangeliche dalla Sicilia al Piemonte, dalla Puglia al Veneto. - Anche il 3 marzo a Roma sono stati denunciati i fatti scandalosi, che la violenza perpetrata in ambito famigliare, uccide e rende invalide più donne del cancro e degli incidenti automobilis-tici, eppure non viene denunciata nel 93% dei casi; anche perché il 90% delle violenze e degli stupri avvengono ad opera di mariti, conviventi, fidanzati, ex-mariti, pad-ri, fratelli, zii, e non per mano di estranei stranieri, come il fatale “pacchetto sicurezza” dell’attua-le governo vorrebbe far credere. - Lo scopo dell’iniziativa della FDEI era quello di "rompere il silenzio, portando avanti una nuova campagna informativa all'interno e all'esterno delle chiese" come ha spiegato la presidente Margherita Van der Veer: "Il fenomeno della violenza contro le donne è soprattutto culturale” ha detto, “un problema che per troppo tempo anche le chiese, Bibbia alla mano, hanno giustificato. Vogliamo invitare a riflettere seriamente sul messaggio cristiano che è un messaggio d’amore, e non della legge del più forte". Oltre alle rappresentanze della FDEI e di Confronti sono intervenuti esponenti di varie altre associazioni, che si occupano del problema, soprattutto donne, ma anche un uomo di “Maschile plurale”. Tutti e tutte erano concordi nel dire, che si tratta di un problema strutturale della nostra cultura, che di fatto è ancora nemica della libertà fem-minile, percepita come minaccia, e nel sottolineare la necessità di non lasciare sole le vittime di violenza. Sono, infatti, numerose le chiese evangeliche in Italia, che in casi d’urgenza sono disposte ad offrire accoglienza e rifugio nei loro locali comunitari a donne e bambini vittime di violenza. La data scelta per l’iniziativa alla Camera dei deputati è coincisa con l’arrivo a Roma della "Staffetta dell’anfora contro la violenza", promossa dall'Unione donne in Italia (UDI) e presentata dalla sua presidente Pina Nuzzo, che ha detto: "L’anfora è partita il 25 no-vembre 2008 da Niscemi in Sicilia, dove la giovanissima Lorena Cultraro è stata barbaramente uccisa da alcuni suoi coetanei, ed approderà a Brescia il 25 novembre 2009, dove la giovane pakista-na Hina Saleem è stata sgozzata dal padre e dal fratello, perché voleva vestire all’europea. L’anfora contro la violenza sta compien-do un viaggio lungo un anno, che si svolge a tappe in tutta Italia, per incontrare e dialogare con donne e uomini sul “nostro” tema. L'incontro della FDEI e di Confronti del 3 marzo a Roma si è concluso con l'intervento della pastora battista Elisabeth Green che, pure lei, ha ricordato le responsabilità anche delle chiese, auspicando che queste sempre meglio possano essere dei "luoghi di accoglienza per donne e bambini vittime di violenza, luoghi di formazione per gli uomini, dove trovare modi nonviolenti per esprimersi, e soprattutto luoghi di rispetto reciproco e di libertà, maschile e femminile".

Si può uscire dalla violenza Testimonianza di Ivette

L’INIZIATIVA NASTRO BIANCO

Gli uomini contro la violenza alle donne Interviene Paolo Burini di Amnesty International.

L’iniziativa nastro bianco è il più ampio sforzo a livello mondiale di uomini che lavorano per far cessare la violenza contro le donne. In più di 55 paesi le iniziative sono portate avanti da uomini e donne con l’obiettivo principale di educare uomini e ragazzi. Nel 1991 un piccolo gruppo di uomini in Canada decise che avevano la responsabilità di spingere altri uomini a pronunciarsi rispetto al problema della violenza contro le donne. Portare un nastro bianco sarebbe stato il simbolo dell’opposizione degli uomini rispetto alla violenza sulle donne. Con sole sei settimane di preparazione 100.000 uomini in Canada portarono il nastro bianco, mentre molti altri furono coinvolti in incontri e dibattiti. Portare il nastro bianco contraddistingue un impegno personale a non commettere mai atti di violenza contro le donne e le ragazze, né a condonarli né a rimanere in silenzio. Portare il fiocco bianco è un modo di dire “Il nostro futuro è senza violenza contro le donne”. Il principale obiettivo dell’ iniziativa del nastro bianco è far cessare la violenza contro le donne in tutte le sue forme, attraverso le seguenti modalità:

Provocando ciascuno a pronunciarsi, a riflettere sulle proprie convinzioni, linguaggio e azioni.

Educando i giovani, specialmente i ragazzi e i giovani uomini, su questi temi attraverso i materiali che produciamo

Sollecitando la consapevolezza dell’opinione pubblica su queste questioni Lavorando in collaborazione con gruppi di donne, le istituzioni, i media, e altre

organizzazioni per creare un futuro senza violenza contro le donne Sostenendo le iniziative del nastro bianco con le nostre esperienze, risorse e reti

di contatti.

Letture e azioni teatrali con le donne della Rete Anti Violenza

A cura di Silvana Sonno

Una rete di donne.

Tre voci A. Una rete di donne? A. Già, una rete. Noi siamo la Rete delle donne… Ogni donna una maglia e,

maglia dopo maglia, la Rete cresce, s’allarga … A. Come quando si lavora ai ferri e si fanno le sciarpe e i golfini? B. Sì, e anche come tessere. Del resto noi donne siamo sempre state addette

alla tessitura. Noi siamo il telaio e la tela, l’ordito e la trama. A. E’ vero… anche mia nonna tesseva in casa e anche le mie zie. A noi

bambine ci raccontavano che in casa nostra il telaio delle donne c’era sempre stato.

B. Sì, le nonne, le bisnonne, e indietro indietro nel tempo tante donne. Come Penelope.

A. Penelope? … Ah, sì, l’ho sentita nominare. A scuola, mi pare. Ma che c’entra lei?

C. Penelope era la regina d’Itaca e tesseva la sua tela poi la disfaceva e la tesseva di nuovo: giorno e notte al telaio, per difendersi dagli uomini che la insidiavano e insidiavano le sue ancelle.

A. Allora la tela è un’arma? B. No, è una protezione. La tela, o la Rete come la chiamiamo adesso, serve a proteggerci, ci copre, ci scalda, ci accoglie, ci tiene vicine … A. Eh sì, ché ce n’è bisogno! Gli uomini spesso sono cattivi con le donne, sono

violenti … B. Ed è per questo che anche qui a Perugia noi donne abbiamo cominciato a

tessere una Rete contro la Violenza e la nostra Rete è diventata un progetto e il progetto una Casa di accoglienza per le donne maltrattate. Maglia dopo maglia abbiamo fatto questo.

C. C’è la Rete delle Donne in Umbria e ora anche la Rete Anti Violenza. A. E se… fosse possibile… Posso lavorare anch’io con voi? Sono brava a fare

la maglia. B. Puoi entrare tu e tutte le donne che vogliono intrecciare – che è un altro

modo di tessere – relazioni tra noi; scambiare esperienze, emozioni, desideri…fare progetti. Comunicare.

C. E’ la relazione tra donne che ci protegge. Le relazioni fanno Rete. A. Ma noi donne possiamo davvero farcela a sconfiggere la violenza su di noi? B. Certo, e ti dico di più. Noi donne dobbiamo sconfiggere la violenza su di

noi ma anche sugli altri: uomini,bambini, vecchi, stranieri, poveri, … “diversi”, come dice qualcuno. E di violenza ce n’è tanta, e sta dappertutto …

A.B.C. E cresce!!!

Silvana Sonno

Filastrocca del bum bum

Bum.

La palla tocca il palo la rete resta intatta e da una curva sale

alto l’urlo di festa dall’altra invece ringhia

acuta la protesta.

Bum. Lo sparo parte e coglie proprio la tua finestra. Si spara per far festa

se ne va l’anno vecchio tuo figlio a terra resta.

Bum.

Il gas che fuoriesce da dentro la cisterna, esplode

e all’improvviso nel fuoco che divampa si scioglie ogni dilemma:

il costo della vita, la paga che non basta, le rate da saldare, tuo figlio che non studia,

la moglie che si lagna. Stai sempre a lavorare, non fate mai una festa.

Dentro lame di fuoco la vita tua si scioglie e di tutti i pensieri solo cenere resta.

Bum.

Lo schianto nella notte e il buio presto avanza si riprende ogni cosa: luci e note di danza.

Domani una campana, con la sua voce mesta racconterà agli amici com’è andata la festa.

Bum.

Obama è presidente. si stappa lo spumante

cento neri fan festa. Altri brindano lieti alla democrazia

che governa il paese migliore che ci sia.

Bum.

Il razzo centra il tetto la vita fugge lesta

per terra dentro il sangue raggruma la minestra.

Amina, Ben, Ahmed giacciono senza sguardo.

Domani niente scuola. Che sia giorno di festa?

Bum.

Se ti metti gli occhiali Nessuno penserà che celi un occhio nero,

uno zigomo rotto e il cuore tuo ferito dall’ira del marito.

Pure se sei ammaccata sei pronta per uscire insieme a festeggiare dieci anni di martirio:

fiori doni e promesse di ritual delirio.

Bum. A noi donne si chiede di restare vicine a chi ci fa la festa, e chi guida la festa

ci vuole sempre accanto: stadio, famiglia, chiesa,

lotta,lavoro,pianto.

Noi donne siamo tante e siamo dappertutto: madri sorelle spose

suore poete e cuoche soldate e dottoresse

avvocate e cantanti

maestre ed infermiere maghe scienziate e sarte

puttane e ballerine operaie e precarie badanti e levatrici

commesse e cameriere

artiste a vario titolo signore e signorine.

Noi donne siamo tante

e siamo dappertutto …..

Bum. Bum…

E basta!!

EVENTO DANZA FINALE Danziamo tutte in cerchio Danza Sacra afro-brasiliana dedicata a tutte le

donne condotta da Francesca Borgioni.

Danziamo tutte in cerchio Danza Sacra dedicata a tutte le donne Ora faremo una danza in cerchio e invito anche le persone del pubblico a partecipare. E’ una danza sacra, sacra per il suo contenuto, sacra per come va accolta, sentita e danzata. E’ una danza dedicata a tutte le donne della terra, coreografata su una canzone che ci parla della grande Dea africana Yemaya Assessu, la madre di tutte le dee, del mare e della bellezza. Così dicono le donne che anche oggi la celebrano in Brasile con un rito sacro dove tutte si vestono di bianco. Noi con questa danza vogliamo ricordare tutte le donne che hanno sofferto, che hanno subito violenza e se c’è una Dea Madre, oltre che ad agire concretamente, la invochiamo affinché tutto finisca. Grazie.