Lezione Su San Lorenzo - Tenuta il 25/02/2004 - Facoltà di Architettura di Firenze
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UNIVERSITA DEGLI STUDI DI FIRENZE
FACOLTA DI ARCHITETTURA
Dipartimento di Progettazione di Architettura
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTURA 4B
Gian Carlo LEONCILLI MASSI
Ordinario di Composizione Architettonica
A.A.2003-2004
MODULO
TEORIE DELLA RICERCA ARCHITETTONICACONTEMPORANEA
a cura di
Bruno Mario Broccolo
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Premessa
Il tema degli interventi di queste due lezioni sono le proporzioni. La prima
dispensa ha tuttavia esaurito buona parte delle motivazioni e degli indirizziverso cui portare la ricerca. La stessa dispensa ha inoltre fornito anche un
discreto apparato illustrativo, nonch le indicazioni bibliografichenecessarie per approfondire sia gli autori trattati sia gli assi epistemologici
accennati.
Questa seconda parte intende focalizzarsi su di un unico personaggio, per
quanto riguarda le realizzazioni formali: Brunelleschi. Tuttavia Brunelleschi
viene preso come emblema, come stendardo di una koin, di tutto un
movimento filosofico e culturale che trova nella Firenze del tardo 1300 e del
primo 1400 una culla elettiva.
Guardiamo dunque a Firenze come ad una novella Atene, da dove si diparte
se non la filosofia, la grande cultura compositiva che ha costituito nei secoliun filo rosso, a cui si sono riallacciati Giotto, Masaccio, Brunelleschi,
Alberti, Bramante, Zuccari, Bellori, e poi Palladio, Schinkel, Loos, Wagner,
Terragni, Sironi, Morandi
Il nostro taglio sar tuttavia eminentemente architettonico. Occorre allora
considerare un punto discriminante. Qual infatti loggetto della
composizione in architettura? I prospetti, le piante, i percorsi, gli impianti, i
materiali? No. Oggetto della composizione lo spazio1. Dunque oggetto
della comunicazione di oggi sar s Brunelleschi, ma anche e soprattutto lo
spazio architettonico.Largomento piuttosto complesso. Cercher di semplificarlo seguendo la
traccia che segue. In prima battuta, vorrei inquadrare il significato e il peso
del concetto spazio nella cultura pre-umanistica, e di conseguenza come si
rappresentava tale spazio. In secondo luogo vorrei accennare a quale fosse
limportanza dellantichit classica. In terzo luogo vorrei evidenziare che
cosa cambia con Brunelleschi nella concezione dello spazio e nella sua
rappresentazione, analizzando alcune opere ed in particolar modo il San
Lorenzo, il Portico degli Innocenti e la Sagrestia Vecchia.
Concludo con una digressione sullo spazio nella modernit e nellattualit.
Lo spazio prima di Brunelleschi.Forse si d per scontato che siamo sempre vissuti in questo spazio, che
abbiamo sempre pensato lo spazio cos come pensato adesso, che se ne
data sempre la stessa rappresentazione. Non cos. Lo spazio trecentesco
diverso dal nostro. E diversa, diversissima la rappresentazione che se ne
d.
1Sul tema dello spazio come oggetto della composizione architettonica rinvio ai testi di Leoncilli Massi, e in
particolare aLa leggenda del comporre, Alinea, Firenze 2003
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Noi oggi interpretiamo la visione come un processo attivo in cui il cervello,
nella sua ricerca di conoscenza del mondo visivo, opera una scelta tra tutti i
dati disponibili e, confrontando linformazione selezionata con i ricordi
immagazzinati, genera limmagine visiva, con un procedimento molto
simile a quello messo in atto da un artista.
[]Proprio a partire da questa scoperta (anche se non solo da essa) e dalla serie
di riflessioni che ne sono scaturite, siamo giunti allidea che la visione unaricerca sostanzialmente attiva dei dati essenziali.2 [Neretto mio]
Occorre allora un minimo di consapevolezza storica per comprendere il
grande salto fatto dallUmanesimo e dal primo Rinascimento italiano, dai
suoi epigoni. Non ho la capacit di fare qui una disamina completa del
concetto di spazio dal mondo greco ad ora, n rientra tra gli obiettivi di
questo scritto. Rinvio ai testi di Max Jammer, di Bettini, di Panofsky e di
Wittkower per gli approfondimenti del caso3.
Lo spazio (ma a questo punto direi il mondo), che il tardo Trecento eredita
dallelaborazione filosofica precedente uno spazio teologico: teocentrico.Dio veramente il centro dellUniverso. Dio il Creatore, la Provvidenza, il
Giudice. I migliori filosofi sono tutti o quasi tutti da annoverare tra le fila
dei religiosi. Spazio, cosmo e Dio coincidono.
Le cose hanno valore prese in s. Linfinito un concetto pressocch
impensabile e se pensabile lo solo come attributo di Dio. Luomo ha
valore come strumento di Dio. E un mondo pieno di simboli, di codici.
La rappresentazione dello spazio prima di BrunelleschiCome si rappresenta questo mondo? Al proposito ho portato un po di
lucidi. Sono dipinti (affreschi, tele, pale), dagli anni 1100 al 1400. Quali
sono le cose che notate? Come vedete, le figure affollano spesso il quadro.
Da un punto di vista dimensionale oggi diremmo che sono sproporzionate.
Spesso sono organizzate secondo schemi geometrici, e altrettanto spesso
secondo schemi iconografici. Le figure appaiono rigide, bloccate, poco
espressive. Spesso sono eventi religiosi raccontati (le bibbie per i poveri)
con chiari intenti pedagogici. Spesso non vi paesaggio, non vi scena. Le
persone sono disposte su un fondo (oro per il gotico, di vari colori su
mosaico). Quel poco di scena che vi non n proporzionata n costruitasecondo una prospettiva regolare. Non vi spazio vuoto. Tutto riempito e
2Semir Zeki,La visione dallinterno. Arte e cervello, Bollati Boringhieri, Torino 2003,
3 Bettini, S.,Lo spazio architettonico da Roma a Bisanzio, Dedalo, Bari 1978
Jammer, M., Storia del concetto di spazio, con una premessa di Albert Einstein, Feltrinelli, Milano
1966
Panofsky, E.,La prospettiva come "forma simbolica" e altri scritti, Feltrinelli, Milano 1993
- ,Idea. Contributo alla storia dellestetica, La Nuova Italia, Scandicci 1952Wittkower, R.,Idea e immagine. Studi sul Rinascimento italiano , tr. it. Giulio Einaudi, Torino 1992
Contiene, rivisto ed ampliato, il famoso saggio The changing concept of proportion pubblicato con il
titolo diIl mutevole concetto di proporzione,
- ,Principii architettonici nell'et dell'Umanesimo, Einaudi, Torino 1994
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le figure devono tutte entrare nel quadro, nella scena, magari anche
deformandosi. Lo spazio vive alle spese dei personaggi.
Mi concesso di fare un salto di migliaia di km. e una piccola deviazione?
Ecco dei dipinti cinesi e giapponesi. Sono quasi contemporanei di quelli
appena visti. Solo che qui tutto giocato sul vuoto, sulla rarefazione. Una
bella differenza!
Lantichit prima di BrunelleschiLantichit classica dimenticata. Dimenticata, probabilmente, con il suo
paganesimo. Secoli di incuria e di depredazione hanno ridotto il fasto delle
costruzioni greche e romane a rovine. Roma diventata una piccola citt
basata su uneconomia agricola. Il papato stesso ha preferito emigrare (per
qualche tempo). Il Colosseo una cava di travertino a cielo aperto. Anche la
cultura tecnica andata persa. I templi, i palazzi, non forniscono nessunaindicazione alla tecnologia trecentesca. Tra laltro la trasformazione fisica
del territorio (ledilizia, soprattutto), lasciata in mano alle maestranze,
dove forse spicca qualche capomastro di valore, ma dove lindividualit
rimane imbrigliata in una visione collettiva. Le grandi costruzioni, sulla
scorta di quelle antiche, sono possibili solo a fronte di una committenza
capace di altrettanta capacit finanziaria. E tale committenza non vi pi: la
migliore la chiesa. Bisogner aspettare lemancipazione delle corporazioni
e delle signorie per tornare ad avere delle committenze che possano
competere con i modelli dellantichit.Ancora, la cultura antica non fornisce nessuno spunto perch le maestranze
sono incapaci di leggere larditezza formale greca e teconologica romana.
Lantichit un mondo muto.
Il rilievo prima di BrunelleschiIl problema del rilievo architettonico non si pone.
Primo, ammesso che il passato possa essere visto come tesauro da cui
attingere, come gi detto, non vi sono intelligenze tali da poter carpire
eventuali insegnamenti.Secondo, non vi il problema della manutenzione dei fabbricati antichi:
nessuno ha le possibilit finanziarie per permettersi tali operazioni e ancheteoricamente il problema verr posto in maniera chiara solo da Leon battista
Alberti.
Terzo (sembra banale), vi sarebbe il problema della trasmissione. La carta e
la stampa non sono stati ancora inventati e la pergamena non il supporto
migliore per le operazioni di rilievo.
Quarto, sembra che non vi siano ancora le capacit tecniche di
rappresentazione adeguate per dei rilievi funzionali. Il rilievo ancora
lontano dallessere un disegno ortogonale in scala.
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Un primo accenno di rilievo architettonico corretto comincia ad esservi nei
paesi del Nord intorno al 12004. Tuttavia questo tipo di conoscenza sembra
poi arrestarsi. Lo ritroviamo invece con tutto il suo vigore teorico, in Italia,
con lAlberti.
Il rilievo in Brunelleschi.Se vero che larchitetto un muratore che sa il latino, beh, il latino arriva
nellarchitettura con Brunelleschi. Latino ovviamente nel senso di cultura
alta, di classicit. Come ho detto in apertura intendo qui Brunelleschi come
la punta di diamante di una schiera di pensatori ed artisti eccezionali: Giotto,
Masaccio, Donatello, Alberti, Petrarca.
Voi sapete che negli anni a ridosso del 1400 Brunelleschi e Donatello vanno
a Roma. Ma perch? A fare che?
a) A recuperare le grandi idee architettoniche, il senso delle ideearchitettoniche, il tema, il soggetto principale: lo spazio.
b) A recuperare la capacit e la genialit costruttiva e tecnologica.Per quanto ne so, Brunelleschi il primo ad andare a Roma e il primo a fare
del rilievo dellantico uno strumento di conoscenza. E il primo a porsi
davanti al monumento con delle domande. Con lui credo possa dirsi nasca il
rilievo critico, selettivo.
Uso qui rilievo architettonico in unaccezione diversa che di solito si usa a
scuola. Di solito il rilievo che impariamo a scuola rilievo architettonico s,
ma solo nel senso che si applica alla materia architettonica. Ma un rilievopassivo, ri-produttivo, replicante, anestetico. Anestetico nel senso che non
pone domande: un rilievo addormentato. E un rilievo dove si mettono in
mostra le capacit grafiche dellallievo nel riprodurre un soggetto
architettonico. Il rilievo si trasforma insomma in disegno dal vero: una
natura morta. Con la sola differenza che il soggetto non un vaso di frutta
ma un edificio. Anchio ho fatto parte della schiera di studenti che si
esercita sul tema, che sta seduta sui gradini di Piazza SS. Annunziata e
conosco il fascino e linsidia del disegno ben fatto. Confesso di essere stato
un cattivo disegnatore, pochissimo affezionato a quellesercizio.
Per rilievo architettonico vorrei invece intendere qui unaltra cosa: il rilievodellarchitetto che va incontro al monumento con delle domande da porre. E
generalmente queste domande nascono quando si deve costruire realmenteun edificio: allora si guarda agli altri edifici con altri occhi (almeno cos
successo a me). In quel momento lo studio, la visita e il rilievo assumono
significati molto pi intensi. Il rilievo architettonico compositivo obbliga a
ri-progettare lopera: a smontarla e rimontarla. Per sapere come stata fatta,
la devo anche ri-fare. Io lo chiamo rilievo poietico. Sia perch veramente
un rilievo diverso dal rilievo anestetico, sia perch nel senso greco del
4James S. Ackerman,Architettura e disegno. La rappresentazione da Vitruvio a Gehry, Electa,
Milano 2003, pp. 29 e seguenti
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termine, produttivo. E ovviamente molto pi simile alle letture
compositive leoncilliane e al suo rilievo compositivo che non al rilievo
canonico, anche se non vedo perch le due cose debbano escludersi a
vicenda.5
Il rilievo obbliga alle proporzioni e alla tecnica: allaBaukunst. Il rilievo
dunque anche progetto: composizione. E il rilievo che Le Corbusier faquando si trova al Partenone o nelle ville pompeiane. E il rilievo che fanno
Choisy, Viollet le Duc. E il rilievo che fa Palladio del tempietto delClitunno a Spoleto. Se torniamo ancora indietro nel tempo, lultimo a cui
immagino posso far riferimento Brunelleschi.
Brunelleschi torna da Roma con dei temi spaziali straordinari, con una
conoscenza tecnica superiore (di molto), ai suoi possibili concorrenti, con
(probabilmente) lidea di un modulo che renda tecnologicamente superiore
il cantiere, con gli elementi sintattici per un linguaggio architettonico nuovo.
E in grado di padroneggiare tecniche di rappresentazione innovative,
dottissimo in matematica. Tutto pronto per i suoi exploits.
Lo spazio con Giotto Masaccio, Brunelleschi, Alberti, [] trovandosi tutte le cose nel disordine, il dio introdusse in ciascuna in
rapporto a essa stessa, e nelle une in rapporto alle altre, delle simmetrie. E
queste erano quanto fosse possibile, e in tute le cose che potevano
comportare rapporti regolari e comuni misure. (Platone, Timeo, 69b)
Ritengo che lUmanesimo compia un salto straordinario facendo proprio
due concetti:
1) che linfinito possibile e2) che luomo pu essere messo legittimamente al centro del mondo.Tutto nasce con una rinnovata fiducia nelluomo e nelle sue potenzialit.
Luomo al centro della scena e agisce. Le sue produzioni intellettuali
(larte) diventano valori da difendere e da valorizzare. Il mondo viene in
qualche modo de-teologizzato.
E la percezione della possibilit di uno spazio nuovo che porta ad una
nuova rappresentazione dello spazio. E la teorizzazione e
concettualizzazione di uno spazio nuovo che porta alla prospettiva.
Noi vediamo per acquisire una conoscenza del nostro mondo.
[]La sola conoscenza che valga la pena di conseguire quella delle
caratteristiche specifiche e stabili del mondo; di conseguenza il cervello interessato solo alle propriet costanti, immutabili, permanenti e specifiche
degli oggetti e delle superfici del mondo esterno, perch sono queste
propriet che gli permettono di ordinare gli oggetti per categorie. (Zeki,
2003, p. 21)6
5Cfr., per esempio, il paragrafo Imitazione poetica a p. 85 in: Leoncilli Massi,La leggenda del
comporre, Alinea, Firenze 20036
Si confronti anche con quanto affermato da Kanisza: Un risultato regolare continuer ad essere pi
soddisfacente, almeno sul piano estetico, di un risultato meno regolare; e opportune ricerche
sperimentali potrebbero forse dimostrare che esso pi stabile e piresistente alla deformazione e
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E il rapporto delluomo con luniverso che porta alla nuova spazialit.
Lo spazio non pi nemico dei corpi, ma correlato a questi. Spazi e corpi
sono ora legati in un sistema di relazioni reso intelleggibile dalle
proporzioni. Lo spazio non pi quello ottico-percettivo, ma uninfinit in
atto.
[] Nonostante lafflato mistico, questa concezione dello spazio giquella che pi tardi verr razionalizzata da Cartesio e formalizzata nella
teoria kantiana.7
Anche qui non ho le capacit per analizzare tutti i presupposti culturali che
hanno portato ad un nuovo concetto di spazio. Segnalo solo due apparenti
paradossi.
Il primo: se si scopre linfinito, la res extensa, come questo infinito puessere riportato alluomo? Tramite le proporzioni. NellUmanesimo tutto
diventa rapporto, proporzione, armonia.8
Le proporzioni sono il legante tra uno spazio illimitato e la finitezza (ma
anche la perfezione) umana. Luomo, infatti, ad immagine di Dio. Le
proporzioni sono lunico modo per rendere finito linfinito e per renderlomisurabile, intelleggibile.
Quelle cose, dunque, che sono finite, circoscritte e rappresentate con
figure, possono anche essere comprese dalla mente
Harmonices Mundi Liber V, Keplero9
Secondo paradosso: se lo spazio creato dai corpi (Masaccio), e
Brunelleschi un architetto e non un pittore, quali sono i corpi di
Brunelleschi? Quali sono gli elementi che Brunelleschi usa per creare lo
spazio?
Gli elementi fisici sono ovviamente le colonne, i muri, le cupole, i fregi. Maquesti elementi vivono solo in virt dei rapporti che intrattengono tra di essi.
Lo strumento concettuale, come vedete, sono ancora le proporzioni: unico
strumento capace di istituire relazioni comprensibili. Lo strumento
rappresentativo , ancora una volta, il disegno nel piano. Solo il disegno nel
piano figurativo consente di misurare e proporzionare.
che possiede uno status privilegiato per quanto riguarda l'attenzione, la memoria e il pensiero. in
Gaetano Kamizsa, Grammatica del vedere. Saggi su percezione e gestalt, Bologna - c19807
Erwin Panofsky,La prospettiva come forma simbolicae altri scritti, a cura di Guido D. Neri, con
una nota di Marisa Dalai, Feltrinelli, Milano 1993, p. 718
Si veda, oltre a tutti gli autori gi citati, Michael Baxandall,Pittura ed esperienze sociali nellItalia
del Quattrocento, a cura di Maria Pia e Piergiorgio Dragone, Giulio Einaudi, Torino 2001, p. 919
Si confronti il passo citato con questo: Io chiamo geometriche le figure che son tracce dei moti
che possiamo esprimere con poche parole, in Paul Valry, Eupalino o larchitetto, Edizione
Biblioteca dellImmagine, Pordenone 1988, p.39
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LarchitetturaIntorno al 1400 avviene un fatto importantissimo, una cesura
epistemologica: larchitettura passa da disciplina costruttiva ad oggetto
teoretico, speculativo. Sapete tutti che con lUmanesimo larchitettura si
affranca e diventa arte liberale. Ancora una volta, lemancipazione avviene
attraverso il calcolo, la musica, le proporzioni.Lartefice di punta sembra essere Brunelleschi, anche se la sistemazione
teorica completa data dallAlberti. Non questa la sede per evidenziare laportata del trattato albertiano e la sua radicale alterit rispetto a quello
vitruviano. Basta ricordare qui che il trattato scritto in latino ed privo di
figure. E veramente il logosspermatikos, il pensiero generativo. Leoncilli
dice: Il comporre legge formativa (Leoncilli Massi, 2003, p. 39). Se
vero, il trattato albertiano allora un testo compositivo per antonomasia:
nessuna figura, nessun ricettario: solo principi. Il Pensai et congettai
albertiano risuona lungo tutte le pagine. Il resto, il risultato formale attiene
allarchitetto costruttore, alle contingenze della singola opera, alla
committenza, al tipo di opera.Larchitettura cera anche prima del 1400, ovvio. Ma, a parte Vitruvio
(che comunque compila un manuale), non risulta che larchitettura sia stata
oggetto di una teoria, prima. I manuali e le conoscenze che si tramandano
oralmente sono volte al fare, al buon fare. Le poche nozioni estetiche sono
ricondotte anchesse nellalveo della buona pratica costruttiva.
Che cosa fanno invece Brunelleschi e poi Alberti?
Pongono una distanza: qui ci sono io, larchitetto: l, i fabbricieri, i muratori.
Altra distanza: qui c larchitettura, oggetto destinato anche alla
speculazione intellettuale l ledilizia.Brunelleschi e in seguito Leon Battista Alberti portano larchitettura nel
campo teoretico. Lo strumento principe il disegno. Il disegno nel piano.
Questo disegno astratto, sintetico, permette di fare le cose a distanza, alla
giusta distanza. Questo disegno permette di ritrarre la realt, di replicarla (la
Tavoletta del Battistero).
Alberti il primo ad usare il termine composizione, per indicare una
sistemazione armonica di vari elementi nel dipinto, e desume il termine
dalla critica letteraria e dal termine compositio.La differenza tra un buono ed un cattivo architetto la fanno le idee. E le idee
formano una teoria. O meglio: discendono da una teoria. Sicch ladifferenza tra un buono e un cattivo architetto la fa la teoria.
Il disegno architettonico, la prospettivaLa prospettiva appare come supremo paradosso: oggettiva perch riesce a
ricreare un reale talmente vero da ingannare (la tavoletta del Battistero), e,
allo stesso tempo, soggettiva, perch necessita di un punto di vista, di un
uomo, quindi.
Con il disegno in prospettiva non solo disegno lo spazio, ma le dimensionidei corpi.
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Nel sistema prospettico si ottiene la possibilit di controllare razionalmente
lo spazio: ad esempio dalla diminuzione della dimensione possibile
dedurre la distanza, un punto pu rappresentare il punto di incontro di due
rette allinfinito, in altre parole rappresentare linfinito in modo finito. La
conseguenza pi importante e fondamentale che la realt non pi un
inventario di cose, ma un sistema di relazioni; tutto visto (conosciuto) perrapporti proporzionali; la conoscenza avviene per comparatione
(Alberti)10
Riporto questo denso passo di Fanelli per due motivi. Il primo che coglie
nel giusto quando dice che la prospettiva permette di passare dallinfinito al
finito. Il punto di fuga rappresenta la padronanza, tutta concettuale,
dellinfinito.
Il secondo tuttavia per evidenziare unimprecisione: non a causa della
prospettiva che la realt non pi un elenco di cose aventi valore in s, ma
il contrario: poich la realt non pi un elenco di cose, si pu
rappresentare come sistema di relazioni, di rapporti. Se il piano figurativo
prospettico capace di assumere in s linfinito dello spazio, allora lacomposizione nel quadro figurativo pu creare lo spazio! (Il segreto della
pianta). Il piano strumento concettuale.
Il piano figurativo per lo spazio quello che la parola per la lingua.
Occorre introdurre una distinzione allinterno del disegno architettonico, a
causa della sua finalit. Il disegno brunelleschiano-albertiano asciutto: il
suo scopo quello di far comprendere ed esporre un progetto. Il disegno
non ha bisogno di ombre, colori, raccorciamenti.
Le proporzioni in Brunelleschi.Di Brunelleschi non abbiamo materiale di prima mano (disegni, testi, ecc.).
Tutte le analisi proporzionali che facciamo, per quanto corrette ed
intellettualmente oneste sono fatte, ovviamente, a posteriori. Occorre quindi
la cautela che abbiamo raccomandato la volta precedente.
I tracciati geometrici, le proporzioni, se ci sono, hanno un senso. In
Brunelleschi il tracciato regolatore o costruttivo: non si danno altre
possibilit. Brunelleschi introduce nel cantiere un modulo unico, valido perla struttura, per la forma e per i dettagli. Questa una grande innovazione
tecnologica, rispetto al cantiere medievale. Quindi possiamo scartare queitracciati che non soddisfano n un criterio n laltro. Ecco una serie di lucidi
con tracciati proporzionali applicati su San Lorenzo e sulla sagrestia
Vecchia. Come vedete, molti non hanno senso: non ci raccontano nulla. Non
sono daccordo con la griglia di p. 51, molto imprecisa. I quadrati della
griglia non sono quadrati e non servono ad impaginare nulla (finestre,
paraste). Stesso discorso per p. 58.
10Giovanni Fanelli,Firenze architettura e citt, Mandragora, Firenze 2002, p. 166
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Tutta la critica parla di rapporti di radice di due, sezione aurea e quantaltro,
ma di fatto noi vediamo dei rapporti piuttosto semplici, e a volte dei rapporti
che non sono musicali, che non sono armonici.
Occorre anche distinguere tra proporzionamento brunelleschiano e
albertiano-palladiano.Il modo brunelleschiano molto strutturale, e la sua griglia si basa
probabilmente sugli interassi degli elementi che compongono la sua rete.Fate caso a come, in onore a questa logica strutturale, la soluzione delle
ghiere degli archi sia poco felice. Guardiamo, per comparatione, a
questAnnunciazione di Piero della Francesca, o al fronte del
SantAndrea.
Quello albertiano-palladiano, pi interessato alle masse murarie, ritengo che
sia basato sulle misure nette dellambiente, sulla successione di ambienti,
alla maniera romana. Guardiamo per esempio questo disegno attribuito da
Howard Burns a Leon Battista Alberti.
In San Lorenzo le linee orizzontali della trabeazione guidano e collimano la
sommit degli archi. Vedete tuttavia che il pulvino sopra il capitello delle
colonne dellaula principale sono corrispondenti al fregio della trabeazione
che corre sopra le cappelle perimetrali. Tuttavia il pulvino, in qualche modo,
fa saltare le proporzioni della colonna.
Perch larco a tutto sesto di B? Perch non larco a sesto acuto? Perch il
tutto sesto misura. Il cerchio misura in alzato ed in pianta. Larco a tutto
sesto quindi un compasso. Larco a tutto sesto consente di ricostruire
mentalmente lo spazio. Larco a tutto sesto ha la funzione che hanno lescacchiere nei pavimenti dei dipinti coevi. Se pensate che San Lorenzo era
prevista (si suppone), con volta a botte, vi rendete conto che leffetto di tutta
questa macchina fatta di perfette relazioni matematiche avrebbe dovuto
essere maestoso. Personalmente limmagine che trovo pi rispondente a
questa matematica, la ritrovo nel SantAndrea di Mantova.
In Brunelleschi tutto connesso, ha un medio proporzionale. Guardiamo
anche al sistema delle cupole della Sagrestia Vecchia.
Facciamo anche una breve lettura comparata tra la Sagrestia Vecchia e la
Cappella Pazzi. Personalmente ritengo che la Cappella riduca a mero
discorso superficiale il rigore della Sagrestia. Ecco alcuni lucidi alriguardo.11
11Elena Capretti,Brunelleschi, Giunti Editore, Firenze Milano 2003
Gabriele Morolli, Pietro Ruschi (a cura di), San Lorenzo. 393 1993. Larchitettura. Le vicende
della fabbrica, Alinea, Firenze 1993
Umberto Baldini, Bruno nardini (a cura di), San Lorenzo. La basilica, la sagrestia, le cappelle, la
biblioteca,Nardini editore, Firenze 1984 (Edizione speciale fuori commercio)
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Lo spazio, oggi, e il mito del nuovo.Noi viviamo ancora nello spazio rinascimentale? Il nostro concetto di spazio
fermo al 1400? Occorre unaltra modalit rappresentativa? Avevano
ragione le avanguardie? I futuristi, i cubisti? I decostruttivisti, ora? Lo
spazio di Gehry veramente una nuova spazialit? O non piuttosto una
vecchia spazialit diversamente rappresentata? Parto da questultimadomanda.
Lo spazio di Gehry indescrivibile (non lesperienza dello spazio, che altra cosa): si rimane letteralmente senza parola. Lo spazio di Ghery, di
Eisenman, di Koolhas, non ha una legge formativa: non riconoscibile in
nessuno dei corpi geometrici che abbiamo studiato a scuola. Io chiamo
geometriche le figure che son tracce dei moti che possiamo esprimere con
poche parole dice Fedro a Socrate12. Ora, al di l di questo richiamo
nostalgico, effettivamente difficile descrivere geometricamente lo
spazio del Centro di Bilbao. Si dovrebbero sciorinare sistemi di equazioni
che descrivono traiettorie curve, affatto significative, per un architetto e per
chiunque altro non sia un matematico. In futuro dovremo trovare deglistrumenti, anche linguistici (delle nuove parole) per questi oggetti, o allora
questi potranno essere comunicati, solo attraverso la copia integrale, la
simulazione tridimensionale, dei replicanti architettonici.
Stiamo per passare da unestetica basata sulla riproducibilit concettuale ad
una basata sulla riproduzione fattuale, materica. Da unestetica basata
sullinformazione ad una basata sui dati: dalla lettura alla tattilit13.
Abbiamo parlato prima del rilievo prima e dopo Brunelleschi. Pensiamo
a quali problemi comporterebbe e comporter in futuro il rilievo del centro
di Bilbao. La qualit di questo rilievo dipender dalla quantit dei dati adisposizione (pi che dalla loro qualit), e dalla capacit tecnica,
computazionale, di elaborarne una sintesi. Potremo anche fare e continuare
il nostro disegno dal vero, ma non il rilievo architettonico.
Metto la buona fede e limpegno intellettuale al di sopra di ogni sospetto, di
ogni polemica, ma lo spazio di Gehry14 continua ad apparirmi come una
caverna. Una caverna linda, pulita, illuminata, riscaldata, con la musica in
sottofondo: una caverna al titanio. Ma non vi nessuna ragione culturale ed
antropologica seria per tornare in uno spazio cos. Lo spazio non
ricostruibile: si ritorna allo spazio mistico, sensibilistico. Allesterno, inchiave urbana, si pongono nel migliore dei casi come begli oggetti a cui non
importa il rapporto di consonanza con lesistente.Nessuna nuova spazialit, dunque: forse solo la rincorsa ad una spaziale
novit. Il concio di chiave proprio questo: il mito del nuovo. Sul suo altare
12 Paul Valry, Eupalino o larchitetto, Edizione Biblioteca dellImmagine, Pordenone 1988, p.3913
Cfr. Francesco Dal Co e Peter Eisenmann, Una conversazione intorno al significato e ai fini
dellarchitettura (e qualche ricordo), in Casabella, n. 675, Febbraio 2000, pp. 32-3714
Ovviamente prendo gehry come la punta di diamante di un movimento che riassumo in personaggi
quali Eisenam, Hadid, Liebeskind, ecc. E attribuisco a questi la qualifica di migliori epigoni, di
architetti di cui non condivido la poetica, ma che ritengo onesti. Perch poi vi sono gli emuli in salsa
nostrana che ne riprendono qualche stilema formale, qualche arditezza materica senza il loro rigore e
seriet.
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abbiamo sacrificato spesso la storia, la sapienza costruttiva, la figurativit,
lo spazio architettonico, larmonia15
Il mito del nuovo nasce con il Romanticismo, con il genio. Si incarna poi in
tutte le avanguardie artistiche dei secoli che seguono.
Con questa ansia del nuovo (Montanelli), si scontra, nei primi decenni del
Novecento, Severini. La sua una lotta impari: deve combattere infatti aParigi contro (tra gli altri), Le Corbusier e Ozenfant, astri splendenti del
panorama culturale e artisitico parigino. Il suo tentativo di un deciso rappel lordre, ha certamente qualcosa di stoico, ma destinato a non lasciare
frutti.16
Nonostante Le Corbusier e Ozenfant siano piuttosto scorretti nellesprimersi
e i critici de LEsprit Nouveau siano incapaci di comprendere la cultura
compositiva di Severini, questo viene alla fine emarginato e tacciato di
metafisico del numero, di neo-rinascente del peggior Rinascimento.17
Tuttavia le sue intuizioni erano giuste e giusto era il richiamo alla continuit
con la tradizione anche per produrre il nuovo. le leggi eterne della
costruzione, che ritroviamo alla base dellarte di tutti i tempi, che nonimpedisce alle epoche di differenziarsi
18(Pacini, 1972, p. 54)
Si confronti questo passo con la citazione di questo geniale neurologo della
visione, Semir Zeki.
Da un punto di vista neurobiologico, la prima parte dellaffermazione
incontestabile: possibile distinguere una forma solo attraverso un
confronto, e quindi una verifica, con un qualche modello preesistente.
[]
Quando dunque il cubismo sintetico si propose di creare forme nuove, il suo
programma pot essere attuato solo in quanto il cervello degli artistipossedeva gi lesperienza di quelle forme: nessuno pu creare o apprezzare
forme nuove posto e non concesso che quelle del cubismo sintetico
fossero autenticamente nuove e non avessero alcun corrispettivo nel
mondo esterno se stato sottoposto a una completa privazione visiva fin
dai primissimi anni di vita.19
[Il neretto mio]
A cubismo possiamo sostituire tranquillamente plasticismo.
Se non tenessimo come ferme la buona fede e limpegno intellettuale
onesto, lo spazio-tempo di Zevi, quello dei cubisti, e quello di tutti quei
tentativi artistici che hanno provato ad innestare le loro poetiche sulle ultime
scoperte scientifiche (Teoria della relativit, Fisica sub-atomica, ecc.),sarebbero da qualificare come imposture intellettuali.20
15Rimando tra gli altri, a Jean Clair, Critica della modernit, Allemandi, Milano 1994
16Sia consentito il rinvio alle pagg. 58-59 e alle note ivi presenti, inLa leggenda del comporre, di
Leoncilli Massi, dove ancora di pi chiarita la grandezza di Severini rispetto a molti epigoni del
moderno.17
Pontiggia, E. (a cura di), Gino Severini. Dal cubismo al classicismo. Estetica del compasso e del
numero, SE, Milano 199718
Pacini, P. (a cura di), Gino Severini.Dal cubismo al classicismo e altri saggi sulla divina
proporzione e sul numero doro, Marchi & Bertolli, Firenze 197219 Semir Zeki,La visione dallinterno. Arte e cervello, Bollati Boringhieri, Torino 2003, p. 11720
Alan Sokal, Jean Bricmont, Imposture intellettuali, Milano 1999
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Lo spazio che noi viviamo empiricamente euclideo: che la forza
gravitazionale pieghi o no i raggi luminosi una cosa che poco interessa
allarchitetto e ancora meno al committente. Che il concetto di misura sia
variato dopo i frattali di Mandelbrot poco cambia per il metro del muratore e
dellarchitetto. Vi , soprattutto in architettura, una certa indifferenza a
questi risultati scientifici di eccellenza. Larchitettura in pochissimimomenti arte. Piace allora pensare allarchitettura comeBaukunst, senza
mai dimenticare la prima parte della parola.