Lezione n1 - Università degli Studi di Roma Tre |...

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Prof.ssa Maria Ludovica Semeraro

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Prof.ssa Maria Ludovica Semeraro

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Viktor Frankl

Viktor Frankl è l’iniziatore della logoterapia un metodo attraverso il quale ogni persona può ritrovare il senso della sua vita facendo emergere possibilità rimaste inespresse.

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Si propone di favorire una maggiore consapevolezza di sé degli altri del mondo.

Frankl neuropsichiatria austriaco, direttore del Rotschilospital di Vienna prima della seconda guerra mondiale, essendo di famiglia ebrea, fu deportato con la famiglia e

dalla tremenda e disumana esperienza di Auschwitz creò le basi della logoterapia e le prime valide tecniche di aiuto provate e riprovate dapprima su se stesso.

Il setting logoterapeutico, a differenza di quello psicanalitico, permette di instaurare un rapporto Io-tu,

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inquadrando in una prospettiva integrale, non deterministica, le dinamiche della persona intesa nella sua interezza di

Corpo - Psiche - SpiritoL’armoniosa unità di queste 3 dimensioni viene conquistata con l’analisi esistenziale dell’ autobiografia, consentendo alla persona, di chiarire il senso-significato (logos appunto), della propria vita, nonché i valori, gli obiettivi orientativi, presenti nelle scelte e nelle decisioni personali.

Il metodo logoterapeutico:

Aiuta a scoprire i sentimenti profondi che rendono significativa la propria vita

Insegna a distanziarsi da sé con il superamento delle visioni egocentriche e l’utilizzo dell’autodistanziamento e della proficua ironia.

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Avvia un processo di cambiamento che, muovendo da uno stato di crisi, di vuoto, di solitudine, rielabora il senso dei propri fallimenti e fornisce la consapevolezza delle potenzialità latenti ed inespresse per la gestione del proprio ruolo umano, sociale ed esistenziale.

L’individuo sano, costretto anche nel più profondo degli stati di abiezione ed abbrutimento, prova, desidera profondamente trovare il senso della propria esistenza, al quale riferire il proprio compito umano quotidiano.

Tutte le alterazioni del sistema di valori, significati e scopi individuali, conducono alla patologia noogena, ossia alla nevrosi di chi, avendo smarrito il proprio senso della vita, rinuncia alla propria responsabilità ed, in definitiva alla libertà, non assumendo atteggiamenti e comportamenti positivi e propositivi nelle difficoltà.

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In altre parole, si perde, si confonde senza identità nel marasma universale e,come ritornato al caos iniziale, non stabilisce alcuna sinergia con il mondo, smarrisce il contatto, come il senso del vedere gli accadimenti, dell’interpretare gli stessi nella maniera più adeguata.

Diceva FRANKL: “ l’uomo è responsabile di quello che fa, di quello che ama, di quello che soffre.”

“Logoterapia” vuol dire “terapia mediante il significato”.

Si tratta di un approccio terapeutico che aiuta l’uomo a ritrovare il senso della propria vita.

Viene anche definita la

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TERZA SCUOLA VIENNESE

cronologicamente successiva alla psicanalisi di FREUD ed alla psicologia individuale di Alfred ADLER.

La logoterapia considera la volontà di significato

una motivazione primaria dell’uomo; infatti, ritiene che il Sé, sia radicalmente

motivato alla ricerca di uno scopo nella sua vita.

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Si tratta di un orientamento psicoterapeutico composto da un consistente apparato filosofico, le cui radici troviamo nell’esistenzialismo.

Tre le colonne portanti su cui si basa:

la logoterapia è un approccio positivo ed ottimistico in quanto cerca di potenziare le risorse dell’uomo, piuttosto che soffermarsi ad individuarne le patologie.

La fiducia nelle forze umane è infatti, un aspetto fondamentale di tale approccio, e FRANKL ha sperimentato in prima persona le sue precedenti intuizioni.

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Come ebreo, conobbe un destino di tortura ed esilio, ma la convinzione che la vita non avesse perduto il suo significato, lo aiutò a sopravvivere (così come è scritto nel testo base “Uno psicologo nel lager”).

Egli sostiene che la ricerca di significato è un aspetto primario del nostro essere ed è applicabile ovunque la volontà del significato sia repressa, bloccata od ignorata.

Con le sue teorie Frankl intende restituire all’uomo

la totalità e l’unità del suo essere:

l’uomo è un essere alla ricerca del senso della propria vita

e finchè non risponde al compito che gli é stato affidato dalla vita stessa non raggiungerà la realizzazione di sé

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Il significato della vita cambia da uomo a uomo, da momento a momento, da ogni singola ed unica situazione: in questo consiste la sfida dell’uomo.

La logoterapia ritiene che, malgrado il crollo delle tradizioni, la vita ha comunque un senso per tutti gli uomini, anche se non lo stesso, ed insegna che persino gli aspetti tragici e negativi del destino umano possono essere trasformati in prestazione, maturazione e crescita, quando di fronte ad essi si riesce ad assumere il giusto atteggiamento.

“ Chi ha un perché per vivere può

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sopportare un qualsiasi come” Nietzsche

La nostra vita va considerata come un dono ricevuto e il modo in cui apriamo questo dono ci aiuta ad accettarne il contenuto:si può gioire o soffrire, ma è sempre comunque indispensabile riconoscere l’insostituibilità e il valore del dono che ci è stato offerto.

In psicoterapia ogni sovradosaggio ha per effetto di aumentare il sentimento d’insicurezza (ho bisogno di aiuto, non posso farcela da solo) e, mentre aumenta il rimuginare sui problemi, i colloqui centrati sui problemi non fanno altro che rigirare il coltello nella piaga.

In logoterapia, invece, il terapeuta non fa la parte di uno specchio che porterebbe il paziente, volontariamente, a comprendersi meglio,ma esercita, per riprendere le parole di FRANKL,

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la funzione di un catalizzatore

per merito del quale il paziente comprende meglio le possibilità piene di significato che gli vengono offerte dal mondo.

Il terapeuta propone idee, tende non solo un orecchio, ma ciò che chiamiamo Intelligenza affettiva

sente e pensa nell’ottica del suo vis à vis, per stimolarlo a riflettere sulla sua interiorità, sui suoi valori, sui principi in cui crede.

Nella logoterapia ci sforziamo di cogliere 2 elementi positivi:

- le qualità che il paziente possiede qui ed ora e per domani;

- le possibilità di evoluzione che sonnecchiano ancora in lui e che sono già delle potenzialità.

Convenzionalmente la logoterapia

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si distingue in 2 orientamenti,che corrispondono a 2 diversi metodi

terapeutici:

a) Un primo orientamento è quello che fa riferimento a SOUCEK il quale definisce la logoterapia la terza scuola viennese la psicanalisi la prima scuola viennese di psicoterapia la psicologia individuale la seconda scuola viennese.

b) Un secondo orientamento è quello che

fa riferimento ai trattati americani, per il quale la logoterapia costituisce la terza forza in psicologia

dove invece

la prima forza fa riferimento alla psicanalisi, che considera l’uomo come un essere ricettivo;

la seconda forza fa riferimento alla terapia del comportamento, che considera l’uomo come un essere reattivo;

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la terza forza è ciò che viene chiamata psicologia esistenziale, ideata da BUHLER, conosciuta in Europa come psicologia umanistica: la logoterapia dovrebbe far parte di questa terza forza anche se, solo per il suo contenuto, va al di là; infatti, si pone l’obiettivo dell’autorealizzazione considerando l’uomo come un essere attivo.

GIAMBATTISTA TORELLOpsichiatra e sacerdote cattolico, amico per molti anni di Frankl

ha definito la logoterapia

l’ultimo sistema completo, teorico e pratico, originale, con radici antropologiche classiche e

moderne nella storia della psicoterapiabasato sui tre pilastri.

Il primo pilastro è la libertà di volontà: ciò significa libertà umana, quindi volontà di essere limitato; la libertà dell’uomo non è una libertà indipendente dai condizionamenti ma è la libertà di affrontarli, qualunque essi siano.

Il secondo pilastro è la volontà del significato: con questo concetto si intende

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che ogni uomo è animato dal desiderio e dalla ricerca di un significato; questa volontà del significato è il punto di ancoraggio e di partenza della logoterapia e ne impregna tutti i processi.

Il terzo pilastro è il significato della vita: con questo concetto invece si intende che, in tutte le circostanze, la vita umana conserva il senso che le viene dato incondizionatamente, è inerente alla sua immagine del mondo ed alla sua filosofia. La vita ha un significato inalterabile che non potrebbe essere perso in nessun modo.

FRANKLdefinisce la sua concezione dell’uomo con l’espressione “ontologia dimensionale”.

Sviluppa la concezione dell’uomo a 3 dimensioni:

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in analogia con le tre dimensioni dello spazio

lunghezza larghezza altezza

le tre dimensioni si compenetrano sia sul piano spaziale che su quello umano.

FRANKL parla di unità malgrado la diversità Frankl aveva il concetto dell’unità di anima e corpo, un’unità molto intensa, un’unità autentica, come sostiene Tommaso d’Aquino, che Frankl amava molto.

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Poi c’è il concetto di unicità di ogni persona:ogni persona è unica, non c’è mai stata prima

e non ci sarà mai dopo una persona così

Ognuno è un essere unico e irripetibile

unitàunicità

irripetibilità

a questo va aggiunta:

la trascendenza ossia il convincimento che l’uomo abbia uno spirito a lui indissolubilmente legato.Questo spirito consente all’uomo di andare al di là di sé stesso, e qui Frankl coincide con il filosofo Pascal:

“l’uomo è sempre molto più di un uomo, è aperto alle sfere superiori.”

La persona è indivisibile,

non ammette partizioni,

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non può essere suddivisa né scissa, e questo semplicemente perché è un’unità.Neppure la schizofrenia, la dissociazione mentale, porta in effetti ad una divisione della persona.Anche in riferimento a certi stati patologici, non si parla mai in clinica psichiatrica di divisione della personalità: la persona non può essere amalgamata, e questo per il fatto che non è solo unità, ma anche totalità.

Non esistono malati nello spiritopoiché lo spirito

ossia la persona spirituale non può ammalarsi

e rimane là, dietro la psicosi, anche quando e, a malapena, èvisibile all’occhio dello psichiatra.Ciò viene definito come il credo psichiatrico, una fede cioè nella permanenza della persona spirituale anche dietro la sintomatologia manifesta dell’affezione psicotica.

la psicanalisi vede l’esistenza umana come dominata

da una “volontà di piacere”

la psicologia individuale la vede come dominata

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da una “volontà di potenza”

la logoterapia vede l’esistenza umana guidatada una “volontà di significato”

Nella psicoterapia non si ha a che fare con una trasposizione a livello di dinamica affettiva o di energia istintiva,ma piuttosto con una trasformazione esistenziale.

La persona, l’ionon dipende in alcun modo dall’istinto né dal punto di vista dinamico né da quello genetico: il concetto di impulsi dell’io è in sé contraddittorio e va quindi fermamente respinto.

Occorre chiamare in campo

la “ forza dello spirito”

nei confronti dell’elemento psicofisico che solo apparentemente è vigoroso.Proprio perché la psicoterapia non può disattendere questo appello,

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si indica ciò come secondo credo,

il credo psicoterapeutico:la fede cioè nella capacità dello spirito

dell’uomo di separarsiin ogni circostanza e in qualsiasi condizione,

dallo psicofisicoe di porsi ad opportuna distanza da esso.

Lo spirituale si manifesta proprio per il fatto che la persona può distanziarsi e allontanarsi dallo psicofisico:

ex-sisterevuol dire

uscire da se stesso e confrontarsi con se stesso

solo quando l’uomo si pone a confronto con se stesso

lo spirituale si distingue dallo psicofisico.

La logoterapia ha moltissimi punti forti che meritano di essere sottolineati:

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L’atteggiamento spirituale che consente all’uomo di prendere posizione nei confronti dei condizionamenti e di non considerarsi una loro vittima impotente

L’importanza data alla relazione interpersonale

L’insistenza di Frankl sulla significatività della relazione

Io - Tu

è oggi considerata fondamentale ai fini di una relazione terapeutica autentica.

Una relazione vissuta intensamente capace di scoprire i valori può portare al processo di guarigione

Ciò significa cheil terapeuta

non è affatto un essere impersonale ma è chiamato direttamente.

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Un altro aspetto che sembra muovere attualmente sempre più nella direzione voluta da Frankl è la lettura che viene fatta di alcuni fenomeni di disagio, che vengono interpretati come conseguenza del vuoto esistenziale, del vuoto interiore della persona, orientata più verso se stessa che verso il dono di sé.

La tragica triade del nostro tempo:

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aggressione verso se stessi suicidio aggressione verso gli altri criminalità assunzione di sostanze stupefacenti tossicodipendenza

è interpretata da Franklcome conseguenzadel vuoto interiore

e della frustrazione della volontà di significato

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Fenomeni come la tossicodipendenza, oggi purtroppo così attuali, dipendono proprio

da questo:

don Picchi e don Gelmini

hanno impostato il loro intervento proprio sulla logoterapia.

Questo metodo viene applicato soprattutto negli Stati Uniti

sia alla tossicodipendenza che all’alcolismocon risultati decisamente positivi,

nel senso che la recidività è quasi nulla

L’obiettivo della terapiaè centrato sull’individuazione del significato

dell’esistenza,

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quindi, automaticamente, una volta scoperti questi valori

l’uso di droghe non ha più senso.

La logoterapia ha tante applicazioni:

nella formazione

nella prevenzione nell’educazione alla pace nella scuola nelle turbe psichiche

è preventivanelle crisi di vita e familiari

è terapeuticanelle nevrosi

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è psicoterapia di supportonelle psicosi

negli stati gravi di shock e sofferenza

è “cura medica dell’anima”I metodi di intervento

sono molti e hanno un determinatore comuneche è l’appello alle forze interiori dell’uomo,

alla sua capacità diautotrascendenza e autodistensione

La differenza che esiste tra la logoterapia e la maggior parte degli altri metodi terapeutici è che essa si richiama alla parte sana dell’individuo che, rafforzata, può sconfiggere la malattia.

la logoterapiaè la psicoterapia che dà maggiore rilievo

alla dignità umana:

anche il volontariato è una risposta alla ricerca di significato

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la logoterapia di Franklè tesa alla prevenzione del disagio e alla

promozione della salute

Sappiamo che il 20% delle nevrosi oggi sono

noogene e in questi casi il lavoro impostato

nell’ottica logoterapeutica dà ottimi risultati

Ai giorni, nostri dice Frankl,

l’educatore incontra abbastanza frequentemente

la volontà di significatosotto forma della sua frustrazione

La frustrazione sessuale

o, più generalmente, della tendenza al piacere non è la sola:

esiste anche una frustrazione esistenziale,

come viene chiamata in logoterapia,cioè il sentimento di mancanza di significato

della propria vita

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Un tale sentimento di mancanzaprevale oggi sul sentimento di inferioritànell’eziologia delle malattie nevrotiche.

L’uomo non soffre tanto del sentimento di essere meno capace di un altro, ma piuttosto del sentimento che la propria esistenza non ha alcun senso.

Una tale frustrazione esistenzialeè patogena

possibile causa cioè di frustrazione sessualetanto incriminata a tal proposito.

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L’uomo dilaniato dalla frustrazione esistenziale non trova nulla che possa permettergli di riempire il suo vuoto esistenziale.

Schopenhauer riteneva chel’umanità oscillasse perennemente

tra il bisogno e la noia

Oggi noi educatoriabbiamo a che fare più di sovente con la noia che con il bisogno, compreso il sedicente bisogno sessuale.

le persone psichicamente labilisoffrono per la mancanza di un senso nella vitacontinuano a ruotare intorno ai loro problemi

senza riuscire a guardare

al di là di se stessechiudendosi così in un circolo vizioso

che non consente loro di uscire dalla propria sofferenza.

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Franklha messo a punto alcuni interventi

capaci di spezzare questa spirale negativae ritrovare il senso della vita

I due interventi principali sono:

la dereflessionee

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l’intenzione paradossa La dereflessione si utilizza quando il pensiero è troppo focalizzato su un solo problema, col risultato di farlo crescere e dilatare fino a non riuscire a vedere altro che quello.Con la dereflessione il paziente viene invitato concretamente, aiutato a pensare ad altre cose.Questa tecnica può essere usata con successo in campo sessuale, sempre che non siano presenti alterazioni neurologiche.

Con l’intenzione paradossa la logoterapia opera in maniera non troppo dissimile e porta il paziente a desiderare in maniera appunto paradossale, sia pure per un tempo brevissimo, ciò di cui ha paura e che di conseguenza non riesce a raggiungere: una tecnica che deve molto al ben noto senso dell’umorismo di Frankl, ma che ha migliorato notevolmente la situazione di pazienti affetti da lunga data da nevrosi ossessive.

Tra i compiti fondamentali di un logoterapeuta

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c’è sempre quello di rendere il paziente che soffre

nuovamente capace di vivere, essere attivo e godere la vita.

Franklindividuò anche un altro compito:

aiutare ad acquisire la capacità di sopportare la propria sofferenza

Capacità che consiste essenzialmentenella realizzazione dei valori di atteggiamento;anche la sofferenza infatti può dare ad una vita

la sua pienezza di significato.

Non si tratta di una possibilità qualsiasi,ma della possibilità di realizzare il più alto

valore,

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dell’occasione di attuare il significato più profondo.

Il modo in cui l’uomo sopporterà una sofferenza inevitabile,

racchiude una possibilità di significato dell’esistenza.

Frankl

prende le mosse dall’ “homo sapiens”e distingue:

l’ “homo amans”, che trova il senso della propria vita negli incontri e nelle esperienze d’amore;

l’ “homo patiens”, che può realizzarsi anche nel peggior insuccesso personale, nel destino più disastroso.

Il che non significa prendere su di sé una sofferenza superflua, ma accettare una sofferenza non evitabile in modo nobile e coraggioso.

Diceva Frankl:

“la sofferenza è la più grande dignità dell’uomo

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Non capiremo mai l’uomose non lo riferiamo all’istanza ultima, cioè

a Dio”

È ciò che lui definiva autotrascendenza,andare cioè al di là di se stessi.

Molte cose coincidono col pensiero cristiano! Questa coincidenza della visione cristiana con la visione frankliana ha fatto sì che molti sacerdoti siano interessati a lui, (coincidenza che non ha riguardato solo situazioni personali, in quanto sua moglie è cattolica), ma sostanziali, di pensiero.

Logoterapiavuol dire quindi

terapia dello spirito

L’Analisi Esistenzialeconsiste in un richiamo al dovere:

l’uomo è posto di fronte alla sua coscienza morale

e alla sua responsabilità di ente liberoper ritrovare da solo e in se stesso

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la guida alla maturità e alla salute.

Lo spirito sovrasta l’anima:

questo è il concetto fondamentale della logoterapia,che significa

considerare e curare la personapartendo dall’alto di quella piramide a strati

che ne costituisce la strutturae il cui strato inferiore è l’istinto.

Scopo di questa cura medica dell’animanon è tanto evitare la sofferenza,quanto rendere capaci di soffrirla

mediante il superamento psichico e religioso dell’inevitabile.

La nevrosi intesa come restringimento o come smarrimento

dell’essere-nel-mondo

non deriva secondo Frankl dal conflitto degli istinti, ma dal restringimento,

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perciò la cura della nevrosi consiste:

- nell’aiutare il nevrotico a ritrovare se stesso

- nel punto in cui si è esistenzialmente smarrito,

- nel renderlo consapevole delle sue umane possibilità,

- nel renderlo persuaso che la vita ha sempre un significato

e che egli,seppure limitato dalle costrizioni della

propria naturae del proprio destino biopsicosociologico,

è pur sempre libero di scegliere una soluzione.

Ogni psichiatra

conosce la drammaticità e la frequenza con cui

molti pazienti

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esigono risposte esaurienti all’angosciosa domanda sul senso della vita.

In tale domanda si cela tutta la disperazione di un uomo

che vede la sua vitainutile vuota assurda

e quindi sente il bisogno effettivamente metafisico

di avere la certezza che vivere ha un significato

e che non è solo,

come dice Sartre“una passione inutile”

Chiedersi quale sia il significato della propria esistenza

non è sinonimo di malattia né segno di debolezza.

Tra tutti gli animalisoltanto l’uomo ha la capacità di formulare

questo interrogativo,perciò chiedersi quale senso abbia la propria

vitavuol dire appunto che si è veramente e

pienamente uomini,dice Frankl,

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ed è espressione di ciò che nell’uomo vi è di più umano.

La logoterapiaoltre ad essere una tecnica psicoterapeuticaè anche un aggiornamento antropologico;

l’uomo viene considerato nella sua individualità,

articolata in una unità tridimensionale di:soma psiche spirito

Anche in condizioni patologiche:dietro ogni malattia psichica infatti, anche la

più grave,resta sempre, e non può non restare,

una inviolata e inviolabile umanità.

La rivalorizzazione di questa dimensione spirituale,

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troppo spesso trascurata,sia nel materialismo dell’esistenzache nel tecnicismo della medicina,

nobilita e illumina la scienza medicarestituendola al ruolo tradizionale

di arte e insieme di solidarietà.

La logoterapiatrova la sua indicazione di eccellenza in quelle

nevrosiche hanno alla base un conflitto spirituale,

prodotto cioè da una frustrazione esistenzialeche, di per sé non patogena, può però

diventarlo:un dolore da accettare

una solitudineuna menomazione

una difficoltà qualunque…

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L’uomo che soffreè valido a condizione che il sofferente

veda nel dolore quasi un mezzo ulterioreper capire e chiarire il suo scopo nella vita

e che avverta nel suo spazio interno la presenza di Dio

e la consapevolezza che la propria esistenzaè un continuum senza fine

verso l’eternità e verso l’esistenza del prossimo

La logoterapiapur non rifiutando l’attacco terapeutico

a livello somatico e psichico,ma anzi ammettendolo ed incoraggiandolo

quando sia necessario,si appella allo spirito dell’uomo

spingendolo ad una reazionedi fronte alla sua individuale e particolare

situazionedi “uomo nella malattia”.

La cura agiscesvincolando lo spirito dal corpo

e restituendogli una sorta di indipendenza dalla malattia

Dice Frankl:

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“Io mi appello, non a quanto c’è di malato nell’uomo,

ma a quanto di uomo resta nel malato; talvolta basta indurlo a sorridere perché

cada il vento dalle vele della sua angoscia.”

Frankl è cresciuto nel clima viennese di Freud e Adler, ma si è formato attraverso la terrificante esperienza di ebreo detenuto nei campi di

concentramento, dove perse la sua famiglia.

Il suo libro “Uno psicologo nei lager” costituisce un esempio pratico di applicazione clinica della logoterapia:

vivere e soffrire;sopravvivere e trovare il senso di questa

sofferenza.

I prigionieri che preferirono il suicidio alla tortura,

chiarirono a Frankl

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il valore della responsabilità,che è il contrassegno essenziale dell’esistenza

umanae a cui è impossibile, oltre che patologico,

volersi sottrarre.

L’uomo è un essere libero e responsabile

La teoria di Frankl è una convincente dimostrazione del valore della spiritualità umana, oltre che una conquista culturale che arricchisce e nobilita l’intera umanità.

Inoltre, è un messaggio valido per tutti,che tutti farebbero bene a recepire:

è quello che Frankl ripete con le parole di Kierkegaard

“la porta della felicità si apre verso l’esterno:

chi volesse aprirla spingendola verso l’interno

non farebbe altro che chiuderla sempre di più.”

Franklè stato sempre un dissidente,

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un dissidente di grande coraggio:si separò dalle teorie di Freud

pur continuando a difendere e ad apprezzare la parte salda della psicoanalisi;

si avvicinò ad Adler che era un socialista forte e un grande idealista

Franklin certe cose lo seguì, si occupò molto dei

giovani in crisi.Poi però si rese conto che Adler

era parziale nella sua valutazione delle cose umane,

nel suo eccessivo apprezzamento della volontà di potenza,

e alla fine si separò anche da lui.

Fin da giovanissimo Franklha avuto la chiarezza, la sicurezza, il coraggio

e la capacità decisionale necessari per prendere le distanze da quei grandi.

Fu una questione di idee ma anche di personalità:

egli è una colonna portante della cultura del XX secolo,

ha avuto intuizioni geniali sia in psichiatria che in antropologia.

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La logoterapia

vede l’uomo come un essere tridimensionale costituito da:

SOMA, PSICHE e SPIRITO

Il piano somatico nell’uomo si definisce facilmente: vi appaiono tutti i fenomeni fisici. Comprende la vita organica nelle cellule, le funzioni biologiche e fisiologiche dell’insieme del corpo compresi i processi fisico-chimici. Inoltre le sue disposizioni, e cioè: stato d’animo, sensibilità, pulsioni, istinti, desideri e affetti.

Il piano psicologico considera i modelli di comportamento acquisiti, i condizionamenti sociali e tutto il cognitivo come tutto l’emotivo.

Il piano spirituale considera l’intenzionalità, gli interessi verso gli oggetti, la creatività, la religiosità, l’etica, cioè la coscienza morale, il senso dei valori, l’amore.

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Gli esseri umanivengono classificati tenendo conto delle

dimensioni appena descrittementre, le forme di transizione possibili,

sono definite dalle seguenti combinazioni:la pianta - l’animale - l’uomo - il corpo

l’animale - l’uomo - il corpo - lo psichicol’uomo - il corpo - lo psichico - la mente

La dimensione spirituale in logoterapia viene definita anche:

dimensione noetica (dal greco nous = mente)

Le altre due dimensionila somatica – la psicosociale

l’uomo le condivide con gli animali

Frankl,tenendo conto della dimensione noetica

dell’uomo,definisce la logoterapia

una psicoterapiache parte dallo spirituale per raggiungere

lo spirituale.

Franklha il merito

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di aver integrato gli aspetti specificamente umani dell’esistenza umana

alla psicoterapia tradizionale,che era fino ad allora una psicoterapia priva di

attenzione alla mente.

Solo se la dimensione spirituale entra nel campo

dell’ osservazioneè possibile cogliere l’uomo nella sua vera

essenza.

La psicoterapianon è priva di ambiguità e contraddizioni

e deve evitare di perdersi nei meandri delle interpretazioni psicologiche.

La logoterapia

tende ad evitare questo errore e per riuscirci,prende in considerazione la dimensione

spirituale dell’uomo,dimensione essenziale anche se non unica.

Non trascura lo psico-sociale ed il fisiologico,ma lo scopo prioritario è quello di scoprire

quanto si possano mobilitare le forze spirituali dell’uomo:

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per far cessare le frustrazioni spirituali

per porre rimedio ai disordini psichici

per alleviare le sofferenze psico-somatiche

In 70 anni di ricercala logoterapia scopre l’impegno

esistenziale

Ogni paziente va curato sul piano della sua esistenza, lì dove si manifestano i suoi disordini.

- Sul piano somatico c’è bisogno di ricorrere ai medicinali, all’elettrochoc.

- Sul piano psichico bisogna ricorrere alla catarsi liberatoria, agli esercizi di terapia del comportamento, ad una strategia di dosaggio delle rilevazioni per risolvere i problemi, alle tecniche di rilassamento.

- sul piano spirituale occorrono altre terapie.

L’importanza di distinguere

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la dimensione psichica dalla dimensione noetica e somatica

è fondamentale

risulterebbe sbagliato ritenere che l’uomosia composto dagli elementi fisici, psichici, spirituali riuniti,perché all’interno di questa unità/totalità l’aspetto spirituale si scontra con

quello fisico e psichico, quindi la dimensione psichica e quella spirituale entrano in contatto ma non coesistono bene, perché spesso sono in conflitto ed antagonismo.

Il lavoro di logoterapiatiene conto di tali antagonismi,

ed al riguardo sono stati individuati4 criteri descrittivi:

- fatalità e libertà- recettività e carattere inalterabile- orientamento secondo il piacere e

secondo il senso- carattere e personalità

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Se si proietta la seconda dimensione sulla terza, o viceversa,si formeranno delle immagini dell’uomo fortemente falsateche condurranno alle seguenti deformazioni:

pan-determinismo – chi nega la libertà spirituale dell’uomo è costretto, di conseguenza, a definirlo schiavo del suo destino.

psicologismo – chi perde di vista il carattere inalterabile dell’esistenza spirituale vedrà nell’uomo solo una macchina psichica ricevente.

riduzionismo – chi misconosce l’orientamento dell’uomo verso un significato sarà tentato di interpretare ogni motivazione come semplice espressione di un bisogno istintivo.

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collettivismo – chi ignora la personalità individuale si metterà subito a giudicare l’individuo in funzione solo del suo tipo caratterologico.

LA DIALETTICA:fatalità e libertà

La psicoterapia si sviluppò all’inizio del XX secolo basandosi sull’idea che la qualità della vita dell’infanzia determina, insieme ad altri fattori, la vita intera dell’individuo.Questa concezione determinista si rifà al Naturalismo del XIX secolo, secondo il quale, l’uomo era in una condizione di dipendenza ed insignificanza, come se fosse un

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minuscolo ingranaggio nel funzionamento inesorabile di un puro meccanismo.

I progressi della tecnica dell’inizio del 1900,contribuirono a rafforzare il sentimento di

abbandonoe si affermarono concezioni di pensiero

secondo le quali gli uomini erano considerati programmati

diretti da condizionamenti memorizzati automaticamente.

Nello stesso periodosi afferma una concezione opposta,

la filosofia dell’esistenza,che si distingue in due filoni:uno basato sullo scetticismo;

ed un secondo basato sull’adesione positiva alla vita,

in cui si collocano le radici teoriche della logoterapia.

Tra i pionieri della psicoterapia, FRANKL è stato il primo a considerare la

libertà spirituale

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il fattore attraverso il quale l’individuo, sebbene non abbia la libertà di sfuggire a qualcosa, ha invece la libertà nei confronti di qualcosa cioè, la libertà di prendere posizione nei confronti di tutte le influenze esistenti, di accettarle o di rifiutarle, di seguirle o di resistervi.

Vediamo ora ciò che la logoterapia intende per libertà.

L’angosciaÈ uno stato penoso

composto dal sentimento di essere personalmente minacciati.Il sentimento di angoscia,

quando si è insinuato nell’individuo,non può essere eliminato con la sola volontà:

essa risiede al livello della seconda dimensione,

ma in relazione con quella somatica (battiti del cuore, pallori, tremori).

Invece al livello della terza dimensione, quella spirituale, si trova la possibilità di scegliere e ciò è una posizione di libertà. Così, se non si è liberi dalle angosce, si è liberi malgrado le angosce.

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Secondo FRANKL l’educazione ricevuta ed i condizionamenti subiti nell’infanzia influenzano senz’altro l’individuo, ma questa influenza non deve essere considerata onnipotente in quanto, ad un certo momento dello sviluppo, ognuno ha il potere di educare se stesso con un processo di autoeducazione.

Se la dimensione somatica e quella psichica possono scavalcarsi o sincronizzarsi in un parallelismo psicofisico, la terza dimensione, quella noetica, permette all’individuo di essere capace di rispondere liberamente alle condizioni che il destino gli impone e di essere responsabile del tipo di risposta.

Se in un momento preciso per l’individuo non c’è possibilità di scelta, non c’è neanche una colpa; ma, nel caso in cui possono essere fatte delle scelte, l’individuo ne è responsabile.Una scelta può essere

considerata sbagliata ed inadeguata ma, il concetto di giusto o sbagliato, come quello di topico o inadeguato non sono facili da definire.

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La logoterapia sostituisce queste nozioni con quelle di conformità più o meno grande al significato che viene dato ad una determinata situazione; lo sbaglio sarà dunque, la scelta effettuata contro il significato.

In psicologia prevale, frequentemente, l’ideologia della vittima, che è la propensione a reperire alibi psicologici, criticando le dipendenze alle quali l’individuo si lascia andare; tale concezione non è apprezzata in logoterapia, in quanto, l’uomo non è concepito come vittima del proprio destino ma come co-produttore, in quanto

il destino non può mai spiegare totalmente il comportamento di un uomo.

Nell’ideologia della vittima si ritrova la concezione del pan-determinismo, secondo il quale l’individuo è puro prodotto dell’eredità e dell’ambiente, schiavo a vita dei suoi condizionamenti (homo automatus); in realtà c’è sempre una variabile personale in un’organizzazione non statica ed una piccola dose di imprevisto in ogni vita umana.

Il determinismo si pone la domanda: - Cosa determina i sentimenti e le azioni di un

individuo?-

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La logoterapia ne inverte i termini: -Da dove proviene questa rimanenza

irriducibile di indeterminazione, sempre presente, anche nella disperazione e nella

malattia?-

La risposta è nella dimensione noetica, che prevede per l’individuo la possibilità di sfidare il destino, di prendere un po’ di distanza dai suoi stati interiori, di resistere alle circostanze esteriori o di accettarne i limiti.

Sul piano psicologico tale libertà non esiste; nessuno può scegliere i propri stati (angosce, collere, pulsioni, condizionamenti, impronte sociali).

Chiunque limiti lo spirituale allo psichico, come fa il pan-determinismo, toglie all’uomo la

responsabilità verso se stesso e lo lascia in balia del proprio destino.

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La logoterapia riconosce all’individuo anche quello psichicamente disturbato, la propria libertà spirituale. Il paziente è corresponsabile della propria guarigione come della distruzione della propria esistenza; nel percorso terapeutico vengono proposti aiuti concreti, ma la responsabilità è sempre attribuita al paziente. Quindi, la guarigione non è una cosa che si produce, ma che viene agevolata, essendo tributaria delle difese immunitarie del corpo e dello psichico, ma soprattutto delle disposizioni spirituali che contribuiscono a questa guarigione.

Una delle regole fondamentali della logoterapia è:

“ dategli il vostro aiuto,non toglietegli la sua responsabilità”.

Purtroppo, nella psicoterapia, si verifica spesso il contrario: si dà poco aiuto perché un terapeuta procede in un modo strettamente non direttivo, nascondendosi dietro ad una maschera impenetrabile, muto, senza fare commenti, mentre così deresponsabilizza il paziente, conferendogli lo status di vittima impotente.

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In logoterapia, bisogna proporre aiuti concreti, ma la responsabilità deve essere attribuita al paziente.

LA COSCIENZAORGANO DI SIGNIFICATO

Nell’antagonismo tra psichico e spirituale, tra destino e libertà, tra fatalità e scelta, la logoterapia fa riferimento allo spirituale, alla libertà ed alla scelta.La libertà suppone possibili scelte; la scelta presuppone la conoscenza di ciò che può essere sensato o insensato. Per assicurare questa conoscenza occorre un organo di significato che è la coscienza.

Ciò che la coscienza rivela è un significato trans-oggettivo, che permette all’individuo di riconoscere i valori di questo mondo, di conservarli e moltiplicarli; il contrario di un significato soggettivo. Il miglior criterio per decidere secondo coscienza è quello di far

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riferimento ad un significato obiettivo che impone un orientamento finalizzato a cogliere il significato della situazione.

Infatti, due individui posti nella stessa situazione la percepiscono con due situazioni esistenziali diverse, individuali. Al riguardo FRANKL parlava del significato da scoprire in ogni caso, come di una cosa unica nello stesso tempo ed unica nella specie.Sul piano noetico la libertà interiore è anche la libertà nei confronti della coscienza, ma non la libertà nei confronti della voce interiore della coscienza.

In psicologia, per molto tempo, la coscienza è stata denominata Super Io, ma tale denominazione, secondo FRANKL, è illegittima in quanto il Super Io, come definito da FREUD, rappresenta l’eredità globale dei costumi, delle norme, quindi delle idee tradizionali che genitori, maestri, autorità civili e religiose hanno imposto durante la crescita.

La coscienza, invece, è preliminare ad ogni morale ed agisce per favorire la comprensione dei valori che ognuno di noi, intuitivamente, si porta dentro.

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È l’intuizione etica, incosciente in origine, un elemento fondamentale del nostro bagaglio esistenziale.

In generale il Super Io coinciderà con la voce della coscienza ma, mentre il Super Io si regola secondo leggi trasmesse e codificate, la coscienza, invece, si regola in funzione di una situazione specifica.

Nell’ambito della psicoterapia, la problematica del Super Io è facilmente riconoscibile e perfettamente delimitata nei confronti dei computi della coscienza.

Il paziente che si tormenta chiedendosi ciò che la gente pensa di lui e come lo giudica interroga il suo Super Io; chi, invece, davanti ad una decisione da prendere, cerca di sapere

che senso ha tale cosa o tale altra cosa, dialoga con la propria coscienza.

LA DIALETTICARECETTIVITÀ-INTEGRITÀ

FRANKL fonda le sue considerazioni sul presupposto che l’uomo può ammalarsi sul

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piano somatico e psichico, ma non nella sua dimensione spirituale.

La dimensione noetica dell’individuonon può essere persa:

latente nel bambino, semplicemente non ancora sviluppata, all’immagine del linguaggio, virtuale, già programmato nel neonato e non ancora sviluppato.Questa dimensione sussiste nell’uomo distrutto dall’età, mentalmente rovinato, oppresso solamente da una serie di fattori biologici distruttori, sussiste nello schizofrenico, anche se limitata da ostacoli neurochimici, è sordamente presente nel drogato.

Il fatto che la spiritualità dell’uomo sia sempre potenzialmente presente

garantisce la sua intangibile dignità.

Quando la dimensione noetica di un individuo è a riposo, cioè quando l’incoscienza, l’immaturità, la malattia la tuffano nel buio più profondo, nessuna logoterapia può essere di aiuto; in tutti gli altri casi può essere praticata.

Nella dimensione psichica, come anche in quella somatica, ci sono

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stratificazioni quantitative che pongono gli stati psichici e fisici tra i due poli di una linea continua. Sono tutte le sfumature tra: malato ed in buona salute; anormale e normale; tra non perturbato e perturbato.

Nella dimensione spirituale si tratta invece di disponibilità quantitativa tra due estremi: fortemente aperto e bloccato.

Mentre in campo psichico ed anche in quello somatico, in presenza di una grave malattia, di una difformità o perturbazione, viene attuato un accompagnamento terapeutico, nella dimensione noetica, invece, la perdita di disponibilità rappresenta l’unica controindicazione importante per la logoterapia, in quanto, tale condizione non consente di raggiungere la persona spirituale alla quale si indirizzano le argomentazioni e gli appelli dell’intervento terapeutico.

Nello psicologismo è solo sul piano psicofisico

che ogni distanza dalla norma è sintomatica;

sul piano spirituale, al contrario, è messo al centro tutto ciò che c’è di unico e non

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misurabile e che, in ogni individuo, prende forma.

Orientarsi nella dialettica del piacere e del senso

Il concetto di motivazione è l’elemento centrale della logoterapia mentre, negli altri orientamenti della psicoterapia è centrale il concetto di felicità inteso quale soddisfacimento dei bisogni.

Nella dimensione noetica dell’uomo, la felicità è intesa quale risposta interiore

ad un significato.

Da molte ricerche effettuate nel campo della logoterapia, è emerso che gli esseri umani sono pronti ad affrontare delle rinunce e, addirittura, in caso di necessità, lasciare insoddisfatti i propri bisogni rispetto alla realizzazione di un compito che abbia un senso.Nulla compensa un fallimento nella ricerca del significato; in tale ambito il benessere fisico e morale hanno un ruolo secondario.

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È necessario, a questo punto, focalizzare l’attenzione sul significato di felicità e, per fare ciò, è necessario accennare come in Europa, la psicologia e la psicoterapia si siano andate affermando come scienze.

Le scienze psicologiche si svilupparono nella prima metà del XX secolo, quando la situazione socioeconomica è stata caratterizzata da

guerre, crisi economiche, disoccupazione di massa, povertà.

Gli uomini dell’epoca, apparentemente, desideravano un’unica cosa:

la felicità intesa come liberazione dai bisogni legati alla sopravvivenza.

La psicologia non poteva certo contribuire a modificare i fattori sociali dell’epoca ma, nel proprio campo, si orientò sul problema della liberazione dai malesseri interiori.

Fece sua la tesi della “felicità con la liberazione”, con l’obiettivo di liberare l’uomo dai suoi blocchi interiori, dal peso

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delle paure nei confronti dell’autorità, dai suoi condizionamenti esteriori e di vivere la propria vita nel soddisfacimento dei propri bisogni.

Quando, dopo la seconda guerra mondiale, sviluppo e benessere si andarono diffondendo nei Paesi industrializzati, i bisogni che avevano caratterizzato la prima metà del ‘900, si andarono modificando.Cambiarono le condizioni economiche ed anche i costumi sociali (liberalizzazione sessuale, tempo libero, accesso alla cultura), ma la felicità prevista non arrivò, e ciò rese necessario rivedere la tesi psicologica tradizionale, secondo la quale, la felicità risiedeva nella liberazione dal bisogno.

FRANKL, già negli anni ’30, aveva focalizzato l’aspetto che l’uomo non deve sapere solo “di cosa vivere”, ma che egli ha bisogno di sapere

“per cosa vivere”, quali sono le ragioni del suo vivere.

Rispetto a questa problematica si presenta chiaramente un antagonismo noopsichico, fondato sull’opposizione tra:

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il principio dell’omeostasi ed il principio della noodinamica.

Il principio dell’omeostasi, sul piano bidimensionale comune all’uomo ed all’animale, è quello secondo il quale il bisogno primario o un desiderio istintivo crescente (es. la sete, la fame, il freddo, il bisogno di sicurezza) spinge allo sfogo ed alla soddisfazione, perché un essere vivente ritrovi il suo equilibrio interiore.

Il mantenimento dell’equilibrio interiore è quindi

la forza di motivazione primaria: senza la presenza del malessere, provato

all’interno e provocato dall’esterno, nessuna azione potrebbe essere prodotta.

Questo principio di autoregolazione ha pieno valore nel mondo animale, ma,

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applicato all’essere umano risulta essere limitato, in quanto, non considera l’aspetto

spirituale.

Il principio della noodinamica concepisce l’individuo come situato su una curva di tensione tra l’essere ed il dovere, intendendo per l’essere la situazione presente (nel mondo ) e per il dovere una situazione che è stata modificata (poco o tanto), in maniera costruttiva e senza un’ingiunzione esteriore.

La capacità di individuare e riconoscere un obiettivo che ha un senso e che merita di essere realizzato viene percepita al livello del conscio.

Si può definire l’essere come l’oggetto reale temuto

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ed il dovere come l’oggetto ideale intuitivamente anticipato.

Si descrive così la curva noodinamica tra il reale e l’ideale.Questo rapporto di tensione si modifica in modo naturale da un momento all’altro della vita e,

addirittura, da un giorno all’altro; è raro che il dovere sia totalmente realizzabile ma, dà alle azioni umane, la loro direzione.

Nel principio della noodinamica, un valore ricevuto dal mondo esteriore interviene sempre, come il dovere indica; al contrario il principio dell’omeostasi riguarda solo l’ego.La cosa straordinaria è che entrambi questi aspetti sono presenti nell’uomo.

Al livello psichico, l’aspirazione al piacere ed all’equilibrio degli

istinti.

Al livello spirituale, la ricerca di un significato e di valori da

realizzare.

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Dal punto di vista della logoterapia la volontà del significato è la motivazione primaria ed originale dell’uomo; se non è presente l’uomo contratta il male di vivere.

Poiché sulla curva della tensione noodinamica si sorpassa l’ego, l’individuo deve possedere necessariamente la facoltà di andare oltre se stesso.

FRANKL chiamava questa facoltà la facoltà dell’autotrascendenza che, dalla

logoterapia, è considerata la principale finalità umana.

Essa costituisce il potenziale specificamente umano, la capacità di pensare al di là di se stessi, di esistere, di agire non solo per se stessi, di esistere per qualcosa o per qualcuno, nella realizzazione di un compito o la sollecitudine per altri.

Nessuna scuola di psicologia, prima di FRANKL, aveva considerato che, quello che per l’uomo è essenziale, potesse situarsi al di fuori di lui.

In tutte le altre teorie psicologiche, il concetto di motivazione gravita

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intorno all’ego umano.

La psicologia del profondo (analitica) mira alla conquista del massimo piacere attraverso la soddisfazione dell’istinto.

La terapia del comportamento tende alla ricompensa ed alle lusinghe (rafforzamento dei legami sociali).

La psicologia umanistica tende all’autorealizzazione.

Per la logoterapia, questi orientamenti, danno una rappresentazione totalmente egocentrica dell’uomo, la cui retroazione, ad un’epoca narcisistica come quella attuale, non produce nulla di buono e non tiene conto che l’essere umano è soprattutto mente.

È particolarmente pericoloso il riduzionismo che, generalizzando il vecchio principio

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dell’omeostasi, tenta di catalogare ogni azione umana orientata verso un senso come provenendo dal principio del piacere; infatti, con schemi interpretativi che negano il significato e che privilegiano la motivazione di trovare il piacere ed evitare il dispiacere, si arriva a togliere valore a tutti gli ideali di natura spirituale.

Studio di un casoLo studio di un caso scelto come “caso specifico” dimostra che a volte, nella pratica, bisogna impedire lo sviluppo di ulteriori disturbi e, quindi, l’idea dell’uomo che diamo alla persona con cui si lavora è di grande importanza: faccio l’esempio di un caso di nevrosi che possono essere determinate da vari fattori.

Generalmente nei casi di studio si osservano due tratti caratteriali:

una forte tendenza al sentimento di insicurezza;

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una sospensione della riflessione su un solo punto.

Tendenze al sentimento di insicurezza

L’interiorità del nevrotico non soffre di nessun blocco e rimane disponibile senza limitazioni.

Le sue facoltà intellettive non sono alterate ma, il paziente non ha fiducia nella sua intelligenza.Gli manca la sicurezza di essere in buona salute, dubita di tutto e soprattutto di se

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stesso, vive nell’insicurezza profonda, si sente incapace e crede di fare solo aberrazioni.Anche se valuta perfettamente il carattere irrazionale di tali sentimenti, senz’altro negativi, li prende sempre sul serio; sfugge costantemente da qualcosa, e questo qualcosa costantemente lo riprende, tanto che finisce per odiarsi, cosa che lo indebolisce ancora di più. Si introduce nel circolo vizioso della mancanza di fiducia e dell’infelicità che ne deriva, dalle quali non riesce più ad uscire (insicurezza, angoscia, sentimento del valore ridotto, irritabilità maggiore) per lui numerose trappole.La sospensione della riflessione sul

punto

Il nevrotico non riesce ad uscire dal suo rimuginare e dai suoi dubbi; le sue riflessioni

si aggirano molto attorno a piccoli fastidi (reali o possibili).

La sospensione della riflessione su un punto sembra sia correlata a fenomeni neurofisiologici.Le misure precise, al livello della corteccia cerebrale sollecitata, mostrano curve di test differenti per diversi individui, ma evidenziano che, frequentemente, il sistema vegetativo di

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persone angosciate reagisce con più eccitazione che negli altri.I soggetti con forte tendenza al sentimento di insicurezza ed alla iper-riflessione sono terreno predisposto a disordini nevrotici.

Il soggetto minacciato da nevrosi, in terapia, viene incoraggiato a fidarsi di sé e del mondo ed a mettere da parte i pensieri sterili.

La nevrosi noogena, riconosciuta e coniata da FRANKL,

è il risultato patologico del fallimento nel processo di ricerca del significato.

Causata da un problema spirituale, da una crisi esistenziale, da un conflitto di valori o da un riconoscimento degli elementi positivi. Sintomi: mancanza di interessi, noia, vuoto, passività, ricerca esasperata del piacere, solitudine, carenze affettive, aggressività.Non necessariamente una frustrazione esistenziale evolve in nevrosi noogena, ma se aggiunta ad una affezione somato-psichica, diventa vera e propria malattia.

La nevrosi noogena può avere radici nel non sfruttamento delle possibilità positive della vita, e può favorire dipendenza o depressioni reattive.

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Nel trattamento esistono tre strategie:

esaminare il passato e cercare vecchie strutture di significati e valori;

ricercare esempi e modelli;

programmi di addestramento per la percezione del significato.

Il caso di studio . Una giovane donna incinta mi è stata mandata dal suo medico di famiglia per imparare degli esercizi di decontrazione; nel tempo in cui si sottopone alle sedute, il marito mi chiede un colloquio.In un primo momento, nel corso del colloquio, l’uomo sembra a disagio, non arriva al nocciolo del problema, si limita ad una conversazione superficiale.L’uomo spiega che soffre di lesioni dei dischi intervertebrali che gli provocano problemi alla schiena. Solo in un secondo momento, l’uomo inizia a parlare dei suoi dolori dorsali.È informato e conosce alcune connessioni di causa-effetto, come quelle che esistono tra i

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lunghi viaggi in macchina e la curvatura della schiena.La sua cura consiste in massaggi appropriati e ginnastica correttiva.Poi, dopo una pausa silenziosa, l’uomo spiega vergognandosi, che i massaggi provocano in lui un’eccitazione sessuale. Se ne vergogna molto davanti al personale femminile che lo cura; si torce, si contrae, ma, il problema si prolunga oltre le sedute.Lo esprime così: non voglio questo. Non sono così. Non mi capisco più. Amo mia moglie. Per la mente non ho nessuna altra donna. Potrebbe essere che inconsciamente sia spinto all’infedeltà?Questa cosa mi tormenta, mi affligge terribilmente. Vorrei smettere con le cure ma non so che dire, per giustificarmi al mio medico ed a mia moglie.-

Interpretazione bidimensionale e tridimensionale

l’esame del caso di studio nelle sue dimensioni ontologiche fa individuare:

a. Sul piano somatico, che il paziente aveva una soglia di eccitazione sessuale piuttosto bassa, forse per fattori vegetativi

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ed ormonali, anche se le sue erezioni in momenti inopportuni non avevano nulla di insolito visto che avvenivano quando era nudo e manipolato da donne. Clinicamente, quindi, non presentava alcun segno di anomalia.

b. Sul piano psichico, i sintomi erano più marcati, ma non destavano nulla di allarmante (insicurezza, preoccupazioni, sopravvalutazione dell’episodio).

c.Sul piano spirituale, i sintomi erano più marcati; poiché amava sua moglie e non era interessato ad avventure extraconiugali. Le erezioni accadute durante i massaggi non corrispondevano alle sue intenzioni.

Nella situazione del paziente si possono distinguere il suo destino e la sua libertà.La sua ipersensibilità psicofisica era una fatalità del destino, che tendeva psicologicamente all’insicurezza, fisicamente all’eccitazione sessuale.Al contrario era libero nel suo atteggiamento nei confronti della moglie e semplicemente dell’amore.

Di cosa era dunque responsabile? Era certamente responsabile della risposta che

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dava sul piano spirituale. Gli spiegai che non aveva il controllo di quello che succedeva nella sua mente e nel suo corpo, come non controllava la scelta dei sentimenti che allo stesso tempo lo agitavano.Si trattava della sua libertà spirituale, della sua decisione personale; se agiva in armonia con la propria coscienza, con quello che riteneva avesse un senso, allora si comportava benissimo e non c’era motivo di allarmarsi e poteva essere contento di se stesso.

L’intervento professionale attuato nei confronti dell’uomo non è stato una terapia ma, è stato un intervento di prevenzione di una nevrosi.Gli è stato offerto un appoggio spirituale, attirando l’attenzione sullo spazio di libertà dove poteva fare scelte.Questa argomentazione ha dato all’uomo un sollievo immediato, allo stesso tempo l’argomentazione rafforzava la sua sicurezza, ha lasciato il posto, conformemente alla sua coscienza, ad un perfetto riconoscimento delle proprie responsabilità.

Tutto ciò è avvenuto rivolgendo l’attenzione allo spazio di libertà dove vivere serviva da antidoto all’ iper-riflessione.

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L’uomo se ne andò tranquillizzato e confortato; quindi la sua insicurezza è stata eliminata dalla sua presa di posizione spirituale.Il pericolo della nevrosi era scongiurato e il ritorno alla normalità reso possibile.

Dopo un certo periodo di tempo l’uomo comunicò di aver superato il problema.

Questo intervento, che può essere definito una guarigione senza terapia, si è concluso nel rispetto di una regola della logoterapia secondo la quale un paziente non deve mai essere congedato senza avere:

una risposta alle domande che ha posto;

una speranza di qualche miglioramento;

una piccola provocazione alle sue energie spirituali.

L’intervento attuato è stato di tipo tridimensionale (quindi comprensivo anche della dimensione noetica). Se lo stesso caso fosse stato affrontato con l’approccio bidimensionale, probabilmente ci sarebbero stati degli esiti diversi.

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LA DIALETTICADEL CARATTERE E DELLA

PERSONALITÀFin qui abbiamo esaminato i tre criteri che costituiscono l’immagine dell’uomo secondo la logoterapia: ad essi ne va aggiunto un quarto, e cioè la dialettica del carattere e della personalità.

Per dialettica del carattere e della personalità si intende:

la idiosincrasia particolare della mente umana.

Due individui possono avere lo stesso carattere, ma non saranno mai identici, essendo ognuno un individuo dall’identità irriproducibile; anche in una società, in una coppia, in un peer group, ogni

individuo conserva la sua personalità.

Il carattere psichico è un essere preformato, corrisponde ad un tipo psicologico, ad una razza, ad una mentalità. È fissato dall’eredità e formato dalla cerchia.

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La persona (spirituale) invece è un essere formatore che affonda il suo carattere, le sue disposizioni e la sua ricettività nelle influenze.

I criteri della libertà e della personalità procedono dall’equazione di FRANKL:

libertà del carattere = libertà per la personalità

La libertà spirituale dell’individuo implica la possibilità di staccarsi in parte da se stesso, dalle sue inclinazioni, dai suoi condizionamenti, dalle disposizioni del suo carattere.

Lì si radica questa facoltà propria dell’uomo di autodistanziarsi facoltà che, insieme a quella

dell’autotrascendenza, è valorizzata dalla logoterapia ai fini della guarigione.

L’autodistanziamento in logoterapia è la capacità specificatamente umana che consente alla persona di guardarsi dall’esterno, di vedersi e prendere posizione anche nei confronti di se stesso.Ognuno può prendere posizione nei confronti di questo carattere, o meglio scegliere che tipo di persona vuole diventare.

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Si dice che “l’uomo ha un carattere, ma diventa una

persona”.

Una manifestazione di autodistanziarsi dell’uomo la cogliamo per esempio nell’umorismo: ridere di sé è possibile solo se si è capaci di vedersi e percepirsi diversi, qualcosa di più della vignetta comica.

Questo qualcosa di più è la base di ogni terapia.

Solo se il paziente si vede qualcosa di più della malattia,

del condizionamento, solo se non si identifica con essi può cambiare.

L’uomo ha condizionamenti di carattere somatico, psichico o sociologico, ma la sua vera essenza di uomo unico ed irripetibile è percepibile quando si eleva al di sopra dei condizionamenti ed accede nella dimensione noetica, ossia della libertà e dell’autodeterminazione.

L’autodistanziamentoè un fatto antropologico, situato nella parte noetica dell’uomo, parte che non può ammalarsi; questo in logoterapia, determina il seguente piano di divisione:

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- tra la parte malata della psiche del paziente e la zona sana;

- tra la parte rimasta sana della psiche associata alla spiritualità che non può ammalarsi.

Poiché è noto quanto il terapeuta possa determinare effetti sul paziente, è importante che i terapeuti:- non si soffermino solo sulla parte sana

nell’ammalato;- che si soffermino anche su ciò che per

definizione rimane libero;- sul carattere inalterabile della mente

umana;- che abbiano un orientamento che abbia un

senso;- che considerino la personalità unica di

ognuno.

Tali accortezze evitano che i pazienti si abbandonino completamente ai loro disordini ed ai loro regolamenti, in quanto, percepiranno che l’uomo è capace di prendere posizione di fronte a se stesso, che decide ogni giorno e che, anche in presenza di gravi malattie, la sua dignità non viene abolita.

Un altro fattore negativo da considerare

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è quello del giudizio collettivo, che trova la sua forma più diffusa nel pensare attraverso stereotipi grossolani; il giudizio collettivo è privo di ogni valore e porta l’individuo a sfuggire alle previsioni ed ai calcoli.Il collettivismo è anche lesivo per l’autostima perché tende a creare una visione immobile delle situazioni rispetto alle quali non si può fare diversamente: è questa posizione sbagliata che spalanca le porte al disordine psichico.

A questo elenco di vie senza uscita della psicologia, aggiungo un esempio sul quale riflettere:

il caso di una madre che ha un figlio indesiderato. Questa situazione assume caratteristiche diverse a seconda dell’approccio teorico a cui si fa riferimento:

- il pan determinismo sosterrebbe che il rifiuto del bambino da parte della madre porta immancabilmente a perturbare per tutta la vita il rapporto madre-figlio (programmazione);

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- lo psicologismo sosterrebbe che la gravidanza indesiderata della madre sia stata provocata da complessi ed aspirazioni nevrotiche presenti in questa lei (smascheramento);

- il riduzionismo sosterrebbe che, in futuro, il processo educativo della madre esprimerà il suo astio incosciente per il bambino (svalutazione);

- il collettivismo sosterrebbe che il bambino presenterà, in futuro, il carattere ed i comportamenti tipici di tutti i bambini non amati (classificazione).

La logoterapia sosterrebbe che per la madre e per il figlio, tutte le vie restano aperte, che entrambi possono crescere/invecchiare

amandosi reciprocamente e che la madre, tramite la sua dimensione spirituale intatta, possiede la libertà di cambiare atteggiamento nei confronti del figlio, di accoglierlo e considerare la sua presenza come un compito pieno di significato, la cui realizzazione la fa crescere e maturare.

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Conoscenza dell’Io e lavoro su se stessi

Facendo derivare la facoltà umana dell’autodistanziamento dall’antagonismo noopsichico, il conflitto tra psiche e spirito, l’espressione “lavoro su se stessi” è venuta spontaneamente. Il percorso del lavoro su se stessi passa per la conoscenza dell’Io, che è una tappa e non un obiettivo.La conoscenza dell’Io scopre come è diventato l’Io, l’inconscio istintivo, l’impronta di un’educazione e le sue direzioni ed, inoltre, le lezioni che la persona ha volontariamente tratto dalle epoche rivolute.

L’acquisizione di ciò che su questi elementi si può edificare (l’Io in divenire) dà realtà al conscio ed all’inconscio spirituali.

Questo lavoro sull’Io è come un’autoeducazione a posteriori, con l’effetto di ottenere controllo e crescita interiori.

Un minimo di controllo interiore è condizione necessaria per ridurre il rischio di numerosi disordini psichici; ciò non può avvenire senza un movimento della mente che

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si autodistanzia, effettua su questa distanza una correzione salutare e risponde agendo sull’Io.

Una minima crescita interiore è anche la condizione necessaria per conservare la salute morale in tutte le circostanze della vita che chiedono di sapere agire, amare, soffrire.

Il polo dell’autodistanziamento ed il polo dell’autotrascendenza

Nella logoterapia, il terapeuta cerca di scoprire nel paziente le forze di autoguarigione (coraggio, potenza della sfida, umorismo, riconoscenza) per rafforzarle e per individuare un obiettivo; inoltre, utilizza le forze spirituali rimaste intatte per combattere le debolezze fisiche.

Il terapeuta aiuta il paziente a porsi al di sopra degli avvenimenti e, se necessario, al di sopra del proprio Io: è sorprendente il serbatoio di forze che esistono nell’uomo che, rimaste abitualmente inespresse, entrano in gioco, appena viene delineato un significato.

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Nel rapporto paziente-terapeuta, la logoterapia integra sempre il mondo esteriore come terzo sistema di rapporto; tutto ciò significa che, una volta instaurato un clima di fiducia personale:

- si porta l’attenzione del paziente sui valori esistenti nel suo ambiente di vita;

- appena lo stato del paziente lo permette, il terapeuta va nel suo senso;

- ciò permette al paziente di staccarsi molto più facilmente dalla sua situazione di ammalato in cura.

Secondo la logoterapia, l’autotrascendenza è la principale finalità umana, la capacità di

orientarsi al di là di se stessi, attraverso dei significati da realizzare, persone da amare o

cause da servire.

L’uomo impegnato con tutto il suo essere nella realizzazione di un compito o di un conseguimento di uno scopo, si dimentica di sé e realizza l’autotrascendenza.

L’uomo non è considerato un sistema chiuso, ma aperto verso qualcuno o verso qualcosa di diverso da sé:

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il pensiero Frankliano va oltre l’autorealizzazione,

affermando che questa è piuttosto un effetto collaterale dell’autotrascendenza.

È necessario cominciare con se stessi, ma non finire con se stessi, conoscersi, ma non preoccuparsi di sé, occorre una meta che sia al di fuori di se stessi.

La logoterapia si pone nella prospettiva di superare la visione immanentistica e soggettivistica e raggiungere il livello della trascendenza nella vita dell’uomo, trascendenza non fine a se stessa, ma orientata verso la concreta realizzazione dei valori del significato.

L’amore è per eccellenza una esperienza di autotrascendenza.

QUALE FORMA DI COLLOQUIOE QUALE METODO IN

LOGOTERAPIA

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La logoterapia non si limita al campo ristretto della psicoterapia (sindromi di angoscia, disordini dell’affettività, tossicomania, deviazioni sessuali, disordini della personalità e del comportamento), ma può anche supportare situazioni di vita normali, nei confronti delle quali gli individui possono avere delle difficoltà (accompagnare i giovani a diventare adulti, le persone anziane nelle riflessioni sulla loro vita passata o il percorso verso la morte, gli innamorati, i membri di una famiglia ad orientarsi nei conflitti, sostenere chi lavora o è disoccupato).

La logoterapia è una forma di dialogo terapeutico, pedagogico, filosofico che utilizza un solo mezzo, la lingua: si avvicina ad altre forme di dialogo concepite a fini analoghi ed in particolare alla psicoterapia di CARL ROGERS, che pratica il dialogo concentrato sul paziente.

Se si paragonano queste due forme terapeutiche, si trovano formidabili coincidenze ed in particolare il fatto che entrambe esigono che il terapeuta accetti senza restrizioni la personalità del paziente.

Le differenze si riscontrano nel fatto che, all’accettazione comune della personalità del

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paziente, in logoterapia non corrisponde la piena e totale accettazione di quello che il paziente dice: essa non è neutra nei confronti dei valori.Considera indispensabile una riflessione su ciò che viene detto in merito al suo contenuto di valori, al rapporto con la verità, al rapporto con la responsabilità.

Ad esempio:

FRANKL ha spesso sentito disoccupati parlargli della loro sensazione di inutilità e quindi, di conseguenza, della loro vita.FRANKL non ha avuto il timore di dire che questa affermazione fosse falsa ed inesatta doppiamente; un disoccupato non è per forza inutile, può fare molte cose utili: un uomo handicappato a tal punto da non potersi rendere utile non perderebbe né la sua dignità né il significato della sua vita.

I problemi dell’ambivalenza,del rifiuto di accettare, dell’ignoranza

volontaria

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L’ambivalenza si verifica quando una situazione presenta delle caratteristiche contraddittorie, alcune delle quali seducono l’individuo ed altre, allo stesso tempo lo allontanano.

È ambivalente una cosa buona che, allo stesso tempo, è anche cattiva;

gli onori di un incarico, ma non gli obblighi connessi.

Non formulando né un sì né un no, ne deriva un malessere determinato dalla deficienza di ciò che non è chiaramente voluto e ciò che intralcia le forze.

In presenza di un sentimento di ambivalenza, il terapeuta non è qualificato per dare un giudizio di valore in una direzione o nell’altra, perlomeno

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fino a quando non ha scoperto quale soluzione, nella sfera di attività del paziente, è, malgrado le sue reticenze, la più sensata.

Il rifiuto di accettare si manifesta in molti individui di fronte alle sfide del destino; queste persone hanno una reazione primaria in cui si aizzano, preferendo un “no” che provoca, prima o poi, una contrazione di protesta dalla quale non è facile farle uscire.Così facendo, rendono la vita ancora più difficile di quanto non lo sia già.L’individuo, contratto in un atteggiamento di rivolta, è portato ad una posizione più flessibile ed all’accettazione solo se il pensiero di essere personalmente leso lascia il posto ad un altro pensiero, quello della percezione di un valore.

Per ignoranza volontaria si intende uno stato psichico in cui gli individui sono chiusi nella loro indifferenza; da qualunque aspetto si parta, la loro mente non connette, perché una corazza di ignoranza volontaria, che va fino alla brutalità, avvolge il nocciolo delicato del profondo del loro essere; non c’è dubbio che tale corazza, in situazioni precedenti,

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sia stata una protezione, ma in terapia risulta un enorme ostacolo.

La corazza presenta, generalmente, delle fessure

nelle quali si concentra la nostalgia originale di una vita che aveva un senso, e, se si riesce

ad inserire una leva al posto giusto, si può incidere questa corazza ed aprire uno spazio

allo sviluppo della sensibilità.

Gli individui che vivono questo stato perdono il contatto con il profondo di se stessi, ignorano e spazzano via tutto ciò che ha valore, e risulta difficile aiutarli.

Se lo si può fare, però, è solo interrogandoli sui motivi e sulle loro giustificazioni per far uscire la loro volontà di significato.

Le giustificazioni sono spesso delle posizioni precarie basate sul malessere ed i rimorsi che si tradiscono attraverso parole

chiave.Questo evidenzia un conflitto tra la sensibilità

e la severità interiore.

Uscire dal vuoto, dal conflitto,risolvere l’egocentrismo

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Il vuoto esistenziale dell’individuosi traduce anche in vuoto sociale.

Per aiutare un paziente ad uscire dal vuoto esistenziale si possono utilizzare tipi di intervento terapeutico diversi:

- Scrutando il passato e ricercando l’eredità positiva e le cose che avevano un senso nel passato, si possono offrire punti di riferimento per il presente; il paziente ha la possibilità di ridare vita a meccanismi a lui familiari legati alla storia della sua vita.

- Con la ricerca di un modello si chiede al paziente di trovare nel passato o nel presente l’esempio di persone che hanno

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avuto o hanno una vita ricca di senso; di solito il paziente ne individua un paio che, generalmente, sono personaggi famosi. Quasi senza eccezione, la ricerca di un modello appropriato fa apparire la connessione tra un dono e la felicità. Essere banalmente felice non significa star bene in sé, ma fare qualcosa di buono.

- Un’altra ricerca è quella delle persone che potrebbero considerare importante il paziente. Nessuno aiuta il mio paziente; ma quante altre persone avrebbero bisogno di aiuto da parte di qualcuno? E come dovrebbe essere questo qualcuno? Come dovrebbe comportarsi questo qualcuno? La descrizione dettagliata di questo qualcuno ha spesso come effetto che il paziente inizi ad identificarsi.

Dal punto di vista della procedura si può ricorrere a tecniche di suggestione dell’immaginario per suscitare nel paziente diverse rappresentazioni; in questo modo il paziente apre la porta della sua prigione neurodepressiva, esce da se stesso e guarda intorno a sé.Si tratta di un invito a riesaminare la propria vita.

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Curare il malato noogeno significa strapparlo all’indifferenza; non guarisce ma, in questo modo, gli vengono dati gli strumenti per guarire da sé.

Un’altra terapia possibile consiste nello sviluppare nel paziente una sensibilità al senso.Bisogna insegnargli a porsi, ogni volta che si trova davanti ad una piccola difficoltà, queste cinque domande ed a trovare una risposta:

- qual è il problema?- dov’è la mia zona di libertà?- quali possibilità di scelta mi rimangono?- quale scelta è la più sensata?- è questa la mia scelta?

Prendendo delle decisioni in questo modo, giorno per giorno, il paziente trova una nuova linea guida che lo tira fuori dal vuoto.

Il metodo della dereflessione prevede la costituzione di un paraurti, che attutisca l’iper-riflessione morbosa del paziente.Il paraurti è una sorta di impedimento che significa “devi ignorare”; esso ha lo scopo di

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dirigere i pensieri verso un’altra direzione, quella del mondo esterno, fondata sul significato invece che sull’Ego; è ovvio che si tratta di ignorare qualcosa di trascurabile.Il palo segnalatore è una specie di invito che significa “non devi ignorare”.Entrambe queste modalità correggono l’attenzione.

L’iper-riflessione può essere resa inefficace con la modulazione del comportamento; l’attenzione del paziente dovrà essere diretta verso la zona di libertà che gli resta ed all’interno della quale potrà trovare un senso.Realizzare una procedura di dereflessione significa non solo distogliere lo sguardo dall’Io, ma elevarsi al di sopra dell’Io; serve ad ampliare l’orizzonte spirituale, a restaurare l’autotrascendenza ed a scoprire una nuova dimensione fatta di sensi e di valori.

In presenza di atteggiamenti negativi nei confronti della vita, il metodo migliore è quello della dereflessione di gruppo.Questo metodo non sostituisce, ma completa la terapia individuale.Nel gruppo di dereflessione il paraurti è rappresentato dall’accordo su una regola.Bisogna accordarsi su questo punto: nessuno dei partecipanti deve dire qualcosa di negativo

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che lo riguardi e, quindi, i pazienti sono obbligati a pensare ad un argomento diverso dai loro problemi, almeno per il tempo della seduta.Poiché non possono parlare delle proprie sensazioni negative, i pazienti non sanno di cosa parlare e tacciono; allora, il terapeuta, deve installare i pali segnalatori; usa leggere citazioni oppure lancia un argomento a caso (vicini di casa, l’estate scorsa), per far parlare i pazienti dei loro ricordi.Dopo quattro o cinque sedute di gruppo, comincia a ridursi la tendenzaall’iper-riflessione, i partecipanti cominciano a collaborare, anche incoraggiandosi a vicenda ed a mettere i loro talenti a disposizione del gruppo.

PREVENZIONE E POST-CURA, IL SISTEMA DEI VALORI

PERSONALI

Tra le persone che hanno sofferto di disturbi psichici è enorme il numero di quelle che ha delle ricadute. Bisogna quindi trovare il modo per stabilizzare i pazienti, affinché possano provare il desiderio e trovare la forza di

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costruire la loro vita responsabilmente, senza ricadere nei sintomi morbosi alla prima avversità.

Questa post-cura preventiva non deve preoccuparsi della malattia ormai superata, ma deve individuare i modi più adeguati per proteggere il paziente: una filosofia di vita positiva.In pratica la post-cura deve fornire all’ex malato un supporto spirituale concentrato sulla sua interiorità vivibile.

L’orientamento della scuola di FRANKL prevede un programma di terapia in quattro fasi:

La prima fase consiste in una logoterapia individuale specifica che ascolti ed osservi il disturbo presentato dal paziente.

La seconda fase è già disponibile ad una procedura di partecipazione ad un gruppo di dereflessione; si tratta di attenuare, nel paziente, la tendenza all’iper-riflessione ancora presente nell’inconscio anche dopo il trattamento. Il gruppo di riflessione può, fino ad un certo punto, scongiurare il pericolo della ricaduta del paziente perché impara a dirigere la sua concentrazione

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sulle possibilità positive, invece che su quelle negative.

Per la terza fase può essere utile un ciclo di meditazione logoterapica che, in forma collettiva, comprenda una decina di sedute. Questo ciclo deve offrire ai partecipanti un punto di riferimento spirituale, cioè l’adesione decisa da parte del paziente ad una filosofia positiva di vita.Durante le meditazioni i partecipanti maturano e crescono; pensare a delle situazioni in cui potrebbe avvenire una crisi li aiuta a prepararsi ad esse, a sopportare le frustrazioni, invece di tradurle in malattia. In questi gruppi non ci sono regole, ma gli argomenti da trattare vengono proposti dal terapeuta. I temi trattati sono comunque semplici, tali da poter essere condivisi anche da pazienti con un basso livello culturale, questo perché gli enunciati fondamentali della logoterapia, coincidono spesso con la saggezza popolare e, comunque, esprimono i concetti inespressi che tutti portano in loro stessi. Frankl parla di “metafisica del quotidiano”

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La quarta fase consiste in un colloquio finale, personale, per sciogliere in modo definitivo la relazione tra paziente e terapeuta. Gli ex pazienti non devono più sentirsi ex pazienti; l’immagine che devono avere di sé stessi è quella di persone in buona salute.Questa fase deve sostenere il comportamento “a-terapeutico”. Possiamo parlare con gli ex pazienti, ormai in buona salute, di qualsiasi argomento senza mostrare interesse per i problemi che essi potrebbero eventualmente avere.Ovviamente, in caso di vera desolazione, i terapeuti non possono rifiutare il loro aiuto ma, in generale, gli ex pazienti riescono a risolvere da soli le loro difficoltà e devono essere fieri dell’autonomia che hanno ritrovato.

Nell’ambito dell’attività di gruppo, quando un paziente si rende conto che la propria scala di valori è troppo concentrata, è pregato di riflettere e di guardare più in alto per moltiplicarne la validità ed i significati.In questo caso i partecipanti possono aiutarsi gli uni con gli altri per potenziare i loro sistemi di valori in modo che ognuno possa trarre beneficio dalla creatività degli altri.

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LA LOGOTERAPIA COME CURA DELL’ANIMA

È un’esperienza umana abbastanza comune, nel nostro tempo, quella di provare un “vuoto esistenziale”, cioè di avere la sensazione che la propria vita non abbia un significato.

La Logoterapia può aiutare.

La Psicanalisi freudiana e la Psicologia individuale adleriana, considerano la problematica esistenziale come una serie di meccanismi di difesa e di razionalizzazioni secondarie:

se un paziente seduto sul lettino dello psicanalista dichiara che la sua vita non ha un senso, che è vuota, lo psicanalista sarà portato ad interpretare questo vuoto esistenziale come un sintomo e cercherà di far emergere dal paziente quei contenuti inconsci rimossi che possono essere alla base del suo malessere, vedendo in essi l’unica causa possibile del disagio del paziente.

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Per FREUD, la filosofia non è che una delle più acconce forme della sublimazione della

sessualità rimossa.

Secondo FRANKL, il padre della logoterapia, invece l’uomo ha bisogno di sentirsi appagato esistenzialmente, deve sentire di avere uno scopo da realizzare nella vita.

Esiste “una volontà di significato” autonoma, che non dipende da noi: ma è

talmente incarnata nella nostra condizione umana che non possiamo smettere di cercare

un senso, fin quando non siamo convinti di averlo trovato.

E finché vive, l’uomo crede sempre in un significato: anche quando crede che la vita non abbia più alcun significato in realtà gliene sta dando uno, anche se negativo.

Molte nevrosi, in realtà, hanno come fondamento e motivo principale una frustrazione esistenziale, dovuta al fatto che la vita appare senza significato: queste nevrosi, che vengono chiamate da FRANKL nevrosi noogene, secondo alcune ricerche, sono circa il 20% del totale delle nevrosi.

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Queste richiedono un trattamento del tutto diverso rispetto alle psicoterapie tradizionali.

È necessario, quindi, un nuovo approccio terapeutico, che completi quelli esistenti: una psicoterapia che parte dallo spirito, che aiuti il paziente a trovare un senso nella propria vita, contribuendo a riumanizzare il rapporto tra terapeuta e paziente.

Questo nuovo approccio terapeutico è appunto la logoterapia.

Se alcune scienze portano a considerare l’uomo come sottoposto a delle forze incontrollabili o a dei limiti insuperabili (il patrimonio genetico per la biologia – i condizionamenti sociali per la sociologia – le pulsioni dell’inconscio per la psicanalisi), la logoterapia ci invita a riconoscere la pluridimensionalità dell’uomo e l’autonomia dello spirito.

La libertà dell’uomo è sempre una libertà spirituale, è una libertà nonostante la dipendenza: non può neanche concepirsi una libertà senza vincoli o legami dai quali si possa ergere; anzi questi legami e questi vincoli possono essere dei “trampolini di lancio” per la libertà: basti pensare alle conquiste spirituali che una persona può fare quando le

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condizioni ambientali o biologiche lo costringono a delle gravi limitazioni.

Se la psicoterapia si ripromette di rendere le persone che cura

consce di quanto è realmente accaduto nel loro passato,

la logoterapia si sforzerà di renderle consapevoli del loro spirito.

Alla tradizionale analisi psicologica, si sostituisce quindi un’analisi esistenziale, intesa come analisi dell’essere uomo:

un’analisi che si propone di rendere le persone pienamente consapevoli del loro essere

responsabili di fronte al significato da dare alla propria vita.

“Il senso della vita”, infatti, non può essere attribuito o conferito da qualcosa o da qualcuno, ma deve essere ricercato dalla persona stessa e viene percepito sempre per scelta; il presupposto è che nessuna situazione della vita è realmente priva di senso:

anche le situazioni più negative possono essere trasformate nel loro significato assumendo il

giusto atteggiamento nei loro confronti.

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Anche di fronte a sofferenze ineliminabili o insopportabili, (come per esempio all’interno di un lager nazista, al quale FRANKL è sopravissuto) abbiamo la scelta se lasciarci andare o se reagire con forza e dignità, rispondendo fino in fondo alla nostra responsabilità di uomini ed al compito personale al quale la vita ci ha chiamato.

L’analisi esistenziale, anzi, può aiutare l’uomo a scorgere un valore del tutto nuovo nella sua sofferenza; la sofferenza ha una sua saggezza, perché fa percepire all’uomo ciò che come tale non dovrebbe e non vorrebbe essere ed ha il compito di preservare l’uomo dall’apatia e dall’addormentamento spirituale, lo fa crescere e maturare.

Se il senso della vita ci derivasse unicamente dal perseguimento del piacere e dal

soddisfacimento degli impulsi, essa ci apparirebbe in realtà priva di senso.

La sofferenza non è per FRANKL un sintomo, ma una prestazione.Se un’analisi semplicemente psicologica si ripromette di rendere l’uomo capace di godere o di agire, può anche darsi che un’analisi esistenziale possa rendere la persona anche capace di soffrire.

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La logoterapia, allora, deve fare in modo che i pazienti passino dall’atteggiamento di patiens a quello di agens, invitandoli ad assumersi tutte le responsabilità che l’esistenza comporta, per realizzare dei valori.

Per ogni persona e per ogni situazione nella quale essa si imbatte, esiste una sola strada che gli permette di realizzare a pieno le proprie responsabilità: un’analisi esistenziale deve aiutarla ad individuarla.

Contrariamente a quanto teorizzava la psicoanalisi,

l’uomo ha bisogno di mantenere un certo livello di tensione.

Per l’uomo, quindi, è un fattore essenziale trovarsi nel campo polare di tensione tra “l’essere e il dover essere”, come quando si trova di fronte a significati e a valori da realizzare; ed il concetto di orientamento verso un significato rappresenta oggi anche un eccellente criterio di salute psichica.

Il logoterapeuta ha quindi la funzione di assistere il paziente in questo processo di ricerca di significato, non certo quello di indirizzarlo verso dei significati “pre-fabbricati”.

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In questo senso le sue sollecitazioni dovranno essere neutre, cioè prive di contenuto.

Ed è chiaro anche che il senso della vita lo si scopre e lo si coglie non ponendosi semplicemente degli interrogativi, ma rispondendo ad essa ed impegnandosi nei fatti e nelle azioni:

solo agendo si può scoprire qual è il proprio scopo nella vita.

Il significato della vita non è un dato, non esiste come un qualcosa valido per tutti, ma è specifico per ogni uomo e per ogni situazione concreta che esso si trovi a vivere.

È basato sulla singolarità ed irripetibilità della persona, che deve impegnarsi a ricercarlo e scoprirlo.

Talvolta, alcune persone, si vengono a trovare in situazioni esistenziali difficili perché perdono il senso della propria singolarità ed irripetibilità:

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è quello che succede molte volte nel lavoro; l’indispensabilità, l’insostituibilità ed unicità di un lavoro non dipende dal lavoro in sé, ma dal

modo in cui lo si fa.

Non esistono professioni di per sé appaganti, perché nessun mestiere in sé può rendere l’uomo indispensabile ed insostituibile.Piuttosto una simile possibilità è offerta da ogni professione, purché se ne comprenda correttamente il senso: ovvero quello di carattere di prestazione a favore degli altri.Ma non bisogna neanche investire nel lavoro eccessivo significato o importanza: alla base delle nevrosi da disoccupazione, ad esempio, sta l’opinione errata che il lavoro sia l’unica cosa capace di dare senso alla vita.

L’apatia che si prova in questi casi, in realtà, non dipende dalla situazione in sé che si è costretti a vivere, per quanto gravosa possa essere, ma dal fatto che non si riesca ad elevare la propria libertà spirituale al di sopra del destino sociale avverso che si vive, che non si riescono a scorgere altri significati in altri ambiti della vita o che non si riescono a vivere quei valori che FRANKL chiama “atteggiamento”, ovvero: quei valori che ci richiamino al nostro scopo o missione di esseri

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umani, anche e soprattutto di fronte a situazioni difficili.

La logoterapia può essere, in sintesi, interpretata come una cura medica dell’anima:

essa vuole condurre l’uomo a riconoscere la sua responsabilità nell’esistenza, senza

interagire mai in alcun modo sulla scelta dei suoi valori.

Essa non deve mai, quindi, anticipare decisioni o elargirle, ma deve portare l’uomo là dove autonomamente e liberamente, partendo solo dalla propria responsabilità, giunge a cogliere i propri compiti e a vedere nella vita un significato non anonimo, ma irripetibile ed unico.

La logoterapia è una terra di confine: è al confine tra la medicina e la filosofia, tra la medicina e la religione; ma non intende sostituirsi a nessuno di questi ambiti, non vuole neanche sostituirsi alla psicoterapia, vuole però completarne l’approccio e contribuire alla sua riumanizzazione.