L’etimologia di rocca ‘conocchia’ - · PDF file3 DELI = M. Cortelazzo - P....

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1 L’etimologia di rocca ‘conocchia’ di MARIO ALINEI Emeritus, Universiteit Utrecht Casella Postale 102, I-50029 Tavarnuzze (Firenze), Italia, [email protected] L’etimologia corrente di rócca ‘conocchia’ (cfr. AEI, DEI, DELI, PELI, REW, VEI) vuole che questa voce venga dal gotico rukka, e sia quindi affine all’a. alem. ant. rocko, alem. rocken, b. alem. medio e neerl. rocken, ingl. medio rocke, ingl. ant. rock, scand. ant. rokkr: forme che risalgono (tranne l’ultima), a una base *ROKKON-, alla quale corrisponderebbe, in gotico, *RUKKA (cfr. Corominas DCECH s.v. rueca). Questo, nonostante la grande antichità del termine, dimostrata, come ammette lo stesso Corominas, dalla «circunstancia de haber penetrado desde el cast. hasta el mozárabe y hasta muy adentro del África: hisp.-ar. rúkka ‘colus, filosa’, ‘rueca para hilar’ […] ár. afric. rúkka usual en Marruecos, Argelia, Egipto […] y aun por lo visto en Siria […], bereb, taruka, tarukt». E nonostante le difficoltà formali, dato che lo sp. rueca, e le altre, numerose varianti affini con la /o/ aperta, attestate in una vasta area (cfr. Corominas), imporrebbero comunque un germ. *rŏkka, e non rukka, come base. Fonetica a parte, il problema principale è che la romanistica, naturalmente, parte dal presupposto che il quadro cronologico di qualunque sviluppo etimologico sia medievale. Sicché, per spiegare perché in certe aree si sia passati dalla conocchia latina (da colus ‘conocchia, rocca’ + - cula) alla rocca germanica, si sono viste inesistenti innovazioni medievali (Rohlfs [1966: 61]) dove non ci sono, invece, altro che banali varianti tipologiche, già esistenti fin da quando inizia la tessitura, nel Neolitico. Varianti che, a differenza dell’arcolaio (unica reale innovazione tecnologica, che non a caso non si chiama più né conocchia rocca), non hanno certo richiesto un cambiamento di nome. Le ‘fusaiole’, per esempio, erano già usate nel Neolitico per zavorrare il fuso, sono fra i reperti più tipici del Neolitico europeo, e potevano essere di diverso materiale. E certamente la conocchia, nonostante il passaggio dal Neolitico al Rame, al Bronzo e al Ferro, non ha mai cambiato nome, dato che il suo stesso nome colus, ancora usato al tempo di Roma e dopo, risale alla radice PIE – quindi per noi paleolitica – che significa ‘girare, circolare’, ed è affine al lat. collum ‘collo’, e al gr. κύκλος ‘cerchio’. Adottando il quadro cronologico del Paradigma della Continuità dal Paleolitico (PCP: cfr. <www.continuitas.org>) (o, per questo, anche quello della Dispersione Neolitica di Renfrew: le cose non cambiano per la nostra nozione), l’etimologia di rocca va studiata e cercata in tutt’altra direzione. Anzitutto, va evidenziato l’iconimo [girare] che, evidentemente, dovette sembrare il suo tratto saliente a chi ne inventò il nome colus, assieme alla cosa. In secondo luogo, va evidenziata, in tutt’altri termini di quanto abbia fatto Corominas, la singolarissima distribuzione del tipo recenziore *rocca rispetto a quella dell’originario colucula : esso si è infatti affermato in tutta l’Iberia (da cui si è poi diffuso in Nord Africa), in Italia settentrionale e centrale, in area ladina (“reto-romanza” in termini tradizionali) e in Sicilia, ed è penetrato anche in Sardegna settentrionale. Un’assai curiosa distribuzione, che vede la Francia collegata al centro e al sud dell’Italia, e non all’alta Italia, e l’Iberia collegata, certo tramite la Liguria, all’alta Italia e al centro. A giudicare dall’areale, insomma, si direbbe che *rocca ha avuto il suo focolaio principale in Iberia, dalla quale si sarebbe diffusa in Nord Africa, e avrebbe poi raggiunto da un lato la Sicilia, dall’altro la Liguria e la Sardegna settentrionale. Ora, nella preistoria post-neolitica dell’occidente europeo, una sola innovazione conosce questo tipo di distribuzione: la fase più antica del Campaniforme. Che, secondo le ultime ricerche,

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L’etimologia di rocca ‘conocchia’ di MARIO ALINEI

Emeritus, Universiteit Utrecht Casella Postale 102, I-50029 Tavarnuzze (Firenze), Italia, [email protected]

L’etimologia corrente di rócca ‘conocchia’ (cfr. AEI, DEI, DELI, PELI, REW, VEI) vuole che questa voce venga dal gotico rukka, e sia quindi affine all’a. alem. ant. rocko, alem. rocken, b. alem. medio e neerl. rocken, ingl. medio rocke, ingl. ant. rock, scand. ant. rokkr: forme che risalgono (tranne l’ultima), a una base *ROKKON-, alla quale corrisponderebbe, in gotico, *RUKKA (cfr. Corominas DCECH s.v. rueca). Questo, nonostante la grande antichità del termine, dimostrata, come ammette lo stesso Corominas, dalla «circunstancia de haber penetrado desde el cast. hasta el mozárabe y hasta muy adentro del África: hisp.-ar. rúkka ‘colus, filosa’, ‘rueca para hilar’ […] ár. afric. rúkka usual en Marruecos, Argelia, Egipto […] y aun por lo visto en Siria […], bereb, taruka, tarukt». E nonostante le difficoltà formali, dato che lo sp. rueca, e le altre, numerose varianti affini con la /o/ aperta, attestate in una vasta area (cfr. Corominas), imporrebbero comunque un germ. * rŏkka, e non rukka, come base. Fonetica a parte, il problema principale è che la romanistica, naturalmente, parte dal presupposto che il quadro cronologico di qualunque sviluppo etimologico sia medievale. Sicché, per spiegare perché in certe aree si sia passati dalla conocchia latina (da colus ‘conocchia, rocca’ + -cula) alla rocca germanica, si sono viste inesistenti innovazioni medievali (Rohlfs [1966: 61]) dove non ci sono, invece, altro che banali varianti tipologiche, già esistenti fin da quando inizia la tessitura, nel Neolitico. Varianti che, a differenza dell’arcolaio (unica reale innovazione tecnologica, che non a caso non si chiama più né conocchia né rocca), non hanno certo richiesto un cambiamento di nome. Le ‘fusaiole’, per esempio, erano già usate nel Neolitico per zavorrare il fuso, sono fra i reperti più tipici del Neolitico europeo, e potevano essere di diverso materiale. E certamente la conocchia, nonostante il passaggio dal Neolitico al Rame, al Bronzo e al Ferro, non ha mai cambiato nome, dato che il suo stesso nome colus, ancora usato al tempo di Roma e dopo, risale alla radice PIE – quindi per noi paleolitica – che significa ‘girare, circolare’, ed è affine al lat. collum ‘collo’, e al gr. κύκλος ‘cerchio’. Adottando il quadro cronologico del Paradigma della Continuità dal Paleolitico (PCP: cfr. <www.continuitas.org>) (o, per questo, anche quello della Dispersione Neolitica di Renfrew: le cose non cambiano per la nostra nozione), l’etimologia di rocca va studiata e cercata in tutt’altra direzione. Anzitutto, va evidenziato l’iconimo [girare] che, evidentemente, dovette sembrare il suo tratto saliente a chi ne inventò il nome colus, assieme alla cosa. In secondo luogo, va evidenziata, in tutt’altri termini di quanto abbia fatto Corominas, la singolarissima distribuzione del tipo recenziore *rocca rispetto a quella dell’originario colucula : esso si è infatti affermato in tutta l’Iberia (da cui si è poi diffuso in Nord Africa), in Italia settentrionale e centrale, in area ladina (“reto-romanza” in termini tradizionali) e in Sicilia, ed è penetrato anche in Sardegna settentrionale. Un’assai curiosa distribuzione, che vede la Francia collegata al centro e al sud dell’Italia, e non all’alta Italia, e l’Iberia collegata, certo tramite la Liguria, all’alta Italia e al centro. A giudicare dall’areale, insomma, si direbbe che *rocca ha avuto il suo focolaio principale in Iberia, dalla quale si sarebbe diffusa in Nord Africa, e avrebbe poi raggiunto da un lato la Sicilia, dall’altro la Liguria e la Sardegna settentrionale. Ora, nella preistoria post-neolitica dell’occidente europeo, una sola innovazione conosce questo tipo di distribuzione: la fase più antica del Campaniforme. Che, secondo le ultime ricerche,

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si origina infatti in Portogallo meridionale, si diffonde in tutta l’Iberia, e di qui in Nord Africa, per poi diramarsi, soprattutto via mare, verso l’Italia e la Francia meridionale. Inoltre, nel quadro del PCP, il Campaniforme è celtico, e il Portogallo si trova al confine fra area celtica e area italide. E perché questa area celtica è significativa per il nostro problema? Perché una delle principali innovazioni tecniche che i Celti diffondono, prima nell’area italide e germanica e poi oltre, è quella della ruota, con il suo nome celtico irl. roth (m.), galls. rhod (f.), bret. rod, gallc. Roto-magus (Rouen): l’unico – nella vastissima area della sua diffusione, che si basa sulla motivazione del ‘correre’ (cfr. Alinei [2004]; Benozzo-Alinei [2012: 66-67]). Per cui, partendo ora dalla premessa che abbiamo a che fare con la base *RÒKKA, è quindi possibile interpretare la nostra forma come uno sviluppo dal lat., di origine celtica, ROTA. Che infatti la conocchia sia cilindrica è un dato di fatto; che giri (con buona pace di Meyer-Lübke, secondo il quale la conocchia non gira… [cfr. Corominas cit. p. 84, 6] è inerente sia al suo nome latino di *colucula, che significa, di fatto, qualcosa di simile a ‘girella’, sia alla sua definizione di ‘arnese […], portante a un’estremità una testa ingrossata per evitare lo scorrimento [in basso] della materia da filare, che viene arrotolata su di essa, per alimentazione del fuso’ (VLI Treccani s.v. rocca). In altre parole: la conocchia deve srotolarsi per poter alimentare il fuso, che altrimenti non potrebbe continuare a girare, naturalmente a velocità di gran lunga superiore, per la torcitura del filo! Inoltre, anche il diminutivo di rocca, rocchetto, nelle sue varie accezioni tecniche più antiche, è sempre nettamente cilindrico, ha sempre un significato rotatorio, quando non consiste, addirittura, in una ruota stessa; ed anche il roccolo alto-italiano è una rete per la caccia agli uccelli in forma di ruota. Un’influenza di rota su rocca era stata già proposta, senza successo, da Brüch (cfr. Corominas cit.), ma in realtà non si tratta di influenza, ma di origine vera e propria, a partire da una formazione che io ricostruirei come *rot-ica, sul modello di ped-ica, caud-ica, man-ica, cant-ica etc. La sincope dev’essere avvenuta prima della lenizione della velare sorda, rendendo quindi possibile l’assimilazione del gruppo /tk/ in /kk/. Per quanto riguarda il punto più importante, e cioè la sostituzione di rocca a conocchia, va quindi del tutto respinta la tesi di Rohlfs (v. sopra), secondo la quale i Germani avrebbero introdotto una rocca più comoda e perfezionata di quella antica dei Romani (tesi senza alcun addentellato con la realtà della filatura antica), e sostituito il suo nome latino con quello germanico. Anche in Sardegna, dove la presenza dei due strati è più evidente che altrove (cfr. Wagner [1928: 52]), l’area settentrionale in cui si è affermato il tipo rocca sul pan-sardo conocchia, è quella che nella preistoria è stata più esposta al Campaniforme.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

AEI = G. Devoto, Avviamento alla Etimologia Italiana – Dizionario Etimologico, Firenze, Le Monnier,

1967. Alinei, M. [2004], The Celtic Origin of Lat. “rota” and its Implications for the Prehistory of Europe,

«Studi celtici» 3, pp. 13-29. Benozzo, F. - Alinei, M. [2012], Dalla linguistica romanza alla linguistica neoitalide, in F. Benozzo et al.

(ed.), Culture, livelli di cultura e ambienti nel Medioevo occidentale. Atti del IX Convegno della Società Italiana di Filologia Romanza (Bologna, 5-8 ottobre 2009), Roma, Aracne, pp. 165-204.

DCECH = J. Corominas - J.A. Pascual, Diccionario Crítico Etimológico Castellano e Hispánico, 5 voll., Madrid, Editorial Gredos, 1980-1983.

DEI = C. Battisti - G. Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze, G. Barbèra, 5 voll., 1968.

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DELI = M. Cortelazzo - P. Zolli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, seconda edizione in volume unico a cura di M Cortelazzo e M.A. Cortelazzo, con CD e motore di ricerca a tutto testo, Bologna, Zanichelli, 2002 [prima ediz. in cinque volumi: ibidem 1979].

PELI = B. Migliorini - A. Duro, Prontuario etimologico della lingua italiana. Torino, Paravia & C., 1958. REW = W. Meyer-Lübke, Romanisches Etymologisches Wörterbuch, Heidelberg, Carl Winters, 19352. Rohlfs, G. [1966], Lengua y cultura, Madrid, 1966. VEI = A. Prati, Vocabolario etimologico italiano, Roma, Multigrafica Editrice, 1969. VLI = Vocabolario della lingua italiana, 4 voll., Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da

Giovanni Treccani, Roma, 1986. Wagner, M.L. [1928], La stratificazione del lessico sardo, «Revue de linguistique romane» 4, pp. 1-61. <www.continuitas.org> = Sito ufficiale del gruppo di ricerca sul Paleolithic Continuity

Paradigm/Paradigma della Continuità Paleolitica.