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L'ESTATE DI SAN MARTINO

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L'ESTATE DI SAN MARTINO

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NUMERI TELEFONICI ED E-MAIL

Direttore responsabile: Giuseppe Valli - Amministrazione: don Vittorio Rota - Casa parrocchiale Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 1 del 14.01.1971Stampa e inserzioni pubblicitarie: Tipografia Sebina Sarnico - Tel. 035 910 292Redazione: don V. Rota, don L. Fumagalli, don G. Fiorentini, M. Dometti (Civis), R. Gusmini e S. Marini. Collaboratori: don V. Salvoldi, A. Arcangeli, P.L. Billi, G.Cadei, C. Casati, G. Dossi, E. Frattini, G. F. Gaspari, M. Gaspari, P. Gusmini.Progetto grafico: Studio Példy - Impaginazione Mario DomettiUfficio abbonamenti: Segreteria Casa parrocchiale : Tel. 035 4262490

1 Copertina: L'estate di San Martino - Foto Fabio Marini 2 Sommario - Orario Sante Messe - Numeri telefonici 3 Don Claudio Visconti della Caritas Diocesana 4 Riaccendere la passione... 5 Camminare insieme per testimoniare... 6 Lettera pastorale del Vescovo10 Consiglio Pastorale Parrocchiale: Grazie... e buon lavoro11 Giubileo Straordinario della Misericordia12 Chiesa Universale - Chiesa Diocesana 16 Il "Grande Billi" ci ha lasciati18 Riflettiamo: Dar da mangiare agli affamati20 Laboratorio Famiglie Solidali - Coro Effatà in concerto21 Calendario e numeri utili22 Riflessione: Ciò che inferno non è23 Storia di "Divina"24 Associazione Anziani e Pensionati25 Gruppo Marinai: Festa di Santa Barbara26 Fotocronaca28 Scuola Materna: Chi è l'Angelo Custode?29 Christo incontra la cittadinanza30 Arcobaleno31 I Canterini del Sebino32 La Bottega dei sogni: Canto di Natale33 Pagine del Comune39 Classe 1965 in festa40 Il sorriso di Monica42 Habilita: la riabilitazione della persona amputata44 Storia: Luigi Caroli e Febo Arcangeli45 Neolaureata - Due bandiere del Calcio: Buffon e Bellini46 Ricordi Sebini47 AVIS: Serata con gli "Aristogatti"48 Attività dell'ASD Judo Sarnico49 Pierina Morotti compie 95 anni 50 Come eravamo52 Ricordo di Cornelia Mangili e Valeria Cortesi53 Anagrafe Parrocchiale56 Ricordo di Suor Ilda Pagnoni

SOMMARIO

NOVEMBRE 2015

Il prossimo numero de “il Porto” sarà in distribuzione da mar-tedì 22 dicembre 2015. Si raccomanda l'invio degli articoli in word e delle immagini in Jpeg ad alta risoluzione, entro e non oltre giovedì 10 dicembre 2015, a [email protected] o la consegna presso la casa parrocchiale. Il materiale pervenuto oltre il limite stabilito potrà essere pub-blicato solo nel mese successivo.

Festivo ore 8.00 - 9.00 (in Ospedale) 9.30 - 11.00 18.00 e 20.00

Feriale ore 8.00 - 16.00 e 20.00

Sabato o Vigilia di Festaore 8.00 - 16.00 (alla casa di riposo) -18.00 e 20.00

Confessioni Giovedì dalle ore 8.40 alle 10.40Sabato dalle 19.00 alle 20.00 e nei giorni feriali, su richiesta, prima o dopo la celebrazione delle Messe

Parrocchia 035 4262490don Vittorio 328 7066575Oratorio 035 938827don Loris 328 3932361don Giuseppe 347 2659420Sacrista 339 2087660Centro pr. ascolto 035 910916Sala Giochi (Meulì) 035 912107

Cine Junior 035 910916Centro Quader 035 912420Centro Famiglia 035 911252Sito web: www.parrocchiasarnico.itE-mail sito: [email protected] C.SI.: www.csioratoriosarnico.itC.S.I.: [email protected]: [email protected]

parroco: [email protected] Loris: [email protected] Giuseppe: [email protected]: [email protected]/c postale Parrocchia: 49089303Sito web Oratorio: http://oratorio.parrocchiasarnico.itsegreteria: [email protected]

ORARIO SANTE MESSE

Segreteriaparrocchiale

Lun. - mer. - ven. dalle 9.00 alle 12.00Mar. dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 17.00 alle 19.00 Giov. dalle 17.00 alle 19.00

TEMPO DI AVVENTO

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Don Claudio Visconti Direttore della Caritas DiocesanaFoto Civis

"LA GIUSTIZIAVIENE PRIMA

DELLA CARITÀ"

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Caro don Lorismi permetta di scrivere questa lettera non per criticare il suo buon lavoro che svolge ma per esprimere liberamente un mio pensiero da genitore, persona credente, convinta di quel che pratico e reputo essere.Non voglio insegnare niente a nessuno perché tale non mi reputo ma penso che ciò che percepisco dal mio punto di vista, in tante altre persone lo vedo.Nel mese di ottobre ho partecipato all’incontro/riunione per il cate-chismo e con molto rammarico ho trovato un “curato” deluso, molto amareggiato dal mal partecipare della comunità o per essere più precisi insensato essere presente, parte della comunità stessa. Mi ha colpito il quasi supplicare l’importanza di dare un senso a quel che si fa’ o meglio ancora che si vuol far fare ai propri figli.Ribadendo il concetto dell’essere credente e partecipante, sono pie-namente d’accordo con lei quando dice di partecipare dando un puro senso concreto all’importanza che ha un “sacramento” stesso, per arrivare ad un così detto traguardo finale, dopo un concreto e

consapevole cammino, cosa che con il passare degli anni dal mio punto di vista sta perdendo completamente.Non riesco a concepire il concetto di voler battezzare i propri figli, per far parte di una comunità parrocchiale che poi durante gli anni liturgici non partecipa mai fino all’età della “prima confessione”, del-la “prima comunione” e via dicendo.L’insistenza dei genitori a far frequentare il catechismo e il non par-tecipare alla Messa domenicale.L’obbligo quasi forzato dei “Family Day” dove in chiesa vedi il “tutto esaurito”, spaesato “essere presente” che svanisce subito la domeni-ca seguente (sarà anche per il buon menù a prezzo?).È assurdo, inconcepibile!!!Ammiro tantissimo lei don Loris, i catechisti e collaboratori vari per-ché con l’impegno e la costanza che avete, io nei vostri panni mi sentirei in parte quasi preso in giro, non considerato al modo giusto.La situazione è quella che un senso vero e proprio alla comunità lo diate proprio “voi stessi”, voi che sapete chi frequenta spesso chi partecipa, chi è convinto di quel che sta facendo e dopo un periodo

a cura del Parrocodon VITTORIO ROTA

EDITORIALE

RIACCENDERE LA PASSIONEPER QUELLO CHE STIAMO FACENDO

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EDITORIALE

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o percorso sensato “che faccia il sacramento” e chi non ha avuto un impegno costante, non convincente, quasi menefreghista, non meritevole di ciò.Perché non trovo corretto arrivare al giusto fine, considerando allo stesso livello persone che partecipano consapevolmente durante l’anno e persone che non partecipano “mai” e come per magia al giorno del sacramento “compaiono”.Con questo punto di vista che ho maturato in questi ultimi anni par-

tecipando con i così detti “i soliti”, concludo chiedendo umilmente scusa a lei don e a tutti i suoi collaboratori se sono stato offensivo, ma penso che non sarebbe male un minimo di selezione. Questo mio libero pensiero (o sfogo) consideratelo per avere un fine concre-to e sensato visto quello che oggi la società ci offre ed ha in testa.Cordiali e sinceri saluti.Firmato Un credente “deluso”(P. S. scusi per la brutta calligrafia)

CAMMINARE INSIEME PER TESTIMONIARE QUELLO IN CUI CREDIAMOL’autore di questa lettera, che ha desiderato rimanere nell’anonimato, non me ne voglia. Quando don Loris, dopo averla letta, ha voluto condividerla con don Giuseppe e con me è nato subito un bel confronto, alla ricerca delle motivazioni e degli stati d’animo che hanno spinto questo genitore a “sfogarsi”, e alle possibili risposte da offrirgli.Le sgrammaticature non devono trarre in inganno: è una lettera appassionata, forse scritta tutta d’un fiato, senza riletture e riconsidera-zioni. In questo - mi è sembrato fin dall’inizio - sta la sua bellezza e la sua forza.Le considerazioni nate tra noi, si sono poi spontaneamente allargate ai collaboratori interessati. Non ci sono problemi “nuovi”; quanto sollevato dall’anonimo amico è già ben conosciuto da tutti. Ma la lettera è diventata il pretesto per riprendere il filo di molti discorsi, per approfondire, per andare oltre le risposte - a volte un po’ scontate - che elaboriamo quando siamo presi nel vortice delle molte cose da fare.E così questo testo ha cominciato a diventare prezioso, la lettera non ha mai perso il primo posto nella pila degli arretrati da smaltire sul mio tavolo. Ne ho usato un pezzetto anche nell’ultimo Family Day, quello con i bambini di terza elementare e i loro genitori. Pubblicarla in prima pagina sul Porto significa ora per me voler ampliare la discussione, non chiudere in fretta l’argomento, chiamare in causa ciascun lettore - ciascuno di voi - per conoscere il vostro parere.Mi sarebbe piaciuto avere il tempo di raccogliere diverse risposte scritte a questa domanda: non ce n’è stato il tempo. Sintetizzo io in poche righe quelle che abbiamo condiviso; sperando sinceramente che questo non spenga la discussione, ma la rivitalizzi.1. L’autore della lettera ribadisce più volte di essere credente e praticante. Alla fine aggiunge anche di essere “deluso”. Me ne dispiaccio, conosco questo stato d’animo. Ma proprio quando siamo nella desolazione, quando il nostro lavoro e il nostro “credere” sembrano in-fruttuosi occorre far nostra la logica della croce: la logica del dono che non viene ritirato quando sembra meno apprezzato, ma continua ad essere tale anche in mezzo alle nebbie dell’ipocrisia e dello sconforto.2. Delusione e sconforto sono spesso i tratti caratteristici di chi si sente solo a “combattere” (in questo caso “la buona battaglia della fede”). Occorre invece agire insieme! Insieme occorre avere il coraggio di una lettura profonda e veritiera della società attuale, insieme occorre avere la forza di elaborare proposte e riflessioni, insieme occorre continuare a camminare per testimoniare che ciò in cui credia-mo non è una “vana speranza” ma il fondamento della nostra stessa esistenza. Caro anonimo amico: perché non viene a darci una mano? Sono certo che anche il suo contributo sarà utile alla crescita della comunità, e forse sentirà rinascere in sé anche un po’ di speranza...3. I criteri umani con cui “giudichiamo” chi merita e chi no, non sono sufficienti nell’ambito della pastorale sacramentale. I sacramenti sono dono di Dio; doni con i quali Dio vuole raggiungere ogni uomo: non posso essere d’impedimento - se non in casi seri -a questo desiderio del Padre. Il lavoro pastorale consiste invece nel rendere consapevole ogni “beneficiato” di ciò che ha ricevuto o sta per rice-vere. Qui si gioca la vera sfida. Per molto tempo la Chiesa (specie quella italiana) ha pensato che potesse bastare “un’istruzione”. Ora tutti siamo consapevoli che serve anche (e forse soprattutto) un’esperienza. Fare in modo che chi si appresta a ricevere un sacramento non incontri solo un volto “ideale” di Dio, ma un volto “pratico”, umano, vicino, affabile, reale, affidabile, dipende dalla testimonianza che tutta la comunità riesce ad offrire agendo il più possibile in sintonia e in sinergia.Per il momento mi fermo qui: qualcosa da dire è rimasto nel cassetto... Qualcosa vorrei che me lo raccontasse ciascuno di voi.Che bello quando riusciamo - anche grazie ad una lettera anonima - a riaccendere la passione per quello che stiamo facendo. E - caro amico - se rileggo con attenzione alcuni passi della sua lettera, mi viene il sospetto che era quello che voleva anche lei.A presto!

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a cura della REDAZIONE

LA TRASFIGURAZIONEAncora una volta desidero sottolineare i due cardini che ispirano tutta questa lettera: promuovere la crescita di una mentalità decisamente connotata dalla Carità; alimentare la consapevolezza che la Carità non è un settore della vita della comunitaria, ma è l’amore di Dio che pervade ogni dimensione della vita comunitaria e personale. Nella prospettiva del Convegno ecclesiale, tenutosi dieci anni orsono a Verona, desidero raccogliere alcune dimensioni dell'esistenza umana in cinque ambiti, tentando di interpretarli alla luce della trasfigurazione di cui è capace la Carità.

Le relazioni d’amoreSiamo tutti consapevoli di quanto siano decisive nella vita di ogni persona. Si tratta di relazioni con caratteristiche molto diverse, dalle quali dipende in maniera evidente la felicità dell’esistenza umana. Gran parte di queste relazioni hanno trovato e trovano il loro grembo in quella comunità che abbiamo imparato a chiamare famiglia il cui nucleo generatore è rappresentato dalla relazione d’amore tra un uomo e una donna, stabilita nel matrimonio.Mi domando: come la Carità è capace di trasfigurare questa relazione, le relazioni familiari e tutte le relazioni che coinvolgono i nostri sentimenti, le nostre passioni, le

VESCOVO

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DONNE E UOMINI CAPACI DI CARITÀLettera pastorale 2015-2016FRANCESCO BESCHI - VESCOVO DI BERGAMOAnche in questo numero de "Il Porto" pubblichiamo i passaggi più significativi della lettera pastorale del Vescovo Francesco per l’anno pastorale 2015 - 2016, dal titolo «Donne e Uomini capaci di Carità». Nel prossimo mese di Febbraio il Vescovo visiterà il nostro Vicariato incontrando tutti gli operatori della carità per confrontarsi e ribadire l’urgenza di una Chiesa che sia sempre più secondo il cuore di Cristo.Consiglio quindi a tutti una lettura attenta del testo, in vista di una riflessione approfondita sullo stile di vita personale e della comunità in tema di Carità.Buona lettura!

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VESCOVO

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nostre scelte? Ho l’impressione che in questi decenni, le proposte delle comunità cristiane e dei loro pastori non siano riuscite a toccare e trasformare il cuore di coloro che vivono questi legami: è come se parlassimo una lingua sconosciuta e non riuscissimo a stabilire un dialogo interessante e utile con donne e uomini, giovani e vecchi, attorno a queste esperienze.Queste proposte mi sembrano contrassegnate da una tensione: da una parte la rappresentazione di modelli ideali che spesso non riescono ad incarnarsi nelle condizioni di vita del mondo contemporaneo; dall’altra parte, una grande difficoltà a proporre cammini percorribili e convincenti, scivolando spesso in proposte moraleggianti o del tutto generiche, che vengono avvertite come insignificanti da parte di molti.Le forme della Carità vissute in queste relazioni sono ricche e luminose, ma spesso sembrano evocare un contesto che non esiste più e che neppure va mitizzato. Parole come pazienza. e sopportazione, rispetto ed aiuto, silenzio ed umiltà, fino alle più alte come perdono, dedizione, sacrificio, indicano caratteristiche sacrosante dell’amore, ma non sono state arricchite in maniera significativa dalle parole della libertà e della responsabilità, della consapevolezze e della dignità, della creatività e della gioia, della corporeità e della sessualità, della fragilità e della comprensione, della lucidità e del lavoro su di sé, della bellezza e della tenerezza, del piacere e dei sentimenti.Alcuni potrebbero dire che da anni queste dimensioni sono proposte ed entrate nella visione cristiana delle relazioni affettive, ma bisogna riconoscere che la gran parte, anche dei battezzati, non se ne è accorta. La trasfigurazione del mondo delle relazioni affettive e familiari alla luce della Carità, passa da un ascolto molto più convinto e praticato delle istanze di cui sono portatrici persone e famiglie, si sviluppa attraverso proposte di rielaborazione alla luce di competenze relazionali accurate e della freschezza del messaggio evangelico. Ritengo che l’impegno più urgente e decisivo sia quello di individuare persone che abbiamo le caratteristiche per entrare in dialogo costruttivo ed efficace con coloro che avvicinano la comunità cristiana: dai fidanzati e conviventi orientati al matrimonio, ai genitori che richiedono i sacramenti dell’Iniziazione cristiana per i loro figli, alle coppie che la comunità incontra in particolari passaggi della loro esistenza. Non penso che un servizio di questo genere possa realizzarsi in ogni parrocchia: mi sembra si debba privilegiare la possibilità di esperienze significative, condivise da più parrocchie, dai loro presbiteri, dai consigli pastorali e dagli operatori di pastorale familiare. Una seconda indicazione è rappresentata dalla necessità di

declinare insieme le attenzioni pastorali al mondo giovanile con quelle destinate alle famiglia e alle relazioni affettive. Di fatto si è proceduto per linee parallele, con sconfinamenti che non hanno valorizzato le competenze e le sensibilità presenti nei due ambiti pastorali, con un impoverimento di possibilità che la sinergia di questi approcci, unitamente a quello di natura vocazionale, può certamente favorire. Non sono poche le iniziative qualificate in questo senso: penso al Gruppo Samuele e al recente Gruppo Emmaus, ma è necessario che le ricadute dal punto di vista del metodo e dell’esito di queste proposte diventino più evidenti e più diffuse. La trasfigurazione che la Carità realizza nell’ambito delle relazioni affettive investe anche gli aspetti problematici e i passaggi critici che attraversano: anche in questo ambito mi sembra che scontiamo un ritardo non indifferente, riducendo l’ampiezza e la profondità delle dimensioni esistenziali di queste situazioni a questioni circoscritte, anche se di grande rilevanza, come l’ammissione ai Sacramenti di persone che vivono in condizioni non coerenti con l’insegnamento della Chiesa. In verità nella nostra Diocesi è nata e cresciuta l’esperienza de “La Casa”, proprio con l’intenzione di accogliere e accompagnare in maniera ampia e significativa coloro che vivono queste situazioni e si è andata creando una rete di Consultori di ispirazione cristiana, che offrono un servizio competente in situazioni critiche: ritengo che le ricadute pastorali di queste iniziative debbono essere considerate in modo più consapevole e accurato da parte di tutte le comunità parrocchiali e dei loro pastori. Sarà importante accompagnare con la preghiera e interpretare nella fede il prossimo Sinodo sulla Famiglia, non come una "partita” tra conservatori e progressisti, scadendo in logiche da tifoseria, ma come un’opportunità di tutto rilievo per rielaborare alla luce della Carità e della Misericordia il nostro modo di concepire e proporre l’insieme delle dimensioni relazionali ed affettive della persona umana.Indubbiamente la capacità comunicativa e la profonda umanità evangelica di Papa Francesco ci stanno aiutando in questa riproposizione del messaggio cristiano sulla famiglia e le relazioni affettive: le sue catechesi del mercoledì, dedicate a questi temi, possono rappresentare un aiuto concreto alla riflessione comunitaria e alle diverse proposte in questo ambito.La trasfigurazione di queste relazioni alla luce della Carità investe anche la dimensione pubblica delle relazioni d’amore a cominciare da quelle familiari. L’affermazione di logiche fortemente segnate dall’individualismo esasperato è andata di pari passo con la progressiva privatizzazione delle

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relazioni familiari, favorendone una fragilità e precarietà spesso del tutto ingiustificata. Non si tratta di imporre modelli cattolici ad una società evidentemente plurale, ma non desistiamo dal proporre, interloquire e dialogare con tutti, attorno a valori ed orientamenti che possono essere riconosciuti decisivi e fecondi oltre le appartenenze di natura religiosa e culturale, superando pregiudizi e incomprensioni che sono espressione di rigidi schemi di natura ideologica. Accoglienza e accompagnamento personale in questo ambito sono assolutamente qualificanti la nostra azione pastorale: non possiamo immaginare che sia solo una questione di specialisti, ma la delicatezza di questa dimensione della vita umana richiede una particolare attenzione, che non può essere considerata con leggerezza e superficialità. L’azione dei Consultori, ben integrata con la dimensione pastorale, può sostenere la formazione di persone che si dispongono ad accoglienza ed accompagnamento in questo ambito.

Il Lavoro e la Festa.Il principio vitale della carità è capace di attivare processi di trasfigurazione nell’ambito del lavoro e della festa riscattati da una concezione strumentale e consumista. La prima dinamica di questo riscatto è rappresentata dal valore della dignità: dignità della persona e dignità del lavoro. Il Santo Padre con particolare insistenza e forza sottolinea il rapporto tra lavoro e dignità: non si tratta soltanto del lavoro dignitoso, perché definito dalle caratteristiche di giusto riconoscimento economico, di sicurezza ambientale e personale, di rispetto e valorizzazione della persona, di garanzie occupazionali, di condizioni complessive rispettose della persona di lavoratrici e lavoratori. Si tratta del fatto che il lavoro contribuisce in modo concreto e decisivo all’affermazione della dignità della persona. Senza il lavoro una persona non è meno degna, ma la percezione personale e sociale, soprattutto nella nostra sensibilità bergamasca, viene avvertita in questi termini. Se poi abbiniamo in maniera stravolgente il lavoro al successo e del successo facciamo il criterio decisivo per misurare la dignità della persona, allora ci troviamo di fronte alla triste e diffusa percezione per cui chi non ha più lavoro o non riesce ad entrare nel mondo lavorativo, è semplicemente un fallito.La seconda dinamica trasfigurante è rappresentata dal valore della solidarietà. In questi anni si affermano sempre più sinergie lavorative in cui la collaborazione, il lavoro di équipe o in rete, rappresentano una necessità, ma anche un valore aggiunto: l’immagine della “squadra” ha rappresentato queste logiche con prospettive vincenti. Nello stesso tempo, si sono ampiamente diffuse forme di impresa con connotazione sociale e cooperativistica, che

in diversi modi declinano il valore della solidarietà. Ma, in una costellazione di forme organizzative del lavoro sempre più diversificate, l’attuazione di proposte di solidarismo sociale, non finalizzato soltanto all’efficacia produttiva, sembra diventare molto faticosa e rara. Le organizzazioni sindacali tradizionali, ancora ben radicate nel nostro territorio, soffrono di una frammentazione diffusa e sono esposte alla tentazione di privilegiare la difesa dei diritti acquisiti e consolidati, piuttosto che alimentare dinamiche nuove a livello aziendale e forme inclusive di solidarietà con coloro che vivono nelle “periferie” lavorative. Le stesse positive dinamiche di ripresa produttiva, soprattutto nel segno di una rinnovata qualificazione, non sono in questo momento accompagnate da significativi segnali di ripresa occupazionale: anzi, le necessarie ristrutturazioni aziendali, i processi di qualificazione e razionalizzazione, il rilancio della produttività si sono frequentemente accompagnati a notevoli riduzioni di posti di lavoro. Pure le forme di cooperazione in ambito lavorativo hanno sofferto in questi decenni e in questi ultimi anni di un impoverimento delle motivazioni sociali e solidaristiche che ne sono caratteristica essenziale. Senza sperimentare, ringraziando il cielo e gli uomini, i devastanti scandali nazionali di alcuni soggetti cooperativistici, dobbiamo però riconoscere che la cultura della cooperazione ha lasciato troppo il passo all’organizzazione fine a se stessa e all’utilizzo di questi soggetti solo per ragioni strumentali. Le osservazioni che ho elencato non vogliono rappresentare un giudizio sull’impegno ideale, faticoso e competente

VESCOVO

Il lavoro di squadra rappresenta una necessità ed un valore aggiunto

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di moltissimi soggetti lavorativi, ma evidenziare l’esigenza di un rilancio della cultura del lavoro: da sempre il lavoro genera cultura, particolarmente nel nostro territorio.La capacità, trasfigurante della Carità raggiunge il mondo del lavoro, dei lavoratori e degli imprenditori, promuovendo una qualificazione e una produttività capaci di alimentare speranze inclusive, condivise, significative per le nuove generazioni; capaci anche di non rassegnarsi alla necessità di creare gli “scarti umani”, determinata dalle algide geometrie di organizzazione del lavoro. Ritengo veramente esaltante dal punto di vista umano e spirituale, valorizzare concretamente tutti i tentativi di creare percorsi di lavoro in cui le sinergie, le economie gestionali, le progettualità condivise, la promozione dei soggetti umani, gli strumenti di ricerca, rappresentino possibilità che aprono al futuro. Mi sembra necessario che l’ispirazione evangelica, alimentata dal principio della Carità, possa illuminare e innervare forme nuove di responsabilità e condivisione nel mondo del lavoro. Desidero che le attuali esperienze in cui la comunità cristiana è impegnata, non solo in forme di assistenza nei confronti di chi vive la precarietà o l’esclusione dal mondo del lavoro, ma di sostegno e promozione di nuove strade di solidarietà lavorativa, siano conosciute e sostenute sia a livello diocesano, come nelle realtà territoriali in cui si organizza la nostra Diocesi.L'intelligenza della Carità, insieme all’esigenza della giustizia sociale, rappresentano un autentico valore aggiunto nel rilancio del lavoro e dell’occupazione in forme autenticamente umane.

Non è separato da questo discorso quello che porta la sigla della “festa”. La Carità è l’anima della festa secondo il Vangelo, perché promuove la celebrazione della festa nei suoi aspetti più intensamente umani. Penso alla gratuità, alla scioltezza delle relazioni, alla soddisfazione per risultati conseguiti insieme, alla gioia di traguardi familiari, a momenti in cui la comunità si riconosce. Le Carità contribuisce alla trasfigurazione della festa sempre più esposta a tentazioni di efficienze organizzativa, di produttività economica, di esercizi di potere da parte di un gruppo piuttosto che di un altro, di rassegnato e qualche volta compulsivo consumismo. Qualche riflessione sulla festa nell’ambito della comunità cristiana l’ho condivisa nell’ultima lettera pastorale. In questo momento vorrei sottolineare l’importanza della festa, riprendendo le parole di Papa Francesco: “Dunque la festa non è la pigrizia di starsene in poltrona, o l’ebbrezza di una sciocca evasione, no la festa è anzitutto uno sguardo amorevole e grato sul lavoro ben fatto; festeggiamo un lavoro ... Anche nell’ambiente di lavoro, a volte - senza venire meno ai doveri! - noi sappiamo «infiltrare» qualche sprazzo di festa: un compleanno, un matrimonio, una nuova nascita, come anche un congedo o un nuovo arrivo..., è importante. È importante fare festa. Sono momenti di familiarità nell’ingranaggio della macchina produttiva: ci fa bene! Ma il vero tempo della festa sospende il lavoro professionale ed è sacro, perché ricorda all’uomo e alla donna che sono fatti ad immagine di Dio, il quale non è schiavo del lavoro, ma Signore, e dunque anche noi non dobbiamo mai essere schiavi del lavoro, ma Signori” (Udienza del 12 agosto 2015).

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a cura di DON VITTORIO

COMUNITÀ

Nei giorni scorsi si è compiuto un passo delicato ed importante della vita della nostra comunità. I vari gruppi di interesse pastorale e la popolazione tutta hanno provveduto ad eleggere i componenti del nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale. Prima di “presentare” i nuovi consiglieri voglio, dal profondo del cuore, dire un grazie a nome di tutta la comunità ai membri del precedente Consiglio Pa-storale. Molti di loro hanno svolto questo servizio per più mandati (motivo per cui non potevano essere rieletti...) e in tutti ho riscon-trato una bella dedizione e una sincera passione per la comunità.Li ringrazio molto anche per la “pazienza” con cui in questo anno mi hanno introdotto alla vita della nostra parrocchia, raccontandomi un po’ le motivazioni e le aspettative che hanno originato le scelte più importanti e i passaggi più delicati. So già che nessuno di loro “abbandonerà” la vita della comunità, e sono certo che sapranno mantenere con i sacerdoti e con i nuovi consiglieri un continuo e proficuo rapporto di collaborazione.In questa pagina trovate l’elenco delle persone che compongono il nuovo Consiglio Pastorale. Rimarrà in carica fino alla fine del 2020 e ha di fronte sfide importanti e delicate, sulle quali la Chiesa tutta si gioca il suo futuro e il suo ruolo nella società. Il Vescovo Francesco ha da poco editato la sua nuova lettera pasto-rale sul tema della carità (su questo numero del Porto ne trovate la seconda parte) che ha un intento programmatico e progettuale

capace di andare ben oltre l’anno pastorale in corso per distendersi in tutto il futuro quinquennio. Ai nuovi consiglieri tocca raccogliere questa sfida e avere uno sguardo attento e lungimirante sulla nostra comunità.Credo che ora non debba presentarveli uno per uno; certo li co-noscete meglio di me... Li ringrazio molto per aver accettato, hanno fin d’ora l’appoggio della mia personale preghiera affinché docili allo Spirito sappiano essere strumenti di comunione e fraternità.Oltre ai membri di diritto (i sacerdoti e la sig.ra presidente dell’Azio-ne Cattolica), il nuovo Consiglio sarà composto dai rappresentanti di ciascun gruppo di interesse pastorale. Tra gli eletti dalla comunità ci sono persone che appartengono ad altri gruppi di interesse pasto-rale (Oratorio - Scout) che si faranno carico di portare in Consiglio anche la voce di queste realtà che vivono in prima persona.Una volta avuti i nomi degli eletti ho provveduto, come attesta lo statuto quadro diocesano, a nominare persone che per le loro com-petenze e la loro disponibilità ritengo possano dare un valido con-tributo. Quelli scelti vengono dal mondo della scuola e dal mondo della carità: ambiti che ritengo prioritari in questo momento.Ci poniamo tutti sotto la protezione di san Martino: il nostro patro-no ci insegni a servire la nostra comunità anche con l’esercizio del consiglio e del discernimento.Buon lavoro.

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE GRAZIE... E BUON LAVORO

Membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale per il quinquennio 2016-2020:

MEMBRI DI DIRITTO1 ROTA DON VITTORIO (Prevosto)2 FIORENTINI DON GIUSEPPE (Vicario parrocchiale)3 FUMAGALLI DON LORIS (Vicario parrocchiale)4 CARMINATI VITTORIA IN BELUSSI (Azione Cattolica)

ELETTI NEI GRUPPI PARROCCHIALI5 BRANCHI MARIA (Gruppo Liturgico)6 CREA TIZIANA IN MAZZA (Gruppo Caritativo)7 BALDUCCHI CORNELIA IN GIUDICI (Gruppo Missionario)8 MILESI EMANUELA IN CADEo (Catechisti)9 BELLINI RAFFAELE (CSI Oratorio)10 FORESTI GIOVANNA VED. FENAROLI(Unitalsi)

ELETTI DALLA COMUNITÀ1 PANSERA MASSIMO12 BONASSI ANDREA13 GALBUSSERA ELENA14 FRETI CARLOTTA15 CADEI MAURO16 BUSI MAURO17 DUCI ALIDA IN ZONCA18 BELOTTI GLORIA IN RADICI

NOMINATI DAL PARROCO19 PARIGI MICHELE20 ARCANGELI EVELINA IN PAGANI (Ministri Straordinari)21 RAVELLI PAOLO

10 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 11

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12 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

CHIESA UNIVERSALEda AVVENIRE

Santi della vita quotidiana testimoni

di misericordia La festa dei Santi tappa centrale nel cammino

di preparazione all’ormai prossimo Giubileo

La misericordia di Dio non è un ideale disincarnato dalla realtà, relegato al mondo delle pie pratiche e delle devozioni del cuore, ma un’esperien-za concreta che tocca le storie e le ferite di ogni singolo essere umano. Lo testimoniano le vicende esistenziali e i percorsi spirituali dei santi e dei beati, i quali sono testimoni privilegiati di come l’amore di Dio e il suo perdono di fatto non hanno limiti. Tra questi testimoni alcuni hanno fatto della misericordia «la loro missione di vita» in modo più specifico, come ricorda Papa Francesco nella Misericordiae vulnus, la bolla di indizione del Giubilieo straordinario della misericordia, ormai alle porte. Altri sono diventati apostoli della misericordia e del perdono piegandosi sulle ferite più profonde dell’umanità. Non c’è dubbio che i patroni per eccellenza di questo Giubileo siano due. Faustina Kowalska e Giovanni Paolo II, ai quali Bergoglio dedica alcuni passaggi della bolla d’indizione. La prima, scrive il Papa, «fu chiamata ad entrare nelle profondità della divina misericordia», mentre Wojtyla, ricorda sempre Papa Francesco, ha avuto il merito di mettere in luce «l’urgenza di annunciare e testimoniare la misericordia nel mondo contemporaneo». Un messaggio che fu affidato all’enciclica Dives in misericordia del 1980. Ma Papa Francesco ha indicato altri due santi come “protettori” particolari del Giubileo della misericordia: san Pio da Pietralcina e san Leopoldo Mandic, entrambi frati cappuccini che si «consumarono» nel confessionale. Ma il catalogo dei santi è pieno di santi e beati che si sono fatti tramite della misericordia di Dio soprattutto attraverso la confessione. Tra tutti basta citare san Giovanni Maria Vian-ney che, nella Francia avviata verso una modernità spiritualmente arida, fece del sacramento della Riconciliazione uno strumento pastorale per far ripartire non le vite dei penitenti ma anche l’azione evangelizzatrice della sua comunità cristiana. Tra i più recenti un volto di misericordia è di certo la beata Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) che dedicò la sua vita ai «più poveri dei poveri». Uno stile che ricorda quella di san Damiano de Veuster (1840-1889), il religioso belga che morì di lebbra sull’isola-lazzaretto di Molokai: ai «suoi» malati aveva offerto non solo la luce dell’amore di Dio, una nuova speranza, ma anche la sua stessa vita.

Nessuna rivoluzione dottrinale, ma porte aperte per tutte le situazioni difficili

Sono stati facili profeti quelli che, prima ancora della partenza, aveva-no presentato il viaggio del Papa a Cuba e negli Stati Uniti, concluso recentemente, con l’appellativo di «storico». Ora che Papa France-sco è tornato a Roma, dopo dieci giorni intensissimi di incontri con i potenti come con gli umili, di discorsi epocali, di gesti semplicemente commoventi e di partecipatissime celebrazioni liturgiche, quell’agget-tivo va però compreso ed esplorato nelle dimensioni profonde del suo significato. A partire dalla chiave di lettura che più di ogni altra costituisce il filo unificante di una visita pensata, costruita e realizza-ta sotto il segno della riconciliazione.In questo decimo viaggio inter-nazionale, infatti, Papa Francesco ha dimostrato con i fatti in quanti modi si possa declinare quella parola in un mondo «assetato di pace». Ed è tanto più rimarchevole se si considera che il suo itinerario ha avuto come porta d’ingresso quella che per molto tempo è stata nell’immaginario collettivo soprattutto giovanile l’isola della rivoluzio-ne per antonomasia; e come destinazione finale (sempre per restare a quello stesso immaginario) il Paese dell’imperialismo capitalista per definizione. Come dire, il diavolo e l’acqua santa (invertibili, in base ai punti di vista). Quanto di più antitetico si potesse immaginare fino a qualche anno fa.Il Papa latino-americano è riuscito nell’impresa di costruire ponti lad-dove fino all’altro ieri sussistevano muri di odio e incomunicabilità. Dunque riconciliazione tra gli Stati, i governi e i popoli, in primo luogo. Con la bella notizia – giunta proprio mentre il viaggio era in corso – della pace tra le Farc, formazioni guerrigliere della Colombia, e il governo di Bogotà (anche in questo caso con una cruciale opera di mediazione riconducibile anche al Papa e alla Chiesa nelle sue diverse articolazioni), a rafforzare la sensazione di un operato capace di "rein-ventare" la stessa diplomazia, mettendola a servizio dell’incontro tra gli uomini, più che della difesa dei propri interessi.Ma questa visita resterà nella storia anche perché Papa Francesco è stato capace di estendere l’appello alla riconciliazione oltre l’ambito delle relazioni internazionali. A Cuba ha predicato la riconciliazione tra le esigenze dei governanti e quelle dei governati («non si servono le ideologie, ma le persone»). A Washington ha coniugato la liber-tà – marchio di fabbrica del gigante statunitense – con la giustizia,

Sinodo d’accordo: la famiglia è il futuro

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CHIESA UNIVERSALE

IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 13

Una svolta corale Tempo di «uscire» e di «incontrare»

Sostiene McLuhan che «il mezzo è il messaggio». E aggiungono i giuristi che «la forma è anche sostanza». Due citazioni che aiutano a tracciare un primo bilancio del V Con-vegno ecclesiale nazionale. Meditando sul discorso di Papa Francesco, seguendo i lavori, ripensando alle sintesi delle cinque vie e riflettendo sulle “prospettive” indicate dal cardinale Bagnasco, il dato che maggior-mente salta agli occhi è che lo stile sinodale così apprezzato dai 2200 partecipanti si è fatto esso stesso messaggio, sostanza e contenuto. E questo ha finito per dare anche maggior forza ai contenuti stessi, nuovi e stimolanti, che l’evento ha proposto. È un metodo, quello sperimen-tato alla Fortezza da Basso, sede dei lavori, che da un lato ha aiutato a riscoprirsi Chiesa consapevole delle energie buone di cui è ricca e che perciò «non parte da zero». Una Chiesa «in uscita», cioè umile e in-quieta, capace di prendersi cura non tanto di se stessa, ma degli uomini e delle donne del nostro tempo, a partire dagli ultimi, dagli «scartati». Una Chiesa che per annunciare il Vangelo nei diversi ambienti si apre più che mai all’«incontro» e vuole contare sulla creatività dei giovani e su un rinnovato protagonismo dei laici. In definitiva una Chiesa dal volto di Madre e connotata da uno stile di misericordia e di gratuità. In tal modo Firenze 2015 consegna alle diocesi, alle parrocchie e alle comunità ecclesiali di tutta Italia molto di più che le conclusioni di un convegno. La sua prima eredità è un dinamismo aperto, che parte dalla preparazione dell’evento, ne attraversa i lavori e si proietta nel futuro, nutrendosi di «cura per l’ascolto, di pazienza per l’attesa, di apertura per l’accoglienza di posizioni diverse, di disponibilità a lavorare insieme». Non una parola di quello che è stato detto andrà persa, anzi i diversi contributi rifluiranno, è stato annunciato, «in un testo unico» destinato a fornire spunti e idee per promuovere la sinodalità a tutti i livelli. Più precisamente si tratta di una svolta corale, che - facendo tesoro an-che della storia – ora chiede di essere trasformata in uno «sguardo» nuovo sulla realtà. Realtà da abitare con corag- gio, predisponendo percorsi educativi anche e soprattutto attraverso le famiglie, annunciando in maniera innovativa i contenuti . L’esperienza è stata bella e illumi-nante. Perché sia anche fruttuosa, occorre vincere ora la tentazio-ne del “facciamo tre tende”, come nell’episodio evan-gelico della Trasfigura-zione, e rimboccarsi le maniche, una volta tornati a casa. Trasfi-gurato e trasfigurante sarà davvero solo un “Convegno”che lungi dall’essere concluso, continua adesso nello stile di una sinodalità che è mez-zo e messaggio insieme.

soprattutto sociale. E non è un caso che subito dopo aver parlato al Congresso (primo Papa in assoluto), abbia incontrato i senza tetto, sottolineando, nella capitale della nazione più ricca della Terra, il di-ritto di ogni uomo ad avere una casa. In tutti questi momenti, com-preso il colloquio con Obama alla Casa Bianca, ha di fatto promosso anche e soprattutto una riconciliazione tra la politica e i cittadini. E nel Palazzo di Vetro dell’Onu, ha quindi completato il discorso sot-tolineando quanto sia necessaria oggi la riconciliazione nella grande famiglia dei popoli della Terra e tra questi e l’ambiente naturale, con-tro «l’oscurità del disordine causato dalle ambizioni incontrollate e dagli egoismi collettivi».Infine con i suoi gesti di paterna tenerezza (gli ultimi in ordine di tempo, ma non i meno importanti, l’incontro con i detenuti, il nuovo mea culpa per i preti pedofili e la richiesta all’autista di fermare l’auto per andare ad abbracciare un bimbo disabile, proprio ai piedi dell’a-ereo che doveva riportarlo a Roma) Papa Francesco – continuando e approfondendo percorsi di dialogo già sperimentati dai suoi pre-decessori – si è fatto promotore anche di una riconciliazione tra la Chiesa e la società, come attestano le grandi folle che hanno seguito le diverse tappe del viaggio, persino negli Usa, nazione tradizional-mente prudente nell’esternare il proprio gradimento verso i Papi.Ed è proprio in questa popolarità crescente, non certo fine a se stes-sa, che viene a definirsi un ulteriore motivo per avvalorare l’aggettivo attribuito al viaggio fin dal suo annuncio. Storico anche perché ha confermato la cifra di un Pontificato capace di parlare a tutti, anche quando si tratta di temi "scomodi" per una certa parte dell’opinione pubblica (la condanna della pena di morte, ad esempio, o la difesa della la famiglia e della vita umana in ogni suo fase e condizione). Papa Bergoglio sa bene che nelle società multietniche del Terzo Mil-lennio nulla si può dare per scontato, tanto meno l’annuncio della Buona Novella. Per questo la regola aurea e troppo dimenticata «Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te» risuona sulle sue labbra con una freschezza e una novità dirompenti per il mondo. Perché, alla fine di una visita cominciata nell’isola della rivoluzione, ciò che resterà di questo viaggio è aver additato al mondo l’unica autentica rivoluzione in grado di cambiare la storia: quella della riconciliazione.

Mimmo Murolo

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14 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

da L'ECO DI BERGAMO

Festa di Sant’Alessandro

«Riscoprire la gioia di vivere la comunità»

L’intervento del cardinale De Aviz al

convegno diocesano«L’altro è l’opportunità di sperimentare

Dio, ricreiamo lo spirito di famiglia» L’Anno della vita consacrata, che la Chiesa sta celebrando, apre occasio-ni di profonda riflessione. Nella nostra città il Convegno diocesano, te-nutosi nell’auditorium del Seminario vescovile con il titolo «Consacrati: donne e uomini capaci di misericordia», è stato un momento particolar-mente significativo. Per l’occasione è giunto a Bergamo il cardinale brasi-liano Joao Braz De Aviz, Prefetto della Congregazione degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica. Il suo intervento, cuore del convegno, ha messo in luce la bellezza e la ricchezza dei carismi, senza risparmiare le preoccupazioni e le fatiche che attraversano oggi il mondo della vita consacrata. «Oggi le donne e gli uomini di vita consa-crata – ha detto il cardinale – hanno bisogno di tornare ad essere disce-poli di Gesù, così come furono capaci di esserlo i fondatori dei diversi ordini».L’invito a tutti a non rinchiudersi, ma ad «aprirsi alla cultura at-tuale, alle situazioni concrete di oggi». Alcuni spunti del ricco intervento

sono stati ripresi dal cardinale anche nell’omelia du-rante la Messa celebrata poi in cattedrale. «La

nostra vita nella fedeltà – ha detto nell’omelia – è chiamata oggi ad annunziare il Vangelo in modi nuovi. Occorre ritrovare la capacità di rapporto con ogni persona, perché quello che è diverso da me è quello che mi da la possibilità di trovare Dio. Proviamo a ricreare nelle nostre comunità lo spirito di famiglia, nel-

la fiducia, in semplicità e gioia, chiedendo perdo-no. Si può sbagliare, ma bisogna avere un cuore capace di ricomporre le situazioni». Il vescovo Be-

schi ha indicato la presenza della vita consacrata in diocesi come ricchezza, non solo di numeri, ma di una

lunga storia di carità, contraddistinta soprattutto dall’ac-coglienza. «L’esperienza della comunione è da continuare a declinare nelle sue forme concrete»ha detto durante il convegno. Al termine della celebrazione in Duomo mon-signor Beschi ha espresso il grazie al cardinale De Aviz a nome della diocesi.«Torniamo arricchiti oggi nelle nostre strade – ha detto il vescovo -. Le persone che incontre-remo possano riconoscere nella nostra vita un segno di speranza per la loro vita». Nel pomeriggio il cardinale ha visitato il Villaggio Gabrieli , centro di servizio e di accoglienza, delle Suore delle Poverelle.

CHIESA DIOCESANA

L’invito del vescovo alla santità

«Una danza alla musica di Dio»

Nella solennità di Tutti i Santi il vescovo Francesco Beschi ha presieduto la concelebrazione eucaristica in cattedrale. «Celebriamo la gioia per il dono di una moltitudine di Santi – ha detto all’assemblea all’inizio della celebrazione – che non sono per noi solo un modello evangelico, ma sono anche nostri amici e tra i Santi ricordiamo anche i nostri familiari. Camminiamo anche noi, come questa moltitudine celeste, sulla via della santità». Ad accompagnare la liturgia, il canto solenne della Cappella musicale del duomo. All’inizio dell’omelia il vescovo ha voluto soffer-marsi su quella che è l’identità della cattedrale, «chiesa e casa di tutti». «Qui converge, - ha spiegato – soprattutto nelle festività più solenni, un’assemblea formata da persone di diversa provenienza. La cattedrale è la chiesa che apre le porte a tutti e tutti qui sono di casa. Insieme la preghiera si fa gioiosa e in questa festa la preghiera unisce in modo speciale». Una festa che, nelle parole del vescovo, può essere rappre-sentata in un grande abbraccio. «La comunione dei Santi ci dice di un abbraccio che non esclude nessuno, che supera ogni forma di chiusura,e di esclusione». A tutti l’invito a percorrere la via della santità, illuminata dalla speranza che viene da Gesù risorto. «L’amore di Dio si rivela at-traverso la vicenda di Gesù, nelle nostre esistenze, nei segni d’amore, nella speranza che fiorisce». Musica e danza diventano, nelle parole di monsignor Beschi l’immagine efficace dell’uomo che si affida a Dio e si immerge nel suo amore. «La santità è assecondare l’amore di Dio, come uomini e donne che danzano in un musica così trascinante che anche la persona più ingessata non può fare a meno di muoversi. La san-tità è muoversi alla musica di Dio. È come un vento che spinge la nostra barca se noi stendiamo la vela». Le beatitudini, ascoltate nel Vangelo domenicale, sono il modo in cui concretamente l’uomo può disegnare la sua danza. «Sono l’espressione della fiducia in Dio – ha spiegato il ve-scovo – di una santità che non allontana, ma avvicina. E tutto questo ha come frutto la gioia. Come quella che si celebra in questo giorno, in cui la preghiera di lode dei pellegrini della storia si unisce a quella dei Santi in cielo». Dopo la solennità di tutti i Santi il vescovo si è recato al Cimi-tero cittadino dove ha presieduto una Messa per i defunti della città di Bergamo. Poi presiederà una celebrazione eucaristica in cattedrale in memoria e suffragio di tutti i defunti della diocesi.

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«Vie nuove per vivere il Vangelo»

Parlano i delegati della nostra diocesi al 5° Convegno ecclesiale di Firenze

Si chiude il 5° Convegno ecclesiale nazionale a Firenze. Tra i partecipanti c’è molta attesa per le relazioni dei lavori di gruppo sulle cinque «vie» - uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare-. E c’è molta attesa, anche, per le conclusioni del cardinale Angelo Bagnasco. «Sarà molto interessante – conferma don Paolo Carrara – ascoltare le cinque sintesi e poi in particolare quello che dirà il cardinale perché evi-dentemente darà la linea per il dopo-convegno. Un «dopo» che verrà costruito anche dalla «restituzione», nelle diocesi, dell’esperienza fatta dai delegati. Il lavoro, - insiste don Carrara, che ha gui-dato il gruppo sul tema “trasfigurare” - è stato intenso, anche impegnativo e di una certa fatica. «Il lavoro dei tavoli è stato interessante – commenta Monica Gherardi, tra i delegati bergamaschi – anche per la bella campio-natura di esperienze diverse. Ho fatto esperienza di una Chiesa Italiana un po’ più larga dei muri stretti della diocesi. Gherardi ha partecipato a un gruppo sull’abitare «dove sono emersi – spiega . temi della politica, della cittadinanza. L’esperienza è stata positiva, molto di più di quella che mi aspettavo. Bello e arricchente è anche il commento sul Convegno di don Giovanni Gualini, parroco di Lurano che ha affrontato la parola «annunciare». «Da parte di tutti c’è il desiderio di vivere il Vangelo oggi, di annunciarlo e di cercare anche vie nuove per percorrere questa evangelizzazione». Per i delegati l’impegno è quello di riportare in diocesi riflessioni, slanci e indicazioni del Convegno. Anche facendo tesoro degli elementi critici, come sottolinea Micael Longhi, dell’Upee di Bergamo. Un Convegno – concordano tutti – segnato fortemente dall’intervento del Papa, che ha dato uno spessore ulteriore a quella che viene vissuta senza eccezioni dai delegati bergamaschi come un’esperienza importante a livello personale e di Chiesa. «Il Papa – sottolinea Gianpietro Marcassoli, della San Vincenzo di Bergamo – ha dato indicazioni forti sui cammini da intraprendere. Chiede di andare in tutti i crocicchi delle strade e coinvol-gere chiunque nella costruzione dei cammini di comunità. Questa è un’indicazione che ci portiamo a casa: essere vicini alle persone che incontriamo. Va fatto subito, in continuità col cammino già iniziato dal nostro vescovo per mettersi in ascolto delle donne e degli uomini di oggi e costruire pro-grammi pastorali che rispondano alla loro esigenze e fragilità.

CHIESA DIOCESANA

IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 15

In cripta ricordo dei vescovi

«Ispirano il senso della vita»Messa con monsignor Beschi in memoria di coloro che nel tempo hanno guidato

la Chiesa di Bergamo.«Il vescovo è colui che ricorda le ragioni e il senso della vita e dell’essere cristiani. È colui che promuove la relazione quotidiana con il Signore nella Chiesa ed è un cercatore dei dispersi, perché nessuno si sente abbandonato e perduto». L’eredità che ogni vescovo lascia alla Chiesa e al popolo che ha servito è stata al centro dell’omelia del vescovo Francesco Beschi nella Messa in suffragio di tutti i vescovi che hanno guidato la Chiesa bergamasca, celebrata nella cripta della Cattedrale, dove sono sepolti sei vescovi: Radini Tedeschi, Marelli, Bernareggi, Piazzi, Gaddi, Oggioni, e Amadei. «Vogliamo ricordare – ha detto monsignor Beschi, tutti i santi e le sante della diocesi, di cui in Cattedrale e in tutte le Chiese bergamasche sono conservate le reliquie. Insieme, vogliamo ricordare le anime di tutti i vescovi di Bergamo di ogni epoca, che hanno segnato la storia di questa comunità». Nell’omelia. Monsignor Beschi ha ricordato i sentimenti di riconoscenza dei vivi verso le persone che han-no conosciuto e amato. «Fra loro ci sono i nostri vescovi, cominciando da quelli che abbiamo conosciuto, incontrato, ascoltato e ammirato per il loro servizio. Noi sacerdoti ricordiamo i vescovi che ci hanno ordinato e ci hanno affidato il servizio alla Chiesa e al Vangelo». Cosa ci hanno lasciato i vescovi che abbiamo conosciuto? «La prima eredità –ha detto monsignor Beschi – è vedere nel vescovo colui che ricorda e ispira le ra-gioni della nostra vita cristiana». Un’altra eredità è il vescovo come pro-motore dell’appartenenza al Signore e alla Chiesa. «É un’appartenenza che non è uniformità. Il vescovo promuove la rinnovata appartenenza alla Chiesa, che diviene relazione quotidiana con il Signore». La terza eredità è il vescovo come colui che cerca la pecora sperduta. «É come un cercatore dei dispersi, perché nessuno si senta abbandonato in una Chiesa che si converte sempre al Vangelo». Fra i celebranti c’erano i vi-cari episcopali Vittorio Nozza, Lino Casati, Alessandro Assolari, e mon-signor Alessandro Locatelli, che è stato segretario del vescovo Amadei.

Nella foto Mons. Clemente Gaddi

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IL "GRANDE BILLI"CI HA LASCIATISARNICO PERDE IL SUO TEOLOGO

La redazione de “il Porto” e Sarnico perdono uno dei suoi collaboratori storici: Pierluigi Billi, un amico, un uomo colto e saggio, un fratello maggiore, un custode e un maestro per tanti.

«…Ragioniamo: non esiste la morte, siamo noi che cessiamo di esistere, il non sapere che cosa ci attende ci spaventa più della certezza della fine della vita. Il cessare di esistere è di ogni giorno: guerre, incidenti, omicidi. La morte è la fine delle sofferenze, l’anima va a godere l’eternità con Dio e non desi-dera più, nella pace nella quale si trova, avvertire noi uomini che cosa c’è nell’aldilà e ciò che ci attende. Non è la morte che ci spaventa, ma è il dopo, l’incognito, l’aldilà, il diverso, il giudizio, la punizione, Dio e l’eternità concepita da noi uomini come un’eternità noiosa, senza fine, nella quale non sapremo cosa fare.Io sono convinto, lo sottolineo, che se dovessi ricominciare la mia vita senza credere nell’aldilà, la rivivrei comunque da cri-stiano, perché su questa vita ho già trovato la mia felicità…».

Ecco, così Pierluigi Billi, rifacendosi al libro “L’aldilà” di An-dré Myre, scriveva sul numero 7 de “il Porto” dello scorso mese di luglio. Basterebbero queste parole per tracciarne il suo profilo. La malattia ha sconfitto il “Grande Billi” ma non la sua grande fede in Dio che gli ha permesso di su-perare i momenti difficili della sua vita e quelle situazioni per lui nuove e spiacevoli. La certezza che tutta la realtà umana (spirito e corpo) vincerà la morte per godere in eterno del Signore, sono sempre stati il suo credo.

Arrivò a Sarnico cinquant’anni fa da Tuoro sul Trasimeno, insieme a mamma Anna e al fratello minore Piergiovanni; il padre Piero, abile artigiano, aveva trovato lavoro qui nel Basso Sebino, presso la Rio di Paratico. Abitavano in Via Veneto, all’ultimo piano di “Cà Fiore”, proprio di fronte a noi e quindi non fu difficile affezionarsi a questa famiglia “stranamente composita” ma ideale, quasi un bizzarro “mulino bianco”, dove semplicità, generosità, altruismo e fede erano parte sostanziale del loro modo di vivere. La proverbiale riservatezza di noi bergamaschi, maestri della ritrosia e dello scontroso borbottio, venne messa a dura prova dalla vivacità di quel giovane venticinquenne con tanto entusiasmo nell’animo, tante idee per la testa e per nulla intimorito dall’essere approdato in un ambiente diverso da quello che aveva lasciato.Dopo anni di seminario a Perugia, che frequentò grazie alla fede della madre che irradiava serenità e all’intensa vita religiosa della parrocchia di origine, aveva deciso di abbandonare l’idea di farsi sacerdote per comprendere meglio ciò che doveva fare per vivere appieno la sua vita. Non è stato facile lasciare il seminario, una decisione che per lui non è mai stata vissuta come un fallimento o la scelta di un eterno indeciso, ma come un “regalo” che aveva avuto: quello di vivere anni di grazia e per questo era sempre grato al Signore che gli aveva concesso que-sta opportunità.

Filosofia e Teologia lo avevano sempre affascinato, lo stu-dio di queste "arti" essenziali nella vita degli uomini, erano

16 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

a cura di CIVISfoto di Fabio Marini

RIFLETTIAMO

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 17

per lui una sorta di terapia, una cura per l’anima che lo faceva star bene: non conoscenza per sapere, ma conoscenza per star bene. Chi non ricorda i libri ordinatamente accatastati sul bancone cambiamo-nete della sua sala giochi? E le esternazioni filosofiche e teologiche che con la sua prorompente voce proclamava? Riteneva filosofia e fede non all’opposto, anzi potevano essere complementari e rappresentative di fasi diverse di un percorso. “La fede potenzia la ragione”, questa era una delle sue convinzioni.Ecco la sala giochi. Molti lo ricordano per la sua presenza vigile - in tutti i sensi - all’interno di questo luogo nel quale aveva deciso di vivere il suo la-voro, chi come me lo ha conosciuto prima, lo ricorda invece come un se-condo “curato”, che con la sua vivacità, non solo intellettuale, era riuscito a far aggregare tanti ragazzi di allora facendoli divertire con interminabili partite di calcio al campo di via Fiume o su quello asfaltato dell’oratorio, un sano passatempo intervallato da alcuni “Pater noster” e “Ave Maria”, e qualche ora trascorsa in compagnia davanti ad una bella pizza. Per problemi di salute non la mangiava mai ma la ordinava comunque, perché diceva: “Me dà gusto vederla!”.

Ecco, io “er nonno Billi” voglio ricordarlo così come un eterno ragazzo, un uomo che ha vissuto la vita con saggezza, con la gioia di viverla e con la certezza di poter lasciare qualcosa dopo di lui, sicuro che non finisce tutto, che al di là della nostra dimensione umana noi continueremo ad esistere tramite le azioni d’amore compiute, l’esempio e le parole. Se n’è andata una persona alla quale ho voluto veramente bene, anzi … abbiamo tutti voluto bene, un fra-tello maggiore, un custode e un maestro. Riposa in pace “Grande Billi”, non ti dimenticheremo mai!

RIFLETTIAMO

...interminabili partite di calcio al campo di via Fiume o su quello asfaltato dell’oratorio...

Il giovane Pierluigi Billi prima di una partita di calcio.In alto da sinistra: Federico Pari-gi, Pierluigi Billi, Walter Picco e Vanni Bortolotti.In ginocchio: Mario Dometti, Gianluigi Barcella (Giangi) e Giuseppe Buelli.

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18 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

a cura didon VALENTINO SALVOLDI

«Dacci da mangiare». Luiza, grosso villaggio del Congo, ai confini con l’An-gola. Sede del giovane vescovo Félicien, che – dopo aver studiato in Italia ed essere stato Segretario della Conferenza Episcopale del suo Paese – è pastore di una grande diocesi, sperduta nel mezzo del nulla. Ma dire nulla è poco: le strade sono greti di fiumi, man-ca l’elettricità, è un privilegio avere l’acqua piovana. Per arrivare a Kananga – centro amministrativo – bisogna percorrere duecento chilometri che, se va bene, si fanno in otto ore. Non continuo la descrizione, perché è impossibile rendere una pur vaga idea della realtà.Alcuni ragazzi che avevano assistito alla messa dome-nicale, mi riconoscono e mi corrono incontro, chia-mandomi «papà». Mi chiedono soldi e io mostro le tasche completamente vuote. Mi chiedono pane e io ribadisco di non avere nulla. Ma qualcuno insiste: «Dacci da mangiare!». Il pensiero va subito al Vangelo: «Voi stessi date loro da mangiare». Divento triste, mentre una dodicenne mette il dito nella piaga: «Ma non sei un figlio di Dio?».Quante volte ho ripetuto la frase di Cristo: «In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi…»! Ed eccomi a guardare lontano, pensando ai miei pri-mi anni in Nigeria, quarant’anni fa. In questa zona del Congo la situazione è ancora peggiore: nulla è cambia-to, anzi, tutto è peggiorato perché la nostra televisione mostra il tipo di vita che conducono gli occidentali. Peggiorato, perché comune aspirazione è di recarsi in Europa, là dove si vive “da nababbi”. Espatriare: ideale comune non infranto, nonostante in questi giorni (pri-mavera 2015) televisione e radio continuino a ripetere il numero dei morti africani che giacciono in fondo al mare, a ridosso delle nostre coste.Mi diventano lucidi gli occhi. L’imbarazzo è lenito dalla richiesta di quella ragazza che pensava avessi il pote-re di operare miracoli, magari cambiando le pietre in pane: «Ma almeno ci dai la benedizione?».Eccoli tutti inginocchiati mentre fanno il segno della croce. Poi mi accompagnano in seminario, là dove una suora viene in mio soccorso dandomi un po’ di arachi-di, che i ragazzi si dividono tra di loro, cominciando dai più piccoli.I poveri dei Paesi ricchi. Quando, in Occidente, i poveri mi chiedono soldi, preferisco dare qualcosa da man-

giare, ospitarli, dare l’appartamento in affitto facendo pagare una cifra simbolica, quasi irrisoria.Alla fine, noi Europei diamo sempre dei soldi. È il metodo più sbrigativo, più rapido e più comodo. Anche se ci sentiamo a disagio. In ogni caso sono sem-pre briciole, che non risolvono granché. Siamo asse-diati dai poveri che chiedono aiuto agli angoli di molte strade. E a volte dubitiamo: sarà vero che hanno bisogno? Cosa ne faranno di questi soldi? Un giorno passeggiavo con il cardinale Pavan lungo il Tevere. Un mendicante ci tese la mano e il porporato, vestito in borghese, gli diede diecimila lire. Essendo Pavan un amico, non esitai a dirgli: «Pietro, questa volta l’hai fatta grossa! Non hai sentito che puz-zava di vino?». E lui: «Da mia mamma ho imparato che a fare del bene non si sbaglia mai. In più, se quel pove-raccio avesse avuto davvero bisogno?».Ai poveri noi diamo solitamente qualcosa, senza trop-pa convinzione o con la sensazione di essere stati in-gannati. Storie pietose… Sarà vero? Non abbiamo la

RIFLETTIAMO

DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 19

RIFLETTIAMO

DAR DA MANGIARE AGLI AFFAMATI

possibilità di conoscere meglio questi fratelli in difficol-tà. Non abbiamo tempo di seguirli a casa loro – se ce l'hanno – per poter offrire un aiuto valido e duraturo. Cerchiamo di orientarli verso la loro parrocchia. Ma non abbiamo mai tempo. Siamo sempre occupati.Così facciamo con i poveri che si presentano alla porta di casa o del convento. C'è sempre qualcuno che apre. Ci sentiamo mortifica-ti del poco che diamo, e ancor più mortificati quando apriamo la porta a fratelli in miseria, in genere allegri, gentili, grati per quel poco che possiamo dare. A volte, invece, sono aggressivi: tanta rabbia alberga nel loro animo, perché si sentono defraudati dei beni essenziali. Una volta, un giovane rifiutò seccamente i cinque euro che gli offrivo. Non potevo dargli torto! Ma mi fece male sentirmi dire che da un prete si sa-rebbe aspettato almeno dieci volte tanto.

Non posso dimenticare ciò che raccomandò San Vin-cenzo de’ Paoli quando, sul letto di morte, gli presenta-

rono una novizia perché la benedicesse: «Fa' in modo che per i poveri non sia troppo difficile perdonarti per ciò che a loro dai!»...Ad un parroco, per rispetto alle persone che chiede-vano un aiuto, ho suggerito di dar loro la possibilità di guadagnarsi i soldi dati in elemosina. Inventare qualche lavoro non sarebbe stato difficile. I risultati sono stati deludenti: si stancavano subito. C'è chi vive di espedienti, campando alle spalle degli al-tri. Anche in questi casi, nessuno può essere giudicato perché non conosciamo le situazioni particolari. Però torna alla mente l'amara constatazione di Qoèlet: «Con il crescere dei beni, i parassiti aumentano».Dalla mensa comune alla mensa eucaristica. Se mai fossi stato parroco, mi sarebbe piaciuto aprire una mensa comune per i poveri e avrei ogni tanto mangia-to anch’io con loro. Mi è sempre piaciuto condividere quello che ho. Dove mangiano in tre, mangiano anche in quattro o cinque. Quando si condivide qualcosa ce n’è per tut-ti, anzi si moltiplica, senza arrivare necessariamente a miracoli come quelli che operava, per esempio, Don Bosco. C'era minestra per dieci e i ragazzi erano 200. Niente paura. «Servo io», diceva e afferrava il mestolo. «Sotto un altro», invitava. E il cibo bastava per tutti.Questa fede che muove le montagne ci invita a spez-zare un altro pane, quello ben più necessario, di cui Gesù disse: «Se non mangerete la mia carne e non berrete il mio sangue, non avrete in voi la vita».È Gesù che ci ricorda: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Questo "pane che esce dalla bocca di Dio" – di cui parla stupendamente San Giovanni –, questo "pane di vita eterna" è l'alimento che non perisce. Questo Pane è la Sua parola, la Parola che si ascolta e quella che si fa cibo, cioè l'Eucarestia.Ringrazio il Signore di non avermi mai fatto mancare il pane quotidiano, anche negli anni più bui in Africa. Lo ringrazio per avermi permesso di condividere, con tanti fratelli e sorelle, la gioia e la pace del pane euca-ristico. Lo ringrazio anche per l’esperienza di aver patito la fame, soprattutto i primi cinque anni del mio ministe-ro sacerdotale in Nigeria, quando condividevo in tutto la vita dei miei studenti: dalla fame materiale sono pas-sato a quella spirituale. Tutto a mio vantaggio!

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 20

L’associazione LABORATORIO FAMIGLIE SOLIDALI ringrazia tutti i presenti e non, alla cena solidale di ve-nerdì 13 novembre.Come sempre la vostra generosità è stata grande e soprattutto la vostra sensibilità e condivisione ai nostri obiettivi ci rende forti a con-tinuare il cammino che abbiamo tracciato. In questi anni abbiamo

LABORATORIO FAMIGLIE SOLIDALICONDIVISIONE DI OBIETTIVI ALLA CENA SOLIDALE

a cura di CARLA CASATI

ASSOCIAZIONI

incontrato tante famiglie e abbiamo visto crescere i loro bambini, è bello camminare in paese ed essere chiamate per un saluto da famiglie che sono passate anni prima allo Spazio Gioco o allo Spazio Compiti. Questo ci conferma che il nostro servizio è un luogo accogliente e sereno, sia per i bambini sia per gli adulti. In questi anni abbiamo collaborato con la Cooperativa il Battello, il C.R.A. e il CPS di Iseo per l’in-serimento di persone che dopo il periodo critico sono pronte e rimettersi in gioco con l’esterno, in questo caso in un luogo protetto, prima di un inserimento lavora-tivo. Quindi continueremo la nostra funzione di antenna sul territorio, per rilevare i bisogni delle famiglie e la funzione di stimolo per le istituzioni a trovare risposte adeguate, e soprattutto continueremo a tessere que-sta rete sociale sul nostro territorio nella quale crediamo fortemente. GRAZIE !

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 21

DICEMBRE 2015

PROTEZIONE CIVILESede operativa: tel. 035 911893 Responsabile operativo: tel. 338 5467160e.mail: [email protected]

Tel. 035 912134 Lunedì chiusoMartedì 14.30-19.00 Mercoledì 15.00-19.00 Giovedì 09.00-12.30 /15.00 -19.00 Venerdì 15.00 -19.00Sabato 09.00 -12.30 / 15.00 - 17.00

NUMERI UTILIUFFICI COMUNALI

tel. 035 924111 - fax 035 924165

Uffici Amministrativi (anagrafe)tel. 035 924126 da lunedì a venerdì 9.00 -12.30lunedì martedì giovedì 17.30 -18.30

Ufficio Tecnico ComunaleUrbanistica/Edilizia Privata tel. 035 924145Lavori Pubblici/manutenzione tel. 035 924148

Polizia municipale tel. 035924 114 - 335 5454846da lunedì a venerdì 9.00-12.30 /15.00 - 18.00Ufficio assistente sociale tel. 035 924152lunedì 17.30-18.30 mercoledì/giovedì 9.00 12.30Ufficio tributi tel. 035 924112 lunedì mercoledì venerdì 9.00 -12.30 giovedì 17.30-18.30

EMERGENZAAmbulanza - Carabinieri - Vigili del fuoco - Polizia: tel. 112Caserma Carbinieri: tel. 035 910031 Guardia medica: tel. 035 914553Ospedale: 035 3062111Farmacia: 035 910152 orari 8.30-12.30 / 15.30-19.30

BIBLIOTECA COMUNALE

MAR 1 ore 16,30 Catechesi adulti ore 20.30 Gruppo "La Casa" a Villongo S.F. ore 20.45 Catechesi adultiSAB 5 ore 18.30 Attorno alla tavola "Lectio Divina" e cena in Oratorio LUN 7 ore 20.45 Gruppo missionarioMAR 8 IMMACOLATA CONCEZIONE ore 08.00 - 09.00 (ospedale) - 10.30 - 18.00 - 20.00 Sante MesseMER 9 ore 16,30 Catechesi adulti ore 20.45 Catechesi adultiGIO 10 ore 14.30 Confessioni IV ElementareVEN 11 ore 17.30 Confessioni I MediaSAB 12 ore 18.30 Attorno alla tavola "Lectio Divina" e cena in Oratorio DOM 13 ore 18.00 Everybody incontro gruppi adolescentiLUN 14 ore 20.45 Gruppo CoppieMAR 15 ore 16,30 Catechesi adulti ore 20.45 Catechesi adulti ore 20.45 Gruppo liturgico

GIO 17 ore 14.30 Confessioni V ElementareVEN 18 ore 17.30 Confessioni II MediaSAB 19 ore 21.00 Concerto di apertura del Giubileo in Chiesa Parrocchiale DOM 20 ore 18.00 S. Messa per l'inizio dell'accoglienza giubilare con tutto il vicariatoLUN 21 ore 20.30 Confezioni Vicariali adolescenti e giovaniGIO 24 ore 23.00 Apertura della Chiesa, veglia e Santa Messa della notte di Natale VEN 25 NATALE DEL SIGNORE ore 08.00 - 09.00 (ospedale) - 09.30 - 10.00 (Casa di riposo ) - 11.00 - 18.00 - 20.00, Sante MesseGIO 31 ore 18.00 S. Messa con "Te Deum" di ringraziamento Non si celebra la S.Messa delle ore 18.00

GENNAIO 2016VEN 01 ore 08.00 - 09.00 (ospedale) - 10.30 - 18.00 - 20.00 Sante Messe

"Le Molere -Teedei"foto Rosa Giudici

ORARI CONFESSIONIMAR 22 ore 16.30 con preparazione comunitaria ore 20.30 con preparazione comunitaria MER 23 ore 16.30 -19.00 / ore 20.30 -21.30GIO 24 ore 09.00 -12.00 / ore 15.00 -19.00

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22 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

CONDIVISIONE Riflessione proposta da MIRIAM GASPARIdal romanzo di ALESSANDRO D'AVENIA

”CIÒ CHE INFERNO NON È”

"...Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo impor-tanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle ve-trine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una mac-china nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmen-te reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita.La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere ama-

bile. Non amato.Il secondo rimpianto sarà per aver lavorato troppo dura-mente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai ri-sultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c’è più tempo.Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastan-za “ti amo“ a chi avevamo accanto, “sono fiero di te“ ai figli, “scusa” quando avevamo torto, o anche quando ave-vamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incan-creniti e lunghissimi silenzi.Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla re-sta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la prece-denza a ciò che era urgente anziché a ciò che era impor-tante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L’abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, in-capaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall’abitudine, dall’accidia, dall’egoismo, invece di amare come i poeti, in-vece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l’adolescente scorge nell’adden-sarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell’affermarsi della sua vita: amori".

Allora "buona vita a tutti" nella scoperta che la felicità non consiste nell’allungare la vita, ma nell’allargarla.

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 23 IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 23

a cura diSUOR GIOVANNA GIUPPONI

MISSIONARILA STORIA DI DIVINA

Divina è nata fuori dalla vita matrimoniale e quindi porta la stigmata di essere illegittima.La madre Stisti ha avuto cura di lei per 4 anni e la bambina è cresciuta senza sapere chi è suo padre ma godendo tutte le attenzioni che una madre può dare.Ad un tratto la bambina è stata sradicata e il suo mondo normale è crollato. La Mamma Stisti si è sposata e il marito dopo due mesi dal matrimonio ha cacciato di casa la bambina. “Non voglio più vederla” è stato l’ordine dato alla moglie. Stisti che era in cinta è ricorsa

Divina Muchekayawora con sua zia e Sr. Zeena

all’aiuto del fratello e quindi ha mandato Divi-na a Chinhoyi. Fortunatamente la zia è molto buona, l’ha accolta come uno dei suoi figli.C’è da sottolineare che tutti e due, zia e zio, sono HIV positivi e in cura permanente. La-vorano saltuariamente quando hanno la forza per farlo, o qualcuno li impiega a giornata.Questo anno 2015 è stato molto duro per tutti loro a causa della salute, per cui non hanno potuto pagare le tasse scolastiche. I re-sponsabili della scuola hanno pazientato fino a Settembre, all’inizio del terzo trimestre (Di-vina frequenta la terza elementare), ma poi l’hanno mandata a casa dicendo di ritornare solo se potevano pagare. Sr. Zeena visitando le famiglie ha trovato que-sta situazione, noi suore immediatamente siamo diventate mendicanti e siamo riuscite a pagare le tasse scolastiche così che Divina può terminare l’anno scolastico. (Se perde il posto a scuola non potrà più essere riammessa). Carissimi Bambini di Sarnico, ringraziate Gesù per quanto vi dona, per i vostri genitori e in-segnanti, famigliari e amici e non dimenticatevi mai di quelli meno fortunati di voi.

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RUBRICA DI NOVEMBRE

La visita alla mostra: “Le opere e i giorni” allestita presso la Pinacoteca “Don Gianni Bellini”, è stata un avvenimento culturale molto significativo. Abbiamo potuto ammirare delle tele del pittore Giacomo Francesco Cipper det-to il "Todeschini" (1705 – 1736) che hanno accolto il visitatore con la loro sempli-cità quotidiana, fatta di cose e di persone con un risvolto realistico e psicologico della gente lombarda.

a cura della PRESIDENTE

ASSOCIAZIONI

PENSIERO DI NOVEMBREdi Gianfranco Gaspari

“Santi e Defunti: tutti i Santi sono defunti, ma non tutti i defunti sono Santi!La nostra méta: prepariamoci ad essere defunti con il desiderio di essere Santi”

24 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

ASSOCIAZIONE ANZIANIIl pranzo sociale è stato un momento conviviale allegro per tutti gli associati con la presenza delle auto-rità religiose e civili. È stata una giornata molto bella per ritrovarsi e risco-prire il piacere dello stare insieme, rallegrati dalla mu-sica e dal canto.

La stagione delle camminate ha ripreso il via. Cammi-nando insieme per le contrade del paese e del vici-nato si può rafforzare il legame con il proprio territo-rio e godere delle sue bellezze, rispettando i luoghi con la consapevolezza della loro conservazione e tutela.Come stabilito nel precedente calendario delle mani-festazioni si sono svolte, con allegria e determinazione, le gare si scopa d’assi e scala quaranta.Grazie a tutti i partecipanti ed ai vincitori.

Anno accademico 2016È stato definito con i dirigenti dell’Anteas di Bergamo il programma ed il calendario delle lezioni dell’università per l’anno accademico 2016.Le lezioni inizieranno nel mese di febbraio, il program-ma e il calendario dettagliato verranno comunicati in seguito.

“Amiamo le cattedrali antiche, i mobili antichi, le mo-nete, i quadri antichi, i vecchi libri, ma abbiamo dimen-ticato completamente il valore morale e spirituale dei nostri anziani.”

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 25

a cura di ADRIANO PALTENGHI

ASSOCIAZIONI

GRUPPO MARINAIFESTA DI SANTA BARBARA 2015

Informiamo Soci e Simpatizzanti che la festa di Santa Barbara quest’anno si terrà domenica 13 dicembre e sarà come sempre aperta a tutti.Alle ore 11.00 sarà celebrata nella Parrocchiale di Sarnico la Santa

Messa in onore della nostra Patrona S. Barbara e in ricordo di tutti i nostri Marinai Scomparsi, che nell’occasione saranno ricordati nome per nome.

Preghiamo tutti i Marinai e famigliari di non mancare a questa im-portante cerimonia. Seguirà il pranzo al Ristorante alle ore 12.30Dopo pranzo “Festa Marinara-pomeriggio danzante - Ballo con or-chestra”. A tutte le signore presenti sarà offerto un gentile omaggio.

Per informazioni o prenotazioni rivolgersi alla Sede Marinai in via Cortivo 36, la domenica mattina dalle ore 10.00 alle 11.30, oppure cell. 333/4310752

Il costo tutto compreso è di € 55,00Alla prenotazione acconto di € 15,00

Nella foto a lato: in alto da sinista Ferruccio Buelli, Marcello Marcellini e Alfredo Ghidoni. Sotto: Mons. Maurizio Gervasoni e don Giovanni Ferra-roli (don John)

IN CROCIERA A CAPO NORD E FIORDI NORVEGESI

12 giorni dal 04 al 15 Luglio 2016 con “COSTA PACIFICA”Per informazioni dettagliate e costi; In Sede Marinai Via Cortivo 36 Cell.333/4310752

Ogni Domenica dalle ore 10,00 alle 11,30

LA BOTTEGA DEL LAVORODE "IL BATTELLO"Si realizzano oggetti artistici in vetro su ordinazione per:- bomboniere per matrimoni, cresime, comunioni...- gadgets aziendali- oggettistica negozi- regali personalizzati- specchi, cornici, orologi, svuotatasche, posacenere- crocefissi, bijoux ed anche oggetti che soddisfano la vostra fantasia.

PASSATE A TROVARCI!

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26 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

a cura della REDAZIONE

FOTOCRONACA

Pranzo dell'Associazione Anziani

Festa del ringraziamento - Coldiretti

Festa di S. Cecilia: due dei bandisti più longevi

Chiusura settimana della carità Coro Castello "Cantar Giocondo"

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 27

SUOR MARIA CECILIA, SUOR MARGHERITA

E ...UNA VECCHIA CONOSCENZA

Una fotografia che farà piacere a tante persone e sicura-mente riporterà alla mente ricordi caduti nell’oblio.In una sua recente visita a Gazzaniga, il signore con la barba che appare immortalato, ci ha inviato l’istantanea che ha fatto scattare per il Porto e che ritrae a sinistra suor Maria Cecilia (al secolo Carmela Dossi, figlia di Giovanni, l’indi-menticabile sagrestano di mons. Bonassi) e a destra suor Margherita, per tanti anni maestra dell’allora Asilo Infantile Antonio Faccanoni (oggi “Scuola dell’Infanzia”).Le due suore sono ospiti presso lo stesso istituto di Suor Giuliana (che non appare nella foto perché in castigo).Tutte e due, per motivi diversi, hanno ancora nel cuore Sarnico e il suo lago e anche tanti nostri concittadini le ri-cordano con affetto.Ah! Il signore con la barba è Mario Trapletti, primo respon-sabile della Biblioteca Comunale. L’aria di Roma, città nella quale risiede da anni, gli deve aver fatto bene perché è diventato più bello.

SANTA CECILIA2015 Foto Civis

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SCUOLA

IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 28

CHI È L'ANGELO CUSTODE?a cura dellaSCUOLA MATERNA

“L'angelo custode è quello che mi protegge”“Gli angeli escono dal nostro cuore”“Le nonne volate in cielo diventano angioletti”

…“Delle ali, tante piume, una voce amica e una dolce melodia”... Questo è l'angelo custode. Quell'amico che sta sempre al nostro fianco per non lasciarci soli, che gioisce con noi quando siamo felici e ci sorregge quando le difficoltà della vita ci spingono a terra. I bambini della Scuola dell'Infanzia hanno provato a dare un volto al loro angelo e, fingendosi pittori per un giorno, hanno realizzato sei meravigliosi quadri.

Gli angeli sono stati esposti a scuola per una settimana, in Chiesa Parrocchiale dal 17 al 23 ottobre, nei negozi del centro paese dal 24 ottobre al 1 novembre. Per chi non li avesse apprezzati dal vivo, l’appuntamento è in Pinacoteca nel mese di dicembre.

Complimenti ai nostri piccoli grandi pittori!

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GMG 2016 a Cracovia: la proposta per i giovani

L’estate 2015 sembra appena terminata… eppure è già il momento di presentare la prossima Giornata Mondiale della Gio-ventù! L’appuntamento è a Cracovia dal 25 al 31 luglio 2016.Il tema della XXXI Giornata Mondiale della gioventù – Cracovia 2016 – è racchiuso nelle parole “Beati i misericordio-si, perché troveranno misericordia (Mt 5:7). Papa Francesco ha scelto la quinta delle otto Beatitudini, annunciate da Gesù nel suo Discorso alla Montagna, pronunciato sulle rive del Mare di Galilea, rilevando come siano il cuore dell’insegnamento di Gesù. Nel suo primo discorso Gesù ci spiega come poter arrivare più vicini al Regno dei cieli seguendo otto esempi, ognuno espressione di una particolare qualità.

La scelta di Cracovia come la città ospitante l’incontro dei giovani e il motto della manifestazione sono essi stessi invito a seguire la scintilla della Misericordia. Dal momento dell’apparizione di Gesù Misericordioso a Suor Faustina, essa si è irradiata dal Santuario di Cracovia – Lagiewniki a tutta la Chiesa Universale. Cracovia è largamente conosciuta come il centro mondiale di culto della Miseri-cordia di Dio e tutti i giovani pellegrini che arriveranno in Polonia sicuramente desidereranno visitare il luogo dell’apparizione, la tomba di Suor Faustina e il Santuario – consacrato da San Giovanni Paolo

II per affidare il mondo alla Divina Misericordia.

Le parrocchie del vicariato hanno scelto di partecipare a questa GMG secondo questa proposta di viaggio:Settimana a Cracovia più visita ad Auschwitz - dalla sera del 24 Luglio al mattino del 2 Agosto 2016 Il pacchetto di iscrizione comprende: i pass (A1) per la settimana a Cracovia, il fondo solidarietà, il kit italiano, segreteria, viaggio e trasferimenti in pullman, assicurazione viaggio, vitto e alloggio nella settimana a Cracovia e possibilità di visita a Czestochowa o altre località significative, più visita garantita ad Auschwitz la mattina del 1° agosto. Sono esclusi i pasti nei giorni di trasferimento. Il costo è di 390,00€.

Tutto questo per chi? Per i giovani a partire dall’anno della maggiore età (1998) in poi. Le iscrizioni alla GMG di Cracovia terminano il 28 febbraio 2016.

Carissimi giovani, Gesù misericordioso, ritratto nell’effigie venerata dal popolo di Dio nel santuario di Cracovia a Lui dedica-to, vi aspetta. Lui si fida di voi e conta su di voi! Ha tante cose importanti da dire a ciascuno e a ciascuna di voi… (MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCOPER LA XXXI GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ 2016)

Per informazioni e iscrizioni: don Loris Fumagalli, curato di Sarnico: 328 3932361; [email protected] Matia Cavagna, curato di Villongo: 345 4265572; [email protected]

sito internazionale: www.krakow2016.com/itsito CEI: http://www.gmg2016.it/sito diocesi di Bergamo: www.oratoribg.it

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In fotografia le attività di questo mese di novembre in oratorio: il primo family day del grup-po di prima Confessione con l’attività dei ragazzi di di-segnare se stessi e raccontare qualche caratteristica di sè.

Everybody, l’incontro mensile di tutti i gruppi adolescenti: questo mese la proposta del coro Effata e un gioco per scoprire quanto è più bella una vita senza eccessi.

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 30

a cura dellaREDAZIONE

ARCOBALENO

METTI, UNA SERA A CENA... CON AVISSi è svolta il 31 ottobre scorso presso l'Agriturismo "Ca-scina Oglio" la cena dei volontari dell'AVIS Basso Sebino.Col solito entusiasmo e la consueta allegria all’insegna della solidarietà, si è trascorsa una piacevole serata che ha riba-dito la volontà del sodalizio di portare avanti quei progetti di solidarietà che sono la caratteristica dell'Associazione. Un enorme grazie alla grande famiglia dei volontari Avis che rendono possibile il raggiungimento di traguardi im-portanti è stato rivolto dal presidente Vittorio Marconi e dal suo vice Serafino Falconi.Nel Basso Sebino abbiamo una bella realtà di volontariato, attenta e preparata: questa è un'eccellenza che molte altre zone ci invidiano e che dobbiamo, come comunità, cono-scere e sostenere.La solita "colorita" tombola ha concluso una serata piace-vole che ha consolidato l'amicizia fra i partecipanti.

PAOLO PATELLI POMPIEREDopo tanta fatica e perseveranza durata 4 anni, Paolo é riuscito a superare brillantemente l’impegnativo corso per diventare Vigile del Fuoco Volontario.Vivissimi complimenti al neo pompiere che non ha perso tempo ed è già operativo al distaccamento di Palazzolo sull'Oglio.I tuoi colleghi vigili del fuoco sono felici di aver acquisito un valido elemento. La tua famiglia, i tuoi amici e tutti i tuoi cari sono fieri di te.Ti auguriamo un buon lavoro.

CORO CASTELLO: CANTAR GIOCONDO PER NOBILI SPETTATORIUn concerto molto particolare quello che il coro "il Castello", con il patroci-nio del Comune di Sarnico, ha tenuto sabato 14 novembre presso il "Centro Culturale Sebinia".Veterani e nuovi virgulti del canto insieme per una serata fra amici, per ascoltare non la polifonia, che caratterizza il gruppo di cantori diretti dal Maestro Mario Carminati, ma qualcosa di diverso, forse di meno impegnato che divertisse il numeroso pubblico presente.Da Carl Orff - Carmina Burana, al divertente “Duetto buffo di due gat-ti” solitamente attribuito a Gioachino Rossini, ma non scritto direttamente dall'autore pesarese. E poi “Questo è un nodo avviluppato” dal II atto de “la Cenerentola” ancora di Rossini, il “Diletteo moderno” di Adriano Ban-chieri e la “Capricciata” scritta da Banch (due brani del 1500) e canzoni popolari piemontesi. Per ricordare gli eventi tragici del giorno prima a Parigi, si è concluso con il brano “Dans la troupe” di De Rengaines.

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 31

DOLCE DICEMBREPER I "CANTERINI DEL SEBINO"

a cura diMIRIAM GASPARI

ASSOCIAZIONI

Doppio appuntamento nel prossimo di-cembre per il nostro coro “I Canterini del Sebino”.

Due esibizioni in due luoghi e con repertori di-versi.ll giorno 8 dicembre, nella solennità dell’Imma-colata Concezione, si aprirà l’Anno Santo.Sarà dedicato alla "Misericordia Divina" e “Mise-ricordes Sicut Pater“ sarà il suo inno che tradotto in italiano recita “Misericordiosi come il Padre”.Questo inno è stato appositamente composto per il Giubileo, con testo del padre gesuita Euge-nio Costa e musica del compositore inglese Paul Inwood. Un inno quindi inedito che accompagne-rà le liturgie in questo Anno Santo e che il coro “I Canterini del Sebino” eseguirà per la prima volta durante la S.Messa del giorno 8 dicembre alle ore 18,00.Verrà poi proposto un antico e suggestivo canto in lingua sarda dedicato alla Vergine che si intito-la “Deus ti salvet Maria". L’assemblea riuni-ta per pregare e cantare potrà poi unirsi al coro con altri canti religiosi tradizionali in onore della Madonna. In altro contesto e con altri canti il secondo ap-puntamento sarà per domenica 20 dicembre alle ore 20,30 presso il Cine Junior; il coro pro-porrà canti della tradizione popolare con

un concerto dedicato a tutti coloro che vorranno trascorrere una sera-ta in compagnia. Il repertorio si è arricchito di nuovi brani recuperati e rivisitati dal nostro grande Maestro Franco Pirondini e accompa-gnati dalla magica fisarmonica di Pietro Parigi. All’interno della serata si esibirà un “famoso gruppo“ che sorprenderà tutti per bravura e simpatia.Quindi ricapitolando:martedì 8 Dicembre S.Messa ore 18.00 in Chiesa Parrocchialedomenica 20 Dicembre presso Cine Junior ore 20.30.Sarà la nostra occasione per augurare a tutti ...ciò che di più bello si può sperare.

Arrivederci.

foto Silvano

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UN ECCEZIONALE CAST DI ATTORI IN UN’INTERPRETAZIONE FANTASTICA E DRAMMATICA DI DICKENS: "CANTO DI NATALE"

a cura diTIZIANA ANDRIOLLO

ASSOCIAZIONI

Il 12 dicembre alle ore 21.00 ed il 13 di-cembre alle ore 16.00 La Bottega dei Sogni metterà in scena «Canto di Natale», una versione teatrale e musicale delle vicende natalizie del vecchio Scrooge e dei fantasmi del Natale passato, presente e futuro, tratte dal racconto di Charles Dickens. Un viaggio alla riscoperta del valore e della condivisione, della solidarietà, della socialità.Un vero e proprio musical d’effetto, un’oc-casione per unire davvero tutti in una grande festa natalizia.Garante della bellezza dello spettacolo è Andrea Verzicco, noto performer del mu-sical italiano, che ha curato la regia e le co-reografie.Non mancheranno gli effetti speciali visivi di Marco Inselvini, laser designer tuttora impe-gnato nel programma televisivo X Factor, che lasceranno stupefatto il pubblico.Trenta persone, con costumi coloratissimi, si alter-neranno sul palcoscenico del cine-teatro Ju-nior in uno spettacolo da vedere!Si consiglia la prenotazione dei posti al cellu-lare 331-2819865.

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 33

LE PAGINE DEL COMUNEpagine a cura del SindacoGIORGIO BERTAZZOLI

Cari concittadini, autorità civili, militari e religiose, vi ringraziamo per essere oggi numerosi e presenti a celebrare questo importante giorno per il nostro paese e per la nostra patria, volto ad onorare gli impegni ed i sacrifici delle nostre Forze Armate in Italia e nel resto mondo. Oggi è un grande giorno per onorare con dignità e passione i caduti italiani di tutte le guerre, per ricordare la loro immolazione in difesa di ideali di libertà e uguaglianza che solo una grande Nazio-ne come la nostra s’è potuta guadagnare.

Oggi è un giorno speciale, nel centenario dell’inizio della Prima guer-ra mondiale, perché inauguriamo con un simbolo, un monumento che è stato restaurato e riportato ai propri antichi splendori. Qui fino a pochi anni fa esisteva il Parco delle Rimembranze, con al centro della piazza la stele che ora stiamo ammirando e con tan-ti lecci intorno, ognuno dedicato ai caduti di Sarnico nella Grande Guerra. Oggi questo monumento viene riportato – grazie anche all’interessamento di molti nostri concittadini – nella sua giusta di-mensione e che deve essere visto e onorato e non nascosto o di-menticato. Lo consegniamo alle generazione future e alla nostra memoria sto-rica collettiva, affinchè possa essere esempio di coraggio, patriotti-smo, difesa di valori comuni e spirito di sacrificio. “La giovinezza è una splendida volontà”, disse una volta il grande poeta-soldato ed eroe della Grande Guerra, Gabriele d’Annunzio. Molti dei nostri

ragazzi avevano vent’anni quando sono stati mandati al Fronte, non conoscevano l’uso delle armi e si ritrovarono in prima linea, ai con-fini estremi del nord a combattere per la patria, convinti di essere capitati là per pura sventura, con la nostalgia di casa, l’estraneità alla causa e spesso con l’imperizia nell’uso di fucili e mortai, vite mandate allo sbaraglio a combattere contro un nemico ignoto, per allargare i nostri confini.Non è con la forza delle armi che si costruisce il futuro, bensì è con la forza della ragione che si persegue il progresso civile, economico e culturale. Oggi, con la nostra partecipazione a questa celebrazio-ne, vogliamo esprimere questa consapevolezza e dimostrare come il ricordo delle sofferenze e dei dolori delle guerre ci spinga ad un impegno quotidiano, all'interno delle istituzioni, delle nostre fami-glie e della società intera, per far sì che giustizia e pace possano affermarsi ovunque e contribuire a garantire il benessere di ogni persona, di ogni territorio e di ogni nazione. E questo impegno sarà ancor più saldo e concreto se sarà condiviso come autentico spirito di comunità.A tutti voi, quindi, gentili ospiti, ai nostri Alpini, alla Protezione Civile e ai rappresentanti delle Forze Armate, vada il comune ringrazia-mento della nostra Amministrazione e dei cittadini di Sarnico, sia per averci onorato della vostra presenza e sia per l'impegno che quotidianamente profondete nell'adempimento del dovere.

CENTENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALECELEBRAZIONI DEL 4 NOVEMBRE:

DISCORSO DEL SINDACO PER L'INAUGURAZIONE DEL MONUMENTO AI CADUTI

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LE PAGINE DEL COMUNE

Onore quindi ai caduti per la Patria, pietà e cordoglio per tutte le vittime della guerra di ambo le parti; viva le nostre Forze Armate e di Polizia quale strumento di pace; viva i nostri marò liberi! Viva l’Italia e viva sempre la nostra Sarnico unita! GRAZIE!

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 35

Buon pomeriggio e grazie a tutte le autorità civili, militari e religiose, ai nostri ospiti e a tutti i nostri concittadini per la gradita presenza.Oggi siamo qui numerosi per l’inaugurazione del nostro campo in erba sintetica. È sempre un grande onore e soddisfazione inaugurare qualcosa che impreziosisce e arricchisce l’of-ferta sportiva e formativa della nostra bella cittadina. E per aver potuto realizzare tutto ciò, come sempre, c’è stato un vero e proprio “lavoro di squadra”.Passione, determinazione, umiltà, ma soprattutto lavoro individuale o di squadra: ecco che cosa rappresenta per noi lo sport. A qualsiasi livello agonistico. Lo sport è valorizzazione del tempo libero. Non è un aspetto da trascurare, se è vero che il tempo libero oggi è tempo di apprendimento, di esperienza, di crescita. Nel tempo libero, spesso, realizziamo la nostra identità quanto nel lavoro, come nello studio. Cioè nelle dimensioni identitarie più con-

solidate: ecco, oggi il tempo libero è una dimensione che amplia la nostra identità. Per tutte queste ragioni è molto importan-te celebrare la pratica sportiva come una pratica cruciale per la crescita e come una pratica da promuovere a tutte le età.Uno degli obiettivi che Istituzioni, enti di promozione, associazioni si devono porre oggi è quello di fare dello sport un elemen-to costante nella vita di tutte le persone e ad ogni età.Detto ciò dobbiamo ringraziare chi in que-sti anni ha fatto sforzi e compiuto sacrifici importanti e mi riferisco a tutti i dirigenti e consiglieri, a tutti gli sportivi e simpatizzanti della società prima denominata U.S. Sarni-co, poi Sarnico F.C. e infine Uesse Villongo-Sarnico, che con determinazione e crescita costante hanno saputo portare avanti e sapranno portare avanti, soprattutto per il futuro dei nostri giovani, questa lunga sto-ria fatta di orgoglio, tradizione e grandi ed importanti risultati.Quindi a nome di tutti ringrazio il Presiden-te Adriano Signorelli e il Vicepresidente Valter Duci per questa proficua fusione e per questa nuova avventura impreziosita dal nuovo manto in erba sintetica del no-stro Stadio Comunale che oggi siamo ad inaugurare. Portate avanti e in alto il nome dei nostri due territori, Sarnico e Villongo, verso più alti risultati! L’unione fa la forza! Senza riva-lità territoriali, perché lo sport, così come la cultura o l’istruzione, essendo valori di tut-ti, non devono avere appartenenze politi-che o cortine di ferro tra un paese e l’altro.Grazie ai gentili ospiti che ci onorano con la loro presenza, nostri “padrini” di que-sta inaugurazione, ossia l’attuale capitano dell’Atalanta Gianpaolo Bellini, che è cre-sciuto proprio in questo speciale vivaio sportivo e al campione e capitano storico dell’Atalanta Glenn Peter Stomberg.Grazie mille anche a tutta la mia Giunta e in particolar modo al Vice Sindaco Umberto

INAUGURAZIONE DEL NUOVO CAMPO IN ERBA SINTETICA

DISCORSO DEL SINDACO

LE PAGINE DEL COMUNE

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LE PAGINE DEL COMUNE

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Sono iniziati quasi in contemporanea i lavori di sistema-zione di due opere pubbliche urgenti e necessarie: il 4° lotto del lungolago davanti alle due storiche gelaterie e il lavoro di sistemazione di via Faletto dopo la frana pro-vocata dalle piogge torrenziali dell’estate 2014. Oltre 500.000 euro di opera per la riqualificazione del tratto di passeggiata che va dal Ponte al “Terai” (finanziati a metà a fondo perduto da Regione Lombardia tramite il Consorzio dei Laghi), per

oltre 150 di lunghezza e circa 200.000 euro per la sistemazione di via Faletto. I lavori si concluderanno, tempo permettendo, a fine gennaio per via Faletto e in primavera per il lungolago. “Siamo molto fieri ed orgogliosi – dichiara il Sindaco Giorgio Bertazzoli –, per le molteplici opere pubbliche messe in cantiere. Abbiamo inaugurato e riportato da poco agli antichi splendori la Stele del Parco delle Rimembranze e il campo in erba sintetica del-lo Stadio Comunale; a dicembre inaugureremo l’ampliamento del-

AL VIA I LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE DEL 4° LOTTO DEL LUNGOLAGO E I

LAVORI DI SISTEMAZIONE DI VIA FALETTO

Bortolotti – al cui padre Achille e al fratello Cesare questo Sta-dio è dedicato, al mio Assessore allo Sport Nicola Danesi e al mio Responsabile dell’Ufficio Tecnico Arch. Gianpietro Vitali, per aver seguito i lavori e la convenzione che ci ha legato per i prossimi anni all’Uesse Villongo-Sarnico.Questo stadio è della cittadinanza e di chi ci vorrà giocare, anche questo dice la nostra convenzione! Ed è per questo motivo che vo-glio chiudere il mio discorso con un ringraziamento speciale ad una persona che oggi non c’è più, un nostro concittadino ma che per anni ha tenuto e mantenuto con dovizia il campo in erba che c’era

prima, il signor Luciano Polini. Questo a significare che non solo i grandi risultati si ottengono dai grandi campioni o giocatori, ma per tutte quelle maestranze, dai massaggiatori, ai medici sociali o figure che stanno meno sotto le luci dei riflettori, ma che tutti insieme formano lo spirito di attaccamento che fa davvero la differenza in una grande squadra!A lui e a tutti loro diciamo grazie!

Viva quindi i nostri ragazzi e futuri campioni, viva le nostre squadre unite, viva lo sport, e viva sempre la nostra Sarnico!

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LE PAGINE DEL COMUNE

le cucine dell’Alberghiero del “Serafino Riva” ed ora sistemiamo, dopo quasi 50 anni, uno dei tratti più belli del nostro lungolago, riportando la passeggiata simile a quella del lungolago Garibaldi, uni-formando e sostituendo la ringhiera, recuperando spazio pedonale, spostando i pali della luce, i cestini e arretrando le panchine. Inoltre MANTERREMO il doppio filare di ippocastani. 31 ippocastani sono e 31 alla fine dei lavori saranno. Purtroppo l’agronomo interpellato, con parere vincolante della Guardia Forestale e della Sovraintendenza, ci ha certificato la ma-lattia e la morte di 12 ippocastani su 31. Abbiamo provveduto per sicurezza ad abbatterli, ma ne verranno ripiantumati dei nuovi all’i-nizio della primavera, con piante già ad alto fusto, quindi non c’è da preoccuparsi, 31 sono e 31 saranno. Inoltre riqualificheremo la sto-ricità del tratto, conservando e recuperando il bordo del lungolago

con la pietra di Sarnico, gli anelli in ferro battuto dei pescatori, e la famosa fontanella detta “drago verde”; insomma un lavoro ad hoc per uno dei tratti più antichi del nostro paese. Rifaremo i sottoservizi ed infine la novità, l’ampliamento di due bel-vederi semicircolari di fronte alle due gelaterie. Invece, per quanto riguarda via Faletto, dopo la frana rovinosa dell’estate 2014 doveva-mo in qualche modo intervenire per non lasciare in quelle condizio-ni precarie le famiglie di tutta la zona. Per motivi burocratici e visto che i lavori sono in collaborazione con la Servizi Comunali, abbiamo dovuto aspettare l’ok provinciale dell’ATO, visto che in quella zona del paese passa l’acquedotto e c’è la via di transito per uno dei più importanti bacini idrici del paese (Moscatello). Comunque abbiamo monitorato il tutto in questo anno d’attesa, prodigandoci e mettendo in sicurezza la zona e cercando di fare più in fretta possibile per dare il via all’inizio lavori. Ora ce l’abbiamo fatta e ne siamo felici, soprattutto per i nostri concittadini.”

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LE PAGINE DEL COMUNE

EVENTI CULTURALI DI RILIEVOpagina a cura diMARINA BRIGNOLI

Sono ripresi gli “incontri con l’autore”.Il 20 novembre con Angelo Roma (Brindisi 1969) e il suo romanzo “Ancora più vita”.Giornalista e scrittore, è direttore responsabile del magazine socioeconomico di uno dei principali gruppi bancari italiani…..”Quel trullo magico è l’unico posto al mondo in cui, an-cora oggi, mi sento a casa. L’unico posto in cui sento la presenza nell’aria di qualcosa d’irre-sistibile, d'incomprensibile… Il 27 novembre con Angelo Bendotti, Presidente dell’Isrec Bergamo che racconta in “Leone Mutti il 'Fanfulla' partigiano,legionario”, la biografia di una delle figure più insolite della Resi-stenza bergamasca.“Combattente irriducibile durante la lotta di Liberazione, non accetterà il “tutti a casa” dell’aprile 1945: il rientro nella normalità, nel vivere quotidiano, mentre sono già in atto le manovre per togliere alla Resistenza il suo profondo senso di rinnovamento, è impossibile per chi ha vissuto nella guerra civile lo scontro di classe, per chi ha finalmente intravisto, con l’orgoglio di averlo provocato, l’affrancarsi dei concittadini della sua valle dai soprusi e dalle angherie secolari.”

Il 4 dicembre è invece il giornalista Matteo Alborghetti che, commissionato dal Comune di Sarnico, ci presenterà un “quaderno per la biblioteca” nel quale ha raccolto materiale sulla prima guerra mondiale a Sarnico e dintorni, grazie alla collaborazione del dott.Nicefori dell’archivio comunale, dell'alpino Gigi Picco e dell’Associazione ex combattenti.Il libretto sarà a disposizione della popolazione di Sarnico.

L’11 dicembre sarà presente Luigi Cortese con il suo “Brezza di maggio”, relatore il sig. Giu-seppe Bettera “….non seguire l’andazzo, andare controcorrente, contro tutto e tutti, pur sapendo di essere apparentemente perdenti: questo significava essere “di destra” e militare nel Movimento Sociale Italiano negli anni Settanta, come ricorda Luigi Cortesi in questo libro autobiografico che rivive per il lettore di oggi un’esperienza di vita risalente proprio a quegli anni. Traendo spunto dalla singolare candidatura a Consigliere comunale del prota-gonista della vicenda, Lamberto Cadèz, una di quelle voci fuori dal coro, l’autore racconta gli stati d’animo, le volontà e gli ideali degli appartenenti all’MSI, e compone un affresco d’insieme dell’Italia dell’epoca, insieme a un atto d’accusa contro uno Stato trasformatosi in

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regime e le sue più importanti espressioni ed emanazioni….”Per questo mese di dicembre abbiamo in programma una mostra istituzionale: “LA GRANDE GUERRA”."InArte" è partner dell’evento celebrativo istituzionale dedicato alla commemorazio-ne del centenario della Prima Guerra Mon-diale intitolato “LA GRANDE GUERRA”.La mostra si fregia del logo ufficiale per le Commemorazioni della Prima Guerra Mondiale e del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Il progetto espositivo è stato pianificato dall’Accademia Nazionale d’Arte Antica e Moderna in collaborazione con l’Unione Europea Esperti d’Arte e l’Istituto per la Tutela dei Beni Cartacei di Torino.Le opere proposte saranno in mostra dap-prima presso il Museo Civico: la Casa del Conte Verde di Rivoli (TO) per la durata di un mese, dal 30 ottobre al 29 novembre e successivamente, a Sarnico (BG) presso il Centro Culturale Sebinia, nei week end 5-6, 12-13 e 19-20 dicembre.Tali opere, strettamente attinenti al tema della Prima Guerra mondiale, vivranno dunque un momento storico presso enti museali col patrocinio della Pubblica Am-ministrazione, primo fra tutti quello del Consiglio dei Ministri.La rilevanza della partecipazione all’evento celebrativo istituzionale è a tutti gli effet-ti un accrescimento professionale ed una nota positiva nel percorso lavorativo di un artista, e vanto per la Galleria che propone gli stessi come propri artisti e conseguen-temente la vendita delle opere esposte che, proprio per tale rilevante circostanza, avranno acquisito un determinato valore storico, culturale ed economico. Un’occasione per portare il pubblico ad una visione del drammatico evento bellico attraverso un percorso artistico di sicuro impatto emozionale. Per Santa Lucia e San Mauro, poi, abbiamo in programma spet-tacoli per i più piccoli presso la biblioteca, ancora in fase di definizione…dunque una sorpresa!!

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 39

a cura dellaREDAZIONE

COMUNITÀCLASSE 1965: CINQUANT'ANNIE NON SENTIRLI

Una duplice festa per la classe 1965 che ha ricordato in allegria i primi cinquant'anni.Il 28 giugno con una bellissima gita a Ferra-ra e il 26 settembre con un'allegra pizzata impreziosita da una bellissima torta dalla quale, prudentemente, qualcuno ha fatto sparire le candeline.Non tutti erano ovviamente presenti, ma appartengono alla stessa classe i famosi at-tori Alessandro Gassman, Brooke Shields, Ben Stiller, Massimo Ceccherini, Leonardo Pieraccioni e ...Giorgio Belussi. Lo chef Carlo Cracco e poi Simona Ventu-ra, Andrea Zorzi, Lorella Cuccarini e Luisa Corna. Ad essere onesti bisognerebbe ag-giungere il più famoso di tutti: don Michele Chioda (nostro assiduo lettore) da anni in esilio a Roma.Il 1965 è caratterizzato dall'assassinio av-venuto a febbraio di Malcom X, attivista statunitense a favore dei diritti degli afro-americani e dei diritti umani in genere. A marzo gli Stati Uniti inviano le prime truppe nel Vietnam ed entra in vigore, in Italia, l'istruzione ecumenica Sacrosanctum Concilium, che autorizza l'uso della lingua italiana in diverse parti della messa. La son-da americana Mariner 4 raggiunge per la prima volta Marte. A dicembre si chiude il Concilio Vativano II.Da parte nostra un'auspicio: i cinquantenni del Terzo Millennio devono essere la sin-tesi dell’equilibrio tra bellezza, salute e be-nessere, che potranno raggiungere grazie a una maggior consapevolezza del proprio valore.

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SOLIDARIETÀ a cura diCRISTINA VOLPI

L’associazione "Il Sorriso di Monica ONLUS", nata con l’inten-zione di trasformare la scomparsa di Monica Fusini, avvenuta a seguito di un incidente automobilistico il 24\09\2007, in motivo di gioia attraverso la solidarietà, si propone anche quest’anno con una serata benefica al Cine Teatro Junior di Sarnico.In data 28 Novembre 2015, alle ore 20.45, si terrà uno spetta-colo comico per sorridere con Omar Fantini e Stefano Chioda-roli, attori protagonisti di numerosi programmi televisivi.La serata è organizzata in favore del progetto “…QUASI A CASA CON IL SORRISO” in collaborazione con l’Associazione "conGiulia onlus" e con il Reparto di Oncologia Pediatrica dell’A-zienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo.…Tornare a casa è quello che ci chiedono i bambini e le loro famiglie, perché tornare a casa, nell’immaginario del bambino significa guarire… “Casa” evoca a tutti noi quel calore e quel profumo che si respi-ra in famiglia: quello stesso calore e quello stesso profumo che si vorrebbe donare in modo nuovo anche a quelle famiglie che si trovano ad affrontare la dura prova della malattia.L’Associazione "conGiulia Onlus" sta collaborando con i medici e gli operatori sanitari dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovan-ni XXIII nel promuovere e sostenere questo “sogno” che sta prendendo forma come “ospedalizzazione pre-domiciliare”. Il progetto ha lo scopo di migliorare la qualità della vita ed il recu-pero della quotidianità per i bambini ed i loro familiari. Vi sono infatti spesso situazioni in cui il paziente oncologico pediatrico non richiede più cure intensive ospedaliere, pur avendo ancora bisogno di cure, medicazioni e attenzioni giornaliere da parte degli operatori sanitari.Il progetto prevede di proseguire le cure a domicilio: a casa per chi vive nei pressi dell’ospedale o in strutture d’accoglienza nei pressi del Papa Giovanni XXIII per chi vive lontano dall’ospedale o fuori provincia.La particolarità rispetto ad esperienze simili già in atto è che sarà la stessa équipe medico-infermieristica del reparto a prendersi cura del bambino anche in questa delicata fase della terapia. Il fatto che la famiglia e il bambino abbiano già sviluppato e conso-lidato un rapporto di conoscenza, di stima e fiducia con la pro-

pria équipe di cura, è indubbiamente un vantaggio per vivere al meglio questa esperienza.Il progetto è rivolto ai pazienti pediatrici affetti da patologie ematologiche che, sulla base di una valutazione clinica da parte dell'équipe medico infermieristica, non necessitino più di cure ospedaliere intensive, ma richiedano cure, medicazioni e/o visite quotidiane o quasi quotidiane da parte degli operatori sanitari in situazione extra ospedaliera domiciliare o ospitati in case allog-gio nei pressi dell'ospedale o residenti nel comune di Bergamo.Questo percorso ha anche la finalità di far acquisire alla famiglia la sicurezza necessaria ad affrontare con consapevolezza e fidu-cia le problematiche da gestire in vista del rientro a casa. La pos-sibilità di essere seguiti dagli stessi medici-infermieri conosciuti in ospedale è quindi di particolare importanza, per non generare sensazioni di “abbandono” al momento della dimissione, oltre a garantire una reale continuità terapeutica assistenziale.L’Associazione Paolo Belli e l’Associazione Casa Eleonora si sono impegnate a rendere disponibili alloggi presso le rispettive strutture di accoglienza.Per realizzare il progetto occorre potenziare l’équipe con alme-no un medico ed un’infermiera, affinché si possa fornire questo servizio senza penalizzare o limitare l’efficienza del servizio in reparto.I fondi saranno raccolti per coprire il costo di queste figure pro-fessionali e le spese accessorie dei giovani pazienti.Quest’anno l’Associazione "Il Sorriso di Monica" chiede un sup-porto per questo progetto con l’obiettivo di renderlo al più presto operativo.

“Quello che noi facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno” (Madre Teresa di Calcutta)

ASSOCIAZIONE IL SORRISO DI MONICA OnlusVia Manzoni n. 26 – 24067 Sarnico (BG)

Codice Fiscale: 95185110160www.ilsorrisodimonica.com

[email protected]

...QUASI A CASACON IL SORRISO

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 41

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SALUTE a cura diFRANCESCA PESENTI

“La Riabilitazione integrata della persona amputata”: è questo il titolo del congresso che si è svolto sabato 21 novembre presso il Centro Congressi “Giovanni XXIII” di Bergamo.

L’evento è stato organizzato da Habilita in collaborazione con l’IRCCS San Raffaele di Roma ed è stato patrocinato, oltre che dall’ASL di Bergamo, anche dalla SIMFER (Società Italiana di Medi-cina Fisica e Riabilitativa), presente con i suoi massimi vertici nelle persone del dr. Paolo Boldrini (Presidente Nazionale), dr. Giovanni Checchia (Segretario Nazionale) e della dr.ssa Giovanna Beretta (Segretario Regionale).Per Habilita sono intervenuti in qualità di relatori il dott. Roberto Rusconi, il dr. Giovanni Taveggia, il dr. Roberto Mezzetti, il dr. Ugo Pani, il ft. Alberto Maggi, la coordinatrice dei fisioterapisti Stefania Fogliaresi ed il dr. Roberto Casale. Sono stati trattati tutti i temi relativi alla riabilitazione della persona amputata: la chirurgia nell’amputazione, la presa in carico nel repar-

to di riabilitazione, la preparazione del moncone, l’ossigenoterapia iperbarica nella risoluzione delle ferite chirurgiche del moncone, gli esercizi di verticalizzazione e deambulazione, la gestione della pro-tesi, le problematiche legate alla scelta e alla modalità di prescrizione della protesi, le alterazioni dello schema del passo per mal allinea-mento della protesi, il costo energetico del cammino a seconda dei componenti scelti. Inoltre verranno descritte tutte le componenti protesiche (cuffie, invasi, tubi, ginocchi, piedi) delle più importanti aziende produttrici presenti in commercio sul territorio nazionale italiano.Ampio spazio è stato dato ad un tema molto caro ad Habilita, ov-vero la riabilitazione. La riabilitazione del paziente amputato – introduce il dr. Giovanni Taveggia, Primario dell’U.O di Riabilitazione di Habilita Sarnico - ne-cessita di un approccio multidisciplinare. Nel lavoro d’equipe, il fisio-terapista ricopre un ruolo centrale, sia per le competenze tecniche messe a disposizione del paziente, sia per il supporto psicologico-motivazionale che fornisce all’amputato durante il trattamento. La fase pre protesica della riabilitazione rappresenta l’inizio di un per-corso riabilitativo complesso, durante il quale dovranno essere dap-prima valutate le condizioni cliniche generali del paziente e le sue abilità residue, al fine di sviluppare strategie riabilitative personaliz-zate secondo i bisogni dell’amputato. Tutto ciò ha come obiettivo la precoce verticalizzazione e la protesizzazione del paziente, per con-sentire in seguito l’adeguato reinserimento sociale dell’amputato”.

“La finalità del trattamento riabilitativo nel paziente amputato – ag-giunge Stefania Fogliaresi, coordinatrice dei fisioterapisti - è quella di favorire e facilitare il reinserimento del paziente nella vita di tutti i giorni: nel suo contesto sociale, familiare o lavorativo. La terapia occupazionale si riferisce al “fare”, alle occupazioni della vita di ogni giorno. Sono le specifiche occupazioni della vita quotidiana di ogni singolo: prendere l’au-tobus, guidare l’auto, cucinare un pasto, giocare a carte o cambiare una lampadina. Durante il percorso riabilitativo dell’amputato, il terapista occupazionale deve valutare le abilità residue del paziente, indagarne i bisogni e le specificità al fine di sviluppare idonee strategie riabilitative di rieducazione motoria, di accettazione delle nuove condizioni di vita e di reinserimento sociale”.Il dr. Roberto Casale, Direttore Scientifico di Habilita, ha invece affron-tato il tema del dolore dell’arto fantasma “ E’ noto che i pazienti che hanno subito un’amputazione, vanno frequentemente incontro a particolari disturbi della sensibilità localizzati nella zona dell’arto

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LA RIABILITAZIONE INTEGRATA DELLA PERSONA AMPUTATA

Riabilitazione in Habilita

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SALUTE

mancante: da ciò deriva il nome di arto fantasma. L’arto fantasma è una conseguenza naturale della deafferentazione (cioè quando le cellule cerebrali o spinali perdono le loro afferen-ze), che non presenta problemi terapeutici. Occasionalmente l’arto fantasma diventa sede di dolore intenso, ed in questo caso ciò costi-tuisce un grave ostacolo al compimento di un percorso riabilitativo con protesi sull’amputato di arto. I meccanismi che sono alla base dell’arto fantasma e dei fenomeni ad esso correlati, sono ancora ipotetici. L’esperienza dell’arto fantasma varia considerevolmente, andando da una precisa replica della parte del corpo persa, fino ad una sensazione transitoria, vaga, pruriginosa, formicolante, di parti del corpo; a questo proposito, in base alle caratteristiche sotto ri-portate si potranno avere sensazioni non sempre uniformi, variate e/o coesistenti che possono essere descritte come sensazioni cine-stesiche, esterocettive, cinetiche. Se compare il dolore dell’arto fantasma durante gli attacchi il pazien-te sente l’arto che gradualmente si allunga nuovamente. Nella maggior parte dei casi il dolore post amputazione, si attenua per poi scomparire nell’arco di due anni; circa un terzo dei pazienti però mantiene inalterata la sensazione di dolore fantasma per molti anni”.

Una sequenza coordinata di procedure diagnostiche, prognostiche e terapeutiche effettuate da un team riabilitativo interdisciplinare, che operi a livello globale su tutti i problemi del paziente è quindi fondamentale nella gestione dell’arto fantasma e del dolore dell’ar-to fantasma. Ma è possibile un “ritorno alle attività quotidiane” della persona amputata, come ad esempio, all’attività lavorativa? Il ritorno al lavoro è un esito rilevante dopo amputazione. A questo fine oc-corre misurare in modo appropriato questo processo. Purtroppo, nel caso dell’amputato esistono diverse scale ma spesso focalizzate su specifici gruppi di problemi. L’International Classification of Fun-tioning (ICF) può costituire lo schema di riferimento dove far con-vergere le scale disponibili e secondo il quale definire i problemi correlati alla disabilità. Nel caso della persona amputata il tema del ritorno al lavoro si pone in maniera differente per le condizioni traumatiche e quelle non traumatiche. Per le prime il ritorno al lavoro risulta prioritario vista l’età tendenzialmente più giovane. Per le seconde, vista l’età avanza-ta, il ritorno al lavoro rischia di essere una misura del successo della riabilitazione non particolarmente rilevante.

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STORIA a cura diGIUSI DOSSI

LUIGI CAROLI E FEBO ARCANGELINELLA SPEDIZIONE DEL NULLO IN POLONIA

Il 21 novembre scorso è stato presentato nella villa Caroli-Zanchi di Stezzano il nuovo libro del nostro collaboratore Giusi Dossi e di Rosanna Casari: “Luigi Caroli 1834-1865 – un profilo a due voci” edito da Corponove.Abbiamo chiesto all’autore di illustrare per il “Porto” le ragioni della pubblicazione che con-tiene molti riferimenti a Sarnico e ad un suo illu-stre concittadino, il garibaldino Febo Arcangeli.

A distanza di due anni dall’omaggio a Francesco Nullo, ho ritenuto opportuno con la collega Rosanna Casari di ricor-dare nel 150° anniversario della morte, anche l’aiutante di campo dell'eroe garibaldino nella tragica spedizione in Po-lonia del 1863: Luigi Caroli. Appartenente ad una delle famiglie più in vista dell'alta

borghesia bergamasca, generosissimo finanziatore della spedizione per la liberazione del popolo polacco, insorto contro il giogo della Russia zarista, giovane avventuroso e temerario, Gigio (soprannominato così da parenti ed ami-ci) Caroli fu catturato dai cosacchi nel corso della batta-glia dl Krzykawka. Condannato ai lavori forzati in Siberia morì tragicamente due anni dopo, all’età di 31 anni (1865), lontano da Bergamo e dalla donna amata, Giuseppina Rai-mondi, che un destino fatale aveva unito a lui e a Giuseppe Garibaldi.Nel libro sono messi in luce molti dati storici inediti nelle vicissitudini della prigionia dei volontari bergamaschi, com-preso quello del nostro concittadino Febo Arcangeli che era stato salvato da una morte certa proprio dall’amico Gigio.In particolare abbiamo focalizzato l'attenzione sulle me-morie del giornalista francese Emile Andreoli, anch'egli sincero amico del Caroli che assistette con dedizione fino all’ultimo: memorie che sono per lo più inedite, in quanto solo parzialmente tradotte sulla “Provincia di Bergamo” nel 1869.Il volume, corredato da documenti e materiale illustrativo proveniente da archivi italiani e russi, costituisce quindi un valido contributo alla conoscenza delle vicende dei volon-tari bergamaschi combattenti per la libertà della Polonia, fra i quali spicca appunto la figura del garibaldino sarnicese Febo Arcangeli.Nella prima parte del saggio rievoco, in particolare, la re-alizzazione della “Filanda Caroli” sul lungolago di Sarnico, voluta dal padre di Luigi, Ludovico, nel 1833 fino a quando, nel l862, passata nelle mani del secondogenito Bernardo, divenne il nascondiglio di armi e volontari di Garibaldi e Nullo per preparare l'invasione nel Tirolo austriaco.Nella seconda parte del libro, la Casari rievoca più volte i drammatici eventi vissuti dall'Arcangeli (il ferimento al ginocchio, il processo subìto da solo senza i compagni di sventura, la prigionia, la libertà concessa nel 1866 grazie all’amnistia dello Zar), avvalendosi soprattutto di un’opera recentissima dello storico russo Aleksej Guliln con il quale è stata ed è ancora direttamente in contatto. L’opera “Iz Pol’si Sibir- Dnevnnik plennogo 1836-1867” (Dalla Polonia alla Siberia- Diario di prigionia) è stata pubblicata nel 2011 a Ĉita in Siberia (nel Trans Bajcal) e, sottolinea l’autrice, rappresenta l’unica opera russa dedicata alla vicenda dei volontari italiani condannati alla Siberia.

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 45

NEOLAUREATIa cura

della REDAZIONE

Rachele Amadigi il giorno 04/11/2015, presso l’Università degli Studi di Bergamo, ha conseguito brillantemente la laurea in “SCIENZE DELL’EDUCAZIONE” discutendo la tesi “Violenza educativa e Pedofilia: alla scoperta del bambi-no maltrattato”

Complimenti per i risultati ottenuti e congratulazioni dalla fami-glia, dai parenti e dagli amici.

“ I sogni hanno bisogno di vedere che siamo coraggiosi” (Fabio Volo).Tu con coraggio hai vissuto questo percorso universitario fin qui.Complimenti dottoressa dalla Redazione de "il Porto".

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RICORDI a cura diGIUSEPPE VALLI

RICORDI SEBINI Ho letto sulle pagine de "Il Porto", rubrica Ricordi Sebini, la (per me) commovente "memoria" di un mio coetaneo. In realtà lui più anziano di qualche anno e per molti aspetti diversi, ma anche simili. Entrambi, ad esempio, facevamo lezioni di catechismo, in un tempo in cui farlo significava correre il rischio di fare la figura dello "scemo del villaggio", praticavamo l'atletica: lui la corsa campestre, io la corsa veloce. Lui poi mi precedette con una raccolta di poesie e io, a breve distanza, lo seguii con un volumetto di medesima fattura. Non sape-vo nulla della sua attività giornalistica e, su questo terreno, toccò a me essere più precoce. Infatti avevo incominciato con "Pedate Sera": un ciclostilato "oratoriano" in cui si faceva la cronaca delle partite di calcio. A questo si aggiunse anche un periodico testato "l'Araldo" per segnalare le attività che (assai modestamente) si facevano allora in termini di mostre di pittura e spettacoli teatrali. Ovviamente non ho più traccia di tutto questo. Però, a ricasco della "commozione" di cui sopra, mi è scappato il componimento che allego. Auguri a tutti di Buon Natale...

IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 46

Un precipitar di luna nel lago:orrido glaciale

piccolo e grande insieme.Profondo perchè glaciale,orrido per lo splendore

di rupi alpestriche al chiaror della luna

precipitano su spiagge e gallerie:piscine in fuoriuscita

dal tunnel dei miei ricordi.Poesia cimiteriale

poesia lacustre:lo scrigno di chi custodisce

nel proprio cuorela memoria del passato.

Memoria del viventememoria del vissuto:

in stele camunaa cavallo di un lago

che è il più grande dei piccolie il più piccolo dei grandi.

Malombra sulle rive

via mala nello scenderedi valle in valle.

Paradisiaco alla focee per ciò stesso

grande per chi vi nasce,piccolo per chi lo lasciae non sa più tornare.Struggente nostalgia!Non ho più lacrime

ma verseggio a pioggiai miei ditirambi...

IL DIRETTORE DE "IL PORTO" Alla maggior parte della gente il giornalista Antonio Valli, sarnicese di origine, è sconosciuto ma non per noi perchè dalla sua fondazione è il direttore de "il Porto". Approfittiamo del suo scritto per ringraziarlo della sua disponibilità.(Per i sarnicesi è identificabile come il figlio del Valli "ol soér") La redazione

Antonio Valli

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a cura diCIVIS

ASSOCIAZIONI

UNA SERATA MAGICA CON "GLI ARISTOGATTI"

Sarà stata la carenza di materiale umano a spingere il regista Giuliano Citaristi a ridurre da sette a …cinque le spose e i relativi fratelli, protagonisti di un grande classico del musical. A sessant’anni dall’uscita del film di Stanley Donen, il gruppo teatrale “Gli Aristogatti” degli oratori di Villongo, nato nel 2008 e composto da una ventina di adolescenti e gio-vani fra i 13 e i 35 anni, proporrà una loro rivisitazione di uno dei musical più divertenti e longevi del grande schermo, un cult riproposto ancora oggi dalle TV con grandi ascolti.«È il quinto spettacolo in sei anni - ha detto Citaristi - il primo nel novembre 2009. Si tratta di commedie musicali e musical, due inedite composte da noi e tre riprese da altri autori. Il gruppo è formato da giovani, molti dei quali alla loro prima esperienza teatra-le, ma sul palcoscenico portano spontaneità e creatività proprie dell'età che rendono piacevoli e divertenti le varie situazioni rappresentate. L’obiettivo ambizioso è quello di

coinvolgere prevalentemente adole-scenti e giovani in una attività in gra-do di sviluppare le capacità creative e di valorizzare le positività personali, per aiutare ciascuno a sentirsi attore di un grande dono come è la vita».Il nuovo spettacolo “Cinque spo-se per cinque fratelli!” verrà presentato lunedì 28 dicembre, alle ore 20.45, presso il cineteatro Junior nell'ambito della consueta fe-sta degli auguri organizzata dall'Avis Sarnico - Basso Sebino.Una serata come sempre "magica" all'insegna della solidarietà e dello stare insieme in allegria.Nel corso dello spettacolo verran-no estratti, come da consuetudine, i vincitori della sottoscrizione a pre-mi che, insieme alle tante iniziative proposte dall'associazione, rende-rà possibile organizzare tutti quegli eventi atti a promuovere, coordina-re e disciplinare il volontariato del sangue. L'AVIS svolge un'opera di proselitismo e propaganda a favore della donazione, tutelando la salute dei donatori stessi, contribuendo all'educazione sanitaria e favorendo la medicina preventiva.

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ATTIVITÀ DELL’ A.S.D. JUDO SARNICO

Si è concluso nei giorni scorsi il corso prope-deutico di avvicinamento allo Sport del Judo, organizzato dal nostro Dojo e dall’ Asilo In-fantile A. Faccanoni. Cinquanta piccolissimi atleti si sono avvicendati per alcune setti-mane sul tatami per iniziare a conoscere i concetti del nostro sport attraverso esercizi propedeutici presentati spesso in forma lu-dica. Lo scopo di questi esercizi è quello di aiutare i bambini ad avere maggiore cono-scenza del proprio corpo, a permettere uno sviluppo armonico dello stesso, con effetti benefici sulla circolazione del sangue, sulla respirazione, sullo sviluppo psico-fisico e sociale.Ma il Judo ha anche una filosofia alla sua base e la sua pratica insegna la sincerità, l'armo-nia, la decisione, il coraggio, il rispetto ed è una pratica sportiva molto consigliata anche per bambini molto piccoli.Per il Maestro Mario Galimberti ed i suoi collaboratori Angelo Belotti e Giuseppe Capelli, è stata un’esperienza molto bella e piena di soddisfazione. Speriamo che attività come questa riescano a trasmettere alle nuove generazioni la pas-sione per la pratica dello sport in generale e del Judo in particolare.

Un’altra buona notizia ci ha raggiunto nei giorni scorsi: il 27 ottobre la Federazione Italiana Judo, Lotta Karate e Arti marziali, ha comunicato al nostro Atleta Andrea Aloisi il conseguimento della qualifica di Allenato-re. Si tratta di un risultato prestigioso che Andrea si è meritato grazie al suo costante impegno nella formazione, nell’allenamento in palestra e nell’attività agonistica.Da parte della dirigenza del ASD Judo Sar-nico le più sentite congratulazioni ad Andrea

a cura di GIOVANNI CADEI

ASSOCIAZIONI

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50 piccoli atleti si avvicinano al JudoAndrea Aloisi ha avuto la qualifica

di Allenatore dalla Federazione

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 49

COMUNITÀa cura dellaREDAZIONE

PIERINA MOROTTI COMPIE 95 ANNICarissima mammahai raggiunto un traguardo invidiabile, da incorniciare: i 95 anni... con lu-cidità e un serio problema di salute che, grazie alle competenze e alla gentilezza di tutta la riabilitazione di "Habilita", si è parzialmente risolto.Con i migliori auguri!Le tue figlie e tutti i tuoi famigliari.

Carissima signora Pierina95 anni fa nasceva una persona destinata a scrivere la storia di una famiglia, un bambina divenuta una moglie, una mamma, una nonna, una bisnonna e che ancora oggi è il faro della sua famiglia. Il tempo passa, ma ogni comple-anno non è un anno che se ne va, ma un anno di cui fare tesoro con i suoi ricordi, con i momenti felici e quelli tristi e lei, signora Pierina, con i tanti compleanni festeggiati è davvero ricchissima! Noi de "il Porto" e tutta la Comunità le siamo vicini e vogliamo non solo augurarle buon compleanno, ma anche esprimerle tutta la nostra ammi-razione per aver raggiunto un traguardo così importante.

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COME ERAVAMO a cura dellaREDAZIONE

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FINE ANNI '50Dall'archivio fotografico di un no-stro concittadino una foto molto bella che evocherà ricordi di un passato sereno e mai dimenticato.Da sinistra: Rosa Varinelli, Giusi Giupponi, Angelina Valli, Elisabetta Mutti, Bruno Bonardi e Angelina Giudici.

CLASSE QUARTAANNO 1953Nella foto, dietro da sinistra: Giuseppe Bonardi, Piero Facchinetti, Benvenuto Tengattini, Scono-sciuto, Bruno Bellini, Sandro Belussi e Giovanni Cadei. Davanti: Gian Luigi Vitali, Angelo Cattaneo, Battista Belussi, Adriano Sandrinelli, Alberto Zucchetti, Bruno Buelli, Sconosciuto (Patelli?), Gianni Capretti e Gianfranco Rossi.A destra il "signor" maestro Dino Dordoni che tanti ancora ricordano per il cognome, pochi per il

nome. Oggi, purtroppo, ai maestri e maestre si da del "tu" e li si chia-ma per nome. Personalmente ritengo che nella scuola (è una mia considerazione che può essere condivisa o meno), uno dei fattori che determinano la giusta crescita dei ragazzi non sia quello di ridurre le distanze con il proprio insegnante, ma al con-trario, confermare ogni giorno la stima nei suoi confronti iniziando con il dare del "Lei".Il celebre scrittore Umberto Eco in un articolo pubblicato da Re-pubblica, dal titolo "Tu, Lei, la me-moria e l'insulto", analizza i rischi del passaggio dal "Voi" al "Lei", fino al "Tu" dei giorni nostri, usato con-tinuamente e in tutte le circostan-ze, che cela "una finta familiarità che rischia di trasformarsi in insul-to". E che fa sì che l'Italia "perda la memoria". Civis

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CLASSE 1955: L'ETÀ NON HA ETÀNella foto in alto troviamo delle bellissime ragazze di terza media, oggi sessantenni, ma sicuramente altrettanto belle."Era nel rigoglio dell’età matura: non più di cinquantasei anni, l’età in cui incomincia la vera vita" scrisse Dostoevskij. In alto da sinistra: Maria Scarano, Prassede Gervasoni, Patrizia Bri-

gnoni, Edi Cadei, Emy Rolli, Mara Grassi e Maria Bortolotti.Terza fila: Silvana Giudici, Angela Viviani, Emerenziana Stanzioni, Nilla Giudici, Fabrizia Buelli, Anna Mazza, Teresina Bonardi e Mariagiulia Terzi.Le tre della fila centrale: Tiziana Cadei, Maddalena Fratelli e Amneris Gaspari. Fila in basso: Giovanna Zenoni, Piera Luisa Pezzini, Danila Lanzini, Patrizia Giudici, Marta Baldi, Adriana Ghidoni, Rina Crifò e Noemi Lazzari.

GIOVANI ANNI '60 Nella foto a sinistra: Rober-to Lavelli, Ennio Cappelletti e Antonio Rolli.Davanti: Gianni Capretti, Dante Polini e Olivo Algisi.

Sportivi, ma anche eleganti i nostri giovanotti anni '60.Ennio nel suo completo nero potrebbe essere ac-costato a Dan Aykroyd dei "Blues Brothers" o ad Andrea Agresti delle ...Iene.L'indimenticabile Olivo in-dossa il maglione modello Danny Zuco nel finale di Grease.Eravate stupendi!

Altri baldi giovanotti della Sarnico anni '60 quando ancora il traffico scarseggiava e l'indimenticabile vigile Lino Polini era in ferie. Nella foto Maria e Giacomo Marchetti. Davanti: Bruno Mangili e Franco Codazzi. Alla guida (si fa per dire) Iso Rolli.

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a cura dellaREDAZIONE

RICORDI

Cornelia Perletti in Mangili28/09/1958 - 18/10/2015

Volevamo condividere queste righe a lei molto care con coloro che l'hanno incontrata, conosciuta, amata e, con il pianto, accompagnata nel giorno della sua morte.Ringraziandovi dell'affetto e della vicinanza dimostrati, ci piacerebbe che il sorriso, che lei ci ha insegnato e sempre regalato, resti nostro fedele compagno di vita perché la sua pace sia davvero eterna. Ognuno di noi custodirà nel pro-

prio cuore la forza di volontà e la profonda disponibilità che con l'esempio ha dimostrato nella sua vita perché nei nostri passi quotidiani resti vivo il suo ricordo.Con affettoFamiglia Mangili

"La morte non è niente. Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familia-re; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola fami-liare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace".

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LE PAROLE CHE VORREI DIRTICara Valeria, come le foglie d'autunno sospinte dal vento, sei volata via.Nonostante le intense ed amorevoli cure delle tue cugine Giovanna e Cristina, con l'aiuto della cara Teresa e di un'al-tra infermiera per la notte, oltre alle premurose visite di tuo nipote Pierandrea, non sei più riuscita a riprenderti.Nei miei pensieri mi illudevo che tu potessi rimanere tra noi ancora per qualche anno e poter godere della cura dei tuoi fiori, del tuo giardino, godere della visita a casa delle tue tante amiche e conoscenti che incontravi per strada o nelle botteghe del nostro paese.Così non è stato, la morte ti ha portata via.Sei rimasta tre giorni nella tua abitazione semplice e ordi-nata e moltissimi sono venuti a recarti l'ultimo saluto con

un affettuoso sguardo, con una preghiera, con una carezza.Parenti, amici e care amiche, conoscenti, tanti nostri coeta-nei, altre stimate persone che conoscevano te e tuo marito.Voglio ringraziarli tutti per te, anche coloro che sono venuti alla funzione in chiesa per l'ultimo saluto e benedizione.Mi ha profondamente commosso questo grande abbraccio e la luce e la serenità nello sguardo e sui volti di ognuno di loro.Penso che volessero aiutarti e illuminarti il cammino sulla via della speranza, un cammino che va oltre gli interminati spazi e i sovrumani silenzi leopardiani. Certo in questo lungo cammino “ci sovvien l'eterno”, così dice il poeta; ma noi tutti preghiamo che raggiunga l'eternità e i tuoi cari.

Tuo fratello Alessandro

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 53

ANAGRAFEa cura dellaSEGRETERIA

60 GIUDICI RENATO Anni 73 deceduto il 29/10/2015

61 CORTESI VALERIA Anni 80 deceduta il 29/10/2015

62 BESENZONI ANNA Anni 80 deceduta il 06/11/2015

NELLA CASA DEL PADRE

63 MOLINARI OLGA Anni 100 deceduta il 06/11/2015

64 BILLI PERLUIGI Anni 76 deceduto il 13/11/2015

65 SELOGNI ANNA MARIA Anni 79 deceduta il 14/11/2015

Vuoi sapere dove sono adesso?Sono nella casa del Padre, nel posto preparato per me.Sono dove vorrei essere,non più nel mare tempestoso,ma nel porto sicuro e tranquillo.

Padre G. Perico – Sant’Agostino

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ANAGRAFE

54 - IL PORTO NOVEMBRE 2015

Con piacere continueremo a pubblica-re fotografie di matrimoni e battesimi celebrati fuori parrocchia. Chiediamo però che, oltre alle fotografie, ci venga-no inviati i dati completi, in particolare: la chiesa dove è stata celebrata la fun-zione, i testimoni in caso di matrimonio e i padrini o le madrine in caso di batte-simo. Grazie per la collaborazione. La redazione

19 SONZOGNI LUCA MICHELE da Sarnicocon GALLO ELENA da Sarnicodata del matrimonio: 24 ottobre 2015Testimoni:Scalisi Fabio e Paredi GianantonioGallo Annamaria e Pagani Michela Michele ed Elena

SPOSI ALL'ALTARE

Manuel e Veronica

MANUEL ZUCCHETTIda Sarnicocon VERONICA ORLANDO da Predoredata del matrimonio: 25 settembre 2015presso la Chiesa parrocchiale San Giovanni Battista di PredoreTestimoni:Giovanni Vitali Silini e Cristina Orlando

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IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 55 IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 55 IL PORTO NOVEMBRE 2015 - 55

33 BESENZONI NÒAH di Juri e Rho Nicoletta Nato a Brescia il 13/08/2015 Battezzato il 25/10/2015 Padrino: Besenzoni Quinto Madrina: Rho Silvia

34 DE STEFANO LORENZO di Alessandro e De Filippis Carmen Nato a Brescia il 07/05/2015 Battezzato il 25/10/2015 Padrino: De Stefano Paolo Madrina: De Stefano Chiara

35 MARINI LEONARDO di Simone e Piraino Silvia Nato a Brescia il 26/05/2015 Battezzato il 25/10/2015 Padrino: Piraino Carlo

36 PLEBANI IVAN di Donatello e Dossi Silvana Nato a Iseo (Bs) il 23/06/2015 Battezzato il 25/10/2015 Madrina: Cereda Nicole

37 FEDRIGHINI MATTIA di Roberto e Mazza Monica Nato a Seriate (Bg) il 21/08/2015 Battezzato il 15/11/2015 Madrina: Mangione Rossella

CHIODO FEDERICO di Mauro e Poli Carla Nato a Brescia il 15/05/2015 Battezzato il 18/10/2015 a Villongo S. Alessandro Padrino: Poli Giuseppe

ACQUA CHE PURIFICAACQUA FONTE DI VITA

RINATI ALLA VITA ANAGRAFE

DELLA GRAZIA

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Un omaggio alla carissima Suor Ilda Pagnoni (recentemente scomparsa)Nella foto dell'anno 1952: seduta, suor Ilda con tre amiche.

Da sinistra: Franca Belotti Spolti, Angiola Clementi e Mariella Isella