L'Esagono. Storia, tradizioni e antichi mestieri del Baianese.

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Questo libro racchiude la storia dei sei comuni dell'area basso irpina (Avella, Baiano, Mugnano del Cardinale, Quadrelle, Sirignano e Sperone). Scritto dalla giornalista Benedetta Napolitano, direttrice di Tele Baiano e collaboratrice del quotidiano Corriere dell'Irpinia, è stato diffuso, in cartaceo, in circa 1000 copie. Il testo è molto usato da scolaresche, maestre (per progetti PON) e da tesisti universitari. E' ora disponibile, come e-book free, in formato pdf, per gentile concessione dell'autrice.

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LEsagono

Benedetta NapolitanoGIORNALISTA - PUBBLICISTA

L Esagono

Tutti i diritti riservati

con il patrocinio del

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Benedetta Napolitano

A mio figlio Antonio e alla memoria dei miei amati nonni.

Sii sempre leale e gentile con il prossimo tuo: ogni persona che incontri sta combattendo, come te stesso, una meravigliosa ma dura battaglia! (Benedetta Napolitano)

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PresentazioneLEsagono la prima testimonianza autentica di come i sei Comuni del Baianese siano stati da sempre una sola etnia malgrado i virtuali limiti territoriali che gli uomini hanno loro imposto. Solo campanilismi sterili e mentalit retrograde hanno tentato di dividere questo nostro popolo e tuttora ne rallentano uno sviluppo pi moderno. Lapprofondimento della storia di ognuno dei sei comuni evidenzia tutti questi caratteri unitari nellambito dellarea avellana anche se, per il Litto di Mugnano del Cardinale, permane qualche dubbio dovuto alla sua origine sannita per la particolare ubicazione montana. Tale discorso unitario inequivocabile e si evidenzia specialmente nei caratteri folkloristici, economici (agricolo, silvo-pastorali) e nelle attivit commerciali. Per la prima volta abbiamo la testimonianza vera di come sei popoli parlino una sola lingua, evidenziano una unica origine, hanno una sola cronaca negli stessi momenti storici. Benedetta Napolitano con una ricerca semplice, evidenziando per la prima volta le abitudini pi comuni, ha realizzato un pregevolissimo lavoro che deriva da un serio impegno, diligente e certosino. Altra qualit dellopera la facilit di fusione tra avvenimenti importanti della nostra storia ed episodi comuni della nostra vita quotidiana, che vengono presentati con semplicit esemplare e ricchezza di particolari come tutto ci che appartiene al nostro patrimonio culturale. Quante attivit, mestieri, personaggi superati dal correre del tempo e dalla trasformazione di una societ moderna che ci erano sfuggiti ora ritornano nella loro integrit, nel loro essere perch la nostra memoria li aveva solo accantonati. Dopo la lettura dellopera un entusiasmo di operosit nuova e di nuovo impegno generoso invade gli amanti della Storia del territorio per realizzare una nostra societ migliore e pi vivibile: La Citt del Baianese da sempre teorizzata. Tale idea-progetto si concretizza per la prima volta e sembra a portata di mano, diventa un messaggio persuasivo per gli uomini forti e determinati della nostra area. Storie talora gi note, ricche di un insolito servizio fotografico, diventano un messaggio nuovo specialmente per i pi giovani e per ogni tipo di operatore pubblico. Riferimenti concreti di questo progetto nellultimo arco di tempo risultano il Piano sociosanitario previsto dalla legge 328/2000 che vede Mugnano capofila; il P.I.T. (Piano Integrato Territoriale) per lo sviluppo degli interessi archeologici monumentali che vede Avella come capofila; lunione dei Comuni per una migliore efficienza e funzionalit dei servizi che vede il Comune di Baiano Comune trainante. Sono questi i fatti e le promesse concrete per una nuova realt intercomunale della nostra area e per collaudare la nuova classe dirigente ai tempi moderni. E limpegno politico con tali obbiettivi diventa pi serio e responsabile. Prof. Giovanni Colucci Sindaco di Mugnano del Cardinale

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IntroduzioneFinalit Il presente libro si rivolge in particolar modo ai giovani: gli uomini di domani. Essi dovranno misurarsi con problematiche complicatissime ma piene di stimoli. La globalizzazione delleconomia, della politica e del terrorismo. La risoluzione dei problemi ambientali e di quelli etici e pratici- posti dallavanzare delle biotecnologie. Dovranno saper cavalcare il progresso tecnologico per la ricerca di nuove fonti energetiche che rendano sostenibile -e compatibile con lambiente- lindispensabile aumento di produttivit, necessario per fronteggiare le emergenze e le necessit dei paesi meno sviluppati. Forse alcuni di loro andranno nello spazio. Altri dovranno combattere con disoccupazione e disagi sociali. In ogni caso, si troveranno a vivere in una civilt dai mutamenti rapidi e imprevedibili. In tale frenetica realt c il concreto rischio di perdersi, perci importante soprattutto per chi non avesse la fortuna di avere un credo filosofico, politico o religioso- di avere un punto di riferimento che possa fungere da ncora e al quale approdare per riprendere fiato. La riscoperta delle proprie radici, dellambiente naturale, delle proprie tradizioni pu forse- servire a rigenerare le forze. Questo mio lavoro senza troppe pretesevuole essere un piccolo, piccolissimo contributo mirante a far conoscere meglio le nostre radici. Mi auguro, perci, che questa mia fatica possa essere utile anche per le informazioni storiche, naturalistiche e statistiche che racchiude- a un discreto numero di giovani e di studenti. Esso, infine, vuole stimolare i politici di turno ad impegnarsi maggiormente per la costituzione di una Citt del Baianese, per poter affrontare in maniera pi efficace i vari problemi che ci attanagliano. Argomenti trattati La prima parte del libro costituita da un rapido excursus storico, dalla preistoria fino ai giorni nostri, che vuole mettere in evidenza storia e il destino comuni dei paesi che costituiscono lesagono. Indi, segue una dettagliata trattazione della storia dei singoli comuni e delle loro principali espressioni folkloristiche, il tutto corredato con interessanti foto, molte delle quali inedite. E stata aggiunta, poi, una scheda dei dati salienti di ogni Comune e lannotazione delle sue principali risorse naturalistiche. Segue la sezione riguardante lultimo secolo, in cui vengono descritti i modi di vita del secolo scorso, alcune credenze ed usanze, i principali antichi mestieri ed alcuni dei giochi dellepoca. Per completezza di trattazione sono stati aggiunti alcuni cenni ambientali, con una rapida disamina della flora e della fauna presenti nel nostro territorio, ed alcuni grafici e tabelle statistiche riguardanti gli aspetti demografici e produttivi del nostro mandamento.

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Metodologia Raccogliendo lesortazione di alcuni stimati amici, stata aggiunta in appendice una bibliografia essenziale, il cui scopo quello di indicare al lettore alcune pubblicazioni che hanno trattato argomenti di cui si parlato nel presente libro: la loro citazione non deve, pertanto, essere intesa come un elenco di fonti da cui si sarebbero attinte le informazioni. Da dove provengono, quindi, le notizie riportate nella presente pubblicazione? La risposta che, in questo libro come nel precedente (La Citt del Baianese), allapproccio metodologico della cosiddetta ricerca (su vari testi e documenti, e loro citazione) stato preferito -tutte le volte che era possibile- quello dellinchiesta di tipo giornalistico-divulgativo. Per quanto concerne -ad esempio- la parte archeologica, pur avendo preso visione delle pregevoli pubblicazioni del Gruppo Archeologico Avellano e della Cooperativa Territorio-Ambiente di Avella, stato dato maggiore peso alle osservazioni e ai sopralluoghi effettuati in prima persona nei principali siti archeologici, in compagnia di persone esperte del settore (tra le quali cito la mia figlioccia e amica Elisabetta Vitale, archeologa). Per quanto riguarda la storiografia locale, ho attinto -prevalentemente- dallimponente archivio di mio zio, don Giovanni Picariello (curatore de La Valle munianense ed autore di Mugnano del Cardinale nel tempo), oltre che -naturalmente- dagli scritti del celeberrimo Antonio Iamalio, che fu insigne professore presso il Liceo-Ginnasio Alessandro Manzoni di San Pietro a Cesarano, a Mugnano del Cardinale (e dal quale tutti gli Storici locali -indistintamente- hanno attinto), cercando -comunque- di leggere gli eventi locali tenendo conto del contesto storico generale. Per la parte riguardante gli antichi mestieri e le tradizioni dellarea Baianese, ho preferito effettuare interviste dirette alle persone pi anziane (a cominciare dai parenti pi vicini), effettuando anche registrazioni digitali di varie testimonianze, cunti e filastrocche (che potranno eventualmente essere utilizzate per la futura realizzazione di un cd-rom multimediale). Per gli aspetti ambientali e naturalistici ho utilizzato il materiale fornitomi da mio marito (dottore in Scienze e Tecnologie Agrarie) e le preziose indicazioni del geologo e amico Stefano Lanziello, di Baiano. Anche per i dati statistici e demografici, pur avendo preso visione di alcuni lavori (come il Piano di Sviluppo socio-economico della nostra Comunit Montana), ho preferito consultare direttamente le fonti primarie: annuari ISTAT, Informatore Statistico Campano, Banca Dati Demografica Evolutiva, Camera di Commercio, Uffici Comunali e del Ce.S.A. (Centro di Sviluppo Agricolo) di Baiano. Le foto, a parte quelle scattate personalmente durante i vari sopralluoghi (quella dello scheletro a pag.25 stata addirittura scattata da mio figlio Antonio), provengono in gran parte dalla fototeca de La nuova Gazzetta. Altre sono state fornite da alcuni amici e dai vari fotografi della zona, alcune sono giunte in redazione via e-mail. Ringraziamenti. Oltre alle persone gi citate, ringrazio per il materiale fornitomi: il carabiniere Renato Mone di Avella, larmiere Stefano DApolito di Sperone, il prof. Felice Colucci (ex Sindaco di Baiano), i coniugi Rita Severo e dott. Vincenzo Marsella di Mugnano, la dott.ssa Caterina De Laurentis di

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Baiano, il prof. Carmine Montella di Baiano. E, poi, i fotografi: Pierluigi Postiglione di Baiano (che ci ha fornito anche alcune foto dellarchivio di don Pietro Foglia, di Baiano), Antonio Montuori di Sirignano, Vincenzo DApolito di Mugnano, Mimmo Liguori di Avella. Ricordo la grande gentilezza e disponibilit di Armando Sodano di Sperone, del prof. Rino Conte di Avella, grafico e impaginatore de Il Meridiano e, insieme ad essi, di tutte le persone che hanno subto con pazienza , benevolenza e cortesia le mie interviste. Esprimo, poi, la mia riconoscenza agli UTC dei sei Comuni del mandamento per il materiale fornitomi (cartine e dati statistici). Ringrazio, inoltre, il collega giornalista Enzo Pecorelli, il prof. Carmine Strocchia e la dott.ssa Grazia DApolito per la cortese e preziosa lettura delle bozze. Ringrazio, ancora, mio marito per il decisivo e paziente aiuto datomi nella fase di impaginazione del testo, e lAmministrazione Comunale del mio paese nato che, ancora una volta, ha ritenuto di ospitare la presentazione di una mia pubblicazione nel corso dellimportante manifestazione culturale Arte Sotto le Stelle. Un doveroso e sentito ringraziamento va -infine- al Prof. Giovanni Colucci, Sindaco di Mugnano del Cardinale e illuminato uomo di cultura, per le belle parole usate nella presentazione del presente libro. A tutti i lettori auguro che gli argomenti trattati in questo libro possano, in qualche modo, accrescere la loro conoscenza del nostro territorio, stimolando nei pi giovani la voglia di attivarsi socialmente e politicamente per realizzare, come simbolicamente rappresentato in copertina, un moderno Esagono poggiante sui valori storici e culturali delle nostre tradizioni. Lautrice Benedetta Napolitano

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Paleolitico - Osci - Volsci - Sanniti- Etruschi - Hyria - Novla

Storia e destino comuniLa valle del Baianese, nonostante i capricci del complesso vulcanico VesuvioMonte Somma-Campi Flegrei, stata abitata dalluomo sin dalle epoche preprotostoriche. Interessanti tracce di insediamenti umani preistorici sono state rinvenute nel territorio di Avella, prevalentemente lungo il corso del torrente Clanio. Le testimonianze pi antiche risalgono, addirittura, al Paleolitico Superiore (VIII millennio a.C.), cio a circa 10.000 anni fa. Esse si riferiscono, con ogni probabilit, a gruppi tribali costituiti da pochi individui. Per la costituzione di un primo vero agglomerato urbano, sempre ad Avella, bisogner attendere il IX-VIII secolo a.C.. Notizie antecedenti la fondazione di Roma (753 a.C.) sono, comunque, incerte e avvolte dallimpenetrabile nebbia dei secoli. Si ritiene che, gi prima del V secolo a.C., questo territorio sia stato abitato da antiche popolazioni, come gli Osci, i Volsci, i Sanniti, le cui origini sono antecedenti agli stessi Etruschi (questi ultimi, secondo accreditati Studiosi, si stanziarono pi a Nord e non si sarebbero mai spinti sino ad Avella) e ai Romani, e che interagirono, talora bellicosamente, talora pacificamente, tra di loro e con le prime colonie Greche calcidiesi. Un presunto (non ufficiale) ritrovamento di una pipa in bucchero di chiara foggia etrusca (cfr. il capitolo su Avella) farebbe supporre, in disaccordo con quanto sopra riportato, che lantica Avella abbia avuto anche unepoca etrusca. Ci concorderebbe con quanto riferito da alcuni Studiosi del XVII secolo a proposito del rinvenimento, sullaltura del Morricone (a Mugnano del Cardinale), di alcuni reperti (poi scomparsi) attribuibili alla misteriosa civilt etrusca. Poco plausibile, infine, appare una ermetica teoria presentata in una recente pubblicazione, che confonde la citt osca di Hyria (o Yria) con una mitica Avella fondata da Enea. In realt, a detta di importanti Studiosi, pi probabile che Hyria si debba identificare con la vecchia Nola. La produzione di alcune monete (didrachme, vedi foto a pagina seguente) emesse attorno al IV secolo a.C., prima Avella. Localit Fontanelle da Hyria e Novla (=Nola, citt Zona abitata fin dal Paleolitico nuova) e poi solo da Novla, 7Storia e destino comuni

Campania Felix - Romani - Ville prediali - Abella romana

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farebbe pensare che si trattasse della medesima citt. Avella fu alleata di Nola e, insieme ad essa, si oppose a quelle popolazioni sannitiche che, dagli appennini, volevano espandersi verso la piana campana. Durante la seconda guerra sannitica, Nola ed Avella si opposero Monete coniate ad Hyria ai Romani . Avella, poi, nel 339 a.C. si pose sotto la protezione di Roma come Civitas foederata. Il nostro territorio pur facendo parte della Campania felix (si veda la mappa al termine dellintroduzione), luogo di villeggiatura dei Romani dellepoca classica, non poteva competere, com ovvio, con le bellezze naturali ed ambientali della costa e delle isole campane, largamente preferitegli dagli antichi Romani. Ciononostante, come si ben compreso in queste poche righe, esso fu ugualmente importante dal punto di vista militare, data la sua posizione strategica per il controllo della direttrice di collegamento tra la pianura campana e la valle del Sabato. Studiando gli eventi dei nostri luoghi ci si rende conto che, quantomeno nel periodo pi antico, la storia dei nostri paesi finisce per coincidere per grandi linee con quella di Abella, lantichissima citt di Avella (al cui capitolo, per evitare inutili ripetizioni, si rimanda). Da questa vetusta citt, pi antica della stessa Roma, sono derivati, direttamente o indirettamente, gli altri cinque comuni. Quadrelle e Sperone sarebbero coevi di Avella romana, della cui struttura militare facevano parte integrante. Quadrelle (Oppidum quadrellarum), doveva essere la fabbrica di grossi giavellotti quadrangolari, detti appunto quadrlle, che venivano incatramati, incendiati e lanciati da apposite catapulte contro gli elefanti degli invasori. Probabilmente, esse furono usate contro Pirro, re dellEpiro (odierna Albania), nella battaglia di Benevento del 275 a.C., e contro il generale cartaginese Annibale, nella battaglia di Zama del 202 a.C.. Sperone, presumibilmente, costituiva lavanguardia, la punta pi avanzata del territorio della citt romana. Baiano, Mugnano e Sirignano sarebbero sorti da antiche ville prediali, insieme ad altri centri abitati poi scomparsi, come ad esempio Camillanum (che dovevaStoria e destino comuni

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Visigoti - Vandali - Turchi - Bizantini

trovarsi fra Mugnano ed il bosco di Arciano). Ci concorda con gli studi del Flechia, secondo cui nel napoletano tutti i nomi di localit terminanti in ano o in iano, deriverebbero dal nome del proprietario di una qualche villa prediale. Nell82 a.C., durante la guerra sociale, Abella e i suoi casali furono conquistati da Silla, che li assegn alla 47a Legione Romana (Trib Galeria). Il dittatore romano, dopo aver occupato Avella con le sue truppe, vi aveva stabilito una colonia militare (oppidum), aveva sottratto i terreni ai vecchi proprietari e li aveva distribuiti ai suoi veterani (dai quali proviene il cognome Vetrano, cos diffuso nei paesi del baianese). Nel 31 a.C., Augusto, dopo la vittoria di Anzio, intraprende una politica di pacificazione sociale. A livello locale, egli concede una certa autonomia alle popolazioni assoggettate e ridona la municipalit ad Avella. Inoltre, cerca sia di favorire lintegrazione con le popolazioni locali sia di promuovere la permanenza e la sussistenza dei suoi fedeli guerrieri, con la concessione di terreni. Essi, perci, richiamano le loro famiglie, ricercano le zone pi salubri dellager pubblicus e vi costruiscono le loro ville prediali. Queste, com noto, non erano luoghi di villeggiatura ma fattorie, dove i nobili romani abitavano e si allenavano alle armi, circondati dai loro schiavi e liberti. Esse erano costituite dalla casa padronale, dalle dimore della servit, dalle tettoie per il ricovero degli animali e dai magazzini per le derrate alimentari. Di forma quadrangolare, con al centro un grosso spiazzale (di due o tremila metri quadrati) e provviste di un pozzo o di una cisterna centrale. Dopo la caduta di Roma -e quindi di Avella- le plebi, per sfuggire alle vessazioni delle diverse popolazioni barbariche, trovarono rifugio nelle caverne dei monti vicini (Summonte, Campimma, Litto, Montevergine, di San Michele, dei Santi, del Monaco ed altre). Solo con lavvento dei Normanni, nella seconda met dellXI secolo d.C., essi ridiscesero a valle o in collina e, raccogliendosi attorno alle antiche ville prediali, diedero origine a vari agglomerati urbani. Le nostre zone furono invase prima dai Visigoti di Alarco (410 d.C.) e poi dai Vandali di Genserico (455 d.C.). Nel 589 d.C. entrarono a far parte del Ducato di Benevento retto dal longobardo Autari. Avella, facendo parte del gastaldato di Nola, con la Divisio Ducatus dell849 tra Radelchi e Siconolfo, fu assegnata al principato di Salerno, diventandone uno dei punti strategici, essendo posizionata al confine tra i ducati di Napoli e di Capua ed il principato di Benevento. I territori dellagro baianese furono, poi, conquistati dai Turchi (Saraceni) nellanno 884 e dai Bizantini di Napoli nell887. In seguito, passarono prima al Principato Normanno (1075) e, successivamente, agli Svevi di Federico II (si vedano, ancora una volta, i capitoli su Avella e sugli altri singoli comuni). Avella, Sperone e Baiano proseguirono insieme la loro storia. Mugnano del Cardinale, Quadrelle e Sirignano legarono le loro sorti al feudo di Monteforte 9Storia e destino comuni

Bagliva - Via Regia delle Puglie - Cenobio di S. Pietro a Cesarano Benedetta Napolitano

(1272), per poi ritornare, grazie a Nicol Orsini, Conte di Nola, nuovamente a far parte della Baronia di Avella (insieme anche a Monteforte). Nel quattrocento, Mugnano del Cardinale, chiamato allora Mugnano di Montevergine passa a far parte della Commenda di Montevergine, separando nuovamente il proprio destino da quello di Avella e godendo dei numerosi vantaggi che gli derivarono dallappartenere ad unimportante Istituzione Ecclesiastica (ci fino al 1511, quando pass alla Casa dellAnnunziata di Napoli). Nel 1510, Enrico Orsini, conte di Nola, istituisce a Baiano, la Bagliva (o Corte Baiulare), che vi rester fino al 1861 (anno dellUnit dItalia). Questa istituzione, detta anche Baliva o Baliato, comprendeva sia le funzioni giudiziarie sia quelle di imposizione e riscossione dei tributi. Il baricentro amministrativo da Avella veniva dunque a spostarsi a Baiano, cui, da quel momento, tutti gli abitanti del comprensorio dovevano far capo per le varie incombenze impositive e giudiziarie. Lapertura (1757) della Via Regia delle Puglie (ex Strada di Terra di Lavoro, attuale Strada Statale 7 bis), fatta costruire da Carlo III di Borbone, che aveva lasciato Avella fuori dal suo tracciato, diede a Baiano lopportunit di accrescere ulteriormente la sua importanza nei secoli successivi. E noto, infatti, che la rete viaria precedente si sviluppava secondo due direttrici. Un primo tracciato, quello pi importante, protetto da ben due castelli, partiva da Roccarainola, passava davanti Monteforte. Fontana Carlo-III al castello medioevale di Avella, quindi per lantico borgo di Sirignano (localit San Ciliesto) e per Quadrelle, per poi inerpicarsi verso il castello svevo del Litto, di Mugnano del Cardinale, e proseguire verso Montevergine. Un secondo tracciato, pi a valle, collegava Nola con Monteforte passando per Sperone (molto pi allinterno, rispetto alla Nazionale) e poi puntava verso la base di Arciano, passando per lesterno di Baiano e tra gli antichi abitati di Pontem Mianum (poi divenuta Mugnano del Cardinale) e Camillanum (oggi scomparso). Nel frattempo, nel 1641, a Mugnano del Cardinale, era stato fondato il Cenobio di San Pietro a Cesarano che, nei secoli seguenti, rappresent il centro morale e culturale della valle del baianese. Alcuni Cronisti dellepoca ci raccontano che, durante i secoli XVII e XVIII, le nostre contrade furono colpite da unimpressionante serie di eventi nefasti. Epidemie di peste, nel 1635 (probabile coda della pestilenza del 1629 descrittaStoria e destino comuni

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Editto di Saint-Cloud - Epidemie

dal Manzoni ne I promessi Sposi) e nel 1656. Eruzioni vesuviane che ricoprirono le nostre terre di ceneri e lapilli (e, nel 1631, anche di alghe e pesci cotti). Nel 1640 uninvasione di cavallette distrusse i raccolti e provoc una grave carestia, cui seguirono altre numerose eruzioni, inondazioni e more di persone e di animali. Limpressionante sequenza di epidemie era dovuta, oltre che alla malnutrizione, alle miserrime condizioni igieniche in cui versavano i centri abitati in quellepoca storica. Tornando al XVII secolo, conviene ricordare che, allepoca, vi era labitudine di seppellire i morti (almeno quelli appartenenti ai ceti pi elevati) allinterno di chiese, monasteri e cappelle cimiteriali. In queste ultime, i corpi venivano tumulati, nella nuda terra, in semplici fosse poste sotto il pavimento. Le chiese pi grandi erano provviste di sotterranei, ai quali si accedeva tramite un botularium (una grossa lastra di Scolatoi o cantarelle marmo che fungeva da chiusura). Le salme venivano poste sedute in nicchiette a forma di sedili dette cantarelle. Successivamente le ossa venivano raccolte in un ossario posto generalmente dietro labside. Chiese e cappelle cimiteriali erano provviste di sfiatatoi che, soprattutto nei periodi pi caldi, esalavano pestiferi e malsani effluvi che favorivano, insieme alle scorrerie dei topi, le frequenti epidemie. Solo con leditto napoleonico di Saint-Cloud (promulgato in Francia il 12 giugno 1804 ed esteso in Italia il 5 settembre 1806) si pose fine a questa usanza e si cominciarono a costruire i primi cimiteri fuori dai centri abitati. Facciamo, ora, un salto di qualche altro decennio e arriviamo alla Rivoluzione Francese (1789), i cui princpi, diffusi da Napoleone Bonaparte in tutta Europa, localmente portarono alla disintegrazione della potente barona di Avella. Nel 1806, il regno di Napoli, tolto a Ferdinando IV di Borbone, fu dato, com noto, prima a Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone (che eman la legge che aboliva la feudalit) e, pi tardi, quando questi divenne re di Spagna (1808), a Gioacchino Murat, cognato dellimperatore (che rese operativa tale legge). Ogni feudo, perci, veniva ad essere diviso in tre parti: un terzo andava al vecchio feudatario; un terzo agli istituendi comuni; un terzo al demanio statale 11Storia e destino comuni

Brigantaggio - Giacobini e Sanfedisti

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per poter procedere alla lottizzazione e allassegnazione a prezzi modici ai contadini e ai privati. Spesso i poveri cafoni e i bifolchi, non avendo alcun potere di acquisto, funsero da prestanomi per borghesi, mercanti ed altri galantuomini che, con pochi spiccioli, costituirono o consolidarono le proprie fortune. Molte delle famiglie agiate dei nostri paesi acquisirono in tale modo le proprie ricchezze. I primi ad approfittare di questa legge furono i cittadini di Avella (1809), seguiti da quelli di Baiano (1810), di Sirignano, di Mugnano, di Quadrelle e, per ultimo (1836) di Sperone. Furono assegnate ad Avella le propriet di Bosco di Ciesco, del Castello, delle Lenze, di Campo di Volpe e Sopraciesco. A Baiano andarono Arciano, Campimma, Carbonara, Santo e Briganti catturati dalla Guardia Nazionale Torone. Mugnano ebbe il Litto. Sirignano ottenne il Tuoro e Sperone la Paradina. La legge eversiva della feudalit, ottima nelle intenzioni, nella sua applicazione pratica fin per ridurre alla fame le popolazioni rurali. La borghesia, come abbiamo visto, aveva usurpato alle plebi le quote di terreni baronali loro spettanti. Inoltre, queste ultime avevano perso, improvvisamente, il diritto degli usi civici (raccolta di legna e castagne, uso di pascoli e di seminativi), giacch i terreni erano divenuti di propriet o dei comuni o della ricca borghesia (i galantuomini). I popolani pi deboli e timorosi si rassegnarono ad una vita miserevole ma i pi ribelli si organizzarono in bande armate (le comitive) e diedero vita al fenomeno del brigantaggio (che poi doveva far sentire maggiormente i suoi effetti nel 1848 e negli anni a cavallo dellUnit dItalia). In questa prima fase (1817) lagro baianese era controllato dalle bande di Tuppillo (al secolo Giuseppe Caruso fu Antonio di Sirignano), Francesco Napolitano (alias Romaniello) e Francesco Abbate di Domenico, di Avella. Nella confusa situazione politica di quel periodo avvenne, a Mugnano del Cardinale, un importante episodio storico: un sanguinoso scontro tra giacobini e sanfedisti (1799). In quelloccasione i mugnanesi (presumibilmente appoggiati dal Clero, solidale con i Borboni) si schierarono contro i repubblicani (ndr. limportante episodio sar trattato, per evitare ripetizioni, nel capitolo di Mugnano). In seguito al congresso di Vienna (1814-1815) che, dopo la caduta di Napoleone, stabiliva il ripristino delle leggi e degli ordinamenti in vigore prima del 1789, il Regno di Napoli fu restituito a Ferdinando IV di Borbone, che rinunci al duplice titolo di Re di Napoli e di Sicilia, per assumere quello di Ferdinando I, re delle Due Sicilie, trasferendo la capitale da Palermo a Napoli. Il tentativo di restaurazioneStoria e destino comuni

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Societ segrete - Unit dItalia

del vecchio ordinamento comport, ovunque, la ribellione delle popolazioni e sorsero un po dappertutto le societ segrete (come la Carboneria). Ai primi di luglio del 1820 le guarnigioni di Nola e di Avellino, per opera di due ufficiali di cavalleria, Michele Morelli e Giuseppe Silvati, e del prete Luigi Minichini, inalberarono il vessillo dei Carbonari (azzurro, rosso e nero), e al grido viva il Re e la costituzione di Spagna mossero verso Napoli. A capo degli insorti si mise il generale Guglielmo Pepe (che aveva gi militato con Murat) con parte della guarnigione di Napoli. Il 13 di luglio Ferdinando di Borbone giur sul Vangelo la liberale costituzione di Spagna. I Onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto ( prima guerra mondiale), concessa a nostri compaesani, in quella De Rosa Domenico di Sirignano occasione, si dimostrarono imbelli e timorosi e non si aggregarono allesercito del Minichini, con la cocente delusione di Nicola Luciano, di Avella, fervente carbonaro. Facciamo un altro salto e arriviamo allunificazione dItalia. Il 18 febbraio 1861 si inaugur a Torino il primo Parlamento italiano, e il 14 marzo Vittorio Emanuele fu proclamato re dItalia. Le condizioni delle popolazioni rurali, per, non migliorarono in seguito a questo importante avvenimento politico. Semplicemente i nuovi padroni (i liberali), presero il posto dei vecchi (i galantuomini) e si appropriarono dei beni demaniali. Quindi, mentre con i Borboni (Ferdinando II), in seguito ai moti del 1820 e del 1848 e con lo scopo di tenere sotto controllo il fenomeno del brigantaggio, le affamate popolazioni rurali avevano riavuto parzialmente gli usi civici (legnatico, erbatico, fogliatico, soccida e castagnatico), con lUnit dItalia avevano visto peggiorare la loro condizione. Il nuovo governo, infatti, per far fronte alle nuove spese necessarie per la ristrutturazione del nascente Stato Unitario, non aveva trovato di meglio che svendere i beni ecclesiastici. Ci aveva determinato un ulteriore impoverimento delle classi 13Storia e destino comuni

Il brigantaggio nel Baianese

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pi deboli (perdita delluso, tollerato, dei fondi ecclesiastici) e la reazione (pi o meno palese) di gran parte del Clero. A livello locale, questo comport la recrudescenza del brigantaggio (soprattutto fra il 1861 e il 1865) che, questa volta, fu sfruttato dai Borboni (Franceschiello), i quali, cavalcando il malcontento popolare, speravano in una insurrezione dellintero territorio di Terra di Lavoro, che ridesse loro il trono (magari a Caserta). Questa seconda fase del fenomeno del brigantaggio ebbe, nellagro baianese, i suoi maggiori esponenti nei fratelli Giona e Cipriano La Gala (di Nola), che avevano posto le loro basi sui Monti di Avella e sul Massiccio del Taburno. Questi scorridori (come venivano anche chiamati), che giunsero a formare un piccolo esercito di oltre trecento armati, non si limitarono solo a togliere ai ricchi per dare ai poveri ma, come riportano alcuni atti ufficiali dellepoca, commisero numerosi misfatti ai danni delle popolazioni di Sirignano, Quadrelle, Avella e Moschiano non disdegnando frequenti sortite nel Sannio e nella provincia di Terra di Lavoro. Questa sanguinaria banda di briganti venne sgominata in una cruenta battaglia, il 18 dicembre 1861. I fratelli La Gala riuscirono, per, a mettersi in salvo e, quasi a voler confermare i loro rapporti col clero, ripararono nello Stato Pontificio. Pi piccole, ma non meno feroci, furono le comitive di Antonio Manfra di Monteforte, e quelle di Nicola Picciocchi di Baiano, di Francesco Abbate e di Giuseppe Lauria. La pi temibile fu, probabilmente, quella di Angelo Bianco, detto Turri Turri, di Mugnano del Cardinale, che si rese responsabile, tra laltro, delluccisione del patriota quadrellese Andrea Mattiis, e che terrorizz la banda musicale di Avella (per il solo fatto che i suonatori, come i garibaldini, portavano un berretto rosso). Questa banda di delinquenti sanguinari fu presto sgominata dalla Guardia Nazionale (cfr. capitolo su Mugnano). Baiano. Anni 50 Molti briganti nostrani, secondo quanto ci tramandano i cronisti dellepoca, godettero della Baiano.21.04.1933. Cerimonia di simpatia e della protezione consegna del libretto di pensione delle popolazioni locali. E noto, infatti, che le carbonaie (le donne che dai boschi di Campimma, Litto e Tora, portavano a dorso di muli il carbone nei vari paesini) erano il tramite con il quale i signorotti filoborbonici fornivano di provviste e di munizioni la banda diStoria e destino comuni

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Emigrazione - Nascita del mandamento - Circumvesuviana - Fascismo

Nicola Picciocchi. E risaputo, inoltre, che essi ebbero anche il sostegno delle suore del monastero di Santa Filomena: la madre superiora, suor Concetta Attanasio (che aveva personali vincoli di amicizia con i borboni) fu addirittura arrestata per questo. Vale la pena ricordare che unaltra conseguenza delle condizioni miserevoli di quel periodo fu una prima ondata migratoria (1860-1886) che interess le nostre popolazioni fino al 1914 (prima guerra mondiale). Questo primo flusso migratorio si diresse, prevalentemente, verso gli Stati Uniti dAmerica. I nostri paesi, gi compresi nella provincia di Terra di Lavoro (lattuale provincia di Caserta), distretto di Nola (uno dei cinque in cui si divideva la provincia), circondario di Bajano (uno degli otto in cui si divideva il distretto) passano, dopo il 1861, con lUnit dItalia e con il conseguente nuovo assetto politico e amministrativo, prima al Sannio e, poi, alla provincia di Principato Ulteriore (o Principato Ultra), distretto (o circondario) di Avellino, mandamento di Bajano. Da tale ripartizione amministrativa deriva, quindi, il termine mandamento comunemente usato da tutti gli abitanti del baianese per definire lintero circondario, lesagono dei sei comuni. Esso, infatti, (Legge Rattazzi,1859) indicava una circoscrizione amministrativa intermedia tra il circondario e il comune, in vigore fino al 1923. L11 luglio 1885 fu inaugurata la ferrovia Napoli-Nola-Bajano, mentre i collegamenti con Avellino avvenivano tramite rocambolesche corse di robuste diligenze trainate da temerari cavalli. Come gi anticipato, la fine del XIX secolo e linizio del XX (fino alla prima guerra mondiale) videro Baiano. Anni 50. le prime emigrazioni di massa (a cui poi dovevano seguire, mezzo secolo dopo, quelle del secondo dopoguerra). Durante lera fascista le nostre popolazioni, a detta dei nostri nonni, videro migliorare per alcuni aspetti la loro situazione (maggiore ordine, istruzione, prime pensioni, refettori dellE.C.A.), ma dovettero anche subire la tracotanza dei podest e degli squadristi. I gruppi pi esagitati erano quelli di Mugnano del Cardinale che, in pi di unoccasione, ebbero dei violenti scontri con i loro compagni di partito di Baiano. In alcune occasioni, ci furono anche delle revolverate. Quando, il primo settembre 1939, lesercito di Hitler aggred la Polonia, molti napoletani temettero, a ragione, linizio della seconda guerra mondiale. Circa 15Storia e destino comuni

Gli sfollati - Seconda guerra mondiale

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duecento famiglie, pari ad un migliaio di persone, giunsero a Baiano grazie alla linea ferroviaria della circumvesuviana. Si trattava, quasi sempre, di famiglie di commercianti o dellalta e media borghesia. Persone agiate e professionisti che portarono una ventata di innovazione nei piccoli paesi del comprensorio baianese. Rimasero per pochi mesi, fino a gennaio del 1940. Poi, illusi dalla politica di non belligeranza di Mussolini, ritornarono a Napoli. Ma quando, nel giugno del 1940, lItalia entr in guerra a fianco della Germania, ci fu un nuovo e pi consistente arrivo di napoletani. Ma il fenomeno degli sfollati, come testimoniano i nostri compaesani pi anziani, assunse dimensioni drammatiche nellautunno del 1942. I frequenti bombardamenti di tedeschi ed americani sulla citt partenopea provocarono morte e distruzione, spingendo i nostri amici napoletani ad abbandonare la citt per rifugiarsi nei paesini di provincia, dove potevano sentirsi pi al sicuro e nelle cui campagne potevano trovare pi facilmente di che sfamarsi. La popolazione del mandamento di Baiano si triplic. Intere famiglie, composte spesso di otto o dieci persone, si rassegnarono a vivere in ununica stanza. La solidariet dei nostri compaesani fu concreta e discreta e dur circa tre anni. Ma, naturalmente, gli sfollati napoletani si diedero da fare per proprio conto e singegnarono nella coltivazione dei campi, nel commercio e nel contrabbando (della pasta e del grano provenienti dalla provincia di Foggia; dei salumi nostrani e delle sigarette -rispettivamente- verso e da Napoli). Purtroppo, il sovraffollamento e le scarse condizioni igieniche che ne derivarono provocarono linsorgenza di gravi epidemie di vaiolo e di tifo, difficili da fronteggiare per la carenza di medicinali. Nel mese di settembre del 1943, il mandamento conobbe, in maniera ancora pi diretta, gli orrori della guerra. Il 18 di quel mese i cacciabombardieri americani, nellintento di scacciare i tedeschi, sganciarono alcune bombe su Baiano, provocando 18 morti e numerosi feriti. Anche su Mugnano del Cardinale fu sganciata qualche bomba che, per fortuna, o per intervento di Santa Filomena, manc lobbiettivo. Segu la mobilitazione generale della impaurita popolazione che, ripetendo il percorso fatto dai loro antenati per sfuggire agli invasori medioevali, si rifugi sulle montagne circostanti. La gente fuggita sulle colline, non potendo portare con s tutti i suoi averi e volendoli proteggere dalle razzie dei tedeschi e dai numerosi sciacalli, li nascondeva nei posti pi impensati, li murava nei piccoli vani (mandrilli) dei forni a legna o li calava nei pozzi e nelle cisterne.Storia e destino comuni

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Dopoguerra - Voto alle donne - Primo sciopero del Baianese

I soldati tedeschi, allo scopo di rallentare lavanzata dellesercito degli Alleati, fecerono saltare alcune abitazioni presso il ponte del Cardinale, a Mugnano. Minarono la strada nazionale (nei pressi della curva ove ora si trova la clinica Villa Maria) e posero la loro artiglieria nella zona del Fusaro di Avella: il nostro comprensorio stava per diventare, suo malgrado, teatro di una violenta battaglia, ma un provvidenziale e violento nubifragio, tra il 2 e il 3 ottobre 1943, spazz via gran parte dellartiglieria della retroguardia teutonica, demoralizzando i tedeschi che decisero di abbandonare le loro postazioni. Ai primi di ottobre di quello stesso anno, due colonne di soldati americani, una proveniente da Monteforte e laltra da Summonte, scesero a liberare i nostri paesi dai tedeschi occupando, a loro volta, i migliori palazzi di Mugnano del Cardinale, Baiano e Avella. Qui posero la loro artiglieria, sullo stesso suolo che, nel 1976, ci avrebbe restituito lanfiteatro romano. Altri campi militari alleati furono posti a Baiano, a Sperone (marocchini) e ad Avella (inglesi), ove costruirono la piscina del Fusaro. Loccupazione alleata si protrasse per circa un anno e i nostri intraprendenti compaesani stabilirono proficui rapporti commerciali (contrabbando) con i soldati alleati. Alcune vecchiette raccontano anche di alcuni casi di ragazze che familiarizzarono eccessivamente con i soldati. Nel dopoguerra cominci lemancipazione femminile nel baianese. Com noto, le donne poterono votare per la prima volta solo nelle amministrative della primavera del 1946 (D.L.luogotenenziale n.23 del 2 febbraio 1945) e, subito dopo, nel Referendum Istituzionale del 2 giugno 1946. Il 18 aprile 1948 (prime elezioni politiSperone. Radio Lem. 1976. che) a Sirignano, unico fra i paesi del mandamento, vinsero le sinistre e le neovotanti donne, insieme agli uomini, presero parte ad una rumorosa sfilata per tutto il circondario. Mugnano del Cardinale, in quei tempi, si caratterizz invece per una costante e netta prevalenza delle destre. Ebbene, negli anni 1948-1950, vi fu il primo vero sciopero del mandamento di Baiano. Protagoniste furono le operaie delle fabbriche di ciliegie ( e cirasare), guidate dallallora giovanissimo comunista Stefano Vetrano, che sarebbe poi diventato deputato della Repubblica. Unaltra tappa importante del nostro mandamento fu lapertura, nel 1965, del casello dellautostrada di Baiano (A-16), che miglior in maniera 17Storia e destino comuni

I gruppi musicali - Le radio private - Tele Baiano - I giornali locali Benedetta Napolitano

considerevole i nostri collegamenti con il resto del Paese. I mitici anni 60 e il boom economico, sfiorarono appena i nostri paesini. Ci furono alcuni gruppi musicali (The Florials, I Dolci Pensieri ed altri) e ci fu anche una certa ripresa delleconomia, dovuta soprattutto alle rimesse degli emigranti (da Francia, Svizzera e Germania) e degli operai che Sirignano. 1981. Post-terremoto. si erano trasferiti nel Nord Propriet Saveriano.Via Nazionale. industrializzato. Gli anni 70, gli anni di piombo, videro -anche da noi- qualche arresto di persone appartenenti ai NAP (nuclei armai proletari) o vicini ad altri movimenti terroristici (brigate rosse). Ma si tratt solo di qualche caso isolato. Nacquero numerose radio private (Radio Lem di Sperone, Radio Mandamento di Baiano, ed altre). La prima ed unica televisione privata del comprensorio fu Telebaiano (1982-1994) del maresciallo Peppe Esposito. Ad un secolo di distanza dalla fondazione del primo periodico del baianese ( La favilla del 1882) videro finalmente la luce alcuni giornali locali (lAlba, la Voce) che ebbero vita molto breve (ad essi sono seguiti, in tempi pi recenti Il Meridiano, del Prof. Pierino Luciano di Avella, e La nuova Gazzetta del dott. Pellegrino De Rosa, di Sirignano). In seguito al terremoto del 23 novembre 1980, che funest lAlta Irpinia, e a quello del 14 febbraio 1981 (con epicentro tra i Monti di Avella) i nostri paesi subirono danni di media entit. Pi dannosa delle stesse scosse telluriche fu la gestione del post-terremoto che, se da un lato, con la ricostruzione offr un po di respiro alla anemica economia locale, dallaltro produsse, in nome di una presunta rimodernizzazione, la scellerata distruzione di graziosissimi centri storici e di importanti ed imponenti edifici, che avrebbero potuto essere invece conservati e valorizzati. Dal punto di vista ecclesiatico, i paesi del baianese, hanno fatto parte della Diocesi di Avella (che comprendeva anche Roccarainola) fino a circa la met del XIII secolo. Poi passarono (tra il 1215 e il 1264) alla Diocesi di Nola (II decanato). Il nostro mandamento, storicamente, culturalmente e, finanche, linguisticamente, ha maggiori affinit col napoletano che con lentroterra irpino. Ci, insieme ad altre considerazioni di ordine politico eStoria e destino comuni

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Il Baianese oggi - Citt del Baianese - Provincia di Nola - CDR

amministrativo, ha spinto negli ultimi anni alcuni politici locali a caldeggiare la possibilit della istituzione di una provincia di Nola, nella quale entrare a far parte -per avere maggior peso politico- non come singoli comuni ma, tutti insieme, come Citt del Baianese. Le ultime vicende (costruzione del CDR al confine di Avella) hanno, infatti messo in evidenza ancora una volta il fatto che i sei comuni divisi non godono, attualmente, di alcuna considerazione sia da parte della Provincia sia della Regione.A proposito della mancanza di iniziativa dei nostri politici in sede amministrativa, si tramanda il seguente divertente aneddoto: Un nostro ex Consigliere Provinciale, uomo simpaticissimo e stimato professionista, o perch privo di idee o per educazione, non aveva mai osato prendere la parola durante le sedute del Consiglio Provinciale. Naturalmente, per questo motivo era aspramente criticato dagli avversari politici. Ma un bel giorno, nellultima seduta del Consiglio Provinciale, tra la sorpresa generale, si alz di scatto in piedi e, puntando minacciosamente lindice contro lesterefatto e sorpreso Presidente Provinciale, url: ma la volete chiudere o no quella benedetta finestra dietro le spalle; non vedete che c corrente?.

Esistono (cos si dice) la Comunit Montana Vallo di Lauro e Baianese, il Parco Regionale del Partenio (che comprende Avella, Baiano, Quadrelle e Sirignano) e i PIT (piani integrati territoriali) ma, al momento, non si apprezza nessun loro effetto positivo sulleconomia o sullambiente. Nel 2002, il mandamento del Baianese non pi terra di emigranti. Esso, anzi, accoglie -secondo alcune stime sicuramente pi veritiere degli ultimi dati ISTATcirca trecento extracomunitari, provenienti in gran parte dalle sponde meridionali del Mediterraneo e dai Paesi del vicino est europeo (Polonia, Ucraina, Romania). Un consistente numero di persone provenienti dallhinterland partenopeo si sta trasferendo nei paesi del baianese, ove possibile trovare abitazioni a prezzo pi conveniente e, soprattutto, un ambiente pi tranquillo. Ma la nostra non uneconomia ricca. I nostri problemi sono quelli tipici delle zone interne non industrializzate e incapaci di valorizzare le loro risorse ambientali che, tra laltro, nel frattempo vanno degradandosi. Periodicamente si ha notizia di rifiuti (pi 2002. Il costruendo CDR o meno tossici) interrati, pi o meno clandestinamente, in vari siti (vallone Acquaserta di Quadrelle, Panoramica di Avella, Fossa di Mugnano, Vasca tra Avella e Sperone). Il fenomeno droga in preoccupante aumento. Urgono seri e decisivi provvedimenti. 19Storia e destino comuni

Foto satellitare e coordinate geografiche del mandamento

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Rare foto satellitari del nostro territorio (sotto) e della piana campana (in alto)1-Complesso vulcanico Monte Somma - Vesuvio; 2-Monti Lattari (Penisola Sorrentina); 3- Monti di Sarno; 4- Monti di Lauro; 5- Monti di Avella; 6- Massiccio del Taburno; 7- Avellino; 8- Cis di Nola; 9- Alenia di Pomigliano dArco; 10- Mandamento di Baiano. Le coordinate del nostro mandamento (riferite a Baiano) sono: 405700 latitudine Nord e 14 37 00 longitudine Est 9 3 8 4

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Origini del nome Abella - La citazione nellEneide

AvellaAvella si chiamava, anticamente, Abella. Questo nome deriverebbe, secondo alcuni Autori, da Aberula, termine osco che significherebbe citt del cinghiale (aper in latino). Tale ipotesi sarebbe avvalorata dal fatto che nellattuale stemma civico (detto dagli avellani pi anziani affettuosamente o puorco) si trova raffigurato proprio un cinghiale con lAppennino sullo sfondo. Secondo altri, il nome della citt proverrebbe da Abblona, citt delle mele, toponimo indoeuropeo derivante da Apfer o Apple. Altri, ancora, ritengono che esso derivi da Abel, campo erboso, nella lingua di una popolazione anatolica di razza semitica che sarebbe capitata dalle nostre parti fuggendo dai Caldei, dopo la guerrra di Troia. La stessa popolazione si sarebbe spinta, successivamente, nellentroterra irpino e vi avrebbe fondato Abellinum, il primo nucleo della moderna Avellino. Alcuni Studiosi ritengono -infine- che il nome Abella possa derivare da avellere, verbo latino che significa sradicare, spazzare via; in riferimento al forte vento di tramontana che sferza le nostre terre nelle stagioni invernali ed autunnali. Lipotesi che Abella significasse semplicemente poco incline alla guerra non viene generalmente accettata, anche in considerazione dellindole fiera dellantico popolo avellano. Secondo la leggenda, Avella sarebbe stata fondata da balo, alleato di Turno (re dei Rtuli) che si opponeva ad Enea sbarcato sulla costa laziale. Virgilio, infatti, nellEneide (libro VII, 733-743) racconta quanto segue:Nec tu carminibus nostris indictus abibis, (733) Oebale, quem generasse Telon Sbethide nympha Fertur, Teleboum Capreas cum regna teneret, iam senior; patriis sed non et filius arvis contentus late iam tum dicione tenebat Sarrastis populos et quae rigat aequora Sarnus quique Rufras Batulumque tenet atque arva Celemnae et quos maliferae despectant moenia Abellae, (740) Teutonico ritu soliti torquere cateias, tegmina quis capitum raptus de subere corex, aerataque micant peltae, micat aereus ensis.. (743) N di te tacer nel mio canto; balo nato da Telon unito ormai vecchio alla Ninfa Sebtide quando su Capri regnava coi suoi Teleboi; ma il figlio non pago dei campi paterni gi dominava i Sarrasti e i campi che il Sarno attraversa, le genti di Btulo, di Rufra e Calemma e quelle che le mura di Abella ricca di mele guardano in basso dallalto; usano lanciare cate al modo Teutonico e copre il lor capo corteccia strappata dal sughero e brillan gli scudi di bronzo, le spade di bronzo.

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Gli insediamenti umani preistorici

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Da questa descrizione del sommo poeta si evince che gli antichi avellani usavano lanciare le cate, una sorta di sottili giavellotti legati da una fune che ne consentiva il recupero, e che si coprivano il capo con corteccia di quercia da sughero. Ma gli archeologi e i paleontologi ci rivelano che il territorio dellodierna Avella era abitato dalluomo ancora prima. Fin dalle ere pre-protostoriche. Numerosi ritrovamenti risalgono, infatti, al Paleolitico Superiore (VIII millennio a.C.), al Tardo Neolitico (IV millennio a.C.) e allEt del Bronzo (XIV secolo a.C.). In particolare, il sito Presunta pipa etrusca (in bucchero) archeologico individuato in localit Mulino S.Antonio, alle sorgenti del torrente Clanio, ha restituito una serie di significativi reperti che suggeriscono antichi rapporti delle popolazioni indigene con altri nuclei preistorici, anche notevolmente distanti dalla valle baianese. Infatti, accanto a ceramica figulina con decorazione dipinta databile a circa seimila anni fa (Tardo Neolitico), sono state rinvenute alcune asce di selce importate dal Gargano, asce in pietra verde provenienti dalle regioni alpine e strumenti in ossidiana, originaria delle Eolie (Lpari) e dellisola di Palmarola. Lo studio della sequenza stratigrafica, effettuato in vari siti del territorio avellano (lungo il Vallone Serroncello, localit Fusaro, Fontanelle, Caravatta, Campopiano, Mulino S.Antonio ed altre) ha posto in evidenza lalternanza di alcuni paleosuoli con eventi vulcanici vesuviani e flegrei. Strati di materiale vulcanico (pomici, lapillo, ceneri) e strati di dilavamento si alternano ad antichi suoli (paleosuoli) che ci hanno restituito resti di animali (cervi, orsi, caprioli, tartarughe, cinghiali e cos via) e primitivi manufatti. Questi reperti rappresentano unulteriore conferma di come questo territorio sia stato costantemente abitato dalluomo, nonostante i numerosi e devastanti eventi eruttivi subiti. Inoltre (secondo una notizia non confermata), alcuni intraprendenti avellani avrebbero calato una telecamera con relativo faretto allinterno di una fossa del terreno, riuscendo ad osservare, in tal modo, una grotta con allinterno primitive pitture rupestri. La persistenza delluomo in questo territorio dovuta alla presenza di numerose grotte, alla ricchezza di selvaggina e di vegetazione e, soprattutto, alla presenzaAvella

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Il torrente Clanio - I Sanniti - I Greci - La Civitas foederata

di un importante corso dacqua: il Clanio. Questo torrente, a giudicare dalle incisioni e dalle grotte che ha lasciato lungo il suo corso, alcune migliaia di anni fa doveva avere una portata dacqua ben pi consistente di quella attuale e doveva essere, presumibilmente, navigabile tramite zattere e canoe almeno in alcuni tratti. Esso ha rappresentato unimportante via naturale di popolamento, di comunicazione e di interscambio dellintera area, mettendo in comunicazione le coste del Tirreno (ove termina il suo corso, nei pressi della foce del fiume Volturno) con lentroterra campano, Alto Clanio favorendo (come risulta da recenti scavi nellarea a sud dei Regi Lagni) laddensamento di insediamenti umani lungo tutta la direttrice fluviale. I primi villaggi sorsero sulle alture del Clanio circa mille anni prima di Cristo. Ma il primo vero e proprio agglomerato urbano si fa risalire, comunemente, a prima del secolo VIII a.C. (quindi, ad ancora prima della fondazione di Roma, che la tradizione fa risalire al 21 aprile del 753 a.C.). Avella fu, quindi, Greca Calcidiese, Osca, Etrusca, Sannita e Romana (oltre che, in epoche successive, Normanna e Saracena). Greci ed Etruschi provenivano dalla costa tirrenica, mentre i Sanniti provenivano dallentroterra. I primi, come testimonianza della loro presenza, lasciarono oggetti e manufatti simili a quelli rinvenuti ad Ischia (Pithecusa) e a Cuma; i secondi lasciarono alcune sepolture, cinturoni e vasi a vernice nera, sulle colline del Clanio. Avella era diventata un luogo di incontro (e di scontri) tra le popolazioni provenienti dalla valle del Sabato e quelle della piana campana. I Sanniti Caudini la fortificarono con solide mura in opus incertum, cio con blocchetti irregolari di tufo. Essa fece, poi, parte della Lega Sannitica, insieme a Nola. In seguito, apparvero i Romani, che vi si insediarono per la sua importante posizione strategica. Nel 339 a.C. si pose sotto la protezione di Roma come Civitas foederata. Nell87 a.C. venne distrutta dai Sanniti. Fu, poi, municipio e, pi tardi, vi venne insediata una colonia da parte di Silla, dittatore romano (82 a.C.). Avella riacquist una rinnovata importanza tra la fine del periodo repubblicano e linizio dellet imperiale (circa 2000 anni fa). Fu, infatti, menzionata da importanti Autori classici tra cui -come abbiamo visto- Virgilio, che la cita nellEneide fra coloro che si allearono con Turno (re dei Rtuli), contro Enea. 23Avella

Invasioni barbariche - Abella romana

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Plinio la nomina per le noccile, Nucae Abellanae. Anche Diocleziano la ricorda nel suo editto, sempre per gli stessi frutti (Nucium Abellanorum). Lantica Abella sub le invasioni barbariche e fu saccheggiata dai Visigoti, guidati da Alarico, nel 410 d.C., e da Genserico re dei Vandali e degli Alari, nel 455 d.C.. Successivamente fu devastata dalla guerra gotico-bizantina. Nel VII secolo d.C., sub la dominazione prima dei Goti e poi dei Longobardi. Questi ultimi vi costruirono il castello, non in legno, come facevano in altre parti dItalia ma in pietra, sfruttando evidentemente la manodopera locale gi esperta in tali costruzioni; essi diffusero la coltivazione dellalbero di tiglio, che adoravano. Avella fu assalita dai Saraceni nell884 d.C. e nell887 d.C. fu presa dai Bizantini di Napoli, guidati da Atanasio II. Nel 937 d.C., secondo quanto riportato nella Chronica Monasterii Casinensis, in seguito a una scorreria degli Ungari, Avella fu distrutta insieme con Cimiterium (Cimitile) e Sarno. Con la caduta della longobardia minore, nellXI secolo divenne normanna. Fu feudo dei baroni normanni, e angioini, per poi passare ai conti Orsini, Doria, Cattaneo, Spinelli Del Balzo, Janvilla, Caracciolo, Pellegrino, Loffredo, ad Aspreno Colonna Doria del Carretto e ai Toledo, ultimi discendenti baronali. Si ipotizza che nel XIV secolo, sotto Nicola Janvilla, sia stata coniata anche una moneta: un tornese in rame recante al dritto una croce patente ed al rovescio il Castello con la legenda De Avelle do 2. Abella Romana Abella romana era situata nella zona di San Pietro e aveva sei porte: Porta Casale, verso Tufino; Porta di Corte nel territorio di Sperone; Porta Ventura nei pressi di Via Carmignano; Porta di Ponte, verso Est; Porta Riva nella zona di San Pietro; Porta Castello nei paraggi della chiesa di San Giovanni. La disposizione urbanistica di Abella romana si pu intuire dalla disposizione delle strade dellattuale centro storico della moderna Avella che, purtroppo,Avella

Le due facciate del monolitico Cippus Abellanus

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La scacchiera ippodomea - Il cippus abellanus

stata costruita in gran parte sulla citt antica. E risaputo che i Romani costruivano le loro citt e i loro accampamenti militari in maniera molto caratteristica. Avella. Localit San Nazzaro. Vi era un asse principale, Tomba romana con scheletro sempre orientato da Est ad Ovest, detto decumanus major, affiancato da due strade parallele secondarie, una per lato (decumani minori). Dallasse principale si dipartivano, poi, i cardini, disposti trasversalmente ai primi e in numero variabile. Questa particolare disposizione detta a scacchiera ippodomea, derivava dal modo in cui laugure (lindovino, interprete del volere degli dei ) delimitava il templum celeste (uno spazio circoscritto della volta celeste in cui leggere i presagi). Corso Vittorio Emanuele corrisponderebbe al decumanus major. I cardines, partendo da piazza Municipio, sarebbero, sulla sinistra: via Roma, viale San Giovanni, via Santa Croce, via Foro Avellano, via Molino e sulla destra: via Carmignano, via Cardinale DAvanzo, Via A. Buongiovanni, via San Nicola e via Cancelli. Probabilmente Piazza Municipio doveva essere lo stadio, mentre le necropoli erano poste fuori la citt (Localit S.Nazzaro e S.Paolino). Il Cippus Abellanus E, forse, il reperto archeologico pi importante di Avella, per il contributo determinante dato alla conoscenza della lingua osca. E costituito da una pietra calcarea (larga m. 0,81 ed alta m. 1,83), risalente presumibilmente al II sec. a.C. e recante uniscrizione scolpita su due lati. Questo reperto rappresenta uno dei pi importanti documenti epigrafici in lingua osca, dai pi ritenuta unemanazione della lingua etrusca, risalente al periodo successivo alla seconda guerra punica; vi si trovano anche alcuni termini greci e latini. Esso, secondo i primi archeologi che lhanno studiato, era conficcato a terra come confine, probabilmente allaltezza del ponte di Schiava (frazione di Casamarciano e di Tufino). Liscrizione, scolpita su entrambi i lati, risale probabilmente al II secolo a.C. e riporterebbe i termini dellaccordo tra Abella e Nola per la regolarizzazione delluso comune del tempio di Ercole (non ancora riporta25Avella

Lanfiteatro romano

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to alla luce) e delle aree circostanti, adibite a mercato. Lipotetica esistenza di questo tempio sarebbe avvalorata da un recente ritrovamento (in localit Montagnola, al confine tra Monumenti Funerari (incustoditi) Avella, Schiava e Visciano) di due statuette bronzee raffigurante il forzuto dio. Altri archeologi, recentemente, hanno messo in dubbio sia loriginaria localizzazione del Cippus sia il fatto che, ad Avella, sia mai realmente esistito un tempio dedicato ad Ercole. Il Cippus Abellanus fu rinvenuto secondo alcuni Autori nel 1685 tra le rovine del castello. Secondo altri, fu scoperto nel 1745 dal prete mugnanese don Pasquale Bianco. Sembra, comunque, che fu il Remondini (ma non c accordo neppure su questo) a portarlo, nel 1750, presso il Seminario Vescovile di Nola, ove ancora si trova. Nel 1984, durante uno scavo in localit San Pietro, stata rinvenuta una seconda iscrizione osca, composta da tre frammenti. LAnfiteatro romano Fu portato alla luce solo nel 1976. Si trova nella zona detta di San Pietro, nellimmediata periferia della citt. Ha un diametro massimo di 90 metri. Per grandezza e periodo di costruzione pu paragonarsi a quello di Pompei. E tra i pi antichi della Campania, fu costruito tra il Struttura di un anfiteatro I secolo a.C. ed il II secolo 1) arena. 2) fossa per la custodia di fiere e attrezzature. d.C.. Venne edificato in se- 3) canale di deflusso delle acque. 4) podio. guito alla guerra sociale e il 5) ingresso per animali. 6) vomitori. 7) corridoi anulari. successivo insediamento di 8) meniani. 9) matroneo. 10) velario. una colonia da parte di Silla. Esso sorgeva allestremit orientale del decumanus maior (attuale corso Vittorio Emanuele), allaltro capo del quale era il foro (nelleAvella

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I mausolei

vicinanze dellattuale piazza San Pietro). Realizzato in opus reticulatum di tufo, ha forma ellittica, a doppia arcata. La struttura appoggiata in parte alle mura perimetrali dellantica citt, e in parte ad un pendio naturale. La cavea presenta tre ordini di gradinate: lima, media e summa cavea; di questultima rimane solo qualche traccia. Contrariamente ad altri anfiteatri pi recenti non presenta sotterranei o cunicoli. InolAnfiteatro tre, lasse maggiore si presenta traslato rispetto allo schema urbano con cui si svilupp la citt di Abella. Lanfiteatro presenta dei piccoli tempietti dedicati ad Ercole, davanti ai quali si soffermavano a pregare i gladiatori prima dellinizio dei combattimenti. Allarena si accedeva attraverso due porte principali: la porta triumphalis, orientata in direzione della citt, e dal lato opposto la porta libitinensis, dalla quale venivano portati via i gladiatori morti in combattimento. Una terza porta, ad ovest, era riservata ai giudici di gara. LAnfiteatro venne distrutto dai Sanniti nell87 a.C. e poi fu ricostruito. Era sicuramente accessibile nel periodo medioevale, poich allinterno del perimetro della sua arena sono state trovate alcune tombe risalenti a tale epoca. Le pietre di tufo che costituivano le gradinate, nei tempi passati, sono state asportate ed utilizzate per altre costruzioni. Presumibilmente, inoltre, lanfiteatro veniva allagato utilizzando le acque del vicino torrente Clanio in occasione di rappresentazioni di battaglie navali (naumache). Mausolei I mausolei Sono tombe romane (epigee) o monumenti funerari risalenti al periodo compreso fra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.. Risultano posizionati sulle pi importanti vie di comunicazione che collegavano la citt di Abella con Suessola (Acerra) e Calatia (Maddaloni), Abellinum (Avellino) e lantica Nola, o nei pressi di ville rustiche. 27Avella

Il castello medioevale

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Ad Avella, i mausolei sono sparsi un po dovunque quasi sempre incustoditi e in rovina. Addirittura, alcuni di essi venivano utilizzati dagli agricoltori del posto, come cisterne o come case rurali: i meglio conservati sono quelli in localit Casale. I monumenti sono costituiti da due corpi sovrapposti, con pianta inferiore quadrangolare e superiore circolare o poligonale, terminante in cuspide o sormontata da unedicola. Sono costruiti in opus incertum e rivestiti con stucco. Allinterno situata una camera sepolcrale in cui veniva collocata lurna con le ceneri del defunto. I mausolei appartenevano, naturalmente, ai ceti sociali pi elevati e al cosiddetto ordo. Il castello medioevale ( Castello Longobardo, Castello Normanno o di San Michele).

Pianta della fortificazioneA- Ingresso al borgo B- Ponte elevatoio C- Cinta muraria interna (longobarda) D- Cinta muraria esterna (normanna) E- Cisterna di raccolta dacqua piovana F- Cappella G- Donjon normanno (castrum) H- Torrione o Mastio angioino I- Torretta aragonese

Secondo la tradizione (ma non tutti concordano) esso sorgerebbe sulle rovine di un antichissimo tempio pagano consacrato ad Ercole. Nel suo genere, tra i meglio conservati dellItalia meridionale. Costruito in posizione strategica, a 320 metri sul livello del mare, su una collinetta a nord-ovest della citt, domina la valle sottostante e consente di godere del panorama fino al golfo di Napoli. E raggiungibile grazie a una strada carrabile che, attraversato il torrente Clanio, si inerpica per la collina fino al Piano della Calcara, ove sincontrano i primi ruderi. Caratteristica peculiare di questa fortezza sono la tecnica di costruzione e i materiali usati. La manodopera locale dellepoca, costituita da contadini abilissimi a costruire i muri a secco delle campagne, ma poco avvezzi a realizzare grandi strutture, costrinse i costruttori ad utilizzare blocchi irregolari di pietraAvella

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Le cinte murarie - Il mastio - Il donjon

calcarea locale tenuti insieme da malta, disposti secondo una tecnica costruttiva che richiama, vagamente, lopus incertum. Attualmente restano due cinte murarie degradanti sul pendio della collina. Quella esterna, normanna, di forma rettangolare, costituita da solide mura (1,5 metri di spessore) intervallate da otto torri quadrangolari. Queste, a due livelli, sono munite di strette fessure per la difesa ed ornate con merlature guelfe, che ne favoriscono la difesa dallalto. Questa prima linea di difesa racchiude unarea di circa 4 ettari e presenta, nella parte in basso a destra, unapertura che consentiva lingresso al borgo. La cinta muraria interna, pi antica (VII sec d.C.), di forma ellittica, corrisponde al primo inseUn mosaico avellano diamento longobardo e racchiude unarea di circa 1,2 ettari. Essa comprende dieci torrette difensive (sei di forma tondeggiante e quattro di forma quadrata). Le torrette potevano ospitare, al massimo, due difensori. Nella parte alta della collina si elevano le strutture meglio conservate e pi imponenti della fortificazione: il torrione (mastio o maschio) svevo-angioino, alto venti metri, e il massiccio donjon normanno. Nel lato est della fortificazione, tra il torrione e il donjon, si apriva lingresso principale del castello, costituito da unapertura a sesto acuto, protetta da un ponte elevatoio (di cui non vi pi traccia). Erano presenti anche una cisterna di circa 10 x 8 metri per lato e una cappella. Alcuni avellani pi anziani sostengono, infine, che vi sia un cunicolo sotterraneo che condurrebbe fino allaltura delle Forestelle. 29Avella

Il cippo onorario - Laquedotto romano

Benedetta Napolitano

In un documento spagnolo del 1529 esso descritto come Forteleza con una tierra iunta disabitata; sobre un monte sta el castillo, mal tratado aunque antiguamente era bello y grande. Un altro documento del 1603, cos parla del castello: ...sopra un monte dalla parte di occidente (vi ) lo castello con la cittadella e palazzo... nel quale vi una torre grande con cortiglio. Una Tombe ipogee sala con otto camere in piano e molta altra comodit. Questa cittadella murata con dodici altre torrette attorno dette mure ... e dentro vi sono circa cento fochi distrutti e disabitati. Vi anco la Parrocchia e cisterna grandissima ... (e, inoltre) vi si ponevano i carcerati di mala vita.... Il castello venne abbandonato nel 1371 ma, poi, fu fatto restaurare nel 1533 da Pietro Spinelli. A partire dal 1986, la struttura stata interessata da vari interventi di restauro. Gli ultimissimi lavori hanno portato alla luce alcuni ruderi che, a quanto sembra, rappresenterebbero ci che rimane di alcuni locali adibiti a stalle. Il Cippo onorario L.E. Invento. E un blocco di pietra calcarea databile attorno al 170 a.C. dedicato a Lucio Egnazio Invento. Su di un lato, visibile uno schema dellanfiteatro (con ima, media, summa cavea e la doppia arcata) e, sullaltro, due lottatori. LAcquedotto romano (o di San Paolino). E un acquedotto a cielo aperto, le cui vestigia sono ancora visibili lungo il torrente Clanio (in particolare in localit Capo di Ciesco). Esso comprendeva due diramazioni: una, posta pi in alto, che andava verso Roccarainola, e laltra, pi in basso, che forniva Avella e giungeva sino a Nola. Lacquedotto di San Paolino, fu costruito gratuitamente dagli Avellani (410 d.C.) su richiesta di San Paolino, per approvvigionare Cimiterium (Cimitile). Successivamente stato adibito per la funzionalit dei quattro mulini lungo la strada che ora costeggia il fiume Clanio.Avella

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Mosaici - Aree sacre - Ritrovamento fossili marini

Acquedotto romano (ponte)

Altri reperti Delle Terme sono state rinvenute solo misere tracce in via Foro Avellano, sempre nei pressi del fiume Clanio. Il Teatro non ancora stato portato alla luce; alcuni pensano che doveva trovarsi nel territorio divenuto ora del comune di Sperone. Nessuna traccia stata rinvenuta di Ginnasio, Pretorio e Piscina. Sono stati invece riportati alla luce importanti mosaici, come quello di Edipo che uccide Laio del I sec., (ora al Museo Nazionale di Napoli) ed altri rinvenuti (nel 1965) in Vico Luciano e in Via Cancelli. Tombe ipogee, sepolte, monumenti e interessanti corredi funerari sono stati portati alla luce in localit San Paolino (Circumvallazione, Via Fusaro), in localit San Nazzaro e in altri numerosi siti. Altri scavi hanno portato alla luce pezzi di antiche strade un po dovunque. Ugualmente importanti sono i reperti archeologici riguardanti vasi di argilla figulina (di influsso greco ed etrusco) e vari oggetti ornamentali: bracciali, fibule e ventagli. Non mancano vasi dipinti e monete, come ben sanno i tombaroli nostrani. Inoltre, due Aree Sacre sono state individuate in localit ben precisate: sul Colle del Seminario e a Campopiano. La prima localit, nota anche per il ritrovamento di fossili di organismi marini risalenti a ben 125 milioni di anni fa (cretacico), una collinetta posta al limite tra i comuni di Avella, Tufino e Roccarainola. La seconda localit rappresentata 31Avella

Il misterioso santuario di Ercole e la presunta pipa etrusca

Benedetta Napolitano

da un bassopiano che si estende dalle colline di San Cataldo e delle Forestelle fino a raggiungere i primi contrafforti dellappennino. In tali aree sono stati rinvenuti manufatti risalenti a varie epoche storiche, a partire dallVIII secolo a.C.. Nel 1996, al confine del Comune di Tufino (nei pressi della localit Schiava), in seguito ai lavori di costruzione del metanodotto italo-algerino, vennero alla luce i resti di una villa romana. Si pensa che in quella zona (ponte di Schiava) si trovi, coperto da pochi metri di terra, limportante Santuario di Eracle (per i greci) o Ercole (per i romani), a cui fa riferimento il Cippus Abellanus. E stato gi detto che accreditati Studiosi Vaso Avellano. Regolarmente registrato. sembrano dubitare dellesistenza di tale santuario, Proveniente da una collezione privata. ritenendo che il tesaurus per le offerte al dio potesse essere costituito anche da una semplice urna di piccole dimensioni, non necessariamente collocata in un tempio. Ma insistenti voci di paese, non confermate, riportate per pura cronaca, insistono nel ritenere che il sottosuolo di Avella sia molto pi interessante di quanto gli archeologi ufficiali sembrano o vogliano lasciar credere. Ma non dato sapere di pi. Su questi argomenti permane un silenzio da tomba (romana). Anzi, da tombarolo. Non sono improbabili, infine, futuri (o passati, ma non ufficiali) ritrovamenti di tombe dellet sannitica, come quelle gi portate alla luce nel vicino agro nolano. Altre voci riferiscono, insistentemente, di ritrovamenti di un grossa pipa, forse etrusca, in bucchero (si veda la foto ad inizio capitolo, pervenuta via e-mail alla redazione de La nuova Gazzetta). Si tratta solo di uno scherzo o di un importante ritrovamento? Ogni lettore potr farsi una sua personale idea. Ma, nel caso che il reperto sia originale e veramente proveniente da Avella, cosa mai potevano fumare gli antichi avellani (etruschi o osci), visto che il tabacco stato portato in Europa dopo la scoperta dellAmerica (12 ottobre 1492)? Forse la spiegazione deve essere ricercata in una certa raffigurazione su di un misterioso e inafferrabile vaso (della cui reale esistenza non vi sono prove certe) rappresentante un uomo intento a cogliere foglie di vite. E, se si fosse trattato non di un disegno di una vite ma di una stilizzazione della cannabis? (*) Al di l della fondatezza di tale ipotesi, resta certo che i ritrovamenti casuali (per lo pi in cantieri edili) e non, hanno alimentato un intenso e assai prospero commercio clandestino di reperti di ogni tipo.Avella

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Alcune vecchie foto di Avella

Chiesa della SS.ma Annunziata e Convento dei frati minori

Chiesa di Santa Marina e Collegiata di San Giovanni Battista (si noti il ponte a tre arcate sul Clanio e il passaggio in pietra)

Piazza municipio 1920

(*) non la Cannabisindica, naturalmente, che giunse in Europa solo qualche millennio dopo, ma la Cannabis Sativa, da fibra e da granella, che pur avendo una minore concentrazione di THC risulta ugualmente allucinogena, e che da sempre presente in Europa.

Giardino Livia Colonna. Statua del Dio Nilo. Avella

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La sede del Vescovato - Il Papa di Avella - Alcune chiese

Benedetta Napolitano

Avella: i beni architettonici La Chiesa di San Pietro, risalente al 1300, nellantichit fu la cattedrale di Avella e sede del suo antico vescovato, che comprendeva anche gli attuali comuni di Baiano, Mugnano del Cardinale, Sperone, Quadrelle, Sirignano e Roccarainola. La prima citazione nota del 1308 (come risulta dal libro delle Decime ecclesiastiche). A tre navate, fu costruita sulle rovine di un palazzo gentilizio romano, nella zona dellantico foro avellano. Lo stile della costruzione romanico con influenze arabo-normanne. La chiesa com oggi risale al XVII secolo. Sullingresso situato un bassorilievo marmoreo dellet imperiale, proveniente dal monumento sepolcrale di Lucio Sitrio Modesto. Una cappella annessa custodisce un bellaltare in marmo con colonne in porfido di colore verde antico e, alle spalle di questo, un sarcofago sul quale incisa in esametri latini unappassionata e bella iscrizione a Prenestina, consorte di Veio, che testimonia la fede dellautore nellimmortalit dellanima. La Chiesa della SS.ma Annunziata, ad una sola navata, annessa al convento dei Frati Minori Osservanti, inizialmente fu dedicata alla Vergine degli Angeli e, nel 1725, fu intitolata alla SS.ma Annunziata. Edificata tra il 1580 e il 1589, presenta un soffitto a cassettone e dipinti di Giuseppe Castellano. Vi si conserva gelosamente una Convento dei Frati Minori. Porticato. deposizione in legno che si dice copia del Rubens, un SantAntonio da Padova della scuola Salernitana, un bellissimo Crocefisso, un coro ligneo di G. Del Tito del 1625. Il suo chiostro sorretto da colonne monolitiche, alcune delle quali provengono da palazzi o monumenti romani. Esso venne poi abbellito da A. Buongiovanni, artista avellano, con scene raffiguranti la vita di San Francesco. Al centro del chiosco, nel 1653, fu fatta scavare una cisterna da padre Giuseppe di Fontanarosa. La Chiesa parrocchiale di S. Marina e Collegiata di San Giovanni Battista, fu costruita nel 1798 su una preesistente basilica paleocristiana che era stata fatta edificare dallavellano Papa Silverio, nel VI secolo d.C.. Un documento del 1324 ricorda il titolo della chiesa di S.Marina, che sorgeva ad Ovest dellattuale campanile. Nello stesso sito vi erano anche lantica Collegiata e la CappellaAvella

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Palazzo Ducale - Giardino Livia Colonna

dellImmacolata. Successivamente queste furono abbattute perch in pessimo stato e al loro posto venne edificata lattuale costruzione. Di stile vanvitelliano, caratterizzata dal campanile isolato, con il particolare castello campanario originario in legno. A croce latina, ad una sola navata, fu abbellita da Papa Onorio e da San Gregorio. Notevoli laltare maggiore in marmi policromi e il sarcofago del cardinale Bartolomeo DAvanzo. Nella sacrestia custodita una tavola di Cristo che versa sangue e su cui si legge liscrizione Detius Tramontos facebat (1581). Custodisce alcune tele settecentesche di N. Malinconico e O. Fischetti. La torre campanaria, restaurata nell800, presenta i resti di alcuni affreschi tardo-trecenteschi. Di notevole interesse sono le acquasantiere del 1501, probabili resti dellantica basilica fondata da Papa San Silverio. Altre chiese Tra le altre chiese, degna di menzione senzaltro la Chiesa San Romano, che conserva una tavola su fondo dorato del XV secolo e un quadro della Madonna di scuola leonardesca. Sulla destra della sua facciata situato il campanile sorretto da unarcata sotto cui passa la strada. Da segnalare, ancora, la graziosa chiesetta detta dei sette preti (gi nota come Cappella di S. Maria delle Grazie e, poi, della SS.ma Visitazione di Maria), la piccola chiesina di Santa Candida, e la Chiesa del Purgatorio (frazione di Avella), ove si possono ammirare una scultura in marmo con un angelo benedicente, unedicola sacra rappresentante lAnnunciazione e il soffitto dipinto raffigurante la SS.ma Trinit, la Vergine e le anime purganti (oltre al ritratto del canonico Domenico Viola, che nel 1745 prese possesso della Chiesa e la ingrand). Complesso Palazzo Ducale-Giardino Colonna. Di notevole interesse Livia Colonna. architettonico il Palazzo Ducale Alvarez De Toledo e il retrostante bel giardino vanvitelliano, detto di Livia Colonna. Il palazzo, oggi di propriet del comune di Avella, situato al centro della cittadina. Fu sede del Museo Archeologico di Avella, realizzato nel 1969. E un esempio di rara bellezza architettonica della prima met del XVI secolo. Ha pianta longitudinale e presenta ai lati due torrette. Nel giardino, allitaliana, presente una fontana marmorea 35Avella Giardino

Grotta di San Michele - Avella moderna

Benedetta Napolitano

rappresentante il dio Nilo Palazzo Ducale (secondo altri, il fiume Clanio). Vi sono anche due peschiere a forma di rettangolo lobato, in mezzo al quale era presente un gigantesco platano secolare di cui oggi non rimane che il tronco rinsecchito. Siepi di bosso delimitano i quattro viali ortogonali e le gradevoli aiuole. Il palazzo appartenne agli Spinelli, ai Cattaneo, agli Orsini e ai Colonna. Conservato egregiamente fino alla morte del suo ultimo proprietario, conte Alvaro Alvarez De Toledo, fu danneggiato dal sisma dell80 e dallincuria. E stato da poco completato un accurato restauro dellintero complesso architettonico. La Grotta di San Michele Euna chiesa rupestre risalente al medioevo (VIII sec. d.C.). Un tempo era abitata da monaci eremiti. Fu ricavata in una grotta naturale di Grotta di San Michele origine carsica, internamente risulta divisa in tre cavit fra loro comunicanti, dette dellImmacolata, del Salvatore e di San Michele. In questultima presente un baldacchino barocco (1816) e, sopra laltare, la statua dell Arcangelo. Vi sono, inoltre, numerosi affreschi di argomento religioso di chiaro influsso greco-bizantino (IX-XIV secolo d. C.). Oggi chiusa ai visitatori ma, pare, che stiano per partire i lavori di restauro (nellambito dei P.I.T., Piani Integrati Territoriali), grazie anche allinteressamento della Curia Vescovile di Nola, proprietaria dellantro. Anni addietro vi si svolgevano suggestive cerimonie nella notte di Natale. Avella moderna E nata dalla fusione di almeno quattro piccole borgate, presenti gi nel XIII secolo: Cortalpini, Farra, San Pietro e Cortabucci. Infatti, almeno fino ai primi anni 20, questi quattro agglomerati erano chiaramente individuabili sulle piantine catastali dellepoca. Solo successivamente sono andati a confluire, lentamente, in un unico grosso agglomerato urbano.Avella

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O laccio dammore

Avella: il folkloreLa rappresentazione dee misi, la farsa de A zeza, i balli e le musiche de O laccio dammore, erano spettacoli itineranti legati ai festeggiamenti del carnevale. Queste manifestazioni folkloristiche -ad esclusione di qualche lodevole eccezione- non vengono pi rinnovate ormai da molti anni.

Della Zeza e dei misi verr riferito nel capitolo di Sirignano, ove si assistito ad un recupero di queste tradizionali rappresentazioni. O laccio dammore ricomparso, in termini piuttosto semplificati e rimaneggiati, in alcune sfilate di Carnevale tenutesi negli anni scorsi a Baiano. Ma la tradizione del laccio (o palo) dammore era particolarmente viva ad Avella, almeno fino agli anni 70 (foto sopra). A memoria dei pi anziani, il ballo del laccio vero e proprio era preceduto, di norma, da altri tre balli: il primo di questi rappresentava lincontro tra i ragazzi e le ragazze e mimava alcuni cenni di corteggiamento; il secondo, un ballo in cerchio con un passamano, simboleggiava la ritrosia della ragazza; il terzo, in cui lo spasimante -fattosi coraggio con un buon fiasco di vino- porta la serenata alla sua bella che accetta il corteggiamento, costituito da una vivace polka. Lintreccio del laccio dammore, infine, rappresentava lepilogo del matrimonio. In altri anni, O laccio dammore veniva rappresentato solo limitatamente allultimo movimento: lintreccio, vero e proprio. Questa ballata popolare rappresenterebbe, secondo gli Autori pi eruditi, un antico rito propiziatorio degli antichi popoli di agricoltori e di pastori del mediterraneo. Si tratta di una danza popolare attorno a un palo, dominato dal segno del sole nuovo, dal quale 37Avella

O Fucarone - Il maio - I battenti

Benedetta Napolitano

pendono 24 nastri policromi che -nel corso della danza- vengono incrociati, formando varie figure geometriche. Il Fucarone di San Sebastiano si tiene il 20 gennaio, in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono. In tale occasione, normalmente, vengono anche tagliati e messi in vendita degli alberi (maio), ma questultima tradizione ha unimportanza piuttosto secondaria e non raggiunge gli apici del maio baianese. Semplicemente, lalbero pi alto viene eretto in piazza e attorno ad esso viene acceso un fal. In occasione dei festeggiamenti di San Pellegrino (25 agosto), si organizzano delle sfilate di battenti che si portano (a piedi) fino ad Altavilla Irpina. In passato, come gi ricordato altrove, la notte di Natale si svolgevano delle suggestive cerimonie nella Grotta di San Michele.Avella, cos come gli altri paesi del mandamento, ha subto negli ultimi anni gli influssi della globalizzazione del folklore. Ormai (ad Avella e altrove) si organizzano sagre prive di qualsiasi tradizione e di qualsiasi collegamento con le potenzialit del territorio. Di tali manifestazioni, che esulano dagli scopi di questo libro, non verr dato alcun cenno. La modella Lucia Barba, di Avella. Ha partecipato alle fasi finali del concorso di Miss-Italia Edizione 2001, classificandosi fra le pi belle ragazze dItalia.

Clanio

Avella

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Dati essenziali

AVELLAAbitanti: 7.674 Avellani (al 21.10.2001) Superficie territoriale: 3.038 ettari Altitudine sul livello del mare (min/max): 126/1.591 m Altitudine sito casa comunale: 207 m slm Scuole:

Asilo nido (statale) Scuole Materne (statali e non statali) Scuole Elementari (statali e non statali) Scuole Medie Inferiori (statali) Scuola Media Superiore: Istituto Professionale

Strutture sportive:-

Stadio Comunale, Campo da Tennis/calcetto. Palestre: scuole medie e scuole elementari.

Informazione e cultura:Il Meridiano -Periodico fondato dal prof. Pierino Luciano (con sede a Nola); Clanion edito dal Gruppo Archeologico Avellano; Biblioteca Comunale, curata dal prof. Nicola Montanile; Biblioteca dei Frati Minori, ubicata nel Convento SS.ma Annunziata con vari manoscritti e testi di rilievo. Antiquarium- Museo paleontologico ed archeologico (reperti locali).

Cittadini illustri:* Papa Silverio, nato ad Avella e fatto morire di fame, nel giugno del 538 d.C., dal generale bizantino Bellisario, nell isola di Ponza ; * Cardinale Bartolomeo DAvanzo (1835), gi Vescovo di Castellaneta, di Calvi e di Teano; * Frate Giovanni Trottola, celebre matematico del XVII secolo nonch insigne musicista; * Maria Giovanna Teresa Doria del Carretto, duchessa di Tursi e principessa di Avella (1745), edific un edificio carcerario in cui stabil la divisione degli uomini dalle donne.

Attivit economiche:Industrie boschive (produzione legna da ardere); Industrie trasformazioni alimentari (cherry, maraschino); Aziende zootecniche: apicoltura - allevamento di bufali, ovini e caprini; Agricoltura: olivicoltura e corilicoltura; Turismo: ristorazione - alberghi (uno); Industria produzioni elettroniche; Industrie metalmeccaniche artigianali (tornitori); Terziario: piccoli negozi - nessun supermercato; Produzione orafa; Edilizia.

Misericordia del Baianese; Expo Citt di Avella: fiera dell industria, commercio, agricoltura e servizi (lultima edizione non ha avuto luogo per problemi organizzativi). - Scouts - Stazione dei C.C. Per altri dati demografici e statistici consultare il capitolo aspetti demografici

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Iinerari naturalistici

Benedetta Napolitano

Avella: risorse ambientaliBosco del Ciglio Grazioso bosco di faggi e cerri, di circa 50 ettari di superficie. A circa 12 Km dallabitato. Vi si accede tramite la strada sterrata Castellone. Cerreto Serra-Palumbo Castagneto da frutto, con estensione di circa 15 ettari. Ideale per la raccolta dei funghi. Sito nella localit omonima. E raggiungibile tramite la strada Percicati-Cucciarda, a circa 7 Km dallabitato. Cognulo Area di circa 6 ettari di estensione, ad unaltitudine di 600 metri slm, comprendente sia conifere che latifoglie e tratti rocciosi di unaspra bellezza E raggiungibile tramite la strada asfaltata Panoramica, a circa 5 Km dallabitato. Forestella Bosco ceduo di castagni, comprendente unintera collinetta di circa 60 ettari. Vi si accede tramite la strada per Campopiano, a circa 2 Km dallabitato. Pianura Faggeto di circa 50 ettari di estensione, posto ad unaltitudine di circa 800 metri slm. Vi si accede tramite la strada asfaltata Panoramica, a circa 12 Km dallabitato. Pineta del Fusaro Sita nella localit omonima. E costituita da unarea adibita a verde attrezzato dellestensione di circa 3 ettari. Ideale per pic-nic. A circa 1,5 Km dal centro abitato. Salmola Circa 10 ettari di conifere e latifoglie, con ampi tratti rocciosi e soleggiati. A 600 metri slm, vi si accede tramite la strada Patricciano, a 6 Km dal centro abitato. Vallone Serroncello-Fontanelle e torrente Clanio Vallone dalla bellezza selvaggia con scoscesi rupi rocciose ai lati del torrente. Vi una caratteristica fonte di freschissima acqua. Sono stati realizzati di recente gradevoli spazi di verde attrezzato. In questa zona sono venute alla luce tracce dei primi insediamenti umani. Cascata di Acquapendente Grotta di San Michele Formazione carsica, costituita da tre cavit. Custodisce alcuni affreschi di epoca bizantina. Grotta di Camerelle di Pianura Vi si accede tramite una stretta buca del terreno. Si apre alla quota di 900 metri, sul fianco orientale del Vallone S. Egidio, in prossimit della fontana di Pianura. Si estende per circa 150 metri. Grotta degli Sportiglioni Si estende per circa 120 metri. Nel corso dell800 stata depredata di gran parte delle sue stalattiti e stalagmiti (note come pietra di Avella). Situata pi a monte delle grotte di San Michele, lungo il Vallone Serroncello. Importante dal punto di vista biologico perch in essa vivono tre specie saprofaghe endemiche (un acaro, un collembolo e un coleottero).

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Itinerari turistici

Monti Avella

Acquapendente

Grotta di Camerelle di Pianura Grotte di S. Michelesezione

pianta

Il castello negli anni 50

Il castello sullo sfondo del Vesuvio-Monte Sommasezione

Grotta degli Sportiglioni

pianta

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Le origini del nome

Benedetta Napolitano

BaianoSecondo alcuni Studiosi il nome di Baiano deriverebbe da praedium Vallejanum (Villa di Valleo) oppure da praedium Badianum (Villa di Badio), da cui per corruzione fonetica si giunse a Vallejanum, Bajetaum ed infine a Baianum. Poich nello stemma del comune c una lettera V che inquadra un cervo, si pu ipotizzare che Baiano sia derivato dal nome di Valleo, uno dei pi insigni cittadini della vicina urbs Abella, vissuto ai 1911 tempi del basso Impero e discendente da una nobile e potente famiglia romana. Ma non escluso che Baiano, come riportato in una precedente pubblicazione (La Citt del Baianese, di Napolitano e De Rosa) possa derivare semplicemente da Baianum, ovvero da Baia, la famosa localit flegrea, costantemente presentata -nelle fonti antiche- come un luogo di delizie, a caratterizzare il quale si uniscono le bellezze naturali, la presenza di sontuose ville e di grandiosi impianti termali e la dolce vita che vi si svolgeva. Si potrebbe ipotizzare, quindi, che Baiano fosse un luogo di delizie per gli antichi avellani o che la villa prediale, da cui esso prese origine, derivasse da un qualche importante personaggio originario o proveniente da Baia, limpero dei vizi. Della localit flegrea, Varrone nelle sue Satire dice: L non solo le vergini divengono un bene comune, ma molti vecchi ringiovaniscono e numerosi fanciulli si effeminano. Marziale cita la localit termale ammonendo che: A Baia una donna arriva come una Penelope e ne riparte come unElena, a sottolineare come neanche la pi virtuosa delle donne riuscisse a sottrarsi alle lusinghe della costa flegrea. Secondo questa ipotesi, quindi, Baiano doveva essere ben pi di un semplice casale di Avella. Ricco, un tempo, di importanti rovine. Infatti, secondo quanto riportato da Gianstefano Remondini, in alcune opere datate 1785-1797, Baiano viene indicato come: vetusta e popolata terra (2273 ab.), in cui si veggono anche delle vestigia di antichi monumenti, infrante colonne, tronchi busti, e sminuzzate lapidi di marmo. La lettera V presente nello stemma di Baiano, di per s non costituisce alcuna prova in nessun senso, in quanto potrebbe essere,Baiano

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Insediamenti preistorici - Invasioni barbariche - Bagliva

semplicemente, il numero cinque in latino e stare a significare che Baiano era, in ordine di tempo, il quinto possedimento di Avella, o il quinto casale che si era venuto a costituire. Di origini antichissime, questa cittadina presenta tracce di insediamenti umani risalenti allet neolitica. Databile allet del Ferro (VIII-VII secolo a.C.) una necropoli, con tombe a fossa, rinvenuta allaltezza della localit Cava, al confine col comune di Avella. Durante la guerra sociale, questo casale fu conquistato da Silla che lo assegn alla 47 Legione Romana (82 a.C.). Nellanno 79 a.C. fu saccheggiato dallesercito di Spartaco. Sotto limperatore Augusto, nella divisione amministrativa della penisola italiana, venne assegnato alla trib Galeria. Segu, poi, le vicende della vicina Avella. Caduto lImpero Romano, questo nucleo abitato and soggetto a numerose incursioni barbariche (Alarico nel 410 d.C. e Genserico nel 455 d.C.). Insieme ad Avella nel 589 d.C. entr a far parte del Ducato di Benevento, retto dal longobardo Autari. Dopo nuove invasioni barbariche (prima i Saraceni e poi gli Ungari) il casale pass al principato di Salerno e nel 1075 fu aggregato al Principato Normanno. Considerato ancora de pertinentiis Avellarum nel XIII secolo, il casale di Baiano viene citato in privilegi di Papa Celestino nel 1197, di Papa Innocenzo III nel 1203, in quelli 1981 dellImperatore Federico II di Svevia nel 1250 e di Papa Urbano IV nel 1264. Gi nel 1210, comunque, cessa di essere casale di Avella e comincia ad essere tassato a parte. Dopo la dominazione normanna pass sotto il controllo degli Svevi di Federico II. Nel 1371 la Regina Giovanna