Leggere o non leggere le storie di paura? - comune.torino.it · La scoperta che la lettura può...

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Leggere o non leggerele storie di paura?

Città di TorinoAssessore al Sistema Educativo e alle Politiche di Pari OpportunitàPaola Pozzi

Divisione Servizi EducativiDirettore Roberto SbranaDirigente PedagogicoBattista Quinto Borghi

Centri di Cultura per l'Espressività e la Comunicazione 0-6 anniResponsabile pedagogicoValeria AnfossiTestiElisa Gallina, Anna Romano e Paola Zanellatoinsegnanti del laboratorio di lettura "Le Masche"

Centro Promozione Servizi EducativiRedazioneMarina CaramelloGraficaRosetta D’Iorio

StampaStargrafica

Edizione fuori commercio

© Città di Torino, febbraio 2005

copertinadisegno di Gabriele, 6 anni, scuola municipale dell’infanzia di via Monastir

indicepag.

Presentazione 5

“Brividi” che aiutano a crescere 6

Dal seminario al libro 8

Il laboratorio di lettura 9

cap.1 - Leggere o non leggere le storie di paura? 11

cap.2 - L’eroe senza paura, le paure dell’eroe 17

cap.3 - Linus e la sua coperta: la paura del distacco 31

cap.4 - Ridi che ti passa! 45

Per finire… 49

Bibliografia 52

Indice delle illustrazioni 60

Affrontare le paure dei bambini, entrare nei mondi che i bambini ricostruiscono in

funzione e in rapporto con le loro paure è quanto di più difficile e complesso possa

essere chiesto agli adulti

La paura è, per i più piccoli, un territorio da esplorare, è limite e contorno per

delimitare i propri spazi di sicurezza e controllo su ciò che li circonda, è anche, e

soprattutto, un potente linguaggio di comunicazione con i loro interlocutori adulti.

Uno scenario complesso, quindi, che non può essere semplicemente affrontato, da

parte degli adulti, con atteggiamenti di tutela, protezione e rimozione.

Occorre invece costruire relazioni educative che abbiano nella accettazione, nella

comprensione e nella gestione della paura la loro centralità e che, attraverso essa,

siano occasione per un'interlocuzione più diretta ed intima con i bambini e

consentano di fare del rapporto con la paura un fatto formativo, un percorso di

acquisizione di un sapere fondamentale della vita.

Un aiuto ed un supporto determinante in un lavoro così delicato e impegnativo può

venire dall'esperienza e dagli strumenti, culturali e letterari, rielaborati dalle

insegnanti del Laboratorio Le Masche; attraverso le storie di paura è possibile

trasferire, nella quotidiana attività educativa, stimoli e percorsi formativi

sperimentati nella loro funzionalità e utilizzabilità.

Paola PozziAssessore al Sistema Educativo

e alle Politiche di Pari Opportunità della Città di Torino

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"Brividi" che aiutano a crescere

E’ senza dubbio da accogliere con interesse questo contributo del laboratorio di

lettura Le Masche sulla paura e sulle storie di paura.

La paura accompagna l’uomo in tutte le sue età, lo segue nel corso di tutta la vita.

Anche per questo è importante sapere fare i conti, fin da quando si è piccoli, con la

paura.

Credo ci siano due tipi di paura.

La prima è esterna e fa riferimento al mondo che ci circonda. In genere si manifesta

prima nel corpo: un brivido improvviso, un sussulto, la pelle d’oca, l’aumento del

battito cardiaco. E, conseguentemente, il fulmineo scattare della mano come a

proteggersi, oppure il subitaneo ritrarsi dalla fonte di rischio.

Tutto questo avviene quando ancora la mente non ha elaborato ciò che è successo:

il corpo comprende subito ciò che la testa elaborerà solamente in seguito.

La paura - e l’istantanea reazione corporea che ne consegue - rappresenta una sorta

di aiuto, la capacità di prevenire, di reagire istantaneamente a situazioni che

potrebbero procurarci qualche guaio. Si tratta, in altre parole, di una sana difesa di

origine etologica connessa con i meccanismi del ‘darsela a gambe’: scappare, almeno

in natura, non è affatto disonorevole, rappresenta anzi una delle vie più sicure per la

salvezza e la preservazione. La paura è cosa utile da imparare: col tempo si

trasformerà in attenzione, prudenza, circospezione - in una parola - saggezza, sapere

della vita.

Il secondo tipo di paura è interno, si nasconde nel nostro intimo. Costituisce –

quando non è ossessiva - una forma saggia di prevenzione e di preservazione perché

consente di anticipare mentalmente ciò che potrebbe accadere, immaginandone le

conseguenze. Queste ‘immagini’ acquistano un significato importante in quanto

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messa in scena (un comportamento personale ed intimo) della situazione che

permette di prepararsi affinché non accada nulla, per quanto possibile, nella realtà.

E se qualcosa ha da accadere, la mente – per questa sua capacità di

‘drammatizzazione preventiva’ - ha la possibilità di anticipare gli eventi e porre la

persona in condizione di mettersi al riparo.

Provare paura è importante anche per un’altra ragione: temere per sé significa sapere

che non si è onnipotenti. In questo senso, il mondo di oggi - teso alla ricerca

esasperata della sicurezza o, al contrario, all’enfatizzazione dei pericoli e delle

minacce - non aiuta l’infanzia. Rischiamo di avere bambini che, una volta cresciuti,

non sapranno affrontare un pericolo perché gli adulti li avranno convinti di poter

fronteggiare e controllare tutti gli eventi oppure persone totalmente immobilizzate

dal panico e dall’insicurezza. In ogni caso, lo smacco sarà bruciante.

Non vi è dubbio che la paura sia un problema. A maggior ragione imparare a gestirla

diventa un fatto formativo importante e un obiettivo legittimo dell’educazione.

Gestire la paura è tanto più efficace se lo si fa attraverso la narrazione. La parola è

in grado di portare la paura alla ribalta, renderla visibile. "Dire" la paura significa

manipolarla, provarla, condividerla, oppure provocarla, disprezzarla, schernirla,

metterla a nudo senza per questo correre dei rischi veri.

Il laboratorio “Le Masche” affronta questa sfida.

Battista Quinto BorghiDirigente pedagogico Servizi per l’infanzia

della Città di Torino

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Dal seminario al libro

Questo quaderno nasce da una serie di domande a dalla ricerca fatta da un gruppo

di insegnanti per dare una risposta a queste domande. Riguarda prima di tutto i libri

e le storie che stanno dentro i libri, in particolare le storie che fanno paura. Ai

bambini piace ascoltarle? Perché? Ai grandi piace raccontarle o leggerle? I bambini

paurosi ascoltano molte storie di paura? Le storie di paura fanno male ai bambini?

Spesso i grandi che si occupano di bambini, in particolare se sono genitori o

insegnanti, hanno molte certezze su cosa è bene o male per i bambini, ma anche, per

fortuna, qualche dubbio. Intorno a questo dubbio - storie di paura sì o no? - è nato

un seminario, organizzato dal Laboratorio di Lettura "Le Masche". Tutto il materiale

è stato raccolto in questo quaderno

In Piemonte - per chi non lo sapesse - le streghe si chiamano masche e quindi la

paura fa in un certo senso parte del DNA del Laboratorio…

Buona lettura.

Valeria AnfossiCoordinatrice del laboratorio e Responsabile

dei Centri di Cultura per l’Espressività e la Comunicazione 0-6 annidella Città di Torino

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Il laboratorio di lettura

La scoperta che la lettura può essere un momento piacevole inizia, in laboratorio, con

la proposta di un testo letto ad alta voce. L'adulto che presta, consapevolmente, la

sua voce alla parola scritta permette ai bambini (e non solo) di abbandonarsi al

fascino dell'ascolto, di scoprire che una storia può far sognare, fantasticare,

emozionare.

Calati in questa atmosfera, la successiva proposta di analisi del testo può diventare

davvero un viaggio avventuroso, alla ricerca dei possibili significati della narrazione.

Tale momento vuole essere per il bambino un'occasione di confronto con compagni

e adulti che, partendo dall'approccio emozionale, permetterà via via non solo di

approfondire il testo nei suoi vari aspetti (psicologici, strutturali, logici) ma di

esprimere anche il senso che la storia ha per ciascuno.

Per dare al bambino la possibilità di diventare davvero un "buon lettore" è importante

che l'insegnante, coinvolto attivamente durante l'attività in laboratorio, predisponga

un ambiente a scuola dove riprendere e continuare nel tempo l'esperienza vissuta.

I laboratori di lettura propongono ogni anno agli adulti educatori corsi di

aggiornamento sul metodo e su tematiche specifiche (come ad esempio Brividi, corso

dal quale è tratta questa pubblicazione) affinché possano approfondire, ripensare e

trasferire l'attività di lettura nella loro realtà educativa in modo programmato,

sistematico e non solo occasionale.

Elisa Gallina, Anna Romano, Paola ZanellatoInsegnanti del laboratorio di lettura “Le Masche”

Centri di Cultura per l’Espressività e la Comunicazione 0-6 annidella Città di Torino

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capitolo 1

Leggere o non leggere le storie di paura?

Nel momento in cui gli eroi superano i pericoli e le minacce,anche noi respiriamo di sollievo;

anche noi, con loro, abbiamo un poco superato la paura.

Verena Kast, Le fiabe di paura

L’esigenza di affrontare il tema della paura nei libri per bambini è nata per

molteplici motivi.

L'editoria per ragazzi, in questi ultimi anni, ha pubblicato un numero sem-

pre maggiore di libri che trattano il tema della paura e la richiesta da parte

dei giovani lettori si orienta spesso verso questo genere.

I testi spaziano dalle fiabe ai racconti d’avventura, dalle collane dedicate

al "brivido” al fantasy, dai libri animati ai libri-game…

Oggi i bambini possono scegliere i libri da leggere più liberamente di un

tempo, il materiale a disposizione è tanto e da parte degli autori c'è una

maggiore attenzione al mondo del bambino e ai suoi bisogni .

Molti di noi ricordano che i libri di lettura scolastici o di narrativa della

nostra infanzia dovevano educare il lettore più che divertire o affascina-

re; spesso ricordiamo tra le storie più belle quelle lette di nascosto o ascol-

tate dai nonni o dai genitori.

Oggi, con gli eccessi della produzione, accade però di trovare sul mercato

anche molti libri scadenti e il rischio diventa quello di perdersi in una

marea di titoli senza sapere che cosa scegliere.

Occupandoci del fenomeno con gli insegnanti, abbiamo avuto modo di

osservare e analizzare testi molto diversi tra loro.

Abbiamo messo a confronto

pubblicazioni più o meno

valide, abbiamo discusso fra

noi e scoperto un coinvolgi-

mento intenso anche come

adulti.

Abbiamo cercato di analiz-

zare con occhio critico i libri

scelti: sia per i contenuti più

o meno accattivanti e coin-

volgenti, sia per gli aspetti formali accessibili ma non semplificati, sia per

le immagini più o meno suggestive.

Mentre i bambini sono affascinati e attratti dal “brivido”, insegnanti e

genitori spesso hanno delle resistenze a proporre letture di questo genere,

come se la paura, in qualche modo, venisse indotta da noi o dal libro che

viene letto. Forse, l’Uomo Nero dei nostri ricordi d’infanzia condiziona

ancora oggi i vissuti legati alla paura di più generazioni.

Nei racconti di alcune persone abbiamo però ritrovato anche il ricordo

piacevole dei “brividi” provati nell’infanzia.

Nel mio paese di contadini vi era una signora, la Net, che vestiva sempre di nero,

non faceva la contadina e, soprattutto, viveva in una casa e non in una cascina:

una casa bella, bianca e con tanti libri. Era considerata una donna strana, un po’

troppo particolare. Io escogitai uno stratagemma per avvicinarmi a quella casa e

conoscere quella donna. Tutte le sere andavo a portarle il barachin [recipiente o

pietanziera, ndr] con il latte appena munto, così potevo incontrarla. Mi racconta-

va storie della tradizione popolare piemontese e valdostana, popolate di streghe,

gnomi, elfi, maghi e demoni. In questi nostri incontri vi erano anche due miei amici

maschi: tutto filava liscio quando le storie terminavano nei pomeriggi afosi del-

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l’estate, ma quando terminavano nei pomeriggi invernali, quando alle sedici era già

buio e c’era una nebbia che si tagliava con il coltello… allora le cose erano diverse.

Io femmina dovevo accompagnare a casa i miei due amici maschi perché avevano

troppa paura!

Maria Grazia, insegnante della scuola dell'infanzia di strada Mongreno

Come educatori cerchiamo di offrire stimoli e proposte motivate, sorrette

da un intervento didattico e programmato che ci permetta di affrontare

anche questi temi in un contesto protetto, in gruppo, rielaborando insie-

me i contenuti delle storie. In laboratorio si dà ampio spazio alle impres-

sioni suscitate dalla lettura; le emozioni verbalizzate e condivise con altri

favoriscono, a nostro avviso, lo sviluppo affettivo

e cognitivo. Non controllo, quindi, ma con-

fronto. Può anche succedere che, pur evi-

tando di toccare tasti dolorosi per il bam-

bino (es. separazione dei genitori, lutti in

famiglia…), un’emozione provata o un

evento vissuto, possano avere l’urgenza di

venire a galla. Se il bambino ci sceglie

come interlocutori, dobbiamo essere

disponibili ad ascoltarlo; in alcuni casi il

testo può diventare pretesto per affrontare

in modo indiretto alcuni problemi.

Durante la lettura di storie anche molto paurose è

importante, secondo noi, il ruolo affettivo dell’adulto

che legge, che sarà tanto più rassicurante quanto più è legato emotivamente al

bambino.

insegnanti della scuola dell'infanzia di via Barletta

La paura è un'emozione che

riguarda ogni essere umano.

Ciò che troviamo scritto nei

libri per ragazzi difficilmen-

te è più angoscioso e più

traumatico del vissuto del

bambino o della realtà che

lo circonda.

Pedagogia, psicologia e psi-

coanalisi (Freud, Klein,

Bowlby, Piaget…) evidenziano che le esperienze emotive molto intense vis-

sute nella prima infanzia sono estremamente forti anche perché vissute in

momenti della vita in cui i processi psichici sono ancora in evoluzione.

Il bambino non ha ancora le capacità dell'adulto e quindi le esperienze

vengono interiorizzate senza elaborazione.

La mente adulta spesso si salva da eventi angoscianti perché elabora, ha

gli strumenti per prendere le distanze, il bambino piccolo no, vive l'espe-

rienza come inevitabile, subisce gli eventi.

Noi adulti possiamo aiutare il bambino con l'affetto e la vicinanza, favo-

rendo il graduale processo di elaborazione mentale e presa di distanza.

Le streghe, i lupi, gli orchi sono personaggi che aiutano la presa di distan-

za da fatti dolorosi e traumatici.

Le paure possono trovare collocazione e anche consolazione tra le pagine

dei libri.

Alcune figure inquietanti della letteratura possono diventare immagini di

riferimento collettive, cariche di significato simbolico così come gli eroi

che affrontano i mostri.

Il bambino può proiettare sui personaggi i suoi turbamenti e le sue spe-

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ranze, trovando così un campo aperto alle possibilità esplorative dell’im-

maginario.

Il laboratorio di lettura ha impostato il metodo di lavoro dando ampio

spazio alle emozioni suscitate dalla lettura e dall'ascolto delle storie, rite-

nendo valide le teorie secondo cui l'apprendimento motivato, cioè sorret-

to dal desiderio, è un modo di fare esperienze, di imparare che ci arricchi-

sce più di un apprendimento puramente logico-razionale

Le paure esternate e condivise con altri possono essere padroneggiate meglio.

Se rimanessero tutte dentro di noi potrebbero turbare eccessivamente, impe-

dendo un'evoluzione e una crescita equilibrata della personalità.

Il nostro modo di comportarci non dipende solo dal QI, ma anche dall'intelligenza

emotiva, in assenza della quale l'intelletto non può funzionare al meglio.

Daniel Goleman, L'intelligenza emotiva

Nel caso della paura, saper riconoscere i propri

sentimenti e controllare gli impulsi è impor-

tante; non esistono solo reazioni di passivi-

tà o di aggressività di fronte ad un peri-

colo, tra l’assenza di paure (spesso

apparente) o l'esserne dominati esisto-

no vie intermedie e modi per padro-

neggiare meglio, conoscendo e condivi-

dendo.

Attraverso la lettura e l'analisi delle storie

si cerca di familiarizzare anche con quelle

emozioni di cui abitualmente si parla poco.

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capitolo 2

L'eroe senza paura, le paure dell'eroe

L'ombra scomparve e Giovanni rimase lì nel buio.Si disse:“Sono grande e i grandi non piangono”.

Simone, 8 anni - Scuola Elementare “Tommaseo”

Con alcune insegnanti che partecipano al seminario Brividi ricordiamo

che, quando eravamo bambine, a volte ci veniva detto “Ma questo non fa

paura” oppure “ Sei già grande ed hai ancora paura di…” e così via.

Se un adulto così impavido era per un verso rassicurante, d'altro canto

rappresentava una meta irraggiungibile.

Saremmo mai riuscite ad essere "così grandi" da non aver paura?

Chissà se esiste un'età per la paura e una per il coraggio?

Si deve o non si deve aver paura?

Chi decide cosa può far paura e cosa no e poi cos’è la paura?

La paura è un'emozione che colpisce in maniera variabile ogni essere umano

lasciando molto spesso tracce indelebili nella sua mente, tracce che possono rie-

mergere in forma più o meno drammatica sia a livello cosciente che nei sogni […].

Le radici di questa emozione vanno ricercate, oltre che negli innatismi, in errori

educativi, in generalizzazioni sbagliate, in esperienze disorganizzanti […].

La paura è infatti un'emozione che può influire in modo determinante sulla perso-

nalità e sulla sua formazione, non soltanto per il potere inibitorio o scatenante che

può avere sull'azione, ma anche per il potere che possiede di modificare i processi

del pensiero, l'ideazione, la creatività.

Anna Oliverio Ferraris, Psicologia della paura

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Un anziano elettricista tempo fa ci disse di avere molta paura dell'elettri-

cità, ma fino a che conservava questa paura sarebbe stato sufficientemen-

te attento, prudente, nel porre in atto tutte le procedure necessarie a non

“prendere la scossa”.

Non tutte le paure sono disorganizzanti e dannose, anzi la natura ci ha forniti della

possibilità di interpretare una serie di stimoli come segnali di pericolo e di reagirvi

prontamente, riuscendo così a orientare in modo corretto l'azione e a sottrarci al

pericolo che ci minaccia. Sotto un profilo educativo-biologico la paura ha una fun-

zione positiva indispensabile alla sopravvivenza[…]. E' fuor di dubbio che senza

l'emozione della paura nessuna specie animale sarebbe sopravvissuta; si tratta di

una reazione inerente alla nostra natura, che consente all'individuo di sfuggire

provvisoriamente alla morte.

Anna Oliverio Ferraris, Psicologia della paura.

Possiamo quindi considerare la paura un'emozione naturale ed ineluttabi-

le, che può manifestarsi durante tutta la vita, anche se le cause scatenan-

ti, l'intensità, il tipo di reazione posta in atto sono fattori individuali.

Vi sono paure che compaiono ad un'età piuttosto che un'altra, paure inna-

te o apprese, ma nella percezione e reazione a questa emozione vi può

essere una vera e propria escalation che va dalla paura (considerata rea-

zione naturale e adeguata a stimoli di pericolo), all'ansia, all’angoscia e al

panico. In questi casi intervengono stati emotivi e psichici molto comples-

si come disagio, rabbia, timidezza, vergogna, sensi di colpa o di inadegua-

tezza, sino a giungere alle fobie: situazioni talvolta limitanti la vita dell'in-

dividuo (pensiamo alla claustrofobia, all'agorafobia, ecc. ...) dove spesso

l'evento scatenante la fobia è stato dimenticato, rimosso, sostituito con un

oggetto o una situazione simbolica.

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Difficilmente si possono risolvere e gestire le proprie paure (reali o imma-

ginarie) da soli, senza un aiuto, in particolare se queste emozioni sono

molto forti (abbandono, morte, violenza fisica o psicologica…).

Anticamente gli uomini usavano riti, miti, fiabe per confrontare, socializ-

zare, esorcizzare le paure.

Ci sono fiabe che affrontano in modo piuttosto cruento le paure più ance-

strali (come quelle legate all'annientamento) e generalmente presentano

finali negativi.

Ecco due esempi significativi:

- Mamma mamma, c'è il lupo!

- Nasconditi sotto le coperte!

- Adesso ti mangio! Sono nel focolare!

La bambina si rincantucciò nel letto, tremando come una foglia.

- Adesso ti mangio! Sono nella stanza!

La bambina trattenne il respiro.

- Adesso ti mangio! Sono ai piedi del letto! Ahm, che ti mangio! - E se la mangiò.

E così Zio Lupo mangia sempre le bambine golose.

I. Calvino, Fiabe Italiane, “Zio Lupo”

- Sally, salgo il decimo gradino

- Sally, salgo l'undicesimo gradino

- Sally, salgo il dodicesimo gradino

- Sally, sono sulla porta di camera tua!

- SALLY, ECCOMI CHE TI PRENDO !!!

K.Briggs, Fiabe popolari inglesi,"Il vecchio della casa bianca"

Durante un corso di aggiorna-

mento rivolto agli insegnanti dei

laboratori di lettura, la dottoressa

Angela Fioretti, neuropsichiatra

infantile, sosteneva che

Le fiabe che finiscono bene ci danno la pos-

sibilità di stabilire una buona relazione con il

bambino e di mantenerla, di non angosciarci troppo.

Rispetto ai contenuti interni però è diverso. Esistono livelli differenti: il primo livel-

lo è la relazione, tra chi legge e chi ascolta, il secondo livello, più profondo, è rela-

tivo al significato di una fiaba per il bambino. A questo punto si sfuma un po’ il

problema dell'inizio o della fine della storia, diventa importante il significato pro-

fondo, dove il bambino colloca la proiezione dei suoi conflitti e delle sue ansie. Per

esempio la fiaba di Zio Lupo corrisponde alla paura del bambino di essere mangia-

to, divorato, distrutto.

Nel corso degli incontri con la dott. Fioretti, si è affrontato anche il pro-

blema del contesto nel quale leggere o raccontare le fiabe senza lieto fine.

Diventa necessario, in questo secondo livello di approfondimento, essere

consapevoli che la fiaba può far emergere anche ansie profonde e che

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l'adulto può trovarsi nella situazione di dover gestire momenti di difficol-

tà emotiva.

Ogni volta che si mettono in moto dinamiche proiettive, bisogna sapere

che cosa si sta facendo. Ancora di più nel caso di storie senza lieto fine e

quindi in mancanza di una precisa rassicurazione.

Conoscere a fondo le fiabe, il significato simbolico del materiale sul quale

si lavora, è di grande aiuto per chi opera in questo settore. Il confronto e

lo scambio in un gruppo di lavoro può dare molto sostegno agli insegnan-

ti prima e durante le attività con i bambini.

L'adulto è il mediatore dell'esperienza e deve poter svolgere il suo ruolo

con competenza e con serenità, privilegiando sempre la relazione affetti-

va con il bambino. Questo aiuto collettivo ci sembra una strategia ancor

più valida se si tratta di bambini: è importante poter rivelare le proprie

paure e conoscere quelle degli altri. A questo proposito riportiamo quan-

to detto da una bambina di prima elmentare riferendosi a Io non ho paura

di W. Birminham, libro scelto tra altri proposti, perché il protagonista dice

sempre di non aver paura nelle situazioni dove invece prova timore.

Chiedendo di spiegare perché il protagonista si comporti così, la bambina

risponde :" E' perché si vergogna di dirlo agli zii…non bisogna dire di aver

paura". Noi pensiamo invece che i bambini debbano poter manifestare le

proprie emozioni, senza doversene vergognare.

Sappiamo che le paure accompagnano l'intera vita umana, ma viviamo in un

mondo in cui l'immagine è importantissima e la fragilità non è accettata.

Impressionare, dimostrare di avere il controllo della situazione sembrano essere gli

elementi per vivere e realizzarsi […]. Analizzare, capire e ridimensionare le paure

dentro ciascuno di noi con ragione e anche con creatività, aiuta invece a crescere

e ad avere un corretto equilibrio con se stessi e con gli altri.

Marilisa e Daniela, insegnanti della scuola elementare “Tommaseo”

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Non dimentichiamo che

molto spesso i bambini

richiedono storie di paura;

come del resto gli adulti

che ricercano emozioni

paurose, non solo nei libri

ma anche nei film, nei gio-

chi, sulle giostre…

in tal modo questa emozio-

ne si trasforma in una prova

ludica, in una finzione esorcizzante.

Fin da piccola l'emozione della paura non mi impauriva: Anzi!

Vivevo in campagna, in un ambiente rurale dove le storie erano l'unico intratteni-

mento serale dei grandi verso i piccoli, erano sempre storie con elementi di paura:

il diavolo, il lupo, la strega. Venivano narrate di solito nella stalla, era il posto più

caldo d'inverno.

Maria Grazia , insegnante della scuola dell'infanzia di strada Mongreno

Esiste l'eroe senza paura? Ne dubitiamo. Riteniamo che l'individuo che non

ha paura di nulla sia un soggetto che forse ha molti problemi. Dietro

un'apparente onnipotenza probabilmente nasconde una grande immatu-

rità, l'incapacità di riconoscere i propri limiti.

C'era una volta un ragazzetto chiamato Giovannin senza paura, perché non aveva

paura di niente…Finché un giorno non gli successe che, voltandosi, vide la sua

ombra e se ne spaventò tanto che morì.

I. Calvino, Fiabe Italiane

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Pensiamo ad esempio alla figura del "bullo", prepotente e prevaricatore,

che conferma il suo senso di sicurezza opprimendo i più deboli. E' un finto

coraggioso in quanto il vero eroe non sottovaluta la paura; per riuscire a

dominare e reagire efficacemente a questa emozione, anzi, è bene cono-

scere a fondo le proprie emozioni e i propri limiti nell'affrontarle.

Le fiabe, in particolare, indicano che l'eroe, quando agisce, preferisce

attendere il momento propizio piuttosto che usare la mera forza e l'impul-

so immediato; usa quindi l'astuzia, la

fuga, cerca gli aiutanti più idonei al

raggiungimento del suo scopo,

come nelle storie di Corpo senza

l'anima, Fantaghirò persona

bella, La barca che va per

mare e per terra che trovia-

mo nella raccolta di fiabe

italiane di Italo Calvino.

Anche nella letteratura con-

temporanea ci sono dei testi

con personaggi "senzapaura",

come accade in Sognasogni Zing

di P. Ridley, dove il protagonista si

definisce "super" e niente gli fa

paura sino a quando, malconcio, dopo

una serie di disavventure, si guarda allo

specchio e si spaventa della sua immagine.

E proprio pensando ai timori e ai disagi dei bambini, lo

scrittore Guido Quarzo (con il quale gli insegnanti dei laborato-

ri di lettura hanno effettuato dei corsi di aggiornamento sulla letteratura

contemporanea per ragazzi), sostiene che è impossibile non tenere conto

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di un autore come Ridley, per il suo modo di affrontare storie metropoli-

tane di bambini che vivono in ambienti esasperati e del loro rapporto con

gli adulti.

Le mille immagini paurose che si formano nella mente dei bambini sono

fondamentalmente rappresentazioni del timore di separazione, di distru-

zione, di sensi di colpa, di paura di perdere l'affetto dei genitori; spesso le

paure prendono la forma di esseri che fungono da "babau", si manifesta-

no dunque usando delle maschere.

Queste figure che impersonano le paure dei bambini (e non solo) possono

essere prese direttamente dalla natura, dal folklore, dalla religione, dai

mezzi di comunicazione, dagli adulti vicini.

Le rappresentazioni paurose dei bambini a volte sono più terribili di quan-

to possiamo immaginare

Questa notte ho fatto un sogno così pauroso che non lo posso neanche raccontare.

Tommaso, 5 anni

Quali sono le paure più ricorrenti nei bambini? La nostra esperienza si basa

sugli interventi dei bambini e degli insegnanti che nel tempo hanno fre-

quentato il laboratorio. Possiamo iniziare considerando che molti bambini

hanno paura del buio (inquietudine che spesso è presente anche nell'età

adulta), in quanto il buio spaventa sia per i pericoli oggettivi e reali che

per quelli fantasmatici.

E' un timore innato nell'uomo. E' lo stato in cui più si è indifesi.

Anticamente, quando " il buio era più buio", l'uomo sapeva di poter esse-

re aggredito più facilmente da animali e da nemici e più difficoltoso era

muoversi in un ambiente i cui confini con la notte apparivano indefiniti.

Nel corso del tempo, il timore del buio si è trasformato da problema pre-

valentemente reale a problema più psicologico. Oggi il buio è il distacco

dalla realtà, dalle persone care e, nel buio, ombre e luci possono trasfor-

marsi in mostri.

L'ambiente conosciuto può diventare il luogo fantastico delle paure, come

succede ad esempio in Il piccolo fantasma di Pip Parker di A. Fine ed il buio è

legato al sonno, alla comparsa dei sogni ed i sogni non sono sempre sereni.

Nel sogno gli impulsi e i desideri repressi del giorno si manifestano in

maniera più o meno violenta in quanto la coscienza - pur intervenendo a

condannare impulsi inaccettabili - non esercita più un controllo severo. La

paura compare allora come difesa e si manifesta a volte con l'incubo o il

risveglio improvviso.

Le figure paurose legate alla notte non sono solo proiezioni, simboli delle

paure del bambino, ma hanno anche delle radici storico-culturali: l'Uomo

Nero serviva anticamente a convincere il bambino a non allontanarsi trop-

po da casa, ad avere cautela nel lasciarsi avvicinare da estranei. Poteva

essere una protezione per l'incolumità del bambino. Oppure si usava la

strategia di spaventare realmente il bambino per "farlo star buono" e per

dare maggior potere all'adulto. Vediamo ora quali “maschere” compaiono

prevalentemente nei sogni, nei disegni, nelle fantasticherie, nei racconti

dei bambini:

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Fantasmi e scheletri sono figure che l'umanità ha creato per rappresen-

tare il legame vita-morte e soprattutto la conferma dell'esistenza di un

aldilà; è il messaggio che sancisce la necessità del distacco tra vivi e morti,

della elaborazione del lutto, dell'impedimento per i morti di ritornare nel

mondo. Il fantasma è una figura inquieta, insoddisfatta, legata al rimorso

dei vivi: essa è vittima di errori insanabili quindi può rappresentare la ven-

detta dei morti per le colpe dei vivi.

Streghe, orchi, mostri rappresentano figure di pericolo, di divorazione, le

pulsioni negative, il genitore nel suo aspetto non gradito e quindi, in quel

momento, cattivo.

Il lupo può collegarsi alla paura fisiologica del bambino piccolo per gli ani-

mali (soprattutto se di grosse dimensioni).

A volte è anche una figura di seduzione come in Cappuccetto Rosso.

Queste figure diventano più forti quando siamo in presenza di insicurezza

o carenza nella sfera affettiva. Sono paure che non hanno tempo, com-

paiono nei bambini di oggi come in quelli di ieri. Ma ci sono paure nuove

nei bambini di oggi?

Si potrebbe dire che in primo piano c'è il pedofilo (termine utilizzato dai

bambini più grandi, mentre i più piccoli continuano a riferirsi alle figure

di lupo, orco, strega…), seguono il ladro, lo zingaro, la guerra, gli agenti

atmosferici (fulmini, terremoti). Si tratta davvero di paure "moderne"

oppure sono solo più evidenti grazie ai mass media?

La professoressa Carla Gallo Barbisio, docente presso il Dipartimento di

Psicologia dell'Università di Torino, durante un corso sulle paure infantili,

ha sottolineato che i bambini di oggi sanno raccontare (oralmente o con i

disegni) molto meno rispetto ai bambini di vent’anni fa,

In particolare la categoria più interessata è quella del tempo: oggi i rac-

conti sono più sintetici, vengono usate meno sequenze temporali e la nar-

razione riguarda soprattutto il presente, l'oggi.

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I bambini di ieri si riferivano spesso ad eventi del passato ed i loro raccon-

ti (sia verbali che disegnati) erano più ricchi di particolari.

Da una tesi presentata da una studentessa del Dipartimento di Psicologia

dell'Università di Torino sembrerebbe che questo impoverimento narrativo

sia più evidente nei bambini di città rispetto a quelli dei comuni rurali.

Bisogna considerare inoltre che molto spesso i libri per bambini sono ric-

chi di illustrazioni e che queste (come per le scene dei film), possono esse-

re difficilmente controllate dal piccolo lettore. Con l'immaginazione sia il

bambino che l'adulto creano le loro immagini paurose nella misura in cui

le possono sopportare, ma con l'illustrazione si dipende dall’immaginario

di qualcun altro e questo, a volte, può essere troppo intenso.

Talvolta invece ci sono immagini che attenuano la figura negativa o la

sdrammatizzano.

Ho paura del mostro verde che vuole portarmi via.

Arianna, 5 anni

Abbiamo raccolto le "voci" di alcuni bambini, i disegni e i commenti ad

alcune storie lette dagli insegnanti e a racconti inventati da loro.

Per quanto riguarda la fascia di età che va dai 4 ai 6 anni le paure ricor-

renti sono: i mostri, i fantasmi, le streghe, gli scheletri, gli insetti, il perder-

27

si per strada, l'essere divorati o portati via.

Per i più grandi - fino ai 9 anni - le paure prevalenti riguardano i pedofili,

i ladri, il buio, la morte, l'essere imprigionati, il perdersi, l'essere divorati o

portati via, gli animali feroci e le bombe. Non compaiono, di fatto, grandi

differenze tra le due fasce d’età.

Ho paura che degli estranei vengano a casa mia quando non ci siamo e ci rubino

qualcosa. [dagli Stati Uniti, ndr]

Federico, 8 anni, periodo successivo all'11 settembre 2001

Ho paura delle valanghe, del fulmine e dei pirati.

Francesco 8 anni

Ho paura del buio e ogni notte sogno che i miei pupazzi si muovano e quando ho

aperto gli occhi mi sembra che i pupazzi chiudano e aprano le palpebre…

Bianca, 8 anni

Ho sognato che mi ero perso al mercato perché mio fratello mi aveva detto di

nascondermi, io l'ho fatto ma poi ero da solo, per

fortuna mi hanno cercato…

Gianluca, 5 anni

28

29

Ho sognato che due ladri mi avevano legato sui

binari e il treno mi stava schiacciando.

Giorgio, 5 anni

Ho sognato che la mummia mi ha messo

in un pentolone e mi ha trasformato in

uno schelotto [scheletro, ndr.]

Elena, 5 anni

Ho paura della bomba perché esplode e fa morire tutti, l'ho visto in televisione.

Matteo, 7 anni

Il vulcano mi fa tanta paura perché mentre dormo tranquillo lui fa partire la luna

che va giù e io scappo terrorizzato ma la casa non si può spostare e crolla.

Stefano, 5 anni

Ho paura dei morti e dei vampiri.

Sara, 8 anni

‘Che paura!’ dice Hänsel. ‘Siamo persi’ dice Gretel. ‘Che fame! Vorrei mangiarli tutti

e due! Pure le ossa!’.

Ettore, 5 anni, commento a un disegno

Io ho paura dei pedofili.

Roberto,8 anni

La notte Dracula dice al mostro a due teste di andare in tutte le case dei bambini

e li spaventano con i loro occhi rossi e neri.

Alessandro, 5 anni

capitolo 3

Linus e la sua coperta: la paura del distacco

In un certo reame viveva una volta un mercante.Visse con la moglie dodici anni, ma nacque solo una bambina, la bella Vassilissa.

Quando la madre morì la bambina aveva otto anni.Sul letto di morte la mercantessa chiamò a sé la figlia,

trasse da sotto le coperte una bambola, gliela diedee disse: “Ascolta piccola Vassilissa! Ricorda e adempi le mie ultime parole.

Io muoio, e insieme alla materna benedizione ti lascio questa bambola;tienila sempre vicina a te e non mostrarla a nessuno;

e se ti capiterà qualche malanno, dalle da mangiare e chiedile consiglio.Essa mangerà e ti dirà come tirarti fuori dai pasticci”.

Poi la mamma baciò la figlia e morì.

A. N. Afanasjev - Vassilissa la bella

Una delle paure presenti nell'individuo, adulto o bambino che sia, è la

paura del distacco. I distacchi (brevi, lunghi, definitivi) in ogni caso hanno

a che fare con la sofferenza.

E' importante riflettere sul significato e sull'importanza delle persone con

cui si ha un rapporto affettivo intenso e profondo, per capire quanto sia

difficoltoso e traumatico il passaggio dalla dipendenza all'autonomia.

Il bambino, nei primi mesi di vita, ha un rapporto simbiotico di totale

dipendenza con la figura di attaccamento, la madre.

Crescendo si relazionerà con diverse persone (l'altro genitore, i fratelli, i

nonni, la baby sitter, ecc....) e un po’ per volta inizierà a vivere i suoi primi

distacchi. Molto dipenderà dal tipo di distacco: dalla durata, dall'ansia

della madre nell'affidare il figlio ad altre persone, da come queste altre

31

persone accolgono il bambino.

Conoscono bene questa situazione le educatrici dei nidi, le insegnanti di

scuola dell'infanzia e, anche se in misura minore, gli insegnanti che rice-

vono i bambini in prima elementare (perché molto probabilmente il bam-

bino ha già vissuto precedenti esperienze emotive analoghe).

Non a caso negli ultimi anni hanno acquistato sempre più importanza attivi-

tà di collegamento nei passaggi tra i vari tipi di scuola, con particolare atten-

zione, quindi, all'accoglienza e al momen-

to del distacco.

Anche in alcuni libri per bambini

viene affrontata questa pro-

blematica.

Ne Il mio padrone va

a scuola di A. Traini

un cagnolino

narra come il suo

"padrone piccolo"

si prepara per anda-

re a scuola e cosa cambia

in seguito a questa prova. In

Pina va all'asilo di L. Cousins e in Spotty va

a scuola di E. Hill le varie attività scolastiche sono

presentate in modo divertente e colorato, mentre in Viva

la scuola di Z. Ross e T. Ross e ne Il primo giorno di scuo-

la di O. de Vleeschonwer e A. Tonnac si raccontano le

ansie e le preoccupazioni causate dal distacco con

la mamma, le scuse che si possono inventare per

evitare l'impatto con un mondo sconosciuto, ma

anche il superamento delle difficoltà e il desiderio di

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continuare l'esperienza rivelatasi positiva.

Nel corso degli anni, leggendo ed analizzando molti libri e molti racconti

per bambini ci siamo trovate d'accordo, anche con gli insegnanti che fre-

quentano il laboratorio, che le separazioni e le conseguenti difficoltà ad

affrontare questo tema, sono esposte in modo diverso nei vari generi let-

terari.

Nelle fiabe, ad esempio, il distacco volontario (quando l'eroe decide di

allontanarsi dal proprio ambiente) o subìto (se all'eroe è imposta la par-

tenza), costituisce l'inizio di una serie di prove che mettono a repentaglio

la vita stessa del protagonista. L'incontro con personaggi ostili, l'attraver-

samento o la permanenza in luoghi avversi, la solitudine, pongono in risal-

to la fatica, la sofferenza, la disperazione che l'individuo è costretto a sop-

portare per dimostrare a se stesso e agli altri non solo la capacità di

affrontare gli eventi, ma anche il sollievo, la gratificazione e il senso di

realizzazione che dà il lieto fine.

Nei racconti d'autore contemporaneo invece, a volte, abbiamo riscontrato

che i momenti di tensione dovuti a situazioni difficili tendono ad essere

minimizzati o risolti rapidamente. In quei casi ci è sembrato che fosse più

33

un'esigenza dell'adulto limitare e contenere le ansie e le paure dei bambi-

ni, forse per un senso di protezione nei loro confronti.

Nella vita, però, il bambino non si trova a dover affrontare solo il distac-

co graduale dalla madre in condizioni normali e di relativa serenità, ma

anche distacchi lunghi e, a volte, in situazioni traumatiche.

Fiorella, un'insegnante che lavora nel Gruppo Gioco in Ospedale, ha spie-

gato come i bambini ricoverati spesso vivano uno stato d'ansia e di

depressione:

Nel ricovero ospedaliero, il rapporto tra la famiglia e il bambino viene interrotto e,

a volte, come nel ricovero d'urgenza, anche molto bruscamente.

E' difficile che il bambino riesca a spiegarsi il motivo dell'allontanamento per cui

finisce per pensare di essere castigato o addirittura abbandonato, quindi può arri-

vare a nutrire forti risentimenti nei confronti della madre e dei familiari che lo

lasciano solo in un momento difficile e di grande sofferenza.

Per i bambini al di sotto dei quattro anni (età che coincide anche con l'inizio del-

l'autonomia nei rapporti coi genitori) il ricovero può avere effetti negativi di regres-

sione come ad esempio problemi di alimentazione, sonno, enuresi che possono

avere ripercussioni anche in tempi successivi.

Inoltre, in ospedale, il bambino si trova in presenza di persone estranee che inter-

vengono sul suo corpo, procurandogli dolore.

E’ molto probabile che il bambino, in queste condizioni, non si fidi più di nessuno,

nemmeno delle persone alle quali vuole più bene.

Da un po' di tempo, però, la preparazione del personale ha favorito il miglioramen-

to degli ambienti e dell’organizzazione, con l'introduzione di momenti educativi e

di gioco, permettendo ai genitori di stare sempre accanto al bambino e alleviarne

il dolore fisico e psichico.

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Ci sono bambini che dimostrano un attaccamento pressante nei confron-

ti dei genitori quando c'è il timore che le figure di attaccamento non siano

disponibili.

Il libro di B.M. Joosse Mamma mi vuoi bene? esemplifica chiaramente l'an-

sia e il desiderio del bambino di essere rassicurato più volte sull'amore

materno.

Una certa apprensione e preoccupazione si possono verificare anche

quando in famiglia arriva un fratello o una sorella.

Il figlio maggiore può temere che le cure e l'affetto siano riservati al figlio

minore, e di conseguenza subentra il timore di essere trascurato e abban-

donato a se stesso.

In effetti i neonati assorbono una quantità enorme di tempo e di energie,

tanto che i genitori possono veramente trascurare temporaneamente l'al-

tro figlio.

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Ad esempio in Lara e il leone cattivo di A. Cottringer la rabbia, l'aggressi-

vità, la gelosia nei confronti della sorellina viene esteriorizzata attraverso

la figura di un leone che sparirà nel momento in cui Lara accetterà la

sorella minore.

Ne La principessa numero due di G. Wagener il tentativo di eliminazione

della sorella è esplicitato chiaramente senza uso di metafora. E' evidente,

nella storia, che il desiderio di escludere la rivale è finalizzato all'acquisi-

zione totale delle attenzioni, dell'amore dei genitori.

A proposito di problemi di rapporto coi fratelli minori, un bambino, dopo

aver ascoltato una storia in laboratorio ha detto:

Dalla parte del muro faccio dei bei sogni, dalla parte di mio fratellino faccio brut-

ti sogni.

Damiano, 6 anni

Nelle fiabe popolari il tema della gelosia tra fratelli è molto comune. Però, a

differenza dei racconti contemporanei dove è

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il fratello maggiore a sentirsi trascurato e abbandonato, di solito è il fratello

minore a subire le angherie più feroci.

Un attaccamento ansioso può anche essere manifestato dai bambini quan-

do si accorgono che i genitori litigano e c'è il rischio della separazione.

Il timore può essere reale o immaginario ma in ogni caso crea una situa-

zione di disagio e preoccupazione da parte dei figli.

Quando il timore di essere abbandonati si concretizza, i figli possono rea-

gire con rabbia e aggressività e non è escluso che vivano la rottura del rap-

porto dei genitori con senso di colpa, pensando di essere la causa del fal-

limento del rapporto di coppia. E' possibile, inoltre, che i ragazzi si debba-

no adeguare a nuovi vissuti che non tengono conto dei loro bisogni.

Spesso la separazione tra i genitori è un problema di tutta la famiglia, che

coinvolge anche i figli.

Se le separazioni vengono affrontate ridefinendo i rapporti tra i compo-

nenti della famiglia, i figli -così rassicurati - sanno che possono contare

comunque sulla continuità del rapporto affettivo di tutti e due i genitori.

Il bambino, quando i genitori si separano, si sente fallito perché è crollato concre-

tamente il mondo, ma concretamente verrà ricostruito se si troverà il modo di non

lasciarlo solo con i suoi problemi.

Angela Fioretti, neuropsichiatra infantile

L'editoria infantile si è adeguata alla realtà odierna e, infatti, non è diffi-

cile trovare nei libri, anche per bambini piccoli, vicende di vita familiare

quotidiana con la presenza di un solo genitore come ad esempio in Super

papà di Parker e Hoban e Papà, posso avere un elefante? di Wolf e Petrone

oppure Tutti al mare? di Luciani e Tharlet.

37

Ancora più grave può esse-

re la condizione di un bam-

bino che subisce la perdita

di una persona amata. In

questi casi non è raro sco-

prire che i bambini non

vengono informati subito

dell'evento luttuoso e, di

solito, più il bambino è pic-

colo più si tende ritardare

questo momento. Se, poi gli adulti cercano anche di nascondere il dolore,

allora il bambino potrebbe essere portato a negare la realtà della morte.

Crediamo invece che sia importante non escludere il bambino dai momen-

ti dolorosi che possono colpire una famiglia, affinché anche il bambino sia

incluso nell'elaborazione del lutto e la sofferenza possa essere condivisa e

accettata.

A tale proposito, in laboratorio alcuni anni fa, abbiamo vissuto un'espe-

rienza toccante con una classe di scuola elementare che seguiva un nostro

percorso didattico.

Dopo la lettura di una fiaba avventurosa con un eroe molto attivo - Corpo

senza l'anima, tratta dalle fiabe italiane di Calvino - i bambini espressero

pareri sui vari personaggi individuando caratteristiche, approvando alcuni

comportamenti, criticandone altri.

La discussione si spostò poi sulla figura dell'antagonista, il mago che si

chiama “Corpo senza l'anima". I bambini provarono a darsi delle spiega-

zioni su come poteva essere e comportarsi un mago senza l'anima.

Un bambino, rimasto silenzioso fino a quel momento, trovò l'occasione per

parlare di sua madre, morta qualche mese avanti. Finalmente riusciva ad

esprimere un grande turbamento segreto: non aver potuto salutare la sua

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mamma, prima che morisse. Era successo che, con l'aggravamento della

malattia, il padre aveva chiesto la collaborazione alla nonna, la quale

aveva sostituito la figura materna nella vita di tutti i giorni. Il bambino

non aveva più visto la madre e non aveva partecipato al suo funerale.

La famiglia, cercando di proteggere il bambino, gli aveva evitato di pren-

dere commiato dalla mamma. Evidentemente quello spunto gli offriva

l'opportunità per parlare del dolore che si portava dentro.

Nella tradizione orale, nelle fiabe e nelle filastrocche, invece, la morte viene

evocata con molta naturalezza come, appunto, un evento ineluttabile che

fa parte della vita. E' considerata e inserita nelle vicende diverse con cui ogni

personaggio entra in relazione e interagisce.

Ecco alcuni esempi significativi, desunti da fiabe, ninne nanne e filastrocche.

Un mugnaio lasciò per eredità ai suoi tre figli solo il mulino, un asino e un gatto…

C. Perrault, Il gatto con gli stivali

C'era una volta un gentiluomo, il quale aveva sposato in seconde nozze la donna

più altezzosa e arrogante che mai si fosse vista. Ella aveva due figlie del suo stes-

so carattere, che le rassomigliavano in ogni cosa. Anche il marito aveva una figlia,

ma d'una dolcezza e una bontà da non farsene un'idea: in questo aveva preso dalla

mamma, ch'era stata la creatura più buona del mondo…

C. Perrault, Cenerentola

C'era una volta un re, che aveva tre figli: due erano accorti e giudiziosi, ma il terzo

parlava poco, era ingenuo, e lo chiamavano Grullo. Quando il re diventò vecchio e

debole e pensò alla sua fine, non sapeva quale dei figli dovesse succedergli nel

regno e disse loro:“Andate, chi mi porterà il tappeto più sottile, dopo la mia morte

sarà il re”

J. e W. Grimm, Le tre piume

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Si racconta che c'era un marito e una moglie, e avevano due figli, maschio e fem-

mina. Morì la moglie, e il marito passò a seconde nozze; e la nuova moglie aveva

una figlia orba da un occhio.

I. Calvino,.Fiabe italiane, “Il vitellino dalle corna d'oro”

Fai la nanna, bambinello,

che ti canto una novella

d'un bellissimo agnellino,

bianco e liscio e bel musino;

se ne andava ritto e snello

a bere l'acqua d'un ruscello.

Ma da un buco, cupo

Esce fuori un grosso lupo:

alla morte lo condanna;

bambinello fai la nanna,

bambinello fai la nanna.

da T. Saffioti(a cura di), Le ninne nanne italiane

Ninna nanna sette e venti,

il bambino s'addormenti,

s'addormenta e fa un bel sonno

e si sveglia domani a giorno.

Con 'sti figli 'un c'è pace,

la pappetta non gli piace.

Che pazienza che ci vo,

bello e citto e la mamma no.

Mamma ieri, mamma ieri,

e le sporte 'un son panieri,

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e panieri 'un son le sporte

e la vita non è la morte.

E la morte 'un è la vita,

la canzone gli è già finita.

Nina nana bel popin

pien de caca e de pissin,

fa la nana sul cossin

su 'n te'l pra' de me cosin.

Mè cosin no'l vol che bala

Perché è mort la so cavala,

perché è mort el so bobò, (papà)

per dispeto balerò.

da A.Mari, V.Savona, M.L. Straniero,

Sotto la cappa del camino

Giro, giro tondo

Cavallo Imperatondo

Cavallo d'argento

Che vale cinquecento,

centocinquanta

la gallina canta.

Lasciatela cantare

la voglio maritare.

Le voglio dare il Sole.

Il Sole è troppo forte!

Le voglio dar la Morte.

La Morte è troppo scura!

Le voglio dar la Luna.

41

La Luna è troppo bella!

Il Cielo sta lassù:

dai un bacio a chi vuoi tu!

da M.G. Brunetti (a cura di), Stella, stellina la notte si avvicina… e tante belle fila-strocche

Lampada, lampa,

chi muore chi campa,

chi campa chi muore,

San Salvatore.

A terra!

Grillo grillo moro

Vieni sul filo d'oro

E se tu non ci verrai dentro il buco morirai.

da F.Lazzarato, Staccia buratta, la micia e la gatta…

Fra i racconti contemporanei che affrontano questo argomento - pochi in

verità per i bambini in età prescolare - si può citare Amici di E. Dale.

E' la storia di un bambino cui muore il cane; siccome è molto dispiaciuto,

la mamma gli propone di prenderne un altro. Inizialmente il bambino

rifiuta, poi accetterà: la nuova cagnolina lo renderà di nuovo felice.

Un altro esempio ci viene da I fiori della nonna di M. Muheim. E' una sto-

ria molto lineare: una nonna vive sola in città; possiede idee e fantasia che

mette in pratica anche nella realizzazione del suo balcone; quando la

nonna non ci sarà più, il suo ricordo vivrà attraverso il balcone fiorito.

Ottica completamente differente e genere diverso (fumetto) per affronta-

re lo stesso argomento in Fred di P. Simmonds.

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Questo libro ci è stato presentato da Rita Valentino Merletti, scrittrice ed

esperta di letteratura per l'infanzia, durante un corso di aggiornamento.

La storia a fumetti racconta la vicenda di fratello e sorella tristi per la

morte del vecchio gatto. Dopo il rituale del funerale, i bambini sentono la

sua mancanza e ne parlano tra loro come di un gatto pigrone. I due, nella

notte, scoprono con stupore che il loro Fred aveva avuto una seconda vita.

Abbiamo discusso e ci siamo trovate d'accordo su quanto sia significativo

individuare, in situazioni reali analoghe, come possa essere vissuto un

lutto e l'importanza di continuare a parlarne.

Nella storia di Fred i bambini provano sollievo nel raccontare episodi di

vita del loro gatto e nel trovare tanti amici gatti che lo conoscevano. In

effetti condividere con altri i ricordi e ciò che di buono ha trasmesso chi

ci ha lasciato, oltre a consolare, può essere un aiuto per l'elaborazione del

lutto.

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Capitolo 4

Ridi che ti passa!

Ninna-nanna la notte è buiama non fa nessuna paura

perché la notte neraè solo un giorno vestito da sera.

detta da Clara, 8 anni

Molti testi per bambini affrontano il tema della paura attraverso l’uso del-

l’ironia o della comicità, cercando di sdrammatizzare figure inquietanti o

situazioni problematiche.

Ma “giocare” con le paure è possibile solo quando il bambino ha già spe-

rimentato distacchi e ritorni, ha fantasticato molto e ha un bagaglio di

esperienze sufficientemente ampio da permettergli di stravolgere la real-

tà conosciuta e quindi riderne, cogliere le sfumature ironiche, trovare

soluzioni creative.

I bambini amano i personaggi cattivi (lupo che mangia, mostri che catturano…) e

non vogliono cambiarne il ruolo perché sono convinti sia positivo che questi per-

sonaggi siano “furbi” e riescano ad ingannare (come il lupo che si traveste da

nonna). I bambini hanno bisogno della figura trasgressiva, perché rappresenta la

parte negativa di noi che dobbiamo censurare.

Anche nell’esperienza d'invenzione di storie, i bambini usano come protagonisti

personaggi che fanno paura e compiono azioni negative, trasferendo su di loro gli

impulsi che sono costretti a reprimere.

insegnanti della scuola dell'infanzia di via Barletta

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Come abbiamo già sottolineato più volte le fiabe di paura permettono

anche l’affiorare di contenuti inconsci (il lupo può diventare simbolo di

altro) che possono essere verbalizzati.

I testi che evidenziano una visione

diversa del lupo (timido, impaccia-

to, ridicolo, buono…) possono

aiutare ad affrontare su

un piano cosciente le debo-

lezze o i timori di ognuno di

noi e scaricare nel riso le tensio-

ni relative alle paure.

Imparare a lasciar-

si andare, ridere

della realtà,

può aiutare a sorridere anche di sé stessi e dei propri limiti. Ridere di qual-

cuno o di qualche cosa dà la sensazione di possedere l’altro, che diventa

“oggetto”. Così chi ride sente di avere la situazione in mano.

Partendo dalla derisione di aspetti inquietanti della vita il bambino pren-

de possesso della realtà che lo circonda e forse impara anche a sdramma-

tizzare le difficoltà.

L’aggressione umoristica rivolta all’esterno è liberatoria sia perché consen-

te di scaricare una tensione interna spiacevole, sia perché permette di

recuperare la propria autostima.

Il bambino sente di padroneggiare la situazione e di potercela fare ad

affrontarla.

Quindi anche la gioia, il divertimento, il gioco (verbale e non…) possono

aiutare ad affrontare le paure, dando suggerimenti creativi molto più effi-

caci delle risposte razionali (ad es. “Non devi avere paura!”).

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Quindi non si tratta di optare solo per la lettura di fiabe di paura o solo di

storie divertenti, ma muoversi in entrambi gli ambiti, valutando quando è

meglio proporre un testo rassicurante o un testo “da brivido”, anche ascol-

tando le esigenze dei bambini.

Teniamo presente che ogni bambino (come ogni adulto) ha delle preferen-

ze, per cui dobbiamo offrire la possibilità di avere a disposizione molto

materiale per poter davvero scegliere.

Per le letture ad alta voce a un gruppo di bambini non dobbiamo mai tra-

scurare il momento successivo alla lettura, per poter scambiare - con emo-

zione e con divertimento - le nostre impres-

sioni e anche le nostre paure.

Lavorando sui testi che sdrammatizzano le

paure abbiamo individuato alcuni “filoni” sui

quali lavorare:

fiabe classiche con l’inserimento di situazio-

ni divertenti o finali variati:

Munari B., Cappuccetto rosso ,verde, giallo, blu

e bianco

Piumini R., Fiabe per occhi e bocca

Ross T., Cappuccetto Rosso

Ross T., Hänsel e Gretel

Ross T., Ricciolo d'oro e i tre orsi

racconti dove i ruoli sono invertiti (il personag-

gio solitamente buono diventa cattivo e

viceversa):

Boujon C., Le minestre magiche

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Lecaye A., Ahamm! Ti mangio

Larreula E., Le nozze della strega annoiata

Ramos M., Sono io il più forte

Stehr F., Le tre porcelline

Trivizas E., I tre piccoli lupi e il maiale cattivo

Wagener G., Lupacchiotto

racconti dove i bambini protagonisti (o gli animali) vivono avventure con

i mostri (o le paure) e li accettano, oppure li deridono e li sconfiggono:

Albaut C., Filastrocche per giocare alla paura

Bichonnier H., Pizzicamì, Pizzicamè e la strega

Mac Donald A., Che paura, Budino!

Parazzoli P., Aiuto che paura!

Filastrocche scacciamostri

Veldkamp T., 22 orfanelli

racconti dove l'immagine ha un

ruolo fondamentale:

Bradman T., Una famiglia di mummie

Corentin P., Pluf!

Grant D., Osler lo scheletrino e i dinosauri

Hawkins C.e J., La famiglia Spiritelli

Hawkins C.e J., Storie di mostri e fantasmi

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Per finire…

Ci piace concludere con le parole di Rosanna - insegnante della scuola del-

l'infanzia di Sassi - che ci racconta come è stata curata con le fiabe:

Quando ero piccola soffrivo di mal d’orecchi, ma nonostante questo non c'era verso

di farmi stare in casa; anche quando faceva freddo ero sempre in cortile.

Risento ancora la voce di mia zia Clementina: “Rosanna, ven an cà, che at ven mal

a l'orìa” [Rosanna, vieni in casa che ti viene male all'orecchio].

E non c'era verso di farmi mettere la cuffia di lana: pungeva e mi faceva brutta.

Quando avevo male strillavo come un'aquila e ricordo che mi curavano così: veni-

va a casa nostra una mamma che allattava; io, distesa sul sofà della cucina, attra-

verso le lacrime la vedevo tirar fuori la mammella e far scendere del latte in un cuc-

chiaio, lo versavano nell'orecchio dolorante e chiudevano con un fiocco di cotone.

Mentre aspettavamo che il medicamento facesse effetto, mia zia mi teneva in

braccio con la testa ben appoggiata al suo seno e mi raccontava una fiaba.

Era quasi sempre una fiaba di paura, doveva attirare la mia attenzione ed essere

più forte del mal d'orecchi: se si fermava ricominciavo a piangere.

Mi è rimasta impressa qualche frase:

" Pomo bel pomo, tu dormi placidamente, domani chi metterà piede sul primo gra-

dino sprofonderà, chi lo saprà, chi lo dirà, statua di marmo diventerà…"

" Per l'erba pimpinella mio fratello mi ha ucciso"

" La pì bela a l'è sota al vai, la pì bruta a l'è a caval " [La più bella è sotto il setac-

cio, la più brutta è a cavallo]

"Rin ran, el malavi a porta el san” [Rin ran, il malato porta il sano]

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Se le fiabe finivano con un banchetto di nozze, c'era sempre la frase:"…e mi che i

j'era darera a l'uss i son piame 'l cassul sel mus" [… e io che ero dietro l'uscio mi

sono preso il mestolo sul muso].

All'ultima visita specialistica l'otorino disse:" Non va tanto bene, ci deve essere

stata un'otite curata male".

E' vero, però in compenso le fiabe hanno consolato la mia infanzia.

I seminari di formazione e aggiornamento degli insegnanti dei laborato-

ri di lettura sul tema e le problematiche legate alla paura, sono stati

condotti da:

prof.ssa Carla Gallo-Barbisio, docente presso il Dipartimento di Psicologia

dell'Università degli Studi di Torino

dott.ssa Angela Fioretti, neuropsichiatra infantile

Rita Valentino Merletti, studiosa di letteratura per l'infanzia

Guido Quarzo, scrittore di libri per ragazzi

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Si ringraziano...

I bambini delle scuole dell'infanzia municipali di via Barletta e di via

Rubino e della scuola elementare Tommaseo - classe III B, per aver contri-

buito alla realizzazione di questa pubblicazione con disegni, testi e com-

menti.

Si ringraziano inoltre - per la disponibilità e il contributo della loro espe-

rienza - le insegnanti:

Franca Bay, Cristina Benintendi, Nora Ciaramella, Anna Ciquera, Maria

Elisabetta Conte, Anna Cuccu, Maria Grazia Daniele, Rita Delsant, Maria

Rosaria Di Rosa, Claudia Ferraris, Daniela Ferraro, Giuliana Fontanarosa,

Rosanna Fracchia, Claudia Gaetti, Tiziana Garbuio, Alida Lerda, Giovanna

Locatelli, Daniela Martignoni, Marisa Pastore, Giovanna Pirra, Fiorella

Prati, Maria Scrivo, Antonella Serio.

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Bibliografia

Testi utili per l’approfondimento

Bernardi M., Tromellini P., La tenerezza e la paura, Milano 1996, Salani

Bettelheim B., Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicana-

litici delle fiabe, Milano 2003, Feltrinelli

Bowlby J., Attaccamento e perdita (3 voll.), Torino 1999-2000, Bollati

Boringhieri

Canciani D., Sartori P., Crescere con crescere senza. Bambini e nuove fami-

glie. Come essere genitori?, Roma 1998, Armando

Centini M., Uomini e fantasmi, Milano 1998, Red Edizioni

Fraiberg S., Gli anni magici, Roma 1998, Armando

Gandini L., I babau, Milano, Emme Edizioni

Gallo Barbisio C. (a cura di), Il bambino diviso, Torino 1994, Tirrenia

Stampatori

Giani Gallino T., A come abuso, anoressia, attaccamento. Rappresentazioni

mentali nell’infanzia e nell’adolescenza, Torino 1998, Bollati Boringhieri

52

Goleman D., Intelligenza emotiva, Milano 1999, Rizzoli

Gordon T., Insegnanti efficaci. Il metodo Gordon: pratiche educative per

insegnanti, genitori e studenti, Firenze 1991, Giunti

Gordon T., Genitori efficaci. Educare figli responsabili, Molfetta 1994, La

Meridiana

Kast V., Le fiabe di paura. Il trauma della separazione e il rischio della sim-

biosi, Milano 1992, Red Edizioni

Kast V., L'esperienza del distacco, Milano 1996, Red Edizioni

Kindlon D., Thompson M., Intelligenza emotiva per un bambino che diven-

terà uomo, Milano 2002, Rizzoli

La Cecla F., Il malinteso, Bari 2003, Laterza

Oliverio Ferraris A., Psicologia della paura, Torino 1998, Bollati Boringhieri

Possanzini M. P., Addio Pan. Le paure dei bambini e le paure degli adulti,

dalla timidezza agli attacchi di panico, Firenze 2000, L'Autore Libri

Preuschoff G., Come capire e superare le paure dei bambini, Milano 2004,

Red Edizioni

Richter D., La luce azzurra, Milano, Mondadori

Rogge J. U., Quando i bambini hanno paura, Milano 1998, Pratiche

53

Valentino Merletti R., Leggere ad alta voce, Milano 2000, Mondadori

Valentino Merletti R., Raccontar storie, Milano 1998, Mondadori

Libri utilizzati durante le attività di laboratorio

Afanasjev A. N., Antiche fiabe russe, “Vassilissa la bella”, Einaudi

Albaut C., Filastrocche per giocare alla paura, Motta Junior

Bethlen J., La strega di ghiaccio e l'unicorno, Edicart

Bichonnier H., Pizzicamì, Pizzicamè e la strega, Edizioni EL

Birminham W., Io non ho paura, Mondadori

Boujon C., Le minestre magiche, Babalibri

Bradman T., Una famiglia di mummie, Mondadori

Briggs K., Fiabe popolari inglesi, "Il vecchio della casa bianca"

Brunetti M.G. (a cura di), Stella, stellina la notte si avvicina… e tante belle

filastrocche, La Sorgente

Calvino I., Fiabe italiane, “Naso d'argento”, “Giovannin senza paura”, “La

finta nonna”, “L'assassino senza mano”, “La barba del conte”, “Braccio di

54

morto”, “I tre racconti dei tre figli dei tre marcanti”, “Il paese dove non si

muore mai”, “Il lupo e le tre ragazze”, "Il vitellino dalle corna d’oro", "Zio

Lupo", "Corpo senza l’anima", Mondadori

Cottringer A., Lara e il leone cattivo, Castalia

Corentin P., Pluf!, Babalibri

Cousins L., Pina va all'asilo, Mondadori

Dahl R., Le streghe, Salani

Dale E., Amici, EL

De Vleeschonwer O., Tonnac A., Il primo giorno di scuola Bompiani

Farrè M., Soro A., Papà è un orco, Edizioni EL

Fine A, Il piccolo fantasma di Pip Parker, Bompiani

Gage W., Hafner M., Matilde e il fantasma, Edizioni EL

Gorbachev V., Tommaso e i cento lupi cattivi, Nord-Sud

Grant D., Osler lo scheletrino e i dinosauri, Edizioni EL

Grimm J. e W, Fiabe, “Raperonzolo”, “La fanciulla senza mani”, “Il fidanza-

to brigante”, "Le tre piume", Einaudi

55

Grimm J. e W., Routiaux C., Il lupo e i sette capretti, Mondadori

Grimm J. e W., Zwerger L., Hänsel e Gretel, C'era una volta

Hawkins C.e J., La famiglia Spiritelli, Einaudi

Hawkins C.e J., Storie di mostri e fantasmi, Edizioni EL

Hill E., Spotty va a scuola, Fabbri Editori

Kimura Y., In una notte di temporale, Salani

Impey R. Y., Kemp M., Chi c'è in soffitta?, Piccoli

Impey R. Y., Kemp M., L'Acchiappa Caviglie, Piccoli

Impey R. Y., Kemp M., Giochiamo a farci paura, Piccoli

Impey R. Y., Kemp M., L'Omone Piatto, Piccoli

Joosse B.M., Mamma mi vuoi bene?, Bompiani

Larreula E., Le nozze della strega annoiata, Bulgarini

Lazzarato F., Staccia buratta, la micia e la gatta…, Mondadori

Lecaye A., Ahamm! Ti mangio, Mondadori

Locatelli A., Gastone ha paura dell'acqua, Piemme

56

Luciani B., Tharlet E., Tutti al mare? Nord-Sud

Mac Donald A., Che paura, Budino!, La Margherita

Manning-Sanders R., Storie di streghe, NER

Manning-Sanders R., Il libro dei fantasmi, NER

Mari A., Savona V., Straniero M.L., Sotto la cappa del camino, Mondadori

Marks A., I tre porcellini , C’era una volta

Muheim M., I fiori della nonna, Fatatrac

Munari B., Cappuccetto Rosso, verde, giallo, blu e bianco, Einaudi

Parazzoli P., Aiuto che paura! Filastrocche scacciamostri, Bompiani

Parker K., Hoban K., Superpapà, Edizioni EL

Perrault C., Battut E., Barbablù, Bohem Presse Italia

Perrault C., Claverie, J. Barbablù, Emme

Perrault C., I racconti di Mamma Oca, "Il gatto con gli stivali",

"Cenerentola", Einaudi

Piumini R., Fiabe per occhi e bocca, Einaudi

57

Ridley P., Sognasogni Zing, Mondadori

Ramos M., Sono io il più forte, Babalibri

Ross T., Cappuccetto Rosso, Edizioni EL

Ross T., Hänsel e Gretel, Edizioni EL

Ross T., Ricciolo d'oro e i tre orsi, Edizioni EL

Ross Z. e T., Viva la scuola, Piemme

Saffioti T. (a cura di), Le ninne nanne italiane, Einaudi

Sendak M., Nel paese dei mostri selvaggi, Babalibri

Shurmans H., Plotter a lezioni di nuoto, Ape Junior

Simmonds P., Fred, Mondadori

Stehr F., Le tre porcelline, Babalibri

Traini A., Il mio padrone va a scuola, Emme

Trivizas E., I tre piccoli lupi e il maiale cattivo, Castalia

Ungerer T., Il gigante di Zeralda, Mondadori

Veldkamp T., 22 orfanelli Lemniscaat

58

Wagener G., La principessa numero due, Edizioni Arka

Wagener G., Lupacchiotto, Edizioni Arka

Wolf J., Petrone, Papà, posso avere un elefante?, Piemme

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Indice illustrazioni

pagina 4

illustrazione di T.Ross da I. Whybrow, Manuale di cattiveria per piccoli lupi,

Bompiani (pag. 97)

pagina 10

disegno di Bianca, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagina 12

interno del laboratorio di lettura "Le Masche"

pagina 13

disegno di Sara, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagina 14

interno del laboratorio di lettura "Le Masche"

pagina 15

disegno di Sara, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagina 16

disegno di Antonio, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagina 19

disegno di Elena, 5 anni, scuola municipale dell’infanzia di via Rubino

pagina 20

disegno di Roberto, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagina 22

interno del laboratorio di lettura "Le Masche"

pagina 23

disegno di Giorgio, 5 anni, scuola municipale dell’infanzia di via Rubino

pagina 24

illustrazione di A. G. Ferreri da A. Fine, Il piccolo fantasma di Pip Parker,

Bompiani

60

pagina 27

illustrazione di G. Orecchia da P. Parazzoli, Aiuto che paura!, Bompiani

pagina 28

disegno di Irene, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagina 29

disegno di Alessia, 5 anni, scuola municipale dell’infanzia di via Rubino

pagina 30

disegno di Camilla, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagine 32 e 33

illustrazione di E. Hill da Spotty va a scuola, Fabbri

pagina 35

disegno di Valentina, 13 anni, Ospedale Infantile "Regina Margherita"

pagina 36

illustrazione di R. Ayto da A. Cottringer, Lara e il leone cattivo, Castalia

pagina 38

interno del laboratorio di lettura "Le Masche"

pagina 41

illustrazione di T. Ross da T. Healey, Il mostro senza nome, Mondadori

pagina 43

disegno di Nicolò, 5 anni, scuola municipale dell’infanzia di via Rubino

pagina 44

disegno di Maria, 8 anni, Istituto Comprensivo "N. Tommaseo"

pagina 46

illustrazione di J. Hawkins da C. e J. Hawkins, Streghe, Emme Edizioni

pagina 47

illustrazione di T.Ross da I. Whybrow, Manuale di cattiveria per piccoli lupi,

Bompiani (pag. 116)

pagina 48

illustrazione di M. Ramos da Sono io il più forte!, Babalibri

61

pagina 50

disegno di Valentina, 9 anni

pagina 51

interno del laboratorio di lettura "Le Masche"

pagina 63

illustrazione di Anna Romano del laboratorio "Le Masche"

62

63

in fo

Laboratorio di Lettura Le Masche

c/o Scuola Elementare “Piero Gobetti”

via Romita 19

10137 Torino

telefono 011.307486

[email protected]