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L’ECO della scuola nuova LXXII n.1 (242) Gennaio-Marzo 2017 e n.2 (243) Aprile-Giugno 2017 € 7.00 Periodico trimestrale con supplemento - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB - Roma. Abbonamento e iscrizione alla FNISM su C.C.B. Unicredit - Iban IT 35 Y 02008 05198 000401020572 intestato a FNISM - Federazione Nazionale Insegnanti Organo della FNISM Federazione Nazionale Insegnanti fondata nel 1901 da Gaetano Salvemini e Giuseppe Kirner L a diatriba sorta fra quanti hanno alzato una voce di protesta per la bassissima percentuale di candidati che hanno superato la prova scritta dei concorsi ai posti di docente nelle scuole dell’infanzia e primaria della Regione Emilia Romagna e le Commissioni d’esame assume rile- vanza nazionale e sollecita al- cune riflessioni che investono, quantomeno, problematiche riguardanti il ti- tolo di accesso e la formazione iniziale dei con- correnti. Il dato da cui muovere è al- quanto eclatante: nella suddetta Regione a fronte di 3.319 concor- renti entrati in campo per conten- dersi i 1.027 posti “liberi, vacanti e disponibili”, hanno superato la prova scritta soltanto in 826. Si tratta di una cifra anemica corri- spondente al 24% degli aspiranti; quindi, in proporzione un solo can- didato su quattro ha dimostrato di possedere le competenze ritenute necessarie per passare alla fase concorsuale successiva. Ecatombe analoga si è venuta a de- terminare sul versante del concorso per l’accesso ai posti di insegna- mento nella scuola dell’infanzia: su 2.701 concorrenti solo 448 hanno superato la prova scritta (il 16,5%) in una competizione che vedeva messi in palio 349 posti di insegnamento. Se si va alla ri- cerca delle cause che hanno gene- rato il preoccu- pante fenomeno, fatte salve le mo- tivazioni addotte dalle Commis- sioni e dall’espo- nente del MIUR con carica di massima responsabilità a livello re- gionale, il campo di indagine si con- figura ben più problematico e vasto rispetto a come potrebbe apparire nelle sue più evidenti apparenze. Esso, come si diceva prima, rappre- senta un segnale di portata nazio- nale e investe questioni variegate e complesse. In questa sede ne pren- EDITORIALE SELEZIONE CONCORSUALE E COMPETENZE PER POTERE INSEGNARE CON EFFICACIA NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA E PRIMARIA ISSN: 0012-9496 Sommario Editoriale di Domenico Milito LA DESCOLARIZZAZIONE di Vittoriano Caporale IL PREZZO DELLA PACE di Anna Maria Casavola IL DOCENTE NELLA BUONA SCUOLA di Carla Savaglio L’AMICIZIA ALLA RICERCA DI UNA DEFINIZIONE di Vito Andrea Mariggiò LA CARNE E LO SPIRITO di Alessandro Casavola UNO SPAZIO PER ESISTERE di Giovanna Caforio Massarelli STANNO TUTTI BENE di Fausto Dominici LA SCUOLA DEL PRESENTE di Francesco Belsito NUOVO CODICE DEGLI APPALTI di Marcella Crudo AD UN ANNO DALLA LEGGE DELLA BUONA SCUOLA di Giuseppe Sangeniti I DSA PER UN SISTEMICO di Angela Pellecchia IUS CORRIGENDI di Saverio Gallizzi Il piacere di leggere a cura di Elisabetta Bolondi 1 3 11 9 7 4 13 16 15 19 21 24 27 28

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L’ECOdella scuola nuova

LXXII n.1 (242) Gennaio-Marzo 2017 e n.2 (243) Aprile-Giugno 2017 € 7.00

Periodico trimestrale con supplemento - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB - Roma.Abbonamento e iscrizione alla FNISM su C.C.B. Unicredit - Iban IT 35 Y 02008 05198 000401020572 intestato a FNISM - Federazione Nazionale Insegnanti

Organo della FNISMFederazione Nazionale Insegnanti

fondata nel 1901 daGaetano Salvemini e Giuseppe Kirner

La diatriba sorta fra quantihanno alzato una voce diprotesta per la bassissima

percentuale di candidati chehanno superato la prova scritta deiconcorsi ai posti di docente nellescuole dell’infanzia e primariadella Regione Emilia Romagna e leCommissioni d’esame assume rile-vanza nazionalee sollecita al-cune riflessioniche investono,q u a n t o m e n o ,problematicheriguardanti il ti-tolo di accesso ela formazioneiniziale dei con-correnti.Il dato da cuimuovere è al-quanto eclatante: nella suddettaRegione a fronte di 3.319 concor-renti entrati in campo per conten-dersi i 1.027 posti “liberi, vacanti edisponibili”, hanno superato laprova scritta soltanto in 826. Sitratta di una cifra anemica corri-spondente al 24% degli aspiranti;quindi, in proporzione un solo can-didato su quattro ha dimostrato di

possedere le competenze ritenutenecessarie per passare alla faseconcorsuale successiva.Ecatombe analoga si è venuta a de-terminare sul versante del concorsoper l’accesso ai posti di insegna-mento nella scuola dell’infanzia: su2.701 concorrenti solo 448 hannosuperato la prova scritta (il 16,5%) in

una competizioneche vedeva messiin palio 349 postidi insegnamento.Se si va alla ri-cerca delle causeche hanno gene-rato il preoccu-pante fenomeno,fatte salve le mo-tivazioni addottedalle Commis-sioni e dall’espo-

nente del MIUR con carica dimassima responsabilità a livello re-gionale, il campo di indagine si con-figura ben più problematico e vastorispetto a come potrebbe apparirenelle sue più evidenti apparenze.Esso, come si diceva prima, rappre-senta un segnale di portata nazio-nale e investe questioni variegate ecomplesse. In questa sede ne pren-

EDITORIALE

SELEZIONE CONCORSUALEE COMPETENZE

PER POTERE INSEGNARE CONEFFICACIA NELLA SCUOLADELL’INFANZIA E PRIMARIA

ISSN

: 0012-94

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Sommario

Editorialedi Domenico Milito

LA DESCOLARIZZAZIONE di Vittoriano Caporale

IL PREZZO DELLA PACEdi Anna Maria Casavola

IL DOCENTE NELLA BUONA SCUOLAdi Carla Savaglio

L’AMICIZIA ALLA RICERCA DI UNA DEFINIZIONE

di Vito Andrea Mariggiò

LA CARNE E LO SPIRITOdi Alessandro Casavola

UNO SPAZIO PER ESISTERE di Giovanna Caforio Massarelli

STANNO TUTTI BENEdi Fausto Dominici

LA SCUOLA DEL PRESENTE di Francesco Belsito

NUOVO CODICE DEGLI APPALTI di Marcella Crudo

AD UN ANNO DALLA LEGGEDELLA BUONA SCUOLA

di Giuseppe Sangeniti

I DSA PER UN SISTEMICO di Angela Pellecchia

IUS CORRIGENDI di Saverio Gallizzi

Il piacere di leggerea cura di Elisabetta Bolondi

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diamo in considerazione solo alcuneche appaiono di particolare impor-tanza, cercando di evidenziare nodiche, in qualche modo, bisogna af-frettarsi a sciogliere.Partiamo dall’età media dei parteci-panti, da cui è possibile fare scatu-rire alcune imprescindibili conside-razioni.Se essa si attesta sui 35 anni, cosìcome è stato rilevato, è legittimopresupporre che i concorrenti di etàinferiore ai 34 anni si trovassero inpossesso di una Laurea abilitanteconseguita a seguito della fre-quenza del Corso di Laurea Magi-strale istituito con la Legge n. 264del 2 agosto 1999: quattro anni dipercorso con un primo biennio co-mune e il secondo di specifico indi-rizzo (infanzia oppure primaria) epossibilità di completamento condoppia abilitazione, previa fre-quenza di un anno aggiuntivo e con-clusiva ulteriore seduta di Laurea.Certamente, in detta tornata, non

hanno partecipato laureati che ab-biano frequentato il nuovo corso diLaurea riformato attraverso il D.M.n. 249 del 10 settembre 2009, cheha reso il percorso di studi a ciclounico quinquennale con doppia va-lenza abilitante (infanzia e prima-ria), i cui primi laureati hanno vistola loro fronte cinta di alloro nonprima della sessione estiva del-l’Anno Accademico 2015/2016.Per il contingente dei concorrenti dietà inferiore ai 34 anni, pertanto, bi-sognerebbe porsi domande circa ipunti di forza e di debolezza del pre-cedente modello formativo universi-tario quadriennale.Per la leva di candidati di età supe-riore a quella suddetta, bisogna con-siderare che molti di loro possiedonocome titolo di accesso il vecchio di-ploma di abilitazione magistrale qua-driennale. Esso, prima ritenuto va-lido solo per accedere a posti diinsegnamento nella scuola primaria,in virtù di un provvedimento legisla-tivo successivo all’entrata in vigoredella Legge n. 463 del 1978, ha ac-quisito validità giuridica anche perl’insegnamento nella scuola dell’in-

fanzia che, proprio per effetto dellacitata Legge, vedeva introdotto nelproprio ordinamento il raddoppiodell’organico.La doppia valenza abilitante del di-ploma di abilitazione magistrale haavuto un erede nel titolo conseguitoa seguito della frequenza del Liceosocio-psico-pedagogico fino all’annoscolastico 2001/2002. Prima di aprire le porte ai diplomatidell’istituto magistrale nella scuoladell’infanzia i posti erano riservatialle maestre diventate tali per averefrequentato la scuola magistraletriennale, definite in gergo “maestregiardiniere”. Anche tale categoria siavvale oggi di un titolo a cui è rico-nosciuto carattere abilitante per ac-cedere ai posti di insegnamento intale ordine di scuola.Si tratta di situazioni che non per-mettono, comunque, di azzardare di-scorsi che possano ritenersipienamente fondati. Dal nostropunto di vista bisogna, piuttosto, ri-levare, analizzare e interpretare idati relativi ai prossimi concorsi,normativamente previsti con ca-denza biennale. Sosteniamo che tragli indicatori da utilizzare, di respirogenerale, bisognerà comprenderequelli qui di seguito richiamati: titoloabilitante posseduto dai concor-renti; tempo trascorso dalla data diacquisizione del titolo a quella delbando per presentare domanda dipartecipazione alle prove concor-suali; eventuali altri titoli universi-tari acquisiti in fase precedente osuccessiva al titolo abilitante.Sarà, quindi, necessario rivolgerel’attenzione ai seguenti contingenti:aspiranti in possesso del diplomatriennale di Scuola Magistrale; aspi-ranti del diploma quadriennale diAbilitazione Magistrale; aspiranti inpossesso del Diploma del Liceosocio-psico-pedagogico conseguitofino al 2001/02; aspiranti in pos-sesso della Laurea In Scienze dellaFormazione Primaria (modello Ber-linguer); aspiranti in possesso diLaurea analoga riformata (modelloGelmini). Tutto ciò non toglie chepossano essere ipotizzate, nell’im-

mediato e in proiezione futura,forme di miglioramento del Corsodi Studi attualmente in vigore peril conseguimento della Laura Magi-strale a ciclo unico in Scienze dellaFormazione Primaria (LM – 85 bis).Punto cruciale, per esempio, è con-siderare che l’attuale curricolo nonpuò prescindere, sia nell’imposta-zione teorico-epistemologica sia inquella squisitamente metodolo-gico-didattica, di un impianto chevalorizzi le aree educative, i campidi esperienza e le discipline carat-terizzanti le Indicazioni Nazionalivigenti per la scuola dell’infanzia eprimaria.Fra le more, nel nostro Paese è ne-cessario attivare forme serie, inci-sive e diffuse di intervento orientateall’implementazione di competenzenel campo della padronanza dellalingua nazionale di tutti i cittadini,anche in età adulta. Le condizioni diemergenza non escludono sacche dirischio proprio in quei settori profes-sionali riguardanti coloro che la no-stra lingua, addirittura, dovrebberoinsegnarla a partire dai primi ordinidi scuola.Facendo nostri i motivi e le proposteevidenziati nel Manifesto dei 600,sottoscritto anche da noi, ci premequi segnalare che, nello specifico, unprimo intervento potrebbe riguar-dare tanto la fase selettiva quantoquella di primo accesso al Corso diLaurea Magistrale a ciclo unico ci-tato: i 40 quesiti dedicati alla com-prensione del testo e al ragiona-mento logico sugli 80 complessivi,di cui è costituito il testo nazionaleper la selezione a numero chiuso,dovrebbero essere contraddistinti dauna maggiore pesatura, mentre pergli ammessi dovrebbe risultare ob-bligatoria la frequenza di moduli di-dattici, propedeutici ed efficaci, fi-nalizzati al potenziamento dellapadronanza nell’uso della lingua na-zionale, muovendo dal presuppostolapalissiano che nessuno può inse-gnare ad altri ciò che non conosce eche non è competente a fare.

Domenico Milito

2 Gennaio-Giugno 2017 EDITORIALE L’ECO della scuola nuova

Gennaio-Giugno 2017 3ATTUALITÀL’ECO della scuola nuova

La descolarizzazione è, a mio av-viso, la proposta pedagogica piùoriginale che si è affermata inmodo significativo, a partire dallafine degli anni Sessanta, nell’am-bito delle diverse espressioni cultu-rali della “contestazione”, diffusasiin Italia e nel mondo.Si tratta di una proposta di “peda-gogia alternativa” particolarmentestimolante per il contributo che puòoffrire alla soluzione dei problemirelativi alla educazione scolasticaed extrascolastica e alla costru-zione di una autentica società de-mocratica, come ho dimostrato nelmio libro: DESCOLARIZZAZIONE.Radici storiche e dimensioni attuali,Editore Cacucci, Bari 2010.Che non sia una moda passeggera èdimostrato dal fatto che il “movi-mento descolarizzatore” continua afar sentire la sua significativa pre-senza non solo sul piano contesta-tivo, ma anche in quello propositivo,nell’ambito culturale europeo ed ex-traeuropeo. Infatti, proprio in questiultimi decenni, decisivi per le rispo-ste che si sapranno dare alle attesedi libertà, di giustizia e di pace chesi levano da ogni parte, non si potrànon tenere conto dei contributi diIvan Illich e di Evereth Reimer, chesono i suoi massimi rappresentanti.I loro interventi si pongono nellaprospettiva di un’analisi multidimen-sionale del sovrasviluppo industrialee di una puntuale denuncia degli ef-fetti negativi che derivano dall’avereinserito la produzione e gli stessi uo-mini in una pianificazione razionaledi crescita, rendendoli accessoridella “megamacchina”, ingranaggidella burocrazia, pedine delle istitu-

zioni. Particolarmenteviva è in loro la consape-volezza che le istituzioniscolastiche non solosono fortemente in-fluenzate da quelle poli-tiche, economiche esociali, ma costituisconocon queste una totalitàunitaria in cui ciascuningranaggio è finalizzatoalla conservazione e alconsolidamento dell’in-tero sistema sociale delquale viene propostauna inversione di ten-denza in senso “convi-viale”.Per Illich e Reimer i com-plessi problemi dell’edu-cazione non possonoessere risolti esclusiva-mente dalla istituzionescolastica. A loro avviso,ridimensionando il monopolio dellaistruzione formalizzata, si eleve-rebbe anzi la qualità dell’educazionein termini di libera iniziativa, di crea-tività e di dialogo interpersonale.Dal dibattito sollevato dalle loro in-teressanti e feconde proposteemergono motivi di estremo inte-resse per quanto riguarda il supe-ramento del livellamento e dellamassificazione operati dai mass-media e dalla spietata legge delconsumismo.Contro ogni forma di condiziona-mento i descolarizzatori intendonosalvaguardare l’originalità e l’auto-nomia delle persone oggi “ridotte”a “spettatori” e a “clienti” di uncomplesso ed esteso sistema istitu-zionale, destinato a distanziarsi

sempre più dall’uomo.Anche in questa direzione la scuoladovrebbe assumersi le proprie re-sponsabilità, coinvolgendo nel dif-ficile compito la comunità eristrutturando la propria organiz-zazione complessiva e i metodid’insegnamento.Aprirsi criticamente a questanuova visione pedagogica, pertanti aspetti utopistica, che guardapolemicamente al presente e siapre piena di speranza al futuro, si-gnifica, a mio avviso, disporsi nelmigliore dei modi al cambiamentonel solco prezioso della nostra tra-dizione.

* Professore di storia della pedagogia Università di Bari

LA DESCOLARIZZAZIONE UNA NUOVA PROPOSTA PEDAGOGICA

di Vittoriano Caporale*

Le conseguenze gravissime dellasciagurata guerra fascista a fiancodella Germania negli anni 40-43,pensiamo siano poco conosciutedagli italiani di oggi, se tante volte sisente rimpiangere dall’uomo dellastrada i tempi in cui “si stava meglioquando si stava peggio” e c’era inItalia “un uomo solo al comando”.Dobbiamo dire che, salvo le leggirazziali, attribuite tra l’altro alla re-sponsabilità di Hitler, non si è maisentito veramente deprecare laguerra rovinosa nella quale Musso-lini precipitò il nostro paese. Sitratta di amnesia, di rimozione o discarsa o nessuna conoscenza?Anche i libri di testo adottati nellescuole, i manuali di storia, per de-cenni hanno omesso l’informazionesugli argomenti più scabrosi, favo-rendo una revisione indulgente delfascismo, che in certi ambienti duratuttora. Così pure solo adesso, gra-zie all’apertura degli archivi della exUnione Sovietica, si comincia a sa-pere del numero altissimo degli ita-liani non più ritornati dalla follecampagna di Russia. Analogamentenell’ombra è rimasto il dramma dei650 mila militari italiani internati neiLager perché resistenti al nazifasci-smo. Entrambi gli argomenti per iloro risvolti politici sono stati lasciatial dimenticatoio. Similmente si èsorvolato sulle pesanti condizioni dipace cui fu costretta l’Italia - consi-derata nazione nemica nonostantela Resistenza e l’apporto della co-belligeranza. Il blocco sovietico, l’In-ghilterra e la Francia agironoesclusivamente in funzione dei lorointeressi di potenza e di sicurezza;quanto agli Stati Uniti, pur costi-tuendo il maggior punto di riferi-mento dell’Italia nella trattativa, la

loro preoccupazione fu piuttosto diarrivare ad un accordo che interve-nire sui contenuti di questo. La pacefu sottoscritta a Parigi il 10 febbraio1947, proprio 70 anni fa e, nella de-lusione generale, il compito di fir-mare venne affidato al segretariogenerale della delegazione AntonioMeli Lupi di Soragna in qualità disemplice funzionario e non di poli-tico, per conferire al gesto il bassoprofilo di un adempimento mera-mente formale. Sul prezzo di questapace vogliamo qui doverosamenterivolgere l’attenzione1. Essa in parti-colare comportò, nella parte orien-tale, la perdita di lembi non piccolidel territorio nazionale, conquistaticon grande sacrificio di sanguenella prima guerra mondiale, e ildramma della popolazione giulianacostretta a lasciare quei territoripassati sotto la sovranità della ex Iu-goslavia. Un esodo imponente dioltre 250 mila persone di cui in Italiasi è avuta poca percezione se nonfosse che da qualche anno è statoistituito, con la Legge 30 marzo2004 n. 92, il Giorno del Ricordo dacelebrarsi il 10 febbraio per comme-morare le vittime delle foibe del1943-1945 e l’esodo, nel dopo-guerra, di circa 250.000 persone dilingua italiana dall’Istria e dalla Dal-mazia . Quindi non solo l’esodo maanche le stragi di italiani precipitatinelle foibe carsiche, prima della finedella guerra e poi a guerra finita,sono stati un altro colpevole gravis-simo buco nero della nostra memo-ria nazionale.

Forse il silenzio dei politici e deimedia come pure la mancata epura-zione dei vertici compromessi con ilpassato regime e la mancata puni-

zione dei crimini commessi nellaguerra fascista 1940-43, furono con-sigliati dalla paura che si rinfocolas-sero conflitti a destra e a sinistra esi ripetesse quella situazione di tur-bolenze che aveva caratterizzato,per la cosiddetta “vittoria mutilata,”il primo dopoguerra . Del resto il co-munista Palmiro Togliatti si fece luistesso sostenitore della concessionedi un’amnistia per i reati commessiin quel periodo e considerati politici,e l’atmosfera della guerra fredda,che già si respirava in quegli anni,consigliava di sopire i risentimentiverso la Germania. Certo è che, innome di una discutibile Realpolitik,per il perseguimento di una politicadi pacificazione, si sacrificarono levittime, la giustizia e la verità. Ora laStoria può essere maestra se la silegge nella sua interezza, nelle partiche ci piacciono e quelle che non cipiacciono, perchè solo se cono-sciamo correttamente il passato,tutto il passato, possiamo dire chisiamo e di quale memoria vogliamoessere eredi. Conseguenze di questeoperazioni politiche di rimozione,occultamento, conoscenza parzialeo manipolata dei fatti sono state lasvalutazione della Resistenza agli

4 Gennaio-Giugno 2017 STORIA E MEMORIA L’ECO della scuola nuova

IL PREZZO DELLA PACEIL TRATTATO CON L’ITALIA

PARIGI 10 FEBBRAIO 1947

di Anna Maria Casavola

Alcide De Gasperi

occhi degli stessi italiani, la soprav-valutazione del ruolo svolto degli Al-leati, la difficile giustizia sui criminidi guerra perpetrati dai tedeschi edai loro complici repubblichini sullepopolazioni civili in Italia, di cui si èavuta notizia solo negli anni 90 conla scoperta del cosiddetto “armadiodella vergogna”.. Certo la svaluta-zione della Resistenza italiana siprofilò già durante i lavori della Con-ferenza di pace e colse di sorpresa inostri delegati, primo fra tutti AlcideDe Gasperi, che si videro trattaticome i rappresentanti di un paesenemico, non di un’Italia che aprezzo di tante sofferenze, innume-revoli vittime e macerie si era libe-rata dalla dittatura fascista. DeGasperi si era fatto accompagnaredal padre dei sette fratelli Cervi:Agostino, Aldo, Antenore, Ettore,Fernando, Gelindo e Ovidio tutti uc-cisi per una rappresaglia e da EmmaDell’Ariccia, rappresentante dei par-tigiani della pace, e madre dei cin-que fratelli Perugia, di cui tre:Giovanni, Mario e Settimio morti adAuschwitz e solo due, Angelo eLello, ritornati. Doveva essere unaspecie di biglietto di visita dell’Italiaantifascista sotto il tallone tedesco.Ma il trattamento fu quello di unanazione sconfitta, una pace senzacondizioni. Il testo era stato prepa-rato dai Quattro Grandi, all’Italianon fu consentito di presentareemendamenti. A questo si aggiun-geva l’aperta ostilità dell’opinionepubblica francese; la stampa annun-ciava a caratteri cubitali che l’Italiasconfitta si presentava al tribunaledei vincitori per pagare il fio dellesue colpe. Scrisse in quei giorni ilNew York Times “l’ironia della posi-zione di De Gasperi è che egli debbasubire la punizione dei peccati com-messi dal regime che egli ha com-battuto per tutta la vita”.

La testimonianza di Giuseppe Brusa-sca, ex presidente del CNL Alta Italiae componente della delegazione cifornisce particolari inediti (cfr. Unuomo solo in difesa dell’Italia, edi-zione Movimento anziani, Roma,

1984) e ci permette di ricostruire neidettagli a situazione:

“Il 10 agosto 1946 all’ora fissata ladelegazione italiana si presentò allaConferenza. Venimmo ricevuti dalCapo del Cerimoniale del Senatofrancese che ci condusse in un localedi attesa dove rimanemmo fino aquando venne aperta la seduta.Nella mia esperienza di avvocatoebbi l’impressione del trattamentofatto agli imputati tenuti in cameradi sicurezza fino all’ingresso in auladei giudici. De Gasperi era tesissimoe si appartava nei vani delle finestre.Chiamati finalmente in aula, ve-nimmo accompagnati ai seggi che cierano stati riservati: cinque perparte al centro dell’ultima fila in alto.Il nostro ingresso fece scattare innu-merevoli macchine fotografiche e ci-

nematografiche, men-tre noi eravamo scru-tati con la morbosacuriosità riservata agliimputati dei grandeprocessi. Con un seccocolpo di lunga bac-chetta, George Bidaultche presiedeva l’assem-blea, dichiarò aperta laseduta… chiamato allatribuna, pallidissimo,con il tormento dellatremenda responsabi-

lità che gravava su di lui, De Gasperiiniziò con voce accorata il suo di-scorso che resterà sempre fra le piùelevate difese degli interessi di tuttii popoli“.

Da italiano e da rappresentante diun paese che si era liberato dal fa-scismo egli rivendicò il valore dellaguerra di Liberazione e della cobel-ligeranza, che pure era stato ricono-sciuto all’Italia nel comunicato diPotsdam del 2 agosto 1945 nel qualesi diceva chiaramente che l’Italia erastata la prima delle potenze del-l’ASSE a rompere con la Germania,ma che era sparito nel preambolodel trattato e nei 78 articoli del trat-tato stesso, cosicché si era cancel-lato il ruolo di riscatto avuto dalpopolo italiano. Purtroppo anche lapromessa di entrare subito a far

Gennaio-Giugno 2017 5STORIA E MEMORIAL’ECO della scuola nuova

Il Trattato di Pace del 10 agosto 1946

parte dell’organismo dell’ONU chesembrava compensazione alla bel-ligeranza non fu mantenuta, l’Italiavi sarebbe entrata solo nel 1955 allapari con altri Stati e De Gasperi, chemorì nel 1954, attese invano.

Ricordiamo le sue parole ferme, vi-branti di giusta indignazione“Ora non v’ha dubbio che  il rovescia-mento del regime fascista non fu pos-sibile che in seguito agli avvenimentimilitari,  ma il rivolgimento nonsarebbe stato così profondo, se nonfosse stato preceduto dalla  lungacospirazione dei patrioti che in Patriae fuori agirono a prezzo  di  immensisacrifici, senza l’intervento degliscioperi politici nelle industrie delnord, senza l’abile azione clandestinadegli uomini dell’opposizione  parla-mentare antifascista (ed è qui pre-sente uno dei suoi più fattivirappresentanti) che spinsero alcolpo di  stato (...).“Che cosa è avvenuto perché nelpreambolo del trattato si faccia orasparire dalla scena storica il popoloitaliano che fu protagonista? Forseche un governo designato libera-mente dal popolo, attraversol’Assemblea Costituente della Repub-blica, merita meno considerazionesul terreno democratico?La stessa domanda può venir fattacirca la formulazione così stentataed agra della cobelligeranza: “delleForze armate italiane hanno presoparte attiva alla guerra contro laGermania”.Delle Forze ? Ma si tratta  di  tutta lamarina da guerra, di centinaia dimigliaia di militari per i servizi diretrovia, del “Corpo Italiano diLiberazione”, trasformatosi poi nelledivisioni combattenti e “last but nonleast” dei partigiani, autori soprattuttodell’insurrezione del nord. (...)Le  perdite nella resistenza contro itedeschi, prima e dopo ladichiarazione di guerra, furono dioltre 100 mila uomini tra morti e dis-persi, senza contare i militari e civilivittime dei nazisti nei campi  di con-centramento ed i 50 mila patrioticaduti nella lotta partigiana.“

Ma, dopo aver contestato punto perpunto con lucidità dialettica e pas-sione il diktat alleato, soprattuttonella parte riguardante la questionegiuliana, a De Gasperi non restò cheinchinarsi alle superiori ragioni deivincitori. Lo fece con grande fierezza,con grande dignità, attingendo argo-menti alla nostra tradizione cristiana,umanitaria ed europeista e invo-cando dalle potenze una pace gen-erale e stabile. e una collaborazionetra i popoli Come italiano, come de-mocratico e rappresentante dellanuova Repubblica, nella perorazionefinale ai delegati sentì di potersi faregarante di quello che sarebbe stato ilcammino futuro dell’Italia: “Signori delegati, vi chiedo di darerespiro e credito alla Repubblica d’I-talia: un popolo lavoratore di 47 mil-ioni pronto ad associare la sua operaalla vostra per creare un mondo piùgiusto, più umano”.E davvero possiamo dire che l’Italiain breve riuscì a risalire la china ead acquistare una sua autorevolezzain Europa nel dopoguerra, non soloper le capacità che dimostrò nelrisollevarsi dalle macerie ma so-pratutto nel promuovere insieme conGermania e Francia le prime formedi comunità europea. La Ceca com-prendente Belgio, Germania, Francia,Italia, Lussemburgo, Paesi Bassinacque infatti nel 1951, come pattodi collaborazione economica per ilmercato del carbone e dell’acciaio.Naturalmente l’artefice di questoavvicinamento fu Alcide De Gasperi,nella convinzione che solo un regimedi libertà e di giustizia sociale, al-largato a più Stati fino a compren-dere tutta l’Europa, avrebbe potutosalvare la pace dalla minaccia di altreterribili guerre. Insomma prendevacorpo il sogno dell’Europa unita. GiàPiero Calamandrei, nel 1947, l’avevavisto incarnato nell’art. 11 della nostraCostituzione Repubblicana, parago-nato “ad una finestra da cui si pote-vano intravvedere, quando il cielonon è nuvoloso, qualcosa come gliStati Uniti d’Europa e del Mondo”.Quel sogno che oggi, a 60 dal trat-tato di Roma, che diede origine alla

CEE, è fortemente in crisi per ilriemergere degli egoismi nazionalisotto l’onda del fenomeno epocaledelle migrazioni e, dopo l’uscita dellaGran Bretagna lo scorso anno, si pro-filano altre scissioniNon sappiamo cosa ci riserverà ilfuturo, se l’Europa finirà o nonfinirà, ma l’Italia, secondo noi, nonpuò dimenticare la sua tradizioneumanista ed europeista vecchia didue secoli da Carlo Cattaneo ad Al-tiero Spinelli, che costituisce il fon-damento della sua cultura, e aquesta deve informare la sua polit-ica, per migliorare non rinunciare alprogetto Europa. Diceva Luigi Ein-audi, altro grande europeista:“Questo è l’unico ideale per cui valgala pena di lavorare, l’unico ideale ca-pace di salvare la vera indipendenzadei popoli ... Difendendo i nostri ide-ali a viso aperto, noi avremo assoltoil nostro dovere.” Certo ci attendonotempi difficili ma i nostri padri, uscitidal massacro di due guerre, lorosono stati capaci di concepire questasperanza: L’idea europea è in cammino. Potràmomentaneamente sostare o de-viare, ma nessuno può fermarla. Ècome un fiume che scompare afondo valle, ma dopo un camminosotterraneo ricompare sotto formadi lago o di sorgente nuova.

Note 1 La struttura del Trattato di Pace con l’Ita-

lia era stata messa a punto nel luglio del1946 e gli sforzi fatti da De Gasperi edalla diplomazia italiana fin dalla Confe-renza di Londra del settembre dell’annoprecedente e quindi da quella di Parigi,avevano avuto un esito molto parziale.L’Italia perdeva la Venezia Giulia in granparte assegnata alla Jugoslavia e in partecostituita in entità autonoma senza ri-spettare la linea etnica, sulla cui base erastata formulata la proposta americana;perdeva inoltre Briga e Tenda cedute allaFrancia; rinunciava unilateralmente atutte le colonia, cedeva il Dodecannesoalla Grecia, l’isolotto di Saseno all’Alba-nia. Limiti erano poi fissati ai suoi arma-menti e valutata in cento milioni di dollaril’entità delle riparazioni di guerra dovuteall’URSS.

6 Gennaio-Giugno 2017 STORIA E MEMORIA L’ECO della scuola nuova

In uno scenario politico-istituzionaleconnotato da nuove politiche educa-tive, sia a livello europeo che nazio-nale, va senza dubbio ripensato il pro-filo professionale del docente nellaconsapevolezza che l’istruzione e laformazione, a partire dalla strategiadi Lisbona, hanno contribuito, inmodo significativo, al conseguimentodegli obiettivi a lungo termine postinel 2000 e rilanciati dal Consigliodell’Unione Europea nel programma“ET 2020” del 12 maggio 2009, in cuisono stati fissati quattro obiettivi stra-tegici, tra cui quello relativo al miglio-ramento della qualità e dell’efficaciadell’istruzione e della formazione1.In tale circostanza come traguardoprecipuo è stato evidenziato quellodi un insegnamento di qualità ele-vata in modo tale da fare acquisire atutti gli alunni le competenze fonda-mentali.Siamo pienamente convinti che, oggipiù che mai, proprio l’istruzione e laformazione svolgono un ruolo impor-tante in direzione della salvaguardiae della trasmissione alle future ge-nerazioni dei valori umani e civici perla promozione della libertà di pen-siero e di espressione, nell’inclusionesociale e nel rispetto degli altri, intesicome principi fondamentali di una so-cietà aperta e democratica su cuipoggia la cittadinanza attiva.Anche dal nostro punto di vista, ri-pensare l’istruzione e la formazionecomporta ripartire da chi insegna.Da qui la necessità di innalzare la qua-lità delle opportunità di sviluppo pro-fessionale continuo degli insegnantiIl rafforzamento del profilo profes-sionale del docente inizia, così, dalladecodificazione delle sue compe-tenze, in rapporto ai bisogni educa-tivi emergenti.

Il punto di partenza, comunque, èdato dal doversi interrogare su checosa debba consistere oggi l’inse-gnamento.Dagli studiosi viene ancora ribaditoche è indispensabile abbandonare,una volta per tutte, prassi di matricetradizionale che insistono sul merotrasferimento di un sapere codificato.Autentico salto di qualità, sul qualenon bisogna mai smettere di insistere,è dato dal creare le migliori condizioniaffinchè gli studenti possano svilup-pare modi di pensare e, quindi, crea-tività e pensiero critico; l’assunto dacui muovere è che la specularità del-l’insegnamento rispetto al processoapprenditivo deve sfociare nella co-struzione di contesti più favorevoliper la rielaborazione dei saperi in fun-zione dello sviluppo della capacità diaffrontare situazioni problematicheipotizzando le possibili soluzioni.Del resto, solo in tale direzione è pos-sibile parlare di competenza, intesacome “capacità di far fronte a uncompito, o a un insieme di compiti,riuscendo a mettere in moto e ad or-chestrare le proprie risorse interne,cognitive e volitive e a utilizzarequelle esterne disponibili in modocoerente e fecondo”2.La legge di riforma sulla Buonascuola (n. 107 del 13 luglio 2015) in-terviene a sostegno di questa politica,proponendo un nuovo quadro di ri-ferimento per affermare il ruolo cen-trale della scuola nella società dellaconoscenza e innalzare i livelli diistruzione e le competenze delle stu-dentesse e degli studenti.Si tratta, in buona sostanza, di valo-rizzare la scuola intesa come comu-nità attiva, aperta al territorio, ingrado di sviluppare e aumentare l’in-terazione con le famiglie e con la co-

munità locale, comprese le organiz-zazioni del terzo settore e le imprese.In questa prospettiva emerge il pro-filo professionale di un docente inpossesso di competenze culturali, di-sciplinari, didattiche e metodologi-che, in relazione ai nuclei fondantidei saperi e ai traguardi di compe-tenza fissati per gli studenti; a luisono richieste competenze propriedella professione di docente, e cioèquelle pedagogiche, relazionali, va-lutative, organizzative e tecnologi-che, integrate in modo equilibratocon i saperi disciplinari;la capacità diprogettare percorsi didattici flessibilie adeguati al contesto scolastico, alfine di favorire l’apprendimento cri-tico e consapevole e l’acquisizionedelle competenze da parte degli stu-denti, nonché la capacità di svolgerecon consapevolezza i compiti con-nessi con la funzione docente e conl’organizzazione scolastica.Tali competenze sono declinate, delresto, anche in uno degli otto decretiattuativi della Legge 107/2015 e pre-cisamente nel D.Lgs. n. 59 del 13aprile 2017.Proprio la legge delega, nel riferirsialla valorizzazione del merito del per-sonale docente, specificando i criteria cui il nuovo Comitato per la valuta-zione dei docenti deve attenersi, in-dividua i seguenti aspetti, contraddi-stintivi dell’identikit del docente:• qualità dell’insegnamento e con-

tributo al miglioramento dell’isti-tuzione scolastica;

• successo formativo e scolasticodelle studentesse e degli studenti;

• risultati ottenuti dal docente o dalgruppo di docenti inrelazione al po-tenziamento delle competenze de-gli alunni edell’innovazione didat-tica e metodologica;

Gennaio-Giugno 2017 7IL PUNTOL’ECO della scuola nuova

IL DOCENTE NELLA BUONA SCUOLADAI CONTENUTI ALLE COMPETENZE

di Carla Savaglio

• collaborazione alla ricerca didattica,alla documentazione e alladiffu-sione di buone pratiche didattiche;

• responsabilità assunte nel coordi-namento organizzativo e didatticoe nella formazione del personale.

Il nuovo profilo, così tratteggiato,trova conferma nelle più accreditatericerche internazionali, quali il rap-porto Teachers Matter dell’OECD del2014, in cui si dispone, tra l’altro, che“al docente va offerta l’opportunitàdi continuare a riflettere in manierasistematica sulle pratiche didattiche;di intraprendere ricerche; di valutarel’efficacia delle pratiche educative e,se necessario, modificarle; di valu-tare le proprie esigenze in materiadi formazione; di lavorare in strettacollaborazione con i colleghi, i geni-tori, il territorio”.È di tutta evidenza, allora, che la for-mazione in servizio, obbligatoria, per-manente e strutturale, riflette i biso-gni e le prospettive di crescitaprofessionale del singolo docente,come persona e come professionista.La motivazione di fondo è data dalfatto che la cura del capitale umanoin ogni paese rappresenta una prio-rità sociale ineludibile.La stessa Commissione Europea haevidenziato da tempo che la profes-sione docente richiede competenzespecifiche implicanti un apprendi-mento permanente e costante, pro-teso a svilupparsi all’interno di unacomunità professionale e sociale,Il miglioramento professionale del sin-golo è destinato a incidere sui livelliprofessionali dell’insieme dei docenti,i cui livelli di preparazione caratteriz-zano una scuola o un sistema discuole e sono destinati a determi-narne la qualità.Ciò è quanto emerge anche dal Pianoministeriale per la formazione dei do-centi,relativo al triennio 2016/2019(D.M. n. 797 del 19 ottobre 2016): ilcapitale professionale dei docenti èla risorsa immateriale che rendegrande una scuola e il suo paradigmaè la cultura professionale collabora-tiva, incentivata, oggi, da tre stru-menti ritenuti particolarmente im-portanti, il Piano triennale dell’offerta

formativa (PTOF), il Piano di Miglio-ramento (PdM), il Rapporto di Auto-valutazione (RAV). Su questo sfondo, le priorità della for-mazione per i docenti, nel triennio2016/2019, sono riconducibili essen-zialmente alle seguenti dimensioni:• Competenze di base, con riferi-

mento all’autonomia didattica eorganizzativa, alla valutazione emiglioramento; alla didattica percompetenze e innovazione meto-dologica;

• Competenze per il 21mo secolo,con riguardo alle lingue straniere;alle competenze digitali e nuoviambienti per l’apprendimento, allascuola e lavoro;

• Competenze per una didattica in-clusiva, rivolgendo particolare at-tenzione all’integrazione, callecompetenze di cittadinanza e cit-tadinanza globale; all’inclusione edisabilità; alla coesione sociale eprevenzione del disagio giovanile.

Ne consegue che la funzione do-cente debba essere orientata versoun orizzonte che travalica le cono-scenze disciplinari, per sostanziarsinella costruzione di ambienti di ap-prendimento innovativi, nella capa-cità di coinvolgere gli allievi, nel pren-dersi cura del funzionamento dellascuola e dei rapporti con i genitori econ la comunità di riferimento.Questa dimensione rimanda a unambiente di apprendimento “diffuso”e qualificato da un insieme di diffe-renti opportunità culturali per la for-mazione: corsi, comunità di pratiche,riviste, pubblicazioni, esperienze as-sociative, proposte di ricerca, attivitàaccademiche.Interessanti si possono ritenersi i ri-sultati chiave dell’Indagine Interna-zionale sull’Insegnamento e Appren-dimento (TALIS 2013), promossa ecoordinata dall’OCSE (Organizzazioneper la Cooperazione e lo SviluppoEconomico), incentrata sull’analisi de-gli ambienti di apprendimento, dellecondizioni di insegnamento dei do-centi, delle correlazioni di tali fattoricon l’efficacia degli istituti e dell’atti-vità docente.Il Rapporto TALIS rileva, infatti, i bi-

sogni di sviluppo professionale se-gnalati dai docenti italiani, configu-rando la formazione sulle TIC comequestione di assoluto rilievo per gliinsegnanti, sia con riguardo alle com-petenze del loro uso didattico, sia perun uso riferito al più ampio contestolavorativo.Dal punto di vista didattico, non si trattaallora di adottare semplicementenuove tecnologie o dispositivi didatticiinediti: ciò che viene richiesto è uncambiamento di paradigma nell’azionedidattica complessiva, impegnandosinella direzione di strategie metodolo-gico-didattiche attive che rendano gliallievi protagonisti in un processo dico-costruzione del loro sapere attra-verso il procedere per compiti di realtà,problemi da risolvere, strategie daesperire e scelte da motivare.Il traguardo indispensabile, come sidiceva prima, resta quello di riuscirea formare studenti competenti, assu-mendo la sfida di riuscire a superarequei risultati emersi a seguito dellasomministrazione delle prove stan-dardizzate a livello nazionale (IN-VALSI) e a livello internazionale(OCSE-PISA, IEA-TIMSS, IEA-PIRLS),che evidenziano la necessità di adot-tare maggiore vigore e forza soprat-tutto nell’ambito matematico e inquello della comprensione attiva dellalingua madre3.Del resto, tale esigenza è ribaditanell’Agenda 2030, adottata dall’As-semblea Generale dell’ONU il 25 set-tembre 2015, in cui si evidenzia, conl’Obiettivo 4, la necessità di “Fornireun’educazione di qualità, equa ed in-clusiva, e opportunità di apprendi-mento per tutti”, nella prospettiva digarantire entro il 2030 l’acquisizioneda parte degli studenti delle cono-scenze e delle competenze necessa-rie a promuovere lo sviluppo soste-nibile, anche tramite un’educazionevolta alla cittadinanza globale.

Note 1 Consiglio dell’Unione Europea, Conclusioni

del Consiglio dell’Unione europea del 12maggio 2009 su un quadro strategico perla cooperazione europea nel settore del-l’istruzione e della formazione («ET 2020»),Bruxelles, 12 maggio 2009.

8 Gennaio-Giugno 2017 IL PUNTO L’ECO della scuola nuova

“Le nostre amicizie corrono a con-clusioni provvisorie e povere, per-ché noi ne abbiamo fatto un tessutodi vino e di sogni, invece di farneuna resistente fibra del cuoreumano”.1 Nel XIX secolo il filosofoRalph Waldo Emerson avvertiva sulpericolo di una rarefazione dei rap-porti umani, basati su legami estem-poranei ed improntati a finalitàutilitaristiche. Il secolo successivoha rappresentato per molteplici ra-gioni la dissacrazione del senti-mento dell’amicizia. Da una parte ledue guerre hanno brutalmenteposto gli uomini gli uni contro glialtri anche all’interno degli stessinuclei familiari. Lo scrittore AharonAppelfeld ricorda nei suoi scritti chegli ebrei perseguitati dovettero di-fendersi non solo dalle milizie nazi-ste ma anche dal vicino della portaaccanto con il quale fino al giornoprima si era convissuto amichevol-mente.2 Il dopoguerra ha conosciutouna fase di ricostruzione globale incui è apparso fondamentale lo spi-rito di cooperazione, terreno su cuisi rinsaldarono i vecchi principi dellacommunitas e i tradizionali valoridella famiglia e dello Stato. Ma lasuccessiva e generale condizione dibenessere economico ha nuova-mente compromesso la percezionedei requisiti e delle attese su cuipoggia l’esperienza dell’amicizia, in-dirizzandola su due ambiti contrap-posti ed egualmente pericolosi: dauna parte l’amicizia è stata piegataa logiche utilitaristiche e di puro in-teresse personale, dall’altra essa èstata svilita nelle sue implicite com-ponenti valoriali, attraverso un pro-cesso di banalizzazione della sua

accezione, applicata ad ogni formadi relazione umana, anche provviso-ria e momentanea. L’antico adagio“chi trova un amico, trova un te-soro” sembra messo in soffitta, inquanto l’amicizia, per rimanere nellametafora, ha conosciuto una pro-fonda svalutazione, favorendo unapreoccupante semplificazione neirapporti umani, foriera di fratture edivisioni nel tessuto sociale. Il filosofo Zygmunt Bauman, attentoosservatore dei costumi della so-cietà contemporanea, ha ribadito inpiù occasioni che l’amicizia, al paridell’amore, è stata inserita all’in-terno di logiche di produzione, che,in quanto tali, prevedono la neces-sità di un rapido ricambio, perché sene possa sentire la freschezza equello stato di gioiosa eccitazioneche viene dalla novità. Insomma, vo-lendo parafrasare l’esimio sociologo,amicizia ed amore sono state insca-tolate all’interno di precise condi-zioni di compravendita, conall’interno un’etichetta indicanteuna scadenza. In Consumo dunquesono3, il sociologo afferma che ilpassaggio da una società di produt-tori a quella di inconsapevoli consu-matori ha generato un’ansia difelicità – anch’essa instabile e preca-ria – che spinge gli uomini a ritenereche tutto sia facilmente a portata dimano, barattabile o acquistabile, ivicompresi l’amicizia. Da qui la frene-sia di nuove ‘amicizie’ accumulabilifacilmente, magari con un clic, suuna piattaforma digitale che accorcile distanze geografiche e quelle ca-ratteriali, costruendo relazioni sullarapida ed immediata condivisione diuna foto, di un’immagine o di un afo-

risma recuperato in rete. In un’inter-vista rilasciata qualche anno fa allatestata giornalistica Repubblica4,Bauman affermava che i legami in-terpersonali “sono stati sostitutidalle connessioni” in quanto “men-tre i legami richiedono impegno,‘connettere’ e ‘disconnettere’ è ungioco da bambini”. Alla luce di quando detto, appare ur-gente un preciso piano didattico cherimetta in discussione la correttadefinizione di amicizia, soprattuttotra i più giovani, che, distratti dalleallettanti ‘rivoluzioni’ tecnologiche,rischiano di perdere il contatto conla realtà, trascurando il ricco patri-monio di esperienze e di valori inmerito alle corrette modalità di in-terrelazione sociale. Pare opportuno, pertanto, rifarsi adun classico della letteratura sapien-ziale dell’antichità, il Laelius de ami-citia di Marco Tullio Cicerone, operadel 44 a.C., il cui valore filosofico ededucativo appare di indiscussa at-tualità. Il filosofo definisce l’amiciziacon queste parole:

Gennaio-Giugno 2017 9IL SAGGIOL’ECO della scuola nuova

L’AMICIZIA ALLA RICERCA DI UNA

DEFINIZIONEdi Vito Andrea Mariggiò*

Zygmunt Bauman

“L’amicizia non è altro che un’intesasul divino e sull’umano (omnium di-vinarum humanarumque consentio)congiunta a un profondo affetto(cum benevolentia et caritate). Ec-cetto la saggezza, forse è questo ildono più grande degli dei all’uomo.C’è chi preferisce la ricchezza (divi-tias), chi la salute (valetudinem), chiil potere (potentiam), chi ancora lecariche pubbliche (honores), moltianche il piacere (voluptates). Ma sei piaceri sono degni delle bestie, glialtri beni sono caduchi e incerti (ca-duca et incerta) perché dipendononon tanto dalla nostra volontà (inconsiliis nostris) quanto dai capriccidella sorte (in fortunae temeritate).C’è poi chi ripone il bene supremo(summum bonum) nella virtù (in vir-tute): cosa meravigliosa, non c’èdubbio, ma è proprio la virtù a gene-rare e a preservare (gignit et conte-nit) l’amicizia, e senza virtùl’amicizia è assolutamente impossi-bile (sine virtute amicitia esse ullopacto potest)”.5

La definizione che Cicerone offredell’amicizia ha il pregio di porsi adepilogo di una lunga riflessione filo-sofica, maturata sull’esperienza incampo dell’uomo politico, memoredelle più disparate vicissitudiniumane che gli hanno consentito diricostruire in breve sintesi un cata-logo di individui che, motivati da di-verse ambizioni o motivazioni,avevano spesso smarrito la vera fi-nalità dell’amicizia.Appare chiaro dal testo che l’amici-zia si sottrae alle lusinghe del poteree degli onori politici o semplice-mente dei piaceri effimeri della vita,ma si erge su un altro livello, sfi-dando gli umori temporanei degliuomini e le loro caduche ed incertevelleità, preferendo crescere sul ter-

reno della virtù che ha come fineesclusivo il Sommo Bene, che si ori-gina nella dimensione della rela-zione umana. Il Bene vero sicommisura nella capacità di sentireinsieme con un altro uomo le mede-sime aspirazioni di grandezza e dicrescita interiore. L’accordo, affermaCicerone, deve essere totale nellapianificazione dei progetti umani enelle grandi idealità, ovvero nellapercezione della vita e dei suoi in-trinseci valori. L’amicizia esiste solose in essa è insita la Virtù. Mutatismutandis, gli amici possono esseretali solo se boni, ovvero virtuosi, im-pegnati a perseguire insieme il Benecomune. Fuori da questo schema,non si può parlare di amicizia, ma disemplice sodalizio, quello che av-viene tra uomini che perseguono unfine materiale oltre il quale c’è divi-sione, contrapposizione, disinte-resse per la natura dell’altro,preludio per epiloghi spesso dram-matici e violenti. L’amicizia, co-struita sulla virtù, sa gestire anche imomenti più difficili, operando at-traverso l’affettuoso ravvedimentodell’amico in errore, in un rapportodi reciproco e fruttuoso ascolto e,quand’anche il rapporto dovessedissolversi per sopraggiunte ed in-conciliabili divergenze, resta l’af-fetto e il rispetto per la persona, inragione di una storia di vita condi-visa.Cicerone sa bene che tale defini-zione può rischiare di apparire uto-pistica, così da buon romano, chenon ama le teorizzazioni astratte,propone un exemplum di vera ami-cizia, storicamente riscontrabile,quale quella vissuta tra Gaio Lelio,detto il Sapiente, e Publio CornelioScipione Emiliano, riflesso della suapersonale amicizia con Tito Pompo-nio Attico, amico fedelissimo di Ci-cerone, a cui lo scrittore dedica ilsuo lavoro. Un rapporto solidissimoquello vissuto tra Lelio e Publio Cor-nelio: i due avevano condiviso “lecure pubbliche e private (cura de pu-blica re e de privata)… la casa e lavita militare (domus fuit et militiacommunis) e, cosa in cui è tutta l’es-

senza dell’amicizia (omnis vis amici-tiae), il massimo accordo (summaconsentio) delle volontà (volunta-tum), delle propensioni (studiorum),delle opinioni (sententiarum)”6.Ne deriva che può esserci vera ami-cizia solo se sussiste un periodo in-tenso di frequentazione tra duepersone, che offra ad entrambe lapossibilità di vivere congiuntamenteesperienze di vita ed idealità, lungoun percorso temporale che garanti-sca e tuteli un’intimità di affetti, cheè radice di un sentimento piùgrande, quale l’amore. L’amicizia ap-pare un dono quasi divino, figliadella virtù e dell’onestà, indispensa-bile alla vita dell’uomo, che nasceper vivere in concordia con i suoi si-mili. Il sentimento autentico del-l’amicizia non attiene, pertanto, allasola sfera personale ma diventa re-quisito essenziale per il benesseredella comunità, ragion per cui vastigmatizzata, nel clima generale diuna precarizzazione degli affetti, latendenza a rendere virtuale unaesperienza che si fonda sulla con-cretezza del proprio vissuto.In conclusione, l’esperienza dell’ami-cizia è per Cicerone il contrassegnodella natura umana, superiore alleistintive necessità degli animali, in-cline ad eternare in essa la propriasingolarità ed eccezionalità.

* Docente di Storia Antica - Unibas

Note

1 Ralph Waldo Emerson, I due elementi del-l’amicizia: la verità e la tenerezza, in MassimoBaldini, Che cos’è l’amicizia, a cura di, p. 82.

2 Aharon Appelfeld, Oltre la disperazione,Piccola Biblioteca Guanda, Milano 2016, pp.29-39.

3 Zygmunt Bauman, Consumo dunque sono,Laterza Editori, Bari 2007.

4 Intervista di Raffaella De Santis a ZygmuntBauman, in http://www.repubblica.it/s p e c i a l i /r e p u b b l i c a - d e l l e - i d e e /edizione2012/2012/11/20/news/bauman_le_emozioni_passano_i_sentimenti_vanno_coltivati-47036367/ (15/07/2017)

5 Cicerone, L’Amicizia, VI, 20 traduzione diCarlo Saggio, a cura di Emanuele Narducci,Bur, Milano 1997, pp. 93-95.

6 Ibidem, IV, 15, p. 89.

10 Gennaio-Giugno 2017 IL SAGGIO L’ECO della scuola nuova

Chi non sa caratterizzare la pitturadel Caravaggio? Tutti abbiamo inmente qualcosa: i primi piani, e nonquelli retrostanti, pieni di figure chesembrano quasi venir fuori a inva-dere lo spazio reale. E poi quella luceche rompe la tenebra, direzionataespressivamente qua e là…

Dice il Bellori (+1696) un suo bio-grafo: “Il Caravaggio facevasi ognigiorno più noto per lo colorito, noncome prima dolce, ma tutto risen-tito di oscuri gagliardi. E s’inoltròegli tanto in questo suo operareche non faceva mai uscire al-l’aperto alcuna delle sue figure, matrovò una maniera di campirleentro l’aria buia d’una camera…”Dunque, dapprima il colorito dolceche gli avevano insegnato i pittoriveneti: pensiamo alla “Buona ven-tura”, con la giovane zingara dalviso largo, morbido, chiaro cheguarda con un sorrisetto il ragazzoche le ha steso la mano, lo scruta elo incoraggio a non aver paura. Poila luce sciabolata qua e là, nella te-nebra, per costruire plasticamentela scena e suscitare un racconto.Continuando pensiamo alla “voca-

zione di Matteo”, allamano del Signore, chesembra sbucare dal-l’ombra ed è illuminata.Il Baglione (+1644), unaltro biografo, lo defini-sce ”satirico e altiero”,cioè a dire pungente, in-solente, ma dovremmoaggiungere anche vio-lento. Chi frequentava?Persone di condizionediverse: i ricchi anticon-formisti, i poveri di Tra-

stevere. I poveri gli ispireranno “LeSette opere di misericordia”. Negliabbandonati ci si ritrovava perchéanche lui si sentiva un abbandonato,innanzitutto dai famigliari. Al fra-tello prete, sceso da Milano non per

chiedergli il denaro ma per congra-tularsi con lui, aveva risposto, siapure dopo lunghi silenzi: “io non ticonosco, io non ho fratelli”. E dissequesto alla presenza del cardinal DelMonte, suo protettore, che non eraintervenuto.Le donne che avvicinò appartene-vano alla condizione sociale dei ric-chi e dei poveri. Forse fu ammessoall’intimità di una Giustiniani, cheeffigerà nella “Giuditta che uccideOloferne”, dapprima a seno nudo epoi velata. Ma la donna indifesa, inaiuto della quale interverrà in unataverna uccidendo il disturbatore,era una prostituta. Volendo usareun termine con cui la critica dell’Ot-tocento caratterizzò i poeti francesifuori dalle regole, potremmo chia-

Gennaio-Giugno 2017 11RITRATTIL’ECO della scuola nuova

LA CARNE E LO SPIRITO

di Alessandro Casavola

marlo un “maudit”, un maledetto.Luca Frigerio, in un articolo sul Ca-ravaggio nel giornale cattolico “Av-venire” ha messo in luce interessi dilui contrapposti: quello della carna-lità e quello della spiritualità. Sonosembrate ai critici avvenenti molteMadonne, tra cui quella dei Pelle-grini: “l’impostazione è statuaria, ilcorpo giunonico, la testa classica”;si è pure detto “la qualità del colorela vivifica di una soave e semplicespiritualità”.

La carnalità, fa capire il critico, è daintravvedersi in senso lato anchenella descrizione delle membra ca-scanti di tanta misera gente che af-folla i suoi quadri. La spiritualitàaffiora invece “nella sofferenza vi-sibile dei santi”. Per il Frigerio pen-sare a Caravaggio come ad unafigura laica non ha senso. Ci sonodocumenti che possono servire acertificare una sua religiosità, addi-rittura la partecipazione alle ceri-monie religiose. Ma io nelle antichebiografie non ho trovato nulla ditutto questo. Vorrei avanzare unamia ipotesi per spiegarmi i tratti avolte somiglianti al suo del viso deisanti giustiziati. Certamente è suala testa di Giovanni il Battista decol-lato, per terra in un mare di sangue.

Ossessione di finire male per gli ec-cessi compiuti…Imputabili almenodue omicidi. Da qui le pratiche reli-giose ? Chissà!Ma scampò ogni condanna. Non riu-scì però a portarsi a Roma per rac-cogliere la grazia concessagli dalPapa. Su di una spiaggia di PortoErcole, dove si sarebbe dovuto im-barcare, si imbatté in banditi distrada che lo sfigurarono nel volto.Trattenuto per errore dai soldatispagnoli fu rilasciato. Ritornatosulla spiaggia per cercare di avvi-stare la “felluca” che era invece sal-

pata con le sue povere robe, si sentìmale. Barcollò sulle dune dellaspiaggia per un’improvvisa febbremalarica, con un sole che sembravaraggiungerlo per esplodere negliocchi (così si immagina nel bellis-simo film, con protagonista Gianma-ria Volontè). Ad un certo momentocrollò per non rialzarsi più.Il suo nome Angelo Michele, come avolte gli piaceva di dire Merisi da Ca-ravaggio o semplicemente Caravag-gio, era già volato in Europa. Siamopresi da stupore se pensiamo cheaveva vissuto solo 39 anni…

12 Gennaio-Giugno 2017 RITRATTI L’ECO della scuola nuova

Il trionfo del Seicento napoletano

È dedicata alle relazioni artistiche tra Spagna e Italia nel XVII secolola mostra che, alle Scuderie del Quirinale, si potrà ammirare fino al30 luglio. Relazioni che nacquero nel corso del dominio spagnolo sudiversi territori della nostra penisola, durato oltre un secolo e mezzo,a partire dalla pace di Cateau Cambrésis, datata 1559. In questolunghissimo lasso di tempo le due culture, quella iberica e quellaitaliana, ebbero modo di influenzarsi considerevolmente a vicenda. Ilbarocco italiano era molto apprezzato da viceré, principi, ambasciatorie dignitari di corte, che acquistavano o commissionavano opere perinviarle ai sovrani di Spagna, su loro diretta richiesta o, come dono,per riceverne in cambio appoggio e favori, considerato che gliAsburgo erano grandi appassionati d’arte. Queste acquisizionicontribuirono alla nascita, nel 1821, del Museo del Prado, mentre leopere rimaste nelle residenze reali, prima annoverate nel “Patrimoniode la Corona de España”, sono poi divenute, “Patrimonio  Nacional”.La mostra, intitolata “Da Caravaggio a Bernini - Capolavori delSeicento italiano nelle Collezioni Reali di Spagna”, curata da GonzaloRedín Michaus, attinge proprio dalle importanti collezioni di questopatrimonio, con sessanta opere seicentesche di pittura e scultura cheprovengono dal Palazzo reale di Madrid e dagli altri siti reali: peresempio, l’Escorial, El Pardo, che, dal 1940 al ’75, fu anche laresidenza ufficiale di Francisco Franco, e il Palazzo reale della Granjadi San Ildefonso.

Sono semplici frasi che si sono im-possessate della nostra quotidia-nità, velate spesso dall’indifferenzaemotiva o dal distratto ascoltare,perché non rappresentano più unevento eccezionale. Eppure dietrodi esse pulsano eventi tragici cheraccontano persone e vite spez-zate, spesso appena sbocciate. È certamente difficile scoprire larealtà della violenza all’internodelle mura domestiche, poiché ri-chiede a ciascuno dinoi lo sforzo di distrug-gere quell’immaginerassicurante e roman-tica che dipinge la fa-miglia come luogo diaffetti sinceri, di sicu-rezza e protezione.Al contrario, con fre-quenza dilagante, i fattiraccontano drammi quotidiani chesi consumano proprio nel silenziodi quelle pareti che dovrebbero av-volgere la nostra intimità in un ab-braccio di protezione e tutela daogni minaccia esterna. Lo stesso concetto di violenza, inquesti ultimi decenni, è andato ra-pidamente evolvendosi e si è arti-colato e differenziato in unapluralità di significati le cui linee dicoerenza non sono sempre facili acogliersi. Ma non è cambiata l’evi-denza secondo la quale la stra-grande maggioranza degli episodiclassificabili come violenti e perpe-trati nei confronti di soggetti perce-piti come più deboli e indifesi,

avviene proprio all’interno di que-ste mura.In realtà il dato espresso andrebbeintegrato, in quanto anche altricontesti pedagogicamente qualifi-cati, quali la scuola e i centri di ag-gregazione, insieme a luoghipubblici, privi di formalizzazioneeducativa, ospitano episodi di vio-lenza che vanno dai casi più gravidi violenza sessuale o fisica, spessocruenta fino all’uccisione, a casi di

molestie, maltrattamenti, man-canze e omissioni nei confronti dibisogni o necessità inderogabili,quali l’accudimento, la nutrizione,l’abbigliamento, la scolarizzazione,la socializzazione e l’educazione intutte le sue forme. Eppure le lineetracciate da questi mille volti di cuiraccontano mass media e cronacanera, convergono con dati incon-trovertibili sulla famiglia.In qualità di Pedagogista Clinico,quale Pedagogista sul campo chelavora in situazione con la famigliae per la famiglia ho voluto, in questospazio, condividere spunti di rifles-sione nella consapevolezza che ilparlarne costituisce di per sé una

forma di aiuto, agendo nel sensodella consapevolezza, in particolare:

• la consapevolezza della necessitàdi prevenire l’inquietante feno-meno, attraverso la cultura dell’in-formazione;

• la certezza che l’informazione ègià una possibilità di difesa, nellaconvinzione che “non basta fer-mare il fenomeno, ma è necessarioattrezzarsi per impedirlo”;

• la convinzione che le donne, masoprattutto i bambini, sono laparte più debole e indifesa di ungruppo sociale e, per questo,hanno diritto a “costringere” noitutti e, in particolare il mondo pe-dagogico, a prestare attenzione aciò che, loro malgrado, li rendeprotagonisti;

• la presa d’atto che, ancora oggi,c’è un sommerso di abusi e mal-trattamenti di ogni genere, che ri-chiamano i “mille “ volti di unmondo parallelo che si nutre di in-cubi e sopraffazioni: per ogni casosegnalato, ce ne sono dieci che re-stano nel chiuso delle mura dome-stiche.

Gennaio-Giugno 2017 13QUESTIONI DI GENEREL’ECO della scuola nuova

UNO SPAZIO PER ESISTERE I MILLE VOLTI DELLA VIOLENZA IN FAMIGLIA

di Giovanna Caforio Massarelli*

“Quarantenne trovata morta in casa … indagato il marito …”

“Bambino di due anni arriva in ospedale in evidente stato di malnutrizione … indagati i genitori”

“Bimba stuprata dal compagno della madre …”

“… i vicini: sembrava una coppia modello, non ci siamo accorti mai di nulla”

Niente è più deprecabiledel rispetto basato sulla paura

Albert Camus

Pertanto, l’evocata immagine di vio-lenza fisica che rimanda ad atroci vi-sioni di aggressioni e abusi di ognigenere, non è che la punta di un ice-berg: esiste un sommerso di vio-lenze psicologiche, di trascuratezzamateriale ed educativa, di abban-dono, di contese nelle separazioni,quali il dramma dei “figli triango-lati”, che non lasciano ferite fisichetangibili, ma rappresentano dellevere e proprie violazioni allo svi-luppo mentale e fisico della vittimasottraendole quello spazio vitale peressere e agire. Non a caso il rimandoal titolo: uno spazio per esistere. Ineffetti, se la violenza può avere millevolti, mille sfumature, mille sfaccet-tature, la conseguenza è una sola: lalimitazione della libertà individuale,l’annullamento della personalità,della volontà, della dignità di esserepersona, in favore di un buio esisten-ziale privo del più piccolo spazio vi-tale. Lo spazio per essere se stessi,per vivere da soggetti attivi e liberi,senza la paura e l’angoscia di es-serci, senza quel senso di inadegua-tezza e oppressione che fa sentireresponsabili e colpevoli di quello cheaccade.I dati statistici rimarcano un cre-scendo di situazioni che vanno dallaviolenza sessuale e di genere in pri-mis, all’abuso fisico; dalla trascura-tezza e l’abbandono, all’abusopsicologico, sempre all’interno diquell’inferno nascosto tra le muradomestiche. E se è vero che sonoaumentati coloro i quali oggi denun-

ciano violenze e abusi, tanti, troppisono coloro i quali non trovano an-cora il coraggio di farlo, alimentandoquel silenzio omertoso primaespresso. Il vincolo del silenzio imposto dal-l’abusante, impone all’abusato unpatto subdolo, alimentato dallapaura che la violenza si perpetui,dalla speranza che sia “l’ultima voltache…”, dalla rabbia verso se stessi everso gli altri, dal sentimento di im-potenza che blocca ogni tentativo direazione, dalla solitudine in cuiviene costretta la vittima, dal sensodi colpa che fa credere alla stessa diessere la causa di ciò che subisce,dalla vergogna che impedisce dichiedere aiuto.Tutto ciò fa sì che l’inferno continuiad alimentarsi all’interno delle muradomestiche, offrendo per contro,all’esterno, una facciata di perbeni-smo e di normalità.Tra le possibili cause, differenti,complesse, non esauribili in questospazio, è opportuno considerare ilpassaggio dalla famiglia nucleare aquella contemporanea. Infatti, se èvero che la famiglia nucleare si ca-ratterizzava per una rigida sovrap-posizione di ruoli (marito/moglie,padre/madre, uomo/donna), insiemead uno stile educativo rigido, diret-tivo e autoritario, è pur vero che, percontro, nella famiglia contempora-nea assistiamo ad una totale confu-sione di ruoli, ad un concetto piùinclusivo e non unilaterale di fami-glia, insieme ad uno stile educativo

spesso privo di regole e, soprattutto,di punti di riferimento significativi.L’indipendenza economica, sociale,psicologica della donna, il suo ruolosempre più attivo all’interno deicontesti lavorativi, politici, sociali,culturali, ha sicuramente sbilanciatoil consolidato equilibrio dei ruolidando vita ad una crisi della figuramaschile, ad un disorientamento diidentità, ad una perdita di potere,spesso causa di comportamenti am-bigui e/o disturbati.Tutto questo, ed altro ancora, puòdiventare terreno fertile per com-portamenti molesti che, attraversola sopraffazione e la violenza tro-vano modo per riaffermare se stessiriappropriandosi di un ruolo e di unaidentità perduti.E sullo sfondo, ieri come oggi, la to-tale indifferenza; ieri come oggi lafacciata di perbenismo che fa sì chei “panni sporchi” continuino a la-varsi in famiglia; ieri come oggi lasolitudine, il dolore, il silenzio dellevittime che la violenza, in ogniforma espressa, priva del diritto ad“uno spazio per esistere”.

* Giovanna Caforio MassarelliPedagogista

Bibliografia

F. Blezza, Pedagogia della vita quotidiana,Luigi Pellegrini Editore, Cosenza 2001

E. Catarsi, Pedagogia della famiglia, CarocciEditore, Roma 2008

14 Gennaio-Giugno 2017 QUESTIONI DI GENERE L’ECO della scuola nuova

PER DARE PIÙ FORZA ALL’ASSOCIAZIONISMO DEGLI INSEGNANTI

Via Tasso, 145 (presso Museo storico della Liberazione) 00185 Romac.c.b. Unicredit IBAN: IT 35 Y 02008 05198 000401020572

Intestato a Fnism - Federazione Nazionale Insegnanti

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L’ECOdella scuola nuova• LEGGI • DIFFONDI • ABBONATI •

Prendo avvio dal film “Stanno tuttibene” di Tornatore, con un bravis-simo Mastroianni, film che è stato re-centemente girato di nuovo da Jonescon un altrettanto bravo De Niro. “Stanno tutti bene” racconta la sto-ria di un vedovo pensionato, il qualescopre che i suoi figli, da cui hasempre preteso molto, moltissimo,in realtà non stanno affatto tuttibene come la moglie gli aveva sem-pre fatto credere.“Stanno tutti bene” è perciò una for-mula, magari un po’ ipocrita, per co-prire fallimenti, per nascondereinfelicità, frustrazioni, debolezze,sebbene sia anche una formula che,in fondo, lascia aperta la strada al-l’accettazione reciproca.Così stiamo noi della scuola, tuttibene.Solo che, quando si parla di tecnolo-gia, ci troviamo di solito come co-stretti, compressi da spinte econtrospinte che vengono eserci-tate da Indirizzi, Linee guida, Leggie poi dalla penuria, dalla povertà distrumenti (per esempio la connes-sione, i dispositivi, i libri digitali ecc.)e poi ancora la spinta dal basso , cheè quella più forte, delle famiglie, deigenitori e degli studenti i quali quo-tidianamente usano mezzi e dispo-sitivi digitali.Intanto noi della scuola, come qual-cuno ha detto, abbiamo imparatoche troppa tecnologia fa male e chepoca tecnologia non va bene e dun-que ci muoviamo un po’ con la no-stra esperienza, un po’ con la nostracompetenza digitale acquisita per lopiù fuori della scuola, senza aver po-tuto contare su adeguati corsi di for-mazione specifica.Stiamo tutti bene, noi della scuola.Nel frattempo sono arrivate le LIM,

le lavagne interattive che, ci dicono,sono da considerare quasi obsolete.Nel frattempo ci siamo dotati di PCe tablet, abbiamo adottato il registroelettronico per cui offriamo alle fa-miglie servizi digitalizzati e stiamodematerializzando parecchi procedi-menti come previsto dall’Agenziaper l’Italia digitale (ricordiamoci delGoverno Monti, 2012), dall’Agendadigitale e da tante altre Linee guida.Ci troviamo, noi della scuola, in uninquietante wicked problem cioè unproblema complicato, ulteriormentepoi, dalla Legge 107, la legge dellaBuona scuola, e dal PNSD (PianoNazionale della Scuola Digitale) delMIUR.Un problema difficile, maligno, com-plesso da risolvere e, nel frattempo,cerchiamo di usare la tecnologiacome un’opportunità, come unostrumento per agevolare l’attività diinsegnamento/apprendimento.Stiamo tutti bene, noi della scuola.Però nella Raccomandazione delParlamento Europeo la competenzadigitale viene definita competenza-chiave che consiste nel saper utiliz-zare con dimestichezza e con spiritocritico le tecnologie della societàdell’informazione per il lavoro, per iltempo libero e per la comunica-zione. Questa competenza deve es-sere supportata nelle abilità di basenelle TIC cioè nelle Tecnologie d’In-formazione e di Comunicazione;l’uso del computer va orientato aifini di reperire, valutare, conservare,produrre, presentare, scambiare in-formazioni e inoltre per comunicare,per partecipare a reti collaborative,anche tramite internet.Stiamo tutti bene (noi della scuola).È vero che noi educhiamo, formiamoalla dimestichezza con i saperi, con

le pratiche; che sviluppiamo quellospirito critico necessario a osservare,esaminare, giudicare per giungerealla ragione delle cose ma qui si diceche la competenza digitale non èsolo collegata ad abilità tecniche inquanto delinea un utente che è con-sapevole delle utilità e dei rischi, cheè attrezzato per le attività di studio,di lavoro e di svago. In pratica si diceche la competenza digitale favoriscela creazione del pensiero critico, svi-luppa la creatività, forma alla com-prensione di dati complessi, stimolal’impegno nella comunità e nella rete,accresce attitudini riflessive versol’informazione e tanto altro.Stiamo tutti bene, noi della scuola.Solo che nel PNSD, presentato dueanni fa, si parla di tecnologia non piùcome eccezione ma come regola, sidice che bisogna creare le condi-zioni giuste perché la competenzadigitale passi da eccezione a regola,a norma. Perciò è nato nelle scuolel’Animatore digitale che chiara-mente non ha il compito di imple-mentare il digitale attraversopossibili vie di sostituzione -fac-ciamo le stesse cose ma con la tec-nologia- né attraverso la via delmiglioramento -facciamo le stessecose ma con qualcosa in più graziealla tecnologia- oppure di modifica-zione -facciamo qualcosa che altri-menti non sarebbe possibile fare- oaddirittura di ridefinizione -facciamotutta un’altra cosa-.E allora l’Animatore digitale è unasorta di Animatore didattico che, at-traverso la condivisione, apre nuoviorizzonti ai colleghi, li aiuta a tro-vare una propria misura rispetto aldigitale in classe.Non si tratta dunque di digitalizzarela didattica (non devo diventare un

Gennaio-Giugno 2017 15DALLE SEZIONIL’ECO della scuola nuova

STANNO TUTTI BENECRONACHE DALLA SCUOLA DIGITALE

di Fausto Dominici*

cyber-prof!); allora forse si tratta dieducare e di educarci al digitale.D’altra parte non l’abbiamo fatto asuo tempo con la televisione? Nonabbiamo portato il televisore nelleclassi, insegnando a leggere, inter-pretare, decodificare messaggi fattidi parole e immagini? A sviluppareun nuovo senso critico verso unnuovo codice?

Allora forse si tratta di ridefinire ilparadigma didattico e di ritornare aifondamenti, all’episteme, come di-rebbero i Greci, e quindi, poiché ècerto , come qualcuno ha detto, chela tecnologia rafforza un insegna-mento di alto livello e che la stessanon può comunque compensare uninsegnamento di basso livello (e noidella scuola questo lo sappiamo

bene), forse è giunto il momento cheassumiamo una nuova visione peda-gogica e progettiamo perciò unanuova didattica, una nuova paideia.Allora, se le cose stanno così, stiamotutti bene, noi della scuola, anzi be-none.

* Presidente FNISM sezione di Terni

16 Gennaio-Giugno 2017 DALLE SEZIONI L’ECO della scuola nuova

“La scuola del presente tra proget-tazione, auto/valutazione e innova-zione”: questo il tema del Seminariodi formazione e studio che si è te-nuto nella citta di Lauria, in provin-cia di Potenza, nei giorni 2, 3,4 e 5del mese di maggio, per iniziativadella Federazione Nazionale degli in-segnanti (sezione di Potenza), del-l’ISIS “Ruggero” e dell’IstitutoComprensivo “Giovanni XXIII” diLauria. Una quattro giorni ricca distimoli e spunti di riflessione chehanno riguardato problematichepertinenti rispetto allo specificocontesto socio-culturale comequello afferente la qualità della va-lutazione e della progettualità didat-tica sempre più considerate levefondamentali per rinnovare e riqua-lificare l’offerta formativa in fun-zione delle specifiche peculiaritàdell’utenza. Motivo ispiratore del Se-minario è stato quello di risponderealle esigenze di formazione e ag-giornamento espresse da insegnantied educatori, impegnati nell’areasud della Basilicata, sui versantidella progettazione dei percorsi for-mativi e delle strategie di valuta-

zione e rilevazione dei biso-gni educativi degli alunni di-venuti oggi prioritàstrategiche e culturali tra lepiù avvertite nella scuolaitaliana. Le ragioni di tale interessesono legate alla crescenteconsapevolezza che proget-tazione e valutazione deiprocessi formativi incidononel determinare la percorri-bilità degli itinerari formativiche devono necessaria-mente essere vissuti dagliallievi con sempre maggioreinteresse e motivazione neiriguardi di ciò che la scuolapropone loro, orientata allaformazione di cittadini cri-tici, autonomi, responsabili edotati del senso della citta-dinanza attiva.Certamente il tempo pre-sente permette una riletturae un’analisi più accurate deltermine progettazione, ar-ricchito di nuove coloritureche vanno ben oltre rispettoa quelle tradizionali. La ra-

LA SCUOLA DEL PRESENTE TRA PROGETTAZIONE,

AUTOVALUTAZIONE E INNOVAZIONE

di Francesco Belsito*

gione di tale tendenza può essere ri-cercata nell’introduzione delle com-petenze europee di cittadinanza,come opportunità a disposizionedelle scuole per ammodernare lapropria offerta formativa in fun-zione dei bisogni educativi deglialunni. Non vi è dubbio che il contesto diautonomia consente alle scuole didisporre dello sfondo più idoneo perraccogliere la sfida del curricolo edella valutazione in chiave forma-tiva, attualizzarle al fine dell’innal-zamento della qualità dell’istruzionein vista della formazione del citta-dino, formazione che passa attra-verso la conoscenza di molteplicisistemi simbolici, culturali e valoriali. Per questo motivo illustri accademicie ricercatori di chiara fama impe-gnati nelle scienze dell’educazione enel campo delle tecnologie digitalihanno offerto un valido contributo diidee e analisi sviluppando gli ambitidi intervento a livello teorico-concet-tuale attraverso uno sguardo episte-mico allargato a una valutazione disistema, comprensiva non solo degliapprendimenti degli studenti, maanche della qualità degli insegnantie degli istituti scolastici. Al Seminario sono intervenuti il Pre-sidente nazionale della FNISM, prof.Domenico Milito, titolare della catte-dra di Didattica e pedagogia spe-ciale presso l’Università degli Studidella Basilicata e il prof. AchilleNotti, presidente nazionale della So-cietà italiana della ricerca didattica,figura eminente del mondo accade-

mico e della ricerca scientifica, le cuipregevoli pubblicazioni, di risonanzanazionale ed europea, costituisconoun preminente fattore di qualità peril sistema scolastico italiano e per losviluppo professionale degli inse-gnanti che vi operano.Ha partecipato,inoltre, all’incon-tro il ProcuratoreCapo della Repub-blica del Tribunaledi Lagonegro, ilConsigliere Vitto-rio Russo, notoper aver ricopertoin passato il pre-stigioso ruolo diPubblico Mini-stero presso laProcura di Torino, ove ha maturato –per le dimensioni dell’Ufficio di ap-partenenza – spiccate doti dirigen-ziali oltre che investigative.Campano di origine, è stato insignitonell’aprile del 2014 della cittadinanzaonoraria del Comune di Lagonegro,per l’impulso autorevole ed impar-ziale profuso nella realizzazionedell’ambizioso progetto ministerialedi fusione dei circondari dei Tribunalidi Lagonegro e Sala Consilina.La parte introduttiva del Corso èstata dedicata all’approfondimentodella valutazione alla luce dei più re-centi risultati della ricerca scienti-fica, mentre la parte centrale è statafocalizzata sulla gestione dei serviziinformatici a supporto di una mi-gliore qualità della didattica.È toccata al prof. Achille Notti aprire

il Seminario con una interessante di-squisizione sui percorsi valutativi,intesi come processi sinergici ri-spetto alla progettazione e comeleve strategiche per garantire laqualità degli esiti educativi agli al-lievi a fronte di un’offerta formativarapportata alle loro effettive esi-genze. “Funzione sostanziale dellavalutazione – ha affermato il prof.Notti nel corso del suo intervento-rimane quella di monitorare e rego-lare costantemente il processo di in-segnamento-apprendimento e difornire informazioni preziose affin-ché i docenti possano rendersi siste-maticamente conto dei livelli diefficacia dell’intervento didattico,onde procedere, qualora necessario,a realizzare operazioni tempestivedi feedback nell’ottica di una rigo-rosa oggettività”.Non è mancato un cenno alle Indica-

zione nazionali per il curricolo delprimo ciclo di istruzione emanate nel2012, le quali sostengono che in-sieme autovalutazione e valutazionecostituiscono la condizione decisivaper il miglioramento delle scuole edel sistema di istruzione poiché uni-scono il rigore delle procedure di ve-rifica con la riflessione dei docenticoinvolti nella stessa classe, nellastessa area disciplinare, nella stessascuola o operanti in aree con docentidi altre scuole.

Tale posizione appare fortemente insintonia con l’impegno di rendere ilcurricolo funzionale alla matura-zione delle competenze previste nelprofilo dell’allievo al termine delprimo ciclo, corredato di compe-tenze fondamentali (da certificare)

Gennaio-Giugno 2017 17DALLE SEZIONIL’ECO della scuola nuova

per la crescita personale e per lapartecipazione sociale. Non vi è dubbio che da tali radicalicambiamenti la valutazione abbiaassunto una notevole importanzanel processo formativo in quantofattore strategico in grado di agevo-lare la costruzione dell’identità neibambini, nei ragazzi, nei giovani.La seconda sessione del Seminarioha visto, invece, la partecipazione deidirigenti scolastici, Nicola Pongitore

e Vito Carlo-magno, non-ché del prof.Rito Cassinidel “Ruggerodi Lauria” e didue prestigiosiesponenti delC.N.R. diRoma, GuidoRighini, ricer-catore ed edi-tor della rivistadigitale Smart

eLab, e di Augusto Pifferi, responsa-bile del gruppo tecnico di supportoalla rete informatica dell’Area dellaRicerca di Roma 1. Entrambi i ricerca-tori sono intervenuti sull’apprendi-mento digitalizzato e digitale, nonchésulle implicazioni pedagogiche delletecnologie informatiche nei contestiprofessionali e nei percorsi evolutividegli studenti. Uno spazio rilevante è stato riser-vato, infine, ai disturbi evolutivi spe-

cifici, in particolare ai DSA, ai di-sturbi del linguaggio e dell’ADHD,oltre che ai disturbi comportamen-tali e relazionali, che si trovano sem-pre più spesso nelle aulescolastiche. A curare questa sezionela prof.ssa Antonella Amodio, do-cente di pedagogia presso l’Univer-sità Cattolica di Roma, e il dott.Vincenzo D’Onofrio, neuropsichiatrainfantile. Insomma, un ampio venta-glio di contenuti trattati dai mag-giori esperti del mondo accademicoe della ricerca scientifica che hannoreso l’iniziativa seminariale un’occa-sione proficua ed efficace per tutti ipartecipanti, arricchendo il propriosapere professionale nella prospet-tiva di un innalzamento della qualitàdei percorsi educativi e formatividelle nuove generazioni.

* Presidente FNISM sezione di Potenza

18 Gennaio-Giugno 2017 DALLE SEZIONI L’ECO della scuola nuova

Mercoledì 28 giugno 2017 presso lasede della BCC di Montepaone inprovincia di Catanzaro, si è svolto uninteressante convegno sul “NuovoCodice degli appalti”. L’iniziativa,promossa dalla dirigente scolasticaMarcella Crudo, presidente dellaFNISM - Federazione NazionaleInsegnanti Sezione di Catanzaro, èstata organizzata in collaborazionecon gli ordini professionali degliAvvocati e degli Ingegneri. Hannoaderito all’importante convegno ilMovimento Forense Catanzaro-Lamezia Terme, la Società ItalianaAvvocati Amministrativisti (SIIA),l’architetto Marisa Gigliotti,Francesco Pungitore presidente delComitato trasversale delle Serre - 50anni di sviluppo negato e il dott.Gallucci Antonio, direttore sanitariodel presidio ospedaliero unicodell’ASP di Catanzaro.L’evento, in presenza di un foltopubblico, ha visto illustri relatoricome il dott. Nicola Durante,presidente della seconda sezione delTar Calabria, il dott. Mario Donato,direttore generale della Stazioneunica appaltante della RegioneCalabria, l’avvocato OresteMontebello, delegato regionale dellaSIIA e l’avvocato Silvia Vono,docente nonché delegata dall’Ordinedegli Avvocati di Catanzaro.La disamina sul “Nuovo Codice degliAppalti” è stata particolarmenteattuale ed interessante. Le relazionihanno toccato tanto gli aspettiinnovativi ritenuti positivi, quanto irisvolti interpretativi per la suaconcreta attuazione. L’excursusnormativo ha polarizzato l’attenzionedei presenti su tutto ciò che siconfigura oggi come un interessante

tentativo di riordino della complessadisciplina in materia di contrattipubblici il cui obiettivo è quello diassicurare trasparenza, omogeneitàe speditezza delle procedure,condotte con criteri unici. Lapresidente della sezione FNISM diCatanzaro ha colto l’occasione perallargare gli orizzonti e fornire unamaggiore consapevolezza del proprioruolo agli operatori della scuola. Delresto l’istituzione scolastica, proprioper il suo precipuo compito diformare cittadini del mondo, non puòrinunciare a stare al passo con i tempi

interpretando e ponendo in essereazioni legali. Il dirigente scolasticonella posizione di legalerappresentante dell’istituzione è acontatto quotidiano con negoziazionidi varia natura allorquando, in virtùdell’Autonomia di cui ogni istituzioneè dotata, interviene nella qualità dicommittente ricorrendo agli istitutinegoziali previsti. Il nuovo codiceconduce il dirigente nel vasto campodegli appalti pubblici e deve essereconsiderato un vademecum daadottare con criteri di competenza,trasparenza ed oculatezza.

Gennaio-Giugno 2017 19DALLE SEZIONIL’ECO della scuola nuova

NUOVO CODICE DEGLI APPALTI LA SCUOLA SI APRE A NUOVI ORIZZONTI

di Marcella Crudo*

L’incontro, da ritenere il primo inordine di tempo, ha costituito l’iniziodi un lavoro congiunto traprofessionisti con diversecompetenze, ha avuto riscontronon solo nell’ambito provinciale delcatanzarese, bensì nella sfera piùampia dell’intera Regione Calabria.Gli atti del convegno verrannoriassunti in una pubblicazione conindicazioni specifiche per ognicategoria professionale.

Conoscere ed applicare il NuovoCodice degli appalti nelle istituzioniscolastiche significa realizzareun’innovazione intellettuale nelmodo di affrontare le responsabilitàdirigenziali e definire concretamentel’autonomia scolastica. I diversi puntidi vista espressi dagli illustri relatori,a prescindere dai contenuti trattati edalle metodologie interpretative,hanno dimostrato un’esigenzacomune che riflette valore aggiunto:

trarre un punto di unione nei valoricondivisi che richiamano il buonfunzionamento delle PubblicheAmministrazioni nel rendere aicittadini prestazioni di qualità,nell’erogare a loro favore servizifinalizzati soprattutto a soddisfare idiritti di cittadinanza tra cui il dirittoalla formazione e all’educazione.

* Presidente FNISM sezione di Catanzaro

20 Gennaio-Giugno 2017 DALLE SEZIONI L’ECO della scuola nuova

Il 13 Luglio 2015 viene pubblicata,sulla Gazzetta Ufficiale, la Legge diRiforma denominata “La Buonascuola” composta da un unico arti-colo e da 212 commi.Oggi, a distanza di poco più di unanno, si può provare a fare un primobilancio circa gli effetti che essa haavuto nel panorama scolastico.Tante erano le aspettative: la Leggesi prefissava infatti di depennare de-finitivamente il precariato, di creareuna maggiore sinergia fra il mondodella scuola e quello del lavoro, dipotenziare l’edilizia scolastica e diprogrammare un fondo dal qualeogni docente potesse attingere perla propria formazione professionale.Buoni propositi quindi, che però soloin parte sono stati raggiunti.A dare maggiore concretezza alTesto hanno contribuito, inoltre, gliotto decreti presentati dalla MinistraFedeli con un comunicato stampa il14 gennaio 2017. Essi riguardano inparticolare il sistema di formazioneiniziale e di accesso all’insegna-mento nella scuola secondaria diprimo e secondo grado, la promo-zione dell’inclusione scolastica, larevisione dei percorsi di istruzioneprofessionale, l’istituzione del si-stema integrato di educazione eistruzione dalla nascita fino a 6 anni,il diritto allo studio, la promozione ela diffusione della cultura umani-stica, il riordino della normativa inmateria di scuole italiane all’esteroe nuove forme di valutazione e cer-tificazione delle competenze. Comeemerge dalle parole della stessa Mi-nistra, attraverso questi decreti è in-tenzione del Governo mettere alcentro un’istruzione e formazione

adeguata agli standard e ai livelli in-ternazionali. Si vuole intervenire an-cora una volta sul sapere e sul saperfare per consentire alle nuove gene-razioni di realizzare il loro progettodi vita e contribuire così ad aumen-tare i livelli di competitività del no-stro paese.Andando nel merito della Riforma,c’è sicuramente da segnalare che ilnuovo anno scolastico si è apertoancora una volta nel caos più totale,con insegnanti che come ogni annonon si riescono a reperire. L’ultimoconcorso non ha coperto i posti an-cora a disposizione; inoltre, i ritardinello stilare le varie graduatorie nonhanno permesso a molti docenti disalire in cattedra già dal primo disettembre. Nonostante la Sentenzadella corte di giustizia europea chenel novembre 2014 ha condannatol’Italia per abuso di precariato sco-lastico, troppi docenti continuano aessere nominati come supplenti susedi vacanti per troppi anni conse-cutivi. Il Piano straordinario di as-sunzione inoltre, se da un lato haimmesso in ruolo circa 90 mila inse-gnanti, dall’altro ha portato nelleclassi docenti senza alcuna espe-rienza di insegnamento con ovvie ri-percussioni negative sulla didattica.Altro punto spinoso è stato quellodella “chiamata diretta” sul quale èintervenuta addirittura l’ANAC (au-torità anticorruzione) e sul qualemolti Dirigenti hanno rischiato di ca-dere in comportamenti corruttivi.L’organico di potenziamento poi, fi-nalizzato a potenziare la pratica mu-sicale e l’educazione motoria nellascuola primaria, le lingue stranierenella scuola secondaria di primo

grado e il diritto e l’economia nellascuola secondaria di secondo grado,è finito per essere utilizzato dai Di-rigenti meno virtuosi per sostituiredocenti assenti.I sindacati rimproverano il Governodi non averli coinvolti nella prepara-zione del Testo e anche gli stessi Di-rigenti scolastici lamentanol’enorme mole di incombenze allequali devono far fronte.La Buona scuola prevedeva entro il2018 di rendere accessibile la retewi-fi in circa il 90% delle scuole ita-liane attraverso un piano nazionaledi interventi, un maggiore impiegodi risorse e l’avvio di un processo diprogettazione della scuola del fu-turo.Per quanto riguarda l’alternanzascuola-lavoro, anche se c’è ancorabisogno di qualche modifica, l’espe-rienza fin qui condotta è stata permolti aspetti positiva. Nel 2017-2018l’alternanza scuola-lavoro entrerà inpieno regime con una articolazionein 200 ore nell’ultimo triennio deilicei e di 400 ore negli istituti tecnicie professionali. Occorre però, comehanno fatto notare in molti, legife-rare al più presto uno Statuto delle

Gennaio-Giugno 2017 21DALLE SEZIONIL’ECO della scuola nuova

AD UN ANNO DALLA LEGGEDELLA BUONA SCUOLA

di Giuseppe Sangeniti *

Ad un anno dalla Legge sulla Buona scuola, quali promesse sono state mantenute e quali invece sono rimaste disattese.

studentesse e degli studenti in alter-nanza scuola-lavoro per meglio or-ganizzare e gestire tale esperienza.Per quanto riguarda infine il bonusdocenti e la carta docenti per l’ag-giornamento professionale, moltihanno definito il primo come il pomodella discordia, fonte di tensioni e di-scussioni anche perché non essen-doci state linee guida ben precise,ogni scuola ha adottato autonomicriteri che hanno portato a una di-stribuzione a pioggia delle risorse oa una distribuzione equa per tutti.La carta docente invece, si è dimo-strata soprattutto il primo anno unulteriore cumulo di carte da compi-lare per poter rendicontare le speseeffettuate. Quasi una contraddi-zione con le politiche che invece vo-gliono portare avanti una scuolatutta al digitale.Detto ciò, aspettiamo quindi ora chequeste deleghe, che rappresentanola forza propulsiva della Legge,prendano forma e diano alla Ri-forma quel carattere innovativo e di-namico che i tempi e l’Europa cichiedono ormai da anni. Una nuovalinfa per tutto il comparto scuola ingrado di dare un maggiore slancioad una scuola che fa fatica a tenereil passo di una società in continuaevoluzione.

Legge 107 e deleghe per la forma-zione iniziale e il reclutamento peril personale docente della scuolasecondaria.

Si tratta di sicuro del decreto legisla-tivo più atteso che disciplina la for-mazione iniziale e l’accesso ai ruoliper il personale docente nella scuolasecondaria di primo e secondogrado.Come previsto dalla Legge 107, sipassa dal vecchio sistema di reclu-tamento che prevedeva prima il con-seguimento dell’abilitazione e poi ilsuccessivo concorso, a un sistema“corso-concorsuale”. Obiettivo del percorso formativo,così come si evince dalla bozza del

testo, è quello di rafforzare le meto-dologie didattiche dei saperi discipli-nari e le specifiche competenzedella professione di docente, in par-ticolare pedagogiche, relazionali,valutative e tecnologiche, integratein modo equilibrato con i saperi di-sciplinari, nonché a rafforzare la ca-pacità di progettare percorsididattici flessibili e adeguati al con-testo scolastico, al fine di favorirel’apprendimento critico e consape-vole e l’acquisizione delle compe-tenze da parte degli studenti. Icontenuti e le attività del percorsoformativo sono coordinati con laformazione continua in servizio deidocenti di ruolo di cui all’articolo 1,comma 124 della Legge n. 107/2015.Nello specifico, il Sistema di forma-zione iniziale viene ad essere artico-lato in tre fasi: un concorso pubbliconazionale indetto su base regionaleo interregionale con cadenza bien-nale sui posti che si prevede si ren-dano vacanti e disponibili nelsecondo e nel terzo degli anni sco-lastici che compongono il percorsoformativo; un successivo percorsotriennale di formazione iniziale e ditirocinio differenziato fra posti co-muni e posti di sostegno, una suc-cessiva procedura di reclutamento atempo indeterminato previo supera-mento delle valutazioni intermediee finali del percorso formativo. Que-sto nuovo Sistema di formazioneverrà realizzato attraverso una col-laborazione fra scuola, università eistituzioni di alta formazione arti-stica, musicale e coreutica.Grazie a questa collaborazione sonoinoltre organizzate specifiche atti-vità formative riservate ai docentidi ruolo in servizio che consenti-ranno di integrare la loro prepara-zione al fine di poter svolgereinsegnamenti anche in classi disci-plinari affini o di modificare la pro-pria classe disciplinare di titolarità,sulla base delle norme e nei limitiprevisti per la mobilità professio-nale. Per quanto riguarda i titoli diaccesso, verrà richiesto il possessocongiunto di laurea magistrale o aciclo unico, oppure diploma di se-

condo livello dell’alta formazioneartistica, musicale e coreutica, ilpossesso di almeno 24 crediti for-mativi universitari nelle disciplineantropo-psico-pedagogiche e nellemetodologie e tecnologie didattichee l’attestazione delle competenzelinguistiche corrispondenti almenoal livello B2 del Quadro comune eu-ropeo.Il concorso prevede tre prove diesame, delle quali due, a caratterenazionale, sono scritte e una orale.Per i candidati che concorrono sucontingenti di posti di sostegno èprevista una ulteriore prova scrittaaggiuntiva a carattere nazionale.La prima prova scritta ha l’obiettivodi valutare il grado delle cono-scenze del candidato sulla disci-plina per la quale concorre. Ilsuperamento della prima prova ècondizione necessaria per accederealla prova scritta successiva che hal’obiettivo di valutare il grado di co-noscenze del candidato sulle disci-pline antro-psico-pedagogiche esulle metodologie e tecnologie di-dattiche. Anche in questo caso siaccede alla prova orale previo supe-ramento della seconda prova. Laprova orale comprende la provapratica per quegli insegnamenti chelo richiedono e un colloquio volto avalutare il grado delle conoscenzein tutte le discipline facenti parte laclasse di concorso per la quale siconcorre. Espletata questa primafase, i vincitori del concorso sotto-scriveranno un contratto triennaleretribuito di formazione iniziale e ti-rocinio con l’Ufficio scolastico re-gionale a cui afferisce l’ambitotriennale prescelto. Il tirocinio, di-retto e indiretto, è parte integrantee obbligatoria del percorso trien-nale di formazione e verrà svoltosotto la guida di un tutor scolastico.A coordinare e a monitorare il tuttosarà la Conferenza Nazionale per laformazione iniziale e l’accesso allaprofessione docente composta daesperti provenienti dal sistema sco-lastico e dai sistemi universitario edell’alta formazione artistica, musi-cale e coreutica.

22 Gennaio-Giugno 2017 DALLE SEZIONI L’ECO della scuola nuova

Gli otto decreti sulla Legge sullaBuona scuola: una veloce panora-mica.

Con la pubblicazione nella GazzettaUfficiale degli otto decreti attuativi,trova definitivamente attuazione ladelega conferita al Governo con laLegge n.107 del 13 luglio 2015. I de-creti, che entreranno in vigore apartire dal 31 maggio, sono i se-guenti: Dlgs n.59 “Formazione eruoli dei docenti della scuola secon-daria e tecnica”, Dlgs n.60 “Promo-zione della cultura umanistica esostegno della creatività”, Dlgs n.61“Revisione dei percorsi dell’istru-zione professionale”, Dlgs 62“Esami di Stato per il primo e se-condo ciclo”, Dlgs 63 “Effettività deldiritto allo studio”, Dlgs 64 “Scuolaitaliana all’estero”, Dlgs 65 “Si-stema integrato di educazione e diistruzione dalla nascita sino a seianni”, Dlgs 66 “Promozione dell’in-clusione scolastica degli studenticon disabilità”.Per quanto riguarda il Dlgs n.59,cambia il modo con il quale si di-viene docenti nella scuola seconda-ria: i neo-laureati parteciperanno aconcorsi con cadenza biennale, pur-ché abbiano superato alcuni esami,per 24 crediti in totale, di pedagogiae didattica. I vincitori dei concorsisaranno avviati ad un percorsotriennale di formazione, tirocinio einserimento nella funzione docente.Ogni anno sarà retribuito e al ter-mine di ognuno è prevista una provavalutazione. Superata quella, diver-ranno docenti di ruolo. Il decretoprevede anche una fase transitoriacon dei posti riservati a chi ha acqui-sito una abilitazione all’insegna-mento o ha lavorato per tanti anninelle scuole. Il Dlgs 62 cambia, nellascuola secondaria di primo grado,l’esame di Stato, con una riduzionedel numero di prove: ci saranno treprove scritte (italiano, competenzelogico-matematiche, lingua stra-niera) e un colloquio, finalizzato auna verifica semplificata e con una

valutazione che tiene conto del per-corso scolastico dell’alunna e del-l’alunno.Per il secondo ciclo, lo svolgimentodelle prove INVALSI e dell’alter-nanza scuola/lavoro diventa requi-sito di ammissione all’esame dimaturità. Le prove scritte sono duealle quali segue un colloquio. Perquanto riguarda gli alunni del primociclo, il decreto chiarisce la possibi-lità di essere ammessi alla classesuccessiva anche in presenza di li-velli di apprendimento parzialmenteraggiunti. Per quanto riguarda in-vece l’ammissione all’esame finale,per entrambi gli ordini di scuola, glistudenti devono conseguire una vo-tazione pari a sei decimi in ogni disci-plina e nel voto di comportamentoanche se vi è la possibilità di essereammessi comunque previa delibera-zione motivata del consiglio diclasse. Il Dlgs 66 sull’inclusione sco-lastica degli studenti con disabilità,rafforza la partecipazione e la colla-borazione delle famiglie e delle asso-ciazioni, definisce i compiti spettantia ciascun attore istituzionali incre-mentando la qualificazione profes-sionale delle commissioni mediche,introduce il modello bio-psico-so-ciale dell’ICF nell’ambito del nuovoprofilo di funzionamento, riordina erafforza i Gruppi di lavoro per l’inclu-sione scolastica, prevede una for-mazione specifica per il personaledocente, dirigente e ATA. Per laprima volta, nei processi di valuta-zione delle scuole, si terrà conto dellivello di inclusività raggiunto da cia-scuna scuola. Si terrà conto dellapresenza in ciascuna scuola dialunni con disabilità, nonché del ge-nere di ciascuno studente per l’attri-buzione del personale ATA. Altranovità è la preparazione da partedell’Unità multidisciplinare di unprofilo di funzionamento secondo icriteri del modello bio-psico-socialedell’ICF adottato dall’OMS che andràa sostituire la diagnosi funzionale eil profilo dinamico funzionale. Ven-gono inoltre istituti il Gruppo di la-voro interistituzionale regionale cheavrà compiti di consulenza e propo-

sta all’USR, il Gruppo per l’inclu-sione territoriale che definirà le ri-sorse per il sostegno didattico e ilGruppo di lavoro per l’inclusione concompiti di programmazione, propo-sta e supporto. Viene introdotta unanuova disciplina per l’accesso allacarriera di docente per il sostegnonella scuola dell’infanzia e del primociclo come il corso di specializza-zione in pedagogia e didattica spe-ciale. Per la prima volta si prevedeche il DS possa proporre ai docentidell’organico dell’autonomia, purchèin possesso della specializzazione,anche attività di sostegno didatticoe che sulla base di eventuale richie-sta della famiglia in caso di frut-tuoso rapporto docente-allievo, ilcontratto a tempo indeterminatopotrà essere prorogato anche perl’anno successivo. Il Dlgs 65 intro-duce le basi per il nuovo Sistema in-tegrato di educazione e istruzionedalla nascita fino a 6 anni per pro-muovere la continuità del percorsoeducativo e didattico e concorrere aridurre gli svantaggi culturali, socialie relazionali. Il decreto prevede laqualificazione universitaria quale ti-tolo di accesso alla professione dieducatore dei servizi educativi perl’infanzia. Il Dlgs 64 rafforza ancoradi più la sinergia tra MIUR e MAECI.L’obiettivo è il riordino e l’adegua-mento della normativa in materia diistituzioni e iniziative scolasticheitaliane all’estero. In particolare ilMIUR per la prima volta seleziona edestina all’estero il personale e pub-blica sul portale unico della scuola idati relativi al sistema della forma-zione italiana nel mondo. Il Dlgs 63introduce provvedimenti a favoredel Diritto allo studio come lo stan-ziamento di fondi per quelle scuoleche accolgono studenti disabili, perle scuole in ospedale e per l’istru-zione domiciliare, borse di studio,fornitura di libri di testo e di altristrumenti didattici indispensabili,esoneri delle tasse scolastiche inbase all’ISEE e servizi di trasporto eagevolazione alla mobilità. Il Dlgs 61riafferma l’identità degli istituti pro-fessionali superando la sovrapposi-

Gennaio-Giugno 2017 23DALLE SEZIONIL’ECO della scuola nuova

Negli ultimi anni il tema dei disturbidell’apprendimento, riconosciuto dallalegge n. 170/2010, ha assunto grandeimportanza in diversi ambiti e in par-ticolar modo in quello scolastico. I Disturbi Specifici dell’Apprendi-mento fino a un po’ di tempo fa,erano “disturbi invisibili”: chi ne sof-friva veniva, talvolta, descritto comeun alunno svogliato, lento, distratto,ed era facile ipotizzare ad un ritardointellettivo. Il non riconoscimento di tali segni cli-nici, ovviamente, portava o facevaemergere altre problematiche emo-tive/relazionali che a volte, addirit-tura, allontanavano gli alunni dallascuola e dalla loro innata voglia di ap-prendere. Queste tragedie silenzioseaccadevano di frequente senza chenessuno se ne prendesse cura.Oggi, sappiamo che fino al 5% dellapopolazione studentesca soffre diquesti disturbi, dunque, quasi unbambino per classe è portatore di unDisturbo Specifico dell’Apprendi-mento, ovvero, ha delle difficoltà le-

gate all’abilità di lettura, di scritturao di calcolo. Questo significa che talefenomeno è molto diffuso, ma poi-ché riguarda una capacità tecnicaspecifica è piuttosto difficile da indi-viduare sia per un insegnante cheper un genitore, ma la sua comples-sità ed eterogeneità è tale da inci-dere sul benessere generaledell’alunno, sulla sua possibilità distrutturare una buona idea di sé esulle sue modalità relazionali.Nella pratica operativa è difficile peri genitori e per gli insegnanti “giocared’anticipo” e capire cosa fare, esi-stono però degli indici predittivi di ri-schio per lo sviluppo dei disturbi diapprendimento che vanno analizzatidurante l’ultimo anno si scuola dell’in-fanzia e il primo di primaria. Una buona informazione e preven-zione attraverso l’identificazione pre-coce dell’adeguatezza dei prerequisitiscolastici (ovvero delle competenzecognitive sulle quali poggiano le basigli apprendimenti) è l’unica stradaper aiutare i bambini a non perdere la

motivazione allo studio e al processodi cambiamento che ne consegue,oltre a sostenerli emotivamente nelnon sentirsi “inferiori” ai coetanei. Alla luce di ciò provare a guardaretale fenomeno con uno sguardo si-stemico equivale ad osservare l’in-sieme dei contesti in cui è immersoun alunno con un disturbo dell’ap-prendimento, quello familiare, quelloscolastico, quello tecnico-riabilita-tivo, quello sociale, tenendo semprelo sguardo attento all’allievo comepersona, con un proprio vissuto, conuna propria storia familiare, oltreche come parte attiva di processi diapprendimento e di una sfera di at-tribuzione di significato alle proprieesperienze di vita. Tutti aspetti chemeritano un’attenta osservazione eun’adeguata prevenzione oltre adcontinua formazione per le varie fi-gure professionali e non che si ap-procciano a tale fenomeno e chehanno in cura codesti bambini.

* FNISM sezione di Milano

24 Gennaio-Giugno 2017 DALLE SEZIONI L’ECO della scuola nuova

I DSA PER UN SISTEMICO di Angela Pellecchia*

zione tra istruzione professionale etecnica e i percorsi di IeFP di com-petenza delle Regioni. Nello speci-fico si passa da 6 a 11 indirizzi distudio. È prevista la personalizza-zione degli apprendimenti con lanomina dal parte del DS di un tutorper sostenere lo studente nell’at-tuazione e nello sviluppo del pro-getto formativo individuale. Nelbiennio vengono introdotti gli assiculturali per far acquisire le compe-tenze chiave di cittadinanza rien-tranti nell’obbligo scolastico e si dàpiù spazio all’alternanza scuola-la-voro. Le singole scuole possono uti-

lizzare la quota di autonomia del20% per potenziare gli insegna-menti obbligatori e in particolarmodo le ore di laboratorio e laquota di flessibilità del 40% del-l’orario complessivo per il triennio.Viene inoltre istituita per la primavolta la Rete nazionale delle scuoleprofessionali finalizzata a promuo-vere l’innovazione e il raccordo conil mondo del lavoro. Il Dlgs 60 incen-tiva, sin dalla scuola dell’infanzia,una formazione artistica che ricom-prenda la pratica e la cultura dellamusica, delle arti dello spettacolo,delle arti visive sia nelle forme tra-

dizionali che in quelle innovative;sviluppa la conoscenza storico-cri-tica del patrimonio culturale ita-liano; attua la promozione dellapratica artistica nel Piano triennaledell’offerta formativa a cura delleistituzioni scolastiche. A tal propo-sito vengono individuati i temi dellacreatività riguardanti le seguentiaree: musicale-coreutico, teatrale-performativo, artistico-visivo, lin-guistico-creativo.

* Presidente FNISM sezione di Vibo Valentia

Gennaio-Giugno 2017 25DALLE SEZIONIL’ECO della scuola nuova

26 Gennaio-Giugno 2017 DALLE SEZIONI L’ECO della scuola nuova

I recenti fatti di cronaca, purtroppo di-mostrano che alcuni docenti travisanola funzione educativa loro assegnatae adottano metodi costrittivi non soloumanamente inaccettabili, ma riflet-tono comportamenti antipedagogiciche cozzano con quanto il diritto e lagiurisprudenza stabiliscono in merito.Com’è noto, tra l’altro, quando si parladi rapporto tra scuola e famiglia sof-fermandosi sul ruolo che ognuna delledue istituzioni è chiamata a svolgerenei riguardi delle nuove generazioni,sorge il problema della definizione, perentrambe, dei comportamenti da as-sumere in un settore ritenuto a rischiodi errore educativo come quello ri-guardante l’accezione del jus corri-gendi. Partendo dal presupposto chel’obiettivo vuole essere quello di pro-porre modelli sani a cui ispirarsi e nonpunire appena si presenti l’occasione,proviamo ad analizzare la questionecercando di capire “chi deve farecosa”. Fermo restando che il termine“corrigendi”, come già sostenuto dallagiurisprudenza in diverse occasioni, vaassunto come sinonimo di “educa-zione”, è bene muovere dalla interpre-tazione letterale dell’art. 571 C.P. cherecita: “Chiunque abusa dei mezzi dicorrezione o di disciplina  in danno diuna persona sottoposta alla sua auto-rità, o a lui affidata per ragione di edu-cazione, istruzione, cura, vigilanza ocustodia, ovvero per l’esercizio di unaprofessione o di un’arte, è punito, sedal fatto deriva il pericolo di una  ma-lattia  nel corpo o nella mente  , con lareclusione fino a sei mesi”. Ciò porte-rebbe ad affermare che soggetto at-tivo del reato di abuso dei mezzi dicorrezione può essere chiunque, men-tre di parere diverso appare la dottrinache unanimemente ha rilevato che ildelitto di cui all’art. 571 è perfettamenteconfigurabile come reato proprio, ecioè può essere commesso solo da chi

è titolare di ius corrigendi (o di poteredisciplinare) nei confronti di personesottoposte alla sua autorità o a lui affi-date. Stando così le cose, si può benintuire perché il ruolo dell’insegnantevenga ad essere posto sotto i riflettori.È pacifico, infatti, che presupposti delreato sono, da un lato, la titolarità incapo al soggetto attivo di un rapportoautoritario o di affidamento, cui siaconnesso un potere disciplinare, dal-l’altro, la sottoposizione della vittima adetto potere e a detta autorità. Più pre-cisamente, in ordine ai rapporti tra in-segnanti e alunni è da notare cometutti gli ordinamenti scolastici esclu-dano l’uso di mezzi violenti nell’eserci-zio del potere disciplinare e quindi, nonpotendo delinearsi un uso lecito di talimezzi, non potrà mai configurarsi unabuso. Ne consegue che qualora l’in-segnante, snaturando completamentel’essenza del potere disciplinare rico-nosciutogli, usi violenza fisica nei con-fronti dell’alunno cagionando pericoloo danno per la sua incolumità, trove-ranno applicazione le norme che tute-lano l’integrità della persona e non l’art.571 del Codice Penale.La tesi fin qui esposta ha trovato ac-coglimento anche in una sentenza dimerito (Pretore Mascalucia, 6 novem-bre Giust. pen., II, 2001, 62 ss.). La fat-tispecie concreta riguardava il caso diuna maestra che, oltre ad usare me-todi pedagogici e didattici inadeguati,aveva creato nei primi mesi di scuolaun vero e proprio clima di terrore frabambini di età tra i cinque e i sei anni.Il giudice di merito ha rilevato che lecontinue vessazioni, le umilianti puni-zioni e l’uso costante della violenza fi-sica con ricorso a schiaffi, spintoni,bacchettate sulle mani, debbano in-tendersi come forieri di un danno psi-cofisico allarmante per la disistimache generano in un bambino di così te-nera età. Al contrario, quest’ultimo va

cercando sicurezze e rassicurazioni,appena uscito dalla stretta protezionedei genitori. All’insegnante in que-stione è stata ascritto il reato di vio-lenza privata in luogo dell’art. 571 C.P.In quell’occasione (abbastanza esem-plificativa), il giudice ha ritenuto, allaluce dei principi sanciti dalla Costitu-zione sulla tutela della dignità del-l’uomo (art. 2) e speciale protezionedell’infanzia (art.31) e dalle Conven-zioni internazionali alle quali l’Italia haprestato adesione, che l’uso della vio-lenza fisica e di umilianti vessazioninon può e non deve oggettivamenteconsiderarsi mezzo di correzione.Parte della dottrina, muovendo dalpresupposto che l’educazione nonpossa ignorare il rispetto dei diritti fon-damentali della persona, pur rite-nendo non lecito l’uso di mezziviolenti, ammette in via del tutto ecce-zionale l’uso di una vis modicissir,quale mezzo finalizzato a scopi educa-tivi ove le circostanze del caso con-creto ne giustifichino la necessità.Altri, affermano che il comune orien-tamento del costume sociale nonescluda l’uso di una vis modica e neammettono la liceità qualora risulti ne-cessario. È chiaro che tali correnti simuovono su un piano altamente sog-gettivo quale può essere quello dellaquantificazione della vis insita nelmezzo usato, certo è che in ultimaanalisi questa operazione spetterà algiudice ove sussista un motivato so-spetto di abuso. Forse al di là dei varitecnicismi che la legge ci impone siacome insegnanti che come genitori, lasoluzione al dilemma è da ricercarsi inuna frase di Sant’Ignazio di Antiochiadel II sec. a. C., il quale sosteneva che“si educa molto con quel che si dice,ancor più con quel che si fa, ma moltodi più con quel che si è”.

* Presidente FNISM sez. di Bologna

Gennaio-Giugno 2017 27DALLE SEZIONIL’ECO della scuola nuova

IUS CORRIGENDI SOGGETTI LEGITTIMATI ATTIVI E PASSIVI

di Saverio Gallizzi*

A cura di Elisabetta Bolondi

I grandi personaggi di Roma

Carola Susani Lozzi publishing, 2017

Si parla molto dell’ignoranza checresce fra i giovani italiani, dellascuola non sempre adeguata al suocompito di formazione di una ade-guata conoscenza storica deglialunni, della memoria corta chepurtroppo anche gli adulti sem-brano manifestare in diverse occa-sioni riguardo alle origini del nostropaese. Ecco allora una lodevole ini-ziativa della collana RemoJunior,che per Lozzi ha curato la scrittricee valorosa insegnante di storia Giu-lia Alberico. Si tratta del piccolo vo-lume di Carola Susani dedicato aigrandi personaggi di Roma, a par-tire da Enea per giungere fino ainostri giorni, in una carrellata dinotizie notissime e quasi scono-sciute, di luoghi calpestati ognigiorno da Romani e turisti che ci re-stituiscono una immagine comples-siva della Città Eterna per certi

versi inedita, raccontata da unavoce diretta, spontanea, semplicema non per questo meno compe-tente e profonda. Il segreto del libroè proprio nella capacità di CarolaSusani di parlare ad un pubblicoche si suppone giovane o giovanis-simo senza infingimenti, con ter-mini chiari e diretti. Il libroabbracciando i due millenni dellastoria romana con leggerezza maanche con la convinzione che lastoria va conosciuta, quella delleorigini e quella della contempora-neità, racconta una storia fatta nonsolo di battaglie e di condottieri, maanche, e direi soprattutto, di artisti,monumenti, quartieri, religiosità,costumi, abitudini. Roma insommanei suoi due millenni ha visto na-scere grandi istituzioni, la Repub-blica, l’Impero, e poi ospitare lasede del cristianesimo, del papato,del grande mecenatismo rinasci-mentale, fino a giungere, nei tempirecenti, ad essere la capitale delnuovo Stato nazionale, raccontatoattraverso i “romani per niente an-tichi”. Molto spazio nel libro vienededicato dall’autrice alle donne,forse i personaggi meno conosciutidell’epica della romanità. Le Sa-bine, raccontate sempre attraversoil celebre “ratto”, immortalate dalquadro di David; in realtà le ragazzerapite dai guerrieri romani “non vo-gliono che una guerra che mettal’uno contro l’altro il padre e ilnonno dei loro figli”; le Sabine aRoma “regalano cultura e storie”,afferma Carola Susani, che ci rac-conta poi di Jacopa de’ Settesoli,l’amica e protettrice di Francescod’Assisi, una donna potentissima af-fascinata dalla personalità e dalleistanze pauperistiche del grandeFrancesco, che da lei sarà ospitato,aiutato ad ottenere udienza dalpapa Innocenzo III, vicina al grande

riformatore fino alla sua morte.Anche Santa Francesca Romana,una donna nobile vissuta alla finedel 300, ha un posto di rilievo nellanarrazione dell’autrice; sarà lei ascegliere di vivere al servizio di Diorimanendo in famiglia, insieme adaltre donne caritatevoli; a lei è de-dicata una delle più celebri basili-che romane, che si trova su via deiFori Imperiali. La Santa è venerataancora oggi perché protettricedegli automobilisti, e il suo nome,che si celebra il 9 marzo è moltodiffuso a Roma, pieno come è  diFrancesca, Romana, Romanella... Non mancano Lucrezia Borgia, lafamosa avvelenatrice secondo latradizione, in realtà una donnacolta e raffinatissima, moglie delduca Alfonso d’Este, amica di Ario-sto e Bembo nella mitica corte fer-rarese, e Anita Garibaldi, lacoraggiosa guerriera che a fiancodel compagno animò la difesa dellaRepubblica Romana del ’49, sopraf-fatta dalle forze francesi fedeli alpapa, costretta alla fuga, morta dimalaria a soli ventotto anni nellevalli di Comacchio: di lei resta sulGianicolo la celebra statua, attiguaa quella di Garibaldi, in uno dei piùcelebri scorci  della Roma moderna. Ovviamente Carola Susani non parlasolo di donne, ma di altrettanti uo-mini grandi, che a Roma hanno datofama e eternità: da Augusto a Mi-chelangelo, da Cola di Rienzo a Ber-nini fino ai contemporanei EnricoFermi e Pier Paolo Pasolini. Alla finedi ogni racconto, una piantina detta-gliata racconta i luoghi, le strade, lacollocazione urbanistica in modoche i lettori non romani possano me-glio orientarsi e ricostruire percorsied itinerari sconosciuti. Il RioneMonti, il Pigneto, via Panisperna, vi-cino a San Pietro, il Campidoglio, ilPalatino, il Circo Massimo. E poi pa-

28 Gennaio-Giugno 2017 LE RECENSIONI L’ECO della scuola nuova

IL PIACERE DI LEGGERE

lazzi celebri, Musei, Gallerie, Chiesemonumentali: una guida esauriente,moderna, una narrazione agile,piena di aneddoti, di curiosità, diumorismo. Libro consigliato, dalleelementari alla scuola superiore eanche a molti adulti.

Il valzer degli alberie del cielo

Jean- Michael GuenassiaSalani, 2017

Grandissimo successo in Franciaper questo romanzo che ci raccontal’ultimo presunto grande amore delpittore mitico, Vincent Van Gogh,raccontato dalla giovane Margue-rite Gachet, la figlia del dottor PaulGachet , un dottore di Auvers-sur-Oise, non lontano da Parigi, chenell’estate caldissima del 1890, sitroverà ad accogliere prima comepaziente, poi come amico, ed infinecome nemico acerrimo, proprio VanGogh, che aveva deciso di prendereispirazione per la sua pittura nonancora notissima ed affermata inquelle terre che gli offrivano scorcioriginali. La ragazza, appena di-ciannovenne, che si trova davanti ilpittore malvestito, con una sacca atracolla e un cappellaccio, scam-biandolo per un vagabondo, dovràpresto ricredersi. Lei, che vive unavita nella noiosa provincia francese,desiderosa di diventare pittrice, siinnamorerà perdutamente di VanGogh, divenendone presto in se-

greto l’amante appassionata. Luinon ricambia altro che una momen-tanea passione fisica: sa benissimodi essere troppo vecchio per la pas-sionale Marguerite, pessima pit-trice con poche prospettive dimigliorare. Van Gogh è interamenteposseduto dal demone della suaprepotente ispirazione artistica chesembra quasi divorarlo, non la-sciandogli altre energie da dedicaread una relazione duratura, comespera invece la docile Marguerite.Lei intraprenderà una guerra fe-roce con suo padre, che dopo averscoperto la sua scandalosa rela-zione col pittore, la chiuderà incasa, per giorni, facendola quasiimpazzire e sottraendole ogniforma di libertà e di contatto conVincent, che quasi non si accorgedella sparizione della ragazza concui aveva vissuto tante nottid’amore, e quando lei finalmente ri-compare, il loro confronto semprepiù acceso finirà in modo altamentedrammatico. Un colpo di pistolasparato accidentalmente dal revol-ver che Marguerite aveva sottrattoal padre finirà per causare la mortedel pittore, neppure quarantenne,dopo una dolorosa e lunga agonia.Invenzioni? Leggende? Cosa c’è divero e realmente accaduto nella vi-cenda che ha portato ad una morteprematura colui che diventerà il piùcelebrato e venduto artista del900? La versione data da Margue-rite Gachet, che passerà tutto ilresto della sua lunga vita in adora-zione di Van Gogh, di cui si diràunica e vera moglie, è una storiaplausibile? Il romanzo è molto bencostruito, gli ambienti degli artistidi allora, Pizarro e Paul Gauguin,soprattutto, ben riprodotti. È puremirabile la ricostruzione dell’am-biente provinciale in cui è ambien-tato il romanzo: il farmacista ateoche vorrebbe Marguerite per nuora,i pranzi domenicali con menu so-praffini che vengono diligente-mente cucinati dalla serva padronaLouise, la miseria della vita quoti-diana di un uomo come Vincent, al-loggiato in una mansarda rovente e

minuscola, ricco solo della sua pre-potente ispirazione, pronto a la-sciare tutto per raggiungere i suoisogni di un’arte che tutto lo impe-gna, lo possiede, lo risucchia quasi.Magari in Madagascar, in compa-gnia dei più grandi pittori deltempo. Il pittore esce da questolibro molto ridimensionato, la foca-lizzazione è tutta sulla vicendadella coraggiosa Marguerite. Neltesto ricorrono citazioni di giornalid’epoca, che tentano di ricostruire,un po’ freddamente, un’atmosferasociale e politica. Solo in qualchepagina però  viene ricostruita lastoria di quegli anni difficili, che ladonna ricorderà molti anni dopo,quando la passione per Vincentsarà solo uno struggente ricordo:“Quanto eravamo ingenui! Comeabbiamo potuto essere così ciechi?Eravamo sull’orlo del baratro eavanzavamo a occhi chiusi, allegri eignari”.

L’arminuta

Donatella Di PietrantonioEinaudi, 2017

La dentista abruzzese Donatella DiPietrantonio scrive libri straordi-nari, giustamente apprezzati dallacritica, ma soprattutto dal pubblicoche mostra di aver amato il suo ul-timo  breve, commovente romanzo. Il suo primo libro, Mia madre è unfiume, del 2011, ha la parola madrenel titolo.  L’arminuta vuol dire in

Gennaio-Giugno 2017 29LE RECENSIONIL’ECO della scuola nuova

italiano La ritornata: ed è una dellepoche concessioni che la scrittricefa al dialetto della terra nella qualesi svolge la storia raccontata nellibro, insieme a qualche frase di dia-logo, e  a una coperta abruzzeseche tiene caldo alla giovane prota-gonista, nel paese dove è stata co-stretta a ritornare. La ragazzina,infatti, appena tredicenne, dopoaver vissuto in una città di mare conla madre Adalgisa ed il padre mare-sciallo dei carabinieri, in una bellacasa con il giardino, con amiche,scuola di danza, piscina, diverti-menti, si ritrova, improvvisamente,riportata come un pacco nel paesedove è nata, dalla sua vera famiglia.I genitori pieni di figli e di debiti,avevano accettato di cedere la pic-cola, non ancora svezzata, alla cu-gina sterile che viveva con agio incittà; i legami erano stati quasi deltutto recisi. Ora, siamo nel 1975, im-provvisamente, la ragazza si trovalasciata dal padre/zio nel paesedove l’aspetta una madre silenziosa,distratta, rigida,  una famiglia anaf-fettiva, poverissima, dove la vio-lenza regna nei rapporti, dove simangia poco e male, dove non c’èneppure un letto per “la ritor-nata” che è costretta a dormirenello stesso letto puzzolente esfondato con la sorella minoreAdriana, una sconosciuta fino aquel momento, con la quale nasce,tuttavia, tra le due sorelle, prestouna vera relazione osmotica, anchese le due ragazze sono diversis-sime: ordinata, pulita, studiosa, ta-lentuosa la ragazza cittadina,selvaggia, animalesca ma profon-damente umana e piena di sensopratico,  fortemente protettiva neiriguardi della sorella maggioreAdriana. La narratrice di questastoria, originale e piena di fascinodiscreto, trascorre un anno nelpaese povero (che è quello dellesue vere origini), dilaniata dal nonamore per le due madri, sofferenteper il doppio abbandono, per il mi-stero che circonda la sua storia dicui tutti sembrano conoscere i se-greti, meno che lei stessa, mentre

arrivano dalla città vestiti, mobili,regali, che, pur essendo necessari,non sono tuttavia una risposta alvuoto profondo che circonda la suaaffettività. La professoressa di let-tere, una volta ancora una inse-gnante, la Perilli,  può indirizzareverso la salvezza, capisce il valoredella ragazza, le sue notevoli capa-cità e si impegna a che vengaiscritta al liceo cittadino, sia in qual-che modo restituita a quella realtàsociale ed affettiva che le era statacosì brutalmente sottratta con unasorta di inganno. In molti punti dellibro la narratrice ormai adulta eforse realizzata, sta ricordandoquesto suo difficile passato e noisoffriamo con lei, le  siamo vicinementre tenta di capire a chi e doveappoggiarsi, chi può essere l’og-getto del suo amore, da chi deveguardarsi. La vita in campagna, do-lorosa non solo per la grande mise-ria, per la disoccupazione, per lesuperstizioni ancora vincenti, perl’arcaicità dei rapporti familiari chefanno pensare a realtà sociali  in-dietro di almeno un secolo, ci ricor-dano come il progresso sia giuntoin molte parti d’Italia solo  molto re-centemente. La grande capacitànarrativa di Donatella Di Pietranto-nio sta nel padroneggiare una lin-gua che mette insieme un dialettoantico con il linguaggio della con-temporaneità, le pieghe più pro-fonde della psicologia di unaadolescente sofferente con i turba-menti dovuti ad una familiaritàrude, incapace di verbalizzare sen-timenti, tutti racchiusi in smorfie,ghigni, mugugni, silenzi, percosse.Una sola carezza, ricevuta dalla ra-gazza che ha avuto ottimo al-l’esame di terza media, ladestabilizza  nel profondo per lasua eccezionalità dato il  desertoaffettivo nel quale è stata immersa.

Alcune pagine del libro sononient’altro che poesia,  capaci comesono di esprimere in modo icastico,sintetico, una sequela di sensazioniprofonde: “Non eravamo abituati aessere fratelli e non ci credevamofino in fondo……..Ansimavamo, so-

spesi sull’orlo dell’irreparabile”,dice la ragazza turbata dalle malde-stre avances del fratello Vincenzo;il pensiero della donna ormaiadulta che riflette sul tempo tra-scorso: “Nel tempo ho perso anchequell’idea confusa di normalità eoggi davvero ignoro che luogo siauna madre”, ci parlano    della po-tenza evocatrice della parola lette-raria. La grande letteratura è fattadi scrittura alta, di periodi costruiticon maestria, di scelte lessicali pre-ziose, ed è così raro saperle rinve-nire nei tanti  libri recenti: il tributodi Michela Murgia che la giudicauna delle più importanti scrittriciitaliane, e quello di Matteo Nucciche si è emozionato leggendo que-sto libro affermando “Le emozioniche solo la vera letteratura genera”,sono solo alcune delle  rispostaadeguate a questo romanzo real-mente bellissimo.

La fragilità del leone

Antonella SbuelzForum, 2016

Nel suo nuovo avvincente romanzoAntonella Sbuelz riesce a mettereinsieme storia collettiva e memoriefamiliari. La trama coinvolgente  ela lingua colta e raffinata, in un af-fresco ci raccontano una Veneziavista al momento della caduta dellaRepubblica Serenissima, mentre letruppe napoleoniche, baldanzosema scalcagnate, si apprestano a

30 Gennaio-Giugno 2017 LE RECENSIONI L’ECO della scuola nuova

depredarla dei suoi tesori, mentresi sta per firmare il celebre Trattatodi Campoformio, che concede al-l’impero Austroungarico il territo-rio veneto, dominio durato fino al1866. La grande storia tuttaviaresta sullo sfondo della narrazione,mentre seguiamo da vicino  le vi-cende dei protagonisti del libro. Ladiciassettenne Nastasia, travestitada ragazzo, tenta di sfuggire allafame e alla violenza di una famigliapoverissima, cercando di venderequalche foglia di tabacco per so-pravvivere, anche se le pene per icontrabbandieri erano severissime.Nel suo vagabondare per i territoria ridosso della laguna, acquitrinosie malsani, con la sua bisaccia e isuoi zoccoli di legno, incontra unragazzo poco più vecchio di lei: èThomas, un pittore che era giuntoa Venezia dalla tedesca Bamberga,in cerca della luce e dei colori dellacittà lagunare, anche lui con moltisegreti e una storia alle spalle piut-tosto complicata, che nel corsodella narrazione Antonella Sbuelzracconta con commossa legge-rezza. Nel libro infatti si alternanoi racconti di due diversi anni: il1797, che vede protagonisti Tho-mas e una bella e fascinosa patri-zia veneziana, Lucrezia, moglie delSenatore Alvise e madre della pic-cola Luisa, e l’anno successivo, il1798, che vede l’incontro tra Tho-mas e Nastasia.  Non voglio quiraccontare la trama del libro, perlasciare ai lettori il piacere di sco-prire a poco a poco il percorso cheporterà i protagonisti a concluderela lunga vicenda. È interessante,tuttavia, notare come l’autriceabbia lavorato con attenzione sullacostruzione dei personaggi, appar-tenenti a opposte classi sociali, ap-profondendo temi che sonoinsieme pubblici e privati. Nastasiaè una ragazza che malgrado nonsia potuta andare a scuola ha orec-chiato in chiesa le parole della cul-tura e ha imparato segretamente aleggere, dimostrando che mal-grado abbia ricevuto i precetti mo-rali della chiesa e quelli sociali

dell’Ancien Régime, è capace dipensare con la sua testa e di farescelte concrete che la porterannoverso una forma di libertà, impen-sabile per una ragazza del popolodi quei tempi. Altrettanto corag-giosa si dimostra Lucrezia, dallabellezza sontuosa, sposata appenadiciottenne con il molto più an-ziano Alvise; presto si accorge,dopo la nascita di Luisa, che ha unlabbro leporino ed è scansata dalpadre, che nella sua esistenza i pri-vilegi di classe e di  censo non lebastano: inviterà  il giovane pittoreThomas in casa, una splendida villaveneta,    dandogli incarichi profes-sionali, ma accogliendolo nel suoletto senza sentirsi troppo in colpa:così fan tutte, nel suo ambiente,sembra pensare. Dimostrerà inmodo ancora più evidente il suo co-raggioso anticonformismo.  Moltointenso il rapporto tra Thomas e lapiccola  Luisa: lei ha nove anni, nonvede suo padre che molto rara-mente, si affeziona al pittore a cuichiede miracoli: vuole imparare anuotare, a dipingere, mostrandogià da piccola che le costrizioni delsuo ambiente le stanno troppostrette che le condizioni di vitadelle ragazze possono cambiare. IlSenatore Alvise rappresenta in-vece la decadenza di una classe didominatori: malgrado gli insegna-menti paterni, ha sposato Lucreziaper obbligo familiare, tentando in-vano di reprimere la sua omoses-sualità; nella disperazione dellasua vita affettiva, si è giocato ciòche restava del grande patrimoniodi famiglia ai tavoli da gioco e nei“ridotti”, luoghi segreti dove si ag-gira un’aristocrazia ormai battutadal susseguirsi impetuoso degli av-venimenti.Antonella Sbuelz, profonda cono-

scitrice dei temi affrontati e pa-drona  della lingua con cui  liesprime, ci racconta così il temadella fragilità, reso evidente daileoni che vengono picconati daglioperai veneziani  pagati dai fran-cesi per distruggere i simboli piùevidenti della gloriosa Serenissima:

i leoni di San Marco, metafora delladecadenza di un’intera società, delbreve passaggio da un tentativo dilibertà promessa dalla armate na-poleoniche  al buio della Restaura-zione. I territori intorno alla lagunaveneta, attraversati dell’esercitodegli occupanti, i canali dove i mi-serabili contadini raccolgono canneper farne poveri oggetti da ven-dere per sopravvivere, sopraffattida padroni violenti, le chiese dicampagna affrescate da pittori chehanno voluto imprimere a quellepovere pareti il segno della spe-ranza, i cibi poveri, patate, gamberiarrostiti, poca acqua, morti fre-quenti per la pellagra di bambini in-nocenti, questo lo scenario in cuil’autrice ambienta la sua storia,che divide opportunamente in treparti: acqua, terra, cielo, quasi unpercorso di ascesa da una condi-zione di deprivazione morale ed af-fettiva dei protagonisti, che poi siavvieranno, faticosamente, a di-spetto della grande Storia, versouna piccola grande serenità. Il viag-gio, la pittura, l’amore, la famiglia,su questi grandi temi letterari An-tonella ha sputo costruire una sto-ria piena di sensibilità, di umanitàprofonda nel disegnare personaggipiccoli e grandi, capaci di illustraremomenti della vicenda nazionale,quella che si studia superficial-mente a scuola, con attenzione aidettagli del quotidiano,che dannola misura della competenza dellastudiosa di storia minuta. Bellis-sima la scena di Nastasia che in-dossando per la prima volta unpaio di vere scarpe, che le vannostrettissime, prova a camminare sudi un tronco d’albero per provare astare in equilibrio. Un romanzotutto da leggere, e forse da rileg-gere, pieno come è di spunti di ri-flessione su come eravamo, pocopiù di due secoli fa, e come percerti versi  siamo ancora: fragili eincerti su un futuro denso di osta-coli, dove nuovi dominatori sbricio-lano monumenti millenari, mentrela forza dei sentimenti potrebbeessere la sola risposta adeguata.

Gennaio-Giugno 2017 31LE RECENSIONIL’ECO della scuola nuova

32 Gennaio-Giugno 2017 L’ECO della scuola nuova

La FNISM, Federazione Nazionale Insegnanti,fondata nel 1901 da Gaetano Salvemini eGiuseppe Kirner, è la prima associazioneprofessionale di insegnanti costituita in Italia.Ha una struttura federale che si articola in sezioniterritoriali e associa insegnanti delle scuolepubbliche di ogni ordine e grado, personaledirettivo e ispettivo della P.I., docenti dell’Università.Offre ai propri associati l’opportunità di parteciparea progetti di ricerca e di innovazione scolastica,seminari e corsi di aggiornamento, gruppi di lavorosu argomenti didattici e dibattiti, proposte dipolitica scolastica e associativa.La FNISM, che si richiama alla laicità come metodo diconfronto e di vaglio critico delle conoscenze, vuole ilpotenziamento della scuola pubblica, scuola di tutti,la valorizzazione della professionalità docente, ilriconoscimento di uno status di soggetti del processoformativo alla componente studentesca, l’attribuzioneai capi di istituto di una funzione di coordinamentodell’attività didattica e di gestione delle risorsescolastiche.È affiliata alla Fédération Européenne del’Enseignement et de la Culture, attraverso la qualepartecipa a programmi finanziati dell’UnioneEuropea e organizza scambi e partenariati. L’iscrizione si può effettuare versando la quotapresso una delle sedi locali o utilizzando ilc.c.b. Unicredit IBAN: IT 35 Y 02008 05198 000401020572Intestato a Fnism - Federazione NazionaleInsegnanti.Si dovranno indicare, oltre alla causale delversamento, nome e cognome, indirizzo, materia/edi insegnamento, eventuale sede di servizio.

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fondata nel 1901 daGaetano Salvemini e Giuseppe Kirner

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A QUESTO NUMERO HANNO COLLABORATOFrancesco Belsito, Elisabetta Bolondi, VittorianoCaporale, Alessandro Casavola, Anna Maria Casavola,Marcella Crudo, Fausto Dominici , Saverio Gallizzi , VitoAndrea Mariggiò, Giovanna Caforio Massarelli, DomenicoMilito, Angela Pellecchia, Giuseppe Sangeniti, CarlaSavaglio.

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