Le Rime di Onesto da Bologna Edizione critica a cura di Sandro Orlando.

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Le Rime di Onesto da Bologna” Edizione critica a cura di Sandro Orlando

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“Le Rime di Onesto da Bologna”

Edizione critica a cura di Sandro Orlando

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Onesto degli Onesti detto Onesto da Bologna(1240 ca. - 1303 ca.)

Notizie tratte da: Mario Marti, Con Dante fra i poeti del suo tempo, Lecce, 1966, pp. 45-68.

La vita• Onesto nacque intorno al 1240 a Bologna, figlio di Bonacosa di Pietro degli Onesti (dal nome

della bisnonna Onesta). • Nel 1271 si ammalò gravemente al punto tale di fare testamento, ma poi riuscì a guarire e si

dedicò probabilmente al redditizio mestiere del prestito e del cambio (cosa che gli assicurò una vita piuttosto agiata). Alcuni parlano di lui come di un notaio, ma questo titolo non appare il nessun documento.

• Sappiamo anche che nel 1296 fu coinvolto in una rissa: ci resta, infatti, una denuncia in cui Onesto afferma di essere stato aggredito e ferito. Esiste anche, tuttavia, una controdenuncia in cui si afferma il contrario. Ora, le zuffe erano piuttosto frequenti nelle città comunali, spesso divise da fazioni e odio reciproco. Queste notizie, in ogni caso, ci sono utili per comprendere la personalità del poeta: sanguigno, iracondo, probabilmente implicato nelle lotte politiche e pronto a difenderle con le armi.

• Onesto aveva anche una fitta rete di amici, tra cui molti letterati toscani (Cino da Pistoia, Monte Andrea) e romagnoli (Ugolino Manfredi): è questa la prova dei forti rapporti tra toscani ed emiliani che poi avrebbero gettato el basi dello Stilnovo. Sappiamo infine che Onesto morì intorno al 1303.

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L’opera e la poetica• Di Onesto ci resta un corpus poetico piuttosto esile: ventotto componimenti di cui tre canzoni (una è solo un

frammento), una ballata e ventiquattro sonetti (gli ultimi quattro sono adespoti e attribuiti a Onesto senza certezza assoluta).

• Alcune poesie sono a carattere amoroso e vengono usualmente giudicate un po’ troppo monotone e ripetitive; i componimenti migliori del poeta restano dunque i sonetti di corrispondenza tra i quali spiccano quelli appartenenti alla tenzone con Cino da Pistoia (forse conosciuto durante la permanenza bolognese di questo, tra il 1292-93). Appartengono a tale tenzone i sonetti dal V al XII (a livello del XII componimento la tenzone coinvolge anche con Tommaso da Faenza).

• Queste poesie di corrispondenza sono spesso molto pungenti e impetuose. Si ricorda, in particolare, il celeberrimo sonetto V: “Mente” ed “umìle” e più di mille sporte / piene di “spirti” e ‘l vostro andar sognando…In questi versi Onesto si prende gioco di Cino da Pistoia e della nuova “moda poetica” dello Stilnovo, caratterizzata da un tono intimo e cordiale effettivamente diverso da quello della vecchia generazione a cui Onesto apparteneva. Si pensi all’immagine della donna: seconda la vecchia scuola, le donne di Onesto sono “crudeli” e “ingannatrici” a differenza di quelle “gentili” dello Stilnovo; Onesto, in più, resta legato a certi usi metrici piuttosto datati come le coblas capfinidas, le rime difficile e magari al mezzo, i giochi di parole in stile guittoniano (“sporte” piene di “spirti”).

• E’ anche vero, tuttavia, che definire Onesto un puro rappresentante della tradizione in opposizione allo Stilnovo non gli rende totale giustizia. Secondo Marti, infatti, la poesia di Onesto potrebbe definirsi “prestilnovistica”: il poeta porta in sé tracce di Guinizzelli, la sua “poesia del dolore” anticiperebbe quella di Cavalcanti, si notano perfino alcune dolci malinconie che ricordano lo stesso Cino da Pistoia. Il punto è che lo Stilnovo non deve essere visto come un atto terroristico volto a far tabula rasa di tutta la poesia precedente : il vecchio e il nuovo stile coesistono in modo dialettico e Guinizzelli e Dante stessi conobbero una fase guittoniana. Ovviamente lo Stilnovo segnerà l’apertura a una nuova cultura e a una nuova poesia, né si può mettere sullo stesso piano della tradizione precedente. Si tratta solo di evidenziare che la nuova cultura era da tempo nell’aria e stava progressivamente emergendo da quella vecchia. Stando così le cose, non dovrebbe stupire che alcuni elementi della nuova poetica vengano sfiorati da rimatori che, come Onesto, facevano parte della generazione precedente. Che poi Onesto, alle soglie della vecchiaia, si scagli comunque contro la nuova stagione poetica rappresentata da Cino è certamente comprensibile: egli si sente superato da una nuova cultura alla quale, forse inconsapevolmente, lui stesso aveva portato qualche contributo.

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La fortunaNegli ultimi anni del ‘200 Onesto doveva essere considerato un poeta piuttosto importante. Dante, per esempio,

volle citarlo nel De Vulgari Eloquentia (I, XV, 6) insieme ad altri illustri poeti bolognesi quali Guido Guinizzelli, Guido Ghislieri e Fabruzzo de’ Lambertazzi. Peraltro nel De Vulgari Dante menziona anche Più non attendo il tuo soccorso, Amore, un sonetto di Onesto ormai perduto (così come la Pistola in forma di sirventese per le 60 più belle donne fiorentine di cui Dante parla nella Vita Nova e di cui non resta più nulla). Anche Petrarca volle rievocare Onesto nei Trionfi (I, IV, 35), e forse proprio per questo nei due secoli successivi Onesto continuò ad essere ricordato da autori come Trissino, Equicola e Bembo. In seguito, tuttavia, l’opera di Onesto finì per essere ugualmente dispersa e cadde quasi nell’oblìo.

Nel XIX-XX secolo, in ogni caso, si ricordano le seguenti raccolte ed edizioni (non in tutte ci sono tutti isonetti). Si tratta dei principali testi consultati da Orlando per l’edizione critica da lui curata (abbiamo evidenziato

quelli contenenti i sonetti VI e VII che analizzeremo più avanti: VI = *, VII = # )

• 1816, L.Valeriani, Poeti del primo secolo della lingua italiana, II, Firenze. * #• 1846, Poesie italiane inedite di dugento autori dall’origine della lingua italiana al secolo decismosettimo ,

raccolte e illustrate da Francesco Trucchi, Prato, IV.• 1874, Manuale della letteratura del primo secolo della lingua italiana, compilato da Vincenzio Nannucci, II,

Firenze. *• 1881, Le rime dei poeti bolognesi del secolo XIII, raccolte e ordinate da Tommaso Casini, Bologna. * #• 1886, Otto sonetti del secolo XIV, per nozze Zambrini-Della Volpe, a cura di Antonio Cappelli, Modena.• 1889, Leandro Biadene, Morfologia del sonetto nei secoli XIII e XIV, in “Studi di filologia romanza”, IV (1889),

1-234. * #• 1901, Le rime di Terino di Castelfiorentino rimatore del secolo XIII, per cura di Armando Ferrari,

Castelfiorentino.• 1933, I rimatori bolognesi del secolo XIII, edizione critica a cura di Guido Zaccagnini, Milano. * #• 1939, I rimatori del Dolce Stil Novo, a cura di Luigi di Benedetto, (ristampa anastatica del 1969), Torino.• 1940, Storia della letteratura italiana dai primi secoli agli albori del Trecento, corredata con ampia Antologia

dalle Origini a Iacopone da Todi […] a cura di Gerolamo Lazzeri-Francesco de Sanctis, I, Milano. *• 1941, Adriana Caboni, Antiche rime italiane tratte dai Memoriali bolognesi, Modena.• 1951, Domenico De Robertis, Cino e i poeti bolognesi, in “Giornale Storico della Letteratura Italiana”, CXXVIII,

273-312. * #• 1969, Poeti del Dolce Stil Novo, a cura di Mario Marti, Firenze. * #

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La tradizione degli scritti di Onesto da Bologna è formata dai seguenti testimoni

• B Vaticano Barberiniano 3953;• Ba1 il “testo del Beccadelli” della raccolta Bartoliniana;

• Ba3 il “testo del Bembo” della raccolta Bartoliniana; • Bt Giuntina con postille del Bartolini conservata alla Biblioteca

Trivulziana (L 1144); • Bo1 la prima sezione del cod. 1289 dell'Universitaria di Bologna,

cc. 1 r.-48 r.; • Bo4 la quarta sezione del medesimo codice cc. 97 r.-127 v.;• C1 il Vaticano Chigiano L. VIII. 305;• Ca il Casanetense 433;

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• G il ms. 2 della Società Dantesca Italiana;• Ga la Giuntina con postille e supplementi manoscritti posseduta

da G. Galvani, oggi alla BNCF; • Gt la Giuntina di rime antiche (Sonetti e canzoni di diversi

antichi autori toscani) del 1527; • L il Laurenziano Rediano 9;• Mc1 il Marciano It. IX 191;• Mg1 il Magliabechiano VII. 1060 della BNCF;• Mg2 il Magliabechiano VII. 1208 della BNCF;• P il Banco Rari 217 (Palatino 418) della BNCF;• Par la stampa di Rime di diversi antichi autori toscani, Venezia,

1532, con postille manoscritte posseduta dalla Biblioteca Palatina di Parma (GG2, III, 155);

• Su esemplare di Gt con postille manoscritte, posseduta da L. Suttina, ora presso la Biblioteca Angelica di Roma (Aut. 7. 10);

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• Ta Rime toscane di Cino Sigibaldi da Pistoia raccolte dal p. Faustino Tasso, Venezia, 1589;

• Triss. La Poetica di Giovan Giorgio Trissino, Vicenza, 1529.• V2 Il Vaticano latino 3214;• Vl il ms. 332 della Biblioteca Universitaria y de Santa Cruz

di Valladolid.

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Sono anche da ricordare:

• Mb Memoriale dell'Archivio di Stato di Bologna n. 139 del 1320;

• Doc Volume di Matricole e Sentenze dei Notai di Bologna dal 1300 al 1320 (presso il medesimo Archivio di Stato).

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Non sono presi in considerazione poiché descripti i seguenti manoscritti:

• Laurenziano XC inf. 37 (raccolta aragonese);

• Palatino 204 (BNCF);

• Codice Ital. 554 della Nazionale di Parigi;

• Vaticano latino 3213. I componimenti in questi codici sono giunti da C1, da B e da V2.

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Applicazione del metodo di Lachmann

al sonetti VI e VII di Onesto da Bologna,

appartenenti alla tenzone con Cino da Pistoia

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Tradizione del sonetto VI (9 codici)

• Bo4 (c. 119 v.) - Quarta parte del ms. 1289 dell’Universitaria di Bologna • C1 (c. 89 r.) - Vaticano Chigiano Latino VIII. 305 della Biblioteca

Apostolica Vaticana• Ca (c. 96 r.) - Casanatense 433, della Biblioteca Casanatense di Roma• Ga [postille a Gt] - Giuntina di Rime Antiche postillata appartenuta a G.

Galvani, oggi presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze• Gt (c. 136 r.) - Giuntina di Rime Antiche del 1527• Mc1 (c. 92 r.) - Marciano Italiano IX 191 (“Mezzabarba”, dal nome del suo

realizzatore Antonio Isidoro Mezzabarba) del 1509• Mg2 (c. 15 v.) - Magliabechiano VII 1208 della Biblioteca Nazionale

Centrale di Firenze • Su [postille a Gt] - Giuntina di Rime Antiche postillata appartenuta a L.

Suttina, ora presso la Biblioteca Angelica di Roma• Vl (c. 174 r.) - ms. 332 della Biblioteca Universitaria y de Santa Cruz di

Valladolid

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Stemma codicum del sonetto VI

α 50% β 50%

γ 25% C1 25% ε 25%

Mg2 12,5% Vl 12,5% δ 25% η 12,5% Ga 12,5%

Gt Mc1 Su Bo4 Ca 8,33% 8,33% 8,33% 6,25% 6,25%

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Nel sonetto VI α e β non sono uniti da nessun errore monogenetico. In realtà esiste un archetipo comune, ω, che

però viene motivato dall’analisi di altri sonetti come per esempio il VII che vedremo tra poco.

Ci saranno altri casi in cui sarà necessario motivare le nostre scelte basandoci su componimenti diversi da quello da noi

analizzato. Ciò è legato al fatto che non tutte le poesie contenute in un codice sono necessariamente portatrici di

errori-guida; d’altra parte, può bastare la patologia di un unico componimento per rivelare la genealogia di tutto il

manoscritto.

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Giustificazione del ramo βA Cino da Pistoia

Quella che in cor l’amorosa radice 1

mi piantò nel primier ch’ e’ mal la vidi,cioè la dispietata ingannatrice,a morir m’ ha condotto, e s’ tu no l·credi

mira gli occhi miei morti in la cervice 5et odi gli angosciosi del cor stridie dell’altro mio corpo ogni pendice che par ciascuna ca·lla morte gridi.A tal m’ ha gionto mia donna crudele:dal ver mi parto ch’ io non v’ aggio parte, 10e sogli, amico, tutto dato in parte, ché il meo dolzor con l’ amaror del feleaggio ben misto; Amore poi sì comparte,ben ti consiglio: di lui servir guarte.

Giustificazione di β (Bo4, Ca, Ga, Gt, Mc1, Su):v. 11: omissione di in. Forse -to era sentito come un aggettivo possessivo: questo spiegherebbe l’ulteriore trasformazione del gruppo η: da to parte in Bo4 e da tua parte in Ca. C’è anche da dire che in era forse reso con una semplice abbreviazione, dunque la sua caduta potrebbe non essere un indizio particolarmente affidabile: per una maggior sicurezza di β si veda, dunque, anche il sonetto VII.

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Giustificazione del ramo εA Cino da Pistoia

Quella che in cor l’amorosa radice 1

mi piantò nel primier ch’ e’ mal la vidi,cioè la dispietata ingannatrice,a morir m’ ha condotto, e s’ tu no l·credi

mira gli occhi miei morti in la cervice 5et odi gli angosciosi del cor stridie dell’altro mio corpo ogni pendice che par ciascuna ca·lla morte gridi.A tal m’ ha gionto mia donna crudele:dal ver mi parto ch’ io non v’ aggio parte, 10e sogli, amico, tutto dato in parte, ché il meo dolzor con l’ amaror del feleaggio ben misto; Amore poi sì comparte,ben ti consiglio: di lui servir guarte.

Giustificazione di ε (Bo4, Ca, Ga):v. 4: a morir m’ha condotto] Amor m’ha a tal condottov. 7: altro mio corpo] alto mio corev. 10: omissione di v’v. 11: e sogli] et solv. 14: ben ti] per mio Perché Bo4 non è descriptus di Ca:Non ci sono lezioni singolari utili nel sonetto VI. Dobbiamo considerare altri componimenti:Sonetto VII, v. 13: nel mar là ’ v’ ha tutte allegrezze spartetutte] tue CaPerché Ca non è descriptus di Bo4:v. 6: et odi gli angosciosi stridi] et e di li angosciosi stridi Bo4

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Giustificazione del ramo δA Cino da Pistoia

Quella che in cor l’amorosa radice 1

mi piantò nel primier ch’ e’ mal la vidi,cioè la dispietata ingannatrice,a morir m’ ha condotto, e s’ tu no l·credi

mira gli occhi miei morti in la cervice 5et odi gli angosciosi del cor stridie dell’altro mio corpo ogni pendice che par ciascuna ca·lla morte gridi.A tal m’ ha gionto mia donna crudele:dal ver mi parto ch’ io non v’ aggio parte, 10e sogli, amico, tutto dato in parte, ché il meo dolzor con l’ amaror del feleaggio ben misto; Amore poi sì comparte,ben ti consiglio: di lui servir guarte.

Giustificazione di δ (Gt, Mc1, Su):v. 8: ca·lla morte] della morte Gt Mc1. Su, in questo caso, non postilla ossia mantiene la lezione di Gt. Esso, tuttavia, può legarsi ugualmente a δ perché, a dispetto di quanto voleva Barbi che lo accostava a ε, nelle sue postille non vengono mai riportate le varianti del gruppo ε rispetto alla Giuntina. Questo vuol dire che il manoscritto che il postillatore aveva a disposizione non poteva appartenere a ε (Orlando segnala anche una certa parentela con il gruppo α).Perché Gt e Su non sono descripti di Mc1 :v. 10: v’aggio] voglio Mc1

Perché Mc1 non è descriptus di Su:v. 13: aggio] haggia SuPerché Mc1 non è descriptus di Gt:E’ un ms. del 1509 mentre la Giuntina è una stampa del 1527. In ogni caso, vedi v. 13: misto] visto Gt.

Poiché Su non è che una edizione della Giuntina con postille tratte da un codice sconosciuto, il problema della loro descrizione non si pone.

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Giustificazione del ramo η A Cino da Pistoia

Quella che in cor l’amorosa radice 1

mi piantò nel primier ch’ e’ mal la vidi,cioè la dispietata ingannatrice,a morir m’ ha condotto, e s’ tu no l·credi

mira gli occhi miei morti in la cervice 5et odi gli angosciosi del cor stridie dell’altro mio corpo ogni pendice che par ciascuna ca·lla morte gridi.A tal m’ ha gionto mia donna crudele:dal ver mi parto ch’ io non v’ aggio parte, 10e sogli, amico, tutto dato in parte, ché il meo dolzor con l’ amaror del feleaggio ben misto; Amore poi sì comparte,ben ti consiglio: di lui servir guarte.

Giustificazione di η (Bo4, Ca):v. 1: Quella] Poscia v. 3: la dispietata ingannatrice] la dispietata et fiera (i)ngannatrice (verso ipermetro)

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Giustificazione di α e γ

Nel sonetto VI non ci sono errori-guida tali da poter giustificare α e γ. I gruppi α e γ, tuttavia, si possono ugualmente ricavare per via logica analizzando la distribuzione dei componimenti nei tre testimoni C1, Mg2 e Vl. Si tratta di un esempio importante perché ci fa capire come certi stemmi, sia pur parziali, si possano ricavare anche nelle fasi precedenti la collazione.

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Giustificazione logica di α: l’inversione del sonetto 17° con il sonetto 11°

• Si considerino le poesie 1°, 6°, 8°, 10°, 17° e 11° (1° è una canzone, 6°, 8°, 10° e 11° sono sonetti in tenzone con Cino da Pistoia, 17° è un sonetto ma non in tenzone).

• Il gruppo α viene legittimato dal fatto che sia C1, Mg2 e Vl contengono questi componimenti con lezioni affini e con lo stesso ordine di distribuzione. In particolare, in tutti e tre i manoscritti il sonetto 17° precede il numero 11: è questo un chiaro segnale di parentela. Ciò conferma che i tre manoscritti dovevano derivare da un subarchetipo comune, α , che doveva contenere (con l’inversione del sonetto 17° con il sonetto 11°) almeno tutte le poesie presenti in C1.

• C1 è un manoscritto molto ricco e, oltre alle poesie citate, contiene anche gli altri sonetti della tenzone non riportati su Mg2 e Vl (5°, 7° e 9°). Questo dimostra che C1 non può essere descriptus da Vl e Mg2.

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Giustificazione logica di γ: distribuzione per genere e distribuzione per autore

• Il fatto che C1 da un lato e Vl e Mg2 dall’altro appartengano a due rami diversi di α è confermato dalla diversità dei criteri con i quali furono copiate le poesie: in C1 si conserva l’antico uso della disposizione per generi metrici, in Mg2 e Vl la distribuzione è per autore e infatti in questi ultimi due codici i componimenti citati sono tutti di seguito: in particolare, la canzone viene immediatamente prima dei sonetti e mancano le risposte di Cino (com’è giusto che sia in una raccolta per autore in cui non si fa caso né al genere né alle poesie altrui).

• In C1, al contrario, la canzone si trova molto prima dei sonetti (suddivisione per genere metrico); tra un sonetto della tenzone e l’altro sono inoltre presenti le risposte di Cino. Si deve dunque ipotizzare che da α, basato su una distribuzione per genere, sia derivato da un lato il C1 (anch’esso basato sulla distribuzione per genere) e dall’altro un altro subarchetipo γ (basato sulla divisione per autore) padre di Mg2 e Vl.

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I gruppi α e γ, già ricostruiti per via logica, vengono definitivamente

confermati dagli errori-guida presenti negli altri componimenti di C1, Mg2 e Vl.

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Giustificazione di α (C1, Mg2, Vl)

• Sonetto VIII, v. 3: veggia me, lasso, posto infra due brame

due brame] due grame

• Sonetto XI, v. 10: Amor, che sole aver potenza tanta

Amor] donor

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Giustificazione di γ (Mg2, Vl)

• Canzone I, v. 41: Di fede e di pietà canzon vestita

Omissione di canzon

• Sonetto VIII, v. 9: … se di tanto amaro / si può trarre lo dolce che si conta

amaro] Amore

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Perché Mg2 e Vl non sono descripti l’uno dell’altro

Nel sonetto VI non ci sono lezioni singolari separative che dimostrino che Mg2 e Vl non sono descripti l’uno dell’altro; ciò può essere ricavato, comunque, dagli errori presenti in altri sonetti. Perché Vl non può essere descriptus di Mg2:Sonetto VIII, vv. 9-10: …se di tanto amaro / si può trarre lo dolce che si contasi conta] mincontra Mg2

Sonetto XVII, v. 1: Ragione prima] cagion prima Mg2

Perché Mg2 non può essere descriptus di Vl:Sonetto VIII, v. 7: ma s’ io non sciolgo lo primo legamelo primo legame] del primo legame VlSonetto X, v. 7: vostra farga] vostra falga Vl

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Note al sonetto VI• Esempio di rima siciliana: vidi: credi: stridi; gridi. In siciliano il latino crēdis aveva

dato cridi (rima perfetta, dunque, con vidi, stridi e gridi); in seguito, i copisti toscani tradussero i componimenti siciliani nel loro volgare trasformando cridi in credi. L’imperfezione della rima venne letta dai poeti toscani come un preziosismo siciliano, e quindi cominciarono a usarla di proposito.

• Comune esempio di sincope (caduta della vocale in posizione interconsonantica) al v. 4: s’ tu.

• Al v. 8 abbiamo un esempio di raddoppiamento fonosintattico. Oggi questo fenomeno fonetico non è più reso graficamente ma anticamente lo si faceva, dunque la trascrizione interpretativa lo segnala con il puntino. Il puntino è utile anche per segnalare altri fenomeni fonetici come, al v. 4, l’assimilazione della nasale finale di non alla liquida iniziale di lo (di cui cade per apocope la o finale): no·l.

• Mancanza di anafonesi al v. 9: gionto. L’anafonesi, che in determinate circostanze porta alla chiusura della vocale tonica (con recupero di quella latina), è infatti un fenomeno tipico del fiorentino e il bolognese Onesto non poteva conoscerlo. Da iungo, iunctus => giuncto => giunto.

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Sonetto VII

Questo sonetto, insieme ad altri 7, fa parte di una tenzone con Cino da Pistoia, probabilmente risalente al soggiorno bolognese di quest’ultimo.

La tradizione di questo sonetto è testimoniata dai seguenti codici: Bo4, C1, Ca, Ga (postilla la sua Gt), Gt, Mc1, Par, Su (postilla la sua Gt).

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• Bo4 la quarta sezione del cod. 1289 dell'Università di Bologna (cc. 97 r - 127r)

• Ca il Casanatense 433

• Ga la Giuntina con postille e supplementi manoscritti di Galvani

• C1 il Vaticano Chigiano L. VIII. 305.

• Gt la Giuntina (Sonetti e canzoni di diversi antichi autori toscani del 1527)

• Mc1 il Marciano It. IX 191

• Par Rime di diversi antichi autori toscani, Venezia, 1532 con note manoscritte, posseduta dalla Biblioteca Palatina di Parma

• Su la Giuntina con postille e supplementi manoscritti di Suttina

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VIIOnesto a Cino da Pistoia

Assai son certo che somenta in lidie pon lo suo color senza vernicequalunque crede che la calcatriceprender si possa dentro a le mie ridi;e già non son sì nato infra gli abidi 5che mai la pensi trovare amatrice,quella ch’è stata di me traditrice,né spero ‘l dì veder sol che m’affidimerzede Amor, che sotterra Rachele:non già Martin o Giovanni ne parte, 10c’ha del servir prescrizione et arte,né tu che non conosci acqua di fele;nel mar là ’v’ ha tutte allegrezze sparte,che val ciascuna più ch’Amor diparte?

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O

ω C1 β

δ ε

MC1 Su Gt ρ Ga Bo4

Ca Par

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Giustificazione di ω

Poiché tutta la tradizione riporta al v. 11 la lezione erronea et carte in luogo di et arte (ricavata per congettura) possiamo teorizzare la presenza dell'archetipo ω probabilmente corrotto in questo punto.

c'ha del servir prescrizione et arte 11

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Giustificazione di β

Al v. 6 tutti i testimoni presentano una lezione diversa per integrare quella che probabilmente veniva avvertita come una mancanza; la lezione di C1 viene preferita alle altre.

Bo4 presenta una lezione da scartare a priori poiché il verso sarebbe ipometro.

Che mai la pensi trovare amatrice C1

Chi pensi mai ritrovarla... Ca Par

Chio pensi mai di trovarl(a)... Gt Mc1

Chi pensi mai trovarla... Bo4

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Giustificazione di δ

Sempre al v. 6 è possibile notare altre varianti: Mc1 e Gt integrano di per sanare il guasto.

Che mai la pensi trovare amatrice C1

Chio pensi mai di trovarla amatrice Mc1 Gt

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Giustificazione di ε

Questo gruppo si giustifica dall'analisi di più versi:

- al v. 6 tutti i testimoni di questo gruppo, tranne il Bo4 integrano la mancanza con ri-;

Che mai la pensi trovare amatrice C1

Chi pensi mai ritrovarla amatrice ε (tranne Bo4)

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- al v. 8 manca 'l

né spero 'l dì veder sol che m'affidi

né spero dì [di] veder sol che m'affidi ε

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- al v. 9 vengono offerte più lezioni erronee probabilmente a causa della diversa percezione della scansione delle lettere da parte dei copisti che leggevano il testo nell'antigrafo β. Ciò è dimostrabile dal fatto che non è solo il gruppo dipendente da ε a presentare lezioni erronee bensì anche quello di δ (Mc1 ha solo un errore di forma). Sarà interessante notare quanto Gt presenti una lezione completamente erronea non giustificabile dalla scansione delle lettere.

merzede Amor, che sotterra Rachele

...chi sotter(r)era che le ε

...che mi consuma e dele Gt

...che sotterra rachiele Mc1

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- al v. 10 tutto il gruppo ε si distingue per l'inversione di due nomi, quindi, si ha un evidente pregiudizio di significato poiché il verso ha bisogno di due nomi (quindi della particella disgiuntiva o) per il verbo che è al plurale (ne parte sta per ne partiscono).

non già Martin o Giovanni ne parte

non già giovanni martino ne parte ε

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- al v. 11 si trova un'altra variante di sostanza che pregiudica il senso del verso nel gruppo ε (ad eccezione di Gt).

C'ha del servir prescrizione et arte

...proscritione et carte ε

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Giustificazione di ρIl v. 11, che come abbiamo già visto ha provocato un gran numero di varianti sostanziali probabilmente dovute ad una corruzione all'origine (nell'archetipo ω), giustifica la presenza del gruppo ρ, discendente a sua volta da ε, e contenente Ca e Par che sostituisce l'esatta lezione con la variante sostanziale proscritione. L'errore-guida che ha poi pregiudicato tutto il senso del verso è da ricercarsi nel finale et carte.

C'ha del servir prescrizione et arte

come del scriver proscritione et carte ρ

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Possibile contaminazione tra ε e Gt

• Errore congiuntivo tra Mc1 e C1. Entrambe • omettono dentro del v.4.• Prender si possa dentro alle mie ridi

• ciò può essere giustificato, senza ricorrere alla poligenesi, teorizzando un guasto in ω e notando il fatto che ε lo ha emendato. Poiché Gt, appartenente allo stesso gruppo di Mc1 ha la correzione di ε, potremmo ipotizzare una contaminazione.

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Curiosità linguistiche

Nelle due parole rima, ai versi 4-5, ridi:abidi è possibile notare la presenza di due fenomeni linguistici: la lenizione e la metafonesi.

In C1 la vocale e, quando è atona, passa ad o; questo lo possiamo riscontrare al v. 1:

Assai son certo che somenta in lidi