LE RICERCHE IReR PER IL DOCUP Comitato di Sorveglianza Milano, 22 luglio 2010.

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LE RICERCHE IReRPER IL DOCUP

Comitato di Sorveglianza Milano, 22 luglio 2010

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Le ricerche IReR per il DocUP

•Sperimentazione di un’applicazione RFId nella Pubblica Amministrazione

•Indicatori del programma

•Analisi di attrattività per individuare punti di forza e di debolezza nel sistema ricerca e alta formazione

•Indagine sull’internazionalizzazione del settore moda

•Accompagnamento e capacity building dei PISL

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INDICATORI DEL PROGRAMMA

Analisi e sviluppo di indicatori di impatto relativi al Documento Unico di Programmazione 2000-2006 (Cod. IReR

2008B078),Rapporto finale giugno 2009

Alessandro Sala

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Obiettivi

La valutazione di impatto significa misurare la variazione subita da alcune variabili rilevanti come conseguenza della politica, si propone due obiettivi principali

Scorporare gli effetti della politica da altri fattori intervenuti contestualmente alla manovra

Misurare quanto il risultato prodotto si discosta dagli obiettivi prefissati

Efficacia: capacità di raggiungere il risultato(i) prefissato(i) Efficienza: relazione con le risorse impiegate

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DenominazioneValore

obiettivo

Asse I

1Quota di imprese sopravvissute dopo 18 mesi dalla nascita

60%

2 Investimenti privati attivati 650M€

3Imprese interessate da significativi processi di ammodernamento e ampliamento

1.000 unità

4 Innovazioni di prodotto/processo introdotte 10%

5 Occupazione mantenuta/creata 3.000 unità

Asse II

6 Incremento fruitori aree infrastrutturale 4%

7 Occupazione creata 1.000 unità

8Quota dei comuni interessati da programmi di azione a valenza ambientale attivi sul territorio

50%

Asse III

9 Occupazione creata 550 unità

10 Metri quadri di aree protette valorizzate/recuperate 200mq

11 Aumento di produzione energetica da fonti rinnovabili 2MWh

12Quota di abitanti di comuni interessati da aree protette che percepiscono l’esistenza dell’area protetta come positiva

75%

I valori obiettivo

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MetodologiaRicondurre gli esiti delle singole misure, espressi in indicatori di risultato, ai valori obiettivo degli indicatori di impatto dell’intero Asse

I = Σai,j

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Indicatori di impatto Asse I

DenominazioneValore

obiettivoValore

calcolato

Asse I

1Quota di imprese sopravvissute dopo 18 mesi dalla nascita

60% 100%

2 Investimenti privati attivati 650M€ 677M€

3Imprese interessate da significativi processi di ammodernamento e ampliamento

1.000 unità 1.370 unità

4 Innovazioni di prodotto/processo introdotte 10% 38%

5 Occupazione mantenuta/creata 3.000 unità 4.732 unità

• I1: stima cautelativa, soprattutto per la natura delle imprese finanziate (turistiche) + necessità di ampliare la finestra di osservazione

• I2: effetto moltiplicatore delle risorse pubbliche pari a 5• I3: si sovrappone in parte a I4, finanziamento come “amplificatore”• I4: innovatività in relazione alla situazione tecnologica di partenza • I5: risultato probabilmente legato ad altri fattori di contesto

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Indicatori di impatto Asse II

DenominazioneValore

obiettivoValore

calcolato

Asse II

6 Incremento fruitori aree infrastrutturale 4%14%64%

7 Occupazione creata 1.000 unità 4.249 unità

8Quota dei comuni interessati da programmi di azione a valenza ambientale attivi sul territorio

50% 49%

• I1: risultato scomposto in funzione della natura di fruitori (imprese, popolazione)

• I2: si tratta di stime dei capofila dei progetti che includono, in taluni casi, l’occupazione di cantiere

• I3: considera solo gli interventi infrastrutturali; includendo i SI il valore raggiunto sarebbe maggiore

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Indicatori di impatto Asse III

DenominazioneValore

obiettivoValore

calcolato

Asse III

9 Occupazione creata 550 unità 210 unità

10 Metri quadri di aree protette valorizzate/recuperate 200mq 9×109mq

11Aumento di produzione energetica da fonti rinnovabili

2MW 7MWh

12Quota di abitanti di comuni interessati da aree protette che percepiscono l’esistenza dell’area protetta come positiva

75% /

• I1: non raggiunto, ma significativo per la qualificazione e preparazione tecnica degli operatori

• I2: si ipotizza un errata quantificazione del valore obiettivo• I3: risultato sottostimato in quanto non considera l’apporto di un

impianto geotermico• I4: la maggior parte degli indicatori di risultato ha superato i valori

obiettivo; attendere maggior tempo dalla realizzazione degli interventi

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Lessons learned(1)

• Importanza del modello esplicativo• Legare gli indicatori di impatto alle sorgenti di effetto, ossia

indicatori di risultato• Formulazione logico-analitica della quantificazione degli indicatori• Progettazione ad hoc del sistema di monitoraggio (con chiare

indicazioni sulla compilazione) e maggior responsabilizzazione dei responsabili di misura

• Stabilire la ripartizione delle misure in base agli obiettivi da conseguire• Permetterebbe di calcolare l’efficienza delle misure• Consente di ricalibrare gli obiettivi a fronte di variazioni nelle

risorse stanziate

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Lessons learned(2)

• Creazione di un gruppo di controllo per misurare gli effetti netti

• Lasciare trascorre un sufficiente lasso temporale per misurare variazioni strutturali

• Integrare le analisi quantitative con valutazioni qualitative

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ANALISI DI ATTRATTIVITÁPER INDIVIDUARE PUNTI

DI FORZA E DI DEBOLEZZANEL SISTEMA RICERCAE ALTA FORMAZIONE

Analisi di attrattività, nell’ambito delle province lombarde interessate,delle aree Obiettivo 2 per individuare punti di forza e di debolezza

nel sistema ricerca e alta formazione (Cod. IReR 2007B016),Rapporto finale maggio 2008

Alessandro Sala

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Obiettivi

• Approfondire le considerazioni effettuate dal Valutatore indipendente sugli interventi a sostegno dell’imprenditorialità e stimolo all’innovazione

• Verificare gli effetti delle misure su alcuni beneficiari ed individuare delle best practice

• Individuare i punti di forza e debolezza delle aree analizzate

• Suggerire indicazioni da utilizzarsi per l’attuazione del nuovo DocUP

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Metodologia• Analisi quantitativa di indicatori relativi alla struttura

produttiva delle aree analizzate

• Analisi dell’utilizzo delle misure dell’ASSE 1 e della distribuzione geografica

• Confronto tra caratteristiche delle aree e utilizzo delle Misure

• Analisi delle ricadute delle misure attraverso indagini qualitative ad un panel di beneficiari (dati quantitativi ex-post non ancora disponibili a livello comunale)

• Tavoli di lavoro per l’individuazione di risposte alle esigenze emerse

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Assorbimento delle risorse

Sottoutilizzo, dovuto a elevata presenza micro e piccole imprese, ma tessuto imprenditoriale dinamico (1.5)

Sottoutilizzo, dovuto a vocazione agricola e elevata presenza micro e piccole imprese, ma tessuto imprenditoriale dinamico (1.5)

Sottoutilizzo, segno di declino industriale e necessità di riconversione ad altre attività

Con elevata concentrazione di imprese manifatturiere. Assorbimento di incentivi per investimenti in imprese (1.1) ed acquisto servizi qualificati (1.2)

Focalizzazione sugli incentivi alla sostenibilità ambientale (1.7)

Propensione allo sviluppo di nuova imprenditorialità (1.5)

Sovrautilizzo, tessuto imprenditoriale con potenzialità di crescita. Propensione all’animazione economica (1.9) allo sviluppo di nuova imprenditorialità (1.5)

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Risultati dell’indagine

• Valutazione delle misure• Livelli di burocrazia adeguati• Alcuni requisiti dei bandi troppo stringenti• Migliorare la selettività degli interventi• Sostegni non indispensabili, ma abilitanti ed incentivanti• Attivare verifiche ex-post sulla sostenibilità• Ruolo fondamentale dei consulenti

• Ricadute• In alcuni casi aumento significativo della produzione/fatturato• Aumento occupazione• Variazione occupazione 2000-2006 nel complesso dei beneficiari

+14% (Lombardia +2%)

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Punti di forza Punti di debolezza

Risorse umane

•Mancanza di operai specializzati•Poca disponibilità dei giovani al lavoro manuale•Problema inserimento stranieri•Mancanza competenze manageriali•Elevato costo del lavoro

Centri di ricerca

•Presenza di competenze qualificate •Difficoltà individuazione competenze•Tempi lunghi di risposta

Reti di imprese

•Vicinanza con fornitori specializzati•Vicinanza con altre PMI

•Cultura di lavoro individualista

Infrastrutture

•Reti stradali e ferroviarie inadeguate•Ridimensionamento Malpensa•SPU carenti•Mancanza connessioni banda larga•Reti telematiche poco affidabili

Burocrazia•Numero eccessivo di norme•Numerosi enti con cui interfacciarsi

Finanza e fiscalità

•Finanziamenti destinati a zone svantaggiate

•Alta imposizione fiscale

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Indicazioni di policy (1/3)

• Risorse umane

• Corsi di formazione per alcune professionalità• Esperienze in impresa parallele alla formazione

• Manodopera straniera

• Corsi per insegnamento lingua

• Centri di ricerca

• Promuovere contatti attraverso informativa mirata e workshop

• Reti di imprese

• Sensibilizzazione e sostegno manageriale per sostenere progetti consortili e di aggregazione

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Indicazioni di policy (2/3)

• Infrastrutture

• Coordinamento con province e comuni per sviluppo congiunto

• Burocrazia

• Facilitare accesso a permessi e autorizzazioni• Coordinamento tra enti e livelli di governo del territorio

• Finanza e fiscalità

• Riduzione del carico fiscale è preferita ai finanziamenti• Accordi con il sistema bancario per la concessione di prestiti in

attesa dei finanziamenti

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Indicazioni di policy (3/3)

• Politiche per l’innovazione

• Necessaria una strategia condivisa fra i diversi organi di governo per favorire interventi e finanziamenti armonizzati

• Politiche per il territorio

• Coordinamento e azioni integrate per la promozione del territorio

• Aree obiettivo 2

• Mantenimento degli aiuti destinati ad aree svantaggiate

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INDAGINESULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE

DEL SETTORE MODA

Analisi di alcuni interventi previsti dal DocUP Obiettivo 2 (2000-2006)e individuazione di azioni mirate di incentivo e supporto alle esigenze

del sistema imprenditoriale lombardo per la Programmazione 2007-2013(Cod. IReR 2008B064), Rapporto finale dicembre 2008

Antonio Dal Bianco

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• Analisi della filiera del settore moda in Lombardia• Rilevanza delle barriere percepite dalle piccole imprese

del settore moda – tessile – abbigliamento lombarde nei processi di internazionalizzazione

• Esistenza di un fabbisogno più o meno esplicito di orientamento, formazione ed assistenza per l’ area tecnico legale

• Effetti delle misure DocUP su imprese del settore

Obiettivi della ricerca

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L’internazionalizzazione della filiera del tessile moda abbigliamento in Italia

• La quota di mercato delle esportazioni italiane sulle esportazioni complessive è del 5,8% (2009). Era il 7% nel 2000

• Gli operatori all’esportazione a livello Paese sono in netta flessione

• I mercati di sbocco si allontanano dall’Europa: i nuovi mercati presentano barriere all’ingresso più rilevanti

• Ridimensionata la capacità industriale nazionale• Prospettive di ripresa deludenti anche nei primi cinque

mesi del 2010

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La metodologia

Indagine campionaria su 400 imprese del settore moda localizzate in Lombardia. Il piano di campionamento prevede una stratificazione secondo parametri settoriali e dimensionali

Estrazione delle beneficiare da liste amministrative DocUPImprese non beneficiarie, eleggibili e beneficiarie

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Le imprese intervistate mostrano una contenuta propensione all’internazionalizzazione, sia in termini di fatturato estero sia in termini di addetti all’estero;

Attività internazionale delle imprese (1/4)

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Le imprese del campione si sono internazionalizzate soprattutto per ricercare nuovi mercati di sbocco.

Attività internazionale delle imprese (2/4)

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Attività internazionale delle imprese (3/4)

• Hanno avviato il loro processo di internazionalizzazione in modo tradizionale: partecipando a fiere o prendendo contatti con operatori locali.

• L’Europa rimane la destinazione più’ importante, sia le per le attività commerciali che per quelle di acquisto e produzione.

• Le imprese intervistate non percepiscono l’esistenza di rilevanti barriere all’internazionalizzazione

• I fattori critici di successo considerati indispensabili per primeggiare sul mercato internazionale sono: il valore attribuito al Made in Italy, da sempre sinonimo di garanzia e affidabilità, la qualità del prodotto e la disponibilità di risorse umane competenti e preparate

• La maggior parte delle imprese del campione non ha fatto ricorso a strumenti di sostegno all’internazionalizzazione

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Attività internazionale delle imprese (4/4)

• Commercializzazione e vendita nel 76,4% dei casi• Acquisto di materie prime nel 40,6% dei casi• Acquisto componenti e semilavorati nel 14,2% dei casi• Produzione diretta nel 13,2% dei casi

Modello di internazionalizzazione commerciale intermediato da agenti mandatari. Solo il 34% delle imprese ha una rete vendita propria

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L’attività di adeguata pianificazione legale per lo sviluppo del business estero è completamente trascurata

• Il 67,9% di tali imprese si avvale, quale supporto tecnico-giuridico, di risorse interne all’azienda non necessariamente qualificate

• Solo il 15% ha un ufficio legale interno• Il 16% si avvale del supporto delle associazioni

imprenditoriali di categoria• Solo il 3,8% si avvale di un supporto tecnico-giuridico

esterno qualificato• Il 3,8% si avvale dell’assistenza degli sportelli regionali

per l’internazionalizzazione

Attività internazionale: aspetti legali (1/2)

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La mancata conoscenza della normativa locale è avvertita dalle imprese intervistate come una delle maggiori barriere all’internazionalizzazione del proprio business

Attività internazionale: aspetti legali (2/2)

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Personale non preparatoLinguaggio burocraticoTempi di risposta troppo lunghi Costi eccessivi Scarso orientamento al problem solvingConcentrata sulle fattispecie contrattuali quali i contratti di

distribuzione e fornitura, seguiti dai contratti di agenzia, consulenza, lavoro e licenza di marchio conseguenza del tipo di attività internazionali

Incapacità a gestire fattispecie più complesse: uffici di rappresentanza, joint venture etc

Assistenza legale: gli aspetti critici

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Possibili interventiA livello di impresa • Formazione su misura nelle lingue, nel marketing e nel business

planning• Centralità del servizio come elemento di innovazione e

differenziazione (es. pronti e esclusive)• Per i fornitori: passaggio da terzisti a “consulenti” solution provider• Contributi e finanziamenti per coprire i costi di consulenza esterna

specializzata

A livello istituzionale• I finanziamenti dovrebbero concentrarsi su progetti rilevanti e

innovativi attorno ai quali la filiera produttiva lombarda possa fare sistema

• sportello legale per aiutare le aziende a superare le barriere all’entrata (dazi, controlli doganali, burocrazia, concorrenza sleale)

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Effetti delle misure Docup• Gli interventi finanziati con fondi regionali hanno consentito una

crescita dell’efficienza del processo produttivo nel 28% dei casi, un aumento del fatturato nel 16% dei casi e della produzione (16%);

• L’80% delle imprese intervistate ha dichiarato che l’intervento finanziario è stato utile all’azienda per anticipare un investimento programmato (40%) o per recuperare parte di un investimento in atto (40%)

• l’azione è risultata efficace per potenziare i sistemi produttivi, attraverso l’introduzione di nuove tecnologie, l’intervento ha favorito l’acquisto dei servizi qualificanti nel campo dell’ICT, del trasferimento tecnologico e della ricerca e il miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi

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ACCOMPAGNAMENTOE CAPACITY BUILDING

DEI PISL

Sabrina Bandera

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PISL - Programmi Integrati di Sviluppo Locale

• Strumento di programmazione dello sviluppo locale predisposto dalla Regione Lombardia per l’attuazione del DocUP 2000-2006.

• PISL → complesso di azioni interessettoriali, coerenti e collegate tra loro, che convergono verso un obiettivo comune di sviluppo del territorio.

• Si sostanziano quale espressione del partenariato istituzionale, economico e sociale fra soggetti pubblici e privati che concordano uno o più obiettivi di sviluppo locale di una determinata area omogenea.

• Successivamente disciplinati nella l.r. 2/2003 nel contesto più ampio della programmazione negoziata regionale e riconosciuti quale modalità ordinaria per la condivisione e l’attuazione delle scelte programmatiche regionali.

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I PISL in Lombardia: i territori

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PISL Obiettivo 2

Obiettivo 2 Phasing out Totale

Comuni 305 240 109 349 1546

Province 2 - - - 11

Comunità montane

12 - - - 30

Unione di Comuni 5 - - - 55

Popolazione 749.911 538.102 507.831 1.045.933 9.393.062

Percentuale regionale

7,98% 5,73% 5,41% 11,14% 100%

Area (mq) 6.435 5.051 1.856 6.906 23.862

Percentuale regionale

26,97% 21,17% 7,78% 28,94% 100%

I PISL in Lombardia: elementi quantitativi

Dati: 2006

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Accompagnamento IReR - Finalità

Definire, sviluppare e sperimentare metodi e strumenti di gestione dei PISL, che potessero essere incisivi e propulsori di dinamiche di capacity building nell’ambito di politiche per

lo sviluppo territoriale.

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Accompagnamento IReR - Metodologia

Ricerca-azione attraverso:

•Laboratori tematici •Attività di formazione e comunicazione a tutti i PISL coinvolti e agli altri enti e soggetti interessati

•Moduli operativi

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Accompagnamento IReR – Laboratori tematiciIncidere su quattro aree di azione dei PISL nelle quali erano state riscontrate le maggiori difficoltà da parte dei partenariati:

1.Sviluppo delle capacità di progettazione, gestione e automonitoraggio dei partenariati locali2.Consolidamento del processo di partenariato locale, con particolare attenzione ai rapporti pubblico-privato3.Modelli di analisi e di rappresentazione del territorio e delle strategie locali4.Finanza innovativa e sviluppo locale

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Accompagnamento IReR – Moduli operativi

Strumenti a disposizione dei partenariati per incrementare le loro competenze e supportare le loro capacità operative.

• Analisi economico-finanziaria• Scheda di valutazione e auto-monitoraggio dei partenariati• Indicazioni operative per l’analisi territoriale• Analisi di impatto economico-finanziario• Progettazione di reti partenariali• Qualifica dei soggetti del partenariato• Modelli gestionali dei partenariati• Mappa delle soluzioni di finanziamento• Costruzione dell’idea-forza• Gestione integrata del portafoglio progetti

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I PISL: componenti della capacity building

PIANIFICAZIONEPIANIFICAZIONESTRATEGICA STRATEGICA

STRUMENTI DI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE PROGRAMMAZIONE

DELLE RISORSEDELLE RISORSE

CAPACITY CAPACITY BUILDING BUILDING

STRUTTURA STRUTTURA ISTITUZIONALE E ISTITUZIONALE E ORGANIZZATIVAORGANIZZATIVA

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Struttura istituzionale e organizzativaCriticità/Fronti di miglioramento

• Debolezza e frammentazione del contesto istituzionale

• “Creare massa critica”

• “Diverse velocità di reazione”

• Stato di “minorità” dei comuni più piccoli

• “Insufficienze di leadership”

• Mancanza di strutture dedicate per la gestione del progetto

Modalità di intervento

• Cooperazione e coordinamento istituzionale sovracomunale

• Leadership politica e leadership tecnica

• Strutturazione del profilo organizzativo

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Pianificazione strategicaCriticità/Fronti di miglioramento

• Idee guida nebulose

• Obiettivi “fotocopia”

• Progettualità eterogenea e indifferenziata

• Pacchetto progettuale autonomo per ciascun ente

• Ruolo passivo dei privati

• Forte difficoltà a riconoscere i nessi esistenti tra progetti PISL e progetti pregressi

Modalità di intervento

• Obiettivi di sviluppo definiti in base all’analisi del contesto territoriale e del potenziale dell’area

• Elaborazione di scenari e obiettivi strategici

• Definizione di priorità e relativi criteri

• Coinvolgimento reale delle diverse componenti della società locale

• PISL come “palinsesto per le politiche di sviluppo”

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Strumenti di programmazione delle risorse

Criticità/Fronti di miglioramento

• Portafoglio progetti sovradimensionato

• Carenza nelle modalità di individuazione del cofinanziamento

• Scarsa sinergia delle risorse economiche dei diversi enti coinvolti

• Scarso utilizzo degli strumenti di coordinamento istituzionale

Modalità di intervento

• Pianificazione finanziaria coerente con il quadro delle risorse disponibili

• Gestione del livello di rischio finanziario

• Nuovi modelli istituzionali e strumenti societari

• Soluzioni finanziarie innovative

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Valorizzazione dell’esperienza PISL

L’esperienza dei PISL è stata utilizzata da altri strumenti regionali per lo sviluppo socio-economico del territorio lombardo:

• PIA (Programmi Integrati d’Area)

• PIT (Piani Integrati Transfrontalieri)

• AQST (Accordi Quadro di Sviluppo Territoriale)

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Sviluppi dei PISL

Aisre

Saragozza

Sito

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• I sistemi turistici della Lombardia: analisi e prospettive, (Cod. IReR 2005B015), Rapporto finale febbraio 2007

• Lo sviluppo progettuale dei PISL nelle aree Obiettivo 2 della Lombardia: ricerca-azione (I fase), (Cod. IReR 2005B014), Rapporto finale febbraio 2006 

• Lo sviluppo progettuale dei PISL nelle aree Obiettivo 2 della Lombardia: ricerca-azione (II fase), (cod. IReR 2006B016), Rapporto finale marzo 2007

• Dinamiche socio-economiche e finanziarie dei Comuni delle aree Obiettivo 2 della Lombardia (Cod. IReR 2006B052), Rapporto finale maggio 2007

• La sostenibilità economico-finanziaria dei progetti di sviluppo locale (Cod. IReR 2006B060), Rapporto finale novembre 2007

Accompagnamento IReR – Le ricerche