Le Ragioni del Cuore

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D onata Marzocchi Le Ragioni Del Cuore

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Poesie di Donata Marzocchi

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Donata Marzocchi

Le Ragioni

Del Cuore

Le Ragioni

Del Cuore

Donata Marzocchi

Autunno 2001Arezzo

A mio padre, che mi ha insegnato a sentire la vita.

Le lacrime versate in solitudine

si disperdono inutili alla fine

del consueto sentiero che risale

dal cuore agli occhi.

Nessuno le vedrà, ma nel profondo

dove amaro si accumula il veleno

di nascosto le conti e le distingui

una per una.

(Wierzinsky)

FARFALLA

Sei tornata!Fantasma variopinto di allegria,a dispetto degli uomini e di Dioogni anno puntuale mi saluti.Lo so, è un’illusione da fanciulliche va contro le leggi di natura,ma perché non creder che sei tu!

Grida di festa suscitavi allora:mamma, guarda, la farfalla amica!È un segno di fortuna, è un buon auspicio,non spaventarla, lasciala posare!Ed io superstiziosa mi facevo statua,perché sulle mie braccia ti fermassi.

Lo scherzo si ripete:chissà quale progenie di tua razzaoggi scherza e svolazza qua in giardinoe fa gridar di gioia il mio bambino.

(1974 - Estate a Monterchi)

RICORDI

Sentiero irto,di sudore antico,oggi ti rivedo nuovo nell’aspetto,ma di quei giornihai conservato i vecchi ciottoli sconnessiorme pietrificate dei cari passi a me noti.

Neppure i suoni attorno son mutati:rintocca l’orologioabbaia il cane,lavora l’alacre campagna.Per un attimo spero:forse voi siete ancora quiper rendermi più lieta la salita,canuti vecchi della mia gioiosa infanzia.Ma l’uomo ha diverso destino dalle cose!

Mi fermo dinanzi al tabernacolo,sosta obbligata di un tempo:quel segno di croce allora suggeritoora si apre in un segno di pace.Sorride il Sant’Antonio di gesso, come allora.Si ripete il gesto, ma l’espressione no,quella è mutata.È un sorriso amaro: significa la morte!

(1974 - Estate a Monterchi)

NEBBIA

Ombre evanescenti,fantasmi di se stesse.I rami scheletrici si lasciano assorbirevanificandosiin quest’aere ammorbato,spentocupo come il dolore delle animeinquieteche vagano in cerca di luce.L’assenza di colorie di vociti fa limbo del mondocosì la mancanza di forme e di spaziti rende cara al mio doloreche solo in te si placainghiottito dal nulla.

(1983)

FRAMMENTI

Dicevi per sempre,gridavi l’amore,cedetti a quel sogno:raccolsi soltantoframmenti di un cuore.

(1983)

A VERNIO PER MORIRE

Epigrafe dolorosa sopra un sassoannuncia che la morte è là dappresso,ci si tuffa in un buio senza spaziodove ogni volto attonito e dimessoscruta e indaga il compagno di viaggiochiedendosi se forse ci è permessodi sperare che uscendo da quel vortice di morteciascuno ritrovi il suo messaggionel candore accecante del paesaggio.

(Natale 1984)

ARCOBALENO

Un graffio di colorisquarcia il cielo cupo di pioggiaarcobaleno della mia anima.

(1985)

CONTRASTI

Natura ferita, morentesi tinge di rosso, si accende di vitad’un ultimo palpito fremepoi cede alla morte, sfinita.Così il mio cuore che tremarifiuta il dolore, poi gridasi accende di un palpito brevesapendo che cede...alla vita.

(1985)

L’AMORE PIÙ GRANDE

Sai fondere la forza intransigente del granitoalla dolce purezza delle forme.Evochi immagini di muta riverenzadi fronte a un tempio di mistico candore.Sei il sancta sanctorum del mio cuore.Sei la cattedrale della mia animaesterrefatta che tanto possa abbracciarecol suo amore assolutotu che mi appari un Dio di fronte agli uomini.Senza alcun merito mi sento elevataa cime mai raggiuntee tu, piccolo grande uomosei l’aquila che vi dimora indisturbata.

(1986)

SUONI D’ESTATE

Senti: è il frinir di cicale lontaneodi: è il rintocco di note campaneascolta: è il volare di qualche gabbianoche si immerge nell’acqua profondapoi solleva il suo volo dall’ondacon un grido che intaglia anche l’aria.Sono suoni d’estate giocondama son suoni che posson far malea seconda del modo di stare...A me sembra che tutto sprofondaperché t’amo e non posso restare.

(Estate 1986)

IL GABBIANO

Ho conosciuto un gabbianolà sopra il mio scoglio.Ali biancheimmense di volima il cielo è troppo grandeper due ali soltanto.

(Novembre 1986)

RAMO DI PESCO

Ramo di pesco reciso,rallegri per poco una stanzala tingi di rosa e di vitaprofumi d’intorno ogni cosafinché l’illusione è finita.

Lacrime rosa hai già sparsonel tuo breve morir senza frutto,tu che eri una parte del tuttoormai spoglio e di linfa riarsonon segni più gioia ma lutto.

Così l’Amor mioche ha trovato dimora lontanodalla pianta ove crebbe e sbocciò,dopo un’ebbra illusione di vitad’ogni gemma pian pian si spogliòritrovandosi privo di tuttoquell’alone di dolce misteroche mentre lo voleva eternolo strappava dal suo humus vero.

(1987)

A MIA FIGLIA

Tu che ti specchi nella mia immagine,rifletti i miei gesti, ti confronticon le mie parole,sei il bocciolo di rosache donai alla vitasei l’umore della pianta rinata:sei mia figlia.

(1987)

AGONIA DI UN AMORE

Agonia che dilata il dolorela sento insinuarsi nelle ossa,nelle vene che si gonfiano a scoppiarein questo cuore che s’affanna a cercare,forse, un ricordo lontano.Brucia la ferita nel profondoe vorrei bruciare anch’iosenza lasciar neppure la cenereperché vi sarebbe scritto indelebileche t’amo ancora disperatamente.

(Gennaio 1988)

ATTIMI FUGGITI

Attimi fuggenti scorronocome oro fuso nelle vene della vitae tutto riluce all’improvvisopoi, metallo indurito, si fermanoe non scorre più il sanguea scaldare la vitae non scorre più linfaa nutrire l’amore.Sono attimi fuggiti.

(Gennaio 1988)

E MI PIACE CHIAMARTI AMORE

Brevi attimi di gioia sussurratadolci battiti di un cuore che di nuovo ridetenui carezze all’ombra dei tuoi occhitu mi guardie mi piace chiamarti Amore.

(Novembre 1988)

IN SOLITUDINE

Il fischio del treno nella nottefa eco ad un suono di campaneche risvegliano lontani ricordidi notti insonni,fatti di paura,in attesa che qualcuno tornia rassicurare la mia solitudinecosì vuota di passi,di voci,d’amore.Ora si chiude alla bocca dello stomacoil pianto che non vuole gridareanche se quel gridopotrebbe farmi solo compagnia.

(Febbraio 1989)

POCHI TERRIBILI ATTIMI

Urla questo silenzio nell’animo offesosoffocato da un senso di impotente viltàche mi spinge di nuovo ad accettareil non-amore, la non-vita,il non-essere più me stessa.Ho ucciso l’amore bambino,la gioia di esisterein pochi, terribili attimi.

(Marzo 1989)

ATTESA

Avvolti in un bozzolod’afacon gli occhi accecati di biancoattendiamoimmobiliche si compia l’evento.Eccoi cuori ritmano il ticchettio della pioggiache scende,si fa danza freneticasu questo rituale d’amoreacqua purificatrice,crisalide del nostro Amore.

(Giugno 1989)

TRAMONTO D’AGOSTO

Ultimi squarci di luce,frange di sole dissoltecome i frammenti della mia gioia.Luce strappata alle tenebre imminenticome i sogni rubati ai brividiprovati in solitudineche ora riaffiorano a gelare la speranzache possa ripetersi ugualeperché si è trattato di un sogno.

(Agosto 1989)

UN CUORE ARIDO

Osservo con occhi di vetrouna realtà trasparenteche oltrepassa fatti senza storiaforme senza vita né contorni.I colori non tingono piùè un mondo di spettriche solo il passato a tratti resuscitae atterracome gli orsi al luna-park.

(Febbraio 1990)

PRIMI BOCCI

È sempre d’improvvisofiori d’artificio, esplosione di vitache aggredisce lo sguardomentre vai,distratta senza voglia di ridere.Eppure ogni volta riesci a provare un sussultomoto di ribellionea quel letargo dell’animoche ha coperto di neveanche i tuoi sentimentiraggelandoli, vivi!

(Marzo 1990)

BALLATA PER MIA FIGLIA

Le labbra dischiuse al sorrisoche cantano inviti all’Amoree gli occhi pur scuri riluconocon guizzi che scaldano il cuore.Sei grande e pur sembri piccinasei tenera come bambina.Infondi la gioia e il piacereparlarti è sempre un godere.Sei bella, sei dolce, sei miaevviva Vittoria Maria!Ti sveglio e mi abbracci assonnataquasi quasi mi sembri neonata.Se ti vedo all’uscita di scuolasembri un fiore in mezzo all’aiuola.Chi ti incontra rimane incantatodal tuo fare squisito e garbato.Sei davvero una gioia infinita.Sei bella, sei dolce, sei miaevviva Vittoria Maria!

(Primavera 1994)

RICORDO DI FALTONA

La nebbia affumica il pianolontano si ode un campano.Segnale di un mondo trascorsoquassù in altopiano.Fa coro il brusio del torrentescachizza la pioggia silente.Neppure una voce di umanoquassù in altopiano.Osservo le pietre giacentivestigia di un tempo lontanomi pare di udire un richiamo:venite a godervi la pace,date voce alla gioia che tacequassù in altopiano.

(Febbraio 1995)

MARINA

Vele bianche lameggiano il cielotra il brillio delle ondein concorrenza di mete più lontanee pur rese sicuredal dondolio di scafiche drizzano fierisempre più in là.

(Elba - Luglio 1995)

TEMPORALE (D’ESTATE)

Farfalle di pioggia dilavano il mondodanza sabbatica sull’asfalto immondodi segni umaniche corrono il tempo indifferenti al miracolodi luce,energia vibrantedi questo pomeriggio opaco.

(Agosto 1995)

TELEFONINI

Fiati sospesi nell’aria fredda del mattino,volti incerti, sguardi lontaninegli occhi che non vedonoma attendono un segnale.Poi nell’etere risale e si propagaAmorebasta uno squillo ed è un tuffo al cuore.

(Ottobre 1995)

IL PIACERE

Un fiume che scorre lento.Un fiore che s’apre piano.Musica dolcesegna l’eternità di un momento.Una luce ti avvolge da lontanoall’improvvisofuoco vivace che ti brucia il visoe dissolve il tuo animo gravenel nulla.

(Novembre 1995)

RITROVARSI

Salisti le scale sicuroquel pomeriggio d’estate:ritrovai il tuo sorriso più durodi come l’avevo lasciatosulla porta di scuola,sull’onda di un motivo suonatoche parlava di noi,di un amore mai nato.

Salisti le scale sicuroquel pomeriggio d’estate:ritrovasti una donna a quel murolà dove l’avevi lasciatasull’onda di quel motivo fischiato.Senza dire parola l’amore era nato.

(Gennaio 1996)

CICLAMINO

Ti lasci scoprire all’improvvisofiore impertinente dell’avanzata stagionee segni come ruga in un sorrisoil tempo estivo che passa e ci abbandona.Fiero drizzi il capino fra le fogliedi un sottobosco ove ancora si coglienei tuoi colori tenui e delicatiil desiderio di cieli coloratidi luce e di riflessi solatiiche sciolgano ancora gli animi, restiiad accettare che tu sia espressionedi una natura che pian piano muore.Araldo dunque di mattine uggioseove l’ozio si stende su valli rugiadosedi lacrime, pronte a ricoprireuna terra di profumi che non puoi sentiree tu per primo non trasmetti odorecome a dire che con te si muoreil ciclo dei profumati figli dell’aiuolainiziato dalla grazïosa aulentissima viola.

(Novembre 1996)

CAMPANE

Campane di ricordiCampane dei mortiCampane uggioseCampane gioioseCampane, campaneCampane lontaneCampane vicineCampane piccineCampane di festaCampane che ho in testaCampane, campaneCampane che segnano grandi vittorieCampane che segnano solo le oreCampana era un gioco di quando bambinasaltavo, felice di stare vicinavicina alla mamma che era in cucinamentre fuori, lontanaun suon di campana.

(Novembre 1996)

VORREI VOLARE

Vorrei volaretra lame bianche di luceche svettano liberea tagliare il limitedel tempo e dello spazioche da te mi dividee a te mi uniscesempre troppo poco.Vorrei volaresenza temposenza spazioe lasciarmi ondeggiare come ali d’aliantesenza spazioa risalire correnti d’amore.

(Maggio 2001)

ALL’IMPROVVISO

Quell'Amore,rapina di anni ribelli,l'ho rivisto ierinei tuoi occhi.All'improvviso il tuo sguardoImpudicoMi ha trafitto l'animaSpogliandola, come allora.Gioia nostalgiarimpianti.Tanta voglia di te,delle tue manidalle lunghe dita vibrantisul mio corpocome sulla telaa lasciare il segnodi pensieri mai confessati.

(Estate 2001)

I TUOI OCCHI

I tuoi occhi adamantini!Ricordo tante lacrimeIngoiate in silenzioIn quel lampo severo,ora lago azzurro,di pacesguardo di bambinaun po' smarrita.Raggio di amore infinitoIn cui si annullano i pensieriperché vi è ancora tutta la forza e il coraggiodi guardare avantiserenamente, sempre!

(Autunno 2001)

A MIA MADRE

Non mi fa più pauraL’ombra nera della notte.

Rischiara il ciliegioColor di rosaLa terra su cui cresceRischiara la strada biancaIl fitto del boscoOra so che tu seiLa mia luceLa mia stradaNel lungo camminoDella vita.

(Autunno 2001)

If many faults in this book you findeyet think not the correctors blynde.If Argos here hymselfe had beene

he should perchance not all have seene.

Se questo libro di troppi errori è grevenon è che il correttore fosse di vista lieve.

Argo medesmo, se qui fosse passato, Qualcun di certo non l'avrebbe mai trovato.

(Richard Shacklock, 1565)

Edizione limitata per gli amici,a cura dell’autrice.

N° 100 esemplari.