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Le nostre fiabe

Classe Prima D

Scuola secondaria di Cuasso al Piano

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Le tre figlie del mercante

Un mercante molto ricco aveva tre figlie davvero graziose:

la prima era bionda e divertente, la seconda era rossa e

avventurosa, la terza castana e saggia. Insieme vivevano in un

palazzo molto grande e riccamente arredato con specchi,

stucchi e tappeti preziosi.

Un giorno il padre dovette partire per trovare nuove

mercanzie e dopo cena convocò le sue figliuole per dire loro che

cosa avrebbero dovuto fare e (non fare) in sua assenza.

La mattina dopo il padre partì e le figlie andarono a fare

colazione, iniziarono a discutere sulla partenza del padre e dopo

dieci minuti erano arrabbiate l’una con l’altra, la prima, Anna,

andò in camera sua, la seconda, Rosanna, andò in paese dalle

sue amiche, la terza andò in cortile a giocare con Molly, un

gattino che le aveva regalato il padre.

Arrivò sera, si misero a tavola e iniziarono a mangiare in

silenzio, alla fine della cena Anna disse:”Pensate se ci fosse stato

papà, lo avremmo deluso!” Allora le tre, dopo aver sentito le

parole di Anna, fecero pace.

Il mattino seguente Rosanna andò fuori a prendere la posta

e trovò una lettera, la apri, essa diceva:” Sono il miglior amico

di vostro padre, uno stregone ha preso vostro padre, lo ha

portato sul monte Capuff, il monte più pericoloso e alto

dell’intera vallata”.

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Allora Rosanna chiamò le sorelle, le svegliò e raccontò loro

quanto aveva letto.

Le sorelle si vestirono, fecero colazione e prepararono uno

zaino con dentro le provviste necessarie.

Si misero in viaggio e, arrivate sul monte, trovarono un

lago di lava con delle mattonelle su cui si poteva passare, Anna

riuscì ad arrivare dall’altra parte, anche Rosanna passò, ma

Veronica cadde nel lago e morì.

Anna e Rosanna ancora con il viso pieno di lacrime

arrivarono davanti ad un muro pieno di spine, Rosanna, visto

che era molto coraggiosa, riuscì ad oltrepassarlo, Anna riuscì a

scavalcare però si fece una grave ferita al braccio,

camminarono ancora un po’ e arrivarono in cima e qui videro il

padre intrappolato.

Il mago Garganella evocò con la sua bacchetta un gigante-

drago che riuscì a buttare Anna giù dalla cima, la ragazza

purtroppo morì, Rosanna prese la spada che si era portata e gli

tagliò una zampa, poi l’altra e il drago cadde e morì. Rosanna

poi con la sua spada fece la mossa di Achille e Garganella, dopo

esser stato trafitto, morì e Rosanna potè liberare il padre.

Finalmente poterono ritornare in paese e da allora vissero

insieme nel ricordo delle due care sorelle.

Alessio

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LA GIOIA NELLA FANTASIA PERDUTA

di Gaia Zaghini

In un palazzo sontuoso circondato da un grande giardino viveva un re con la sua corte e la sua unica figlia.

La moglie era morta quando la bimba era ancora molto piccola e il re l’aveva cresciuta con saggezza e affetto, concedendole quello che era giusto, ma impedendole di entrare in una piccola capanna in fondo al giardino. Le aveva detto che fino a quando non avesse compiuto quindici ani non avrebbe dovuto avvicinarsi a quel luogo o chiedergli niente in proposito.

La fanciulla aveva ormai tredici anni, però non riusciva più a trattenersi dalla curiosità.

Una notte scese in giardino con una lanterna, aprì il cancelletto, diede da mangiare ai cani da guardia e diede una bastonata in testa ai soldati: essi caddero a terra e la fanciulla li legò ben bene per non farli parlare né muovere; aprì la porta della capanna, pensando di trovare qualcosa di importante… Invece trovò una boccetta con all’interno un liquido color verde marcio con un ferro di cavallo che la circondava: la fanciulla la prese e se la mise in tasca, poi andò alle scuderie e sellò la sua cavalla nera, le salì in groppa e la spronò al galoppo; la condusse nella Foresta Nera dove la legò ad un ramo di faggio; poi tirò fuori la boccetta e, senza notare che il ferro di cavallo le era rimasto in tasca, la aprì: il liquido verde si trasformò in fumo che la avvolse quasi soffocandola.

Quando riaprì gli occhi vide che era finita in un altro mondo: era dentro una caverna; fece qualche passo in avanti, ma si accorse che era incatenata!!

Presa dall’agitazione, il ferro di cavallo le cadde dalla tasca: dato che le catene erano abbastanza lunghe, lo raccolse, lo pulì dalla terra e lo rimise in tasca.

Aspettò a lungo, poi sentì dei passi pesanti; il suo stomaco si strinse per la paura: era un orco con un occhio solo, due corna di mucca sulla testa, una coda di drago rossa, tre zampe di leone come gambe per camminare, come braccia una zampa di cavallo e una zampa di aquila; ma la cosa che la spaventò di più fu una specie di sacca sulla pancia con al centro il cuore (colore verde muffa) che batteva.

L’orco le si avvicinò per afferrarla, ma una strana creatura le si piazzò davanti per difenderla: i due iniziarono a lottare, l’orco perse la chiave della catena e la fanciulla riuscì ad afferrarla e a liberarsi quindi corse fuori più velocemente che poté.

Appena fuori, sentì un colpo provenire dalla caverna e non fece in tempo a girarsi che la strana creatura la prese con sé: in quel momento capì che il rumore non era stato altro che la caduta a terra dell’orco, morto nel duello.

Dopo un po’ l’animale si fermò e mise la fanciulla a terra: “Scusami tanto” disse “io sono un tricorno. Tu mi hai chiamato strofinando il ferro di cavallo. Ora riposa”.

La ragazza si addormentò di colpo su un letto di muschio.

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Il mattino dopo, il tricorno la condusse da una donna: era mora, con i capelli a caschetto e sedeva su un ceppo circondata da altri tricorni.

La fanciulla la riconobbe subito: era la sua mamma!!!

Le si gettò tra le braccia e si strinsero in un interminabile abbraccio. La madre le raccontò che l’orco l’aveva tenuta prigioniera tanti anni prima, per

vendicarsi del re suo nonno che lo aveva rinchiuso in quel mondo lontano. Aprendo la boccetta, la fanciulla aveva richiamato l’orco, permettendogli di

arrivare fino a lei e portandola via. Ma i tricorni con cui la madre aveva stretto una profonda amicizia l’avevano

salvata e ora lei, che possedeva il ferro, poteva tornare da suo padre e regnare saggiamente.

La mamma però non poteva più lasciare quel mondo e mentre la figlia lentamente svaniva per tornare a casa, le promise che ogni volta che avesse avuto bisogno di aiuto, strofinando il ferro del tricorno, lei sarebbe accorsa.

La fanciulla tornò così a casa, nel suo letto, stringendo il ferro del tricorno e portando nel cuore la gioia di sapere che la sua mamma sarebbe sempre stata al suo fianco.

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La montagna Cuore Amaro

C’era una volta un re che aveva tre figlie molto brutte, ma gentili e buone, le fanciulle non riuscivano a trovare marito e si rivolsero ad una fata che si chiamava ARGENTEA DALLE ALI DORATE che disse loro: - Se belle vorrete diventare, una prova dovrete superare: dovrete andare sulla montagna Cuore Amaro e prendermi il

CUORE DI CRISTALLO che troverete nella grotta Tremolante-

Le ragazze si misero in viaggio e portarono con loro una gattina che si

chiamava Miette e che conosceva tutto di quella montagna . Arrivate alla grotta apparve loro un folletto dal cappello a punta che disse :- Se nella grotta vorrete entrare, una barzelletta divertente mi dovrete raccontare!- Le sorelle raccontarono una barzelletta : il cliente di un albergo telefona in portineria:- C’è un topo nella mia stanza! – il portiere prontamente rispose:- Non si preoccupi adesso le mando un gatto- e il folletto le fece entrare. Clarissa, la sorella più agile, si arrampicò e prese il CUORE DI CRISTALLO, ma appena toccò terra, la grotta cominciò a tremare e a crollare, fortunatamente le tre sorelle riuscirono a scappare, ma poveretto il folletto rimase schiacciato sotto un grosso masso, così portarono il cuore alla fata che le trasformò in tre bellissime ragazze.

Si sposarono con tre bravi e bei ragazzi e vissero per sempre felici e contente.

Francesca Guglielmini

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LA SCELTA DEL FIDANZATO

C’era in un villaggio un’affascinante fanciulla che aveva tre innamorati:il figlio del capo religioso, il mullah, il figlio di un mercante e il figlio di un povero diavolo. Erano tutti ugualmente belli, forti e coraggiosi e la ragazza non sapeva quale scegliere. Un giorno li mandò a chiamare e disse loro :-Sposerò colui che mi farà il regalo più insolito. I ragazzi montarono le loro cavalcature e partirono verso est. Arrivarono presto in una grande città. -Adesso separiamoci-disse il figlio del mullah.- fra sei mesi esatti ci ritroveremo qui-

Ognuno di essi perlustrò molte città e villaggi, vide innumerevoli negozi, scoprì tante cose curiose, ma nessuna sembrava abbastanza strana. Finalmente il figlio del mullah decise di comprare, per mille monete d’oro, una ciotola di madreperla riempita di acqua vivificante, il liquido meraviglioso che scaccia la morte. Il figlio del mercante, sempre per mille monete d’oro, acquistò un cavallo alato che poteva portare il cavaliere in capo al mondo. Il figlio del povero, privo di denaro, si limitò a perlustrare le botteghe dei rigattieri e fu così che capitò un giorno davanti a un specchio con la cornice di cuoio, valeva soltanto due soldi. Il ragazzo comperò dunque lo specchio che permetteva di vedere tutto quello che succede in questo mondo. I sei mesi passarono e i tre rivali si ritrovarono nella grande città, nel luogo convenuto. La Bella è mia!- disse sicuro il figlio del mullah.- Sarò io a sposare la Bella- - Io ho un cavallo volante come non ce l’ha nessuno. La mia amata non ne ha certamente mai sentito palare. Ma tu- disse rivolgendosi al povero,-tu non parli. Sei forse tornato a mani vuote?- Quando il figlio del povero estrasse dalla sua borsa lo specchio con la cornice di cuoio, gli altri due scoppiarono a ridere:-Tutto qui?Il tuo regalo non vale niente!

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-Non fidatevi delle apparenze- obiettò il ragazzo.- con questo specchio si può scorgere quello che esiste sulla terra, tutto quello che succede nel mondo. Per esempio, vorreste contemplare all’istante colei che amiamo?- -E’ impossibile!- esclamarono i suoi rivali.- lei è ha più di tre mesi di cammino da qui- - Guardate nello specchio- E tutti videro la Bella. Era distesa sul letto, colpita da una grave malattia ad un passo dalla morte. Sua madre, suo padre e gli altri suoi parenti erano raccolti attorno a lei, in lacrime. -Dobbiamo salvare la mia fidanzata!- gridò il figlio del mercante. –saliamo sul mio cavallo alato e voliamo da lei. I tre ragazzi inforcarono il cavallo e il giorno stesso arrivarono nel loro villaggio. Il figlio del mullah fece bere dalla ciotola di madreperla l’acqua vivificante alla fanciulla, che emise un profondo sospiro e si alzò in piedi. -Grazie- disse.- Mi sento meravigliosamente bene. - L’ho guarita- disse il figlio del mullah.- Sarò io a sposarla.- Senza il mio cavallo alato- protestò il figlio del mercante – non avresti mai potuto portare la tua medicina e lei sarebbe morta. Sono io, dunque, che l'ho salvata e sarò io a sposarla-- - Senza il mio specchio magico – intervenne il figlio del povero, - noi non avremmo potuto sapere che lei si era ammalata e non saremmo venuti in suo soccorso- La fanciulla rifletté. - Avete ragione tutti e tre – disse. - Ognuno di voi mi ha salvata. Per farvi arrivare allo spareggio, devo chiedervi una seconda prova. Voglio vedere chi di voi è più furbo. Trovatemi un alimento che non diventerà dolce anche se cotto nel miele, né salato se cotto nel sale, né grasso se cotto nell'olio. Vi aspetto domani sera. La sera dopo il figlio del mullah e il figlio del mercante arrivarono a testa bassa e a mani vuote: non conoscevano un cibo che rispondesse a tutti quei requisiti. Ma il figlio del povero portò molto semplicemente un uovo di gallina.

- Hai vinto tu – disse la Bella, ma per vincere dovrai trovarmi il cavallo d’oro.

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Allora i tre partirono verso la campagna, quando si divisero il mercante e il mullah si diressero verso la città, mentre il povero tornò indietro perché aveva intuito che il cavallo era già dalla fanciulla. Quando tutti e tre tornarono il povero svelò il suo ragionamento ed ebbe ragione. Così i due si sposarono e vissero molti anni di felicità.

Filippo

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La trasformazione in Dee di

Emanuele Braghetto C’era una volta un re che aveva tre figlie molto brutte, ma buone e gentili. Le

fanciulle non trovavano marito e si rivolsero ad una fata. La prima fanciulla, di nome Caterina, disse alla fata:”Ci potresti aiutare? Vedi noi stiamo cercando marito”. La fata di nome Luna disse: ”Va bene, ma state attente: se accettate, avrete dei poteri magici e assomiglierete ad altre persone per sempre”. Le fate accettarono subito senza pensarci. Trasformò la prima in Atena, la seconda, di nome Claudia, fu trasformata in Afrodite, la terza, di nome Giorgia, nella dea Europa. Le tre fanciulle partirono: Atena voleva sposare Efesto, ma fu attaccata da una cattivissima strega di nome Margò allora Atena, presa dalla paura, saltò su una tavola da surf e dopo un

po’di tempo raggiunse il suo uomo nel vulcano Etna.

Afrodite, quando partì, desiderava sposare Achille, ma fu sorpresa da

una strega di nome Malefica. . Quando la attaccò giunse Montalbano che la salvò e le chiese di sposarla. Lui era un cavaliere italico,abitante della Magna Grecia. La terza prova era per l’ultima figlia: Europa. Lei doveva andare da

Alessandro Magno ad Alessandria d’Egitto, ma quando arrivò lui era già

morto perché era presente la faraona Cleopatra, la responsabile dell’omicidio.

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Quindi non trovando il futuro marito, decise di ritornare al palazzo da suo padre che le stava aspettando. Nel viaggio di ritorno, incontrò Malefica che stava lottando contro un uomo incappucciato che con un unico colpo di pugnale la trafisse al cuore, facendola scomparire in una nube di fumo accompagnata da un orrido urlo. Europa se ne innamorò al primo sguardo e lo volle sposare; l’uomo accettò e si mostrò a lei nella sua vera immagine: era Ulisse, re di Itaca!! Il mitico eroe delle leggende!! Il giorno dopo partirono,insieme alle altre due coppie di fidanzati, ormai sposati, verso il regno di loro padre che le stava aspettando ansioso di conoscere i suoi nuovi successori.

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IL DI MATTEO

C'era una volta un gigante in tutti i sensi che si chiamava Matteo. Frequentava la scuola secondaria di Cuasso, ma un venerdì 13 avrebbe avuto la verifica di tecnica. Dato che lui non sapeva maneggiare tanto bene le squadre voleva farsi dare ripetizioni, aveva provato più di cinquanta esperti, ma tutti lo rifiutarono dicendo:”Non sei capace di fare niente, prenderai di sicuro 4“. Si chiuse per tre giorni in camera sua piangendo. Così decise di rivolgersi al figlio del tecnico che si chiamava... Giovanni. Giovanni provò con lui giorni e giorni finché disse :”Prendi queste squadrette magiche!”. Il giorno dopo andò a scuola tutto tremante, consegnando la verifica se la fece nei calzoni. Venne il martedì seguente e vide un bel 10 sulla sua verifica. Da quel giorno tenne benissimo il suo materiale.

GIOVANNI ESPOSITO

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Cappuccetto rosso

Cappuccetto Rosso un giorno volle andare dalla NONNA, chiese il permesso alla mamma che le rispose di no. Lei ribatté fino a quando ottenne ciò che voleva.

Partì e mentre camminava, trovò un lupo generosissimo. Si fermò ad osservarlo fino a quando lui se ne accorse.

Lui le regalò una collana magica per provare a farle venire il buon umore. Le disse inoltre che per far funzionare l’amuleto bisognava recitare una formula magica che era: “Bifidi bolidi bu”

Lei la recitò e si ritrovò dalla nonna. Subito la salutò e se ne andò. Tornò a casa, prese il ciondolo e lo nascose. Sua mamma salì le scale e le chiese perché si era comportata così male con la nonna. Prima di dire una parola svenne di colpo come il lupo. Poco dopo si svegliò brava e gentile come mai lo era stata. Lei corse dal lupo per restituirgli l’amuleto, quando lo trovò glielo restituì con molta gentilezza e ringraziandolo. Tornò infine a casa canticchiando felicemente, arrivò casa e salutò allegra la mamma che fu felice di trovarla così cambiata.

Michael Gubert

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LE TRE PRINCIPESSE.. C’era una volta un re che aveva tre figlie molto brutte, ma buone e gentili. Le fanciulle non riuscivano a trovare marito e si rivolsero ad una fata che

era malvagia e che viveva nella Foresta Nera. Si misero in viaggio con le guardie e dopo un giorno arrivarono, ma uno dei soldati cadde in una trappola della strega però la vecchia se ne accorse e uscì dalla sua capanna, armata della sua magica bacchetta.

Subito le ragazze le dissero: - Aspetta signora Strega , ti vogliamo chiedere di farci un favore grandissimo, in cambio ti daremo

1000 monete d’oro - -Va bene , però prima datemi le monete doro- Le tre figlie del re le chiesero se poteva trasformarle in ragazze

bellissime e la strega le accontentò.

Appena arrivate al villaggio tutti gli abitanti

fecero loro i complimenti, il re decise che le

figlie potessero trovare marito ;c’era però una cosa che la strega

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non aveva detto alle ragazze: ogni volta che ci fosse stata la Luna piena

sarebbero tornate come erano prima.

Le tre ragazze accettarono gli inviti al Ballo sotto le

stelle che durava fino a tardi, ma durante la serata, senza che le fanciulle se ne accorgessero si ritrasformarono come erano prima, quando si voltarono verso i loro futuri mariti, questi scapparono, rimasero soltanto tre uomini brutti, ma gentili e fu amore a prima vista!!

Si sposarono e vissero brutti e contenti.

JOSE’ ALVAREZ…

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LA VOCE DELLA PERSUASIONE

di Linda Filipetto

n un palazzo sontuoso circondato da un grande giardino viveva un re con la sua corte e la sua unica figlia. La moglie era morta quando la bambina era ancora molto piccola e il re l’aveva cresciuta con saggezza e affetto, concedendole

quello che era giusto, ma impedendole di entrare in una piccola capanna in fondo al giardino. Le aveva detto che fino a quando non avesse compiuto quindici anni non avrebbe dovuto avvicinarsi a quel luogo o chiedergli niente in proposito. La ragazza si interrogava continuamente su cosa ci fosse all’ interno del misterioso capanno e, per quanto le sue spiegazioni fossero fantasiose e mirabolanti, non poteva constatare se fossero giuste, così il giorno del suo quindicesimo compleanno, era alquanto nervosa e non riusciva a smettere di girare intorno alla capanna. A mezzanotte in punto aprì la porta di camera sua e uscì in giardino. Il prato bagnato inumidiva i piedi scalzi della principessa, che però non se ne curò, tale era la curiosità che la spingeva ad andare avanti. Arrivata al capanno esitò un momento, ma alla fine si fece coraggio ed entrò. Il capanno era molto più piccolo di quel che sembrava dall’esterno. Al centro della stanza c’era un trono di pietra intagliato. La ragazza si sedette, chiedendosi come mai fosse riuscita a entrare così facilmente. Ad un tratto, però, si accorse che il trono stava lentamente sprofondando nel pavimento. Spaventata, fece per alzarsi, ma si accorse che ormai l’apertura lasciata dal seggio era già lontana. Dopo circa dieci minuti il trono atterrò con un tonfo. La ragazza si alzò e si guardò attorno. Si ritrovava in un atrio così grande che avrebbe potuto contenere una decina di cattedrali. In punta di piedi si avviò verso la scala di marmo che partiva nell’atrio. I gradini si facevano sempre più stretti. Quando ormai le sembrava di trovarsi in cima all’edificio, vide un porta di mogano con la maniglia d’ottone. La principessa sospirò e la spinse, si ritrovò in una stanza da letto tutta dipinta di rosso, con un letto a baldacchino, dello stesso materiale della porta. Così, visto che era molto stanca, vi si sdraiò. Dormì un sonno agitato e, quando si svegliò, vide che sul comodino era appoggiato un calice fumante che la sera prima non aveva notato. Bevve tutto il liquido e si accorse che sapeva di mela. Poi si riaddormentò. Dopo due giorni in quel castello, vide che sul davanzale della finestra si erano posati un corvo e una colomba. La principessa la accarezzò ma questa esplose in una nuvola di fumo. Il corvo si alzò in volo e le becchettò il braccio, fino a quando la manica della sua veste non si squarciò, la ragazza scostò la manica e vide che il suo braccio era percorso da molte linee scure che si intrecciavano e si contorcevano. La ragazza spaventata le toccò e subito si ricordò di suo padre e della sua famiglia. Si sedette su una poltrona e pianse a lungo domandandosi da dove venivano quelle linee. Poi si mise a esplorare il castello e quando tornò nella sua stanza, si accorse

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che vicino al letto c’era una figura vestita da monaca, con il cappuccio calato sul viso. “Chi sei?” chiese la ragazza impaurita.-“ Non ti preoccupare. Io sono ciò di cui tu hai bisogno” il monaco parlava con voce calma e pacata.” “Vieni da me. Io sono ciò di cui tu hai bisogno” ripeté, convincente. La ragazza, però, non si lasciò stregare. “Non mi fai paura” disse infine, anche se non era vero. “Vai via da qui!” “Non ti spaventare, io sono ciò di cui tu hai bisogno. Guarda, tu desideri che il mappamondo giri, e infatti ruota su se stesso. Io ti posso aiutare. Io sono ciò di cui tu hai bisogno.”La principessa era stupita:aveva veramente desiderato che il mappamondo girasse! “ Io sono ciò di cui tu hai bisogno. Posso farti compiere imprese mirabolanti. Ti posso aiutare. Vieni, vieni da me, io sono ciò di cui tu hai bisogno.”Un violino iniziò a suonare. Il monaco era scomparso, ma in mezzo alla stanza si era materializzati un pennello, un cavalletto e una tela. La ragazza prese il pennello e dipinse un magnifico ritratto di suo padre. Contenta, si sedette su una poltrona. La sua felicità, però, venne turbata dall’arrivo del monaco. “Vedi,” disse “ ti posso far dipingere come un \pittore, scolpire come uno scultore, scrivere come uno scrittore e perciò sono ciò di cui tu hai bisogno. Vieni da me. Io sono ciò di cui hai bisogno”. La ragazza gli lanciò un soprammobile rosso, ma questo trapassò il monaco e si frantumò sulla parete opposta. “Sei una creatura diabolica!” disse la ragazza”muori, sei un essere malvagio!” poi afferrò un’altra statuetta. Questa era a forma di colomba e colpì la figura sulla fronte. Stupefatta, la fanciulla ne prese un'altra ancora, con la forma di corvo. Questa volta il monaco ingoiò la scultura e poi disse: “ Vieni da me: io sono ciò di cui tu hai bisogno. Non preoccuparti : ti aiuterò!” Ma la principessa sapeva cosa fare. Aveva capito alcune cose: gli oggetti rossi non ferivano il monaco, quelli neri lo aiutavano, ma quelli bianchi lo ferivano. Così la principessa prese un fazzoletto candido, ma avvertì un grande calore alle dita e fu costretta a lasciarlo. Allora, disperata, pensò di essere diventata come il monaco: folle e malvagia. Poi però comprese che la pozione che aveva bevuto aveva creato il monaco e le aveva dato uno strano potere, così concentrò tutte le sue forze e invocò aiuto con il pensiero. Subito davanti ai suoi occhi apparve il corvo e, volando, si diresse verso il malvagio monaco. Con gli artigli afferrò il suo cappuccio e tirò: il volto del figuro era spaventoso e assolutamente non umano: aveva il viso pallido e al posto degli occhi due buchi. La bocca era una fessura e la fanciulla si stupì che quell’apertura potesse produrre un suono così vellutato e dolce. Non aveva il naso. Il monaco urlò e scomparve in una nuvola di fumo. La ragazza, sollevata di aver finalmente sconfitto il mostro, cadde stremata sul pavimento. Dopo un po’ di tempo fece per uscire dalla stanza per cercare una via d’ uscita, ma si avvide che ora le porte erano quattro. Una, quella dalla maniglia d’ottone, era quella da cui era entrata, ma le altre tre conducevano verso l’ignoto. Una aveva il pomolo rosso, un’ altra bianco e l’ultima blu. La ragazza ancora indecisa, accostò il viso a ognuna delle tre serrature, ma la chiave era nella toppa e non si vedeva nulla. Avrebbe potuto uscire, ma era troppo curiosa di scoprire dove portavano le altre porte. Così si diresse verso quella con la maniglia. Entrò, si guardò attorno stupefatta: si trovava in una foresta fatta di alberi e piante azzurre. Tutte azzurre! All’ improvviso da un cespuglio spuntò una volpe tutta bianca, che le disse: “Buongiorno, io sono la

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volpe Ca.” “ Volpe Ca? che strano nome!” rise la ragazza, e seguì la volpe, che ora le faceva strada nel fitto del bosco. La fanciulla, così concentrata a seguire la volpe, non si accorse di una fossa profonda. Ci cadde dentro e urlò alla volpe: “ Aiuto!!” ma quella rispose, affacciandosi: “ Perché aiuto? Non hai ancora capito? Io sono la volpe Ca, Ca come cattiva!” e se ne andò. Ma una talpa, sentendo i singhiozzi disperati della principessa, scavò un largo tunnel e condusse la fanciulla nel grande atrio del castello. Ella salì sul trono e, in poco tempo, si ritrovò nel capanno. Corse in camera sua e si riaddormentò. Negli anni a seguire non raccontò mai a nessuno la sua avventura, ma riflettè su ciò che le era successo: aveva capito che non bisognava mai fidarsi delle apparenze: infatti, sia la volpe che il monaco avevano un aspetto benevolo e caritatevole, ma si erano mostrati molto pericolosi. Dopo averci riflettuto, la ragazza non si avvicinò mai più né a una volpe né a un monaco, ma imparò a fidarsi di talpe e corvi.

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I tre porcellini C’erano una volta tre porcellini molto

affamati che andavano in giro alla ricerca di

una preda .

Ad un certo punto trovarono qualcosa, era il

lupo nella sua casa di bambù.

Bussarono alla porta, ma il lupo non aprì, così i

tre si innervosirono e soffiarono sulla casa, si

tolse il tetto, ma il lupo riuscì a fuggire.

Lo ritrovarono in una casa più solida così i tre

soffiarono insieme con tutte le loro forze, ma

tolsero solo la porta, il problema era la porta

sul retro e così scappò ancora.

Si costruì una casa ancora più massiccia perché

la fece di mattoni.

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I terribili tornarono, soffiarono sulla casa, ma

niente.

Pensarono e pensarono finché venne loro la

’splendida’ idea di entrare dal camino.

Scesero e si ritrovarono in una pentola con

acqua che bolliva, il lupo chiuse la pentola e… i

tre porcellini ebbero la punizione che si

meritavano!

Luca Ruggirello

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LA BELLA DEL MONDO

C’era una volta un principe che, facendo uno scherzo ad una

vecchietta, viene a conoscenza della Bella del Mondo.

Allora chiese a suo padre una mancia e partì.

Mentre era in viaggio ferì un’aquila, mise a ferro e fuoco la Casa di

vento e ammazzò gli animali che incontrava, rubando le loro penne .

Arrivato, fu accolto da due orchi gentili che, separando il muro di

fiamme che proteggeva il loro territorio, lo fecero entrare.

Gli orchi gli regalarono:un forno di pane e una cantina di

vino;dopo di che il giovane prese con due corde, fatte dalle pelli di

animali , i due orchi come schiavi..

Poi prese la Bella del mondo e dopo un po’ la buttò nelle fiamme perché

era brutta e le rubò i vestiti. Arrivato da suo padre ordinò alle guardie di rinchiuderlo in prigione.

Dopo regalò vestiti della Bella del mondo alle donne della città così loro

promisero di servirlo.

E il giovane fu dichiarato re, felice di essere al potere. Matteo Braghetto

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LA SCELTA DEL FIDANZATO continuo la storia

In un villaggio lontano viveva un’affascinante fanciulla che aveva tre innamorati: il capo del figlio religioso, il mullah, il figlio di un mercante e il figlio di un povero diavolo. Erano tutti e tre ugualmente belli, forti e coraggiosi e la ragazza non sapeva quale scegliere. Un giorno li mandò a chiamare e disse loro:- Sposerò colui che mi farà il regalo più insolito!-

I ragazzi montarono sulle loro cavalcature e partirono verso est. Arrivarono presto in una grande città. –Adesso separiamoci- disse il figlio del mullah - fra sei mesi esatti ci ritroveremo qui-

Ognuno di essi perlustrò molte città e villaggi, innumerevoli negozi, scoprirono tante cose curiose, ma nessuna sembrava abbastanza strana.

Finalmente il figlio del mullah decise di comprare, per mille monete d’oro, una ciotola di madreperla riempita di acqua vivificante, il liquido meraviglioso che scaccia la morte.

Il figlio del mercante, sempre per mille monete d’oro, acquistò un cavallo alato che poteva portare il suo cavaliere in capo al mondo.

Il figlio del povero, privo di denaro, si limitò a perlustrare le botteghe dei rigattieri e fu così che capitò un giorno davanti ad uno specchio con la cornice di cuoio che valeva soltanto due soldi. Il ragazzo si accorse che era uno specchio magico, ma capì che il rigattiere lo ignorava, altrimenti avrebbe fissato il prezzo a mille monete d’oro. Il ragazzo comperò dunque lo specchio che permetteva di vedere tutto quello che succedeva in questo mondo.

I sei mesi passarono e i tre rivali si ritrovarono nella grande città, nel luogo convenuto.

- La Bella è mia - disse sicuro il figlio del mullah - io le regalerò l’oggetto più originale che si potesse trovare: una ciotola di madreperla con dell’acqua vivificante, che può guarire tutte le malattie.-

-Ti sbagli- lo interruppe il figlio del mercante.- Sarò io a sposare la bella. Sulla terra ci sono molti medici, ciascuno pretende di essere in possesso della medicina miracolosa. Io ho un cavallo volante come non ce l’ha nessuno. La mia amata non ne ha certamente mai sentito parlare. Ma tu - disse rivolgendosi al povero,- tu non parli. Sei forse tornato a mani vuote?-

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Quando il figlio del povero estrasse dalla sua borsa lo specchio con la cornice di cuoio, gli altri due scoppiarono a ridere:- Tu? Il tuo regalo non vale niente! –

- Non fidatevi delle apparenze- obbiettò il ragazzo – con questo specchio si può scorgere quello che esiste sulla Terra, tutto quello che succede nel mondo. Per esempio, vorreste contemplare all’istante colei che amiamo?- - E’ impossibile – esclamarono i suoi rivali. – Lei è a più di tre mesi di cammino da qui-. - Guardate nello specchio- E tutti videro la Bella. Era distesa sul letto, colpita da una grave malattia, a un passo della morte. Sua madre, suo padre e gli altri suoi parenti erano raccolti intorno a lei, in lacrime.- Dobbiamo salvare la mia fidanzata!- gridò il figlio del mercante - Saliamo sul mio cavallo alato e voliamo da lei-

I tre ragazzi inforcarono il cavallo e il giorno stesso arrivarono nel loro villaggio. Il figlio del mullah fece bere dalla ciotola di madreperla l’acqua vivificante alla fanciulla che emise un profondo sospiro e si alzò in piedi: -Grazie- disse - mi sento meravigliosamente bene- - L’ho guarita- disse il figlio del mullah - sarò io a sposarla – Senza il mio cavallo alato - protestò il figlio del mercante - non avresti mai potuto portare la tua medicina e lei sarebbe morta. Sono io, dunque, che l’ho salvata e sarò io a sposarla. -Senza il mio specchio magico- intervenne il figlio del povero, - noi non avremmo potuto sapere che lei si era ammalata e non saremmo venuti in suo soccorso.-

La fanciulla rifletté. - Avete ragione tutti e tre – disse - ognuno di voi mi ha salvata. Per

farvi arrivare allo spareggio, devo chiedervi una seconda prova. Voglio vedere di chi voi è il più furbo. Trovatemi un alimento che non si ungerà anche se cotto nell’olio. Vi aspetto qui domani sera-

La sera dopo il figlio del mullah e il figlio del mercante arrivarono a testa bassa e a mani vuote: non conoscevano un cibo che rispondesse a tutti quei requisiti. Ma il figlio del povero portò molto semplicemente un uovo di gallina. - Hai vinto tu – disse la Bella.

La ragazza, non ancora convinta, chiese un'altra prova; durante la prova dei suoi pretendenti decise di andare a letto. Ma in quei giorni non

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riusciva a dormire così prese la medicina, anche se c’era scritto un cucchiaino, lei la beve tutta. La ragazza non si svegliò più.

I pretendenti arrivarono e videro la ragazza che non si svegliava più. Allora i tre ragazzi chiamarono tutti i parenti e anche il dottore. Il dottore, dopo averla visitata, disse che non ce l’aveva fatta e la ragazza era morta. I tre pretendenti rimasero senza parole, lentamente si avvicinarono alla ragazza, trattenendo a stento le lacrime e uno disse:- Ci vediamo al funerale-

Il giorno dopo si alzarono tutti tristi, si recarono al funerale e da quel giorno in poi non la dimenticarono più.

Alessio Dore

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La capanna Oscura C’era una volta un re che aveva una figlia

giovane . La ragazza, guardando dalla finestra, vide una

capanna e andò subito dal padre per chiedere spiegazioni, lui le disse che non doveva avvicinarsi a quella capanna finché non avesse compiuto quindici anni.

Arrivò il giorno che la ragazza stava per compiere quindici anni, mancavano poche settimane e un giorno chiese al padre se le poteva dire cosa ci fosse dentro a quella capanna. Il padre le rispose di no.

Il giorno successivo però la ragazza si svegliò di notte e uscì dal castello, andò in cortile e cercò la capanna, la trovò dopo due ore, vide che all’esterno era ricoperta da erba.

C’era una porta e la ragazza provò ad aprirla, ma era chiusa con un lucchetto, allora lei tornò al castello e andò subito nella camera del padre, trovò la chiave sotto il letto.

La ragazza uscì di nuovo e provò ad aprirla ancora, ce la fece e vide dei prigionieri che erano

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incatenati, li liberò, ma ad un certo punto i prigionieri scapparono e lei vide in fondo alla stanza una donna, era sua madre!

Le raccontò che era stata rinchiusa dentro la capanna da suo marito che anni prima era come impazzito e l’aveva accusata di aver commesso azioni orribili, così come aveva fatto con le persone che stavano nella capanna con lei.

Allora presero il padre, lo legarono, chiamarono la polizia e lo denunciarono.

Finalmente madre e figlia vissero felici e contente.

STEFANO DORE

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AURORA

C'era una volta in un paese lontano una famiglia molto ricca che abitava in un castello. Lì viveva re Stefano con la sua bellissima moglie, Carlotta. Un giorno la regina Carlotta ebbe una figlia, il suo nome sarebbe stato Aurora. Per festeggiare la nascita della bellissima bambina, re Stefano organizzò un’enorme cerimonia; il re invitò tutto il paese, anche le tre fate, le protettrici di Aurora, ad eccezione di Malefica. Tutti portarono dei belli e grandi regali. Le tre fatine portarono dei regali utili: la prima fata portò il dono della bellezza, la seconda portò il dono della sapienza mentre la terza portò il dono del coraggio. Alla festa c'era anche il re Giovanni con sua moglie Marta; anche lei ebbe un figlio di nome Filippo. Le due famiglie decisero che quando Filippo e Aurora avrebbero compiuto la maggiore età si sarebbero sposati per unire le due famiglie.

Dopo un po’ comparve una nube nera, che annunciava l'

arrivo della terribile Malefica. Lei era arrabbiata perché non era stata invitata. Quando arrivò Malefica, fece un incantesimo ad Aurora, Malefica disse: ”Quando compirai quindici anni, la tua anima svanirà, ma solo con una medicina che ho solo io”. Se riuscirete a prendere la medicina io, Malefica, taglierò la testa ad Aurora”. Dopo quindici anni, il principe Filippo venne a sapere di questa storia, allora quando Aurora compì quindici anni Filippo andò a cercare questa medicina e la portò al castello.

Il corvo di Malefica vide tutto, allora avvertì la sua

padrona. Quando Malefica lo scoprì prese la sua ascia per uccidere Aurora come aveva promesso, prese il suo cavallo nero e andò al castello. Tutti la videro e così Malefica fece loro un

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incantesimo. Salì all’ultimo piano per uccidere Aurora, ma arrivò subito Filippo e la uccise.

I due ragazzi si sposarono e vissero felici e contenti.

Rebecca Passalacqua

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LA PROVA DEL 10

Un giorno in una scuola media c’era un bambino di nome Emanuele, all’improvviso mentre stava

studiando, entrò dalla porta la prof che disse: “ Fra

due giorni faremo una verifica”. Emanuele, terrorizzato di prendere un brutto voto, appena arrivato a casa, cominciò subito a studiare, ma quell’ argomento non gli rimaneva in testa.

Il giorno dopo provò ancora a studiare, ma niente da fare.

Di notte Emanuele sognò di trovare una penna grazie al suo cane.

Il giorno dopo, prima di andare a scuola, il ragazzo vide il suo cane che stava volando in cielo.

Ad un certo punto il cane atterrò vicino a lui con

una penna in bocca.

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Emanuele prese la penna e mentre stava andando a scuola pensò: “Userò questa penna per fare la verifica!”.

Appena arrivato a scuola, avendo la verifica alla prima ora, prese la penna e la mise sul foglio.

La penna cominciò subito a scrivere. Alla fine della verifica a Emanuele sembrava tutto

giusto, allora consegnò. Una settimana dopo la malvagia professoressa

diede i voti, : “Evviva ce l’ho fatta, ho preso

dieci!”. Da quel giorno Emanuele diventò l’amico più

fedele del suo cane.

A proposito, quel cane non era proprio un cane, era in realtà un angelo con le sembianze di un cane donato ad Emanuele quando era piccolo per aiutarlo nel suo cammino.

SEBASTIANO BARBIERI

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La scelta del fidanzato continuo la storia

C’erano una volta tre ragazzi di cui uno era il figlio del Mullah, il secondo era

il figlio del mercante e il terzo era il figlio di un povero diavolo. Tutti e tre volevano

sposare una fanciulla con una grave malattia.

Il figlio del mercante aveva un cavallo alato con cui andarono tutti e tre dalla

fanciulla. Il figlio del Mullah aveva trovato una bevanda vivificante e il figlio del

povero diavolo uno specchio magico.

Quando furono dalla ragazza il figlio del Mullah le fece bere la bevanda e la

fanciulla si riprese e disse loro:”Per sposarmi dovrete uccidere il gigante delle caverne”.

Il figlio del mullah aveva la sciabola, il figlio del mercante la spada e il povero

era a mani vuote.

Il figlio del Mullah colpì il mostro con una sciabolata, ma il gigante non si fece

niente e l’ammazzò con un pugno.

Il figlio del mercante dalla paura rimase come paralizzato davanti a quella

creatura e così si fece staccare la testa.

Il povero, arrampicandosi con le armi degli sfortunati, cioè gambe e piedi forti,

arrivò fino al collo del gigante e con un coltello glielo tagliò, così il gigante morì e il

povero sposò la fanciulla e vissero felici e contenti.

Simone Marraffa

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PORCELLINI Ero a farmi una bella passeggiata, quando all’improvviso mi vidi arrivare davanti tre piccoli belli porcellini. Ho pensato dentro di me… “Come li potrei cucinare? Allora, farne bistecche, bacon, va bene ci penserò strada facendo.” Uno si era costruito una casa di paglia, l’altro di legno e l’ultimo di mattoni. Ah, scusate non mi sono presentato, io sono il lupo. Continuiamo, al primo ho buttato giù la casa con un soffio, come un fifone è scappato via da suo fratello. Quello lo potevo mettere nell’ “happy mill “. Per quanto riguarda il secondo anche a lui, con un soffio, ho buttato giù la casa e poi con suo fratello è scappato dal mio preferito. Il secondo lo avrei potuto cucinare al forno con contorno di patate fritte. Il terzo aveva costruito una casa di mattoni, i due fratelli andarono a rifugiarsi da lui, ho provato a buttare giù la casa per tre volte … ma non ci sono riuscito. Allora mi sono calato attraverso il camino, ma loro lo avevano acceso e così mi sono bruciato la coda e poi sono andato all’ospedale dei lupi. I porcellini stanno cantando vittoria, ma riuscirò prima o poi a mangiarne almeno uno! E così eccomi qui a raccontare quello che è successo una settimana fa.

Sofia Galipò

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La capanna Oscura C’era una volta un re che aveva una figlia

giovane . La ragazza, guardando dalla finestra, vide una

capanna e andò subito dal padre per chiedere spiegazioni, lui le disse che non doveva avvicinarsi a quella capanna finché non avesse compiuto quindici anni.

Arrivò il giorno che la ragazza stava per compiere quindici anni, mancavano poche settimane e un giorno chiese al padre se le poteva dire cosa ci fosse dentro a quella capanna. Il padre le rispose di no.

Il giorno successivo però la ragazza si svegliò di notte e uscì dal castello, andò in cortile e cercò la capanna, la trovò dopo due ore, vide che all’esterno era ricoperta da erba.

C’era una porta e la ragazza provò ad aprirla, ma era chiusa con un lucchetto, allora lei tornò al castello e andò subito nella camera del padre, trovò la chiave sotto il letto.

La ragazza uscì di nuovo e provò ad aprirla ancora, ce la fece e vide dei prigionieri che erano

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incatenati, li liberò, ma ad un certo punto i prigionieri scapparono e lei vide in fondo alla stanza una donna, era sua madre!

Le raccontò che era stata rinchiusa dentro la capanna da suo marito che anni prima era come impazzito e l’aveva accusata di aver commesso azioni orribili, così come aveva fatto con le persone che stavano nella capanna con lei.

Allora presero il padre, lo legarono, chiamarono la polizia e lo denunciarono.

Finalmente madre e figlia vissero felici e contente.

STEFANO DORE