HR67 SORELLE

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Sorelle Emilie Richards HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943 Periodico mensile n. 67 del 10/4/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 72 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 5

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Emilie Richards

Sorelle

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Sister's Choice

Mira Books © 2008 Emilie Richards McGee

Traduzione di Elisabetta Lavarello

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance

aprile 2010

Questo volume è stato stampato nel marzo 2010 presso la Mondadori Printing S.p.A.

stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943

Periodico mensile n. 67 del 10/4/2010 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 72 del 6/2/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti

contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano

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Prologo

Quasi sempre, la presenza delle nipotine aiutava Kendra Taylor a riempire il senso di vuoto che si sentiva dentro. Quando Alison o Hannah le scoccavano un bacio umido sulla guancia, ringraziava il cielo di essere finalmente riuscita a ricucire il rapporto con la loro mamma, sua so-rella minore, dopo i contrasti nati nella loro difficile in-fanzia. Ma quasi sempre significava anche che c'erano mo-menti, come questo, in cui Kendra si scopriva a desidera-re più di una giornata, o di un'occasionale settimana, in cui potersi godere la corrente ad alto voltaggio di un bambino. E ora, mentre guardava la piccola Alison di quattro anni calcarsi un berretto da Babbo Natale sui ric-cioli rossi, avvertì la stretta al cuore che conosceva fin troppo bene. «Sveglie le ragazzine, eh?» Kendra si girò verso il marito e vide che Isaac fissava sorridendo le nipoti tra la folla di spettatori venuti ad as-sistere alla cerimonia d'accensione dell'albero di Natale nell'Ellipse di Washington, D.C. Sullo sfondo, la Casa Bianca stava di sentinella, quasi a scoraggiare fiocchi di neve inopportuni, ma l'aria era gelida e promettente. Nemmeno la famiglia più potente della nazione sarebbe riuscita a impedire che dal cielo cadesse una spolverata di bianco, quella sera. «Altro che! Sanno come ottenere quel che vogliono.»

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Senza spingere né chiedere favori, le bambine erano riuscite a insinuarsi in prima fila. Hannah, di quasi otto anni, stava ammonendo la sorellina a non allontanarsi, ma Jamie, la loro mamma, era due file più indietro, pron-ta a intervenire in caso l'effervescente Alison decidesse di ignorare le istruzioni. C'erano trenini capaci di tentare qualunque bambina e, oltre a quello principale, altri cin-quanta alberi, uno per ogni stato. Jamie non voleva corre-re rischi. «È stata proprio una bella sorpresa» osservò Isaac. Kendra lo prese a braccetto e per un attimo posò la te-sta sulla sua spalla. L'arrivo di Jamie era stato inaspettato. Non la vedevano dal primo fine settimana di settembre, quando era venuta a Washington per portare alla sorella il progetto di un piccolo chalet per gli ospiti da costruire sul terreno che Kendra e Isaac avevano nella valle dello She-nandoah. Poi, il venerdì prima, dopo che Kendra aveva casualmente accennato al fatto che non avevano progetti per il fine settimana, Jamie e le bambine avevano fatto loro una sorpresa. Dato che era in programma che tornas-sero da lì a due settimane, la vigilia di Natale, quel viag-gio in più li aveva un po' sconcertati. Alla loro sinistra, due coppie sorridenti stavano facen-do il conto alla rovescia dei secondi che mancavano alle cinque, quando settantacinquemila luci si sarebbero acce-se tra i rami. Tre, due uno... Kendra vide Alison battere le mani quando il magnifico pino azzurro si trasformò come per magia. «Mi spiace vederle partire, anche se so che torneranno presto» annuì Kendra. «So che Jamie cercherà uno studio in cui fare il tiroci-nio non appena avrà finito il suo master. Ti ha detto dove pensa di trasferirsi? Possibile che questa visita abbia a che fare con la sua ricerca di lavoro?» «È stata stranamente evasiva.» Isaac si accigliò. «Cosa pensi che significhi?»

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«Forse sa che disapproverei?» Isaac accennò un sorriso, sfiorandole il mento con un dito coperto dal guanto. «Non credi che Jamie abbia su-perato la fase della ricerca della tua approvazione, K.C.?» Quando Isaac guardava la cognata, vedeva la nuova Jamie, l'unica che avesse mai conosciuto. A volte Kendra gli invidiava quella visione parziale. La Jamie che vedeva lei andava oltre la responsabile donna adulta, l'ottima madre, la fantastica cuoca, la dotata studentessa d'archi-tettura, la sorella saggia e comprensiva. Come faceva Kendra a dimenticare l'altra Jamie, la so-rella che era sparita per anni, che non s'era curata del do-lore che provocava, che aveva dato alla luce due figlie rifiutandosi di fargliele vedere? Purtroppo quella Jamie ancora indugiava nella visione periferica di Kendra. Nei suoi peggiori incubi, quella Jamie tornava, e dalla sera alla mattina il loro fragile rapporto si spezzava, le nipoti sparivano, e lei e Isaac restavano di nuovo soli. Senza Jamie, senza le bambine, senza la speranza di poter avere figli. «Non credo che Jamie abbia bisogno della mia appro-vazione» osservò. «Ma di una cosa sono sicura. Preferi-sce evitare discussioni.» «Un tratto piuttosto comune, direi. Neanch'io amo le discussioni.» Lei sentì il dolce, velato rimprovero. Nell'anno e mez-zo che era passato da quando Jamie era tornata nella vita di Kendra, era stato difficile trovarle delle pecche. Certo, era una madre confusionaria e istintiva, che fissava poche regole ed era elastica sull'orario di andare a letto. Ma a dispetto dell'apparente permissivismo, le bambine cre-scevano con un solido rispetto per gli altri e una positiva fiducia nelle proprie capacità. Sembrava proprio che Ja-mie stesse facendo un ottimo lavoro. «Sai come sono fatta io. Mi preoccupo.» Kendra gli toccò un braccio, poi si strinse la sciarpa intorno al collo.

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«E in questo momento sono un po' preoccupata per Ali-son. Sembra stanchissima.» Apparentemente, e questo andò detto a suo credito, l'a-veva notato anche Jamie. Kendra la vide allungare un braccio e posarlo sulla spalla curva di Alison. Qualunque cosa le avesse detto sortì l'effetto desiderato, perché Ali-son raggiunse la mamma e dopo un attimo Hannah la se-guì. «Forse si farà un sonnellino mentre prepariamo la ce-na» disse Isaac. Kendra ne dubitava, ma aveva preparato un paio di semplici puzzle e una pila di libri illustrati per un'oretta tranquilla. Un attimo dopo, Jamie e le bambine li avevano raggiunti. Kendra posò una mano su una spalla di Hannah e Isaac prese in braccio Alison. «Pronte a tornare a casa?» chiese Kendra. Hannah si appoggiò contro il fianco della zia. Del tutto ignara di aver ereditato la fine bellezza della madre, quel giorno si era infagottata con una gonna di jeans scolorita, un ampio maglione con l'immagine di Harry Potter e cal-zettoni a righe verde oliva e bordeaux. L'insieme era completato dalla giacca di pelliccia sintetica di Kendra, che le scendeva ben sotto il ginocchio. Si era legata i ca-pelli scuri in cima alla testa con una stringa da scarpe ela-stica. Nessuno era riuscito a convincerla che una barretta sarebbe stata più indicata o che, data la temperatura, a-vrebbe fatto meglio a portarsi un cappello di lana. «Alison è stanca. Io preferirei restare, ma poi non ci sa-rebbe più vita, con lei.» Trattenendo un sorriso, Kendra strinse la spalla di Hannah in segno di solidarietà. Hannah era una bimba di otto anni anche troppo matura per la sua età, dotata di una viva immaginazione, una grande proprietà di linguaggio e un forte istinto materno. Teneva in riga la sorellina; certe volte a Kendra veniva il sospetto che tenesse in riga an-che Jamie.

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«Se andiamo via ora ci sarà meno calca in metropoli-tana» la consolò Kendra. «E potrete fare merenda mentre io e lo zio Isaac prepariamo la cena.» Con un'espressione rassegnata, Hannah corse avanti per raggiungere Isaac e Alison, che si stavano facendo strada tra la folla. Kendra si girò ad aspettare Jamie. Le due sorelle non parlarono finché la calca non si fu dirada-ta e loro non si trovarono a camminare fianco a fianco verso la più vicina fermata della metro che portava ad Ar-lington. «Sono proprio contenta di essere venuta» osservò Ja-mie. «È stato un lusso poter saltare su un aereo così, al-l'ultimo momento. Si sono aperte parecchie opportunità per me, ora che ho accesso al mio fondo fiduciario.» Kendra si era chiesta come Jamie avrebbe gestito l'e-norme somma di denaro che aveva recentemente eredita-to. Quando Kendra era entrata in possesso della propria metà, otto anni prima, l'aveva lasciata dov'era. Usava solo parte degli interessi per gli acquisti più importanti; per il resto, lei e Isaac vivevano con quello che guadagnavano. Ovviamente, sapere che non avevano motivo di rispar-miare per gli imprevisti significava che potevano permet-tersi quasi tutto quello che avevano il tempo di fare. Fino all'anno prima, quando aveva compiuto i ventotto anni ed era entrata in possesso della sua quota, Jamie a-veva scelto di vivere con i propri mezzi. Aveva passato anni a lesinare il centesimo. Doveva essere un cambia-mento enorme per lei. «Adoro la sensazione di poter comprare un biglietto aereo sull'onda di un capriccio» riprese Jamie, come se avesse letto nel pensiero della sorella. «Ma ho cercato lo stesso la tariffa migliore. Forza dell'abitudine. Entro nei negozi di vestiti usati a cercare qualcosa per le bambine. Ritaglio buoni sconto dai giornali.» Fece una risata musi-cale. «La settimana scorsa ho comprato tre scatolette di fagioli in salsa perché la terza era gratis. Ero quasi alla

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cassa del supermercato quando mi ha colpito il pensiero che a nessuna di noi piacciono i fagioli in salsa, e che non saremmo più state costrette a mangiarne.» «Io ho cercato di ignorare l'impatto, quando sono en-trata in possesso della mia metà, ma è piuttosto difficile. Mi chiedevo come stessi reagendo tu.» «Ho lasciato la maggior parte del capitale dov'è. Si può dire quel che si vuole sul conto di Jimmy Dunkirk, ma non che non sapesse affidare i suoi soldi alle persone giu-ste. Non vedo motivo di cambiare gli amministratori a-desso.» Jimmy Dunkirk, loro padre, era morto spettacolarmen-te, così com'era vissuto, in un incidente di deltaplano. Anche se era stato un papà assente e distratto, aveva la-sciato le figlie ben provviste. Kendra vide un'opportunità di indagare e la colse. «Se non altro, il capitale ti aiuterà ad avviarti nel lavoro. So che hai ancora più di un anno per finire il master, ma hai già qualche progetto?» Avevano quasi raggiunto Isaac e le bambine prima che Jamie rispondesse. «Be', in un certo senso... Dipende.» «Dipende da cosa?» chiese Isaac, come se avesse par-tecipato alla conversazione fin dall'inizio. «Stavo chiedendo a Jamie dei suoi progetti per il futu-ro» spiegò Kendra con un sorriso. Furono interrotti da Alison, che indicò un negozio. Qualche minuto dopo, fu necessaria un'opera di convin-cimento per staccare le bambine dalla vetrina dove un Babbo Natale meccanico agitava un braccio in mezzo a montagne di giochi. L'occasione di scoprire qualcosa sui progetti di Jamie era andata persa. Erano sulla piattaforma ad aspettare la metropolitana quando Jamie tornò a rivolgersi a Kendra. In distanza, un violinista stava suonando Silent Night in attesa di qualche monetina. «Okay, d'accordo, è da quando sono arrivata che aspet-

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to che lo noti, ma non l'hai ancora fatto.» «Notare cosa?» chiese Kendra. «Cosa c'è di diverso in me.» Kendra si morse un labbro per la concentrazione. «Da settembre?» «Uh-huh.» Kendra osservò la sorella. Portava ancora i capelli neri lunghi, e come sempre le ricadevano sulle spalle partendo dall'attaccatura a cuore. Il corpo, sotto la giacca a vento rosa, non era visibile, ma Kendra non aveva notato che Jamie fosse ingrassata o dimagrita. Portava i suoi soliti jeans tanto aderenti da evidenziare la vita sottile e i fian-chi stretti. Continuava ad attrarre l'attenzione e a sostene-re lo sguardo d'ammirazione degli uomini. Isaac le raggiunse, girandosi in modo da continuare a controllare le bambine sedute in attesa su una panca. «Non ti ho vista fumare.» Kendra si rese conto che il marito aveva ragione. «Hai smesso?» chiese a Jamie. «Sei sempre stata così attenta a fumare solo fuori casa che mi è sfuggito.» «Ho smesso.» Jamie annuì. «Subito dopo essere torna-ta in Michigan, in settembre.» «Buon per te.» Kendra sferrò un pugno gentile al brac-cio della sorella. «Già. Brava!» approvò Isaac. Kendra sentì il brontolio di un treno in arrivo. «Come mai questa decisione?» «Non fumo mai quando sono incinta.» Per un attimo Kendra pensò di aver sentito male. Poi, si rese conto che non era così. E mentre Jamie le spiegava che aveva già smesso due volte in passato, ma che ora sa-rebbe stato per sempre, si rese conto che, a suo modo, la sorella aveva risposto alla domanda riguardo al suo futu-ro. Non era stato un cambiamento di discorso ma una spiegazione. E allora, il vuoto che Kendra aveva nel cuo-re, quel vuoto che non sarebbe mai stato riempito da un

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bambino perché non avrebbe potuto portare avanti una gravidanza, si dilatò in una protesta. Jamie aveva già dimostrato che era capace di restare incinta senza il minimo sforzo. Due prove stavano sedute su una panca alle loro spalle. Hannah e Alison erano il prodotto di due relazioni casuali, e la loro venuta al mon-do non era stata programmata. «Sei incinta?» chiese, mentre il rumore del treno si fa-ceva più forte. Jamie posò una mano sul braccio di Kendra. «Non an-cora.» Kendra cercò di trarre un senso da quelle parole. Erano in piedi su una piattaforma della metropolitana. In mezzo alla gente. Isaac era accanto a lei, e stavano andando a casa per una tranquilla sera in famiglia prima che Jamie e le bambine ripartissero. Ma in quella situazione c'era qualcosa che non capiva, una cosa tanto seria da indurre Jamie a scegliere quel momento per sdrammatizzarla. Aveva avuto bisogno della calca, dell'ora di punta, del rumore, per fare il suo annuncio. «Non ci arrivo» disse Kendra, e sentì la tensione delle proprie parole. «Hai deciso di avere un altro figlio? Col master ancora da finire? C'è un uomo nella tua vita? Ti sei innamorata?» «No, un'altra persona è innamorata di quest'uomo.» Jamie scrutò il viso della sorella. Il suo sorriso era esitan-te. «Mi stavi chiedendo dei miei piani per il futuro. Be', nel futuro immediato, vorrei avere un altro bambino. Il tuo bambino, Ken. Tuo e di Isaac.» Kendra la fissò ammutolita, ma Jamie continuò. «Sono in ottima salute, il mio medico mi ha dato l'o-kay. Tu sei in grado di concepire e io posso portare avanti la gravidanza per te. Non c'è nulla che desideri di più, e voglio farlo quest'estate, quando sarò a buon punto con la tesi. Potrei vivere nello chalet degli ospiti nella Valle, se per allora sarà finito, e intanto controllerò le opere di co-

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struzione della tua nuova casa. Quei progetti li avrai per Natale, a proposito.» «Jamie...» La ragazza la interruppe alzando una mano. «Questo periodo di stacco dalle lezioni mi permetterà di chiarirmi le idee sulla direzione che voglio dare alla mia carriera. È il momento giusto per me, e so che lo è anche per te.» Il treno apparve dal tunnel, poi rallentò nell'avvicinarsi alla piattaforma, ma era come se Kendra si trovasse su un pianeta alieno. Non conosceva il linguaggio in grado di comunicare quello che provava. Una parte del suo cervel-lo pensò che le bambine dovevano essersi sentite così mentre aspettavano, trattenendo il fiato, che l'albero di Natale sfavillasse. Jamie toccò Kendra su un braccio. «Non renderla una cosa difficile, Ken. È facile. Devi solo dire sì. Lascia che faccia questo per te e Isaac. Lascia che lo faccia per tutti noi.»

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Jamie Dunkirk era una brava venditrice. Forse il suo ta-lento non era stato sempre utilizzato nel migliore dei mo-di, ma nei suoi ventinove anni di vita Jamie aveva dimo-strato la propria abilità nel convincere i potenziali clienti che avevano un vitale bisogno di qualunque cosa lei stes-se cercando di piazzare. Senza presunzione, sapeva che nessuno era migliore di lei nel far montare l'eccitazione finché l'acquirente non era pronto a lanciarsi. Eppure, nessuna vendita le era mai risultata difficile quanto convincere Kendra e Isaac a permetterle di portare in grembo il loro bambino. Alla fine era stato il profondo desiderio dei Taylor di avere un figlio a prevalere, piuttosto che le tecniche di vendita di Jamie. Isaac e Kendra non si erano fatti incan-tare dalla sua parlantina. Avevano considerato e riconsi-derato pro e contro prima di prendere una decisione. E ora, se la fortuna e Madre Natura avessero fatto la loro parte, uno dei due embrioni che il medico aveva im-piantato nel suo utero tre giorni prima avrebbe attecchito e le si sarebbero prospettati nove mesi di incredibili cam-biamenti. E quando quel bimbo fosse nato e lei avesse consegnato il fagottino ai legittimi genitori, Jamie avreb-be saputo di aver finalmente venduto a se stessa la cosa più importante di tutte. Il perdono. «Insomma!» protestò ora Hannah. «Dovremmo già es-

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sere arrivate. Sei sicura di non essere andata troppo avan-ti?» Jamie lanciò un'occhiata verso il sedile del passeggero del suo furgone e vide che la figlia maggiore continuava a seguire la strada sulla mappa della Virginia con l'indice. Prima di arrivare a Toms Brook le sarebbe sicuramente venuto un callo. «Siamo quasi alla deviazione. E la zia Kendra ci sta ancora seguendo, giusto? Non credi che mi avrebbe chia-mato sul cellulare se avessi sbagliato strada?» Sua figlia sembrava nervosa e Jamie non poteva darle torto. Dalla fine di maggio, la loro vita era cambiata tanto drasticamente che perfino l'accomodante Hannah aveva fatto fatica ad adattarsi. Per prima cosa non avevano rin-novato il contratto d'affitto della loro casa in Michigan, l'unica che Hannah ricordasse. Poi avevano imballato tut-te le loro cose e le avevano messe in un magazzino. Quindi, Hannah e Alison avevano detto addio agli amici e alle persone che avevano popolato il loro piccolo mon-do. Il futuro era un punto interrogativo, e nemmeno un'in-tera settimana passata con Kendra e Isaac aveva curato l'ansia di Hannah su quello che l'aspettava. Purtroppo questo era solo l'inizio. Hannah ancora non sapeva che sua madre poteva essere incinta del figlio de-gli zii. Ci sarebbe stato tutto il tempo per dirglielo, una volta che il test fosse risultato positivo. Ma il pensiero di spiegare il concetto di madre surrogata a una bimba di otto anni, anche se matura come Hannah, faceva rim-piangere a Jamie la semplicità dei discorsi sugli uccellini e sulle api. Hannah si girò a controllare che Kendra le stesse dav-vero seguendo. «Devo andare in bagno.» «Ecco perché avevo suggerito che tu evitassi l'ultimo succo di frutta.» «È provato che non dovrei andare, ora, se non lo avessi bevuto?» Sembrava più curiosa che polemica.

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La mente analitica di Hannah era la punizione che Ja-mie si era meritata per essere andata a letto con Larry Clousell, brillante avvocato. Sospirò. «Hannah, ciò che entra deve uscire. È una legge generale della fisica, e si applica anche a questi ca-si. Siamo quasi arrivate. Puoi aspettare.» «Ne sei sicura?» Jamie le pungolò scherzosamente un braccio. «Lascia perdere. Sono stanca anch'io.» «Mi piaceva la vecchia baita.» «Te la ricordi?» «Certo.» Hannah raramente faceva la boccuccia, ma adesso stava imitando sua madre. «Aveva carattere.» Jamie cercò di non sorridere. «Be', lo avrà anche il nuovo chalet. Gli zii dicono che è accogliente.» «Dobbiamo viverci anche se non ci piace?» Jamie ci pensò su. «No.» «Sicura?» «Chi potrebbe esserlo più di me? Sono io che decido. Ci sono un sacco di altri posti in cui potremmo vivere. Solo che questa era una soluzione sensata, non trovi? L'impresa comincerà a costruire la nuova casa degli zii sulla base del progetto che ho disegnato io. Vivendo nello chalet degli ospiti, potrò seguire i lavori e imparare sul campo.» «Perché la vecchia baita è bruciata?» «Perché qualcuno è stato sbadato con una sigaretta. Un motivo in più per non fumare.» «Tu fumavi.» «E ho smesso.» «Per sempre?» «Spero di sì.» «Perché dovresti ricominciare?» Jamie sperò di arrivare presto allo chalet. «Certe cose hanno un'attrattiva molto forte, anche quando sappiamo che ci fanno male. Per questo è meglio non prendere cat-

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tive abitudini. Non cominciare è facile. Smettere no.» «Come le persone di First Step? Quelle che cercano di disintossicarsi dalla droga?» «Esatto.» «Esiste una lista di cose che non devo cominciare? Co-sì, tanto per sapere?» «Le imparerai strada facendo. E io ti aiuterò, perciò non preoccuparti.» «Magari potresti farmi un elenco. Così ogni tanto ci do un'occhiata.» «È un'idea.» «Alison è fortunata. Riesce a dormire dappertutto. Dormirei anch'io, solo che devo andare in bagno.» Jamie fu sollevata nel vedere l'indicazione dell'uscita di Toms Brook. «Resisti, piccola. Mancano pochi minu-ti.» «Meno male.» Hannah chiuse gli occhi. Il tragitto lungo la I-81 era stato abbastanza panorami-co da distrarre Jamie. Ma ora, mentre usciva dall'auto-strada e accostava per lasciare che Kendra la precedesse, si sentì prendere dall'ansia. Jamie si conosceva a fondo. Aveva passato un anno intero come paziente di First Step, un centro di disintos-sicazione, prima di diventarvi assistente. Nessun profes-sionista faceva giri di parole coi tossicodipendenti, per-ché a quel gioco nessuno poteva batterli. Quindi, nel cen-tro imperava la verità più brutale. I colleghi non si erano mai fatti scrupolo di farle notare i suoi difetti. Era impul-siva e idealista. Pretendeva troppo da se stessa. Ron Rosario, il direttore di First Step, l'aveva messa in questo modo: «Non sarai contenta, Jamie, finché non a-vrai fatto un sacrificio talmente grande che persino tu sentirai d'aver fatto ammenda per gli errori passati». Così, sapendo ciò che sapeva su se stessa, Jamie aveva considerato, e riconsiderato, la folle idea di diventare una madre surrogata per Kendra e Isaac.

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Era in grado di dire esattamente quando quell'idea a-vesse messo radici. In settembre, dopo aver fatto visita ai Taylor e aver visto quanto fossero affettuosi e attenti con le nipoti, le era capitato di vedere in televisione un'inter-vista a una donna che aveva portato in grembo il figlio della sorella sterile. La storia non l'aveva scioccata. Aveva avuto la sensa-zione d'aver trovato la risposta a una domanda. Era stata un'illuminazione. Perché mentre ascoltava la donna parla-re della gioia di dare all'amata sorella il bambino che da sola non avrebbe potuto portare al mondo, Jamie aveva capito che questa era anche la sua missione. Ma era impulsiva. Incline all'idealismo. Sapeva per e-sperienza quanto queste due caratteristiche potessero far-la soffrire. Così, si era documentata. Aveva fatto ricerche in Internet, parlato con la psicologa di una clinica della fertilità, consultato il proprio medico. Aveva perfino fis-sato alcune sedute personali con Rosario, certa che l'uo-mo non avrebbe avuto peli sulla lingua. E a ogni passo di questo percorso, l'idea che era nata guardando un talk show del mattino si era fatta sempre più radicata. Avrebbe fatto per Kendra ciò che lei non poteva fare a causa di lesioni riportate da bambina. Avrebbe portato in grembo suo figlio. E quando lo avrebbe dato alla luce, avrebbe consegnato il neonato alla sorella e al cognato sapendo che sarebbero stati i genitori migliori del mondo. Da un punto di vista puramente egoistico, avrebbe avuto la soddisfazione di averli aiutati a generare un cuginetto per le sue figlie, che altrimenti non avrebbero mai potuto averlo. Insieme, lei e Kendra avrebbero cresciuto i loro figli fino a farli diventare adulti sani e felici. Questa nuo-va generazione avrebbe avuto la famiglia unita che a lei e Kendra era mancata. Sarebbe stata una rinascita dei Dun-kirk... «Be', okay, questa è un po' tirata.» Hannah spalancò gli occhi. «Cosa?»

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Jamie si accorse d'aver parlato ad alta voce. «Niente, niente.» Alison lanciò uno strillo, cosa non rara quando si sve-gliava bruscamente da un sonnellino. «Meglio che acceleri» consigliò Hannah. «Tenetevi forte!» La strada era stretta e sinuosa, punteggiata di case. Molte avevano gli ombrosi, accoglienti portici di un'altra epoca, luoghi in cui i vicini si riunivano la sera per chiac-chierare e raccontarsi storie. Due anni prima, Kendra si era trasferita lì per alcuni mesi e si era fatta degli amici. Anche se la baita in cui Kendra si era ritirata ora non esisteva più, il progetto di trasferirsi lì in permanenza era rimasto. I Taylor stavano ricostruendo. Kendra contava di sfruttare la propria esperienza di giornalista investigativa per il Washington Post per lavorare come freelance e Isa-ac, che era a capo di un'organizzazione ambientalista che si occupava dei fiumi della nazione, voleva trasferire il proprio ufficio lì, sulle rive dello Shenandoah, uno dei corsi d'acqua che si era prefisso di proteggere. Kendra frenò e Jamie seguì la sorella su un lungo via-letto sterrato, procedendo a passo d'uomo. «Il vialetto è molto migliorato. Credo che lo abbiano allargato. Certamente è stato spianato, e questa ghiaia sembra appena messa.» «Sarà dura andare in bici sulla ghiaia.» Hannah aveva imparato ad andare senza rotelle, ma non si sentiva ancora sicura. «Cercheremo delle strade più facili per fare un giro» promise Jamie. «Come farò a farmi delle amiche, se è estate e le scuo-le sono chiuse?» «I vicini sono gentili. Sta' tranquilla. Troveremo qual-che bambina con cui potrete giocare» assicurò. Ma non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe-ro state accolte nella comunità. A meno che Kendra non fosse molto schietta con la gente del luogo riguardo alla

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maternità surrogata, Jamie sarebbe apparsa semplicemen-te una donna incinta nubile. Essendosi già guadagnata due volte quel titolo nel modo più normale, sapeva che non tutti sarebbero stati disposti ad accettare lei e le sue figlie. Per certe persone, il modo in cui un bambino veni-va al mondo era più importante del bambino stesso. Ma anche se la verità fosse stata nota, ci sarebbero sta-te persone che avrebbero trovato innaturale ciò che stava facendo, quindi sbagliato. Non avrebbero visto la scelta di portare in grembo il figlio della sorella come un'e-spressione d'amore, un miracolo di famiglia. Sperava solo che quelle persone si tenessero per sé le loro idee e non turbassero le sue figlie. Kendra parcheggiò nella radura dove un tempo era sor-ta la vecchia baita. Con grande sorpresa di Jamie, il nuo-vo chalet che aveva disegnato per sua sorella non si ve-deva da nessuna parte. Spense il motore e smontò, poi aprì la portiera poste-riore per aiutare Alison a scendere. «Per caso ti sei di-menticata di dirmi qualcosa?» chiese a Kendra. Sua sorella si avviò verso il furgone. La luce si riflet-teva sui suoi ricci ramati. Elegante e raffinata, Kendra era il tipo che si trovava a proprio agio a una partita di polo come su uno yacht, ma Jamie sapeva che quel sofisticato distacco era solo un atteggiamento di difesa. Kendra fece schioccare le dita. «Accidenti! Niente cha-let. Suppongo che tu e le bambine dovrete accamparvi.» Gli occhi di Hannah erano enormi. «In tenda?» Kendra arruffò i capelli della nipote. «Stavo solo pren-dendo in giro la mamma. Lo chalet c'è, ma non preoccu-parti, se qualche volta vorrai dormire in tenda, verrò qui e mi accamperò con te.» «Vorrà venire anche Alison, ma i rumori del bosco le fanno paura.» Hannah sbirciò la sorella, che si stava stro-finando gli occhi. «Potremmo aspettare che si addormen-ti.»

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«Allora, dov'è questo chalet?» Jamie non stava nella pelle per la curiosità. «Credo proprio che sarà una bella sorpresa.» Kendra indicò una strada che si inoltrava nel bosco ai margini della radura. «Possiamo andare in macchina fin là o fare due passi e sgranchirci le gambe. È una bella passeggiata. Si domina il fiume.» «Hannah, tu ce la fai ad aspettare?» chiese Jamie, ri-cordando la loro conversazione sul bagno. La bambina annuì con entusiasmo. Non dovettero attendere a lungo. La strada piegò sulla destra e davanti a loro si aprì un'altra piccola radura. Al centro, sorgeva lo chalet. «Ed ecco il capolavoro della vostra mamma!» annun-ciò Kendra. Jamie si fermò a guardare incantata. Non aveva visua-lizzato lo chalet in quella posizione, quando lo aveva pro-gettato, eppure lì era perfetto come una cartolina. Era un cottage semplice, destinato a un occasionale fine settima-na finché la nuova casa di Kendra e Isaac non fosse stata pronta. Poi sarebbe stato utilizzato per gli ospiti. Jamie l'aveva disegnato con un portico su tutti i lati ampio quasi quanto l'interno. Si entrava in un salotto con soppalco. La cucina, il bagno e una camera stavano su un lato.

«Per motivi sentimentali, abbiamo usato per le travatu-re i pochi tronchi che siamo riusciti a recuperare dalla baita della nonna di Isaac. E le pietre delle vecchie fonda-menta sono state utilizzate per costruire il camino. Il nuo-vo e il vecchio...» Kendra si girò verso la sorella. «Ma non è mai stato inteso per ospitare una famiglia, Jamie. Tu lo sai meglio di chiunque altro. Sei sicura che vuoi stare proprio qui? Hai altre alternative.» Jamie le aveva prese in considerazione tutte. Aveva pensato di trasferirsi in un'altra città e cominciare il tiro-cinio in uno studio di architetti. Di restare in Michigan e

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finire di preparare la tesi. Di trasferirsi ad Arlington per restare vicina a Kendra e Isaac mentre era incinta del loro bambino. Se avesse optato per questa soluzione, sapeva che Kendra avrebbe potuto aiutarla con Hannah e Alison e avere un ruolo attivo in ogni fase della gravidanza. Alla fine, le aveva scartate. Le prime due soluzioni le erano parse crudeli. Jamie voleva che la sorella e il co-gnato vedessero crescere il loro bambino nel suo ventre. E viaggi frequenti in Michigan, o in qualunque altra città, sarebbero stati uno stress, soprattutto se la prima fecon-dazione in vitro non avesse avuto successo. L'ultima opzione, trasferirsi ad Arlington, presentava una serie differente di problemi. Il rapporto di Jamie con Kendra era promettente, ma c'erano tante cose che ancora non erano risolte tra loro. Così, alla fine, aveva scelto di stare vicino alla sorella, ma non troppo. Sperava di aver preso la decisione giusta. Hannah e Alison si misero a correre verso la loro nuo-va casa, ansiose di esplorarla. «Facciamo un tentativo, Ken, ma credo che ci staremo bene. A quest'età le bambine non occupano molto spazio. Io starò nel soppalco e loro prenderanno la camera da let-to.» «È ciò che avevo pensato anch'io. Ma non hai paura che salire le scale sarà un problema se...» Kendra si inter-ruppe quasi temesse che, esprimendolo ad alta voce, il suo più grande desiderio rischiasse di non realizzarsi. «Fidati. Ho avuto delle gravidanze facilissime. Qual-che gradino non è un problema. E non lascerei mai dor-mire Alison di sopra con Hannah. Si farebbe penzolare dalle travi.» «Meno male che sono travi robuste.» Anche se Kendra si sforzava di usare un tono leggero, Jamie avvertiva i timori della sorella. La sua vita stava per cambiare e gran parte di questi cambiamenti esulava-no dal suo controllo. Da bambine, era stata Kendra a oc-

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cuparsi di Jamie. Kendra, che aveva trentasette anni con-tro i ventinove di Jamie, era stata costretta a crescere in fretta e ad assumersi la responsabilità della sorellina per-ché nessun altro nella loro strana famiglia sembrava ave-re interesse a farlo. Così, dopo aver passato la vita a esse-re lei il punto di riferimento, affidarsi alla sorella minore, quando la posta in gioco era così alta, doveva sembrarle un fatto insolito e inquietante. «So che vorresti tenermi d'occhio e prenderti cura delle mie bambine. È naturale. Ma dobbiamo avere una nostra vita separata dalla tua e da tutto quello che sta succeden-do. Solo, non preoccuparti. Ti prometto che tu e Isaac ci vedrete molto spesso nel prossimo anno. Quando tutto questo sarà finito e tu starai cambiando pannolini, potresti trovarti a rimpiangere che non siamo rimaste in Michi-gan.» «Non mi sembra neanche lontanamente possibile.» «Voglio che le bambine vedano questo come un dono che ti facciamo mentre portiamo avanti la nostra vita normale. Non voglio che i prossimi mesi siano focalizzati intorno a questa gravidanza. Se così fosse, sarebbe troppo difficile per loro...» Esitò. «... e per me, staccarci da que-sto bambino come è necessario che facciamo.» «Questo lo capisco.» Kendra tirò un profondo respiro. «È solo che è un posto così isolato. Potrebbe succedere di tutto.» «Chi meglio di te può saperlo?» «Touché.» «Prometto che non bruceremo lo chalet. Cacceremo gli animali molesti e se avremo un problema di intrusi, lo ri-ferirò alla polizia. Ho un telefono. La macchina. Ci sono i vicini. L'ospedale non è lontano. E la gravidanza non è una malattia. Magari ci trasferiremo da te per l'ultimo mese. Vedremo. Ma per il momento, devi rilassarti.» Hannah era sul portico e sbirciava dalle finestre. «Ci sono dei mobili! Possiamo entrare?»

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«Lascia aperta la porta per Alison.» Hannah sparì dentro. Jamie pensò che avrebbe trovato il bagno da sola, dato che la casa era tanto piccola. «Spero che ti piaccia come l'abbiamo arredata» disse Kendra. «È stato più semplice lasciar fare a voi e mettere tutte le nostre cose in magazzino. Grazie.» «Di qualunque cosa dovessi avere bisogno, qualunque, non hai che da alzare il telefono.» Jamie si fermò sul portico. Da dentro, arrivavano gri-dolini deliziati. «Ti conosco. Potrà anche essere una casa minuscola, ma sarà completa di tutto.» Impulsivamente, toccò un braccio della sorella per trat-tenerla. «Non abbiamo mai avuto una vera occasione di restare sole e parlare. Ma dovremo farlo, man mano che passa il tempo. Non ho ripensamenti. So che porterò a termine un bimbo sano per te e Isaac. E so che sarete ge-nitori fantastici. Ma non esistono manuali per la nostra situazione. Perciò dovremo cavarcela da sole, e dovremo concederci spazio a vicenda. Così, quando arriverà la grande ricompensa, saremo pronte.» Kendra non la guardava. «È una cosa tanto grande, Jamie. Te ne rendi conto, vero? E se sono spaventata io, come devi sentirti tu?» «Se verrai a trovarmi abbastanza spesso, te lo dirò. Questo aiuterà entrambe.» «Mi sveglierò nel cuore della notte e fisserò il buio con gli occhi sbarrati preoccupandomi per tutto. E se questa cosa si mettesse tra di noi?» Jamie passò un braccio intorno alla vita della sorella. «E se ci legasse in un modo del tutto nuovo? Lascia fare a me. Lascia che ti faccia questo dono. Abbi fede, okay?» «Forse sono gli ormoni.» Sia Kendra sia Jamie erano state sottoposte a mesi di forti cure ormonali per sincro-nizzare i loro cicli mensili. Kendra aveva fornito gli ovu-li, Jamie il perfetto ambiente per ospitarli, ed entrambe

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erano state esplorate e tormentate sino ai limiti della sop-portazione. Nessuna delle due aveva gradito molto la par-te chimica dell'esperienza, e Jamie prendeva ancora il progesterone per aumentare le probabilità di successo. «Forse ti stai semplicemente preparando per la mater-nità» ribatté Jamie. «Posso garantirti che ti preoccuperai costantemente.» Alison spalancò la porta e uscì sul portico. «Mami, let-ti a castello!» «Oh, bene, qualcosa di nuovo di cui preoccuparmi» ri-se Jamie. «Alison si arrampicherà sul piano superiore con Hannah e si tufferà di testa?» «È il mobile più sicuro che esista sul mercato. Mi sono documentata.» «Vedi che brava mamma sarai? Concentrati su questo e lascia a me i dettagli.» «Come avere il bambino?» Jamie provò un moto d'amore per la sorella e sperò che potessero rimanere così legate nei mesi a venire. L'ab-bracciò. «Sarà una passeggiata, Ken. Promesso.» In silenzio, si augurò che fosse così.

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Sorelledi Emilie Richards

Separate da una differenza di età e da una non semplice storia familiare, Kendra e Jamie non sono mai state sorelle da fiaba. Dopo essere state lontane per anni, stanno finalmente comin-ciando a ritrovarsi. Per questo Jamie, madre nubile di due splen-dide bambine, decide di fare alla sorella un dono bellissimo: un figlio di cui Kendra sente tanto la mancanza, ma che non potrà mai avere. Si offre infatti di portare in grembo il bimbo concepito in provetta da sua sorella con il marito Isaac. Non c’è niente di meglio per affrontare i successivi nove mesi che ritirarsi tra i boschi vicino allo spettacolare fiume Shenandoah, dove Jamie potrà anche seguire da vicino il progetto per la casa dei sogni della sorella. E a rendere ancora più interessante il sog-giorno nella natura ci pensa l’affascinante Cash Rosslyn.

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