La storia di Nina la formica e delle sue diecimila sorelle

2
le pagine dei ragazzi 68 VITA IN CAMPAGNA 9/2015 C iao ragazzi, io sono Nina, una formica di quasi sei me- si! Vorrei diventare vostra amica e raccontarvi qualcosa su di me e sulla mia specie, che ha un nome molto particolare: Crematogaster scutellaris. Sono lunga fra i tre e i quat- tro millimetri, ho il corpo nero e la testa rossa. Abito in un formi- caio che si trova vi- cino al tronco di un albero mor- to, mentre al- tre famiglie di formiche vivo- no nei po- sti più di- sparati: sotto terra vicino alle case, nei bo- schi sotto gli alberi oppure all’in- terno di particolari costruzioni rea- lizzate con una specie di cartone che fabbrichiamo noi. Il diametro del nido in cui abito è di circa un metro e vivo assieme a circa die- cimila sorelle, tutte partorite dal- la stessa mamma (formica regina), che io non ho mai conosciuto per- ché entra in una cella a lei dedicata e lì rimane per tutta la vita. La formica regina può vivere fino a 20 anni o anche di più, vie- ne fecondata da un maschio una sola volta nella sua vita e poi con- tinua a produrre uova fecondate. Generalmente alle formiche feconde compaiono le ali solo du- rante i voli nuziali così da poter volare fuori dal nido. I maschi, una volta accoppiatisi, muoio- no. La regina fecondata perde le ali e scava una tana nel terreno, e lì rimane, continuando a depor- re uova. Ragazzi, in pratica, la mia è una famiglia speciale! Siamo una squadra numerosa di formiche femmine sterili (non possiamo fare figli); ognuna di noi, nell’arco della propria esi- stenza (circa un anno), ricopre di- versi ruoli. Le formiche adulte gi- ronzolano fuori dal nido, mentre le giovani rimangono nel nido a fare le pulizie… in pratica si deve far gavetta! In particolare ci sono quattro incarichi che ogni formica è in grado di ricoprire nell’arco della propria esistenza. Le formiche foraggiatrici hanno il compito di raccogliere cibo e portarlo all’in- terno del ni- do. Par- tono per la raccolta solo dopo aver ricevuto le indica- zioni dalle loro compagne esplora- trici, arrivando anche a 20 metri di distanza dal formicaio. Le formiche esploratrici escono al mattino presto dal nido e, quando trovano cibo, tornano su- bito indietro ad avvisare le so- relle. Attualmente io ricopro que- sto incarico, anche se svegliarmi la mattina presto è un po’ pesante. Da piccola, invece, non potevo uscire dal nido, rimanevo nei pres- si della regina e venivo arruolata nelle squadre delle formiche pu- litrici, la terza cate- goria, che lavora- no all’interno del- le tantissime stan- ze con le pareti fo- derate da terra umi- da di cui il nido è composto. Fanno parte dell’ultima catego- ria le formiche più anziane, le co- siddette spazzine, le quali rilascia- no una so- stanza chi- mica nella spazzatura che accumu- lano all’e- sterno del nido, di solito lontano dall’ingres- so principale. E ora volete sapere cosa mangiamo? Appena fuoriusci- te dall’uovo e fino a quando non completiamo lo sviluppo (larva, poi pupa e infine adulto) dobbia- mo essere svezzate e mangiamo solo le riserve di grasso rigurgita- te dalla regina o da particolari nu- trici («balie») che hanno deforma- to la bocca fino a trasformarla in otre contenente liquidi zuccherini. Da adulte invece diventiamo buongustaie e ci piace un po’ di tutto: melata, nettare, linfa, semi, residui vegetali o ani- mali disparati, anche prede vive. In alcuni nidi siamo in La storia di Nina la formica e delle sue diecimila sorelle

Transcript of La storia di Nina la formica e delle sue diecimila sorelle

le pagine dei ragazzi

68 VITA IN CAMPAGNA 9/2015

Ciao ragazzi, io sono Nina,

una formica di quasi sei me-

si! Vorrei diventare vostra amica

e raccontarvi qualcosa su di me e

sulla mia specie, che ha un nome

molto particolare: Crematogaster scutellaris.

Sono lunga fra i tre e i quat-

tro millimetri, ho il corpo nero e

la testa rossa. Abito in un formi-

caio che si trova vi-

cino al tronco di

un albero mor-

to, mentre al-

tre famiglie di

formiche vivo-

no nei po-

sti più di-

s p a r a t i :

sotto terra vicino alle case, nei bo-

schi sotto gli alberi oppure all’in-

terno di particolari costruzioni rea-

lizzate con una specie di cartone

che fabbrichiamo noi. Il diametro

del nido in cui abito è di circa un

metro e vivo assieme a circa die-

cimila sorelle, tutte partorite dal-

la stessa mamma (formica regina),

che io non ho mai conosciuto per-

ché entra in una cella a lei dedicata

e lì rimane per tutta la vita.

La formica regina può vivere fi no a 20 anni o anche di più, vie-

ne fecondata da un maschio una

sola volta nella sua vita e poi con-

tinua a produrre uova fecondate.

Generalmente alle formiche

feconde compaiono le ali solo du-

rante i voli nuziali così da poter

volare fuori dal nido. I maschi,

una volta accoppiatisi, muoio-

no. La regina fecondata perde le

ali e scava una tana nel terreno,

e lì rimane, continuando a depor-

re uova.

Ragazzi, in pratica, la mia è una

famiglia speciale!

Siamo una squadra numerosa

di formiche femmine sterili (non

possiamo fare figli); ognuna di

noi, nell’arco della propria esi-

stenza (circa un anno), ricopre di-

versi ruoli. Le formiche adulte gi-

ronzolano fuori dal nido, mentre le

giovani rimangono nel nido a fare

le pulizie… in pratica si deve far

gavetta!

In particolare ci sono quattro

incarichi che ogni formica è in

grado di ricoprire nell’arco della

propria esistenza.

Le formiche foraggiatrici hanno il compito di

raccogliere cibo

e portarlo all’in-

terno del ni-

do. Par-

tono per

la raccolta

solo dopo aver ricevuto le indica-

zioni dalle loro compagne esplora-

trici, arrivando anche a 20 metri di

distanza dal formicaio.

Le formiche esploratrici escono al mattino

presto dal nido e,

quando trovano

cibo, tornano su-

bito indietro ad

avvisare le so-

relle. Attualmente io ricopro que-

sto incarico, anche se svegliarmi la

mattina presto è un po’ pesante.

Da piccola, invece, non potevo

uscire dal nido, rimanevo nei pres-

si della regina e venivo arruolata

nelle squadre delle formiche pu-litrici, la terza cate-

goria, che lavora-

no all’interno del-

le tantissime stan-

ze con le pareti fo-

derate da terra umi-

da di cui il nido è

composto.

Fanno parte dell’ultima catego-

ria le formiche più anziane, le co-

siddette spazzine, le quali rilascia-

no una so-

stanza chi-

mica nella

spazzatura

che accumu-

lano all’e-

sterno del

nido, di solito lontano dall’ingres-

so principale.

E ora volete sapere cosa mangiamo? Appena fuoriusci-

te dall’uovo e fi no a quando non

completiamo lo sviluppo (larva,

poi pupa e infi ne adulto) dobbia-

mo essere svezzate e mangiamo

solo le riserve di grasso rigurgita-

te dalla regina o da particolari nu-

trici («balie») che hanno deforma-

to la bocca fi no a trasformarla in

otre contenente liquidi zuccherini.

Da adulte invece diventiamo

buongustaie e ci piace un po’

di tutto: melata, nettare, linfa,

semi, residui vegetali o ani-

mali disparati, anche prede

vive. In alcuni nidi siamo in

La storia di Nina la formicae delle sue diecimila sorelle

VITA IN CAMPAGNA 9/2015 69

grado di stabilire delle interessan-

ti relazioni con diversi funghi, da

noi coltivati come riserva di cibo.

Visto che stiamo diventando

amici, vi racconto un segreto!

Come tutte le mie sorelle, non ci

vedo molto bene: posso distinguere

solo la luce dal buio, ma ho il senso

dell’olfatto molto sviluppato. Infat-

ti, all’interno della nostra famiglia

ci riconosciamo grazie alle antenne

poste sul capo,

cosicché

sentendo

gli odori e

toccandoci

l’una con le

altre, riu-

sciamo a

capire che siamo parenti.

A me piace molto stare fuori

all’aria aperta e non vedo l’ora di

entrare nelle squadre di raccogli-

trici, anche se devo stare attenta a non incontrare le cosiddette for-miche «Amazzoni». Non potete

immaginare perché le «Amazzo-

ni» (il loro vero nome è Polyergus rufescens) mi fanno tanta paura!

Loro non sono in grado di costru-

irsi il nido, né di procurarsi il cibo,

ma hanno bisogno di altre formi-

che per sopravvivere. Verso luglio

e agosto partono a migliaia e cam-

minando in fi la indiana, raggiun-

gono il primo nido di formiche che

trovano instaurando un combatti-

mento feroce; scacciano le formi-

che dalla loro casa decapitandole,

grazie alle loro potenti mandibo-

le appuntite, simili a quelle di uno

scarafaggio.

Ora vado a dormire perché, co-

me sapete, domani mattina mi de-

vo alzare molto presto,verso le

cinque, per andare a cercare nuo-

vo cibo.

Alla prossima, amici!

Nina

L’intervista “impossibile”a un’ortica

Ieri, durante la mia passeggiata in cam-pagna mi sono punta con un’ortica. Così, per esprimere il mio disappunto mi sono fermata e ho fatto quattro chiacchiere con que-sta pianta.Ciao ortica, non pos-

so dire che mi sei simpatica, mi so-no punta ormai tantissime volte.

Ciao, mi dispiace,

spero che tu non ti sia

fatta molto male. In fondo basta fare un po’

d’attenzione per non venire a contatto con i

miei peli urticanti.

Quindi è la peluria che ricopre le tue foglie e i fusti che punge?Esattamente! I miei peli hanno punte molto fragili che al minimo

contatto si spezzano e agendo come un ago di una siringa si con-

fi ccano nella pelle e iniettano il liquido urticante.

Ma come mai pungi?Pungo per difendermi, altrimenti tanti animali mi mangerebbero.

Ce ne sono che si cibano ugualmente delle mie foglie, ma non so-

no molti e quindi non corro pericolo. Devi sapere, però, che molti

insetti approfi ttano delle mie caratteristiche deponendo le loro uo-

va su di me, senza correre il rischio che esse siano mangiate, in-

sieme alle foglie, dagli erbivori che pascolano.

Furbi, questi insetti! Hanno capito che tu rappresenti una corazza o una fortezza inespugnabile.Molte farfalle, tra cui la vanessa dell’ortica, che guarda caso ha

preso il mio nome, fanno nascere i loro bruchi su di me e si alimen-

tano con le mie foglie senza alcun danno. Quindi, quando vedi vo-

lare queste belle farfalle, sappi che il merito è anche mio.

Affascinante davvero. Sai che sto cambiando idea su di te?Eppure non sai ancora nulla di me! Per esempio, sai che sono

commestibile e con le mie foglie cotte si preparano squisiti mani-

caretti? Inoltre sono usata in medicina per preparare medicamen-

ti e in erboristeria per tisane e tanto altro.

Incredibile! La mamma sicuramente saprà che sei apprez-zata in cucina, ma io certo non lo immaginavo. Ti voglio confessare una cosa: per raccogliermi con le mani nude

senza farsi pungere è suffi ciente afferrare il mio stelo dall’alto ver-

so il basso.

È proprio vero, dalla Natura non si fi nisce mai d’imparare.

Marta