LE TAPPE CHE PREPARARONO LA COMPILAZIONE DELLA … · le, ribelle al suo Dio, per averlo...

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LA BIBBIA MANUALE CATECHETICO Eco dei Barnabiti 2/2018 38 P er rivelazione sappiamo che esiste un unico Dio che si manifestò a Israele, popolo della sua scelta, attraverso un processo pedagogico che la riflessione sapien- ziale degli scribi di Israele, fondandosi sulla parola dei profeti, è arrivata a in- tuire, in quanto argomentava sulla sto- ria del suo popolo. Sempre attraverso la riflessione sapienziale, Israele arrivò a vedere chiaramente che la sua storia era paradigmatica in rapporto alla sto- ria dell’umanità, di cui, pertanto, de- scrisse la sua condizione di miseria morale, a essa applicando, per comin- ciare, l’insegnamento dell’allegoria di Gen 3, che inizialmente era una nar- rativa che presentava la colpa di Israe- le, ribelle al suo Dio, per averlo ab- bandonato per abbracciare culti idola- trici. Gen 12-50 è una prima sintesi teologica che espone le origini del po- polo ebraico attraverso un canovaccio abilmente costruito, capace di sintetiz- zare in poche pagine le “origini” del popolo ebreo. L’Esodo, considerato in un contesto di liberazione parallelo al- le condizioni dell’umanità descritte in Gen 3-9, presenta il Dio della rivela- zione nella condizione di un Dio at- tento e misericordioso che decide di liberare il suo popolo dalla misera condizione di schiavitù. La Pasqua sa- rà il memoriale eterno del popolo che è stato liberato, che con l’Alleanza del monte Sinai riceverà i comandamenti del suo Dio sintetizzati nel codice dell’Alleanza. La tenda sarà il luogo dell’incontro con Dio. Il Levitico e Numeri aggiungono insegnamenti ca- techetici a quelli che già furono pre- sentati nell’Esodo. Il Deuteronomio li riassume tutti affinché siano continua- mente meditati. Vengono poi, dentro una cornice storica, il libro di Giosuè che con- templa la conquista della Palestina e il libro dei Giudici che narra gli inter- venti del Dio d’Israele in favore delle tribù che ancora non erano un popo- lo. Si tratta di riflessioni sapienziali che rivelano sempre più il volto del Dio di Israele. Gli autori non voglio- no riferire una storia, registrandola cronologicamente, ma, attraverso un canovaccio storico costruito, che ri- flette nella sua essenza una occupa- zione della Palestina, far vedere co- me, di fatto, per suo mezzo, Dio rive- lò la sua presenza in favore di Israele. Per comprendere la Bibbia è fonda- mentale capire che essa non è la pri- ma forma con la quale Dio si rivela. Il suo primo modo di rivelarsi fu quello di farsi conoscere dal popolo ebraico attraverso un processo storico, quale quello delle migrazioni delle tribù ebree dalla Mesopotamia alla Palesti- na, che sembrava essere un semplice spostamento di tribù nomadi alla ricer- ca di nuovi pascoli per il gregge, fino a stabilirsi nel territorio fertile della Pa- lestina. Di fatto, ci dice lo scriba che riflette in Gen 12-50 sulle origini di Israele, che già era una prima forma con la quale il Dio della storia di Israele voleva dare inizio alla realizza- zione del suo piano: caricò Israele su ali d’aquila e lo protesse con attenzio- ni materne (Dt 32,11). Questa azione può essere riassunta nel titolo divino di “El Shaddai” che rivela con preci- sione i sentimenti materni del Dio po- tente in relazione ad Abramo Isacco e Giacobbe. Con la liberazione dalla schiavitù di Babilonia occorre una nuova manifestazione di Dio. Il titolo di Yahvé è allora quello che meglio ri- vela i sentimenti di Dio in relazione al suo popolo, che tutto realizzò per mezzo del suo servo Ciro. Con il ritor- no dalla schiavitù, Israele, guidato da- LE TAPPE CHE PREPARARONO LA COMPILAZIONE DELLA BIBBIA La Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, espone la sua dottrina secondo uno schema armoniosamente strutturato e preciso nei suoi termini, frutto di una imprescindibile azione dello Spirito Santo. la Bibbia, un’intera biblioteca

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LA BIBBIA MANUALE CATECHETICO

Eco dei Barnabiti 2/201838

Per rivelazione sappiamo cheesiste un unico Dio che simanifestò a Israele, popolo

della sua scelta, attraverso un processopedagogico che la riflessione sapien-ziale degli scribi di Israele, fondandosisulla parola dei profeti, è arrivata a in-tuire, in quanto argomentava sulla sto-ria del suo popolo. Sempre attraversola riflessione sapienziale, Israele arrivò

a vedere chiaramente che la sua storiaera paradigmatica in rapporto alla sto-ria dell’umanità, di cui, pertanto, de-scrisse la sua condizione di miseriamorale, a essa applicando, per comin-ciare, l’insegnamento dell’allegoria diGen 3, che inizialmente era una nar-rativa che presentava la colpa di Israe-le, ribelle al suo Dio, per averlo ab-bandonato per abbracciare culti idola-trici. Gen 12-50 è una prima sintesi

teologica che espone le origini del po-polo ebraico attraverso un canovaccioabilmente costruito, capace di sintetiz-zare in poche pagine le “origini” delpopolo ebreo. L’Esodo, considerato inun contesto di liberazione parallelo al-le condizioni dell’umanità descritte inGen 3-9, presenta il Dio della rivela-zione nella condizione di un Dio at-tento e misericordioso che decide di

liberare il suo popolo dalla miseracondizione di schiavitù. La Pasqua sa-rà il memoriale eterno del popolo cheè stato liberato, che con l’Alleanza delmonte Sinai riceverà i comandamentidel suo Dio sintetizzati nel codicedell’Alleanza. La tenda sarà il luogodell’incontro con Dio. Il Levitico eNumeri aggiungono insegnamenti ca-techetici a quelli che già furono pre-sentati nell’Esodo. Il Deuteronomio li

riassume tutti affinché siano continua-mente meditati.Vengono poi, dentro una cornice

storica, il libro di Giosuè che con-templa la conquista della Palestina eil libro dei Giudici che narra gli inter-venti del Dio d’Israele in favore delletribù che ancora non erano un popo-lo. Si tratta di riflessioni sapienzialiche rivelano sempre più il volto delDio di Israele. Gli autori non voglio-no riferire una storia, registrandolacronologicamente, ma, attraverso uncanovaccio storico costruito, che ri-flette nella sua essenza una occupa-zione della Palestina, far vedere co-me, di fatto, per suo mezzo, Dio rive-lò la sua presenza in favore di Israele.Per comprendere la Bibbia è fonda-

mentale capire che essa non è la pri-ma forma con la quale Dio si rivela. Ilsuo primo modo di rivelarsi fu quellodi farsi conoscere dal popolo ebraicoattraverso un processo storico, qualequello delle migrazioni delle tribùebree dalla Mesopotamia alla Palesti-na, che sembrava essere un semplicespostamento di tribù nomadi alla ricer-ca di nuovi pascoli per il gregge, finoa stabilirsi nel territorio fertile della Pa-lestina. Di fatto, ci dice lo scriba cheriflette in Gen 12-50 sulle origini diIsraele, che già era una prima formacon la quale il Dio della storia diIsraele voleva dare inizio alla realizza-zione del suo piano: caricò Israele suali d’aquila e lo protesse con attenzio-ni materne (Dt 32,11). Questa azionepuò essere riassunta nel titolo divinodi “El Shaddai” che rivela con preci-sione i sentimenti materni del Dio po-tente in relazione ad Abramo Isacco eGiacobbe. Con la liberazione dallaschiavitù di Babilonia occorre unanuova manifestazione di Dio. Il titolodi Yahvé è allora quello che meglio ri-vela i sentimenti di Dio in relazione alsuo popolo, che tutto realizzò permezzo del suo servo Ciro. Con il ritor-no dalla schiavitù, Israele, guidato da-

LE TAPPE CHE PREPARARONOLA COMPILAZIONE DELLA BIBBIA

La Bibbia, dalla Genesi all’Apocalisse, espone la sua dottrina secondo uno schema armoniosamentestrutturato e preciso nei suoi termini, frutto di una imprescindibile azione dello Spirito Santo.

la Bibbia, un’intera biblioteca

gli scribi, riflette sulla sua origine allaluce della schiavitù sofferta in Babilo-nia, dalla quale furono liberati. I giu-dei costruiscono una teologia attraver-so narrative che includono una primaschiavitù in Egitto. La riflessione aiutaa considerare gli attributi del Diod’Israele che ascolta le lamentazionidel suo popolo e decide di soccorrer-lo. Lungo la narrativa, fin dall’iniziospunta la figura di Mosè, secondo ilmodo di caratterizzare l’iniziativa divi-na di realizzare il suo piano attraversocapi che troviamo tipificati in Gen 12-50. Questa riflessione è motivata dallarivelazione diretta di Dio, realizzataattraverso i suoi profeti.Dinanzi alla realtà storica del mo-

do secondo il quale Israele diventauna confederazione di tribù; dinanzial profetismo che garantisce l’esisten-za del vero Dio; dinanzi all’esodo diBabilonia che provoca la profondariflessione del “Resto di Israele” sulsuo Dio, spunta una letteratura sa-pienziale sulle origini, sulle incertez-ze dell’occupazione della Palestina esulle precarie situazioni dei re, insie-me con libri didattici e sapienziali.

gli elementi che concorrononella compilazione della Bibbia

È il tempo in cui comincia la compi-lazione della Bibbia. Viene utilizzatoper intero il patrimonio della tradizio-ne orale come pure ciò che esiste dimateriale scritto (p.e.: Profeti e Deute-ronomio 12-26). I suoi autori tuttavianon sono semplici compilatori. La lo-ro riflessione sapienziale gli permettedi specificare il piano originale di Dioe qual è la legge secondo la qualel’uomo di fatto può realizzarsi. Vedenella storia di Israele il paradigma del-la storia dell’umanità. Arriva perfino adescrivere e a profetizzare un Redento-re nella condizione di “Discendenza”della stirpe umana alla luce di Is 7,14,a dichiarare quale sarebbe per sé il de-stino dell’uomo, non suscitasse Dioun «Adamo nuovo» capo dell’umani-tà, capace di una alleanza eterna conDio in favore dei suoi fratelli. Di que-sti, Noè ne è la sua figura, nel prologodella Bibbia (Gen 1-11).Sono queste intuizioni iniziali che

promuovono una teologia che con-templa la vocazione d’Israele e le con-dizioni di schiavitù in Egitto, retropro-iezione della schiavitù di Babilonia.Alla narrativa della schiavitù in Egitto

si è aggiunta l’istituzione della Pasquaaffinché diventasse il memoriale eter-no del «braccio forte e della mano ste-sa» di Yahvè, l’alleanza con Dio sulmonte Sinai, la promulgazione delDecalogo, la costruzione della tendasecondo il modello del tempio di Sa-lomone. Abbiamo così una catechesiavvolgente che inspira la vita del giu-deo che deve vivere per essere graditoa Dio. La narrativa della conquistavuole sottolineare gli interventi provvi-denziali di Dio lungo lo stabilirsi delletribù di Israele nel territorio della Pale-stina. Il libro dei Giudici vuole illustra-re la pazienza e la longanimità di Dio.1,2Sm e 1,2Re rivelano quanto l’uo-mo è apatico dinanzi all’iniziativa diDio, al punto che questo si sente ob-bligato a convertirlo attraverso casti-ghi. L’escatologia, frutto della riflessio-ne sapienziale della Chiesa Apostoli-ca, presenterà come castigo definitivo

dei renitenti la sua distruzione da par-te dello stesso Dio, un fuoco che tuttobrucia (Ebr 12,29).All’enorme materiale preesistente

si sommano, in seguito, gli altri testi.La tradizione giudaica posteriore al -l’esilio, le riflessioni personali dei savirabbini e la teologia formulata attra-verso la compilazione di molti librisono aperte a una realizzazione chesolo avverrà con Gesù Cristo.Quello che più ci sorprende quan-

do consideriamo la storia di Israele, èl’intervento straordinario dei profeti,la riflessione sapienziale che si dettedopo l’esilio e che produsse testi chediventarono il materiale utilizzatoper la composizione della Bibbia; e,soprattutto, la forza nell’intuizione dimisteri relazionati a una religione diaspirazioni universali. Sono cose checi rivelano l’incidenza con la qualelo Spirito Santo fin da allora agiva.

LA BIBBIA MANUALE CATECHETICO

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Rembrandt - Mosè con le tavole della legge (part.)

Lo stesso Pietro ci parla di questonella sua prima lettera (1Pt 1,10-12);fatto che ci porta a considerare chegli autori erano uomini mossi da pro-fonde convinzioni religiose.

il linguaggio letterario della Bibbia

L’originalità di Gn 1-11, degna pre-fazione di tutta la Bibbia, e la manierageniale di Gen 12-50 di descrivere le

origini di Israele, schematizzando tut-to in poche pagine che riassumonosecoli di storia, ci permettono di intui-re qual è, di fatto, il linguaggio lettera-rio che la Bibbia adotta. Gli elemen-ti dell’Esodo: liberazione dall’Egitto,l’istituzione della Pasqua, la peregri-nazione nel deserto, l’alleanza sulmonte Sinai, l’innalzamento della ten-da della riunione, il codice di santità;le narrative catechetiche dei Numeri, i

discorsi parenetici del Deuteronomio,i libri di Giosuè, dei Giudici, di Sa-muele e dei re, sono interpretazioniteologiche alle quali vengono associa-ti fatti che aiutano a capirle.Quanto alla liberazione dalla schia-

vitù d’Egitto, basta osservare che ilcontesto storico è presentato, non se-condo i costumi dell’epoca in cui sa-rebbe avvenuta, ma secondo i costu-mi del tempo in cui l’autore scrive. Èuna contraddizione che possiamochiamare intenzionale perché, di fat-to, quando l’autore creava i quadriche abbiamo e che noi contempliamoquando leggiamo i suoi scritti, sapevache la forma da lui utilizzata era lapiù opportuna per trasmettere le veritàreligiose che voleva presentare.La nostra lettura della Bibbia, spes-

so, è equivocata e ridotta a letturaedificante, perché indotti dall’abilitàletteraria dei suoi autori, capaci dicreare situazioni realistiche, che pen-siamo siano realmente accadute. Ariguardo di questo, riferendoci ai van-geli, sintesi della catechesi aposto -lica, scritti secondo la linea dellariflessione sapienziale della tradizio-ne giudaica, basta pensare alla nostradifficoltà di riconoscere, per esem-pio, nella narrativa della visita deimagi e della fuga in Egitto, narrativemidrashiche. Di fatto si tratta di con-cetti presentati attraverso quadri coni quali è descritto il potere terrenoche minaccia la realizzazione delpiano di Dio; potere che nulla puòperché è Dio che domina il mondo.Gli uomini non possono resistere allasua volontà. La condizione di schia-vitù presentata dall’Esodo è un’anti-cipazione che vuole porre in rilievo,a partire dalle “origini di Israele”quello che Dio attraverso i profeti harivelato di essere: un Dio misericor-dioso e fedele. I temi trattati voglio-no, pertanto, incutere nei fedeli lasantità della loro religione perchépresentano la triste storia della mor-morazione, ribellione, idolatria, arbi-trarietà dei re, prepotenza dei ricchi,vigliaccheria dei giudici. La riflessio-ne teologica continua, provando chela situazione indegna con la qualeIsraele risponde al Dio della sua alle-anza è superata dalla fedeltà di que-sto Dio, quantunque siano applicaticastighi di avvertenza o castighi defi-nitivi. Prevarrà alla fine la fedeltà diDio che realizzerà il suo piano attra-verso di un “Resto”.

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Benozzo Gozzoli e Beato Angelico - I profeti

Per capire la Bibbia dobbiamo pureavvertire che il Nuovo Testamentovuole presentarci la profezia nellasua realizzazione. È attraverso il Nuo-vo Testamento che possediamo laspiegazione di quello che nell’AnticoTestamento è annunciato. Dobbiamoavvertire pure che nel Nuovo Testa-mento incontriamo la maniera secon-do la quale dobbiamo leggere la Bib-bia. In questo caso l’Apocalisse è iltesto più indicato, una volta che ilsuo linguaggio specificamente formu-lato secondo l’Antico Testamento, èlinguaggio eminentemente figurativo.In relazione alla prefazione della

Bibbia, il Nuovo Testamento spiega ilmistero della redenzione cheGen 3 attribuisce a un mem-bro della stirpe umana. Spiegapure la condizione di Capodell’umanità che Cristo attuain sé, colà presentato dalla fi-gura di Noè.Dinanzi alla riflessione sa-

pienziale dello storiografo cheattraverso pennellate gigante-sche ritratta l’origine del popo-lo ebraico (Gen 12-50), com-prendiamo che siamo davantia una visione teologica dellastoria. L’intuito del suo autorenon è quello di informarci sulprocesso storico dell’originedi Israele; ma è quello di indi-carci in che modo Dio portavaavanti il suo piano in vistadella redenzione dell’uomoper sottrarlo dalla sua condi-zione di miseria morale comeè presentata, con intuito pro-fetico, dalla prefazione dellaBibbia.Innanzitutto, da questo com-

prendiamo che la narrativa del-la creazione di Gen 1 ha la funzionedi aprire l’esposizione teologica den-tro una cornice cronologica. A partireda Gen 2 fino a Gen 11 abbiamo di-nanzi riflessioni teologiche quali: l’uo-mo secondo il piano di Dio; la suadegradazione morale dalla quale Dio,fedele a se stesso, vuole riscattarlo;l’abisso di miseria morale in cui l’uo-mo cade, sintetizzato dalla figura diCaino e dalla storia della sua discen-denza; la celebrazione della discen-denza di Set per mezzo della qualeDio vuole realizzare il suo piano disalvezza; le prerogative di colui chesalverà l’umanità dal diluvio; l’inter-pretazione dell’esistenza di molte lin-

gue nel tentativo di definire la condi-zione dell’umanità che Dio raggiun-gerà nella sua misericordiosa bontà.La Bibbia si concentra, a partire

dalla vocazione di Abramo (Gen 12),sul popolo di Israele, riportando lastoria di un popolo chiamato da Dio.Gli elementi storici utilizzati furonoselezionati in vista di una esposizioneteologica, per descrivere in che modostava realizzandosi il piano di Dio.L’Esodo presenta una liberazione dal -l’Egitto letterariamente costruita. L’Egit-to è la Babilonia retro proiettata, la“grande città” (Ap 11,8). L’immola-zione dell’agnello della tradizionepastorale, assume il simbolismo del

rito della liberazione di una schiavitùdalla quale Dio nella sua misericor-dia riscatta il suo popolo. Pertanto èlà che è ricordata la figura del Diod’Israele con il nome di Yahvè, che laliberazione dalla schiavitù di Babilo-nia finì per illustrare in tutta la suagrandezza. Il pellegrinaggio nel de-serto è costruito e presentato come iltempo in cui il popolo di Dio devemeritare la sua salvezza perseveran-do nella prova, fedele al Dio che “og-gi” con mano forte e braccio teso ciconduce (Hb 3,13).Il fenomeno profetico è il fonda-

mento di tutta questa riflessione sa-pienziale in Israele che adottò il con-

cetto del Dio unico (Isaia II), del Diofedele che vuole stabilire un’alleanzaeterna con il suo popolo (Osea), chevuole purificare Israele con il suoSpirito (Geremia) ed è determinatonel creare per sé un popolo attraver-so l’azione del Figlio dell’Uomo, laGloria di Yahvè che giudica la cittàterrena e la condanna (Daniele ispi-randosi in Ezechiele).La riflessione sapienziale che pro-

dusse Proverbi e Sapienza si preoc-cupò di approfondire la comprensio-ne dei più importanti attributi diviniche, più tardi, la riflessione sapien-ziale della Chiesa Apostolica appli-cò, senza paura di sbagliare, a Gesù.

Lui è il Cristo perché in lui sirealizza la Discendenza delladonna, l’Adamo che riscatta isuoi fratelli, Noè che stabili-sce un’alleanza definitiva. Luiè l’Isacco immolato, il Mosèche guida nel deserto il popo-lo che liberò dalla schiavitùegizia, ecc.

il linguaggio del NT

Secondo questa prospettivapossiamo adesso tentare di ca-pire il linguaggio del NuovoTestamento. Le narrative mi-drashiche di Mt 1-2 subito ciavvertono che siamo dinanzi aun linguaggio della tradizionesapienziale giudaica. Quandoin Gesù si realizzano le figuredi Isaia che parla di una gran-de luce che risplende nella re-gione della morte, dobbiamocapire che Matteo vuole pre-sentarci la condizione messia-nica di Gesù accresciuta dalleprerogative divine che la sua

risurrezione mostra. La predicazionedi Gesù avviene secondo la lineadella predicazione profetica, quan-tunque la superi: «Molti profeti e giu-sti desiderarono vedere quello chevoi vedete e udire quello che voi udi-te» (Lc 10,24).Gli esorcismi sono narrati per indi-

care la condizione di Gesù come dicolui che ci libera dal male. I mira-coli hanno come prima finalità quel-la di spiegare la condizione messia-nica di Gesù e illustrare catechistica-mente la sua dottrina: «Andate e ditea Giovanni…» (Mt 11,4). Le moltipli-cazioni dei pani vogliono mettereGesù in rapporto con l’azione profe-

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Venezia - Basilica di san Marco, particolaredell’arca di Noè

tica di Elia ed Eliseo per indicarel’unico in Israele che crede nel Diodei suoi padri. Vogliono pure presen-tare l’Eucaristia che Gesù istituìnell’ultima cena, che Gv 6 spiegadottrinalmente in tutta la sua impor-tanza. Per questo, i miracoli possono

essere considerati tanto come qual-cosa attribuito a Gesù, come azionirealizzate di fatto da Gesù, perché lasua narrativa ha come finalità l’istru-zione catechetica circa la natura del-la sua missione, della sua messianici-tà, di ciò che ha istituito, e, con la re-

surrezione della figlia di Giairo, delfiglio della vedova di Naim e di Laz-zaro, il suo potere divino manifestatocon la sua risurrezione dai morti.I testi che parlano della Risurrezio-

ne del Signore sono, ciascuno di lo-ro, tipificazioni di forme letterarie

con le quali è presentata la fede del-la Chiesa. Le narrative devono essererelazionate tra loro non per sommareinformazioni di cronaca, ma al finedi capire sempre più profondamenteil senso dottrinale racchiuso nel fattoche ci è presentato. La risurrezione

di Gesù sfugge a qualsiasi analisiumana. Tuttavia non è per questoche debba essere esclusa come pos-sibile. La preparano i ripetuti annun-ci da parte di Gesù che allo stessotempo la relaziona ad una realtà so-prannaturale: «Il Figlio dell’uomo de-ve essere consegnato ai pagani e ri-suscitare il terzo giorno». Con essa èsigillato il Piano di Dio che determi-nò che il Figlio fosse consegnato permorire in vista della sua glorificazio-ne e della salvezza degli uomini. Se-condo questa linea «il Santo di Dionon poteva conoscere la corruzio-ne», ci insegnano Pietro e gli altridieci Apostoli, nel giorno di Pente-coste (Atti 2,27). Per questo, conti-nua Pietro, «Dio lo risuscitò dai mortie di questo noi siamo testimoni» (At10,39). Le parole di Pietro diventanoil veicolo per il quale la resurrezionedi Gesù diventa il segno di Gionaper i Giudei. La forza delle parole diPietro per sé provano che la sua te-stimonianza è secondo la forza delloSpirito del Veritiero. La sua convin-zione e quella dei suoi compagnimatura in virtù delle apparizioni nelCenacolo e dell’intelligenza delleScritture (Lc 24). Gli Apostoli credo-no e testimoniano per aver visto, noicrediamo senza aver visto, in basealla loro testimonianza.Matteo espone la fede della chiesa

nella risurrezione del Signore con unasua narrativa nella quale notiamo l’uti-lizzazione del linguaggio apocalitticoe midrashico. Questi elementi non siincontrano nella narrativa di Giovanniche, tuttavia è specifico in rapporto alprimo passo che deve essere fatto. C’èsolo un sepolcro vuoto che deve esse-re interpretato come un segnale. Laspiegazione deve essere trovata nel-le Scritture. A questo rispetto Luca èesplicito in quanto cita l’insegnamentodello stesso Gesù: «Sono queste le pa-role che vi dicevo quando ero ancoracon voi: bisogna che si compiano tuttele cose scritte su di me nella Legge diMosè, nei Profeti e nei Salmi». Alloraaprì loro la mente all’intelligenza delleScritture e disse: «Così sta scritto: il Cri-sto dovrà patire e risuscitare dai mortiil terzo giorno e nel suo nome sarannopredicati a tutte le genti la conversionee il perdono dei peccati, cominciandoda Gerusalemme. Di questo voi sietetestimoni» (Lc 24,44-48).

Ferdinando Capra

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l’unico figlio della vedova di Nain (part.) - monastero di Visoki Dečani (Kosovo)